Anno LII. OTTOBRE 1928 Numero 10.
MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
SOMMARIO: La Pagina d'Oro. - La promessa di una santa. - La benedizione della cripta del "Martyrium,, di S. Stefano in Beitgemal. - In onore di Don Bosco e del suo Sistema Educativo. - Tesoro spirituale. - Don Raffaele Crippa. - Visitare i carcerati. - Anime riconoscenti al Veli. Don Bosco. - Dalle nostre Missioni : Prime notizie dalle nuove missioni. - Notizie storiche sul Giappone. - Dalla Missione del Siam. - Tra le regioni inesplorate del Matto Grosso. - Culto e grazie di Maria Ausiliatrice: Maria Ausiliatrice a Pergine. - Dalle nostre Case: Capitolo Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Porto Said - Alessandria d'Egitto - Ismalia - Macao - Fortin Mercedes - Buenos Aires - S. Carlo de Bariloche - Rawson - Viedma. - Lettera di Don Giulivo ai Giovani. - Cooperatori defunti.
LA PAGINA D'ORO
70. Borsa D. Paolo Albera 2a per iniziativa del Collegio Salesiano di Maroggia.
71. Borsa Pier Giorgio Frassati fondata dagli allievi di Caserta.
72. Borsa Avv. Vincenzo De Simone costituita dagli ex-allievi di Caserta.
73. Borsa Maria Ausiliatrice 5a per cura di una pia persona della Prov. di Piacenza che ha donato 30 mila lire.
74. Borsa Bari ad iniziativa della Casa Salesiana di Bari.
75. Borsa Can. Gaetano De Caroli fondata dalla Casa e dai Cooperatori di Cavaglià.
76. Borsa Sacré-Coeur„ costituita ad iniziativa della Casa Salesiana di Liegi (Belgio).
77. Borsa D. Bosco 4a (completata).
Somma precedente L. 15.385,20.
Virginia e Delfina Beltrami, 2oo - Felicita Pederzoli, 182 - N. N., 1oo - Coniugi Sigg. Brandes, 33,10 - Mariotti Giuseppe, 125 - Sac. Attilio Della Torre, 3000 - Ponzano Cristoforo, 1000 - Totale L. 20.025,30.
62. Borsa Cav. Lorenzo Sartorio offerta dai figli Cav. Giovanni e Carlo.
63. Borsa Cav. Gioacchino Manfrini istituita dal Sig. D. G. B. M.
64. Borsa S. Teresa del 13. G. 3a fondata da un ex allievo, coll'augurio che le borse dedicate alla piccola Santa abbiano a moltiplicarsi.
65. Borsa Card. Cagliero - Genova costituita da uno zelante Cooperatore della Liguria.
66. Borsa Maria Ausiliatrice 4a di Montechiaro d'Asti donata da una pia cooperatrice.
67. Borsa S. Bambino di Praga a cura della Pia Casa sordomuti di NapoliTarsia.
68. Borsa D. Giulio Barberis fondata dall'Istitu†o Internazionale Don Bosco (Torino-Crocetta).
69. Borsa D. Paolo Albera a cura dell'Isti†uto D. Bosco di S. Pier d'Arena.
BORSE INIZIATE E DA COMPLETARE
Borsa Don Cerruti
Somma precedente L. 26oo,oo.
Ispettoria Veneta, 1ooo - Ditta G. Sartorio e Figli, 5oo - Varie Pie Persone, 400 - D. A. Lucchelli 1oo. - Totale L. 4600,00
Borsa Santa Teresa del Bambino Gesù 2a.
Somma precedente L. 75,00.
F. G. 2oo - D. Dealbera Dir. Sal., 22o - S. S., 1835-D. G. M., 1ooo -Anna M. Forni, 5oo -- Fr. Stefano M. Casolari, 400, Cav. Luigi Cesaris, 1ooo - Sac. Guido Astori, 785 - Trezzi Facconi, 700 - Corona D. Andrea, 5oo - Rossi Giovanni, 29o - Meriggi Enrico, zoo - Antonio Zammit, 2oo - Sac. Ghione Francesco, 140 - D. Giuseppe Boschey, 140 - Teresa Abbate, 132 - D. Calzinari Federico, 125 - Consolini Giuseppe, 115 - Sordini Lorenzo, 113,25 - Genestroni Clara, 11o - Venuti Maria, 11o - Teol. Cavoretto Giuseppe, 1oo - Emma Minelli, 10o - Maria Duliman, 100 - Musara Angiolina, 100 - D. Cavalletti Emanuele, ioo - D. Aloi Giuseppe, 91 - R.do Parroco di Vallongo, 6o - Sac. Raffaele Farace, 56 - Finocchiaro Elvira, 5o - N. N. 12,2o. - Totale L. 11.639,45.
Borsa Mons. Fagnano
Somma precedente L. 2ooo.oo
D. M. Borgatello, 1000. - Totale L. 3000.
Borsa D. Filippo Rinaldi 2a
Somma precedente L. 55o.
Maria Cattozzo, 50 - Sig.a Berry Felicina (Torino), 2ooo. - Totale L. 2.6oo.
La vita breve ma feconda della serafina di Lisieux volgeva al tramonto. Dal letto del suo dolore aveva pronunciato un giorno queste profetiche parole: «Non ho mai dato a Dio altro che amore ed Egli non mi renderà che amore. Dopo la mia morte farò cadere una pioggia di rose ».
La santa ha dimostrato di mantenere la sua promessa e noi confidiamo che ancor meglio la manterrà in avvenire, perchè ciò che durante la sua vita fu una semplice aspirazione, ora è diventata vera realtà dacchè il Vicario di G. C. l'ha eletta a Patrona dei missionari e delle missioni.
« Mio unico scopo - scriveva essa al P. Roulland - è salvar anime e sopratutto anime di apostoli ».
« Lassù - scriveva al P. Bellieré molto più che non quaggiù sarò utile alle anime ». E il suo cuore gioiva al pensiero « del bene che avrebbe potuto fare dopo morte, procurando il battesimo ai fanciullini, aiutando i Missionari e tutta la Chiesa ».
È nota la scena - svol†asi chissà quante volte nel giardino del Carmelo di Lisieux della passeggiata quotidiana che la Santa faceva per obbedire a un ordine della Priora la quale credeva di giovare cosi alla scossa salute di lei. Un giorno una consorella, vedendola pallida, sfinita, ansante, le dice con commiserazione: - Suor Teresa, forse farebbe meglio a riposarsi: nelle sue presenti condizioni il passeggiare non fa che stancarla.
- È vero, risponde la Santa, ma sa ciò che mi dà forza? Cammino per un missionario. Penso che laggiù, lontano lon†ano, uno di essi è forse oppresso dalle sue corse apostoliche, ed è appunto per diminuire le sue fatiche che io offro le mie.
Il suo amore ai missionari la fa prorompere in queste espressioni scritte al P. Roulland : « Vorrei che lei avesse sempre le consolazioni ed io le prove: sarà forse egoismo; ma no, poichè la sola mia brama è l'amore unito al dolore. Ecchè non fu forse col dolore e colla morte che Gesù redense il mondo? ».
« Ai missionari le armi apostoliche, scriveva altra volta, a me la preghiera e l'amore lo bramerò in Cielo ciò che ho bramato in terra: amar Gesù e farlo amare... Voglio passare il mio Paradiso a far del bene quaggiù sulla terra... ».
V'è in queste parole della Santa una garanzia dell'assistenza che essa eserciterà sui missionari, e delle benedizioni che otterrà per tutti coloro che si uniscono a lei nel promuovere le opere missionarie, così care al suo cuore. Eleviamo dunque a lei con fiducia le nostre suppliche in questo mese e preghiamola perchè faccia scendere copiosa la pioggia di rose sulle missioni, sulle nostre famiglie e su tutta la Chiesa.
Pioggia di rose.
Un sacerdote ex-allievo, di cui tacciamo il nome, devoto di S. Teresa del B. G. a prova dell'efficace patrocinio della Santa di Lisieux, fonda una Borsa Missionaria in onore di Lei e fa voti « che le Borse dedicate alla Piccola Santa abbiano a moltiplicarsi pel bene delle Missioni tanto care al suo cuore».
Il voto dello zelante Sacerdote sia presto per benigna protezione della Santa, una consolante realtà.
Sappiamo di altri Sacerdoti che dal giorno in cui fu bandita la Crociata, vagheggiano l'idea di costituire una borsa missionaria per propiziare le benedizioni di Dio al loro ministero.
In autunno non si colgono forse i frut†i maturi? E non matureranno in questo mese sacro alla Vergine Carmelitana i disegni di celesti ottimi e previdenti amici?
Fratelli carissimi nel Sacerdozio, che non poche volte correte ai piedi di Gesù a versare le vostre lagrime e la piena del vostro sconforto per l'indifferenza, l'opposizione, la lotta, le amarezze che incontrate nel disimpegno del vostro ministero, non sgomentatevi. Dio non premia i successi, ma il lavoro.
Uno zelante sacerdote, a rendere fecondo il campo che gli venne affidato, volle abbracciare nella sua carità anche gli infedeli e fondò una Borsa Missionaria. Il Signore, premiando la sua fede, gli concesse di raccogliere presto nella sua Parrocchia frutti insperati copiosissimi.
Dio non si lascia mai vincere in generosità. D'altronde ben diceva la nostra Santa: « L'onore massimo che Iddio possa
fare a un'anima non è di darle molto, ma di chiederle molto». Fortunatamente si moltiplicano queste anime elette alle quali il Signore fa il massimo onore di chiedere molto. Sono falange i generosi che consacrano la loro vita, le loro sostanze allo sviluppo delle opere missionarie. Dio voglia che nessun cristiano vada escluso da ques†o onore!
La pioggia di rose, soave, feconda è già incominciata.
Un pio sacerdote fonda una Borsa intitolata a S. Francesco Saverio. Un venerando anziano, amico di antica data del l'Opera Salesiana, ne fonda un'al†ra per perpetuare il nome del Card. Cagliero. Una signora, profondamente cristiana, per assicurare le benedizioni di M. A. sulla sua famiglia, ne fonda una †erza dedicata alla Madonna di D. Bosco.
Com'è bello vedere che i discendenti di quelle anime elette, che si trovarono raggruppate intorno al Ven. D. Bosco nei giorni in cui egli costruiva il tempio di Maria Ausiliatrice, sono oggi premurosi nell'aderire alla nostra Crociata e perpetuare i nomi illustri dei loro antichi con l'istituzione di borse missionarie.
Nel Bollettino di Agosto parlavamo del piccolo Emmanuele Fassati a cui toccò l'insigne onore di collocare l'ultimo mattone della cupola di Maria Ausiliatrice. Oggi è la volta dei figli di quell'onesto e laborioso Giovanni Sartorio che da D. Bosco ebbe l'incarico di ricoprire di zinco la cupola. I figli Cav. Lorenzo e Carlo coll'istituzione di una borsa rendono doveroso omaggio al padre loro, grande amico di D. Bosco e dei suoi Successori. Egli che aveva fondato con la sua operosità e rettitudine la ben nota Ditta Sartorio, aveva voluto che uno dei successori di D. Bosco - il venerando Sig. D. Albera, assistito dal R.mo D. Rinaldi - benedicesse la prima pietra dei grandiosi stabilimenti sorti in Torino; e volle pure un sacerdote salesiano a confortarlo nel momento della morte, avvenuta il 13 giugno 1923, dopo dolorosa malattia sopportata con cristiana rassegnazione.
L'animo si rallegra a questi soavi ricordi, che tante memorie risvegliano.
Facciamo voti che su cotesti uomini integerrimi e fortemente operosi le benedizioni di Maria Ausiliatrice scendano sempre copiose e siano di prosperità alle loro famiglie.
Cuori di mamme e sorrisi di bimbi.
Le lettere di tante mamme e quelle ingenue dei bimbi sono interessantissime, commoventi. Ci piace riprodurne alcune nella loro originaria semplicità.
«Ho letto il Bollettino, scrive una buona mamma, ed ho trovato tutte queste Borse Missionarie e mi è venuto in mente di mandare anch'io qualche cosa; ma essendo una povera madre di famiglia non posso fare molto. Pazienza! faccio tutto quello che posso. Le mando queste dieci lire per la Borsa Don Bosco Educatore - sono il risparmio dei miei figli. Intanto raccomando me e la mia famiglia alla carità delle sue preghiere e de' suoi allievi ».
Mamme fortunate che, comprese della vostra missione educatrice, sentite il bisogno d'inspirarvi a D. Bosco Educatore invocandone il patrocinio, non dubitate: il grande amico della gioventù continuerà a compiere dal Cielo la sua missione. Crescete i vostri bimbi nel candore della vita presso a Gesù Sacramentato e sotto il manto materno della Madonna: ne formerete così ferventi cristiani e degni cittadini.
Udite ora una piccola voce che ha qualcosa di celeste. Su un foglio sono scritte queste belle parole:
Sei fratellini offrono il frutto dei loro risparmi per la Borsa Missionaria « D. Giovanni Bosco » invocando da Maria SS. Ausiliatrice e dal Venerabile la grazia di diventare buoni figliuoli e ferventi cristiani ».
Sono 220 lire che i cari angioletti sacrificano per la redenzione di tanti poveri bimbi pagani. Come devono essere care a Dio queste azioni, che riempiono al tempo stesso di santo orgoglio e di soavi speranze il cuore dei fortunati genitori! Vorremmo avere i ritratti dei buoni bimbi e farli conoscere a tutti gli amici dell'opera di D. Bosco: almeno invitiamo tutti a pregare perchè cotesti figliuoli formino sempre la gioia dei loro genitori.
Anche dal lontano Brasile i cari fanciulli rispondono all'invito per la Crociata. Da Rio Grande do Sul giungeva al Sig. D. Rinaldi questa ingenua letterina:
Reverendo Padre.
Ho letto nel Bollettino la Sua lettera sulla Crociata Missionaria. Vorrei fare molto, ma sono piccolo; però farò quello che potrò, così Maria Ausiliatrice continuerà a benedire e proteggere la mia famiglia.
