BS 1920s|1928|Bollettino Salesiano Maggio 1928

Anno LII.   MAGGIO 1928   Numero 5.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Crociata Missionaria: Pagina d'Oro. - Tre borse Missionarie. - Una domanda. - Novena e solennità di Maria Ausiliatrice nella Basilica-Santuario di Torino. - Giornate Mariane.-. - Fate leggere ai vostri figli. - I cinquant'anni di lavoro nelle Missioni delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco. - Dalle nostre Missioni : Cento giorni di escursioni nella valle dell'Upano. - Tra i Synteng dell'Assam. - Culto e grazie di Maria Ausiliatrice. - Dalle nostre case: Cagliari - Roma - Verviers - Chertsey - Buenos Aires - Villa Regini - Quito. - Cooperatosi defunti.

Crociata Missionaria

Pagina d'Oro

L'appello per la "Crociata„ ci porge occasione di iniziare subito la Pagina d'oro in modo veramente splendido.

Il Senatore Conte Eugenio REBAUDENGO farà sorgere in Torino, alla memoria della compianta sua nobile consorte Contessa TERESA CERIANA

L' Istituto Missionario CONTI REBAUDENGO destinato a formare dei missionari coadiutori Capi d'arte.

L'Ill.mo Presidente Internazionale dei Cooperatori Salesiani inizia la "Crociata Missionaria" con un'opera provvidenziale che sarà a tutti di stimolo e di esempio. Ci riserviamo di parlarne più ampiamente in seguito.

Al nobile Patrizio Piemontese la riconoscenza nostra e il plauso di tutti i buoni.

TRE BORSE MISSIONARIE.

Le prime "Borse Missionarie Salesiane„ sono state costituite appena lanciato l'appello: e il merito spetta ai giovani del Primo Oratorio Festivo Don Bosco di Torino e particolarmente ai membri del "Circolo Auxilium". Sono il frutto dei loro sacrifici e del loro zelo. Essi vogliono avere la santa ambizione di offrirne non una, ma TRE intitolandole

1a Borsa .. Don Filippo Rinaldi. 2a Borsa .. Don Giuseppe Pavia. 3a Borsa - Domenico Savio.

Mentre tributiamo ai zelanti giovani i nostri più sentiti ringraziamenti, non possiamo trattenerci dall'esprimere fin d'ora le nostre più liete speranze per l'esito della Crociata Missionaria Salesiana.

D. Carletti, Direttore dell'Oratorio Festivo di Valdocco, comunica queste note illustrative:

L'idea della Borsa Missionaria intestata a Don Filippo Rinaldi sorse alcuni anni fa. I giovani del fiorente Circolo Auxilium avevano il gentile pensiero di offrire nella ricorrenza dell'onomastico del Sig. D. Rinaldi L. 15oo pel mantenimento di un allievo missionario: ma nel 1925 - ventesimo anniversario della fondazione del Circolo - a ricordo della bella data si volle tra le altre manifestazioni di zelante attività includere anche quella di raccogliere il capitale di L. 30.000 per assicurare in perpetuo la Borsa di D. F. Rinaldi.

li cinquantenario delle nostre Missioni spronò tutto l'Oratorio ad attuare l'ardita iniziativa, animata sempre dagli infaticabili soci del Circolo Auxilium. In meno di due anni la Borsa era un fatto compiuto.

Contemporaneamente i bravi Ex Allievi ne andavano preparando un'altra, intitolata all'indimenticabile D. Giuseppe Pavia, vivo sempre nel loro cuore. Essi erano dunque già a buon punto, quando risuonò l'appello per la « Crociata Missionaria ». Tutti ne gioirono e furono orgogliosi il Circolo Auxilium e gli Ex allievi di esserne stati benchè inconsciamente i precursori.

Le io classe oratoriane, facenti capo al gruppo missionario "Giovanni Balzola" hanno già iniziata la terza borsa Domenico Savio. Il Circolo Auxilium e gli Ex Allievi fiaccheggeranno la Direzione Oratoriana nel completare le 70 mila lire, importo delle tre borse.

La somma fin qui raccolta fu raggiunta in vari modi: con lotterie, banchi di beneficenza, rappresentazioni drammatiche, saggi ginnastici, gare, ecc. ma soprattutto con l'entusiasmo e la passione che ognuno sente per le Missioni tra gl'infedeli, che sa trasfondere in quanti avvicina, parenti, amici, colleghi di impiego, compagni d'officina, superiori, ecc. Qui sta veramente il segreto del successo.

Il Presidente del Comitato Propaganda, il giovane Masera Giovanni del Circolo Auxilium, da vero apostolo dell'idea missionaria, riuscì a realizzare da solo quasi metà della somma raccolta.

Ora con rinnovato fervore i bravi giovani dell'Oratorio si accingono a ultimare la Borsa rimasta incompleta per offrirla con slancio di viva riconoscenza al Rettor Maggiore, insieme alle altre, e rispondere così per i primi al suo appello, generosamente.

UNA DOMANDA

La Crociata Missionaria è lanciata.

Così volle il Successore di Don Bosco dando pubblicità alla lettera dello scrivente.

Quale ne sarà l'esito? Sono convinto che sarebbe completo, consolantissimo, qualora la voce viva dei nostri missionari, coll'eloquenza dei sacrifici compiuti, giungesse ai nostri Cooperatori, a tutte le anime buone.

Ma il missionario è là, in terre remote, sotto climi micidiali, e, nell'isolamento, nel silenzio, ignorato, a volte osteggiato, privo spesso financo del necessario, compie sacrifici che, agli occhi suoi, non sono che la vita di ogni giorno, mentre per noi sarebbero eroici.

Chi è stato di quei sacrifici testimone, chi ha avuto la sorte di condividere le penose prove della loro povertà, degli estremi loro bisogni, sente il dovere di mettere in rilievo e presentare nella vera luce la vita di quegli apostoli generosi.

Per sodisfare appunto a questo dovere mi permetto aggiungere alla lettera scritta dal Siam qualche particolare che meglio illustri la vita di abnegazione del missionario.

La torre di Babele.

La funzione che, il giorno della partenza dei missionari, si svolge nel Santuario di Maria Ausiliatrice lascia nel cuore un ricordo soave, indelebile. Chi non si è sentito commosso fino alle lagrime alla vista di quei valorosi sacerdoti e coadiutori, di quelle suore animose, di quei giovani ardenti di fede che, ai piedi dell'Ausiliatrice, ove altre volte s'inginocchiava il Ven. Don Bosco, fanno l'olocausto dei più teneri affetti, e con un abbraccio, simbolo delle più nobili rinunzie, tutto abbandonano per correre alla salvezza delle anime, là, ove li chiama il Signore ?

Eppure quello che a molti sembra il sacrificio definitivo non è che il primo di una serie che solo avrà fine colla morte.

Arrivato infatti sul campo del lavoro, quando il missionario vorrebbe, senz'indugio, slanciarsi all'apostolato, aspirazione ardente della sua vita, si trova, ad un tratto, ridiventato bambino: non sa più parlare. Ed eccolo, dottore forse, professore, predicatore di grido, alle prese coll'alfabeto. Può darsi anzi che nemmeno coll'alfabeto abbia a lottare, perchè o non esiste, come in Cina e in altri luoghi - ove è tutto un martirio di caratteri e di toni oppure, come fra le tribù selvagge dei Fueghini, Bororos, Jivaros ecc., dovrà egli stesso creare l'alfabeto e la struttura grammaticale di lingue ancora ignote.

Solo chi l'ha provato può misurare lo sforzo snervante, l'opprimente sconforto di questo lavoro, di questa lotta.

Così vecchio...

Il 17 agosto dello scorso anno mi trovavo a Nam-Young, città di circa 5o.ooo abitanti, nella Cina. Il nostro compianto Don Colombo la chiamava Quarantamiglia per la veramente interminabile lunghezza della quasi unica strada che l'attraversa.

Si doveva partire per Fong-Tong, villaggetto sperduto sui monti piú alti del Kuang-Tong.

Alle due e mezzo del mattino già fervevano i preparativi della partenza. Don Dalmasso, organizzatore instancabile, pensava a tutto e si trovava dappertutto. La giornata sarebbe stata lunga, faticosa: si dovevano percorrere oltre 8o km. affrontando salite ripide, estenuanti, nella stagione più calda. Per fortuna la pioggia, a parecchie riprese, venne a rinfrescarci gli abiti già inzuppati di sudore.

Verso mezzodì sostiamo a Ching-Kong, quasi a metà strada. Mentre si trangugiava un po' di riso, circondati come sempre dai curiosi, un giovanetto che mi fissava attonito, al notare ch'io non parlava cinese, non potè trattenersi dal gridare a Don Canazei, accennando alla mia barba bianca: Ma come? Così vecchio... e non sa ancora parlare?

Si rise. Ma non sempre il povero missionario può sorridere. Troppe volte l'ignoranza della lingua gli procura noie, pene indicibili, gli strappa lacrime.

Quale martirio! Trovarsi in mezzo alle anime che si vogliono salvare e non poter dir loro una parola; essere interpellati e non saper rispondere; avere bisogni urgenti, talora improrogabili, e non riuscire a manifestarli!

Quando poi il Missionario, con costanza e sforzi non comuni, ha imparato la lingua e ne gioisce, ecco che, recandosi nelle varie zone, nei singoli villaggi, vengono fuori i dialetti numerosi, difficili, talora inafferrabili.

E poi nuovi sforzi, e non sono sempre i minori, per tradurre in un linguaggio nuovo povero, idee astratte, misteri, concetti spirituali e renderli facili, assimilabili a intelligenze rozze, a cuori materiali, talora abbrutiti, incapaci, per tradizione secolare, d'inalzarsi dal mondo della materia alla vita soprannaturale.

Chi lo sa...?

Nel gennaio del 1908 percorreva le sconfinate regioni della Patagonia. Viaggiava con quell'intrepido Missionario che fu il compianto Don Domenico Milanesio. Poveretto! Aveva speso tanta fatica e tanto tempo per imparare quel benedetto Araucano ! E godeva nel potersi dare tutto ai suoi carissimi indii. Quante volte però, mi diceva, dopo lunghe ore spese nello spiegare le verità più elementari della nostra S. Religione, mi toccano le più sconsolanti delusioni. Un giorno aveva parlato lungamente dell'esistenza di Dio, e gli pareva che ormai tutti avessero capito: si rivolge ad uno dei più intelligenti e gli domanda: Dunque, dimmi un po', mio caro, Iddio esiste ? Qualche istante di esitazione e poi: Ma... chi lo sa?

Ci vogliono dei nervi ben temprati, ma sopratutto ci vuole della fede, della carità e pazienza senza limiti per ricominciare; e il più delle volte, se si tratta di adulti, colla prospettiva dello stesso sconfortante successo.

Anzi, anche quando si è già amministrato il Battesimo, si può ancora andare incontro a ben brutte sorprese. Collo stesso Don Milanesio facevamo la traversata della Cordigliera delle Ande. Una sera, sorpresi dalla notte, sostammo vicino a una misera capanna. Un Araucano, tarchiato, aitante della persona, ci si appressa per offrirci ospitalità. Accettammo, pur rimanendo, pel caldo eccessivo, all'aperto. Intavolata la conversazione, gli domandiamo: Amico, sei tu cristiano? - Oh! sì, due volte cristiano.

Come mai? Veniamo a sapere che quel poveretto, avendo ricevuto, il giorno del Battesimo, qualche regaluccio, gli parve cosa ottima farsi ribattezzare per ottenerne degli altri.

Sorprese, delusioni, insuccessi, ecco il pane quotidiano del povero missionario.

Punture...!

Tra i precetti di un fedele adoratore di Brama vi è anche quello di non causare la morte a verun essere vivente. I più osservanti, i Farisei dell'Induismo, vogliono esteso il precetto anche ai più piccoli insetti. E facile intuirne le conseguenze. Per fortuna non tutti sono praticanti! Ora si pensi al povero Missionario cui tocca vivere a contatto di quelle persone, penetrare in tuguri, capanne, ove quel precetto è scrupolosamente osservato.

Sento quasi un po' di disagio, di ripugnanza, al confessare che io pure fui vittima di quella stretta osservanza. Una sola notte passata in uno di quegli ambienti accrebbe in modo tale il mio patrimonio zoologico che durai fatica non poca, e ci volle circa un mese, a espatriare quegli esseri pungenti e importuni. Sono cose che, a leggerle, fanno sorridere: ma a provarle...

La forzata mancanza di biancheria, d'igiene, l'immondezza, il fetore degli ambienti e delle persone costituiscono, in parecchi luoghi, un sacrifizio, non certo tra i meno penosi.

Il gnaco...

Il vitto: ecco un'altra fonte di frequenti mortificazioni pel Missionario. E in primo luogo l' adattamento a cibi che altri reputa squisiti e che per noi sono nauseabondi. Quel 9 luglio, in cui, per cortesia, dovetti trangugiare le uova putride e nere non lo dimenticherò sì presto... eppure si trattava di una leccornia... come i nidi di rondine!

Non parliamo del modo con cui sono confezionati certi intrugli. In paesi dove ancora non è in uso il fazzoletto e certe

frittelle si arrotondano, anzichè sul tavolo, sul ventre del cuoco e della cuoca, anche per la fantasia più modesta ce n'è abbastanza... senza bisogno di richiamarci alle bocche rigonfie delle donne Jivare che masticano e insalivano la juca che, fermentando, ci regalerà poi la deliziosa ciccia.

Indimenticabile Don Milanesio! Si scendeva verso la vallata dell'Alluminè. La sua celebre vettura-cassetta erasi sfasciata nella dirupata scoscesa, e, si continuava il viaggio a cavallo senza sella. Parve a quell'anima buona che avessimo bisogno di conforto. Stassera, ci disse, faremo il gnaco! Il gnaco! L'ignoranza della cosa ne accresceva il desiderio. Ed eccoci, al tramonto, intorno all'intrepido apostolo degli Araucani. Va ad un fossatello, riempie una scodella di acqua nè pura, nè cristallina: estrae da una borsa, che portava a tracolla, non so se più sabbia, o più pan trito e tostato; lo immerge nell'acqua, lo agita e, quasi con aria di trionfo: « Ecco il gnaco, mi dice, vedrà è eccellente!». Effettivamente: non c'era altro.

Anche il buon Don Parisi era piuttosto mortificato, quasi afflitto, durante la traversata da Jeong Shan a Y Tow Heui: poveretto non era riuscito a trovare cibo di sorta. Veramente ci eravamo refrigerati, se non rifocillati, coll'acqua freschissima di una minuscola sorgente, in cima alla montagna. « Vedrà, vedrà, mi diceva, fra poco arriveremo a un piccolo villaggio dove c'è un vecchietto che ha sempre qualche cosa ». Infatti all'entrata del villaggio ci fermiamo davanti a un tugurio. Alla voce di Don Parisi il vecchietto esce stringendo tra le mani, nè tornatili, nè di di bucato, un panello nero, gommoso che mi parve cautchou. Ne taglia, con sforzo, una fetta, me la porge; mi provo a masticarla: non vi riuscì nemmeno il cavallo a cui ne feci un regalo

Eppure il Missionario: oltre che, non sempre, nei suoi viaggi, riesce a trovare qualche cosa, deve fare buon viso anche alle cose più contrarie ai suoi gusti, e non poche volte manifestare gradimento per cibi che gli rivoltano lo stomaco. Sono sacrifizi che Iddio solo conosce e ricompenserà a suo tempo.

E guai a chi rifiuta: sarebbe uno strappo all'etichetta, un'offesa....

Balena... in conserva!

Col valoroso Mons. Fagnano si percorreva la Terra del Fuoco. Viaggiare con Lui, prototipo del Missionario ardente, era un godimento, una lezione, uno stimolo.

Avvicinandoci alla spiaggia sentivamo sempre più forte il caratteristico fetore della balena in putrefazione. Non è raro, in quelle acque, che la balena ferita dall'arpone delle baleniere, riesca a sfuggire: ma, dissanguata, muore e dalle onde è sbattuta sulla spiaggia.

Era una festa, un tripudio per i nostri Fueghini. L'enorme cetaceo forniva loro carne.... sempre fresca! per settimane e mesi. Dire il fetore, lo spettacolo nauseabondo è impossibile.

