PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XLIV - N. 4 APRILE 1920
SOMMARIO
In preparazione all'8° Congresso Internazionale (20-23 maggio 1920) - Per la tessera personale.
La Chiesa di S. Agostino in Milano. Un nuovo Vescovo Salesiano.
Nel X° Anniversario di Don Rua -- Un appello ai Cooperatori.
Il I° Congresso Internazionale dopo la guerra europea.
Una faticosa missione nel Basso Rio Negro (Lettera del Missionario Don Giov. Balzola).
La morte di Mons. Giordano.
Da Gualaceo a Santiago di Mendez (Da una lettera del nuovo Vicario Apostolico).
Il Culto di Maria Ausiliatrice: - Il mese di preparazione alla festa titolare: Intenzioni generali - Nuovo privilegio - Grazie e graziati.
Nelle Feste di S. Francesco di Sales. Tenerezza paterna e amor filiale.
Note e Corrispondenze: - - La prima squadra di fanciulli viennesi - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice -- Notizie varie: In Italia: all'Estero.
Necrologio e Cooperatori defunti.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA CoTToLENGo, 32. TORINO
(20-23 maggio 1920)
« I tempi che corrono, scriveva il S. Padre Pio X, richiedono azione: ma un'azione che tutta consista nell'osservare, con fedeltà ed interezza, le leggi divine e le prescrizioni della Chiesa, nella professione franca ed aperta della Religione, nell'esercizio d'ogni fatta d'opere di carità, senza verun riguardo a se stessi e a vantaggi terreni. Tali esempi luminosi di tanti soldati di Cristo varranno assai meglio a scuotere gli animi e a trascinarli, che non le parole e le sublimi dissertazioni: e facilmente avverrà che, scosso l'umano rispetto, deposte. le prevenzioni e le titubanze, moltissimi saranno tratti a Cristo, facendosi a lor volta promotori della conoscenza e dell'amore di Lui, che son la strada per la vera e soda felicità. Oh! senza dubbio, se in ogni città, se in ogni villaggio si adempirà fedelmente la legge del Signore, se si avrà rispetto alle cose sacre, se si frequenteranno i Sacramenti, se si osserverà quanto altro appartiene al vivere cristiano; non sarà per Noi mestieri.... che più oltre ci affatichiamo per per vedere cosa restaurata in Cristo (1) ».
Nell'azione invocata da Papa Pio X scorgiamo delineato il programma della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, con le stesse speranze che ebbe il Ven. Don Bosco nell'istituirla, In vero lo stesso Sommo Pontefice, in una Lettera inviata al I° Successore di Don Bosco, l'indimenticabile Don Rua, sulla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, scriveva queste memorande parole: « ... Dall'intimo dell'animo facciamo voti che cotesta Unione dei Cooperatori, tanto illustre per eccellenza di meriti... prenda di giorno in giorno incremento maggiore, e la Dio mercè arrivi a tale che dappertutto, sia nelle città, sia nei villaggi, o si viva dello spirito del Fondatore dei Salesiani, o se ne coltivi l'amore; e cresca di nuovi seguaci, a ciò cooperando sopra tutto lo zelo dei Vescovi... ».
Per lo stesso motivo anche il Sommo Pontefice, il mite e forte BENEDETTO XV, in una sua lettera, diretta all'attuale Successore di Don Bosco, al rev.mo Don Albera, in occasione del VII Congresso dei Cooperatori, tenutosi a S. Paolo nel Brasile, benevolmente affermava: « Noi nutriamo per le Opere del Ven. Don Bosco quella stessa benevolenza che ebbero i nostri Predecessori; ed. essendo esse attaccatissime al Vicario di Gesù Cristo, Noi fortemente bramiamo che abbiano ogni dì ad allietarsi di nuovi soci e ad aumentare di Cooperatori, in modo che possano, coll'aiuto di Maria Ausiliatrice, provvedere con risultati ognor maggiori ai bisogni dei tempi ».
Nella stessa lettera il S. Padre si degnava di far un'altra affermazione, che siamo orgogliosi di rievocare nell'imminenza dell'VIII° Congresso:
« È vostra lode - diceva benevolmente il Papa. -- il conoscere le esigenze dei tempi, il conoscere con quali armi, data l'indole dell'età presente, sia particolarmente da combattere. Perchè, come i nemici della religione, ed anzi dell'umanità, si radunano in tutti i luoghi e, stretta la peggiore delle alleanze, cospirano per distruggere, se fosse possibile, anche la Chiesa, così voi avete pensato essere assolutamente necessario tener frequenti Congressi Generali dei Cooperatori, comunicare idee, associare energie, opporre armi ad armi ...».
Come dubitare che la benedizione del Papa, e quindi del Signore, non sia con noi e con voi, o zelanti Cooperatori, e sul comune lavoro di preparazione all'VIII° Congresso? Noi mandiamo un grazie di cuore a quelli che hanno risposto al nostro appello, e ripetiamo a tutti con fiducia:
- Inviateci suggerimenti, proposte e consigli.
L'importanza dell'8° Congresso,
L'imminente VIII° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani ha un'importaneza speciale, dovendo divulgare lo scopo che ebbe il Ven. Don Bosco nell'istituire la Pia Unione dei Cooperatori , e intensificarne , secondo i bisogni dei tempi, il programma provvidenziale.
Non è quindi fuor di proposito il ricordare, con le parole stesse di D. Bosco, lo scopo della Pia Unione e la sua prima organizzazione.
Scopo dell'Unione dei Cooperatori.
Don Bosco studiò lungamente sul modo di stabilire quest'opera. Io scopo fondamentale che si prefisse, non fu quello di coadiuvare i Salesiani, ma di coadiuvare la Chiesa, i Vescovi, i Parroci, secondo lo spirito della Pia Società Salesiana, con opere di beneficenza, catechismi, educazione di fanciulli poveri, e simili. Soccorrere i Salesiani, diceva Don Bosco, non è altro che aiutare una delle tante opere che si trovano nera Chiesa Cattolica. È vero che i Salesiani faranno appello ai Cooperatori nelle loro strettezze, ma i Cooperatori devono essere altrettante braccia nelle mani dei Vescovi e dei Parroci, per il bene della Chiesa Universale, e più specialmente delle rispettive diocesi. In questo senso il Venerabile ebbe a dichiarare:
« Verrà un tempo in cui il nome di Cooperatore Salesiano sarà sinonimo di buon Cattolico».
Ma per conoscere appieno che cos'è la Cooperazione Salesiana conviene ricordare gli schemi che ne tracciò Don Bosco, nell'accingersi all'opera. Ne abbozzò il primo nel 1874, chiamandola Unione Cristiana; nel 1875 corresse quest'abbozzo, dicendola Associazione di Opere buone, poi Associazione Salesiana: e finalmente, nel 1876 la chiamò: Cooperatori Salesiani, o modo pratico di giovare al buon costume ed alla civile società.
L'idea fondamentale, adunque, fu quella di unire i buoni in un'azione religioso-sociale secondo i bisogni dei tempi: questo è il concetto dominante nei 'singoli scherni. In tutti, quantunque elaborati in tempi diversi, l'idea è sempre la stessa, netta e precisa.
Uno schema dice così:
« Negli affari temporali di grande importanza sogliono gli uomini unirsi in società, affinchè l'industria e la sollecitudine degli uni, la scienza e la perizia degli altri assicurino il guadagno, che da quel negozio poteva sperarsi ed impedire le perdite che sarebbero state a temersi. Ora, se gli uomini del secolo sono tanto accorti nelle cose della terra, dice il Salvatore, quanto devono essere attenti i figliuoli della luce nel trattare il grande affare della eterna salvezza, nell'usare tutti i mezzi che sono in nostro potere? Fra i mezzi efficaci, che in questi tempi è d'uopo usare, è l'unione dei buoni. Vis unita fortior, funiculus triplex difficile rumpitur. Un uomo forte, unito ad un altro
forte, diventa certamente assai più forte; ed una cordicella sola è cosa debole: unitela a due altre, difficilmente si rompe. Così un buon cattolico, solo nel mondo, è facilmente vinto dai nemici del bene; ma se è incoraggiato, aiutato da altri, si fa una gran forza e riesce ad impedire il danno che ne avverrebbe all'anima sua,
e a provvedere il bene del prossimo e quello di nostra santa Religione. Ecco lo scopo di questa associazione: Unire i buoni cattolici in un solo pensiero e un solo lavoro, per promuovere la propria e l'altrui salvezza ».
«Quest'associazione - dice un altro schema - è intitolata Unione Cristiana o di opere buone; perchè ha per fine di associare tutti. i buoni, affinchè uniscano insieme le loro forze, aiutandosi vicendevolmente ad operare il bene.
» E questo l'esempio che ci lasciarono i fedeli della Chiesa primitiva. Alla vista dei gravi pericoli che ogni giorno loro sovrastavano, senza punto sgomentarsi, univansi in un cuor solo e in un'anima sola per animarsi a star saldi nella fede e superare gl'incessanti assalti da cui erano minacciati
» Simile esempio seguono altresì gli uomini del secolo nei loro affari temporali. Dovranno forse i figliuoli della luce essere meno prudenti che i figliuoli delle tenebre? No, certamente. Noi cristiani dobbiamo parimenti unirci in questi difficili tempi, ed unirci nello spirito di preghiera, di carità e di zelo, adoperando tutti i mezzi che la religione somministra per rimuovere quei mali che, oggidì, ad ogni momento possono mettere a repentaglio l'importante affare della nostra salvezza... ».
« Nel fondare la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani - commenta, con la sua solita chiarezza e precisione, Don Rua - Don Bosco ebbe di mira anzitutto di soddisfare un dovere di riconoscenza verso i benefattori delle sue Opere (chiamandoli a partecipare a tutti i vantaggi spirituali della Pia Società di S. Francesco di Sales); in secondo luogo aveva di mira di animare alla perseveranza nel beneficare le sue opere, e procurare dei nuovi benefattori: in terzo luogo di unire i suoi benefattori e le sue benefattrici, costituendoli come altrettanti ausiliarii del proprio Parroco, e per mezzo di lui del proprio Vescovo, e quindi altrettanti figli devoti e ubbidienti al Supremo Capo della Chiesa ».
I Cooperatori di Don Bosco sono dunque un'unione di cristiani, attivi e zelanti, che mettono insieme le loro forze per aiutarsi vicendevolmente a zelare il bene.
Ed ecco con qual programma:
Con lo zelo delle anime generose e secondo lo spirito della Pia Società Salesiana.
« Fine di questa Associazione - scriveva Don Bosco in uno dei primi schemi - si è di proporre alle persone che vivono nel secolo un tenore di vita, il quale in certo modo si avvicini a quello di chi vive di fatto in Congregazione religiosa, e ciò a fine di godere, almeno in parte, quella pace che invano si cerca nel mondo. Molti andrebbero volentieri a chiudersi in un chiostro: ma chi per età, chi per sanità o condizione, moltissimi per difetto di opportunità o di vocazione, ne sono assolutamente impediti. Costoro, anche in mezzo alle loro ordinarie occupazioni, in seno alle proprie famiglie, possono vivere in modo da essere utili al prossimo ed a se stessi, quasi fossero in religiosa comunità. Laonde l'Associazione Salesiana si può chiamare una specie di terz'ordine degli antichi, con questa diversità, che in quelli si proponeva la perfezione cristiana nell'esercizio della pietà, qui si ha per fine principale la vita attiva, specialmente in favore della gioventù pericolante ».
La Società Salesiana - osserva D. Bosco - « essendo stata definitivamente approvata dalla Chiesa, può servire di vincolo sicuro e stabile pei Cooperatori Salesiani. Di fatto essa ha per fine Primario di lavorare a beneficio della gioventù, sopra cui è fondata il buono o triste avvenire della Società ».
Prima organizzazione dei Cooperatori.
In uno degli accennati schemi il Venerabile tracciava anche queste linee per l'organizzazione dei Cooperatori.
« L'Associazione è umilmente raccomandata alla benevolenza e protezione del Sommo Pontefice, dei Vescovi e dei Parroci, dai quali avrà assoluta ed illimitata dipendenza in tutte le cose che si riferiscono alla religione.
» Il Superiore della Congregazione Salesiana è anche Superiore di quest'Associazione.
Il Direttore di ogni Casa della Congregazione è autorizzato di ascrivere gli associati, trasmettendo di poi Nome, Cognome e dimora al Superiore, che noterà ogni cosa nel comune registro.
» Nei paesi e città, dove non esiste alcuna. di queste case e dove gli associati giungono a dieci, dal Superiore sarà stabilito un capo col nome di Decurione.
» Dieci decurioni possono avere un capo che si chiamerà Prefetto dell'Associazione. Prefetto e Decurione saranno preferibilmente scelti nella persona del Parroco, o di qualche esemplare Ecclesiastico. Essi corrisponderanno direttamente col Superiore. Dove gli associati fossero meno di dieci, corrisponderanno col Direttore della casa più vicina o direttamente col Superiore.
» Ogni Decurione comunicherà co' suoi dieci, ogni Prefetto co' suoi cento soci; ma ognì associato, occorrendo, può indirizzarsi al medesimo superiore ed esporgli quelle cose che giudica doversi prendere in considerazione.
» Ogni prima domenica del mese od in altro giorno che torni più opportuno, i Decurioni ed i Prefetti avranno cura di radunare i membri della propria decuria, o centuria, per trattare del buon andamento delle opere intraprese, specialmente dei Catechismi nelle Parrocchie, ma sempre col beneplacito dei Parroci.
» Ogni Centurione o Decurione procurerà di radunare nel giorno di S. Francesco di Sales o nella domenica seguente i membri delle proprie decurie, o centurie, per animarsi reciprocamente alla divozione verso il santo Patrono, ed alla perseveranza nelle opere cominciate secondo lo scopo dell'Associazione ».
Queste norme rimasero sostanzialmente invariate nella redazione definitiva del Regolamento del 1876, che nel 1882 fu completato con le seguenti e Norme generali Per i Decurioni della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani t.
« Per soddisfare alle ripetute istanze di, molti fra i nostri zelanti Cooperatori, abbiamo creduto conveniente di esporre per loro direzione alcune norme generali, che potranno servire fino a tanto che si comporrà un apposito manuale.
» I. -- I Decurioni, secondo il nostro Regolamento, sono Capi di dieci o più Cooperatori o Cooperatrici. del luogo.
» II. - Il Parroco è pregato di essere Decurione dei Cooperatori della propria Parrocchia.
III. -- Qualora egli non possa esercitare quest'opera di carità, potrà anche, a nome del sottoscritto, pregare qualche buon Sacerdote od anche un buon secolare di sua fiducia, il quale ne faccia le veci e prenda il nome di Vice-Decurione.
» IV. - Se in una Parrocchia si possono costituire parecchie Decurie, il Parroco ne sarà Capo o Direttore.. essendone impedito, ne farà le veci un Sacerdote di sua fiducia, col titolo di Vice Direttore. Nella città vescovile, dietro proposta dèl Rev.mo Mons. Vescovo, verrà scelto un membro del Capitolo, il quale presiederà a tutti i Decurioni e Cooperatori della Città. - Dove esiste una Casa Salesiana, il Direttore di essa sarà pure il Capo dei Decurioni e Cooperatori di quel luogo.
» V. - Ogni Decurione terrà registrato il nome, cognome e indirizzo di tutti i Cooperatori della sua Decuria, e si porrà in comunicazione col Sac. Giovanni Bosco, Superiore della Pia Associazione.
» VI. - Se qualche Cooperatore cade ammalato, il Decurione, informatone, lo visiterà caritatevolmente e gli somministerà tutti quegli aiuti, consigli ed assistenza, che al medesimo Decurione saranno compatibili. Avvenendone la morte, inviterà i Soci locali a pregare per l'anima, di lui, e ne darà avviso alla Direzione in Torino, perchè sia inscritto fra i Defunti, e si facciano per l'anima di lui le preghiere ed i suffragi prescritti dal nostro Regolamento.
» VII. -- E pure Uffizio del Decurione fare conoscere la Pia Unione a quelle persone, le quali abbiano i requisiti necessarii per esservi ascritte.
» VIII. - Quando trova qualche persona disposta ad entrare nella Pia Associazione, ne prenderà nome e cognome, indirizzo, e lo trasmetterà al Superiore per avere il relativo Diploma di aggregazione, e l'invio del Bollettino Salesiano. Tuttavia nei luoghi, dove vi è il Capo o Direttore, il Decurione, prima di proporre una persona all'accettazione, ne parlerà col medesimo, o almeno glie ne consegnerà il nome e cognome, perche lo scriva nell'elenco comune. La stessa consegna egli farà, quando sappia che taluno per altra via abbia ricevuto l'aggregazione.
» IX. - Qualora si facessero in un pacco solo racapitare i Bollettini al suo indirizzo, egli avrà cura di farli pervenire al più presto a destinazione o per sè, o per mezzo del Vice-Decurione, o di altra persona pia e fidata.
» X. - Ogni anno terrà almeno una conferenza nella festa di S. Francesco di Sales, e un'altra nella festa di Maria Ausiliatrice.
» XI. - A seconda delle circostanze, il Decurione potrà anticipare o posticipare queste Conferenze, tenendole in tempo, ora e luogo, che siano per tornar di maggior comodità ai Soci, di maggior vantaggio all'anima loro e al bene della Pia Associazione. Il modo dell'invito sarà, o un avviso del pergamo, o un apposito biglietto, od sin avviso personale.
» XII. - Il Decurione presiederà la Radunanza. I temi da trattare saranno il Suffragio dei Cooperatori defunti, le Missioni Salesiane Estere, la necessità di bene educare la gioventù, il modo di fare il Catechismo, ecc.: oppure si leggerà un brano della storia dell'Oratorio, o della vita di di S. Francesco di Sales.
» XIII. - Nelle Conferenze egli avrà di mira d'informare i Soci allo zelo, per la Religione e pel buon costume, al sacrifizio, alla carità, alla dolcezza, che sono le virtù caratteristiche, onde devono risplendere i Salesiani e i loro Cooperatori.
» XIV. - A presiedere queste Conferenze potrà anche invitare qualche persona autorevole, o costituità in, dignità ecclesiastica, o qualche sacerdote dell'Istituto Salesiano.
» XV. - E ancora uffizio del Decurione notare in apposito Registro le offerte, che nelle Conferenze o in altre occasioni si fanno dalle persona caritatevoli a vantaggio delle Opere Salesiane, e inviarle al Superiore in Torino. Noterà l'occasione in cui furono raccolte le limosine, e, se le ebbe privatamente, tramanderà eziandio none e. cognome dell'oblatore.
Per quanto spetta alle Conferenze, in quei luoghi ove le Decurie sono parecchie, l'Uffizio del Decurione sarà, devoluto al Capo o Direttore, e, in sua mancanza, al Vice-Direttore.
