PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XLIV N. 2 FEBBRAIO 1920
SOMMARIO
VII° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani - I temi proposti per il Congresso - Notificazioni e avvertenze.
Nel Paese di Gesù: --- La carità dei S. Padre.
La beneficenza dei Successore di Don Bosco e la carità dei Cooperatori.
"Salviamo la gioventù !" -- Il Congresso della Gioventù
Cattolica Italiana -- l voti -- La paro!a del Papa: È necessario organizzare i giovani" -- Una preghiera. Ai nostri confratelli d'Italia e dell'Estero.
Tra gli orfani di guerra: -- alla Scuola pratica d'Agricoltura di Roma -- a Parma -- a Pinerolo. Escursioni apostoliche sugli affluenti de! Rio Negro (Brasile): V) Nel ritorno -- La morte dì Mons. Giordano. Una visita all'ovest della Missione del Leng Nam Tou nel Cuantung (Cina).
Figure degne di memoria: - Dott. Don Marco Nassò. L'Opera delle Missioni Cattoliche.
Il Culto di Maria Ausiliatrice: - Per il 24 corrente -
Tra i divoti di Maria Ausiliatrice - Grazie e graziati. Per le Missioni Salesiane -- Libri buoni. Note e Corrispondenze: - Nuove opere --Tra gli exallievi - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice
-- Tra i figli dal popolo - Notizie varie: In Italia: all'Estero.
Necrologio e Cooperatori defunti.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO
(Torino, 20-23 maggio 1920) I temi proposti per il Congresso
Fervono i lavori di preparazione per l'inaugurazione del Monumento a Don Bosco, e per i Congressi Salesiani Internazionali, che accompagnerànno il fausto avvenimento.
Non è la festa fugace di un giorno - per quanto imponente e solenne - quella che si prepara. L'onore che si vuol rendere alla memoria del più grande educatore dei tempi moderni, deve popolarizzarne, insieme con la figura, lo spirito, la mente, il cuore : e sopratutto moltiplicare in noi, suoi figli, in voi, Cooperatori e Cooperatrici, in tutti i nostri exallievi ed ex-allieve, quell'attività civilmente ammiranda e cristianamente educatrice, che in lui fu caratteristica.
Dobbiamo domandare a noi stessi: - Che cosa avrebbe fatto, che cosa farebbe D. Bosco in questo momento storico, in cui i popoli si trovano sbalzati d'un tratto in una via nuova, nella quale corrono rischio di sentire più grave il disagio di un miglioramento agognato e ancor lontano, che non raggiungeranno giammai in modo duraturo, se non saranno educati all'amore e alla pratica del Vangelo di Gesù Cristo? Che cosa avrebbe fatto Don Bosco in questo momento?...
Ecco lo studio, la preoccupazione nostra quotidiana. Voi, aiutateci con la preghiera e col consiglio.
Pregate, perchè il Signore ci faccia umili strumenti per la sua gloria e per il bene dell'umanità.
Pregate, perchè ci accenda in cuore una scintilla di quell'amore universale che avvampò nel cuore di Don Bosco.
Pregate, perchè possiamo trovare le vie diritte per arrivare alla gioventù e raccoglierne tanta alla scuola di Don Bosco.
Inoltre, consigliateci. Ovunque è nucleo di
Cooperatori, s'indìcano adunanze e si tratti del Congresso: e i voti, i suggerimenti, le proposte, indirizzateli alla Segreteria dell' 8° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani - Via Cottolengo, 32 - Torino.
I temi del Congresso.
I temi, che si tratteranno nell'8° Congresso Internazionale, sono due:
a) ORGANIZZAZIONE DEI COOPERATORI. b) COOPERAZIONE SALESIANA.
I) Organizzazione dei Cooperatori.
Nel 1° tema si chiariranno le relazioni che legano i Cooperatori ai Salesiani, e i Salesiani ai Cooperatori.
Questi debbono vivere dello spirito dì Don Bosco in mezzo alla società, sostenendo l'Opera Salesiana e sviluppandone l'azione.
Perciò, in conformità dello scopo che ebbe D. Bosco nell'istituirli, i Cooperatori Salesiani, a lato dell'aiuto che prestano alle Opere Salesiane colla limosina e colla preghiera, debbono - nei paesi, ove dimorano - intensificare un'azione propria, per giovare al buon costume e alla civile società.
Debbono in modo particolare : I) cooperare localmente, in unione col Clero, all'incremento della vita cristiana - II) promuovere le vocazioni allo stato ecclesiastico - III) diffondere la buona stampa - IV) aver cura della gioventù.
Queste quattro opere, per espressa dichiarazione di Don Bosco, vanno promosse dai Cooperatori Salesiani. È quindi necessario, anche a questo scopo, organizzarli.
Don Bosco indicò le tracce dell'organizzazione,
stabilendo i decurioni e i capi dei decurioni, che si chiamano Direttori diocesani, ai quali spetta naturalmente l'ufficio di promotori dell'accennata azione locale.
Ma oggi è necessario il determinare, più minutamente, le relazioni che debbono unire, ai Direttori Diocesani e ai Decurioni, i singoli Cooperatori.
II) Cooperazione Salesiana
O NORME DIRETTIVE PER INTENSIFICARE L'AZIONE DEI COOPERATORI SECONDO LO SPIRITO DI DON Bosco E I BISOGNI DELL'ORA PRESENTE.
Perchè l'Ottavo Congresso Internazionale abbia a riuscire un monumento aere perennius, dovrà anche determinare, con giustezza di vedute e praticità di consigli, le norme direttive per intensificare il vasto programma della Cooperazione salesiana.
Questa abbraccia due campi d'azione
a) quello dei Salesiani, nel quale i Cooperatori debbono portare il loro appoggio materiale e morale ;
b) quello proprio dei Cooperatori.
- Verrà quindi lumeggiata l'azione della Pia Società Salesiana
a) negli Oratori Festivi;
b) nelle Scuole Professionali; c) nei Collegi e nei Pensionati; d) nelle Missioni Estere;
e) nell'assistenza agli Emigranti,
f) nella diffusione della buona stampa, ecc., e in pari tempo si illustrerà l'azione similare, svolta dall'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel campo femminile, e ciò a istruzione dei Cooperatori - per additare i mezzi più atti ad aiutare i Salesiani, e le Figlie di Maria Ausiliatrice, nel campo del loro apostolato.
B) - Ma quello che urge ancora, è compilare una guida direttiva, per l'azione che debbono sviluppare i Cooperatori localmente.
Certo, il lavoro che possono svolgere dieci Cooperatori e venti cooperatrici in un paese, è più modesto di quello cui potranno attendere e cui si dedicheranno di fatto cento o trecento Cooperatori di una città: ma egualmente s'impone per tutti una guida direttiva, nella quale siano delineati il programma minimo e il programma massimo, completi ambedue, perchè si possa avere opportunità di scelta, secondo i bisogni locali, anche nei piccoli centri. Il programma massimo deve tracciare, in altrettanti brevi regolamenti, le singole sfere della Cooperazione Salesiana.
Così, nei grandi centri, mentre tutti i Cooperatori Salesiani zeleranno ogni miglior appoggio materiale e morale al centro dell'Opera Salesiana - cioè al Successore di Don Bosco - suddivisi in gruppi, attenderanno al proprio lavoro, secondo i bisogni locali, attuando il programma tracciato da Don Bosco.
I gruppi, o Commissioni, che debbon formare i Cooperatori, sono i seguenti:
1) il gruppo, o commissione, per l'aiuto immediato alle Opere e alle Missioni Salesiane;
2) il gruppo, o commissione, per l'azione religioso-sociale in conformità del Regolamento della Pia Unione, cap. IV, n. 1;
3) il gruppo, o commissione, per promuovere le vocazioni ecclesiastiche (ivi, n. 2);
4) il gruppo, o commissione, per la diffusione della buona stampa (ivi, n. 3);
5) il gruppo, o commissione, per l'assistenza della gioventù (ivi, n. 4).
Questo quinto gruppo, a seconda dei bisogni, potrà suddividersi in varie sezioni:
a) altre rivolte all'istruzione religiosa, col promuovere e zelare l'insegnamento catechistico nelle parrocchie e negli Oratori festivi, nelle scuole di religione, ecc., ecc.;
b) altre intente alla formazione morale, con la fondazione di Circoli, Casse deposito, Biblioteche, Dopo-scuola, Dopo-officina, Segretariati del popolo, ecc., ecc.;
c) altre generosamente consacrate all'assistenza materiale, col soccorrere i fanciulli più abbandonati, od orfani o bisognosi di tutto, curandone il collocamento in istituti cattolici, ecc., ecc.
Nei piccoli centri basterà stabilire un solo Comitato, a fianco del Decurione, con determinati membri incaricati del lavoro delle singole Commissioni accennate.
Urge anche delineare un programma pratico per l'azione individuale e collettiva delle Cooperatrici - dei Sacerdoti - e degli stessi Cooperatori. Vi sono dei modi speciali, con cui ognuna di queste tre categorie può svolgere, individualmente e collettivamente, il programma della Cooperazione Salesiana; e questi modi, o mezzi pratici, verranno anch'essi studiati nelle adunanze di sezione.
Questo, nelle linee generali, il lavoro che si propone il Congresso.
Chi non vede, in codesto risveglio od affermazione di azione salesiana, il miglior omaggio alla santa memoria di Don Bosco? Egli è certo che un attivo lavoro per la gloria di Dio e il bene dell'umanità, fu il sospiro più ardente di quell'anima apostolica. Noi, da figli affezionati, raccogliamolo a gara: l'ora è propizia: e mettiamoci alacremente a lavorare.
Notificazioni e avvertenze.
I) L'8° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani si terrà contemporaneamente al 2 Congresso Internazionale degli Ex-Allievi e al 2° Congresso Internazionale delle Ex-Allieve, dal 2o al 23 maggio p. V.
II) I tre Congressi s'inaugureranno insieme, con un'Adunanza Generale nel pomeriggio del 2o maggio p. v., e un Pellegrinaggio alla Tomba di D. Bosco in Valsalice.
Il 21 maggio, al mattino, l'8° Congresso Internazionale dei Cooperatori si svolgerà in adunanze di sezione e un'Adunanza Plenaria per la trattazione del 1° Tema. - Nel pomeriggio, dopo brevi adunanze di sezione, si terrà un'Adunanza Generale, alla quale converranno anche gli altri Congressisti, per la trattazione della Ia parte del IIa Tema.
Il 22 maggio, al mattino, brevi adunanze di sezione, quindi Adunanza Plenaria dei Cooperatori per la trattazione della IIa parte del II° Tema. - Nel pomeriggio, adunanza di sezione per deliberazioni particolari, quindi Adunanza generale a chiusura dei Congressi.
III) Le Sezioni dell'8° Congresso Internazionale dei Cooperatori saranno tre: una dei Cooperatori - la seconda delle Cooperatrici - la terza riservata ai Sacerdoti.
IV) La cerimonia per l'inaugurazione del Monumento a Don Bosco avrà luogo la mattina della domenica 23 maggio, alla vigilia della solennità di Maria Ausiliatrice.
Nel pomeriggio cerimonia religiosa a impetrar le benedizioni celesti, sui lavori compiuti dai Congressi, nella Basilica di Maria Ausiliatrice.
V) Altri particolari ai prossimi numeri. Intanto ripetiamo che ogni comunicazione in merito ai Temi, che saranno trattati nel Congresso dei Cooperatori, va indirizzata alla «Segreteria Generale dell'8° Congresso dei Cooperatori, via Cottolengo, 32, TORINO ».
La carità del S. Padre.
Ci scrivono in data 25 dicembre:
« Natale! e a Betlemme... Come abbiamo ricordato in questi giorni, oggi specialmente, tutti i nostri benefattori! Fin dal pricipio della novena, i nostri orfanelli, in bell'ordine, ogni giorno si son condotti a questo fine alla grotta della Natività, recando con sè il Libro d'oro dei nostri benefattori. Lo depongono sull'altare del S. Presepio e pregano. Anche oggi hanno fatto cosi, e continueranno la devota cerimonia fino all'ottava dell'Epifania!...
» Il primo ricordo è per il Santo Padre Benedetto XV. Il Sommo Pontefice, fra le altre benemerenze acquistate col suo cuore di padre e coll'inesauribile sua carità durante la guerra, ha pur questa di essere divenuto il padre di molti dei nostri orfanelli. Tocco da compassione all'udire la sorte pietosa di tanti fanciulli del paese di Gesù, ha paternamente disposto che se ne raccogliessero 55 a suo carico: pensa lui a mantenerli; e sono 28 qui a Betlemme, 18 a Beitgemal, 9 a Nazareth. Come non ammirare la bontà e la generosità del S. Padre? Per parte nostra non mancheremo, anche per questo titolo, d'instillare nei nostri alunni la più tenera divozione al Vicario di Gesù Cristo e un sincero attaccamento alla Chiesa Romana.
» Un altro nome è ripetuto quest'anno con particolare esultanza, quello dell'Em.mo Card. Camassei, già nostro ben amato Patriarca. Il Signore lo colmi di ogni consolazione in compenso delle sofferenze sostenute... Oh! come saremmo contenti di rivederlo qui, nello splendore della Sacra Porpora, nel paese di Gesù, il gran Martire!
» Anche del nostro Superiore Don Albera abbiam fatto e facciamo menzione filiale. Gesù Bambino lo conservi molti anni ancora, in ottima salute, all'affetto dei Figli di Don Bosco.
» L'opera nostra va acquistando sempre più vaste simpatie. In aprile il Generale Sir Walter Lawrence, Consigliere della Corona, passò una intera giornata nella nostra Casa di Beitgemal, prendendo nota delle nostre prime necessità e offrendoci il suo appoggio presso il Governo.
» In novembre il Generale R. Storrs, Governatore di Gerusalemme, si recò allo stesso istituto, accompagnato dalla sua famiglia, interessandosi vivamente delle scuole e dei lavori, agricoli preparatori, che si fanno per il rimboschimento della Palestina.
» Anche il maggiore Abramson, Governatore di Hebron, ha fatto ripetute visite allo stesso istituto, ed ha voluto che i Salesiani avessero la direzione di un lungo canale di bonifica, compiuto dagli abitanti dei villaggi vicini a Beitgemal. Questo grandioso lavoro, che rende immuni dalla malaria vaste regioni nei pressi di Beitgemal, è frutto della visita compiuta in aprile dal Gen. Walter Lawrence. Il nostro caro Don Bianchi è alla testa dei lavori, e sta in mezzo ai lavoranti dal mattino alla sera.
» Beitgemal ha avuto ripetute visite anche dal Marchese Antonio Meli Lupi di Soragna, Commissario d'Italia in Palestina, ed ultimamente quella del Cav. Tuozzi, R. Console di Gerusalemme, che si compiace di chiamarci i suoi Salesiani
» Qui a Betlemme, il numero degli orfani cresce sempre; ma l'opera di restaurazione della casa è ancor immensa... C'è tutto da rifare e da provvedere... Ci assista la carità dei nostri benefattori ».
L'Osservatore Romano del 14 gennaio u. s. recava, per intero, la lettera del nostro rev.mo Superiore Generale ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane, pubblicata da noi nel mese scorso. Le quattro colonne dell'autorevolissimo foglio romano avevano per titolo una benevola constatazione: « Un confortante bilancio di azione e di bene », seguita da questa nota: « Diamo ben volentieri posto alla lettera che il Rettor Maggiore dei Salesiani, Sac. Paolo Albera, ha diretto, per l'anno nuovo, ai benemeriti Cooperatori Salesiani. Questa lettera è un edificante e toccante bilancio di tutta l'Opera Salesiana sparsa in tutto il mondo, del bene compiuto nell'anno testè decorso, e di quello che i figli di Don Bosco si propongono di compiere in in quello testè iniziato. I nostri lettori non potranno che rimanere edificati e commossi da questo documento ».
Riconoscenti alla cordiale simpatia, con la quale è sempre accolta la parola del nostro venerato Superiore, ci permettiamo di riferire per intero un'altra sua lettera, di cui si è già benevolmente interessata anche la stampa liberale (1).
È un'eco dell'Enciclica del S. Padre in favore dei poveri fanciulli dell'Europa Centrale.
31 dicembre 1919.
Cari Ispettori salesiani nell'Europa Centrale,
Non saprei esprimervi pienamente l'intima soddisfazione da me provata quando potei dire di persona al Santo Padre, il 3o novembre u. s., che i Salesiani avevano prevenuto la pratica attuazione del caldo appello da Lui rivolto a tutto il mondo in favore dei fanciulli poveri dell'Europa Centrale colla paterna Enciclica di dieci giorni prima. Poichè proprio in queste stesse regioni essi avevano aperto, durante questo anno 1919, nuovi e capaci Istituti per ricoverarvi il maggior numero di giovani indigenti, e precisamente sei in Polonia, quattro in Baviera, due in Ungheria, e altri date nella stessa Vienna, oltre quelli preesistenti. Soddisfazione che in me si accresceva, vedendo tutto il gradimento che queste informazioni arrecavano al cuore di così buon Padre.
Se una lieve nube sorgeva poi su quella gioia, essa proveniva dal sapere che, anche dopo quella Enciclica, non mi sarebbe stato Possibile rivolgervi altre raccomandazioni di intensificare ed estendere ancora di più l'opera vostra di assistenza materiale e morale verso dei giovani poveri. Sapevo infatti che voi non avreste potuto fare di più, sia perchè i suddetti istituti sono rigurgitanti di alunni, da non poterne contenere più oltre, sia perchè vi torna estremamente difficoltoso provvedere vitto e vestimento ai già ricoverati, anche dopo i vagoni di viveri che vi abbiamo spedito.
Intanto però risuonavano sempre dentro di me e parlavano con singolare vivezza al mio cuore le commoventi espressioni della fervida esortazione del Santo Padre « per i poveri fanciulli che più crudelmente sentono la mancanza delle cose più necessarie alla vita », per questi infelici « che rappresentano i germi delle future generazioni, le quali non potranno non risentire debolezza »; quasi se il mondo tutto venisse invitato dal Papa a far opera eminentemente salesiana! E allora tanto più mi rammaricava meco stesso che mi restasse più soltanto una maniera indiretta di giovare a questi poveri fanciulli quella cioè di favorire tutte le iniziative pubbliche e private, sorte in loro sollievo, a cominciare da quelle grandiose di alcune città italiane risolute di procurare ai più malaticci una ricostituzione fisica in pochi mesi, a quelle modestissime dei nostri Istituti ed Oratorii messisi in gara per dare, promuovere e raccogliere offerte: e quella di pregare e far pregare per la felice riuscita delle collette promosse dal caritatevole Pontefice in ogni chiesa nel giorno dei SS. Innocenti:.
Tuttavia in questi santi giorni, in cui la mente e il cuore di tutti si volge intensamente al Divino Infante che, per amore degli uomini ha voluto sopportare la penuria di ogni cosa., ho ricercato affettuosamente avanti a Lui ancora un'altra forma diretta di giovare a quei poveri tapini: e Poichè parmi di averla trovata, ve la espongo candidamente.