Mons. Fagnano, in cerca de' suoi amati selvaggi, li trova, un giorno, ebbri di gioia, attorno al mostro fetente. Chi colle mani, chi con conchiglie si serviva avidamente del piatto squisito. Sarebbe stato una scorrettezza non offrirne al Padre, al gran Capitano!

Ed ecco uno di loro, senza dubbio il più gentile, conficca una grossa conchiglia in quella massa vischiosa, la riempie, la porge al povero Monsignore!.... Lasciamo la Terra del Fuoco... Anche solo certe scodelle slabbrate, sudice, in cui offrono il così detto thè nei ciatin o bettole all'aperto della Cina esigono uno stomaco... piuttosto dinamico!

Treni di lusso.

Questo sì.... i viaggi sono poetici, e si fanno anche, anzi specialmente a piedi, sotto il solleone, col vento, colla pioggia. Oh! se fossimo stati visti certi giorni: inzaccherati fino ai capelli, madidi di sudore. irriconoscibili!

Nelle Missioni di America è possibile talvolta avere e usare il cavallo: non così in Oriente ove, in certi luoghi, è quasi un lusso; talvolta un pericolo, perchè fa gola ai soldati e ai pirati; e può anche essere una noia non lieve, allorchè, come spesso avviene, il piccolo e infiacchito quadrupede non riesce a portare il cavaliere e da questi dev'essere trascinato.

È vero, si può prendere la portantina. Ma oltre che non sempre se ne hanno i mezzi, quando, come successe a chi scrive, in un solo viaggio si vien buttati, parecchie volte in terra, in luoghi pericolosi, si preferisce andare a piedi.

Ma è del treno che m'era proposto parlare. Lo presi infatti da Canton a ShiuChow. Una delizia! Il buon D. Boccassino, instancabile sempre, servizievole, amico del personale ferroviario, voleva, ad ogni costo, procurarmi un posto:.. quasi riservato, voleva qualcosa così come una vettura salone. Ottenne infatti di potermi caricare - è il termine tecnico - in un furgone di mercanzia tra cesti e barili. È facile supporre il resto.

I viaggi poi, fatti in queste e talvolta in ben più penose e pericolose condizioni, sono, al Missionario, causa, non solo di disagi, privazioni, sofferenze, ma spesso di malattie e talvolta financo della morte.

Il nostro povero Don Colombo, vittima degli strapazzi, cadeva esanime sulla via di Fong Tong ed era riportato cadavere alla sua residenza.

A Chos Malal, nel cuore delle Cordigliere Andine, vidi le acque malfide del Neuquen che avevano travolto, nei loro gorghi, l'intrepido Don Agosta.

Più in su, nella scalata del Chimborazo, trovava la morte l'indimenticabile Don Savio.

E quanti episodi, quante vicende, perdite dolorose si potrebbero ricordare per sempre meglio illustrare la vita di abnegazione del Missionario.

La poesia del cavallo e dei viaggi sparisce ben presto di fronte alla dura, penosa realtà dei disagi, della fame, della sete, dei pericoli di ogni genere, e solo rimane la celeste poesia delle anime da salvare per amore di Gesù che le redense al prezzo del suo Sangue.

Non mancherà forse chi s'immagini che, almeno alla sera, il Missionario, dopo una giornata faticosa, snervante, trovi un tetto e un viso amico, qualche ristoro e un letto ove riposare le stanche membra. No, no, non è sempre così. Quante volte nelle immense distese patagoniche, dopo essere stati flagellati, tutto il giorno, dall'impetuoso pampero, si andava in cerca del suolo meno duro e umido per adagiarvisi alcune ore della notte al chiarore delle stelle, assaliti, crivellati dalle zanzare e da insetti di ogni genere.

Quante volte il Missionario - e ben lo ricordo - ne' suoi viaggi attraverso la Cina, dopo aver passati giorni, talora settimane intiere, rannicchiato e affumicato sulla piccola barca, cerca invano, alla sera un po' di ristoro, disteso sulle assi scricchiolanti del burchiello, al lato dei rematori, che lo appestano colle esalazioni dell'oppio o gli rintronano le orecchie colle loro nenie o cicalate senza fine!

La lebbra.

Che dire poi delle tremende malattie che, in quei climi micidiali, insidiano, minano ogni giorno, stroncano a volte, di un colpo, la salute del Missionario?

Il cholera che, da noi, incute tanto spavento e miete tante vittime è morbo comune, endemico, in non poche regioni dell'Oriente.

Mentre infieriva nei villaggi del distretto di Tanjore potei ammirare il sereno eroismo del Missionario che, con abnegazione mirabile, dava tutto se stesso ai colpiti dal terribile contagio.

Le febbri malariche, i disturbi intestinali, le dissenterie, la peste, mietono vittime a migliaia. La lebbra poi imputridisce il corpo vivo ancora e lo fa cadere a brandelli.

Li ho ancora dinanzi i poveri lebbrosi, sfigurati, tumidi, colla faccia, le dita, i moncherini rosicchiati, distrutti, pezzo a pezzo, dall'implacabile morbo. Quanta pena sopratutto nel reparto dei bambini! Povere giovinezze avvizzite dall'occhio mesto, quasi spento, nella primavera della vita! Quale onda di pietà non susciterebbe il vostro sguardo languido, intristito nei cuori che racchiudono tesori di carità per chi soffre!

Dopo aver visitati i lazzaretti dei lebbrosi mi veniva spontaneo il ringraziamento al Signore, s'accresceva in cuor mio la devozione, l'amore alla nostra S. Religione che così eccelso eroismo sa infondere in tanti sacerdoti e religiose, in tanti Salesiani, in tante Figlie di Maria Ausiliatrice, che reputano un onore, una grazia speciale, il poter consacrare la vita loro a pro dei poveri lebbrosi. Fortunati voi, o figli di Don Bosco, che, con febbrile attesa, sognate l'aurora di quel giorno in cui il Superiore vi concederà l'anelato permesso di recarvi tra quegli infelici, da voi prediletti già come fratelli e ai quali volete, domani, per amore di Gesù, servire come a padroni!

Non è più solo il valoroso Don Unia che, pel primo, vola con gioia ad Agua de Dios: altri molti ne seguirono e chiedono di seguirne l'esempio.

Che più ? Anche l'umile, nostra Congregazione ha pagato largamente il doloroso tributo all'implacabile morbo. Il mite Don Santinelli soccombeva pel primo: altri caddero dopo di lui; alcuni, oggi ancora, colpiti tra i colpiti, sono, a un tempo, vittime della carità e del dolore.

L'angelica Suor Rota che, serena, sorridente, continuò a prodigarsi pei suoi amati lebbrosi anche quando, colpita dal morbo, vedeva avvizzire, disfarsi la sua giovane vita, continuerà ad irradiare di luce sfolgorante la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice!

Pirati e soldati.

Ma v'è altro ancora. Non sempre il Missionario può compiere indisturbato il suo lavoro apostolico. E chi non sa che in Cina, ad esempio, bisogna, troppe volte, far i conti con i pirati che infestano quell'immenso territorio ?

Non intendo parlare del mio incontro con quelle buone lane: a mio riguardo, devo confessarlo, furono - se non temessi di fare ingiuria alla parola - dei gentiluomini. Ben diversamente si comportarono in altre circostanze assai più penose, col carissimo Don Canazei e ultimamente col povero Don Vincenzo, accolto, quest'ultimo, a fucilate e ferito alla mano. Di lui poi può veramente dirsi che sfuggendo Scilla cadde in Cariddi. Infatti catturato, non più dai pirati, ma dai soldati, dovette la sua salute, più che alle gambe, a una speciale protezione del Cielo.

Taluno dirà: Ma come? Anche i soldati? E di ieri una lettera veramente angosciosa del nostro giovane Missionario Don Battezzati, scritta da Lok Chong nella Cina. Le notizie che comunica sono orrende e straziano il cuore. -- « Arrivai a Leu Ha, egli scrive, quando, da poco, erano partiti i soldati che tutto avevano manomesso, saccheggiato, profanato. Biancheria, vestiti, coperte, tutto depredarono, portarono via. In chiesa poi, oh! mio Dio! compierono i più nefandi sacrilegi. Vilipese le immagini e fattone scempio, ruppero pure il S. Tabernacolo, ove per fortuna non v'era più il Santissimo; gettarono paramenti e vasi sacri sotto i piedi dei loro cavalli. S'immagini il mio strazio e il terrore di quei poveri cristiani. Tutta la zona è in preda alla desolazione.

Sono migliaia i decapitati, previa l'amputazione delle braccia ed altre orribili sevizie, così da parte dei bolscevichi che da quella dei soldati. Recatomi a Lok Chong anche qui non trovai che desolazione e terrore. La nostra residenza invasa dai soldati e ridotta in uno stato miserando. Le depredazioni e vessazioni si susseguono senza tregua: neppure la vita è sicura.

Il 17 febbraio fui testimone di una scena raccapricciante, cannibalesca, che si svolse tragicamente, a poca distanza dalla nostra rasa.

Nove bolscevichi caduti nelle mani dei soldati, furono da questi massacrati e squartati nel modo più barbaro e truce. Ma ciò che la penna si rifiuta a scrivere si è che quelle belve umane, compiuto il massacro, si gettarono sui cadaveri ancor palpitanti, per strappare il fegato e mangiarlo, brutalmente convinti di acquistare, in tal modo, forza e coraggio. Anche i soldati che avevano invaso la nostra residenza riuscirono a procacciarsene uno, e, nell'ebbrezza di un'orgia infernale, se lo divisero e lo divorarono crudo e sanguinolento.

Esterrefatto, corsi nella cappelletta a pregare per quei disgraziati e per stornare l'ira di Dio giustamente provocata da simili barbarie.

Povera Cina! Povera Missione! Vari Fa saccheggiata e incendiata. Nè miglior sorte toccò alle residenze di Chong Thong e Pian Sak. Che sarà domani, forse oggi stesso, di Lok Chong?

Siamo nelle mani di Dio e confidiamo nella Celeste nostra Ausiliatrice.

Oh! Signore, affrettate l'ora della Redenzione, della pace, dell'amore! ».

Arrivato a questo punto mi sia permesso di rivolgermi ai nostri Cooperatori, a tutti i cuori generosi, e dir loro:

Ecco, tratteggiati e abbozzati appena alcuni dei molti sacrifizi compiuti, con generoso ardire, dai nostri Missionari. Ecco ciò che essi fanno e soffrono per amore di Gesù e delle anime.

Che faremo noi?

Quale sarà l'esito della Crociata Missionaria? Avremo le mille borse missionarie ?

La risposta pronta, confortante, la daranno, ne son sicuro, i cuori generosi dei nostri lettori.

Di essa tratterà, ampiamente, nel prossimo numero, il vostro

Dev.mo in C. J.

Sac. PIETRO RICALDONE

Ammiriamo la grande bontà di Dio, che in tante e sì diverse maniere ci chiama a Lui.

Ven. G. Bosco.

Ai Benemeriti Sigg. Direttori diocesani, Decurioni e Zelatori e alle Benemerite Patronesse e Zelatrici della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.

Si rivolge viva preghiera di organizzare in tempo la Festa e la Conferenza annuale di Maria Ausiliatrice , a norma del regolamento della Pia Unione.

A tal uopo giova assai adunare prima il Comitato Salesiano locale, se vi è, o almeno un'apposita Commissione di persone intraprendenti, per averne opportuna cooperazione.

Ove non vi fossero ancora nè Decurioni, nè Zelatori o Zelatrici, potrebbero semplici Cooperatori o Cooperatrici, previa intelligenza con il Rev.mo Parroco locale, prendere iniziative in proposito.

Occorrendo avere opuscoli ed altri stampati, da consegnare al Predicatore o Conferenziere d'occasione, si spediranno da noi gratuitamente a semplice richiesta.

Le offerte raccolte in questa ricorrenza, si inviino al Rev.mo Sig. D. Filippo Rinaldi per le Missioni Salesiane più bisognose.

COOPERATORI, COOPERATRICI,

Vorremmo in quest'anno giubilare dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice aumentare il numero dei sostenitori delle Opere del Ven. Don Bosco. Aiutateci voi cercandoci una o più persone zelanti e ben disposte ad aiutare efficacemente queste opere, specialmente quell'e missionarie. Sarà la propaganda più benefica che voi potrete fare.

NOVENA E SOLENNITÀ DI MARIA SS. AUSILIATRICE nella Basilica-Santuario di Torino.

MARTEDÌ, 15 MAGGIO. - Messe lette dalle ore 4,30 alle 10,30. - Ore 6: Messa della sezione Artigiani, predica del Rev. Sac. PAOLO GIACOMUZZI, Salesiano, benedizione solenne. - Ore 7,30: Messa della sezione Studenti. - Ore 17: Magnificat, predica del Rev.mo Can. VINCENZO GILI, benedizione solenne.- Ore 20: Rosario, predica del Rev.mo Can. MARIO PISTOCCHI della Cattedrale di Forlì, benedizione solenne. (Questo o pure l'Orario Feriale per tutta la Novena).

GIOVEDÌ, 17 MAGGIO. - ASCENSIONE DI N. S. G. C. - XXV° Anniversario della Pontificia Incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice. - Particolare Indulgenza plenaria a chi visita il Santuario dai primi vespri del giorno 16 alla sera del 17. - Messe lette dalle ore 4,30 alle 11,30. - Ore 7,15: Messa di un Eccellentissimo Vescovo. - Ore 10: Messa Pontificale. - Ore 17: Vespri, Predica e Benedizione Pontificale.

DOMENICA, 20 MAGGIO.- CORTE DI MARIA. - Messe lette dalle ore 4,3o alle 11,30.-Ore 6,30: Messa della Sezione Artigiani. - Ore 7,15: Messa della sezione Studenti. - Ore 8: Pellegrinaggio degli Oratori Festivi e Circoli Giovanili Salesiani al Santuario. - Ore 9,30: Messa solenne. - Ore 15,30: Adorazione predicata per le Figlie di Maria e per le giovani Oratoriane delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Ore 17: Vespri. Predica, Benedizione solenne.

MERCOLEDÌ, 23 MAGGIO. - VIGILIA DELLA SOLENNITÀ. - Ore 7,3o: Messa di un Eccellentissimo Vescovo. - Ore 17: Primi Vespri Pontificali, Discorso e Benedizione Pont. - Ore 20: solita funzione della novena. - A notte: illuminazione elettrica della Basilica, Concerto e Canti corali.

NB. - Il Santuario rimane aperto per la Veglia Santa. - Ore 22,15: Esposizione del SS. Sacramento. Ora di adorazione predicata e benedizione solenne. - Ore 23,30: Visita ai sette altari. - Ore 24: Magnificat, supplica a Maria SS. .Ausiliatrice, Rosario.

GIOVEDì, 24 MAGGIO. - Solennità di Maria SS. Ausiliatrice. - Messe dalle ore o,30 alle 13. - Ore 4: Messa solenne dell'aurora. - Ore 6,30: Messa del Rev.mo D. Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei Salesiani. - Ore 7,15: Messa di Sua Em. il Card. Giuseppe Gamba, Arcivescovo di forino. - Ore 10: Messa Pontificale, Panegirico detto dal Rev.mo Can. MARIO PISTOCCHI. - Ore i6: Rosario, Discorso del Rev.mo Can. VINCENZO GILi e Benedizione Pontificale. - Ore 18,30: Secondi Vespri Pontificali, Processione con intervento di Sua Eminenza il Cardinale e di altri Eccellentissimi Vesvovi, Benedizione col SS. Sacramento impartita dall'Em.mo Card. Arcivescovo. - Illuminazione e Concerto.

DOMENICA, 27 MAGGIO. - SOLENNITÀ DI PENTECOSTE. - Chiusura delle Feste Titolari. Ore 7,15: Messa celebrata da un Eccellentissimo Vescovo. - Ore 10: Messa solenne con assistenza pontificale. - Ore 16.30: Vespri solenni, Conferenza Salesiana, Te Deum e Benedizione pontificale.

