PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
ANNO XLVIII. TORINO, GENNAIO 1924 NUMERO 1.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)
SOMMARIO: Lettera-resoconto del rev.mo Don F. Rinaldi - Cinquantenario delle Missioni Salesiane (1875-1925). - Il nuovo Arcivescovo di Torino. --- Sotto la bandiera di Don Bosco. - Le Missioni Salesiane: Dalle lettere dei nostri. - Edificante interessamento per le missioni. - La missione della Pampa Centrale (Argentina). - Un viaggio apostolico nel Rio Negro (Brasile). - La Prefettura Apostolica dell'Assam. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Nuovo Santuario a San Paolo (Brasile). - Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco. - Azione salesiana. -- Dal paese di Gesù. - Notizie varie: Dall'Italia e dall'estero. -- Necrologio e Cooperatori defunti.
Torino, 1° gennaio 1924.
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
Quanto è buono il Signore con i figli di Don Bosco!
Ben a ragione il mio primo pensiero s'innalza anche quest'anno in ringraziamento a Lui, che ci è largo di provvidenza in proporzione dei bisogni! Ogni anno segna per noi una prova commovente della, parola del Ven. Don Bosco, che l'Opera Salesiana non deve la sua esistenza ad un povero prete, che, con tutta la sua buona volontà, appena appena avrebbe potuto compiere l'ufficio di umile cappellano di campagna, ma fu voluta e suscitata da Dio, sotto la speciale protezione di Maria SS. Ausiliatrice.
Tre doveri del cuore.
I. Di quanti favori, in vero, non ci fu prodigo il Signore, ad intercessione della benedetta sua Madre, anche nell'anno passato! Non solo le molteplici iniziative, assunte dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice negli anni precedenti, proseguirono la loro vita benefica; ma non poche si allietarono di tale incremento, che sarebbe follia sperar umanamente nei tempi che corrono; e in così gran numero e così importanti ne fiorirono insieme delle nuove, che da sole costituiscono una splendida prova dell'assistenza divina.
Il Venerabile Don Bosco volò al cielo 36 anni or sono e come il suo nome continua a diffondersi presso tutte le genti, anche l'Opera, di cui Iddio lo volle iniziatore, continua ad espandersi in ogni terra, in modo meraviglioso. Come non sentirei commossi, e non manifestarne, dall'intimo del cuore, la più viva riconoscenza all'Autore di ogni grazia e di ogni benedizione? E Dio sia da noi benedetto, sopratutto coll'assecondar quei fini per cui volle che sorgesse l'Opera Salesiana.
II. Il Ven. Don Bosco fu un uomo tutto del Signore, che viveva abitualmente alla sua presenza, attendendo da Lui l'ispirazione e la grazia di compiere ogni opera buona. Pur immerso nel lavoro più intenso, era sempre in così intima unione con Lui, come se fosse sempre in preghiera. Di qui il suo coraggio nel por mano ai disegni che gli erano ispirati, anche i più arditi, avendo la certezza dell'aiuto del cielo. In questo modo egli fu uno strumento docilissimo nelle mani di Dio, e l'Altissimo se ne servì per compiere cose grandi. Studiando il Venerabile Fondatore da questo punto di vista, noi comprenderemo meglio il segreto dei suoi successi e il dovere di seguirne fedelmente gli esempi; e, solo facendo così, riusciremo a svolgere quel programma d'azione, che Egli ci ha tracciato. Solo così, potremo chiamarci ed essere davvero suoi figli e cooperatori, ed assicurare alle opere, alle quali consacriamo la nostra attività, l'abbondanza delle divine benedizioni.
Con mia grande soddisfazione, nei viaggi che potei compiere l'anno scorso in Sicilia e nei Veneto, ho constatato quanto sia universalmente amato Don Bosco e quanto grande la fama della sua santità. Eguale constatazione m'è dato di fare ogni giorno dalle lettere che ricevo, le quali ora mi comunicano singolari favori ascritti alla sua intercessione, ora consolanti effetti del suo sistema educativo, ora solenni omaggi resi alla sua memoria. Anche di questo, siamo profondamente grati al Signore; e continuiamo a rivolgere a Lui le più fervide preghiere, perchè affretti il giorno in cui vedremo Don Bosco elevato all'onore degli altari! Pregate, voi pure, a questo fine. Unite, ogni giorno, le vostre preghiere a quelle dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e teniamo per certo che questo giorno sospirato si affretterà realmente, se ci studieremo di vivere, come Don Bosco, una vita santa, e se alle opere buone uniremo la preghiera, facendo pregare anche i nostri giovani. Don Bosco fu l'apostolo della gioventù, e le preghiere giovanili saliranno particolarmente efficaci al trono di Dio. Oh se a questo fine, in tutti i nostri collegi ed istituti, specie negli orfanotrofi delle nostre Missioni, si potessero organizzare devote visite quotidiane al SS. Sacramento! Oh se invitaste voi pure i vostri figliuoli ad esservi compagni in questa preghiera! Maria SS. Ausiliatrice, per la predilezione che ebbe pel nostro buon Padre, non la lascerà davvero senza benedizioni!
III. Un altro dovere ho da compiere, e precisamente verso di Voi, o cari Cooperatori, verso di Voi, che siete gli Angeli di cui si serve il Signore per circondare di benefiche simpatie l'Opera di Don Bosco. Anche l'anno scorso io ho esperimentato, ripetutamente, e in forme che non si dimenticano più, il vostro entusiasmo; e nelle grandi città da me visitate, e al VII Congresso degli Oratorii Festivi e delle Scuole di Religione, tenutosi a Bologna, restai più volte commosso nell'udire i nobili sentimenti, che molti illustri Cooperatori pubblicamente manifestavano per Don Bosco e per i suoi figli. A tutti costoro, e a quanti, con caritatevoli offerte, ci misero e ci mettono in quotidianamente in grado di continuare le opere iniziate, rinnovo i miei più vivi ringraziamenti perchè, anch'io, ripeterò sempre con Don Rua, di venerata memoria: « Se Don Bosco diceva che non avrebbe potuto far nulla senza la carità dei Cooperatori, che cosa potrò far io, poveretto? Che cosa potrei far io, oggi sopratutto, che i bisogni e le strettezze divengono ognor più gravi? Oh! continuate ad aiutarci, ed abbiatevi l'assicurazione della più viva riconoscenza! I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice pregheranno e faranno pregare ogni giorno, perchè il Signore doni a Voi e alle Vostre Famiglie ampia ricompensa in questa e nell'altra vita!
Opere compiute nel 1923.
Ma conviene che scenda a qualche particolare intorno alle nuove opere, che, mercè la benedizione di Dio e l'aiuto della vostra carità, s'iniziarono nel 1923.
1) Dai Salesiani.
I Salesiani misero mano a più di venti nuovo fondazioni. Tre ebbero luogo IN ITALIA.
La prima, e la più importante, è l'Istituto Teologico Internazionale di Torino, dove son già raccolti 120 chierici di 18 nazioni, per prepararsi al Sacerdozio sotto l'occhio dei Superiori e nello spirito del Ven. Fondatore.
Una seconda fondazione si compì a Catania, per lo zelo dell'E.mo Card. Francica Nava, cioè l'Ospizio del Sacro Cuore a prò di giovinetti artigiani; e una terza a Barcellona Pozzo di Gotto con scuole ed Oratorio Festivo.
ALL'ESTERO si ebbe uno sviluppo ancor più consolante. A Ratisbona, in Baviera, si è iniziato un pensionato per giovani operai e studenti, già rigurgitante di alunni.
In Polonia si è aperta una casa di salute, con annessa chiesa pubblica, a Shawa; ed una casa per la formazione di nuovo personale, con la reggenza d'una parrocchia, si è stabilita a Czerwink.
Altra casa di formazione venne fondata a Regoa, in Portogallo; e si aprì una prima residenza anche nelle Isole Canarie, a Las Palmas, con scuole ed Oratorio festivo.
A Claremont, nella Colonia del Capo, si fondò un istituto con colonia agricola per giovani studenti ed artigiani, desiderosi di avviarsi al sacerdozio, o d'entrare come coadiutori nella nostra Pia Società.
A Virginia, nello Stato dello Spirito. Santa (Brasile), si stabilì una residenza di Missione per l'assistenza religiosa dei numerosi emigrati dei dintorni.
A Tucumán, nell'Argentina, si prese possesso del nuovo Istituto eretto per la munificenza del compianto signor Garcia Fernandez, in memoria del figlio Tullio, cui è intitolato.
A Vista Alegre, presso Asunción nel Paraguay, si è aperta una nuova casa con scuole ed Oratorio festivo.
Nel Perù, a Huancayo, in clima saluberrimo, abbiamo stabilito una casa di salute.
Gli Stati Uniti del Nord d'America ebbero due fondazioni, assai importanti: una a Los Angeles, in California, con opere esterne, parrocchia e cura di numerosi emigrati; l'altra ad Elizabeth, nello Stato di New Jersey, con chiesa pubblica ed Oratorio festivo.
Meritano poi un cenno speciale le nuove Case di Missione, aperte nel Vicariato del Kimberley in Australia e nel Ciaco Paraguayo; una terza a Taracucí, nella Prefettura Apostolica del Rio Negro, in Brasile; ed una quarta a Haflong, nell'Assam, dove le residenze di Shillong, Raliang, Gahauti e Laiktynsew, ebbero un considerevole aumento di personale per attendere anche ai distretti viciniori.
Il numero dei nostri, che partirono per le Missioni nel 1923, toccò quasi il centinaio; e a me è particolarmente caro il soggiungere che questo fu possibile solo per lo slancio di molti generosi aspiranti, i quali si recarono a compiere la loro formazione sul campo del futuro loro apostolato, rafforzando, così, vari centri già esistenti, come quello di Betlemme in Terrasanta, e gettando le basi di due nuove importantissime case di formazione nell'Assam e in Cina.
Queste, le nuove fondazioni.
Ma per darvi un'idea più concreta dello sviluppo che assunse l'anno scorso l'Opera Salesiana, io dovrei anche accennare ai nuovi Oratorii che si apersero presso varie case, ad es., a Rosario nell'Argentina, in magnifico locale, e un altro a Quito nell'Equatore, già rigurgitante di 8oo alunni.
Dovrei pure far parola delle chiese aperte al divin culto, come il Santuario di Gesù Adolescente a Nazareth, il tempio della Madonna del Rosario a Montevideo, e quello di S. Antonio Oeste in Patagonia.
Dovrei anche ricordare altre grandi chiese in costruzione, delle quali vennero alacremente proseguiti i lavori, come il tempio di Gesù Adolescente a Torino, del S. Cuore di Gesù a Livorno, dei SS. Pietro e Paolo a S. Francisco di California, del S. Cuore di Gesù a Choele-Choel, e di Maria Ausiliatrice in Fortin Mercedes, sul luogo ove venne celebrata la prima Messa dai primi Missionari Salesiani della Patagonia.
Nello scorso anno si gettarono pure le fondamenta di altre chiese, di cui varie in onore di Maria Ausiliatrice, come a Vigo nella Spagna e a Bagé e S. Paolo nel Brasile. Quest'ultima sarà un tempio monumentale, lungo più di 70 metri, che solleverà sulla cupola, a 52 metri di altezza, una grande statua dell'Augusta nostra Patrona, sorretta da otto angeli.
Dovrei anche far cenno di altri notevoli ampliamenti, quali si ebbero a Bari, a Verona e a Milano in Italia, a New Jork all'Estero, con l'erezione di nuovi edifizi per Orfanotrofi, Scuole Professionali, Opere Parrocchiali ecc.; ma troppo lungo diverrebbe il resoconto.
II) Dalle Figlie di Maria Ausiliatrice,
Anche l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice ebbe al suo attivo numerose fondazioni:
IN ITALIA apersero una casa assai importante, con scuole private, Asilo d'Infanzia, Oratorio e Pensionato a Venezia; - ed altri Oratori con Asili d'Infanzia e Scuole a Cavagnolo in Piemonte, - a Chiesina Uzzanese in Toscana - e a Rimini in Romagna.
Nelle vicinanze di Torino, presso la stazione ferroviaria di Pessione, trasportarono, in più ampio locale, la fiorentissima casa di formazione di Arignano, e a questa diedero uno scopo più conveniente suggerito dai bisogni dell'Istituto.
A Perugia, nell'Umbria, ebbero contemporaneamente due fondazioni, cioè la direzione di un'Istituto per Orfane di guerra, e di un Asilo pro infanzia abbandonata; - e due altre residenze apersero in Torino, precisamente presso il Collegio delle Missioni Estere in Valsalice e lo Studentato Teologico Salesiano alla Crocetta.
ALL'ESTERO, iniziarono un'opera assai commendevole, a Scheunt-Anderleck, nel Belgio, aprendo un asilo per piccoli figli di zingari e saltimbanchi.
Similmente fondarono nuove case con scuole, Laboratorii, Oratorii, Asili d'Infanzia, ecc., a Victorica nella Pampa (Rep. Argentina) - a Salto nell'Uruguay - a Puerto Natales nelle Terre Magellaniche - a Huancayo nel Perù, - a Concordia nella Colombia.
Meritano pure un rilievo particolare le prime partenze di Missionarie per la Cina nel mese di gennaio, e in novembre per l'Assam, dove i nostri avevano preparato due acconce residenze. Il bene, che già compiono in Cina, ci è pegno delle benedizioni che Iddio riserba alle nostre suore missionarie.
Ed anche qui, a meglio tratteggiare lo sviluppo assunto dall'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1923, dovrei almeno accennare all'incremento che ebbero varie case con la fondazione di nuovi Asili d'Infanzia, come a Gravellona Toce, a Bibbiano nell'Emilia, e a Conegliano Veneto: - di nuovi laboratorii serali a Cassolnovo e Cassolnovo Molino in Lombardia, e a Cannara nell'Umbria: - di un dopo scuola nell'Oratorio di S. Saba a Roma.- di un centro di formazione di nuovo personale nell'Asilo S. Spirito in Acqui; - di nuovi corpi di fabbrica per le case di formazione di Santiago nel Cile e di Maldonado nell'Argentina.
Dovrei anche ricordare varie opere temporanee, ad es., la direzione di una Colonia montana per orfani di guerra a Roncovero di Bettola (Piacenza), di una Colonia marina per le fanciulle di Legnano a Borgio, e di una scuola estiva nel popoloso rione « Oltre Torrente », nella città di Parma.
Dappertutto, anche le Figlie di Maria Ausiliatrice esperimentarono i mirabili effetti della bontà del Signore.
Proposte per il 1924.
E le divine benedizioni, tanto ai Salesiani come alle Figlie di Maria Ausiliatrice, si ripromettono ancor più grandi in avvenire, se guardiamo le continue domande di nuove fondazioni, in paesi civili e in terre di missione. È un fatto che si ripete spesso, e in modo commovente; perchè, mentre si resta impressionati all'esposizione dei molteplici bisogni, cui una pronta istituzione religioso-sociale apporterebbe indubbiamente un primo rimedio, il dover rispondere quasi sempre negativamente per mancanza di mezzi e di personale, ci addolora assai. Sia, quindi, comune impegno di studiare anche la maniera di assecondare cotesti inviti della Divina Provvidenza.
Il 1925 sarà un Anno Santo, perché è Anno Giubilare per la Chiesa Cattolica, e sarà anche giubilare per la Famiglia Salesiana.
L'11 novembre 1925 si compiranno cinquant'anni dalla prima partenza dei Missionari di Don Bosco! Abbiamo ancora tra noi l'unico superstite di quella spedizione, l'E.mo Card Cagliero, che ne fu il duce: il Signore lo conservi al nostro affetto fino a quel giorno et ultra!
E che cosa faremo per celebrare la data memoranda?
A Torino s'è costituito un duplice Comitato Centrale, composto dei più illustri Cooperatori, che ha lanciato un Appello ai Cooperatori di tutto il mondo, e agli ex-allievi nostri e alle ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e le Federazioni Nazionali di queste associazioni, insieme col Comitato Centrale « Dame Patronesse delle Opere Salesiane » hanno entusiasticamente aderito all'Appello e diramato, a lor volta, opportuni inviti e disposizioni alle associazioni sorelle, facendoci sperare un mirabile fervore di cooperazione missionaria.