E pur troppo certo che, nonostante le molteplici Provvidenze che si adotteranno a pro' di questi poveri fanciulli da quanti hanno sentimenti di umanità, molti di essi rimarranno ancora senza alcun soccorso, tanto grande infatti è stato il disastro, che non si può pensare di ripararvi totalmente. Orbene, oh quanto ambirei di divenire il Padre di questi fanciulli maggiormente infelici, perchè rimasti per forza di cose senza l'aiuto di alcuno! Che se ciò non mi può essere dato Per tutti, perchè non mi sarà concesso di divenir tale almeno Per alcuni, cioè pei più bisognosi fra tutti?
Ho disposto adunque che sia riserbato ad essi, e per tutto quel tempo (siano mesi od anni) che durerà l'eccezionale necessità, uno dei nostri Istituti del Piemonte, capace almeno di una cinquantina di alunni: p. es. quello di Perosa Argentina. Colà potrete mandare, accompagnati da assistenti e insegnanti che ne parlino la lingua, tali giovanetti che voi non avreste più possibilità di collocare nei nostri istituti di celeste regioni e noi penseremo a ridare loro le scemate forze fisiche, a mantenerli come meglio, potremo, a vestirli, a calzarli, in una parola, a tutto.
Nel dare queste disposizioni, so di far cosa pienamente conforme allo spirito che ardeva in petto al nostro venerabile Fondatore e Padre Don Bosco. So inoltre, per lunga esperienza, che non si fa mai appello invano al buon cuore dei nostri Cooperatori e delle nostre Cooperatrici, quando vi ha di mezzo il bisogno materiale e morale della gioventù povera; e nel caso nostro trattasi di necessità estrema, e di quella gioventù cui nessun altro penserebbe. E tanto Più ho fiducia di essere assecondato questa volta, come sempre, perchè questa volta la mia umile voce ritorna presso di loro quale eco lontana di quella autorevolissima del comun Padre dei fedeli. Di Lui che degnavasi financo suggerire che, sono sue parole, « per giovare più largamente a tanti poveri fanciulli, con nobilissima gara di carità, è necessario raccogliere cibarie, medicine, vesti, indumenti: cose tutte delle quali quei popoli maggiormente difettano ».
La benedizione del Signore sia sempre sopra di noi tutti.
Aff.mo nel Signore
Non occorrono commenti. Tuttavia perchè i buoni Cooperatori, che s'interessano tanto cordialmente dell'Opera Salesiana, abbiano un'idea meno vaga della carità che sì compie nelle case di Don Bosco mercè il loro appoggio materiale e morale, vogliamo ricordate altre categorie di fanciulli, degni anch'essi di commiserazione e di aiuto.
La prima categoria, e sempre la più numerosa, è quella dei giovani poveri gratuitamente accolti nei nostri ospizi ed avviati ad un'arte, ovvero alla carriera ecclesiastica. Nell'Oratorio Salesiano di Torino, sommano a più di 250 (diciamo duecentocinquanta) gli alunni interni, totalmente a carico del nostro Superiore, e altrettanti son quelli per i quali egli deve provvedere un supplemento di retta. Ci sia lecito, una volta tanto, di dire chiaramente che per il mantenimento dei giovani ricoverati Don Albera, quest'anno, dovrà dare, soltanto all'Oratorio Salesiano di Torino, non meno di duecentomila lire.
E quegli altri giovanetti, i quali, per comodità di luogo o per altre esigenze, egli ha collocato in altri nostri istituti ? I collegi di Trino Vercellese, di Castelnuovo d'Asti, di Cavaglià nel Biellese e di Penango Monferrato ne hanno un gran numero. Diciamo di più. Non appena le belle terre del Veneto furono liberate, Don Albera diede ordini perchè venissero accolti nelle nostre case, specialmente a Mogliano Veneto, cinquanta dei giovanetti più bisognosi di quelle tribolate famiglie.
Un'altra categoria è quella degli orfani di guerra. Ah! quanti sono questi poveri figli, degni di tutta la nostra commiserazione e del nostro miglior aiuto ! Di orfani di guerra, nel senso stretto della parola, ne abbiamo ricoverati settantadue a Pinerolo, trentuno nell'Oratorio di Torino, sessanta a Grugliasco, sessanta a Sassi, nove a Cavaglià, centoventotto nell'Ospizio del S. Cuore in Roma (cioè 23 studenti, 55 artigiani, 5o agricoltori); novantatre a Corigliano d'Otranto; ed altri a Portici, a Gualdo Tadino e Castellamare. A questi son da aggiungersi le orfane di guerra ricoverate nelle case delle Figlie di Maria Ausiliatrice: cinquanta a Torino, cinquanta a Sassi, e gli orfanelli e le orfanelle accolti ad Alessandria, nei cinque Orfanotrofi aperti recentemente a Beva (Reggio Calabria), a Cammarata (Girgenti), a Palermo, a Tremestieri (Messina), a Pegli (Genova).
Una terza categoria di beneficati, sulla quale richiamiamo pure la vostra attenzione, o cari Cooperatori e gentili Cooperatrici, è quella degli orfanelli di Terra Santa. Voi sapete che per far fiorire quelle case non è possibile sperare nella beneficenza locale: tutte le opere di Terra Santa vivono della carità del mondo cristiano, ed anche le nostre si sostengono colla carità dei Cooperatori di varie nazioni. Come diciamo in altra parte di questo numero, anche il S. Padre si è commosso dello stato miserando di quei poveri fanciulli e a cinquantacinque di loro ha stabilito di provvedere Egli stesso nella sua immensa carità.
Finalmente v'è un'altra categoria di giovanetti e di fanciulli, anch'essa numerosa, ed è quella raccolta nelle nostre case di Missione: nella Patagonia, nella Terra del Fuoco, nel Matto Grosso e nel Rio Negro nel Brasile, e in Cina.
Abbracciate col pensiero queste larghe schiere di giovani e di orfanelli, ricordate l'atto pietoso a favore dei cinquanta fanciulli dell'Europa Centrale, e dite se il Successore di Don Bosco non merita di essere affettuosamente assistito dalla vostra carità.
(1) Ved., ad es., La Stampa di Torino, nel numero deli' 11 gennaio.
" Accostiamoci a loro, cerchiamoli, animiamoli a intervenire ai catechismi, ma facciamolo prima che il demonio vada a riempir di vizio e di malcostume il cuore di tanti giovanetti, che sono più infelici che poveri. Se avessero avuto una mano benefica, che avesse dato loro il necessario alimento morale, forse non sarebbero costretti di andare vagando ed esclamando: Filii petierunt panem et non erat qui frangeret eis. Io sono intimamente persuaso che se questo pane morale fosse a tempo somministrato alla gioventù, le pecorelle, conoscendo la voce del pastore, o non si allontanerebbero da lui, o si arrenderebbero alla chiamata di lui. Perchè ora tanta Indifferenza in fatto di religione? tanto disprezzo delle cose sacre, tanti furti, tante bestemmie, tante discordie? Apriamo i libri santi ed ascoltiamo la voce di Dio: son tutte conseguenze fatali dell'ignoranza in fatto di religione.
Ven. GIOVANNI BOSCO.
Si adunava a Roma dal 4 al 6 gennaio u. s.. Numerosi furono gli intervenuti, però troppo pochi in confronto dell'importanza delle deliberazioni prese e del bisogno di suscitare e rafforzare dappertutto opere dirette ad accendere ed alimentare nel cuore dei giovani l'amore a Nostro Signor Gesù Cristo. Perchè il frutto di quelle adunanze abbia ad essere più copioso, nell'amor vivo che portiamo ai giovani, riproduciamo integralmente i voti formolati dal Congresso in base al tema discusso, e le parole rivolte dal S. Padre ai congressisti, nell'udienza ad essi benevolmente accordata.
Importante discussione.
Il tema unico fu il seguente:
« La Gioventù Cattolica Italiana nell'attuale momento storico:
a) La Gioventù Cattolica Italiana e la sua complessa azione nel campo religioso, morale e sociale
b) La Gioventù Cattolica Italiana nella sua organizzazione interna e in rapporto all'attuale movimento generale dei cattolici italiani.
I Voti.
A) LA GIOVENTÙ CATTOLICA ITALIANA E LA SUA COMPLESSA AZIONE NEL CAMPO RELIGIOSO MORALE E SOCIALE.
La Società della G. C. I., riunita in Congresso a Roma nel gennaio 1920, mentre sente tutto il disagio spirituale e materiale che la guerra e le sue terribili conseguenze hanno provocato nelle coscienze giovanili, come nella intera Società; riafferma pienamente la fede che anche tutte le crisi dell'attuale momento storico possano o debbano trovare la piena ed adeguata soluzione nelle dottrine immutabili del cristianesimo, vivificate dall'insegnamento perennemente infallibile della Chiesa Cattolica: e pertanto riconosce necessario che l'opera singola e collettiva degli organizzati nell'ora che volge, sia specialmente indirizzata da una parte ad ottenere la formazione .di una più salda ed integrale coscienza cristiana, e dall'altra a fare penetrare, col sussidio di opere concrete, attraverso le masse popolari nel corpo della nazione, lo spirito morale cristiano.
A tale scopo ritiene che si debba:
I. - Intensificare maggior negate la formazione, di una salda coscienza e cultura religiosa dei giovani:
a) esortando e preparando i soci dei circoli a compiere con maggiore raccoglimento le loro pratiche di pietà;
b) agevolando per quanto è possibile l'azione degli Assistenti Ecclesiastici, tendente ad istruire i giovani sulle verità della Fede, soprattutto con la lettura del Vangelo, con l'insegnamento catechistico, con conferenze apologetiche degli errori più diffusi intorno ai problemi religiosi;
e) sollecitando i soci, specialmente studenti, a frequentare là, ove esistono, gli istituti medii e superiori di cultura religiosa, e a favorire la istituzione di istituti privati;
d) curando la formazione di catechisti che coadiuvino i sacerdoti nell'istruzione del popolo e in particolare dei soci aspiranti dei circoli;
e) formando nei medesimi un forte ed illuminato spirito di apostolato cristiano addestrandoli alla pubblica difesa dei principii religiosi.
II. - Intensificare l'opera di difesa della coscienza morale dei giovani e promuovere una più energica lotta contro il mal costume:
a) con un'azione individuale che abbia lo scopo di assistere i nostri giovani esortandoli a mantenere integra la loro coscienza morale, specialmente attingendo nell'Eucarestia la forza necessaria a combattere e vincere gli istinti e le passioni illecite;
b) con l'assistenza assidua mediante corrispondenza, invio di stampe, ai giovani che sono chiamati alle armi, allo scopo di conservare in essi durante il loro servizio militare i loro principii religiosi e morali;
c) con conferenze e letture istruttive sulle più vitali e dibattute questioni concernenti l'educazione morale della gioventù;
d) con il costituire commissioni permanenti in seno al Consiglio Superiore dei nostri Circoli
allo scopo di vigilare, d'accordo con le altre organizzazioni cattoliche, alla difesa della pubblica moralità, con tutti i mezzi più adatti (diffusione di fogli volanti, opuscoli, conferenze, interpellanze, reclami alla pubblica Autorità, ecc.).
III. - Provvedere ad una accurata preparazione dei giovani alla vita professionale, in nodo che ciascuno, secondo la propria condizione sociale, entri a far parte delle nostre organizzazioni professionali:
a) con il promuovere in ciascun circolo una azione di cultura possibilmente specializzata, intesa a fornire ai giovani non solo il mezzo per accrescere e perfezionare le loro cognizioni storiche, scientifiche e sociali, ma anche gli elementi necessari a formare la base tecnica della loro attività professionale (conferenze, visite, gabinetti scientifici, opifici, istituti agricoli, istituzione di biblioteche, Segretariati di cultura);
b) col fornire ai giovani che si avviano alle diverse professioni e mestieri, cognizioni per quanto possibili complete sui problemi sociali ed economici e sulla loro soluzione, che forma il contenuto del nostro movimento professionale, in modo che possano utilmente dirigere e collaborare al lavoro che si compie nell'organizzazione di classe, in cui entreranno a far parte.
IV. - Interessare i giovani allo studio di quei problemi che saranno oggetto di esame e di discussione da parte dei competenti organismi politici, perchè contribuiscano ad indirizzare la legislazione del nostro paese verso un contenuto cristiano e perchè essi stessi si preparino a partecipare degnamente alla vita pubblica.
B) LA GIOVENTÙ CATTOLICA ITALIANA NELLA SUA ORGANIZZAZIONE INTERNA E IN RAPPORTO ALL'ATTUALE MOVIMENTO GENERALE DEI CATTOTOLICI ITALIANI.
La G. C. I., riunita in solenne Congresso, convinta della impellente necessità di una più vasta organizzazione giovanile, che sia il principio e la base di tutto il movimento cattolico italiano ;
ritenendo indispensabile iniziare, fin dai primi anni, i giovani alla vita dell'azione e dell'apostolato cristiano per dare quindi a tutti un centro di formazione e di cultura, anche a seconda delle condizioni specifiche di ciascuna classe sociale;
ritenendo che l'azione della G. C. I. debba svolgersi nella più stretta colleganza con tutti gli organismi che tendono alla realizzazione del sociale regno di Cristo;
riconoscendo, oggi più che mai, utile una stretta collaborazione fra la G. C. I. e le opere giovanili sussidiarie e collaterali per l'educazione religiosa, morale e fisica dei giovani;
dopo riaffermata la piena libertà di azione e l'autonomia del movimento giovanile, FA VOTI:
Che in ogni parrocchia e in ogni altro centro di vita cristiana sorgano Circoli federati da riunirsi in Federazioni diocesane, e che coll'approvazione delle Autorità Ecclesiastiche si diffonda tra il Clero, Ordini e Congregazioni Religiose la conoscenza della G. C. I. ed i mezzi pratici per diffonderla e svilupparla, sì da averne sempre maggior
contributo di attività nel difficile lavoro di propaganda e di azione;
che la riorganizzazione interna dei Circoli proceda rapidissima e sia adottato il criterio del contributo personale proporzionale;
che, vinta ogni diffidenza e ogni difficoltà, siano istituite sezioni aspiranti presso i Circoli e presso qualsiasi istituzione destinata alla prima formazione dei fanciulli, e che per iniziativa dei dirigenti i Ricreatori e Oratori festivi tutti i giovani a essi appartenenti, appena ne abbiano raggiunta l'età, siano invitati ad entrare nei Circoli della G. C. I.,
che si sviluppino sempre più i Circoli specializzati di contadini, operai, studenti, professionisti e che i diversi gruppi di questi Circoli specializzati abbiano nel Consiglio Superiore e nei Consigli Regionali e Federazione Diocesana i propri componenti rappresentanti;
che siano sempre più intimi i rapporti fra la G. C. I. e la F. U. C. I., la F. A. S. C. I., la A. S. C. I. e la F. A. T. E., sia per meglio disciplinare l'organizzazione giovanile italiana, sia per completare l'educazione fisica, morale e sociale dei giovani;
che i Circoli della G. C. I., pur restando nel loro campo specifico di azione, seguano le grandi direttive dell'U. P., partecipando attivamente a tutto il movimento generale dei cattolici italiani;
che infine, per agevolare il còmpito ai propagandisti e per dare alla nostra stampa maggiore efficacia e diffusione, sia curato lo sviluppo dei Segretariati di cultura, perchè in nome della Fede e della scienza possano i giovani perseguire il più grande degli ideali: instaurare omnia in Christo.
La parola del Papa.
"È necessario organizzare i giovani."
« ... Ci ha recato non lieve soddisfazione l'apprendere che il recente Congresso Nazionale della Gioventù Cattolica Italiana ha mirato... a trarre lezioni dal passato, per formare il programma dell'avvenire. E crediamo che come i buoni frutti raccolti in addietro si possono tutti compendiare nella fedeltà al proprio dovere, mantenuta dai membri del Sodalizio in ogni occasione e malgrado ogni difficoltà, così le speranze di ulteriori progressi, individuali e sociali, non potranno essere appagate, se non mercè una costante e più perfetta osservanza dei doveri, che stringano i socii della Gioventù Cattolica, e come individui e come membri del Sodalizio. Si potrebbe ciò esprimere con antica frase, dicendo che è necessario « formare la coscienza dei giovani », ma Noi crediamo che si possa anche usare una frase nuova, e dire che è necessario organizzare i giovani, tanto più che la Società della Gioventù Cattolica non è fine a se stessa, ma via a quelle altre forme di azione che i giovani, fatti adulti, dovranno svolgere nell'Unione
Popolare, o sotto la guida di questa, massima fra le nostre Associazioni.
» Nessuno ignora che la base della organizzazione giovanile dev'essere la fede religiosa; ma non semplicemente la fede teorica, la quale consiste nell'assenso dell'intelletto ai dommi o alle verità insegnate dalla Chiesa, bensì la fede pratica, espressa in una vita conforme a quei domini e a quelle verità. In quella guisa poi che non si avrebbe edificio se sopra la pietra posta a fondamento non si elevassero le mura, e se le mura elevate non fossero coperte dal tetto, così per ottenere una buona organizzazione dei giovani è d'uopo che essi vengano indirizzati alla mèta da buoni esempi, da savi consigli, da opportuni precetti. Nè a queste mistiche mura dovrà mancare il tetto della carità, destinato a coprire e a perfezionare tutto l'edificio.
» Non senza motivo facciamo appello alla metafora dell'edificio, perchè, mentre esprime bene l'idea di una buona organizzazione, fa anche comprendere quali ne sono le necessarie condizioni.
» Ci piace però soggiungere che la metafora dell'edificio è anche adatta a dare idea di quel carattere di istituzione permanente per i giovani, che Noi vorremmo impresso nella Società della Gioventù Cattolica. Di questo Sodalizio non avrebbe infatti adeguato concetto, e non ne apprezzerebbe a dovere tutta la importanza, chi lo considerasse soltanto come un'Assemblea di giovani che due o tre volte l'anno si adunano, o per celebrare qualche festa religiosa, o per assistere a qualche accademia letteraria o musicale.
» Più rettamente la Società della Gioventù Cattolica dev'essere paragonata ad una scuola, nella quale i giovani sono preparati a ciò che un giorno dovranno essere nella vita privata e pubblica. Ora, come poco o nessun profitto negli studi farebbero i discepoli che si recassero a scuola solo due o tre volte l'anno, così dalla Società della Gioventù Cattolica non riceverebbero sufficiente preparazione a ciò che un giorno dovranno essere nella vita privata e pubblica, quei giovani i quali si contentassero di intervenire alle feste civili e religiose del Sodalizio. Una buona scuola dev'essere sempre aperta, e le lezioni date in essa devono essere frequentate ogni giorno. Non altrimenti i socii della Gioventù Cattolica devono frequentare con assiduità i Circoli aperti per essi, e in questi Circoli dev'essere sempre fornita o agevolata la trattazione dei principali problemi di attualità, affinchè i giovani sieno preparati a cogliere il miele, ed a respingere il veleno che per avventura possono dare i fiori sbocciati in nuovi giardini.
» Queste Nostre parole, oltre al significare il carattere di opera « permanente » e « stabile », che Noi vogliamo impresso alla Società della Gioventù Cattolica, dicono abbastanza la preferenza che vorremmo fosse data ai Circoli di studio sopra ai ritrovi di sollievo o di divertimento; dicono abbastanza che la Società della Gioventù Cattolica, nella formazione o nella organizzazione dei giovani, deve mirare non tanto al presente, quanto all'avvenire, specialmente col preparare i futuri membri delle Associazioni maggiori.
