BS 1920s|1924|Bollettino Salesiano Aprile 1924

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO XLVIII.   TORINO, APRILE 1924   NUMERO 4.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: Avanti!... sulle orme di Don Bosco!... - Dalle lettere del Venerabile: «Carità!... carità!... ». - «Atti della S. Sede». - In morte della Superiora Generale delle Figlie di M. A. - S.A.R. La Duchessa di Genova. - Appello dei Vescovi Slovacchi. - Pro Missioni. - Dalle lettere dei Missionari. - Dalla Missione indigena di Taracuà. - La caduta di un bolide tra i Bororos. - La Prefettura Apostolica dell'Assam. - Gli Indii della Sierra Equatoriana. - Bagliori di carità tra gli orrori di guerra in Cina. - Ricordando Domenico Savio. - Nella Basilica di Maria Ausiliatrice. - Anime riconoscenti al Ven. D. Bosco. - Azione salesiana. - Notizie varie. - Necrologio.

Avanti ! sulle orme di Don Bosco !... „

Cinque anni fa, ricorrendo il I° Cinquantenario dell'approvazione canonica della Società Salesiana, mettevamo in luce la parte che vi ebbe Maria SS. Ausiliatrice, la quale con reiterati prodigi, volle trionfante, contro ogni umana speranza, l'istanza di Don Bosco (Vedi Boll. Sales., marzo 1919). Ricorrendo il 3 corrente un'altra data, per noi egualmente cara e solenne, non possiamo trattenerci dal farne cenno ai Cooperatori.

Convinto che la Divina Provvidenza desiderava la diffusione dell'opera che aveva iniziato, Don Bosco ebbe subito presente la necessità di affrettare dalla Suprema Autorità della Chiesa la sanzione dell'apostolico lavoro, al quale, fin dal 1841, si era consecrato. Il signore, però, aveva disposto, per il carattere che voleva impresso al nuovo istituto ed a tutela del metodo ispirato al Venerabile nell'educare, che i suoi primi aiutanti avesse a formarseli egli stesso tra i giovani da lui educati, come quelli che avendo personalmente goduto della carità che doveva brillare alle loro anime come il più affascinante degli ideali, avrebbero compreso meglio lo spirito del Fondatore e il dovere di assimilarselo e di perpetuarlo. Per questo, solo nel 1859 Don Bosco potè gettare le basi dell'istituto che aveva ideato, e solo dopo altri dieci anni di laboriose sollecitudini, vederlo sostanzialmente approvato.

Diciamo sostanzialmente, perchè se il 1° marzo 1869 la Società Salesiana fu, di fatto, approvata, la sanzione definitiva delle sue Costituzioni, o Statuti, venne differita a tempo migliore, e costò al Venerabile ancor cinque anni di raddoppiate sollecitudini, tra le quali brillò, in modo ancor più luminoso, la sua fede nei pietosi bisogni della Divina Provvidenza.

Fu solamente il 3 aprile 1874 - si compiono cinquant'anni in questo mese - che Don Bosco vide pienamente appagato il suo ardente desiderio. Ne aveva avuto, dall'alto, l'annunzio, dal 1814 al 1815, in età di nove in dieci anni - lo ricordò di proposito nel 1841 - negli anni seguenti cominciò a lavorare per realizzarlo - nel '59 potè dargli formalmente principio - nel '62 si vide accanto il primo generoso manipolo - nel '65 ottenne il Decreto di lode - nel '69 l'approvazione sostanziale - nel '74 l'approvazione definitiva..

Nel 1874 i Salesiani erano pochi, ancor molto pochi; e le poche case erano ancor tutte tra i confini del Piemonte e della Liguria; e Don Bosco contava già 59 anni, cioè gliene restavano 13 appena, prima di volare al cielo. Era necessario che si ponesse subito al lavoro di espansione.

E vi si consacrò senza indugio, iniziando il periodo più santo della sua vita, poichè quelli furono anche gli anni in cui dovette camminare tra le spine più pungenti, e, non appena usci da queste, curvarsi sotto i gravi acciacchi della vecchiaia, rendendo, così, luminosamente visibile la parte che la Divina Provvidenza erasi riservata nell'opera sua.

Infatti, già fin dall'anno 1875 si ebbero le prime fondazioni all'Estero, e precisamente in Francia a Nizza Marittima, e a Buenos Aires e a S. Nicolas nell'Argentina, dove Don Bosco inviò il primo drappello di Missionari, sotto la guida del Teol. Giovanni Cagliero.

Il movimento, arditamente iniziato, proseguì ampio e senz'interruzione negli anni successivi, pur tra le crescenti sollecitudini per le spedizioni di Missionari, e per il mantenimento dei mille giovani dell'Oratorio, per l'erezione della Basilica del Sacro Cuore in Roma, e per molte altre opere.

Tanto slancio di espansione venne religiosamente raccolto, come ogni esempio ed ogni parola di Don Bosco, dal venerando Don Rua, il quale, ove si eccettuino due brevi soste, la prima dopo la morte del Fondatore, la seconda nell'Anno Santo 19oo, nell'intima sua convinzione che Don Bosco era stato un inviato della Provvidenza, e che Questa largamente ne voleva diffusa l'opera, per 22 anni, vissuti nell'esercizio d'ogni virtù, null'altro ebbe maggiormente a cuore, che far sorgere e fiorire in ogni parte le istituzioni salesiane.

Anche negli undici anni di rettorato del pio Don Albera, così aspramente contrariati da mille e mille difficoltà, create dalla guerra mondiale, per visibile bontà di Dio l'espansione continuò in modo consolante; e continua intensa anche ora, sotto il III Successore del Venerabile, anzi va prendendo così ampie proporzioni, quali mai in passato.

Dall'Italia e dall'Estero, numerose e pressanti son le domande per nuove fondazioni e per l'accettazione di nuove opere, mentre nuovi campi immensi nelle Missioni Cattoliche attendono l'opera dei Figli di Don Bosco.

È evidentemente il Signore che veglia e protegge l'opera sua, poichè alle richieste di nuovo lavoro si associa l'affluire di tante domande di nuovi aspiranti alla Società, quale caratterizzò gli ultimi anni di Don Bosco e i più belli del santo rettorato di Don Rua.

Dinnanzi a questi pegni tangibili dell'assistenza divina, quale il nostro dovere?

Dall'intimo del cuore innalziamo a Dio l'inno del ringraziamento, col rinnovato proposito di seguire fedelmente il programma tracciatoci da Don Bosco.

Giova ricordarlo con le sue stesse parole:

« Lo scopo della Società Salesiana - così gli Statuti - è la cristiana perfezione dei suoi membri, ed ogni opera di carità, spirituale e corporale, verso dei giovani, specialmente poveri...

» Gesù Cristo incominciò a fare ed insegnare; così anche i Salesiani cominceranno a perfezionare se stessi colla pratica di ogni virtù interna ed esterna, e con l'acquisto della scienza; di poi si adopereranno a benefizio del prossimo.

» Il primo esercizio di carità sarà di raccogliere giovanetti poveri ed abbandonati, per istruirli nella Santa Cattolica Religione, particolarmente nei giorni festivi.

» Avvenendo spesso che s'incontrino giovani talmente abbandonati, che per loro riesce inutile ogni cura, se non sono ricoverati, perciò, per quanto è possibile, si apriranno case, nelle quali, con i mezzi che la Divina Provvidenza ci porrà tra le mani, verrà loro somministrato ricovero, vitto e vestito, e mentre s'istruiranno nelle verità della Cattolica Fede, saranno eziandio avviati a qualche arte o mestiere.

» Essendo poi molti e gravi i pericoli che corre la gioventù la quale aspira allo stato ecclesiastico, questa Società si darà massima cura di coltivare nella pietà quelli che mostrassero speciale attenzione allo studio e fossero commendevoli per buoni costumi.

» Trattandosi di ricevere giovani per gli studi, si accolgano di preferenza i più poveri, perchè appunto non potrebbero compiere i loro studii altrove; purchè diano qualche speranza di vocazione allo stato Ecclesiastico ».

Ecco, con le stesse parole costituzionali - ove si aggiungano la predicazione della parola di Dio e la diffusione dei buoni libri in mezzo al popolo, « usando tutti quei mezzi che la carità cristiana inspira », il programma salesiano qual fu tracciato da Don Bosco, approvato dalla Chiesa, ed ammirato da tutte le genti, che invocano l'apertura di nuovi Istituti Salesiani e benedicono all'anima grande del Fondatore.

Oh! ne sia tutta la lode a Dio, autore di ogni bene e di ogni consolazione -- ne sia teneramente ringraziata l'Augusta sua e nostra Madre, Maria SS. Ausiliatrice - e, fin d'oggi, sieno benedetti... quanti laici, chierici e sacerdoti, seguendo il generoso impulso del cuore, in quest'ora, in cui c'è tanto lavoro fra tutte le popolazioni, vorranno dare il nome alla Società Salesiana.

Ingrossate le file, nell'esultanza di più copiosi manipoli, con maggior lena continueremo a lavorare sulle orme del Venerabile in Patria e all'Estero, in mezzo ai figli del popolo, tra gli emigrati più lontani e nelle Missioni più remote, sempre e dappertutto, con i due ideali, che si fondono armoniosamente:

- La gloria di Dio e il bene delle anime!

Quelli che desiderano grazie da Maria Ausiliatrice, aiutino le Missioni, e saranno sicuri di ottenerle.

Se sapeste quante anime Maria Ausiliatrice vuole guadagnare al Cielo per mezzo dei Salesiani!

Ven. GIOVANNI BOSCO.

Dalle Lettere del Ven. Don Bosco:

"Carità... Carità... Carità !... „

Don Bosco fu un apostolo della carità. Carità lo mosse a consacrarsi all'educazione della gioventù; e, sopratutto dalla carità, volle uniti a sè e tra loro tutti i suoi figli, salesiani, alunni, e benefattori. La carità è la caratteristica di tutte le sue opere e di tutti i suoi istituti, l'anima del suo apostolato, il segreto del suo metodo educativo.

Ai direttori ripeteva: « Il tuo comando sia la carità, che si adopera di far del bene a tutti, del male a nessuno ».

Ai salesiani inculcava tanto il lavoro per la maggior gloria di Dio, ma raccomandava ancor più la carità: « Lavora, lavora per amor di Gesù; soffri tutto, ma non rompere la carità ».

Agli insegnanti e agli assistenti degli allievi, ricordava di continuo la carità, anche nel correggere e nell'ammonire: « Quando fai correzioni particolari, non correggere mai in presenza altrui. Nel dare avvisi e consigli, procura sempre che l'avvisato parta da te soddisfatto e tuo amico ».

Ecco tre lettere, brevissime, le quali contengono questi ammonimenti scultori, che valgono più di un trattato:

I. A un nuovo direttore.

Mio caro Don P...,

So anch'io che sei ragazzo, e perciò avresti ancora bisogno di studio e di pratica sotto un valente maestro.

Ma che? San Paolo, chiamato a predicare Gesù Cristo, sebbene giovinetto si mise tosto a predicare il regno di Dio agli Ebrei ed ai Gentili.

Tu, adunque, va' in nome del Signore; va, non come superiore, ma come amico, fratello e padre. Il tuo comando sia la carità, che si adopera di far del bene a tutti, del male a nessuno.

Leggi, medita, pratica le nostre Regole. Ciò per te e per i tuoi.

Dio ti benedica, e, con te, benedica tutti quelli che teco andranno a ...; e prega per me, che ti sarò sempre in Gesù Cristo,

Torino, 2 - 7 - 1878,

A ff mo amico

Sac. Gio. Bosco.

II.

A un missionario. Carissimo Don R...,

Mi piacque assai la schiettezza, con cui mi hai scritto. Continua nel medesimo tenore. Ma ritieni per base alcuni avvisi, che sono per te il mio testamento:

1°) Sopportare i difetti altrui, anche quando sono a nostro danno.

2°) Coprire le macchie degli altri; non mai mettere in burla alcuno, quando egli ne rimane offeso.

3°) Lavora, ma lavora per amor di Gesù; soffri tutto, ma non rompere la carità. Alter alrius onera portate, et sic adimplebitis legem Christi.

Dio ti benedica, o caro Don R... A rivederci in terra, se così piace ai divini voleri; diversamente il Cielo ci sta preparato, e la misericordia divina ce lo concederà.

Prega per me, che, ora e sempre, ti sarò in Gesù Cristo,

Torino, 31 dicembre 1878,

Aff.mo amico Sac. Gio. Bosco.

III.

A un chierico . insegnante.

B... mio carissimo,

La tua lettera mi piacque assai. Con essa mi fai vedere che il tuo cuore è sempre aperto a Don Bosco. Continua così, e sarai sempre gaudium meum et corona mea.

Tu vuoi qualche consiglio: eccotene:

1°) Quando fai correzioni particolari, non correggere mai in presenza altrui.

2°) Nel dar avvisi o consigli, procura sempre che l'avvisato parta da te soddisfatto e tuo amico.

3°) Ringrazia sempre chi ti dà avvisi, e ricevi le correzioni in buona parte.

4°) Luceat lux tua coram hominibus ut videant opera tua bona, et glorificent Patrem nostrum qui in coelis est.

Amami nel Signore, prega per me, e Dio li benedica e ti faccia santo.

Torino, 28 - 1 - 1875.

Aff. mo amico Sac. Gio. Bosco.

Al rev. do Clero: "Atti della Santa Sede".

Il " Bollettino Salesiano „ dà le notizie più importanti contenute in "ACTA APOSTOLICAB SEDIS ", per annuire a insistenti inviti di egregi sacerdoti e quasi eco perenne dell'amore tenerissimo che il Ven. Don Bosco nutrì per la Sede Apostolica (Ved. Boll. di marzo u. s.).

I) Con LETTERE APOSTOLICHE del S. Padre Pio XI, sono state erette 4 nuove Prefetture e 1 Vicariato Apostolico; e precisamente la Prefettura Apostolica del Kroostnstad, nel Sud-Africa, con territorio distaccato dal Vicariato del Kimberley - il Vicariato Apostolico del Funing e la Prefettura Apossolica del Tingchow in Cina con territorio distaccato dal Vicariato di Fo-Kien, che in avvenire si chiamerà del Foochow - le Prefetture Apostoliche del Bengkoelen e Banka e Biliton, dismembrate dalla Prefettura Ap. di Sumatra, che si chiamerà d'ora innanzi di Padang. - Inoltre la chiesa della Madonna delle Grazie di Este (Padova) è stata elevata alla dignità di Basilica Minore.

II) IL SANTO PADRE ha indirizzato una cara lettera al celebre autore della Storia dei Papi, il barone Lodovico Pastor, ambasciatore straordinario della Repubblica Austriaca presso la S. Sede, in occasione del suo 7o natalizio; altra all'Ecc.mo Mons. Celso Costantini, Delegato Apostolico in Cina, incaricandolo di convocare tutti i Vicari e Prefetti Apostolici della Cina in Concilio Plenario.

III) LA S. CONGREGAZIONE DEL CONCILIO ha risposto al Vescovo di Namur, che nei luoghi, dove per indulto apostolico è trasferita al mercoledì o ad altro giorno della settimana l'astinenza quaresimale del sabbato, i forestieri possono soddisfare al precetto tanto nel giorno traslato come nel sabbato: teneri alterutra die, remoto tamen scandalo: poichè la sostanza del precetto dell'astinenza quaresimale consiste nell'osservare l'astinenza due giorni la settimana.

IV) LA S. CONGREGAZIONE DEI RELIGIOSI ha dichiarato che i Superiori delle Case strettamente filiali che non costituiscono una vera comunità, nec bona propria possident, ma sono quasi membra Domus majoris, a qua omnimode dependent et reguntur a Superiore delegato ad nutum Superioris, qui totamm gubernat Communitatem et residet in domo maiore, non sono veri superiori locali ad sensum Codicis Juris Canonici.

La stessa Sacra Congregazione ha promulgato un'istruzione generale intorno la clausura delle Religiose con voti solenni, che servirà di norma, quind'innanzi, a tutti i monasteri di religiose con voti solenni.

V) LA S. CONGREGAZIONE DEI RITI ha dichiarato:

I) Il permesso dato a certe diocesi d'imporre, anche nella domenica seguente, le Ceneri, benedette il primo giorno di Quaresima, per non privare di così utilissimo sacramentale la maggior parte dei fedeli, può esser esteso dai RR. Ordinari agli Oratori di pie associazioni e alle Chiese rurali:

2) Per la benedizione della gola nel giorno di S. Biagio, quind'innanzi, a tenore dell'ultima edizione tipica del Rituale Romano, si devono usare le candele benedette con apposito rito il dì stesso di S. Biagio, e questa formola: « Per intercessionem Sancti Blasii, Episcopi et Martyris, liberet te Deus a malo gutturis, et a quolibet alio malo. In Patris + et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.

3) Non è lecito nè conveniente, nemmeno in solenni Congressi Eucaristici, portare in processione il SS. Sacramento su apposito carro trionfale, trainato da cavalli. Non è lecito, nè conveniente far uso di detto carro nemmeno per le statue della B. Vergine o le reliquie dei Santi; nemmeno ove si tratti di solennità speciali, o di processioni di lungo percorso. Non è neppur lecito, agli scopi accennati, far uso di carro automobile.

