PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XLIII - N. 6 GIUGNO 1919
SOMMARIO
Il trionfo di Maria Ausiliatrice nella festa del 24 Maggio a Torino: - La Novena - Il Cinquantenario dell'Associazione dei divoti - La grande Solennità - Il carattere delle feste.
Per l'insegnamento religioso.
Partenza di nuovi Missionari per la Cina.
Esercizi Spirituali per Cooperatori ed Ex-allievi Salesiani.
Una società cattolica Italiana a S. Francisco di California.
Fatti e detti di Don Bosco - XIV) Il racconto di un ex-allievo dell'Oratorio.
I Missionari Salesiani del Cuantung sul campo del lavoro
(Note del Dott. D. Sante Garelli).
Dalla Missione di Porto Natales (Terre Magellaniche). Il Culto di Maria Ausiliatrice: L'inaugurazione di un
Santuario al Brasile - Pel 24 corrente - Grazie e Graziati.
Madre Elisa Roncallo.
Un monumento a Domenico Savio.
Per il Tabernacolo della Basilica di Maria Ausiliatrice.
Per la "Festa del Papa".
Note e Corrispondenze: Mons. Giovanni Marenco nel Nicaragua e nel Salvador - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Tra i Figli del popolo - Concorsi per le "Letture Cattoliche".
Necrologio e Cooperatori defunti.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO
« Sono appena cinquant'anni, dacchè il Ven. Don Bosco faceva erigere nel Santuario di Valdocco l'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice, e se è già difficile l'enumerare i fedeli d'ogni parte del mondo che andarono a gara nell'ascriversi al pio Sodalizio, egli è certo che i zelanti Cooperatori e le gentili Cooperatrici Torinesi sono in prima linea nella divotissima schiera ».
Queste parole, che si leggevano nella Circolare inviata dal rev.mo sig. Don Albera ai Cooperatori di Torino per invitarli a celebrar con fervore le Feste Titolari del Santuario di Valdocco, dicono esattamente quale ne sia stata la dolce caratteristica: - un'affluenza straordinaria di Cooperatori Torinesi al Santuario.
Non mancarono, neppure durante il mese di preparazione, numerosi pellegrini accorsi dal Piemonte e da altre parti d'Italia a rendere grazie a Maria Ausiliatrice o ad implorare ai piedi del suo altare il suo santo e materno aiuto: anzi si rinnovò lo spettacolo che presentava il Santuario prima della guerra, quando si riempiva talmente di forestieri d'ogni parte, che a molti della città pareva miglior consiglio l'attendere qualche giorno dopo la festa per fare una visita a Maria Ausiliatrice. Quest'anno il numero dei forestìeri non fu ancor così grande come prima della guerra, ma fu tale l'affluenza dei Torinesi che numerosissime furon le turbe dei fedeli che si succedettero ininterrottamente a tutte le sacre funzioni.
E con quanta pietà, con quanta divozione, con quanto raccoglimento! « Amor di Religione e carità di Patria c'invitano tutti, anche quest'anno, ad appellarci con somma fiducia all'aiuto potente della Madre di Dio » diceva l'invito ; e per l'esaltazione di Santa Chiesa e per i bisogni della Patria nostra e di tutta quanta la Società Civile, s'innalzarono le più ferventi preghiere.
Durante il mese di preparazione.
Tre funzioni quotidiane - Straordinaria affluenza al Sacramenti - Nei giorni festivi.
Tre furono le sacre funzioni quotidiane. La prima al mattino, dopo la messa delle 6, con cari fervorini del Salesiano Don Giulio Albera, il quale con soda erudizione e dolce facondia illustrò la vita della Madonna. La seconda, alle ore 17 con eloquenti discorsi sacri, nei primi otto giorni, del P. Giovanni Pastorino della Compagnia di Gesù, e, in seguito, dell'Avv. Teol. Flaviano Viancini. La terza alle ore 20, con prediche del sullodato Avv. Teologo, che vide estatico, oseremmo dire, alla sua brillante parola tutto un popolo che gremiva la Basilica, parata a festa con meravigliosa pazienza e con raro splendore (1).
Anche l'affluenza ai SS. Sacramenti fu straordinaria. Interi istituti e collegi e pensionati gareggiarono ogni giorno con i nostri alunni e con una moltitudine di fedeli nell'accostarsi alla S. Comunione ai piedi di Maria Ausiliatrice. La domeniche specialmente la fervorosa affluenza cominciava alle prime ore del mattino e durava, si può dire, ininterrotta fin oltre le dieci, spinta dalla maggior comodità e attirata dalla maestosa imponenza delle sacre funzioni.
Ogni domenica si cantò messa solenne e la parte musicale fu sostenuta, con unanime slancio e squisita correttezza, dalla Schola Cantorum degli alunni studenti. Il dì anniversario dell'Incoronazione Pontificia della S. Immagine si ebbe iena poderosa esecuzione gregoriana, preparata con arte perfetta, per parte di varie Scholae cantorum d'istituti femminili, tra cui spiccava quella dell'Opera Pia Barolo.
Nel pomeriggio dei giorni festivi il Santuario si gremiva due volte : alla funzione delle ore 15, quando predicava il venerando prof. D. Giov. Battista Francesia, e alla funzione delle ore 17, alla predica del Teol. Viancini.