» Sappiano che a questo criterio si è sempre inspirata la Presidenza Generale del benemerito Sodalizio. Ci sia lecito però augurare che alla savia direzione dei Capi corrisponda ognor meglio la docilità dei singoli ascritti, affinché la Società della Gioventù Cattolica Italiana possa essere davvero una perfetta scuola, in cui si formino oggi i buoni giovani, per averne domani altrettanti soci dell'Unione Popolare e, ciò che più monta, esemplari padri di famiglia, onesti cittadini... ».
UNA PREGHIERA.
Cogliamo l'occasione per pregare caldamente tutti gli amanti della gioventù, particolarmente i buoni sacerdoti che lavorano in mezzo ai giovani, i Presidenti di opere o associazioni giovanili, e i direttori dei periodici che zelano lo stesso apostolato, a segnalare benevolmente alla Redazione del « Bollettino Salesiano », via Cottolengo, 32, Torino, ogni deliberazione, ogni norma, ogni consiglio, ogni nuova idea, che possa intensificare l'azione giovanile negli Oratori, nei Circoli, nei Collegi cattolici, e nelle singole diocesi e parrocchie.
Ai nostri Confratelli d'Italia e dell'Estero.
Man mano che si va avanti in questo dopoguerra, noi sentiamo il bisogno di rendere più viva e penetrante l'umile ma volenterosa opera, nostra. Invochiamo il consiglio e la cooperazione di tutti. In modo particolare reclamiamo ed attendiamo i resoconti di quelle opere nuove, che imposte dai bisogni dei tempi, sono sorte in molti luoghi mediante l'appoggio efficace degli Ex-Allievi e dei Cooperatori.
Insieme preghiamo i nostri Direttori ad inviare alla Redazione del Bollettino Salesiano Via Cottolengo 32 Torino, almeno una copia (possibilmente due) di ogni periodico salesiano locale, edito in qualunque lingua, sia dai Salesiani, sia dalle associazioni di Ex-Allievi. L'invio sia fatto direttamente.
A tutti vivi ringraziamenti.
Alla Scuola Pratica d'Agricoltura a Roma - a Parma - a Pinerolo.
L'Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma merita un cenno speciale per l'affermazione sua nobilissima nel campo della beneficenza.
Questo Istituto conta 489 alunni nelle sue tre sezioni di studenti, artigiani e agricoltori: questi ultimi alla Scuola Pratica d'agricoltura, da esso Ospizio istituita, per estendere la beneficenza a questa classe di bisognosi. Se si rifletta che l'Ospizio S. Cuore conserva ancora rigidamente, e in Roma, il programma e le condizioni di accettazione dategli dal suo Fondatore Don Bosco 35 anni fa, quando la vita costava assai meno che al presente, e che questa retta vien corrisposta solamente da quelli accettati a condizioni regolari, che non sono certamente la parte maggiore e più numerosa degli alunni, dovrà convenirsi che deve chiamarsi veramente eroico il suo slancio di carità nell'aver fatto posto a 128 orfani di guerra, che è quanto dire ad un quarto dei suoi alunni!
Non è certamente mancata la benevolenza fattiva di Autorità e di Enti pubblici e Colpitati, e quella di private caritatevoli persone a sorreggere quei nostri confratelli, così efficaci continuatori della tradizione salesiana, con sussidi fissi o saltuari per un buon numero di questi orfani di guerra da essi ricoverati; ma ci consta che nulla per una sessantina di questi è stato preventivamente pattuito, neppure per modo di sussidio saltuario, ma tutto si attende fiduciosamente dalla Provvidenza. E questa continuerà, conte anche recentemente ebbe a manifestarsi col premio della fondazione Carnegie, che è intesa a premiare gli atti di eroismo compiuti in operazioni di pace (Hero Fund): colla particolare protezione del Ministero d'Agricoltura e della Commissione per la liquidazione dei reliquiati della guerra, e di altri insigni patroni e patronesse.
Ci servono infatti:
« Sabato, 29 novembre, la nostra Scuola Pratica fu visitata da tre membri del consiglio d'amministrazione della Fondazione Carnegie: Presidente Carlo Leone Reynaudi, Senatore del Regno, Vice-Ammiraglio; Grand'Ufficiale Avv. Giacomo Vigliani; Comm. Ing. Lucio Marzuoli, ispettore Superiore nel Real Corpo delle Miniere.
» La visita si svolse con piena soddisfazione. Percorsero solo mia parte del terreno, ma s'interessarono della sistemazione che si darà a tutto; quindi vennero nel nuovo edificio. Sotto i portici erano schierati i 5o orfani; il Presidente si congratulò nel vederli tutti forti, robusti, ed esortandoli ad essere degni figli dei loro padri, che hanno dato il sangue per la Patria, li incoraggiò a coltivare con amore la terra, che deve essere la ricchezza d'Italia.
» In tutto l'edificio, come nelle singole parti, scuole, dormitorii, fu trovata semplicità ed eleganza, e si ebbero parole di lode per l'Ing. Lenti, costruttore.
» Nel licenziarsi il Vice-Ammiraglio Reynaudi assicurò il sig. Ispettore che sarebbe ritornato quando avesse avuto più soldi da portare, e intanto annunziava che, mentre nell'aprile scorso il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Carnegie aveva assegnato alla Scuola il premio di L. 5.000, in novembre le aveva assegnato un altro premio di L. 10.000.
» Anche dalla Commissione. Militare per la liquidazione dei reliquiati dalla guerra ci sono stati accordati gratuitamente materassi, lenzuola, federe, asciugamani, panche-sedili e tavole.
» Lo stesso Ministero di Agricoltura, oltre a quattro borse di studio per orfani a L. 250 ciascuna, ha deliberato di assegnarci L. 14.000 per l'acquisto di attrezzi, e ha donato alla Scuola un'ottima motoaratrice, per uso della medesima ed istruzione degli alunni.
» Nell'albo dei nostri benefattori stanno scritti a piche altri nomi. Ad es. nell'aprile passato, per interessamento della Baronessa Elena Sonnino, il Ministero della Guerra ci accordò a prezzo di favore N. 100 letti completi; e lo stesso Barone Sonnino ne pagò 15 e la nobile Baronessa altri 15 e, non contenta, trovò altre generose persone che fecero a gara per procurare, a proprie spese, un letto agli orfani di guerra del Mandrione ».
*
A Parma è sorto « Dopo-scuola » per orfani di guerra. Se ne fece solennemente l'inaugurazione il 24 dicembre, unendola colla festa dell'Albero di Natale.
Il « Dopo-scuola » è stato aperto in locali annessi al Collegio Salesiano, presenti, a invito del Comitato Provinciale dell'Opera Nazionale per gli Orfani di guerra, S. E. Mons. Vescovo, il signor Prefetto coram. Caruso, il signor Commissario Prefettizio comm. Cerboni per il Comune, il Colonn. Cav. Buonoscontro, in rappresentanza del Gen. Comm. Galli, comandante il Presidio, e una eletta di signori e signore, fra cui i membri del detto Comitato e le componenti il Gruppo delle Madrine.
Gli ampi e salubri locali erano affollati dagli orfanelli e dalle orfanelle che, con l'ingenuo sorriso, anelavano alla conquista dei giocattoli, dei ninnoli, delle chicche, degli aranci penduli dai rami dell'Albero tradizionale.
Il Presidente del Comitato, avv. Luigi De Giorgi, nel saluto ai presenti, riassunte eloquentemente lo scopo dell'adunanza.
Non è forma di semplice beneficenza, è assolvimento del più alto dovere di gratitudine, è volontà gagliarda di libere anime che sentono tutta la grandezza del sacrifizio compiuto, è santa opera di giustizia l'atto di amore che ora compiano, e fermamente vogliamo si perpetui verso i nostri orfanelli.
» Non basta il sorriso di un giorno, non basta la gioia fuggevole del piccolo dono per le Feste Natalizie; nè basta il materiale soccorso che, negli stretti limiti delle sue forze, il Comitato mensilmente comparte a questi innocenti.
» Non basta il pane: dobbiamo ad essi la preparazione alla dignità del lavoro, la inspirazione di affetti, di sentimenti gentili, delle speranze non caduche, della Fede che conforta e rafforza, e la rappresentazione dei doveri che a tutti s'impongono per la serena e prospera convivenza sociale.
» In una parola: dobbiamo ad essi l'assistenza civile e religiosa che costituisce l'alta finalità dell'opera nostra.
» La nostra civiltà è Civiltà Cristiana.
» In Roma pagana, cui era ignota la virtù della carità, erano i « nutricatores » che raccoglievano i trovatelli nel foro olitorio presso la colonna lattaria e li consegnavano ai privati per abilitarli al lavoro, onde poi divenivano schiavi di chi li aveva raccolti ed allevati.
» Noi raccogliamo, soccorriamo, educhiamo questi fanciulli perchè diventino uomini liberi, validi e probi, cittadini degni dei loro padri e della grande Italia.
» La nostra colonna è la Croce che sublima il sacrificio, è il vessillo della Patria che si stende proteggitore dei deboli e dei sofferenti.
» Questa assistenza spirituale la nostra Opera assegue a mezzo delle solerti e pietose Madrine, recanti il periodico soccorso alle singole case e accompagnanti l'offerta coli la buona parola, con la richiesta di notizie sulla condotta dei nostri bimbi, col savio consiglio, con le provvidenze secondo i bisogni.
» La nostra è una vera assistenza familiare, rispecchiante il nuovo indirizzo caritativo al quale s'informa la più oculata beneficenza sulle orme antiche, sulle tradizioni santificate dalle più salde istituzioni della cristiana carità
» E qual luogo migliore per raccogliere questi piccoli scolari, del provvido asilo di Don Bosco, il grande apostolo moderno della carità, il fondatore delle Scuole per i figli del popolo? Qual luogo migliore di quello che gli ottimi educatori salesiani ci offrono, dove è ancora l'eco della soave e santa parola di Don Carlo Baratta, di cui tutta Parma serba vivo il riconoscente ricordo e della cui opera è continuatore il dotto e pio sacerdote che ora lo regge?
» Per la preziosa cooperazione di lui, al quale lo affideremo, sarà più intensa la mutua corrispondenza coi nostri bambini.
» Non solo noi andremo alle loro case; ma essi verranno a noi.
» Per questo volemmo che nel luogo di raduno, insieme col motto che l'Opera nostra assunse:
Negli orfani onorate l'olocausto dei padri », fosse anche la parola evangelica: « Lasciate che i pargoli vengano a me ... ». - Allora (dice Matteo) furono a Gesù presentati dei fanciulli, affinche imponesse loro le mani e orasse...
» E noi i nostri fanciulli li presentiamo alla E. V., o venerato Presule, ripetendo la preghiera:
Imponete loro le mani, e benediteli nel nome di Dio ».
Tra la commozione dei presenti il Direttore dell'Istituto Salesiano, prof. D. Paolo Lingueglia, ringraziò della fiducia riposta nei figli di Don Bosco, e assicurò il Comitato che, con la dedizione più amorevole, egli e i suoi cooperatori assolveranno il còmpito dell'assistenza e sorveglianza perchè bene fruttifichino quei poveri tralci delle piante abbattute dalla mitraglia.
Sua Eccellenza Mons. Vescovo rilevò paternamente, che dopo l'alato concettoso discorso del Presidente ;del Comitato, a lui non restava che esprimere il suo vivo compiacimento per l'opera che il Comitato stesso profonde in beneficio dei cari orfanelli, che sarà loro di tanto vantaggio sotto l'assistenza paterna dei figli di Don. Bosco.
A Pinerolo, per iniziativa del Comando della locale Scuola di Cavalleria - cui presiede il Maggior Generale Bellotti, - venne organizzata nella notte del 24 dicembre u. s. nell'ampio salone della cavallerizza la festa dell'Albero di Natale per i poveri e per gli orfani raccolti negli istituti della città.
La cittadinanza, sempre caritatevole , assecondò generosamente la benefica iniziativa, cosicchè si raccolse una larga quantità di doni di ogni genere: commestibili, vestìarii, giuocattoli, denaro, ecc. La sala, preparata con gusto squisito dal capitano sig. Bognetti, Aiutante Maggiore, presentava un colpo d'occhio magnifico. Nel centro, addossato alla parete, l'altare sormontato da un piccolo presepio. Di fronte e ai lati, giustamente distribuiti, otto magnifici alberi, carichi di ogni ben di Dio. Le autorità, una folla di signori, le truppe del presidio, i poveri, gli orfani riempivano la vasta sala fantasticamente illuminata. I 72 orfani dell' Istituto di Monte Oliveto, simpaticissimi nella loro bella divisa di alpini, furono fatti segno a particolari tratti di beneficenza. In vero, se il sig. Capitano Bognetti, per la predilezione che ha di essi, volle arricchire in modo tutto particolare l'albero loro destinato, anche il sig. General Bellotti, nel discorso di apertura della festa, li ricordò con particolari ed affettuose parole.
Le dame incaricate della distribuzione dei doni, altre signore, le autorità, tutti vollero avvicinarli, parlare con loro, regalarli di molte cose.
E questi seppero dimostrarsi pari a tanti segni di gentile preferenza. Da soli, ed in unione con gli orfanelli raccolti nell'Istituto del Cottolengo, eseguivano con brio numerosi canti e inni patriottici, applauditissimi. Poi, con disinvoltura e sicurezza, svolsero un piccolo saggio ginnastico.
La messa di mezzanotte, celebrata nella stessa sala ed ascoltata con religioso contegno, chiuse la benefica serata. Il celebrante, Rev. Can. Girando Matteo, Parroco della Cattedrale, in un breve discorso detto infra Missam, inspirandosi alla solennità del Santo Natale, seppe, con fervide parole, elevare gli animi di tutti a quei sentimenti cristiani che dovevano consacrare - dopo averla suggerita - l'opera buona compiuta.
RIO NEGRO (Brasile).
Escursioni apostoliche sugli affluenti del Rio Negro.
(Relazione di Mons. Lorenzo Giordano, Prefetto Apost.).
V (1). Nel ritorno.
Un caro incontro - La futura residenza per l'evangelizzazione del Cayarí = Un intruso - A S. Gabriel (1).
Quanto è faticoso l'ascendere, tanto è facile il discendere questi fiumi: e sarebbe la cosa più divertente il volare sulle acque, se non vi fosse il timore di battere in macigni nascosti, o a fior d'acqua, e naufragare.
Verso sera eravamo già a Taina. Dopo la S. Messa e 28 battesimi, ripartimmo sul mezzogiorno del 29, passando per l'isoletta Jutica e per Uirumirí-itera, dove trovammo molta gente riunita, dopo un dabucurí. A sera raggiungevamo Carurú, e vi trovammo il capitano Angelo, molto ben disposto per edificarvi una chiesa, che farà di quel sito incantevole il centro della nostra Missione nell'alto Uaupés.
Il 30, oltrepassammo le cascate di friquara, Jandú e di Araras, dove trovai geroglifici in due macigni di granito, alla destra del fiume; quindi discendemmo per le cascate di Japii,
Periquíto, Panà-panà, Tamaquàri e Abacaba.
In quest'ultima corremmo grave rischio di naufragare per una svista del pilota e leggerezza dei rematori. Passata la notte nella malocca Abacaba, all'indomani, domenica e 1° di dicembre, dopo la S. Messa e l'amministrazione di 32 battesimi, davo riposo assoluto ai miei rematori.
Non appena sorse l'aurora del due, eravamo di nuovo in viaggio. Toccammo Jacotí-rapecuma (in Colombia) Tatú-capoamo (in Colombia) e Manicuera-rapecuma, dove trovammo, in due malocche e diverse case, una bella accolta di gente, sicchè all'indomani amministrai 42 battesimi.
Proseguendo il viaggio per Mirití-igarapé, Tayassú-capoamo e Castanho-malocca, dove amministrai 25 battesimi, e visitate le malocche di
Tondora-igarapé, Kerarí-ígarapé, Arapasso-miri e Macucú-capoamo, giungevamo a Jauaratécachoeira.
Nel passare per questo aldeamento, il 13 novembre aveva scritto al rev.mo P. Demoisseaux, manifestandogli il vivo desiderio di visitarlo in Cupim, e, attesa l'impossibilità di recarmi colà, lo pregava di mandarmi uno dei suoi missionarii pel 5 dicembre a Jauaraté, dove mi sarei trovato di ritorno. Aderì caritatevolmente alla mia domanda. Infatti il giorno 5, poco prima delle 8, arrivò il rev. Padre Umberto Clemente, in canoa, con 7 indii di Cupim. Se in qualunque punto del mondo due religiosi si riconoscono fratelli, quanto più in quelle alture e in quell'ambiente! Il P. Clemente è Olandese, ma parla mirabilmente il francese. Dopo i fraterni abbracci, ci sfogammo in mille domande e risposte, avendo per tema preferito la nostra vita fra gli Indii, colle difficoltà inseparabili, coi timori e colle speranze fondate nella Divina Provvidenza. Quel giorno passò in un attimo, sebbene prolungato fino ad alta notte. All'indomani, dopo aver celebrato la S. Messa e preso un po' di refezione, ci separammo commossi, egli verso il Papori, io verso il Cayari.
A Iuquira-rapecuma, incontrammo alcuni indii intenti a rintracciare il cadavere di una donna di quella malocca che, quel giorno stesso, discendendo in canoa, aveva fatto naufragio. Oltrepassata Busina-rapecuma, arrivammo ad Urubuquara, dove il giorno 9 fu speso interamente a preparare battesimi e matrimoni. Detta località è di una certa civiltà; tuttavia non ostante anche le mie istruzioni, dei sette sposi che dovevano contrarre matrimonio, due si presentarono in costume quasi adamitico. Non sorprese nessuno dei presenti, eccetto me, che credetti bene di non imbrogliare la matassa e diedi a tutti la benedizione nunziale, anche ai ai due poco vestiti, perchè avevano già famiglia. Una sposa, prima del Sacramento del matrimonio, ebbe quello del Battesimo insieme con la figliuola.
Il 10, lasciata Urubuquara in festa, discendemmo le tre cascate. Pernottammo in Ipanoré, dove amministrai il dì seguente alcuni battesimi, e, toccando Suassuaca-malocca (la famosa accademia di medicina!) giungevamo a Taraquí verso sera.
Taraqui, che è sulla riva destra del Cayarí, a
2 chilometri dal Tiquié, e Tucandira sulla sinistra, di fronte alla foce del Tiquié, sono due punti che offrono eguali comodità ed attrattive per una residenza, destinata all'evangelizzazione del Cayarí, e si disputano l'onore della scelta. Ci mandasse il Sacro Cuore di Gesù, il Divino Protettore di questa casa futura, due Missionari pieni dello Spirito Santo! Rinnoverebbero la faccia di queste terre!
Toccando Tucandira, Uaimi-malocca, Tauàmalocca, Japurà-igarapé, Nauà-rapecuma (abbandonata), e Tatapunha, visitammo tre malocche nel vicino affluente. Era il 13 dicembre. Continuammo il viaggio sino a Umbaubà, dove pernottammo, e la sera del 14 giungevamo a Bella Vista. Qui, per impegni presi, ci fermammo tre giorni.
La mattina del 18 si ripartì. A notte eravamo a Iu-rapecuma, dove si sta fabbricando una chiesa, ed amministrai alcuni battesimi. Il 19, toccavamo Pituna, dove ci fermammo per aspettare il ritorno del sig. Giovanni Alves, che voleva assistere come padrino al battesimo di alcuni Indii, figli de' suoi lavoratori. Finalmente alla sera del 22 passavamo la foce del Cayarí e ci volgevamo a Tatuquara, alla prima casa a destra di chi entra nel Rio Negro, appartenente al nostro ottimo amico Giovanni Villagelim.