I miei genitori mi danno sovente, quando 100 reis, quando 2oo per le piccole ghiottonerie e io volentieri mi privo e metto i soldi in un salvadanaio destinato alle missioni. - La mia sorellina è più piccola di me, ma mi aiuta e «giuntiamo » quanto più possiamo. - Ne ho fatto propaganda e continuerò a farne tra i miei amici grandi e piccoli e spero d'inviarle una bella sommetta.
Preghi per me e accetti i miei rispettosi saluti. Suo Luigino Zunino. di anni otto.
Bravo Luigino! Noi pregheremo il Signore perchè conservi e accresca il tuo ardore per le Missioni.
Non più una mamma o un bimbo, ma un babbo così scrive al Sig. D. Rinaldi:
« I miei tre bambini Aurelia di 5 anni, Tino di 2, Maria di sei mesi inviano lire cinquanta per concorrere a una Borsa Missionaria e, a mezzo dei genitori, coltivano la lieta speranza di servire in persona la nobile causa. Preghi a questo fine. Giuseppe Testuzza.
Benedette le famiglie che coltivano questi altissimi sensi cristiani! Conceda il Signore a molti e molti genitori l'invidiabile sorte di annoverare tra i figli qualche sacerdote, qualche suora, qualche missionario; questa schiatta di eletti nobilita la famiglia e attira su di essa le benedizioni di Dio.
Aggiungiamo un'altra lettera commovente, scritta dal Dott. D. Guido Bosio:
Reverendissimo Sig. D. Rinaldi,
Inviato per salute dal Piano della Mussa come Cappellano di una Colonia Alpina di 25 bambine che il Cav. Sigismondi e la sua signora con squisita carità cristiana hanno raccolto dalle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, ho voluto che anche nella nostra minuscola Cappella di montagna risuonasse l'eco dell'appello da Lei fatto per le « Borse Missionarie ».
Trovai una corrispondenza veramente commovente. Le offerte giunsero a L. 115o.
Non posso tacere un piccolo episodio significativo e commovente. Le Bambine della Colonia Alpina Sigismondi la mattina del 15 agosto avevano fatto la Comunione per le Missioni Salesiane dolenti di non poter unire anche il loro obolo. Nella giornata una buona signora regalò loro L. 1oo. Una parte del denaro, col consenso unanime delle bambine, fu detratta per alcune spesuccie di prima necessità in favore di alcune compagne bisognose e che non avevano un soldo; l'altra parte fu divisa fra le le 25 bambine. Era l'unica ricchezza di cui potevano disporre: ed esse non esitarono sulla scelta del modo di spendere il loro piccolo tesoro; corsero da me a fare la loro offerta per le Missioni. Esitai dapprima ad accettare l'obolo di queste poverette bisognose di tutto: le consigliai ad usare il loro peculio per comprare i francobolli per scrivere alla famiglia: ma esse resistettero nel loro generoso divisamento ed io commosso dovetti raccogliere dalle loro manine i piccoli gruzzoli, pensando che il Signore, che ispirava quei teneri cuori ad atti sì nobili, avrebbe saputo compensare Lui quelle povere bambine del sacrificio che esse così generosamente facevano. Ho raccolto L. 55,55: piccola cosa ma altamente significativa.
D. Guido Bosio.
Come sono olezzanti le rose della carità, intrecciate ai gigli dell'innocenza!
Quante altre belle testimonianze potremmo riferire, sgorgate da cuori umili e generosi che, rispondendo all'invito del Sig. D. Rinaldi, rivelano il loro grande amore alle Missioni e le loro buone disposizioni per cooperare alla salvezza delle anime.
L'omaggio alla Santa.
Quando il Bollettino giungerà ai nostri lettori la festa della Santa sarà già trascorsa... Per la prima volta essa è stata pubblicamente invocata come Patrona delle Missioni: ed essa che nel suo zelo abbracciava il mondo intero, avrà certo implorato da Dio una speciale benedizione per le anime che ardono del suo desiderio e si uniscono a Lei nell'aiutare le Missioni.
Sia nostro impegno, o Benemeriti Cooperatori, accontentare in questo mese il suo cuore assetato di anime col promuovere le opere missionarie: essa, fedele alla promessa fatta, accontenterà noi coll'esaudire le nostre suppliche e col benedire le nostre famiglie. Sia sulle nostre labbra la sua preghiera: « Attiratemi, o Gesù, e noi correremo con Voi alla salvezza delle anime!» e ci sentiremo spinti a far qualche cosa per promuovere il bene delle missioni.
Chi non proverà piacere ad offrire a questa Patrona delle Missioni un omaggio di speciale divozione per ricevere in cambio le grazie della sua potente protezione?
Noi da parte nostra pregheremo e faremo pregare anche i nostri giovani, perchè la Santa faccia scendere la pioggia di rose promessa sulle Missioni, sulla Crociata, sui Cooperatori e Benefattori nostri, sulle famiglie loro e sul loro interessi. E chiederemo ancora a S. Teresa del B. G. che, oltre alla pace e prosperità sulla terra, ottenga per tutti gli eterni gaudi del cielo,
Quei nostri confratelli, il 3 agosto u. s. (giorno in cui la Chiesa commemora l'Invenzione della tomba e delle relique di S. Stefano, Protomartire, per opera del prete di Cafargamala, Luciano, nel 415) ebbero la consolazione di veder condotta a termine e dedicata al culto la cripta del santuario che doveasi erigere su quella stessa tomba, la quale, come sanno i nostri lettori, pochi anni fa tornò nuovamente alla luce insieme colle rovine d'un antico « Martyrium ».
Il Rev.mo P. Mauro, Abate dei Benedettini del Sion in Gerusalemme, per delegazione di S. Ecc. Mons. Luigi Barlassina, Patriarca di Gerusalemme, benedisse solennemente il sacro edificio e vi celebrò per primo il S. Sacrifizio alla presenza di tutta la nostra Scuola Agricola e di numerosi amici e benefattori, convenuti in Beitgemal per la fausta occasione.
Tra questi ricordiamo con gratitudine e piacere, il Rev.mo P. Eutimio Castellani, rappresentante della Custodia francescana di Terra Santa; il M. Rev. P. Mallon, superiore dei PP. Gesuiti di Gerusalemme, il M. Rev. P. Ibeidat ed altri archeologi e scrittori di cose palestinesi, che, come furono loro larghi d'incoraggiamenti con la parola e con gli scritti ad intraprendere la costruzione del santuario, così si compiacquero assai di veder farsi realtà il progettato tempio al Protomartire e tornare in tal modo all'antica venerazione quella tomba, che giacque dimenticata e nascosta agli occhi di tutti per lunghi secoli.
Ciò che però s'è compiuto finora è poca cosa in confronto di quel tanto che resta da farsi; ma nel suo piccolo risultò artisticamente bello e, quel che è più, utile, anzi necessario, perchè la crip†a testè eretta, racchiudendo in sè la s. tomba, mentre dà facile e conveniente adito alla sua venerazione, la salva per sempre da ulteriori rovine.
Di tutta l'opera architettonica, di stile bizantino, com'era l'antica chiesetta o « Martirium », va data lode e merito al Rev. P. Maurizio Gisler, Benedettino dell'Abbazia del Sion, che ne stese i piani e ne curò l'esecuzione con ogni affetto e disinteresse.
Resta ora a por mano al restante lungo lavoro ed anzitutto al cosidetto « Martyrium », che al disopra della cripta dovrà sorgere nelle misure e nello stile di quello antico, che eretto da Giovanni Patriarca di Gerusalemme, dopo la scoperta del 415, fu abbattuto con tanti altri santuari della Palestina, a quanto sembra, dalle orde barbariche dei Persiani nel 613.
Di esso non rimasero che pochi ruderi ed i resti di un insigne e ricchissimo mosaico pavimen†ale, che stanno ad attestare anche ora in quale divozione e pregio era tenuta la tomba del glorioso Protomartire.
Quei mosaici, che soffrirono purtroppo dell'azione deleteria del tempo, oggi accuratamente staccati dal suolo e solidamente inquadrati, sono esposti all'ammirazione ed allo studio dei visitatori in una delle sale dell'Istituto.
Nel dare queste importanti notizie ai lettori del Bollettino, non possiamo astenerci dal raccomandare alla loro generosità ed alla loro divozione verso S. Stefano, la prosecuzione dei lavori del santuario, doveroso tributo d'onore alla tomba del Santo, la quale piacque a Dio di far scoprire ed affidare ai Salesiani di Palestina.
Ed è anche da ricordarsi qui che l'erigendo santuario è la sede centrale della Pia Opera del Perdono Cristiano, che S. S. Pio XI fin dal 1913 benedisse di gran cuore ed arricchì di preziose indulgenze.
Questa Pia Opera di cui il Bollettino s'occupò a suo tempo, conta già la cifra di oltre 6ooo associati, ma si vorrebbe che fosse sviluppata immensamente di più, tanto ci pare opportuna in questi tempi per le condizioni di molti animi e tanto cara pensiamo dover essere al S. Protomartire.
*
Per informazioni ed ascrizioni rivolgersi alla direzione dell'Opera, che risiede nell'Istituto Salesiano di Beitgemal (Gerusalemme-Palestina).
A Perugia.
Nel grande salone « Penna-Ricci» a Perugia, il 20 maggio fu solennemente commemorato Don Bosco, con lo scoprimento di una bella lapide con medaglione in bronzo, presenti S. E. Mons. Rosa, il R. Provveditore agli Studi, il Podestà, il Rappresentante del Prefetto e distinte personalità civili ed ecclesiastiche. In quella circostanza il comm. Parmeggiani, R. Provveditore agli studi, tenne un elevato discorso commemorativo.
Con parola sobria, chiara e precisa, egli illumina la figura del sommo educatore piemontese dicendosi ben lieto di parlarne, sia per l'ufficio che ricopre e sia anche per ragioni personali che egli spiega ricordando alcuni episodi della sua prima fanciullezza, quando a Bologna, frequentando le scuole salesiane, ne ricevette impressioni, donde sorse un vivo sentimento di ammirazione non mai in seguito attenuato dagli anni. Avverte anzi tutto come Don Bosco fu un educatore, non un pedagogista; e tutta la vita di lui sta a documentare quanto sia grande l'importanza dell'opera in confronto della teoria.
Qui l'oratore trova un punto di contatto fra Don Bosco e Leone Tolstoi, pur così profondamente diversi fra loro; ma mentre questi nega il principio educativo, perchè per lui che è in fondo un anarcoide, l'educazione sarebbe coercizione, Don Bosco invece, anima latina e perciò amante della disciplina, porta anche nel campo spirituale una attività felicemente pratica e feconda.
A questo punto si affaccia il problema del metodo che può essere repressivo e preventivo. Ma se nel campo politico il metodo repressivo, già seguito anche in tempi recenti senza †roppo lodevoli risultati, può talvolta essere efficace, nel campo spirituale risulta invece pessimo. L'oratore legge a questo proposito una pagina di Don Bosco, donde si rileva come il grande educatore assegni all'educazione lo scopo di mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze; perchè, ad ogni modo, se pure il sistema repressivo può evitare il fallo, non ha peraltro la virtù di rendere migliori gli alunni. Il difficile sta nell'applicazione pratica del sistema preventivo, e Don Bosco era profondamente convinto di questa grande difficoltà, che consiste appunto nel preparare il perfetto educatore, il quale non dovrebbe mai smarrire il sereno equilibrio delle proprie facoltà.
Un'altra caratteristica della educazione sta per Don Bosco nell'avvivare l'opera educativa con un continuo e soave spirito di amore. Non basta che il fanciullo sia amato, ma deve anche sentire di essere amato; ed ecco perchè quanti escono dalle scuole salesiane, anche quelli che in seguito abbracciano condizioni diverse, si vantano sempre di esservi stati allievi.
Ma la base principale dell'opera educativa è senza dubbio la conoscenza e la pratica della religione; e anche questo concetto è entrato nei nuovi programmi scolastici. Oggi si vuole che l'insegnamento religioso sia posto a base dell'educazione, perchè questo appunto si ritiene indispensabile al rinnovamento vero ed efficace dell'Italia nostra. Ed ecco appunto la ragione, per cui l'oratore dice di avere vivamente desiderato, come Provveditore agli Studi, di commemorare pubblicamente la bella figura del Venerabile Don Bosco.
Nel commento ufficiale della riforma Gentile per le Scuole Elementari, il nome del grande educatore è citato a proposito del posto cospicuo che viene assegnato al giuoco ed al chiasso dei fanciulli. Ed infatti, per educare, occorre anche valersi della loro tendenza, troppo fin qui trascurata, ai vari passatempi, perchè appunto in mezzo ai giuochi è dato all'educatore di studiare e conoscere veramen†e l'anima loro.
Nè con tutto questo, dal programma pratico di Don Bosco va esclusa la istruzione, perchè un giovane così educato è certo anche studioso; e l'oratore ha potuto constatare personalmente gli ottimi risultati raggiunti nello studio negli Istituti Salesiani della sua circoscrizione che primeggiano sugli Istituti Privati e possono essere di modello anche a qualche Scuola Regia.
Tale dunque l'opera educativa di Don Bosco, nella quale al sentimento profondamente religioso si associa un fervido amor di Patria, e quanti sanno il gran bene che i fedeli seguaci del Sommo Educatore van facendo all'Italia, portando in ogni angolo della terra, insieme con la Croce di Cristo, l'amore per la patria nostra, non possono non essere convinti e fervidi ammiratori di Don Bosco.
Altri discorsi furono detti da Mons. Mignini, per ringraziare le autorità e i benefattori dell'Istituto Salesiano; e dall'Arcivescovo Monsignor Rosa come Presidente dell'Opera PennaRicci che raccomandò alle autorità cittadine il benemerito Istituto,
All'Università Popolare fascista di Foggia il Prof. Gius. Crucinio ha tenuto una Conferenza sul Sistema Educativo di D. Bosco.
Prima che l'esimio conferenziere svolgesse il suo tema, il Can.co Vincenzo Vaglienti decurione dei Cooperatori Salesiani offrì all'Università Popolare un bel ritratto di Don Bosco dicendo come il grande educatore fosse ben degno di figurare in un luogo dove si spezza al popolo il pane della verità. Il preside Dott. Michele Papa ringraziò del magnifico dono con parole altamente lusinghiere: quindi ha presentato l'oratore.