PROGRAMMA MUSICALE. - 23 MAGGIO. - D. ANTONIO HLOND: Ecce Sacerdos, a 4 voci. - G. DOGLIANI: Salmi del Vespro di M. A. - Card. CAGLIERO: Inno, a 4 voci. - D. G. PAGELLA: Magnificat a 4 voci. - G. DOGLIANI: Corona aurea: Ant. a 3 cori. - Tantum ergo, a 4 voci.

24 MAGGIO. - Mattino: D. A. HLOND: Ecce Sacerdos, a 4 voci.- D. G. PAGELLA: Messa solenne, a 4 voci, di M. A. incoronata. - DoGLIANI: Corona aurea, Ant. a 3 cori. - Parti variabili in Gregoriano. - Sera: D. A. HLOND: Mottetto. - DOGLIANI: Vespri. - Card. CAGLIERO: Inno. - D. G. PAGELLA: Magnificat, a 4 voci. - G. DOGLIANI: Corona aurea, ant. a 3 cori. - Tantum ergo, a 4 voci.

PELLEGRINAGGI. - La coincidenza dell'Esposizione, che richiamerà a Torino molti forestieri, quest'anno offre uno speciale interesse alle comitive che sogliono recarsi nel maggio in pellegrinaggio al Santuario di Maria Ausiliatrice.

Le Ferrovie dello Stato hanno emesso una tessera per le speciali riduzioni ferroviarie nel periodo dell'Esposizione. Le tessere saranno di due tipi: da lire 5 per le provenienze dal Piemonte e da lire 10 per le provenienze dalle altre regioni del Regno e dell'Estero.

Le facilitazioni ferroviarie durante l'anno in corso sono le seguenti:

1. Rilascio nel periodo dal 27 aprile al 4 novembre di biglietti di andata-ritorno per Torino a tariffa ridotta del 30% per i viaggiatori isolati: a metà prezzo della tariffa ordinaria differenziale per le comitive composte di oltre 50 persone. A favore dei viaggiatori isolati, la riduzione verrà elevata al 50% nei periodi: dal 20 maggio al 10 giugno, dal 1° al 20 settembre e dal 16 ottobre al 4 novembre.

2. Rilascio, nel periodo dal 27 aprile al 16 maggio, di biglietti circolari metà prezzo della tariffa ordinaria differenziale, validi per l'andata a Torino e pel ritorno da Milano o viceversa, con la congiunzione Torino-Milano o viceversa.

GIORNATE MARIANE.

Ai nostri ottimi Cooperatori ed Ex allievi rivolgiamo ancora un caloroso invito per le « Giornate Mariane» che avranno luogo il 17, 20, 22 maggio nell'Oratorio Salesiano di Torino (Via Cottolengo, 32).

17 Maggio.

PER I COOPERATORI ED EX ALLIEVI

(dalle ore 14,30 alle 17).

Saranno svolti e discussi i seguenti temi:

1. Maria è l'aiuto del popolo cristiano - oratore D. B. GALBIATI.

2. La divozione a Maria Ausiliatrice e i padri e le madri di famiglia - oratore Avv. REJNAUD.

3. I Cooperatori ed ex allievi zelatori della divozione a Maria Ausiliatrice - oratore Comm. A. PoEsio.

20 Maggio..

PER LE ASSOCIAZIONI GIOVANILI

(dalle ore 14,30 alle 17).

Saranno svolti e discussi i seguenti temi:

1. Maria Ausiliatrice e i giovani - oratore BALDUINO DI ROASENDA.

2. Maria Ausiliatrice e la purezza - oratore Dott. Sac. M. GREGORIO.

3. Maria Ausiliatrice e le vocazioni - oratore Dott. Sac. C. DALL'ACQUA.

22 Maggio.

PER IL CLERO

(dalle ore 9,30 alle 12,30). Saranno svolti e discussi i seguenti temi:

1. L'Ausiliatrice e il Clero - oratore Mons. SCAPARDINi, Arcivescovo Vescovo di Vigevano.

2. L'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice - oratore Mons. Rossi, Vescovo di Susa.

3. La divozione a Maria Ausiliatrice valido aiuto al Clero nell'opera di Apostolato tra la gioventù - oratore Mons. A. BARTOLOMASI, Vescovo di Pinerolo.

... E RICORDIAMO

che il Sommo Pontefice Pio XI ha accordato - l'Indulgenza Plenaria a quanti vi prenderanno parte, da lucrarsi in uno dei giorni di riunione; - e la Benedizione Apostolica.

Lettera di Don Giulivo.

Fate leggere ai vostri figli.

Cari Amici,

Leggete voi il Bollettino Salesiano?

Non è vero forse che le relazioni dalle Missioni vi attirano e sovente vi commuovono fino alle lacrime? Quante privazioni, quanti sacrifici, in quei generosi apostoli e in quelle eroiche Suore Missionarie!

E voi che cosa farete per loro? Che cosa farete specialmente in soccorso a tanta gioventù, a tanti vostri piccoli fratellini che nelle Missioni sono oggetto delle cure dei missionari?

Non avete sentito parlare dai vostri genitori della Crociata Missionaria in loro aiuto?

- Sì! sì!... ma non abbiam neppur capito in che cosa consista.

- Ve la spiego io e subito, dicendovi pure in qual modo anche voi potete prendervi parte. Sono Don Giulivo, l'amico dei giovani, e ho gran fiducia nella nobiltà e generosità dei vostri cuori. Sentite dunque:

La Crociata Missionaria è un'Opera che ha lo scopo immediato di raccogliere offerte per la fondazione di mille Borse Missionarie, destinate all'avviamento perenne di mille aspiranti Missionari. Ogni Borsa richiede la rispettiva somma di 20 mila lire, o donate da particolare benefattore che dà il nome alla Borsa stessa, oppure raccolte con le offerte di vari.

- Ma come potremo disporre di 20 mila lire, noi che non abbiamo che pochi soldi per i minuti nostri piaceri?

- E qui che vi voglio. Se non avete molto denaro, avete però ingegno e lingua per fare propaganda della nobile impresa e per raccogliere da parenti e conoscenti offerte numerose.

Senza attendere da me per ora suggerimenti pratici per questa propaganda e raccolta, pensateci voi, giovanetti e giovanette, parlatene in famiglia e incominciate a lavorare.

Anzi se voi mi comunicherete quali caritatevoli modi proporrete per questo nobile lavoro, io vi manderò un grazioso regaluccio in segno di incoraggiamento. Vedrò intanto se si mostreranno più industriosi i ragazzi o le ragazze.

A quelli poi che riusciranno a raccogliere tante offerte da raggiungere la somma di L. 50, sarà inviato un elegante Diploma di Benemerenza.

Coraggio adunque, cari Amici, mettetevi tutti con zelo all'opera.

Gradite i cordialissimi saluti

Torino = Oratorio Salesiano, Via Cottolengo, 32 = 1° Maggio 1928

del Vostro Amico Don GIULIVO

I Cinquant'anni di lavoro nelle Missioni delle Figlie di M. Ausiliatrice.

L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fondato dal Ven. Don Bosco, ha commemorato il cinquantenario della sua partecipazione alle Missioni, a lato dei Salesiani, nelle varie regioni del mondo.

Una commemorazione solenne del glorioso avvenimento ebbe luogo nella Casa Madre di Nizza Monferrato il giorno dell'Epifania, alla presenza del Rappresentante del Rettor Maggiore dei Salesiani e del Consiglio Generalizio dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. S. E. Monsignor Vescovo di Acqui vi volle partecipare con uni nobilissima lettera.

L'avvenimento, per le meravigliose conseguenze che ne derivarono, ci pare di tale importanza da richiamare su esso l'attenzione dei nostri benemeriti Cooperatori, i quali una volta più constateranno quanta abbondanza di benedizioni abbia elargito Maria Ausiliatrice alle opere da Lei ispirate al suo grande divoto.

La decisione di Don Bosco.

Nel 1877 Don Bosco allestiva una nuova spedizione di Missionari affidandola a Don Costamagna.

- Non partiranno soli! - aveva detto il Serve di Dio. - È tempo che entrino in Missione anche le Figlie di Maria Ausiliatrice.

La notizia volò a Mornese, l'unica casa che allora avevano le Figlie di M. A., e grande fu la sorpresa. Poi cominciarono i pronostici: quali le prescelte? quali le prime missionarie? L'appello di Don Bosco provocò manifestazioni di giubilo e Madre Mazzarello seguì con gran gioia quel nobile movimento che rivelava tesori di zelo nelle sue giovani suore. L'8 settembre essa le raccolse intorno a sè per leggere loro la lettera di Don Bosco, e concluse: - Quelle che si sentono di partire, ne facciano domanda. - Non nascose l'importanza e, diciamolo pure, la grandiosità del passo che stavano per fare: trattavasi di abbandonare patria, parenti, famiglia, e forse per sempre.

Don Bosco aveva detto alla prima schiera dei suoi figli partiti nel 1875: - Andate! Dovrete affrontare ogni genere di pericoli, di fatiche e di stenti. Ma non temete. Dio è con voi. Fate quello che potete: Dio farà il resto. Confidate in Gesù Sacramentato e in Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli. - Ora la stessa parola del Padre risuonava all'orecchio delle Figlie ed era motivo d'immensa fiducia nella loro debolezza. Perciò accolsero il suo invito con irrefrenabile entusiasmo e quasi tutte fecero la domanda.

Le prime eroine.

Solo sei furono le prescelte: Sr. Angela Vallese - Sr. Angela Borgna - Sr. Angela Cassulo - Sr. Teresa Gedda - Sr. Angela De Negri - Sr. Teresina Mazzarello, una delle quindici che con Madre Mazzarello diedero inizio all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Mornese. Esse, liete di questa preferenza, si disposero con molta generosità a fare per Iddio e per le anime il loro grande sacrifizio.

Don Bosco volle che le sue missionarie, prima di partire per l'America, si recassero a Roma per ricevere la benedizione del S. Padre Pio IX. Appena Madre Mazzarello conobbe il desiderio di Don Bosco, pur soffrendo in quei giorni atrocissimi dolori al capo, si mise in viaggio colle sorelle. Fece una tappa a S. Pier d'Arena e poi proseguì per l'eterna città.

A Roma.

Si legge nella vita del Poverello d'Assisi che pellegrinando a Roma con alcuni fraticelli per andare a vedere il Papa, cercavano d'accorciare il cammino con preghiere, canti e pii conversari. La piccola comitiva di Mornese, benchè non costretta ad andarsene a piedi come i penitenti di S. Maria degli Angeli, fece qualche cosa di simile allo scopo di santificare il viaggio che le conduceva alla presenza del dolce Cristo in terra. Era per esse una gran fortuna poter vedere il Pipa, sentire la sua parola ed esserne benedette!

Tralasciamo gli edificanti episodi del viaggio e della permanenza in Roma delle missionarie, alloggiate all'Albergo dei Pellegrini, per dir subito dell'accoglienza da parte di Pio IX, che fu di un'affabilità commovente. Il Papa col più grande interesse chiese notizie del novello istituto fondato da Don Bosco e domandò anche a Don Cagliero che accompagnava le missionarie:

- Dove prende Don Bosco tante Suore?

- Dalle mani della Provvidenza, Santità! - rispose con filiale confidenza l'interpellato.

Pio IX si congratulò. Raccomandò poscia alle Figlie di Maria Ausiliatrice di conservare lo spirito del Fondatore e di avere una grande confidenza in Dio. E si degnò di manifestare la sua fiducia di piena riuscita di cui erano pegno specialmente le straordinarie virtù della Madre.

Sull'Oceano.

Con gli auguri e con la benedizione del Santo Padre le missionarie partirono felici il 14 novembre 1877.

Madre Mazzarello le aveva accompagnate a S. Pier d'Arena e presentate un'ultima volta a Don Bosco perchè le benedicesse e lasciasse a ciascuna un particolare ricordo e consiglio. Poi le accompagnò a bordo del Savoia, ancorato al largo nel porto di Genova; visitò le cabine e le cuccette delle partenti, quasi per accertarsi che tutto fosse in buon ordine, e, fatte alle sue Figlie le ultime raccomandazioni, le condusse ancora presso Don Bosco che sulla nave s'intratteneva coi missionari Salesiani. Era giunto l'istante del supremo addio: Don Bosco alzò la mano e, con accento che tradiva la sua interna commozione, benedicendo i presenti che gli erano intorno, disse: -- Andate e il Signore vi accompagni!

La traversata fu buona e promettente. Don Costamagna, capo della spedizione, ne informava Don Bosco così:

«... La nostra nave è divenuta un oratorio galleggiante. I passeggieri di III classe sono circa 700. Tutti emigrano in cerca di lavoro e di fortuna. Vi è gente di ogni razza e condizione. I più però vivono dimentichi di Dio e dell'anima: alcuni si mostrano nemici della religione e del sacerdote. Con l'aiuto del Signore riusciamo pian pianino ad avvicinarli. Cominciamo dai piccoli. Le Suore cercano di affezionarsi le bambine, distribuendo medagliette, immagini, regalucci... Le mamme osservano e si mostrano contente. Si spiega il Catechismo... Con i piccoli vengono anche i grandi e parecchi si confessano... ».

Da questa paginetta si comprende benissimo che la missione delle Figlie di Maria Ausiliatrice era già cominciata in viaggio, in alto mare. Consolante promessa, felice augurio per le prossime sante battaglie in campo aperto.

Il 12 dicembre erano in vista delle terre Uruguayane e poco dopo approdavano a Montevideo. Entrando nel porto, un vaporino venne loro incontro e un sacerdote dai capelli rossigni, dagli occhi vivaci diede il benvenuto ai Fratelli e alle Sorelle, che risposero con effusione: era Don Lasagna che si faceva guida al generoso drappello nel suo primo tratto di via.

Prima le strettezze...

Ospitate dapprima presso le Suore Visitandine, le Figlie di Maria Ausiliatrice ebbero il 13 febbraio 1878 la loro stabile dimora in una umile casetta sprovvista di tutto. La povertà stese loro le sue braccia fin dal primo giorno che vi entrarono: ma esse furono liete d'iniziare in tal modo la loro missione.

Però un bel giorno il nido minacciò rovina e dovettero trasportare le tende in una villa di affitto che un buon signore aveva loro procurato. Vi rimasero assai poco, perchè, messa in vendita la villa, furono costrette ad andare ancora in cerca di un altro tetto. In quel punto intervenne una generosa benefattrice e per suo mezzo le Suore poterono acquistare una modesta abitazione per la scuola gratuita, pel laboratorio e per l'Oratorio Festivo. E si misero al lavoro...

... poi il prodigioso sviluppo.

L'umile opera di Villa Colon ingrandì ben presto e irradiò su tutta l'America del Sud, animando del suo spirito innumerevoli masse di bimbi e di giovinette. E fu alle Figlie di Maria Ausiliatrice ambita méta anche il lavoro più rude e difficile tra le popolazioni selvaggie. Esse offrirono generosamente il loro prezioso concorso ai Missionari Salesiani nella Patagonia e Terra del Fuoco, nelle foreste vergini del Matto Grosso e dell'Ecuador, tra gli indi del Rio Negro e tra i lebbrosi della Colombia. E, da eroine, all'estenuante fatica parecchie aggiunsero il supremo sacrifizio della propria vita, stroncata nel fiore dell'età da climi micidiali o dalla lebbra contratta nello svolgere la loro opera caritatevole per le anime: altre corsero rischi spaventosi da cui uscirono incolumi per la protezione del Cielo.

Per aspra e sanguinosa che fosse la vita di missione, il solco aperto dalle sei generose fu percorso in cinquant'anni da ben 192 spedizioni di altre intrepide che trapiantarono in tutto il mondo i meravigliosi virgulti dell'albero cresciuto da Don Bosco, germogliando 250 istituti all'estero dove oggi più di 3ooo Suore si prodigano nell'educazione di centinaia di migliaia di fanciulle.

Come ha benedetto il Signore il sacrifizio delle prime missionarie! Due di quel primo drappello - Sr. Teresina Mazzarello e Sr. Giovanna Borgna - tuttora viventi, contemplando dall'Uruguay e dal Perù il prodigioso sviluppo che ebbe l'opera da esse iniziata, gioiranno nel vedere le loro sorelle non solo in tutte le Repubbliche dell'America, ma anche nell'India, nell'Assam, nella Cina e nel Congo. E trarranno conforto ammirando la promettente fiorita di entusiasmi missionari che oggi spinge la nuova generazione all'apostolato tra gli infedeli.