All'indomani, dopo la celebrazione della S. Messa e l'amministrazione di diversi battesimi e di un matrimonio, con regolare concorso dei vicini, vi fu chi si accorse della presenza di un intruso e lo additò agli astanti, che, maravigliati, diressero sopra di lui i loro sguardi. Faceva capolino dal tetto di paglia. Immantinente lo coprirono di freccie, e cadde morto al suolo. Era una jararaca, uno dei serpenti più velenosi della zona torrida, assai corpulento, e di un metro e mezzo di lunghezza. E quella notte, io aveva dormito un sonno tranquillo nella mia rete, tre metri al di sotto e un due palmi a lato di quell'intruso! Guai a me, se gli fosse venuto il ticchio di cadermi addosso! Bastava una sua dentata per avvelenarmi!
Partendo lo stesso giorno, si pernottò a Paranarí, ove giaceva inferma da un anno la signora Ortensia Garcia, lentamente avvicinandosi al gran passo, al quale la confortai; finchè il mattino del 24 dicembre arrivavo a San Gabriel, per celebrare insieme coi cari confratelli la dolcissima festa di Natale.
Il compenso ai rematori - "È così dolce il fare dei bene!" - Per la loro evangelizzazione - Le difficoltà principali - Opere urgenti e necessarie.
Ai dieci rematori, come mercede e ricompensa del loro buon servizio, donammo camicie, pantaloni, giubbe e mercanzie varie e generi di
prima necessità per un prezzo considerevole, oltre a medaglie e immagini, di modo che tornarono gongolanti di gioia alla loro Uruluquara. Però più soddisfatto fui ancor io, nel vedermi ricondotto sano e salvo per mezzo loro, e nel vederli portare a casa un po' di allegria. È così dolce il poter fare del bene, anche nell'ordine naturale, a queste creature tenute da molti come l'obbrobrio della società! Poveretti! Essi pure hanno ìntelligenza e cuore. Istruiti ed educati, saranno capaci di virtù soprannaturali. Ma poveri Missionari, che debbono trattare della loro civilizzazione cristiana! Quanti ostacoli incontreranno nella riforma delle loro idee superstiziose e dei loro costumi pagani! Non è la vita libera che conducono pei campi e nelle foreste, non è la molteplicità dei loro linguaggi, ciò che forma la difficoltà principale, ma le feste del Juruparí e del Dabucurí, nelle quali essi concentrano i loro pensieri ed i loro affetti, vivendo in esse come in un perpetuo carnevale. Constatai questo fatto in tutte le tribù, su tutti i fiumi, in tutte le epoche dell'anno. Quando non sono in festa, vi si preparano: quando non invitano, sono invitati. O qui, o là, o più lontano, o in questa o in quella foresta, echeggia la tromba del Juruparí, e del Dabucurí. Vi possono essere giorni di tregua: di pace non mai. Questa è la vita della loro vita, la loro felicità, il loro paradiso.
Per rimediare a questo male profondamente radicato nelle loro menti e nei loro cuori, non basterà il passaggio periodico del Missionario ogni tanti anni, o, sia pure, ogni anno; ma è necessaria la sua permanenza in mezzo a loro, per istruirli, e guidarli, sopportandoli e amaridoli sempre con eroica carità.
E con profondo rincrescimento debbo aggiungere che, anche fra i civilizzati o quasi civilizzati del Rio Negro, regna quest'uso dei Dabucurí, quantunque non dappertutto, e in minor scala, con minor ubbriachezza, e forse senza la flagellazione, ed amo crederlo, senza la nudità... completa.
Ah! brilli presto la luce della fede a. diradare le fitte tenebre dell'ignoranza e della superstizione! Sorga presto anche qui il giorno pieno del viver cristiano. Adveniat Regnum tuum! È questa la preghiera che s'innalza a Dio ogni giorno da mille e mille cuori Salesiani, dagli affezionati Cooperatori della Missione del Rio Negro. Ah! si moltiplichi questa preghiera e se ne aumenti il fervore!
Ma alla preghiera è necessario unire l'azione più intensa.
Amatissimo e Ven.mo Padre, mi permetta che termini questa prolissa relazione con una breve enumerazione delle opere, giudicate da me urgenti e indispensabili.
È di assoluta necessità:
I) Il continuare a formare piccoli centri, tanto nel Rio Negro, come in vani affluenti e confluenti, erigendovi cappelle e fornendole di sacri arredi.
II) Il fondare una Scuola femminile per l'istruzione ed educazione delle ragazze, diretta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.
III) L'aprire una Casa centrale di evangelizzazione, esclusivamente per gli Indii, nel Cayarí;
IV) Stabilire una Succursale per l'istruzione religiosa dei civilizzati nel basso Rio Negro.
V) Aprire un Collegio maschile in San Gabriel.
VI) Acquistare una barca, che intitoleremo a Maria Ausiliatrice, in attesa di avere, in tempi migliori, un piroscafo che intitoleremo « Cristoforo », perchè porterà la conoscenza e l'amore di N. S. Gesù Cristo agli abitanti di tutti gli affluenti del Rio Negro, o se meglio piace, lo chiameremo « Ven. Don Bosco ).
Tutte queste opere, necessarie ed urgenti, ben lo sappiamo, richiedono personale, e molti mezzi pecuniarii; ma sappiamo pure che il Signore vuole la cristianizzazione del Rio Negro, e quindi speriamo che Egli ci provvederà pure i mezzi, inviando numerose vocazioni salesiane alla vita missionaria e suscitando un'onda nuova di cristiana carità tra i Cooperatori per promuovere quest'opera civilizzatrice.
Ai carissimi Confratelli e ai benemeriti Cooperatori, per quello che fecero, fanno e faranno a fine d'estendere il Regno di Dio nella Prefettura Apostolica del Rio Negro, conceda il Signore l'abbondanza delle sue grazie, nel tempo e nell'eternità.
Ella poi, Ven.mo ed Amat.mo Padre, benedica ogni giorno, con tutta l'effusione del suo cuore paterno, i suoi figli, e i Civilizzati ed Indigeni di questo solitario lembo del mondo salesiano, e in modo tutto particolare chi, baciandole la mano, è felice di potersi dichiarare in Corde Jesu, semper et ubique
Aff.mo, ed Obb.mo figlio
Mores. LoRENzo GIORDANO, Prefetto Apostolico.
La morte di Mons. Giordano.
Un telegramma da Rio Janeiro del 12 dicembre, giuntoci il 22 gennaio u. s., ci annunzia che Monsignor Giordano è morto il 5 dicembre. Non ci sono pervenuti altri particolari.
Mons. Giordano era nato a Ciriè (Torino); aveva 64 anni. Giovanissimo, partì per l'America e, con zelo indefesso, lavorò nell'Uruguay e nel Brasile. Dal 1916 era Prefetto Apostolico del Rio Negro. Una prece per l'anima sua.
CUANTUNG (Cina)
Una visita all'ovest della Missione Salesiana del Leng Nam Tou.
(Relazione del Sac. Luigi Versiglia). (1)
Il paese di Kat To Ly - La pirateria e sue cause
Il canto delle orazioni - Il rogo degli idoli -
Commovente addio.
Visitammo tra gli altri un paese chiamato Kat To Ly (Cattolico). Non era il nome primitivo del paese, fu Padre Ts'an che glielo mutò: il paese aveva cattivo nome e cattiva fama, perchè molti degli abitanti erano pirati, o almeno considerati come tali. Essendosi convertiti quasi tutti, chiesero al Padre che mutasse il nome al paese, perchè, avendo mutato vita, desideravano che anche la loro ignominia fosse messa per sempre in oblio; ed il Padre ben volentieri acconsentì. Si fecero le pubblicazioni per un dato tempo, poi il Padre stesso scrisse e fece incidere, a caratteri dorati, sopra una pietra, le tre lettere cinesi Kat To Ly che significano: « Una buona fama è gran lucro » mentre, la loro pronunzia dà l'idea della parola Cattolico. L'accennata targa fu collocata con gran festa sulla porta del villaggio. Il capo stesso della banda dei pirati di tutto il vicinato, che è pure di questo villaggio, benchè non ancora convertito, fu tanto soddisfatto del mutamento, che volle egli stesso pagare le spese della lapide, e disse al missionario che il giorno, in cui pensasse di costrurre la cappella, vi avrebbe concorso abbondantemente.
A qualcuno può sembrare strana questa relazione con i pirati. Conviene notare che molti sono pirati non per malvagità, ma per necessità; e ben volentieri lasciano il loro poco nobile mestiere, non appena trovano occasione di vivere tranquillamente nella propria casa!
Qui la giustizia è esercitata molto arbitrariamente e in modo sommario; e quando uno si è reso colpevole di un delitto ed è latitante, tutta la famiglia e la parentela ne è responsabile: di qui lo stimolo a darsi alla macchia per non subire pene ingiuste e gravi.
Altre volte un mandarino militare è incaricato di ripulire una regione infestata dai pirati. Si presenta ai capi-villaggio, esponendo la sua missione ed esigendo una somma di denaro. Se non gli vien consegnata, tutti quanti sono accusati di complicità coi pirati, con quale logica conseguenza ognun può giudicare. O pagare o essere condannati come pirati ; molti preferiscono... imboscarsi.
Un'altra causa della pirateria, specialmente in questi anni di rivoluzione in Cina, va ricercata nel cattivo trattamento fatto ai soldati. Essi sono obbligati a vivere a loro spese, e lo stipendio pattuito è di nove dollari al mese; ma il più delle volte si riduce a tre soltanto: paga affatto irrisoria e che stimola i soldati, parte per rappresaglia, parte per fame, a passare con armi e bagagli dalla parte dei pirati.
Ora, questa povera gente è forzata ad essere cattiva e di solito non ama il suo triste mestiere ; e se, per i buoni uffici di qualche persona influente, e sovente del missionario, può ottenere l'amnistia e la licenza di ritornare con sicurezza al proprio paese, alla propria casa, lo fa ben volentieri e, vivendo nella pace del lavoro, si comporta anche esemplarmente.
Questa è presso a poco la storia del villaggio Kat To Ly, di cui omai più di due terzi sono catecumeni.
Colà abbiamo pure una scuola con maestro patentato, il che serve a dare molta riputazione al paese. Il maestro di giorno fa scuola ai bambini, cui, con le lettere cinesi, insegna anche il catechismo; e alla sera insegna il catechismo agli adulti.
Avremmo bisogno di stabilirne parecchie di queste scuole: ma... ma... il perchè non è necessario che lo dica, e sto pago ad assicurar i nostri benefattori delle più elette benedizioni temporali ed eterne...
Passammo due giorni nel visitare i villaggi dove sono in maggior numero i cristiani; e tuttavia dovemmo tralasciarne molti per mancanza di tempo.
Messici sulla via del ritorno, il piccolo Gratia mi si presentò nuovamente e :
- Pater, (mi disse in latino per dar più forza al suo discorso, continuando poi nella lingua materna), ricòrdati che hai promesso di visitare il nostro villaggio.
- Sì, lo ricordo. Tu va' avanti, e noi ti seguiremo.
Il paese ha un bell'aspetto e, a differenza di molti altri, si presenta abbastanza pulito. Passando per le stradicciuole, sentimmo qua e là, ora in una casa ora in un'altra, canterellare le orazioni.
- Che è questo ? domando a Padre Ts'an.
- Oh! questo è nulla, mi risponde il Padre. Se sentisse verso sera! Quando son finiti i lavori, in ogni casa non si ode che il canto delle orazioni.
Anche questo paese è una delle conquiste di quel bravo cristiano, di cui ho detto sopra. Che buono spirito! Invece delle canzoni lascive e sboccate che si sogliono cantare dai Cinesi, qui si sente solo cantare le orazioni.
L'oratorio è nella casa del nostro piccolo
Gratia: una sala semplice, ma ben pulita, dove campeggiano i quadri del Sacro Cuore e della Madonna. Una bella stanzetta al piano supeziore è riservata al missionario, ed è tenuta anch'essa con una pulizia inappuntabile.
Ho già detto che in questo luogo il numero dei catecumeni va crescendo di giorno in giorno: e infatti, mentre stavamo prendendo un piccolo ristoro, entra un robusto giovinotto, dall'aria svelta e intelligente, e mi dice:
- Padre, vieni a casa mia; il mio vecchio babbo ha deciso di gettare gli idoli al fuoco ed avrebbe piacere che vi fossi presente anche tu; poi, se sei contento, verremo anche noi a pregare.
- Ben volentieri, risposi, veniamo subito.
E vi andammo. Un bel fuoco ardeva già in mezzo alla sala, e gli idoli, già ammucchiati, parevan disposti a subire la loro scomparsa. Non appena entrammo, tutti, uomini, donne, e specialmente i ragazzi, si misero a gettar sul fuoco quanto, fino a quel giorno, era stato oggetto del loro culto e della loro venerazioné. Oh! se avessi avuto in quel momento una bella immagine da collocare in quella sala, perchè ne prendesse possesso e la tenesse sempre in protezione... Il vuoto sarebbe stato colmato, e bisogna colmarlo. È dopo tutto, un compenso doveroso. In Cina l'immagine sacra è indispensabile in ogni famiglia. Se qualche benefattore, se qualche zelante cooperatrice, se qualche libreria o comunità religiosa volesse caritatevolmente fornirci un po' d'immagini sacre, il nostro indirizzo, per tutte le nostre residenze, è Orfanato Salesiano, Macao (Cina).
Il donatore, se lo crede, può scrivere il proprio nome a piedi delle immagini, affinchè le famiglie, cui verranno distribuite, lo ricordino nelle devote e deliziose preghiere della sera.
Dopo l'accennata cerimonia ritornammo alle nostre portantine, per continuare il viaggio fine, a Lin Chiu. E qui successe una scena commovente. Il piccolo Gratia chiese alla mamma di accompagnarci a Lin Chiu, e questa con prudenza glielo negò, perchè il viaggio era troppo lungo. Il caro bambino non disse nulla e si contentò di disimpegnare ancora il suo ufficio di gran cerimoniere. Dopo una quindicina di passi:
- Padre, vòltati, mi disse, osserva!... tutti i cristiani stanno aspettando l'ultimo saluto.
Mi voltai e difatti i cristiani, che si erano fermati su una specie di terrapieno all'entrata del paese, s'inginocchiarono. Li benedissi, e tutti, con la fronte a terra, si fecero il segno della croce.
Il caro bambino, vedendo che omai doveva proprio lasciarci, venne dinanzi a me e a P. Ts'an, ci fece un inchino gentile e si ritirò lesto lesto, senza più voltarsi in dietro. Ma noi udimmo, distinti, i suoi singhiozzi fino allora repressi! Povero bimbo!
Coltivazione razionale del terreno - Cortesie dei mandarino di Kei Tam - Sperduti nelle risaie - Un paese cristiano di buona volontà - Commovente preghiera.
In questo paese ho riscontrato che i Cinesi praticano da chissà quanti secoli ciò che da noi è ritenuto un'invenzione agricola moderna, cioè l'induzione dell'azoto, mediante la semina di erbe da sovescio.
Il sistema qui usato reca forse migliori vantaggi, poichè si sceglie il tempo in cui la terra sta a riposo. A novembre infatti si semina una specie di erba medica, il cui fiore si avvicina assai al trifoglio. A metà marzo, al più tardi, quando si tratta di preparare il terreno per la semina del riso e l'erba è giunta all'altezza di 30 cm., si ara il campo sotterrando l'erba, ottenendo così un ottimo concime. Raccolta, invece, può essere uno squisito nutrimento per le vacche, e, se tenera e cotta, anche per gli uomini, avendo un sapore affine a quello degli spinacci.
Un'altra coltivazione, che non si trova al Sud, e che qui è comune, unicamente per sfruttare il terreno, è quella del frumento, che, seminato in dicembre, si miete a marzo, dopo di aver avuto dallo stesso terreno due raccolti di riso, entro il periodo da marzo a novembre.
Riprendemmo il nostro viaggio e continuammo senz'altro fino a Lin Chiu, dove, giunti, ci preparammo per discendere il giorno seguente alla cristianità di Kei Tam, distante da Lin Chiu 42 chilometri.
Il mandarino locale, avvisato per tempo, mandò egli stesso una barca con mia scorta di venti soldati; sarebbero bastati quattro, ma volle onorarci, anzi mandò pure la bandiera mandarinale e la musica. Musica alquanto curiosa, ma di buona intenzione: due trombe di ottone, lunghe un metro e mezzo circa, tubo finissimo e terminante, d'un tratto, in una larghissima campana. Il suono poi non si può meglio paragonare che al forte muggire di una vacca, ma comunque sia, la buona intenzione, ripeto, c'era; e tanto io che i cristiani ci tenemmo onorati. Montammo sulla barca e, discendendo il fiume, alle tre dopo mezzo giorno arrivammo al porto di Tong-Kun-Hau. Rimanevano dieci chilometri a piedi e, colla nostra armata in testa, e di quando in quando dando fiato alle famose trombe, si arrivò verso l'imbrunire al mercato di Lai Fau, dove i soldati si fermarono, mentre noi dovevamo continuare ancora qualche chilometro.
Essendo la residenza proprio in mezzo alla campagna, il Padre Tz'an ci precedette coi portatori, mentre noi ci fermammo qualche minuto alla casa di un cristiano; ma fu imprudenza, perchè, ignari della via, fummo sorpresi dall'oscurità e ci trovammo in mezzo alle risaie, senza più sapere da qual parte dirigerci. Per fortuna, il Padre Tz'an s'accorse del nostro ritardo, e ci mandò incontro diversi cristiani con piccole fiaccole.
Vi è qui una cristianità di circa 7o individui, tutti buoni, benchè poco istruiti; le donne soprattutto hanno poca istruzione, per mancanza di personale che si possa occupare di loro. Ora, però, vi sono due religiose indigene che, colla loro carità e buono spirito, si sono affezionate tutte le bambine, nonchè le madri, ed hanno realizzato un profitto notevole, a base .di gravi sacrifizi.
Il paese è estremamente povero, il terreno molto sterile, sicchè quella gente deve lavorare da mane a sera per ottenere qualche vantaggio: le donne stesse e le ragazze non sono escluse dai lavori, anche i più faticosi. Le poverette dalle sei del mattino devono lavorare fino alle sette della sera, con pochissimi intervalli di riposo; dalle sette di sera alle nove preparano il cibo e cenano; e dalle nove fino alle undici di notte si adattano a frequentare la scuola per apprendere le orazioni e la dottrina. Fa davvero pietà vederle, coi bambini addormentati sul dorso, starsene là sedute sul banco a ripetere, talora insieme con le proprie figlie, le parole del catechismo, con qual fatica è facile immaginare!... Come amano le buone religiose, e come le obbediscono!... Ah! se vi fossero qui le nostre Suore: quanto bene potrebbero fare!
Al mattino seguente, dopo la santa Messa, mentre ci prepariamo a partire, il capo della cristianità, uomo di ammirabile semplicità e zelo, mi prende per mano e mi conduce alla cappella; accosta una sedia; mi fa sedere, e mi prega di benedire i cristiani, i quali passano a uno a uno, genuflettendo, come di costume, e facendo il segno della croce. In fine recitarono una preghiera pel nostro buon viaggio, e si parti.
