Anno LII. GENNAIO 1928 Numero 1.
PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
SOMMARIO: Il Sac. P. Rinaldi ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane. - Sviluppi dell'Opera Salesiana: Il Santuario Nazionale della Madonna del Carmine in Bogotà (Colombia). - Feste centenarie della Parrocchia della Trasfigurazione a New York. - Nuove fondazioni in Polonia. -- I nostri defunti: D. Pietro Bonacina. - D. Gio. Batt. Branda. - Teol. D. Giulio Barberis. - Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco. - Dalle nostre Missioni: Dal Giappone. - Ricordando D. Balzola. - Notizie dall'Assam. - Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice. - Dalle nostre case: Milano: Congresso Geografico. - Bologna - Torino - Strada - San Pier d'Arena - Chiari - Venezia - Belluno - Rosario (Argentina) - Montevideo (Uruguay) - Quito (Equatore) - Guayaquil (Equatore) - S. Paolo (Brasile. - Tesoro Spirituale. -- Necrologio.
Torino, 1° gennaio 1928. Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
Vi confesso francamente che questa volta ho affrettato col desiderio l'alba di questo giorno per l'eccezionale importanza delle comunicazioni che ho da farvi, e liete e tristi, che vi diranno ancor una volta come l'Opera di Don Bosco, al pari d'ogni opera umana, non escluse quelle interamente rivolte alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime, deve a quando a quando sottostare a gravi tribolazioni. Il nuovo anno ci si presenta sotto i più lieti auspici; ma dal 1926 al 1927 piombarono sull'opera nostra tali e tante disgrazie, che ci avrebbero affranto, se non ci avesse sorretto ogni sorta di benedizioni.
Dolorose vicende.
Lasciate che brevemente vi ricordi le prove terribili che ci hanno colpito.
In primo luogo il fuoco ha prodotto gravi danni a vari nostri istituti. Disgraziatamente vennero distrutti dalle fiamme il fabbricato eretto come casa di formazione di nuovo personale presso il Collegio Manfredini di Este, la vasta scuola professionale dei falegnami-ebanisti a San Pier d'Arena, il fiorente collegio aperto fin dal 1892 a Siviglia, la chiesa e due corpi di fabbrica a Watsonwille in California, e la chiesa parrocchiale e l'istituto di Trelew nel territorio del Chubut (Rep. Argentina). Come ho detto, i danni arrecati da questi incendi furono assai rilevanti, e gravarono quasi totalmente sull'Opera nostra; tuttavia, per grazia di Dio, non si ebbe a lamentare in nessun luogo alcuna vittima.
Però non fu così a S. Carlos De Ancud nel Cile, dove il Vescovo di quella città, Mons. Abramo Aguilera, Salesiano, essendosi incendiato l'episcopio, potè salvarsi per miracolo, ma vide il segretario, anch'esso Salesiano, che si slanciò nelle fiamme per salvare le Sacre Specie Eucaristiche, investito dal fuoco, cadere a terra ridotto uno scheletro.
Questo triste episodio mi richiama alla mente la perdita dolorosa di molti altri confratelli e di un numero assai più grande di benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici, per i quali abbiamo offerto al
Signore speciali suffragi, e che ora raccomando nuovamente alla vostra pietà. Tra le perdite nostre, permettete che accenni a quella del valoroso veterano delle nostre Missioni, il pio e zelante Don Balzola, morto nella Prelatura Apostolica del Rio Negro, che fu l'ultimo campo delle sue fatiche.
Nè ci mancarono altre prove.
I Confratelli dell'accennata Missione, causa una secca eccezionale, ebbero anch'essi a patire gravi privazioni per l'impedita navigazione; e non ultima causa della morte di Don Balzola fu la ripetuta e prolungata mancanza di vitto conveniente.
Anche i Missionari del Matto Grosso provarono il tremendo flagello della fame per la devastazione completa delle loro residenze perpetrata da un gruppo di rivoltosi; e tuttora sentono il bisogno di urgenti e generosi aiuti.
A questi tristi episodi avvenuti in Brasile dobbiamo unire le prolungate sofferenze che affliggono i nostri nella Cina, dove tutte le residenze missionarie del Cuantung, per le vicende della guerra civile ed i frequenti assalti dei pirati, vedono paralizzata l'opera evangelizzatrice. Anche nel povero orfanotrofio di Shanghai, che per lungo tempo ci tenne in vivissima apprensione e poi sapemmo essere stato in parte distrutto, i nostri missionari, e gli orfanelli che hanno potuto ritenervi, sono costretti a vivere a contatto con i colerosi, nella parte superstite dell'edifizio, ridotta a lazzaretto militare.
Non ci sono adunque mancate gravi tribolazioni, ma per grazia di Dio esse non hanno diminuito affatto nè lo zelo, ne la buona volontà dei nostri, e ne sia particolarmente ringraziato e benedetto il Signore!
Imitiamo Don Bosco.
Ed abbiamo molte altre ragioni d'elevare a Dio l'inno del ringraziamento. In primo luogo per la continua assistenza che Egli prodiga all'Opera di Don Bosco.
Non posso nascondervi, o cari Cooperatori e pie Cooperatrici, che qua e là, bene spesso, ci troviamo in allarmanti strettezze; ma in fine la Divina Provvidenza non manca di venirci in aiuto. Più io penso a questo (e il pensiero di giorno in giorno si fa più insistente) e più mi pare che tra le grandi meraviglie odierne della Divina Provvidenza non ultima sia quella di provvedere il necessario all'Opera Salesiana, che va sempre dilatando il suo campo d'azione. E la conclusione spontanea è sempre questa: « È Don Bosco che aleggia di continuo in mezzo a noi e provvede ai nostri bisogni!».
Anche per questo tornò carissima al mio cuore, il 20 febbraio u. s., la pubblicazione del Decreto sull'eroicità delle virtù del nostro Venerabile Fondatore. Trattenuto a Torino da lieve influenza, non mi fu dato di assistere alla solenne cerimonia; ma provai anch'io, come il più lontano dei Salesiani e dei Cooperatori, la stessa commozione che provarono quelli che furono presentii, all'udire che il Vicario di Gesù Cristo aveva rilevato che l'Opera di Don Bosco « ameno di quarant'anni dalla sua morte, sparsa per tutti i paesi, per tutti i lidi, è veramente sicut arena in littore maris »; e che « tutto questo magnifico e veramente meraviglioso sviluppo risale direttamente, immediatamente, al Venerabile Don Bosco e che propriamente egli continua ad essere il direttore di tutto, non solo il Padre lontano, ma l'autore di tutto, sempre presente, sempre operante nella immediata efficacia dei suoi indirizzi, nella meditazione dei suoi esempi».
Questa presenza costante di Don Bosco in mezzo a noi, noi l'abbiamo veduta e, direi, l'abbiamo toccata con mano, nelle singole nuove fondazioni che si compirono l'anno passato; nel fervore operoso con cui i direttori dei nostri Oratori festivi d'Italia e i rappresentanti di quelli d'Europa si raccolsero a convegno sulla sua tomba a Valsalice; nella viva esultanza che provò la nostra Famiglia per l'elevazione alla S. Porpora di un altro Salesiano, l'E.mo CARD. AuGuSTo HLOND, Arcivescovo di Gnesno e Posnania e Primate di Polonia; e nell'entusiasmo con cui i Direttori e Decurioni riaffermarono - in ben 40 convegni tenuti in Italia e onorati dalla presenza di Eminentissimi Cardinali e di Eccellentissimi Vescovi delle Diocesi - il loro proposito di cooperare sempre più attivamente alle opere che i Salesiani svolgono nel mondo.
Ebbene, se vogliamo che lo spirito del Venerabile Don Bosco continui sempre a vegliare propizio sull'Opera Salesiana, noi dobbiamo, ora sopratutto che la Chiesa ha parlato, studiare e ricopiare affettuosamente le sue virtù. Non v'ha dubbio, come osservava il S. Padre, «non a tutti è dato godere di quella così larga abbondanza di doni divini »; e « non tutti possono letteralmente imitare quella perfezione ed efficacia di opere »; ma tutti possiamo ricopiare in qualche cosa « quella vita interamente vissuta nell'operosità e nella preghiera ». Voi pure, o cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici, che siete i benefattori e gli amici delle Opere e Missioni di Don Bosco, prendete Don Bosco anche a vostro maestro; scendete compatti nel vasto campo di lavoro da lui prescelto, e proponetevi, come abbiamo fatto noi, anche dovendo « necessariamente rimanere a grande distanza da Lui » di fare ogni giorno, e per voi e per gli altri, tutto quel bene che vi è possibile. In questo modo Don Bosco continuerà a vivere nei suoi figli e nei suoi Cooperatori; e sarà con noi in ogni nostro bisogno.
Così fece quella esemplare Cooperatrice Salesiana che Don Bosco chiamava « mamma» e che tanto contribuì alla fondazione e sviluppo della nostra casa di Barcellona (Spagna), DONNA DOROTEA DE CHOPITEA Ved. SERRA, che inalzò a così elevata perfezione l'esercizio della carità verso i poverelli da meritare che s'iniziasse nell'anno testè decorso il processo diocesano per la sua Causa di Beatificazione. Anche questo avvenimento deve riempire di gioia il vostro cuore, amati Cooperatori e zelanti Cooperatrici, e spingervi efficacemente non solo ad imitarla, quale modello perfetto di Cooperazione Salesiana, ma altresì ad invocarla nei vostri bisogni affinché colle grazie ottenute per la sua intercessione, la sua Causa abbia corso rapido e favorevole.
Le fondazioni del 1927.
Il Signore fu visibilmente con noi, anche col metterci in grado, pur in mezzo alle difficoltà presenti, di compiere molte nuove fondazioni. Sommano a SESSANTA tra quelle dei Salesiani e quelle delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le nuove case che l'Opera di Don Bosco potè aprire nell'anno passato. Eccovene un semplice elenco con l'indicazione dello scopo di ciascuna, perchè possiate meglio comprendere le finalità dei nostri Istituti.
a) Fondazioni Salesiane.
In Italia, una scuola agricola per la formazione di coadiutori missionari a Cumiana (Torino); un oratorio festivo a Tolentino; e collegi-convitti per alunni di Scuole medie a Terni, Chiari, e Rovereto.
In Francia un'importante residenza a Tilly, nel dipartimento di Seine-et-Oise, per la reggenza di tre parrocchie ed altre chiese pubbliche, ed un corso di scuole elementari; ed un istituto con scuole medie e professionali a Caen, in Normandia.
Nel Belgio un istituto con scuole elementari, ginnasiali e industriali a Spy, presso Namur.
In Germania un oratorio festivo a Lustenan-Linz.
In Cecoslovacchia un istituto e un ora torio festivo a Frystak, e una parrocchia con oratorio a Vrable.
In Ungheria un istituto con oratorio quotidiano e chiesa pubblica a Ujpest, ed un ospizio con scuole elementari e complementari a Visegrad.
Nella Spagna un esternato ad Alcoy, ed un istituto per aspiranti missionari presso la casa di Astudillo.
Nel Brasile un Oratorio a Rio de Janeiro.
Nel Perù una scuola professionale ed agricola a Puno Salcedo, altra scuola congenere a Jucay Pumamarca, e la direzione del Seminario a Chachapoyas.
Nell'Equatore una parrocchia ed un oratorio festivo a Rocafuerte.
Nel Venezuela altra parrocchia ed una casa per la formazione di nuovo personale a Caracas-La Voga.
A Richemond negli Stati Uniti (N. A.) e a Guanabacoa nell'isola di Cuba altre case di formazione.
Nel Congo Belga una nuova residenza missionaria per l'assistenza religiosa di molti centri a Kahyelo, ed una grande scuola per gli indigeni a Thiushenda.
A Dilly, nell'isola di Timor (Arcipelago Malese), una scuola professionale.
A Vittoria, presso Melbourne, nell'Australia, una scuola pratica di agricoltura in una vasta colonia.
Ad Hong-Kong, in Cina, un ospizio con scuole professionali ed oratorio festivo.
In fine, e queste degne di speciale rilievo, le residenze fondate nei nuovi campi di Missione affidati ai Salesiani, cioè la Prelatura Apostolica di Porto Velho nel Brasile, e il Siam meridionale, comprendente un gran tratto della penisola di Malacca, dove abbiamo aperto anche un istituto nella città di Banxang.
Come non vedere la mano del Signore in questo straordinario sviluppo dell'Opera Salesiana ?
b) Fondazioni delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Anche l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice aggiunse una nuova fioritura di opere alle già esistenti.
In Italia accettarono l'orfanotrofio femminile del «Buon Pastore » a Macerata, un collegio con esternato e giardino d'infanzia a S. Cataldo (Caltanissetta), ed altri giardini d'infanzia, scuole di lavoro ed oratorii festivi, a Sale Castelnuovo (Torino), Crova Vercellese e Chesio (Novara), Ziano in Val di Fiemme (Trento), Barca (Reggio Emilia), Lucca (Toscana), Castelnuovo dei Sabbioni (Firenze), Bella-Muro (Potenza), Monserrato (Cagliari), e Termini Imerese (Palermo), e ritornarono a Gioia de' Marsi (Aquila), dove le attendevano, dal 1915, le generose consorelle ivi sepolte sotto le macerie del terremoto.
Nella Spagna apersero scuole ed oratori festivi a Madrid, nel rione di Tetuàn, e in Almaguer (Toledo).
In Inghilterra assunsero la direzione della scuola elementare comunale di Farnborough.
In Polonia, la direzione interna dell'istituto municipale di Lódz.
In Egitto s'incaricarono dell'assistenza domestica dell'istituto Don Bosco in Alessandria, e della direzione della scuola coloniale di Eliopolis-Cairo.
Nell'America apersero una nuova casa a New York con scuole parrocchiali; un collegio con scuola di lavoro e catechismi parrocchiali a Nuevitas (Cuba); altro collegio con esternato, oratorio festivo e giardino d'infanzia, a Valparaiso (Cile); e un istituto educativo per la Colonia Italiana a Barranquilla in Colombia.
E, a ricordare il sorgere del 1° Cinquantenario della loro prima spedizione missionaria in America, posero mano a promettenti fondazioni a Mèrida e S. Cristobal nel Venezuela; apersero un istituto a S. Rita do Araguaya nel Matto Grosso in Brasile; una casa-missione ad Ayacucho, ed altra con oratorio festivo a Juliaca nel Perù; e si stabilirono a Puerto Napegue, tra i poveri indii del Ciaco Paraguayo.
"Aiutateci quotidianamente".