E gioirà certo dal cielo il Ven. Fondatore potendo vedere meglio di noi quanta efficacia ebbero tante opere stupende delle sue Figlie che rifulsero vere eroine di carità, e che attrassero sul loro Istituto le divine grazie fecondatrici dello sviluppo attuale. Possa questo cinquantenario illuminare méte ancora più gloriose allo zelo delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

NOVENA consigliata dal Ven. Don Bosco per ottenere grazie e favori da Maria SS. Ausiliatrice.

1) Recitare per nove giorni: Tre Pater, Ave, Gloria al SS. Sacramento con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento; tre Salve Regina a Maria SS. Ausiliatrice con la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

2) Accostarsi ai SS. Sacramenti.

3) Fare un'offerta secondo le proprie forze per le Opere Salesiane.

4) Aver molta fede in Gesù Sacramentato e in Maria SS. Ausiliatrice.

VOLETE FARE UN'OPERA BUONA ? Datevi attorno perchè i vostri parenti, amici, conoscenti contribuiscano a una borsa missionaria. Una buona parola, detta da voi a coteste anime, le inclinerà e quest'opera di bene e le renderà sodisfatte di aver contribuito alla prosperità delle Missioni Salesiane. Ognuno faccia un po' di propaganda!... e volentieri!

Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco.

Trovandomi in una dolorosa situazione in cui non vedevo via d'uscita, pregai con fede Don Bosco affinchè mi ottenesse l'aiuto della Vergine Ausiliatrice. Son passati pochi giorni ed ho avuto la grazia. Ora adempio la mia promessa ed invio L. 50.

Castelmauro (Campobasso).

MARIA DE LETIS.

Mia moglie, da ben quattro anni, era tormentata dall'insonnia, resistente a qualsiasi cura. Consigliata da mia sorella, Figlia di Maria Ausiliatrice, di pregare il Venerabile Don Bosco e di porre una sua reliquia sul guanciale della paziente, ebbi il conforto di saper che la notte stessa in cui aveva cominciato la pratica, mia moglie aveva dormito tranquillamente. E il sonno ristoratore non se n'andò più.

Con profonda riconoscenza, faccio noto pubblicamente la grazia ricevuta da oltre un anno e mezzo per intercessione del Venerabile.

Genova.   FULCHERI PIETRO.

La sottoscritta ebbe nello scorso anno un figliuolo seriamente ammalato per una grave infezione, prodotta da una caduta, che lo condusse quasi in punto di morte, tantochè i medici curanti nel momento più critico, ritenevano perfino inutile il taglio del braccio offeso.

Per intercessione del Venerabile Don Bosco da noi fervidamente invocato, egli fu miracolosamente salvo, come l'attesta l'unita dichiarazione medica.

Ora non soltanto egli è guarito, ma può anche far discreto uso della mano ferita.

MARIA REJNAUD BERSANINO.

Il sottoscritto Aiuto Chirurgo all'Ospedale di S. Giovanni e della città di Torino dichiara di aver curato l'anno 1927 durante il I semestre e

per un periodo di circa tre mesi in unione di altri valenti chirurghi l'ing. Piero Reynaud perchè in seguito ad una scivolata sul terreno ghiacciato riportava piccola ferita lacero contusa al palmo della mano destra. Tale ferita venne subito ed opportunamente bene medicata. In pochi giorni si sviluppò gravissimo flemmone interessante tutta la mano destra, l'articolazione del pugnetto e l'avambraccio con febbri altissime 40°-41° che durarono per parecchie settimane, e fenomeni generali di setticemia. Fu sottoposto ad otto interventi operatori e venne anche proposta l'amputazione dell'arto per tentare di salvare il paziente dalla gravissima infezione. Miracolosamente le condizioni migliorarono a poco a poco, sì che f u possibile conservare integro l'arto. Anche la funzionalità che pareva assolutamente perduta e per l'infezione e per l'incisioni chirurgiche e per il lungo periodo di forzata immobilità ha potuto riprendere in buona parte andando progressivamente e continuamente migliorando.

In fede

Torino, 29 - 2 - 1928.

Dr. CARLO ANDREOLI.

Lette le grazie prodigiose ottenute mediante l'intercessione di D. Bosco, pensai di rivolgermi a lui, per ottenerne una tanto desiderata.

Già per tre volte mia figlia si era presentata ai concorsi Magistrali, riuscendo sempre ad ottenere la promozione ma non figurando tra le vincitrici. All'approssimarsi del quarto concorso pensai di metter la cosa sotto la protezione di Don Bosco pregando ogni giorno a tal scopo e promettendo un'offerta per le Missioni Salesiane. Uscita oggi la graduatoria mia figlia risulta tra le vincitrici. Invio quindi la mia offerta, e ringrazio il Venerabile Protettore fiducioso che vorrà aiutarmi in un altro caso, che pure mi sta tanto a cuore.

Faenza.   ROssINI GIUSEPPE.

Paoli Caterina (Faida-Pinè) si rivolse al Ven. Don Bosco per ottenere che il figlio fosse impiegato prontamente dopo aver subito l'esame. Ottenne quanto desiderava. Riconoscente offre alle Opere di Don Bosco il primo mese di stipendio avuto dal figlio.

Federigo Manzini (S. Carlos) aveva la moglie gravemente malata di diabete e i medici la davano per inguaribile. Ricorse all'intercessione di Don Bosco e se la vide subito migliorata e quasi guarita.

T. T. pregò il Venerabile perchè l'aiutasse nel sistemare un affare e si vide compiaciuta, secondo il suo desiderio.

C. A. (N) pregò il Ven. Don Bosco di far trovare al suo figlio maggiore il desiderato impiego e fu tosto appagata.

DALLE NOSTRE MISSIONI

Cento giorni di escursioni nella valle dell'Upano.

(Relazione di D. CARLO CRESPI - Continuazione - vedi numero di febbraio).

6) Il paradiso dei Kivari.

Il resto della giornata passò senza gravi incidenti e verso sera arrivammo felici e contenti, malgrado l'enorme stanchezza e strapazzo del viaggio, alla casa missionaria di Mendez.

Subito ci colpirono i grandi progressi della Missione, diversi ettari di terreno disboscati ridotti a fertili piantagioni di caffè, canna da zucchero, banani, prati, ecc., ed all'intorno decine di case di coloni e numerosi kivari amici del missionario. I miei amici selvaggi, sopratutto i bambini, erano fuori di sè dalla gioia vedendo arrivare tante casse di tessuti, vestiti, schioppi, coltelli, specchi, medicinali, il vero paradiso terrestre dei kivari, perchè quasi solo nel possesso di queste cose devono sognare questi infelici figli della foresta, quando la loro vista li riempie di una gioia chiassosa che erompe in risate sonore ed in altisonanti parole di commento.

Arrivato a Mendez, e sviluppate le lastre fotografiche prese nel cammino, organizzai subito il mio piano di battaglia coi Kivari, per compiere le visite a tutte le kivarie del Chupianza e dell'Upano.

7) Sulla tomba dei Navicha.

Il fedel kivaro Sharupi mi sì propose subito come guida per le valli del Chupianza e il giorno seguente di buon mattino mi stava aspettando coi figli per iniziare l'escursione, Svelto, leggero, ciarlone, impegnatissimo nel farsi onore e nel mostrarsi guida eccellente, o come diceva egli cabollero, cioè uomo di alto lignaggio, sempre pronto a sostenermi nei passi pericolosi, a rimuovere col machete gli alberi caduti mi fu di una compagnia invidiabile, preziosissima. A due ore dalla Missione, passammo vicino alle tombe dei famosi stregoni del Navicha, assassinati or son due anni. A bella posta volli fermarmi, recitare una preghiera ed investigare i probabili autori di tanto delitto. Il kivaro Sharupi si fece triste, non voleva sapere di questi discorsi; andiamo Padre, chè l'ora si fa tarda e la notte ci coglierà nella foresta infestata da tigri e da serpenti velenosi.

La storia dell'uccisione dei kivari del Navicha è una terribile storia di sangue organizzata da quasi tutti i kivari circostanti alla Missione; anche la mia guida se non aveva gettato pel primo la lancia assassina, aveva certamente partecipato alla congiura, ma da lui nulla potei sapere e dove prima esisteva una forte tribù amica dei padri s'incontrano alcuni pali caduti, scomposti, ed una croce posta dai missionari.

8) Travolti dall'onde.

Continuammo la via per circa un'ora in silenzio, e venne a distrarci dalle lugubri riflessioni il cupo rumore del rio Chupianza che serpeggia laggiù a basso nella profonda valle. Il Sharupi diede ordine ai figli che corressero a preparare la balza per il passaggio: affrettai il passo per raggiungere il fiume maestoso, dalle rive superbe, ricoperte da una vegetazione imponentissima; dopo aver raccolte le acque turbolenti di decine di torrenti prima di unirsi al Paute si allarga in una valle con splendidi declivi e con terreni fertilissimi. Le sabbie del letto sono aurifere, e di tanto in tanto sono sfruttate dai coloni del Azuay, i terreni preziosi occupati nella parte superiore da alcune decine di selvaggi amici dei missionari e disposti ad accogliere benevolmente fiorenti colonie straniere.

I figli del Sharupi erano già discesi nel fiume, l'avevano già passato a nuoto e stavano da lontano risalendo colla balza intrecciata con quattro pali leggerissimi di un legno che abbonda nella foresta e che gettato in acqua sempre sta a galla. Remando con lena, veri emuli di Carón dimonio, appena mi videro in lontananza vollero accelerare i movimenti, e pervasi da una gioia pazza, inconsci del pericolo si misero ad attraversare un punto assai critico, profondo, rapidissimo. Quando la barca stava nel punto culminante, si sfasciò completamente e la corrente impetuosa trasportò i due giovinetti come un fuscello, e li assorbì nei suoi gorghi profondi. La scena era tragica, ogni tanto i due eroi lottando come giganti, ricomparivano a galla dominando le acque, ma subito erano travolti. Tutti i kivari presenti addoloratissimi come pazzi si misero a correre sulla riva per poter gettarsi a tempo opportuno al salvataggio. Nel mio cuore molto pregava la Vergine Ausiliatrice, che volesse risparmiare una disgrazia. Infatti dopo pochi minuti di incertezza i due nuotatori avevano ragione delle acque e riuscivano ad uscire dal circolo pericoloso della corrente per slanciarsi alla riva, ove venivano raccolti. « Lntza, ti cajeu, entza ti cajeu » il fiume molto rabbioso, andavano ripetendo, impossibile vincerlo. Estrassi subito dal mio cassone un cordiale rinforzante, ma prima che io avessi il tempo, la sorella aveva preparato un'abbondante tazza di ciccia masticata e sputata la sera precedente, ed in un attimo la divorarono, rimedio infallibile contro tutti i mali.

9) Catechismo e gramofono.

Ormai il sole si avvicinava al tramonto, passare il fiume era impossibile, e deviammo alla kivaria del vecchio Chunchu, che ci accolse con una festa grandissima.

Fino a tarda notte la casa risuonò di alte grida e di solenni discorsi sullo scampato pericolo e sulle circostanze della lotta. Io intanto avevo preparato il mio altarino, ed una buona pignatta di acqua zuccherata e me la intendevo coi kivaretti nell'insegnare un po' di catechismo ed alcune delle più importanti verità eterne. Avevo pure promesso la musica e dopo cena estrassi il gramofono e fino alle alte ore della notte dovetti sollazzare la compagnia insaziabile nell'udire per la prima volta un istrumento tanto raro. Al mattino seguente all'aurora, prima ancora che mi preparassi alla S. Messa, Sharupi aveva mandato al fiume due giovanotti ad allestire una robusta balza. Terminata la S. Messa, il catechismo, accompagnato da tutta la famiglia discesi al Chupianza. Il passaggio di tutte le casse e persone durò più di un'ora: io fui l'ultimo ed uno dei hivaretti intelligenti volle farmi una improvvisata: alla riva opposta aprì il cassone del gramofono, lo montò e si mise a suonare allegramente tra le risa assordanti di tutti i compagni e tra la mia benevola compiacenza ed ammirazione per la sua intelligenza.

Io pure passai il fiume pericoloso afferrandomi ben bene ai due bastoni e bagnato come un pulcino dopo mezz'ora eravamo già in viaggio per raggiungere le kivarie del Aiuiu grande. Un sole tropicale ardentissimo ci dardeggiava inesorabilmente, ed i selvaggi che già prima avevano preso un bagno forzato, vollero dare un altro saluto al fiume facendo quattro capriole per rinfrescarsi; mentre io andava raccogliendo alcuni ciottoli della riva per uno studio geologico del letto del fiume. Freschi, allegri come pasque dopo dieci minuti di toeletta già erano in viaggio soffiando gagliardamente nei loro flauti a due buchi.

10) Nel regno della natura.

Nella flora ai lati del sentiero sempre novità e meraviglie botaniche. Questa erba, mi diceva il Sharupi, va bene contro il mal di testa, questa altra contro le dissenterie, quell'altra per conquistarsi l'affetto di una persona.

E mentre io ero tutto intento ed appassionato nel raccogliere ecco che i selvaggi mandano un urlo d'allerta e poi ricadono in un profondo silenzio.

Vedi, Padre, mi dice Sharupi, là, là, è molto rabbioso, molto velenoso.

Alzai gli occhi ed alla distanza di due metri un magnifico serpente verde attorcigliato sopra un ramoscello del camino, tranquillamente si pigliava il sole. Il giovane figlio di Sharupi senza tanta misericordia con un colpo di lancia l'atterrò e lo finì schiacciandogli miserabilmente la testa.

La foresta dell'Oriente equatoriano è forse il luogo ove Iddio con la sua potenza creatrice ha maggiormente profuso la vivezza dei colori: uccelli dal piumaggio originalissimo, farfalle di tutti i disegni e di tutte le evanescenze della tavolozza pittorica, fiori i più finemente ed intensamente rossi, bianchi, scarlatto, giallo e serpenti pure riproducenti i più vivi colori dell'iride. Appena ucciso il serpente, il giovane selvaggio sospendendolo con un laccio al collo me lo presentò: lungo non più di un metro, di un vivissimo color verde vellutato, con un grazioso disegno sulla schiena, con due occhi cerulei sanguinei e con due denti velenosissimi al palato. Lo misi subito in formalina, mentre il vecchio Sharupi mi faceva la predica dicendomi: Un'altra volta devi stare più attento, forse che sei kivaro per raccogliere tante erbe; forse che sei ammalato per portarle alla tua casa e perchè raccogliere i serpenti così cattivi, così velenosi? Il kivaro non fa così; il kivaro l'ammazza e poi lo getta via. E continuava il poveretto con una eloquenza ciceroniana narrandomi minutamente tutto il processo interessantissimo della cura che fanno ì selvaggi contro la morsicatura dei serpenti, cura che io potei scrivere tutta e che a tempo opportuno potrà interessare la scienza ed il lettore.

11) Nella casa del grande Aiuiu.

Dopo circa due ore il canto del gallo ci annunciava la presenza della kivaria. Infatti al primo ruscello incontrato, tutti i selvaggi fecero sosta, si gettarono in acqua si lavarono ben bene sopratutto le gambe ed i piedi, e fecero una toeletta da grande solennità con robusti pettini di legno, dipingendosi di rosso vivo la faccia coi disegni i più grotteschi ed i più primitivi. Dopo pochi minuti entrammo nell'orto dell'Aiuiu grande; un crocchio di bambini mi scorse e subito fuggirono precipitosamente nella casa.

Certamente essi non avevano mai visto un missionario con la barba.

L'Aiuiu, un pezzo di uomo tarchiato, vera stoffa da atleta ci accolse con una freddezza glaciale, come per dirci: che sei venuto a fare alla mia casa?

12) Come un loro stregone.