I cristiani stessi vollero aver l'onore di portarci colla loro barca: una barca nuova, linda come uno specchio. I principali tra di loro misero mano ai remi, manovrando con tale ardore che si scivolava colla rapidità del vento..
A notte, ci fermammo ad un porto. Fatta la cena, i nostri cristiani chiusero colle stuoie la barca, e si misero a recitare in comune, e ad alta voce, le loro preghiere. Era veramente poetica quella preghiera, che usciva dai cuori semplici di quei rozzi barcaioli, che ci facevano pensare ai pescatori di Galilea.
Dopo le orazioni, il Padre Ly scese a terra ed io rimasi sulla barca con la maggior parte dei cristiani. Vedutomi solo, quei buoni figliuoli vennero tutti a gettarsi ai miei piedi. Meravigliato di quest'atto, di cui non conosceva il motivo, dimando che cosa significasse.
- Padre, mi risponde uno di essi, tu hai visto come le nostre mogli ed i nostri figli siano ignoranti, conoscano poca dottrina e poche orazioni: grazie al Padre, da qualche tempo son venute le Suore e son migliorate alquanto: ti scongiuriamo a non ritirare le Suore, perchè si perderebbe quel poco che si è fatto.
Io ne era persuaso più di loro: ma d'altra parte le religiose erano necessarie anche al Nord. Come fare? Bisognerà pregare Sua Eccellenza Mons. de Guébriand, da cui esse dipendono, perchè ne mandi altre due. È vero, ci Vorranno altre spese, e in questo modo il mio preventivo va prendendo delle proporzioni fenomenali. Ma il Signore ci penserà.
La Santa Messa in barca - Tentativo dei pirati e loro fuga - Ad Ham=Kong - Miseria e crudeltà Necessità di nuovi missionarii e liete
speranze.
La mattina seguente era domenica e i nostri cristiani alzarono l'altarino portatile nella loro barca, inonda come uno specchio. Come esultavano di gioia! «Ornai, dicevano, abbiamo assicurato alla nostra barca le benedizioni di Dio! »
Io andava pensando fra me: - E se avessimo noi una barca, di proprietà della Missione, una barca con un motore della forza di dieci cavalli, per poter fare i nostri viaggi, quante volte ci sarebbe risparmiata la mortificazione di dover stare senza celebrare la S. Messa; e quanto tempo risparmiato, e quante difficoltà e grattacapi di meno!...
Finite le nostre funzioni, e fattasi luce, ripartimmo per arrivare a Jeong-Shan.
Quivi dovemmo abbandonare la barca dei cristiani per prenderne una più piccola e discendere con quella fino a Ham Kong. Ci furono delle difficoltà per trovarla, ma l'ordine del mandarino, a cui si ricorse, le sciolse e noi, montati sulla nuova barca, si partì da Yeong-Shan.
Anche questa parte del rio è veramente pittoresca; ma è sempre infestata dai pirati, nei quali saremmo incappati anche noi, senza la scorta militare.
Ad un certo punto, infatti, quattro individui sulla spiaggia, coi fucili spianati, ci intimarono di fermare la barca e di accostarci alla riva. Capimmo subito di che si trattava, e i nostri soldati, che non erano ancora stati veduti da quei prepotenti, diedero ordine ai barcaiuoli di obbedire senza timore. Accostata la barca alla sponda, essi sbucarono fuori e tentarono arrampicarsi sulla riva alquanto scoscesa. Ma i malandrini, accortisi se la diedero a gambe.
Ad Ham Kong vi è una bella casetta con cappella. Peccato che sia in un luogo troppo appartato, dove non vi sono che due famiglie cristiane!
In una di queste il nonno, per la miseria, ha venduto due figlie e due nipotine cristiane a famiglie pagane. Manco a dirlo, il disgraziato fu sospeso dai Sacramenti. Ma intanto che fare per quelle povere creature, la cui anima venne buttata in bocca al lupo? M'informai quale sarebbe il prezzo per il loro riscatto e mi fu risposto: - Non meno di 1oo dollari l'una. - Cento dollari presentemente equivalgono a 500 lire; per il riscatto delle quattro sono quindi necessarie lire 2000. Son soccorsi d'urgenza.
Qui passammo due giorni ed avemmo anche il piacere di aiutare una buona famiglia dei dintorni, il cui capo era stato ingiustamente accusato e posto in carcere.
Il mandarino, dietro preghiera del missionario, si fece premura di trattare la questione, e visto che il cristiano era innocente, senz'altro lo liberò, reintegrandolo in pari tempo nel completo possesso dei suoi beni, già confiscati.
Da Ham Kong, con un altro giorno in portantina arrivammo a Yeng Tak.
Trovai una piccola e miserabile cappella in una casa affittata, e fino ad oggi non si potè trovar modo nè di comprar terreno, nè tanto meno di avere una casa per la missione. Perchè? Perchè la città è tutta in un livello molto basso e soggetta a inondazioni. Domandai a qualcuno:
- Come potete star qui, con questo pericolo continuo?
- Ci siamo abituati; ci rispondevano.
E fattici entrare in casa, soggiunsero:
- Vedi?... (e ci mostravano le barchette sempre pronte: ogni casa ne ha due, tre ed anche di più, secondo il numero dei membri della famiglia). Noi contiamo su questo, come voi contate sul freddo d'inverno e sul caldo d'estate.
Per nostro conto, a pochi passi dalla città, abbiamo osservato un piccolo poggio, molto adatto per prepararvi una residenza. Riusciremo ad averlo? Ve ne sarebbe tanto bisogno, perchè, in realtà, si deve alla mancanza d'una casa, se qui i cristiani sono poco fervorosi. Certo il terreno è molto arido, e il lavoro per il missionario si presenta molto faticoso, ma il Signore benedirà l'opera sua e le pecorelle smarrite torneranno all'ovile.
Da Yeng Tak, con tre ore di ferrovia, ritornammo a Shiu Kwan, avendo impiegato circa venti giorni nel nostro giro.
Due sacerdoti saliranno alla regione del Lin Chiu a sostituire il Padre Tz'an e, possibilmente, con essi quattro religiose indigene, fino a che non ci verranno in aiuto le Figlie di Maria Ausiliatrice. L'opera loro sarà per la Missione di immenso vantaggio e contribuirà efficacemente ad accrescere il numero delle conversioni.
Sac. LUIGI VERSIGLIA, Missionario Salesiano.
Dott. Don Marco Nassò.
Questa rubrica, destinata alla raccolta dei tipi più espressivi cresciuti alla scuola di Don Bosco, o che di Don Bosco generosamente sposarono l'apostolato, qual modesta ma accurata galleria di famiglia accoglierà, a. poco a poco, i ritratti dei nostri migliori, antichi e recenti, senza preoccuparci, per il momento, dell'ordine cronologico, cogliendo anzi ogni occasione per un nuovo acquisto.
Ed ecco il momento buono per iniziare la serie dei ritratti dei salesiani con quello del Sac. Prof. Marco Nassò, Preside-Direttore delle Scuole Pareggiate di Valsalice, morto il 4 gennaio u. s. ha sua figura è ben degna di quest'onore, sia pure casuale. Non appartiene ai primissimi tempi di Don Bosco, ma si temprò nell'eco viva di quegli anni eroici nell'Oratorio stesso di Torino; mentre della nostra età di mezzo e dei nostri tempi nuovi visse tutta la vita in un'attività delle più ammirande per intensità di lavoro, genialità d'intenti, e abbondanza di frutti.
Nato a Busca (prov. di Cuneo) il 2 febbraio 1864, ebbe la fortuna di entrare giovanissimo all'Oratorio, dove portò un'anima dolce, pronta, e spirante ancora il profumo dell'innocenza e del candore. È facile immaginare qual progresso egli potè fare con tali disposizioni naturali, sotto la guida diretta del Venerabile nostro Padre Don Bosco, che l'amò di speciale affetto e, presagendo il bene che avrebbe fatto nella Pia Società, ebbe di lui gran cura.
Cagionevole di salute, bisognoso perciò di molti riguardi, Marco Nassò doveva dare allo studio un tempo limitato ed era a tretto a qualche eccezione alla vita comune ; eppure, non ostanti queste sfavorevoli circostanze; egli si impose presto alla stima e all'ammirazione dei compagni nelle prove dell'ingegno e nel tirocinio delle virtù religiose La sua pietà, la sua modestia, la sua affabilità, i suoi modi semplici e cortesi, soprattutto l'ingenuo candore della sua anima, che si rifletteva sul volto e in tutta la sua esile persona, lo resero ammirando negli anni di studentato e lo accompagnarono, fatte sempre più adulte, nelle Case dell'Oratorio e di Firenze, dove stette successivamente in qualità di assistente e d'insegnante. Quindi, ancor giovane di anni, nel 1887, l'anno stesso del suo sacerdozio, veniva destinato a Valsalice, il giardino eletto della Pia Società, che diventò il campo chiuso delle sue più nobili fatiche, cui per il corso ininterrotto di 32 anni prodigò tutti i tesori di sapere e di bontà onde aveva ricca la mente e pieno il cuore.
Matematico valente, insegnante esperto e coscienzioso, autore di un pregevolissimo Trattato di Algebra, scrittore di memorie che l'Accademia delle Scienze di Torino non disdegnò di stampare a sue spese, largo conoscitore e acuto interprete in materia di legislazione scolastica, ebbe gran parte nel dare alle Scuole Pareggiate di Valsalice un avviamento e un organamento meritamente invidiato dagli altri Istituti similari ; e ciò che è più bello e deve servire di salutare eccitamento a noi, egli fu soprattutto religioso esemplare, degno figlio ed imitatore di Don Bosco, e grande educatore, a null'altro inteso, nel suo multiforme lavoro, che al bene delle anime.
A dir vero in D. Marco Nassò brillavano della luce più vivida le virtù che devono essere ornamento e decoro del buon salesiano; e il più ammirabile si è che queste virtù si univano così bellamente insieme e formavano un tutto così armonico, che è assai difficile dire quale di esse avesse avuto sulle altre la preminenza. Se la sua pietà, che era così profonda e così fattiva da infornare di sè ogni sua parola e ogni sua azione, tutto facendo per Dio e tutto riferendo a Lui: o la sua rara modestia che gli faceva vivere una vita tutta nascosta con Cristo in Dio, rifuggendo talmente dagli onori che non era possibile rivolgergli una lode e neppur fargli un complimento: o la sua austera e inflessibile rettitudine di spirito, che lo rendeva schiavo del suo dovere a costo di qualunque sacrifizio; o la sua carità generosa e squisita, che lo induceva a far proprie le gioie e le pene altrui, e a tutti giovare coll'opera e col consiglio: o il suo spirito di fede unito alla più fervida attività nel bene, di modo che tutta la sua vita può dirsi l'attuazione perfetta di quella massima:
« opera come se tutto dipendesse da te e confida e prega, come se tutto dipendesse da Dio »; o la sua calma inalterata, di fronte alle più gravi traversie e difficoltà della vita: o la sua eroica pazienza nel sopportare i mali fisici, che egli cercò a tutto potere di nascondere, di dissimulare, ma che furono tali e tanti da potersi definire la sua dolorosa esistenza, un intreccio di patimenti.
Un aiuto superiore a sostenerlo - nonostante l'esilissima fibra e i diuturni malanni - così pronto al disimpegno delle varie e non lievi mansioni con una precisione matematica, pare che fosse ammesso dal compianto Don Rua, il quale diceva ai confratelli di Valsalice: - La vita di Don Nassò è un miracolo continuo: tuttavia confidate Don Bosco ve lo lascierà in vita, finchè l'opera sua sarà necessaria.
E una vita, così santamente spesa in mezzo a tante sofferenze, fu in vero una continua preparazione alla morte: e il caro Don Nassò ben poteva ripetere con S. Paolo: « Per me la vita è Gesù Cristo, e la morte è guadagno: mihi vivere Christus est, et mori lucrum ». La bara stessa si trasfigura agli occhi di questi eroi e diventa una nuova culla in cui sono adagiati per vivere della vita immortale.
Però, la morte, egli ancora non se l'aspettava: pochi giorni prima della sua dipartita pensava ancora alla guarigione e al lavoro che avrebbe ripreso tra poco. Ma quando fu avvisato, che era imminente la sua ultima ora, non si sconcertò, non passò sulla sua pallida fronte neppur l'ombra del turbamento: Gesù Cristo veniva a lui, mite e festivo, ed egli moveva al suo incontro coti serenità, con confidenza, in un dolce abbandono. E quando i Confratelli, convenuti intorno a lui per assistere al suo transito, gli diedero il tenero incarico di salutare, da parte loro, la Madre Celeste Maria Ausiliatrice e il nostro Venerabile Padre D. Bosco, egli rispose con un sorriso che presagiva la sicurezza e la gioia di compiacerli anche in quella suprema richiesta: e il dolce sorriso si confuse coll'estremo respiro.
Vivere esemplarmente, ogni giorno, ogni ora, ogni istante, nell'àdempimento esatto del proprio dovere, per la gloria di Dio e per la salvezza delle mine, col cuore pieno di amore per Don Bosco e per l'Opera sua di preservazione e redenzione giovanile, questa fu la nota caratteristica del buon Salesiano.
L'Opera delle Missioni Cattoliche.
Nel dicembre u. s. l'Opera, della preparazione della Fede, in una funzione indetta a S. Andrea della Valle, affidava a Mons. Salotti il còmpito d'illustrare la grande opera di civilizzazione svolta dalle Missioni Cattoliche nelle terre degl'infedeli.
L'oratore, rievocate in una sintesi magnifica le benemerenze del cattolicismo in tutti i campi della civiltà umana, ricordò l'opera del Pontificato Romano che sempre, anche in mezzo alle vicende più tristi, fu il migliore assertore di civiltà fra le genti. Benedetto XV, il Papa provvidenziale, come, durante la guerra, si studiò di renderla meno inumana che fosse possibile e cercò di ripararne le conseguenze disastrose, così oggi volgendo il pensiero alle Missioni Cattoliche, sulle quali si ripercosse l'uragano della guerra, ha dettato un'Enciclica in cui è tutta l'anima del padre che lancia come un appello perche si vada in aiuto di quel miliardo d'infedeli che chiedono, luce e civiltà- e l'oratore illustrò quest'appello incitando il pubblico a secondare le Missioni Cattoliche, che sono il miglior mezzo di civilizzazione.
Mons. Salotti, dopo aver premesso che la civiltà si compone anzitutto di elementi morali che si riassumono in un ideale di giustizia superiore, in un patto di fratellanza, in una serie di opere di carità, e nella cultura ed elevazione dello spirito, dimostrò come i Missionari, attuando questo programma, riescono a fare d'ogni selvaggio un uomo, di ogni uomo un cristiano, di ogni cristiano un cittadino, e di ogni cittadino un istrumento che coopera al bene morale e civile della collettività. Nella realizzazione di questo programma evangelico si sono ottenuti risultati maravigliosi. Gl'infedeli, sottratti alla barbarie più nefanda, hanno conosciuto i loro diritti e doveri; sono stati illuminati da una fede, ispiratrice di buone idealità; hanno potuto cominciare a comporre la lorostoria e ad organizzare la loro civiltà; hanno stretto relazioni commerciali coi popoli d'Europa e d'America, e debbono proprio ai Missionari se i loro costumi, le loro terre, la loro lingua, le loro ricchezze sono state conosciute da altre nazioni che si fecero poi a colonizzarle. E qui - scrive l'Osservatore Romano - l'oratore, suscitando un'emozione profonda, rammenta le belve sanguinarie del Matto Grosso, provincia vasta del Brasile, che mentre ieri uscivano dalle foreste per fare strage di bianchi e di neri, oggi domate dai figli dì D. Bosco e abbracciate alla Croce, sono divenute elemento di ordine, di moralità e di concordia civile. Ecco le vere conquiste che non sono contaminate di torture e di sangue.
Mons. Salotti - prosegue l'Osservatore - tracciando magistralmente la storia di molte civilizzazioni di terre infedeli, ricorda le sofferenze di S. Francesco Saverio, che, dopo avere evangelizzato le Indie e il Giappone, dall'isola di Sanciano guarda sospirando la Cina, di cui sognava la conquista; rammenta l'apostolato del Beato Chanel, che col suo sangue santifivava l'Oceania; rievoca la figura del grande italiano Massaia, che nei suoi trentacinque anni di missione e di avventure in Etiopia, attraverso torture inaudite, preparava il terreno a nuovi operai evangelici; tratteggia l'opera del Ven. Libermann che inviando i suoi missionari nel Senegal, nella Senegambia, nelle due Guinee, nella Martinica e nella Guadalupa, portava a quelle terre i benefizi della civiltà cristiana; ricorda gli ardimenti del Card. Lavigerie, che per mezzo dei Padri Bianchi estirpava dall'Africa l'onta della schiavitù dei negri; e con parola commossa, che fece fremere l'imponente uditorio, esaltò la figura del Card. Cagliero, questo gigante dell'Apostolato, che dall'Oceano Atlantico al Pacifico, evangelizzando, con altri figli di Don Bosco, sterminate regioni di selvaggi, erigeva nell'America del Sud le colonne miliari di una civiltà luminosa...
Nel Santuario, il 24 del mese, si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: ed è il buon popolo di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorre alla devota funzione.
Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.
TRA I DIVOTI DI MARIA AUSILIATRICE. A scioglimento di un voto.
Il 10 dicembre, i reduci di Castellinaldo d'Alba, guidati dal loro zelante Arciprete D. Sibona, si recavano in pellegrinaggio ai piedi di Maria. Ausiliatrice, a scioglimento di un voto fatto all'inizio della guerra. Arrivati al Santuario verso le 10.45, venivano accolti solennemente, quindi ascoltavano la S. Messa, celebrata dal loro Arciprete, durante la quale recitarono il S. Rosario, intercalandolo con canti devoti.
Terminata la funzione religiosa, passarono in sacrestia e tutti vollero consegnare la loro offerta per il culto del Santuario. Alle 12 si adunavano in agape fraterna nel teatrino dell'Oratorio, e, rievocando mille ricordi personali degli anni passati al fronte si animavano sempre più all'amore e alla divozione verso la loro celeste Protettrice. Diamo, dopo l'elenco dei graziati, i nomi di coloro che presero parte al pellegrinaggio.
GRAZIE E FAVORI (*)
Ricorrete a Maria Ausiliatrice!
L'anno scorso, a questa epoca, un mio nipotino malato era assistito da tre dottori. Due di essi passavano a visitarlo più volte al giorno e durante la notte. Una sera, dopo consulto dei tre dottori mi sentii dire dall'ill.mo signor professore X. di Torino, venuto appositamente, che la scienza medica non aveva più risorse e bisognava rassegnarsi.
A tale detto, col cuore pieno di fede nella misericordia del Signore, risposi ai sigg. dottori: quel medico là lo guarirà!... ed additai loro un grosso quadro del Cuore Divino di Gesù, al quale, il 2 gennaio 1918, aveva consacrata la mia famiglia. I sigg. dottori si guardarono attoniti e cessarono ogni assistenza. Io, poi, per essere certo di ottenere la guarigione, ricorsi a Don Bosco, pregandolo d'invocare da Maria SS. Ausiliatrice il tanto desiderato favore, e la grazia venne.