« Giubileo d'Oro » vuol essere, dice l'Appello del Comitato Centrale, non solo perchè si compie mezzo secolo di glorie missionarie e di eroismo umili e grandi nel nome e con lo spirito di Don Bosco; ma perché presso ogni gente ed ogni classe, si rafforzi il palpito di simpatia e di solidarietà ed una nuova messe, veramente d'oro, sorga o fiancheggiare l'opera generosa! »
Io ripeto a Voi lo stesso invito, e questa e la mia raccomandazione per il nuovo anno aiutateci a rendere la nostra celebrazione mis sionaria feconda di frutti consolanti. Abbiamo bisogno di nuovo personale, di elemosine ed altri aiuti materiali, e di preghiere. Facciamo assegnamento sulla vostra carità. A questo fine a sorgano, ovunque, Comitati ed iniziative pubbliche e private, espressione concreta della simpatia che ci fiorisce nell'anima, e le Missioni di Don Bosco abbiano, ovunque, degna illustrazione ed aiuti, perchè ogni Missionario, anche il più lontano, piena e cordiale attorno al suo apostolato, senta la nostra cooperazione! »
1) Abbiamo bisogno di nuovi Missionari. - È triste, ma è umano, che i nostri generosi confratelli, i quali scesero per i primi sul campo delle Missioni, vadano scomparendo, e che quanti immediatamente li seguirono, abbiano perduto quell'energia che spiegarono un tempo raccogliendo manipoli abbondanti. Dovremo permettere che tornino a inselvatichirsi i campi, dissodati con tante fatiche? D'altronde, come potremo accogliere le nuove domande e soddisfare alle promesse che abbiamo fatte?
Ci sono indispensabili nuove braccia, e non mancano, per grazia di Dio, oggi sopratutto, cuori generosi, massime tra la gioventù, che anelano di consacrarsi all'apostolato, e ci sono anche altre anime pie, rette e zelanti, che pur non sentendosi chiamate al sacerdozio, si deciderebbero di buon animo a entrare in un istituto dove potrebbero prestare un aiuto preziosissimo, ed anche a recarsi nelle Missioni. Cercatele, ed inviateci queste anime, piene di amor di Dio e di carità per il prossimo, alle quali con giubilo apriremo le nostre case di formazione.
II) Abbiamo bisogno di elemosine e di ogni sorta di aiuti materiali. - I nostri Missionari versano nella più grande povertà. Essi difettano di mezzi per raccogliere e mantenere nuovi alunni negli orfanotrofi; per fondare nuove scuole e stipendiarne i maestri; per soccorrere i poverissimi neofiti; per erigere chiese, cappelle, ospizii; per moltiplicare le residenze. Qualunque aiuto, anche in generi - come pezze di tela e stoffa, medicinali, macchine ed utensili, libri e arredamenti scolastici, strumenti musicali, libri ed oggetti di premio, lini e arredi sacri - tutto tornerà ad essi provvidenziale e renderà più abbondanti i frutti delle loro fatiche.
III) I Missionari hanno bisogno di preghiere. - La generosità, con la quale hanno dato l'addio alla patria ed ai parenti, è messa molte volte alla prova degli innumerevoli disagi e pericoli della vita, e dalle fatiche gravi, snervanti, e, talora, prive di ogni conforto. Ricordatevi di pregare per i nostri Missionari, e il Signore largheggerà con loro delle più dolci consolazioni.
Questo, in breve, è il programma che affido al vostro zelo attivo e intraprendente.
Voi sapete che il Ven. Don Bosco, nel fondare l'Unione dei Cooperatori Salesiani, intese di formare un esercito di anime zelanti, attente ai suoi cenni e desideri, per tradurli generosamente in pratica. Per questo non stabilì alcun pro-Direttore Generale o Nazionale, ma volle che i singoli Cooperatori rimanessero alla sua immediata dipendenza, servendosi del Bollettino Salesiano per notificare a tutti direttaniente i suoi desideri. Tornerò altra volta su questo punto di capitale importanza, perchè la Pia Unione segua fedelmente la via che le fu tracciata da Don Bosco.
Intanto ripeto a tutti: - Date, quest'anno, generoso appoggio alle varie iniziative che localmente si prenderanno per la celebrazione del Cinquantenario delle Missioni Salesiane, e fatevene voi stessi promotori; ed insieme:
Pregate, ogni giorno, per i Missionari;
Inviate, DIRETTAMENTE A TORINO, quelle elemosine che, individualmente o collettivamente, intendete assegnare alle Missioni Salesiane;
Indirizzate - dall'Italia DIRETTAMENTE A TORINO - e fuori d'Italia ALL'ISPETTORE SALESIANO viciniore - ogni proposta o domanda di accettazione di nuovi aspiranti alle Missioni.
Conclusione.
Miei cari Cooperatori, e zelanti Cooperatrici, Iddio benedica al nostro lavoro! Tutto ciò che faremo per la maggior diffusione del suo regno sulla terra, ci verrà rifuso in benedizioni, anche sulle nostre famiglie e sui nostri paesi. Il mondo - ora sopratutto -sospira il possesso di quella pace, che gli Angeli annunziavano alla nascita del Salvatore. Adoperiamoci per donare la conoscenza e la grazia di N. S. Gesù Cristo ad altre anime e, più presto, vedremo spuntare la pienezza della pace nei nostri paesi!
Quest'anno speriamo di mettere mano alla ricostruzione dell'antico Martyrium sul ritrovato sepolcro di S. Stefano, in Terrasanta. Il S. Padre vede molto volentieri quest'opera, e se ne ripromette un aumento di culto al gloriose Protomartire e l'efficacia della sua intercessione per la pace universale.
Che il Sìgnore esaudisca i nostri voti, e doni, intanto, la pienezza della pace a ciascuno di noi, quasi caparra della felicità eterna.
Di Voi tutti, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
dev.mo, um.mo servitore Sac. FILIPPO RINALDI.
1875=1925.
Ci affrettiamo a pubblicare l'Appello che il duplice Comitato Centrale, - d'onore ed effettivo - sorto a Torino per il prossimo Cinquantenario delle Missioni Salesiane ha lanciato ai Cooperatori, agli Ex-Allievi nostri ed alle Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Cinquantenario delle Missioni Salesiane di Don Bosco (1875-1925).
L'Appello, che nel « GIUBILEO D'ORO DELLE MISSIONI SALESIANE » vi lancia da Torino questo Comitato Centrale, è rivolto alla vostra Fede e alla vostra Carità.
« GIUBILEO D'ORO » vuol essere, non solo perchè si compie mezzo secolo di glorie missionarie e di eroismi umili e grandi nel nome e con lo spirito di Don Bosco, ma perchè presso ogni gente ed ogni classe si rafforzi il palpito di simpatia e di solidarietà, ed una nuova messe, veramente d'oro, sorga a fiancheggiare l'opera generosa!
Viva e presente è in noi la suggestiva visione delle Missioni di Don Bosco: folte schiere selvagge ebbero la luce della Fede: barbare sponde i benefici della Civiltà: innumerevoli sciagure morali e fisiche elevazione e conforto! Per i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice non vi sono genti straniere, nè terre ignote: in ogni uomo da redimere vedono un fratello, amano ogni lido come la Patria lontana!
Nel «GIUBILEO D'ORO» di così splendida attività, che è luce di cristiano apostolato e gloria di umana fraternità, il nostro è appello a raddoppiare il lavoro e renderlo ognor più efficace. Sorgano, ovunque, Comitati ed iniziative pubbliche e private, espressione concreta della simpatia che ci fiorisce nell'anima, e le MISSIONI DI DON Bosco abbiano, ovunque, degna illustrazione ed aiuti, perché ogni Missionario, anche il più lontano, piena e cordiale attorno al suo apostolato, senta la nostra cooperazione.
Nel Nome di Don Bosco, noi Vi lanciamo l'appello! Voi, nel fascino soave del suo Spirito, compite l'opera: generosi, date contributo d'azione e di carità a pro' delle MISSIONI SALESIANE!
NORME D'AZIONE.
1°) Nelle città, dove sorgono COMITATI di COOPERAZIONE SALESIANA ED UNIONI O CIRCOLI DI Ex-ALLIEVI E DI Ex-ALLIEVE DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE, le Presidenze stabiliscano preventivamente, di comune accordo, l'azione da svolgere COLLETTIVAMENTE e la parte riservata a CIASCUNA ASSOCIAZIONE.
2°) Dove non esistono ancora dette associazioni ed è possibile fondarle, sia comune impegno di stabilirle in questa circostanza: se non è possibile, si procuri almeno di formare un Comitato collettivo di COOPERAZIONE MIssioNARIA SALESIANA.
3°) I COMITATI zelino la più attiva propaganda PRO MISSIONI SALESIANE, promovendo. in conformità delle esigenze e convenienze locali, CONFERENZE, FESTE e TRATTENIMENTI Di BENEFICENZA e GIORNATE MISSIONARIE « PRO MISSIONI SALESIANE ». I singoli Cooperatori. Ex-Allievi ed Ex-Allieve, appoggino efficacemente l'azione dei Comitati.
4°) NELLE CITTA' MAGGIORI, ed ovunque sia possibile, si stabilisca un CENTRO raccoglitore di doni ed oggetti per le MISSIONI SALESIANE, ed un LABORATORIO per la confezione di arredi e paramenti per le chiese e cappelle, e di indumenti per i neofiti, sull'esempio del Comitato Centrale « Dame Patronesse Opere Don Bosco » di Torino
5°) I COMITATI inviino al Rettor Maggiore dei Salesiani, sig. Don Filippo Rinaldi, Via Cottolengo 32, Torino, tutte le ELEMOSINE RACCOLTE PRO MISSIONI SALESIANE, e inculchino ai propri aderenti d'inviar sempre direttamente al Successore di Don Bosco le offerte personali allo stesso scopo, ad affrettarne il miglior impiego per i più urgenti bisogni.
6°) A garantirne un'equa e saggia distribuzione alle singole Missioni, i COMITATI D'ITALIA mandino allo stesso Rettor Maggiore anche gli oggetti raccolti o confezionati, e TUTTI I COMITATI DELLE ALTRE NAZIONI ne comunichino nota diligente, per averne designata dal Rettor Maggiore la distribuzione e specificate le Missioni alle quali dovranno inviarli.
7°) Ogni Cooperatore, Ex-Allievo, Ex-Allieva, che desideri promuovere individualmente qualcuna delle accennate iniziative per la propaganda e lo sviluppo delle MISSIONI SALESIANE, ne preavvisi il COMITATO CENTRALE per averne l'appoggio migliore.
L'Archidiocesi Torinese è in festa, avendo avuto dal Sommo Pontefice Pio XI, nel Concistoro del 2o dicembre u. s., il suo nuovo pastore in S. E. Rev.ma, MoNS. GIUSEPPE GAMBA.
È il settimo Arcivescovo che l'Opera Salesiana vede assidersi sulla Cattedra di San Massimo, e con tutta la Diocesi devotamente n'esulta, scorgendo fuse in Lui, in felicissima sintesi, le caratteristiche dei suoi predecessori: la fermezza di Mons. Franzoni, la sollecitudine pastorale di Mens. Ricardi di Netro, lo zelo di Mons. Castaldi, la pietà soave del Card. Alimonda, la sapiente attività di Mons. Riccardi, e la carità Luminosa del Card. Richelmy.
L'Archidiocesi esulta, perchè acquista un altro Padre e Pastore buono, attivo e zelante; e con essa esultano anche le diocesi di Asti, che gli diede i natali, e quelle di Biella e Novara, dove S. E. Mons. Gamba profuse tesori di apostolato, perchè ne vedono premiati i meriti insigni.
Così, e con ragione, con i figli di Don Bosco che lavorano in Asti, Biella e Novara, esultano quelli della Casa Madre di Torino, e dell'Archidiocesi, e tutta quanta la nostra Società, conoscendo quale sacro affetto nutra il nuovo Arcivescovo per la santa memoria del Venerabile Don Bosco, e gli stretti vincoli di cordiale amicizia che lo legavano al suo I° Successore, il Servo di Dio Don Michele Rua.
Dall'attività, dallo zelo e dalla santità del Pastore, noi attingeremo maggior lena per lavorare a salvezza dei figli del popolo suo.
Ed Egli benedica a noi e a questi, come noi già preghiamo e continueremo a pregare con loro perchè Iddio e l'Augusta nostra Patrona Maria Ausiliatrice donino in gran copia al nuovo Arcivescovo tutte quelle grazie, che Egli invoca per l'esercizio del Sacro Ministero in mezzo al nuovo gregge, che gli è affidato.
E benedica anche ai nostri Cooperatori, i quali prendono sempre viva parte alle nostre gioie, come ai nostri dolori, ed oggi esultano anch'essi nel veder designato a capo dell'Archidiocesi di Torino, un Pastore così venerando, al quale umiliano i più devoti auguri.
Mons. Giuseppe Gamba nacque a S. Damiano d'Asti il 25 aprile 1853. Alunno dell'Oratorio Salesiano di Torino, poi del Seminario d'Asti, salì al sacerdozio. A 26 anni fu parroco a Villafranca d'Asti, in seguito parroco della Cattedrale e Vicario generale.
Eletto vescovo di Biella il 16 dicembre 19o1, il 16 luglio 19o6 era traslato alla diocesi di Novara, dove il suo nome rimarrà in benedizione. Ad multos annosi
Abbiamo insistito più volte di diffondere la conoscenza delle MISSIONI SALESIANE e di favorirne l'appoggio presso buone e caritatevoli persone, che potrebbero aiutarle... Chi avrebbe facilità di compiere un'opera così santa, si dà pensiero di farlo?...
* Ottimo mezzo di educazione religiosa è il suscitare nei teneri cuori l'entusiasmo per le Missioni Cattoliche e per le notizie missionarie. Fate leggere ai vostri figliuoli le pagine più interessanti dell'ampia rubrica « Le Missioni Salesiane », che reca ogni mese il BOLLETTINO SALESIANO?.... Li avete abbonati al periodico « GioVENTÚ MISSIONARIA », che è proprio fatto per loro?
* E le « LETTURE CATTOLICHE », fondate dal Ven. Don Bosco ed entrate omai nel 72° anno di vita - sempre fresca, istruttiva ed edificante, - arrivano alle vostre famiglie?
* Da quattro anni, a cura di alcuni nostri confratelli, si pubblica l'ottimo periodico « RiviSTA DEI GIOVANI », scritto per gli studenti delle classi superiori, ai quali dà... gratuitamente, interessanti lezioni di vita e pensiero cristiano. Non vorreste procurarne l'abbonamento a chi potrebbe tornar vantaggioso, ad esempio a quegli studenti universitari che, purtroppo, son costretti a vivere abbandonati a se stessi nelle grandi città?...
Nello stesso Concistoro del 2o dicembre il SANTO PADRE si degnava promuovere alla Sede vescovile di Volterra, in Toscana, il rev.mo DON DANTE MUNERATI, Procuratore Generale della nostra Società presso la S. Sede.
Il nuovo Prelato è nel pieno vigore degli anni; e, con la grazia di Dio, potrà svolgere ancor a lungo quell'attività, di cui diede così splendido saggio a Roma, dove, nel 191o succedette a Mons. Marenco come Procuratore della nostra Pia Società, ed esercitò contemporaneamente un fruttuoso apostolato, con la pubblicazione di varie opere, con l'assistenza più amorevole al Circolo Univesitario Cattolico, e con l'apprezzata collaborazione in varie Sacre Congregazioni, come consultore.
Mons. Munerati sarà consacrato dall'E.mo Card. Cagliero nella Basilica del S. Cuore di Gesù in Roma, il 29 corrente. Dall'intimo del cuore al nuovo Pastore della Chiesa di Volterra ogni santo augurio!
Son trentasei anni che Egli è morto, o meglio che il suo spirito si scioglieva dal corpo logoro dalle fatiche sostenute alla maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime, per iniziare una vita di più pronta assistenza e vigilanza e protezione paterna su tutta quanta la sua famiglia.
Era la vigilia di S. Francesco di Sales, quando, essendosi aggravate repentinamente le condizioni dell'Infermo, piombava il silenzio più triste nei cortili dell'Oratorio, e cominciò un incessante succedersi all'altare di Maria SS. Ausiliatrice, e un trepido volger di sguardi alla cameretta dov'Egli agonizzava.