Incominciai subito a parlargli, a fargli intendere che ero venuto a salutarlo come amico, a conoscerlo e portargli le benedizioni di Dio sui suoi orti, sui suoi figli e sui suoi porci, e che per questo alla sera avremmo preparato un bell'altare, fatto catechismo ed al mattino se guente celebrata la S. Messa.

Ormai il sole era caduto, ed il magnifico altipiano illuminato dal crepuscolo appariva in tutta la sua bellezza divinamente incantatrice. Uscii all'aperto, nel gran tempio della Natura e pregai Dio piuttosto col cuore che colle labbra, affinchè fecondo fosse il mio apostolato. Il selvaggio nerboruto mi stava spiando credendo che io facessi degli scongiuri come uno dei loro stregoni e malefiziassi la casa. Per buona fortuna gli si accostò il fedele Sharupi dicendogli che portavo molte cose, molte macchine, e subito dimenticando gli scongiuri e le superstizioni si accostò a me mostrando desiderio che a tutta la sua famiglia mostrassi le macchine. Non desideravo altro: in un minuto il gramofono era montato e spandeva le belle note della marcia reale italiana. Un'altra volta la musica aveva conquistato l'ambiente: i kivari erano insaziabili nell'udire la varietà dei suoni e dei canti, la gioia più viva traspariva dagli occhi, dalla bocca, da tutti i movimenti degli indi. Tra un disco e l'altro il segno di croce, qualche parola sul paradiso, sull'inferno, sulla passione e morte di Gesù Cristo, e sulla necessità di pregare.

13) Le vie della grazia.

L'orologio ormai segnava le dieci di notte, presi un poco di brodo e di yuca e mi sdraiai per terra a riparare le forze perdute. Mentre tranquillamente recitavo il mio rosario mi sento palpare la faccia e le braccia da una mano nerboruta, callosa.

Attraverso la debol luce rossastra emanata da un tizzone intravidi l'ombra dell'Aiuiu grande.

Fatti in là: amico sono, con te voglio bene conversare, e si sdraiò accanto a me mentre un silenzio sepolcrale interrotto solo dalla sinfonia degli insetti dominava nell'immenso caseggiato.

L'Aiuiu grande si era riempito certamente la pancia con una decina di litri di ciccia, perchè aveva il fiato addirittura insopportabile. Avrei potuto fargli capire che non era quella l'ora di dar udienza, ma guai con un gran capo rifiutare la conversazione, sopratutto quando ancora non si conosce. Si corre rischio di perderne l'amicizia e di cadere nelle disgrazie per diversi anni.

Le domande che mi fece furono molte ed alcune abbastanza sciocche.

Perchè era venuto, dov'era la mia terra nativa, se avevo una madre, dei fratelli, delle sorelle, se al mio paese ci sono molte guatuse e suini da cacciare, se gli schioppi costano poco o sono più a buon mercato che a Culuca, se ci sono molti specchi, coltelli, aghi, se ci sono serpenti, se avevo moglie... ed ogni tanto mi accarezzava colle sue mani ruvide la barba dicendomi che medicina avevo per farla crescere così lunga.

Ogni tanto cercavo di condire la conversazione con qualche parola cristiana parlando di Torino, dell'Ausiliatrice, di Don Bosco. del grado di civiltà raggiunto nei nostri collegi e scuole professionali nell'arte meccanica, ecc. o nelle nostre scuole agricole colla produzione di generi alimentari, sforzandomi di convincerlo che la cosa più importante della vita dell'uomo è la bontà e l'amore a Gesù Cristo, la salvezza dell'anima, l'andare in Paradiso, ecc.

Il gallo di mezzanotte col suo stridulo canto ormai ci avvisava che l'ora era tardissima. Colla promessa di un bel regalo persuasi l'Aiuiu a lasciarmi tranquillo, e dopo pochi minuti chiudevo la laboriosa giornata con una santa gioia nel cuore felicissimo d'avermi conquistato l'amicizia del più gran capo del Chupianza.

Dopo tre ore già ero sveglio per preparare il mio altarino per la S. Messa.

Il gran capo con parole forti come colpi d'acciaio sull'incudine raccomandò il massimo ordine ed il massimo rispetto sopratutto alle donne e quella mattina ebbi la dolcissima sodisfazione d'aver intorno a me ed all'altare della Redenzione una sessantina di selvaggi avidissimi dei misteri cristiani.

Amatissimo Padre, può immaginare con che amore, con che tenerezza loro parlai del gran mistero della Redenzione, della Passione e morte di Gesù Cristo: mi sembrava di averli tutti convertiti, di averli fatti cristiani, perchè molti domandavano il battesimo!

Oh potessimo moltiplicare queste visite ardue e difficili alle case kivare sono sicuro che in breve avremmo il vicariato sparso di fiorenti comunità cristiane.

DAL CIACO.

Da una lettera del missionario D. Livio Farina al Sig. D. Rinaldi stralciamo due notizie dalle quali è dato arguire che le Missioni del Ciaco, nell'Alto Paraguay, procedono innanzi con sensibile progresso. Scrive D. Farina:

Non volli lasciar passare il mese di gennaio senza far visita ai miei cari indi Ciamacòcos, raccolti quasi tutti in Porto Leda, nell'Alto Paraguay. Vi giunsi inaspettato e ciò contribuì a rendere più significativa la festa che mi improvvisarono.

Sorpresi in un gran prato, circondato di palme, con le loro tende disposte ad anfiteatro, appena mi videro, mi circondarono coi loro bimbi, e giungendo le mani imploravano la benedizione. È questa un'usanza che hanno appreso dai Ciamacòcos cristiani.

Le notizie avute dal loro capo Filippo

Rizzo, già cristiano, mi recarono molta consolazione: parlandomi dei vecchi riti che nella sua famiglia sono scomparsi, egli mi assicurava che il suo esempio e quello delle altre famiglie cristiane aveva talmente influito sulla massa degli Indi che nei due anni non si era verificato un solo caso d'infanticidio. E vidi con piacere le numerose creature nate nel frattempo, e le benedissi con sentimento di riconoscenza verso Dio che aveva ispirato agli indi un più vivo amore pei loro figliuoli.

* *

A Porto Pinasco ci è venuta in soccorso la cooperazione della Direzione degli stabilimenti.

Nel novembre scorso un membro della Direzione (che è Canadese e protestante) venne a visitare gli impianti e il Direttore dell'Amministrazione locale si affrettò a sottoporgli i progetti delle scuole, della chiesa, dell'albergo, ecc. per comodità della popolazione. L'inviato della Direzione generale dopo di averli esaminati, disse: Non ho autorità per porre la mia firma a questi vostri progetti; però metto a vostra disposizione mille dollari oro della mia borsa privata perchè s'incominci la cappella e si dia un'abitazione permanente al missionario salesiano.

Questa disposizione è preludio di altre opere che sorgeranno in Pinasco nel prossimo anno, cioè la chiesa, l'ospedale e le scuole: opere che torneranno di grande utilità per gli Indi e pei civilizzati.

Tra i Synteng dell'Assam.

Raliang 4 ottobre 1927.

Alcuni cristiani di Mawkynshyning, venendo periodicamente al dispensario di Raliang a prendere medicine, mi avevano invitato a far loro una visita, perchè da lungo tempo non avevano più visto il missionario e avevano perfino dimenticato le preghiere. Abbandonati dal Catechista, che non riceveva sufficiente sostentamento dalla Missione, parecchie famiglie cattoliche passarono al Protestantesimo. Gli altri, distanti dalla Missione, lasciarono cadere la scuola-cappella e restarono senza un luogo, ove riunirsi alla domenica. Quando, dietro consiglio del missionario, si decisero a ricostruire la scuola, mi affrettai a portarmi a quel villaggio per confermare nella fede i cattolici e richiamare all'ovile gli altri, che se n'erano allontanati. Fissato il giorno, due del villaggio, un cristiano e un catecumeno, vennero a prendere il mio bagaglino ed io partii con loro. Il tempo pareva buono; tuttavia, dopo appena un miglio di cammino, cominciò la pioggia.

Il sentiero cretaceo e affondato nel terreno si convertì presto in ruscello e noi si sdrucciolava discretamente. Ai due lati l'erbaccia più alta di noi ci impediva di deviare; rallentammo quindi il passo e camminavamo con prudenza. A un tratto sento un rumore e un grido dietro di me: mi volto e vedo uno dei portatori disteso a terra col gerlo a qualche passo di distanza. Non si era fatto male, per fortuna, e un momento dopo aveva di nuovo il gerlo al dorso. lo intanto pensavo al piccolo gramofono e alla lanterna magica, che s'erano cozzati insieme nel gerlo. Chissà... vedremo!

Andiamo avanti ancora un'oretta e arriviamo sull'orlo di un profondo vallone, un vero burrato, col pendìo a 75 gradi d'inclinazione, dal cui fondo sale la romba sorda del fiume Myntang, che mi fece già più di uno scherzo.

La pioggia s'era fatta più fine, proprio sufficiente per mantenerci il sentiero viscido e lucido come di smalto. Avevo indossato la veste bianca, per difendermi dalla rabbia del sole, che in certe ore stordisce, e mi premeva di non cadere. La discesa era lunga: sdrucciolai sovente e più d'una volta aiutai i miei uomini a rialzarsi; poi, finalmente, caddi anch'io puntando il manico del paracqua, che andò in pezzi. Poco dopo eravamo sulla riva destra del Myntang, il cui letto è circa cinquanta metri. L'acqua era torbida e scorreva veloce. I miei uomini mi dissero che arrivava appena al torace e che si poteva guadare senza pericolo. A titolo di precauzione, tuttavia, guadiamo tutti insieme; i due portatori col carico stanno in mezzo e servono di ancoraggio; io e il servo ci stringiamo ai due e dopo un po' di lotta colla violenza della corrente, giungiamo sani e salvi all'altra riva. Calzature e vestiario, naturalmente, non avevano più bisogno di alcun riguardo.

Fatta quindi una salita lunga e ripida come la precedente discesa, in mezzo ad una foresta quasi impenetrabile, e attraversata una serie di risaie, che incominciano a biondeggiare, raggiungiamo la méta di sera.

Dopo le accoglienze festose e cordiali, e aver collocato un'immagine di Maria Ausiliatrice alla parete della nuova scuola, pensai a prendere un boccone in fretta ed essere quindi a disposizione dei cristiani. Scoperchiato però il gerlo, in cui doveva essere la parca cena, ci trovai un bel pasticcio: al passaggio del fiume il gerlo aveva pescato nell'acqua e l'acqua aveva guastato le poche provviste.

- Siamo nell'India e faremo l'Indiano - dissi, e mi feci portare un po' di riso dai cristiani.

Aperto poi il secondo gerlo ebbi un'altra spiacevole sorpresa: dei pochi dischi del gramofono tre erano andati rotti nelle cadute dei portatori e così si dovette ridurre il programma musicale.

Seguirono le proiezioni luminose sulla vita di Nostro Signore con un po' di apologetica e qualche cenno sulle origini del Protestantesimo; perchè qualche volta, parlando coi Protestanti, mi ero sentito dire che l'insegnamento cattolico è uguale a quello protestante e che non esiste differenza fra le due. religioni.

- Grazie dell'avviso, dissi, dovunque andrò e mi troverò in un ambiente protestante non mancherò di far notare, a base di Vangelo e storia, la differenza tra la religione di Gesù Cristo e quella di Lutero, di modo che chi ha orecchi per sentire e occhi per vedere possa, coll'aiuto del Signore, abbandonare l'errore.

All'indomani parecchi Protestanti e pagani si presentarono manifestando il desiderio di ricevere il Battesimo. Non avevano istruzione sufficiente nè chi li potesse istruire. Sovente protestanti e pagani si risolvono a convertirsi quando passa il Missionario, e se non si pigliano allora, forse tornerebbero indietro. Promisi di dar loro il battesimo, ma dovevano venire alle diverse istruzioni catechistiche che si sarebbero tenute in preparazione. Poi, dopo il Battesimo, il Signore aiuterà e provvederà. Il giorno seguente, domenica, ci furono i Battesimi. Messa con comunione generale, una festicciuola che quei cristiani non gustavano più da anni. La gioia della festa non andò però disgiunta da qualche piccolo guaio. In certe famiglie, mentre alcuni si convertivano, altri rimanevano pagani o protestanti. Avvenne qualche separazione di coniugi pagani e qualche protestante adulto fece vive rimostranze alla madre e ai fratellini. Fu allora che ricordai le parole di Gesù: « Credete ch'io sia venuto a portar la pace su la terra? No, vi dico, ma separazione; chè d'ora in poi saranno cinque in una casa divisi, tre contro due, e due contro tre. Il padre si dividerà dal figlio e il figlio dal padre, la madre dalla figlia, e la figlia dalla madre, la suocera dalla nuora e la nuora dalla suocera ». Nel pomeriggio preparai ogni cosa per continuare il mio viaggio a Thangrain, altro villaggio distante appena due ore. Prima di lasciarmi partire però, i cristiani vennero a supplicarmi di mandar loro un catechista, dicendo: - Padre, ora abbiamo la scuola, siamo cresciuti di numero e ci sono ancora altri che intendono farsi cattolici; i nostri figli non sanno leggere e nessuno di noi sa pregar bene; mandaci un catechista, che insegni a leggere ai nostri figli e insegni a pregare a tutti noi!

I poverini avevano ragione, ma la mia povera cassa, che doveva dare la paga mensile al catechista, mi impedì di fare una promessa che non ero sicuro di poter mantenere. Li incoraggiai a pregare e a sperare. Se il Signore ascolta la preghiera degli umili, saprà toccare il cuore di qualche anima generosa, che provveda il catechista per il villaggio di Mawhynshyning.

Al momento della partenza il tempo non era brutto e mi ripromettevo un'amena passeggiatina fino a Thangrain, respirando l'aria resinosa dei pini in compagnia di alcuni del villaggio venuti a Mawhynshyning per la circostanza. Mi ingannai anche questa volta però. Dopo appena mezz'ora di strada, fummo sorpresi da un furioso temporale, che ci fece guazzare nell'acqua fino alla méta.

Thangrain ha una bella scuola, situata sopra una verde collinetta, che domina un vasto e grandioso panorama. Di cattolici ci sono appena quindici famiglie, perchè il catechista vi rimase solo periodicamente. Qui trovo il lavoro più difficile coi protestanti, che mantengono un fare diffidente e sostenuto. Anche i cattolici sparsi qua e là tra protestanti e pagani hanno bisogno di continua vigilanza contro l'immoralità e l'indifferenza religiosa. Fu qui che il giorno seguente uno dei nuovi cristiani di Mawkynshyning mi venne a dire che i protestanti protestavano per il passaggio dei loro al cattolicismo e minacciavano di sloggiare i cattolici dal posto che occupavano; egli, poi, avendo un figlio alle scuole medie dei protestanti doveva richiamarlo a casa. Lo confortai assicurandolo che avrei pensato a tutto, guardandoli dalle molestie dei protestanti e collocando suo figlio alle scuole medie della Missione a Shillong.

Quei buoni cristiani di Thangrain, sapendo che non avevo da mangiare, volevano regalarmi un pollo, ma ci pensarono tardi, quando i polli erano già usciti dal pollaio e si erano dati alla macchia; in compenso mi segnavano col dito alcuni bei pavoni, che stridevano sugli alberi della vicina foresta. E mi dissero che sono anche buoni da mangiare, ma che occorre il fucile per prenderli, ed io il fucile non l'avevo. A Thangrain rimasi due giorni, facendo catechismo di giorno e tenendo proiezioni alla sera, quando intervenivano pagani e protestanti. Avevo parlato specialmente delle origini e degli errori del protestantesimo e, quando, il giorno dopo, un protestante venne a chiedermi un po' di chinino, gli domandai se aveva capito la lezione.

- Altro se l'ho capita! tu, Padre, hai perfettamente ragione!

- Dunque?

- Dunque... ci penserò.

Quanti ostacoli tante volte si incontrano anche da chi vorrebbe convertirsi. Ed è per questo che il Missionario ha bisogno dell'appoggio della preghiera non meno che del soccorso materiale.