Con le nuove fondazioni è salito a MILLE e CENTO il numero delle case aperte dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice nell'uno e nell'altro emisfero: mille e cento centri, dove si lavora, nel nome e con lo spirito di Don Bosco e sotto il manto di Maria SS. Ausiliatrice, per l'educazione cristiana della gioventù, per l'assistenza degli emigrati, per l'evange lizzazione di popoli ancor selvaggi o idolatri. Tanto sviluppo, mentre vi dice della particolare assistenza del Signore sull'Opera Salesiana, dice anche a voi:
« Vedete come si allarga il campo affidato alla vostra carità, o Cooperatori e Cooperatrici di Don Bosco! Siete voi che dovete far fronte alle ingenti spese quotidiane; siete voi che dovete provvedere alle particolari necessità, in cui versa ogni giorno il Successore di Don Bosco per il loro mantenimento e per la formazione dei nuovi sacerdoti, coadiutori e missionari, indispensabili per continuare le opere iniziate e per poter annuire alle più urgenti delle domande che gli giungono da ogni parte, così autorevoli e così commoventi, che è sempre un gran dolore il doverle respingere. Pensate anche alle sue necessità straordinarie. Pure nell'anno passato si è compiuta da Torino una spedizione di 165 missionari ed aspiranti missionari; e voi sapete quanto costano oggi i lunghi viaggi alle terre più lontane; e sapete anche che non basta mandare a questa o a quella residenza missionaria alcuni Salesiani od alcune Figlie di Maria Ausiliatrice, ma è necessario fornirli periodicamente dei mezzi indispensabili per mantenere gli orfanelli, vestire i neofiti, edificare cappelle e istituti, e per avvalorare in mille modi, con caritatevoli elargizioni, i frutti preziosi della parola di Dio. E non solo nelle terre di Missione, ma anche nei paesi civili, oggi si sente maggiormente il bisogno della carità. Anche qui in Europa abbondano i poveri giovani, orfani o abbandonati. Ai Figli di Don Bosco ne vengono presentati ogni giorno; e, finchè hanno un posto, li accolgono nei loro istituti, e li mantengono e vestono per vari anni, per poterli educare e rendere buoni cristiani... ».
Ecco, o buoni Cooperatori e caritatevoli Cooperatrici, ciò che dice a voi lo sviluppo continuo dell'Opera di Don Bosco. Quindi io mi limito a poche parole: « Ricordatevi ogni giorno dei nostri bisogni; aiutateci a mantenere i giovanetti da noi raccolti, a moltiplicare e formare le nuove vocazioni sacerdotali, laiche e missionarie, a sostenere le opere iniziate e ad iniziarne delle nuove; e Don Bosco vi otterrà dal Signore largo compenso di benedizioni in questa e nell'altra vita!».
Per il 1928
Divozione a Maria Ausiliatrice.
Non mi resta che una speciale raccomandazione per il 1928.
Il 17 maggio p. v. si compiono 25 anni dall'Incoronazione Pontificia di Maria Ausiliatrice. Molti di voi ricordano il grande spettacolo di fede che vide Torino in quel giorno; e tornerà a tutti caro l'apprendere che noi non dobbiamo nè possiamo lasciar passare inosservata questa data memoranda.
Il Ven. Don Bosco, quando vide avvicinarsi il giorno dell'approvazione pontificia della Società Salesiana e, conseguentemente, della sua espansione, volle prima erigere dalle fondamenta un gran tempio a Colei, che dell'Opera Salesiana era stata Ispiratrice e che sarebbe rimasta in perpetuo Madre e Patrona. E, difatti, sotto il marito della Madre di Dio l'Opera di Don Bosco prese e continuò ad espandersi progressivamente.
Ebbene, noi vogliamo cogliere quest'occasione per dire pubblicamente a Lei tutta la nostra devozione e riconoscenza: 1° perchè è nostro dovere; 2° per attirare al suo culto molte anime; 3° per impegnarla a raddoppiare su noi e sull'opera Salesiana le sue materne benedizioni.
Dal programma dei nostri festeggiamenti apprenderete essere mio desiderio che, ovunque sono case salesiane, si tengano ben organizzati Congressi locali, Regionali e Nazionali intorno al Culto di Maria SS. Ausiliatrice, in preparazione al XI Congresso Internazionale Salesiano, che si adunerà nel prossimo maggio a Torino, per trattare dello stesso argomento. Il venerato Don Rua, 25 anni fa, nel dare l'annunzio della Pontificia Incoronazione di Maria Ausiliatrice, scriveva queste parole: «Per noi Maria Ausiliatrice è tutto. È dessa che ispirò e guidò prodigiosamente il nostro Don Bosco in tutte le sue grandi imprese: è dessa che continuò e continua tuttodì tale materna assistenza sulle nostre opere, che possiamo ripetere con Don Bosco che tutto ciò che abbiamo lo dobbiamo a Maria Ausiliatrice ».
Cari Cooperatori e pie Cooperatrici, disponetevi a fare anche voi tutto quello che vi sarà possibile per onorare e far amare Maria Ausiliatrice. Fate che la sua Immagine abbia un posto d'onore nella vostra casa. Fate che sul vostro labbro risuoni ogni giorno, e più volte al giorno, la sua giaculatoria, arricchita di sante indulgenze: «Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis! ». Ai Cooperatori Sacerdoti raccomando di promovere dappertutto la pia pratica del 24 del mese, e invito tutti i Cooperatori a compiere in quel giorno, anche privatamente, qualche omaggio ad onore della nostra benigna Protettrice.
Portate sempre con voi, e diffondete tra i vostri conoscenti, la Medaglia di Maria Ausiliatrice; e in tutte le vostre necessità ricorrete a Lei con la Novena raccomandata da Don Bosco, memori delle parole di questo nostro Venerabile Padre: « In questi tempi, facendosi molto sentire la mancanza dei mezzi materiali per educare e fare educare nella fede e nel buon costume i giovanetti più poveri ed abbandonati, la Vergine Santa si costituì essa medesima loro protettrice: e perciò ottiene ai loro Benefattori ed alle loro Benefattrici molte grazie spirituali e anche temporali straordinarie ». E questa esplicita promessa: « Quelli che desiderano grazie da Maria Ausiliatrice, aiutino le Missioni Salesiane, e saranno sicuri di ottenerle».
Domandate anche, in speciali circostanze, la Benedizione di Maria Ausiliatrice. Son cinquant'anni che Papa Leone XIII, ad istanza del Ven. Don Bosco, ne approvava la formola, che presentemente è inserita nel Rituale Romano. Ed anche questa data cinquantenaria, che ci addita un cumulo di insigni favori celesti, deve animarci a praticare e a diffondere la più tenera divozione alla celeste Patrona dell'Opera Salesiana.
Accogliete, o cari Cooperatori, queste mie esortazioni; e non tarderà a spuntare il giorno che tutti avrete ad esclamare: «Noi pure tocchiamo con mano la protezione materna di Maria Ausiliatrice sopra di noi e sopra le nostre famiglie, in tutti i nostri affari spirituali e temporali».
Con questa speranza Vi rinnovo l'assicurazione del mio ricordo quotidiano e delle fervorose preghiere delle anime da voi beneficate, e mi professo con profonda riconoscenza, di voi Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici
Umil.mo e dev.mo Servitore Sac. FILIPPO RINALDI.
periodico mensile illustrato sulle missioni
Ha rubriche interessanti per la gioventù alla quale è diretta. Tratta delle missioni cattoliche e salesiane, ne inculca ai giovani l'amore spronandoli a sostenerle secondo le loro forze. Avventure missionarie; riti, superstizioni e costumi dei popoli; curiosità geografiche ed etnografiche; episodi commoventi; racconti e romanzi missionari, ecc. ecco le rubriche principali di questa rivista che istruisce ed educa la gioventù. Cooperatori e Cooperatrici, aiutateci a diffonderla nelle famiglie. Esce ogni mese in 20 pag. L'abbonamento costa L. 6.20 (estero L. 10) all'anno e va inviato alla DIREZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (109).
I Salesiani, che fin dal 189o uffiziano un modesto santuario in Bogotà, hanno ora intrapreso la costruzione di un grandioso Santuario Nazionale dedicato alla Vergine del Carmine, protettrice della
Nazione Colombiana. E hanno interessato per quest'impresa di tanta importanza il Parlamento colombiano, il quale, nell'accogliere la petizione del Comitato e nell'accordare il suo appoggio alla nuova opera nazionale, ha trovato motivo per una breve discussione alla quale hanno preso parte deputati di tutti i partiti - anche estremi - manifestando le loro vivissime simpatie verso l'Opera Salesiana.
Alcuni giudizi meritano di essere conosciuti perchè rivelano quanta stima si professi dagli uomini più eminenti della Colombia verso l'Opera di D. Bosco.
Il Dr. Luiz Zea Uribe ha detto: - I Salesiani meritano tutto il nostro appoggio perchè si sacrificano pei lebbrosi nei lazzaretti della Colombia; perchè si consacrano alla formazione degli operai; e finalmente perchè si astengono dalla politica.
Don Jorge Holguin: Presento alla Comunità Salesiana i miei entusiastici rallegramenti menti per sì grandioso progetto, che incontra tutte le mie simpatie; tutti noi Colombiani dobbiamo cooperare alla sua attuazione.
Il Dr. Demetrio Vàzquez nella seconda discussione così si espresse: Ho constatato che nessun socialista, nessun radicale, nessun libero pensatore, si è opposto al progetto dei Salesiani: fu un'opinione favorevole ed unanime in tutti noi.
Il Dr. Carlos Holguin Lloreda ha detto: Mi sarà assai caro e di molta soddisfazione contribuire, per quanto dipende da me, alla concessione dell'aiuto per la bella opera del Santuario Nazionale.
Dr. José Hilario Cuéllaz: Ai Salesiani non diamo palle nere.
Dr. Jorge Juan Orozco: Come rappresentante del dipartimento di Antioquia, non tralascerò alcun mezzo perchè il Congresso porti a felice termine il progetto, affinchè non solo sia perpetuato il ricordo della nostra Regina e Madre, ma anche il lavoro meritorio e trascendentale dei figli di Don Bosco; che Dio rimuneri con generosità la sua opera intelligente e saggia.
Dr. Jorge Zadwadsky: Cui Salesiani facciamo un'eccezione.
Dr. Fidel Torres: I Salesiani sanno far bene le cose. Non solo firmo la petizione del progetto, ma la sostengo.
Generale Leandro Cuberos Niño: Io apprezzo lo spirito altruistico di questa Società fondata da D. Bosco.
E il Sen. Camillo Muñoz Obando: Prendo la parola per dichiarare pubblicamente che il mio voto è favorevole a questo progetto, perchè sono ben informato che all'attuazione di esso è legata una Congregazione altamente benefica per il nostro paese.
Il Comitato che coadiuva i Salesiani ha avuto anche la felice idea di lanciare un nobile appello agli alunni di tutte le Scuole della Colombia, invitandoli a contribuire con offerte. L'appello incontrò il favore del Ministro della Pubblica Istruzione che volle raccomandarlo con la seguente circolare:
« Ai signori Direttori Dipartimentali dell'Istruzione Pubblica, Ispettori provinciali e locali, a tutti gli Insegnanti delle Scuole e Collegi della Repubblica.
« Da parte mia vedo con molto gradimento che la gioventù delle Scuole e Collegi della Nazione cooperi, a norma dell'unito appello, all'erezione del Santuario di Nostra Signora del Carmine in questa capitale, sotto il patronato del Congresso Nazionale ».
Possa quest'opera destinata a propagare il culto della Vergine avere un esito felice. L'alto interessamento del Congresso Nazionale Colombiano e l'entusiasmo di tutta la cattolica Repubblica sono di ottimo auspicio all'impresa dei nostri Confratelli,
La stampa cattolica di New York ci reca un ampio resoconto delle feste solennissime, commemorative della fondazione centenaria della Parrocchia della Trasfigurazione in quella metropoli, e delle Nozze d'argento di attività salesiana svoltesi dai nostri confratelli tra la popolazione in maggioranza italiana.
Le feste si prolungarono per due settimane dell'ottobre scorso, in una serie di funzioni che durante la prima settimana ebbero di mira il centenario e durante la seconda l'opera salesiana dell'ultimo quarto di secolo. Fu questa una bellissima occasione per offrire alle folle che si succedevano nelle ampie navate della chiesa un quadro completo del multiforme programma di Don Bosco.
Allo splendore delle feste contribuì di un modo singolare la presenza del Cardinale Arcivescovo di New York, Mons. Patrizio P. Hayes, che con calda e paterna parola non solo evocò i ricordi della sua fanciullezza trascorsa in questa parrocchia e nella scuola annessa, ma affermò tutto il suo affetto e ammirazione all'Opera di Don Bosco e alla fiorente colonia italiana della parrocchia.
Storia della Parrocchia.
Lo sviluppo meraviglioso della religione cattolica a New-York risale a 15o anni fa. Solo nel 1786, fu posta la prima pietra della più antica parrocchia e nel 1827 fu fondata la parrocchia della Trasfigurazione, che in ordine cronologico figura la quarta. Però non sorse nel luogo ov'è al presente e nei primi tempi fu trasferita da un luogo all'altro finchè non trovò stabilmente la sua sede all'angolo di Mott e Parker Streets.
Fondatore fu il P. Varela di Avana, approdato a New York nel 1823, il quale ebbe da Mons. Dubois l'incarico di creare un'altra parrocchia essendo diventata insufficiente pei bisogni della popolazione quella di S. Pietro. P. Varela dapprima convertì in parrocchia una chiesa protestante che il vescovo potè acquistare; ma nel 1833, per scavi fatti nella costruzione di un palazzo attiguo, la chiesa subì tali danni da essere inservibile. Si cercò una gran sala in sostituzione e frattanto P. Varela comperò una Chiesa Presbiteriana scozzese per 55 mila dollari. Dopo il 1837 P. Varela per la cattiva salute dovette ritirarsi. Il suo successore P. Guglielmo Mc Clellan, nel 1853, vendette la chiesa per acquistare la Zion Church, altra chiesa protestante sull'angolo di Mott e Parker Streets, con un terreno attiguo. Il 14 maggio 1853 la nuova parrocchia fu aperta solennemente al culto col nome di Chiesa della Trasfigurazione. La chiesa fu dai vari parroci successori ristaurata e abbellita, e attorno ad essa dal 1871 al 19oo vi si aprirono varie scuole cristiane per la gioventù cattolica di quel popoloso quartiere. Un fatto è degno di nota: ed è che a misura che l'elemento cattolico cresceva, l'elemento protestante emigrava altrove: poi anche gli Italiani presero a stabilirsi nei dintorni e a frequentare la chiesa.
La Parrocchia affidata ai Salesiani.
Mons. Corrigan - che già aveva affidato ai Salesiani la cura degli Italiani nella parrocchia di S. Brigida - nel 1902 assegnò loro anche la parrocchia della Trasfigurazione. D. E. Coppo ne fu il primo parroco salesiano dal 1° maggio 1902, coadiuvato nel 1910 da D. Giovanni Voghera, che poi gli successe nel 1917.
L'ultimo decennio segna per la chiesa della Trasfigurazione un periodo dei più floridi e più fruttuosi. Basta riflettere alle migliorie apportate per rendersene conto: rifatto il pavimento, rifatti i banchi, costruito a lato il nuovo edificio delle scuole parrocchiali e delle Figlie di Maria Ausiliatrice; ed ora ristaurato l'esterno della chiesa e l'interno abbellito di pitture e affreschi. Tutti questi lavori costarono sacrifici ingenti: ma vi contribuirono generosamente i buoni parrocchiani italiani che ritennero debito d'onore l'aiutare il parroco nella sua opera di rinnovamento, perchè la Parrocchia, nello splendore del suo decoro fosse degna casa di Dio e divenisse sempre pii cara alle anime.
La partecipazione dei Cinesi.