» XVI. -- Di mano in mano che aumenta il numero dei Cooperatori, il Capo, o chi ne fa le veci, proporrà al Superiore qualche zelante Cooperatore per la formale elezione a Decurione.
» XVII. - Il Decurione e il Capo sono pregati di presentare al Superiore le loro osservazioni ed a fare quelle proposte, che crederanno riuscire utili al buon andamento dell'Opera.
Sac. Giov. Bosco.
Già in molte diocesi, oggi la Pia Unione conta zelanti Direttori, e si tennero anche varie: adunanze dei medesimi. L'ultima ebbe luogo nel 1911 a Valsalice, presieduta dal rev.mo Don Albera. Noi speriamo che nessun di loro, da cui attendiamo i migliori consigli, vorrà mancare al Congresso.
Nel prossimo numero contiamo di pubblicare, definitivamente redatti, i temi già noti.
Il 25 marzo u. s. il Comitato Generale affettivo tenne adunanza plenaria, sotto la presidenza dell'on. Senatore Conte Eugenio Rebaudengo.
La Segreteria Generale venne stabilita in Via Cottolengo 32, Torino. Alla medesima van richieste le Tessere Personali, necessarie per assistere alle adunanze, e indirizzate le offerte che, nel loro affetto a Don Bosco e nella brama di renderne più conosciuto e diffuso lo spirito, i buoni Coopertori non mancheranno d'inviarci per coprire le spese dei Congressi.
(1) Enciclica: E Supremi Apostolatus cathedra.
La Provvidenza impone a' suoi figli delle prove, aspre talvolta, per saggiare la fiducia da cui sono animati; ma non manca di compensarli sovrammisura quando essi, accettandole fiduciosamente, hanno saputo superarle.
Di questa verità porge testimonianza luminosa la nostra chiesa di S. Agostino in Milano, ormai compiuta, e pronta a ricevere la consacrazione.
Quando, sul finire del 1917, col cuore angosciato per le vicende tristi della nostra guerra, si era giunti colla costruzione alla linea d'imposta della cupola, vi fu un momento di grande perplessità riguardo alla prosecuzione dei lavori. Il rincaro incessante dei materiali e delle mercedi, e le affievolite speranze di sussidi efficaci fecero pensare se non fosse prudente consiglio rimettere ad altro tempo il compimento della costruzione, coprendo alla meglio il grande vano del presbiterio, tanto da poter officiare la chiesa: partito certo assai doloroso, ma, per alcuni riguardi, giustificato.
La certezza tuttavia, che il rincaro non sarebbe tanto presto cessato, e che, con tal partito, la ripresa del lavoro per quest'ultima parte del grandioso edificio sarebbe andata a giorni d'imprevedibile lontananza, lasciando per chissà quanti anni il tempio incompiuto, come un rimprovero incessante a chi non aveva avuto cuore da condurlo a termine, fecero mutar consiglio: e fu mutamento provvidenziale.
« Fiducia, e avanti! » I Salesiani non dimenticarono il motto che fece operare tanti prodigi. Dopo calcoli, assai ponderati sulle probabili vicende dei prezzi di fabbrica; incoraggiati da chi doveva contribuir coi sussidi, e dalle favorevoli profferte degli stessi costruttori, risolsero di proseguire coraggiosamente fino al compimento dell'opera. E quando, nel freddo pomeriggio dei 27 novembre 1918, il Direttore dell'Istituto, Don Dones, salì sul sommo dei ponti a dare la solenne benedizione all'ultimo getto di cemento, che chiudeva la cupola, fu nell'intimo dei nostri cuori una gioia grande.
La cupola era chiusa; non mancava che il tetto: in pochi mesi anche questo fu compiuto: la vittoria era ottenuta:
Mentre i nostri soldati, eroicamente combattendo, vincevano la gran guerra, anche i Salesiani, questi umili ed eroici soldati della carità, combattendo con serena fiducia contro difficoltà d'ogni fatta, riuscirono a vincere. - La nostra chiesa, per le condizioni e pel tempo in cui fu compiuta, può considerarsi come un tempio votivo.
Ora la cupola si slancia a 40 metri sul piano del pavimento, a coronare la massa poderosa dell'edificio.
Profittando dei ponti che servirono alla costruzione, fu deciso di eseguire anche la decorazione interna della grande volta, che fu condotta felicemente dal pittore Eugenio Cisterna di Roma, colla perizia che gli è universalmente riconosciuta, inspirandosi ad elementi decorativi di Roma e di Ravenna.
*
La chiesa di S. Agostino, iniziata il 4 giugno 19oo, colla posa della prima pietra, fatta solennemente da S. Em. il Card. Arcivescovo Ferrari, ed a cui assistette il compianto ed indimenticabile Don Rua, copre una superficie di 2300 metri quadrati, con una lunghezza complessiva dalla porta maggiore al fondo dell'abside di m. 75, ed una lunghezza fra le due testate del braccio trasversale di m. 51. - Sorge sopra un ampio sotterraneo (destinato ai refettori, alla cucina, e al forno dell'Istituto) ed ha il suo piano di pavimento a m. 2,20 sul piano stradale, così che, dalla Via Copernico, vi si accede, da tre porte, con una gradinata di 14 alzate, che ne tiene tutta la fronte.
Il sotterraneo rappresenta la prima fase dei lavori della chiesa, che, al compimento di quello, subirono una sosta di parecchi mesi.
Ripresa la costruzione limitatamente al piedicroce, questa prima parte della chiesa fu compiuta nel 1906, ed inaugurata solennemente il 4 giugno di quell'anno.
Si sperava di riprendere il lavoro per compiere l'edificio pochi mesi dopo; ma dovettero passare altri sette anni senza che si potesse rimetter mano all'opera: e non fu che sul finire del 1913 che la costruzione fu ripresa.
Una profonda alterazione nel regime delle acque sotterranee, provocata da grandi lavori di fognatura eseguiti pochi anni prima dal Comune di Milano, consigliò degli assaggi alle fondazioni: le indagini eseguite mostrarono la convenienza di alcuni lavori di sottomurazione a rinforzo delle fondazioni di quelle parti, che dovevano assoggettarsi ai più forti carichi. Compiuti quei lavori, la costruzione procedette con la sollecitudine consentita dalle circostanze, e con la assoluta sicurezza nei riguardi statici.
All'inizio di quest'ultima fase della costruzione non si pensava certamente al turbine che si sarebbe scatenato su tutta Europa l'anno successivo, e che avrebbe messo in gravi condizioni ogni andamento di lavoro. Eppure, ripresa la costruzione, questa non fu interrotta mai, fino al suo compimento, ad onta delle immani difficoltà che si dovettero superare, per il rincaro e la scarsezza dei materiali e della mano d'opera, che solo produssero qualche rallentamento di attività nei momenti più difficili.
La chiesa, finalmente compiuta nella sua pianta a croce latina, è a tre navate nel piedicroce, larghe complessivamente m. 2-7, e si riduce, nel transetto, ad una sola navata larga m. 13, quanto la centrale di quello; termina con tre absidi (corrispondenti alle tre navate), la maggiore delle quali dovrà accogliere la Schola Cantorum e l'organo.
Sulle navi minori corrono i matronei, che accompagnano parzialmente anche il transetto. La copertura della navata maggiore e del transetto è fatta con tetto a capriate visibili, decorate a tempera. Sull'incrocio dei due bracci sorge la cupola ottagona, all'uso lombardo, impostata sul quadrato di base mediante le quattro caratteristiche trombe coniche, e coronata all'esterno da una loggia di 24 arcate con 16 colonne di granito.
Il presbiterio, elevato di cinque gradini sul piano della Chiesa, e da questo recinto da tre lati, è sotto la cupola, tra i quattro poderosi piloni che la reggono, costruiti con conci di sarizzo e di granito.
In mezzo al presbiterio, alquanto arretrato verso l'abside, sorge l'altar maggiore, elevato di cinque gradini sul piano del presbiterio, e protetto da un ciborio portato da quattro colonne di diorite lucida. Il ciborio, ispirato alle forme ambrosiane, è decorato sulle quattro fronti dai simboli eucaristici - il frumento e la vite - e dal monogramma cristiano, a rilievo dorato, su fondo azzurro.
Sui lati dell'anticoro si aprono due ampie sacristie; ad esse adiacenti, due scale mettono ai locali superiori e ai matronei.
La decorazione interna è ora limitata alla cupola: nel resto, non potendo per ora affrontare la grave spesa di decorare convenientemente le pareti, si sono segnate con listatura rossa, sul bianco della calce, le linee organiche della struttura architettonica. All'esterno le pareti sono tutte a mattone scoperto (pietravista), colle corniciature ad archetti e denti di sega in obbedienza alle caratteristiche dello stile lombardo, a cui la chiesa è informata.
Il pavimento, nelle parti accessibili al pubblico è in piastrelle rosse, quadre, di cemento; nel presbiterio è di marmo, a riquadri e fasce di bianco e di grigio.
Pel battistero e pel pulpito sono predisposti i disegni da tradursi in marino: si supplisce per ora con strutture provvisorie di cemento pel primo, e di legno pel secondo.
Il compimento della nostra chiesa esaudisce un voto di molti anni: anni di attesa, di speranza, di fede. Altro voto ci sia ora concesso di esprimere, che ci viene spontaneo dal cuore, allo spettacolo angoscioso di cosi grave disorientamento delle coscienze, che in ogni parte del mondo oggi si manifesta: il voto, che l'esempio mirabile dato dal grande convertito sotto la cui invocazione è sorta la chiesa, le sue preghiere, il suo patrocinio valgano a ricondurre gli animi - traviatì dall'attuale bufera - sulla via della verità, della giustizia, dell'amore.
*
Un grazie di cuore al sig. Ing. Architetto CECILIo ARPESANI per questa bella pagina sul Tempio monumentale, sorto sopra suo disegno e da lui diligentemente curato nei più piccoli dettagli.
L'inaugurazione è stata definitivamente fissata per il mese di giugno. I lavori sono ancor molti e gravi: ma confidiamo nella provata generosità dei Cooperatori, specie di Milano e Lombardia.
(1) La conversione di S. Agostino ha dato all'illustre Prof. Lodovico Pogliaghi il soggetto di una mirabile composizione che, tradotta in mosaico dal Salviati di Venezia, corona, nella lunetta, la porta maggiore della Chiesa. Sulle due porte minori stanno i ritratti di S. Francesca, di Sales e del Ven. Don Bosco, pure in mosaico, su cartoni del chiar.mo Prof. Cisterna.
Il S. Padre nel Concistoro del 1° marzo u. s.. preconizzava Vescovo titolare di Obra, il rev.mo Don DoMENICo CoMIN, Salesiano.
Il nuovo Vescovo conta 45 anni. Nato nella parrocchia di Dardago, comune di Budoja, nella diocesi di Concordia, provincia di Udine, il 9 settembre 1874, compì le prime classi ginnasiali sotto il magistero del proprio parroco, Don Romano Zambon, e il ginnasio superiore nel Seminario Vescovile di Concordia. Entrò nella Pia Società Salesiana il 26 ottobre 1891. Attese agli studi filosofici a Torino e a quelli teologici a Milano, dove fu ordinato sacerdote, nella Metropolitana, il 14 aprile 19oo. Partì per le Missioni dell'Equatore nell'ottobre del 1902, e dal 1903 a1 19o9 fu direttore del Collegio di Guayaquil. Nel 1909 fu nominato Ispettore delle Case Salesiane della stessa Repubblica. Ultimamente era anche Pro-Vicario di Mons. Costamagna, al quale succede nel Vicariato, Apostolico di Mendez e Gualaquiza.
Son trascorsi dieci anni dal suo tramonto, solenne come quello di un re, quando tutti gli sguardi si posarono sulla spoglia sua macilente, consunta dall'intenso lavoro, iniziato con ardore virile nella prima giovinezza.
Don Bosco, quest'uomo straordinario, suscitato dalla Provvidenza all'alba dei tempi nuovi per additare agli arditi della carità l'opera di restaurazione da compiersi tra la gioventù, stava per entrare nel periodo delle contraddizioni, quando il Signore, a. sommo conforto, gli additava il fanciullo che sarebbe divenuto il suo primo ausiliare.
Passarono cinque anni dal primo incontro, ed eccolo, giovine chierico, porglisi a fianco e iniziare subito l'opera sua, cui una volontà gagliarda, spoglia d'ogni iniziativa e d'ogni vista propria, e unicamente intenta a svolgere, tutta e sempre, la traccia del Maestro, associò un valore inestimabile. Furono quegli anni di fedelissima collaborazione sotto la guida del Padre, che resero possibile a Michele Rua di assimilarsene lo spirito e di esserne, anche lui vivo, l'interprete autentico e, di poi, il continuatore fedele.
In vero, morto Don Bosco, fu voce unanime che continuasse a vivere in Don Rua.
A Don Rua, come già a Don Bosco, si volse con unanime slancio l'affetto dei Salesiani, affascinati dalle delicatezze del suo cuore di padre, grande come quello del Fondatore.
Attorno a Lui, come attorno a Don Bosco, scosse dal grido delle sue virtù, trassero anche le moltitudini, bramose di vederlo, udirne la parola, riceverne la benedizione.
Iddio stesso, dal giorno che gli affidava l'eredità di Don Bosco, parve donargli in modo più luminoso il suggello di quei doni straordinari, i quali, sebbene gratuiti, sono tuttavia la miglior guida per identificare le anime singolarmente virtuose, su cui, con infinita compiacenza, posa il suo sguardo purissimo.
Fin dal 1866, cioè dai primi anni del sacerdozio di Don Rua, il Venerabile affermava: « Se Dio mi dicesse: - Prepàrati , Don Bosco, che devi morire, e scègliti un successore, perchè non voglio che l'opera da te cominciata venga meno: e chiedi per lui quante grazie e doni e carismi tu credi necessari, perchè possa disimpegnar bene il suo uffizio, chè tutto gli darò, io - asseriva il Venerabile - vi assicuro che non saprei che cosa domandare al Signore a questo scopo, perchè tutto quanto già lo vedo posseduto da Don Rua! »
In vero, molte cose, straordinarie, già avvennero quando Don Rua viveva, che la prudenza allora consigliò di tacere, e oggi è dovere rivelare: ed altre ne avvennero poi, ed altre ne avvengono tuttodì, che empiono d'alta riconoscenza il cuore dei numerosi che a Lui, morto, ricorrono con la stessa fede, con la quale andavano a lui vivo.
Ma sopra la riconoscenza di codesti beneficati, sta quella, più intima e più forte, di coloro - e sono molti - che ebbero la fortuna di vivergli accanto, e ne ammirarono la virtù e le doti meravigliose. L'intima gioia di questi e il vivo sprone che ne traggono a ben operare, è pari alla certezza loro di essere stati a contatto con uno di quegli uomini rari, che Iddio non manda a tutte le generazioni, cioè di aver veduto un gran Servo del Signore, di aver trattato con lui, di averlo amato, e di esserne stati riamati.
E' intima convinzione e persuasione nostra, che Don Rua fu un altro Don Bosco, cui l'ufficio di discepolo e di ausiliare delineò, senza dubbio, un'impronta ben diversa, come il mandato di Padre e Maestro die' a Don Bosco la sua: ma le loro anime furono gemelle , egualmente eroiche nella pratica della virtù, ambedue meravigliose nell'ardore della carità, insuperabili nella manifestazione della più alta paternità spìrituale.
Così la singolare comunanza che il Venerabile Don Bosco predisse a Michele Rua dodicenne: « Noi due faremo sempre a metà! » non si spezzò con la morte, nè dell'uno nè dell'altro nè finì, quasi affermazione suprema, con la vicinanza del sepolcro; ma prosegue vigorosa nella memoria dei figli e nella venerazione dei popoli, e avrà il coronamento nell'apoteosi cristiana.
Questo sentiamo nell'anima, a dieci anni dalla morte di Don Rua, e lo proclamiamo ad alta voce - pur devoti alle prescrizioni della Chiesa - per dire a Lui l'infinita riconoscenza che ancor ci commove, e anche perchè ne resti un ricordo ai venturi (1).
Un appello ai Cooperatori.
In occasione del X Anniversario, ci piace riferire il primo appello che il venerato Don Rua lanciava ai Cooperatori, il 1° gennaio 1889, per animarli a sostenere le opere di beneficenza fondate dal Ven. Don Bosco. L'eco della sua voce non può non giungere a tutti gradita.
Abbiate in cuore la vera carità, la carità di Nostro Signore Gesù Cristo. - Chi possiede tale carità, trova modo di cooperare a qualsiasi opera buona. Sì, procuriamoci la dolce inclinazione a far del bene al nostro simile, specialmente ai fanciulli più poveri ed abbandonati, e alle anime in pericolo di eterna dannazione, quali sono quelle sopratutto dei poveri selvaggi, che ancor non conoscono Iddio. Questa inclinazione, chi più chi meno, tutti già la sentiamo; ma possiamo renderla più forte, facile e pronta, con degli acconci riflessi, di cui eccone alcuni.
Anzitutto riflettiamo che il far del bene al prossimo ci rende, pica che ogni altra cosa, simili a Dio, il quale, essendo una bontà per sua natura diffusiva, fa del bene a tutti, persino a chi non lo conosce e non lo ama, persino ai suoi nemici, e, come dice il Vangelo, fa levare il sole sopra i buoni e sopra i cattivi, e manda la pioggia pei giusti e per gli iniqui.
Riflettiamo a quanto fece, e a quanto fa Nostro Signor Gesù Cristo per tutti, e per ciascuno di noi in particolare....
Rifiettiamo alla dolce consolazione che proveremo specialmente in punto di morte, quando, nel momento di presentarci a Dio, e tremanti forse pel ricordo di qualche nostra miseria, ci verrà in mente che in Cielo vi è già qualche anima beata che prega per noi, perchè stata istruita nelle case fondate e mantenute colla nostra carità, perchè salvata per opera di Missionarii da noi provveduti, perche ritornata sul retto cammino pel sacro ministero di un Sacerdote da noi fatto raccogliere ancor giovinetto e favorito nei suoi, studii e nella sua vocazione. Ed oli quanti fatti commoventi vi potrei qui citare, in prova di questa indicibile gioia, pregustata nell'agonia da persone caritatevoli!
Riflettiamo ancora che Dio ha promesso che la carità, la quale noi facciamo agli altri, egli la farà a noi: la farà nelle cose spirituali e temporali: la farà altresì ai nostri cari, e specialmente a coloro i quali si prendono cura dei poveri orfani e dei fanciulli più abbandonati e pericolanti. Ed in vero son parole dettate dallo Spirito Santo le seguenti del Salmo 4o: - Beato colui che ha pensiero del miserabile e del povero: lo libererà, il Signore nel giorno cattivo. Il Signore lo conserverà e gli darà vita e lo fard beato sopra la terra; e nol darà in potere dei suoi nemici, e gli porgerà soccorso nel letto del suo dolore. Or nel corso di nostra vita in quali e quante critiche e dolorose circostanze non potremmo forse trovarci ancor noi, nelle quali niuna persona del mondo sarebbe in grado di portarci soccorso? E non è egli un forte stimolo ad usare carità al prossimo il pensiero che con questa carità noi ci renderemo debitore e protettore un Dio onnipotente?