VI) IL SUPREMO TRIBUNALE DELLA SEGNATURA APOSTOLICA ha sentenziato che gli stessi Avvocati, ecclesiastici e laici, approvati per trattare le cause ecclesiastiche presso la Curia Romana, non escusi gli Avvocati Concistoriali, abbisognano dell'approvazione dell'Ordinario locale per trattare eguali cause nelle Curie Diocesane.

VII) IL PRESIDENTE della Commissione Pontificia per l'autentica interpretazione dei Canoni del Diritto Canonico, E.mo Card. Gasparri, ha dichiarato abrogata la dichiarazione della S. Congregazione del Concilio, che proibiva qualunque retribuzione, anche per esteriori disagi, per la celebrazione della seconda e terza Messa nel giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti.

VIII) NELL'APOSTOLICO PALAZZO VATICANO il 19 febbraio si tenne, come annunziammo fin dal mese scorso, la Congregazione Preparatoria dei Sacri Riti per discutere sopra due miracoli che si asseriscono operati da Dio per intercessione del Ven. Servo di Dio Giuseppe Cafasso, sacerdote secolare e direttore del Convitto Ecclesiastico di Torino. (E noi siamo lieti di poter aggiungere, per averlo appreso da certa fonte, che l'importantissima adunanza ebbe esito favorevole, di modo che si può aver per certo che l'anno prossimo il Venerabile don Cafasso, maestro e direttore di spirito del nostro Fondatore, sarà elevato all'onore degli altari).

(Cfr. n°. 3, anno XVI, vol. XVI, 1 marzo 1924).

In morte della Superiora Generale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice

Sull'alba del 26 febbraio, dalla Casa Centrale di Nizza Monferrato, volava al Cielo la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice,

Madre CATERINA DAGHERO. Era omai un anno che la sua salute andava gravemente deperendo, e quando pareva accennasse ad un miglioramento, un improvviso malore, in cinque giorni, la trasse alla tomba. Fu una morte edificantissima. Le sue ultime parole furono ancor un invito ad esaltare la bontà di Dio e a servire a Lui fedelmente: « Ringraziamo, ringraziamo il Signore! - disse - Facciamo sempre bene la volontà di Dio », e spirò... Santo epilogo di una santa vita, tutta spesa per la maggior gloria divina, nella salvezza delle anime, sulle orme del Ven. Don Bosco!

Madre Caterina Daghero.

Rapida e provvidenziale fu la carriera di quest'anima umile, saggia e generosissima. Non eran due anni che Don Bosco aveva gettate le basi dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per promuovere un po' di bene anche tra le figlie del popolo, quando Caterina Daghero, attratta dalla fama di santità del Fondatore, andò a picchiare alla porta del nascente Istituto, a Mornese. Aveva 18 anni. Orfana di madre, era già la mamma dei suoi fratelli; e, non appena senti la voce di Dio, la segui. I primi mesi li passò nell'incertezza: pensava di trovar una comunità formata, e la poverissima vita iniziale che vide condurre dalle prime religiose, la turbò, inclinandola a tornare in famiglia. Madre Maria Mazzarello, la prima Superiora, che per umiltà si faceva chiamar « vicaria » - morta in concetto di santa il 14 maggio 1881, e di cui si spera di veder presto introdotta la Causa di Beatificazione e Canonizzazione - la invitò a indugiare. Ella ubbidì; attese agli esercizi spirituali, dettati dal Teol. Giovanni Cagliero, cui il Ven. Don Bosco aveva demandato la sorveglianza e la direzione dell'Istituto; e colpita dalla massima di S. Teresa « Patire, fare, tacere », generosamente la scelse a programma, e vestì. l'abito religioso. Da quel giorno la sua vocazione andò affermandosi in un'ascesa trionfale.

Già nell'anno seguente - il 1875 - consacratasi al Signore, cominciò a far da maestra alle novizie; nel 1876 fu inviata a Torino come vicaria di Suor Elisa Roncallo, per iniziare l'umilissima fondazione che l'Istituto stabiliva accanto il Santuario di Maria Ausiliatrice, e vi tornò, poi, come direttrice, per due anni. Nel 188o mandata in Francia ad aprir la Casa di Saint-Cyr, un orfanotrofio carissimo al Venerabile, fu in breve richiamata a Nizza e nominata vicaria generale, e nel 1881, a soli 25 anni, eletta a succedere a Madre Mazzarello.

Non è facile il dire quanta parte ella ebbe nello sviluppo e nel consolidamento dell'Istituto. Quando venne eletta superiora generale, era ancor vivo Don Bosco, e potè ancora per più di sei anni giovarsi dei suoi consigli paterni ed inspirarsi ai fulgidi esempi delle sue virtù.

A Don Bosco succedeva il venerando Don Rua; il quale, sull'esempio del Venerabile, si servì dell'opera di altri zelantissimi Salesiani per dirigere le Figlie di Maria Ausiliatrice; ma se Don Giovanni Bonetti, Don Giovanni Marenco e Don Clemente Bretto ebbero tale ascen dente che alcune di esse, sotto la loro guida, salirono le vette della perfezione cristiana, il merito fu principalmente della Madre, che le precedeva tutte, con eroica umiltà, nell'ubbidienza e nella venerazione.

Quello fu il periodo dell'espansione prodigiosa dell'Istituto, e la Madre, per consiglio di Don Rua, prese a visitarne tutte le Case; dal 1895 al 1897 si portò anche in America, penetrò nelle selve del Matto Grosso, scese tra gli indigeni della Patagonia e della Terra del Fuoco, e salì all'Equatore e alla Colombia, tornando con la chiara visione delle fatiche e dei bisogni delle sue figlie.

Sotto Don Rua s'iniziò anche il periodo della sanzione canonica dell'Istituto. Pio IX aveva indulto a D. Bosco di considerar le Figlie di M. ausiliatrice come aggregate alla Società Salesiana, e questo nome dava loro anche Leone XIII in un preziosissimo Breve indizizzato a Don Rua nel 1893 (1). Ma, non appena fu sistemata la Società Salesiana col regolare stabilimento delle lspettorie, cominciò subito il definitivo ordinamento dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali ebbero nel 19o6 le loro Costituzioni approvate dalla S. Sede, e nel 1917 lo stesso Rettor Maggiore dei Salesiani - allora il compianto Don Albera -- a loro Delegato Apostolico. Fu questo il periodo più laborioso e più difficile, durante il quale brillò anche di massimo splendore la virtù della Madre, il suo zelo prudente ed illuminato, e la scrupolosa fermezza nel conservare intatto lo spirito del Fondatore e nell'additare le sante orme della prima Superiora.

Non si può, in poche parole, illustrare la gran parte che ebbe Madre Caterina Daghero nel meraviglioso fiorire del suo Istituto. Chi pensa al numero sempre crescente delle sue figlie - oltre seimila la chiamarono madre, ed alla sua morte l'Istituto contava fiorenti 484 fondazioni e circa 5000 religiose sul campo del lavoro - non può non ammirare tanta virtù di governo, che provvedeva sapientemente a tutto e a tutte! Una sì ampia schiera di suore alla dipendenza della medesima Superiora è uno spettacolo ancor nuovo nella Chiesa, perchè, sino a ieri si può dire, ogni istituto femminile, pur seguendo i medesimi statuti, faceva corpo a sè, per il genere di vita strettamente claustrale, e per non aggravare di un peso superiore, a prima vista, le spalle di una donna.

Madre Caterina Daghero, invece, ancor giovanissima, se l'addossò e per 43 anni lo portò serena, attingendo nell'umiltà profonda il coraggio e la straordinaria attività nel bene.

« Da che ho conosciuto la Madre - ebbe a dichiarare il sig. Don Rinaldi - ho sempre ammirato in Lei due virtù caratteristiche, senza apparenza, ma di vera sostanza: un'umiltà incredibile, proprio da santa, da gran santa; e una fermezza mai smentita. Parlando in privato, rivelava, con semplicità mirabile, la sua persuasione di non saper fare, di non saper dire, di aver bisogno di tutti per tirar avanti, di essere inetta per il suo ufficio; ma di lì a un momento, nell'esercizio dell'autorità che le veniva dal Signore, come per incanto, la si vedeva con le briglie del governo in mano, sicura, calma, serena, come chi sa di aver Dio dalla sua, senza turbarsi, nè commoversi, se attorno a sè vedeva qualche malcontento, sempre fissa al suo fine, la gloria di Dio, il vantaggio dell'Istituto, la santificazione delle sue Figlie nello spirito di Don Bosco, il bene delle anime ».

Estreme onoranze.

Meritamente, quindi, all'annunzio della sua morte - che si diffuse in un baleno in Italia e all'Estero - quanti ne conoscevano e ne apprezzavano le virtù, sollevarono il più alto rimpianto, al quale si associarono eminenti autorità, ecclesiastiche, civili e governative.

Meritamente anche i suoi funerali, che ebbero luogo il 27 febbraio, furono un trionfo. Una folla commossa accorse a visitarne la salma, mormorando preghiere e benedizioni. Tutta. Nizza prese parte al gravissimo lutto. Sua Ecc. Mons. Delponte, Vescovo Ausiliare di Acqui, pontificò alla Messa solenne praesente cadavere. Nei pomeriggio si chiusero i negozi, si esposero, cento bandiere abbrunate, e un'enorme folla di popolo, con le Scuole e le Associazioni locali e numerose rappresentanze degli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice dei dintorni, molte ex-allieve e Suore e Direttrici e Ispettrici, il. Municipio in corpo, tutte le Autorità civili ed ecclesiastiche, il rev.mo sig. Don Rinaldi, Delegalo Apostolico per l'Istituto, e S. E. Mons. Delponte, l'accompagnarono all'ultima dimora.

Giunto il corteo al Camposanto, Sua Eccellenza prese la parola. Esaltò dapprima la profonda umiltà dell'Estinta, la sua sapienza di governo, la fedeltà al programma assegnato da Don Bosco all'Istituto e nel calcare le orme della prima Superiora; ed infine esortò le orfane figlie a non dimenticare mai gli insegnamenti appresi per 43 anni dall'incomparabile Madre. Anche un'ex-allieva le diede l'estremo addio. In fine parlò il rev.mo sig. Don Rinaldi per ringraziare, a nome dell'Istituto, il popolo, le Associazioni, le Autorità e l'intera città di Nizza per la commossa dimostrazione.

La memoria di Madre Caterina Daghero rimarrà sempre viva tra le Figlie di Maria Ausiliatrice, perchè è indissolubilmente unita alla storia dell'Istituto; ed a quante l'ebbero madre ed oggi ne piangono amaramente la perdita, e a quante altre si uniranno ad esse e verranno a conoscerne i meriti, Ella ripeterà sempre con sublime efficacia l'estremo ricordo, che dava a Lei e a tutte le Figlie di Maria Ausiliatrice il Ven. Don Bosco in punto di morte:

« Procurate di salvare molte anime! ».

Questo è lo scopo dell'Istituto, e questo fu il programma di Madre Caterina Daghero; e questo è anche il mezzo con cui le Figlie di Maria Ausiliatrice potranno goder sempre la predilezione della loro Madre Celeste, come loro augurò il venerato Don Rua, in punto di morte, coll'affettuoso messaggio, affidato all'attuale Successore di Don Bosco, per Madre Caterina Daghero e tutte le sue Figlie: « Dirai che esse sono molto amate da Maria Ausiliatrice; procurino di conservare questa predilezione della nostra cara Madre!... ».

* *

Dappertutto, ove le Figlie di Marìa Ausiliatrice hanno scuole, asili, convitti, oratori ed Istituti, si celebrarono per la compianta Superiora solenni suffragi.

A Torino, il 6 marzo, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, gremita di ex-allieve e allieve delle varie Case di Torino e di altre Associazioni e Rappresentanze, si cantò messa di settima con elogio detto da Don Trione. Assisteva anche il Consiglio Superiore della nostra Società.

(1) Cfr. Bollettino Salesiano 1893, pag. 206.

S. A. R. la Duchessa di Genova.

Il 26 febbraio - tra il compianto della Nazione - terminava la sua vita mortale S. A. R. la Principessa Maria Isabella di Baviera, Duchessa di Genova.

Memori dell'alta benevolenza che l'Augusta Consorte di S. A. R. il Principe Tommaso di Savoia, Duca di Genova, nutriva e degnavasi di mostrar tante volte verso l'Opera Salesiana, noi, con tutti i nostri alunni, Le pregammo subito dal Signore la più ampia ricompensa: ed ora vogliamo ripetere, anche pubblicamente, l'espressione della commossa gratitudine, per invitare i Cooperatori a rinnovare affettuosi e devoti suffragi per l'Augusta Estinta, e perchè il Suo Nome venerato viva, presso di noi, in benedizione, anche tra i venturi!

Un appello dei Vescovi Slovacchi per avere i Salesiani nelle loro Diocesi.

I Vescovi Slovacchi hanno diramato alle loro popolazioni, e a tutti gli Slovacchi emigrati in America, un commoventissimo appello per descrivere l'abbandono in cui si trovano in Slovacchia tanti giovani, per esaltare l'opera compiuta dal Ven. Don Bosco e dai Salesiani, e per invocarne la collaborazione. Ogni Diocesi vorrebbe avere una casa salesiana per i giovani abbandonati. Nitra la vorrebbe aperta nell'anno venturo.

« ... La Polonia, poco tempo fa, celebrò il primo venticinquesimo della fondazione del primo istituto salesiano Polacco! Solo noi Slovacchi non abbiamo tali istituti! Abbiamo salesiani slovacchi, ma in Slovacchia non c'è ancora un istituto salesiano. Il sublime pensiero del Venerabile Don Bosco colpì il cuore anche di molti giovani nostri, i quali hanno dato il nome alla Società Salesiana, nella speranza di divenire educatori e salvatori dei loro fratelli slovacchi. Circa cento giovani sono entrati nelle case della Società Salesiana... particolarmente a Roma e a Perosa Argentina. Tra i salesiani slovacchi ci son già anche dei preti, i quali non aspettano che l'occasione propizia per venire a lavorare qui, in mezzo a noi, trasportando qui l'opera salesiana. Oh! quanto ne avremmo bisogno! Abbiamo, qui, tanta gioventù povera ed abbandonata, la quale non trova chi se ne curi, e perciò cresce senz'educazione, corrotta ed infelice per sempre, con danno della Nazione e della Chiesa... ».

E l'appello scongiura il popolo fedele della Slovacchia, « perchè col suo appoggio e con le sue offerte, od almeno con le preghiere, renda possibile ed affretti l'arrivo dei Salesiani nella Slovacchia... L'opera dei Salesiani sarà la benedizione di tutto il popolo e della Nazione, la quale corre rischio di perdere le sue migliori speranze, la cara gioventù!... »

L'Episcopato confida in modo particolare nel sacrifizio e nella generosità dei Cattolici Slovacchi, emigrati in America, sempre pronti a soccorrere ogni opera buona.

L'appello, datato da Zilina, addì 24 gennaio 1924, porta le firme delle LL. Eccellenze Rev.me Dr. Carlo Kmetko, Vescovo di Nitra, Mariano Blaha, Vescovo Neosolio, Dr. Aug. Fischer Colbrie, Vescovo di Cassovia, Dr. D. N,aradi, Vescovo di Presow, Giovanni Voitassak, Vescovo di Scepusio, Dr. Giovanni Belichy, delegato del Vescovo di Roinava, Dr. Paolo Jantausch, Amministratore Ap. di Tirnavia.

LE MISSIONI SALESIANE

" Pro Missioni,,.

A Milano nella monumentale chiesa di S. Agostino, la domenica 24 gennaio, tenne una conferenza sulle Missioni Salesiane il chiarissimo oratore don Benedetto Galbiati, ascoltato con commossa attenzione dal numeroso uditorio.

A Parma, presentato da Sua Eccellenza Mons. Arcivescovo-Vescovo, il quale si degnò d'illustrare, scultoriamente, le finalità civili e religiose delle Missioni Cattoliche, il nostro don Montuschi tenne, nel salone dell'Episcopio, una conferenza illustrata con proiezioni luminose, su « la selvaggia Tribù dei Bororos, civilizzata dai Missionari Salesiani ».

A Catania la domenica 27 gennaio si celebrò una solenne giornata missionaria, di preghiere, di propaganda, e di offerte, con entusiastica partecipazione di popolo e particolarmente della Gioventù cattolica femminile. A tutte le funzioni si raccolsero offerte per le Missioni Salesiane.

Identica festa missionaria si celebrò a Castellamare Golfo ad iniziativa del decurione Sac. Gaetano Picciurro, con discorso del rev. Don Andrea Colomba Cascio.

Anche a S. Maurizio Monferrato si tenne acconcio discorso sul Giubileo d'oro delle Missioni Salesiane; e a cura di quel rev. Parroco, nostro zelante Decurione si sta organizzando un piccolo comitato di Cooperatori per l'azione locale salesiana.