Fu pure notata con gioia la partecipazione alle feste di non pochi cinesi, numerosissimi nel vicinato, dove appunto si venne costituendo negli ultimi anni il quartiere cinese.
I nostri lettori leggeranno con viva soddisfazione questo rapido cenno, non solo perchè esso si riferisce ad un nuovo grande trionfo salesiano negli Stati Uniti, ma perchè esso coincide colle insistenti preoccupazioni di Sua Santità Pio X I riguardo alle sorti dei nostri italiani in quella vasta Repubblica.
1) Lublino.
Per munificenza del Sig. Taddeo Weisberg i Salesiani poterono avere l'antico convento francescano sulle rive della Bystrzyca con gli annessi terreni. Fervono ora i lavori di adattamento per potervi aprire una scuola tecnica di perfezionamento per allievi artigiani. Così la città di Lublino che già possiede una Università Cattolica, un gran Collegio dei PP. Gesuiti (Bobolanum), un Istituto Missionario, avrà pure un Istituto Salesiano con indirizzo eminentemente pratico, che, giova sperare, formerà schiere di ottimi capi d'arte imbevuti di spirito cristiano.
2) A Lódz.
La città di Lódz, che è la capitale dell'industria polacca, ebbe l'invidiato onore di ospitare fra le sue mura il 16 ottobre Sua Eminenza il nostro Cardinale Augusto Hlond, Primate di Polonia, per l'apertura di un nuovo (è il secondo in quella città) oratorio salesiano.
Accanto all'oratorio, frequentato ogni giorno da schiere di giovani, sorse una piccola chiesa provvisoria di legno per offrire agli abitanti del vasto quartiere operaio privo di chiese la comodità di adempiere i doveri di religione; e anche la chiesa fu benedetta in quell'occasione.
Folla numerosissima di popolo, autorità civili e militari, il Vescovo diocesano Mons. Tymieniecki col suo Capitolo, fecero bella corona al Cardinale-Primate, e diedero splendore al rito della benedizione e alla solenne messa pontificale, dopo la quale Mons. Tymieniecki tenne un bellissimo discorso, dicendosi felice di poter consegnare la nuova chiesa - dedicata a S. Teresa del Bambino Gesù - ai Salesiani, i quali vi potranno accogliere tanti giovani bisognosi di educazione cristiana.
La festa terminò nel principale istituto salesiano di Lódz, dove Sua Eminenza parlando affettuosamente ai convenuti nella sala del teatro, spiegò la necessità di dare tutto l'appoggio alle scuole di arti e mestieri.
I rappresentanti della società di Lódz parlarono alla loro volta, ringraziando i Salesiani che da 5 anni svolgono opera tanto benefica a pro dei giovani in quella città.
3) A Ciechanów.
Ed eccoci nella prossima vicinanza di Rostków, paese natio di S. Stanislao Kostka... Sì, a Ciechanów, capitale del distretto, nella terra masoviana, in cui è vivo ancora l'alito puro del santo Patrono della gioventù polacca, è sorto un bel orfanotrofio, capace di 150 giovani, per i distretti circonvicini, appartenenti alla provincia di Varsavia.
L'apertura dell'orfanotrofio si è fatta nella ricorrenza della festa di S. Stanislao Kostka (13 novembre), che sarà pure il patrono particolare di questa nuova Casa Salesiana.
Negli ultimi mesi del 1927, la Congregazione Salesiana ha perduto alcuni suoi membri che le erano motivo di onore e per la vita intemerata, virtuosa, e per l'attività assai feconda che essi svolgevano in svariate mansioni.
Per questi cari confratelli, che hanno speso la vita per la causa di Dio e pel bene delle anime, osiamo chiedere ai nostri ottimi Cooperatori una speciale preghiera di suffragio.
D. PIETRO BONACINA.
Fu uno dei più attivi e più abili missionari della Patagonia. Dal 1887 fino alla sua morte, avvenuta il 24 ottobre u. s., egli spiegò il suo zelo nel Chubut, nel Rio Negro e nel Rio Colorado, percorrendo con fruttuose escursioni apos†oliche i centri indigeni e civili della Patagonia e della Pampa. Alla sua attività si devono varie fondazioni, specialmen†e quella di Fortin Mercedes, che gli costò eroici sacrifici: ma l'instancabile missionario venne a capo della sua impresa dotando le rive del Colorado di una fiorente colonia agricola, che è oggi il seminario della missione. Ultimamente D. Bonacina era stato destinato superiore della Missione di Junin de los Andes, dove colla sua virtù e col suo zelo seppe conquistarsi l'affetto di tutti, lasciando il più grato ricordo di sè.
Era nato a Milano 7o anni fa in una famiglia di belle tradizioni religiose (ebbe due altri fratelli sacerdoti e tre sorelle suore) e in seminario dove fece i suoi studi prima di essere Salesiano, fu compagno di S. S. Pio XI e di altri sacerdoti assai distinti della diocesi milanese.
D. Bonacina fu un grande esempio: come subalterno e come superiore, come sacerdote e come missionario fu sempre un degno figlio di D. Bosco.
D. GIO. BATT. BRANDA.
Si è spento, quasi improvvisamente, il 23 novembre u. s. a 85 anni.
Possedeva squisite doti per la Direzione Spirituale, che lo rendevano caro alle anime che a lui si affidavano: ma era ancor più ammirabile per l'esemplare osservanza con cui attendeva ai suoi doveri. La sua vita aveva una dirittura morale austera, dovuta anche alla sua tempra forte e piena di riserbo, ma svelava la sua affabile bontà a quanti lo avvicinavano.
Era nato a Nizza Monferrato il 15 maggio 1842. Contava 26 anni, quando, dopo aver atteso agli studi di geometra, venne nel 1868 all'Oratorio, accolto cordialmente da D. Bosco: e all'Oratorio imparò il latino, fece la sua vestizione clericale e le prime prove dell'assistenza. Erano i primi anni dell'espansione salesiana e, se molte erano le domande di nuove fondazioni, scarso era il personale. D. Branda, docile agli ordini di D. Bosco, cominciò le sue peregrinazioni a Mirassi dove ebbe l'ordinazione sacerdotale; di. là a Valsalice, poi in Spagna per fondarvi la prima casa salesiana a Utrera.
Inviandolo nella Spagna nel 188o, D. Bosco gli aveva detto: Per ora va ad aprire la casa di Utrera, ma vi starai poco tempo: una signora di Barcellona ci chiamerà e ci darà tutto il necessario per fondare una grande Casa. È da notare che quando D. Bosco pronunziò queste parole la signora, alla quale alludeva (Donna Dorotea de Chopitea) non sapeva neppure che i Salesiani esistessero. Nel 1883 D. Branda ricevette una lettera da Donna Dorotea de Chopitea; e così mise mano alla nuova casa di Sarrià, presso Barcellona.
Richiamato in Italia nel 1889 dal venerato D. Rua, si ebbe affidata la direzione dell'Oratorio femminile S. Teresa in Chieri; nel 1898 passò a Zurigo per l'assistenza degli Emigrati italiani e di là, nel 19o5, andò in Lorena a fondare il Segretariato di Diedenhofen per gli emigrati, donde ritornò in Italia nel 1918 per vivere gli ultimi anni all'Oratorio.
Fu sempre vivissimo in lui l'affetto per Don Bosco, del quale narrava con affettuoso slancio alcuni fatti straordinari di cui era stato testimone.
Narrava, ad esempio, l'annunzio profetico della malattia e della guarigione di un alunno artigiano dell'Oratorio nel 1877; la già accennata predizione circa la fondazione della Casa Salesiana di Sarrià; la designazione, ancor più meravigliosa, della prima Casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice nello stesso luogo; e l'apparizione del Venerabile a lui stesso, avvenuta a Sarrià nella notte dal 5 al 6 febbraio 1886, della quale nel 1893 egli fece particolareggiata deposizione, come teste d'ufficio nel Processo informativo per la Causa di Beatificazione di Don Bosco.
Lavorò fino all'ultimo. Colpito da un attacco bronchiale, in cinque giorni si sentì disfatto: il giorno stesso della morte, per tempissimo scese ancora nel Santuario di M. A. per celebrare la S. Messa, e rimessosi a letto, appena ricevuto l'assoluzione, l'Olio santo e la Benedizione Papale, si addormentò nel Signore.
Il caro D. Branda ha lasciato fra noi indimenticabili esempi di virtù, vorremmo dire un profumo di santità. Nella sua vita ricorrono fatti che hanno del prodigioso e che egli volle nascondere colla sua profonda umiltà; ma la sua umiltà, congiunta alla pietà, all'abnegazione, allo zelo per le anime, alla bontà, sono il più attraente prodigio che rende cara la memoria di questo ottimo Salesiano a noi e a quanti l'hanno conosciuto.
Sac. Teol. GIULIO BARBERIS.
Era uno dei pochi superstiti allievi di D. Bosco. Pcr questo e per l'ampio contatto che la sua attività ebbe coi membri della famiglia salesiana, e ancora per la forte efficacia che la sua opera di formazione spirituale fece sentire in tutte le case della Pia Società, D. Giulio Barberis era da tutti assai conosciuto. Oggi che egli non è più, il ricordo della sua mitezza, del suo abituale sorriso, della sua fedeltà all'osservanza religiosa e del suo ardente zelo pel bene delle anime, rende cara e indimenticabile la figura di questo sacerdote, che, cresciuto fin dall'età di 13 anni con D. Bosco, ispirò agli esempi di virtù e alle esortazioni del Servo di Dio tutta la sua vita.
Celebrando nel 1920 la sua Messa d'Oro, D. Barberis ricordò, dopo 6o anni, il primo incontro avuto con D. Bosco, scrivendo: «.Oh benedetto quel giorno del mese di marzo 1861, in cui venni dalla mamma condotto a Lui! Esso segna il punto più memorando della mia vita da esso cominciò la mia vocazione. Il buon Padre mi pose la mano sul capo, e, con un'espressione che non si cancellò mai più dal mio cuore, mi disse - Saremo sempre amici! E tu diverrai mio aiutante!»
Accettato all'Oratorio, in tre anni e mezzo compì il ginnasio e, entusiasta di D. Bosco, vestì l'abito ecclesiastico e nel 1865 fece i Santi Voti. Per quell'occasione, avendo chiesto a D. Bosco un programma di vita, il buon padre gli faceva avere una lettera scritta di suo pugno nella quale, dopo avergli detto come doveva regolarsi circa il vitto, il riposo e lo studio, aggiungeva queste parole: Fa tutto, soffri tutto, per guadagnare anime al Signore! Le anime furono la mèta di tutta la sua attività; da chierico e da sacerdote; nell'Oratorio festivo, nella Scuola, nel confessionale e sul pulpito, egli non cercò altro che conquistare anime pel Signore.
D. Bosco, che aveva curato sapientemente la preparazione del chierico Barberis al sacerdozio, l'aveva con ugual cura addestrato al sacro ministero, ed ebbe così pronto in lui il Maestro dei novizi appena furono approvate le Costituzioni della Pia Società.
E fu questo il campo, in cui il carissimo Don Barberis, guidato e sorretto dagli esempi, dai consigli e dagli incoraggiamenti di Don Bosco, spese laboriosamente gli anni più belli della sua vita. Il Venerabile gli aveva detto tante volte: « Tu sarai il baculus senectutis meae! »; ed egli capì che la cosa che stava più a cuore a Don Bosco, ornai al termine della vita, era la formazione dei futuri Salesiani; e si studiò di crescerli, quali Don Bosco li voleva, pii e generosi. « Messis nostra - gli scriveva Don Bosco - de die in diem crescit et centuplicatur. Perfice operarios sanctos atque strenuos ». Ed insisteva: « Di' agli ascritti che ho serie imprese preparate per loro, e che le potranno tutti compiere utilmente, mediante sanità, santità e sapienza ». Ed un'altra volta:
« Io ho bisogno di qualche eroe nelle virtù, e che almeno un paio giungano a far miracoli. Senza di ciò, io non posso andare avanti ».
A questa scuola e con questi paterni incoraggiamenti, il buon Maestro adempì in modo mirabile il suo còmpito; e tra i tanti Salesiani da lui formati, due almeno giunsero davvero ad accontentare Don Bosco, inoltrandosi instancabili per le vie della santità, i Servi di Dio Don Andrea Beltrami e Don Augusto Czartoryski.
Nell'entusiastico adempimento del suo dovere egli mirò a dare consolazioni a D. Bosco. Rammentando le parole dettegli dal Servo di Dio nel 1877: Ai nostri cari ascritti, pupilla dell'occhio mio, dirai che essi sono gaudium meum et corona mea. Corona di rose non certamente di spine - D. Barberis, quanti ebbe da formare alla vita salesiana, tanti procurò che riuscissero di consolazione a Don Bosco; e così fiorì nelle nostre prime case di formazione quella vita schiettamente di famiglia che Don Bosco voleva regnasse in tutte le case salesiane, per cui tutti quanti, superiori e inferiori, hanno un solo ideale:
« Far contento Don Bosco! ».
Continuando dal 1886 al 1901 ad esercitare la sorveglianza su tutti i noviziati, D. Barberis adempì nel tempo stesso ad altre mansioni e ad incarichi di fiducia avuti da D. Bosco e da Don Rua, come quello di fare le veci del Direttore Spirituale, quando Don Cagliero accompagnò la prima spedizione di Missionari Salesiani alla Repubblica Argentina, e alla morte dell'indimenticabile Don Bonetti, e negli anni in cui il compianto sig. Don Albera fu in visita straordinaria alle nostre Case di America. D. Rua poi lo scelse a compagno in parecchi viaggi compiuti in Italia e all'Estero.
Nel 191o, eletto Direttore Spirituale della Società, per 17 anni recò alla Direzione Generale il prezioso contributo della sua lunga e saggia esperienza, della sua intima dimestichezza con D. Bosco, D. Rua e D. Albera; e nell'assolvere il suo compito si sentì naturalmente favorito da una innata mitezza d'animo, da una delicatezza di modi che lo faceva amare, che lo faceva additare come personificazione stessa della bontà.
L'abbiamo sentito dire - proprio negli ultimi giorni di vita -a proposito di bontà: - « Ho cercato sempre di esser buono con tutti; ma... se avessi avuto ancora maggior bontà, forse qualcuno di più sarebbe rimasto con D. Bosco ». Questo rimpianto sulla soglia dell'eternità, al tramonto d'una lunga esistenza che fu tutta bontà, è edificante, e svela con quanto impegno D. Barberis avesse spinto al più alto limite la sua bontà per accrescere l'Opera di D. Bosco e dei suoi Successori, alla quale egli aveva dato il suo più ampio concorso di intelligenza, di attività e di virtù.
Da circa due anni la sua salute aveva incominciato a declinare; nel pieno possesso delle sue facoltà, egli si spense il 24 novembre quando nel santuario di Maria Ausiliatrice si erano appena finite le funzioni con cui si suole festeggiare ogni 24 del mese in onore della Madonna.
Che la Vergine del Cielo l'abbia voluto con sè in quel giorno, ci è stato di sommo conforto nell'amarezza della sua morte: D. Giulio Barberis era fervente divoto e instancabile propagatore del Culto di Maria Ausiliatrice.