Quando si diffuse la notizia della morte, fu pianto e dolore in tutti i cuori; e a tutti, ammonitrice e confortante, subito giunse la parola solenne di Don Rua
« Se abbiamo perduto un Padre in terra, abbiamo acquistato un protettore in cielo. E noi siamo degni di Lui, seguendo i suoi santi esempi ».
Ma il dolore continuò intenso, profondo, ed anche esteriormente accasciato, sino alla sera del 2 febbraio. Per tutta una settimana i nostri cortili non risuonarono più di una sola voce clamorosa, e parvero un camposanto. Ala quando, ricondotta la venerata Salma nella Basilica di Maria SS. Ausiliatrice dopo il corteo funebre, e terminate le esequie si uscì dal tempio, tosto fu un universale incrociarsi di liete voci di ammirazione e di stupore per l'imponenza dell'apoteosi, di cui tutti erano stati spettatori, e un ripetersi vicendevole: « Don Bosco è in paradiso! E certo in Paradiso, e prega e pregherà sempre per noi! »
E sin da quella sera, soave e sentita più che mai, tornò in ogni cuore la dolce serenità festevole, propria delle Case Salesiane. Con gioia, sin da quell'ora i già orfani figli presero a circondare Don Rua; Don Rua cominciò ad essere un altro Don Bosco: e Don Bosco ritornò a vivere della vita più viva e meravigliosa, nell'Oratorio, in Piemonte, in Italia e all'Estero.
Dopo trentasei anni.
Da quel giorno anche le sue opere presero uno sviluppo prodigioso, ed a più folti drappelli continuarono a correre a Lui, da ogni parte, le anime desiderose di schierarsi sotto la sua bandiera. Ancor Lui vivo, avevano iniziato l'entusiastico movimento i Polacchi, poi vennero i Tedeschi, gli Ungheresi, gl'Irlandesi, mentre in altri nostri centri di Francia, di Spagna, delle Americhe, altre anime ripetevano, con fervido slancio, la stesso spettacolo.
Dopo trentasei anni, l'Istituto Teologico internazionale Salesiano, aperto ora in Torino, conta 12o alunni di 18 differenti nazioni. L'Istituto « Card. Cagliero » Per le Missioni Estere Salesiane, nel second'anno di vita, rigurgita di 16o allievi, ed altri 4o aspiranti missionari son ricoverati nell'Oratorio. Dappertutto si accentua lo stesso movimento. Si può dir morto Don Bosco? Come non ravvisare il fascino sempre più vivo, che il suo spirito accende nei cuori
Ai piedi di Maria Ausiliatrice.
La sera del 21 ottobre u. s. all'altare di Maria SS. Ausiliatrice si rinnovava una scena tenerissima. Come l'11 novembre 1875 dalle mani di Don Bosco, così, quella sera, dalle mani del 1° missionario salesiano, l'Em.mo Card. Cagliero, una schiera di nuovi missionari riceveva il S. Crocifisso e prendeva commiato dai Superiori e dai loro parenti.
V'erano sacerdoti e coadiutori, uomini adulti e forti, cui si leggevano sul viso le tracce di una vita già rotta alle fatiche dell'apostolato; ma, tra tutti, spiccava un folto gruppo di chierici, che prendeva parte alla cerimonia con visibile commozione.
Erano i primi frutti dell'Istituto « Card. Cagliero », e di altre case di preparazione: giovani che partivano alla volta dell'Assam, della Cina, della Terrasanta, per compiere colà la loro formazione religiosa e sacerdotale, e, in seguito, dedicarsi meglio al lavoro.
Nell'Oratorio di Macao.
Per una felice coincidenza, pochi giorni prima, anche nella Cina lontana si svolgeva una consimile cerimonia fra gli alunni dell'orfanotrofio salesiano di Macao. Lo spirito di Don Bosco compiva le sue prime conquiste, e presentava a Dio le primizie del lavoro dei suoi missionari.
È noto quanto il Cinese si chiuda, d'ordinario, in un'atmosfera di apatia e di freddezza, e quanto sia difficile destarlo ad un soffio di animazione e di entusiasmo. Ma non è men vero che il suo cuore, a chi veramente l'ami e sappia mostrargli d'amarlo, si schiude ad effusioni commoventi di riconoscenza.
Quante volte i nostri confratelli di Macao ebbero dai piccoli cinesi, loro alunni, le più commoventi dimostrazioni di affetto! Non è molto che uno di essi dovette partire, perchè assegnato ad un altro campo di lavoro. Quando tutti lo seppero, gli si strinsero attorno, e lo vollero accompagnare fino al porto, e non si dipartirono, fintantochè il battello non scomparve ai loro occhi. Interrogati i più mesti perchè piangessero, risposero:
- Lok san fu! Il padre era tutto per noi! Questo sentimento di riconoscenza, che il paziente lavoro di vari anni ha fatto germogliare in tanti giovani, non è rimasto sterile e vano; ma fecondato dalla grazia di Dio ha schiuso lentamente in alcuni il germe della vocazione religiosa e sacerdotale. Rotto il primo strato d'indifferenza, il loro animo è rimasto colpito dall'intima gioia della nostra vita, e ne sorse il desiderio d'imitare i propri maestri e lavorare con essi a favore dei loro poveri connazionali.
Il 30 settembre u. s. anche sei alunni dell'Orfanotrofio di Macao, davano l'addio ai superiori e ai compagni per salire a Shiu-Chow e ascriversi tra i figli di Don Bosco: cinque come aspiranti al sacerdozio, uno come coadiutore.
L'avvenimento, nuovo e memorando nella breve storia dell'opera salesiana in Cina, fu celebrato nell'intimità dell'istituto, con un'accademia tutta improntata a famigliare cordialità. Si alzò a parlare per primo il giovane
A-Piu. Cominciò con frasi staccate e lente, rotte dalla commozione, a ricordare conce sei anni prima avesse conosciuto i salesiani e fosse stato entusiasmato dalla loro vita serena e gioconda. Era cattivello allora, ma la carità e il compatimento amorevole dei superiori l'avevano richiamato in sè e a camminare pel sentiero della virtù. Domandò pubblico perdono dei cattivi esempi dati, e raccontò per quali vie misteriose la grazia di Dio aveva operato in lui, fino a chiamarlo al suo servizio.
« Salirò a Shiu-Chow, conchiuse, ma il mio cuore rimarrà a Macao, prima fonte delle mie aspirazioni ardenti e dei miei sogni giovanili, a ricordare agli amici e ai compagni che altri debbono seguirci nell'opera di redenzione dei nostri fratelli pagani ».
Parlarono anche gli altri partenti. A-Tchat, espresse dei pensieri così belli, che strapparono le lagrime ai compagni.
« Da parecchi anni, disse, noi viviamo tra i figlì di Don Bosco e abbiam trovato in loro delle persone che ci hanno veramente amato. Guardate i sacrifizi che compiono per il nostro bene e l'amorevolezza con cui ci trattano. Vivono la nostra vita, dividono con noi il loro riso, coprono le nostre miserie, e ci vogliono bene più che i nostri parenti, perchè cercano in noi l'anima per offrirla pura e bella al creatore.
»Ma essi son pochi, stanchi, sfiniti da un lavoro che aumenta ogni giorno, mentre tanti nostri fratelli vivono ancora lontani da Dio. ignari della sua legge, lungo una via di perdizione e di fango. Chi li aiuterà? Chi spezzerà con loro il pane del lavoro e della fatica, e diffonderà la buona novella della redenzione cristiana in questi paesi?
» Noi, o compagni! spetta a noi, che li conosciamo da vicino, a sorreggerli e imitarli nella santa impresa! Per questo ci facciamo salesiani e sacerdoti, e partiamo stasera per Shiu-Chow. Voi, accompagnateci con le vostre preghiere, e seguiteci presto, numerosi e forti, per la gloria di Dio e la salvezza della nostra patria ».
Chiuse la festicciuola il Direttore dell'Orfanotrofio, ricordando le tappe gloriose percorse in pochi anni dall'opera di Don Bosco in Cina, Macao, Heung-Shan, Shiu-Chow, ecc.; e rilevando che altre già si profilano radiose all'orizzonte.
Tutta l'opera...
Anche l'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dopo la morte del Venerabile, assunse un'espansione, che nessuna mente umana poteva prevedere. Il suo campo, allora assai ristretto, anche per il genere d'azione, si è meravigliosamente allargato, acquistando quell'adattabilità ai bisogni dei tempi nostri, che era nel desiderio di Don Bosco. Omai non v'è opera religioso-sociale, alla quale le Figlie di Maria Ausiliatrice non si dedichino con zelo. Anche nelle terre di missione raccolgono frutti consolanti.
E la Pia Unione dei Cooperatori? S'è diffusa tanto e con tanto frutto, che non sembra esagerato il dire che in molti luoghi il nome di Cooperatore Salesiano sia già sinonimo di cattolico, come diceva Don Bosco.
Sulla sua tomba.
Oh proseguiamo, tutti, a calcare le orme del Padre, che venne illuminato dall'alto, allorchè studiava il modo di lavorar umilmente, ma alacremente, secondo i bisogni dei tempi. E ricordiamo sopratutto che Egli cercò solo le ANIME, e, di preferenza, LE PIÙ POVERE e ABBANDONATE. « Il mondo ci riceverà sempre con piacere fino a tanto che le nostre sollecitudini saranno dirette ai selvaggi, ai fanciulli più poveri, più pericolanti della società. Questa è per noi la vera agiatezza, che niuno invidierà e niuno ci verrà a rapire ».
E questo sia il proposito che rinnoviamo, concordi, sulla sua Tomba!
All'avvicinarsi dell'anno santo, chi non ha la speranza di una straordinaria effusione di grazie su la Chiesa e la Civile Società? Ai bisogni dell'ora presente solo Iddio può apportare un rimedio efficace; e ci muove a sperarlo l'orientarsi dei popoli verso la Fede e il fervore dei Cattolici per le Opere Missionarie.
L'anno 1925 segnerà pure il Giubileo d'oro delle Missioni Salesiane, ed anche per questo dobbiamo prepararci a celebrarlo santamente. Chi lavora con Don Bosco, deve vivere di fede. La fede fu la forza del Padre, e sarà la forza dei figli. Come ci avvince lo stesso ideale di carità nel nome di Lui, ci unisca il suo spirito di fede, e, in particolare, il suo tenero amore al Cuore di Gesù; e ciò, ogni giorno, in forma collettiva. Sparsi su tutta la terra, uniamoci quotidianamente, in questo plebiscito di amore. L'Opera Salesiana fu ispirata ai più teneri palpiti di quel Cuore Divino! E giunta l'ora in cui gli amici e gli ammiratori di Don Bosco lo proclamino solennemente, e il « Bollettino » se ne faccia araldo e promotore.
Faremo nostra, ogni giorno, l'intenzione assegnata agli ascritti all'Apostolato della Preghiera, - e il 1° venerdì del mese, sacro al Cuore di Gesù, e il 24, sacro a Maria SS. Ausiliatrice, raccomanderemo anche una particolare intenzione, che verrà mensilmente preindicata.
INTENZIONI PER IL MESE DI GENNAIO 1924. Intenzione quotidiana:
LA PACE DI CRISTO NEL REGNO DI CRISTO ».
Che la pace che gli angeli annunziarono alla nascita di Gesù, - che Gesù stesso promise a tutti, quando disse: « IO VI LASCIO LA MIA PACE, VI DO LA MIA PACE », regni in noi, nella Chiesa, nella Società.
Per il 1° venerdì e il 24 del mese:
« SPIRITO DI FEDE ».
Che possiamo vivere abitualmente alla presenza di Dio e lasciarci guidare dalla fede nei pensieri, nelle parole, nelle opere, come Don Bosco.
INTENZIONI PER IL MESE DI FEBBRAIO 1924.
Intenzione quotidiana:
« LE UNIVERSITÀ CATTOLICHE ».
Perchè maturino copiosi frutti di penetrazione cristiana nella mente e nel cuore di quanti le frequentano, per una larga diffusione degl'ideali di N. S. Gesù Cristo in mezzo alla Società.
Per il I° venerdì. e il 24 del mese:
«. LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DEL VEN. D. Bosco»
Perchè Iddio, nella sua bontà e ad intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, affretti il giorno in cui il nostro Venerabile Maestro e Fondatore sarà elevato agli onori degli altari.
Dalle lettere dei nostri.
« Ti preghiamo a celebrare secondo la nostra intenzione ».
Quando Mons. Malan fu, ultimamente, alla Colonia del S. Cuore, vi si fermò pochi giorni,, ma furono sufficienti per farsi un'idea della profonda gratitudine che gli indii nutrono pel missionario, della carità con cui son trattati e dello spirito di sacrificio che anima quei nostri confratelli!
Monsignore, - scrive don Vallarino - contento e soddisfatto, d'accordo col direttore procurò a tutti una bella gita, come soleva fare Don Bosco: e fu esemplarissima la condotta di tutti.
Nel ritorno, i capi invitarono Monsignore a visitar le loro case. La domenica seguente Monsignore li accontentò; e, insieme coi personale della Colonia, l'accompagnai anch'io in quella visita. Scorgeremo, dappertutto, ordine e pulizia; ma quello che ci commosse fu il veder che ogni famiglia aveva preparato il piccolo regalo: uova fresche, pane di meliga, focaccie di mandioca, e, qualche indio più anziano, anche la tazza di caffè, secondo il costume del paese.
« Vogliamo, dicevano a Monsignore, che tu riceva questa piccola offerta, in segno della nostra riconoscenza e del nostro amore! Amaci sempre, perchè i Bororos sempre ti ameranno! ».
Alla vigilia della partenza, tutti quanti si raccolsero di nuovo per l'addio. Mons. Malan ringraziò, commosso, i Salesiani, le Suore, e i Bororos, benedicendo i sacrifizii e gli stenti degli uni, e animando gli altri ad essere sempre buoni ed ubbidienti.
Ma prima di tornare alle loro case, alcuni si presentarono a Monsignore e gli dissero: « Affinchè possiamo esser buoni davvero e praticare i tuoi avvisi, ti preghiamo, anche a nome dei nostri compagni, a celebrar domani la S. Messa secondo la nostra intenzione. Noi faremo la S. Comunione per te, affinche il Signore ti accompagni sempre, tenga lontano da te ogni reale, e ti riconduca presto fra noi! Sì?... »
Monsignore, commosso fino alle lacrime, annuì di gran cuore, e quelli gli baciarono l'anello e corsero a partecipare ai compagni l'esito dell'ambasciata.
Così, alla Messa d'addio, ogni cuore si unì al Cuore Eucaristico di Gesù; il Pastore per chiedere al Signore grazie e benedizioni su quella parte eletta del suo gregge e le pecorelle nel pregare il buon Gesù per il loro Pastore.
I frutti delle visite del Missionario.
Spigoliamo da una lettera del nostro D. Carlo Marelli, intorno un suo viaggio apostolico tra il Rio Negro e il Rio Colorado, in Patagonia:
Nel visitare una famiglia, m'imbattei un giorno in un mio alunno di parecchi anni fa. Il poverino era ridotto agli estremi, e fu gran ventura per lui ch'io lo preparassi a ben morire. Lo diceva egli stesso con voce tremante: « È Dio che l'ha mandato, Padre, per consolarmi in questi tristi momenti. Quanto è buona Maria Ausiliatrice! » Rese poche ore dopo l'anima al Creatore, e la sua fu una morte serena e invidiabile.
Un fanciullo di dodici anni, il giorno della sua prima Comunione, disse alla madre, che per non vedersi importunata dalle innocenti domande del figlio lo mandava a divertirsi con alcuni carrettieri: « Mamma, non voglio più andare coi carrettieri, perchè parlano male, ed io oggi ho ricevuto Gesù e voglio essere buono ».