Il prof. Crucinio, dopo un rapido cenno sull'opera apostolica dell'umile educatore piemontese, attorno a cui si sono stretti i giovani che egli sapeva attrarre con la sua grande bontà, è entrato subito nel merito del tema illustrando il sistema educativo del grande educatore Don Bosco, basato tutto sul metodo preventivo, l'unico che può dare quei frutti meravigliosi che si perseguono nella pratica educatrice della scuola. Con facile parola ha dimostrato la grande difficoltà che si incontra nell'applicazione di tale metodo, che richiede compiuto spirito di sacrifizio e di abnegazione. Si intrattenne ad illustrare i grandi risultati ottenuti a mezzo di tale metodo dall'immortale D. Bosco, il quale vide fiorire di giovani le sue belle istituzioni, risultati che illustrarono la bontà del metodo col quale D. Bosco si ricollega attraverso i secoli ad un altro immortale educatore - Vittorino da Feltre. Bene ha fatto il Ministro della Pubblica Istruzione ad additare agli insegnanti italiani la luminosa figura di D. Bosco, la quale non grandeggia come educatore soltanto, ma come conquistatore.
L'oratore, che ha saputo avvincere l'uditorio con la sua elegante parola, fu assai applaudito.
L'indulgenza plenaria: Ogni mese:
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.
Dal 1° Ottobre al 3o Novembre nei seguenti giorni:
7 ottobre La Madonna del Rosario.
11 ottobre Maternità di Maria SS. 16 ottobre Purità di Maria SS.
21 novembre Presentazione al tempio di M. SS. 22 novembre Santa Cecilia.
Ricordare anche
che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori Salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:
1. Per una invocazione qualunque a loro scelta, un'indulgenza plenaria.
2. Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.
* *
NB. - I Cooperatori, impediti per malattia di portarsi alla chiesa, possono acquistare le indulgenze sopra dette, recitando in casa cinque Pater, Ave e Gloria.
PER LA GIORNATA MISSIONARIA.
Ricordiamo e raccomandiamo vivamente ai nostri benemeriti Cooperatori e alle nostre benemerite Cooperatrici la GIORNATA MISSIONARIA del 21 ottobre, indetta da S. S. Pio XI, per lo sviluppo dell'Opera Pontificia della "Propagazione della Fede".
Siamo sicuri che tutti vi parteciperanno con slancio cristiano, assecondando il vivo desiderio del Sommo Pontefice di
1) vedere tutti inscritti all'Opera
2) e pregare per le vocazioni missionarie
3) e cooperare con generose elemosine alla Propagazione della Fede.
Si è spento serenamente a 74 anni, nel lazzaretto di Caño de Loro. Da 36 anni missionario, D. Crippa svolse la sua opera quasi ininterrottamente fra gli esseri più doloranti che esistano al mondo, i lebbrosi.
Egli fu il primo sacerdote salesiano che nel 1892, appena arrivato in America, volò in aiuto del generoso D. Unia che da pochi mesi si era volontariamente dedicato all'assistenza dei lebbrosi di Agua de Dios; e, partendo da Bogotà per quel luogo di dolore, si era mostrato così sereno e allegro come se andasse a una festa. E diede a Don Unia un aiuto davvero prezioso ed efficace, se questi potè scrivere in capo a pochi anni che un cambiamento radicale si era prodotto in quell' « inferno di viventi », che alla disperazione abituale era seguita la più confortante rassegnazione.
L'opera di D. Crippa, insieme allo zelo di D. Unia, aveva compiuto il prodigio di richiamare a religiosità quegli infelici galvanizzati dall'indifferenza. Trasformato l'ambiente, D. Crippa trovò, succedendo a D. Unia nel 1895, un terreno pronto ad accogliere con fervore le opere importantissime che la sua mente vagheggiava per dare alla vita dei lebbrosi un ritmo più confortevole. Le scuole pei bimbi, l'oratorio festivo col teatro e la banda, l'asilo, la fondazione delle Figlie dei SS. Cuori di Gesù e Maria - religiose lebbrose che avrebbero avuto cura dell'asilo e degli ammalati a domicilio - sorsero sotto la sua saggia direzione o ebbero il suo appoggio. Provvide i tre ospedali di Agua de Dios di altrettante cappelle, ampliò la chiesa parrocchiale con una grande navata destinata agli uomini e con cappelle laterali; l'abbellì di una discreta cupola sul presbitero, e del pavimento. Egli ne fu ad un tempo l'architetto e l'impresario, e trasformandosi in operaio, costruì in legno di cedro l'altar maggiore, gli altari secondari, il pulpito e i confessionali.
Dopo 17 anni di permanenza in Agua de Dios, nel 1909 Don Crippa passò al lazzaretto di Contratacion e spiegò il suo zelo come cappellano anche nel villaggio di Guadalupe dov'è un fiorente asilo delle Figlie di M. A. frequentato da oltre un centinaio di bimbi sani di famiglie lebbrose.
Nel 1917, riapertosi per le insistenze del Comitato di Cartagena il lazzaretto di Caño de Loro, D. Crippa ne assunse la direzione coadiuvato da altri confratelli e dalle Figlie di M. A. Colà egli continuò, malgrado l'età, a prodigarsi con zelo pel bene di quei lebbrosi, più bisognosi degli altri per essere discendenti degli antichi schiavi negri, privi del necessario e più degli altri dominati dall'ignoranza in materia religiosa.
Primo suo pensiero fu di provvedere al lazzaretto una chiesa, e dare ai lebbrosi il conforto della religione; mentre ne preparava il disegno, trasformò in cappella tre delle camere che servivano per sua abitazione. Nel settembre 1917 venivano benedette le fondamenta del nuovo tempio di cui furono padrini il Governatore del dipartimento e il R. Console d'Italia, e la costruzione proseguì lentamente fino al 1923, poi si arrestò del tutto per la mancanza di mezzi; ma l'industriosa attività del missionario seppe trovar modo di riprendere l'opera e completarla. Il sogno suo più bello lo volle realizzare con sollecitudine perchè sentiva approssimarsi la fine della vita. Il tempio materiale era stato anche a Caño de Loro preceduto dal tempio spirituale: e bella soddisfazione fu per lui aver potuto accrescere sempre il numero delle prime comunioni, fino a oltrepassare il centinaio in questi ultimi anni e vedere nella schiera non solo i bimbi, ma gli adulti che la sua paziente carità aveva saputo conquistare.
Il R. Governo Italiano, or sono due anni, volle rendere omaggio alla sua sublime abnegazione, e gli conferì un'onorificenza. Ora al buon missionario è toccato il premio di Dio, premio degno del sacrifizio da lui compiuto per 36 anni continui con lo slancio più sublime e con la gaiezza del suo temperamento lombardo.
Nell'albo degli eroici missionari che spesero la vita per lenire le sofferenze dei poveri lebbrosi il nome di Raffele Crippa ricorderà un uomo di grande virtù, un degno figlio di Don Bosco.
I nostri Cooperatori, elevando una prece per il buon Salesiano estinto, chiedano al Signore che tante altre anime generose ne seguano il fulgido esempio.
R. I. P.
Una delle più dolci consolazioni che provano gli emigrati all'Estero, è quella di ricevere dai loro paesi d'origine i periodici che recano notizie della cara Patria lontana e delle opere che in essa si svolgono.
Quanti Italiani all'Estero attendono con ansia e leggono avidamente il nostro « Bollettino »! E a quando a quando essi ci esprimono la loro piena soddisfazione di rivivere ancora qualche istante col pensiero nei dolce paese natio, nelle chiese e nelle case salesiane che solevano frequentare specialmente in certe feste solenni, e plaudono alle notizie delle missioni salesiane delle quali già si interessavano quando erano in Italia.
Gli emigrati poi che furono allievi dei Collegi ed Oratori Salesiani trovano nel Bollettino un vincolo di unione colle Istituzioni che essi amano pei cari ricordi della loro giovinezza, e risentono nella lettura del periodico l'eco di quei principii che hanno appreso.
Preghiamo pertanto vivamente i lettori di favorirci l'indirizzo dei parenti, amici o conoscenti stabiliti all'Estero, con l'indicazione che venga spedito il Bollettino: noi ci daremo premura di accontentarli. Sarà questa una fiorita carità per le nostre Opere e Missioni.
Visitare i Carcerati.
Uno zelante missionario salesiano, D. Francesco Mainini, da molti anni è cappellano della «Penitenziaria» di S. Paolo.
Di lui e dei suoi amici carcerati ci dava notizie D. Trione, scrivendoci da S. Paolo: « Il giorno dell'Epifania, D. Mainini mi invitò a fare una breve predica agli 8oo carcerati, suoi amici. Dopo aver parlato loro della festa del giorno, dissi del B. Cafasso, grande apostolo e protettore dei carcerati, e come egli affezionasse a tale apostolato il Ven. D. Bosco. Poi feci loro osservare come i Salesiani di D. Bosco siano in generale benemeriti delle prigioni di tutto il mondo, in quanto che, dedicandosi a educare cristianamente la gioventù, procurano che non vada a finire in prigione. Aggiunsi altre opportune esortazioni e li lasciai abbastanza lieti e sodisfatti ».
Con piacere segnaliamo l'opera di misericordia che il nostro confratello compie da tanti anni verso quei disgraziati. La « Penitenziaria » di S. Paolo, per la modernità della sua costruzione e per il sapiente ordinamento interno, ha fama di essere la migliore dell'America Latina e gareggia con le migliori degli Sta†i Uniti.
Il bravo D. Mainini che visitò molte altre istituzioni del genere all'estero e che si tiene al corrente dello sviluppo carcerario dei paesi più progrediti, è di questo parere. Egli poi lavora con molta competenza in quell'ambiente, e da zelante apostolo ottiene felicissimi risultati.
Non c'è dubbio e da tutti si ammette, quanto valga la religione a migliorare i detenuti, per restituirli meno pericolosi e in molti casi interamente bene rieducati alla società. E il nostro cappellano di S. Paolo è in relazione amichevole con tutti i detenuti, ne coltiva l'istruzione religiosa, la frequenza ai SS. Sacramenti, provvede allo splendore delle sacre funzioni ed ha organizzato una poderosa scuola di canto, di cui è maestro, e una buona orchestrina per le maggiori solennità religiose e pel teatro.
Il giorno di Natale alla messa solenne erano stati ammessi molti invitati e l'orchestrina divenne allora orchestra per l'intervento di distinti artisti esterni. Dopo Messa tutti gli invitati visitarono con ammirazione il bellissimo presepio, preparato dagli amici di D. Mainini.
Circa 5oo dei detenuti sono iscritti alla Pia Unione dei Nove Uffici del S. Cuore di Gesù, ne osservano il regolamento e ne portano il distintivo. Una volta al mese, alternandosi domenica per domenica, tutti gli Associati si accostano alla confessione e comunione, facendo in questo opera di apostolato coll'attrarre altri compagni: non è quindi da stupire se le comunioni nella « Penitenziaria » assommano a oltre dodici mila all'anno.
Frequenti sono poi i casi di meravigliose conversioni, ed è accaduto che alcuni detenuti hanno benedetto il Signore per essere stati ivi rinchiusi, avendo così potuto imparare a diventare galantuomini e buoni cristiani.
Un giornale di S. Paolo scriveva mesi fa: « Il codice, la pandetta, il carcere non fanno questi miracoli, ma la religione di Cristo e il Natale del P. Mainini li fanno. Sono vent'anni che questo Salesiano vi compie la sua ardua e delicata missione: e la compie come un degno figlio di D. Bosco... con zelo, con prudenza, ma sopratutto con cuore. I carcerati lo amano, lo venerano; quando lo vedono, gli occhi s'aprono a un sorriso di letizia.
E la loro « mamma »; e lui li chiama, uno per uno, figli, i « suoi cari figliuoli ».
Da una lunga relazione riassumiamo la sostanza di una grazia ottenuta per l'intercessione del Ven. D. Bosco, omettendo tutte le circostanze accessorie:
Mi trovavo confinato in un'isola senza alcuna speranza.
Per poco non fui vittima di un poveretto, che improvvisamente impazzito, mi colpiva per ben tre volte con una forchetta irrugginita nell'occhio sinistro. Fui portato all'Ospedale di Palermo, e data la gravità del caso, fui visitato dai migliori professori, tra i quali il Prof. Spataro. Egli tre volte mi fece condurre nella sala d'operazione per procedere all'estrazione dell'occhio e disse che solo un miracolo poteva ridarmi la vista. Un istinto misterioso mi spinse ad arrischiare tutto piuttosto che consentire all'estrazione dell'occhio, pur essendo tanto avanzata la cancrena da intaccare anche il destro.
Grazie al generoso Direttore dell'Ospedale ottenni di essere visitato in un'altra clinica dell'On. Deputato Cucco; ma anche il suo responso, dopo una visita accurata di oltre un'ora, fu che la scienza non mi poteva più ridare la vista ormai perduta.
Quando infine dopo 10 mesi mi si fece il processo, i giudici rimasero altamente sorpresi nel leggere le perizie dei due distinti oculisti, in contrasto con la realtà del mio occhio bello e sereno senza neppure le traccie dei colpi ricevuti. Vollero conoscere com'era andata la cosa. E la cosa andò così; che nei 6 mesi della mia disperazione di esser cieco, io non ho cessato un giorno di volgere al Ven. D. Bosco le mie suppliche e le mie preghiere, finchè un mattino mi svegliai con la vista riacquistata e con l'occhio libero da ogni segno di malattia. Ufficiali del R. Esercito, ammalati e miei vicini di letto, furono ad un tempo i testimoni della mia fede e della mia prodigiosa guarigione.
Graziato dal Duce Benito Mussolini, ora mi trovo all'Ospedale di S. Vito (Torino) per curare una frattura complicata del piede sinistro. Sento il bisogno di glorificare la bontà di D. Bosco nell'esaudirmi, e mi pare così facendo di dar consolazione all'anima santa di Mons. Luigi Lasagna di cui sono parente.
LUIGI LASAGNA
Scultore in legno.