I suoi solenni funerali, le numerose condoglianze pervenute da distinte personalità ecclesiastiche e civili, le belle parole di commiato dette dal prof. Ravetti a nome degli amici al cimitero, furono una prova del vivo affetto, che circondava la figura di questo figlio di D. Bosco che ricalcando le orme del Padre lasciò di sè un ricordo gratissimo di attività e di virtù.
Mio cognato Antonio Meneghini, padre di 3 figli, colpito da pleurite con catarro bronchiale era già spedito dai medici quando, consigliato da me, incominciò colla famiglia una novena al Venerabile Don Bosco con promessa di offerta. Da quell'istante cessò la febbre e a poco a poco si ristabilì. Ora i medici assicurano che, nonostante alcuni incomodi che ancora soffre, è guarito dalla sua malattia.
Invio l'offerta sperando che il Venerabile Padre gli accorderà perfetta salute.
Conegliano
Sr. CAUTELE EMMA. Novizia delle F. di M. A.
Da lungo tempo una gran pena mi affliggeva: una mia cara sorella dimentica dei sani principi nei quali era stata educata, era giunta a tal punto di indifferenza per la nostra santa religione da lasciar passare parecchi anni senza accostarsi ai SS. Sacramenti. Non so dire quanto mi facesse soffrire tale condotta. Tentai ogni mezzo per convincerla: consigli, lettere, nulla valse ad indurla a fare almeno la Comunione Pasquale. Piena di fiducia mi rivolsi allora a Don Bosco, perchè mi ottenesse tale grazia, e cominciai subito una novena in suo onore.
Finì la prima novena ed io, un po' delusa per non essere stata esaudita nell'implorare una cosa tanto santa, perdevo quasi la fiducia. Con meno fervore cominciai una seconda novena ...
Al terzo giorno mi giunge una lettera di mia sorella, la quale con vivissima gioia, mi comunica che mossa da una forza interiore si era accostata al Sacramento della Penitenza e quindi al Pane degli Angeli!
Guardo la data della lettera: la grazia risaliva agli ultimi giorni della prima novena.
Con l'anima profondamente grata rendo grazie al Venerabile Don Bosco, mentre lo prego a continuare la sua protezione su me e su i miei cari.
Catania...
UNA FIGLIA DI M. A.
Da vari giorni mi trovavo a letto con febbre alta, e con dolori interni prodotti da una forte congestione al fegato.
Si temeva seriamente sul mio stato. Ma Iddio volle concedermi la salute mercè l'intercessione del suo Servo fedele, il Venerabile Don Bosco. Un buon Salesiano che mi assisteva mi propose di mettere al collo una reliquia di Don Bosco e di raccomandarmi a Lui. Non esitai un momento e con la fede più viva incominciammo una serie di preghiere. E la grazia non si fece aspettare. Già fin dal giorno seguente cominciò a dar giù la febbre e in breve mi trovai fuori da ogni pericolo.
Fortin Mercedes
Ch. BUTTIGNOL ALFREDO.
Obbligata a letto per una distorsione ad un piede, ero doppiamente afflitta, perchè nel contempo si era ammalata una mia sorella che andò ogni giorno aggravandosi fino a destare serie inquietudini. Una notte non potendo chiudere occhio al sonno, presi in mano la Vita di Don Bosco più per distrarmi dalle gravi preoccupazioni che non per entusiasmo di devozione; ed ecco che leggendo mi sentii fortemente inspirata di ricorrere allo stesso Don Bosco promettendo che qualora mi avesse ottenuta la guarigione della sorella, avrei resa pubblica la grazia... E la grazia venne; la sorella cominciò a migliorare e ben presto si potè dire fuori di pericolo. Riconoscente adempio la mia promessa inviando una modesta offerta.
Gattico, settembre 1927.
C. B.
Amatissimo Padre,
Dopo parecchi mesi che ci troviamo in questa missione credo poterle dare con maggiore esattezza le notizie che Ella desidera su questa residenza di Nakatsu.
Dapprima abbiamo dovuto lavorare per allestire la nostra casa che, pel lungo abbandono, era in uno stato miserando: non vi è mestiere che non abbiamo esercitato, e ciò abbiam fatto per ristrettezza di mezzi disponibili e specialmente per economia di tempo. I nostri buoni Giapponesi, quando si affida loro qualche commissione, hanno sempre spontanea sulle labbra l'espressione sugu ni (subito) o massugu ni (colla massima sveltezza); all'atto pratico non conoscono che sia la fretta e fanno attendere i proprii clienti un'eternità. Noi avevamo bisogno di far presto e adattarci almeno in via provvisoria, tanto più che non si poteva e non conveniva far meglio attorno questo fabbricato alquanto sconquassato dai terremoti e consunto dalle formiche.
Poi abbiamo cercato di conoscere i nostri cristiani, stringere con essi relazioni e ravvivare nelle loro famiglie il sentimento di fedeltà ai proprii doveri religiosi. La cristianità di Nakatsu è ancor esigua; vi trovammo in tutto, nella città e nei dintorni, una trentina circa di cristiani distribuiti in 11 famiglie.
Abbiamo celebrato più solennemente che potevamo le feste di S. Giuseppe e di Maria Ausiliatrice perchè servissero di richiamo pei cristiani e pei pagani, e posso dirle che entrambe le solennità riuscirono un motivo di consolazione per noi. Per S. Giuseppe ben 24 persone convennero nella nostra chiesa e fra esse vi erano anche dei pagani, i quali osservarono con sommo interesse le cerimonie compiute nell'amministrare il battesimo a due giovinetti. La festa di Maria Ausiliatrice riuscì più splendida ancora: avevamo per la circostanza addobbata la chiesa con tutta la tappezzeria portata da Torino e collocata sull'altare la statua della Madonna. Se ne sparse subito la voce e nei giorni precedenti la festa, celebrata il 29 maggio, fu un'accorrere di fanciulli e di ragazze per vedere la novità. Quanti nakanakakirei (molto, molto belli), si udirono sulle loro labbra! Alla festa il numero delle persone che assistettero alla messa era salito a 50, e molte più vennero nel pomeriggio. Si era speso, per addobbare convenientemente la chiesa, circa 400 lire, e altre 6o lire per provvedere dolci che si distribuirono a tutti all'uscire di chiesa: nella stessa sera mi perveniva un vaglia di L. 4oo e una signorina pagana mi consegnava un'offerta di L. 6o - esattamente quanto avevo speso perchè la festa della Madonna riuscisse più simpatica.
L'oratorio quotidiano funziona per i ragazzi e per le ragazze a giorni alternati, e gli alunni vanno pure crescendo di giorno in giorno. Le ragazze che frequentano in maggioranza le scuole medie, debbono passare davanti alla nostra residenza; gli alunni poi delle scuole elementari sono proprio dirimpetto a noi. Molti entrano in casa nostra per curiosare, specialmente le ragazze che non si stancano di interrogare il catechista sul significato dei quadri della Via Crucis, sugli oggetti sacri che vedono sull'altare, ecc. Tuttavia vi è già un bel gruppo, costante e di buona volontà, tanto di ragazzi quanto di ragazze che frequentano assiduamente nei giorni stabiliti.
Presso la popolazione abbiamo già guadagnato in simpatia; vedendoci passare non ci squadrano più come esseri sospetti; sanno ornai chi siamo e molti ci salutano. Parecchi adulti frequentano pure la nostra residenza e ci dànno buone speranze.
Amato Padre, ricordi a Maria Ausiliatrice questa nostra missione e La preghi per queste anime. Benedica tutti noi e in modo speciale il suo
Dev.mo e Aff.mo
D. PIACENZA Missionario Salesiano.
S. Gabriel do Rio Negro, 28 Settembre 1927 Veneratissimo Signor D. Rinaldi,
l un bisogno irreprimibile del cuore che mi spinge a scriverle, dopo l'immane perdita sofferta dalla nostra Missione colla scomparsa del suo fondatore e primo missionario, dicendole qualche cosa sulla morte dell'infaticabile apostolo, che fu il nostro compianto Don Balzola. Il suo nome e le sue opere hanno occupato per più di trent'anni le pagine del nostro Bollettino, ed ora che egli, come un forte cedro del Libano, s'adagiò sull'alto della montagna, mi pare giusto che i nostri cooperatori ed amici, che ne leggevano con tanto interesse le lunghe narrazioni piene di fede e di coraggio, sappiano qualche cosa sulla sua morte e sullo stato in cui lasciò queste lontane missioni, per cui visse e morì.
Sul tramonto.
Già da mesi la sua fibra si sentiva scossa; anzi da anni. Ricordo che in una lunga missione nel basso Rio Negro, anni or sono, mentre amministrava il battesimo a un gruppo di neofiti, cadde svenuto, riavendosi a costo di cure di quel buon popolo.
L'anno passato fu per lui specialmente un arino di pene e di dolori senza fine: la grande siccità, le forti febbri, la mancanza di viveri, che mise a serio repentaglio la vita stessa della missione, lasciarono un solco profondo nel suo cuore, un'impressione di sconforto, che solo era vinta dalla sua gran fede in Dio. «Non ho mai sofferto come ora » - scriveva - «sento che finisco il mio purgatorio delle missioni e comincio il mio noviziato pel Paradiso: ma finchè avrò un briciolo di vita, i Superiori dispongano di me ».
In un taccuino personale di note trovai scritto: 12 Maggio (1927): «Mi mancano di giorno in giorno le forze, ma non mi manca quella, grazie a Dio, di far l'obbedienza sino alla fine».
Sino alla fine.
Nel mese di luglio si costuma fare una gran festa a Carvoeiro, dove convengono da tutto il basso Rio Negro, per onorarvi Sant'Alberto. Snelle gondole spuntano ed avanzano dovunque, piene di gente che viene a portare offerte al Santo, battezzare i loro bambini, unirsi in matrimonio, cresimarsi.
li missionario profitta dell'occasione, purtroppo rara, per dettar loro una missione, preparare i migliori ed i giovanetti alla Comunione, cosicchè se ne raccolgono frutti sempre consolanti, quantunque non numerosi.
Don Balzola non volle mancarvi. Quantunque tutti in quest'anno lo dissuadessero ed io gli mandassi Lunga lettera pregandolo di astenersi da quel viaggio, volle trascinarsi sul luogo.
Faceva pena vederlo: ischeletrito, quasi un cadavere, sembrava un'ombra ambulante: eppure veramente eroico, volle sino alla fine attendere ai bisogni spirituali del suo-popolo, finchè, mentre amministrava il battesimo, svenne e fu trasportato a Barcellos, l'ultima missione da lui fondata, donde più non si mosse.
Sua morte.
Steso della rete, passava le lunghe ore col rosario in mano: di quando in quando un raggio di speranza gli balenava all'anima, sperava guarire e ritornare al lavoro: coll'occhio acceso parlava allora dei suoi progetti, ma ricadeva tosto accasciato nel silenzio e nell'immobilità. Il 15 agosto, dopo il Viatico, volle abbracciare alcuni dei presenti: subito dopo gli mancò la voce e non parlò più fino alla morte. In una delle sue ultime parole pronunziò il mio nome, accompagnato da un gesto stanco della mano, che ricadde inerte. So che voleva vedermi, parlarmi di tante cose, ed io stava a Manaos, cercando invano un vaporino, che mi trasportasse a Barcellos, a due giorni di distanza, per ricevere i suoi ultimi ricordi, il suo ultimo addio.
Quando il nostro caro Don Giuseppe Domitrovitsch gli amministrò gli ultimi sacramenti, tutto il popolo si radunò nella stanza del morente ed in quelle vicine, pregando e piangendo. Recitavano le Litanie della Madonna, interrotte qua e là da singhiozzi mal repressi, ed era commovente il pietoso spettacolo di quella morte, di quell'assistenza di fedeli.
Così si spense serenamente, come una lampada votiva, che consumò tutto il suo olio, fino all'ultima goccia, come un padre in mezzo ai suoi figli, lasciando un'ultima preziosa lezione di vita nella sua santa morte.
Precisamente sette anni e otto mesi prima a S. Joaquim, a due giorni di distanza, moriva, circondato appena da poche persone, senza un sacerdote, il primo Prefetto Apostolico del Rio Negro, Monsignor Lorenzo Giordano.
Onoranze funebri.
Furono solenni e sincere. Dal lutto ufficiale di tre giorni, decretato dal Municipio di Barcellos, ai numerosissimi telegrammi, fu tutta una serie di manifestazioni di condoglianza e di stima, che ci confortarono il cuore.
Sei Arcivescovi, ventisette Vescovi, l'Assemblea Legislativa dello Stato delle Amazzoni in lungo discorso, motivando il voto di condoglianza dello Stato. la stampa d'ogni colore delle principali città, e finalmente il discorso del Senatore federale Dott. Aristide Rocha, Vice-presidente della Commissione di Legislazione e Giustizia del Senato della Repubblica, che in piena Assemblea parlò della sua opera indefessa, domandando al Senato un voto di condoglianza per la scomparsa del grande benefattore del Brasile, tutti ne riconobbero i meriti e la perdita fatta dalla religione e dalla patria. Il Generale Candido Mariano Rondon, nella sua qualità di Direttore Generale del Servizio federale positivista degli Indiani, mandava in un lungo telegramma il suo doloroso rincrescimento alla Congregazione Salesiana evocando « la figura del discepolo di D. Bosco, che aveva passato trent'anni facendo del bene agl'Indiani ».
Sulla sua tomba a Barcellos sarà costrutta una cappella, che custodirà le ossa del primo missionario salesiano del Rio Negro.
Poco distante, a due giorni di canoa, sulla stessa sponda destra del fiume, in un piccolo cimitero sperduto nel folto della boscaglia agreste, riposa la salma di Monsignor Giordano.
Confronti e contrasti.
Metto assieme i due nomi venerati pel contrasto, apparente almeno, della loro morte. Al nostro Don Balzola, la Provvidenza riservò nella morte tutti i conforti della pietà, la più sollecita cura spirituale del sacerdote, senza negargli uno dei riti soavi e materni con cui la liturgia addolcisce l'ora tremenda dell'agonia: dopo la morte, esequie solenni, numerose Comunioni di suffragio, e, con affetto, l'officina della nostra Missione gli componeva una bara decorosa, dietro cui il sacerdote recitava le preghiere rituali, accompagnandone la salma tra il mormorio delle preghiere del popolo.
Quando il 4 dicembre del 1919 - si era allora sul principio della missione - moriva a Sao Joaquim Monsignor Giordano, raccolto per carità in un barracone amico, senza un sacerdote, che gli porgesse il viatico pel gran viaggio, non trovandosi tavole sufficienti - causa l'innondazione del fiume - un nostro caro amico strappò alcune vecchie tavole dal pavimento della sua casa per comporgli comunque una bara, unita da pochi chiodi regalati da un vicino: pochi amici lo trasportarono al cimitero, senza un rito pietoso, senza una croce: sulla sua tomba appena i più fedeli s'inginocchiarono, mormorando una preghiera per l'anima del primo Prefetto Apostolico del Rio Negro. Tutto intorno - così mi ricordava un amico presente - l'immensità delle acque tetre, che si spingevano gonfie fin nella selva, sembrava riflettere nel nero specchio del suo letto silente la triste scena di quel funerale sconsolato. Ritornando dal cimitero, spuntava allo svolto del fiume il gaiola (vaporino) « Inca », su cui doveva trasportarsi a Manàos, e di là a Recife ed a S. Paulo, in cerca di salute, il nostro Monsignor Giordano.