Giunsi un giorno ad una casa per battezzare un bambino. I genitori non erano presenti, ed i padrini decisero, allora, di rimandare la cerimonia. Nella sera stessa il bimbo s'ammalò, passò una notte agitatissima, e sul far del giorno era agonizzante. I padrini, temendo per la vita del piccolo angioletto, risolsero di farlo battezzare. Al cadere dell'acqua benedetta, il bambino sorrise, e in breve scomparve ogni affanno. La madre, ch'era sopraggiunta, nel vedere il figlio sorridere, riaprì l'animo alla gioia, ed il padre esclamò: « Guarda, che bel modo di chieder il battesimo! »
A proposito di battesimo, voglio ricordare un fatto tipico e curioso. S'incontran talora alcune buone vecchiette, che pretendono di saperne più del sacerdote, e sostengono presso le madri che, se non son presenti i padrini, il battesimo con procuratori non vale. Non c'è ragione che tenga a convincerle del contrario: e, purtroppo, talora riescono nell'intento.
In questo viaggio amministrai 151 Battesimi, 233 Comunioni, di cui 34 prime, 139 Cresime e benedetti 9 matrimoni.
Visitai 219 famiglie, e percorsi, in carrozzella, 1810 chilometri!...
Rinnoviamo la più umile e fiduciosa preghiera al buon cuore di tutti i Cooperatori, perchè nel caritatevole invio delle loro offerte per le Opere di Don Bosco, vogliano aver presente il fortissimo aumento di spesa, cui dobbiamo sottostare per la pubblicazione del BOLLETTINO.
Edificante interessamento per le Missioni.
(Da una lettera di Mons. Domenico Comin, Vicario Apostolico di Mendez e Gualaguiza).
... Tornando all'Equatore incontrai durante il viaggio tanto interesse e tanta carità per le nostre Missioni, che ne rimasi più volte commosso. Il fondo di bontà, che alberga ogni cuore umano, affiora sovente quando il richiamo è presentato da una causa così santa e sublime, come quella dell'evangelizzazione e civilizzazione di poveri selvaggi.
Già a Paterson e a Klifton, negli Stati Uniti, tenendo conferenze ai nostri Italiani, avevo potuto constatare quanta generosità albergassero le loro anime e quanto fossero sensibili al grido di dolore e di aiuto, che s'innalza dalle foreste equatoriali. Mi ascoltarono con vivo compiacimento, ed ebbi cospicue elemosine.
A Monterrey, nel Messico, mi recai a celebrare la S. Messa nella cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Dopo la funzione, si raccolsero nei corridoi dei grande istituto le alunne, in numero di 6oo. Parlai loro delle Missioni e le vidi entusiasmarsi. Non contente di portarmi personalmente il loro obolo, mi offersero anche alcuni lavori di ricamo eseguiti in iscuola, e vollero che i loro parenti si unissero nel nobile slancio di carità, promettendo che avrebbero continuato a prestarmi valido aiuto.
Eguale cordialità trovai al collegio nostro di Messico. Quei buoni alunni in ricreazione erano sempre intorno a me, chiedendo notizie e racconti. E seppero rinunziare ai dolci e alle caramelle, per aiutarci nell'opera di redenzione. Un giorno, pure a Messico, mi recai a visitare il collegio femminile per figlie d'italiani, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. All'udire i bisogni e le privazioni dei missionari, una signorina si tolse dal braccio il piccolo orologio, e: « Prenda, Monsignore, mi disse; è piccola cosa, ma è il preludio dell'offerta della mia vita. Preghi la Madonna, perchè mi faccia religiosa, e missionaria ». Un'altra aveva comperato allora allora degli oggetti che le stavano tanto a cuore: e me li consegnò dicendo: « Saranno più utili alla sua Missione! Iddio benedica questo mio sacrifizio ».
A Puebla de los Angeles tra i nostri alunni e le allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice s'accese una vera gara di carità. Alcuni giovinetti mi pregarono di prenderli con me, disposti a tutto, pur di fare il missionario. Li indirizzai all'Ispettore, e ho ferma fiducia che il santo proposito, con la grazia di Dio, diverrà una dolce realtà.
Una scena tenerissima mi attendeva alla Colonia Italiana di Chipilo. I bambini e le bambine della scuola, diretta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, mi vennero incontro sventolando delle bandierine e tra evviva m'accompagnarono fino alla scuola. Recitarono complimenti e auguri nella lingua di Dante e mi fecero mille feste. Risposi nella stessa lingua, framezzando qualche espressione dialettale, poichè son tutti veneti. In quell'ampia campagna, lontani dalla patria, quegli accenti ebbero una potenza di commozione indescrivibile, e scesero al cuore.
Mi promisero che avrebbero pregato per la mia Missione, e l'avrebbero aiutata. Difatti, il mattino dopo, si trovarono puntualissimi alla S. Messa e si accostarono alla S. Comunione con una devozione, che mi fu di alto conforto.
Accoglienze festose e fervori missionari trovai pure a Guadalajara, a Morelia, a S. Juanico, raccogliendo ovunque larghi motivi di ringraziare il Signore, che nei cuori di tutti - Confratelli e allievi, Figlie di Maria Ausiliatrice ed allieve, Cooperatori e Cooperatrici - aveva acceso tanto desiderio di lavorare per la dilatazione del regno di Cristo.
E notai questo non solo fra i nostri, ma anche presso le altre comunità religiose, che mi invitarono a predicare.
Le Suore del Buon Pastore, ad esempio, mi offrirono ricca e splendida biancheria per le nostre cappelle. In una busta, contenente una somma cospicua, trovai questo biglietto: « Le allieve del Collegio del Sacro Cuore si considerano felici di poter contribuire alla conversione dei Jivaros, ed alleviare, almeno in parte, le privazioni dei missionari ».
Lasciando il Messico, ho promesso che avrei dedicato coll'obolo dei Messicani una cappella alla loro Madonna di Guadalupe. Mi accingo ora a compiere la promessa, e spero di potere, coll'aiuto dei benefattori d'ogni nazione, elevare altre cappellette, e proseguire con lena rinnovata l'azione missionaria fra i Jivaros.
Iddio benedica tutti i nostri generosi amici e dia loro il centuplo di quanto han dato e continueranno a dare per la santa causa.
DOMENICO COMIN,
Vescovo tit. di Obba, Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza.
La missione della Pampa Centrale.
Chi non ha udito parlare dell'Argentina? Anche nei più piccoli paeselli c'è, ormai, qualcuno che vi si è recato in cerca di fortuna, e n'è tornato entusiasta, o vi si è fermato ancor più contento.
L'Argentina è di una superficie stragrande per i suoi otto milioni di abitanti, cioè nove volte quella dell'Italia. Politicamente è una repubblica federale, che abbraccia 14 Provincie autonome, 10 Territori e il Distretto Centrale di Buenos Aires. I Territori sono altrettante province, che dipendono, quasi possedimenti coloniali, dal Governo Federale che vi nomina i governatori e i magistrati.
Uno dei vasti Territori è la Pampa Centrale, così detta per essere precisamente nel centro della Repubblica, a non molte leghe da Buenos Aires, e confinante col Rio Negro, dove il continente principia a restringersi, nella parte meridionale dell' Argentina. È cinque volte più grande del Piemonte, con un'esigua popolazione di poco più di centomila abitanti, in minoranza indigeni di tribù aracuane e patagoniche dei così detti gauchos - una specie di meticci semicivilizzati, - e in maggioranza coloni emigrati, per lo più spagnuoli, tedeschicattolici, e non pochi piemontesi, con rappresentanze di altre nazionalità. Il territorio è fertilissimo e si presta a tutte le culture più redditizie, sopratutto a quella del grano, che riesce della migliore qualità di tutta la Repubblica.
Il Territorio è diviso in ventidue dipartimenti, e va via via svolgendosi con nuovi paesi che già competono coi due centri principali: S. Rosa di Toay, a settentrione, e General-Acha, più al sud, che, essendo in posizione più centrale, fu capitale del Territorio fino a circa una decina di anni fa, quando S. Rosa di Toay lo soppiantò e divenne, com'è ancora, la residenza di tutte le Autorità. Una seconda ferrovia unisce i due centri al porto di Bahia Bianca, dando loro comodità di esportazione ed importazione di tutto ciò che può servire di bisogni ed agli agi della vita. Il progresso della regione promette bene; e in tempo non lontano la Pampa Centrale sarà la quindicesima Provincia federata della Repubblica Argentina.
La cura religiosa di questa regione era stata affidata dapprima ai Padri Francescani, e faceva parte di una loro Prefettura Apostolica, che comprendeva altre terre, ed aveva per residenza Rio Quarto, in provincia di Cordoba. Nel 1896 il loro Superiore, P. Palacios, non potendo più accudire alla missione della Panpa per mancanza di personale, la rinunziò all'Arcivescovo Mons. Ladislao Castellano; e lo zelante Prelato, non avendo neppur lui sacerdoti disponibili, pregò il Vicario Apostolico della Patagonia, Mons. Cagliero, ora Cardinale di S. C., "A voler aggiungere alla sua missione anche la Pampa; e Mons. Cagliero, di buon grado, accettò. Allora la popolazione era meno della metà dell'attuale, e bastava qualche annua escursione per accudire gli indigeni ed i coloni, sparsi fuori dei principali centri, dove vennero costituite tre parrocchie: la centrale in S. Rosa di Toay, e le altre a General-Acha e a Victorica.
Nel 19o8, nominato internunzio al Centro America, Mons. Cagliero rinunciò al Vicariato Apostolico della Patagonia, ed occorreva nominargli un successore. Il Governo Argentino insistè, allora, presso la S. Sede per ottenere che la Patagonia fosse rimessa sotto la giurisdizione dell'Arcivescovo di Buenos Aires. E si venne a quest'accordo. La Patagonia fu convertita in varie Vicarie Foranee affidate a sacerdoti salesiani sotto la giurisdizione del Vescovo di La Plata, e la Pampa fu convertita anch'essa in Vicaria Foranea dipendente dall'Arcivescovo di Buenos Aires, con l'obbligo, ai reggenti, di presentare ogni anno agli Ordinarii un rendiconto statistico del lavoro, del progresso, e della vita religiosa della Missione. Così le due grandi Missioni della Patagonia e della Pampa passarono, di comune accordo con le Autorità Governative ed Ecclesiastiche, sotto l'immediata giurisdizione degli Ispettori Salesiani di Buenos Aires e di Viedma.
Se non che la popolazione prese a crescere ancor più rapidamente in modo enorme, duplicandosi in meno di dieci anni, attese le nuove vie di comunicazione e la riconosciuta ricchezza del suolo. Come provvedere? Se ne impensierirono le stesse Autorità governative.
Il signor Filippo Centeno, Governatore del Territorio, disse, un giorno, all'Ispettore Don Giuseppe Vespignani, con accento commosso:
- Reverendo, ho bisogno che i Salesiani mi mandino molti sacerdoti nella Pampa... È necessario che ogni sacerdote ogni festa di precetto dica almeno tre messe (sic!), perchè la popolazione abbia un po' di comodità di compiere il dovere della santificazione delle feste, almeno nelle località principali. I migliori coloni - e accentuava le parole - se non possono assistere alla Messa, se ne vanno altrove, perchè (lo dicono chiaramente) non vogliono vivere come le bestie. E allora? Ci resteranno i peggiori, e, senza religione, si andrà incontro ad un avvenire che fa orrore!...
E il buon Governatore condusse D. Vespignani nel suo studio, dinnanzi una bellissima carta della Pampa, ove gli additava, a una a una, le località, dove avrebbe voluto che, pur con sacrificio, si fosse celebrata ogni festa la santa messa...
Da quel giorno, i nostri Missionari si moltiplicarono, non in numero, ma in attività prodigiosa, quantunque in modo sempre inferiore, alle esigenze.
La Missione della Pampa è così vasta che non basterebbero due sacerdoti in ciascuno dei ventidue dipartimenti, o circondari, in cui è suddiviso il Territorio, essendo tutti più vasti di tante diocesi ordinarie! E a sostenere così improbo lavoro, non v'è che una dozzina di sacerdoti, aiutati da pochi chierici e coadiutori!
Come fare? Trovar altri missionari, pel momento era impossibile.
Si pensò di trar profitto dal personale delle altre case, comunicando a tutti l'urgenza e la santità del sacrificio. E non pochi sacerdoti e chierici salesiani, sparsi nelle altre case dell'Argentina, risposero pronti all'appello, e in certi periodi dell'anno, ciascuno secondo la propria capacità, vennero mobilitati in aiuto dei Missionari della Pampa.
E i frutti sono superiori davvero alle speranze. Sopratutto i buoni chierici, mossi dal generoso impulso della loro età, dànno prova di tanto fervore da commuovere le popolazioni! Con lo splendore della liturgia, eseguita a dovere, col canto e colla musica sacra, attirano onde di popolo; e col catechismo ai giovani e l'accurata preparazione dei fanciulli alla prima Comunione destano nell'animo di tutti un desiderio di vita migliore.
Ed è un bene anche per questi generosi, perchè, tornati alle loro residenze, si sentono più animati all'acquisto della scienza e della perfezione cristiana.
Ma, anche così, si è ben lontani dal provvedere a tutti i bisogni della Missione. Il Cuore di Gesù parli al cuore di tanti giovani che Lo amano, e susciti nuovi Missionari!
Ecco uno specchio dell'azione apostolica, compiuta dai Missionari Salesiani nella Pampa dal 1915 al 1921.
Un'escursione apostolica nel Rio Negro.
(Relazione del Missionario Don Giovanni Balzola al Sig. Don Rinaldi).
S. Bento (Rio Ereré), 23 aprile 1924. Rev.mo Sig. Don Rinaldi,
Si compiono oggi 3o anni, dacchè in compagnia dello zelantissimo Mons. Lasagna e del compianto D. Milanesio sbarcavo a Montevideo per iniziare la mia vita missionaria. Sono qui sotto un capannone, nel folto di una foresta di castagneti, tra persone poco o nulla conosciute, eppure il ricordo di quel giorno fortunato mi commuove egualmente e la celebrazione di quest'anniversario ha un sapore e un carattere così intimo, che m'infonde una dolcezza infinita.
Ho radunato la poca gente sparsa nel bosco, ho celebrato la S. Messa, ed ho parlato loro di Gesù, della purezza ed elevatezza di vita che devono condurre, anche se lontani dal consorzio umano, e ho amministrato a vari i SS. Sacramenti. Quei poveretti mi guardavano e mi parlavano con le lagrime agli occhi. Da tanti anni non vedevano più la faccia amica di un sacerdote, che dicesse loro una parola di fede.
In mezzo ai... castagneti. - Poveri boscaioli! - L'Opera di Don Bosco a Manaos.
Sono tutti boscaioli, che passano la maggior parte della vita nel bacchiar castagne, che le canoe trasportano alla deriva del Rio Negro, verso le grandi città.
L'industria delle castagne è stata la salvezza di queste regioni. Quando ci fu il crollo del valore della gomma elastica, il bisogno di provvedere alla vita spinse gli abitanti a cercar altre risorse e a gettarsi nell'interno delle foreste. Scoprirono, così, l'esistenza di vasti castagneti, mai conosciuti, e si posero a sfruttarli con successo. Non si tratta però di castagne, simili a quelle dei nostri paesi. Ogni frutto è rivestito da una scorza durissima, che vien spaccata con la scure, o con grandi coltelli, e dentro vi si rinvengono da 15 a 20 gherigli, simili alle nostre mandorle, di cui hanno quasi il sapore. Da ciò si può immaginare la grossezza del riccio. Non è raro il caso che si stacchi dall'albero un frutto e colpisca la testa del povero viandante, con qual pericolo è facile immaginare.
La scoperta di questi castagneti e l'avviamento del nuovo commercio, se in parte ha risolto la crisi economica della regione, ha pero notevolmente accresciuto le difficoltà del nostro ministero, perchè ha disperso e disseminato maggiormente gli abitanti. Per fare un po' di bene, bisogna cercarli, gruppo a gruppo, con immensa fatica.
Questa volta iniziai la missione non da San Gabriel, ma da Manaos, dove ero stato inviato da Mons. Massa per trattare l'apertura della missione indigena di Taracuà.
L'Opera di Don Bosco a Manaos è molto stimata e amata per il gran numero di allievi, sommanti già a più centinaia, che frequentano le scuole diurne e serali e l'Oratorio festivo. V'è nella città, che fu già centro di corruzione e di disordine, un risveglio religioso consolante. L'ho potuto constatare anch'io durante la settimana santa. Dottori, commercianti, militari, operai, persone di ogni ceto e condizione, il Giovedì Santo si accostarono alla Mensa Eucaristica. Dopo tanti anni potei anch'io assistere e prender parte alle funzioni della Settimana Santa, e nella Cattedrale!