Un mio fratello, deficiente fin dalla nascita, soffriva da molti anni attacchi epilettici, i quali con l'abuso del mangiare e del bere divenivano sempre più gravi e frequenti. Inabile a qualunque lavoro il giovane non pensava che a soddisfare la gola e ogni giorno, con il pretesto di andare in chiesa, girava di bettola in bettola, ritornando poi a casa in uno stato deplorevole. Ciò era causa in famiglia di continue apprensioni; ma guai a contrastare al poveretto l'uscita. Allora erano grida e smanie da forsennato.
Soffrivo per questo stato di cose e perchè non riuscivo a trovare un rimedio efficace. Leggendo le grazie ottenute per l'intercessione del Ven. D. Bosco, pensai di mettere mio fratello sotto la protezione di lui; gli feci mettere al collo una reliquia del Venerabile e cominciai la novena. Sul principio parve che D. Bosco non volesse esaudirmi. perchè il fratello continuando nelle sue abitudini un giorno ebbe una tremenda caduta da dover essere medicato; ma proprio da quel giorno non pensò più di uscire da solo, ed ora se ne resta tranquillo in casa.
In seguito a questa grazia ho fatto a D. Bosco la promessa di un'offerta a benefizio delle Missioni Salesiane, perchè la completi ottenendomi che il fratello vada esente dai suoi attacchi. E pare che Don Bosco voglia esaudirmi anche in questo, perchè al presente gli attacchi si son fatti assai rari.
Le anime buone ringrazino con me Don Bosco e con me lo supplichino perchè protegga sempre il mio caro fratello.
Una Cooperatrice.
Un mio nipote si trovava in gravissime difficoltà, che gli ostacolavano ogni via ad un assetto definitivo e corrispondente ai sacrifizi fino allora sostenuti dalla famiglia.
Disperando dei mezzi umani io lo raccomandai a Don Bosco, del quale è ExAllievo, e a questo fine mi recai a pregare sulla Tomba di Valsalice promettendo, a grazia ricevuta, un'offerta per le Opere Salesiane.
Con gioia di tutta la famiglia i gravissimi ostacoli sono caduti in modo straordinario. Mantengo la promessa inviando l'offerta alla « Borsa D. Nassò », che si sta raccogliendo a Valsalice tra gli Ex-Allievi Universitari Salesiani, impegnando il Ven. Don Bosco per una grazia spirituale, che dev'essere il compimento della prima.
Torino 29 luglio 1928.
N. N.
Prof. Maria Fabris offre L. 5oo a benefizio delle Missioni per ringraziamento a Don Bosco che le ha ottenuta la guarigione della mamma.
Gerardi Vito trovandosi in una cattiva situazione si raccomandò a Don Bosco per ottenere l'aiuto desiderato, e il giorno dopo ebbe quanto desiderava.
Turri Matilde Ved. Fabris offre L. 300 in segno di riconoscenza per l'ottenuta guarigione invocando la perenne assis†enza di Don Bosco.
N. N. (Pomaro Monf.) colla promessa di una offerta ottenne subito da D. Bosco la grazia di esser libera da una grave indisposizione.
Maria Garzia (Reggio Emil.) manifesta la sua riconoscenza al Venerabile per due grazie insigni ottenute.
V. O. S. (Torino) ricorse al Ven. D. Bosco nel pericolo di un'operazione ad una sua sorella ed il pericolo si dileguò immantinente con grande sollievo della famiglia.
M. Teresa Carpineto Maritano invia riconoscente offerta per aver ottenuto una grazia importantissima dal Ven. D. Bosco, mentre altre ne implora fiduciosa.
Sr. Ines Bozzo (Livorno) dichiarata affetta da appendicite cronica si raccomandò a Don Bosco per ottenere che il male si risolvesse senza intervento chirurgico. Dopo pochi giorni di fervorose preghiere il pericolo scomparve e con una breve convalescenza si trovò risanata.
I.
Da Krishnagar (India). Rev.mo Sig. D. Rinaldi,
Per la prima volta ho il piacere di inviarle nostre notizie da questa nuova missione, in cui ci ha chiamati il Signore.
Prima di noi lavorarono in questa regione per molti anni i Padri delle Missioni Estere di Milano, che ora si concentrano nella diocesi di Dinajpur in cerca di altre anime da redimere: essi hanno qui riportato molti frutti col loro zelo e col loro sacrifizio. Il loro esempio sarà sempre a noi di incitamento per conservare con cura la preziosa eredità di anime confidataci e per faticare anche noi instancabilmente ad ampliare le conquiste.
Per ora siamo solo in tre sacerdoti: Don Piesiur, D. Pisano e il sottoscritto, e al presente siamo impegnati nello studio della lingua. Ma già vediamo la necessità di altro personale per poter svolgere le opere più importanti, e creda, amato Padre, se avesse altri 25 sacerdoti missionari da inviarci, troverebbero qui pronto un lavoro intenso.
Per la parte materiale aggiungo che la missione di Krishnagar è molto povera, per cui vorrei chiederle una calda preghiera ai nostri Cooperatori e Benefattori affinchè ci venissero in aiuto. Ella intanto raccomandi a Maria Ausiliatrice noi tutti e ci ottenga una speciale benedizione al nostro incipiente lavoro.
D. EMANUELE BARS.
II.
Da Porto Velho (Brasile).
Scrive il Missionario D. Nicoletti al Sig. D. Rinaldi:
« Appena giunto, ebbi una lieve indisposizione dalla quale subito mi rimisi meravigliando la gente quasi fossi refrattario alla febbre. Ma ai pruni d'ottobre la febbre venne purtroppo e se ne andò soltanto a forza di iniezioni: speriamo non abbia più a ritornare...
Il nostro lavoro per ora si svolge nei centri abitati: quando ci saremo affermati in questi si potrà aprire una o più missioni per gli indi vicinissimi che fanno parte della Prelazia. Presentemente siamo solo tre sacerdoti e tutti e tre colpiti più o meno dal « paludismo », cioè in continuo pericolo di essere immobilizzati dalla febbre: un po' di pioggia che ci sorprenda, un'imprudenza nel mangiare di certa frutta e nel bere certe acque, può essere sufficiente per farci ricadere.
La popolazione corrisponde molto al nostro lavoro e ci è assai affezionata: essa è poverissima. Quanto bene si potrebbe fare se fossimo in più e disponessimo di mezzi! Fidando nella Provvidenza abbiamo iniziato i lavori della chiesa di Porto Velho, di quella di Jacy Paranà e di S. Antonio: ma ne occorrerebbe un'altra a Guajarà Mirim. Dalla popolazione, specialmente ora che il prezzo della borracha (gomma) è bassissimo, non possiamo sperar nulla; bisognerà perciò che ci pensino i nostri Superiori e i nostri ottimi Cooperatori. Poi queste chiesine che andiamo costruendo, dovranno essere corredate di paramenti e di oggetti di culto: e tutto ciò non possiamo attenderlo da altri che dai zelantissimi Comitati delle ottime nostre Cooperatrici. Inoltre è urgente costruire un ospedale per i poveri: come fanno pena vederli ammalati, coperti di piaghe, e sopratutto abbandonati!
Le comunico pure altra notizia che le recherà sorpresa: finora siamo senza casa; abitiamo una baracca, che serve anche da cappella, nella quale di giorno sentiamo tanto caldo come se ci trovassimo in un
forno, e di notte, per l'abbassamento repentino della temperatura favorito dal tetto di zinco, pungente il freddo. Con tutto ciò tiriamo avanti: viaggiamo su e giù per il Madeira infestato di enormi coccodrilli e di voracissimi pesci, insegnando a quante più anime si può la via del cielo. Questa poi è l'opera sopra tutte urgente perchè i protestanti e Pentecoste » sono qui molto attivi; predicano nelle strade e nei pubblici ritrovi, attaccando sempre la Chiesa. Per buona sorte non hanno credito: in 2o anni, dacchè percorrono questa zona priva di sacerdoti, non hanno fatto che conquiste insignificanti; oggi poi ne fanno meno ancora per la nostra presenza e se fossimo in maggior numero, sarebbe anche più neutralizzata l'opera loro.
Se non posso colorire come vorrei di tinta rosea questo ambiente amazzonico, voglia lei, amatissimo Padre, ottenerci dal Signore tutto il necessario spirito di sacrificio e inviarci qualche rinforzo di personale. Per conto mio sono deciso di spendere tutte le mie forze in questo campo che il Signore mi ha affidato e ringrazierò ogni giorno la Provvidenza se mi conserverà in salute per lavorare a bene di queste anime abbandonate.
D. Giov. NICOLETTI.
(Relazione di Don Vincenzo Cimatti).
I.
Ho pensato che non riusciranno spiacevoli ai lettori del Bollettino, nostri amati benefattori, alcune notizie storiche sul Giappone e sulla nostra Missione in relazione agli argomenti più vitali della più grande nazione dell'estremo Oriente.
Non cito dati geografici o demografici: qualsiasi modes†o libro di geografia delle Scuole italiane li ha in abbondanza. Può interessare forse questa prima domanda: - Come si è venuto formando l'impero giapponese ?
Un po' di mitologia.
Il popolo giapponese basandosi sulle antiche sue tradizioni e sui codici sacri della sua antica letteratura, dichiara di essere il popolo uscito immediatamente dalle mani della dea « AMATERASU ». Prima della creazione delle cose il dio « AME NO MINARA NUSHI » era immobile nel centro cosmico. Alla 16a generazione ordinò ad IZANAGI di dare forma al cielo e alla terra colla materia creata dalle precedenti divinità. Avvenne il suo sposalizio con la dea IZANAMI e dal loro matrimonio ebbero origine le isole più importanti del Giappone. Sono pure loro produzione i 6o dèi delle montagne, delle riviere, degli alberi, dell'acqua, del tuono, della pioggia, ecc. e finalmente il dio del fuoco, la cui nascita però causò la morte della madre. IZANAGI nel suo dolore tagliò la testa al fanciullo e discese all'inferno per visitare la sua sposa. Al suo ritorno, mentre si purificava ad un fiumicello, dai suoi vestiti e dalle parti purificate del suo corpo ebbero origine altre 26 divinità. Le tre ultime furono AMATERASU ò MI KAMI, nata dal suo occhio sinistro, cui donò l'impero del cielo; TSUKI POMI NO KAMI, nato dal suo occhio destro, cui donò l'impero della notte; e TAISE HAYA SUSA NO Ó NO MIKOTO, che nacque dal suo naso e a cui diede l'impero del mare.
La dea AMATERASU rivolgendosi al suo figlio OSHI HO MIMI NO MIKOTO disse: « Figlio mio, il paese lussureggiante della pianura coltivata è il paese che †u devi governare; va, discendivi e governalo bene ». OSHI HO MIMI preferì vi andasse suo figlio NINIGI, che accompagnato da numerose divinità discese al picco KusHiFuRu della montagna Takachiho nel Hyuga (Miyazaki). Le divinità che l'accompagnavano erano tutto il personale necessario per la celebrazione delle feste religiose (chè nei tempi antichi ogni atto di qualche importanza del governo era sempre preceduto da un sacrificio). In seguito AMATERASU prendendo una celeste gemma, una spada ed uno specchio ne fece dono al suo figliuolo, dicendo: - Questo specchio consideralo come la mia anima, veneralo e rendi a questo un culto come se fosse a me. - Sono appunto questi tre oggetti (lo specchio, la spada e la gemma) considerati come emblemi della dignità imperiale, e la cerimonia d'accessione al trono consiste sostanzialmente nella presa di possesso di questi divini tesori.
NINIGI sposatosi colla figlia del dio della montagna, ebbe tre figli, uno dei quali HowoRi, costretto a fare un viaggio al palazzo del re dell'Oceano, ne sposò la figlia. Frutto del loro matrimonio fu UGAYA FUKIAEZU NO MIKOTO. (A Sud del dipartimento di Miyazaki nel piccolo villaggio di Udo sulla riva del mare si ammira una caverna di 37 metri di lunghezza, larga 19 ed alta 5, dove sarebbe nato FUKIAEZU). L'ultimo dei suoi quattro figli è conosciuto col nome di GIMMu TENNO che conquistò il Giappone e fondò la dinastia attualmente regnante.
Alcune conclusioni. Ed ora alcune conclusioni:
1) Nei libri delle scuole elementari superiori giapponesi dopo aver narrato il dialogo della dea col figlio, si legge: « La parola divina (detta dalla dea Amaterasu a Ninigi) insegna il fondamento sul quale il nostro paese fu costrutto; stabilisce la distinzione fra il Sovrano e il suddito; essa ci garantisce la perpetuità della dignità imperiale, che durerà quanto il cielo e la terra».
Nei libri delle scuole superiori e nelle opere tecniche si racconta il fatto senza commenti: è un postulato a cui ogni buon giapponese deve credere.
2) Le idee e gli usi religiosi così trasmessi riassumono le tradizioni religiose dell'antico Giappone (prima dell'introduzione del Buddismo), tutte incluse nella parola SHINTO, via degli dèi. È questa credenza negli dèi indigeni (KAMI) la religione primitiva, vera creazione originale dello spirito popolare giapponese. Gli dèi della natura personificano forze e oggetti materiali (luce, fuoco, vento, montagne, fiumi, mari); sopra tutti domina la dea del Sole, AMA TERASU. Gli dèi degli uomini soro la deificazione di uomini celebri, capostipiti delle grandi famiglie ed eroi delle varie epoche. È certo il più importante GIMMU TENNO, fondatore della dinastia imperiale attualmente regnante.
Tali dèi hanno tutti i sentimenti umani; vi sono dei buoni e cattivi, come vi sono uomini buoni e cattivi; viventi in cielo, in terra o negli abissi. Il culto a questi dèi consiste in preghiere, in purificazioni con acqua fatte in templi modestissimi, che custodiscono i tre oggetti sacri: la spada, la celebre gemma, lo specchio.
E un complesso quindi di divinità grossolanamente materializzate; è un culto semplicissimo verso gli dèi della natura; culto verso gli spiriti degli eroi e dei sapienti.