Iddio l'aveva chiamato prima al premio eterno!
La sua " Via Crucis ".
A S. Gabriel, dove nel 1915 Don Balzola sulla più alta cima del monte portò ed innalzò una pesante croce, cadendo su per la scoscesa erta sotto il pesante legno, saranno ora costrutte le 14 Cappelle della Via Crucis, in compimento di uno dei suoi più ardenti desideri.
Le rustiche cappellette verranno distribuite tra gli stretti viottoli aperti nel folto della selva secolare, emergenti nel verde scuro degli alberi giganti: ivi verranno gli abitanti del paese a farvi le loro preghiere in frequenti pellegrinaggi di fede e di pietà.
Giorni or sono, in due lunghe ali, i nostri Collegi della Villa ed il popolo si portarono all'alto della serra, dove io benedissi la prima Cappella, vicina alla vecchia croce piantatavi da lui.
Dall'alto della collina uno spettacolo più che grandioso ci si stendeva innanzi, abbracciando il largo orizzonte della serra del Cury-curiahy al piccolo isolato di Cucuhy.
La larga striscia liquida del fiume, scrosciante di cascate tumultuanti tra le pietre e gli abissi correva tra la nera cornice della selva secolare, sino a perdersi nell'orizzonte diafano della mattinata luminosa.
Tutti erano commossi in quell'atto di pietà e di suffragio, ed io, parlando dopo la Messa, ricordai i primi tempi della missione, che ora si stendeva oltre l'orizzonte azzurro, penetrando la sua opera nel dèdalo dei fiumi, tra le più remote malocas dei poveri indiani, su, su, fino alla Colombia, vincitrice dei pericoli, dei dolori e delle crisi sofferte. E si terminava coll'inno alla Madonna. Le voci squillanti dei nostri bambini rimanevano un istante come sospese, e poi si perdevano nel cielo diafano, mentre lo scroscio della cascata di S. Gabriel vi univa la sua voce cupa di tradimenti e di misteri, ricordante le vittime travolte nelle snelle piroghe, nelle ubà silenziose, che scendono tranquille la corrente impetuosa del fiume e si affidano imprudenti ai suoi gorghi divoratori.
Lo spoglio di una eredità..
Che cosa può lasciare di prezioso un povero missionario? Forse, molto. Anche una sola pagina scritta nel silenzio di una capanna può essere più preziosa della più ricca eredità.
Ed una cosa ben preziosa trovai tra le spoglie del nostro missionario. Allacciate da uno spago, incontrai 388 lettere da lui scritte ai primi d'ogni mese a cominciare dal Maggio del 1894.... alla Madonna. Nessuno riderà!
Sono effusioni candide di un'anima amante di Maria, sfoghi d'affetto, singhiozzi, alle volge, nelle pene e difficoltà, domande di grazie pei suoi Indiani - i Boròros, i Coroados, i Tucanos, i Macùs; alcune scritte a lapis, molte a tinta rossa di urucùm, che gli indiani usano per dipingersi nelle loro feste. Non manca un mese: sono tutte lì: anche l'ultima - Manaos, 2 di agosto 1927 - è là a chiudere la mai interrotta serie della corrispondenza alla sua Madre celeste.
Santo ricordo, evocatore di un'anima ardente ed ingenua di apostolo!
Il bilancio di una vita.
Non è necessario farlo, perchè stà nel ricordo di tutti i lettori del Bollettino; ma è certo che la figura di D. Balzola, nella sua naturale rudezza di gesto e di voce, che formava lo sfondo caratteristico della sua persona, nell'attività costante, nel desiderio e nel lavoro per stendere il regno di Dio, è certamente uno dei profili missionari più belli della nostra Congregazione.
Fu lui tra i Salesiani che ebbe il primo contatto coi Coroàdos, poi coi Bacairys, dopo coi Boròros nell'Araguaya, fondando le principali missioni in Matto Grosso. Qui al Rio Negro, non c'è opera che non ripeta da lui l'iniziativa e l'incoraggiamento, il consiglio efficace, illuminato, sicuro: S. Gabriel, Taracuà, Barcellos, i tre centri di civiltà, di lavoro, di fede, che oramai tutti ammirano, fu lui ad idearli ed a realizzarli, sempre pronto ad aprir strade, a costruire case, a vangare campi, al sole, al vento, alla pioggia.... È certo che non gli mancarono ottimi ausiliari, ma egli seppe formarseli, infondendo loro il suo spirito e la sua attività. Ora la Missione va prosperando e credo che nessun ostacolo più la tratterrà nella vigorosa spinta che le ha dato la man forte di un gran lavoratore.
Jauareté-Cachoeira.
Una prova di questo benefico impulso l'abbiamo nella fondazione della nuova missione indigena nell'alto Uapès, a sei giorni da Taracuà, proprio ai limiti del Brasile colla Colombia. Ragioni urgenti ne reclamavano la fondazione immediata: quindi io, accompagnato dal nostro carissimo Don Marchesi, mi recai sul luogo per sceglierne la posizione.
Mancava nella nostra canoa, che ci trasportava velocemente attraverso le numerose fumanti cascate, la figura cara del nostro D. Balzola! Quante volte l'abbiamo evocata!
A cavallo della grande cascata di Jauaretè (che vuol dire: « forte come la tigre») su di una ridente collina, tra due piccoli igarapès dalle acque cristalline, sorgerà quanto prima la nuova missione, che sarà dedicata a San Michele Arcangelo, in omaggio alla venerata memoria di Don Rua...
Tra poco D. Marchesi vi comincierà i primi lavori: ivi si raccoglieranno altre centinaia di Tucanos e tra un anno spero sarà una bella e consolante realtà, riunendo così gran parte degli Indiani di quella tribù tra i due centri di Taracuà e di Jauaretè; cui manca appena il centro di Pary-Cachoeira, per formare un perfetto triangolo di resistenza morale e religiosa in questo lavoro di geodesia spirituale, con cui procuriamo dividere in zone distinte l'opera nostra evangelizzatrice. Anche questo sarà fatto coll'aiuto di Dio.
19 popolazioni indigene.
Era un bisogno cui volevamo da tempo provvedere, ma ce ne mancava l'opportunità. Ora essa sorse provvidenzialmente ed il nostro carissimo Don Marchesi sta radunando gli Indiani dispersi e nascosti nei più remoti igarapès in diciannove popolazioni indigene, delle quali quattordici già sorsero come per incanto in luoghi prediletti dagli Indiani. Non sono ancora numerose, perchè l'Indio deve venirvi spontaneamente, convinto del suo vantaggio civile e morale; ed infatti le famiglie, bruciando le loro malocas, dove vivevano in una triste e degradante promiscuità e nel più grossolano comunismo, arrivano poco alla volta alla popolazione vicina, dove già contano o parenti od amici, fabbricano la loro casetta, separata, igienica, pulita, piantano attorno la loro mandioca, la loro pimenta, mentre nel mezzo della piazza centrale, circondata da palmeiras e da buritys, va sorgendo la chiesetta, che dovrà raccoglierli per le loro preghiere e le loro feste. Ora già gli Indiani vanno a gara nel far le loro case più belle e più eleganti, e ce n'è fin qualcuno più intelligente, che, guidato dalla mano abile di Don Algeri, va costruendo il suo rudimentale bungalow...
Per rendere più facili le comunicazioni e le visite a queste numerose popolazioni, evitando il dèdalo intricato di fiumi e di cascate, inizieremo nel prossimo mese l'apertura di una grande strada di ben 40 chilometri di lunghezza, che metterà in comunicazione Santa Luzia del Papury con Pary Cachoeira, affidandone il lavoro ai nostri Indiani. Sarà una strada di penetrazione del più grande valore.
È la civiltà che avanza, ed è questa un'opera grandiosa anche dal lato sociale, perchè affeziona e fissa l'indiano alla terra, della quale va a poco a poco conoscendo i vantaggi ed acquistando il diritto alla sua proprietà: è, per noi la soluzione perfetta del problema indigeno di questa missione, che ci affannava da tanto tempo. Crediamo di non far calcoli sbagliati affermando che tra qualche anno conteremo migliaia d'indiani raccolti a questo modo all'ombra della Croce ed in seno alla civiltà, assistiti forse da qualche missionario indigeno, poichè già cominciano a fiorire le vocazioni, e due dei nostri giovanetti del Rio Negro, avendo compiti i loro studi ginnasiali, riceveranno la veste talare ed entreranno nel nostro noviziato di Jaboatào nel prossimo gennaio.
Un'idea.
Avrei tante cose da aggiungere a questo rispetto e sul modo facile ed efficace con cui i nostri benefattori potrebbero aiutarci in questa impresa: mettere per es. sotto la protezione di una parrocchia, di un Seminario, di una famiglia, ognuna di queste popolazioni, cui daremmo il nome del Santo scelto dai singoli protettori. provvedere alle spese della costruzione d'ogni Cappella (6.ooo lire), od a quella del fornimento degli strumenti di falegname e di fabbro d'ogni popolazione (L. 1,2oo): ma lascio questo... per altra volta, domandando a Dio che l'idea abbozzata in queste righe venga raccolta da cuori generosi e buoni...
Una promessa di Don Bosco.
Terminerò dicendole che coi missionari che aspettiamo nel prossimo mese, si apriranno i nuovi centri di Missione di Humaytà, Porto Velho e Guajarà-mirim nella Prelatura del Rio Madeira. Da quest'ultima missione, salendo pel fiume Mamorè e Guaporè, i Salesiani delle
Amazzoni s'incontreranno coi loro confratelli del Matto Grosso, realizzandola parola che dicono pronunziata dal Ven. Don Bosco, che cioè « un giorno i suoi figli delle Amazzoni darebbero la mano a quelli del Matto Grosso vicino ». Che dal Cielo il nostro Padre benedica dunque la nuova missione. E Lei pure, Padre amatissimo, ci benedica con una benedizione piena, che ci ottenga da Dio le grazie necessarie al nostro umile apostolato, per imitare i gloriosi campioni che ci hanno lasciati tanti esempi luminosi di lavoro e di sacrifizi.
Baciandole la mano, mi ripeto
aff.mo figlio in C. Jesu
Sac. PIETRO MASSA.
Amatissimo Padre,
Da quattro anni una balda schiera di giovani missionari viene annualmente dell'Europa ad addestrarsi sul campo della futura vita missionaria, e Monsignore si è trovato nella necessità di costruire un edificio apposito per accoglierli. Ciò è costato molti sacrifizi e ancora gliene costerà; ma la Madonna, alla quale fu dedicata la nuova casa, si è mostrata di molta generosità nel provvedere i mezzi necessari.
Situata su una delle posizioni più elevate e salubri di Shillong, in vista dell'Himalaya gigante, essa fu completata nel maggio u. s. Il dolce clima, senza nessun eccesso di temperatura per tutto l'anno, e l'aria profumata dalle pinete che adornano Shillong contribuiscono a rendere questa posizione veramente deliziosa. Presentemente circa cinquanta chierici Europei e alcuni aspiranti indigeni, sono qui ospitati e formano le nostre più belle speranze. Dopo 5 anni di lavoro, raddoppiato il numero dei cristiani e gettate stabili basi di organizzazione, l'Opera nostra comincia a svolgersi e ad assecondare con frutto il movimento di questa regione verso il cattolícismo.
Il risveglio è davvero consolante: nei dintorni di Shillong si moltiplicano le cristianità; in tanti paesi vi sono gruppi di 6o, 8o e 1oo cristiani, circondati da pagani che guardano con curiosità e interesse la vita dei loro compagni, pronti a seguirne in un domani l'esempio. Dobbiamo pensare a costruire chiese, cappelle e scuole dove questi novelli cristiani possano radunarsi.
Vita nelle cristianità nascenti.
Alcune di queste cristianità sono di un fervore ammirevole. I cristiani di Maupang (13 km. da Shillong) hanno voluto fare i nove venerdì in onore del Sacro Cuore; e ogni primo venerdì del mese, sotto qualsiasi cielo, il forte gruppo è sempre sceso compatto a Shillong per ricevere la S. Comunione. A Laikor si nota tra i cristiani una fede viva, semplice che intenerisce i cuori e rivela il lavorio misterioso e profondo della grazia. Quando venne S. E. Mons. Mooney il Delegato del Papa in India, ci recammo a fare una passeggiata privata nei dintorni di Shillong. In un cortile sorprendemmo una quarantina di persone radunate che cantavano, pregavano da loro soli con una compostezza e devozione che c'intenerirono. Erano cattolici novelli, che di loro iniziativa si radunavano a pregare in comune. S. E. disse: a Non fanno forse pensare alle agapi e alle adunanze dei primi cristiani? ».
Il missionario Don Vendrame per assecondare il felice movimento dovette provvedere per una cappella; e dopo una lotta vivace con i protestanti che consideravano Maupang come feudo inviolabile, sta costruendo ora la graziosa chiesetta dedicata all'Immacolata.
Tutto il paese vi contribuisce: gli uomini tagliano il legno nel bosco e le donne traspotano sulle loro spalle le pesanti lamiere del tetto.
Un sacrificatore pagano diventato Apostolo.
Notevole in questo paese la conversione d'un membro della famiglia reale di Smith, il più potente dei numerosi e piccoli regni Kassì. È un vecchietto simpatico che gode della più alta influenza. Prima era dedito piuttosto al bere (il kiad, la bevanda spiritosa estratta dal riso); ora è cristiano e il suo desiderio è di spendere il restante della sua esistenza nel far conoscere Gesù Cristo. E come parla con accento convinto! Egli era il capo dei sacrificatori, attaccatissimo alle tradizioni avite dei Kassì; ora, benchè vecchio, nato a una nuova vita, sogna di vedere la sua bella regione Kassì cristiana. Un giorno conduceva il Padre Vendrame a visitare un villaggio interamente pagano. Volle presentarlo in tutte le case, perchè le benedicesse, e diceva a tutti: « Io non mi arrabbio più, non bevo più; perchè se mi arrabbiassi ancora dovrei dirlo al Padre in confessione e io non voglio dispiacergli offendendo Iddio ».
L'ho sentito anch'io parlare a Mawlynrein.
Nuove cappelle e scuole.
Coi novizi eravamo andati colà nel mese di agosto per l'inaugurazione d'una scuola-cappella eretta per la generosità d'una signora fiorentina. La scuola è piccola, ma è il più bel fabbricato del villaggio! Si cantò la prima messa in quel paese ancora completamente pagano. e tutto il giorno vi fu adorazione solenne del SS.mo nella scuola convertita in cappella. Da ogni parte erano convenuti i cristiani e ciascun villaggio, guidato dal proprio catechista, si succedeva a turno davanti a Gesù. Ed io ricordavo che solo un anno prima, quando in una passeggiata toccammo quel villaggio, i fanciulli fuggirono spaventati a nascondersi nelle capanne. Ci avevano presi per nongshohnoh, cioè adoratori d'un serpente che va placato con sangue umano, e che, iniziati secreti al suo culto, sono causa di costante incubo e terrore a queste popolazioni. Ma ora quei fanciulli si stringevano intorno a noi cantando i nostri canti, ridendo e giocando. Il vecchietto di Maupang nella riunione, volle rivolgersi solo ai piccoli, e come un buon papà li esortò a frequentare la scuola e ad amare il Missionario. « La scuola è fatta, disse, ma se siete buoni il
Padre vi costruirà anche la chiesa, e presto... fra un anno!» Lo voglia il buon Dio! Ormai il cuore è guadagnato, i fanciulli già recitano le preghiere. Bisogna aspettare e lasciare che il buon Dio faccia germogliare il seme. Intanto una settimana dopo questo fatto un ragazzo si presentava al Padre Vendrame piangendo.