E scendeva alla pratica:
Mettiamo tutti i giorni, o almeno tutte le settimane, o tutti i mesi, qualche cosa in disparte, per sostenere le opere di beneficenza e di religione. Questo già suggeriva di fare l'apostolo San Paolo ai primi cristiani, in sollievo degli indigenti.
Facciamo, di quando in quando, qualche sacrifizio e risparmio a tale scopo, ora in un viaggio, ora in un divertimento, ora nell'acquisto di una veste o di un abito e simili, ora nella cucina, rendendola più economica, e via dicendo. Specialmente le madri e le figlie di famiglia, le padrone, e financo le serve, con queste ed altrettali industrie, possono procacciarsi il mezzo di fare del bene moltissimo.
Chi intende di lasciare qualche parte del fatto suo a vantaggio delle opere di carità, prenda il consiglio di farlo sua vita durante: lasci anche più poco, ma si assicuri in tal modo che la sua volontà si eseguisca, direi quasi sotto i suoi occhi. Dopo la morte possono insorgere grandi ed inaspettate lifficoltà, dissenzioni e liti, per le quali non solo non ne abbiano aiuto le opere di carità, ma trovino la rovina ed anche la dannazione dell'anima son poche persone, sedotte dall'avarizia e dall'interesse...
Dal canto mio vi assicuro che, unitamente coi miei confratelli Salesiani, proseguirò ancor io ad ispirarmi ai sentimenti, ai consigli, alle massime eli. Don Bosco; e di comune accordo faremo il possibile che la vostra carità riporti il frutto desiderato, a vantaggio della religione, della famiglia, della civile società, a gloria di Dio, a salvezza delle anime.
Cosi parlano ed operano i santi. La loro vita è un intreccio di opere grandi e di eroiche virtù, per cui, in realtà, non muoiono, ma, nella memoria perenne dei loro esempi e delle loro parole edificanti, vivono in benedizione.
Nel Santuario di Maria Ausiliatrice la Messa per il X0 Anniversario di Don Rua avrà luogo giovedì 15 corrente, alle ore 10.
(1) Chi possiede lettere od altri scritti autografi di Don Rua, abbia la bontà di mandarne copia autentica alla Redazione del Bollettino Salesiano, Via Cottolengo 32, TORINO. Similmente coloro che avvicinarono il 1° Successore di Don Bosco e udirono dal suo labbro detti edificanti, o conoscono qualche importante aneddoto della sua vita, abbiano la bontà di notificarlo allo stesso indirizzo, o al Rev.mo D. Paolo Albera, Via Cottolengo 32, TORINO.
(GINEVRA 26-29 FEBBRAIO 1920)
Ci scrivono:
Quasi tutti i paesi d'Europa erano rappresentati al Congresso delle Opere di soccorso ai bambini sofferenti; 200 persone assistevano alle riunioni che si tenevano, negli ultimi di febbraio , nell'elegante salone del Grand Hótel, des Bergues. V'erano i Delegati: inglesi, tedeschi, austriaci, ungheresi, francesi, italiani, polacchi, ceco-slovacchi, serbi, norvegesi, turchi, armeni, ecc., ecc.
Presiedeva l'Avv. Giorgio Werner; si notavano tra gl'intervenuti: Mons. Luigi Maglione, Delegato della S. Sede, il Vescovo protestante di Oxford, in rappresentanza dell'Arcivescovo di Cantorbéry; M. De Reuterskiold per l'Arc. di Upsala; il generale Sir David Henderson; William Cecil, Vescovo di Exerter, che presentò un discorso di Lord Robert Cecil; M. Murphv per gli Stati Uniti; il Comm. G. Vinci per la Croce Rossa Italiana; la N. D. Fina De Buzzaccarini per l'Unione Femminile Cattolica Italiana; Donna Paola Goria per gl'Istituti Salesiani; Mons, E. Werthmann, Presidente Generale della magnifica e ben organizzata opera benefica Caritas Bund per la Germania. Troppo lungo sarebbe nominare tutti.
Fu uno spettacolo commovente. Per la prima tolta, dopo l'orribile cataclisma che devastò l'Europa e divise gli animi, seminando odii e rancori, rappresentanti di tutte le nazioni, ieri nemiche, si trovarono riuniti. È innegabile che nella prima riunione si sentiva negli animi una certa preoccupazione, ma c'era anche la fiducia che l'opera santa di cristiana carità operasse il miracolo d'un riavvicinamento difficile, ma pur necessario.
Il tatto fine e l'intelligenza superiore di M. Werner ottenne subito lo stabilirsi d'un'atmosfera di gentilezza serena. Subito si aggrupparono i diversi rappresentanti e delegati in Commissioni nazionali, per presentare alla seduta plenaria i rapporti sull'operato delle diverse nazioni e i loro desiderata.
Notiamo nella Commissione Italiana Donna Paola Goria, anima d'apostolo e intelligenza rara; nessuno meglio di lei avrebbe potuto rappresentare le Opere Salesiane. Il magnifico rapporto da essa presentato era un'interessantissima sintesi della grande attività salesiana nel campo della carità. Dall'Italia alla Polonia, dalla Spagna all'America, dall'India al Matto Grosso, a migliaia si contano i bambini protetti dagli eredi delle idealità di D. Bosco. Dopo l'armistizio, l'attività salesiana in Baviera, Polonia, Austria e Jugoslavia s'è largamente estesa: 13 nuovi stabilimenti sono stati aperti e sono quasi unicamente destinati a raccogliere i bambini più poveri e bisognosi; e l'Opera Salesiana si espande ovunque, benchè senza fondi, contando unicamente sulla protezione divina e il soccorso caritatevole dei paesi civili,
In Italia sono ben 1883 bambini soccorsi, dl cui 426 orfani di guerra.
In Austria 131 gl'infelici raccolti e curati in diverse case, e ben di più erano dopo l'occupazione nemica delle nostre provincie, orfani nostri furono portati a Vienna e affidati alle cure paterne dei Salesiani.
La Baviera ne conta 143; il Belgio 179; l'Egitto 53; la Jugoslavia 34; la Polonia 186; la Turchia 110; l'Ungheria 22.
Quante lagrime asciugate, quanti dolori leniti, quante parole di conforto dette dai zelanti Figli di Don Bosco!
Non meno ammirevole, nè meno efficace ed intensa, fu l'opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in tutte le loro Case.
L'Opera Salesiana merita davvero l'ammirazione e la riconoscenza di ogni nobile cuore, e l'aiuto il più generoso.
Al Congresso l'Italia si fece molto onore pcrchè Per la prima seppe dire la grande parola di pace; e mentre plaudiva alla benefica iniziativa, che deve essere il prodromo d'un vero Congresso di vera Pace, risalutava nel nemico di ieri, il fratello. Ad unanimità fu applaudita a parola cristiana, e si disse: « L'Italia ha detto la più bella Parola del Congresso
RIO NEGRO (Brasile).
Una faticosa missione nel Basso Rio Negro.
(Lettera del Sac. Giovanni Balzola). Manaos, settembre 1919. Rev.mo Sig. D. Albera.
Le scrivo questa volta da Manaos, dove mi riconforto di anima e di corpo, dopo un mese di missione nel basso Rio Negro. Non appena Mons. Giordano fu di ritorno a S. Gabriel da una fruttuosa escursione, son partito io, approfittando del vaporino del nostro amico Annibale Peixoto.
Toccammo Jucaby e Cajutinho, dove notai una consolante fioritura religiosa, e dopo tre giorni di viaggio giungemmo a S. Isabel.
Una missione durante l'epidemia della grippe - Luogo di desolazione - A Moreira - Ignoranza religiosa e lezione salutare.
Dovevo incominciar la missione lungo l'affluente Emyci, ma improvvisamente sorsero difficoltà impreviste. Fortunatamente il signor Diego Gonzales mandò a prendermi col suo vaporino, e un'ora dopo mi trovavo nella sua abitazione. Il luogo è splendido, ma si conosce che anche qui, i tempi migliori sono passati. Nel 1912 lavoravano sotto la direzione del signor Gonzales più di 1oo persone: in 5 anni gliene morirono oltre 9o e la desolazione regna in quelle case. Il luogo venne abbandonato, come maledetto. Ora torna a poco a poco a riabilitarsi, e si riprende il lavoro, ed io vi passai tre giorni, amministrando i Sacramenti.
Continuando il viaggio, esercitai il sacro minìstero a Damury e a S. Tomaso, e, per la generosità dell'amico Colonnello Gioachino Aguiar, potei giungere a Moreira per la festa della Madonna del Carmine.
Credevo che si fossero fatti dei preparativi per la solennità, e non trovai che freddezza e silenzio. Si sentiva che tutto il paese era sotto un incubo, e che un fatto nuovo impressionante doveva essere accaduto. Mi recai dal sig. Ferdinando Monteiro de Lima, padrone del luogo, il quale mi ricevette pieno di tristezza e mestizia.
- Padre, quest'anno la festa languisce, io sono ammalato e tutta la popolazione sta in casa per paura della grippe.
Senonchè, all'arrivo inaspettato del Missionario, la popolazione si animò e, a poco a poco, anche in mezzo a quello squallore, la festa ebbe un aspetto di solennità.
Cominciai la mia missione di notte, col Rosario e col canto delle Litanie ed altre pratiche di pietà. Con stupore m'avvidi che quegli abi tanti non sapevano nulla. Dopo alcune istruzioni catechistiche, scesi alla pratica e, separati nella chiesetta gli uomini da una parte e le donne dall'altra, ad uno ad uno, insegnai praticamente il segno della croce. Poi lo feci ripetere insieme tante volte, quante mi parve necessario, perchè restasse in tutti ben impresso.
Una donna, che era stata battuta dalla figlia, madre anch'essa di famiglia, si era lamentata presso il delegato di polizia, e questi affidò a me la questione. Mentre tutti erano radunati, la madre, che non sapeva il portoghese, mi fece vedere le contusioni ricevute dalla figlia, la quale si difese accusando la madre come donna dedita al vino. Ripresi fortemente l'una e l'altra, ma specialmente la figlia, e ricordando i castighi che Dio riserva ai figli irriverenti, la invitai a chieder perdono alla madre, raccomandando a questa di perdonarla. Difatti, colle lacrime agli occhi la figlia s'inginocchiò ai piedi della madre, l'abbracciò, e ambedue, piangendo, si prostrarono all'altare e chiesero perdono a Dio. Il fatto fu di edificazione a tutti i presenti.
Ero sopra pensiero per il mezzo di trasporto con cui recarmi a Piloto, quando alcuni bravi uomini, saputo del mio imbarazzo, si offersero per condurmi in canoa; ed uno di essi mi esibi l'aiuto del figlio, purchè io benedicessi il suo matrimonio. Il figlio però era lontano ed internato nella foresta, cosicchè, quando partimmo, il padre non era ancor di ritorno dalle ricerche. Li incontrai più tardi in canoa colla sposa e, giunti ad Esmeralda, benedissi il matrimonio, e proseguimmo per Piloto.
A Barcellos - Una guarigione singolare - Il morbo iniuria, e mancano i viveri - Le disgrazie di due coniugi cristiani - La festa di
S. Alberto a Carvoeiro.
Anche qui desolazione e tristezza per l'infuriare dell'epidemia. Mi recai a consolare alcuni amici, e poi scesi verso Barcellos. Ad un certo punto vidi una casa, circondata da gente che stava aspettando il mio arrivo. Feci visita al padrone che conosceva, e mi fermai tre giorni approfittando di quell'ospitalità per scendere ogni giorno a Barcellos e portare parole di conforto e di rassegnazione a quegli abitanti, colpiti quasi tutti dal male.
Poi presi stanza in Barcellos stesso, presso il sindaco sig. Giuseppe Felice d'Oliveira Netto, che funge anche da medico e da farmacista.
Un giorno visitammo un ammalato, molto grave e in serio pericolo di vita. Lo confessai, al mattino seguente celebrai la messa in casa sua e lo comunicai. Guarì prima di tutti, e la popolazione attribuì la guarigione all'atto religioso compiuto.
Tutti fanno promesse a S. Alberto, venerato a Carvoeiro, nella chiesa migliore del Rio Negro. Un giorno, recatomi a Piloto per un matrimonio civile e religioso in casa del notaio, sig. Leònida Rodriguez, lo trovai molto triste ed abbattuto, ed in condizioni da non poter neppure scrivere. Mi raccontò come il giorno innanzi, aggravato della febbre, che già da nove giorni lo tormentava, aveva promesso a S. Alberto che, se il giorno seguente fosse stato sfebbrato e avesse potuto prendere un po' di cibo, si sarebbe recato per il giorno della festa a Carvoeiro, e avrebbe seguito la processione a piedi scalzi, in manica di camicia. Il giorno dopo non ebbe più febbre, ed io lo vidi, fedele alla promessa, partecipare il 7 agosto alla festa.
Benedetto il matrimonio, ed amministrato qualche battesimo, ritornai a Barcellos. Temeva anch'io di cader ammalato, in casa d'altri, proprio quando l'opera dei sacerdote e del missionario era quanto mai necessaria. Le condizioni sanitarie del paese erano infatti veramente tristi. Mancavano i medici e le medicine, e sopratutto difettavano i viveri. Non v'era nè pane, nè riso, nè latte condensato, tanto utile ai convalescenti. I cacciatori e i pescatori giacevano a letto, e non si trovava più nè carne, nè pesce. Di galline e uova non c'era neppur da parlare. E notizie più allarmanti giungevano pure dagli affluenti Aracà e Demeny. Un giorno, dall'Aracà giunse in canoa, ammalato, un panettiere. Fu subito angariato per cuocere un po' di pane, e la gente si accalcava all'imboccatura del forno, temendo di rimaner priva, come a qualcuno successe in realtà. Io, che aveva giorni prima sofferto la fame, andando talora a dormire anche senza cena, mi trovavo, grazie a Dio, in buone condizioni per l'affabile ospitalità del sig. sindaco e della sua ottima signora.
Questi buoni coniugi furono provati come Giobbe. Non avendo figli, adottarono due orfani, che amavano teneramente. Prima del mio arrivo, uno era già morto, e l'altro giaceva ammalato, nonostante le amorevoli cure. Giungeva nel contempo la notizia che, dei loro uomini di servizio al Rio Aracà, otto erano già morti e gli altri erano tutti ammalati. Spedirono subito il vaporino e una canoa, carichi di viveri e di rimedi. Un sabato sera il padre mi disse: « Domani verremo tutti alla messa ». La mattina seguente m'alzo tutto contento, nella speranza di veder accresciuto il numero dei miei fedeli, e già stavo per andare all'altare, quando arriva la signora che mi dice: « Netto non viene, perchè è molto triste. Stanotte, col vaporino di ritorno, ha saputo che la canoa è affondata, e tutto è perduto ». La notizia era veramente grave, non tanto pel valore intrinseco del materiale perduto, quanto per l'estrema necessità che se ne sentiva in quei giorni. La sera stessa il bambino andò peggiorando: ed io ero appena andato in camera, che vennero a chiamarmi d'urgenza, perchè il bambino moriva. Corsi subito. Non v'era rimedio alcuno: poco dopo spirò. Indescrivibile lo strazio del sig. Netto e della moglie, che lo piansero amaramente, mostrando quanto l'amassero.
Passato il primo sfogo di dolore e terminati i funerali, si dovette pensare ad una nuova spedizione di viveri per il personale dell'Aracà. Alla sera il sig. Netto cadde ammalato e pochi giorni dopo anche la moglie era colpita dal morbo. Ad aggravare le circostanze, si veniva a sapere che la seconda canoa, mentre ritornava carica di piassaba, per il valore di qualche migliaio di lire, colava a fondo. La povera famiglia fu realmente provata con tante sventure, dolorosissime; e quando io dovetti partire, incominciava appena a rifarsi dalla malattia.
Avvicinandosi il 7 agosto, mi recai a Carvoeiro per la festa di S. Alberto. I preparativi fervevano rapidamente e da ogni parte affluivano canoe, cariche di pellegrini, venuti a sciogliere le promesse. La solennità fu bella davvero, nonostante la nota triste dell'epidemia, e le manifestazioni di fede e di divozione, consolanti. Alla sera ci fu processione, alla quale parteciparono moltissimi, con candela in mano, piedi scalzi e in manica di camicia, conforme alle promesse fatte. La croce volle portarla un tale, che è in fama di capo spiritista e ha un bel grado nella massoneria. Vidi inginocchiati all'altare, e prender parte alle funzioni, uomini che erano vissuti ben lontani dalla chiesa.
A Manaos - Cordialità dei PP. Cappuccini e dà Mons. Vescovo - Necessità dell'impianto di una Casa Salesiana - Un caro amico.
Terminata la festa, nei imbarcai per Manaos, dove mi recai al convento dei Padri Cappuccini, che mi ricevettero con tutta cordialità. Con piacere vi trovai il loro Prefetto Aposto lico, Frate Evangelista di Cefalonia, che stava per partire alla volta di Roma.
Il giorno dopo mi presentai al Vescovo, che paternamente mi diede tutte le facoltà inerenti al mio ministero e lui invitò a pranzo per il giorno dell'Assunta. Parlammo della nostra Pia Società: Sua Eccellenza mi fece vedere il luogo che ha riservato per i Salesiani: un bel lotto di terreno, di più di 1oo metri di lato, in posizione centrale ed importante.
Mi ha fatto la più soave impressione vedere il progresso religioso ottenuto nella parrocchia di S. Sebastiano diretta dai Cappuccini, nella Cattedrale, e negli istituti femminili... Non solo potei celebrare, ma anche predicare, confessare, e distribuire moltissime comunioni. Manaos non ha più la trista fama di una volta. Ora vi è molto rispetto pel sacerdote, ed il Vescovo è veneratissimo.
Però mi si stringeva il cuore nell'osservare tanti giovani a scorazzare per le vie, trascurati e incolti, rievocanti alla mia mente i birichini di Don Bosco. Quanto bene farebbe qui un Oratorio festivo, dove senza difficoltà si potrebbero radunare un trecento giovani! Mi pare, veneratissimo sig. D. Albera, che dovremmo essere disposti a qualsiasi sacrifizio nella, stessa Missione del Rio Negro, purchè i Salesiani ponessero qui una loro residenza. Oltre il bene che si potrebbe fare, sarebbe utile anche per noi, per prendere un po' di riposo fisico e morale, dopo le lunghe escursioni.
L'anno scorso Mons. Giordano fu ospite per due mesi del Vescovo e io mi trovo adesso in casa dei Cappuccini, dove sento proprio il bisogno di tranquillità, dopo la missione resa faticosa dalle cattive condizioni sanitarie.