Due giorni dopo, uscendo, veggo vicino al mio cancello uno dei dottori, che, col suo fare cortese, nel salutarmi mi dice: - Non osava suonare, e stava qui passeggiando, in attesa d'avere qualche notizia. - Entrò, esaminò il piccolo infermo, ed esclamò: « È un miracolo ». Da allora è trascorso un anno, ed il mio nipotino seguita a crescere vispo e allegro.
Altra domanda di grazia io la faceva mesi sono. per la guarigione della mia cognata gravemente malata, e anche questa volta la Madonna di Don Bosco fece sentire la sua benevolenza.
Ivrea, settembre 1919.
GIOVANNI PINNA.
BRA. - 24-xII-1919. - Ero convalescente di una lunga malattia, e già provavo la gioia di una prossima e completa guarigione, quando una sera, dopo aver pranzato, mentre faccio per alzarmi sento un dolore acutissimo all'anca della gamba destra e non posso più reggermi in piedi. Fui portato nel letto e chiamai il dottore, il quale non potè pronunciarsi. Stetti immobile nel letto per un mese, senza avere il più piccolo miglioramento, nonostante le cure affettuose della mia famiglia. Consultai un valente professore di Torino, il quale mi consigliò di recarmi in un ospedale, perche era necessaria un'operazione, che in casa non si poteva fare. All'indomani entravo in un ospedale di Torino, e il dottore pronosticava che per la guarigione ci voleva da sei mesi ad un anno.
Fui operato, ingessato, ma avevo ottenuto solo un lieve miglioramento. Stanco, sul finir della vita, dopo di aver tanto sofferto, mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, affinche Ella, l'Aiuto dei Cristiani, mettesse fine alle mie sofferenze e mi donasse la salute che da mesi avevo perduta. E Maria mi esaudì.
Cominciai la novena in occasione della sua bella festa, la continuai per tutti i nove giorni e il giorno a Lei dedicato feci la S. Comunione.
Appena ricevuta l'Ostia Santa, scoppiai in di rotto pianto, poi mi addormentai per pochi minuti, e... in questo frattempo io sentii una voce chiara e distinta ripetermi due volte consecutive:
« La grazia è latta! - La grazia è fatta! ». E grazia ci fu, perche quando fui sgessato, potei mettere il piede a terra e farmi sorreggere senza sentire il minimo dolore. Per prudenza camminai ancora una ventina di giorni colle stampelle, poi le abbandonai. In tre mesi e 24 giorni, uscii dall'ospedale completamente guarito. In riconoscenza a Maria, verso il mio tenue obolo per le sue Missioni.
FRANCESCO BONARDI.
TORINO. - 14-xII-1919. - Stanca e derisa, dopo di aver peregrinato da un dottore ad un altro, venni, in un momento di grande sconforto, a prostrarmi ai piedi della Vergine SS. Ausiliatrice e implorai, con gran fervore, il Ven. Don Bosco a intercedere in mio favore, con quell'ardente preghiera con cui soleva implorare la sua Regina Celeste e Gesù in Sacramento per una grande grazia.
Promisi al Venerabile, che se la Vergine Ausiliatrice mi avesse esaudita, mi sarei ricordata dei suoi Missionari, e che avrei fatto pubblicare la grazia nel Bollettino, da Lui fondato.
Non passarono che pochi mesi e io fui completamente e miracolosamente esaudita, avendo ricevuto non solo la salute, una anche una grande consolazione. Ora , sana e salva, vengo di nuovo, con il mio angioletto ai piedi della grande Taumaturga a sciogliere il voto, implorandola che continui a proteggere non solo me, ma tutta la mia famiglia, e in particolar modo il mio amato Paolo, affinche abbia a crescere sano, robusto e buono.
CAROLINA PEROSINO-MARELLO.
PEROSA-ARGENTINA. - 24-XII-1919. -- Per avermi preservato il figlio dai mille pericoli della guerra, sciolgo ora il voto fatto il 1917 alla cara Ausiliatrice, inviando l'offerta promessa. E l'obolo della povera vedova, che vorrei poter centuplicare mille volte, a benefizio della Missioni Salesiane. Continui la Vergine potente a protegger me e i figli miei per il tempo e per l'eternità.
P. L.
RoBBIO LOMELLINA. - 1-1-1920. - Abbiamo fiducia in Maria Ausiliatrice! Fin dai primi giorni della nostra guerra i miei due figli furono chiamati a prestare servizio militare in prima linea. Angosciata dalla paura di perderli, mi rivolsi alla cara Madre e a Lei li confidai. Passarono, a uno a uno, i quattro terribili anni, pieni di ansie e di dolori, e dopo ripetute grazie, salvati da pericoli e da malattie, i miei figli ritornarono sani e salvi.
CUCCHI ROSA in COLCIATI.
ARENZANO (Genova). - 27-XII-1919. - Mio figlio, combattente nel Trentino e sul Piave, incontrò pericoli senza fine. Ammalato, ferito, ammutolito per lo spavento, passò da ospedale a ospedale, senza aver il conforto di poter mai mandare notizie alla sua povera madre che agonizzava nell'attesa. Feci di lui infinite ricerche. Lo ritrovai finalmente a Trieste. Lo votai a Maria Ausiliatrice con tutta la mia fede. E Maria Ausiliatrice lo salvò e lo ritornò a sua madre e alla sua casa, sano e salvo e più buono che mai. Sia ringraziata la Madonna del Ven. D. Bosco, e sia benedetto chi mi esortò a mettere il mio Agostino sotto la sua miracolosa protezione. Ora sciolgo il mio voto, inviando una tenue offerta.
MARIA DAMONTE CAVIGLIA.
LUGAGNANO D'ARDA. - 7-XII-1919. - La sera del 7 settembre, trovandomi sul pianerottolo di una ripidissima scala, non so come, ad un tratto mi sentii mancare il terreno sotto i piedi. Invocato l'aiuto celeste, mentre m'accorgeva di rotolare, provava pure la sensazione di essere sostenuta da una forza che, sorreggendomi dolcemente, impedisse di farmi male. E difatto mi trovai al fondo dei 16 scalini, sana e salva, con una semplice lividura a una gamba. Come non esserne riconoscente alla nostra Madre dolcissima?
Suor MARIA A.
BARDONECCHIA-BORGONUOvO. - 24-XII-I919. - Aveva un mio caro figliuolo, soldato in Libia, che si ammalò gravemente di polmonite. Lo raccomandai a Maria Ausiliatrice e fu salvo. Un altro mio figliuolo, diciottenne, in una notte buia si smarrì e camminando, sfinito di forze e gelato per la gran neve, invocò Maria Ausiliatrice, come io gli aveva tante volte raccomandato di fare in ogni pericolo. All'istante sentì come una voce, che gli disse: - Torna indietro, se vai avanti, per te è finita: torna indietro, troverai i tuoi compagni! - E senza che potesse in alcun modo orientarsi, si volse come si sentì ispirato, e ritrovò la sua compagnia. Guai se non l'avesse fatto: era perduto! Nel mio affetto di madre, non ho parole per ringraziare la Madonna !
ADELAIDE ANDREONE, IN CoLOMBO.
TORINO. -- 6-1-1920. -- Una buona madre, colta da grave malore, per ben due volte fu in pericolo di lasciare orfani tre cari angioletti. Si ricorse all'aiuto potente della Madonna di Don Bosco, e l'inferma, mia parente, fu salva. Sciolgo il voto, pubblicando la grazia e mantenendo le promesse che l'avevano accompagnato.
AGOSTINA MASSA.
SCARPERIA DEL MUGELLo (Firenze). - 24-XII1919. - Nel mese di febbraio scorso fui costretta a mettermi a letto per debolezza generale. Dopo qualche giorno sopravvenne la febbre che salì rapidamente. Temendo di avere la « grippe », cominciai una novena a Maria SS. Ausiliatrice perchè, per intercessione del Ven. D. Bosco, mi ottenesse la liberazione da quella pericolosa malattia che faceva tante vittime. Venuto il medico, non mi trovò grave, anzi mi consigliò di alzarmi ogni giorno per qualche ora. Non osavo farlo, trovandomi sotto l'impressione della morte di mio marito. avvenuta appunto mentre si levava dal letto nelle identiche mie condizioni. Nella notte del nono giorno della novena fui colta da una violenta crisi nervosa che mi disturbò fortemente il cuore. Ebbi la persuasione di dover soccombere e chiesi mi fosse portata la mia piccina per abbracciarla un'ultima volta. Per bontà di Maria tutto cessò presto e, per invito del medico che si trovava presente, mi alzai tosto dal letto e in pochi giorni fui completamente guarita.
MARIA MULLER-BANDINI.
ZEME LOMELLINA. - 2-1-1920. - Invio un'offerta che la pia signora Moro Teresa promise alla Madonna Ausiliatrice perchè preservasse da ogni pericolo i suoi due cari figliuoli Cesare e Pietro, ambedue in servizio militare, durante l'immane guerra fortunatamente vittoriosa per l'Italia nostra.
Ora che i suoi figliuoli sono tornati ambedue sani e salvi in seno alla loro famiglia, la buona signora,, riconoscente, adempie alla promessa fatta e prega di pubblicare sul Bollettino Salesiano la grazia ottenuta.
R. CERRA.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il tempio erigendo allla S. Famiglia, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
A) - A. A. B. di Grosseto, A. B. di Rivarolo Ligure, A. N. di Champorcher, A. P. di Pontrernoli, Abbene d. G., Accorciani L., Accornero D., Agazzone P., Aggiustapane C., Agnelli M., Agnellutti B., Agosti M., Alberiti V., Allegri M., Alessandretti G., Amadei C. ved. Panizza, Ambrosiani C. in Poletti, Amendoleri B., Amigoui E., Ancilotto R., An.ti A. M , Andreoletti P., Andreone L., Audreotesi L., Angeletti B., Annoni C. ved., Anselmo A., Anselrnoni G., Antiglio A., Antiglio C., Antonietta C., Antonetti G., Apicella d. F., Appi R., Arcanesi B., Artufo A., Astara M., Atzeni V , Aurigliaro S., Avanzolini R., Azzamarco L.
8) - B. B. di Cavallermaggiore, B. P. di Buttigliera Alta, B. T. di Ornavasso, Bagini M., Baldi M., Ballario G., Bairati M., Barale B., Barassi A., Baratelli G., Barberini C., Barbieri G., Barili O., Barnazzi G , Basera D., Bassi ved. A., Basurto A., Battaglia C., Battistini I., Bavarese A., Brazzalini O., Bazzolr B., Beccaria T., Beccherie E., Begliatti A., Begnoni R., Beaicini d., B., Be - mura G., Benazzo F., Benetti M, in Carrara, Cenisso G Benna O. cooperatrice salesiana, Benzone L., Berardi V., Bernassini T., Berrone V., Bertamini M., Bertola B., Bertolini L., Bertossio E.. Bertucelli A;, Bertuzzone P., Bianchi A., Bianco G., Bianco F., Bianco V., Biolis G., Birolo C., Bisazza A., Bisso E., Bocci d. C., Boglione A., Boggio D., Bolla M., Boltri C., Bonardi F., Bonda GA in Barolo, Bonetti C., Bonomi E., Bontempi C., Borass, A., Borgaro C., Borgini E., Boschetti I.., Boschi R., Bosco C., Bosco M., Bottazzi G. maestra, Bottero B., Bottinelli R. ved. Nic_olini, Braccio M., Brio F. per due grazie ottenute dal Ven. D. Bosco, Brista M., Broggi G., Broggiani S., Bruseghini S., Bussetti M.
e) - C. A. di Villarfocchiardo, C. N. di S. Giorgio Canavese, C. P. di S Giovanni Bianco, C. V. di Bussoi levo, C. V. S, di ***, C. Z. L., di Torino, CaccialupF., Cagliarini S., Cagliaris G., Cagliero B., Calmi A , Cairo F., Cairoli G , Calda L., Caldiero O., Calenga T.; Calmi A., Callo M. in Novella, Calvi P., Camaglino R., Cmnandonis A., Camattini A., Camiotti E., Camisini S,, Campiauiui I., Campicelli S., Campo B., Canipora M., Camporini N., Camporlini S., Camuto B., Canalleri G., Cartagloria A., Cantarella G., Cautele M., Cappello G , Carat F., Caratti M., Carazza P., Cardini E., CarenaA. in °avoino, Carera L., Carletti B., Carogallo L., Caroselli G., Carozzi P., Cartello C., Caranana D. E., CasaIone M., Catramini B., Cattaneo M., Cavanna L. M., Caviani G., Cecchetti G. B , Coro M., Cerretti S.. Causser P., Chiartano AI., Cianiro eh. E,, Cinquina C., Ciotti F., Cipolla contessa C., Clementini A., Clerici U., Coai'i M., (-occhialini T., Cogorno L., Cotti d. P., ColosioG , Condeini M., Congiu C., Congiu Garatti, Contu G., Cooperatrici Salesiane di Granmichele e Torino, Cora P., Cornaglia M., Corrias R., Corsanego L., Cortellani 13., Corvi M., Coscia F., Cosenza M., Cottica C., Crava A., Craveri M. M., Cravero C., Crepagalli N., Croce A., Crozza A., Cucchi R. in Calciati, Cuvini O, Cuziman G.
D) - D. F. di Melegnano, D. P. di Benevagìenna„ D. V. di Castel Sant'Angeio, Dafforno C., Dafforno F., Daunes P., Dalla Vecchia G., Damiani I., Dascarelli N.,, Dassai E., Dassi C., Deangeloni D., De Benedetto S., De Sono F., De Canova D. O., De Carli M., De Gradi R., De Lazzaro G., Deleone B., Deleonini R., Dellacà G., Della Pietra R., Della Vecchia T., Delleporte A., Dehuis A., Deluigini S., Demarchesi M., Demarchi A., Deniarchis O., Demartini L., Demanzis G., Demerlini G., Detnichelis D., Depaularo M., De Pietro A., Derco-. lini 13., Deregibus F., Dessantini F., De Vivo F., Dezzani B., D'Onofrio C., Diletti d. D., Dodicini P., Doghero A., Eogier C., Doliaresi R., Dolzar B., Dompè A., Dorinelli V., Dufour C. in Cataldi.
E) - Ebariti G., Edippo A., Emiliani D., Emisto D., Enrichetti L., Enrici A., Enrini S., Enrietti O., Evandro.
F) - F. A. di S. Germano Vercellese, F. F. A. di Gallarate, Fabaro C., Fabriano B., Facchini G., Faccin d. G., Facendini N., Faggionato G., Falcioni T. in Tieni Famiglie Antoniotti, Bracco, Buetto, Cresto, Rodilosso,, Fantini d. R., Fassio R., Fazutti G., Ferrari A., Ferrando A., Ferrari E., Ferrari N., Ferraris O., Ferrati d. S., Ferrero L., Festuccia B., Fiori E. in Vendrame, Folconi A., Fonte C., Fonte G. in Basso, Forzavi G., Fouletier E., Francesconi A., Franchelli A. in Roggero, Francia D., Franconi B., Fraschina E., Frassy B., Fratelli e sorelle Pasquini, Fregolini B., Fresia G., Fucà M,_ in Russitano, Fumagalli D.
G) - Gabrielli conte G., Gado A., Gaffari A., Gaie E., Gaidini B., Galimberti B., Galtina C., Gambardelli G., Gambarin I. Garbagni C., Garbellini S., Garelli M., Garelloni O., Garetto M-, Gasparini G., Gatti M., Gatti R., Gayet L., Gazza O., Gazzera T., Gontilini D., Gerardini C., Geremia A., Giacomini B., Gianelli T. Gilli E. in Franco, Giorda N., Giordanini L., Giordano E., Giovanelli E., Giovannini M., Giriodi M., Girola ch. G. Gisseri C., Givogre M., Gonzato G., Gonzina F., Grappiolo P., Grasilla G., Grazio e Peretto, Greppi A. in Franco, Guadagnini L., Guaitani avv. G., Gubba G. in Moria, Guerrni d. E., Guglia A., Guidomandri S., Guinasso R., Gusmani.
I) - Iboli A., Inietti O., Innecco R., Invernizzi C., Invernizzi G., Invernizzi M., Ircinio S., Ivaldi O.
J) - Jacod T.
L) - L. G. P. di Torino, Laforese N., Lajolo E., Lanaro d. G. B., Lancilotti M., Lanzarini d. E., Lanzavecchia M., Lasi d. G. B„ Latini R., Lazzaro A. coop. sal., Ledda G., Linimento M., Lissarelli C., Livalino F., Lodesani I. in Carretti, Lo Giudice A., Lottini B., Losardi S., Lunghi E., Lorenzoni B., Lualetti L., Luccesi B., Lucchessa S., Lucianelli M., Luino A., Luparetti N. Lusardi L. di Borgo San Donnino, Lusardi L. di Lega, gnano, Lussiana O.
M) - M. C. di Roma, M. L. di Vinovo, M. AL di Costigliole Saluzzese, Macagno A., Macchi T. in Calde, rara, Macchiani B., Maffezzini L., Maggia Z., Maggio G, Magnino M., Malin suor M. C della Visitazione, Maufrecìini S., Manini R. in Rotti, Mannaresi O., Mantelli, G., Mantellina R., Maranzana dott. O.. Marenghi L. in Conti, Mariangeli B., Marini A., Marino M., Martellini A., Martignasso B., Martinella S., Martino M. in Dotto, Martinoni P., Mascarone C., Maschio C., Masini M., Mason P, ed A., Massaro L., Massoncini C , Mazza I., Mazzone D., Medichessa O., Mergale V., Meloni nob., donna A., Mencucci d. G , Menini P., Menolf S., Menzarelli O., Mezzano G. M., Miccono R., Micheli A. . in Lignoni, Migliasso A., Milita M,, Minghetti D., Mingolini A., Minguzzi E , Miotto A., Miss o P., Mollica F , Molo C., Mougiui E. ved. Ricci, Montatone O-, Morau B., Morauo E., Morelli V., Mottura F, ved. Ferrero, Mura C., Musso di Foglizzo, Musso di Torino.
N) - Napione C., Narciliotti B , Natta A., Nattero C, A , Nattonis B , Naudin E., Navone E., Nebuloni R.. ved. Pagani, Negrini V., Negretti R., Negretti B., Negrout R„ Nesina d. G., Nicastro M. T., Nigrelli A., Nizzo V., Noria S., Novara E., Fovarese C., Novarese L. Nugari E.
O) - O. F. di Torino, Occhimani B., Occhipinti G., Odello G., Olivero L., Omoboni C., Orchione A., Ornani B., Ostan E., Ottaviani A., Ottaviani B., Ottinelli.
P) - P. E. G. di Branzi, P. M. D. di Sizzano, Paccauone A., Padre Candido da Cesena, Paganetto G., l'aganini G. B., Palatini E. in Brusoni, Pancherali E., Paucheri O., Panzica D., Caparo barone A., Parietti E, in Dolazza, Peruzzi T., Pasuecioni G., Pavan M. ín Va:iari, Pavesini A., Pasquini V. ved. Antonione, Pavesini A., Pedemonzi S., Pederzini S., Pedrazzoli C, Pejrolo M., Peiroletti N., Perino L., Perosino C. in Marino, coop. sal., Perosino G., Perotti G., Terrier D., fertile A., Peruchetta C., l'es F., Pesenti A., Petris M., Pie persone di Acerenza, Agliano d'Asti, Alassio, Alpette, Asti, B.ignolo Piemonte, „ardonecchia, Benevagienna, 13ra, Calamandrana, Campobasso, Carrubba, Castelnuovo d'Asti, Castel Raimondo, Corticella, Esanatolia, Lavale di Mainaro, Fomazzo di Val d'Ossola, Granmichele, Gualdo Tadino, Martinengo, Montorio Romano, Palestrina, :Palornbara, I'ietramelara, 5,- Paterniano, Seano 1Iontiferro, Seravalle Toscana, Torino, Vezzara, Vicenza; Joguo, Pieroni A., l'iffaretti G.,Pinna C., Pistamiglio O., l'istis 13., Porta L., Possamai M. in Sommariva, Pozzi C., Prospero T., Prosseda T., Pucciarelli V.