- Che vuoi?
- Oh! Padre, prendimi con te; voglio farmi subito cristiano.
- Aspetta ancora un poco!
- Padre, i miei non mi lasciano fare cristiano e mi battono quando parlo loro di questo. Prendimi con te! -
E questi casi quanto sono frequenti! Ma anche in Assam saranno i giovani a trascinare i vecchi.
Una nuova chiesa a Umpling.
Anche a Nongrah la scuola fu costruita grazie alla generosità dei cattolici di Imola. Ma l'avvenimento più solenne si svolse a Umpling.
Umpling è un villaggio di circa 25o persone tutte cattoliche. L'unica famiglia pagana è ora catecumena. Meritava quindi una chiesetta che, come madre amorosa, vegliasse sulle capanne disseminate sul pendio del monte e con la squilla della sua campana annunziasse l'avvento del regno di Cristo. E la chiesa sorse su bella e spaziosa, su una posizione incantevole. Il Parroco Don Vendrame fu instancabile nel cercare i mezzi e nel vincere gli ostacoli. I cristiani lavorarono con ardore nel dotare la chiesa con un bel piazzale e mentre erano intenti coi picconi e badili, a livellare, scorgendo le pietre monoliti, monumenti funerari pagani, si dissero: «Seppelliamoli?» E interrarono quegli avanzi d'una età morta e ora sepolta per sempre. La chiesa fu benedetta da Monsignore il 4 settembre.
Partimmo di buon mattino da Shillong con tutte le associazioni parrocchiali, gli orfanotrofi e i chierici. Era pittoresco vedere quella grande moltitudine arrampicarsi su per lo scosceso monte, cantare e pregare... Fu una bella giornata: circa un migliaio di persone si raccolsero lassù. Sembrava la sagra dei nostri paesi, anche perchè il popolo Kassì è gioviale, aperto e si adatta subito mirabilmente alla nota più caratteristica nostra: l'allegria. La pioggia guastò la seconda parte della giornata e impedì al popolo di tributare l'omaggio annuale di gratitudine e affetto a colui che con tanto intelletto e amore regge la missione. Una rappresentanza degli uomini guidata dal catechista di Shillong venne però nella piccola sacrestia della chiesa, mentre la pioggia cadeva a dirotto. Il catechista che da anni e anni segue la vita della missione parlò commosso, ringraziando il buon Dio che dopo le fatiche di tanti missionari, finalmente giorni più belli spuntassero pel cattolicesimo in Assam!
Dovrei anche parlarle del Club Don Bosco che nel torneo del foot-ball a Shillong si fece assai onore.
Lo Sport in Missione.
I Kassì che non conoscevano altro divertimento che il tiro all'arco, ora sono entusiasti giocatori del foot-ball. Giocano a piedi scalzi e sono assai valenti. Nel distretto di Shillong abbiamo tre squadre: Don Bosco, St. Rose e Imola! Nella gara annuale, la Don Bosco si portò in prima linea nella classifica vincendo la squadra dei soldati Gurka. I Gurka sono nepalesi, altra razza, con altra religione e quindi il match assunse il carattere di competizione nazionale. L'onore della bandiera Kassì era affidato al « Don Bosco». Tutta la città si riversò sul campo. Non può immaginare l'entusiasmo dei Kassì: « Don Bosco! Don Bosco » si sentiva gridare da tutte le parti come incoraggiamento, incitamento nei momenti più emozionanti! Il confratello Matta, che era il capitano del Team Kassì riscosse i più calorosi applausi. In un'altra partita la squadra avversaria, pagana, aveva fatto prima del gioco il sacrificio alla divinità, e consultato le viscere fumanti degli animali per conoscere l'esito.
Amato Padre, noi facciamo anche dello sport perchè è un mezzo per attirare a noi i giovanotti. Uno dei nostri giocatori s'ammalò di tifo alcuni giorni or sono e nel delirio della febbre parlava di foot-ball e recitava il rosario.
Quando morì i suoi compagni e tutto il paese gli diedero una dimostrazione tale di affetto e di dolore, che i funerali riuscirono un trionfo!
Nel prossimo anno, con l'aiuto e la carità dei benefattori e cooperatori speriamo di aprire altre scuole e cappelle e così affrettare il trionfo completo del regno di Cristo. Ci benedica tutti e in modo speciale il
Suo Dev.mo in C. J.
Sac. FERRANDO STEFANO.
La bella cerimonia si è compiuta nel Duomo di Casale Monferrato il 20 novembre u. s., presente una folla di ammiratori e divoti, e di una larga rappresentanza delle Diocesi di Acireale, alla quale il novello Pastore è destinato.
Al fausto avvenimento la nostra Pia Società fu rappresentata dal Venerato nostro Rettor Maggiore, Don Filippo Rinaldi. Memori della cordiale benevolenza che il nuovo Vescovo ha sempre avuto per l'opera di Don Bosco, l'accompagniamo colle nostre preghiere e col più fervido augurio di un fruttuoso apostolato nella Sede che il Vicario di G. C. gli ha affidato.
La ricorrenza del Venticinquesimo dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice nel nostro Santuario in Torino, ci offre una buona occasione per esortare i nostri ottimi Cooperatori di voler affidarsi, specialmente in quest'anno, con piena fiducia alla Madonna di D. Bosco per qualunque grazia abbiano desiderio di ottenere. Ci han ripetuto tante volte i Santi che è un onore per Maria essere impegnata dai suoi divoti a dispensare grazie e favori: ricorriamo dunque a Lei in ogni necessità e contribuiremo a far risplendere sempre più la divina potenza di cui Dio l'ha fornita.
Facciam uso per questo della Novena che D. Bosco ha tanto consigliata e che in tantissimi casi, anche disperati, si è rivelata di una prodigiosa efficacia. E siamo solleciti nel suggerire questa pratica a quanti potesse giovare; contribuiremo, divulgandola, a propagare il Culto di Maria Ausiliatrice e a confortare tante anime col dar loro l'esperienza della bontà e della potenza della celeste protettrice di D. Bosco.
La novena consigliata da D. Bosco.
1. Recitare per nove giorni: Tre Pater, Ave, Gloria al SS. Sacramento con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinassimo Sacramento, tre Salve Regina a Maria SS. Ausiliatrice con la giaculatoria: Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
2. Accostarsi ai SS. Sacramenti.
3. Fare un'offerta secondo le proprie forze per le Opere Salesiane.
4. Aver molta fede in Gesù Sacramentato e in Maria SS. Ausiliatrice.
Fiducia in Maria Ausiliatrice.
Il 30 luglio u. s. dopo quattro giorni di sofferenze alla gola, uno specialista chiamato d'urgenza a visitarmi sentenziò che si trattava di angina difterica e non c'era un minuto da perdere essendo il caso gravissimo. Fui subito trasportata all'ospedale. Sotto la vigilanza e le assidue cure dei dottori il male faceva il suo corso: se non che, dopo is giorni, quando tutto pareva procedere bene, ecco sopraggiungermi sintomi di vomito, con nefrite e febbre altissima. Che brutti giorni furono quelli dal 16 e 17 agosto per me! divorata dall'arsura non potevo trangugiare neppure un cucchiaino d'acqua che il mio stomaco fosse disposto a ricevere, in preda all'agitazione per la febbre, con un sudore freddo alla fronte mi sentivo mancare completamente le forze. Ciò che mi angustiava maggiormente era l'essere stata così bruscamente allontanata da tutti i miei cari e non vederli a me vicini. Ricevuto il SS. Sacramento, feci l'atto di rassegnazione alla morte che le buone suore mi suggerirono; lo feci proprio di cuore rassegnandomi alla volontà di Dio, non cessando però d'invocare la dolce Ausiliatrice, che sapevo pregata anche dai miei cari.
Il mio caso era sempre disperato, ma avevo tanta fiducia in Maria Ausiliatrice, che me ne rimasi tranquilla, attendendo la grazia. Il 17 agosto cominciò difatti a cessarmi il vomito e il professore mi confermò che la crisi era superata. Rimaneva però sempre un pericolo, quello della paralisi come conseguenza del gravissimo caso che mi aveva colpita. L'Ausiliatrice m'assistette anche in quei terribili momenti e continuando largamente la sua opera mi risanò completamente. Oggi le attesto la più viva riconoscenza e invio per le Missioni Salesiane 55o lire, pregando la cara Madonna di continuare a me e alla famiglia la sua protezione.
Torino. FRANCESCA FRANZO CARRERA.
Quanto è buona Maria Ausilialrice.
Colpita da vivo dolore per la morte di una figlia nel marzo scorso, fui sorpresa da tale debolezza di nervi che il capo era in preda a spasimi acuti, la persona tremava continuamente e non poteva avere riposo nè giorno nè notte.
Mi affidai a Maria Ausiliatrice: a poco a poco le forze mi ritornarono: benchè non ancora pienamente ristabilita, mando l'offerta promessa, nella certezza che la Madre Celeste compirà l'opera sua di potenza e di bontà.
Capranica, 1° agosto 1927.
CAVALIERI AGNESE.
Due grazie.
Quanto è grande la bontà della Vergine Santa Ausiliatrice! Attribuisco alla Sua potente intercessione la guarigione di un mio nipotino colpito da meningite cerebro-spinale ed il felice esito di una grave operazione alla quale mi dovetti sottoporre nel passato ottobre 1926.
Ad un anno di distanza, completamente ristabilita, sciolgo commossa il mio inno di riconoscenza e di amore invitando tutti a ricorrere a Lei che sola, nel dolore, sa dare conforto.
Martina, 24 - X - 927.
Sr. GIUSEPPINA VIGNA.
MORANDO ANGIOLINA di Tigliole d'Asti in 26 mesi è stata operata due volte: ridotta agli estremi pel terribile male, con viva fede si rivolse a Maria ed ebbe rapidamente la guarigione.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrarione di Sante Messe di Ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - Accinelli A., Adobati eh. G., A. G., Agazzini S., Agonal M., Agostinelli A., Alais M., Alberi! R., Albonico C., Allamano C., Ambrosiani E., Andreatta E., Ansaldi Don E., Arena Gentile M., Aresi A., Aria G.,. Aria T., Ariano C., Ariazzi Sacchi O., Arnolfo M., A. S., Astori L., Avogaro A., Avon A., Avon L., Argentera N. N.
B) - Baglietto Pissarello A., Bagnasco G., Balbi C., Balbi G., Ballarati C., Baratta A., Barberis M., Bartocotti L., Bartolini G., Bassi T., Bellagamba G., Bellamoli T., Beltramelli L., Beretta, Don A., Beretta M., Berguet V., Berliocchi M., Bernezzo T., Berti E., Bertinetti C., Bertoglio E., Bertolone C., Bertoluzzo Panato A., Bessone A., Bessone L., Berzi P., Bianchi I., Bianco A., Brava D., Bignami C., Binello M., Birago E., Bisio G., Blua C., Boario A., Bocchino T., Bocchio, Boem T., Boggio Tallano E., Bondi A., Bonomi E., Bordiga B., Borello G., Borgo A., Borin M., Bormolini B., Bortolo Calligaro V., Bosello C., Bottero L., Bourgois Sorelle, Bouteille G., Bovelli N., Bovelli V., Bricalli P., Buffa A., Busello Settilli C., Busso Famiglia.
C) - Callegati T., Calzavara T., Campo R., Cantelli E., Cantone D., Cantù E., Caon R., Cappai I., Cardinali P., Carollo M., Carù Dott. A., Casale V., Caslini R., Cavagna C., Cavalieri I., Cavalletti A., Cavana M., Cavatore A., Ceppi R., Cera Sac. G., Cesari G., Ceva N. N., Chiodini G., Chiusano L., Civalleri Coniugi, Civinini R., C. M. e F., Cocchi, Colleoni G., Colombelli M., Colombo T., Colonnetti Gastaldi M., Comitini M., Comoli Giorgi, Consolo Bianchi C., Contorno M., Corno A., Cassetti Famiglia, Costa A. M., Cotic A., Cotti A., Cristofano Teod., Crosetti M., C. S., C. St. di Frabosa Sottana, Cucchietti L., Cugusi M., Curti Resti M.
D) - Damiani A., D'Andrea V., Daranzo Ch. L., De Cecco F., De Cristofaro P., De Franceschi Ciani C., Deioannes E., Della Torre S., Delpiano A., De Maria I., De Nora E., De Paoli L., De Russis C., Dessi E., Di Bella B., Divina A., Don Grat.
E) - Enderle M,
F) - P. A., Fabbri A., Paina Mocenni C., Falletti M., Fantin M., Ferrando Bonaria M., Ferrero L., Fiorito F., Fogliotti A., Fornari T., Poli.-.Poti G., Franchino S., Franciscono A., F. Frano Carrera, Frisoni M., Furfori E.,
G) - Gabrielli P., Gagiotti B., Gai C., Gay D., Gallo E., Gamero Margh., Garau C., Garzena S., Gasperini L., Gedda M., G. E. I., Ghigini R., Ghione F., Giannelli Don G., Giannone M., Giongardi S., Girardo O., Girino C., Girometta L., G. M., G. O., Graziella N., Greppi Barbero M., G. T., Guarnieri E., Guasco R., Guazzotti V., Guerra A.
I) - Iavello P., Invernizzi A., Invernizzl Locatelli P., lob I., Ivaldi Forno M.
L) - Lama R., Lanosi Margh., Langasco N., Leccisi Licci P., Leo T., Lepore M., Lisandro F., Lo Iacono S., Lo Monaco A., Lo Monaco L., Longhi M., Lorenzi T., Lova A., Lorza V., Lucci E.,
M) - Maccagno, Maffei G. Batt., Magnani A., Magrini C., Maiandi E., Malipiero C., Manca Pilo M., Marchese P., Marchetti G., Marchiol G., Marco T., Marini L.., Marinueci G., Marongiu A., Maroni S., Martinengo A., 1vIascarino D. e A., Massano T., Masseara E., Massari C., Mattis Sorelle, Mazzonzelli E., M. C., Medda M., Meghini L., Mellerio C., Menada Zeme T., Merlo B., Mezzano L., M. G. di Bivona, Milani G., Minacapelli L., Minghi I., Minnie L., Mocenigo C., Moglie S., Momo M., Moncada G., Monetti M., Monroy F.. Morando A., Morbioli A., Morgante A., Moscadelli G., Moscadelli M., Moscatelli G., Muccichè L., Mularoni V., Musarra Parinelli A.
N) - N. N., N. N. di Castelferro, di Boves, di Casoli, di Cureggio, di Massa Marittima, di Mezzana, di Padova, di San Cataldo, di Villanova d'Asti, Negri S., Negroni S.
O) - Occhiena G., Olargiu M., Oliva St., Orengo M.