Una casa a Manaos sarebbe pure necessaria per tutte le corrispondenze e gli affari della Prefettura.
Visitai anche il grande stabilimento del Governo, che si voleva dare ai Salesiani ed ora è invece convertito in carcere, con colonia agricola annessa. Per espresso desiderio di S. E. celebrai la S. Messa ai carcerati, e rivolsi loro alcune parole. Ricordai il bene fatto da Don Bosco ai carcerati di Torino e ai giovani della Generala, narrai l'esempio di quel giovane che dopo aver aggredito D. Bosco, finì per confessarsi da lui sul ciglio di una strada, e vidi che questi fatti di carità e di amorevolezza facevano buona impressione. Visitai pure la Colonia Agricola bene avviata.
Qui a Manaos ho trovato pure un caro amico, ch'io conobbi nel Matto Grosso fin dal 1896, il Col. Leopoldo de Mattos. È un rappresentante di Mons. de Aquino e copre l'importante ufficio di delegato fiscale per la collezione delle rendite governative e, più ancora, per trattare la seria e vecchia questione di confine tra i due Stati. È molto diligente ed ha riscosso il plauso dei suoi, superiori, coree ho potuto constatare da telegrammi ufficiali, Mi parlò dell'importanza di una missione salesiana nella zona del Rio Guaporé, che divide il Matto Grosso dalla Bolivia, dove sono ancora molti Indii, sebbene già ammansiti. La missione corrisponderebbi ai disegni di Don Bosco e del compianto Mons. Lasagna, poichè i Salesiani del Matto Grosso verrebbero a darsi la mano con quelli delle Amazzoni.
Veneratissimo Padre, chìudo questa mia. Di salute sto bene, e presto farò ritorno a S. Gabriel. Dio voglia che sia scomparsa la terribile grippe. Accetti, rev.mo sig. D. Albera, i miei saluti cordiali, che prego estendere .agli altri amatissimi Superiori e Confratelli e ai nostri cari Cooperatori, ed Ella benedica questo
Suo Obbl.mo figlio in C. J. Sac. GIOVANNI BALZOLA, Missionario Salesiano.
La morte di Mons. Giordano.
(Lettera del Sac. D. Giovanni Balzola).
S. Gabriel, 1 gennaio 192o. Ven.mo sig. Don Albera,
Certo Ella avrà già saputo, per altra via, la triste notizia. Il nostro amatissimo Prefetto Apostolico, Mons. Lorenzo Giordano, non è più! L'angelo della morte ce l'ha rapito, e l'ha, introdotto agli eterni godimenti, in premio delle sue fatiche e del suo zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. I suoi resti mortali sono sepolti nel povero cimitero di San Gioachino, lungi da questa residenza, ma sempre nel centro della Missione, dove i nostri avranno sempre occasione di visitarne la fossa coprendola di lagrime e implorando riposo eterno all'anima benedetta.
Nel settembre p. p., quando ritornai da Manaos, mi manifestò il pensiero di partire in ottobre per il basso Rio Negro e d'inoltrarsi nel Padauiry per esservi la maggior parte della popolazione raccolta per l'estrazione della gomma. Gli feci notare che io era passato in mezzo agli epidemici, salvo come per miracolo, e che nel Padauiry l'epidemia faceva strage. Egli insistè per giusti motivi, sopratutto per trattenersi alcuni giorni col sig. Giovanni Amazonas, allo scopo di rivedere, con quell'intelligente signore, il manoscritto della sua grammatica in nheengatù, prima di mandarla a San Paolo a stampare. « Poi, mi diceva, mi sento come spinto da una forza misteriosa ad intraprendere questo viaggio... Sento che devo andare; e, quando è così, bisogna obbedire, perchè generalmente è la voce di Dio ».
Tuttavia in ottobre non parti. Doveva arrivare una visita ufficiale alla nostra incipiente Scuola Agricola, e si risolse a partire in novembre. Infatti la visita venne: due bravi dottori, uno di Rio Janeiro, l'altro di Manaos, che ammirarono in Monsignore l'uomo intelligente, affabile e della più cara compagnia, e ripartirono di tutto soddisfatti.
Ai primi di novembre, anche Monsignore partì, promettendo di tornare a metà dicembre, affinchè io potessi recarmi a Marabitana per le feste di Natale.
Dopo quindici giorni ricevo una lettera, dove mi diceva che il viaggio era ottimo, buona la salute, e che era ottimamente trattato da tutti.
Pochi giorni dopo, arriva a S. Gabriel gente che veniva dal Padauiry, e sento che l'avevano visto salire quel Rio, sul vaporino di Augusto Lacerda. Gli scrissi una lettera e gliela mandai; ma purtroppo non gli giunse e tornò nelle mie mani.
Cadde ammalato di non saprei qual male; e, poichè alla foce del Rio, passava il vapore mensile che da Manaos va a S. Isabel, si fece condurre sul vaporino del nostro ex-alunno di Pernambuco, Raimondo Rodriguez, al porto più vicino, cioè a Javary, in casa del sig. Giulio di Macedo, dove arrivò alle 4 pom. del 5 dicembre. Fu l'ultimo di sua vita! Trascrivo le parole del sig. Giulio, perchè non ebbi, ancora, altre notizie intorno alla catastrofe.
« Arrivò (dice questi) alle ore 4 di sera, e mori alle nove. Non aveva febbre, ma era molto abbattuto, perchè da otto giorni non mangiava più nulla, e accettava solo un po' di acqua. Dicono che prese molte medicine, e si pensa che sia sopravvenuta qualche complicazione. Era malato allo stomaco ed al cuore. Morì come un bambino. ... Dieci minuti prima, mi fece cenno di avvicinarmi e mi strinse la mano, poi rese la sua anima a Dio ».
Il 6 dicembre, alle 3 pom., il cadavere venne portato, sul vaporino, all'umile cimitero di San Gioachino, dove dieci anni fa venne sepolto un altro Missionario, Padre Marcellino, che si era gli pure ammalato al Rio Padauiry. Nella stess'ora, giungeva il vapore da Manaos con la sub corrispondenza.
Tutti rimasero impressionatissimi, perchè il mese prima l'avevano avuto a bordo più di un giorno, pieno di vita e di entusiasmo, guardato da tutti con simpatia.
Ecco, amatissimo sig. D. Albera, come avvenne la morte del nostro carissimo Mons. Giordano. Morì sul campo del lavoro, solo e abbandonato, senza poter avere intorno a sè nessuno dei confratelli e senza ricevere gli ultimi conforti religiosi. Beato lui che era sempre preparato!
Solo il 14 dicembre, quando ansiosi lo stavamo aspettando, ci giunse la triste notizia, Rimanemmo sbalorditi! Durante l'arino 1919 questa povera e difficilissima missione fu ben provata! Due preziose vittime furono immolate. Tarato sacrifizio c'impetri dal Signore tutte quelle benedizioni, di cui abbiamo estremo bisogno. Non Le dico, amato Padre, in quale abbandono mi trovi, e con quanto lavoro. Mi hanno scritto che è in viaggio il carissimo Don de Britto, ma che cos'è un missionario per questo campo immenso? Non Le dico di più, e non ho coraggio nè tempo di scriverle altro. Ci aiuti, venerato Don Albera, ci aiuti per amor del Signore.
Ossequi a tutti gli amati Superiori; a Lei l'espressione viva della filiale riconoscenza del
Suo dev.mo in C. J.
Sac. Giov. BALZOLA.
***
Mons. LORENZO GIORDANO era nato a Ciriè
(Torino) nel 1856. Entrò nel Collegio Salesiano di Lanzo Torinese nel 1868. Si ascrisse alla Pia Società Salesiana nel settembre del 1872. Giovane chierico, lavorò con gran zelo nelle Case Salesiane di Francia, dove salì agli ordini sacri e fu ordinato sacerdote nel 1878. Di là partì per l'America nel 1881. Primo campo delle sue fatiche fu il Collegio Pio di Villa Colón; quindi passò nel Brasile, dove fu direttore e poi ispettore delle Case Salesiane del Nord. Dal 1916 era Prefetto Apostolico del Rio Negro.
Di bell'ingegno e di gran cuore, lavorò sempre indefessamente, raccogliendo frutti copiosi. A Jaboatào costrusse un bel Santuario in onore di Maria Ausiliatrice. Pubblicò anche varie opere su argomenti religioso-morali ed agrari. Ricordiamo le spiegazione degli Evangeli delle Domeniche, in due volumi, col titolo : Licçoes populares de perseverança.
Il sacrifizio che Don Lorenzo Giordano si impose con la vita missionaria fu assai grande. Egli non si sarebbe mai allontanato da Don Bosco, dall'Oratorio, e dai suoi Superiori e confratelli d'Italia. Per Don Bosco, per Don Rua, per Don Albera, nutriva l'attaccamento più filiale. Nel 1883 scriveva a Don Bosco:
« È inutile che io Le dica che principalmente nei giorni del dolore e nei momenti del sacrifizio il nostro pensiero si porta a Lei: ci par di vederla, di udirla; ci risuona all'orecchio quell'« esto vir », e quel « viriliter agite! » ... Oh! i suoi consigli, e più i suoi esempi, e poi la certezza che Ella prega per noi, ci rendono forti: prenderemo d'assalto il vasto impero del Brasile e il mondo intero, malgrado la profonda convinzione di essere ancora ragazzi.
» È inutile che Le dica, che la lingua batte dove il dente duole: e, sentendo noi sempre più la sua privazione, ci sfoghiamo a parlar di Lei, tra noi confratelli e coi giovani, che pure sono tanto desiderosi di udir parlare del loro Padre Don Bosco.
» E inutile che Le dica, che tutti preghiamo tanto tanto per Lei, affinchè Dio ce La conservi così a lungo che possiamo vederla con veneranda canizie fra cinquant'anni, desiderandole più lunga vita ancora, per il bene di tante anime del vecchio e nuovo mondo.
» Questa lettera le giungerà poco prima del gran giorno dell'Assunta, suo compleanno. Oh potess'io ornarla colle più belle espressioni di mente e di cuore... Ma poveretto me! un po' il francese, un po' lo spagnuolo, mi hanno tolto quel tantino di letteratura italiana che aveva, di maniera che mi conviene abbandonar l'opera per non offendere il suo orecchio così delicato anche in letteratura, con un tessuto di barbarismi. Le offro quindi senz'altro il mio cuore, e quello di tutti i suoi figli di Colón, questo cuore, che è e sarà sempre lo stesso, pieno della più grande riconoscenza e di filiale amore verso di Lei.
» Ella, Venerato Padre, mi benedìca... ci benedica tutti, e colle sue preghiere ci ottenga la grazia di poterla accompagnare nel gran giorno dell'Assunzione... universale degli eletti al Cielo ».
Com'è dolce il pensare che incontro all'anima di questo valoroso figlio di Don Bosco, che negli estremi momenti ebbe a provare più viva la mestizia del distacco da tutti i Confratelli, sieno andati incontro, col Padre, tutte le anime dei nostri cari, già beate in paradiso...
Giovedì, 11 marzo, nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino si celebrarono solenni suffragi per il caro Monsignore. Sulla porta maggiore si leggeva una breve epigrafe, dettata dal prof. D. Giov. Battista Francesia: - Per l'anima benedetta di Mons. Lorenzo Giordano di Ciriè, Prefetto Apostolico nel Brasile, si fanno oggi pietosi suffragi. - Maria Ausiliatrice accolga in Paradiso il zelante Missionario.
Nei banchi, parati a lutto, presero posto i parenti, gli amici e il Consiglio Superiore della Pia Società, con a capo il venerato Don Albera. Fu una cerimonia devota e solenne.
EQUATORE.
Da Gualaceo a Santiago di Mendez.
Ecco la relazione di un'escursione compiuta dal Sac. Domenico Comin, Ispettore delle Case Salesiane dell'Equatore, da Gualaceo fino a Santiago di Mendez, nel Vicariato Apostolico di Mendez e Gualaquiza. L'abbiam tolta da una lettera inviata, in data 9 gennaio 1919, al Vicario Apostolico Mons. Giacomo Costamagna, il quale ce l'ha mandata da Buenos Aires, con l'assicurazione che tornerà gradita ai lettori del Bollettino; « tra i quali - dice Mons. Costamagna - moltiplicherà le preghiere per i bisogni della Missione dei Jivaros, che è, fuor di dubbio, la più difficile del mondo cattolico ».
La pubblicazione torna, oggi, quanto mai opportuna, poichè, come diciamo altrove, il Santo Padre Benedetto XV, avendo accolto la rinunzia di Mons. Costamagna al Vicariato Apostolico, a motivo della sua età avanzata, nel Concistoro dello scorso mese gli dava a successore lo stesso Don Comin, che preconizzava. Vescovo Titolare di Obba.
Una notte sulla Cordigliera - Un buon amico - La residenza d'Indanza - Le difficoltà del cammino non scemano l'allegria.
Accompagnato dal carissimo D. Torka, partii da Gualaceo il 21 ottobre. Tutto prometteva un viaggio felice, ma tutt'altro. Giunti sulla cima della Cordigliera, e precisamente nel luogo detto « Cutebrillas », mi sentii molto male: la testa mi si fece pesante e lo stomaco cominciò a porsi in rivoluzione. Eran le tre di sera: il cielo si faceva oscuro e minacciava un nubifragio. Pensammo che il partito migliore era quello di rifugiarci in un piccolo « rancho ».
Passar la notte sulla Cordigliera, sotto un piccolo tetto di foglie, esposti ai venti ed alla pioggia, non è certo la più bella cosa; ma non si poteva fare altrimenti. Sull'imbrunire, un temporale furioso tentò di portar via il nostro misero tugurio e l'acqua potè filtrare dal tetto.
Passammo insonni e tremanti dal freddo le lunghe ore della notte, e alle due e mezzo del mattino, fattosi il cielo sereno e sorta una luna splendente, sellate le nostre bestie, continuammo la marcia verso Indanza. Al « Corpus Christi » il sig. Luigi Rios ci accolse con squisita bontà e ci preparò subito qualche cosa per ristorarci. Poi proseguimmo verso Indanza, dove giungemmo verso le 4 di sera. Quanto è bella ora quella residenza! L'orto è grande e v'abbonda la yuka, il banano, la canna da zucchero, il granoturco, ecc. Due vacche somministrano latte abbondante, e buon numero d'uova dànno le galline. Insomma questo centro non difetta di viveri, e può soccorrere anche i coloni bisognosi.
Durante la permanenza a Indanza, la mia salute non fu buona, il che mi fece temere di non poter resistere al lungo viaggio a piedi, che doveva intraprendere per giungere a Santiago.
Nondimeno, il 27 ottobre, confidando nell'aiuto divino, cominciai la marcia. Non può immaginare com'è il sentiero, chi non vi passa. Salite lunghe lunghe, interminabili, alle quali succedono discese a precipizio. Ad ogni passo c'è pericolo di scivolare, e cader lungo e disteso nel fango. Le radici degli alberi attraversano in tutti i sensi il sentiero e, se gli occhi si distraggono un po', s'inciampa e... la distrazione è subito punita. Lo posso dire per l'esperienza . che ne ho fatto: diedi colla testa contro mi albero, e rimasi stordito. Il colpo fu così sonoro, che i miei compagni di viaggio si spaventarono: io li tranquillizzai dicendo che la mia testa s'era mostrata più forte.
Un'altra volta, ebbi l'imprudenza di credermi un acrobata. Un albero sottile, steso sul suolo, formava l'unico cammino: lo sentii cedere al peso e diedi della schiena in un altro albero, riportando un dolore che mi durò varii giorni.
Una terza volta credetti di poter saltare un ruscello, e caddi nell'acqua. Per buona sorte tutti questi incidenti, dopo la prima dolorosa impressione, terminavano in una solenne risata.
Il passaggio del Chupianza - Curioso incidente - A Santiago di Mendez, tra amici - Notizie della Missione.
Tutti i fiumi si passarono a guado, meno il Chupianza e il Paute (colà lo chiamano Namangosa) chè, per essere assai profondi, ci obbligarono a cercare una zattera e un caronte che la guidasse. Pei fiumi guadabili si passò senza togliere i calzari, perché non, è possibile che li passi, a piedi nudi, chi non vi è abituato.
L'acqua ci rinfrescava. quasi. sempre fin presso la cintura; un grosso bastone ci aiutava a resistere alla corrente, molte volte assai impetuosa e, passato il fiume, si continuava senza interruzione la marcia, come se nulla fosse.
Giunti a sera a una casa jivara, cambiavamo le vestimenta bagnate, con altre asciutte, e dormivano saporitamente sul nudo suolo, sempre lontani dal pericolo di cadere dal letto.
In tre giorni di marcia giungemmo al Chupianza. Quale ispirazione per un poeta od un pittore, nel paesaggio incantevole che avevamo dinanzi! Che spettacolo meraviglioso presenta quella foresta sconfinata e lussureggiante, sulla quale s'adagia e si dimena l'enorme serpe del fiume Chupianza!
La vigilia d'Ognissanti, quarto giorno di marcia, verso le due pomeridiane, ebbi il piacere di vedere ed abbracciare il carissimo Don Corbellini.
Avendo saputo del mio arrivo, s'era mosso ad incontrarmi con due giovani della colonia, uno dei quali condusse la zattera alla nostra sponda. Vi entrai pel primo, ma siccome la zattera era piccola, non potè mantenersi a fior d'acqua e mi obbligò ad attraversare il fiume, seduto sul fresco elemento. Ciò sarebbe stato poca cosa, perchè omai mi pareva d'essere un anfibio; ma il mio Caronte, giunto nel mezzo del fiume, dovette chiedere aiuto, perchè la corrente lo, vinceva. Accorse a nuoto l'altro giovane, s'afferrò a un'estremità della zattera, questa s'inchinò, e mancò poco che finissi di cadere nell'acqua.
Dal Chupianza, in tre ore giungemmo al fiume Paute. I coloni di Santiago di Mendez e un gruppo di giovani mi aspettavano sulla riva opposta.
In un'altra zattera, assai migliore della prima, attraversai il fiume e, in poco tempo, mi trovai nella nostra Casa, attorniato da tanti buoni amici, che mi fecero dimenticare tutte le peripezie del viaggio.
Compongono la piccola Colonia sette buone famiglie di El Pan. Altre vorrebbero trapiantarvisi; e noi pure saremmo contenti elle la Colonia aumentasse; ma la scarsezza di, mezzi non permette alla missione di sostener la spesa occorrente, per provvederle di viveri fino al primo raccolto. Ciò si è fatto per le prime sette, e speriamo che Dio ci aiuti per estendere il benefizio ad altre.
La colonizzazione è mezzo efficacissimo per attrarre i selvaggi e condurli più facilmente a Dio. Ci aiuti, amatissimo Monsignore, a meritarci i mezzi per coronare i nostri ideali.