A Faenza, a cura degli ex-allievi si sta formando un Comitato « pro Missioni Salesiane », composto di ex-allievi, cooperatori, dame di Maria Ausiliatrice, soci del Circolo Don Rua, per mettere in pratica quanto venne e sarà suggerito dal Comitato Centrale e dalle Associazioni Nazionale e Regionale.

In altro numero diremo - di proposito - dell'attività svolta a favore delle Missioni Salesiane, dai nostri cari Ex-allievi.

Dalle lettere dei nostri.

13 Battesimi in Cina.

Riceviamo da Macao (Cina):

Il Signore ci ha pagato le feste di Natale divinamente: a Chi-Hing 13 catecumeni ricevettero il Santo Battesimo per mano del nostro visitatore Don Ignazio Canazei, che impose loro il nome degli Apostoli. I battezzandi seguirono devotamente il sacro rito e si accostarono anche alla Mensa Eucaristica, pregando per tutti i loro benefattori, e in modo specialissimo per quelli che si erano direttamente interessati di loro. La bella e commovente cerimonia lascierà senza dubbio il più caro ricordo in molti cuori.

Il giorno dell'Epifania sbarcavano a Macao gli ultimi missionari partiti da Torino, tra cui il drappello dei giovani chierici, desiderosi di compiere sul campo stesso del futuro apostolato la loro preparazione. I nostri più cordiali auguri!

Figurine cinesi.

Ci scrivono le Figlie di Maria Ausiliatrice di Shiu-Chow.

Ecco la fotografia di due promessi sposi: Kechi-ma e Mo-lin, l'uno e l'altra di sei anni.

In Cina gli sponsali si fanno quando i futuri coniugi sono ancora bambini, e il matrimonio si compie quando la sposa ha raggiunto l'età di 15 o 16 anni, con cerimonie strane e originali, in cui la parte religiosa è molto limitata.

Ke-chi-ma e Mo-lin sono nostri buoni vicini, purtroppo ancora pagani. Ma il bambino frequenta la scuola esterna dell'Orfanotrofio di Ho-Si, e la bambina viene sovente da noi. Entrambi sanno l'Ave Maria, portano al collo la medaglia di Maria Ausiliatrice, e ci sono molto affezionati.

Prima che raggiungano l'età del matrimonio speriamo che diventino due buoni cristiani, e che si convertano al cristianesimo anche i loro genitori.

Si formerà così una famiglia secondo il cuore di Dio, che sarà di efficace propaganda della nostra Santa Religione con la parola e l'esempio.

Dal Vicariato Apostolico del Kimberley.

Da una lettera del Missionario Don Filemone Lopez al sig. Don Rinaldi:

La capitale del Vicariato è Broome, una piccola città, il cui porto naturale è frequentato ogni mese dalle navi che provengono da Singapore e da Fremantle. Gli abitanti sono in maggioranza bianchi, sopratutto Filippini, di origine spagnuola, sebbene non manchino i giapponesi, che tengono il primato nel commercio, gli oriundi inglesi e irlandesi, per lo più protestanti, ma rispettosi delle altre religioni.

La chiesa cattolica è piccola, e come tutti gli altri edifizi, formata di legno e rivestita di zinco.

Accanto vi è un convento delle suore di S. Giovanni di Dio, che sono le vere madri, maestre e infermiere della povera gente e il braccio destro del missionario. Da 15 anni esse lavorano in varie località del Kimberley, con molto zelo e fervore, rispettate e venerate dai Blaks negri e dagli stessi protestanti.

I Missionari Salesiani giunsero a Broome il 19 aprile 1923. Ospitati fraternamente dai Padri Pallottini, che tengono a Beagle Bay, a 100 miglia da Broome, una fiorentissima casa, si preoccuparono per prima cosa di conoscere bene la lingua e i costumi locali, e stabilirono il loro centro d'azione a Broome.. Di qui partirono per visitare Wundam Derbey e le stazioni finitime, e studiare nel medesimo tempo se fosse conveniente aprirne qualche altra.

Una prima dimora venne fissata a Lombadina, in una residenza dei Padri Pallottini, i quali, non potendo accudirla per mancanza di personale, l'affidarono a noi, e per il primo vi fu il nostro D. Rossetti, che vi lavorò con due coadiutori, e, ultimamente, il sottoscritto.

La prima festa, che vi ho celebrato con solennità, fu quella del Santo Natale. Durante la novena avevo confessato vari cristiani e preparato gli animi, aiutato in ciò dalle benemerite suore di S. Giovanni di Dio, che risiedono pure a Lombadina, e che per la solennità adornarono la cappella con quanto avevano di meglio.

Appena la campana diè l'annunzio della messa di mezzanotte, fu un accorrere festoso dei buoni negri, ai quali non pareva vero di poter assistere alla suggestiva funzione, che poche volte avevano visto.

Ho distribuito in quella notte santa una cinquantina di comunioni, e non le so dire la dolcezza infinita che mi ha lasciato il ricordo del primo Natale, trascorso lontano dai confratelli, fra i boschi immensi dell'Australia...

Il Natale a Shillong.

Anche quest'anno, la notte di Natale, dopo la S. Messa, abbiamo avuto nell'Orfanotrofio la festa dell'Albero molto più ricco che non lo scorso anno: e a differenza dell'anno passato s'invitarono a prendervi parte tutti i ragazzi cattolici del villaggio, e non gli orfani soli. Gli orfani furono tutti vestiti a nuovo: toccarono loro in sorte svariati ed utili doni: la loro contentezza toccò il colmo: e fu difficile convincerli di andarsene un poco a riposare verso le ore quattro del mattino.

Il giorno di Natale si ebbe la premiazione della Scuola: scuola industriale e serale, banda, recitazione ecc. Si fece un trattenimento solenne e cordialissimo, al quale presero parte, con Mons. Mathias, anche i nuovi chierici venuti per prepararsi all'apostolato nell'Assam.

Il giorno dopo Natale, un magnifico spettacolo fu visto in Laitumkhrak, sobborgo cattolico di Shillong. Tutti i cattolici, divisi in quattro grandi squadre, bimbi e bambine, padri e madri, si raccoglievano nel grande cortile dell'Orfanotrofio di St. Antonio pel Jingkhawai (festa o banchetto) di Natale. Seduti sull'erba, con i piatti di foglie, dopo la benedizione di Monsignore diedero di piglio alle enormi pentole (khiew) del riso - quel giorno più bollito, più abbondante e più condito - rinnovando nella bellezza della semplicità primitiva, lo spettacolo delle agapi fraterne degli antichi cristiani.

L' « umile eroe » dell'Azuay (Equatore).

Togliamo dall'Osservatore di Riobamba (Equatore)

Poco tempo fa i giornalisti di Cuenca lanciavano alla nazione la notizia della fondazione del premio Suarez Ventimiglia per l'eroe più umile e benemerito dell'Azuay: e nelle recenti feste regionali il municipio di Cuenca assegnava il premio a don Albino Del Curto, il missionario dell'Oriente, come vien comunemente chiamato. È la terza medaglia che vien posta sulla veste del modesto salesiano; la prima per le feste centenarie, la seconda pel decreto del Municipio di Paute, la terza, l'accennata.

Cuenca e l'Equatore intero non ignorano l'arduo e difficile lavoro che don Albino ha intrapreso con la strada da El Pan a Mendez, e noi constatiamo come i suoi meriti sono riconosciuti da quelli stessi, che volentieri avrebbero veduto i religiosi stranieri fuori dall'Equatore.

Non è ancora un anno ch'egli fu acclamato il salvatore di Gualaceo, perchè con la presenza e la parola impedì l'invasione indigena e l'incendio della città: e il cuore degli abitanti di Gualaceo guarda a lui con eterna gratitudine e attende il momento di potergli manifestare pubblicamente la sua viva riconoscenza.

Dalla Missione Indigena di Taracuà (Brasile)

(Lettere del Missionario Salesiano Don Giovanni Balzola).

I.

Lungo il Rio Papury.

19 novembre 1923. Rev.mo Sig. D. Rinaldi,

Le scrivo mentre sono in viaggio lungo l'alto rio Uaupés e il suo affluente Papuri.

Non avrei mai immaginato che in questa parte della Prefettura Apostolica ci fossero tanti indi. La nuova residenza di Taracuà non è che la porta d'ingresso d'un vasto campo, in cui vivono indigeni ancor nello stato primitivo, e talvolta veramente selvaggio. Rispettano ed amano tutti il missionario; ma il lavoro di cristianizzazione è appena abbozzato, e solo qua e là la semente evangelica accenna a germogliare.

Appena giunto a Jauareté, una località centrale allo sbocco del Papurí nel rio Uaupés, volli indugiarmi alquanto per conoscere da vicino gli abitanti. Erano tutti riuniti in una grande maloca, ove celebravano la festa indigena del dabacurì: una specie di bacururù dei Bororos del Matto Grosso. Un suono misto di strumenti vari e un incomposto clamore di voci rauche giungeva al mio orecchio. Entrai nella maloca. In costume da selvaggi, il viso e il corpo istoriato dai più strani disegni, gli indi bevevano e danzavano freneticamente. Al mio entrare la danza cessò, tutti corsero a salutarmi e a baciarmi la mano, e mi presentarono i loro bambini perchè li benedicessi. La spontaneità di quell'atto mi commosse fino alle lacrime!

Quanta contraddizione in quei poveri cuori! Vi è tanta bontà e tenerezza, insieme con un resto di barbarie, che fa pietà. Quando sono quieti, ascoltano a bocca aperta il missionario, lo chiamano col dolce nome di padre, si propongono di vivere secondo i suoi insegnamenti; ma allorchè si riaccende il loro istinto selvaggio al suono che annunzia il dabucurì, dimenticano tutto.

La Divina Provvidenza non permette tuttavia che lo sconforto entri nel cuore del missionario, e le molte anime che si possono già battezzare sono la fonte più cara di dolcezze e di coraggio.

Questa missione si presenta molto differente da quella del Matto Grosso. Là bisognava addentrarsi nelle foreste per scovare gli accampamenti dei Bororos; qui invece si possono visitare quasi tutti gli abitanti percorrendo i fiumi, perchè le maloche sono poste lungo le acque e nelle foreste s'internano solo gli indi che vanno a raccogliere i frutti.

S'incontrano quindi, a prima vista, posti importantissimi e molto adatti per nuove residenze di missione.

Così Pary-Cachoeira si presta assai bene per gli indi del Tikié, e Jauareté per quelli dell'alto Uaupés e del rio Papurì.

La nostra opera si svolge presso quella dei figli del Beato Grignon de Monfort, che evangelizzano gli indi colombiani. Risalendo il rio Papuri, giunsi, durante l'escursione, fino alla loro residenza di Monfort, e fui accolto come un fratello. Discorremmo delle cose nostre, della nostra vita di pericoli e di consolazioni, e ci narrammo a vicenda i progetti e le speranze, perchè la vista di un volto fraterno in queste solitudini è un conforto che non si ha ogni giorno.

Mentre la rapida corrente del Papurì mi trasporta nuovamente a Taracuà, io penso al gran numero di volte che i Salesiani dovranno ripetere questi viaggi pericolosi, e prego i Confratelli e i Cooperatori ad invocare sui poveri Missionari, esposti a tanti pericoli, le benedizioni del Cielo.

Suo dev.mo Figlio in Corde Jesu

Sac. GIOVANNI BALZOLA, Missionario Salesiano.

II. ...e l'alto Uaupés.

Taracuà, Missione indigena del S. Cuore, 15 dicembre 1923.

Rev.mo Signor Don Rinaldi,

Reduce da pochi giorni dal rio Papurì e dall'alto rio Uaupés, mi è caro darle qualche notizia. L'escursione, grazie a Dio, è riuscita felice e fruttuosa.

423 battesimi. - I pericoli delle cascate.

Ho potuto visitare un centinaio di maloche e amministrare 423 battesimi. Eccone l'elenco specificato: 131 tra i Tucanos, 47 fra i Desanas, 63 fra i Tarianos, 84 fra i Piratapuios, e 98, complessivamente, tra i Macus, Uanana, Arapos, Tujuca, ecc. Queste tribù contano un minor numero di battezzati, perchè vivono troppo sparse nell'interno, o lungo i piccoli fiumi, completamente estranee alla civiltà. I battesimi vennero conferiti a bambini e a giovinetti, e precisamente 178 a bambini e 17o a bambine inferiori ai 7 anni; 37 a ragazzi e 38 a ragazze dai 7 ai 15 anni; non ho creduto conveniente, nè opportuno, battezzare gli adulti per mancanza di conveniente preparazione. Questo è un lavoro che non si può improvvisare, e che richiede ripetute visite e istruzioni pazienti, docilmente ascoltate.

Le difficoltà, finora, sono anche nei viaggi; e le difficoltà maggiori dei viaggi provengono dalle frequenti e terribili cascate. Il passaggio delle cascate è sempre pieno di pericoli. La barca dev'essere trascinata a mano sopra macigni colossali, che sorgono quasi a picco sulle acque; e la manovra non riesce sempre senza disgrazie e senza vittime. Incontriamo, infatti, frequenti vestigia di naufragi.

Alla foce del Papuri col rio Uaupés, che visitai ultimamente, si trova Jauaretè, dove prossimamente converrà stabilire una residenza, essendo il miglior punto di base per l'evangelizzazione del Papurì e dell'alto Uaupés. Disgraziatamente, appena fuori di Jauaretè, s'incontrano subito le più terribili cateratte. Io, prudentemente, m'inoltrai per terra, lasciando all'equipaggio la cura di rimorchiare la canoa. Non si può immaginare lo spavento che si prova a passare tra quei colossali macigni, e quelle vertiginose valanghe di acque che minacciano da un momento all'altro di sommergere o infrangere contro le pietre le povere imbarcazioni e chi le guida!... Mi fermai a lungo, sopra un alto macigno, seguendo col cuore trepidante quella fatica improba e pericolosissima, dicendo una parte del S. Breviario. Era arrivato a sesta, e precisamente al salmo 41: Quemadmodum desiderai cervus ad fontes aquarum, allorchè giunto alle parole: Abyssus abyssum invocat in voce cataractarum tuarum: « l'abisso chiama l'abisso al rumore delle tue cataratte », mi parve di avere dinnanzi l'illustrazione più scultoria della sublime metafora, ed oppresso quasi dal pensiero della grandezza divina, così eloquente nella creazione, della nullità e della superbia umana, della grazia singolare concessa da Dio a noi suoi ministri, giunto alla fine del salmo, ripetei con le lacrime agli occhi le parole: Spera in Deo, quoniam adhuc confitebor illi: salutare vultus mei et Deus meus!

E, grazie a Dio, anche quel pericoloso passaggio si superò felicemente.

Ma non le starò a descrivere, amato Padre, tutti gli altri pericolosissimi passaggi, che dovetti superare, perchè finirei per ripetere le stesse cose. Quanti e quanti durante questo viaggio! Il giorno di S. Francesco Saverio, Patrono dell'Opera della Propagazione della Fede, mi toccò celebrare all'aperto, sopra delle grosse pietre, presso una delle più famose cascate. Quale impressione! A destra, la terribile cascata assordante che pareva una montagna di neve corrente, e, dietro, il fiume, che al Dominus vobiscum vedeva impetuosissimo e sentiva sempre rumoreggiante di una musica grandiosa, che mi fece ricordare, secondo la S. Scrittura , la voce di Dio! Era quello l'ultimo giorno del viaggio, e fu l'ultimo pericolo. Di quella sera giungemmo a casa.

Notizie di Taracuà. - Di nuovo in viaggio.

Don Marchesi e il coadiutore Augusto lavorano indefessamente per sistemare la residenza e condurre avanti l'opera agricola. Ciò che ci sta più a cuore, però, è la chiesetta dedicata al S. Cuore; ma, non essendovi nè muratori, nè architetti, dobbiamo far tutto noi, con l'aiuto degli indi, e il lavoro procede faticoso e pesante.

Un'altra notizia.

Facevo conto di compiere in gennaio una visita agli indi del rio Issana, quando mi giunse una lettera del Prefetto Apostolico Mons. Massa, che mi univa una lettera del Vescovo di Bolivar, nel Venezuela, il quale concede ogni facoltà di esercitare il sacro ministero nel territorio venezuelano, limitrofo alla nostra Prefettura, anzi ci prega di visitar sovente quel territorio abbandonato, e ci raccomanda quegli abitanti. Ci ha anche inviato una lettera di presentazione al Governatore per avere gli aiuti e gli appoggi necessari.

Decisi senz'altro di ripartire per il rio Issana, per spingermi anche nel Venezuela.

La nuova escursione durerà per lo meno un mese in canoa, e gliene darò ampia relazione.

Come vede, amatissimo Padre, il lavoro non manca, anzi cresce ogni giorno più; mancano invece gli operai. Noi diventiamo vecchi e volgiamo al tramonto: bisogna ché i giovani vengano in nostro aiuto. Iddio li benedirà e benedirà pure il loro lavoro.