Q) - (2. F. R. di Torino, Quaranta M.
R) - R. F. di Mondovi, Rabiani G., Raimondi G., Ramella d. G., Ravaglia G., Ravetto A., Rasizza E., Razzoli D., Re A., Realini Q., Rebuflo A., Recalcati M, Refortino P., Reggimondi A., Romondetti L., Renzi A., Renzì 13., Repetto E., Riccardi L., Riccardi T., Rivetti M,, Rizzoli T. in Cisella, Rizzolo T., Rizzotto G., Robiano L., Robotto M., Rocchetti A., Roderico F., Rode, rito A., Rollino M., Roncaroli A., Rossetti G., Rossi A. Rossi M., Rossignoli A., Rosso C.
S) - Saccarelli A., Salammo R., Salmoiraghi A., Saluzzese O., Salvareggi E., Salvi L., Sandri S., Sannazzaro B., Savino G., Seppi L., Severi eh. 1'., Scalvini G., Scanavino G., Scarmagnino M., Scltiavinotto E., Scinto M., Scognamiglio A., Sinibaldi M., Soardi A., Soldato N. N., Somino L , Sor lianelli A., Sorelle Dalmasso, Rampazzi, Sedita, Solenghi, Sosio C., Spadarini G., Spanò doti_ F., Spartiventi G., Speranzino C., Spirinelli R. in Capuzzo, Staffetti R. ved. Niccolini, Stanghellini G., Stranieri D., Surland, A.
T) - T. P. in Zin, Taocamaui L., Tarrelli B., Taanagnoue A., Tassarini G., Tebaldini U., Tedesco T., rerenghi C., Terenziani B., Testamatti P., Tinotti U., Tirelli T., T rittamonte S , Tirano L., Tognarelli E., Tomassone G., Tonarelli O., 'Foniolini S., i oniotti A., Torriell G. in Pizzorni, Torti G , Toscano M., Travaini M. ved. Sacchi Travo L., Treves B., Trngalini D.
V) - Va ssinda G., Vulcado G , Valeriani V., Valle T., Vallerga L. ved., Vassallo L., Vaudagnotto S., Vegliasinda Q , Vellano A , Veneroni C., Ventura baronessa di Polizzello, Venturi T., Verca T., Veremondi A.. Vrrganotti 5., Vescoleri G., Vessatolo L., Vianzone M., Vigliotti O., Vigliotti M , Vigna -sa L., Vinai M., Vissio P., Vitalini O., Vitteleschi M. C. e Rossi-Scotti, Vogliano T., Volpini d. G., Wuillerinin M.
Z) - Zaff,u'oni T., Zanunaretti A., Zanda F., Zannelli B , Zanoni G., Zantaperi S., Zantis E., Zavattaro M., Zermoglini A., Zermognado D., Ziliani T., Zin L., Zipoletti C., Zippoii G., Zirlanda M., Zocca C., Zoccoletti P., Zoja G., Zoja F., Zon,hetti A., Zoppelletto A., Zorgnotti A., Zucca G., Zuccali E , Zucchi M.
a Sibona Doti Luigi Arciprete, Baracco Antonio, Barocco Antonia, Benso Anselmo, Benso Antonio, Boarino Antonio, Bongioanni Giovanni, Bordino Giacomo, Bordino Gia, onio, Bordino Rosa, Bruno Pietro, Cassinelli Giovanni, Cavallo Luigl, Coscia Giovanni, Coscia Michele, Costa Alessandro, Costa Antonio, Costa Antonio, Costa Bernardo, Costa Federico, Costa Fiorenzo, Costa Gabriele, Cravanzola Luigi, Cravanzola Luigi, Crua Giovanni, Delpiano Caterina, Delpiano Giacomo, Delpiano Giovanni, Delpiano Giuseppe, Delpiano Marietta, Delsanto Antonio, Destefanis Domenico, Famiglia Bruno, Farinasso Giacomo, Ferrero Francesco, Ferrero Giovanni, Ferrero Giov. fu Giov., Ferrero Giov., Ferrero Maria, Ferrero M. chele, Ferrero Natale, Gaia Angela, Gaia Giov., Gatto Antonio, Giacchero Caterina, Gili Giorgio, Gili Maria, Gonella Francesco, Grasso Pietro, Isnardi Giovanni, Malviano Pietro, Marchisio Bernardo, Marsaglia Giuseppe, Marsaglia Giuseppe di Carlo, Marsaglia Sebastiano, Marsaglia Secondo fu Giov., Migliasso Carlo, Molino Autonio, Molino Antonio, Molino Francesco, Molino Giov., Molino Sabina, Morello Agnese, Morra Antonio, Morra Antonio, Negro Giuseppe, Negro Teresio, Novo Dalmazzo, Novo Sebastiano, Olmo Maria, Pinsoglio Pasquale, Rogina Stefano, Ruella Giuseppe, Sacco Antonio fu Giuseppe, Sibona Giov., Sibona Benedetto, Tarasco Bernardo, Tarasco Luigi, Tarasco Vittorio, Toppino Dalma,zo, Toppino Luigi, Toppino Pietro, Toppino Teresa.
La nobile Damigella Lorenzina Mazé de la Roche, a nome del « Comitato Patronesse Opere Ven. Don Bosco di Torino », ci comunica che sarà diramata una circolare con cui s'indice un'Esposizione di arredi e lini sacri, per il prossimo maggio, a favore delle Missioni Salesiane. Pubblicheremo per intero la lettera nel prossimo numero; intanto facciamo noto il provvido pensiero, perchè le zelanti Cooperatrici, che presero parte all'Esposizione del 1918, possano benevolmente disporsi anche a quella che annunziamo.
Libri buoni.
LUIGI C. FILLIoN, prete di San Sulpizio: Nostro Signor Gesù Cristo secondo i Vangeli traduzione autorizzata della settima edizione francese per cura del Sac. Prof. Cristoforo Sala.
È una splendida vita di N. S. Gesù Cristo, alla portata d'ogni anima, la quale, sentendo vivo ricambio di amore per Chi ci ha amati sino alla morte di croce, brami conoscere appieno, dalla parola viva di un dotto cultore di studi biblici, quello che hanno detto di Lui gli Evangelisti. In vero, dopo aver delineato, in due preziosi capitoli, il paese e il popolo con i quali N. Signore G. C. si degnò di accomunare in special modo la sua terrestre esistenza, l'autore comincia ad esporvi, a tino a uno, tutti i particolari che si trovano nei Santi Evangeli, in così bell'ordine e in una luce così viva ed attraente, che le 438 pagine le leggete d'un fiato, e ve ne resta in cuore, a lungo, la più dolce rimembranza. Venti riproduzioni di quadri classici, fuori testo, rendono ancor più preziosa quest'edizione, che si vende a L. 5, presso le Librerie della Società Editrice Internazionale di Torino.
Sac. FERDINANDO MACCONO, Salesiano: Gli Anniversari della Religiosa. - Elegantissimo volumetto di 220 pagine; L. 2,50, presso le Librerie della Società Editrice Internazionale, Corso Regina Margherita, 174, Torino.
È ormai noto lo stile semplice ed efficace dell'autore, perchè questa sua nuova operetta, dedicata alle Religiose, abbisogni di raccomandazione. Essa vuol essere, a tutte le Spose di Gesù, « luce, guida e stimolo a ravvivare le grazie speciali da loro ricevute, a corrispondere sempre meglio alla loro sublime vocazione ». E in qual modo? Mediante la celebrazione dei principali anniversari (Battesimo, Cresima, Prima Comunione, Professione, ecc.) per ciascuno dei quali il pio autore propone delle affettuose preghiere, in tre punti, che, mentre muovono gli affetti del cuore, fanno seriamente meditare.
NUOVE OPERE.
CUORGNÈ.
Nuovo è lo sviluppo dato alla Scuola Serale Tecnico-Professionale, riaperta nel mese di ottobre u. s. nel Collegio Giusto Morgando, che durante la guerra si era teumporaneamente chiusa per mancanza d insegnanti . Il corso è frequentatissimo, e diviso in due sezioni col numero complessivo di 100 iscritti. Il programma d'insegnamento comprende, s ttimanahnente, una lezione di cultura generale (italiano, aritmetica, nozioni varie): tre lezioni di disegno: due di lingue straniere (francese o inglese, a scelta). A quando a quando si tengono anche conferenze istruttive ed educative con proiezioni luminose, e, a disposizione degli iscritti, è pure una bibliotechina circolante.
Due canonici della Collegiata ed altri ottimi signori prestano l'opera loro per l'insegnamento, insieme con vari salesiani. Le lezioni durano circa due ore ogni sera.
La scuola è gratuita, e fornisce gratuitamente anche i metodi di disegno, le scatole dei compassi, le righe, le squadre, i libri di testo, ecc. tutto materiale, massime quest'anno, assai costoso.
Essa risponde a una vera necessità del paese, per porre que' buoni e bravi operai, in condizione di non troppa inferiorità per cultura, di fronte a quelli di centri maggiori. Ogni anno r lascia ai, singoli allievi un formale attestato di frequenza e profitto, e regala premi d'incoraggiamento.
Una prima e ricca premiazione si ebbe a metà dicembre. al chiudersi dei pruno bimestre; altra premiazione si ebbe poco dopo, sotto forma di Albero di Natale: nell'una e nell'altra si distribuirono a tutti gli allievi, premi scelti, in massima parte strettamente utili alla loro cultura.
Nella vetrina del Museo Canavesano e Scolastico, aperto al pubblico in Collegio, v'ha un'esposizione permanente dei lavori di disegno di tutta la scuola, con soddisfazione e gara d'emulazione degli allievi, e ammirazione dei numerosi visitatori.
Agli alunni che primeggiano per capacità e applicazione, la Scuola fornisce libri speciali per favorire sempre meglio la progressiva loro cultura professionale; altri ne abbonò alle Scuole Riunite per corrispondenza, opera fondata ed egregiamente diretta, in Roma (Via Crescenzio, N, 19) dall'egregio cav. avv. Francesco Bisi, ponendoli in grado di compiere alcuni speciali corsi di studio professionale: altri in fine ne abbonò a periodici delle rispettive loro arti e mestieri.
E tutto ciò gratuitamente, mediante forti contributi della locale Manifattura, e il concorso di parecchi amici, che si vollero tassare per una quota determinata, allo scopo di sostenere decorosamente la provvida istituzione.
Torneremo volentieri a parlarne, quando sapremo l'esito dell'anno in corso; perchè è un bell'esempio, che merita di essere largamente imitato.
SAN PIER D'ARENA.
Nell'Oratorio Salesiano si è istituita nell'anno scolastico 1919-2o l'opera del Dopo-scuola gratuito. Un vasto cortile offre un luogo sicuro ai giovanetti per divertirsi nelle ore libere dalla scuola e dagli impegni in famiglia. Ampie sale, appositamente corredate, li raccolgono in ore determinate per compiere i loro doveri scolastici, sicuri da ogni disturbo. Ogni cosa si svolge sotto la paterna vigilanza dei Salesiani, i quali, mentre curano che i giovani si occupino realmente, dànno loro quegli schiarimenti che sono richiesti per superare le difficoltà delle varie materie, specialmente in matematica, italiano, latino, francese e inglese.
Inoltre, per circa mezz'ora al giorno i giovanetti presenti vengono educati con speciali Lezioni morali, religiose e di Viver civile (Galateo) e preparati al Canto, declamazione, recita, ecc.
L'iscrizione deve esser fatta personalmente dai genitori per assicurare la regolare frequenza dei giovani. Possono iscriversi alunni delle Scuole Elementari (dalla terza classe in su), e delle Scuole Ginnasiali e Tecniche, ecc.
All'atto di iscrizione viene consegnato un libretto, sul quale, ogni giorno, si appone un bollo di presenza per tranquillità dei genitori.
L'orario è il seguente: Apertura: dalle 13.30 alle 15. - Ore 15-17 Primo Dopo-Scuola per gli alunni delle Elementari. - Ore 17-17.3o Ricreazione, mentre entrano gli alunni delle scuole medie. - Ore 18 chiusura per le Scuole Elementari. -- Ore 18.3o secondo Dopo-Scuola per le scuole medie. - Chiusura alle ore 2o.
TRA GLI EX-ALLIEVI
MILANO.
Una prima commemorazione del XXV dell'ingresso dei Salesiani a Milano ebbe luogo la domenica 7 dicembre, ad iniziativa del Circolo Giovanni Bosco, il gmde, nello stesso giorno, volle ricordare i dodici soci caduti in guerra. Al mattino, nellaa chiesa di S Agostino, si svolse una prima funzione religiosa. Nel pomeriggio, si tenne la commemorazione ufficiale nel teatrino. Sul palco presero posto Mons. Balconi, in rappresentanza di S. Em. il Cardinale Arcivescovo, il cav. Mori per il Prefetto, il capitano Torchio per il Corpo d'Armata, il colonnello barone Casana per il comando della Divisione, il comm. Jona, presidente della Corte d'Appello, l'avv. cav. De Mita, pretore, il comm. Cagnoni, presidente della Croce Rossa, l'avo. Giov. Paleari.
Parlarono il presidente del Circolo Giovanni Bosco, Egidio Legnarli, e l'avv. Paleari. Assai applaudito il telegramma del S. Padre:
« Augusto Pontefice ringrazia e benedice, con paterno affetto, giovani del Circolo Giovanni Bosco commemoranti caduti in guerra e festeggianti venticinquesimo codesto Istituto, al quale augura apostolato sempre fecondo di bene per cristiana educazione gioventù. - Card. Gasparri ».
Mons. Balconi, a nome di Sua Eminenza, ebbe parole di augurio e di plauso e di incitamento ai giovanetta, a sempre meglio compiere il loro dovere, per poter un giorno esser degni della religione, della famiglia e della Patria.
La festa commemorativa si chiuse col canto del Te Deum nella chiesa di S. Agostino, e la benedizione impartita da Mons. Balconi.
Il Circolo « Giovanni Bosco » ha pubblicato in elegante fascicolo « Alba e meriggio d'eroi », i ritratti dei dodici soci caduti per la patria, con brevi cenni biografici, offrendoli agli alunni dell'Istituto.
TORINO.
Il Circolo « Giovanni Bosco » di Torino celebrava il 14 dicembre la sua festa sociale.
Al riattino alle 8.30, nelle umili camerette di Don Bosco, si radunavano numerosissimi i soci colle loro famiglie e ascoltavano la S. Messa celebrata dal sig. D. Filippo Rinaldi, che rivolgeva paterne parole di congratulazione per la Comunione che era stata veramente generale.
A mezzodì, presieduti dallo stesso sig. D. Rinaldi, si accoglievano a modesto banchetto, il quale non finì senza che molti inneggiassero ai santo ideale dell'ex-allievo di Don Bosco.
La festa venne coronata nella sede del Circolo dove, a sera, fra la più consolante sincerità, si svolsero trattenimenti di famiglia che piacquero a tutti.
FIRENZE.
I reduci dell'Oratorio Salesiano della S. Famiglia la domenica 14 dicembre celebrarono la prima festa sociale dopo la guerra. Ventuno, purtroppo, mancarono all'appello, e perchè caduti sul campo o morti negli ospedali militari delle retrovie. Per questi si fecero particolari suffragi già nel triduo, da cui si volle preceduta, per tutti i giovani dell'Oratorio, la festa dell'Immacolata.
A banchetto, con i reduci, sedettero alcune cospicue persone, fra le quali , festeggiatissimo, l'On. Martini, consulente legale della Società di Mutuo Soccorso, il conte Guglielmo Bombicci-Pomi, il sig. Giovanni Mulinacci, il sig. rag. Giovanni Giannini, il Proposto di Greve.
Applauditissimo sorse a parlare l'on. Martini, con uno dei suoi forti discorsi sull'ora grigia che attraversiamo , dicendo che incombe obbligo a tutti, e specialmente a coloro che hanno sofferto sul campo di battaglia, di continuare la buona lotta per il trionfo della giustizia sociale, che ha per base il Cristianesimo. Chiuse inneggiando all'opera educatrice del Ven. D. Bosco.
Seguirono all'Onorevole molti altri distinti oratori, ai quali risposero per i combattenti con indovinate parole il sig. Antonio Domar, e il mutilato sig. Ilario Fabbri, suscitando immensa ovazione.
NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
ROMA.
Solenni cerimonie religiose si svolsero a cura dell'Oratorio di S. Cecilia al Testaccio. La prima domenica di novembre vennero celebrati, in parrocchia, particolari suffragi per le socie defunte del Circolo femminile S. Maria Liberatrice. Nel pomeriggio del 29, l'Em.mo Card. Cagliero benedisse nella cappella dell'Oratorio i quadri di una nuova Via Crucis, artisticamente eseguita dalla ditta Rosa, su disegno del valente prof. Cisterna.
La festa titolare di S. Cecilia fu onorata dall'intervento di Mons. Olivares, Vescovo di Sutri e Nepi.
NIZZA MONFERRATO.
La domenica 14 novembre, le Ex-Allieve tennero un'adunanza importantissima, che riuscì - così ci scrivono - e una manifestazione di solidarietà cristiana, che assunse il carattere di una forza viva, di una volontà risoluta, lanciatesi verso le nuove, più grandiose affermazioni del prossimo maggio a Torino, per l'inaugurazione del monumento a Don Bosco e per il secondo Congresso internazionale delle Ex-Allieve ».
ALESSANDRIA D'EGITTO.
L'Em.mo Card. Giustini, quando passò per Alessandria di Egitto, visitava anche la Scuola e Maria Ausiliatrice ». Le alunne improvvisarono a Sua Eminenza un affettuoso ricevimento, e il venerando Porporato rivolse alle Suore e alle giovinette un caro discorso, lodando le prime e incoraggiandole a sempre vegliare sul bene morale e intellettuale della giovinezza, con lo spirito di attività e d'amore del Ven. Don Bosco; ed esortando le altre a profittare della scuola educatrice in cui si trovano, per essere di gioia e d'onore alla famiglia e alla Patria.
TRA I FIGLI DEL POPOLO
TORINO.
L'Oratorio San Paolo, sorto un anno fa in Torino, iniziava l'opera sua benefica l'8 dicembre 1918, festa dell'Immacolata, e con la sua protezione continua a fiorire ed a prosperare, tra le simpatie e l'interesse di tutti gli amici dell'azione salesiana. Nuove feste, nuove opere ed iniziative si sono svolte durante l'anno, con vero profitto morale dei figli del popolo.