Stetti in Santiago otto giorni: vidi tutto ciò che c'era da vedere: determinai il luogo dove si dovrà costruire la nuova Casa, la chiesetta, e dove dovrà formarsi il paesello. Notai che s'attende con zelo a catechizzare i jivari, che s'avvicinano volentieri al Missionario.
Ai Coloni si procura e si mantiene il benessere spirituale e materiale. Dalla loro bocca udii che son contenti.
Ai loro figli fa scuola il Missionarìo. Alle figlie? Voglia Dio che presto possano lavorare, accanto a noi, le nostre buone Suore, ed allora l'opera sarà completa.
Prima di lasciare la Colonia, parlai a tutti, riuniti, raccomandando di corrispondere del loro meglio alle fatiche dei Missionari e distribuii dei pezzi di tela, perchè si facessero dei vestiti, dei quali abbisognavano assai.
Furono circa una cinquantina i beneficati, Commoveva il vedere con che riconoscenza ricevevano quei regali. Quanto si gode nel poter fare un po' di bene!
Il 6 novembre riprendemmo il cammino del ritorno.
Volle Dio ch'io conoscessi quant'è dura la via, della foresta in tempo piovoso. La pioggia ci accompagnò quasi sempre fino al nostro arrivo a Indanza. I fiumi s'ingrossarono in modo spaventoso. Era inutile pensare a passarli a guado: bisognava attendere che diminuisse la piena, oppure improvvisare dei ponti. Noi ci appigliammo a quest'ultimo partito, quando fummo arrivati al fiume Cuhumas. Si tagliò un albero sulla sponda, e lo si spinse verso l'altra. Cadde un po' obliquamente e l'acqua sel portò via, in men che non si dica. Tagliammo il secondo, e Dio volle che riuscissimo a farlo cadere coi rami estremi sulla riva opposta.
Fatto il ponte, si trattò di passarvi sopra. Non era impresa da pigliarsi a gabbo lo scivolar come gatti, afferrati colle mani e coi piedi su quell'albero e coll'acqua, che, lì sotto, muggiva e gorgogliava sinistramente. Ci affidammo a Dio e, ad uno ad uno, si passò in silenzio, rattenendo il respiro e senza guardare il precipizio, che provocava le vertigini.
Pel fiume Yananas potemmo passare a guado, ma non senza pericolo di essere travolti dalla corrente. Stringendo un grosso bastone di « chanta » da una parte e dandoci il braccio io e Don Torka dall'altra, toccammo, così sostenuti a vicenda, la riva opposta.
La via si fece fangosa e irta di difficoltà; ma noi, sebbene inzuppati d'acqua e imbrattati di melma, continuammo tranquilli.
Termino, assicurandola che si approfittò di ogni occasione e circostanza per insegnare un po' di catechismo ai Jivaros.
Pur troppo questi infelici sono molto chiusi alla verità, ma continueremo a lavorare indefessamente, finchè Iddio non rammollisca il loro cuore e chiami la loro mente alla luce.
Il 23 aprile comincia il Mese in onore di Maria SS. Ausiliatrice nei suo Santuario. I Torinesi, specialmente gli abitanti di Valdocco, andranno a gara nel partecipare alle sacre funzioni, che, secondo l'usato, si ripeteranno tre volte il giorno: - al mattino, dopo la messa della Sezione degli alunni artigianelli; -- alle ore 17, per la Sezione studenti; -- alle ore 20, per tutti i Divoti di Maria Ausiliatrice. i buoni Cooperatori, che, di giorno in giorno, sentono più vivo il bisogno degli aiuti di Dio e della benedetta sua Madre, sulla Chiesa, sulla Patria e su tutta l'umanità, non manchino d'associarsi in !spirito alle ferventi preghiere.
Intenzioni generali.
Il rev.mo sig. Don Albera invita i benemeriti Cooperatori e le pie Cooperatrici a ricordare durante il prossimo mese di Maria Ausiliatrice, queste intenzioni:
I) Il buon esito dei Congressi Internazionali delle Opere Salesiane, indetti per il 20-23 maggio, a Torino, in preparazione all'inaugurazione del Monumento a Don Bosco.
II) La Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Ven. Don Bosco, affinchè il Signore ne assista, con benedizione perenne, i lunghi lavori ancora da compiersi.
Li prega inoltre a raccomandare al Signore, e, possibilmente, a far anche la SS. Comunione:
I) la 1a domenica di maggio (2 maggio) secondo l'intenzione del S. Padre, celebrandosi in tal giorno nel Santuario la « Festa del Papa »; come speciale omaggio, della Casa Centrale della Pia Società Salsiana (1);
II) la 2a domenica (9 maggio) per i bisogni delle Missioni Salesiane;
III) la 3a domenica (16 maggio) per tutte le opere giovanili (Ospizi, Collegi, Convitti, Pensionati, Educandati, Oratori, Circoli, Associazioni, ecc.), affidati dalla Divina Provvidenza ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice;
IV) la 4a domenica (23 maggio) solennità di Pentecoste) per l'accennata Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Ven. Don Bosco.
(1) Siamo lieti di notificare ai Cooperatori del Piemonte che
l'Em.mo Card. Arcivescovo di Torino e l'Arcivescovo di Vercelli, insieme con i
loro Suffraganei, hanno stabilito la « Festa del Papa » per le loro diocesi, al
29 giugno, sacro ai SS. Apostoli Pietro e Paolo. Quindi anche noi, nelle nostre
Chiese promoveremo, in tal giorno, una Comunione Generale secondo l'intenzione
del S. Padre, parleremo del Papa, e cureremo la raccolta di un'elemosina
particolare per l'Obolo di S. Pietro. I Cooperatori procurino di assecondare
alacremente ogni iniziativa locale.
Maria SS. Ausiliatrice, a cui onore ridonda l'inaugurazione del Monumento al
Venerabile, susciti un aumento di fervore per il suo dolcissimo culto e di
amore a Gesù Sacramentato, come perennemente, dall'alto del piedestallo, con le
scene dei principali bassorilievi dirà ai divoti, che pellegrineranno al
Santuario, il Ven. Don Bosco.
NUOVO PRIVILEGIO.
Dove è eretta l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, il 24 di ogni mese si può celebrare la Messa propria del 24 maggio.
Il S. Padre BENEDETTO XV, ad istanza del rev.mo sig. Don Albera, ha concesso, per dieci anni, il privilegio di celebrare la messa propria di Maria Ausiliatrice in tutte le chiese e cappelle ove è eretta l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, il giorno 24 d'ogni mese, purché non impedito da una festa di 1a e 2a classe, da qualche festa della B. Vergine, o da feria, vigilia o ottava (di 1° e 2° ordine) privilegiata, come dal seguente rescritto:
B.mo Padre,
Il Rettor Maggiore della Pia Società di S. Francesco di Sales, prostrato ai piedi della S. V., implora che nella Commemorazione mensile di Maria
SSma Ausiliatrice, al 24 di ogni mese, in quelle Chiese o Cappelle dove è canonicamente eretta la Pia Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice, all'Altare in cui è eretta la detta Associazione, si possa leggere una Messa propria di Maria SS.ma Ausiliatrice.
Che ecc.
PIAE SOCIETATIS SALESIANAE.
Sacra Rituum Congregatio, vigore facultatum siti specialiter a SS.mo D.no Nostro Benedicto Papa XV tributarum, attentis expositis peculiari
bus adiunctis, petitum indultum ad proximum decennium benigne concessit: dummodo non occurrat Festum duplex I.ae vel 2 ae classis, aliquod Festum B.mae Mariae Virginis, Feria, Vigilia cui Oclava I et II. Ordinis, quae sint privilegiatae, et serventur Rubricae Contrariis non obstantibus quibuscumque. Die 2 Martii 1920.
A. Card. Vico, Ep. Portuen. Praef. S. R. C. ALEXANDER VERDE, Secretarius.
GRAZIE E FAVORI (*)
Come è buona Maria Ausiliatrice.
L'anno volge al termine ed io sento il bisogno di sciogliere un inno di ringraziamento a Maria Ausiliatrice. Ella è veramente la Madonna di Don Bosco, la Madonna che impetra la conversione a tante anime.
La madre d'una nostra educanda, da 22 anni non frequentava i Sacramenti, la figlia prega, e la mamma diviene una fervorosa cristiana.
Lo stesso è accaduto con un'altra signora, che non si era più accostata ai SS. Sacramenti da 8 anni.
Similmente un bravo signore ha fatto una santa morte, circondato dalle cure delle sue figlie e assistito dalle Suore. Aveva 49 anni, e la prima confessione l'ha fatta in punto di morte.
Due altre educande, da tre anni, pregavano
con istanza Maria Ausiliatrice, perchè la loro mamma facesse la prima confessione e la prima Comunione, e videro anch'esse coronate le loro preghiere. La mamma si è confessata ed ha fatto la prima Comunione, accompagnata dalle figliuole che piangevano di allegrezza.
Non finirei più, se volessi accennare tutte le grazie che abbiam ricevuto solo quest'anno.
L'invocazione, composta da Don Bosco, « O Maria, Vergine potente », cosi semplice e così espressiva, la diffondiamo tra i devoti e fa miracoli. Come è buona Maria Ausiliatrice!
Voli ai piedi del suo altare in terra, e al suo trono di gloria in cielo, il mio grazie commosso, che dice il tributo di molti cuori riconoscenti.
S. Rosa di Toay, 19-12-1919.
Suor STEFANINA MONTALDO, Figlia di Maria Ausiliatrice.
FOGLIZZO CANAVESE. - 24-II-1920. - Potente è l'intercessione della Vergine SS. presso il suo Divin Figlio, direi onnipotente, perchè come Madre di Dio, riceve da Lui tutto ciò che domanda.
Feci l'esperienza della Sua potenza qualche giorno prima della festa dell'Immacolata, quando, discendendo le scale, inciampai e caddi così gravemente che sentii come una rottura nei cardini del piede. I compagni mi alzarono subito, ma sentiva vivo il dolore nel piede, che gonfiò spaventosamente, con pericolo di gravissime conseguenze.
Mi venne allora il pensiero di raccomandarmi alla Vergine Ausiliatrice, il che feci, promettendo di pubblicarne la grazia sul « Bollettino Salesiano ».
Non appena ebbi fatta la promessa, ecco che la Vergine SS. mi esaudì: all'istante mi sento guarito! Sparì pure la gonfiatura, di modo che potei camminare tosto senza alcun dolore! Sia benedetto il nome della Vergine Santa.
Ch. KATUZNE, stud. di teologia.
FAENZA. -- 20-II-1920. - Viva Maria! È con l'animo traboccante di riconoscenza che scrivo le vostre lodi, o gran Vergine Maria. Voi m'avete concesse tutte le grazie che vi chiesi, ed io mantengo la promessa fatta!
Ah che tutta l'umanità ricorra a Voi, e provi quanto è amabile il Vostro materno Cuore!
NAZZARENO BOLOGNESI
PINEROLO. - 24-1-1920. - Ero in pensiero per un affare assai delicato. nè mangiavo, nè dormivo più. Mi rivolsi allora a Don Bosco, perchè coll'intercessione di Maria Ausiliatrice si fosse aggiustato bene quell'affare, che mi toglieva la tranquillità; feci un'offerta, e promisi di far pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano; la grazia l'ho ricevuta come desideravo. Riconoscente alla Madonna e a Don Bosco, sciolgo la promessa.
Un Cooperatore.
SESTU (Cagliari).- 24-1-1920. - Riconoscenze eterna a Maria SS. Ausiliatrice! Due segnalatissime grazie ho ricevuto a breve distanza, dalla cara Madonna di D. Bosco. - La prima a favore del mio figlio Nino, prodigiosamente salvato dalla Vergine, nei gravi pericoli della immane guerra. Quante angoscie sopportate da parte dei suoi genitori, conoscendo gli scontri terribili ai quali aveva preso parte! E queste angoscie durarono per tutti quei lunghi anni di guerra, perche egli rimase in servizio dall'inizio sino alla fine. Una speranza ci sorreggeva, ed era la protezione di Maria SS. Ausiliatrice. Alla sua materna bontà veniva affidato e si viveva abbandonati completamente in Maria. Nino fu salvo, e canta coi suoi cari le glorie di Maria Ausiliatrice.
L'altra grazia riguarda il mio Luigi, che ha appena 7 anni. - Un mese fa, egli, trastullandosi con altri ragazzi, inghiottì un'ago. Il medico chiamato d'urgenza, dichiarò il caso assai grave, e si pensava già a fare i preparativi per una operazione chirurgica. Anche in questa dolorosa circostanza s'invocò con fiducia l'intercessione della Vergine. Ed oh amabile bontà di Maria! Due giorni dopo il ragazzo emise l'ago, naturalmente, con meraviglia di tutti. Maria, anche in questa. circostanza, si prostrò coli noi madre tenerissima. Regina di potenza. Per debito di riconoscenza. ho acquistato una statua della Madonna che, be nedetta solennemente, venne onorata con una solenne festività, ed ora rasando anche un'offerta a beneficio delle opere salesiane.
FRANCESCO SABA.
PARMA. - 28-II-I92o. -- La morte della mia indimenticabile sorella aveva abbattuto molto la cara mamma; e per di più una grave malattia l'aveva ridotta in fin di vita. Allora, sovvenendomi che Maria Ausiliatrice mai abbandona chi a Lei si rivolge, La pregai, affinchè mi salvasse la cara mamma, riserbandomi di pubblicare la grazia quando l'avessi ottenuta. La SS. V. ascoltò le mie preghiere e la mamma fu salva. - Altre volte T'invocai, o Maria Ausiliatrice e mai invano. T'invocai anche, allorchè mio fratello trovavisi al fronte nei disagi e pericoli della trincea; e anche allora mi esaudisti, poichè, come egli ora racconta, sembrava elle una mano facesse deviare le palle nemiche, che erano dirette contro di lui. Grazie, o Maria Ausiliatrice, per tanti altri favori, grazie!
N. N.
BUSCA. - Il mio caro consorte era stato spedito dai medici per grave malattia di cuore e polmonite. Mi rivolsi a Maria Ausiliatrice, ad intercessione del Ven. Don Bosco, e ottenni la sua guarigione. Non ho parole per esprimere la mia riconoscenza. Invio un'offerta per la beatificazione del Venerabile.
DELFINA MAZZINI.
TORINO. -- 29-11-920. - Leggo nell'aureo libretto o Il Più bel ricordo del Santuario di Maria Ausiliatrice i, che molte persone, graziate da Maria Ausiliatrice, non pubblicano il loro none con la grazia ricevuta, per riguardo. Per conto mio, sono ben lieto e fiero di iscrivere qui il mio nome e cognome per grazia ricevuta e continuata: io, che affetto da grave faringite con complicazione catarrale, che tutte le mattine e per diversi mesi di seguito, minacciava di soffocarmi, con spasimo e spavento mio e dei miei di casa, guarii completamente e perfettamente e da quattro anni non ebbi alcuno accesso di male, dal giorno in cui una mia carissima bambina mi pose nelle mani l'Immagine miracolosa di Maria SS. Ausiliatrice dei Cristiani, avuta certo provvidenzialmente, e che ora porto costantemente sul mio cuore. Io non mi vergogno di ringraziare e benedire così la mia benigna Ausiliatrice, ma me ne glorio.
CALTAGIRONE (Catania) 24 - III - 1919- - Nello sconforto tormentoso di una grave afflizione, mi rivolsi al Ven. Don Bosco perchè mi ottenesse una grazia segnalata. Promisi di pubblicare la grazia e per consiglio del locale direttore dei Salesiani, cominciai devotamente la novena a Maria SS. Ausiliatrice.
Potenza di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice! Finita la novena, ottenni quanto fervidamente domandavo e ora, riconoscente, adempio la promessa, invitando tutti a rivolgersi con fede a Don Bosco e a Maria Ausiliatrice, nei travagli della vita. Ora attendo altra grazia e ritorno fidente ad invocare il patrocinio di questi due grandi avvocati, sicuro che le mie preghiere saranno esaudite.
N. N.
NIZZA. - 3 - III - I9I9. - Grazie al mio dolcissimo Padre Ven. Don Bosco e a Maria Ausiliatrice. Ero colpita da malattia mortale, e già tutto pareva perduto, quando, ricevuta l'Estrema Unzione, mi sentii ispirata a rivolgermi al nostro Ven. Padre, facendo altresì promessa a Maria Ausiliatrice di un grande sacrificio. Una buona consorella riti toccò la fronte con una reliquia del Venerabile: fu prodigio, perchè il giorno seguente io ero dichiarata salva. Molte altre grazie ricevetti dal Venerabile Don Bosco: per esse e per questa, che spero non sia ultima, innalzo a Lui l'inno della più viva filiale gratitudine.
Suor ASSUNTA FANNELLI.
BRESCIA. - 10 -II - 1919. - È pur vero che non si ricorre mai invano alla protezione della potente Ausiliatrice. Fu con fede che io ricorsi a Lei il mese di novembre, quando ammalata gravemente alla faccia, i medici riputarono necessaria un'operazione. Incominciai una novena e così pure i miei cari, e subito la cara Vergine mi esaudì, guarendomi perfettamente senza atto operatorio. Adempio, la promessa fatta, inviando un'offerta per le Opere: Salesiane. Accetta, o potente Vergine, l'inno della mia eterna riconoscenza e confermami la tua protezione della quale ho tanto bisogno.
N
GALBIATE. - 20 - VII - I9I9. - Mia moglie nel maggio u. s. cadde gravemente malata di polmonite doppia con gastrica. Il 23 maggio ricevette gli ultimi Sacramenti, perchè il medico, dopo averla visitata più volte, aveva dato il caso disperato. Mi rivolsi con fiducia a Maria Ausiliatrice, e il 24 maggio, dopo vani giorni che non capiva più nulla, sentì suonare le campane. Fu il principio della sua guarigione. Grazie, o Maria!
GIOVANNI SPREAFICO.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il tempio erigendo alla S. Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. B. di Castelnuovo d'Asti, A. D. C. di Croce Monte Colombo, A. M. di Pont Canavese, A. R. B. di Torino, Adriano L., Agnesone suor E., Alexandre M., Alfonsini I.., Alvisani S., Ambrosiani O., Amendola S., Angelucci S., Anselmigi G., Antonelli C., Antonini F., Aquilotto D., Arcadu M., Arculeo L., Ardito S., Arlati Arlotti M., Armellini M., Arrigoni M., Asquini F., Aurelio A., Avanzato C., Averini M.