Oh! se potessi fare una scappata in Italia, in questo momento, in cui c'è tanto fervore missionario che mi consola! Non mancherei di perorare la causa di queste povere anime! Un altro anno tanti andranno a Roma..., e a me non sarà possibile! C'è tanto da fare, e fino all'ultimo è meglio lavorare, lasciando alla divina Provvidenza anche il pensiero di provvedere ai nostri bisogni!

Ella pure, amatissimo Padre, ci voglia ricordare ai piedi della celeste Ausiliatrice e sulla tomba dei nostri Padri, preghi anche per questi carissimi indii, e mi abbia sempre

Suo dev.mo figlio in C. J.

Sac. GIOVANNI BALZOLA,

Missionario Salesiano.

La caduta di un bolide tra i Bororos.

La notte era scesa silenziosa e calma sui rumori dell'accampamento, ed io contemplavo miriadi di stelle occhieggiare tra il fogliame della foresta, quando un'ombra nera s'avanza verso di me. Al lume dei focherelli, qua e là accesi, lo riconobbi subito, era lo stregone. Mi salutò con un sonoro: Bon dia! erano le otto di sera; e mi presentò un bel pesce. Ricambiai il saluto, e, posto il pesce al sicuro, mi sedetti accanto al visitatore.

Ci eravamo scambiate appena poche parole, quando tutta la foresta fu illuminata da una viva luce, crescente ognora d'intensità e cangiante di colore. Da ogni lato si elevarono subito altissime strida: e lo stregone voltosi a me: « Presto, .disse, spara il fucile per spaventare lo spirito ». L'accontentai, e due forti colpi di carabina echeggiarono nella foresta.

Da poco se n'era spento l'eco, quando, più sinistro e prolungato, rintronò il rombo di un bolide, caduto chissà dove. Nuove strida, e lamenti: pareva il finimondo. Lo stregone, si alza e dice: « Non aver paura » e non pensar male », e se ne andò.

Io feci un giro nell'accampamento: e vidi in tutti un'agitazione nervosa, prodotta dal terrore; e quasi tutti mi raccomandavano di pregare perchè non succedesse nulla di sinistro. Vari mi suggerirono di riunirli presso la mia capanna per un'orazione in comune. « Sì, sì, molto bene, risposi io, andiamo ad invitare anche gli altri ».

Ed in breve un buon numero di Bororos si trovarono in ginocchio davanti ad un quadretto della Madonna, e presero a recitar divotamente le preghiere, accentuando, con un senso di marcata tenerezza e fiducia, la seconda parte dell'Ave Maria.

Approfittai della riunione per rincuorarli con opportune parole, e per metterli in guardia contro le imposture che lo stregone non avrebbe mancato di dire.

Purtroppo i miei timori si realizzarono: l'occasione era troppo propizia perchè lo stregone tacesse; ed eccolo, di lì a qualche minuto, col corpo ricoperto da piccole penne, ad incominciare le sue stentoree invocazioni e le sue suppliche allo spirito. Non pochi indi gli corsero attorno: gli uomini da una parte, le donne dall'altra, evidentemente timorosi, o almeno con l'animo sospeso.

Lo stregone si agitava convulso in una maniera impressionante: la bocca continuamente aperta in un urlo spaventevole, le braccia in alto, le gambe che gli battevano verga a verga, e col corpo tutt'inarcato all'indietro, pareva proprio un ossesso: e quella scena, nella notte profonda, illuminata dalla luce rossastra di un gran fuoco, sembrava un'accolta infernale.

Ad un tratto egli sospese di gridare, fissando collo sguardo estatico il cielo azzurro; poi riprese ad agitarsi e ad articolare suoni, che niuno comprendeva.

- È lo spirito che arriva, mi ripetono vari, è lo spirito che parla! - E gli offrono dei sigari, che egli imbocca a mazzi, aspirandone larghe boccate di fumo; e, dopo alcuni minuti di ansia, accenna a parlare.

Il silenzio si fa profondo e solenne: ed egli col corpo eretto e rigido, il braccio leggermente tremante e proteso verso nord-ovest, e lo sguardo sempre in alto, pronunzia lentamente queste parole: - Lo spirito non è adirato contro di voi. Ma là, là... (e accennava a nord-ovest) prenderà uno con sè!

Non potei trattenermi dall'esclamare fra me e me: « Ah! canaglia, bugiardo matricolato! Ti è facile fare il profeta e spacciare mistificazioni di simil genere! È noto a tutti che, là, c'è una povera ammalata in fin di vita ».

Quello che dissi tra me e me, lo ripetei sottovoce a qualcuno dei vicini, e molti lo dissero per i primi a me, sorridendo di compassione.

Uno mi sembrava maggiormente colpito, e lo presi in disparte e gli domandai: « Credi tu a quello che ha detto lo stregone? » Mi rispose con un « Uhm! » pronto e reciso, scrollando la testa; e poi soggiunse: « Stavolta è proprio una menzogna!... Non succede così quando viene davvero lo spirito. Avessi visto che diavolerie avvenivano tempo addietro, in questi casi! »

I Bororos s'indugiarono a lungo a commentare l'avvenimento, ed anch'io aveva sempre viva nello sguardo la scena religiosa che aveva veduto poc'anzi: e mi risuonava ancora nell'anima, dolce come il più lieto presagio, l'armonia devota della seconda parte dell'Ave, ripetuta con tanta fede e divozione da questi nuovi cristiani: - Santa Maria, prega per noi, peccatori!... - e rivedeva i loro volti, soffusi di rassegnata mestizia, accendersi in fine di un raggio di gioia e d'esultanza! M'inginocchiai con le lacrime agli occhi, e ripetei anch'io tante volte alla nostra cara Madonna, quella sera:

- Pietosa Ausiliatrice, aiutaci Tu ad illuminare completamente queste povere anime!

SaC. CESARE ALBISETTI Missionario Salesiano

La Prefettura Apostolica dell'Assam

(Relazione del Prefetto Apostolico Mons. Luigi Mathias).

VII (Ved. Boll. di gennaio u. s). La Prefettura affidata ai Salesiani.

Fin dal 1918 la Sacra Congregazione di Propaganda Fide aveva insistito presso la nostra Società, perchè accettassimo questa Missione tanto provata, e l'estrema scarsità di personale ci consigliava a declinare l'offerta, finchè, alle rinnovate insistenze, si accettò.

Partiti da Torino il 2o dicembre 1921 e da Marsiglia il 24, i primi undici Missionari Salesiani arrivarono nell'Assam il 12 gennaio 1922: e non tardarono a constatare quanto l'Assam promettesse per la propagazione della nostra Santa Religione, pur vedendone subito le difficoltà.

Pieni di fiducia nell'Ausiliatrice, che aveva loro riservato la sorpresa di precederli, giacchè ne trovarono una cara statua nella chiesa di Shillong, chiesero di mettersi presto all'opera. Anche la Provvidenza sembrava volerlo, permettendo non lievi tribolazioni.

Il 27 gennaio, quindici giorni dal nostro arrivo, l'intrepido missionario della vallata del Bramaputra, P. Carbery S. J. in un'escursione nel vasto campo del suo distretto, si rompeva una gamba. Fu giocoforza sostituirlo subito con uno dei nostri, e il primo marzo, l'ardente Don Gil arrivava a Gauhati, centro del suo apostolato, dove, coll'aiuto di un catechista, si mise a percorrere la vallata, mettendosi ben presto al corrente della lingua, usi e costumi.

Prima ancora, la visita in Assam della Superiora Generale delle Suore di N. S. delle Missioni ci permetteva di ridestare a nuova vita la stazione di Raliang, dove il P. Grignar, pur facendo ogni sforzo e sacrificio, non poteva sostituire i due Padri Missionari, i due fratelli e le tre suore che erano stati costretti, durante la guerra, ad abbandonare il povero paesello. La rev. Madre Superiora si dichiarava pronta a dar subito alcune sue religiose per quella stazione: e l'11 febbraio, sacro alla Madonna di Lourdes, prima ancor che si compisse un mese dal nostro arrivo, avveniva la prima separazione. Accompagnammo Don Hauber, Don Deponti, il sig. Calzi e Conti per parecchie miglia, augurando loro felicissimo apostolato tra i Synteng. Dire la gioia di tutti non è facile; un canto all'Ausiliatrice, un abbraccio fraterno, un augurio pieno di fiducia ci separò. I quattro fortunati erano seguiti, quattro giorni dopo, da quattro religiose; Raliang ritornava a nuova vita.

Ma le prove non dovevano mancare. Padre Grignar cadeva gravemente ammalato; rimessosi felicemente alla fine di maggio, venne richiamato nella sua primiera missione, dove urgenti necessità richiedevano il suo aiuto, cosicchè i nostri lavoravan già da soli in Gauhati e Raliang.

Altri avvenimenti, nel frattempo, vennero a ricordarci che il Signore vuol a base di ogni opera di redenzione sacrificio e sangue. Desideroso anch'io di mettermi presto al corrente dei bisogni e della necessità della Missione, dopo aver visitato varie residenze, decisi col P. Lefebvre di andar in una delle regioni dello Bhoi Country. Si partì il 6 marzo. Male informati ci trovammo alle ii di notte, ancor in un'oscura foresta, dove urli di belve feroci ci resero più di una volta silenziosi e meditabondi.

Un suono strano di tamburi sembrò indicarci che non lungi v'erano anime viventi. Ci dirigemmo verso quel suono: una festa di famiglia teneva svegliate alcune persone che ci diedero ospitalità.

Una capanna di bambù, aperta a tutti i venti, dove tutta la famiglia e gli animali domestici riposavano, ci servì mirabilmente: messici in un angolo ci affrettammo a prendere un boccone. Inquilini, che mi ricordavano le trincee, non tardarono a visitarci e a rendere il riposo poco tranquillo. Celebrata la Messa di buon mattino, ci rimettemmo in cammino, ma la direzione era sbagliata e alle dieci di sera cercavamo di nuovo una casa che potesse albergarci. Benedissi ancor una volta l'inventore del tamburo, perchè, anche questa volta, un chiasso non ordinario c'indicò la direzione di una borgata.

Eravamo tra i Mikir, un gran numero dei quali non aveva, forse, mai visto un Europeo, giacchè ci guardavano al chiarore dei grandi fuochi accesi, come tipi rari e da far spavento. Tutto il paese era in festa. Ci rallegrammo dapprima, non sospettando quello che ci aspettava. Trovata una capanna vuota e abbandonata, la scegliemmo come alloggio, e, rifocillatici, ci preparavamo a dormire. La gente del paese, allontanatasi dapprima, non so perchè, non tardò a tornare, e proprio nel luogo da noi scelto principiarono il loro ballo e i loro giuochi fino al mattino seguente. Un gran fuoco, e tutto intorno una decina di tamburi e pifferi, che non la finirono per un solo istante. Bisognava alimentare il fuoco; e la nostra capanna, nota come inabitata, fornì tanto materiale, che ben presto potemmo considerarci quasi all'aperto.

Riconoscendo di non essere stati felici nella scelta dell'albergo, di buon mattino, pieni di sonno ancora, ci rimettemmo in istrada ed arrivammo ad Umpanay alle 9 a. m., per celebrare. Là trovammo i primi cattolici. Non mi dilungherò nel narrare questo giro che durò 15 giorni e dove le disillusioni non mancarono.

Le difficoltà di strade, e i fiumi da passare, i monti da superare, la mancanza di vitto sufficiente, ci indebolirono non poco. Desiderosi di far presto ritorno a Shillong, ripigliammo la strada del ritorno senza sospettare che più di 70 miglia ci separavano dalla nostra residenza, e che la difficoltà sarebbe aumentata dalle catene di monti da valicare. Decisi, tuttavia, ci mettemmo presto per istrada, ed alle 11,15 di notte arrivavamo a Shillong, trascinando le gambe, in uno stato da far pietà.

Eravamo stati imprudenti!... Pochi giorni dopo, il P. Lefebvre doveva mettersi a letto e dopo otto giorni volava al cielo, edificandoci colla sua santa morte. Anch'io cominciai a sentirmi male da quel tempo, finchè, dopo un'altra visita a Gauhati, dovetti mettermi a letto, colto dal tifo, cui seguirono tante complicazioni che mi inchiodarono a letto per più mesi.

Erano le prove richieste al principio del nostro apostolato. E ne avemmo parecchie altre. Una grande statua dell'Ausiliatrice, regalataci dal signor D. Rinaldi, era andata perduta: la scuola di Hongbah si era incendiata; la nostra grande e bella chiesa di Shillong minacciava rovina a causa dei terremoti! Ma potevamo constatare anche, quanto il Signore gradisse i nostri sacrifici e come benedicesse le nostre imprese.

In novembre un rinforzo di personale ci allargava il cuore, ed un altro nel gennaio del 1923 ci strappava un grido di riconoscenza a Dio, a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco.

E in quel mese i buoni PP. Gesuiti, la cui opera era tanto necessaria nella loro vasta Missione del Bengala, ci lasciavano, dopo esserci stati di valido aiuto.

I Salesiani sono oggi sparsi in varie residenze, alla testa di opere promettentissime, di cui darò un cenno, perchè maggiormente si comprenda la vastità dell'opera, dei bisogni molteplici, e la necessità di molti altri valenti missionari.

(Continua).

Sac. LUIGI MATHIAS,

Prefetto Apostolico.

Gli Indii della Sierra Equatoriana.

(Lettera del Missionario Salesiano D. Carlo Crespi).

Cerimonie funebri (Vedi Boll. di marzo u. s).

Nella gran lotta per l'esistenza l'indio possiede ancora il mirabile e primitivo istinto preservatore, che purtroppo va perdendosi nei paesi civili. L'erba del campo, del prato, del bosco, ecco la farmacia del povero, che non ha medici e non vuole sapere delle loro cure. Con una memoria sorprendente, fanciulli di pochi anni già vi sanno dir il nome di moltissime erbe e sopratutto la loro efficacia curativa, ed effettivamente moltissime sono le guarigioni. Nel popolo esistono ancora degli anziani, detti curanderos, che molte volte possiedono specifici sorprendenti.

E quando la falce della morte entra in qualche capanna, unita alla rassegnazione cristiana, vi entra anche il tradizionale gemito di compassione. Vengono le donne piangenti, che con alte, disperate grida vanno esaltando le virtù dell'estinto, senza interruzione, cogli aggettivi i più affettuosi e soavi. In alcune parti, benchè assai di rado, ancor vige l'antico costume di banchettare e ballare dopo la sepoltura, intorno alla tomba. Usanza generale obbliga tutti i parenti a radunarsi dopo il quinto giorno, a lavare tutta la roba dell'estinto e con un dado sorteggiare l'erede ed il pagatore delle spese funerarie.

Il culto per i morti è commoventissimo e non c'è indio che il 2 di novembre non faccia recitare dal sacerdote un Libera me Domine e un De profundis.

Musica e balli.

L'indio è musico nato: la magnifica bellezza dei panorami andini, lo splendore dei tramonti, il clima soave della Sierra in eterna primavera, lo invitano al suono ed al canto. E con piccole cannuccie perfettamente intonate, si fabbrica il suo Rondador ed all'alba e al tramonto, sulle pendici del Pichincha, del Cotopaxi, del Cimborazo, zuffola la mesta arietta, il suo simpatico San Juanito, che riflette l'animo triste e melanconico. Musica mesta, profondamente mesta in una scala incaica in re minore, colle sole note re, fa, sol, la, si, con sole 5 note in tempo forte. Anche nel sacro tempio è preferita la lode triste, che vien cantata a terze, con passione e dolore profondo, davvero commoventi.

Nelle occasioni più solenni l'indio ha pure la sua banda: pochi istrumenti gli bastano: una gran cassa, un cornetto, un trombone, un basso e un clarino costituiscono una musica facilmente mobile, di poca spesa e di pieno suo gradimento.

Le feste religiose sono celebrate con uno sfarzo esterno rumoroso: luminarie pittoresche, grandi colpi di mortaretti e di bombe, razzi esplodenti nel cielo e musica a gran forza, con prevalenza della gran cassa.

Non manca mai il ballo, eseguito con costumi più appariscenti e molte volte con una certa grazia e proprietà. Uno, gentile, è comune nei dintorni di Quito. Allegri giovinotti danzano intorno ad un tronco di verdeggiante albero, tenendo in mano un nastro colorato; a passo cadenzato e in un turno prescritto, ognuno va formando un leggiadrissimo disegno, attaccando ed intrecciando il nastro al tronco: in senso inverso e, sempre ballando, ognuno riprende il suo nastro, finchè torna alla posizione primitiva.

Balli, canti, feste religiose sono gli unici, innocenti divertimenti di un popolo che lontano dai sollazzi di una civiltà raffinata, non sa desiderare di più, e gode ed è felice di vivere così.

Amatissimo Padre, eccole alcune brevi notizie ed impressioni sull'indigeno e simpatico indio equatoriano, di quell'indio che tre secoli fa ancora non credeva in Dio, ed ora lo ama e lo adora con un profondissimo sentimento religioso, di quell'indio che tre secoli fa era immerso nelle più profonde tenebre del paganesimo ed ora si bea ai purissimi raggi del sole cristiano. Alcuni chilometri più abbasso del Tunguraghufa e Schangay altre tenebre, altre barbarie, altri dominii assoluti del demonio, i nostri carissimi Kivari. Quando spunterà per essi il giorno della Redenzione, quando la potente Ausiliatrice s'assiderà Regina e Sovrana in mezzo a queste impenetrabili foreste amazzoniche?