La festa titolare, celebratasi il 29 giugno, toccò il massimo splendore. Straordinario il numero dei giovani e del popolo alle funzioni di chiesa, gremita dappertutto, in sacrestia, sull'orchestra, alle porte e alle finestre, mattino e sera. L'entusiasmo con cui i giovani accolsero il sig. Don Rinaldi, Prefetto Generale delle nostra Pia Società, che celebrò la messa della Comunione generale, e nel pomeriggio il sig. Don Albera che impartì la benedizione eucaristica e poi presiedette all'inaugurazione del teatrino, non poteva essere più vivo o più cordiale. Fu una giornata di copiosi frutti spirituali, che coronò largamente l'opera di quei nostri confratelli.
Poco dopo la festa titolare, trenta alunni, figli di ex-militari, grazie all'interessamento del Consiglio direttivo del Circolo S. Paolo e per la generosità dell'infaticabile P. Giovanni Semeria, in compagnia del buon P. Maggia,. Barnabita, coi loro fagottini sulle spalle si radunavano all'Oratorio e di là partivano su due camions, concessi dal Comando Militare, alla volta della Colonia Alpina di Limone (Cuneo), ove si fermavano, gratuitamente, 45 giorni, tornandone entusiasti, e in ottime condizioni fisiche e spirituali.
Nè mancarono, a tutti i giovani dell'Oratorio, premi e incoraggiamenti.
Accenniamo dapprima alla festa della distribuzione dei premi, tenutasi a corona dell'anno catechistico, onorata dall'intervento di cospicue personalità, e, mercè il generoso interessamento di tutti i membri del Consiglio direttivo del Circolo S. Paolo, resa più attraente e gradita con molti premi in capi di vestiario, libri educativi ed altri oggetti d'immediata utilità. Fu festa solenne, qual si usa in tutti gli Oratori, festivi, ben diretti e sostenuti.
Un altro premio, non meno caro a tutti gli Oratoriani, fu la gita a Valsalice, alle care tombe di Don Bosco e di D. Rua. Quei nostri padri dovettero accogliere con special compiacenza l'omaggio della lieta schiera di Borgo S. Paolo.
Era il giorno dei noti disordini, scoppiati in segno di protesta al caro-viveri: e mentre in alcuni punti della città si svaligiavano botteghe e negozi, gli Oratoriani di S. Paolo, in ordine perfetto, con a capo la loro brava fanfara, su otto carrozzoni tramvari allineati, si recavano a Valsalice, attraversando le vie principali di Torino fra canti e suoni. L'insolita comitiva destò, al suo passaggio, le più alte meraviglie: in alcuni punti si cessò persino dall'opera vandalica di saccheggio. Erano oltre 4oo e mancavano i più piccini, cui le mamme, con prudenza, non avevano permesso di uscir di casa. Oltre 8o, i giovanetti del Circolo S. Paolo.
Salutati Don Bosco e Don Rua, ascoltarono la S. Messa, quindi fecero una buona colazione, offerta dal Consiglio direttivo del Circolo, visitarono i nausei dell'Istituto, e si divertirono in giuochi svariati, sino alle 11, quando fecero ritorno a Borgo S. Paolo, allegri e ammirati da tutti.
Quanti li osservaron durante il tragitto, videro, ai lati delle carrozze tranviarie, alcuni... ciclisti. Erano buoni padri di famiglia, entusiasti dell'opera che svolge l'Oratorio a vantaggio dei loro figli. Nell'andata, da un rumoroso assembramento, partirono più voci.
- Chi sono tutti quei ragazzi?
- Quelli di Don Bosco, di Borgo S. Paolo. - E dove vanno?
- Non vedi?! vanno a fare una passeggiata. Una voce stentorea gridò:
-- Invece di condurli a spasso, date loro da mangiare.
Uno dei padri di famiglia, a voce alta, rispose: - L'uno e l'altro! Non dubitate.
Abbiamo ricordato quest'episodio per accennare un'altr'opera, sorta spontaneamente in quell'Oratorio.
Un bel numero di padri di famiglia, viste le sollecitudini dei salesiani per l'educazione dei loro figliuoli, concepirono la splendida idea di unirsi in società, col nome Unione padri di famiglia, allo scopo di vivere la vita dell'Oratorio per dar buon esempio ai figli e coadiuvare i salesiani nel loro apostolato. Sono oltre una settantina, ed è bello vederli recarsi all'Oratorio coi loro figliuoli, entrar in chiesa con loro e, schierati in fondo, in piedi, pregar con loro, e poi assisterli nei giuochi, e moderarli e animarli, opportunamente, nel giuoco stesso. È una caparra dell'abbondanza delle ampie benedizioni, che il Signore concederà a tutti coloro che coopereranno all'erezione del
Tempio in onore di Gesù Adolescente e della Sacra Famiglia, che sorgerà accanto all'Oratorio.
I lavori del nuovo tempio, come diceva Don Albera nella lettera di gennaio, saranno iniziati di quest'anno. Purtroppo è venuto a ritardarli un uragano, che il 13 gennaio u. s. abbatteva più di 40 metri di cinta, eretta, allora allora, di fianco al cortile dell'Oratorio.
Maria Ausiliatrice, che volle quest'opera a ricordo imperituro del Cinquantenario della consacrazione del Suo Santuario, voglia proteggerla sempre, e suscitando molti benefattori, porla in grado di esercitare un apostolato sempre più largo e fecondo, alla salvezza dei figli del popolo.
TORINO.
La premiazione al Ricreatorio «Margherita Bosco»
(Torino-Monterosa) si svolse fra l'entusiasmo più schietto di quei 300 giovani, che lodevolmente frequentano l'Oratorio, aperto dalla carità del Comm. Luigi Grassi.
Alla presenza di molti parenti dei giovani il direttore fece il resoconto delle opere incominciate in quest'anno. Subito dopo s'iniziò la distribuzione dei premii.
La gioia più sincera, suscitatrice dei migliori propositi regnò sovrana fra tutti, ma specialmente fra i 140 premiati. La banda dell'Oratorio rese più animata la bella festa, e i piccoli cantori non vennero meno all'aspettazione del pubblico.
I frutti di questa premiazione tenutasi il 28 dicembre, non si fecero aspettare. I giovani, vista anche l'utilità materiale che ne viene a frequentare l'Oratorio, son divenuti puntualissimi , e orinai la cappella non è più sufficiente.
Susciti Iddio anime buone, che vengano in aiuto a questa promettentissima opera di preservazione giovanile.
BARI.
L'Avvenire delle Puglie, del 1° dicembre, rileva in un articolo di Fulvia Miani Perotti la necessità di un istituto che svolga opera solerte per l'educazione dei figli del popolo. Siamo lieti di annunziare che il locale istituto salesiano riprenderà quanto prima la sua vita feconda di bene.
BOLOGNA.
La domenica 14 dicembre, festeggiandosi dai giovanetti dell'Oratorio Salesiano la Vergine Immacolata, si compì la distribuzione dei premi. Oltre 5oo furono i figli del popolo presenti in quel dì memorando. Nel teatro, stipatissimo per la presenza anche dei parenti, si svolse uno svariato programma di discorsi, poesie e canti. L'entusiasmo fu al colmo quando giunse Sua Em. il Cardinale Giorgio Gusmini, che parlò con cuore di Pastore, ai giovanetti attentissimi. Raccomandò loro di non lasciarsi trascinare da nessuna distrazione esterna in qualsiasi tempo, dalla frequenza al Catechismo e all' Oratorio. Dopo breve recita, vennero distribuiti premi pel valore di circa duemila lire, consistenti in tagli di vestito, libri, abbonamenti al Risveglio Giovanile e alle Letture Cattoliche, ai giovani più diligenti e assidui.
TRIESTE.
Presente S. E. il Comm. Mosconi, circondato dal Cav. Noris, dal rappresentante del Gen. Caviglia e dei Comandante della Difesa Marittima, dal Direttore della Banca d'Italia e da numerose signore, ufficiali e signori, il 6 gennaio si svolse la festa dell'Albero di Natale all'Oratorio Salesiano. « Il programma drammatico-musicale - - scrive il Piccolo - fu eseguito benissimo dai piccoli artisti. Le canzoni e gli inni patriottici suscitarono vivissimo entusiasmo e riscossero caldi applausi. « Natale d'oro », un bozzetto melodrammatico, veramente squisito, dei M.° Cicognani, fu interpretato dai piccoli ottimamente. Negli intervalli, la banda dell'Oratorio sono musica scelta, sotto la direzione del M.° Toffolo. I doni distribuiti furono 400. Le elargizioni dei benefattori superarono quest'anno le 1o.ooo lire ».
FIUME.
L'Oratorio Salesiano di Fiume va acquistando sempre maggiori simpatie, e vede crescere il nu-
mero degli alunni. La signora Gemma Descovich, grata al Venerabile Don Bosco per grazia ricevuta, offriva 50o corone a beneficio dell'Oratorio. Maria Ausiliatrice benedica e moltiplichi i nostri benefattori.
In Italia.
ROMA.
Trentacinque anni di Episcopato. - Il giorno 8 dicembre (scrive il Corriere d'Italia) nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio, S. Em. il Card. Giovanni Cagliero solennizzava, in olezzo alla numerosa ed esultante famiglia salesiana, il trentacinquesimo anniversario della sua consacrazione episcopale, avvenuta in Torino, il 7 dicembre 1884. Al mattino S. Em. celebrava la Messa della Comunione generale, distribuendo il pane degli angeli a cinquanta giovanetti che si accostavano la prima volta alla mensa eucaristica. I fedeli che si accostarono alla S. Comunione furono oltre duemila. Terminata la Messa, con giovanile ardore S. Eminenza diresse calde e apostoliche parole ai giovanetti che stipavano il vasto presbiterio e le navate della chiesa. Nel pomeriggio i giovani e i superiori dell'Ospizio, con a capo il Rev.mo sig. D. Albera, Superiore generale della Pia Società Salesiana, manifestarono all'infaticabile figlio di D. Bosco e apostolo della Patagonia, tutta la loro gioia e la loro riconoscenza, con canti, suoni, e appropriate poesie e discorsi. Alla sera, nella chiesa, l'Eminentissimo impartì, alla folla di devoti che stipava il tempio, la Benedizione col SS. Sacramento. Le funzioni furono accompagnate da scelta musica, eseguita dalla Schola Cantorum dell'Ospizio, sotto la direzione del M.° D. Antolisei. Splendida l'illuminazione della chiesa. All' Em.mo Porporato le nostre più sincere congratulazioni.
Una bella iniziativa benedetta dal S. Padre. -
È sorto in Roma, benedetto dal Santo Padre, l'Istituto Cinematografico S. Marco, con questo preciso intendimento « di moralizzare il cinematografo ». Una apposita commissione presieduta da Mons. Grassi di Marino, che fu il principale ideatore e fondatore dell opera, col patrocinio dell'Em.mo Card. Granito di Belmonte si è già messa all'opera, non solo acquistando un forte stok di pellicole per istituti, ma facendosi editrice di films proprie, che abbiano tutti i requisiti dell'assoluta concorrenza anche nel campo artistico. Le varie produzioni porteranno la marca del Leone Alato di S. Marco. Tanto la prima pellicola intitolai a l'Inviolabile, come altre che sono in via di esecuzione, sono del nostro Don Ulcelli, il quale, per la sua speciale competenza e intelligenza in materia, tu scelto appunto all'ufficio di soggettista principale dell'importante istituto. La riuscita di questo primo soggetto, è stata una vera affermazione, e ci rallegriamo sentitamente col nostro bravo confratello, cui auguriamo di raccogliere anche in questo campo estesissimo di moderno apostolato, frutti copiosi e consolanti.
All'Estero.
LIMA.
Il 24 settembre S. Ecc. Rev.ma Mons. Carlo Garcia Irigoyen, in forma solenne, benedisse la bandiera, donata alla brigata degli Esploratori Peruani Don Bosco, dal sig. Abramo Zavala, Segretario della Pro-Marina. Fece da padrino alla cerimonia il munifico donatore. Mons. Irigoyen pronunciò elevate parole in omaggio alla memoria di Don Bosco, e che per mezzo dei suoi figli, si serve santamente di ogni nuovo mezzo, per educare cristianamente le nuove generazioni ».
Il sig. Zavala, nel consegnare la bandiera all'alfiere della brigata, disse egli pure nobili parole che ebbero larga eco nella stampa della capitale: « Giovani cari - egli disse - vi scongiuro, siate sempre patrioti: ma ricordate che non v'è, e non vi può essere una patria senza Dio!
» Se volete essere patrioti, non dimenticate mai i saggi insegnamenti che ricevete in questo istituto dai buoni Salesiani, che consacrano con abnegazione la loro esistenza alla sublime missione dell'insegnamento!...»
Giornali e riviste encomiarono l'opera dei figli di D. Bosco e pubblicando varie istantanee dalla cerimonia, sottolinearono con compiacenza i felici risultati, con cui i Salesiani, senza fare della politica, dappertutto educano i loro alunni all'amore della religione e della patria.
BAHIA BLANCA.
Il Collegio Salesiano di Bahia Blanca ebbe la visita del Dott. Crotto, Governatore della Provincia di Buenos Aires, e del Dott. Casarino, Ministro di Commercio. Il primo apponeva la sua firma nel libro dell'istituto, con queste parole:
« Educare l'elemento delle nuove generazioni è un'opera che si presenta con tutta la forza di una ispirazione patriottica ». Il secondo scriveva:
« Gloria ai figli del Ven. Don Bosco! L'opera che compiono in Bahia Blanca non è solo di cultura, ma di eminente patriottismo. La nazione argentina avrà per loro eterna riconoscenza ».
Mons. Vincenzo Sisto
Canonico-Prevosto del duomo di Casalmonferrato, colto da grave malore il giorno dell' Immacolata mentre cantava la messa solenne, dopo pochi giorni rendeva l'anima a Dio.
Era il modello dei parroci: pio, provvido, caritatevole, umilissimo. Sempre primo a concorrere ad ogni opera buona, amava operare nel silenzio; e quanto bene nascostamente compì, che avrà trovato scritto a caratteri d'oro nel libro della vita!
Noi, che l'annoveravamo tra i più cari e zelanti cooperatori, ci uniamo cordialmente al duolo e ai suffragi per la sua scomparsa.
Notaio Michele Gusmano.
Gentiluomo di tempra antica, si spense in tarda età, a Cesaró di Messina, il 22 u. s. tra il pianto della numerosa famiglia, a cui fu perfetto educatore e fulgido modello di virtù. Mente eletta, cuore impareggiabile, carattere adamantino, anche fuori delle pareti domestiche compì un efficace apostolato, generosamente incontrando non lievi sacrifici, unicamente per sete di bene.
Don Salvatore Gusmano, l' «Educatore apostolo», morto in giovine età, del quale furono pubblicati dal nostro Don Anzini ampi ricordi biografici, fu uno dei suoi tredici figliuoli.
Alla desolata consorte e ai figli, in modo speciale a Don Calogero, Segretario del Consiglio Superiore della Pia Società Salesiana, le più cordiali condoglianze.
Don Antonio Agnolutto.
Arciprete venerato e compianto di Bagnarola di Sesto al Reghena, fu uno dei primi e più affezionati cooperatori. Nel 188o, mosso dalla venerazione che aveva per Don Bosco e dalla profonda simpatia che gli destava l'Opera Salesiana, venne a Torino, unicamente per vedere il Venerabile e visitare l'Oratorio, riportandone un'impressione così viva, che gli durò sino alla morte. Morì all'alba del 27 dicembre. Sia pace all'anima benedetta.
Orsola Poesio ved. Bonzanino.
Munita di tutti i conforti di nostra Santa Religione, spirava serenamente il 19 dicembre u. s., lasciando nei parenti, a dolce conforto, la certezza di rivederla in cielo.
Alla mamma, la veneranda signora Erminia Gastaldi Ved. Poesio, al fratello Cav. Arturo, ai figli e parenti tutti l'assicurazione di devoti suffragi.
Can. Tomaso Ferraris.
Morì la sera della vigilia di Natale, santamente. Soave figura di sacerdote, di bella mente e di cuor grande, prima fu vice-parroco a S. Marzano Oliveto, poi Parroco a Capelli, infine Canonico del Duomo di Acqui e Direttore spirituale del Seminario. Visse interamente per la gloria di Dio e la salute delle anime. Ebbero le sue cure spirituali anche le educande dell'Asilo S. Spirito, diretto dalle figlie di Maria Ausiliatrice. Abile scrittore, tradusse dal francese le Meditazioni del
Bourgoing e le pubblicò dalla Tipografia Vescovile P. Righetti di Acquí, in tre volumi: una vera miniera di pensieri alti e profondi sulle verità ed eccellenze di S. S. Gesù Cristo. Fu pure confondatore e per molti anni collaboratore apprezzato, del settimanale cattolico diocesano, l'Ancora. In una parola, spese la vita in un lavoro saggio e multiforme, amato e venerato universalmente. Sia pace all'anima sua.
Preghiamo anche per
ACCURSIo Della Giacoma, † a Predazzo (Trentino). BAZZANI D. Bortolo,, † a Bagolino. BENEDETTI Licinia, † a Torino. BERSANO Cav. Antonio, † a Torino. BIGNAMI Mons. Luigi, Arcivescovo, † a Siracusa. BLUMENSTIHL Cav. Bernardo, † a Roma. BONSIGNORE Giuseppina, † a Ventimiglia. C.ssa Vittoria BUFFA Di PERRERO Lisio, † a Cherasco.
CANTONI Caterina, - a Milano.
DENINA Luisa, - a Torino. D'ORAZI Prof. FILIPPO, † a Roma.
FERRARI GAS-MBBARO Maddalena, † a Galliate. FIORENTINO Salvatore, † a Corigliano d'Otranto. FORNENGO Don Giovanni, † a Stupinigi. GREGGI Prof. Clodoveo, † a Roma. KNEZEViC Antonio, † a Castel Venier (Dalmazia). KNEZEVIC Giuseppe, † a Castel Venier (Dalmazia). LEVERONI Maria, † a Cicagna. LOCATELLI Catterina, † a Crema. MAERO Margherita Ved. GIIIELTI, † a Torino. MANASSERO Francesco, l a Benevagienna. MARIETTA Don Giuseppe, Prevosto, t a Trofarello. MARIONI Maddalena, † a Torino. MIGLIERI virginia, † a Civiasco. MONETA Clementina, i a Milano. NEIROTTI Gaspare, † a Moncalieri. NuCCI Ersilia, † a Pistoia. PAPARO B.ssa Giovannina, † a Badolato. PARLAGRECO Mariannina, † a Piazza Armerina. PASANISI Dott. F. M. , † a Roma. PESCALi Ambrogio, † a Treviglio. PESCALI Angelo, † a Treviglio. RESPIGHI Suor Teresa, † a Roma. REVIGLIO della Veneria C.ssa Luigia, † a Torino. RIENZI Benedetto, - a S. Nicandro di Bari. ROSSINELLI Ved. Giovanna, † a Mendrisio. SMINATI Teresina, † a Bergamo. SILVESTRI Giovanni, † a Rivoltella. TAROZZI Mons. Vincenzo, a Roma. TEBALDI Giuseppe, † a Castel Venier (Dalmazia). THOMATIS Can. Giacomo, † a Porto Maurizio. TOMBA Natalino, † a Lonigo. TRossi Dott. Domenico, a Cavallermaggiore. UBERTINI Marianna, † a Montanaro. VACCA Don Clemente, † a Afragola. VERCELLINO Giovanni, † a Vermogno (Zubiena), VERSACI Don Giuseppe, † a S. Fratello.