B) - B. D. di Vesine, B. M. C. di Torino, Bacco A., Bsglione L., Baldo L., Balestro G., Barale G., Barbero A., Barbero I.., Barbosio L., Bartol ni M., Bartolucci M., Bassani S., Bassignara, C., Battisto E., Beccherle E., Beccio E., Bellinfante M. Bello M., Bellotti G., Benedetti G., Benedetti L., Berettini F., Berlingeri A., Bernardotti A., Bernocco M., Berra L. ved. Druetti, Bertacchi N., Bertuzzi G., Bessolo A. e famiglia, Bianchi G., Bieli M., Bigaghi L., Bigliordi S., Bignardi C., Bina M., Blardone N., Bo L. e M., Bocchiardo G., Bollati R. in Consoli, Bonaidi I. ved. Magri, Bonanani L., Bonelli T. in Bosca, Bonetti G.. Bongiovanni A., Bono A., Bono M., Bonora A., Borello M., Borgese M., Borgialll
EDOARDO COTTI, Pittore.
M., Borione C., Bottarelli N., Botto F., Bottoli C., Bovolone M., Box B., Bozzetti R., Bozzo G., Bracciolini 5., Brenna G., Brugnolino B., Brunelli L., Bruniceili A., Bruno M.,.. Brunone A., Brunori D., Brusa D., Bru stia R., Burlengo G., Burzio G.
C) - C. D. di Torino, C. G. di Vesine, Cabras M., Caccamo d. G., Cametti S., Caminiti A. in Motto, Canale C., Candeli F., Candusso I., Canellotto S., Canora I.., Capolungo S., Cappellani A., Cappellini G., Cappettini R., Capracotta O., Carcheri A., Cardi M., Carena I., Carnaghi R., Carniolo F., Carozzi C., Carradorini A., Casagrande A., Casazza F., Castruccio E. vedova Prato, Cattaneo M., Cavagliani B., Cavallero M., Cecca. rini B., Celasco R. in Murzio, Cerutti L., Cerasini B., Cercai M., Cerimonioso S., Chesi O., Chiabotto M , Chiappero C., Chiavetta O., Chiesa G., Chìgnot G., Ciambellano S., Cicardini T., Cicognara B., Ciravegna M., Ciresola F. coop. sai., Collarini A. in Gennari, Colonnese B.; Coniugi Battioli, Giuliano; Conradini B., Contini L., Conversan , d. L., Cordonese L., Corradini C,, Corrias F., Corticelli S., Costantino M., Costanzo E., Cotta A. in Ramusino, Cotti E. pittore; Cozzi G., Crippa d. P., Crocco Z. in Scorza, Crosazza B., Cuccarini G., Cuminatti R., Cuniberto, Curatolo L. in Dati.
D) - Dall'Otigaro E., Danesi P., Darò G., De Anibrusio T., De Angelis V., De Candido L., De Carletti B., De Console G., De Gaspari d. C., Degli Esposti C., Del Bosco L., Del Buono M., Del Dora C. in Revello, Del Ducato M., Del Favero G. B., Della Rovere B.. Della Valle M., De Lorenzi S., Demarchi I., Demaria E., Demontini E., De Ronchi F., De Rossini O., Derubotti O., De Santuz G., De Secondi B., Desiderio B., De Simone A., De Stefani L,, Di Buono A., Dignani M., Di Luca in Santini, Dorigo M.
E) - Ellena F., Enrico A., Erbetta G.
P) - F. N. di Marradi; Famiglie Bianco, Bocchia, Castelli, Cevola, De Giorgi, Dughera, Dumontel, Perucca, Piovano, Pompignoli; Farinetti F., Fasano G., Fassetta M., Fattibone A., Favre G. B., Favretto G., Fazione L., Fenati A., Fenzi A., Fenzi M., Ferrando M., Ferrara V.. Ferrarese A., Ferrari L., Ferraris d. C., Ferrini S., Feronetti F., Ferrero L., Filontini U., Fiorini A., Fissore M., Fofiotto A., Fontana O. ved. Mazzieri, Forno C., Forno M, in Ivaldi, Fosseret. S., Fracca L., Francesconi V., Franchini C.; Francisci A., Franco G., Franco G. e V., Frangipane T., Fratelli Ceresetti, Falchero; Friolini B., Fumagalli A., Fumagalli ved. Cortis, Fumagalli M. in Pagani coop. sal., Furioso A.
C) -- G. B. ex-educanda di Nizza Monferrato, G. T. di Andorno, Gabir L., Gagliano V., Gallinotto L., Gallo M., Gamba suor E., Gambagrande M., Gambaro L., Garbi P., Garda G., Garetti M., Garibaldi M., Gasparini M., Geremia M., Gervasone E., Ghezzo C., Chibaudo G. B e I., Giacchino C., Giacopini E., Gidonzi B., Ginocchi A., Ginotti R., Giordana B., Giordano A., Giordano L., Giovanetti A., Givogre L., Giudice T. ved. Mendola, Giuffredi N.. Giuliano A., Giuliano D., Giulini A. in Borsa, Giuria N , Granellini T., Graziani A., GriM. M., Grossolini R., Guerrini T., Guidazio G., Guidi cani B., Guerinoni V.
H) - Henriod B.
J) - Jontalli G.
I) - Ignazzone M., Incutti I., Invernizzi P.
L) - Labò I., Lajolo A , Lanfranco M., Lanza C., Lari A., Latino L., Lattarella M., Laurenti B., Lignanello M., Leidi M., Levetto B., Logolino E , Loja G. B., Lojacono I., Lombardi C., Lombardi L., Lombardi T., Lo Nigro G., Lovisa I., Lucchini M., Lucini T., Lucidini M., Lupi d. A.
M) - Maccagno B., Maesano A. in Tropea, Maetti R., Maggiora C., Maglia E. in Musoni, Magnani D., Magni G., Maifredi A., Maino C:, Malchiodi C., Manassero M., Mantinelli B., Mancinelli Q , Manconelli A., Maníre'ini C., Manganotti E., Mannino G., Mantelli P. P., Martelli A. e M., Marchese Cattani P., Marchisio A., Mare M., Tarinelli S., Mariotti B., Martiniano E., Marduotti I , Mettei suor S., Mazzarello A., Mazzini D., Mazziui d. I., Mazzolini F., Meloni V., Menchetti d. P., Menedolo A., Menguzzi L , Mensa M., Merati E, Meranzoni D., Mezzagora L., Michelet A., Micheiotti G., lviiconcino A., Mielesi A., Migliardone C., Migliore P., Migliore mons. T., Milani P., Mingolini O., Minottì R., Misté A. in Marchetti, Molena G., Molino L., Mollica F. in Pamuti Morata G.. Moricone L., Morghesini A., Moriani L., Mosna T., Motta d. S., Morano suor A., Moraudo G., Morando ch. S., Moretti F., Moricca dott. G., Moroni A., Mortarotti d. G., Mozzoni M., Musleti d. G., Musso M. Muzzi M.
N) - N. M. A. di Pont Canavese, Nannoli S., Narciso A., Nardello S., Nebbia d. E., Negri E., Neri E., Neves M., Nicolello R., Nicolini C., Nicolini T., Nina L., Nobile can. M., Novaresi G., Novello E.
O) -- Occelli T. in Martinelli, Occelio M., Ochetto B., Oddo R., Odella E., Olivieri A. in Rossi, Olivero G. B., Oratorio F. S. Paolo in Torino, Oreglia M.
P) - P. G. dì Torino, Paderi V., Pagani M., Paglianc L., Pallavicin M., Pannio T., Panara G. in Mendola, Panciarelia N., Papiani A., Pappone G., Paracchini M., Parfumi G., Parisella V., Parroco e parrocchiani di Zoppè di S. Vendemiano, Pasconcino B., Pascotta G., Pasqualato M., Pasquali A., Pasqualotto M., Passera M., Pasteris G., Patriziani G., Pedrazzi A., Peirani L., Pelaia Z. in Pupo, Pellanda A., Pelle A., Peloso E., Pennacchio A., Perini S., Perosa M., Personé C. in Nobile, Perutelli N., Peruzzini C., Petrelli O., Pettiti M., Pia A., Piantanida G., Piazza G., Pie persone ***, di Agliano d'Asti, Albera Ligure, Alessandria, Alfiano Natta, Alice Belcolle. di Alzano, Castagnole Lanze, Castelboglione, Castellalfero, Castiglione Faletto, Celle di Marra, Fontanile, Fornici Bresciano, Forotondo, Frabosa Soprana, N. N. di Leffe, Merana, Molare, Mombarcaro, Montaldo Scarampi, Montiglio, Morano sul Po, Omegna, Pocapaglia, Prasco, Readsboro, Sala Monferrato, Settimo Rottaro, Tonco Monferrato, Torino, Torre Uzzone, Trofarello, Vaglierano, Valfenera d'Asti, Vezza d'Alba, Villa bella, Villanova Monferrato, Vinchio d'Asti, Volpeghino, Voltaggio, Visone, Piglione G., Piglione R., Pinnone M. G., Piromannu B., Pirovano A., Piscitelli d. A., Pistilb E. G., Pitari Avv. G., Poggio T. coop. sal., Pogliano A., Poli d. L., Popolino M., Ponzone Morino A., Porello C, in Marchisio, Porro S., Pradotto G., Predelli B., Premariti P., Premazzi P., Psaila Ellen in Manché, Puccini C., Pujatti E.
Q) - Q. A. di Foglizzo Canavese, Quaglia F. in Gu gliari, Quagliotto L., Quartuccia A., Quilichin V.
R) - R. A. M. di Solduno (Canton Ticino), riconoscente a Maria Ausiliatrice e al Ven. D. Bosco, R. G. di Torino, R. R. di Torino, Raftaglio C., Ramati M., Rosario C., Rastello G., Ratti G. in Grandiglia, Ravetti F., Recchiani A., Regano A., Reggio G., Rembado A., Remighini M., Renzo, Repetto M. in Olivieri, Reyneri L., Riccardi C., Riforgiato C., Rigotti L., Riva B,, Rada A., Rositto d. R., Rossellino M., Rossignoli A., Rosso S., Rosso T., Rota G., Rousselmin B., Rumiano A.
S) - S. P. di Caluso, Sacco dott. e Madre, Sajelli d. L., Sale ch. M., Salvatore F., Sanlosenzo G., Sauna V.„ Santa G.. Santi D., Santopepe L., Santuz A. AL, Sanzanelli G., Sapino A. ed L., Sarramondo L., Sartori L., Sartori S., Sarzano A. e G., Savinelli G., Scarrone L., Senzadio V. Semeraro C., Semprini R. in Volpinari; Serafini G., Serapioni G , Serenella C., Serra L. in Guano, Serra M., Sicardi A., Sigismondo P., Signoretti L., Sicardi G., Sincelli B., Silva M. R., Silvestrini L., Sinibaldi M., Somarilla G., Sorelle Acerboni, Balla, CarIoni, Genghini, Pezzoli, Sorrentino C. in Messina, Sosto G., Spadacini N., Spadolini A., Spagnoli L., Spaini d.. E. par. Speri G., Stancallini B., Stassano T., Stefano 5., Sterli R., Stratta O., Sturzo M.
T) -- Tanda F., Taraglio C., Tassera A., Tedesch E., Temofonti B., Templarini G., Tibaldi P., Tintorelle V., Tomossone G., Tomatis L., Tomtnasini I., Tommasi T., Tondinelli A., Tonchi d. G , Tonini E., Toppinotti L., Torti E., Toscanelli A., Tosco G., Tramiti M., Tra. montani E., Tricerri A.,, Turco I.
V) -- Vaccarono T. ved., Valsavi B., Vannini G. Vason I., Vassallo E., Venera L., Venerus G., Venturi P., Venturini N., Venturini C., Veronese R., Vezzoli B,„ Verga A., Vezzulli N., Viali I. in Bronda, Viganotti S.. veci, Lamperti, Visende O., Vita F., Vittadini L., Vi - valdi L, in Griffi, Vollero T., Volpini A.
Z) --- Zacchi A., Zaffaroni T., Zampignotti A., Zanigotti B., Zarotti C., Zavattaro M., Zocco L., Zucchetti T., Zucchi A. in Fiorenzo.
MILANO. - « S. Francesco di Sales e l'Opera di Don Bosco » fu il tema svolto da Mons. Grancelli, di Verona, nella conferenza tenuta in S. Pietro Celestino il 12 febbraio. Dio suscita gli uomini secondo i bisogni dei tempi. Nel secolo XIX ha suscitato Don Bosco, che da Francesco di Sales., collo stemma: Da mihi animas, coetera tolle, ha preso lo zelo per la salvezza delle anime, e lo spirito di dolcezza e mansuetudine per meglio riuscirvi
In fine Mons. Balconi, Presidente del Comitato Salesiano e direttore dei Cooperatori, impartì pontifcalmente la Benedizione Eucaristica. Un grazie di cuore al rev.mo Sig. Prevosto di San Babila, D. Pellegrini, che ci ha dato modo anche quest'anno di celebrare nel centro della città la nostra festa patronale.
VERCELLI. - Il 1° febbraio, nella Chiesa del S. Cuore di Gesù. - Parteciparono alla messa della Comunione Generale i due Oratori parrocchiali, maschile e femminile, con molto popolo, e S. E. Mons. Arcivescovo rivolse a tutti, dopo messa., affettuose parole. Nel pomeriggio tenne un'eloquentissima conferenza ai Cooperatori il rev.mo Mons. Can. Salamano, Rettore di S. Agnese, e Sua Ecc. Mons. Arcivescovo impartì la Benedizione Eucaristica.
VENEZIA. -- Al Patronato Leone XIII . Castello. -:La messa della Comunione Generale fu celebrata da Mons. Giuseppe Palman, Rappresentante S. E. il Card. Patriarca. Alla messa solerne tessè l'elogio del Santo il prof. Don Puggiotto. Nel pomeriggio, convennero all'istituto gli esploratorii cattolici di Venezia, che portarono una simpatica nota di gaiezza e di festività.
Seguì la modesta cerimonia dell'inaugurazione del Circolo Don Bosco, alla presenza di Mons. Palman, Mons. Previtali, Direttore dei Cooperatori salesiani di Venezia, Mons, Cottin Parroco di Castello, e del Vice Presidente della Federazione Diocesana, Giovanni Venni.
Mons. Bertanza, con facile e persuasiva parola, dopo aver brevemente dimostrato come l'avvenire sia in mano del popolo, spiegò quale doveva essere il compito del nuovo Circolo giovanile cattolico nel borgo popolare di Castello, cioè una missione di ristorazione e di edificazione, mediante l'applicazione e la pratica dei sani e fecondi principii cristiani.
All'accademia in onore di S. Francesco di Sales, riscossero entusiastici applausi una venerata lettera di Sua Em. il Card. Patriarca e la conferenza di Mons. Bertanza che rilevò ed illustrò l'importanza e l'utilità del metodo educativo di Don Bosco, ispirato alla dolcezza del Vescovo di Ginevra.
IVREA. - La domenica 8 Febbraio, promossa, dal rev.mo Don Bellono, Rettore di S. Maurizio e decurione dei Cooperatori, si celebrò in detta
chiesa la festa di S. Francesco di Sales. Il prof. D. Antonio Fasulo recitò alla messa solenne il panegirico del Santo, e alla sera tenne la conferenza prescritta, intrattenendo i cooperatori, accorsi in buon numero, sulle Opere Salesiane, prendendo lo spunto dai bassorilievi che adornano l'inaugurando Monumento a Don Bosco, Tanto al mattino, quanto alla sera, eseguì scelta musica la schola cantorum dell'Istituto Salesiano.
ASTI. - Nel nuovo Oratorio Ven. D. Bosco in Corso alla Vittoria. - I 250 giovani di questo
promettente Oratorio. aperto il. 26 ottobre u. s., hanno celebrato, in unione coi Cooperatori, la loro prima festa in onore di S. Francesco di Sales. Disse la S. Messa S. E. Rev.ma Mons. Spandre, che distribuì la S. Comunione a un centinaio di giovanetti. Le preghiere si vollero tutte in suffragio dei benefattori defunti, che concorsero alla fondazione dell'opera. Al termine della cara funzione S. E. disse parole commoventissime.
Alla sera i bravi attori Oratoriani diedero una rappresentazione nel teatrino, stipato di giovani e di invitati, lasciando la più bella impressione.
Si è cominciato bene, e tutto fa prevedere che l'Opera Salesiana avrà in Asti un avvenire lusinghiero. La città ha un bel numero di Cooperatori e non pochi en-allievi di D. Bosco. Ad essi, in snodo particolare, raccomandiamo la nuova istituzione.
FAENZA. La festa di San Francesco di Sales, che si celebrò nell'Istituto Salesiano l'8 febbraio, riuscì singolarmente solenne per l'interesse destato dalle iniziative dei Sigg. Cooperatori locali e delle zelantissime Dame di Maria SS. Ausiliatrice. Alle 10 1/2 il Rev.mo Mons. Michele Veroli, Direttore Diocesano dei Cooperatori, cantò la messa solenne. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vincenzo Bacchi celebrò, alle 8, la messa della comunione generale e presiedè, alle 17, la conferenza salesiana che il rev.mo D. Bartolomeo Fascie, Direttore Generale delle Scuole di D. Bosco, tenne nella cappella dell'Istituto. Questi, con vera facondia, dimostrò conce i Cooperatori Salesiani devono procurare di essere sorretti e nutriti nelle loro intraprese dallo spirito di fede e di carità cristiana; questo spirito è il vero lievito dell'opera nostra, rende pieno di vita e fecondo di bene il nostro lavoro, che, senza di esso, rimarrebbe massa inerte di sterili tesori. In fine S. E. Rev.ma impartì la Benedizione col Venerabile.
COMACCHIO. -- Ci scrivono: Gran concorso ha avuto quest'anno la festa di San Francesco di Sales all'Oratorio Salesiano. Preparò i giovani lo stesso Mons. Pasi, Vescovo di Macerata e Tolentino, il quale volle partecipare ancor una volta alla festa dei nostri giovani, predicando il triduo ai giovani e ai Cooperatori che, in numero insolito, si dettero convegno nella cappella dell'Oratorio,
La domenica 22 febbraio, dedicata alla commemorazione, moltissimi si accosarono ai SS. Sacramenti durante la Messa celebrata dall'Ecc,mo Vescovo, il quale, al pomeriggio, tenne l'annuale conferenza ai cooperatori. Chiuse la giornata una indovinatissima rappresentazione dei giovani dell'Oratorio, a beneficio dei restauri del Santuario di S. Maria in Aula Regia.
CATANIA. - L'8 febbraio nella Chiesa di S. Francesco all'Immacolata - Presiedeva S. E. R. Mons. Emilio Ferrais, in rappresentanza dell'E.mo Card. Nava. Erano presenti numerosi cooperatori, ex-allievi ed ammiratori dell'Opera Salesiana. Parlò il sac. prof. Lo Cascio, di Palermo, sul sistema educativo di Don Bosco. «Passò in rassegna - scrive l'Eco dell'Oratorio - tutti i metodi educativi che dotti di tutti i tempi hanno cercato di escogitare al di fuori e in sostituzione della morale cristiana, e ne dimostrò il completo insuccesso; ad essi contrappose il sistema di Don Bosco.