A Barcellos. - Lungo l'Aracà. - Una nuova Cappella. - Contrattempi e conforti.
La prima località, che visitai, fu quella di Barcellos. Mi ospitò in casa sua il sindaco, colonello Carlo Gonsalves, grande amico ed ammiratore dell'Opera nostra. In seguito alle ripetute istanze della popolazione del Basso Rio Negro e al vivo desiderio di Mons. Massa, vi trattai l'acquisto di una casa, per dar principio a una nuova residenza. Le autorità municipali si mostrano assai benevole verso di noi, e sono ben disposte a concederci il terreno necessario per una colonia agricola. Il sindaco vuole pure che si riedifichi l'antica chiesa scomparsa, e a tale scopo fa un'assidua campagna presso i colleghi del Consiglio e le altre autorità. Tutto ci invita a stabilirci a Barcellos, già fiorente capitale delle Amazzoni, che ora, lentamente, si risolleva dallo stato di abbandono e distruzione, in cui era caduta.
In una diversione, fatta lungo l'affluente Aracà, sul vaporino dell'amico nostro Gioachino Ribeiro, per visitare la popolazione sparsa nelle foreste, di notte mi accadde un fatto curioso. Steso tranquillamente nella mia rete, avevo da poco chiuso gli occhi, quando sento sul petto un movimento insolito, e un oggetto saltellar qua e là. Mi sveglio di soprassalto, e al chiaror della luna scorgo un bellissimo pesce, che si dibatteva nervosamente. Lo prendo e lo dono al motorista, che lo fece arrostire. Non ho mai pescato in vita mia, e proprio stavolta mi toccò di prendere un pesce... a secco, nella rete dove dormiva.
Lungo il rio Aracà amministrai vari battesimi e cresime, e benedissi pure il luogo, dove sorgerà presto una cappella. La località non aveva nome, e la chiamai SS.ma Trinità. È l'inizio della penetrazione del regno di Gesù Cristo anche in questi affluenti, che non hanno mai visto il sacerdote. Tal pensiero è la miglior consolazione del missionario, che talvolta si vede ostacolato da mille difficoltà nel compimento del suo ministero. In questa escursione m'è accaduto di trovarmi per giorni interi solo, soletto, in piena solitudine, in cerca di anime, privo di mezzi di trasporto, in attesa che la Divina Provvidenza m'inviasse qualche vaporino, o canoa, su cui continuare il viaggio. In tali circostanze si sente tutta la vita apostolica. Un pugno di farina di mandioca con un po' d'acqua è l'unico nutrimento: una rete forma il giaciglio: e la volta del firmamento la casa.
Ma anche queste lunghe e forzate tappe nella stessa località, non sono sempre prive di successi e di frutti spirituali. Sovente accade che la notizia della presenza del missionario si propaghi tutt'in giro, ed allora le famiglie affluiscono in massa, felici di potersi accostare ai SS. Sacramenti e di ravvivare la fede che hanno nel cuore.
S. Gabriel, 24 maggio 1923.
Caramcà. Un matrimonio. - Lungo il rio Ererè. -- S. Benedetto.
Di ritorno dall'escursione sull'affluente Aracà, trovai subito i mezzi di trasporto per continuare il viaggio: e alla nostra comitiva si aggiunse il sig. Antonio Machado, in vaporino, che si recava a far da testimonio ad un matrimonio; e con lui era anche l'amico nostro Giuseppe d'Almeida, che mi fece da sacrestano, ricordando, non senza commozione, le pure gioie che provava quarant'anni fa, quando serviva, e spesso, la S. Messa in Portogallo.
Purtroppo, per incidenti e guasti al motore giungemmo a Caramcà, quando gli sposi erano partiti in viaggio di nozze. Fu spedito dietro loro, a tutto motore, un vaporino, che li ricondusse per la celebrazione del matrimonio religioso. Il rito si compì con tutto il fasto possibile, accompagnato da battesimi e cresime, che amministrai con dolce soddisfazione. Mi trovavo sui luoghi visitati l'anno prima da Don Marchesi, e ho potuto constatare quanto sia stato grande il bene da lui compiuto nella prima escursione apostolica, e qual buona impressione vi avesse lasciato. Tutti lo ricordavano con ammirazione per lo zelo e la grande affabilità.
Accompagnai gli sposi e le loro famiglie lungo il Rio Ereré, fino alla fattoria ad essi destinata, benedissi la località che chiamai di S. Benedetto, amministrai alcuni Sacramenti alle persone di servizio, e presi la via del Rio Preto, dove pensavo che la mia opera sarebbe stata molto proficua. Tra la popolazione, infatti, infieriva la grippe, e molti n'erano affetti. La mia presenza era quindi più che mai opportuna.
Lungo il Rio Preto. - Mesto ricordo. Deserto spirituale. - Tre future cappelle.
Mi trovai, così, sul campo delle ultime fatiche, del compianto Mons. Giordano. Rividi ancora il capannone Macarà, dove il primo Prefetto Apostolico del Rio Negro rese l'anima a Dio, lontano dai confratelli, senza il conforto di un sacerdote, assistito appena da qualche amico, nella più squallida povertà. Pensi, amato Padre, che non avevano neppur le tavole per fare una cassa da morto, e dovettero schiodare un assito...
La memoria di quella cara anima m'infisse nuovo coraggio, ed entrai nella regione infetta, senza titubanza, prestando l'opera mia.
E ve n'era bisogno.
Vi trovai figli di civilizzati, di venti e venticinque anni, ancor da battezzare, famiglie unite sol dal vincolo civile, fanciulli e giovani ignari delle verità fondamentali della Religione.
In qualche famiglia i genitori, battezzati in Europa, o nelle città del Brasile, da principio insegnano ancora, come possono, ai propri figli, le preghiere e un po' di catechismo. Ma poi la lontananza dal consorzio civile, la preoccupazione del lavoro, la mancanza del sacerdote causano in tutti un generale raffreddamento ed una perdita completa d'ogni idea religiosa. Di 30 battesimi, 14 li amministrai a persone di 10 a 25 anni; e di 29 cresime, 26 le conferii a persone di 10 a 65 anni. Tra i cresimati vi fu, infatti, anche un vecchietto, Custidio, di 65 anni.
Il mio passaggio, fortunatamente, determinò tre dei primi commercianti ad innalzare tre cappelle in luoghi differenti. È appena un primo inizio di lavoro, ma la cappella nei centri maggiori sarà almeno un richiamo a mantenere la Fede dei padri. Il sig. Abele Guerra, che mi guidò nella prima escursione, la vuole dedicata allo Spirito Santo; il maggiore Gioachino Ribeiro ne innalzerà una a S. Sebastiano, e il sig. Giuseppe Rodriguez un'altra a S. Giuseppe. Queste piccole chiese saranno le prime pietre miliari nella lunga via dell'evangelizzazione.
Ma le nostre speranze migliori si fondano sul Collegio di S. Gabriel, dove tanti giovanetti vengono educati al santo timor di Dio col sistema di Don Bosco. Essi saranno i diffonditori del pensiero cristiano al ritorno in famiglia, essi le fiaccole viventi della Fede nell'oscurità di queste foreste San Gabriel è e sarà il centro vitale di tutta la Prefettura; ma intanto si va maturando il disegno di aprire una missione a Taracuà e un'altra a Barcellos, come ho già accennato. L'influenza cristiana sarà così estesa al basso, al medio e all'alto Rio Negro, e aumenteranno notevolmente le anime amanti della nostra Santa Religione.
Sulla tomba di Mons. Giordano. - Ritorno a S. Gabriel.
Giungemmo a S. Gioachino, e mi recai subito sulla tomba del carissimo Mons. Giordano. M'inginocchiai a pregare per l'anima sua, per la nostra missione, per tutta la Pia Società; presi, in ricordo, alcune erbe cresciute sul tumulo, e rimasi a lungo a contemplar il mucchio di terra che copre i resti mortali dell'amato superiore. Forse, tra breve, Mons. Massa li farà trasportare a S. Gabriel, che diverrà, anche per questo, un centro di care memorie; e li tumulerà in luogo più degno.
A S. Gioachino intanto si sta preparando un'altra chiesetta, dedicata a Maria Ausiliatrice, e sorgerà per cura di Arago Ribeiro, figlio di colui che ne costruisce una a S. Sebastiano. Iddio benedica largamente questi cooperatori della sua gloria.
Attesi un poco e, quando giunse il vaporino da Manaos, m'imbarcai per S. Gabriel, e dopo alcuni giorni era di nuovo tra i cari confratelli, che mi aspettavano ansiosi.
L'escursione fu lunga e faticosa; ma il bene compiuto è dolce conforto alle pene e ai disagi. Fecondi Iddio i germi di vita, sparsi a larga mano; e doni a noi coraggio e forza per altre conquiste.
Mi benedica Lei pure, amatissimo Padre, preghi per tutti Maria SS. Ausiliatrice, e mi abbia sempre
Suo dev.mo figlio in C. J.
Sac. GIOVANNI BALOLA Missionario Salesiano.
(Relazione del Prefetto Apostolico Mons. Luigi Mathias).
V.
L'Assam sotto i Padri del Divin Salvatore.
A richiesta dei Vescovi adunati in Allahabad, Papa Leone XIII, con decreto del 13 dicembre 1889, staccava la regione del Bhutan, vallata del Bramaputra, dalla diocesi di Krishnagar, e il Sylhet, Cachar e Manipur, dalla diocesi di Dacca, e formava la Prefettura Apostolica di Assam, Bhutan e Manipur, che veniva affidata alla nascente Società del Divin Salvatore.
Il 17 gennaio 189o, quattro religiosi della Società, P. Otto Hopfenmuller, P. Angelo Muenzloher, e i due fratelli Giuseppe Bachle e Mariano Schummi, prendevano commiato dal loro Superiore e Fondatore, e giungevano in Dubri il 18 febbraio. Il 21 erano ospiti del buon Padre De Broy, che sperava si fermassero in Gauhati per aver cura della vallata.
« Ma - così il P. Angelo, dal quale stralcio queste notizie - il rev. P. Otto aveva deciso di inaugurare la Missione a Shillong, avendo saputo che i Khassì erano più propensi al Cristianesimo. Era vivo desiderio del P. Superiore di arrivare al più presto possibile in Shillong, e perciò ci fermammo soltanto pochi giorni a Gauhati ».
Lasciato, infatti, Gauhati, presero la via di Shillong a piedi, e dopo quattro giorni alloggiavano in una casetta della famiglia Delanougerede, a « Villa della Buona Speranza ». Il titolo era di buon augurio, ma non bisognava lusingarsi di trovarvi tutto il necessario. Gli inizi sono sempre difficili e duri: e i nuovi missionari si adattarono a tutte le privazioni, felici di trovarsi sul campo del lavoro. Ma, purtroppo, erano loro riservate maggiori pene, caparra di felici risultati futuri.
Sparsasi la nuova dell'arrivo dei Missionari europei, che i protestanti chiamavano « Ki Romani » titolo, che ci onora tuttora, la gente accorse per curiosità. P. Otto, zelantissimo, radunava in una stanzetta la gente, a suon di campanello, finchè, in maggio o giugno 1890, P. De Broy lasciava Gauhati per il noviziato dei Gesuiti e veniva sostituito da P. Angelo, che, soffrendo mal di cuore in Shillong, fu consigliato di recarsi in pianura. Il 2o agosto, mentre P. Angelo si preparava a celebrare il S. Sacrificio, il dottor Mullasse gli recò la notizia, che P. Otto era gravissimamente ammalato. Presa una carrrozzella, volò a Shillong, e vi giunse alle 4 pomeridiane, e trovò il cadavere del suo santo superiore, spirato in seguito a privazioni ed a forte insolazione. Ritornato a Gauhati per mettere a posto alcuni affari urgenti, dopo 9 giorni riceveva un telegramma: « Fratello Mariano morto ». Si può facilmente comprendere, qual dura prova siano state queste morti per la povera missione!
Nuovi rinforzi ridiedero vita e speranza al piccolo stuolo. Nel gennaio 1891 giunsero altri tre padri, un fratello, e tre suore. Si acquistò un gran terreno o meglio la collina, su cui sorge la missione e la si chiamò « Saint Mary' à Hill », Colle Santa Maria. Vi si fabbricò una modesta casa, la prima cappella, e un orfanotrofio. Messisi al corrente delle lingue, uno dei nuovi padri fu mandato a Bondashill, e un altro a Gauhati. I due rimasti a Shillong si misero all'opera, ma l'astio dei protestanti non tardò a farsi sentire. La menzogna, la calunnia, il danaro, tutto misero in campo contro i missionari cattolici. Aumentarono le loro scuole, trasportarono la scuola normale da Cherrapoonje a Shillong, dove ottennero dal Governo l'apertura di una scuola superiore; e, in parte, riuscirono ad alienare gli animi dei Cattolici, ma stuzzicarono anche la curiosità di altri, curiosi di sapere chi fossero quegli abborriti Romani.
Ma anche vari loro adepti, riconosciuta la menzogna della loro religione, chiesero i Missionari cattolici nei loro paesi, e fu così che il 3 dicembre 1892 si aprì la residenza di Raliang nel distretto dei Jantia-hills per i Syngteng; e nel 1894 (il 17 sett.) si vide sorgere un orfanotrofio in Shillong.
Nel febbraio 1893, dopo non lievi difficoltà, si aprì un'altra residenza a Shella, allora molto in fiore; ed anche le suore non tardarono a stabilirvisi, aprendovi un orfanotrofio.
Il 7 marzo 1897 si cominciò a Cherrapoonje la costruzione di una chiesetta e della residenza del Missionario.
Ma erano appena terminate le due fabbriche, che un terribile terremoto venne a gettare nello spavento e nella miseria gli infaticabili Missionari.
Il 12 giugno, alle ore 5 1/2 pomeridiane, una tremenda scossa tellurica che, per oltre un mese, ebbe numerose ripercussioni, metteva sottosopra tutta la regione dell'Assam. Letteralmente, non rimase pietra sopra pietra. Paesi interi, che ornavano le colline, vennero da frane implacabili travolti o sepolti nelle vallate. Shillong, Gauhati, e tutte le residenze dei missionari, distrutte; il frutto di tante fatiche in pochi istanti scomparso. Si disse che Shillong rimanesse sopraelevata a più di cento piedi. Anche le colline circostanti presero un aspetto nuovo. E le vittime non furono poche. I fiumi cambiarono corso e l'aspetto generale delle cose parve preannunziare la fine dei mondo. Pioggie torrenziali resero più penosa la situazione. Le relazioni che ne fecero i Missionari e le religiose delle varie stazioni, sono commoventissime, ponendo in luce lo stato disastroso nel quale furono travolti. Di Shella non rimase più traccia. Il paesello, che fiancheggiava una collina, fu abbattuto con i suoi abitanti nella valle e non formò più che un mucchio di rovine e di fango.
Parte della popolazione, il Padre e le suore che vi risiedevano, si trasportarono a. Laitkynsew, dove pazientemente ripresero il lavoro, e aprirono un orfanotrofio. Tutto era da ricominciare e, grazie la generosità di vari benefattori e la costanza dei zelanti missionari, nel 1898 si aperse anche la residenza di Smith, trasportata più tardi a Lamin, di modo che nel 1899 la Prefettura Apostolica contava sette residenze con dieci sacerdoti, quattro fratelli, e 12 religiose. In seguito si compì anche la fondazione di Nongbah.
Il rev. P. Angelo Muenzloler, nominato amministratore alla morte di P. Otto, continuò a lavorare indefessamente, finchè la S. Sede nominò primo Prefetto Apostolico il rev. P. Cristoforo Becker, della medesima Società. Giovane di grande ingegno e di zelo illuminato, diè grande impulso alla Missione. Sviluppò in modo particolare la residenza di Shillong, dove concentrò l'opera sua per darle un aspetto che potesse influire sugli animi dei nativi, col tener testa all'opera tenace dei protestanti. Difatti la sua attività e l'aiuto finanziario, che potè avere da un grande benefattore, il dott. O'Brien, gli permisero d'innalzare l'attuale residenza, la chiesa, che forma uno degli edifizi più belli di Shillong, la scuola industriale, l'Orfanotrofio di S. Antonio, e il Convento e la Scuola di Santa Maria.