P) -- P. A., Pagani A., Pagliano L., Palladino A., Pallavicini A., Palatini A., Pani Suor I., Panini E., Papi A., Parabo G., Parietti F., Parini Velati D., P. B., Pellanda G., Peretti A., Persico E., Pesce G., Peyron A., Peverati I., Fico L., Pittau G., Plaino M., Podda A., Poggeschi G., Poggio C., Poisa E., Polizzi Suor M., Pone zetti A., Prandoni A., Priori G., Provengano M., Provera G., Provollo Famiglia, Puia M., Puppo G.,
Q) - Quarona A., Quiriconi I.
R) - Radice M., Raffaellini L., Raso G., Razzoli D., Re P., Recupero G., Riccardi L., Riccardi . O., Riconda T., Righetti G., Rigotti A., Rindone eh. D., Riva M., Rizzo C., Rocco G., Romano A., Romano C., Romiti E., Roncagliolo Suor F., Ronchetti D., Ronga=Trezza Don F., Rossetti Margh., Rossi L., Roveglia E., Ruffiero M., Ruggia E., Ruggieri E., Rusconi L.
S) - Sala Rossi G., Salimbeni E., Salussolia B., Sanna Secchi N., Santagata F., Santi Don B., Santià Giov., Santià Gugl., Santià M., Sardi A., Sargenti A., Sargenti E., Savio C., Scala E., Scanarino G., Scapinelli I., Sciuto G., Scrilli M., Scrocco A., Segagni Edi, Serra G., Silvestrini Giov. Batt., Simonini G., Sivelli C., Soffietti, Solaroli N., Spagnuolo B., Stella E., Stifani G., Stroppiana M., Stroppiana T.
T) - Taglietti M., Talarico A., Tamburino Carta A., Tanduno C., Tavano V., Tommasi A., Toscanelli M., Travaglianti V., Trecate F.
U) - Ugazzi E., Uras A.
V) - Vagni, Vallini A., Velardita G., Vergnano Ved. Bagnasagco, V. G.. Vielmi C., Villani Don E., Vitali A.
Z) - Zanello G., Zanera C., Zanni M., Zannone G., Zonta G.
Congresso Geografico Italiano.
Milano, 5 Ottobre 1927 Onorevole Direzione,
Ho il piacere di informare che la Giuria della Mostra della Produzione Geografica - svoltasi durante il X Congresso Geografico Italiano ed alla quale cotesto Ente partecipò - mi ha proposto, ed io ho sanzionato la proposta, di assegnare il
DIPLOMA E MEDAGLIA D'ARGENTO.
Sarà mia premura di trasmettere, non appena pronti, il diploma e la medaglia; mi sia consentito intanto di felicitarmi con cotesta on. Direzione per il riconoscimento dato all'attività svolta per la diffusione delle conoscenze geografiche.
Con ossequio, Il Presidente
Gener. CARLO PORRO.
On. Direzione Generale delle Opere D. Bosco TORINO
Camera di Commercio e Industria.
Milano, 5 Ottobre 1927.
Spett. Opera Missionaria e civile del Ven. D. Bosco.
TORINO.
Ho il piacere di comunicare che la Giuria per l'assegnazione dei premi alla Mostra Geografica dell'espansione italiana all'estero, dopo aver preso in attento esame tutto il materiale esposto, ha deliberato all'umanità di assegnare a cotesto Istituto il DIPLOMA DI BENEMERENZA E MEDAGLIA D'ORO, quale riconoscimento dell'impegno messo da cotesto spett. Istituto per la partecipazione alla Mostra.
Questa camera si riserva d'inviare il diploma con la medaglia.
Con osservanza,
Il COMMISSARIO STRAORDINARIO.
BOLOGNA - Le Scuole Prof. Salesiane - Concorsero con la Scuola di Legatoria, di Ebanisteria e di Meccanica all'esposizione del Littoriale nel giugno u. s. e tutte ebbero primi premi e meritarono un'artistica coppa del Comitato all'Istituto per il complesso dei bei lavori presentati.
TORINO. - Premiazione al 1° Oratorio. -
Si è svolta il 16 ottobre la solenne distribuzione dei premi agli alunni che nel corso dell'anno si distinsero per assiduità e buona condotta.
Per la circostanza il Direttore dell'Oratorio ha fatto agli intervenuti una dettagliata relazione dell'attività spiegata e del bene operato - relazione che noi ci crediamo in dovere di riferire in succinto ai nostri Cooperatori e Benefattori, perchè si sentano sempre più animati ad aiutare la prima tra le opere di D. Bosco che tanto bene reca alla gioventù.
Nell'anno scolastico 1926-27 gli inscritti all'Oratorio D. Bosco in Torino - fra adulti e ragazzi - furono 1749, distribuiti in 26 gruppi. Questi gruppi svolgono altrettante opere che mirano a scopi utili per la vita. Ma si sa da tutti che un Oratorio Salesiano mira ancor più alla formazione della vita spirituale nei giovani con una soda istruzione religiosa, con il frequente esercizio della preghiera e con l'uso dei SS. Sacramenti. E questo è appunto il bene migliore che l'Oratorio di Don Bosco si sforza di conseguire.
Ogni giorno i bimbi del « Dopo-scuola » interrompono alle cinque i loro giuochi e si raccolgono in chiesa per recitare le preghiere in comune e ascoltare una breve istruzione di io minuti. I giovani e gli adulti del « Dopolavoro serale» fanno altrettanto nelle Sezioni sotto la guida dell'Assistente o del Presidente: però al sabato - e nei mesi di maggio e ottobre tutte le sere - si recano a dire le orazioni in chiesa dopo la benedizione Eucaristica.
Nella domenica la vita cristiana degli oratoriani ha manifestazioni di pietà che commovono: e la Comunione loro è, nel vero senso della parola, generale. I piccolini poi hanno inoltre la pratica della Comunione del primo giovedì del mese e in detto giorno vengono accompagnati alla chiesa dai rispettivi maestri di scuola; per gli altri vi è invece la funzione del primo venerdì del mese con messa e comunione nella cameretta di D. Bosco e, alla sera, un'ora di adorazione predicata davanti il Santissimo.
In chiesa, nelle doppie funzioni del mattino e della sera della domenica, i giovani ricevono l'istruzione religiosa da appositi predicatori, e nelle rispettive classi hanno tre quarti d'ora di catechismo. Che il catechismo si studi e bene, ne è prova l'annuale gara catechistica, alla quale concorrono sempre in buon numero i giovani; quest'anno i partecipanti erano 45 e possedevano a memoria in modo meraviglioso il caro libricino del cristiano.
Tutto questo lavoro che mira alla formazione spirituale dei giovani non è senza risultato stando a quanto riferiscono i parenti e a quanto ci è dato vedere nel cambiamento di condotta dei giovani stessi. È vero che non si può controllare l'azione che la grazia svolge nelle singole anime, ma dal riflesso che se ne ha all'esterno si ha motivo di ringraziare Iddio e benedire la bella istituzione che D. Bosco ha fondato per formare alla vita cristiana tanti giovani e farne onesti e laboriosi cittadini. A buon conto dobbiamo aggiungere che ben 42 oratoriani appartenenti al Circolo e alla Sezione Aspiranti hanno preso parte agli Esercizi Spirituali di Lanzo Torinese e altri 21 sono entrati in Istituti di formazione per seguire la loro vocazione religiosa e missionaria.
I buoni Cooperatori e le ottime Cooperatrici e Dame Patronesse del 1° Oratorio di D. Bosco, che di anno in anno moltiplicano il loro zelo per il bene di tanta gioventù ivi raccolta, sanno tutta la soddisfazione che loro dà il cooperare a un'opera così bella e così utile. Quale fortuna per la Chiesa e per la Patria se tutti gli oratori, sostenuti dalla carità dei buoni, potessero avere il rigoglio di azione che ha l'Oratorio di Torino!
STRADA. - Visita del Card. Vannutelli. - Nel settembre u. s. S. E. il Card. Vannutelli, trovandosi nel Casentino, volle visitare la nostra casa di formazione a Strada. Il venerando Decano del S. C. si trattenne a lungo tra quei buoni chierici ed aspiranti, i quali gli improvvisarono una dimostrazione con canti e sermoncini. L'Eminentissimo rispose con un entusiastico discorso, detto con vivacità e brio giovanile - malgrado i suoi 90 anni - elevò un inno di lode e di ammirazione per Don Bosco e pei suoi figli che lo imitano nello zelo per la salvezza della gioventù, nello spirito di sacrificio che li slancia in tutte le parti del mondo in cerca di anime, e nell'amore più ardente per il Sommo Pontefice. Stimolò tutti a calcare fedelmente le orme di tanto apostolo, e promise di recare al S. Padre gli omaggi espressi, richiedendo in cambio per tutti una specialissima benedizione.
S. PIER D'ARENA. - Omaggio dei Salesiani al ministro argentino Gallardo. - All'inaugurazione del monumento al Generai Belgrano (avvenuta a Genova il 12 ottobre) i Salesiani si trovarono presenti in omaggio all'Argentina che ha coi figli di D. Bosco e colle loro opere tante cordiali deferenze. Vi intervenne il R.mo sig. D. Giuseppe Vespignani del Capitolo Superiore con quattro giovani argentini studenti di teologia all'Istituto Internazionale D. Bosco di Torino.
D. Vespignani che è stato per quarantatre anni nella Repubblica Argentina, come Direttore o Ispettore delle Opere Salesiane, conosce a fondo quel ricco paese ed è in relazione cordiale con le più alte autorità politiche di colà. Egli fu ricevuto - coi suoi quattro Argentini - in particolare udienza dal ministro degli Esteri Gallardo, che ben già conosceva, e col quale rievocò particolari episodi di altre visite e di altri viaggi con lui compiuti in diverse regioni dell'Argentina e specialmente un gradito incontro nel lontano centro di Bariloche, nel Rio Negro, ove il Vespignani, durante una funzione religiosa alla quale assisteva il ministro Gallardo, illustrò al popolo il valore e il significato della visita del ministro in quel remoto paese.
CHIARI. - Ingresso del Prevosto Mitrato nella Basilica Faustiniana. - Nel giorno in cui la Chiesa celebrava la festa di Cristo Re, Mons. Mario Toccabelli, professore di S. Scrittura al Seminario di Brescia, faceva il suo ingresso come Prevosto, accolto festosamente dalle Autorità e dal popolo. Conosciuto da tempo e amato pei suo sapere e per la sua bontà, egli ebbe il benvenuto più cordiale e rispettoso. Le funzioni nella Basilica riuscirono solenni anche pei concorso di cento cantori della Schola Cantorum di Trecate, più volte premiata e reduce dal giro trionfale nell'America e nell'Australia. I Salesiani presero parte al ricevimento, lieti di avere in Mons. Toccabelli un ammiratore ed amico dell'Opera di D. Bosco: e noi ci uniamo a loro nell'augurio di lungo e fruttuoso apostolato tra la popolazione chiarese.
CHIARI. - Al noviziato salesiano di Chiari, il 2 ottobre p. p. si è svolto una doppia commovente cerimonia; la Professione Religiosa di 35 novizi e la Vestizione chiericale di nuovi ascritti. Il nostro venerato Rettor Maggiore D. Rinaldi, volle recarsi colà per compiere la bella funzione ed ebbe la consolazione di ammirare l'entusiasmo di quei figli novelli e la lieta soddisfazione dei numerosi parenti che vi assistettero commossi. Il Sig. D. Rinaldi chiuse il sacro rito con un felicissimo sermoncino parlando sui doveri che si erano imposti i generosi giovani che avevano abbandonato il mondo: e all'agape fraterna, cui intervennero ancora i parenti, D. Rinaldi, rispondendo ai brindisi, esaltò il sacrificio eroico fatto dai genitori nel distaccarsi dai proprii figliuoli e li rassicurò che l'affetto e il ricordo per essi sarebbe stato sempre vivo nell'animo dei figli.
VENEZIA. - All'Istituto Coletti. - Domenica 13 novembre alla presenza dell'intero Consiglio di Amministrazione e di altri Cooperatori ed amici della città, si svolsero due cerimonie promosse dai Salesiani, ai quali è affidata l'educazione morale e professionale dei 2oo giovanetti, raccolti nel pio istituto. Dapprima fu celebrata nella cappella una messa di suffragio pei benefattori defunti, seguita da affettuose parole di mesto rimpianto e di memore riconoscenza pronunciate dal direttore, il quale rievocò la nobile figura dell'abate Carlo Caletti, e dell'ing. Amedeo De Mori, presidente dell'Istituto, spentosi nello scorso luglio. Poi nella sala di studio pavesata di bandiere, il direttore presentò ai giovani il nuovo presidente Comm. Ing. Giustiniano Bullo, tessendo l'elogio della preziosa attività da lui svolta come consigliere e come presidente in questi tre mesi. L'ing. Bullo rispose con espressioni di viva riconoscenza per i Salesiani che dedicano le cure più intelligenti e disinteressate all'educazione dei giovani: disse che il suo predecessore ebbe il merito di chiamare a Venezia i figli di D. Bosco e di favorire l'unione di due organismi - Istituto Coletti e Patronato di Castello - per dare salda base a un'opera vitale che oggi fa sentire il suo benefizio a 200 giovani, e per ultimo accennò ai suoi propositi di migliorie che egli si propone di realizzare coll'aiuto dei buoni.
BELLUNO. - Feste centenarie in onore di S. Rocco. - La celebrazione del centenario di S. Rocco, svoltasi il 13 novembre u. s. in Bel luno, riuscì veramente solenne. Autorità e popolo si trovarono uniti nell'esaltazione del Santo protettore della città. Il triduo di preparazione, e le funzioni del mattino della festa ebbero luogo nella chiesa di S. Rocco dei Salesiani; la funzione del pomeriggio si compì nella cattedrale dove intervennero tutte le Autorità religiose, civili e militari. La predicazione del triduo e del panegirico fu disimpegnata egregiamente dal prof. sac. A. Luchelli Ispettore Salesiano.
ROSARIO (Argentina) - Festa del colono. - I coloni italiani di Rosario (Argentina) sogliono celebrare ogni anno nel grande collegio salesiano il loro giorno di festa. Quest'anno la festa ebbe carattere di solennità straordinaria per la bella coincidenza della visita del Nunzio Pontificio Mons. Filippo Cortesi, al quale facevano onore le maggiori autorità della Provincia: S. E. Aldao, governatore di S. Fè, coi ministri Dott. Pita e Felice Roca; Monsignor Oberti, vescovo ausiliare della diocesi; il Dott. Ettore Lopez e A. Reinares Solari, candidati a governatore e vice governatore di S. Fè, ecc. Vi intervenne pure il Sig. Conte Gloria, Console generale d'Italia in Rosario.
S. E. il Nunzio Apostolico celebrò al mattino la S. Messa e distribuì la Comunione a centinaia di Italiani, memori sempre che le feste più belle attingono alle benedizioni di Dio la loro soave giocondità. Quindi fu fatta la visita al collegio, specialmente ai laboratori pulsanti di vita: e là i nostri coloni, che seguivano le autorità, provarono la più viva commozione nel contemplare i risultati della perfetta istruzione professionale impartita ai figli loro con sollecitudine e affetto paterno dai figli di D. Bosco.