3) Non entro nelle discussioni degli studiosi desunte dall'antropologia e dalla linguistica per determinare l'origine di questo popolo. Da quanto ho detto, il fatto certo è che antichi Giapponesi (difficile assai determinare le date) cominciarono una regolare invasione di conquista dall'isola del Kyusku. Il centro iniziale di questo movimento di conquista, come pure di tutto il complesso sistema delle idee religiose primitive del popolo giapponese, è proprio la provincia di Miyazaki, centro attuale della nostra missione. Di qui a poco a poco, con battaglie ininterrotte, GIMMu TENNO spinse a nord la razza aborigena (AINO), e fondò nel centro dell'isola grande il regno di Vamato. Questa è il punto di partenza della storia giapponese,
Come S. Paolo
Mentre leggevo qua e là queste belle notizie che ho poveramente riassunto, mi sembrava di vedere l'apostolo Paolo ad Atene in mezza all'Areopago quando istruiva quei pagani richiamandoli francamente dalla superstizione e dall'ignoranza sul culto delle divinità, al culto del vero Dio creatore.
Certo che se fosse ora missionario in Giappone, potrebbe con la foga ardente del suo dire rettificare le credenze dei Giapponesi al riguardo e gridare loro come agli Ateniesi: « O anime buone, in Dio viviamo, ci moviamo e siamo, come appunto disse qualcuno dei vostri poeti: Poichè siamo sua generazione sua stirpe. Essendo dunque stirpe di Dio, non dobbiamo stimare che il Divino sia simile all'oro, all'argento o alla pietra scolpita dall'arte e dal pensiero dell'uomo. E Dio disprezzando i tempi di questa ignoranza ora annunzia agli uomini, affinchè tutti dovunque facciano penitenza ». Questo noi pure ci sforziamo di predicare a queste care anime, che se comprenderanno la verità della loro origine e ad essa conformeranno le loro azioni certo avranno fatto un buon passo nell'apprendimento della nostra santa religione.
(Continua).
Amatissimo Padre,
Mentre le scrivo, la nostra casa risuona di gioconde grida giovanili, con quanta gioia dell'anima nostra, Lei può immaginare. Si giuoca sfidando il caldo, dopo aver pazientemente lavorato a spianare il cortile.
Ai giovani si sono aggiunti anche alcuni padri di famiglia: li ho visti partecipare con rinnovata giovinezza ai divertimenti comuni e ho notato in essi un senso di grande soddisfazione nel contemplare i loro figli trastullarsi in luogo sicuro, sotto lo sguardo vigile dell'assistente salesiano.
È un piccolo oratorio incipiente. Ricordo di aver letto con piacere che gli oratori furono chiamati i « veri sanatorii della società »: speriamo che lo siano anche per questa gente siamese. Questa la speranza che ci sprona ad aprirne quanti più possiamo.
Prime comunioni.
Un buon numero di giovanetti hanno fatto la prima comunione solenne.
Fu uno spettacolo bellissimo. Allineati nel centro della chiesa, i ragazzi tutti in giubbetta bianca, le ragazze avvolte in veli a svariati colori; tutti tenevano in mano una candela ornata di fiori e avevano dietro i loro genitori e parenti.
A funzione finita i neo-comunicati si accostarono nuovamente due per due alla balaustra, si avvicinarono piamente a un tavolo sul quale erano tra candele accese il Crocifisso e il Vangelo, per giurare solennemente fedeltà a Cristo Re. Tutti, compresi di riverenza e commozione, sentirono la solennità di quell'istante.
Un lebbroso.
Abbiamo anche avuto la fortuna di mandare in Paradiso un lebbroso. Era un povero cinese, venuto alla nostra residenza con altri due compagni su una misera barca per chiederci l'elemosina. Il lebbroso era in condizioni pietosissime e parlava stentatamente un dialetto che io non comprendevo: per buona sorte mi venne in aiuto il sacerdote siamese, P. Nicola, che sapeva un po' di « ok-lo ». Si poté preparare al S. Battesimo, che gli amministrai sotto il tetto di bambù che ricopriva la barca.
Pochi giorni dopo il suo corpo era deposto nel camposanto cristiano, colla benedizione del ministro di Dio, tra le preghiere dei fratelli di fede.
Il dì delle ceneri.
Va ricordato per un'usanza speciale. Dopo la funzione tutti i cristiani si recano al cimitero per pregare la pace eterna ai defunti. Quanta gente vi ho vista radunata. Questi cristiani, discendenti da Cinesi, conservano la solennità tradizionale del loro paese per i morti; e anche i tiepidi in quella circostanza intervengono per dare il tributo di venerazione alla memoria dei loro cari.
La cerimonia ha qui un risalto magnifico, tanto più che gli siamesi usano bruciare i cadaveri dei loro morti nei forni crematori che sorgono accanto a tutte le pagode.
A Bangkok vi è nel cimitero una tomba molto cara: è di un ex allievo di Torino, Alberto Nazzari, alunno del M. Dogliani. La visitammo in compagnia del Sig. Don Ricaldone e udimmo con soddisfazione quanto fosse stimato nella capitale dov'era maestro di musica e come avesse fatto una santa morte. Sentendo parlare di lui provavamo l'impressione che si trattasse di uno della nostra famiglia, e ci appartenesse ancora benchè ci avesse lasciati.
- È dei nostri - mi disse il Sig. Don Ricaldone -; recitiamo un De profundis!
Uno sguardo alla nostra Missione.,
Il Sig. D. Ricaldone, di ritorno dall'Estremo Oriente, ha consacrato, in nome suo, la Missione al S. Cuore di Gesù e a Maria Ausiliatrice: speriamo che il Sacro Cuore e la Madonna ci aiuteranno a estendere il regno di Dio in questa terra.
Delle cinque provincie che ci sono affidate, una sola ha già un bel numero di cristiani; alle altre non è ancora giunto lo zelo dei missionari, ma nutriamo fiducia che vi giungerà un giorno. Il lavoro si presenta assai arduo, e occorreranno sacrifizi per aprire nuovi centri, erigere nuove cappelle e scuole: ma siamo disposti a tutto pur di iniziare quest'opera che a suo tempo darà frutti di nuove conquiste di anime all'amore di Dio.
Se avessimo un canotto.
La regione in cui ci troviamo è tutta intersecata di fiumi e canali, scavati a scopo di irrigazione. Quando si è chiamati pel ministero, è d'uopo affidarsi ad una barchetta, remare a tutta forza con la prospettiva alle volte di arrivare troppo tardi. Se avessimo un canotto automobile, capace di quattro persone, quanto ci sarebbe facile visitare le casette lungo i canali e nelle piantagioni di cocco. Chi vorrà fare generosamente questo dono alla Missione del Siam?
Sac. GAETANO PASOTTI.
(Relazione di D. Antonio Colbacchini).
Il missionario che ci ha precedentemente raccontate le difficoltà della sua marcia tra fitte boscaglie e zone paludose infestate da coccodrilli, ha dovuto purtroppo lottare ancora per vari giorni contro ostacoli gravissimi. Stralciamo dalla sua relazione:
Appena giorno ricominciarono i nostri tentativi per attraversare la foresta, che si poteva dire emergesse da una immensa palude. A mezzogiorno incontrammo una mandra di porci selvatici che dovemmo fugare a fucilate: uno di loro cadde a pochi passi da noi, e ci servì pel pranzo e per la cena.
Verso sera, stanchi, sfiniti, disanimati, ci spingemmo verso un punto dove la foresta ci appariva meno spessa nella speranza di trovarvi una radura. Tra rami e foglie, distinguemmo però una larga distesa di acque. Dopo pochi passi io ed il mio compagno Luigi ci siamo guardati in faccia quasi per dirci: Ed ora?... Ma in quel momento un cupo urlo, un muggito spaventoso di furioso toro echeggiò per quella foresta pareva che la terra tremasse sotto i nostri piedi. Instintivamente abbiamo dato un balzo indietro. - Che è? esclamai. - Andiamo via di qui, disse Luigi, se non è la tigre che ha sorpreso i nostri, è un enorme sucury, che deve star qui presso; questi animali quando sono disturbati nella loro quiete, muggiscono così spaventosamente.
Ritornammo sui nostri passi. La comitiva era là incolume. I nostri compagni avevano ancor essi udito il terribile urlo e temuto per noi; ma al vederci ritornò la calma sui loro volti.
Cambiamento di rotta.
Eravamo alla vigilia della festa di Maria SS. Assunta, la bella e cara festa per tutti, ma particolarmente per noi Salesiani. Mi sentivo solo in quella immensa solitudine; non avevo per compagno un confratello salesiano, e mi opprimeva la tristezza per non poter celebrare la Santa Messa, avendo dovuto lasciar a Monsignore l'altare portatile. Feci volentieri il sacrificio; ma ne sentii il peso per tutto il viaggio.
Ai primi di settembre dovevo trovarmi alla Colonia, che distava da quel luogo più di 6oo chilometri. Mi trovavo quindi nell'impossibilità di proseguire nella direzione propostami E-W fino al Rio das Mortes; dovevo dunque cambiar rotta e risolvetti di dirigermi invece a SW fino ad incontrare, in qualche punto, la linea telegrafica che da Registro va a Cuyabà. Più o meno speravo che in una quindicina di giorni avrei potuto superare i seicento chilometri che su per giù dovevo percorrere.
Lasciato quel lago che in ricordo del nostro Venerabile Padre chiamai col nome « D. Bosco », ci dirigemmo al Sud. Non mi fermo a descrivere, amato Superiore, le peripezie e le sofferenze di quest'altra parte del mio viaggio. Il buon Dio volle provarmi con un po' di tutto.
Alla sera di quel 25 agosto si scatenò sopra di noi un furioso temporale. Ebbimo appena tempo di stendere la tenda; ma il vento era così forte che ce la voleva addirittura strappare. La pioggia torrenziale non lasciò di bagnarci tutti ancorchè fossimo sotto la tenda. Poco dopo l'acqua cominciò a scorrere sotto i nostri piedi: tra l'infuriare degli elementi, dovemmo starcene bene raggruppati aspettando che passasse quel finimondo. Durò circa due ore la tempesta e per quella notte dovemmo rassegnarci a dormire così come eravamo, cioè tutti bagnati.
Il tormento della sete.
Ma la privazione maggiore che incontrai in quelle lunghe giornate di faticoso viaggio fu la mancanza di acqua. Nel tempo delle pioggie la zona doveva essere un mare, mentre ora era un arido deserto... Scorgendo di lontano qualche macchia verde: - Là, si diceva subito, forse troveremo acqua.... e si andava da quella parte cercando se mai fra le piante, sotto le foglie marcie si trovasse una qualche pozzanghera che ce ne desse un poco. Molte volte furono vane le nostre ricerche e anche trovandola, era così sucida e limacciosa e coperta di vermi, che era impossibile accostarvi le labbra. Un giorno; dopo aver bevuto di buon mattino, prima di metterci in viaggio, un poco di caffè preparato con dell'acqua putrida, andammo fin dopo il mezzogiorno, sotto la canicola ardente di questi tropici, senza poterne trovare dell'altra, fosse pure una goccia. Eravamo stanchi, sfiniti, la sete ci divorava, gli animali non potevano più resistere al viaggio. Giungemmo in una verde macchia di fronzuti alberi. Subito ci sorrise la speranza che lì ne avremmo trovata. Triste illusione fu la nostra: trovammo tutto secco. Il terreno, solo in qualche avvallamento si mostrava un poco umido. Scaviamo colla zappa una piccola pozza fonda più o meno un metro, ma non ne zampilla. Vediamo trasudare la terra e ci sdraiamo aspettando. Dopo una mezz'ora, in fondo a quel buco ve n'era forse due litri... ma che acqua! Pareva ed era autentico fango. Tutti ne abbiamo bevuto e il pranzo di quel giorno si ridusse a quel poco d'acqua melmosa.
Fino a notte oscura non ci fu dato trovarne altra per dissetarci. Mi sentivo venir meno. Il sole cocente di tutta quella giornata passata senza cibo e con quel poco di acqua sporca, mi aveva esaurito ed un sudore freddo mi scorreva per la fronte... mi si annebbiava la vista... Scesi da cavallo e mi abbandonai ai piedi di un cespuglio.
Il fido compagno Luigi che sempre mi stava vicino, balzò egli pure da cavallo: - Si sente male, Padre? - Un poco, risposi, sono stanco... fermiamoci qui.
Arrivata la comitiva si preparò alla meglio l'accampamento. Stesa la mia coperta per terra, gettai la sella del mulo per guanciale e mi buttai su, abbandonandomi nelle braccia della Divina Provvidenza.
Tale è la vita del Missionario in questi deserti: stenti, fatiche, privazioni e sofferenze di ogni genere. Può immaginare, amatissimo Padre, come abbiam passato quella notte!
La Provvidenza.
Allo spuntare del giorno ci siamo rimessi in viaggio confidando che la Divina Provvidenza ci facesse trovare quel poco d'acqua tanto sospirata. La febbre mi aveva tormentato tutta la notte; la mia testa bruciava come fuoco, le tempia mi dolevano terribilmente; la lingua grossa, la bocca amara, le labbra secche, riarse dal sole e dalla sete... mi sentivo veramente male; ma come fare, bisognava ad ogni costo andare avanti...
Il Signore fu buono con noi. Poco dopo incontrammo l'acqua che per noi fu proprio la vita. Non era molto buona... ma era acqua. Ci fermammo. Prendemmo una tazza di caffè caldo con qualche altra cosetta il che ci rianimò un poco e via di nuovo... Una immensa palude o laguna si parò dinanzi a noi: non se ne vedeva la fine; solo una successione continua di fitte colonne diritte sormontate di onusta chioma. Fra una vera selva di palme. Alte erbe coprivano l'acqua qua e là. Si dovette camminare tutto il giorno per fare il giro e raggiungere la parte opposta di quell'immenso stagno. Sulle sue sponde passammo la notte. Intorno al nostro accampamento il lupo di quando in quando, fece sentire i suoi cupi ululati e, più lontano, la tigre il suo tetro ruggito.
Il grande fuoco notturno gettava i suoi rossastri bagliori. Intorno era tutto silenzio. Seduto per terra presso la tenda contemplavo quel magnifico quadro che a poco a poco si illuminava al pallido raggio della luna che sorgeva all'orizzonte. Mai potrò descrivere la bellezza malinconica di quel paesaggio così deserto e grandioso. Le acque col loro pallido riflesso, le palme che rispecchiavano capovolte le loro chiome in quella tersa distesa, l'oscuro orlo della negra foresta che si stendeva ad arco davanti a me, tutto rivestivasi di bellezza e di incanti in quella notte serena alla scialba luce lunare...