A due ore di cammino da Thangrain, sempre sulla sinistra del Myntang, c'è il grosso villaggio di Barato con una discreta comunità di cattolici. Recandoci colà fummo sorpresi da un altro temporalone, che ci bagnò come pulcini. Vi andai per la prima volta l'anno scorso e alla vista di quella gente semplice e alla buona, mi accorsi che quivi il lavoro missionario sarebbe stato facile e proficuo; vi ho perciò ripetuto le mie visite e ho anche mandato un catechista. Vi amministro ora 21 battesimi di pagani, con la prospettiva di fare altrettanto in una prossima occasione, perchè vi rimangono ancora dei catecumeni. Barato è sede del Doloi, che ha le funzioni di Esattore e Pretore. Questo di Barato è un protestante e ha una lite al tribunale di Jowai, che dura da due anni, perchè come protestante non vuole compiere le cerimonie religiose dei pagani, ufficio inerente alla sua carica. Gli somministrai chinino, perchè affetto da febbre malarica e si riebbe subito con reciproca sodisfazione.

Trovandomi a Barato, fui invitato a fare una passeggiatina a Mukroh, un grosso villaggio di pagani, che desiderano il Missionario. Dista appena un'ora da Barato, ma non accettai l'invito a causa del cattivo tempo e dei pessimi sentieri; promisi di andarvi in altra occasione, dopo la stagione delle pioggie. Alcuni del villaggio omonimo, venuti a Barato pel mercato, mi dissero che in passato anche a Mukroh c'erano i cattolici, i quali, per mancanza di un catechista, ritornarono pagani, sempre disposti a ritornare, se potessimo mandare uno che si occupi di loro. Ho promesso di andarvi e, a Dio piacendo, ci andrò; ma con quale risultato? E l'eterna questione di mezzi e di catechisti. Andrò là e vedrò molti disposti a farsi cattolici, ma a una condizione che mi son già sentito ripetere anche in altri importanti villaggi pagani: Padre, noi ci facciamo cattolici, se tu ci mandi un maestro! E il maestro pei cattolici è necessario, perchè le molte scuole già esistenti, in tutti i villaggi, non sono governative, ma confessionali, protestanti, e se noi non ne abbiamo delle proprie pei cattolici riusciremo a fare poco o nulla. Ma speriamo nel Signore e nella generosità di chi può soccorrerci. Aiutare un orfano è un'opera buona e accetta al Signore, ma adottare un villaggio pagano, perchè centinaia e migliaia di anime possano convertirsi al Signore, è un'opera, mi pare, di maggior merito. E se tutti quelli che ne sono in grado pensassero ad adottare un villaggio pagano, mandando al missionario la piccola somma necessaria per mantenervi un catechista, la luce del Vangelo illuminerebbe presto migliaia di infedeli, che attendono l'ora del loro riscatto, e il Missionario potrebbe mandare un'eco gioiosa agli amici lontani, che cantano in questi anni i trionfi di Cristo Re, assicurandoli che veramente - Vexilla Regis prodeunt - anche tra gli abitanti della foresta e che il selvaggio impara ad amare e a servire il Signore. Qui siamo circondati di miseria morale e materiale; questo conviene lo sappiano quelli che Dio ha favorito di beni di fortuna e desiderano far parte della benedizione del Signore a coloro che soffrono.

Passati due giorni anche a Barato, pensai di ritornare a Raliang. Lasciamo Barato e, dopo due buone ore di cammino, arriviamo a Iongkuan, piccolo villaggio pagano, situato sul dorso di una bella collinetta, al piede della quale scorre il Myntang.

- Dove andate? ci domandano alcune persone appena ci vedono.

- Andiamo a Raliang.

- A Raliang? e per quale strada?

- Per la strada del fiume.

- Ma il fiume non si passa. Ieri i nostri uomini fecero parecchi tentativi per guadarlo, ma dovettero rinunziarvi.

- Bene, speriamo di essere più fortunati noi; la notte scorsa passò senza pioggia e può darsi che l'acqua sia diminuita.

Ciò detto, le salutammo e cominciammo a scendere nel vallone, da cui saliva sempre più distinto il rumore dell'acqua. Quando, dopo mezz'ora di scesa, fummo sulla riva, il fiume era ancora grosso e l'acqua correva come un demonio.

- Di qui non si passa certamente, dissi ai miei uomini, bisogna cercare un'altra via.

I portatori, già stanchi, mi suggerirono di fermarmi sulla riva del fiume fino a sera, quando l'acqua forse si sarebbe abbassata tanto da poter passare. Non credetti opportuno accettare il consiglio, perchè dal fiume a Raliang ci sono ancora tre buone ore di sentiero faticoso attraverso la foresta che non avremmo potuto fare di notte. D'altra parte neri nuvoloni dal sud facevano pensare a un altro temporale, che avrebbe fatto ingrossare di più la corrente. Rimangiamo quindi la rampa di Tonghwan sotto la sferza del sole di mezzogiorno, domandando ad alcuni uomini della via di Iongkinshor, dove ci doveva essere un ponte.

- Iongkinshor? è molto distante; e poi il ponte, se c'è, non è un ponte, è una misera passerella di bambù, un passaggio più da scimmie che da uomini.

- Non importa, abbiamo fatto l'oca per un'intera settimana sotto la pioggia e siamo disposti anche a fare la scimmia, pur di poter ritornare a casa.

Camminammo per un'ora attraverso la foresta, in direzione est, quando trovammo un giovinotto pagano, certo Mala di Tongkwan, seduto presso una risaia.

- È ancora distante Iongkinshor?

- Distante abbastanza, e per di più, difficile ad arrivarci, perchè, come vedete, qui non c'è nè strada nè sentiero; bisogna aprirsi il passaggio attraverso la boscaglia; vi accompagnerò io fino al sentiero.

Ciò detto, si mise alla testa della comitiva e noi lo seguimmo. Quando, giunti sul sentiero, la nostra guida ci salutò per ritornare alla sua risaia, gli domandai il nome, promettendogli una piccola mancia la prima volta che sarei passato da Tongkwan, perchè allora mi trovavo colle tasche pulite.

Iongkinshor è un piccolo villaggio pagano con poche famiglie protestanti. Lo attraversiamo senza fermarci, per giungere presto al ponte ancora distante un chilometro che poi attraversiamo uno dopo l'altro, con molta prudenza, facendo prima il segno della Croce.

Erano le tre pomeridiane e ci sedemmo sull'altra sponda a far pranzo con due banane. Poi ancora un'altra lunga rampa nella foresta e quindi, sull'alto fummo colti, per l'ultima volta, da un acquazzone, che ci inzuppò come spugne.

- Il diavolo ci mette la coda, pensai io, un po' stizzito: non si può fare un'ora di viaggio senza che le cateratte del cielo si aprano sulle nostre spalle. Bene, anche questo per la conversione di Caruen, altro villaggio pagano che attraversiamo.

Un'ora dopo, la vista di una siepe di agave attorno ad un aranceto mi avvertì che finalmente ero arrivato a Mokaieu, a sei chilometri appena da Raliang. Mokaieu è un villaggio protestante con dieci famiglie di cattolici che visito con frequenza. Questi pochi cattolici si convertirono tre anni fa dal protestantesimo e dal giorno della loro conversione dovettero sempre essere in istato di difesa contro le ire dei protestanti. Gabriel, il catechista locale, era ammalato e andai a trovarlo. È povero con numerosa famiglia e quello che riceve dalla Missione è sufficiente appena per sè; per di più deve recarsi ogni sera a fare catechismo a Motyrshiah, grosso villaggio distante due chilometri, dove i pagani, desiderosi di convertirsi, eressero una scuola. Il povero catechista fa quello che può, ma non la può durare a lungo così. C'è bisogno di un altro catechista a Motvrshiah e qualche generoso Padrino o caritatevole Madrina, che gli paghi il riso e apra la via del cielo a questi numerosi pagani, i quali attendono da lungo l'ora della loro redenzione.

La famiglia di Gabriel mi invita a fermarmi per sorbire un po' di the; ma di fermarmi non avevo più nè tempo nè voglia; per una settimana avevo guazzato nell'acqua e dormito sulle odorifere, ma poco morbide asse di pino; il sole scendeva al tramonto e alla stanca fantasia si dipingeva sempre più bella la mia povera casetta di Raliang.

D. G. MAZZETTI.

PROSPETTO STATISTICO della Prefettura Apostolica dell'Assam.

I. GENERALITÀ.

Superficie kmq. 187.718 Popolazione ab. 8.291 .840 Cristiani Cattolici » 10.102 Catecumeni » 2.108 Cristianità   >   179

II. PERSONALE.

Sacerdoti N. 14 Chierici » 17 Coadiutori » 15 Novizi e studenti di Filosofia » 27 Suore: Figlie di Maria Ausiliatrice   »   7

»   di N. S. della M.   »   20

« di Loreto » 10 Iris Chr. Brothers » 10 Catechisti indigeni » 110 Maestri secolari '> 75 Maestre   »   11

III. OPERE.

Chiese. N. 15 Cappelle » 59 Cimiteri » 73 Orfanotrofi > 6 Laboratori » 17 Collegi maschili » i Collegi femminili » z Scuole maschili   »   63

»   femminili   »   57

»   miste   *   92

(Allievi - Totale 2758)

Asili per vecchi   »   2

Associazioni cristiane   »   19 - (Soci - Totale 6o5).

Farmacie   »   8

Catecumenati   »   15

IV. LAVORO. Battesimi   N.   1.321 Cresime   »   311 Confessioni   » 47.158 Comunioni   » 136.320 Estreme Unzioni   »   115 Matrimoni   »   122 Istruzioni catechistiche ai fanciulli »   1527

»   ad adulti   »   1091

»   fatte da catechisti   »   7654

Ambulatori (persone curate)   » 12.000

Dall'arrivo dei Salesiani (1921) sono stati amministrati 5307 battesimi.

CULTO E GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE.

In questo mese, a scopo di dare maggior sviluppo alla divozione di Maria Ausiliatrice, non essendo a ciò sufficiente il breve spazio assegnato nel "Bollettino Salesiano", si è pubblicato

"MARIA AUSILIATRICE„

Periodico Mensile del Santuario.

Il nuovo periodico farà ampiamente conoscere la vita religiosa che si svolge nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino; pubblicherà relazioni di grazie ricevute, la storia del Santuario, articoli sull'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, le offerte ricevute, le domande di grazie, le visite illustri, le grazie attribuite all'intercessione del Servo di Dio Domenico Savio, i nomi dei benefattori defunti, notizie sulla diffusione del culto di Maria Ausiliatrice nel mondo, ecc. - I cooperatori salesiani sono vivamente pregati di diffondere il nuovo periodico e inviare alla Direzione tutte quelle notizie che potessero tornar di gloria a Maria SS. e favorire la propagazione del suo culto.

L'abbonamento annuale è : Per l'Italia : L. 5,00 - Per l'Estero: L. 8,00.

Da morte a vita.

Un missionario salesiano mi aveva, il 29 novembre, preparato alla morte, avendomi una bronco polmonite condotto in fin di vita. La mia famiglia però si rivolse a Maria Ausiliatrice con una novena, al termine della quale mi trovai fuori di pericolo.

Grato alla Madonna, invio la mia modesta offerta per le Opere Salesiane. Strada (Arezzo).

FRANCIONI GIUSEPPE.

Completamente risanata.

La malattia di cui era affetto il giovane Magnano Giuseppe di S. Michele di Cavour sulle prime non presentava sintomo di gravità: tutto si riduceva a dolori reumatici articolari. Ma si complicò dopo alcuni giorni in endocardite acutissima accompagnata da pleurite bilaterale. Il dottore curante giudicò il caso gravissimo e altri dottori venuti da Pinerolo e da Torino confermarono il suo giudizio. Nei giorni 19, 20, 21 ottobre la crisi raggiunse il suo punto culminante, e il povero malato, in mezzo a terribili dolori, fu continuamente sotto la minaccia della morte da un momento all'altro.

Visto inutili i rimedi della scienza il cappellano della Borgata, D. Scalerandi, suggerì alla famiglia di incominciare una novena a Maria Ausiliatrice, e portò a tal uopo in casa un bel quadro della Madonna di D. Bosco. Le preghiere ottennero subito un miglioramento che andò progredendo di giorno in giorno. Ora il giovane è completamente ristabilito ed esprime alla Madonna il suo animo riconoscente.

Cavour.

Famiglia MAGNANO.

Maria salva le nostre case.

Un violento incendio, sviluppatosi in una casa attigua, favorito da forte vento, minacciava di estendersi alla nostra e alle altre prossime. In vista di questa sciagura ci siamo raccomandati a Maria Ausiliatrice, promettendo un'offerta per le Missioni Salesiane.

Cambiò immediatamente la direzione del vento e il fuoco non si propagò più oltre, lasciando illesa la nostra casa.

Camezza.

RONER ALFONSO e Famiglia.

Maria guarisce il mio bambino. ,

Il mio bambino di circa sedici mesi cadde gravemente ammalato verso la fine del passato ottobre. I medici avevano fatto diagnosi d'infezione viscerale e non nascondevano altre pos sibili complicazioni bronchiali e pleuriche. Accasciato per il dolore e per il timore di perdere il piccolo, unico nostro figliuolo, mi rivolsi allora con grande fiducia a Don Bosco perchè intercedesse da Maria Ausiliatrice la guarigione del mio bambino. E questi dal giorno in cui iniziai la novena, non ebbe più febbre e a poco a poco incominciò a riaversi, ed oggi è perfettamente guarito.

Rocca di Cave.   FRANCESCO GABRIELLI.

Mi ha guarita la sorella.

Mia sorella, durante una recente malattia, è stata gravissima ed anche noi sul parere dei medici avevamo perduto ogni umana speranza. Volli raccomandarmi alla Vergine Ausiliatrice, promettendo un'offerta a favore delle Opere Salesiane.

La mia povera preghiera non è rimasta inascoltata. Mia sorella in pochi giorni ha migliorato con una rapidità che ha stupito i medici ed ora è perfettamente fuori pericolo.

Vogliamo sperare che la protezione di Maria Ausiliatrice varrà a migliorarci e renderci più fervidamente devoti.

Roma.

PAOLO EMILIANI.

Mi ha dato la forza...

Avevo letto nello scorso Agosto su questa pagina del Bollettino di un tale che, rimasto infermo dopo una prima operazione chirurgica, non riusciva a mettersi in condizioni da poter sopportare la seconda: e rivoltosi a Maria SS. Ausiliatrice ottenne e il miglioramento necessario e l'esito favorevole del secondo atto operativo.

Tale essendo precisamente il mio caso in seguito ad operazione di appendicite, che mi lasciò in fin di vita, volli far celebrare alcune SS. Messe a Torino in onore di Maria Ausiliatrice; il mio miglioramento fu immediato, continuo, così da poter poi sopportare una seconda, grave operazione, che mi ha risanato.

Rendo pubblica la mia viva riconoscenza alla Vergine benedetta, ed invio offerta di lire trecento per le Opere Salesiane.

Venezia.

Dott. PIETRO OLIVOTTI.

Bernardi Domenica, nel pericolo di soffocare per aver inghiottito un pezzetto di legno, si rivolse a Maria Ausiliatrice e fu libera da conseguenze fatali.

Una Novizia (da Marano). - Ringrazia M. Ausiliatrice per averle assistita una zia durante una dolorosa operazione chirurgica, riuscita felicemente.

Ex allieva (da Vallecrosia). - Si raccomandò con una novena a M. A. per ottenere la nomina effettiva di Maestra e l'ebbe.

Svenzi Erina, dovendo sottoporsi improvvisamente ad una grave operazione, si raccomandò a M. A. per il buon esito della medesima e fu esaudita.

R. M. (da Finalpia). - A distanza di parecchi anni rende grazie a M. A. per aver guarita una sua bimba colpita da paralisi nella parte sinistra della faccia.

Carminati Clementina (da Bergamo) è riconoscente a M. A. per averle risanata la figlia Anna Maria da una peritonite acuta e diffusa.

Maddalena Giusto (S. Francisco), desolata al pensiero che una sua figlia ventenne doveva essere sottoposta a una grave operazione, pregò Maria Ausiliatrice e la vide in quindici giorni guarita senza l'intervento del chirurgo.