Con la sua influenza e il suo tatto finissimo, ottenne anche dal Governo non pochi aiuti per dare a Shillong uno dei più rinomati istituti dell'India, col Collegio maschile di S. Edmondo, affidato agli « Irish Christian Brothers, ed il « Loreto Convent » per fanciulle, tenuto dalle Suore Loretine, ed aperto nel 1909. Annuendo alle sue ripetute insistenze, anche le Suore Missionarie di Maria Immacolata si recarono a Gauhati nel 1912.
E lo zelo lo spingeva ad altre imprese, quando la guerra venne a turbare l'opera indefessa dell'intrepido Salvatoriano e dei suoi confratelli, che, dovettero abbandonare la Missione il 9 luglio 1915.
VI. L'Assam sotto i PP. Gesuiti.
La Prefettura Apostolica venne, allora, temporaneamente annessa alla Missione del Bengala; e non fu possibile a questa di fornirla subito di personale sufficiente. I cinque Padri che vi furono destinati, occuparono appena quattro delle nove stazioni, o residenze, tenute dai PP. del Divin Salvatore: Shillong e Raliang sui monti, Gauhati nella vallata del Bramaputra, e Bondashill, nella vallata della Surma. Ma, ai primi, in seguito se ne. aggiunsero altri, con alcuni fratelli della stessa Compagnia, ed un fratello della Congregazione dei S. C., recatosi a Shillong, per rifarsi da una malattia contratta a Dacca.
Lavoratori instancabili, i revv. PP. Gesuiti si divisero i distretti, compiendo ovunque prodigi di zelo e di conversioni. Abbandonando il campo temporaneo delle loro fatiche nel gennaio del 1923, potevano contare al loro attivo, durante il soggiorno nell'Assam, 3200 battesimi, 1o6.0oo confessioni, 307.000 Comunioni, 2.800 cresime, 300 matrimoni.
Sotto di loro venne aperto il Collegio di S. Edmondo iniziato sotto il P. Becker. Questo collegio, inauguratosi nel febbraio 1916, conta oggi più di 15o alunni. Affigliato all'Università di Cambridge, dà negli esami i risultati più soddisfacenti.
Per mancanza di personale il rev. P. Lefebvre fu obbligato, nel 1916, a restituire al Governo la Colonia di Orticultura e di Sericoltura di Umplinka, a tre miglia da Shillong.
Per sostituire, almeno in Shillong, le Suore del Divin Salvatore, obbligate anch'esse a rimpatriare, P. Lefebvre faceva ricorso alle Suore di N. S. delle Missioni della Diocesi di Dacca, che in numero di cinque, vi giunsero il 4 novembre 1915. Così si potè salvare la Scuola e l'Orfanotrofio S. Maria, col distributorio ed il laboratorio S. Anna, che occupò più tardi i locali della Scuola Industriale Maschile, fondata nel 1908 mercè la generosità del sig. O' Brien.
Fin dal 1911 le Suore di N. S. delle Missioni dalla Diocesi di Dacca avevano espresso al P. Becker il desiderio d'avere ad Haflong, nel distretto di Cacher, un sanatorio per le loro consorelle, esauste nella faticosa Missione del Bengala. E il Prefetto Apostolico, aderendo volentieri, colse l'occasione per assicurare anche alle fanciulle degli impiegati dello stato e delle ferrovie, sparse pel distretto, una scuola adatta, che venne aperta.. nel febbraio 1918 sotto il titolo di Scuola S. Agnese, capace di cinquanta alunne. E un P. Gesuita vi andò come cappellano.
(continua).
Sac. LUIGI MATHIAS, Prefetto Apostolico.
Un nuovo Santuario.
Nel popoloso quartiere del « Bom Retiro »
a S. Paolo in Brasile, che tra i suoi 40 mila abitanti conta 25 mila italiani, il ad ottobre u. s. si compì una memoranda cerimonia. Il nuovo rione fino al 1914 era rimasto senz'assistenza religiosa: non una chiesa, non una cappella, non un oratorio. L'Arcivescovo Mons. Duarte y Silva ne formò allora una parrocchia, e l'affidò ai Salesiani. Questi visitarono a una a una tutte le famiglie, e fondarono un collegio con esternato, scuole professionali, e scuole primarie gratuite per i figli del popolo; e insieme costrussero una cappella, che, in breve, divenne insufficiente ad accoglierei fedeli.
Si pensò subito all'erezione di un gran tempio. Ne studiò il disegno il compianto architetto Salesiano Domenico Delpiano, e lo completò un altro nostro confratello, il comm. Don Ernesto Vespignani. Un tempio splendido, a tre navi, largo 29 metri, lungo m. 70.80, sormontato da una cupola alta 52 metri, e da due torri campanarie di metri 51.
La posa della prima pietra si svolse in modo solennissimo.
Quello stesso giorno, al Collegio del Sacro Cuore, posto ai limiti della parrocchia, si apriva solennemente il III° Congresso Salesiano del Sacro Cuore di Gesù, e dalla nuova parrocchia, del Bom Ritiro partì una devota processione che si portò al Collegio, dove assistette alla Messa pontificale di Mons. Antonio Malan, Prelato di Registro d'Araguaya. Eran presenti 7000 persone, ed ebbero fremiti di commozione quando i 6oo alunni interni del Liceo, a fianco dell'altare, si consacrarono al Sacro Cuore e intonarono all'unissono, accompagnati dalla banda, un canto liturgico.
Finita questa funzione, la processione ritornò alla parrocchia del « Bom Retiro », per la benedizione della pietra angolare. Vi convennero anche il Presidente dello Stato con i Membri del Gabinetto al completo, il rappresentante del Console d'Italia, il Vescovo Mons. Benedetto de Souza in rappresentanza dell'Arcivescovo diocesano, infermo, l'Arcivescovo Mons. Elvezio de Oliveira, il Vescovo Mons. Malan, il Generale Comandante la piazza militare di S. Paolo, l'ispettore salesiano, e molti altri personaggi. Compì il sacro rito il Rappresentante dell'Arcivescovo.
Nel Santuario di Torino il 24 del mese, si compiono speciali funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata, e sono particolarmente i divoti di Valdocco, che con vivissima fede accorrono alle devote funzioni. Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.
GRAZIE E FAVORI (*)
Anche nella foresta!...
Anche nella foresta la Madonna di Don Bosco stende il suo manto protettore e accorda grazie segnalate. Uno dei poveri coloni, che lavorava nei dintorni di Gualaquiza per guadagnarsi il pane materiale, era occupato nel preparare la canna da zucchero per la macinatura. All'improvviso si sente impacciato nel movimento e stretto come da un laccio. Un enorme serpente, dei più velenosi, l'aveva di colpo avvinghiato. Nel difficile frangente invoca Maria Ausiliatrice, e, come se questo nome fosse una mazzata sul capo del rettile velenoso, questo, sull'istante, lascia la preda senza causarle il minimo danno, e s'invola fra le macchie della foresta.
Una grazia identica ricevette un altro colono, mentre portava sulle spalle un enorme grappolo di banane; sentì l'impressione di un corpo estraneo che sdrucciolava sui suoi omeri.., era un serpente! All'invocazione di Maria Ausiliatrice, il pericoloso rettile scivolò a terra e se n'andò, lasciando incolume la vittima designata.
I due fortunati rendono vive grazie alla Vergine Celeste, pregandola di continuare la sua protezione dai numerosi pericoli che attentano alla vita dell'uomo nelle foreste.
Cuenca, 24 ottobre 1923.
Un Missionario Salesiano.
PROPRIO IL 24 MAGGIO! - Era gravemente inferma dal 15 aprile con complicazione pericolosissime di cuore e di reni; era quasi disperata dai medici. La famiglia tutta, in particolar modo il fratello Ernesto, socio del Circolo S. Paolo, si uni in preghiere e fece promessa a Maria SS. Ausiliatrice. Proprio il giorno della festa - 24 maggio - la malata volle ricevere Gesù per Viatico e da quel giorno, contrariamente ad ogni previsione dei medici, si riebbe rapidamente, ed ora, completamente ristabilita, ringrazia la Madonna, insieme con i genitori, il fratello e i parenti tutti.
Torino, 24 ottobre 1923.
Famiglia Ferraris.
MI TROVAI DEL TUTTO GUARITA! - Due anni fa, caddi malata gravissimamente; visitata dai migliori Professori della nostra regione, venni considerata in pericolo di vita e consigliata a farmi fare una doppia operazione di esito incerto. Incominciai una novena alla Vergine SS. Ausiliatrice, pregai, feci pregare, e dietro consiglio di persone pie, applicai, sulla parte malata, dell'olio della lampada che arde al suo altare. Se la Vergine mi avesse fatto la grazia della guarigione che non chiamava per me, ma per i miei cinque bambini, feci voto che mi sarei accostata alla S. Comunione in tutte le feste principali della B. Vergine; e Maria SS. Ausiliatrice ascoltò la mia preghiera: finita la novena, mi trovai del tutto guarita. Son passati due anni e non mi son sentita più alcun male; anzi ho ripreso tutte le mie forze, da poter far fronte a tutti i bisogni della famiglia.
Piani Vallecrosia.
B. I,.
UNA VOCAZIONE PROTETTA. - Stabilitesi nella mia città le Figlie di Maria Ausiliatrice, manifestai alla sig.ra Direttrice la vocazione che, sin da fan ciulla, nutrivo per lo stato religioso. M'assicurò che sarei stata accolta ben volentieri, previo consenso del babbo. Questi, con mio sommo dolore, mi oppose il più reciso rifiuto, dal quale mostrava a non voler desistere, per quanto io scongiurassi continuamente. Convinta che il mio ardente desiderio poteva essere realizzato soltanto ad intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, recitai in suo onore una novena, promettendo che, ottenuta la grazia, l'avrei fatta pubblica. Dovetti lottare ancora; mia la grazia venne. Se ora posso appartenere, col pieno consenso del babbo, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, lo devo esclusivamente alla Madonna di Don Bosco, perchè Ella vinse l'ostacolo, per me insormontabile. Col cuore pieno di riconoscenza, sciolgo il voto, unendo un'offerta.
Potenza, 24 ottobre 1923
D. L.
A LEI IL FERVIDO RINGRAZIAMENTO MIO! - Da molti anni mio marito era affetto da stenosi pilorica di primo grado, e l'opera medica più nulla valeva. Pure avevo pregato tanto, m'ero recata ad un Santuario, ma sembrava che il cielo fosse sordo alle mie preghiere ed a quelle delle mie piccole creature. Passati due anni, risolvetti rivolgermi ad un bravo professore di Genova, che mi consigliò d'urgenza l'atto operatorio, senza però garantire la salvezza del mio buon Augusto, dato che ornai era sfinito. A quelle parole mi sentii la disperazione nel cuore. Fu allora che il mio pensiero si rivolse a Colei che tutto può, ossia a Maria SS. Ausiliatrice, che tanto pregai da bambina, e, accompagnata nelle preghiere dai miei piccoli e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice di Bordighera, chiesi la grazia, facendo anche un'offerta. Ed il 4 ottobre Ella non solo mi ottenne che l'operazione riuscisse a perfezione, ma a farlo progredire così di giorno in giorno, che mi ritornò in cuore la pace e la gioia. A Lei il fervido ringraziamento mio e di mio marito.
Genova, 6 - XI - 1923.
Paola Gordano-Bado.
COME SE SI FOSSE COMPIUTO UN MIRACOLO!...
- Rendo grazie alla Vergine Ausiliatrice di una grazia specialissima, ricevuta l'anno scorso dal mio caro piccino. Aveva appena 45 giorni, quando fu colpito da gravissimo malore: diarrea, gastroenterite ed infiammazione intestinale.
Dopo avere provato tutti i rimedí, e sapendolo spedito dai dottori, in una notte di vero dolore ed angoscia nel vedere il mio piccino in preda a lamenti così vivi, mi venne l'ispirazione di rivolgermi al Venerabile Don Bosco ed alla Vergine SS ma Ausiliatrice, implorando una pronta guarigione, oppure la liberazione da così atroci dolori.
Ed ecco che, come se si fosse compiuto un miracolo, il bambino, il quale non dava più segni di vita, apre gli occhi, e comincia ad avere l'aspetto di un angelo, allegro e ridente; e da allora continuò a star sempre veglio, cosicchè, in quindici giorni, riacquistò le sue forze e la salute, di cui gode tuttora.
Adempio la promessa di pubblicare la grazia e mando un'offerta per la celebrazione di una annessa di ringraziamento. Un grazie di cuore a Te, o carissima Maria Ausiliatrice, implorando sempre il tuo santo aiuto su tutta la famiglia.
Portacomaro, 11 luglio 1923.
Margarino Carlo e Giuseppina.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. F., Abruzzo Rosalia in Mule, Actis Severina, Agosto Luigi, Agrasta can. Pietro, Aliberto Seconda, Aldimaro Francesco, Aldini Luisa in Nicoli, Aloschi Gesnalda in Abela, Anaranta Teresa, Andreoli Carolina. Andreoni d. Umberto, Anfossi Luigina, Annibali Maria, Anselaii Carolina, Antoniazzo Antonio, Arezzo Giusep pena, Argentina Gaudio, Avanzato Franco, Aymonod Geremia.
B) - Baldi Achilde, Baldi d. Ferruccio, Baldi Maria, Ballarati Carmela, Ballini Francesco, Balzaretti Giuseppina, Barbero Carlo, Barbiri Mario, Bardi Bice, Barisone Francesca, Bassi Irene, Bandin Zita, Beccaria Domenica, Bedeschi Aminta, Bellasio Giuseppe, Bellotti Agnese in Cattaneo, Beloti Carmela, Benaho Maria, Beretta Maria, Bernardi Maria, Bernardis Alba, Bernasconi Maria, Bertacchi Marietta, Bertinetto Anna, Bertini Armida, Bertone Desolina, Bertucco Giuditta, Besenval Cesarina, Bettoni Maria, Bianchi Margherita ved. Mirano, Biffi Lea, Binda d, Antonio, Binello Maria, Boano Maria, Boesso Adalgisa, Boffano Giovanni, Boncod Apollonia, Bono Teresa, Boragno Giacomo, Bordet Celestina, Borri Emilio, Boschetti Maria, Bosio Felicita, Bosio Massimo, Brighina Olindo, Brozzo Giuseppe, Bruno Ada, Bruno Bice, Buccarella Elisa, Bussolino Vincenza.
C) - C. A., C. M, N., Caccia Angelo e Amalia, Cadorin Clorinda, Calandri Maria, Calvo Giacinta, Calzino Bernardo, Calzino Gaudenzio, Camola Rosa, Campailla Ada, Campo Rosina, Candiani Antonietta, Canepa Maria in Tavella, Cannizzano Virginia, Caputo Nicolosi, Carco Vincenzo, Carpenè Augusta in Costanzi, Carraro Natalina, Casale Maria in Giovannini, Castagnero Giuseppe, Castellina d. Giovanni, Castellotti Maria, Catalano marchesa Sebastiana, Cattarello Annetta, Canda Maria, Celle Orsola, Celle Paolo, Cena Desiderio, Cerrato Mary, Cervetti Giuseppina, Cesana Ambrogio, Chemello Maria in Bortolasso, Chichisala Caterina, Chiesa Amalia, Chinnici Cataldo, Chiovetta Concetta, Cibrario Laura, Cicardini Teresina, Cini Eraldo, Coggiola Giovanni, Coletti Maria, Caletti Vincenza, Colombo Eufemia, Colonna d. Camillo, Coltura Bice, Coniugi S. F. ed A , Angiolina e Francesco Stradella, Conte Italia, Conti Giuseppina, Conti Margherita, Corana Giacomo, Cornara Angela, Corvaja Filippa, Corvaja Tita Elisa, Cosola Maria, Costa Rosetta in Gullo, Costa Ina, Cotronei Mariannina, Crippa Andreina, Crippa Ersilia, Crivelli Maria, Crosa Carlo, Cuertina del Viotto Maria, Curione Grazia.