Al mattino, ai primi albori, uno stormo in numerevole di cicogne venne a posarsi su quelle acque che per una grande estensione presero l'aspetto di un immenso tappeto bianco. Quanta vita, quanti scherzi e quanti contrasti nella natura!
Dirigendoci sempre verso sud-ovest, percorrendo giornalmente più o meno sessanta chilometri siamo arrivati alla linea telegrafica. Trovandomi in prossimità di Registro pensai fare una visita a quei cari confratelli e ritornare poi sui miei passi. Nell'ultimo giorno di agosto, arrivai alla Colonia Sacro Cuore, accolto festosamente dai Confratelli e dai Bororos che mi aspettavano con ansietà.
Il ricordo di un amico.
Al mio arrivo però ebbi una triste e dolorosa notizia: un telegramma che mi annunziava la morte del carissimo Don Balzola. Fu questa notizia una spina ben acuta a me particolarmente che succedetti a questo santo ed eroico Missionario nella direzione della Colonia; a me che per tanti titoli ero a lui legato dalla più stretta amicizia, dal sentimento della più profonda gratitudine e venerazione.
Venni in questa Colonia con lui nel 1905, tre anni dopo che egli l'aveva fondata. Condivisi con lui le fatiche, le privazioni, i pericoli di quei primi tempi della nostra Missione tra i Bororos. Egli fu il mio maestro, la mia guida.
Le parole che mi disse nel momento in cui, io nuovo ed inesperto Missionario, dovevo raccogliere la sua eredità furono parole che mi impressionarono altamente e mi rimasero impresse... Ricordati, mi diceva, devi vedere sempre e in tutto le anime redente dal Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo... e null'altro. Amale perchè sono di Dio e a Dio le devi condurre; amale perchè il Signore le ha affidate a te, e da te, e per te Lui le vuole. Vedi sempre in queste povere anime l'immagine viva di Gesù che viene a te, che parla con te, che vive con te... Ricorda che tutto passa in questo mondo; passa la tristezza, passa la gioia e passa la vita; unica cosa che non passa è ciò che facciamo e soffriamo pel Signore...
Sotto la dolorosa impressione della morte del caro Don Balzola, mi pareva di sentire ancora l'accento commosso di queste sue parole e di vedere gli occhi del buon Missionario imperlati di lagrime... E da quel giorno passarono esattamente venti anni!...
Col mesto ricordo di chi fondò questa Colonia nel momento più critico della violenta e sanguinosa reazione dei Bororos contro i civilizzati, chiudo, Reverendissimo Padre, la relazione di questo viaggio di penetrazione in questo immenso territorio ancora avvolto nelle tenebre dell'ignoto.
Prego il buon Dio che voglia benedire queste mie righe e far sentire la sua voce a tanti giovani generosi, dai quali il Cuore Santissimo di Gesù aspetta di essere fatto conoscere ed amare dalle anime!
Riassumendo, il risultato del mio viaggio fu questo:
Dal luogo chiamato Dumbà, sulla riva sinistra dell'Araguaya, a circa 30o km. a nord di Registro, fu esplorato l'interno in direzione est-ovest per circa 100 km. Da questo punto in direzione sud-ovest per circa 30o km. In tutto questo percorso, fatta eccezione della piccola elevazione a circa 20 km. ad ovest di Dumbà, si incontrò terreno basso e paludoso. Nel tempo delle pioggie è intransitabile per le acque ed i pantani; nel tempo di secca per la grande difficoltà e per mancanza d'acqua. I due laghi incontrati, per il movimento costante delle loro acque in direzione sud-nord, devono essere due fiumi che portano le loro acque o all'Araguaya, o al Rio das Mortes, e sospetto anche che formino il R. Cristallino. La loro apparenza di acqua stagnante è dovuta alla quasi assoluta mancanza di dislivello in questa zona perfettamente piana. .
Nessun indizio nè antico, nè recente abbiamo incontrato di selvaggi; e questo prova come la zona sia inabitabile, specie nel tempo delle pioggie.
Nel nome di Maria SS. Ausiliatrice e del nostro Ven. Padre D. Bosco, voglia benedire questa nostra Missione, e questi suoi figli che da tanti anni con zelo e sacrificio lavorano in questo spinoso campo che la Divina Provvidenza volle affidare alla nostra amata Congregazione.
P. ANTONIO COLBACCHINI,
Missionario Salesiano.
Maria Ausiliatrice a Pergine.
Rev.mo Sig. Don Rinaldi,
Nel dicembre 1927 anche in questa mia Parrocchia ho introdotta l'Associazione dei Devoti di Maria SS. Ausiliatrice e fu accolta la proposta con molta devozione e slancio tanto che ancora nelle prime settimane gli ascritti raggiunsero la cifra di 12oo. Tutti i 24 del mese viene esposta l'immagine che resta illuminata tutto il giorno e viene molto visitata e pregata. Ieri poi 24 maggio s'ebbe un accorrere di devoti del tutto particolare. Furono celebrate in onore di M. Ausiliatrice quattro Ss. Messe due delle quali cantate e in sulla sera s'ebbero preci, canti e un breve discorso d'occasione.
Mi riprometto che la divozione si diffonderà ancor più e m'auguro che con questa devozione l'opera stessa di Don Bosco sia sempre più conosciuta ed apprezzata.
I devoti offrono per le Missioni Salesiane L. 2oo che le accludo in assegno bancario. Preghi per noi tutti.
Pergine, 25 maggio 1928.
Mons. GIACOMO REGENSBURGER, arc. decano.
Mi ridona la vita.
Dal luglio 1927 rimasi del tutto priva della vista per cateratta bioculare. Subita l'operazione all'occhio sinistro, per causa non ben precisata si produsse un 'infezione nell'occhio e dopo aver molto sofferto dovetti rassegnarmi a farlo estirpare. Rimaneva la speranza per l'occhio destro, ma, dopo l'esperienza fatta sul sinistro, grande era la mia trepidazione nel subire un secondo atto operatorio. Anche l'oculista era perplesso quanto mai sull'esito dell'operazione data la spiccata emofilia da cui ero affetta.
Pregai con fiducia Maria Ausiliatrice secondo la novena consigliata dal mio santo compaesano Don Bosco e promisi un'offerta per le Opere Salesiane qualora la Madonna, aiutando l'opera dei medici, mi ridonasse la vista. Subii l'operazione e, con meraviglia del medico, in meno di 15 giorni mi sono trovata del tutto guarita, felice di rivedere la luce dopo nove mesi di cecità.
Ringrazio pertanto Maria Ausiliatrice e Don Bosco della speciale protezione accordatami e adempio la promessa.
Castelnuovo d'Asti.
SERRA MADDAL. n. NATTA.
Guarisce mio marito.
Mio marito fu ridotto in fin di vita da una bronco-polmonite e i dottori curanti non nascosero il pericolo di un'imminente catastrofe. Avendo sperimentato la bontà e potenza di Maria Ausiliatrice mi rivolsi a Lei con fiducia e, prima che la novena fosse terminata, mio marito cominciò ad avviarsi verso un rapido miglioramento ed oggi è completamente guarito.
Chieri.
ANNA M. PERSICO.
Da morte a vita.
Una malattia mortale aveva colpito mia moglie e ridotta agli estremi: non udiva, non parlava più. Il medico aveva dichiarato apertamente che non vi era più da sperare. Per consiglio del Parroco ricorsi a Maria Ausiliatrice promettendo un'offerta per le opere di D. Bosco. Per qualche ora l'inferma peggiorò ancora mentre il pianto di 10 bambini rompeva sinistramente il silenzio notturno; poi quasi istantaneamente cominciò a migliorare e, continuando con meraviglia di tutti, ritornò alla primiera salute.
Belprato.
GABRIELI GIOVANNI.
Ausiliatrice potente.
Un telegramma che ci annunziava la gravità della sorella Suora delle Ancelle Adoratrici di Mantova, ci mise tutti in costernazione. Il mio primo pensiero fu alla potente Ausiliatrice e, raccomandando l'inferma alla sua bontà, le promisi un'offerta per le Opere Salesiane se me l'avesse salvata. Poi volammo al suo capezzale: la trovammo in uno stato veramente grave. Trovandosi in chiesa e sentendosi male era uscita per prendere un po' d'aria: alla sorella che si offerse per aiuto aveva detto che con due passi all'aperto si sarebbe rinfrancata: appena fu in giardino s'appoggiò a un muricciuolo e svenne. Nel cadere a terra battè il capo sullo spigolo d'un gradino. Accorse le sorelle la trovarono che perdeva sangue dal naso, dalla bocca e dalle orecchie. Il medico sentenziò che il caso era disperato trattandosi di emoraggia interna con pericolo di commozione cerebrale.
La trovammo in quello stato quando fummo presso di lei, non dava segno di vita, nè poteva articolare parola. Ma coll'aiuto di Maria Ausiliatrice dopo due giorni riprese la parola e la conoscenza, e cominciò a migliorare rapidamente. Sia benedetta la buona Madonna di Don Bosco.
Volpino.
PAOLO MARTINELLI.
Mi libera dal male.
Ammalata da diversi anni, vivevo rassegnata ai voleri di Dio, ma nella sua recrudescenza il male complicandosi e non potendolo più oltre sopportare, mi raccomandai a Maria Ausiliatrice, cominciando una novena di preghiere ed ottenni la grazia desiderata appena terminata la novena.
Castello di Alfiano Natta, 21-5-1928. VOGLIAZZO CLEMENTINA Ved. RozzANO.
Preserva mio figlio dalla cecità.
Il 5 maggio mio figlio Pietro, per lo scoppio improvviso di polvere, corse rischio di diventare cieco. Cominciai tosto una novena a Maria Ausiliatrice perchè volesse preservare da tanta sciagura il mio figliuolo e il giorno stesso in cui terminava la novena, il figlio usciva dall'Ospedale con la vista illesa. Ringrazio di cuore l'Ausiliatrice di tanto favore.
Corteno.
BIANCHI CATERINA.
Mi ha salvato la figlia.
Nel 1919 e '2o la mia figliuola Gilbertina si ammalò gravemente: dopo il tifo che le durò per circa tre mesi, quando stava per entrare in convalescenza le sopragiunse la scarlattina seguita da bronco polmonite doppia. Dato lo stato di indebolimento generale della fanciulla che contava appena 8 anni, i medici mi dissero che non vi era purtroppo speranza di salvezza. Per tre giorni specialmente fui in continuo timore di perderla, ma pregai allora fervorosamente la Vergine Ausiliatrice promettendole un'offerta e la pubblicazione della grazia se mi avesse risanato la figlia. La Vergine esaudì la mia preghiera e con grande stupore dei medici la figliuola cominciò a migliorare fino a guarigione completa.
Per molte ragioni non ho potuto prima d'oggi mantenere la mia promessa: ora però con vivo sentimento di gratitudine invio 25o lire di offerta, pregando ancora la Vergine di Don Bosco di proteggere la mia famiglia.
Chiarano.
ZACCARIN GIOVANNI.
Taormina Maria (Partanna) riconoscente ringrazia la Madonna di averle risanata la mamma da una dolorosa infermità,
Rovatti Elvira ascrive alla bontà di Maria Ausiliatrice il miglioramento e il pericolo ormai superato del proprio nipote giacente da 14 mesi in un sanatorio.
Antonia Toneguzzo (Columbus, Ohio) per la protezione di M. A. vide salva la propria bimba di 5 anni, travolta per parecchi metri sotto una automobile.
P. S. degente in un ospedale militare per gravissima emorragia interna di origine traumatica, ricorse a M. A. e ottenne di vederla cessata e scongiurato così un pericolo letale.
Sorelle Bergoglio Margh. e Anton. (Fontanetto Po) piene di fiducia ricorsero a M. A. perchè liberasse da grave angustia una sorella e furono esaudite.
Massini, da due anni colpita da un male alla gola, mentre i medici temevano avesse a perdere completamente la voce, ricorse all'aiuto di Maria e dopo una novena si trovò risanata.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Ss. Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. B. Francesca di Caluso, Agnelli Eva, Agosti Angela, Alessi Carlo, Allegri sac. Guido, Amici Francesco, Amoretti Caterina, Andreoli Maria, Arcobelli Maria, Auregli Elio.
B) - Baccichetti Rosa, Badano Teresa, Baffo Eulalia, Baiardi Adele, Ballario Maria, Baraldi Teresa, Barbera Cristina, Barralis Angiolina, Bartocci Rossi Maria, Basso Teresa, Bechis Ines, Belacchio Enrichetta, Benassi Irma, Berti Luigia, Bessone Antonietta, Bettoni Teresa, Bianchi Dehora, Binello Maria, Bistani Ermella, Bocci sac. Filippo, Boero Peyretti Albertina, Boetto Nina, Boggio Lucinda, Bonachello Vincenzo, Bonanni Giulia, Bonardi Maria, Sonetti Carolina, Bongino Domenico, Borello Dina, Borgese Felicia, Borio Luigia, Boschetto Roselina, Bottino Maria, B. R. di Oltresarca, Bruno Agostina, Burlacchi Teresa, Busello Carolina, Busin Vittoria, Busso Maria.
c) - Caffiero Nina, Cahias-Fam.a, Callegari di Colavegna, Calvi Pasqualina, Calzino Bernardo, Calzino Gaudenzio, Calzino Giuseppe, Calzino-Sorelle, Camerini Vorzi Cesare, Cantarello Rosina, Cannonero Giovanni, Capoari Adele, Caraudo Rina, Carissio Maria, Carpani Francesco, Casale Nicola, Casolari Francesca, Casolo Clotilde, Castellana Barbera Concettina, Cavalletti Armida, Cavazza Agnese, Cenuzza Francesco, Cerrati Anna, Cerutti Marietta, Cesarotti di San Marino, Chemin Elisa, Chiesa Luisa, Chiodi Rosa, Ciancia Carlet Faustina, Ciano Cesare, Cicero Teresa, C. L. di Intra, Clerici Anna, C. O. di Genova, Cola Onesta, Colognato Roma, Colombo Cristoforo, Colombo L., Colombo Re Maria, Comitini Vinventi Mariannina, Cooperatrice di Lu Monferrato, Corso Pompeo, Corti Martina, Covatti Virginia, Cretaz Barbara, Cristofoli Maria, Currado Luigi.