N. N. è grata a Maria Ausiliatrice per averle liberato un nipotino di 3 mesi dalla tosse convulsa che minacciava di soffocarlo. Ringrazia pure la Madonna per aver toccato il cuore di un suo congiunto e trattenuto dal recare grave scandalo in paese ostinandosi in un atto che sarebbe stato irriverenza alla religione.

F. E. (Bologna), colpito da artrite che gli impediva da due mesi di muoversi, inviò offerta per una Messa e preghiere nel Santuario di M. A.; cominciò subito a migliorare e in poche settimane potè riprendere il lavoro, nè mai più è ricaduto.

Fortuna Marcella (Vigo di Non), riconoscente alla Vergine per la guarigione del piccolo Celestino, già in pericolo di morte, invia offerta di L. 201, a nome dei genitori.

Giuseppe Ferlisi (S. Gregorio) ringrazia Maria Ausiliatrice di averlo aiutato a superare tutti gli ostacoli che gli impedivano di seguire la sua vocazione religiosa.

Romagnani Luigia (Vigevano) esprime alla Vergine Ausiliatrice la sua riconoscenza per aver protetto un suo nipotino in un difficile atto operatorio alla gola, atto che riuscì pienamente rimettendo in perfetta salute il fanciullo.

Per la cura dei fanghi di Acqui. Signore e Signorine che desiderano alloggio e pensione accurata e tranquilla durante la cura alle Terme, possono averla presso l'Istituto Santo Spirito delle Salesiane di Don Bosco. -- Per schiarimenti e programmi rivolgersi alla Direzione Istituto Santo Spirito. ACQUI (Alessandria).

DALLE NOSTRE CASE

CAGLIARI - All'Oratorio Salesiano. - Monsignor Arcivescovo di Cagliari ha voluto trascorrere la giornata di S. Francesco di Sales coi giovinetti dell'Oratorio. Celebrò la S. Messa e parlò ai giovani che gremivano la cappella, raccomandando loro di seguire l'esempio di S. Francesco di Sales che tra la gioventù studiosa ma corrotta del suo tempo fu modello di virtù e sapienza. Poi benedisse la bandiera della Compagnia Savio Domenico, sorta per opera del zelante D. Anedda. Nel pomeriggio Monsignore volle ancora degnarsi di impartire la solenne benedizione; e gli Oratoriani al termine della funzione testimoniarono a S. Ecc. la loro riconoscenza con una commovente dimostrazione. La bella giornata fu chiusa con un trattenimento e con la distribuzione dei premi.

ROMA - Secondo anniversario della morte del Cardinal Cagliero.- Il 28 Febbraio, secondo anniversario della morte del Cardinal Cagliero, si è svolta una cara funzione in suffragio di quell'anima benedetta a Campo Verano sulla sua tomba, nella Cappella di Propaganda Fide.

In quel giorno, ci scrive il Direttore dell'Ospizio del S. Cuore di Roma, le dolci e paterne sembianze del nostro compianto Cardinale si ridestavano più che mai vive e palpitanti nella nostra mente e nel nostro cuore e noi avremmo voluto compiere tutti quanti insieme le nostre pratiche di pietà presso la sua tomba.

Ma la capacità di quell'ambiente non lo permetteva e così la bella sorte di rappresentare presso la tomba venerata tutta la grande Famiglia Salesiana toccava, e ben a ragione, ai soci del nuovo Circolo «Cardinal Cagliero », al gruppo degli alunni artigiani più grandi.

La Cappella di Propaganda, nella sua parte interna, soprastante la cripta ove riposano le salme dei Cardinali, è un bel tempietto in forma basilicale con due navatelle laterali ed un'alapside, i cui affreschi rappresentano, intorno al Divin Pastore, i più illustri Santi Missionari moderni.

E sopra la tomba del nostro Cardinale, in questo devoto tempietto, ove i simboli delle catacombe e le immagini dei Santi fanno pensare agli eroi della Fede ed agli eroi dell'Apostolato, i nostri buoni e volenterosi giovani si raccolsero con tutto il fervore della loro pietà intorno all'altare. Ascoltarono la Santa Messa, recitarono le loro orazioni ed il rosario e fecero tutti quanti la Santa Comunione.

Dopo la Messa, il Sig. Direttore espresse a questa eletta accolta di giovani tutta la sua commozione facendo comprender loro come quel tributo di suffragi reso con tanto trasporto di fede e di pietà fosse stata una commemorazione veramente degna del Cardinal Cagliero è degna altresì di giovani appartenenti ad un Circolo che si gloria di averlo scelto a propria guida, a padre e modello nell'azione sociale cristiana. Li esortò quindi a mantenersi sempre più saldi nel proposito di imitare nella misura compatibile alla propria età e condizione i generosi slanci di carità, di apostolato e di volontà nel sacrificio che tanto distinsero il grande Missionario.

Dopo discesero tutti nella cripta sottostante, ove si trattennero a pregare ancora un poco innanzi alla cara tomba del nostro Cardinale e poi recitarono un De Profundis per tutti gli altri e uno per l'ultimo tumulato, per il Cardinal Bonzano, nostro illustre parrocchiano e benefattore, anch'egli missionario, amico e ammiratore del Cagliero.

Sodisfatta così la loro pietà, i buoni giovani se ne ritornarono nell'Ospizio, santamente contenti del loro pio e affettuoso pellegrinaggio.

Alla buona riuscita di tutto, concorsero non poco i PP. Cappuccini di S. Lorenzo. Anzitutto, essendo a quell'ora chiusi i cancelli del Verano, fecero passare i nostri, tanto all'entrare che all'uscire, per il loro convento, la cui porta d'accesso al camposanto sta a contatto immediato con quella che mette alla Cappella di Propaganda. Più ancora perchè si prestarono gentilmente in tutto quello che potè occorrere e misero a disposizione dei nostri anche un padre confessore.

Vada pertanto a questi buoni religiosi, ai quali è affidata la custodia di Campo Verano e così immediatamente quella della Cappella di Propaganda, la nostra più viva e devota riconoscenza.

VERVIERS (Belgio) - Scuole Alberto I. - Le Scuole Professionali Salesiane « Alberto I » hanno celebrato l'8 marzo una splendida festa con intervento del Vicario Generale Mons. Péters, l' Ispettore Generale del Ministero del Lavoro e Industria e molti insigni benefattori. Si trattava di benedire i locali delle nuove Scuole Professionali, e la funzione fu preceduta da una Messa solenne in ringraziamento a Dio, seguita da un'allocuzione dell'Ispettore Salesiano Don Pastol.

Poi i numerosi convenuti si riversarono nei laboratori, sostando in quello dei falegnami ornato a festa. Un alunno lesse un caloroso indirizzo al Vicario Generale e un ringraziamento ai benefattori dell'opera: un altro alunno salutò l'Ispettore Generale del Ministero di Industria e Lavoro, invitandolo a visitare altra volta le scuole in occasione di prossime inaugurazioni di nuovi locali, apparendo già ristretti quelli che si inauguravano allora. Poi il Direttore D. Gyr rifece la storia della scuola svelando ai presenti le interessanti vicende che l'Istituto ebbe dalle sue origini ad oggi. Parlò anche l'Ispettore Generale del Ministero, Sig. Vlaeminch, il quale disse di essere intervenuto per ringraziare cordialmente a nome del Governo i Salesiani per quello che hanno fatto nel Belgio e coloro che insieme col governo aiutano i Salesiani a sviluppare le loro benefiche istituzioni. All'Ispettore Salesiano promise di essere sempre disposto a riceverlo nel suo ufficio e di appoggiare con la sua raccomandazione le domande di sussudi per l'incremento delle Scuole Professionali Salesiane.

Mons. Péters benedisse in fine i nuovi locali e inaugurò l'esposizione veramente ben preparata dei lavori eseguiti dagli alunni.

In 12 anni le Scuole Professionali Alberto I sono state frequentate da oltre 12oo alunni, dei quali zoo uscirono col diploma di operai e trovarono pronto impiego. L'Istituto manca tuttora di una cappella atta a contenere tutti gli alunni; ma anche questa sarà costruita con l'aiuto dei generosi Cooperatori che vedono con tanta simpatia le opere salesiane in favore della classe operaia.

CHERTSEY - Casa delle Figlie di Maria Ausil. -- Il 2 marzo - ci scrivono da Chertsey - nella nostra Casa ebbe luogo l'intronizzazione del S. Cuore di Gesù. Era tanto tempo che desideravamo di dare il benvenuto a Gesù come Re e Maestro della nostra Comunità e Scuola; finalmente abbiamo potuto sodisfare il nostro desiderio!

A preparazione della venuta del Sacro Cuore tra noi, organizzammo un ritiro spirituale di tre giorni per le nostre alunne. E tutte, cattoliche o no, si unirono, volenterose, attorno a Gesù Sacramentato.

Il Rev.mo Signor Ispettore Sac. Enea Tozzi, paternamente predicò, interessando le ragazze a considerazioni di fede, di amore e di buon volere.

La chiusura del Ritiro ebbe luogo il Venerdì 2 marzo. Sin dal mattino v'era un senso di festa in ognuna di noi, e la S. Messa in onore del S. Cuore e la Comunione generale l'accrebbero più che mai. Quindi il Rev.mo Sig. Ispettore, assistito dal Rev. Parroco Sig. Sac. A.. Havarden e dal Rev. Cappellano Sig. Sac. J.. Flower, davanti alla Comunità radunata e pa recchie Direttrici e Suore venute dalle altre Case e a qualche persona esterna, passò alla benedizione di un gran dipinto del S. Cuore, opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Sostenevano il quadro la Reverenda Signora Ispettrice Madre Clotilde Cogliolo da un lato e la Direttrice della Casa dall'altro. Dopo la benedizione del quadro, questo fu subito posto nel luogo d'onore, nel parlatorio, e circondato di luci e di fiori. Il Sig. D. Tozzi parlò ancora con toccante fervore del significato della cerimonia. Poi si recitarono le due preghiere di consecrazione al S. Cuore, indi le Suore prima, e le alunne poi, intrecciarono inni e poesie di lode e di preghiera a Gesù, Maestro e Re della Casa e dei cuori, esprimendosi in inglese, italiano, irlandese, francese e spagnuolo, come in in omaggio delle Nazioni, verso il Sacro Cuore di Gesù. In fine il Sig. Ispettore distribuì a ciascuna un'imagine, a prezioso e gradito ricordo della bella cerimonia.

Ora Gesù è con noi e rimarrà tra noi. È bello e maestoso e sembra vivente, mentre stringe il mondo presso il suo Sacratissimo Cuore e sostiene lo scettro dorato alla sua destra. Angioli, in alto, Lo ammirano devoti, in basso mostrano a tutti la promessa di Gesù: s Benedirò la Casa ove l' Imagine del mio Cuore sarà esposta ed onorata ».

Dopo 25 anni dalla venuta delle Figlie di M. Ausiliatrice nella Casa di Chertsey, nuove grazie e nuovi conforti Gesù spargerà sulla Comunità e scuola, come pure sulla nobile nazione inglese, mentre il Re divino a sua volta, riceverà il continuato omaggio dei nostri cuori.

BUENOS AIRES - Collegio Leone XIII. - Con decreto del 17 gennaio il Ministro della Pubblica Istruzione dell'Argentina ha incorporato il Collegio Leone XIII di Buenos Aires alla Scuola Industriale della nazione Otto Krausse. Il decreto contempla per ora l'incorporazione del primo corso di studi, essendosi riservato il Ministro di estendere il beneficio anche agli altri corsi qualora i risultati siano sodisfacenti.

Il Collegio salesiano Leone XIII è il primo che nella capitale argentina diventa oggetto di un esperimento di tanta importanza: si tratta di un istituto privato che viene investito dell'insegnamento ufficiale industriale. Il collegio ha scuole primarie e scuole professionali: la sezione Industriale è stata aggiunta di recente ed ha circa 4o alunni del primo corso, mentre gli alunni degli altri rami sommano a 300 interni e 45o esterni.

I programmi della Sezione Industriale sono in tutto identici a quelli della scuola governativa Otto Krausse, così pure i gabinetti di fisica, di chimica, di storia naturale, di meccanica, e le officine di riparazioni, di elettricità, ecc. La pratica è fatta dagli alunni con le visite periodiche ai grandi stabilimenti.

Con questa nuova sezione Industriale i Salesiani di Buenos Aires, seguendo il movimento pedagogico del paese, avviano la gioventù argentina all'acquisto delle conoscenze pratiche dell'industria, anzichè al professionalismo universitario che ne farebbe degli spostati. L'Argentina abbisogna oggi di tecnici capaci che possano esplicare la propria attività in qualcuna delle tante industrie impiantate nella giovane nazione.

La sezione Industriale del Collegio Leone XIII ha una copiosa biblioteca di opere tecniche, varie scuole professionali ed abili insegnanti per forzare alla teoria ed alla pratica gli alunni volonterosi. Ottimi risultati ha già dato nel campo delle invenzioni industriali e nella perfezione di strumenti utilissimi; per cui gode oggi alta rinomanza nella Capitale e nella provincia.

VILLA REGINA (Patagonia). - Benedizione di una cappella. A Villa Regina, colonia italiana sorta in meno di tre anni presso le sponde del Rio Negro, vi si ammira con orgoglio il prodigioso lavoro dei nostri connazionali. La sterile pampa è oggi coperta in tutta la sua estensione di verde, già sono scavati canali intrecciantisi a scopo d'irrigazione, e macchine moderne italiane hanno permesso ai coloni di affrettare un pingue raccolto di messi dorate. Una cosa ancora mancava ai buoni nostri emigrati: una cappella per alimentare la loro fede col culto cattolico. Il 6 novembre, anche questo desiderio era sodisfatto dall'ispettore Salesiano D. Gaudenzio Manachino, che si recava alla colonia con la Schola Cantorum dello Studentato di Fortin Mercedes, per la benedizione della nuova chiesa. Si compiva alla Colonia la funzione della prima comunione dei bimbi italiani, accompagnati all'altare dalle proprie mamme, mentre i cantori eseguivano pregevoli mottetti a più voci. Al fine della messa i cantori intonarono una Lode popolare italiana, che la massa dei fedeli cantò col più vivo entusiasmo e con sentita commozione. Alle 10 seguì la messa cantata con discorso dell'ispettore, il quale invitò alla gioia quei buoni figli d'Italia assicurandoli dell'assistenza spirituale che i Salesiani avrebbero prestato alla colonia. La nuova cappella sarà così il centro della vita spirituale dei nostri emigrati: la presenza di Gesù Sacramentato è pegno sicuro di benedizioni abbondanti per tutta la colonia, e Maria Ausiliatrice, che ha portato il suo sorriso in tutte le case dei coloni, sarà un richiamo soave e potente ai doveri della vita cristiana.

Nella chiesa benedetta è un'artistica icona della sepoltura di Gesù, dovuta al pennello della Sig.ra Benedetta Cipolletti Bonoli.

QUITO - Oratorio Salesiano. - L'Oratorio salesiano del sobborgo « La Tela » ha compiuto il giorno di Natale il suo primo lustro di vita; vita rigogliosa e altamente benefica. Cominciò con 5 ragazzi; ora ne conta oltre 1300. L'imponente massa di oratoriani ha celebrato festosamente la Pascua del Niño, e centinaia e centinaia dei più assidui hanno ricevuto in quel giorno il premio che volle loro provvedere la generosa carità dei benefattori. Di anno in anno la cittadinanza della Capitale vede con crescente simpatia quest'opera che sfolla le pericolose strade di Quito di un considerevole numero di ragazzi che non vi apprenderebbero nulla di buono.

E l'8 gennaio lo dimostrò con l'entusiastico concorso per la solenne cerimonia della benedizione della prima pietra della chiesa del nuovo oratorio. Oltre 3000 persone rappresentanti il fior fiore della cittadinanza accorsero a La Tola per rendere onore a S. E. Mons. Emanuel Maria Polit, Arcivescovo di Quito e insigne promotore dell'opera, e per tributare al provvidenziale Oratorio tutto il fervore della loro stima e della loro carità. Là si confusero coi figli del popolo e godettero della loro allegria ingenua e confortante.