D) - Dalmasso Maria, Danioli Giulia, Darbesio Maria, De Colombo Luisa A., Del Bocca Vittorio ed Adele, Dell'Orso Carolina, Dehi Eugenia in Dainesi, Dehì Giuseppina, De Luca Ester, De Martina Vincenza in Audino, De Orsola Severino, De Paoli Clelia, De Rossi Angela, Destro Amabile, Di Fede Adele, Dighera Domenica, Di Sala Giulia, Di Salvo Paolina, Dondegnaz Antonio, Dondero notaio Agostino, Donzelli Angelo, Dossetto Caterina in Leone, Drago Anna, Dussoni Paolina.
E) Erba Anna.
F) - F. C., F. D., F. L., F. N., F. R., F. V., Famiglie Accamo, Avalle, Barberis, Bernardi, Bertetti, Canestri, Rosso, Farina Maria, Farris Caterina, Fava Maria, Fazio Angela, Ferrando Odino, Ferrari Sebastiano, Ferrero Margherita, Ferroni Marianna, Filippi Luigi, Filippi Maria, Fontana Agnese, Foresti Maria, Forneris Gina, Fracchia Guglielmina, Francia Rinaldo, Frisa Maria, Frumento Lina, Fugazzi Giuseppina.
G) - G. F. Giuseppina, G. G., G. M., G. P. P., Gagliano Francesca, Gagliano Vincenza, Gaggiotti Brigida, Galli Fantina, Galli Carolina in Della Mano, Galosso Alessandro, Gancia Rosa, Gandelli Daniele, Gandolfo Francesca, Garlato Angelina, Garrone Giuseppina, Gavinelli Antonia, Gavosto Maria, Gedda Luigi, Gelo Caterina. Ghibaudo Ida, Ghigo Pietro, Ghigo Rosina e Famiglia, Ghiotto Domenico, Giacomazza Caterina, Giaccone Caterina, Giachino Angela, Gianardi Vittoria, Giardina Carmela, Giglio Matteo, Gila Teresa in Garlanda, Gilardi Clelia in Toia, Giraudo Maria ved. Castello, Giorcelli Adele, Giovando Luigi, Girelli Antonio, Giudici Rosa, Goddo Barbara, Goggi Angela, Gollini Ida, Goutier Cesarina, Grassi Rita, Gravier Emilia, Guanelli Rosa in Francoli, Guastavino Maria, Guatelli Eugenia, Guidetti Domenica, Cuillaume Francesco, Guolfo eh. Giovanni Maria, Gulli Mario, Guscetti Agnese.
J) - Jaccod Francesco, Jannarino Nicolangelo.
I) - I. V., Indehcato Angelina.
L) - L. B. M., L. Z., La Corte Teresina, Lagorio Elvira in Patrone, Lamma Pierina, Lanfranco Mario, Lanfredi Faustino, Lanzarotta Luigi, Lazzarino Giuseppina, Léveque Luigia, Lieti Emma, Litané R., Littardi Maria, Locastro Giuseppa, Lo Giudice Ventura, Lobianco Caterina in Siracusa, Lolli Maria, Lombardi Laura, Lom. bardo P. C., Lo Monaco Lucietta, Lucchelli R., Lucchini Maria in Beltrami.
M) - M. B. O., M. C., M. F., M. G. Maria, M. G., NI. L. G., M. M., Maccagno Maria, Macchi Lorenzo, Macchi Rosaria, Maggiora Clelia, Maiorino d. Agnello, Malcotti Concettina, Malfatto Margherita, Mambrini Ines, Manassero, Maquignaz Carolina, Maranzana Ottavia, Marchitto Yincenzo, Margarita coniugi Giuseppina e Antonio, Mariella Bianca, Marinucci Orsola, Martelli Margherita, Martini Caterina, Marzini Ugo, Marzotto Giovanna, Masera S. T. e famiglia, Massarutto Luigia, Masserano Cecilia, Mastrovito Addolorata, Matta Anna, Mazzocchi Luigia in Allard, Meardi Davide, Melis Gievannina, Migliore Anna, Mignatta Giuseppe, Mignatta Paolo, Milanese Camillo, Milesi Maria, Mina Maria, Minozzi cav. uff. Silvio, Miorelli Fregonia, Miotti Maria, Mobilia Nicolao, Molinari Maria, Molteni Maria, Montagna Guglielmina, Montaldo Giovanna, Monteneri Corrado, Monzani Luigia, Morassutti Caterina, Moratti d. Aldo, Morchio Teresa, Mordiglia Maria, Morosi Angela, Mossino Severino, Motta Caterina, Mularoni Vincenzo, Musmeci d. Giovanni.
N) - N. Maria, Nani Amalia, Necchi Giuseppe, Negro Orsola, Nicolis Dionigi, Nicolis Maria, Nicomede Maria, Nicosia Rosina, Nisi Anna, Nossivera Maria, Novelli Ignazio, Nulli Giuseppina. .
o)- Odella Ernesta, Orecchia Giuseppe, Osella Teresa.
P) - P. C., P. F. F. A., P. P. C., P. P., P, T., Pagani Virginia, Pagliarella Rosa, Pala Maria, Paladin Giuscope, Parino Antonietta, Parisi Maria in Chiappazzo, Paruzzi Giuseppe, Pasquini Maria, Pascut Giuseppe, Patta Teresa. Pecoraro Antonio, Pedrazzini Angelo, Pedretti Giuseppe, Perono Silvia, Perrone Argentina, Pessino Carmelina, Piano Lena, Piantanida Luigia, Piantino Lucia, Piatti Angelina, Piazza Delfina, Pieroni Agata, Pignari Maria, Pilloni Silvio, Pio Maddalena, Pisani Virgilia, Piscitello Marianna, Pollet Agnese, Porro Luigi, Puiatti Elisa.
Q) - Quadri Annibale, Quirici Cesare.
A) - R. C., R. R., Randi Rita, Razzoli Dodicina, ReJoe e Angiolina, Reano Ciconio, Regazzi Giuseppina, Redolfi Teresa, Rellintani Ida, Ressighini Maria. Romellini Flaminia in Maioni, Ronchetti Giuseppe, Ronga. Francesco, Rossi Domenica in Candolini, Rota Marietta, Rottola Erminia in Villa, Rubin Elisabetta.
E) - S. P. C. I., Sala Carolina, Sala Maddalena, Saluzzo Giuseppe, Salvadori Maria, Salvi Fedele, Savini Giuseppa, Santarossa Mario, Santià Caterina, Salta Francesca, Savio Ida, Scalambrin Luigia, Scalia Leonardo, Schilirò Maria, Sciara Grazia, Sciara Gerlanda, Sciar rotto Maria, Sciortino Rosina, Scotti Pierino, Selva Assunta, Sergi Clementina, Serono Maria in Garretti, Antonio. Serra, Serra F., Serra Giovanna in, Gori, Servalii Andrea, Servetti Ludovico, Sideli Rosa, Sobrero Lorenzo, Solaro Angela; Sorelle Clerici, Domeniconi, Giniusa, Mattis, Vietti-Visconti; Spada Margherita, Spagnolo Beatrice, Spinoglio Clementina, Stefanati Gabriella, Stefa noni Gustavo, Stradella (Famiglia), Strambino Giovan nangelo, Studioso Ercole.
T) - Talice Virginia, Tami Luigi, Taverna Claudina, Tempini Norina, Tomasin Angelina, Tomatis Luisa, Tommasi Maria, Tononi Barbara in Bettari, Torti Giuseppina, Trappani Annina, Trevisan Maria, Tricarico Anastasio, Trizzani Natale, Truffi Carla.
U) - Uberto Angela.
V) - V. A., V. Clelia, V. R., Vaira Maria, Valla Maria, Varazze Antonietta, Vaschetto Faustina, Vassallo d. Luigi, Vassallo Cesarina ved. Francon, Vassena Giovanni, Veneziano Caterina, Viglietti Giovanna, Viglino Maria, Vignolo Maria, Vigon Virginia, Visalli Angela, Vinco Gelmina, Visconti suor Teresa, Vivalda Giuseppina in Grosso, Vivaldi Michele, Vogliano Teresa in Riconda, Voglio Domenica in Brusinelli, Vota Lorenzo.
Z) - Zarattini Speranza, Zenoni Clementina in Chiesa, Zerbì Giovanna, Zerbino Paolo, Zerboni Giuseppina, Zorro Roma, Zucca Maria, Zunini Martina, Zurru Francesco.
Nel parlar del Veri. D. Bosco, e di qualunque altro nostro Servo di Dio, intendiamo sempre protestare, come protestiamo solennemente, di non voler contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Don Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.
Guarito senza operazione.
Il giorno 5 agosto ultimo scorso mio figlio si ammalò di tifo; la malattia fece il suo corso regolare, se non che dopo 5 giorni che s'era sfebbrato e che ci faceva sperare prossima la convalescenza, improvvisamente la febbre lo riprese con fortissimi dolori renali, ed a giudizio del medico curante, confermato da un valente professore chiamato a consulto, risultava necessario un atto operativo.
Trovandosi mio figlio in terribili crisi di dolori e dinanzi alla diagnosi avuta poco prima, mi rivolsi con viva fede al Venerabile, e incominciai la novena da Lui consigliata, per ottenere che la guarigione avvenisse senza bisogno di operazione, promettendo la pubblicazione della grazia; e intanto misi un'immagine di Don Bosco sotto il capezzale dell'infermo. Come per incanto il secondo giorno tutto svanì con grande sorpresa dei Dottori e meraviglia di tutti. Al termine della novena ebbe il permesso di alzarsi, ed ora è in piena convalescenza.
Sciolgo quindi la promessa, e, fino che avrò vita, sarò sempre riconoscente al Venerabile per grazia così segnalata.
Udine, 19-IX-1923. ALBA BERNoNDIS.
Guarita istantaneamente al contatto di una reliquia di Don Bosco.
Desideravo tanto di rivedere una cara sorella, Figlia di Maria Ausiliatrice, di residenza a Nizza Monferrato, e ci andai, accompagnata da una nuora, anche per essere aiutata a salire e scendere dal treno.
Da vari mesi, un forte dolore, con enfiagione, al ginocchio destro, mi tribolava, restio a tutte le cure.
Era il 1° settembre e, prima di ripartire da Nizza, pregai ci si desse per un momento una reliquia del Venerabile, per farle toccare oggetti sacri, di fresco acquistati, e invocare la conservazione della poca vista che, nella sua bontà, Nostro Signore mi concede ancora. Fatta ogni cosa, mi venne spontaneo di applicare la reliquia anche al ginocchio infermo, e poi di constatare se ne avevo ricuperato col pronto benessere anche il libero moto. Ebbi un fremito di gioia e cominciai subito a saltellare, proclamando che il mio ginocchio era guarito. Si stupì sulle prime, e, narrando l'accaduto a quante Suore avvicinai, mi si disse che era prudenza di prender tempo per assicurarmi se si trattava di vera guarigione.
Partita quel pomeriggio stesso per Milano, vi stetti più giorni girando per la città e facendo molte scale senza nessuna difficoltà; e lo stesso continuai a fare a casa e dovunque mi recai, nei tre mesi che da quel giorno son trascorsi.
Riconoscente al Venerabile Don Bosco, invio una tenue offerta e prego di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano, ad incoraggiamento di molti, e a gloria di Dio.
Bellano, 1° dicembre 1923.
CAROLINA GALLI in DELLA MANO.
Altre guarigioni segnalate.
Mia sorella, già mamma di tre figliuoletti, due bimbe ed un maschio (la prima, a 13 mesi, se ne volò al cielo), aveva un'altra bambina il 20 giugno u. s.; e vent'otto giorni dopo, alle due dopo mezzanotte, venne ella stessa colta da tanto male, che la rese priva di sensi. Fredda, colle labbra livide, sembrava che, da un momento all'altro, dovesse spirare.
Accorso il medico, dichiarò il caso difficile e quasi disperato. La famiglia e tutti i presenti, costernati dal dolore, invocarono l'aiuto del cielo; e zia Paola ci suggerì di cominciare una novena di 3 Ave a Maria Ausiliatrice e di un Pater, Ave e Gloria al Ven. Don Bosco, colla promessa di pubblicar la grazia e di fare un'offerta per gli orfanelli del Venerabile.
Pieni di fiducia, incominciammo subito la novena, e l'ammalata cominciò a dare qualche segno di miglioramento. Verso le ore 5 e mezzo di quella stessa mattina, riacquistò la parola: e il dottore, tornato a visitarla, ci disse che era stata colta da un eccesso derivato da un'infiammazione, che passando per la spina dorsale le aveva dato al cervello, e che non era ancor escluso il pericolo di meningite.
Grazie a Maria Ausiliatrice e al Ven.. Don Bosco, la sorella andò sempre migliorando; e subito dopo riebbe, chiara, l'intelligenza e la memoria, e guarì perfettamente.
Prà (Genova), 16 agosto 1923.
Famiglia FERRARI,
In fede: VITTORIO BELLENO Arciprete di Prà (Genova).
Conferenze Salesiane.
Facciamo umile preghiera ai sigg. Direttori, Condirettori e Decurioni, perchè nella Festa di San Francesco di Sales vogliano raccogliere a conferenza i Cooperatori e le Cooperatrici, a norma del Regolamento della Pia Unione, per trattare degli argomenti che giudicheranno più atti a promuovere la gloria di Dio secondo lo spirito di Don Bosco.
Ci parrebbe conveniente che si accennasse - dappertutto - al prossimo Cinquantenario delle Missioni Salesiane, comunicando l'APPELLO del Comitato Centrale e le raccomandazioni che il nostro venerato Superiore ,fa a tutti i Cooperatori nella LETTERA-RESOCONTO, pubblicata in questo numero.
Le OFFERTE e le COLLETTE che si raduneranno in questa circostanza vanno direttamente inviate al Sig. DON FILIPPO RINALDI, Via Cottolengo N. 32 - Torino (9).
Dal paese di Gesù.
N. d. R. - Lo scorso mese, ci pervenne da Betlemme la seguente corrispondenza, che sarebbe stata molto a proposito per il Bollettino u. s., giunto ai Cooperatori prima delle feste del S. Natale. In compenso, la pubblicarono l'Osservatore Romano, il Momento, l'Avvenire d'Italia, ed altri giornali. A questi il nostro ringraziamento cordiale: a tutti la preghiera di far conoscere le particolari strettezze in cui versano quelle nostre case di beneficenza.
Gli alunni dell'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme, retto dai Salesiani del Ven. Don Bosco, toccano quest'anno il centinaio. L'aumento è dovuto all'affluenza di orfanelli armeni e siriani cui non resse il cuore di rifiutare un tetto e un pezzo di pane.
È noto, quanto la popolazione armena, e i cristiani, in genere, del disciolto impero ottomano ebbero a soffrire per stragi e deportazioni nel corso dell'ultima guerra. La persecuzione, che infierì particolarmente contro gli uomini, lasciò dietro di sè una moltitudine straordinaria di fanciulli, o totalmente orfani e nel più squallido abbandono, o, col solo appoggio di povere donne, sfinite dai disagi, ed incapaci di un lavoro proficuo per il mantenimento proprio e dei figli. Di questi infelici, parecchi, vincendo gli ostacoli che oppone all'immigrazione una legge severa, e superando distanze immense a prezzo d'infiniti stenti, poterono trascinarsi qui in Palestina, ove sapevano trovarsi caritatevoli ospizi, che non li avrebbero rigettati. Come respingere questi poveri fanciulli, laceri, sfiniti, esposti a chi sa quali altre avventure? È cresciuto, così, il numero dei ricoverati negli Orfanotrofi Salesiani di Betlemme e di Beitgemal, e degli iscritti alla scuola esterna di Gerusalemme.
La carità di raccogliere e proteggere queste giovani vite non s'impone soltanto per bisogni materiali in cui versano, ma sopratutto per l'urgenza di salvarle dai numerosi avversari, che spiano il momento opportuno per impadronirsene. I protestanti ne vanno a caccia, ed è facile intuire la devastazione morale che produrrebbe l'educazione che subirerebbero. Allevati nel culto di Maria Santissima e di Gesù Sacramentato, non sentirebbero più parlare nè della Madre di Dio, nè della SS. Eucarestia, e crescerebbero in un cristianesimo falso, freddo, infarcito delle più grossolane insinuazioni e calunnie contro il Papa e la Chiesa Cattolica.
È un pericolo, che fa piangere: e quasi ciò non bastasse, ci sono gli Israeliti che par che vogliano abbattere la moralità pubblica con spettacoli indecenti, ignorati sino a oggi in Palestina!