Verso il mezzogiorno autorità e coloni sedettero a mensa nell'ampio refettorio ornato di bandiere. La più intima cordialità regnò fra i commensali, nè mancarono, i discorsi inneggianti alle autorità e alle doti di operosità, onestà e religiosità dei coloni italiani.
Tolte le mense, i convitati assistettero allo spettacolo ginnico -sportivo: quindi S. E. il Nunzio raccolse paternamente intorno a sè gli agricoltori per esprimere loro la sua vivissima sodisfazione nel trovarsi fra autentici lavoratori figli della sua Patria; e con effusione li benedisse, invocando sulle loro famiglie le grazie del Cielo.
I bravi coloni italiani non dimenticheranno facilmente le impressioni di quel lietissimo giorno. « Essi ebbero la sensazione - scriveva il loro settimanale « Il Cristoforo Colombo » - di non essere più estranei in terra straniera, abbandonati a se stessi senza una protezione forte ed efficace. Sentirono che ormai son passati quei tempi in cui l'emigrante, giungendo nell'Argentina forte delle sue energie e della sua magnifica volontà di lavoro, era considerato come un essere trascurabile nello sviluppo economico della giovane nazione, che pure deve all'apporto europeo, e in modo specialissimo all'italiano, la ragione della sua fiorente prosperità. E sentirono anche tramontati quei tempi in cui non era loro accordata una protezione ufficiale ».
Le più alte autorità della Provincia col Nunzio Pontificio e il R. Console d'Italia degnandosi di onorare colla loro presenza l'adunata annuale degli agricoltori italiani, diedero alla festa un significato di alto apprezzamento all'operosità fattiva degli emigrati nostri.
MONTEVIDEO (Uruguay). - D. Riccardo Pittini, l'Ispettore dell'Uruguay e Paraguay, che tanto ha faticato per dar vita alla Missione salesiana nel Ciaco Paraguayo, nel partire da Montevideo per New York, dove i Superiori l'hanno destinato, è stato insignito della Croce di Cavaliere dal Governo Italiano per aver onorato la Patria col suo apostolato di 34 anni in quelle Repubbliche. L'on. Cav. Toni, incaricato straordinario d'affari, volle di sua mano fregiare il petto del bravo D. Pittini.
QUITO (Equatore). - Nuovo Oratorio. - Nella capitale dell'Equatore si sta costruendo il nuovo Oratorio salesiano, con una chiesa capace di contenere 1ooo giovani, un teatrino per 25oo persone e 9 grandi aule per le varie classi di catechismo. Si spera di terminare l'edifizio fra due anni, se non verrà meno la carità dei buoni Cooperatori equatoriani. Questa nuova costruzione era necessaria perchè i numerosi e tanto affezionati alunni dell'Oratorio, per l'insufficienza di locali, non andassero dispersi e trovassero altrove la loro rovina.
GUAYAQUIL (Equatore). - Sacerdote Salesiano decorato.- Il sac. Giovanni Popowski del Collegio Cristoforo Colombo fu il io agosto insignito della Croce d'Oro al Merito dal Presidente della Repubblica Polacca per importanti servizi compiuti nel campo patriottico sociale all'Estero.
S. PAULO (Brasile). - Una nuova opera. -Una nuova opera di carità si sono assunta le Figlie di Maria Ausiliatrice del Collegio S. Ignez di S. Paulo. Aderendo alle istanze di quell'Eccellentissimo Arcivescovo, esse hanno incominciato a visitare settimanalmente le prigioni femminili della città per confortare con la gentilezza della loro carità le povere donne ivi detenute.
« Le prigioniere - scrive Sr. Guglielmina Polo - non sono molte e per lo più debbono subire condanne di pochi mesi o di pochi anni. Quanto bene si può far loro, ma quante difficoltà si debbono superare per riuscire nell'intento. Da parte nostra, non essendo ancora abituate all'ambiente, dobbiamo superare l'istintiva ripugnanza che il' luogo stesso desta in noi: poi dobbiamo con molta pazienza vincere le difficoltà - e sono le più gravi - che provengono da parte di queste povere creature, le quali ascoltano sì le parole di conforto che loro diciamo, ma non si arrendono tanto facilmente a redimere le proprie colpe con l'uso dei SS. Sacramenti. La mancanza poi di sacerdoti, che al momento buono possano aiutarci a cogliere i frutti che la grazia matura, rende molto lenta l'opera di bene che abbiamo iniziata a vantaggio di queste infelici. I Salesiani di qui sono pochissimi pel lavoro immenso che hanno, e con tutta la buona volontà non sempre possono essere disponibili per il ministero. Ad ogni modo lavoriamo con tutto lo slancio per consolare e rinnovare queste povere donne che sono veramente da compiangere perchè quasi tutte non ebbero buoni principi, ma ebbero molti pessimi esempi ».
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche chiesa o pubblica cappella, o se viventi in comunità la propria cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza plenaria (come dal Decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze 2 Ottobre 1904):
L'indulgenza plenaria:
Ogni mese.
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno;
2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza. Dal 1° Gennaio al 1° Marzo nei seguenti giorni:
2 gennaio Il Santissimo nome di Gesù.
6 gennaio Epifania.
13 gennaio Sacra famiglia.
18 gennaio Cattedra di S. Pietro in Roma. 23 gennaio Sposalizio di Maria SS.
25 gennaio Conversione di S. Paolo Apostolo. 29 gennaio S. Francesco di Sales.
2 febbraio Purificazione di Maria SS.
22 febbraio Cattedra di S. Pietro in Antiochia.
Ricordare anche che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori Salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:
1. Per una invocazione qualunque a loro scelta, un'indulgenza plenaria.
2. Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.
*
NB. - I Cooperatori, impediti per malattia di portarsi alla chiesa, possono acquistare le indulgenze sopra dette, recitando in casa cinque Pater, Ave e Gloria.
Angelo Carlassore.
È spirato a Montecchio Maggiore il 31 settembre u. s. munito dei conforti religiosi. Affezionato cooperatore, con squisita carità volle beneficare ancora in punto di morte, l'Opera che egli tanto aveva ammirato e amato. Tornino grati all'afflitta Famiglia i sentimenti della nostra riconoscenza e i suffragi delle preghiere nostre e dei nostri Cooperatori.
Sac. Salvatore Nucci.
Parroco di Collelungo (Orvieto) e Cappellano di Rotecastello.
È spirato il 17 settembre alla vigilia della consacrazione della nuova chiesa Parrocchiale, che, con indicibili sacrifzi, egli aveva edificato. Fulgido esempio di apostolato sacerdotale, consumò la sua breve vita di 44 anni a zelare nelle anime la gloria di Dio, lasciando di sè il più edificante ricordo. Alla desolata mamma, alla sorella Figlia di M. Ausiliatrice e ai parenti l'espressione del nostro profondo cordoglio: ai Cooperatori la viva raccomandazione di una prece per questo fervido ammiratore delle Opere Salesiane.
Conte Pietro Volponi.
Grande devoto di Maria SS., era chiamato al cielo l'otto settembre perchè partecipasse alla festa della Natività della Madonna. Cooperatore insigne delle Opere Salesiane, avrà già ricevuto da Dio il premio della sua carità. Le preghiere nostre e dei Cooperatori siano di conforto all'ottima signora Giulia Baldeschi Contessa Volponi, cui porgiamo le più vive condoglianze.
Eudosia Loss-Nero di Canal S. Bovo (Trentino).
Spirò improvvisamente, ma non impreparata, a 64 anni il 27 agosto.
Donna e madre esemplare, fu pure pia e zelante cooperatrice salesiana. La sua vita, provata da lunghi dolori, fu un esempio di sublime rassegnazione al volere di Dio.
Invochiamo dall'Ausiliatrice alla desolata famiglia la grazia del conforto divino, e alla pia scomparsa la pace, il premio dei giusti.
Camirale Luigia Ved. Villani.
Spirata in Fossano a 78 anni, il 29 settembre.
Di nobile famiglia fossanese e donna di forti virtù, svolse l'intera vita nel più scrupoloso adempimento dei doveri cristiani, lasciando sublimi esempi di fede, di pazienza e di rassegnazione ai divini voleri.
Per venerazione a D. Bosco diede alla Congregazione Salesiana il figlio Giovenale e volle che anche gli altri ricevessero la loro educazione negli Istituti Salesiani; per nobiltà di patrio sentimento soffocò l'immenso suo dolore alla morte del primogenito Filippo, caduto eroicamente al fronte.
Ai figli Pietro e Giovenale le nostre vivissime condoglianze, e ai nostri ottimi Cooperatori una raccomandazione per la virtuosa estinta.
Ing. Maurizio Musso.
Chiuse la sua vita attiva, edificante, con una morte serena, benedetta dai supremi e divini carismi della religione.
La benefica attività che egli svolse nel corso dei suoi 55 anni, lasciando ottimi esempi di virtù, lo resero caro a quanti lo conobbero. Fu carissimo al Sig. D. Albera e al Card. Cagliero: ed egli aveva da parte sua sconfinata ammirazione per D. Bosco e l'Opera sua, che aiutò in vari modi con tutta la generosità del suo cuore.
I Cooperatori preghino l'eterno riposo all'anima sua.
All'illustre famiglia, e in modo speciale all'ottima consorte signora Maria Croce, zelantissima Patronessa delle Opere Salesiane, giungano anche da queste colonne le nostre più sentite condoglianze.
Sig.na Cesarina Taverna.
Visse quale candido giglio in mezzo al mondo, tutta consacrata alla pietà, al lavoro e alla sua casa. Fu ex-allieva affezionatissima ed una delle più zelanti Cooperatrici Salesiane di Alessandria. Dopo lunghe sofferenze, sopportate in silenzio, spirava serenamente il giorno dell'Assunta 1927, colla dolce speranza d'andare a festeggiare la Madonna in Cielo.
Sia pace all'anima sua eletta!
Cav. Uff. Clemente Rocca.
Finiva santamente nel luglio u. p. in Rivara Canavese a 76 anni, la sua vita, lasciando di sè e delle opere sue imperituro ricordo.
Per 33 anni fu membro del Consiglio Comunale e per 19 sindaco del Comune di Rivara, amato e stimato da tutti. Fu carissimo al Ven. D. Bosco e al Sig. D. Rua per le sue virtù e per la sua generosità nel soccorrere in molte occasioni le Opere Salesiane.
Dio avrà premiato colla pace eterna lo zelo di quest'anima benedetta.
Al fratello Salesiano D. Angelo Maria, unico superstite della benemerita e illustre famiglia Rocca porgiamo le nostre più sentite condoglianze.
Angiolina Riccardi.
Cooperatrice della prima ora, diffuse nel paesello natio l'amore a Maria Ausiliatrice e alle Opere Salesiane, felice ogni qual volta poteva raccogliere offerte per le nostre Missioni.
Divotissima del Ven. D. Bosco - dal quale si gloriava di essere stata più volte benedetta - a lui faceva ricorso in ogni necessità, e animava altri a invocarlo, attestando di aver. sempre esperimentato l'efficacia della sua intercessione. E, sugli esempi del Ven. nostro Padre, aveva introdotto, prima tra le Figlie di Maria sorte per sua iniziativa, e poi nel paese la pia pratica della visita quotidiana al SS. Sacramento.
La sua scomparsa, avvenuta il 29 settembre a Villa Marone, destò il più vivo rimpianto.
Alla famiglia, e specialmente al fratello Don Roberto, Parroco Salesiano del Santuario di Maria Ausiliatrice, le sentite nostre condoglianze e assicurazione delle preghiere nostre e degli ottimi Cooperatori per la pia estinta.
AVANZI Monica, Ved. MORI † Firenze. AVMONE=GIBELLO Quintino, † Biella (Vercelli), BIAGGI Catterina, † S. Abbondio (C. Ticino). BINDI Cav. Dott. Ernesto, † Giulianova (Teramo). CANNAVò D. Francesco, † Acireale (Catania). CANTONI Girolamo, † Cannetole (Firenze), CARLI VIGO Luigia, † Lomaso (Trento). CIRELLI Avv. Placido, † Acireale (Catania). COLLI Mons. Antonio, † Reggio Emilia.
CORNELLA Maria, † S. Lorenzo di Prato (Trento). DIANDA Pasquale, † S. Pietro a Vico (Lucca). DIANDA Rosa, † S. Pietro a Vico (Lucca). FENOGLIO Comm. Augusto, † Torino. FLORELLA Alessandro, t Cloz (Trento). GARDETTO Teresa, † Bosconero (Torino).
GARESIO Maria fu Battista,* † Mondonio (Alessandria). GATTAMELATA Giuseppe, † Cori (Roma). GIANOGLIO Giuseppina, † Vigone (Torino).
GIOFFREDO Teol. D. Alberto, † Torre S. Giorgio (Cuneo). GONELLA Lorenzo, † Carmagnola (Torino). GRATTAROLA Giuseppe, † Stella S. Martino (Genova). GRIFFA Antonio, † La Loggia (Torino). GRINZA Teresa, † Cisterna d'Asti (Alessandria). LATRONICO Cav. Raffaele, † Maratea (Potenza). MAFFIOLI D. Luigi, † Vigevano (Pavia). MALABAILA C.ssa Adele, † Canale (Cuneo). MARSEGAGLIA Antonio, † Edolo (Brescia). MARTIN Giovanni, † Torino. MASCARELLO D. Giacomo, † Sant'Anna di Castelnuovo. MINETTO Carolina, † Torino. NEGRI BRAGO Rosa, † Vignale (Alessandria). PASERO Elisabetta, † Scarnafigi (Cuneo). PAVESI GARBALA[ Antonietta, † Caltignaga (Novara). PEDRAZZINI Giuseppe, † Cimalmotto (C. Ticino). PENNISI Giustina, † Acireale (Catania). POLI Ing. Francesco, .r Cremona. RADAELLI LOCATELLI Giuditta, t Sotto il Monte. RAVINALE Alessandro, † Torino. REGHELIN D. Davide, † Dueville (Vicenza). Ricci Michelina V.va TORRETTI, † Rimini (Forlì). ROSSETTO GIACCHERINO Guido, t Sant'Antonino. RossoTTo Battista, † Torino. RUSCHENA Angiolina, t Vignale (Alessandria). SASELLA Maria, t Morbegno (Sondrio). ScACCIANOCE Mons. Michelangelo, † Acireale (Catania). SERRA Giuseppe, † Mondonio (Alessandria). Sino Pasqual, † Marcellino Ramos (Brasile). TRAMA Mons. Gennaro, † Vescovo di Lecce.VALENTINI Luigia n. STERICO, † Trento. VERANI Cav. Luigi, † Torino. VIBERTI Petronilla, † La Morra (Cuneo). VITALI VERGOTTINI Rina, † Bellagio (Como).
R. i. P.
Il suffragare i defunti non è solo il fare del bene a quelle anime, anticipando loro il Paradiso, ma è eziandio fare un bene a noi medesimi, poichè, colla carità che loro usiamo nel suffragarle, acquistiamo meriti presso Dio e ci rendiamo benevoli quelle anime, le quali, giunte in cielo, certamente porgeranno a Dio calde preghiere per noi e ci assisteranno con la loro valida protezione in tutti i nostri bisogni spirituali e temporali. - Ven. Giov. Bosco.