Amatissimo Padre, di loro e dell'eroico lavoro dei missionari, dirò in altra mia.

Prof. D. CARLO CRESPi Missionario Salesiano.

Bagliori di carità tra gli orrori della guerra nel Vicariato Apostolico di Shiu=Chow.

La prova dei fatti (Ved. Boll. di marzo u. s.).

Una mattina Don Foglio fu svegliato da un povero uomo, sceso ai primi albori dalla montagna, a chiedere soccorso. Prima abitava in una vallata là vicino; ma, alla prima comparsa dei soldati, era fuggito sui monti con due figliuoletti, dove la pioggia e il sopraggiungere della notte l'avevano obbligato a fermarsi tra i boschi, fuori dell'abitato. Fu sorpreso dai pirati, che gli rubarono i figli. Supplicò quelle belve umane che lo lasciassero in pace, o al più prendessero lui, anzichè i due bimbi.

- Tu sei vecchio e buono a nulla!

- Ebbene, pigliate allora anche me!

Fu accettato, e ciò tranquillizzò i bimbi, che col babbo si credettero al sicuro, finchè in una scorreria dei pirati, dopo lunghi mesi di dolori, riuscì a fuggire, portando seco il caro fardello.

- Li ho portati a casa!... ci diceva quella mattina, con un tremito nella voce; ma non ho un pane, nè un chicco di riso.

- Ti porteremo il riso, rispose don Foglio, e, se al paese non sono al sicuro, condurremo i tuoi figliuoli qui con noi.

Fra tanti uomini però, scrive il missionario, nessuno osava avventurarsi per le strade. Anche davanti ad un caso così pietoso, la paura cinese non cedeva. « Ebbene, andrò io », esclamai. Allora un bravo cristiano si fece innanzi e disse: « Anch'io sarò con te, o Sin fu ». Partimmo, e recammo ai due giovinetti, insieme col pane materiale, anche i conforti della Religione.

Un altro giorno, prosegue lo stesso missionario, si annunzia a don Pasotti l'arrivo d'un ferito. Un vecchietto, vista la stanchezza del caro confratello, credendo di usargli una delicatezza, esclamò:

- Sin-fu, non disturbarti tanto per simil gente. Lascia che crepi...!

E aveva i capelli bianchi! Nessuno dei presenti ne fece caso; ma, terminata la fasciatura al ferito, lo stesso Don Pasotti non mancò di ripetere al buon vecchio, come i cristiani debbono praticare la carità verso il prossimo.

Tra le famiglie cristiane, rifugiatesi in questo tempo nella stessa residenza, ve ne fu una, assai timida, anzi paurosa e selvatica. Poveretti! Avevano una storia assai triste! Provenivano da una vallata, lontana una ventina di chilometri, dove vivevano del lavoro dei campi.

Alcuni parenti vedevano di mal occhio la loro relazione col missionario, e fecero di tutto per farli apostatare. Rimaste inutili le minace, ricorsero alle persecuzioni e alle calunnie. S'impossessarono del raccolto del riso, del bufalo che lavorava i campi, e di tutto quello che avevano in casa. Ad uno dei fratelli imposero di unirsi a loro per compiere una vendetta a mano armata. Il nobile cristiano si rifiutò, dicendo che glie lo vietava la Religione. Fu ammazzato, e la moglie, coi figli ancor piccoli, dovette fuggire per scampare dall'eccidio. Il dolore precoce, la vita stentata, la lontananza del missionario li aveva resi quasi selvaggi. Ora la guerra li ha ricondotti in seno alla società ed alle usanze cristiane.

Le vie della grazia.

In questi tempi di scompiglio e di panico generale - continua Don Foglio - molti sconosciuti, da soli e a gruppi, domandano di farsi cristiani. E sincerità? E paura? Forse l'una e l'altra; ma è certo che i casi di sincerità sono notevoli e consolanti.

Viene un giorno il catechista a dirmi:

- Padre, in una famiglia lì sotto c'è un uomo malato, che ti prega di andarlo a benedire e a distruggere gli idoli, perchè vuol farsi cristiano con tutti i suoi.

Non mi feci ripetere due volte l'invito, e presa cotta, stola e acqua benedetta, scesi a vedere il malato. Era un poveretto, sfinito dall'itterizie. Spinto dalla moglie, voleva da tempo abbracciare il Cristianesimo, ma il padre glie l'aveva sempre impedito; poi la moglie era morta, e le traversie della vita l'avevan ridotto a languire sopra una stuoia. Era il momento della grazia!

Io stavo per bruciare gli idoli, quando la nonna mi trattenne.

- Non voglio neppur la cenere: bruciamoli fuori della porta.

E la fiammata fece sapere ai curiosi vicini la purificazione compiutasi in quella casa, che mi affrettai a benedire.

Macabri incontri.

Per le vie, tratto tratto, s'incontrano feriti, morenti e morti, abbandonati. Camminava tutto solo - racconta il Missionario D. Vincenzo Barberis - verso la vicina residenza, distante quattro ore di cammino, quando, a metà strada, presso una fontana, a cui m'ero fermato per bere, scorsi un corpo umano, immobile lungo la scarpata : era un soldato. M'avvicinai premuroso, lo scossi, l'interrogai. Nulla. Solo il rantolo affannoso accennava ad un fil di vita. Col cuore spezzato per non potergli porgere il benchè minimo conforto materiale lassù, così in alto, mi studiai di ripetergli con chiarezza gli elementi principali della Religione, lo eccitai al pentimento dei peccati, e lo battezzai sotto condizione.

M'indugiai alquanto, finchè anche il rantolo si spense; allora pregai Iddio ad accoglierlo nella sua infinita misericordia, e mi rimisi in cammino. Al declivio della montagna mi attendevano due macabre scoperte. Ostruiva la via il cadavere di un soldato, morto da più giorni, emanante una puzza insopportabile, con la lingua fuori, penzoloni; e un altro cadavere giaceva al fondo del burrone, nero, contorto, e già ammuffito. Dio mio, che spettacolo!

All'indomani ebbi a ripassare per quei luoghi, e al piccolo ristorante ai piedi della montagna, trovai un sergente che si arrabattava per comporsi un misero giaciglio.

- E i vestiti?

- Me li han rubati.

- Puoi camminare?

- No.

- Desideri qualcosa?

- Da bere; ho molta sete, - e mi porse una scodella.

Corsi al ruscello vicino e gli portai da bere, e mi ringraziò.

- Conosci la Religione cattolica? - No.

Incominciai allora a iniziare quella povera intelligenza ai primi rudimenti religiosi; e, quando mi parve di poterlo battezzare, versai sul suo capo le acque rigeneratrici. L'ora era tarda, e dovetti rientrare in residenza, deciso però di rivederlo al mattino seguente. Lo ritrovai, infatti, nella stessa capanna, e mi fece festa come ad un fratello.

- Padre, aiutami, salvami!

Come fare? Alla vicina cascina potei avere un paio di pantaloni sdrusciti per coprirlo e una sedia, su cui lo feci trasportare alla residenza. Troppo tardi. Era un fumatore d'oppio; non potendo più digerire alcun cibo, spirò due giorni dopo, in mezzo a continui dolori. Pace all'anima sua

Quanti muoiono abbandonati!

Partiva una mattina - prosegue Don Barberis - partiva una mattina per una breve escursione, quando il catechista mi arrivò frettoloso alle spalle. « Padre, sotto la tettoia del mercato giace un moribondo! » Corsi a vedere.

Supino per terra, lacero, sporco, gli occhi sbarrati, la bocca riarsa e semiaperta, giaceva un povero soldato con la testa fasciata da una fetida benda, da cui filtrava tuttora abbondante pus.

- Ha avuto una pallottola nella testa!, mi dissero i circostanti. Fino a ieri camminava ancora con altri soldati, che per timore dei nemici son fuggiti e lo hanno abbandonato.

Da una settimana infatti durava la ritirata delle truppe sudiste, ed anche i feriti avevano percorso centinaia di chilometri a piedi, aiutandosi a vicenda per non cadere nelle mani del nemico, che li avrebbe tutti uccisi.

- Ma perchè non lo soccorrete? dissi ai presenti. Non lasciatelo così per terra: deponetelo almeno sopra una tavola.

- Padre, mi sussurrò il vecchio farmacista, è un soldato! Lascialo stare!

Fremetti di sdegno e: - Come?! gridai, è forse un cane? Non è una creatura come te? un tuo compatriota? - Ma, purtroppo, tutti si allontanarono.

Con l'aiuto del catechista sollevai il soldato, lo posi su di un tavolo e cominciai a prestargli le cure del caso. Quando si fu alquanto rinfrancato, pensai alla salute dell'anima. Gli parlai dei misteri della nostra santa Fede, della Redenzione, del perdono dei peccati, dei Sacramenti. Capiva ancor tutto: mi guardava fisso, con gli occhi buoni e riconoscenti; e l'anima sua, sotto l'influsso della grazia, si apriva davvero alla Fede.

- Vuoi essere battezzato? - gli domandai.

Ebbe un lampo negli occhi, abbozzò un sorriso, piegò il capo dolorante in cenno di consenso, e, con le labbra tremanti, disse con un fil di voce, impercettibile:

- Sl, battezzami presto!

M'inginocchiai a recitare una breve preghiera, e profondamente commosso, lo battezzai. Un'anima di più in paradiso!

Chi vorrà negare una quotidiana Preghiera Per i nostri Missionari? Maria SS. Ausiliatrice li sorregga nelle laboriose fatiche e li conforti con un gran numero di redenti!

Se facciamo bene, troveremo bene in questa vita e nell'altra.

Ven. GIOVANNI Bosco.

Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco.

Nel parlar del Ven. D. Bosco, e di qualunque altro nostro Servo di Dio, intendiamo sempre protestare, come protestiamo solennemente, di non voler contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Don Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.

Don Bosco mi ha salvata

Mi trovavo nel lazzaretto di Contratación, quando accusai i primi sintomi di un male interno, per cui i medici dichiararono necessario un intervento chirurgico di urgenza, e a tal fine fui condotta a Bogotà. Subito le nostre piccole ricoverate, figlie tutte di lebbrose, incominciarono una novena a Don Bosco, e quando giunsi a Bogotà mi sentii tanto bene, che, senza alcun rimedio, potei disimpegnare, nella casa ispettoriale, il compito d'infermiera.

Tre mesi dopo, richiedendosi una suora per il lazzaretto di Caño de Loro, mi posi a disposizione dell'Ispettrice, e partii per la nuova destinazione: ma non era ancor un mese che mi trovavo di nuovo tra i lebbrosi, quando fui di nuovo assalita da una febbre mortale: il termometro segnava 41 grado, e quella sera non c'era il medico.

Chiamatone uno di urgenza da Cartagena, questi, senza mistero, ci assicurò che se non si fosse proceduto all'operazione con la massima premura, il giorno dopo sarei morta!

Trasportata con delicatezza a Cartagena, accompagnata dalle preghiere e dai voti delle consorelle e delle lebbrosine, ricevetti i SS. Sacramenti per mano di Mons. Arcivescovo e mi sottoposi all'operazione, fidando nella Provvidenza Divina, giacchè, per l'elevatezza della temperatura, i medici fortemente dubitavano ch'io resistessi. Per 4 ore rimasi sotto i ferri, mentre da molti si pregava per me. Suor Clelia Testa, che mi aveva seguita alla clinica, dice che, iniziata l'operazione, i dottori non riuscivano a trovare il male. Il chirurgo ripetè tre volte il nome di Don Bosco, ed allora si scopri un grosso tumore coinvolto nei lombi, del peso di 18 libbre, con due borse bianche colme di materia, già in via di cancrena.

Terminato l'atto operativo, i dottori temevano che non mi svegliassi più, poichè uno su cento si salva in simili casi. Rimasi, infatti, per sei giorni tra la vita e la morte, poi, grazie a Don Bosco, cominciai a riavermi e a migliorare sempre, ed ora sto bene e ho ripreso il mio posto al lazzaretto.

Ringrazio di tutto cuore il Venerabile, che ha voluto beneficare in modo cosi insigne questa povera figlia, e gli prometto di dedicarmi tutta, se il Signore lo vuole, al servizio di questi cari lebbrosi, per fare un po' di bene anche all'anima mia.

Lazzaretto di Caño de Loro (Colombia), dicembre 1923.

Suor A. MARMO Figlia di Maria Ausiliatrice.

Salvo per Don Bosco.

Il 20 maggio u.s., solennità di Pentecoste, fui colpito da miocardite, che il medico locale e un illustre professore di Torino, chiamato a consulto, dichiararomo concordemente mortale, con possibilità di catastrofe da un momento all'altro.

Conscio della gravità del mio stato, come cooperatore salesiano ed ex-allievo di Don Bosco, mi votai subito al Venerabile, che nel 1868 aveva decisa la mia vocazione per lo stato ecclesiastico, e alla sua Madonna Maria Ausiliatrice, affinchè mi ottenesse dal Sacratissimo Cuore Eucaristico la grazia che si compisse la volontà divina.

Alle mie preghiere si unirono quelle dei congiunti, parrocchiani ed amici, invocanti la mia guarigione. E la grazia, chiesta con fervore e confidenza, contro ogni previsione venne finalmente ottenuta.

Dopo oltre 6o giorni e 6o notti di continuo pericolo, il 31 luglio il medico curante, in seguito a visita prolungata e accuratissima, mi dichiarò che la malattia era scomparsa e il cuore riprendeva a funzionare regolarmente. Da quel giorno andai sempre migliorando fino a poter giornalmente celebrare, cantar messa e predicare nei giorni festivi, ed attendere senza sofferenza agli altri uffici inerenti al sacro ministero.

Siano rese vivissime grazie a Don Bosco, da cui specialmente riconosco la grazia, come da lui pure riconosco altri favori segnalati concedutimi nel corso della vita, quali la vocazione ecclesiastica, la vittoria in un grave processo, e l'affetto del mio popolo che sento d'amar tanto. Mi continui egli la protezione celeste per il compimento di quelle opere che ad onore suo e di Maria Ausiliatrice spero di effettuare per la maggior gloria di Dio e la salute delle anime.

Torre S. Giorgio, 16 - 1 - 1924.

Sac. ALBERTO GIOFFREDO, Parroco.

Ricordando il Servo di Dio Domenico Savio

(Nostra corrispondenza dall'Inghilterra).

« Quante anime aspettano il nostro aiuto in Inghilterra! Oh se avessi forza e virtù, vorrei andarvi sul momento, e con le prediche e col buon esempio vorrei guadagnarle tutte al Signore. » Così Domenico Savio, con ingenua insistenza, ripeteva al Ven. Don Bosco negli ultimi due anni di sua vita innocente, vissuti nell'Oratorio di San Francesco di Sales.

Come un giorno la piccola Teresa d'Avila sospirava di poter veleggiare verso l'Africa per portare a quei popoli la luce del Vangelo, così questo caro giovinetto non ancora quattordicenne, dal piccolo mondo dell'Oratorio figgeva lo sguardo oltre le bianche cime delle Alpi ed anelava di farsi missionario e di recarsi in Inghilterra, dove « tante anime », sviate dall'errore, attendevano la parola di Dio.

Chi infondeva in quel caro giovinetto così sante aspirazioni? Chi gli accendeva in cuore la fiamma dell'Apostolato? Secretum Regis... è il secreto del Re, che ci sarà dato di conoscere completamente in cielo.

Oggi, però, alla distanza di molti anni e nella luce di fatti recenti è facile convincersi che quelle ispirazioni venivano dall'alto. Non eran quelli i tempi in cui il cielo - quasi a sfidare un secolo empio e superbo - schiudeva i secreti suoi ai fanciulli? Come alla Salette e a Lourdes la Vergine si rivelava ai piccoli del volgo, così nell'Oratorio di Torino il buon Dio trovava le sue compiacenze nel manifestarsi ad anime giovanili. Fin d'allora, don Bosco sospingeva dolcemente i suoi alunni alla Comunione frequente e quotidiana, e Gesù, a sua volta, a mostrare quanto gli era caro che « i fanciulli andassero a Lui » trovava le sue delizie nel conversar con loro e nel far loro le sue confidenze. E fu, appunto, in uno di cotesti contatti Eucaristici, che Domenico Savio si sentì infiammato dal desiderio di farsi missionario per la conversione dell'Inghilterra.