- Commemorazione di Don Bosco. - Il 31 gennaio nell'Istituto S. Francesco di Sales si commemorò il 32° Anniversario della morte di Don Bosco. Disse il discorso, assai applaudito, il prof. Don Pier Giuseppe Verzì. Parlarono pure il Can. Puglisi per i Cooperatori, il dott. G. Barbagallo per gli ex-allievi, e infine Sua Ecc. Rev.ma Mons. Ferrais, il quale, prendendo lo spunto, rifalle espressioni di fervido entusiasmo dei precedenti oratori, e ricordando quanto amore ha prodigato nella sua vita il cuore del nostro gran Padre e quanto vasta eredità d'amore egli ha trasfuso in tutti i suoi figli, mostrò Don Bosco quale interprete sincero e fecondo della vera dottrina cristiana.
« Il Vangelo - disse - è il codice dell'amore» Gesù Cristo è il primo assertore dell'amore di Dio per gli uomini, dell'amore reciproco fra gli uomini Gesù Cristo è il solo che abbia dato una norma eterna di vita intima e sociale. Nella interpretazione e nell'attuazione del suo pensiero divino sta la gloria dei santi. E la gloria fulgida di Don Bosco, di questo santo moderno, che è vanto della nostra Italia, è quella di essersi applicato ad una delle più sante espressioni dell'amore di Gesù, quella verso i fanciulli, verso la gioventù ».
MODICA. --- Il 15 febbraio nella Chiesa dell'Oratorio D. Bosco. -- Dopo la celebrazione di due Messe della Comunione generale, una per il popolo alle 8, e una per i giovani Oratoriani alle 8,30, fu cantata la messa solenne dal Can. Michele Cavallo, Decurione dei Cooperatori della Parrocchia di S. Giovanni. Al Vangelo, il rev.mo P. Mammana S. J. tenne al numeroso uditorio, composto de' giovani, di cooperatori e di cooperatrici, la conferenza. Fu un discorso che tenne desta l'attenzione del pubblico per più di un'ora. Prendendo le mosse dal testo d'Isaia: Erit claritas lunae, sicut claritas solis, il dotto conferenziere stabili un felicissimo paragone tra S. Francesco di Sales, il Ven. D. Bosco, dicendo con l'eloquenza dei fatti che lo splendore di D. Bosco, non ancora elevato all'onore degli altari, splendore fatto di purezza e ricco di fecondità in tutti i rami dell'apostolato cristiano, non la cede a quello del Santo Vescovo di Ginevra, da Lui assegnato protettore alla triplice famiglia salesiana.
CORIGLIANO D'OTRANGO. - Nell'Istituto Salesiano « Orfani di guerra ». - Celebrò la Messa della Comunione Generale S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo di Otranto, che amministrò anche la Santa Cresima a molti orfanelli, regalandoli di una medaglia ricordo. Per la festa convennero all'Istituto tutti i membri componenti il Patronato, con a capo il Presidente On. Fumarola, il quale, con affetto di padre, donò a ciascuno degli orfani, paste, dolci, e un libretto postale di L. 5, invitandoli a conservare le percentuali, che ad essi mensilmente si assegnano sul profitto nel lavoro. I membri del Comitato, insieme con le Autorità Municipali, la nobile Famiglia Comi, Mons. Arcivescovo d'Otranto, e Mons. Vescovo di Nardò, che generosamente mise a disposizione del Patronato la sua villa a scopo di colonia marina per gli orfani, visitavano con la più viva compiacenza l'istituto.
Nel pomeriggio, Mons. Greco tessè eloquentemente il panegirico di S. Francesco e, compiute le cerimonie religiose, il Circolo Giovanni Bosco di Galatina dava un trattenimento drammatico.
* *
Il 13 marzo u. s. a Venezia tenne una Conferenza su Don Bosco e sull'Opera Salesiana, nei locali del Circolo Marc'Antonio Bragadin, il rev. D. Mario Signorini, direttore del Patronato Leone XIII. Il quotidiano « Venezia », del 15, ne dà un largo riassunto.
Altre conferenze di propaganda, con proiezioni luminose, furono tenute dal nostro Don Fasulo ad Aosta, nel salone S. Luigi, la domenica 29 febbraio su il soprannaturale in Don Bosco, e il io marzo su l'Opera educativa delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e nella prima e seconda decade di marzo a Brescia, a Iseo, Pisogne, Cogno e in altri paesi del Bresciano. « A Brescia - scrive il Cittadino - il pubblico eletto e foltissimo che assiepava il grande salone Luzzago, accogliendo l'invito alla conferenza sull'Opera di Don Bosco, non credeva forse di udire le cose meravigliose che il prof. Fasulo ha esposte, nè di vederle comprovate, attraverso a proiezioni a colori così splendidi, riproducenti episodi della vita del grande educatore. Sono state due ore di vero godimento spirituale... »
Tenerezza paterna e amor filiale.
Il S. Padre Benedetto XV, che, per la previdente bontà ed illuminata sapienza, s'impone sempre più alla stima e alla riconoscenza di tutto il mondo, in merito alla lettera inviatagli dagli 8oo bambini di Vienna (1) si è degnato di far pervenìre al Direttore dell'Oratorio Salesiano Hagenmüllergasse 43, Wienn III, la seguente risposta:
Rev.mo Signore,
Compio il venerato incarico di comunicare alla S. V. Rev.ma che è giunta all'Augusto Pontefice la devota lettera che i fanciulli viennesi di cotesto Oratorio Gli hanno inviato in data del 21 gennaio u. s. per manifestare al Vicario di Gesù Cristo tutta la loro gratitudine e tutto il loro amore.
L'omaggio è stato accolto con particolare benevolenza dal Santo Padre, che sull'esempio del Divino Maestro, mentre si compiace stendere la Sua mano augusta sul capo innocente di cotesti buoni fanciulli, ama assicurarli che è ben lieto di aver serbato per loro e per i loro fratellini dell'Europa Centrale le tenerezze paterne della Sua apostolica carità.
Confidando che cotesti fanciulli vogliano crescere sempre buoni per essere la consolazione dei loro genitori e della Chiesa, l'Augusto Pontefice imparte con paterna benevolenza alla S. V. e ai suoi Confratelli, ai fanciulli dell'Oratorio e alle loro famiglie l'implorata Apostolica Benedizione.
Con distinta stima
Di V. S. Rev.ma
aff.mo nel Signore
P. Card. GASPARRI.
Un'altra bella lettera, per ordine del S. Padre, è giunta agli alunni del Collegio Salesiano di S. Rosa a Nictheroy nel Brasile. Quei carissimi alunni celebrarono con grande entusiasmo la « Festa del Papa », e, non ultimo tra gli omaggi, ebbero il pensiero d'inviare al S. Padre la loro umile offerta per l'Obolo di S. Pietro. Le 33 lire, offerte dai birichini dell'Oratorio di Valdocco nel 1849 al Sommo Pontefice Pio IX, esule a Gaeta, diventarono in questa circostanza lire mille. Ecco la lettera:
Rev.mo Padre,
Per il tramite di Monsignor Nunzio Apostolico del Brasile è testé pervenuta al Santo Padre la somma di L. 1ooo, corrispondente all'ammontare delle offerte per l'obolo raccolto tra i Religiosi e gli Alunni di cotesto Collegio e tra i Fedeli di Nicteroy, in occasione della « Festa del Papa ».
Il caritatevole omaggio è tornato vivamente accetto all'Augusto Gerarca, il Quale si è compiaciuto di ravvisare in esso una novella testimonianza della tradizionale devozione dei Salesiani alla Sede Apostolica ed un pegno tangibile del loro filiale attaccamento alla Sacra Persona del Vicario di Gesù Cristo.
Rallegrandosi di sì nobili sentimenti, nonché dello zelo con cui si studiano di difendere il Pontificato Romano dai calunniosi attacchi dei malvagi, Sua Santità rende per mio mezzo alla P. V., nonché a quanti hanno contribuito alla pia Colletta, le dovute azioni di grazie, ed invocando sull'intero Istituto il favore e l'assistenza perenne del Cielo, accorda di gran cuore l'implorata Benedizione Apostolica.
Con distinta e sincera stima mi professo
della P. V. Rev.ma
aff.mo nel Signore
P. Card. GASPARRI.
La prima squadra di fanciulli Viennesi per i quali il sig. D. Albera ha messo a disposizione l'Istituto Salesiano di Perosa Argentina arrivava a Torino la sera dei 24 u. s. Sono 51: abbisognano di tutto, anche di vestiti, di scarpe e di biancheria. Li raccomandiamo vivamente alla carità dei Cooperatori.
NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
ROMA. - UNA VISITA DEI SOVRANI ALL'ASILO
SAVOIA. - Leggiamo nel Corriere d'Italia del 12 marzo: - Tra le istituzioni più benemerite dell'educazione popolare deve annoverarsi l'Asilo Savoia per l'infanzia abbandonata, che, istituito da Francesco Crispi nelle vicinanze del Monte di Pietà, ha ora la propria sede in un magnifico edificio presso Porta Maggiore, costruito per munificenza del Re, con vero intelletto d'amore, dall'ing. Tomassi. In esso trovano ora ricovero circa 23o bambini, raccolti nelle classi popolari più misere e derelitte. Cinquanta di questi bambini sono orfani di soldati morti in guerra, e molti altri sono figli di soldati che presero parte alla guerra o che sono ancora sotto le armi.
Il Re e la Regina han fatto stamane una lunga e graditissima visita all'Asilo. Essi vollero vedere minutamente tutti i locali, e ammirarono le belle sale aerate e luminose ove sono le scuole, i bagni, i dormitori, la spaziosa e bene arredata palestra con annessi cortili e giardini, il refettorio e le cucine ove si apprestava il frugale, ma sano e odoroso desinare. Assisterono in fine, in una sala graziosamente decorata di festoni con le bandiere nazionali, ad interessanti esercizi di ginnastica di alcune graziose bimbe, e al canto di un coro, col quale i piccoli figli del popolo esprimevano la loro gratitudine al Re e alla Regina. Chiudeva l'interessante trattenimento un grazioso dialogo, detto con adorabile garbo e spigliatezza da tre bambinelle, una delle quali orfana di madre e del babbo, caduto valorosamente combattendo a Montesanto.
Le loro Maestà ebbero parole vivissime di compiacimento e di lode per l'opera ammirabile di carità che la Direttrice dell'Asilo, Suora Alfonsina Finco, con altre benemerite Suore Salesiane, prodigano ai piccoli affidati alle loro cure sapientemente materne, e per la vigile esemplare amministrazione del direttore amministrativo cav. Battailer.
A ricevere le Loro Maestà si trovavano il Presidente del Consiglio d'Amministrazione, Senatore Cencelli, con i componenti comm. Persichetti, on. Sandrini, avv. Del Vecchio, assessore comunale, e comm. Mario Mancini, insieme alla eletta schiera delle Dame di Patronato, contessa Cencelli, duchessa Freos, contessa D. Robilant, signora Bianca Mancini Boccardo, signora Cerese e signora Friedmann.
ROMA. - NEI GIORNI 15, 16 e 17 FEBBRAIo
u. s. le Operaie del Patronato Giovani Operaie, Via della Lungara 233, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, si recarono a Porto d'Anzio per alcune rappresentazioni di beneficenza a prò della Colonia Marina, istituita a benefizio delle Operaie stesse ad Anzio.
L'esito fu soddisfacentissimo. Il salone « Fides », gratuitamente concesso dal Rev.mo Padre Presidente, D. Leone Turco, Parroco della città e benefattore della Colonia, era gremito di scelto pubblico, che rimase soddisfattissimo delle attrici, che furono tutte applauditissime, del pari che la sig.na Elena Catenacci, Cooperatrice Salesiana, che eseguì la parte musicale e guidò le attrici nel canto.
Il numeroso pubblico aderì generosamente ad una lotteria che si fece ogni sera, a beneficio della stessa « Colonia Marina ».
MESSICO. - LE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE hanno commemorato solennemente il XXV° della loro entrata nel Messico. Ci scrivono:
Il 3o di novembre si tenne un'accademia in onore dei Cooperatori. Presiedeva Sua Eccellenza Monsignor Manuele Fulcheri, Vescovo di Cuernavarca. L'accompagnavano l'Ispettore dei Salesiani e vari altri Ecclesiastici. Un'eletta schiera di Cooperatori, fra i quali si contavano i primi che promossero ed aiutarono la fondazione, assisteva commossa. Dopo un inno a 4 voci, cantato dalle nostre educande, lesse un discorso il Sac. Don Osella, Salesiano, che tratteggiò la storia dei 25 anni.
Chiuse il trattenimento Mons. Fulcheri, facendo voti perchè le Figlie di Maria Ausiliatrice si prendano cura di tutte le operaie, appellandosi alla generosità dei Cooperatori, perchè il voto si carabi in realtà.
Lo stesso Prelato, al suono della banda del Collegio Salesiano, inaugurò un'Esposizione scolastico-professionale. Tutte le Case vi portarono il loro contributo, con bella armonia di programma e di profitto.
Il 4 dicembre si cantò una Messa in suffragio dei benefattori defunti.
Il 7 fu la festa delle Oratoriane e delle ex-allieve, che per tempo cominciarono ad arrivare a gruppi la cappella si riempì, e giungevano altre ed altre ancora. Quante Comunioni, e che fervore!...
Nel cortile erano preparate le tavole per 7oo posti. E fecero colazione e pranzarono tutte assieme. Le piccine si sedettero per terra stringendo la loro tazza con ambe le mani, come fosse un tesoro; ci guardavamo con gli occhietti scintillanti di gioia .
Seguì l'adunanza, nella quale l'Ispettore Salesiano parlò di Don Bosco, degli Oratorii e dell'Opera nostra, con un linguaggio semplice e affascinante.
Il giorno 8 fu proprio la nostra festa. La Messa fu cantata dalle buone novizie che si fecero onore. Nel pomeriggio i vespri; poi la processione. La Sacra Immagine percorse gli ampi corridoi. La banda salesiana accompagnava la lode « Mira il tuo popolo ecc. », che tutte cantavano con entusiasmo.
Gradisca la nostra Madre Celeste il povero omaggio, e ci benedica.
PONTE NOVA. (Brasile). - VENTIQUATTRO NUOVE MAESTRE, uscendo dalla Scuola Normale pareggiata, diretta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice a Ponte Nova, in Brasile, indirizzavano alla Superiora Generale, Madre Caterina Daghero, un saluto, in italiano, dal quale stralciano questi periodi:
E giorno di grande solennità per la Scuola Normale di Maria Ausiliatrice, per la solenne distribuzione dei diplomi a 24 nuove maestre, le quali, a corona del Corso Magistrale, penetrate da profondi sentimenti di riconoscenza per le Figlie di Maria Ausiliatrice, che con zelo ed ardore santo lavorarono per la loro formazione intellettuale e morale, si sentono spinte a manifestare, a Lei, veneratissima Madre Generale, i sentimenti di grata riconoscenza e di alta stima per l'Istituto, che Ella così sapientemente dirige.
» Gradisca quindi l'espressione umile, ma sentita, dei nostri giovani cuori, che, lasciando con rincrescimento quest'asilo di pace, godono di portar seco gl'insegnamenti santi ciel Venerabile Don Bosco, per spargere il serre della Santa Religione in mezzo alla società .. ».
Se si pensa al bene che può fare una maestra cristiana, come non rallegrarsi dei propositi della nobile schiera?
NOTIZIE VARIE
In Italia.
MONTESCAGLIOSO (Bari). - COOPERATORI zELANTI. - Con la speranza di avere i Salesiani in detta città, l'ora defunto Agronomo Michele Locantore e la Banca Gatti stanziarono un primo fondo di lire ventimila per l'erezione di un Oratorio Festivo.
Non avendo, finora, potuto avere i Salesiani, lo zelante Sac. Prof. Liborio Palazzo, coadiuvato dal sig. Francesco Cifone, inaugurava nel 1915 l'Oratorio con un doposcuola, e in mancanza dì sacerdoti e di laici, chiamati sotto le armi, affidava gli uffici di Catechiste e Assistenti a pie e intelligenti Signore, che disimpegnarono l'opera loro con fede di missionarie.
Il 15 febbraio si compiva il primo lustro dalla fondazione dell'Oratorio.
Il direttore, volendo solennizzare la data, invitava un sacerdote salesiano da Bari a predicare un triduo ai ragazzi, e il Comm. Avv. Rotondo con l'arciprete Tortorelli e l'abate Luigi La Rocca da Masera, per inaugurare il Circolo degli ex-allievi dell'Oratorio, reduci di guerra, e per tenere discorsi agli aulici dell'Oratorio.
La festa, che si iniziò con la Comunione generale, alla presenza delle autorità religiose e civili e con la benedizione di un nuovo vessillo di S. Luigi, culminò uno splendido discorso del Comm. Rotondo sull'importanza della educazione cristiana della gioventù.
Nelle tre ultime sere di carnevale gli alunni dell'Oratorio e i giovinotti del Circolo alternarono belle azioni drammatiche con canti e un'operetta comica.
La festa riuscì un vero trionfo dell'Oratorio; nel quale lo spirito di pietà, la frequenza ai sacramenti e l'allegria delle ricreazioni brillarono in modo da renderlo, in tutto, simile agli Oratori del Ven. D Bosco.
A coronamento dei festeggiamenti il Direttore dell'Oratorio istituiva la Pia Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, che cominciarono a radunarsi la prima volta il 24 torr, per la Messa e Comunione. Il Comm. Rotondo con gli illustri e attivissimi arcipreti Torborelli e abate Luigi La Rocca fondava una Cooperativa Cattolica a vantaggio economico della città. Perciò i risultati della festa riuscirono maravigliosi e superiori alle previsioni. Essi stanno a dimostrare che l'Opera degli Oratori Festivi è possibile, ovunque si sappia santamente e fortemente volere.
Allo zelante Direttore dell'Oratorio S. Luigi vadano le nostre congratulazioni con l'augurio di nuovi e maggiori successi nel suo apostolato per la cristiana educazione della gioventù.
All'Estero.
DALLA PALESTINA. - Ci scrivono da Beitgemal:
« Il 31 gennaio e il 1° febbraio del corrente anno saranno giorni di grata ricordanza per la nostra casa di Beitgernal. Per festeggiare con maggior solennità la festa del nostro Patrono, venne invitata S. E. Rev.ma, Mons. Luigi Barlassina, Vescovo titolare di Cafarnao, e Vicario Generale e Amministratore Apostolico del Patriarcato di Gerusalemme. Sua Eccellenza, annunendo benignamente all'invito, il 31 gennaio recavasi fra noi, accompagnato dal Parroco di Naplusa, da un rev. P. Francescano, e dal nostro caro Don Sutera. Ricevuto al suono delle campane, in processione si andò alla cappella, ove c'impartì l'Episcopale Benedizione.