S. E. Mons. Arcivescovo benedisse le fondamenta e la pietra commemorativa del nuovo tempio che sorgerà in onore di Cristo Re: poi non potendo resistere al fascino della circostanza parlò, com'egli sa parlare, con tutto lo slancio del suo animo per proclamare davanti alla folla imponente la predilezione che egli ha per quell'Oratorio dei figli del popolo. A lui seguì il Dott. Luigi Salgado, Presidente dei Cooperatori, che invitò ancora gli amici dell'Opera Salesiana a concorrere con generosità per il pronto compimento di quel tempio, dal quale Gesù diverrà veramente Re di migliaia di anime che cresceranno nel suo amore.

Auguriamo anche noi cordialmente che con l'aiuto dei buoni Cooperatori Equatoriani l'Oratorio Festivo di Quito sia presto un'opera compiuta e svolga la più ampia azione di bene per migliaia di giovani.

NECROLOGIO

Volava all'amplesso dello Sposo divino il 5 aprile, Giovedì Santo, dopo averlo amato e servito quaggiù con delicata fedeltà per 59 anni.

Nata a Monticello d'Alba da distinta famiglia, ebbe un'educazione squisitamente cristiana, e, incoraggiata dal Ven. D. Bosco, entrò a 18 anni nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, vestendo l'abito religioso nel 1887. Con la Professione Religiosa, fatta nel 1889, iniziò la sua vita di fecondo apostolato, sorretta da zelo vivissimo e da doti preclare. Compiuti i Corsi Magistrali, passò a dirigere l'Asilo d'Infanzia di Incisa Belbo, poi ad iniziare la Casa di Roma, dove il seme da lei coltivato germogliò una rigogliosa messe di opere, oggi fiorenti nell'eterna città.

Nel settembre del 1894 ritornò a Nizza Monferrato, quale Maestra delle numerose Postulanti in Casa Madre che in lei trovarono una saggia consigliera e una madre affettuosa. Nel 1900, mancata improvvisamente la compianta Madre Emilia Mosca, Consigliera Generalizia preposta alla direzione degli studi, Sr. Marina Coppa fu dalle Superiore incaricata di assumere provvisoriamente tale ufficio, e il Capitolo Generale del 19o1 ve la confermò con splendida votazione.

In quell'ufficio di tanta responsabilità che occupò per ben 28 anni, Madre Marina Coppa esplicò le mirabili doti della sua tempra forte e sagace, sulle direttive del Fondatore Don Bosco sviluppando a prezzo di grandi sacrifizi un'opera solida per l'educazione impartita alle fanciulle nelle centinaia di Case dipendenti dall'Istituto.

Anima ardente, ebbe in vita e specialmente in punto di morte il più vivo slancio verso Dio e nella suprema speranza di possederlo eternamente fece suo il desiderio di S. Paolo, ripetendo con sincerità: Cupio dissolvi et esse cum Christo.

All'Istituto e alla Famiglia che ne piangono la perdita, giunga il conforto delle nostre preghiere e delle nostre condoglianze.

Mons. Velluti-Zati dei Duchi di S. Clemente - Arciv. titolare di Patrasso.

Volava al cielo l'11 dicembre u. s. compianto e benedetto dagli innumerevoli beneficati e ammiratori.

Era Direttore diocesano dei Cooperatori fiorentini. Legato da antica amicizia al nostro Ven. Padre, nel 1879 si recò a Torino per trattare a none di un comitato fiorentino dell'apertura della Casa Salesiana a Firenze. Don Bosco congedandolo gli disse: - Farà sempre da padre ai miei figli di Firenze. - E per 5o anni compì l'ufficio di padre in mille modi verso i Salesiani di Firenze.

Fu per qualche tempo zelantissimo Vescovo delle Diocesi di Pescia e Pistoia. Dovunque menò vita modesta come un fraticello e nella ricchezza ebbe lo spirito della povertà secondo il Vangelo, ma le tante sue opere caritatevoli, spesso nascoste agli occhi degli uomini, avranno già ricevuto nel cielo la meritata corona.

Mons. Dott. Carlo de Baubela parroco di S. Rocco a Gorizia.

Spirava santamente in Gorizia negli ultimi di dicembre. Di agiata famiglia, egli si valse delle ricchezze per dar vita a molte opere buone che illustrano la sua vita sacerdotale e a beneficare i poveri che sul letto di morte raccomandava alla ottima sorella. Fu il fondatore del Convitto di S. Luigi che nel 1895 passò ai Salesiani, dei quali egli fu fervido ammiratore e insigne benefattore.

Fortunata Soracco.

Spese la sua esistenza di 83 anni nel beneficare specialmente gli Istituti Religiosi della capitale della Liguria; e da questi fu accompagnata all'estrema dimora con commosse preghiere. Anche le Opere Salesiane ebbero in lei una fervente Cooperatrice.

Francesca Olivieri ved. Castagneto.

Attiva cooperatrice da molti anni, lavorò molto nel provvedere le nostre missioni di arredi sacri e di generose offerte. Dimostrò il più vivo interessamento per le nuove costruzioni del nostro Istituto di S. Pier d'Arena, che aiutò prima di morire.

Conte Vincenzo Rosa di San Marco Console della Repubblica di S. Marino.

Moriva della morte edificante dei giusti il 18 febbraio, in Torino, dopo breve malattia, confortato dalla benedizione del S. Padre e di S. E. il Card. Gamba, Arcivescovo di Torino, e assistito amorevolmente dal P. Domenico Rinaldi, Camillino.

Squisita tempra di gentiluomo e di cristiano, appartenne a molti sodalizi, occupò cariche di fiducia, fece parte di Commissioni per Esposizioni e Congressi: ovunque portò non solo il contributo della sua attività abilissima e prudente, ma ancora l'esempio della sua vita intemerata e cristiana. Fu affezionatissimo alla Famiglia Salesiana fin dalla giovinezza, avendo conosciuto il Ven. D. Bosco che gli fece dono di una sua fotografia con l'autografo: e Beato chi da giovane s'incammina per le vie del Signore », e intervenne sempre alle feste e funzioni dell'Oratorio.

Alla nobile Contessa Rosa di San Marco, alla Famiglia che piange la perdita del caro estinto, sono giunte condoglianze dai Principi Reali, dalle Autorità Politiche e Civili, dai Superiori di molti Ordini Religiosi. Partecipiamo noi pure all'immenso dolore della Famiglia, e offeriamo per l'estinto le preghiere nostre e dei nostri Cooperatori.

Giorgio Maccaferri.

Spirava nel bacio del Signore e di Maria Ausiliatrice il 19 febbraio, e poche ore prima di morire assegnava a Maria Ausiliatrice, di cui tanto era divoto, le 15oo lire che il padre gli aveva donato a benefizio delle nostre Missioni.

Ottimo giovane, visse la sua breve vita di 17 anni da fervente cristiano.

Cap. Luigi Porrini da Casorate Sempione.

Si spegneva a 5o anni in Arona, munito dei conforti religiosi. Di carattere mite, di animo retto e schiettamente cristiano seppe farsi da tutti amare. Ammiratore delle Opere di Don Bosco vi diede volentieri il suo contributo di cooperazione.

Ai fratelli salesiani D. Silvio e Prof. Piero, alla famiglia le nostre condoglianze.

Perino Lucia Giovanetti.

Volò al cielo la vigilia di S. Giuseppe, dopo lunga malattia sopportata con rassegnazione esemplare.

Donna di preclare virtù, condusse una vita cristianamente edificante, felice di aver potuto offrire due figli alla Congregazione Salesiana e una figlia alle Suore Vincenzine del B. Cottolengo.

Teol. D. Alberto Gioffredo Parroco di Torre San Giorgio.

Compì la sua lunga missione conquistando anime a Dio coll'esempio e colla parola. Cooperatore salesiano zelante nutrì per D. Bosco un affetto speciale. A 77 anni si spense nel bacio del Signore,

A tutti i congiunti l'espressione delle più sentite condoglianze.

Palazzoni Letizia in Magrini.

Santamente, come visse, la sera del 18 febbraio rese la sua bell'anima a Dio, a 59 anni. Zelantissima Cooperatrice salesiana fu instancabile nel diffondere la divozione a Maria Ausiliatrice da lei tanto amata.

Giusti Vittorio.

Si spense in Legnago il 19 febbraio u. s. a 67 anni.

Ammiratore delle Opere di Don Bosco, fu largo di consigli e di aiuti ai Salesiani dell'Istituto S. Davide, fin dal suo inizio. Al figlio Sig. Guido, segretario degli Ex-allievi, siano di conforto le nostre preghiere nel lutto che lo ha colpito.

Preghiamo anche per:

ALBINI D. Luigi, † Vidalengo (Bergamo). ALOTTO Lucia, † Milano. ANGELI Pompilia, † Todi (Perugia).

ANNICHILAI Gaudenzio, † Maggiora (Novara). ARDUINI Rosario, † Vergemoli (Lucca). ARNAUDO D. Giovanni, † Paesana (Cuneo). ARIOTTI Dott. Cav. Angelo, + Torino. ARRIGONI Maria, + Gazzaniga (Bergamo). AscxeRo Rosa Ved. Lupi, + Varazze (Savona), AUDISIO Avv. Edoardo, † Rocca Forte di Mondovì (Cuneo).

BALSAMO Ernesta, + Piacenza.

BANFI D. Maurizio, † Sangiano (Como). BARGELLESI Geom. Antonio, † Ferrara. BAZZOLO Emma, + Sarmeola (Padova). BELLERI Rosa,, † Brescia. BELLINI Margherita, † Este (Padova).

BEISONE Vittorio, † Lanzo (Torino). BELLAN Giuseppe, † Este Padova). BERTONI Giulio, + Gavirate (Varese). BIGNOLI D. Pietro, † Novara.

BISIARA Giulia, † Tresto (Padova).

BOANO Anna, † Mombaruzzo (Alessandria). BOLLANO Giuseppe, † Roddi (Cuneo). BONACCORSI Salvatore fu Alfio, † Pedara. Bovio D. Giuseppe, † Mergozzo (Novara). BRAMBILLA Giovanni, † Rancate-Brianza. BROCARDO Catterina, † Murazzano (Cuneo). BuoNOCORE Maria, † Lacco Ameno (Napoli). CADOLINO Teresina Ved. CERIANI, † Pralboino. CAGNONI Margherita, † Gazzaniga (Bergamo). CAHIARI D. Gioele, † Banco (Trento). CANDURO Ermenegildo, † Pievelbelvicino. CAPELLI BATTAGLINO Angela, † Acqui (Aless.). CARMINATI Nob. Guido, † Este (Padova). CAROZZO Pietro FANTE, † Orsara Bormida. CATITTI Francesco fu Leopoldo, † Calizzano. CHIERICATI TAGLIAFERRO Anna, † Campiglia Berici (Vicenza).

CIANI Mons. Eugenio, † Belluno.

CLABASSI Vitalina, † Gradisca di Sedegliano. Cocco TRoGu Giuseppa, † Scena Montiferro. COMORETTO Runa, † Farla di Maiano (Udine). CORNALI Rosa, † Bergamo.

COSTAMAN (Sorelle), † Arzignano (Vicenza). CROCE Biagio, † Zuccarello (Savona). DAMANTI Mons. Paolo, † Palermo. DA PONTE Prof.ssa Augusta, † Belluno. DEMAGISTRIS SANGIUST Contessa Giuseppina, † Cagliari.

DE MARTINO Avv. Mario, † Napoli. DEMICHELI RAMPONE † Maria, Milano. DESTRO D. Giuseppe, † Pilastro (Padova). DuRiNI Maria, † Torino.

EBERLE Maria, † Monte Magrè (Vicenza). FARINA Petronilla n. BASSI, † Torino. FAVAGROSSA Leandro, † Brugnolo (Cremona). FERRIA Ing. Giuseppe, † Torino.

FoCACCI Costantino, † Amborzasco (Genova). FORNERIS Domenico, † Benevagienna (Cuneo). FORNI Antonio, † Firenze.

FRANCI MARI Domenica, † Capalbio (Grosseto). FRATTINI Lodovico, † Berceto (Parma). GAIA Pietro, † Vinzaglio (Novara). GAMBINI Cav. Rodolfo, † Alessandria. GARAVAGLIA Camilla, † Somma Lombardo. GATTO MONTICONE Bernardo, † S. Damiano d'Asti (Alessandria).

GHIDINI BONO Aurelio, † Provezze (Brescia). GIANOLIO Luigia Ved. Cav. FIORIO, † Rivoli. GIAVONi Giuseppina, † Cologna Veneta (Verona). GINO Maria Ved. CERA, † Bresso (Aosta). GIULIANI Chiarina, † Arco (Trentino). GIUSIANO Bartolomeo, † Brossasco (Cuneo). GRAZIOLI Maria, † Legnano (Milano). GUIDO Paolo, † Rivalta Scrivia (Alessandria). LANARO D. Giov. Batt., † Padova. LA PLACA Domenico, † Vicari (Palermo).

LAZZARINI Lazzaro, † Lendinara (Rovigo). LEONARDI Calogero, † S. Cataldo (Caltanissetta). LOMBARDI Antonio, † Cigognola (Pavia). LoNGONI Paolina, † Sondrio. MAGNINI Niccolò, † Strada (Arezzo). MAIRA Angelo, † Caltanissetta. MANASSERO Luigi, † Biella (Vercelli). MANZOLI Ten. Generale Nob. Giulio, † Rancate Brianza (Milano).

MARASSI Francesco, † Alassio (Savona). MARCOCCHio Agostina, † Zoppola (Udine). MARTINELLI Attilio, † Gazzaniga (Bergamo). MELLONI Raffaele, † S. Pietrocis Casale. MONTI Contessa Delfina, † Benevagienna. NANI BEl Amalia, † Bacos (Egitto). NAZZARI Massimiliano, † Este (Padova). OREGLIA Carlo, † Benevagienna (Cuneo). ORLO PELLARINO Angela, † Villa S. Secondo. ORio Filippo, † Villa S. Secondo (Alessandria). PALMERINI Lionella nei BANDINI, † Siena. PANOZZO D. Andrea, † S. Leonardo (Padova). PAPPALARDO Giuseppe, † Pedara (Catania). PATTONERI Maddalena, † Borgotaro (Piacenza). PERACCHI Carmelina, † Gazzaniga (Bergamo). PERETTO D. Rodolfo, † Fratta Polesine (Rovigo). PERLO Pietro, † Cavallermaggiore (Cuneo). PEROTTO Luigi, † Villardora (Torino). PEZZOTTA Lorenzo, † Scanzo (Bergamo). PIANA Maria, † Campo Ligure (Genova). PISTOIA Giuseppe, † Piccolini (Vigevano). PIZZOLARI ZAMBONI Irene, † Verona. PORTESANI Domenica, † Alassio (Savona). RAMPONE Vittoria, † Milano. RATTA Teresa, † Bologna. REBUEFO Lorenzo, † Tetto Spirito (Cuneo). RENZI Augusto, † Montegridolfo (Forlì)., RONZONE FRASCARO Carlo, † (Alessandria). ROSSETTI Carlo, † Alfiano Natta (Alessandria). SACCANI Mosè, † Cadelbosco Sopra. SAILER Maria Ved. ZILIANI, † Padova. SANTACATERINA D. Antonio, † S. Croce Bigolina (Padova).

SARTORI D. Francesco, † Fratte (Padova). SCAPPIN-MAGGIONI Maria, † Padova. SOLIERI Mons. D. Francesco, † Roma. SPINETTI D. Lucio, † Equi (Massa Carrara). TOMASI Elisa, † Monte Magrè (Vicenza). ToMASi Giovanni, † Monte Magrè (Vicenza). TRIULZI Rag. Renzo, † Chianenna (Sondrio). TuNINETTI Rosa, † Pollenzo (Cuneo). VALENTINI Filomena, † Villa Rendena (Trento). VALENTINI Maria, † Dipignano (Cosenza). VOLPATO Marianna, † Cittadella (Padova). ZAMPA Vincenzo, † Sovizzo (Vicenza). ZANELATO Michele, † Monticello di Lonigo. ZANNINI D. Giovanni, † S. Giustina in Colle. ZENONI Elisabetta, † Scanzo (Bergamo).