Una mattina fu visto ritornare dalla Comunione col volto come trasfigurato: e il ringraziamento fu assai più lungo del solito. Diceva poi a Don Bosco di aver avuto una delle solite sue distrazioni: - « Mi parve di vedere una vastissima pianura, piena di gente avvolta in densa nebbia. Camminavano, ma come uomini che, smarrita la via, non vedono più ove mettono il piede. Questo paese, mi disse uno che mi era vicino, è l'Inghilterra. Mentre voleva dimandare altre cose, vedo il Sommo Pontefice Pio IX, che maestosamente vestito, si avanzava verso quella turba immensa di gente, portando una luminosissima fiaccola fra le mani. Di mano in mano che si avvicinava, al chiarore di quella fiaccola scompariva la nebbia, e gli uomini restavano nella luce come di mezzogiorno. Questa fiaccola, mi disse l'amico, è la religione cattolica, che deve illuminare gl'Inglesi ».

Da quel giorno il pensiero delle « tante anime che in Inghilterra aspettano il nostro aiuto » non lo abbandonò più, e con santa audacia supplicava Don Bosco che andando a Roma volesse dire al Santo Padre « di occuparsi con particolare sollecitudine dell'Inghilterra, perchè Iddio stava preparando UN GRANDE TRIONFO al Cattolicismo in quell'Isola ».

Il messaggio del pio giovanetto venne recato da Don Bosco al Santo Padre nel marzo del 1858: e Pio IX, santamente commosso, rispose di sentirsi confortato nel proposito di lavorare energicamente a favore dell'Inghilterra. E mantenne la parola: forse nessun Papa, dai tempi di Gregorio Magno, amò più intensamente l'Inghilterra e lavorò con più ardore per la sua conversione.

* *

Il primo e più vivo bagliore di quella luce che partiva dalla fiaccola di Pio IX era brillato nell'ottobre del 1845 in Oxford, e precisamente nel sobborgo di Cowley-Littlemore. Qui il più grande intelletto che la Chiesa Anglicana abbia avuto nel secolo passato, Giovanni Newman - più tardi Cardinale - faceva la sua abiura nelle mani di un umile religioso Passionista. Non pochi discepoli, che con lui avevano dubitato e pregato, non tardarono a seguirlo: e nel 1856, quando Savio vide « una moltitudine di gente che ritrovava la sua strada al chiarore della fiaccola portata da Pio IX », quelli che entravano nella Chiesa Cattolica eran divenuti una schiera. Negli anni seguenti Pio IX « raddoppiava le sue sollecitudini a favore dell'Inghilterra » ; e nel 1865 mandando a Londra un Arcivescovo secondo il suo cuore - Enrico Manning, - alla cui elezione era addivenuto dopo un mese di lunghe preghiere dinanzi al S. Tabernacolo - gli ingiungeva con solenne comando di non risparmiare fatica alcuna per riscattare le anime dalle tenebre dell'errore.

La schiera dei convertiti crebbe e divenne turba numerosa, le chiese si moltiplicarono, colle chiese aumentò il numero dei sacerdoti e dei Vescovi, e, prima che il secolo tramontasse, un'imponente Cattedrale sorgeva nel cuore di Londra, dall'alto della quale nel settembre 1908, in occasione del Congresso Eucaristico, Gesù Sacramentato benediceva solennemente, per la prima volta la grande metropoli inglese. Le ultime statistiche fanno salire a 12.000 il numero annuo delle conversioni al Cattolicismo.

Domenico Savio volava al Cielo nel marzo del 1857, non senza avere ancor una volta raccomandato a Don Bosco la causa che gli stava a cuore: o Se va a Roma, si ricordi della commissione dell'Inghilterra presso il Papa ».

Anche il Venerabile raccolse in eredità i santi desideri del piissimo alunno, e mentre mandava schiere di missionari in America, teneva sempre fisso lo sguardo anche all'Inghilterra. E poichè tardava l'ora in cui vi avrebbe potuto inviare i suoi figli, gli inglesi stessi andarono a lui.

Un giorno arrivò all'Oratorio di Valdocco un giovane prete di Londra, desideroso di vivere con Don Bosco e di lavorare tra i Salesiani per la salvezza delle anime. Il Venerabile lo fissò in volto, e: « Ritornate, gli disse, nella vostra patria, dove avete una grande missione da compiere... e dove un giorno dovrete ricevere i miei figli ».

E potè finalmente, mandare a Londra tre salesiani, sul finire del 1887, poco prima di morire. Alla stazione - in una giornata di fittissima nebbia - era ad attenderli il giovane prete londinese, F. Bourne, oggi pio e zelante Cardinale di Westminster.

E come tant'anni prima il discepolo, anche il Padre, prima di volare al cielo, ebbe un pensiero per l'Inghilterra: ed alcune delle sue ultime parole furono: « Benedico Londra!... ».

Morto Don Bosco, l'Opera Salesiana di Londra crebbe e prosperò, e Domenico Savio tornò a fissare su di un'altra città il suo sguardo di predilezione. Questa città fu Oxford, e precisamente il sobborgo di Cowley-Littlemore, dove la fiaccola di Pio IX aveva diffuso i suoi primi bagliori ed erano avvenute le prime conversioni.

Cowley-Littlemore da tre anni è diventata una colonia salesiana; ed è doveroso ricordare le circostanze, meravigliose in parte, che vi guidavano i Salesiani.

La nostra casa di formazione in Sussex si faceva insufficiente per i nostri bisogni. Fabbricare? non era possibile; si doveva emigrare. Dove? una voce amica ci sussurrò: « Oxford! » La casa era pronta: un antico seminario Anglicano.

Vi giungemmo alla spicciolata una sera di gennaio, la vigilia dell'Epifania, ed alla stazione, un amico di Domenico Savio, un ex-pastore della Chiesa Anglicana, venne a darci il benvenuto a nome dei Cattolici della Missione. Quindici di questi ci vennero presentati il giorno dopo nella piccola chiesa annessa alla casa; ed erano tutti ex-Anglicani: amici di Domenico Savio. Qual festa fecero ai nostri!

Pochi giorni dopo nella piccola sacrestia ponemmo un quadro di Domenico Savio, e molti: « Chi è quel caro fanciullo? » ci andavano domandando, e, senza conoscerlo, gli si sentivano affezionati.

Dall'Epifania del 1922 Cowley-Littlemore è il paese prediletto di Domenico, dove egli sparge le sue grazie predilette... le conversioni. Son più di cinquanta gli adulti, che in tre anni sono entrati nel grembo della Chiesa Cattolica.

E come è edificante il fervore di quei neofiti! Quasi ogni sera si vedono assistere alla benedizione nella nostra chiesetta.

La Vergine Ausiliatrice, già due volte, è passata benedicente per le pubbliche vie in mezzo all'ammirazione rispettosa di tanti protestanti: ed i fanciulli seguivano riverenti il suo simulacro, e non sapevano distaccare lo sguardo dalla bianca figura sorridente. E son gli stessi fanciulli - tuttora protestanti - che domandano oggi con insistenza di frequentare l'Oratorio festivo, apertosi recentemente.

La chiesa attuale si fa sempre più ristretta, e nel cuore di tutti c'è un presentimento che, in giorno non lontano, Maria SS. Ausiliatrice avrà lassù, sulla collina prospiciente l'Università di Oxford, un santuario a Lei dedicato; sarà un monumento di riconoscenza per le conversioni di Oxford nel secolo passato.

Le conversioni di Oxford (1845-5o) devono essere state il frutto di una crociata di preghiere organizzata in tutti i paesi cattolici verso il 1838 da un fervoroso Apostolo per la conversione dell'Inghilterra, il Padre Spencer, Passionista. La preghiera quotidiana, consisteva in tre Ave Maria per la conversione dell'Inghilterra, seguite dalla giaculatoria « Maria, Auxilium Christianorum ». Ecco perchè Maria Ausiliatrice dovrebbe essere onorata in Oxford: « ... Inde exibit gloria mea! ».

E l'antico seminario Anglicano? È divenuto il Seminario delle Missioni Salesiane per l'Inghilterra e le Colonie Brittaniche. Il primo nucleo di chierici, che ne prendeva possesso nel 1921 è diventato una famiglia numerosa. Più di cinquanta sono oggi i giovani aspiranti salesiani che vi si addestrano nella pietà e nello studio per poter un giorno attuare il santo desiderio di Savio Domenico, cooperare, cioè, « colla parola e coll'esempio » alla salvezza « di tante anime che attendono il nostro aiuto in Inghilterra ».

Pochi mesi or sono, in una giornata di autunno, essi ebbero una visita gradita. Era il giovane prete londinese, cui Don Bosco 36 anni addietro aveva affidato i suoi figli, che nello splendore della sacra porpora veniva a portar loro, in nome di Don Bosco, la sua benedizione ed una fervida parola d'incoraggiamento.

* *

Ancora un rilievo. Ultimamente, a Londra, al Colosseo, uno dei più grandi teatri della metropoli, ebbe luogo un'imponente dimostrazione di vita cattolica giovanile. Chi scrive, ha ancora dinanzi agli occhi uno spettacolo meraviglioso: le ampie gallerie e la platea e il palco, rigurgitavano di giovani che facevano corona ad un Arcivescovo e ad un Cardinale. Era la adunata (rally) dei Crociati del SS. Sacramento, un'associazione fondata e diretta da un fervente convertito, il P. Edmondo Lester, gesuita. Oggi, i giovani Crociati del SS. Sacramento sono sparsi in tutto l'Impero, e si contano a decine di migliaia. Col petto fregiato di una bianca croce metallica, nella scuola, nelle officine, nelle famiglie sono i Crociati e gli Apostoli dell'idea cattolica. La Comunione settimanale, e per molti quotidiana, è la fiamma del loro apostolato.

Inni e canti eucaristici aprirono l'adunanza. Il Cardinale si alza a parlare: è raggiante. E forse la prima volta durante il suo episcopato, che si vede innanzi a tanta gioventù. Parla a lungo del bisogno che i giovani hanno di un amico che comprenda le aspirazioni della loro adolescenza, che li sorregga nelle difficoltà, che li rafforzi nella fede: « Questo amico, che non ci abbandona mai, non può essere che Gesù, ricevuto con frequenza nella Santa Comunione ». E conchiude accennando a coloro che furono i primi apostoli della Comunione frequente e quotidiana. Nomina Mons. de Sègur, l'autore di un caro libretto sulla Comunione frequente, e soggiunge:

« Un altro nome va ricordato oggi in quest'aula, il nome caro del Ven. Don Bosco, il quale antivenendo i Decreti di Pio X, instillava in migliaia di giovani l'amore alla Comunione frequente e quotidiana x.

Il pensiero del Cardinale rivedeva con commozione, quei giorni oramai lontani, in cui, giovane sacerdote, egli aveva avvicinato Don Bosco a Torino, dove aveva visto le balaustrate dell'altare di Maria Ausiliatrice assiepate di fanciulli.

Padre Lester chiuse l'adunanza: « Il nostro secolo, disse, è secolo d'apostolato, ed è il secolo dei giovani. Voi avete una grande missione: tocca a voi, o giovani, il compito di convertire l'Inghilterra. L'apostolato di un giovane amante di Gesù Sacramentato è irresistibile. E voi convertirete l'Inghilterra per mezzo della Comunione frequente e quotidiana ». Seguì la rinnovazione della promessa di accostarsi alla Sacra Mensa ogni settimana, al grido di « Dio lo vuole! ».

Come dovette sorridere dal cielo il nostro Domenico Savio, che negli anni 1854-1857, nel quotidiano contatto con Gesù Eucaristico, col fervore di un serafino, aveva affrettato l'aurora di un giorno sì bello! Come dovette esultare nel vedere quella falange di Crociati del SS. Sacramento!

Londra, marzo 1924.

Sac. A. F. Salesiano..

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Il 23 corrente comincia il mese in onore di Maria SS. Ausiliatrice. Nel Santuario, secondo l'usato, le sacre funzioni si ripeteranno tre volte il giorno: - al mattino dopo la Messa degli alunni artigiani - alle ore 17 per la Sezione studenti - e alle ore 20, particolarmente per i divoti di Maria Ausiliatrice.

Tutti i Cooperatori e quanti, al par di noi, sentono vivo il bisogno degli aiuti del cielo, non manchino di associarsi alle nostre preghiere, per impetrare da quella «Benedetta che fu, in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani » , le grazie di cui abbisognano nell'ora presente la Chiesa e il Sommo Pontefice, la Patria e l'Umanità tutta quanta.

Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

Intenzioni di preghiere per il mese di Maria Ausiliatrice.

Durante il mese di Maria Ausiliatrice, ogni giorno i benemeriti Cooperatori e le pie e zelanti Cooperatrici vogliano espressamente ricordare nelle loro preghiere le intenzioni seguenti:

DAL 23 AL 27 APRILE. - I bisogni Particolari di tutte le Nazioni.

DAL 28 APRILE AL 4 MAGGIO. - Le Missioni Cattoliche, particolarmente le Missioni Salesiane.

DAL 5 AL 11 MAGGIO. - Il Sommo Pontefice e i bisogni di S. Chiesa.

DAL 12 AL 18 MAGGIO. - Le nostre opere giovanili e la vita cristiana dei nostri giovani.

DAL 19 MAGGIO AL 24 MAGGIO. - La Causa di Beatificazione del Ven. Don Bosco.

IL 25 MAGGIO. - I Cooperatori Salesiani e i Devoti di Maria Ausiliatrice defunti.

GRAZIE E FAVORI (*)

Come è buona Maria Ausiliatrice!

Un mio caro fratello, colpito da trombo-flebite, era spedito da celebri professori. Impotente la scienza umana, il caro infermo, già altra volta graziato dalla Madonna, ricorse con fiducia a Lei, invocata sotto il titolo di Ausiliatrice, promettendo, con la famiglia, una visita al suo Santuario di Valdocco, se fosse guarito. Bontà e potenza della Vergine! Proprio quando si temeva imminente la catastrofe, egli incominciava a migliorare fino a completa guarigione e gode presentemente perfetta salute.

Una mia cognata, pure inferma, occorreva di una difficile e delicata operazione, che i medici non si peritavano d'intraprendere, giudicandola d'impossibile riuscita. I famigliari, costernati, si affidarono all'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, e vollero si tentasse la prova. L'operazione riuscì, e l'inferma gode insperata salute.

Per questi e per altri segnalatissimi favori, grazie, o pietosa Ausiliatrice.

Varazze, 15 ottobre 1923.

Suor Maria Festoso.

LA NOVENA CONSIGLIATA DAL VEN. D. Bosco. -

La Vergine Ausiliatrice mi ha concesso una grazia speciale ad intercessione del Ven. Don Bosco. Un mio bambino di tre anni fu colpito da tifo e nefrite e il dottor curante disperava di salvarlo. Vedendo che il piccino non voleva prendere rimedi, feci fare degli altri miei bambini la novena alla Vergine Ausiliatrice, consigliata dal Ven. D. Bosco, aggiungendo una visita quotidiana al SS. Sacramento e a Maria Santissima. Da allora il bimbo cominciò a migliorare, ed in pochi giorni è guarito del tutto. Sia benedetta la Vergine Santa, e sieno grazie anche al Ven. Don Bosco.

Penne (Teramo), 15-2-1924.

Marchesa Gius. Castiglione Cappelli.

Vogliamo rese pubbliche grazie al Veri. D. Bosco, che ci ha ottenuto un favore difficilissimo, in un caso disperato!... e in brevissimo periodo di tempo. Dippiù lo abbiamo invocato in due essi di malattia, ed ottenemmo subito l'invocata guarigione. Così ci conceda un'altra grazia grande, che invochiamo!

Palermo, 21 - 1- 1924.

Due signorine.

GRAZIE A TE, O POTENTE AUSILIATRICE! - Il giorno 12 novembre u. s. si ammalava con febbre alta il caro angioletto di 6 anni, Peppuzzo Bartoli. Il medico curante, dopo qualche giorno, dichiarò trattarsi di tifo. La nobile e benemerita famiglia era in preda alle ansie più angosciose. All'ottavo giorno il bambino dava sintomi di vero pericolo. Fu allora che i genitori e le zie, pieni di fede nella Madonna di Don Bosco, inviarono consecutivamente persone all'Istituto, perchè si volesse pregare e far pregare per strappare dalla Vergine Ausiliatrice la sospirata grazia. Assicurai che avremmo subito pregato e infatti pregammo.

Dopo un paio d'ore ci recammo a visitare il caro piccino e ci si disse che si era notato nel bimbo un leggero miglioramento. Poco dopo il caro Peppuzzo, scuotendosi alquanto dal suo torpore, disse ai parenti che lo circondavano: « Mi sento meglio, la Madonna mi ha fatto la grazia ». Lo stesso giorno arrivò uno specialista, il quale, col dottor curante, potè constatare che il pericolo era scomparso. Difatti il bambino andò sempre migliorando, ed è perfettamente guarito! Maria Ausiliatrice continui a ricoprirlo del suo manto, con la sua cara famiglia.

Mazzarino, 10 gennaio 1924.

Suor Maria Grazia Villani.

IN QUESTI GIORNI DI TANTA DISOCCUPAZIONE, anche mio fratello era da molto tempo senza lavoro. Mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, ad intercessione del Ven. Don Bosco, e fui esaudita. Nel rendere infinite grazie alla Madre Celeste, imploro la sua continua protezione su mio fratello e su tutta la famiglia, e invio una piccola offerta per le Opere Salesiane.