D) - Dabene Giovanna, Davià Abramo, De Antonis Amelia, Decaroli Lucia, De Fidio di Foggia, Del Boca Vittorio, Del Favero Matteo, De Marchi Suor Carmela, De Marchi Maria, Dernartin Rosa, D. M. di Casorate Superiore, Deola Giovanna, De Rosa Giuseppina, Dessi Giuseppina, Diana Antonia, Dolce fole, Dolzadelli Virginia, Donato Emilia, Dotto Anna.
E) - Enoc Teresa, Espa Giovannangela, Ex-allieva di Villanova d'Asti.
e) - Fabbri Nella, Falzoni Antonietta, Famalini Luigia, Fangazio Fosetta, Favero Luigia, Felappi Rina, Ferrari Truffi Carla, Ferrari Pierina, Ferraris Gira, Ferrero Benedetta, Ferrero Carlo Luigi, Fillippa Anna, Finocchiaro Giuseppina, Fiera Giuseppina ved. Billia, Fogliati Giuseppe, Fontana Carlo, Fornari Maria, Fournier Luigi, Fracchia - Coniugi, Franceschini Gina, Franceschini Maddalena, Franchini Anna, Francia Giuseppina, Frate Pietro fu Giovanni, Fumagalli Teresa, Fusi Francesca.
G) - Gagliano Giuseppe, Gandolfo-Fam.a, Gandolfo Nina, Gasperini Delfina, Gaviglio Giacomina, Gemelli Adelaide, Ghidotti Luigi, Giambusso Giuseppina, Gianelli Giuseppe, Giansiracusa Jole, Gilardoni Giuseppina, Giletti Bianca M., Giordano Caterina, Girolla Emilia, Glarey Angela, G. M. di Castelnuovo d'Asti, Golzio Anna, Governa Ernesto, Gracieto Avv. Aristide, Grancini Maria, Graviotto Geronima, Groppi Centurio, Guerini Caterina, Guerra Giuseppe.
I) - Iemina-Sorelle, Imarisio Marina e Gina, Incutti Cecilia, Isaberti Giuseppa. K) - Keller Costanza.
L) - Lagna Teresa, Lanata Virginia, Landi Francesco, Laterza Angelina fu Vincenzo, Locatelli Francesco, Longo Carmelina, Lovetin Rosa, Luciardi Maria, Lupi Maria, Lusignoni Marianna.
M) - Maffi Carolina, Magnetti Giovanni, Giovanni Maiorana di Militello, Malerba Sandra, Malugani Romilda, Mandrini Rosa, Marchesini Laura, Marcialis Laodice, Marcialis Laura, Marini Lina, Marini Luigina, Martin Vittoria, Martinengo Concetta, Martini Clementina, Matons-Rossi Iole, Masserano Cecilia, Massidi Filomena, Mattai-Fam.a, Marza Fantini Luigia, Melloni Maria, Merlo Rag. Giovanni, Merlo Lucia, Merlo Liberina, Messina Calendoli Maria Teresa, Miai Grazia, Militello Salvatore, Miniatelli Maria, Miola Domenico, Monti Enrichetta, Monticone Ernesta, Moritta Pietruccia, Mortellaro Petronilla fu Epifanio, Mottura Clotilde, Morzato Michele, Mura Cav. Raffaele, Muratore Annetta di Colombo, Muratore Teresa.
N) - Negri Maria, Negri Teresa, Negrini Agata, Nicola Giuseppina, N. N., di Conzano, di Intra, e di Nus.
O) - Odorizzi Adolfo, Olivero Francesco, Ottani avv. Raffaele.
P) - Pagano Teresa, Passalacqua Angelo fu Antonio, Pastore Giovannina, Pecei Quintilia, Padroncini Maria, Pellegrini Filomena, Perfumo Andrea, Persico Lodovica, Piacentino Martino, Piattelli Adelaide, Pignatelii Teresa Felicita, Pilia Teodora, Pirrello Armida, Pizzorni Luigia, Poggi Camilla, Poli Pierina, Pradetti Barbara, Prati Pietro, Priasco Giacomo.
Q) - Quey Maria.
R) - Rapetti Carissima, Ravaglia Maria, Ravizza sac. Angelo, Regundi Eleonora, Reina Alfio, Renier Rina, Resta Gina, Ribero Anna, Riccardi Emilia, Riccitiello Agnese, R. M., Robazza Angela, Robino Elvira, Romeo Nicolina, Rosati Francesca, Rovellotti Angiolina.
S) - Saba Francesca, Sabidussi Maria, Salzani Stella, Sampietro Giuseppina, Sargenti Armando, Sartoris Maria, Serilli Maria, Serra Giovanni, Serra Giuseppina, Sfondrini Dante, Sigismondi Maria, Sinagra Adele, Sogno Giovanni e consorte, S. P. di Lomello, Spadacini Margherita, Spiganti Anna,
T) - Tagliarol Natale, Tamborini Anna, Tartaglia Giuseppina, Terenziani sac. Antonio, Tevella Celestina, Tita Elisa, Tomaselli Battista, Tonti Luigi, Tosi Teresa, Traversone Mariani Ida, Triacca Filippo, Tucci Maria.
u) - Uran Mariannina, Usai Anna.
v) - Valenti Costi Barbara, Valentini Maria, Vanni Suor Emilia, Vaschetti Maria, Vechies Antonietta, Vergari Giuseppina, Vicarelli Bianca, Vico Fortunata, Vigano Paolina, Vismara Aurelia, Vitale Scur, Vitrano Rosaria.
z) - Zacconi Giuseppina, Zambinelli Filomena, Zambotto Coniugi, Zamperoni Celestina, Zanaroli Irene, Zanbedeschi Dosolina, Zattarin Maria, Zerboni Giuseppina, Zorzi Clorinda, Zuccheri Maria
Capitolo Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice
Il 1° Settembre nella Casa Madre delle Figlie di M. A. in Nizza Monferrato, si è raccolto il Capitolo Generale per procedere all'elezione del Consiglio Generalizio e alla discussione d'importanti argomenti riguardanti la vita del benemerito Istituto.
Con splendida votazione il Capitolo Generale rielesse:
a SUPERIORA GENERALE: Sr. Luisa Vaschetti; a CONSIGLIERE:
Sr. Sorbone Enrichetta Sr. Lucotti Ermelinda Sr. Bosco Eulalia
Sr. Pentore Teresa; a SEGRETARIA GENERALE
Sr. Genghini Clelia; a ECONOMA:
Sr. Arrighi Caterina.
Le ispiri Maria Ausiliatrice a svolgere con serena costanza il bel programma di azione tracciato loro da D. Bosco a bene delle anime.
PORTO SAID - Conferenza su Don Bosco. - Ai Salesiani furono affidate quattro anni fa la Regie Scuole Italiane Maschili di Porto Said, comprendenti il Corso Elementare e l' Istituto Tecnico. Il numero degli alunni è ora di 25o.
Per far conoscere Don Bosco a quei giovinetti ed alle loro famiglie, il 1° giugno fu tenuta dal Rev. Direttore D. Salvatore Puddu una bella ed interessante conferenza nella quale fu tracciata la vita e l'opera del Venerabile Fondatore dei Salesiani - dall'inizio fino al grandioso sviluppo attuale, - L'oratore parlò in due riprese, seguito con molta attenzione per la novità e l'interesse del soggetto dai 6oo e più ascoltatori. La conferenza tenuta nel cortile della scuola, allietata da cori finamente preparati, riuscì un inno sciolto a Maria Ausiliatrice, nella Casa Salesiana di Porto Said, nell'anno giubilare della incoronazione; tanto bene fu fatto rilevare dall'oratore la parte conducente che ebbe Maria Ausiliatrice nella vita e l'opera di Don Bosco.
ALESSANDRIA D'EGITTO. - L'Istituto Don Bosco ha la bella tradizione di celebrare ogni anno la Festa del Papa con una solenne Accademia. Quest'anno riuscì oltremodo splendida per le distinte personalità che vi intervennero, tra le quali ci piace ricordare S. E. Mons. Igino Noti, Vicario Apostolico d'Egitto e il R. Console Generale d'Italia. Dopo il discorso di circostanza detto da D. Paolo Villa, si svolse un brillante trattenimento alternato con esecuzioni musicali e con esercizi ginnastici, perfettamente eseguiti. Chiuse il trattenimento Monsignor Noti, che ringraziò con paterna parola il Direttore e i Salesiani tutti a nome suo e del Papa e gl'intervenuti, primo fra i quali il R. Console Generale d'Italia, invitandoli ad amare e a pregare sempre pel Papa e impartendo la sua benedizione.
Esposizione. - Gran folla di visitatori fu richiamata all'Istituto D. Bosco dall'annuale esposizione didattico-professionale. La geniale opera dei 3oo giovinetti, educati nell'Istituto, fu ammiratissima: i visitatori osservarono con speciale simpatia i fac-simili dei volumi rilegati per S. M. il Re Fuad e per S. A. il Principe Tossum.
Distribuzione di premi. - Assunse in quest'anno la forma di grande festa per l'intervento di S. E. il Ministro d'Italia, Marchese Paternò di Manchi, di distinte personalità e rappresentanze delle Istituzioni religiose e civili della città. Il R. Ministro, a nome del Re Fuad, distribuì i due splendidi orologi d'oro - dono regale pei due alunni (studente e artigiano) primi assoluti per la buona condotta. Altri cospicui doni furono offerti dal R. Governo Italiano, da Associazioni e da privati.
ISMALIA. - Alla Scuola Coloniale Italiana la distribuzione dei premi fu presieduta dal R. Agente Consolare Cap. Giovannini. La cerimonia fu tutta una vibrante manifestazione di amore alla Patria, che i figli di D. Bosco si industriano di ravvivare nei loro alunni.
MACAO (Cina) - Orfanotrofio Salesiano. - La divozione a Maria Ausiliatrice che i Salesiani propagarono in città, 21 anno or sono, ha dimostrato quest'anno quanto sviluppo essa abbia raggiunto presso la popolazione di quella colonia portoghese. Alle funzioni della sera intervenne S. E. il Governatore di Macao colla sua nobile signora, che assistette all'accademia e alla processione, facendogli corona le più distinte personalità.
Il 26 maggio S. E. il Governatore ritornò all'Orfanotrofio per assistere a una rappresentazione drammatica (La battaglia di Legnano dell'Ellero) e partendo ringraziò cordialmente il Direttore di avergli dato occasione di assistere a un trattenimento così interessante.
FORTIN MERCEDES (Patagonia) - Preziosa visita fu quella che S. E. il Governatore del Territorio del Rio Negro, tenente colonnello
D. León Quaglia, ha fatto il 3 luglio al nostro Istituto di Fortin Mercedes, sulle rive del Colorado. Accolto dai superiori ed alunni con molto entusiasmo, fu salutato con belle parole dal R.mo Sig. Ispettore D. Manachino, cui seguì il saluto di una giovinetta del Collegio delle Figlie di M. A. Rispose con un nobile discorso il segretario privato del Governatore. Poi l'illustre ospite visitò col suo seguito i locali e ammirò con special compiacenza il ricco museo patagonico, elogiando la passione scientifica dei nostri confratelli. Alla sera vi fu una cordiale accademia in onore del Governatore, che ripartendo l'indomani per Viedma manifestava con effusione le impressioni riportate per la cordiale accoglienza.
BUENOS AIRES. - La Festa del Papa. Togliamo dalla bella rivista Exalumnos de Don Bosco, organo degli ex allievi dell'Argentina, questa simpatica notizia. Il 29 giugno gli ex alunni del Collegio Pio IX, per la festa del Papa idearono una splendida sfilata su automobili di tutte le forme per le principali vie della città: sul primo autobus precedeva la banda del Collegio Leone XIII e dietro una lunga teoria di auto, ornate di bandiere argentine e papali, gremite di baldi giovani. Rumorosamente si avviarono al palazzo della Nunziatura. Colà l'imponente massa di centinaia di giovani elevò all'unisono il poderoso saluto: Viva Pio XI! Viva il Nunzio, Mons. Cortesi.
Parlò con entusiasmo il Dr. Facorro, inneggiando al Papa, e con più entusiasmo i giovani applaudirono le belle parole di Mons. Cortesi.. Dovendo egli recarsi per la Messa solenne in cattedrale, gli ex allievi l'accompagnarono solennemente, seguendo la sua automobile: davanti la cattedrale l'imponente massa degli esploratori di D. Bosco era schierata per rendere gli onori al Nunzio, al suo ingresso nel tempio. Per la storia notiamo, che il «giorno del Papa» nella Repubblica Argentina si deve all'iniziativa privata di un sacerdote salesiano, D. Serafino Santolini, Direttore del Collegio Leone XIII, il quale il 29 giugno 1918, presenti il Nunzio Mons. Vassallo di Torregrossa, Mons. Alberti e Mons. D'Andrea, ideò nel collegio la prima festa in onore del Papa. Il 7 settembre successivo in occasione del 4° anniversario dell'incoronazione di S. S. Benedetto XV, l'iniziativa fu adottata ufficialmente dai Circoli Operai, con l'approvazione dello stesso Nunzio.
S. CARLOS DE BARILOCHE (Argentina). - Ospedale. -- Da circa 4 anni i Salesiani che lavorano in quell'estremo punto della regione andina, per la deficienza di mezzi materiali furono costretti a chiudere l'Ospedale. Gli inconvenienti della chiusura si possono ben immaginare; e la buona popolazione sopportò quella iattura con rassegnazione e unì le sue preghiere a quelle dei nostri missionari, perchè Dio suscitasse qualche anima generosa che volesse provvedere almeno a parte delle spese, per la sovvenzione del medico e del farmacista, pei viveri agli ammalati, ecc. I Salesiani avrebbero pensato al resto.