Dopo uno sguardo alla bella specola metereologica, novellamente eretta sul terrazzo della casa, da cui si abbraccia un vasto orizzonte, una commovente funzione ci attendeva in cappella. Un sacerdote Armeno scismatico, genuflesso avanti all'altare, tutto splendente per la benedizione del SS. Sacramento, assistito da due sacerdoti faceva la solenne abiura nelle mani di S. E. Mons. Vescovo. Lacrime di gioia intensa brillavano su molte pupille, sembrando quasi che il Ven. Don Bosco, nel giorno anniversario del suo transito, avesse voluto in seno alla Chiesa questo caro Sacerdote, che a Beitgemal, già da qualche mese, con impegno e fervore si preparava ad un atto così salutare.
All'indomani, Settuagesima e festa del Santo, Sua Eccellenza celebrò la Messa della Comunione Generale. Alla Messa cantata dopo il Vangelo S. Ecc. volle regalarci un bel discorso:
« Gli uomini grandi, disse, vanno ognor cercando il perchè di ogni cosa. Orbene cerchiamo anche noi un perche. Perche mai ci troviamo in questo mondo? » e con parola facile e paterna dimostrava che noi siamo quaggiù per farci santi, la qual cosa, riesce facile, se s'incomincia da giovani, come appunto fece San Francesco di Sales. Come mezzi a riuscirvi suggerì confidenza coi Superiori e corrispondenza alle loro cure, ansando le pratiche di pietà e vivendo ognora alla presenza di Dio, nel che fu modello S. Francesco di Sales.
A pranzo non mancarono alcuni componimenti d'occasione, tra i quali, uno, in italiano, del neocattolico sacerdote, che visibilmente commosso manifestò la sua riconoscenza a Monsignore.
La sera, dopo cena, i giovani, entrati nel refettorio dei Superiori, con accompagnamento di pianoforte, eseguirono un abbondante repertorio di lodi, inni e canti, che ,tanto rallegrarono Monsignore e gl'illustri suoi compagni.
Il 2, a mezzodì, dopo aver visitato la Colonia, Sua Eccellenza partiva accompagnato dai giovani fino alla stazione, lasciando il più caro ricordo dell'amata sua persona.
- Nel Concistoro del mese passato Sua Eccellenza Rev.ma Mons Luigi Barlassina, fulgida gloria torinese, veniva proclamato Patriarca Latino di Gerusalemmne. A Sua Beatitudine l'omaggio memore e perennemente grato dei Figli di Don Bosco.
VIENNA. - L'EFFICACIA DEI, SISTEMA EDUCATIVO Di DON Bosco E I PRODIGI DELLA FEDE.
— Da Vienna, dalle due case salesiane aperte nel 1919, ci son giunte notizie, molto edificanti.
- Da WIEN, XVIII, ove i Salesiani hanno accettato la direzione di un Riformatorio, ci scrivono:
«... Siamo entrati in casa travestiti e in un momento, politicamente, assai pericoloso. Abbiamo trovato dei ragazzi e dei giovanotti che non volevano sentir parlare di Chiesa e di pietà, che si dissero socialisti militanti, che issarono persino, ben. inteso in casa, la bandiera rossa, gridando: « Abbasso alla religione e ai preti ». Ora tutto questo, è passato. Portiamo il nostro abito sacerdotale: e dove prima si bestemmiava, oggi si prega: dove prima: si eressero le barricate, oggi si ornano gli altari e si prega con fede: dove prima si chiamavano « bolscevichi », ora non vogliono altro nome che quelli di allievi salesiani: dove prima non si voleva sapere di Dio, ora si va alla S. Comunione quotidiana. La carità di N. S. Gesù Cristo e il sistema educativo di Don Bosco hanno trionfato. Ora viviamo famigliarmente coi nostri giovanotti, e ci sforziamo di mantenere ed approfondire anche in essi lo spirito salesiano.
E la casa? La casa, nella quale ci troviamo, è troppo piccola! Non possiamo muoverci, come sarebbe necessario, e da qualche tempo siamo in cerca di un altro edificio con cortile e giardino. più adatto ai nostri bisogni.
Sembra che il Signore voglia compiere il nostro desiderio: ma, anche per questo, viviamo tranquilli. Iddio provvederà. Per parte nostra siamo disposti a fare tutto ciò che possiamo per la maggior gloria di Dio e pel bene delle anime, specialmente dei giovani.
Il numero degli allievi, qui, è tra i 35 e 40; al « Lehrlingsheim » nella Kaiserstrasse, che, come sa. amatissimo Padre, è una succursale, è aumentato a 42. Peccato, che noi possiamo occuparci di questi artigianelli, soltanto così poco, trovandosi il « Lehrlingsheim-Kaiserstrasse » troppo distante dal « Schutgsheim-Gentzgasse. ».
- Da WIEN XXI, Stadlau, ci scrivono: « Stadlau, il nostro campo di lavoro, è situato all'estrema periferia di Vienna. Conta più di 12 mila abitanti. E un centro di fabbriche, distante dalla parrocchia un'ora a piedi; ed ha una chiesa semipubblica presso l'istituto delle Suore del Bambino Gesù, capace appena di 500 persone Il popolo, tutto operaio, era senza fede e senza pratica della religione. Pensi conce ci siamo trovati. Nei, primi giorni del nostro arrivo, incontrandoci, qualcuno si tirava la giubba sulla testa o si copriva la faccia per non vederci, o c'insultava villanamente, minacciandoci di spedirci all'altro mondo. Ma la cosa andò diversamente. Fedeli al sistema del nostro caro Padre Don Bosco, ci ponennno con dolcezza e prudenza al lavoro. Aprimmo un Circolo giovanile che, allo sfasciarsi del regno, pure esso si sciolse. Erano 17 i giovani che vennero al nostro invito la prima volta, il 2 settembre 1919. Otto giorni dopo, erano più di 3o: quindici giorni dopo più di 6o, ed ora ne abbiamo più di i 60; e se. avessimo maggior locale, potrebbero anche essere più del doppio.
La gente ora ci stima grandemente, e ci viene anche in aiuto con offerte. Durante le vacanze delle feste di Natale, abbiamo fatto venire due bravi Missionari Redentoristi a predicare una missione nella cappella delle Suore per 12 giorni e potemmo assistere a veri miracoli della grazia di Dio. Prima della missione abbiam portato gl'inviti personalmente, di casa in casa, di porta in porta, a tutte le famiglie, e li abbiamo gentilmente invitati a venire alla Missione. Il Signore ci ha benedetti, poichè proprio i più arrabbiati nemici della chiesa si accostarono ai santi sacramenti. Tutte le sere la chiesetta era piena di fedeli ad ascoltare le prediche e, come frutto della missione, si ebbero 4000 Comunioni. Il popolo
che ora assiste costantemente alla messa domenicale e festiva si è triplicato, ed è sorta una nuova Congregazione Mariana. Dal mercoledì della Settimana santa fino al giovedì dell'ottava di Pasqua si terrà un'altra Missione, colla speranza che la grazia di Dio rinnovi i prodigii.
BARCELLONA. - UNA CARA NOTIZIA, che dice della bontà del cuore del S. Padre, è quella che leggiamo nel Bollettino del « TIBI DABO », cioè del gran tempio Nazionale, che si sta innalzando ad onore del S. Cuore di Gesù, presso Barcellona, con offerte di espiazione e di sacrifizi, da tutta la Spagna. Avendo appreso il Santo Padre, dal Salesiano Don Vincenzo Schiralli, incaricato dell'opera; e lo stato dei lavori, e il desiderio di riprenderli alacremente, e il erodo con cui venivano le offerte, non si contentò di benedire con tutto il cuore agli oblatori, ma volle Egli pure fare un'offerta «per il Tempio dei sacrifizi, dei meravigliosi sacrifizi che sono di tanto conforto», e gli mise in mano cinque mila lire. - Cinquemila lire, in tanta povertà della S. Sede? - osò osservare l'umile figlio di Don Bosco. E il S. Padre, con grande amabilità: - Anche questo è un sacrifizio!
Nel mese di giugno - ad onore del S. Cuore di Gesù - parleremo noi pure, più diffusamente, dell'opera di questo tempio.
SANTIAGO DI CUBA. - STORICO TEMPIO IN ROVINA, RIAPERTO AL DIVIN CULTO. - Il 10 ottobre 1868 alcuni cubani, riunitisi in gruppo, si levarono contro il potere centrale di Spagna e, dopo varie vittorie, giunsero all'importantissima città di Bayamo e la presero. Ma il Generale Conte Balmaceda, accortosi dell'insurrezione, e temendone le conseguenze, organizzò un grosso esercito, e a rnarcie forzate partì da Camaguey alla volta di Bayamo. Gli insorti, troppo deboli per resistere all'urto dell'esercito del Generale Balmaceda, fuggirono da Bayamo, incendiandola.
L'incendio ridusse la città a un mucchio di rovine: le quattordici chiese furono tutte distrutte: soltanto della « Iglesia Mayor del Santísimo Salvador» (Chiesa Maggiore del Santissimo Salvatore) rimasero in piedi i muri principali e il campanile.
Questi ruderi sacri erano doppiamente venerandi per i Cubani, poichè, oltre a ricordare la Chiesa Maggiore di quella città, ricordavano anche il tempio nel quale era stata benedetta la prima bandiera cubana da un sacerdote cubano. I ruderi rimasero così per cinquant'anni, come una reliquia storica, e come un simbolo che congiungeva l'amore di Dio a quello della Patria. Nel frattempo l'Arcivescovato e i Padri Cappuccini riattarono alla meglio una cappella, che peraltro si mostrò presto incapace a contenere tutti i fedeli. Sorse quindi l'idea di restaurare e di ridurre all'antico splendore la Chiesa Maggiore. Il merito di questa opera grandiosa spetta a Monsignore Felice Ambrogio Guerra, della Pia Società Salesiana, Arcivescovo di Santiago di Cuba. Egli, dopo di aver fatto preparare i disegni e i materiali affidò i restauri ai migliori architetti ed artisti. Questi lavorarono oltre un anno continuamente: l'Arcivescovo vi spese del suo circa trentamila dollari.
Nel novembre 1919 i grandiosi restauri erano un fatto compiuto. I Cubani, specialmente i Bayamesi, ne sono oltremodo contenti: i vecchi sono pieni di gioia, parendo loro di essere ritornati ai loro anni giovanili, nei quali frequentavano l'antica Chiesa Maggiore.
Bayamo organizzò feste solenni e diede a Monsignor Arcivescovo un onore che concede a pochi, chiamandolo suo « Hijo adoptivo » (Figlio adottivo).
Mons. Guerra sarà con noi, a Torino, per le feste di maggio.
Em.mo Card. Filippo Giustini.
La perdita dell'Em.mo Card. Giustini, Prefetto della S. Congregazione per la disciplina dei Sacramenti, è stata un gran lutto per il Sacro Collegio.
Questo principe di S. Chiesa era nato a Cineto Romano l'8 maggio 1852. Compì con gran lode gli studi ecclesiastici, prima nei Seminari di Subiaco e Tivoli, poi a Roma nel Pontificio Seminario Pio. Passato all'insegnamento, fu apprezzatissimo titolare della cattedra di diritto romano nell'Università dell'Apollinare, dove, nel 1898 fu eletto Preside degli studi.
Nominato, nell'aprile del 1902, Segretario della S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, nell'ottobre del 1908 Segretario della S. Congregazioni per la disciplina dei Sacramenti, venne creato Cardinale da Pio X, il 24 maggio 1914, e, dopo pochi mesi, veniva nominato da Papa Benedetto XV, Prefetto della stessa S. Congregazione: dei Sacramenti.
Nell'autunno scorso, ricorrendo il VII Centenario del viaggio fatto in Egitto ed in Palestina da S. Francesco d'Assisi, andò Legato Pontificie, in Terrasanta, e, ricevuto ufficialmente, fece i suo ingresso solenne al Santo Sepolcro. In tale occasione visitava tutti i Santuari della Palestina e nel ritorno si portava al Cairo, per l'inàugurazione di un monumento in bronzo, a S. Francesco, che nella ricorrenza del VII Centenario del viaggio del Serafico Patriarca in Egitto, veniva eretto sul piazzale della grandiosa chiesa di S. Giuseppe, a cura dei PP. Francescani di quel Convento.
La morte del Card. Giustini è stata appresa con sommo rimpianto da quanti lo avevano avvicinato ed apprezzato. Essa è tornata assai dolorosa anche nelle nostre Case di Egitto e di Terrasanta, dove le sue visite hanno lasciato il più caro ricordo. L'E.mo voleva un gran bene all'Opera nostra: e noi, con devota riconoscenza, continueremo a suffragare l'anima sua.
Mons. Luigi Bignami.
Moriva nel Signore, il 27 dicembre u. s benedicendo alla città e all'Archidiocesi di Siracusa, di cui era Padre amatissimo. Era nato a Milano
nel 1862; quivi compì i suoi studi ecclesiastici ee letterari; e nella parrocchia di S. Lorenzo, che l'aveva accolto fanciullo, seminarista, sacerdote novello e parroco, il 14 gennaio 19o6 era stato consacrato Arcivescovo.
In Sicilia egli apparve come il buon Pastore, che dà la vita per le sue pecorelle. Godette di larga popolarità e di molta simpatia e venerazione, per lo zelo instancabile, per la sua amabile fermezza e per la generosità d'animo, pronta a ogni sacrificio per il bene del gregge.
La sua attività, colta e multiforme, lo rese venerato anche fuori del campo religioso. Si debbono a lui importanti restauri all'antico Tempio di Minerva.
Per noi ebbe una grande benevolenza, fin dai primi anni del sacerdozio. Per il venerato Don Rina nutriva una stima apertamente singolare, come di un santo, e gliela mostrò eloquentemente insieme con tutto il suo seminario, nell'ultima visita che fece a Siracusa.
Per l'affermarsi dell'Opera di Don Bosco in Milano, fu uno dei più attivi e zelanti cooperatori di Mons. Morganti, essendo sempre pronto a tener conferenze di propaganda e di azione, e disposto ad assecondare tutte le iniziative dell'attivo Comitato Salesiano.
Un altro motivo ci rende particolarmente dolorosa la perdita di Mons. Bignami: il suo amore per la gioventù. Non è facile dire il bene che egli voleva ai giovani, e il bene che ha compiuto fra loro.
Non è quindi a meravigliare se la sua morte ha suscitato un generale sincero rimpianto in tutta la sua Archidiocesi, in tutta la Sicilia. I suoi funerali furono un vero trionfo. Vogliano anche i nostri lettori unirsi a noi nell'innalzare una fervida prece per l'anima eletta di questo illustre Prelato, fervente Cooperatore Salesiano.
Sac. Sebastiano Virzi.
Dopo lunga malattia, religiosamente sopportata, si spense a Cesarò (Messina) l'8 marzo u. s., in età di 76 anni. Assiduo lettore del Bollettino, amò di un amore di predilezione le Opere Salesiane. Godeva quando poteva ripetere il bene che fanno i figli di Don Bosco e accrescerne le fila. Ebbe infatti la consolazione d'inviare parecchi tra i Salesiani, tra cui un suo caro nipote. Il Signore ricompensi tanta benevolenza e carità.
Preghiamo anche per:
AGLIATI Giuseppina m. Spiatta † a Porlezza. ALPAGO Vincenzo † a Colle Umberto (Treviso). AMOROSO PACI Federico † a Girgenti. APROSio Filippina † a Torrione (P.to Maurizio). ARCHETTI Ferdinando † a Iseo (Brescia). BASIGNANO Clara † a Vernante (Cuneo). BERARDELLI Maria † a Sulzano (Brescia). BETToNi Caterina in. Morelli † a Azzone (Bergamo). BETTONI Granceschino l a Azzone (Bergamo)
BoEM Rizzi Rosalia † a Goricizza di Codroipo. BOERO Secondina † a Niella Belbo (Cuneo). BRAGA Teresina † a Azzorre (Bergamo). CALvI Don Domenico † a Schio (Vicenza). CAVALLO Don Antonio Michele † a Boves (Cuneo). CAVATORTA Can.co Don Antonio † a Monasterolo_ CHIOZZA Rossi Maria in bandoni .- a Schio. CoMiNo Maria † a Monastero di Vasco (Cuneo). CORA Rosa † a Niella Belbo (Cuneo). CRAVOTTO Emilia i a. Rivanazzano (Pavia). CRIDA Maria † a Pralormo (Torino). CUCCO Can.co Prof. Don Giacomo † a Torino. DALLAGO Dionigi † a Vineland, (U. S. America). DALL'OSTO Antonio † a Schio (Vicenza). DRUETTI Berra Lucia † a Torino ELLI Mons. Giorgio Gio. Vescovo, † a Squillace.. FAUSTINE,LLI Nicotina † a Breno (Brescia). FIORAVANTi Don Giovanni Parroco † a Fiumata. GABBI Don Lorenzo † a Monteehiaro d'Asti.. GARDI Tabanelli Tisa † a Massa Lombarda. GATTI Ernestina t a Montafia (Alessandria). GIULIANO Giuseppina n. Giaccheri † a Torino. GUGLIELMI Giuseppe t a Montalenghe (Torino). GUGLIELMI Luigi † a Verucchio (Forlì).
ISOLINI Marianna n. Cane t a Omegna (Novara)-. IvALDI Celestina † a Genova. LissoNE Rosa † a Monticello (Como).
LUALDI Farioli Caterina † a Galliate (Novara). MARINI Luciano † a Cologna Veneta (Vicenza). MARTINELLI Costantina I- a Livigno (Sondrio). MASNERI Emilia † a Iseo (Brescia). MASTROIANNI Saverio † a Maranola (Caserta). MERENDA Luigia † a Niella Belbo (Cuneo). Moizo Nicolao † a Saliceto (Cuneo). MORELLI Vittoria † a Azzone (Bergamo). NERI Rosa † a Iseo.
NOvELLo Teresa T a Milano.
PAGANO Matilde V.va Canale † a Genova, PASTORE Teresa † a Piverone (Torino). PEccI Conte Camillo .( a Roma. Ricci Caterina t a Cavatore (Alessandria). RIVETTI Giuseppina † a Torino. RLGGERI Assunta † a Molassano (Genova). SANTACATERINA Anna -!- a Schio (Vicenza). SCHIERANO Rosa † a Stupinigi (Torino). SE.NIS Francesco † a S. Antioco (Cagliari). SOTTIMANO Teresa -j- a Niella Belbo, SMMANDoSSI Angela † a Padergnone (Trentino). STRUMIA Carlo † a Rivalta di Torino. TESTORI Isabella † a Alessandria. TOSA Giovanni † a Poirino (Torino). TREvES Gabriella † a Torino. TuccHi Teresa † a Torrione (P.to Maurizio). UBOLDI Natalina + a Caronno Milanese. ViGNUzzI Vincenzo † a Ravenna. ZANOCco Gaetano † a Cegni (Pavia.