Torino, 1924.   B. R.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - Agnesi Angiolina, Albini Lina, Alessio Emilia, Alliod Angela, Alliod Sofia, Altoè Giovannina, Andreetta Anna in Lovison, Apollonio Teresina, Arcari Giovanni, Arluno R., Asteggiano Teresa, Atzori Alleina, Avellone Amelia, Avon Erminia, Avonzi Girolamo, Azimonti Ernestina.

B) - B. D. G., Barbero Margherita, Barboni d. Amerigo, Barosso d. Maurizio, Baschetta Giovanni, Bassi Teiesina, Basso Lucia, Battalino Catterina, Battocchio Nella, Baudetto Felice, Belotti Orsolina, Beitramo Vittoria, Benedetti Domenica, Bergamaschino Rosalia, Berra Francesca in Crespi, Bertolini Giovanna, Bethaz Silvia, Bianchetti Angela, Bianchi Colomba, Biasetti Redenta, Biffi Alberto, Bignardi Ciro, Boccalatte Maddalena in Poggio, Boggero Giustina, Bondecini Marta, Boniscontro Benedetta, Bonissone suor Teresa, Bonomi Lucia in Rivola, Bontempelli Agnese, Borlo Maria in Bonelli, Bosetti can. Giuseppe, Botti Francesco, Bottinelli Ester, Bracco Marta, Brarda Giovanni, Brunetti Francesca, Brunetti Francesco, Brustia Ambrosina, Buffon Maria.

C) - C. M. N., C. P. O., Caldera Marietta, Calvi Cont. Maria, Camusso Maria, Canapa Rocco, Caneva Gina, Cantù Achille, Capitolo Livia, Cappelletti Cecilia, Caprini Anna, Caputo Annita in Bruno, Capomasi Maria Teresa, Cardano Emilia, Cardia Vitalia in Virdis, Cardini Vincenzina, Castellano Maria, Castiglione Giuseppina in Cappelli, Castorani Filomena, Catto Dovalice, Cavallotti Vittoria in Grossi, Cencigh d. Antonio, Chiais Maurina, Chiappa Luigi, Chiavarino Annetta, Chicille Maria, Ciccarelli Rosa, Cinna Serafino, Coari Maria, Cocco avv. Andrea, Cogo Teresa, Colla Maria, Colò Milla, Colucci Giovannina, Combi Antonio, Coni Anna in Manca, Consiglio Vincenzo, Conti Clara, Conti Francesco, Coriola Alfio, Costabloz Maddalena, Costanzo Elvira, Craviotto Maria, Criscione Marianna in Arezzo, Curioni Pietro.

D) - Dall'Olio Caterina, Dalmasso Teresa, De Bernardi Felice, De Boni Maria, De Gaudenzi Erminia, De Jovenz Valentino, Delitala avv. Palmerio, Della Savia Valentino, Del Negro y Franz comm. Juan, Del Piano Angela in Borgno, Del Rio Da Tos Giovanni, De Pascalis Vita, Desideri Maria, Dessi Paola in Pilleri, De' Stefani Irene, De Zuliani Ginevra, Di Carlo Lucia, Di Giunta Grazia, Di Stefano Giovannino in Occhipinti, Dittereo Jacopino Giuseppe, Donatoni Serafina, Donini Leopoldo, Donzelli Angelo, Duca Angelo, Dordi Margherita ved. Berloli, Durio Ida.

E) - E. V., Endrjzzi Angela, Epis Antonio.

P) - F. N., Fabbrini Maria, Falcione Adelina; Famiglie Bertoli, Bobone-Ricci, Borgna, Cellino-Lumello, Colombelli, Colombo, Crippa, Curioni, De Munari, Duca; Fasoli Domenico, Faure Luigi, Fava Ilda, Favre Francesco, Fazio Angela, Federle Maria, Felini Luigina, Ferrari Maria, Ferraro Antonio Luigi, Ferraro Innocenzo, Ferri Assunta, Fincati Caterina, Fioretti Angelo, Fiori Etena in Vendrame, Flora Amelia, Foco Francesco, Follari Agatina, Formica Cesarina, Forni Ettore, Fracchia Alfonsina, Framperetti d. Ippolito, Franchino Matilde, Frenchia Rosetta, Fumaneri Iolanda, Fumero Agnese, Fusari Maria.

G) - G. A., G. F. E., G. P. A., G. T. Camilla, Gaggino Paolo, Gaggino Teresa in Lombardi, Gano Maria, Garlando Camillo, Gazzola conte Giulio, Genghini Teresa, Ghiotto Lina, Giachi Ida, Giacone Angiolina, Giacone Corina, Guardi Vitalina, Gianotti Marina, Gioco Maria in Vignate, Giordani Salina, Giorgelli Celestino, Giudice Anna, Giustina Marta, Grino Erminia, Griva Felicina, Grosso Caterina in Roasenda, Grumelli Emma, Guasco Antonietta, Guerra suor Angelina, Gullino Emilia.

J) - J. C., Jacomuzzi Rosa, Jacquemod Caterina.

1) - Imperiali Giuseppe, Indelicato Annetta, Invernizzi Rosalia.

L) - L. C., L. G., L. M., Landi Anna, Lanzarotta Luigi, Lazzarini Printo, Lentini Ida, Locatelli Ludovica, Lo Curzio Lina, Lombardo Cristina, Lorenzi Teresa, Lugano Efisia, Lupica Maria.

M) - M. A., M. F., M. G., M. M. F., M, R., Maffei Delfina, Maggiora Giovanni, Malugani Caterina, Manassero Maria, Mantelli Bettina, Marangoni Francesco, Marcati Antonia in Pavan, Marengo Antonia, Marino Pietrina, Marsegaglia Elisabetta in Clementi, Martinasso Matteo, Mascagni Adele, Masini Anna, Masotto d. Gaetano, Massa Benedetta, Massano Giovanni, Massolo Adele, Mastinu Anna, Mattiuzzi Vittoria, Maurino d. Antonio, Maverna Maria, Mazzonzelli Ettore, Meli P. Antonio, Menchetti d. Pietro, Menossi Micolò, Meraldi Luigi, Merlo Giovanni, Milanesio Emilio, Milani Cecilio, Mirone A., Misté Anna, Modica Caterina, Molinari Margherita, Molteni Angela, Monteleone Ines, Morandini Giovanni, Moranlo Angela, Mortarotti d. Giuseppe, Mosconi Giuseppina, Mottura Francesco, Mularoni Vincenzo, Muner Angelina, Musmeci d. Giovanni, Mussetto Amelia.

N) - Napoli Nunziata in Puglisi, Nechi d. Angelo. Negri Carlo, Neri Elda, Niccolini Maria Pia, Nodari Colomba.

O) - Oddi Elena in Periti, Oddone Mario, Ola Pietrino, Olocco Agnese, Opezzo Vittoria, Ornati Gina e Celestina.

P) P. E., P. F. F. A., Padoan Solidea, Padovani Igina, Palermo Maria, Palmas Laura, Paltretti Egista, Pane Margherita, Parrotta Rosaria, Paternostro Brigida, Pellegrini Lanzilla, Pellegrino Giuseppino, Peppal Domenico, Perna Pierina, Picco Francesca in Balzola, Picone Melchiorino, Pietroni Nicola, Pilia Teodora in Atzori, Pittoni Marina, Piu Tarsilla in Atzori, Pochino Onorata, Poggeschi Giuseppina, Polesel Sigifredo, Pollono Piera, Pongiglione prof. Luigi, Porsio Antonino, Porta Pietro, Prattini Albina, Premarini Pietro, Preyet Oliva, Prinzivalli Giulia, Pusceddu Antioca in Floris

R) - R A. di Stefano Roero, R. A. di Tursi, R. C., R. M., Rabino Maddalena, Rado Giuseppa, Raffaghello Vincenzo, Ramello Francesco, Ratti Luigia, Ravetto AnAngela, Redaelli Stella, Regalia Felicita, Regallo Enrica, Repetto Maria, Restagno Anita Maestra, Ribolzi Anna, Ribolzi Teresita, Riccio Ida, Rigamonti Antonio, Righetti Giovanni, Rizzi Rosa in Fusi, Rizzo Giuseppe, Roatta Felicita in Bongioanni, Rocca Benvenuta, Rossetto Famiglia, Rossi Maddalena in Rogledi, Rota Marianna, Roverati Serafina, Ruella Enrichetta, Ruggeri Vittorio, Ruotolo d. Giuseppe, Russo Maria in Leotta.

S) - S. M., S. T., Sala Dorina, Salvetti Maria, Sanna Battistina, Sanna Maria Greca, Sarolli Rosina, Savio Maria, Savoini Teresa, Scalabrin Annetta, Scalafiotti cha Luigi, Scarrone Antonio Luigi, Scarsi Emilio e BufL Teresa, Sciarotta Maria, Schiavetti Andreina, Siri Brigida, Smeriglio Matilde, Sorelle Colombelli, Sorelle Pilla, Spanu Cicitta in Onnis, Spessot Matilde, Stefanoni Giovanni, Stevano Salvina, Stuardi Caterina, Suini Maria in Bianchetti, Suor Maria Concetta.

T) - Tacchini Enrichetta, Taroni d. L., Tenconi Teodora, Testa Maria, Tomé Giovanni, Torello Lucia, Tosi Maria, Tovelli Maria, Tremea Candido, Trisoglio Giuditta in Gualfredo, Trucchi Maria.

V) - Vaula Domenica, Venturi Angelo, Vercelli Celestina, Veronesi Emilio, Vezzoli Bianca in Mazzotti, Vezzoli Cesare, Vinci Matteo, Vicini Giovannina, Viganò e Famiglia, Viganotti Valeria, Vigevano Angelina, Vigo Maria, Viotti Carlo, Voiello Rosa.

Z) - Z A., Zambotti Elisa, Zampieri Cipriano, Zampieri Giuseppina, Zampretti Agostino, Zani Elisa in Vaccari, Zaretti can. Giovanni, Zin Maria Luisa in Ferron, Zucca Erminia, Zuccola Angela in Carrer, Zunino Mario.

X) - N. N. di Alcamo, Avigliana, Borgo Ticino, Costa Serina, Nugheddu, Padova, Palermo, Riese, Rivarolo Canavese, Roma, San Severo, Tonengo Monferrato, Torino.

BASILICA DI MARIA SS. AUSILIATRICE TORINO-VALDOCCO

Durante il mese di Maria Ausiliatrice, a partire dal 23 corrente, nella Basilica avranno luogo le seguenti funzioni:

Giorni feriali:

Ore 6: Messa, breve discorso del Rev. Don Maurilio Manassero, Salesiano, Benedizione.

Ore 17: Canto di una lode, discorso del Rev.mo Dott. Doli Secondo Rastello, Salesiano, Benedizione.

Ore 20: Rosario, discorso del Rev.mo prof. Don Annibale Giordani, Benedizione.

Giorni festivi:

Ore 15: Vespri, discorso (Rev. Dott. Don Rastello) Benedizione.

Ore 17: Vespri, discorso (Rev. Prof. D. Annibale Giordani, Benedizione solenne.

A GLORIA DEL S. CUORE

Ogni giorno fate vostra l'intenzione assegnata agli ascritti all'Apostolato della Preghiera; e il 1° venerdì del mese, sacro al Cuore di Gesù, e il 24, sacro a Maria SS. Ausiliatrice, raccomandate anche l'intenzione speciale qui proposta.

INTENZIONI PER IL MESE DI APRILE 1924. Intenzione quotidiana:

« I CAPI DI STATO E I LORO GOVERNI ».

Pregare per i Reggitori della cosa pubblica è stato sempre in uso nella Chiesa Cattolica, la quale insegna che ogni autorità viene da Dio; ed è doveroso oggi specialmente, attese le gravi condizioni dei tempi. Chi non vede le molteplici difficoltà dell'ora che volge, e, di conseguenza, le responsabilità maggiori dei Capi di Stato e dei loro Governi? Preghiamo, adunque, e con fede, il Cuore Sacratissimo di Gesù, nelle cui mani sono anche i cuori dei Re e di tutti quelli che comandano, ad illuminarli e a dirigerli con la sua grazia!

Per il 1° venerdì e il 24 del mese:

«LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DEL SERVO DI Dio DON MICHELE RUA (+ 6 aprile 191o) ».

La vita di Don Rua fu tutta consacrata a D. Bosco. Per amore di perfezione, comune a tutte le anime sante, e la potente attrattiva che esercitò sull'anima sua l'anima di Don Bosco, Don Rua mortificò, modificò, rinnegò il suo carattere per ricopiane quello di Don Bosco, di cui, più d'ogni altro, riuscì ad assimilare e ad inculcare lo spirito. Per questo la sua Causa di Beatificazione è per noi la più importante, e sarà anche la più gloriosa dopo quella del Venerabile Fondatore.

INTENZIONI PER IL MESE DI MAGGIO. Intenzione quotidiana:

« LE CONGREGAZIONI MARIANE ».

Perchè corrispondano al fine per cui sono istituite, Perchè crescano di numero e di associati, perchè diffondano anche negli altri, in tutto il mondo, l'amore e la divozione alla Madre di Dio.

Per il 1° venerdì e il 24 del mese:

« LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DEL VEN. DON Bosco ».

È l'intenzione che, da più anni, veniamo raccomandando nelle Feste di Maria SS. Ausiliatrice. Don Bosco fu l'apostolo della divozione a Maria Ausiliatrice; abbiamo imparato da lui ad amare e ad onorare questa nostra dolcissima Madre. È quindi doveroso, che nei giorni dei suoi trionfi noi ricordiamo alla Vergine la Causa della Beatificazione del suo fedelissimo Servo. L'esaltazione di Don Bosco contribuirà a diffondere sempre più il dolcissimo culto all'Ausiliatrice dei Cristiani.

AZIONE SALESIANA

VIII Congresso Nazionale per l'educazione e la cultura religiosa della gioventù.

Dal 22 al 25 corrente si terrà in Venezia l' VIII Congresso Nazionale per l'educazione e cultura religiosa della gioventù (Oratori e Scuole di Religione), ad iniziativa del nostro Rettor Maggiore, Don Rinaldi.

Il Congresso si svolgerà sotto la protezione di S. Tomaso d'Aquino, e le alte direttive dall'E.mo Patriarca Card. La Fontaine, il quale ha già costituito un comitato d'onore, un comitato effettivo e parecchie commissioni che lavorano attivamente.

Tutto promette bene e se ne spera ottimo esito, da gareggiare con i precedenti Congressi tenutisi a Brescia, Torino, Faenza, Milano, Catania, Cagliari e Bologna.

Per informazioni rivolgersi al segretario del Comitato effettivo, Don Luigi Moretti, Campo S. Agnese, VENEZIA, o al segretario del Comitato promotore, Don Stefano Trione, Salesiano, Via Cottolengo 32, TORINO.

L'Opera di Don Bosco a Venezia.

L'Opera di Don Bosco a Venezia esordì sulla fine del 1911, quando, ad invito delle autorità cittadine e di alcuni zelanti Cooperatori, i Salesiani assunsero la direzione del Patronato di Castello, sorto fin dal 1858, e nei primi tempi fiorente, poi per un complesso di cause, non ultime le mutate condizioni dei tempi, bisognoso di nuova vita. E con l'aiuto di Dio e della cittadinanza, dopo l'entrata dei Salesiani, il Patronato vide crescere il numero degli alunni, sorgere nuovi laboratori per fabbri meccanici e calzolai e nuove scuole diurne e serali. Poi scoppiò la guerra. Per motivi di prudenza gli alunni , furono ricoverati in una villa a Trevignano di Mestre, e più tardi qui all'Oratorio di Valdocco a Torino, ma continuarono ad apprendere la loro professione.

Venuta la pace, il Patronato riprese, in Venezia, la sua attività; e, cogliendo l'occasione propizia, si fuse con l'Istituto Coletti, un collegio per corrigendi, così chiamato dal nome del pio fondatore.

Da quest'unione sorse un'opera nuova, che, in bene adatti locali, potè allargare la sfera d'azione, portando il numero degli alunni a 130, tra cui 32 orfani di guerra, divisi in due sezioni. I più piccoli seguono regolarmente i corsi elementari in preparazione al corso professionale; e quelli che hanno compiuto i dodici anni apprendono un'arte nelle scuole professionali, pur continuando secondo il sistema salesiano, a frequentare adatti corsi di coltura generale e di lingue, disegno, ecc. Così, accoppiando alla pratica del lavoro la conveniente formazione intellettuale, crescono buoni operai.

L'Opera di don Bosco a Venezia ha due altri campi d'azione.

Nel 1918, aderendo alle vive istanze dell'Enzo Patriarca Card. La Fontaine, sì assunse la direzione dell'Oratorio-Patronato Leone XIII, aperto ai tempi del Card. Sarto, di s. m.; ed affidato dapprima ai Fratelli delle Scuole Crsitiane. Ed oggi son oltre 50o i giovanetti che frequentano le sue scuole diurne e serali, le scuole di religione, le sezioni sportive, tra cui il III° Reparto Esploratori «Don Bosco », e il Circolo Salesio, i cui soci, mentre vanno diligentemente formando la loro coltura religiosa-sociale, aiutano efficacemente il direttore per il buon andamento generale dell'Oratorio.