Il Direttore rivolse un pubblico appello a tutte le Estancias, Hótels, signori della regione e dell'Argentina, invitandoli a contribuire all'opera buona per sollevare specialmente le miserie dei poveri.
Il 20 aprile il Gen. Justo, Ministro della guerra, visitando S. Carlos volle essere il primo a contribuire e assicurò il Direttore di prendere a suo carico le cose più necessarie e fu col missionario di una cortesia squisita.
RAWSON (Chubut) - L'autocappella Fiat, che tanti visitarono all'Esposizione Missionaria Salesiana del 1926, ha compiuto il suo primo giro nel deserto Patagone lasciando nel missionario D. Muzio la soddisfazione più viva, malgrado i pronostici fossero avversi a un trionfo; perchè, dicevano tutti, la Fiat era pesante più di 6 mila chili... e i luoghi erano molto pericolosi e difficili. Il missionario è invece entusiasta della sua macchina ed ha ringraziato calorosamente le Dame Cooperatrici di Buenos Aires che gliel'hanno fornita. Rapida, comoda e di una potenza formidabile: ecco il suo giudizio dopo la prova di oltre 500 leghe. Per colline pietrose, per asprezze di catene millenarie e per pianure steppose, la Fiat guidata da abile mano percorse senza incidenti località diverse, permettendo al missionario un fruttuoso apostolato in un tempo assai breve. L'esperimento è riuscito oltre ogni aspettativa.
VIEDMA, - Venticinquesimo di vita gloriosa e feconda ha celebrato il 17 maggio il periodico patagone Flores del Campo. Umile foglio di propaganda religiosa in principio, servì egregiamente per avvicinare il parroco ai coloni dispersi nella vallata del Rio Negro, e a combattere i pregiudizi contro la religione. Col tempo si trasformò in settimanale arricchendo le sue colonne delle notizie telegrafiche che potè ricevere con l'impianto della fitta rete di comunicazioni nella regione. Tra le congratulazioni ricevute, merita d'essere segnalata una bella lettera del Governatore del Territorio di Rio Negro, Sig. León D. Quaglia, che rivolge un caldo elogio a †utti i direttori, dal Missionario D. Vacchina fino all'attuale, e rende omaggio specialmente al programma a cui il periodico fu sempre fedele, di «far conoscere la verità, inculcare la morale e combattere il vizio... ». Tre cose che contribuirono potentemente alla più ampia civilizzazione cristiana della zona, allora assai poco promettente.
Carissimi,
Un Missionario di più! Ecco l'augurio che vi faccio, cioè che con le preghiere e con le offerte possa ognun di voi concorrere a regalare alla Chiesa un missionario di più.
Il celebre e dotto cardinale Pie, arcivescovo di Poitiers (Francia), parlando un giorno a un gruppo di signore sulle vocazioni ecclesiastiche, diceva: « Signore, io conobbi molto bene un povero bimbo che aveva un ardente desiderio di essere sacerdote; ma era poverissimo e ben presto anche orfano.
Un giorno, era l'Epifania, entrò nella cattedrale di Poitiers e si empi la fantasia e il cuore della magnificenza delle sacre funzioni. Un desiderio cocente, uno struggimento di ansia gli strinsero il cuore, gli salì alla gola un groppo di pianto ed usci con gli occhi gonfi.
Sulla piazza lo vide una povera donnetta, una venditrice di fiori e:
- Perchè piangi, piccolo?
- Vorrei essere sacerdote, ma sono povero!
- Ti aiuterò io.
La povera donna si strappava il sonno dagli occhi, passava parecchie ore della notte a cucire per mantenere nel seminario il suo chierichino...
Signore, conchiudeva con le lacrime il cardinale Pie, la povera donna, la damigella Marietta, è morta; quel bimbo fu sacerdote, fu vescovo, fu cardinale; sono io che vi parlo, il vostro cardinale.».
Chi sa mai ciò che frutteranno, o cari giovani, le vostre preghiere, le vostre offerte, le vostre propagande per la Crociata Missionaria Salesiana?
Frattanto non è vero forse, che dal giorno che incominciaste a zelare per le Missioni, voi vi sentite migliori? Siete più facili alla preghiera; più ferventi e assidui alle altre pratiche di pietà e specialmente alla Mensa Eucaristica; più esemplari in tutti i vostri doveri, con gioia dei vostri superiori e con plauso delle vostre famiglie. Deh! offrite anche tutto questo per ottenere da Dio un missionario di più, e ne sarete largamente benedetti e protetti per tutta la vita e ricompensati eternamente in Paradiso.
Coraggio, amici miei, continuate con instancabile zelo in questa santa impresa.
Se vi occorrono nuovi salvadanai e blocchi per le offerte pro Crociata Missionaria e altro, scrivetemene, e vi risponderò prontamente.
Affezionatissimo
Don GIULIVO.
Rosina Turco Insegnante elementare dell'Unione D. Bosco.
È stata rapita da crudo morbo nel fiore della vita, a 21 anno, quando la sua carriera dava già copiosi frutti dello spirito educativo che attinse, negli anni della sua formazione magistrale, appiè della nostra Ausiliatrice, nella luce degli insegnamenti e degli esempi del Ven. Don Bosco.
Con il rimpianto della sua perdita, lascia dietro di sè la memoria imperitura di maestra esperta, amata, che s'immolò tutta, fino all'ultimo, per il bene dei suoi allievi.
Gli esempi delle più belle virtù, che praticò con delicatezza angelica in tutta la sua vita, culminarono negli eroismi della sua malattia, compiuti senza appariscenza esteriore, ma con generosità paragonabile solo al lento martirio che in due mesi le aperse il Paradiso, il 16 agosto, in Castelnuovo d'Asti.
Madre Maria di Sant'Agostino di Gesù Fernandez Concha
Visitatrice delle Suore del Buon Pastore in America.
Lasciava a 93 anni questa terra di esilio per unirsi a Colui che aveva tanto amato.
La compianta Madre fu in carica di Superiora per ben 63 anni: fu provinciale della Congregazione per 31 anni, e per gli altri 23 visitatrice delle Case del Buon Pastore nell'Argentina, Chilì, Uruguay, Brasile e Paraguay.
Fede viva, pietà ardente, maturo giudizio, resero l'opera sua feconda di bene.
Ella fondò 35 Case del Buon Pastore in America. Fu l'apostola del Chilì e si adoperò perché i Figli di Don Bosco potessero entrare in quella regione. Passando per Torino, andò a visitare Don Bosco e lo pregò di voler fondare una Casa Salesiana a Concezione e gliene offrì i mezzi. Il Ven. Servo di Dio accettò, ma commosso al pensiero di dover mandare così lontano coloro che tanto amava, esclamò con tenerezza paterna: « Poveri i miei Figli che andranno tanto lontano dal loro Padre! » - e volgendosi alla buona Madre Maria di S. Agostino: «Voi sarete la Madre dei miei Figli! ». Ella accettò; e madre fu veramente ai nuovi Missionari che assistette, sostenne, incoraggiò e protesse per tutto il restante della sua vita, procurando che l'Opera Salesiana s'estendesse sempre più e producesse frutti abbondanti,
Pallottini Ilario.
Moriva in seguito ad infortunio tranviario per cui subì con cristiana rassegnazione due operazioni dolorose e l'amputazione di una gamba. Divotissimo della Madonna, cristiano praticante, fu presidente zelantissimo dell'Associazione Costantiniana e Prefetto tra gli uomini cattolici. Soccorse sempre volentieri le opere di D. Bosco che profondamente amava.
Fanny-Natta-Soleri ved. Geva.
Pia, dedita al bene della famiglia, moriva nel fiore dell'età, a 28 anni, dopo una vita di indefesso lavoro e di luminosi esempi di virtù cristiane. Fervente divota di Maria, attinse dalle sue grazie la forza per compiere con merito i suoi sacrifici, che il Signore avrà ora già premiato in Cielo.
Marchese Pompeo Sertorio.
Provato da una lunga infermità sopportata con ammirabile rassegnazione e rara pazienza, spirava in Genova il 1° marzo. Divotissimo di Maria Ausiliatrice, amò pure con speciale affetto le opere del Ven. D. Bosco, specialmente le Missioni.
Teresa Marchese Rossi.
Nata a Morialdo di Castelnuovo, moriva a Cocconato d'Asti la sera del 28 maggio in età di 71 anni. Conterranea del Ven. D. Bosco, amico d'infanzia del padre suo Carlo Rossi, era una fervente divota dell'Ausiliatrice e si compiaceva di infonderne il culto nei numerosi figli e nipoti da lei tanto amati. Lasciò impareggiabili esempi in ogni virtù cristiana, ed edificò tutti anche nel momento della morte, invocando tra le grandi sofferenze la Madonna Ausiliatrice e lodando con chiara parola il Signore.
Mons. Vincenzo Ponzoni Cameriere segreto di S. S. - Can. nella Catt. di Lodi.
Spirava santamente in Lodi il 9 agosto dopo una vita spesa tutta a gloria di Dio. Zelante nei doveri del ministero e di preclare virtù sacerdotali con la sua vita offrì di continuo quel buon esempio che irradiano le anime ripiene dello spirito di Dio. La sua carità lo portò con slancio di generosità ad aiutare ogni opera di bene, rendendo benedetto nel ricordo di tutti il nome di lui.
Mons. Angelo Tonutti
Cancelliere arcivescovile di Udine.
Spirava improvvisamente in Roma il 17 agosto, reduce dalla propaganda di Azione Cattolica in Sardegna. Pio, intelligente, attivissimo, chiuse a 47 anni la sua feconda vita. Direttore dei Cooperatori Salesiani, animato da un vivo affetto per l'Opera di D. Bosco, si era molto adoperato per trapiantarla prossimamente nella sua Udine.
Ai fratelli e alle sorelle del compianto amico tornino di conforto le nostre preghiere e le cordiali condoglianze.
Comm. Avv. Gio. Batt. Piuli-Bon
Patrizio veneto - Cav. dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Di illustre famiglia, dedicò la sua vita al bene. Nelle pubbliche cariche lo distinsero il retto sentire, l'indomita tempra di cittadino devoto delle patrie istituzioni. Fu fervido cooperatore salesiano, ammiratore entusiasta di D. Bosco, e insigne benefattore delle Missioni nostre. Don Bosco e Maria Ausiliatrice gli ottengano dal Signore il premio della sua generosa attività a alla desolata consorte il conforto della cristiana rassegnazione.
Can. D. Pietro Saverio Vallazza.
Spirava santamente in Borgomanero il 9 luglio u. s. in età di 77 anni. Fu segretario dell'illustre vescovo di Novara Mons.. Gentile; poi direttore dei seminari dell'Isola di S. Giulio e di Arona. Con amore promosse in Borgomanero l'opera dei Salesiani, di cui, sino alla morte, fu il consigliere illuminato e d sapiente direttore spirituale.
Il suo nome resta in benedizione.
Trione Paolina
Zelatrice salesiana.
Sorella dilettissima dei nostri Confratelli D. Stefano e D. Giovanni Trione, spirava santamente in Cuorgnè il 31 Agosto a 65 anni dopo una vita tutta consacrata all'amore verso Dio e verso il prossimo. Ebbe sempre per programma le belle parole di S. Paolo «farsi tutta a tutti per guadagnare tutti a Cristo » e dal suo negozio non lasciò allontanarsi nessuno, senza avergli comunicato un buon consiglio, detta una buona parola. L'instancabile apostolato di virtù trovava alimento nel fervore di pietà, nella frequenza ai SS. Sacramenti e alla preghiera.
ALBERTONI Conte Muzio Luigi, † Milano. ARCHIERI Felicina ved. CHIARLE, † Torino. BEDESCHI Antonietta, † Granarolo (Ravenna). BONANOMI Luigi, † Pontida (Bergamo). BRIGENTI Don Giov. Maria, † S. Giovanni Bianco.
BRUNO Don Giuseppe, † Mondovì-Pascomonti. BUTTO D. Angelo, † Gonars (Udine). COLOMIATTI Can. Teol. Emanuele, † Torino. CORA BIANCO Isabella, † Torino. CORNABUCCI-GROSSO Maria, † Mascali (Catania). COSTA Teol. D. Giuseppe, † Savigliano (Cuneo). CASTROVINCI Serafina, † Frazzanò (Messina). Cucci Avv. Battista, † Spezzano Albanese. FERRANDO Maria, † Certosa Ligure. FILIPPI Giuseppe, † Carrù (Cuneo). FRANCHIN Elisa, † Agugliaro (Vicenza). GASCO Giovanni, † Rifreddo (Cuneo). GASPARINI Chiara, † Nove (Vicenza). GIORGELLi Antonietta, † Torino. GRILLO Isabella Ved. COMAITA, † Torino. MARTINOTTI Alberto, † Cantavenna. MASSA Prof. Comm. Giacomo, † Chiavari. MAZZOLi Dorotea Ved. BAZZI, † Casale. MILANI Fiorina, † Ierago (Milano). NATTA SOLERI Fanny in GEVA, † Bussana. PAGLIERO Francesco, † Torino. PAROLINI Angelina, † Albino (Bergamo). PERINI FERRARI Teresa, † Poiano (Verona). PERSI Ierene, † Acqui (Alessandria). POIANA Don Giuseppe, † Collalto (Udine). PONZONI Mons. Vincenzo, † Lodi (Milano). PIAZZA Faustina, † Vigevano (Pavia). PISCITELLO Marianna, † Frazzanò (Messina). RAGNI D. Vittorio, † Agrate Conturbia. RAPAZZINI Angela, † Luino (Como). RICCIARDI Michele, † S. Angelo d'Alife. RONDOLINI Catterina, † Pallanzeno (Novara). Rossi Nella, † Capannori (Lucca). SARTORELLO Luigia, + Palse (Udine). SCHIAPPARELLI Antonio, † Biella (Vercelli). TALLONE Angela, † Ville S. Sebastiano (Imperia) TALLONE Not. Bartolomeo, † Oneglia (Imperia), VARALDA Francesca Ved. GILA, † Tricerro. VAJR Claudina, † Novalesa (Torino). ZAZZI Cristoforo, † S. Martino Valmozzola.
R. I. P. Presentiamo vivissime condoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffragi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.