Ad arginare cotesta triste propaganda, che rovinerebbe per sempre tante anime ingenue e senza sostegno, lavorano con ardore i figli di Don Bosco, aprendo le porte dei loro istituti. Ma il buon volere è frenato dalla ristrettezza dei mezzi, che neppure il diuturno lavoro è sufficiente ad alleviare. Chi prova quanto costi la vita qui in Palestina, chiede loro, a quando a quando, su quali straordinarie risorse appoggino la loro confidenza. E la risposta è sempre la stessa: « Sulla Divina Provvidenza! Finchè c'è un chicco di grano per gli uccelli dell'aria, ci sarà anche un pezzo di pane per questi orfanelli. Don Bosco non li avrebbe respinti! »
È semplicemente commovente! Ma qui non si trovano aiuti di sorta; e tocca alle anime buone e facoltose d'Italia e d'Europa ad aver pietà di tanti poveri derelitti, che languono nel paese di Gesù, senza pane, senza tetto.
Qualunque offerta sarà accolta con la più viva riconoscenza dall'Ispettore Salesiano dell'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme (Palestina), ed anche dal Rettor Maggiore dei Salesiani sig. Don Filippo Rinaldi, Via Cottolengo n. 32, Torino. I piccoli beneficati, tutti insieme, si recheranno in questi giorni di Natale a pregare per i loro benefattori, sul luogo stesso dove nacque il Divin Salvatore.
Fiume a Don Bosco.
La domenica 9 dicembre la città di Fiume inaugurava un grazioso monumento, opera del fiumano prof. Bianchi, ad onore del Ven. Don Bosco, nel piazzale su cui prospetta la Villa Maria, che accoglie l'Istituto Salesiano.
E il primo monumento che la città di Fiume erige a un personaggio illustre.
All'inaugurazione presero parte tutte le autorità ecclesiastiche civili e militari, di terra e di mare, S. E. il Governatore Gen. Giardino, S. E. l'Amministratore Apostolico Mons. Sain, il Commissario straordinario del Comune Deseppi, i Colonnelli Aymonino e Celoria, il Capitano di Fregata Bettioli, il Comandante del porto Bisconti, il Maggiore dei CC. RR. Scribani-Rossi, numerosi sacerdoti ed una folla imponente di cittadini.
Prestò servizio d'onore la banda del 26° Reggimento fanteria. Disse il discorso d'occasione il rev. cav. Don Raimondi. Fu un'apoteosi per il Ven. D. Bosco e per l'Opera sua.
Rallegramenti al Comitato promotore.
Contro la stampa immorale.
Nel Piceno, ogni anno, la sera del 9 dicembre per le vie, nelle piazze, per i piani, sui colli, dappertutto, è un baglior di fuochi ed un tonar di ferree canne, come canta il Leopardi, che rimbomba lontan di villa in villa... Tanta espressione di giubilo è per festeggiare la « Venuta » della S. Casa di Loreto, cioè della prodigiosa traslazione della S. Casa di Nazareth, da Tersatto (Fiume) al colle lauretano, la quale avvenne, narra la tradizione sei volte secolare, la notte dal 9 al 10 dicembre del 1294. E dalle 2 alle 3 del mattino del 10, in quasi tutti i paesi le campane delle chiese suonano a gloria e in tutte le famiglie cristiane si recitano o si cantano, a quell'ora, le litanie lauretane.
« Ad Ancona - ci scrivono - i fuochi della Madonna di Loreto riuscirono, quest'anno, assai imponenti nell'Oratorio nostro, presso il Tempio della Sacra Famiglia. Alle brave giovinette della Guardia d'Onore del S. Cuore di Gesù, da molto tempo si erano unite nel raccogliere libri e giornali cattivi il gruppo locale «Doline Cattoliche », e molti giovani e giovinetti dell'Oratorio, cui, in premio, furor distribuiti vari libri di buona lettura. Acceso il fuoco con rami e grossi ceppi, come si usa, cominciò subito la pioggia di stampa pornografica a rendere più alte le fiamme, che gettavano un chiarore festivo nella numerosa gente, accorsa allo spettacolo. Il gruppo Esploratori Cattolici « Don Bosco » prestava servizio d'onore. E non mancò la parola del sacerdote, che ripetè a tutti come sia meglio gettare tanta cartaccia al fuoco, anzichè lasciarla appestare le case e i cuori. Meglio bruciare i libri e i periodici cattivi e osceni, anzichè bruciar noi in altre fiamme!... Il tempo minacciava di guastar la tradizionale dimostrazione, la quale, invece, fu riuscitissima ».
Non potrebbe ripetersi la bella iniziativa, dappertutto, ad es. alla vigilia di qualche festa, localmente solenne?
In Italia.
* A VERCELLI SI È TENUTO UN CONVEGNO DI Ex-ALLIEVI, presenziato dall'Arcivescovo Mons Giovanni Gamberoni, dall'avv. Felice Masera, e dal sac. D. Stefano Trione, in rappresentanza del nostro Rettor Maggiore. La riunione fu intonata alla più schietta fraternità; si procedette alla formazione di una nuova associazione e alla nomina del consiglio direttivo per raccogliere nel nome di don Bosco gli ex-allievi sparsi nel Vercellese.
* A MILANO SI È INAUGURATO UN NUOVO REPARTO ESPLORATORI « DON Bosco », presso la parrocchia salesiana di S. Agostino. Compì la cerimonia rituale Mons. Merisi, Assistente Ecclesiastico Regionale della A. S. C. I.; e nel cortile dell'istituto seguì un applaudito saggio di evoluzioni alla presenza di altri esploratori e dei capi del movimento scoutistico provinciale e cittadino. Il giovane reparto ha già conseguito un ambito trionfo, riportando nel concorso ginnastico-scoutistico, svoltosi a Milano l'11 novembre, il primo premio assoluto.
* UNA NUOVA OPERA DI CARITÀ A CATANIA - Nella bella città, dove i nostri confratelli già attendevano ad un istituto con scuole professionali e ad un oratorio festivo, con scuole esterne, venne loro affidata dal Card. Arcivescovo un'altra opera, l'Ospizio del S. Cuore, che raccoglie fanciulli abbandonati per allevarli nell'onestà e nel lavoro. Eretto dallo zelo dello stesso Eminentissimo, che fin dall'inizio del suo ministero pastorale ebbe un pensiero affettuoso e paterno per la gioventù più duramente provata dalla sventura, venne gradatamente affermandosi sempre meglio in corrispondenza alle necessità dei tempi, e fornito di una tipografia e di scuole professionali per sarti e calzolai. Clero e cittadini, in occasione del giubileo episcopale dell'E.mo Arcivescovo, offrirono al degno Pastore i mezzi per ampliare l'opera con un dormitorio ed un salone per adunanze.
Alla direzione vennero, dapprima, preposti i Fratelli delle Scuole Cristiane, che vi prodigarono le loro attività, finchè altre impellenti incombenze non li chiamarono altrove; ed allora per le vive insistenze del Card. Arcivescovo, fu affidato ai Salesiani.
I giovinetti ricoverati son già un'ottantina, e le domande di accettazione continue. Per interessamento dello stesso Card. Arcivescovo, si è acquistato un nuovo appezzamento di terreno per i necessari ampliamenti.
Accanto all'ospizio, sulla stessa collina dominante la città, è in via di costruzione un magnifico tempio dedicato al Sacro Cuore, dovuto anch'esso allo zelo dell'Eminentissimo, che desidera formarne un santuario votivo dell'Archidiocesi, come centro di preghiere e di pellegrinaggi. La costruzione è giunta al cornicione-base delle arcate, e dalle anime pie attende il compimento.
All'Estero.
GLI EX-ALLIEVI DEL BELGIo assai lodevolmente hanno deciso di tenere ogni anno due corsi di esercizi spirituali, uno per i più giovani; l'altro per i più anziani. Hanno anche stabilito di provvedere l'altare dedicato all'arcangelo S. Gabriele nel Santuario di Gesù Adolescente a Nazareth.
* GLI EX-ALLIEVI DELL'ORATORIO S. PIETRO DI NIZZA MARITTIMA hanno costituito, in seno alla loro unione, una società di Mutuo Soccorso, intitolata a Don Bosco, ufficialmente approvata dall'autorità governativa, allo scopo di aiutarsi non solo in caso di malattia e di speciali bisogni, ma anche di trovare un'occupazione, e prestarsi appoggio e protezione sul lavoro.
* NUOVI LOCALI FURONO INAUGURATI A PAYSANDÙ (Uruguay) per il Collegio N. S. del Rosario.
La cerimonia, congiunta a festeggiamenti patrii, attrasse alla chiesa una grande folla di cittadini, che, dopo il canto di ringraziamento a Dio, si riversò nei cortili dell'istituto. Il Vescovo di Salto, Mons. Camacho, procedette alla benedizione rituale, e, presa la parola, tessè un caldo elogio alla popolazione di Paysandù, che aveva dimostrato, con la sua cooperazione all'opera inaugurata, l'ammirazione sua per l'opera educativa dei figli di Don Bosco.
* A PREPARARE CONVENIENTEMENTE L'ESPOSIZIONE MISSIONARIA VATICANA 1925, l'ispettoria salesiana dell'Argentina ha indetto una mostra locale, che dovrà comprendere le monografie complete di ogni casa della Pampa, fotografie illustrative statistiche, dati necessari per rilievi plastici, e collezioni relative alla flora, alla fauna, alla geologia e all'etnografia della regione. L'esposizione sarà completata dalle biografie dei principali nostri missionari e da studi speciali, rilevanti l'impulso civilizzatore dato dalla Società Salesiana attraverso l'attività dei propri istituti, le pubblicazioni scolastiche, e l'azione sociale degli ex-allievi.
* I LAVORI PER LA COSTRUZIONE DELLA NUOVA CHIESA SALESIANA A S. FRANCISCO DI CALIFORNIA continuano alacremente, e già le torri, benchè ancora senza intonaco e decorazioni, cominciano a brillare nella loro linea slanciata e snella. Le due croci più alte, da poco tempo dorate, splendono al sole, e tutto l'edifizio s'impone all'ammirazione dei passanti per la maestosa bellezza. Anche l'interno si va ornando di decorazioni artistiche; e, coll'aiuto di Dio, si spera di aprir presto al divin culto lo splendido tempio.
Emanuele Garcia Fernandez.
Fu uno dei più insigni benefattori dell'Opera Salesiana nell'Argentina. Lavoratore ardente e operoso, cori la sua sagacia e costanza si creò una cospicua fortuna, e la prodìgò per il benessere dei poveri con generosità semplice e modesta. In memoria dei figlio, morto qualche anno fa, aveva offerto ai Salesiani i mezzi per costrurre dalle fondamenta un nuovo collegio in Tucumàn; e presso a morire, diceva al direttore salesiano: « Sarà sempre per me una dolce consolazione il pensare, che nel collegio, sorto in memoria di mio figlio, si formeranno generazioni cristiane». Con quest'aspirazione costante di elevazione religiososociale, spese e terminò la vita, sereno, calmo, confortato dalle preghiere e dalle benedizioni di quanti godettero della sua carità. Il buon Dio gli doni la meritata mercede.
CAV. GIOVANNI PANSA. - Spirò santamente, in veneranda età, il I9 ottobre u. s. a Torino. Era dei nostri più cari benefattori. Non dimenticheremo mai la squisita benevolenza che egli e la sua famiglia ebbero sempre per D. Bosco, per D. Rua e per le Opere Salesiane. Ai congiunti, specie alla caritatevole sorella, rinnoviamo le più vive condoglianze.
S. E. Mons. GIOSUÈ SIGNORI. - Già vescovo di Fossano e di Alessandria, poi arcivescovo di Genova, pio, attivo, zelante, ebbe sempre cordiale simpatia per le Opere Salesiane. E ancor viva nel cuore di tutti l'eco del superbo Trionfo Eucaristico, che si svolse a Genova la prima domenica dello scorso settembre) Chi avrebbe detto che, a così breve intervallo, sarebbe scomparso chi ne fu l'ardito promotore! Oh! ch'egli ne colga in cielo il premio condegno.
S. E. Mons. ALFONSO MARIA ANDREOLI. - Vescovo di Loreto, finì di morte tragica e dolorosa. Pio, operoso, profondo conoscitore degli uomini e dei tempi, anche nelle circostanze più difficili, ebbe parole di incoraggiamento e di elevazione morale per i suoi diocesani. Durante il suo episcopato provò il dolore di veder distrutta dall'incendio la statua della Vergine, venerata in tutto il mondo cattolico; ma vide anche rifiorire tutta una nuova vita attorno alla S. Casa e tornarvi, benedetto dal S. Padre e acclamato dalle genti del Lazio, dell'Umbria e delle Marche, il nuovo simulacro della Vergine. Gli doni il Signore il premio dello zelo che, lo animò in vita.
Preghiamo anche per:
ALARBI Maria, † a Verona.
AMERIO Virginia, † a Mombercelli (Alessandria) BERLAITA Giuseppina, † a Torino. BESSIo Giuseppe fu Carlo, † a Cerreto d'Asti. BILARDO Filippo, † a Piazza Armerina. BIONDI D. Luigi, + a Como. BOTTERI FISSOLLE Amalia, + a Torino. BRUNELLI D. Angelo, † a Roccafranca (Brescia). BUTTINI Matilde Ved. MASSAGLIA, † a Torino. CARRERA Giacinta, † a Torrazza (Torino). CARTOTTO Gelso, † a Campertogno (Novara). CERTA Cav. Antonio, † a Biella (Novara). CESA Secondina, † a Biella (Novara). CORDIOLi D. Girolamo, † a Villafranca VeroneseDE AMBROSI Agostino, + a Mirabello (Alessandria). DELLAROLE Modesta, + a Vercelli (Novara): DEMAARIA Teol. D. Ernesto, † a Torino. DISPERATI Arcangela, † a Buti (Pisa). FONTE M. Peppino, † a Gioiosa Ionica (Reg. Cal.). FoRESi Vittorio Ugo, † a Firenze. FURLAN Tito, † a Cimadolmo (Treviso). GASTALDI Luigia, † a Perinaldo (Porto Maurizio). GIACCONE Albertina, † a Vayres (Torino). GIBELLINI Elia, † a Carobbio (Bergamo). INAUDI Teresa, † a Busca (Cuneo). LESNINI Cons. Lodovico, + a Locarno (Svizzera). MAFARACI ch.co Giovannino, † a Acireale (Cat.). MALINVERNI Amalia, † a Zerbo (Pavia). MANZONI Luigi, † a Bosia (Cuneo). MAROCCHI Ved. Geltrude, † a Imola (Bologna). MASSIA Luigia, † a Cuneo. MAZZOLENI Giuseppina, † a Olginate (Como). NATTERO Maria, † a Alassio (Genova). OREFICI CALA Venera, † a Randazzo (Catania). PALENI D. Giov. Batt., † a Bergamo. PANIGAZZi D. Giuseppe, † a Gerola (Pavia). PENSA DI MARSAGLIA Cont. Maria, † a Torino. PORTA Emilia, † a Canapo Valmaggia (Svizzera). PORTALE D. Antonino, † a Maletto (Catania). PORTALUPI Mons. Ambrogio, † a Milano. PROVERA Antonio, † a Torino. RANGONE Celestina, † a Alessandria. REY D. Felice, † a Trivero (Novara). RIGAMONTI Angela, † a Torino. ROSA Costantina, † a Vayres (Torino). ROSSETTI Ernesta, † a Torino. ROSSI Olimpia, † a Roma. ROTA Angelo, † a Vignale (Alessandria. SERRATRICE D. Francesco, † a Borriana (Novara). TACCONI Agostino, † a Gargagnago (Verona). TAETI Angelo, † a Calcinato (Brescia). TAMBURINO Marco, † a Mineo (Catania). TOGLIATI Luigina, † a Caselle Torinese (Torino). TORCOLI Francesco, † a Sulzano (Brescia). TREN Francesco fu Leonardo, † a Moggio-Udine. TRONZANO Angela, † a Verolengo (Torino). VENEZIANO Cav. Paolo, † a Orvieto (Perugia). VERSINO Maddalena, † a Vayres (Torino). VERZURA Luigia, + a Alassio (Genova).