L'anno scorso, poi, le Figlie di Maria Ausiliatrice aprivano, nei vecchi locali del Patronato di Castello, un istituto, già fiorente di varie opere a vantaggio della gioventù femminile.

Che lo spirito di Don Bosco aleggi sempre su questi tre campi dell'opera sua, aperti in Venezia, dove egli, in vita, ebbe preziosi cooperatori ed amici, tra cui Mons. Apollonio, poi zelantissimo Vescovo di Treviso.

In onore di S. Francesco di Sales.

Ci son giunte altre relazioni delle feste celebratesi in onore di S. Francesco di Sales.

A Vercelli tutte le sacre funzioni furono illustrate dalla presenza di S. E. R. Mons. Arcivescovo, il quale disse la Messa della Comunione Generale, assistè alla Solenne, tessendo infra Missam il panegirico del Santo, e nel pomeriggio tenne anche, con grande affetto, la conferenza salesiana.

Solennissima la festa celebratasi a Modena, con intervento dell'Ecc.mo Mons. Arcivescovo, a chiusura dell'anno trecentenario dalla morte del glorioso Patrono.

A Rimini, nella sala Manzoni, presentato dal, direttore diocesano dei Cooperatori, Mons. Girolamo Mauri, il prof. Don Paolo Lingueglia tenne una conferenza su Don Bosco e il suo sistema educativo, presente S. F,. R. Mons. Scozzoli, vescovo diocesano; e la domenica seguente disse il panegirico del Santo nella nuova chiesa di Maria Ausiliatrice.

A Varazze, in Liguria, si volle associata alla festa del Santo Patrono la preparazione del Cinquantenario delle Missioni Salesiane, sulle quali disse il discorso il nostro confratello Don Ferraris, raccomandando l'obolo per le Missioni stesse e per le spese di preparazione alla Mostra Mondiale Missionaria, che si terrà in Vaticano.

A Palermo, l'E.mo Card. Lualdi benedisse un nuovo salone-dormitorio nell'Istituto « Orfani di guerra », e Mons. Richichi tenne la conferenza, presenti le Autorità Civili e Militari.

Unione Don Bosco tra Insegnanti.

stata costituita in Torino un'« Unione Don Bosco » tra Insegnanti. Lo scopo dell'Unione è precisato dalla circolare che ne dava l'annunzio:

« Perche l'omaggio degli Educatori (10 Maggio 1923, Torino-Valsalice) all'Educatore mirabile della nostra terra e dei nostri tempi, DON Bosco, abbia una fruttuosa continuazione a bene della Scuola cristiana, è costituita in Torino, Corso Regina Margherita 178, un'UNIONE DoN Bosco FRA INSEGNANTI, che s'ispira ai principi educativi del grande Apostolo della gioventù.

Vi possono prender parte tutti gli Educatori indistintamente, senz'altro obbligo nè legame da quello in fuori di giovare alla scuola, portando in essa l'applicazione pratica del sistema educativo di

DON Bosco, additato dalle ultime disposizioni ministeriali a modello dei Maestri.

Non vi è obbligo di tassa: alle spese di posta e di segreteria provvederanno le libere offerte degli aderenti.

Le adunanze saranno tre all'anno; potranno però tenersene delle straordinarie per una maggiore, più intima e pratica, conoscenza del sistema educativo di Don Bosco e dei mezzi più adatti per applicarlo nella propria scuola... ».

La prima adunanza veniva indetta per il 21 febbraio u. s.: - oratore: il Sac. Dott. Bartolomeo Fascie, Direttore Generale degli Studi e delle Scuole della Società Salesiana - sul tema: « Don

Bosco ha voluto formulare una nuova teoria pedagogica o presentare un esempio vivo di educatore? »

All'adunanza riuscitissima presero parte molti insegnanti, non solo delle scuole elementari, ma anche delle scuole medie e superiori.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

* SOLENNE COMMEMORAZIONE DI DON Bosco. - Ebbe luogo a Catania, nel tempio monumentale dei Minoriti, gentilmente concesso dai revv. Padri Gesuiti. Presiedevano l'imponente adunanza Sua Eminenza il Cardinal Arcivescovo e Sua Ecc. Mons. Emilio Ferrais. Disse il discorso S. E. R.

Mons. Giacomo Carabelli, Arcivescovo di Siracusa, il quale fece un meditato profilo del Venerabile, ne illustrò il sistema educativo, tratteggiò l'organismo dell'Opera Salesiana, e si fermò di proposito sull'origine e sullo sviluppo delle Missioni Salesiane. Impartì la benedizione solenne il nostro nuovo ispettore di Sicilia, Don Giovanni Segala

* PER L'ATTIVITÀ DEI, LOCALE GRUPPO DI COOPERATORI E LO ZELO DEL PARROCO, venne eretto a Ziano nel Trentino un ricreatorio parrocchiale. La giornata inaugurale, celebratasi con l'intervento delle associazioni e circoli cattolici dei dintorni, segnò un vero risveglio d'entusiasmo religioso, suggellato dalla processione e benedizione eucaristica e dal fermo proposito in tutti i membri promotori di diffondere il pensiero e la pratica cristiana nelle popolazioni.

All'Estero.

* IL XXV DELL'ISTITUTO S. IPPOLITO DI ROMANS. - A Romans il Patronato S. Ippolito ha festeggiato il suo 250 di esistenza, raddoppiando il suo fervore di opere e di iniziative.

L'istituzione ha una scuola elementare e un piccolo internato per i fanciulli più bisognosi . Quattro sezioni ricreative allettano gli alunni, un'orchestrina, una scuola di canto corale, una società sportiva, e una compagnia filodrammatica, mentre un intenso spirito di pietà secondo il metodo di Don Bosco, involge le varie attività. Il Patronato è riuscito, così, ad imporsi efficacemente nella vita della cittadina operaia; e ha dato varie vocazioni ecclesiastiche.

Non dimentichiamo mai l'ammonimento di Don Rua: « Una Casa Salesiana che, oltre il bene diretto dello scopo particolare per cui è stata fondate, non dà buone vocazioni, fallisce alla sua vocazione! »

* PER IL TEMPIO MONUMENTALE DEL S. CUORE DI GESÙ SUL TIBIDABO, PRESSO BARCELLONA. - Spigoliamo da un numero del Bollettino di quel gran tempio in costruzione, questi cari episodi:

Un giorno, all'amministrazione di una rivista cattolica giunge una busta contenente 630 pesetas e il seguente biglietto: « Per il tempio del Sacro

Cuore di Gesù al Tibidabo! Sacrifizio dell'abbonamento alla carrozza per tre mesi ». Era l'offerta di una ricca bambina, la quale, anzichè in monili o in vesti preziose, poneva la sua soddisfazione nell'uscire ogni giorno in carrozza, e volle sacrificar lo svago per il santo scopo...

Un'altra fanciulla, operaia, con la madre cieca, era afflitta per non aver nulla da offrire, essendo l'unico sostegno della famiglia. Ma la fede le suggerì un'idea: « Lavorerò qualche notte, e quanto guadagnerò sarà per Te, mio dolcissimo Gesù ». E per tre notti vegliò sul ricamo, agucchiando con lena e con fede...

In una scuola elementare la maestra aveva spiegato l'idea del sacrifizio per invitare le alunne a compierne qualcuno per il tempio in costruzione. Tutte, entusiasmate, risposero all'appello. Una sola, la più piccola, non potè dar nulla, avendo il padre lontano e la mamma ammalata. Ma un'altra alunna, che per l'innanzi aveva mostrato una specie di sussiego verso le compagne povere, si presenta alla maestra, dicendo: « Starò tre giorni senza merenda, e la moneta la darò alla piccina, che non ha nulla da offrire al Sacro Cuore «.

Commovono codesti atti di fede e di carità, e ne verremo spigolando altri, ad occasione.

* « IL GIORNO DELL'EX-ALLIEVO. - Nei collegi salesiani D. Bosco e N. S. del Rosario di Paysandù, D. Bosco e Sacro Cuore di Montevideo, si è celebrato con entusiasmo il Giorno dell'ex-allievo. Le manifestazioni della giornata, dalle funzioni religiose del piattino in suffragio dei compagni defunti, all'accademia finale, furono tutte intonate alla rievocazione dei ricordi più cari. Mille ex-allievi di ogni età rivissero con giubilo gli anni della fanciullezza, e nell'esprimere la loro gratitudine agli antichi educatori riaffermavano il proposito di mantenersi sempre degni discepoli di Don Bosco.

* NUOVA CAPPELLA. - L'Oratorio festivo D. Bosco di Santiago, nel Cile, ha inaugurato una nuova cappella, dovuta alla generosità di due pie benefattrici. La solenne circostanza richiamò una straordinaria quantità di fanciulli e di operai al Patronato, diretto dai nostri ex-allievi salesiani. Mons. Ernesto Palacios compì la cerimonia di rito, e tutta la folla degli accorsi accompagnò processionalmente, con grande divozione, Gesù Sacramentato dalla vecchia alla nuova cappella.

* NUOVO COLLEGIO SALESIANO A RIO GALLEGos. - Il 1° gennaio u. S. si collocò la prima pietra di un nuovo collegio salesiano a Rio Gallegos, dove i nostri Missionari si erano stanziati fin dal settembre del 1899. Compì il sacro rito l'ispettore salesiano don Cerrato, alla presenza del Governatore del Territorio e di un pubblico numerosissimo. S. E. R. il Nunzio Apostolico di Buenos Aires mandò un telegramma, benedicendo ed augurando ogni bene al nuovo istituto. Non si era mai vista in Rio Gallegos una festa così solenne. Da Punta Arenas vi si recò anche la nostra banda musicale, accompagnata da Don Bernabè, che fu il primo direttore di Rio Gallégos. Così, due bande salesiane rallegrarono l'atto memorando. Quella di Punta Arenas compì il lungo viaggio in camion, senza alcun inconveniente, rallegrando con le sue suonate tutte le piccole popolazioni, che incontrò sul passaggio. Un avvenimento per tanti e tanti che non avevano mai sentito uno squillo musicale. Si spera di poter inaugurare una parte dell'edifizio in costruzione l'anno prossimo, a ricordo del Cinquantenario delle nostre Missioni.

* RISVEGLIO DI VITA CRISTIANA AD AQUIDAUANA. - In questo centro del Matto Grosso (Brasile) ai primi di novembre, nei locali della scuola governativa s'iniziava, per opera dei nostri confratelli, una scuola di catechismo, che ha già dato frutti consolanti. Quindici giorni dopo, i due gruppi di allievi, maschile e femminile, contavano già ciascuno una novantina di assidui, e si poterono preparare con diligenza alla prima Comunione per la festa dell'Immacolata, celebrata con funzioni solenni.

Anche le feste di Natale raccolsero abbondante messe spirituale. La chiesetta fu per tutta la notte affollatissima di fedeli.

Va progressivamente crescendo, non solo la frequenza ai SS. Sacramenti, ma anche l'assistenza quotidiana alla Messa e alle preghiere della sera; e con l'aiuto di Dio, si spera di fondar presto la Compagnia di S. Luigi tra i giovanetti, e di condurre a termine la chiesa, che si è dovuta ampliare per l'affluenza dei fedeli.

NECROLOGIO

VILLA ANGELA ved. MASERA. - Madre all'avv. cav. Felice, presidente della Federazione Nazionale degli ex-allievi di Don Bosco, e al fratello Mons. Giovanni Andrea, Vescovo di Colle Val d'Elsa, si spense repentinamente la mattina del 7 marzo u. s. in Moncalieri, presso Torino. Donna di squisita pietà, di rara bontà di cuore, di soavi virtù domestiche, cooperò efficacissimamente alla formazione dell'animo dei figli, i quali, anche fatti adulti, l'amavano più della pupilla degli occhi, e ne piangono amaramente la perdita. Torni ad essi di conforto l'assicurazione dei suffragi nostri e di quelli che chiediamo ai Cooperatori e a tutti gli ex-allievi, per la virtuosa estinta.

CONCETTINA LA CORTE. - Pia e benefica, aveva una devozione tenerissima per Maria Ausiliatrice, uno speciale affetto per le Opere Salesiane. La sua morte, avvenuta il 13 febbraio, fu l'eco di una vita esemplare, ricca di opere buone. Al fratello, don Salvatore, decurione salesiano, sentite condoglianze.

CAROLINA FRANCOLINI. - Si spegneva in Rimini il 7 febbraio. Intelligenza aperta ad ogni nobile iniziativa, cuore sempre pronto ad ogni opera di carità, fin dalla giovinezza ammiratrice dell'Opera salesiana, cooperò sempre efficacemente con le parole - quanto volentieri parlava di D. Bosco! - con le preghiere e con offerte, massime in questi ultimi anni della sua vita, quando potè vedere i salesiani stabiliti nella sua patria. Pace all'anima sua.

Preghiamo anche per

PASQUERO D. Domenico, † a Pollenzo (Cuneo). PASSANITI Francesca, † a Sinagra (Messina). PAVIA Giovanni, † a Roddi (Cuneo). PELLARIN Elisa, † a Sequals (Udine). PENNA Pietro, † a Castelnuovo Calcea. PERELLO Caterina, † a Rivarossa (Torino). PERONA Cav. Bernardo, † a Salassa (Torino). PERTUSIO Rita, † a Riva di Chieri (Torino). PETRELLI Mons. Angelo, Vescovo, † a Venosa. PIANO Eleonora, † a Castagnole Lanze.

PIAZZANO Corinna, † a Fubine (Alessandria). PIAZZI Ansato, † a Bologna. PICCINNO ch.co Antonio, † a Molfetta (Bari). PIERGALLINI Nicola, † a Ripatransone (Ascoli P.). PODESTA Vittorio, † a Chiavari (Genova). POMPONI Teresa Ved. CARATELLI, † a Perugia. PORTA Giovanni, † a Virgoletta (Massa Carrara). RAMELLO Maria, † a S. Damiano d'Asti. RATTI Giovanni, † a Castelnuovo Calcea (Aless.). RE Luigia, † a Rosignano Monferrato Alessan.) Ricci D. Luigi, + a Bagnacavallo (Ravenna). RICHIARDI Margherita, † a Montaldo Bormida. RIGHI Can.co Ferdinando, † a Carpi (Modena). RoLETTI Vittoria, † a Riva di Chieri (Torino). Rossi Bartolomeo, † a Molare (Alessandria). SALBA D. Francesco, † a d'Agira (Catania). ScAGLIOTTI Giuseppina, † a Rosignano Monferr. SIGNORA Anna, † a Palazzo Canavese (Torino). SORBA D. Tommaso, † a Asti (Alessandria). Succi GOTTARELLI Fanny, † a Bologna. TAMAGNONE Antonio, † a Riva di Chieri (Torino). TAsINI Luigi, † a S. Clemente (Forlì). TASSIO Carlo, † a Albino (Bergamo). TERMIGNONA Anna, † a Varallo Sesia (Novara). TORCHIO Elisa, De GRANDI † a Torino. TURINO Teresa PIEIA, † a Murisengo (Alessan.). UBERTI Francesca, † a Erbusco (Brescia. VALLARINO D. Domenico, † a Carmagnola (Torino). VALSECCHI Giacomo, † a Malgrate (Como). VERDESIO Vittorio, † a Murialdo (Genova). VERDIRAME Mariane † a Salerai (Trapani). VISCONTI Battista, + a Riva di Chieri (Torino). VISETTI Giuseppe, † a Lusiglie' (Torino). ZAIO Maria, † a Giarole (Alessandria). ZANOLETTI Elisabetta, † a Riniella (Novara) ZARRI Virginia, † a Sampeyre (Cuneo). ZENI D. Pietro, † a Andalo (Trento). ZUCCHINI Conte Antonio, † a Bologna.

AGNELLI Teresa, † Bobbio.

ALLASIA Albino, † Costigliole d'Asti. AMosso Rosa, † Nus (Torino).

ARANCO D. Paolo, † Condilizzoli (Salerno) ARVAT Maddalena, † Lessolo (Torino). AsARO Can. Biagio, † S. Cataldo. BALME Adelaide, † Champorcher (Torino). BERNASCONi Antonio, † Chiasso (Svizzera). BERNASCONI Maria, † Novazzano (Svizzera). BERTAMi Angelina, † Garda (Verona). BERTOLDI Maddalena, † Brez (Trentino). BERTOLDO Luisa, † Forno di Rivara (Torino). BICOCCA Giacinta, † Cicengo (Alessandria). BIOLETTI Maria, † Pessineto (Torino). BLASiG Eleonora, † Rualis (Udine).

BOLZANI Giuseppe, † Montecchio (Reggio Emilia). BONACINI Paolo, † Gavasseto (Reggio Emilia). BONAVERI Secondina, † Torino. BONGIOVANNI Laura, † Fossano. BORGO Rosina, † Nizza Monferrato. BORRI Pietro, † Gaglianico (Novara). BOSCHI Mons. Luigi, Vescovo a † Ripatransone.