(1) I nostri giovanetti artigiani presero parte alla funzione mattutina; gli studenti alla prima e i giovanetti dell'Oratorio festivo alla seconda funzione serale: e tutti, con le loro Scholae cantorum e col loro piccolo clero, resero più divote le sacre funzioni.
La Novena.
Le funzioni serali della Novena - Lo spettacolo degli ultimi giorni - Perchè non si è fatta la grande processione.
Tanta affluenza e tanto fervore crebbero ancora le sere della Novena, quando si succedettero nel dare la Benedizione Eucaristica, insieme con i nostri Superiori, alcuni venerandi Ecclesiastici e Prelati del Clero Torinese, altamente benemeriti dell'Opera Salesiana.
Nei giorni più solenni il Santuario ebbe l'onore di vedere all'altare anche vari eccellentissimi Vescovi. Così la sera della «Festa del Papa», domenica 4 maggio, impartiva la benedizione eucaristica S. E. Rev.ma Mons. Castrale, Vescovo tit. di Gaza: la prima sera della Novena compiva lo stesso ufficio S. E. Rev.ma Mons. Braga, Vescovo di Curityba nel Brasile: e la mattina del 23 maggio celebrava all'altare di Maria Ausiliatrice S. E. Rev.ma Mons. G. B. Pinardi, Ausiliare dell'Em.mo Card. Richelmy.
Chi non ha veduto lo spettacolo che presenta il Santuario dalla mattina della vigilia fin dopo la festa di Maria Ausiliatrice, non può farsene un'idea, neppure dalla più dettagliata descrizione. Fuori, le vie adiacenti rigurgitano di fedeli, e la piazza e i cortili dell'Istituto ne son gremiti: dentro, è tutto un mare di luce e un'onda incessante di popolo che si accosta alla Sacra Mensa e un'eco soave di fervorosi cantici e di ardenti preghiere. Gli occhi di tutti stanno fissi verso la Sacra Immagine o sulla Statua che si è soliti portare in processione.
Neppur quest'anno la grande processione non si compì, non per altro, perchè parve che non si addicesse ancora, nell'ora che volge, la solennissima pompa con cui si è soliti compierla e circondarla, con l'illuminazione elettrica di tutto l'esterno del Santuario e le musiche e i concerti serali dei nostri giovanetti.
Il Cinquantenario dell'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice.
1000 giovinette e 2200 giovani degli Oratori Salesiani in pellegrinaggio al Santuario - La pietà della moltitudine - 22.000 Comunioni in 4 giorni e 58.000 nel mese.
Era nostro desiderio di commemorare fervorosamente il 1° Cinquantenario dell'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice e fu pienamente soddisfatto.
La domenica 18 maggio un pellegrinaggio di circa mille fanciulle e giovinette degli Oratori e degli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice conveniva al Santuario. Il signor Don Albera volle egli stesso celebrare per loro e distribuire, con altri sacerdoti, il Pane degli Angeli; e il venerando Missionario Salesiano Don Bernardo Vacchina rivolse loro ardenti parole.
La domenica 25 un altro pellegrinaggio di duemila e duecento fanciulli e giovanetti degli Oratori Salesiani si prostrava sotto le vólte auguste e rinnovava, in più grandi proporzioni, lo stesso spettacolo di pietà, accostandosi tutti alla Sacra Mensa. Dall'Oratorio S. Paolo ne accorsero 450 in corteo, preceduti dalla banda musicale. Celebrò e rivolse a tutti paterne parole Mons. Vescovo d'Ivrea.
Colleghiamo questi due pellegrinaggi con il quotidiano pellegrinaggio di migliaia di fedeli, particolarmente nella vigilia e nel giorno solenne, quando le visite per lucrare l'indulgenza plenaria toties quoties, concessa da Papa Benedetto XV, divennero in certe ore impossibili, e si' avrà un'idea della pietà della moltitudine accorsa alla festa di Maria Ausiliatrice. Le Sante Comunioni dispensate nei primi 28 giorni del mese furono più di 36.000; in quattro giorni, dal 22 al 25 maggio, salirono a 22.000: sono dunque più di 58.000 le Sante Comunioni distribuite in 32 giorni!
E chi può dire quante migliaia di persone siano accorse al Santuario dal 23 al 25 maggio?
La grande solennità.
I primi Vespri - La Veglia Santa - Il Pontificale del Vescovo d'Ivrea - L'Em.mo Card. Richelmy imparte la Benedizione solenne - Il Rosario per I morti in guerra.
Già prima dei primi Vespri, pontificati da S. E. R. Mons. Matteo Filipello, Vescovo d'Ivrea, non era più possibile, se non per le porte laterali e contentandosi di fermarsi sulle soglie, compiere le visite predette!
Il Santuario rimase così gremito fino a tarda ora, e pieno di oranti tutta la notte. Alle 22.30 cominciò la Veglia Santa con la visita ai 7 altari, quindi si espose il SS. Sacramento e dopo un'ora d'adorazione predicata dal ch.mo prof. D. Gaetano D'Ardia, s'intonò il Magnificat, si recitò la supplica a Maria SS. Ausiliatrice, cui seguì la recita dell'intero Rosario secondo l'intenzione di tutti i Divoti e, dopo il canto delle Litanie e la benedizione solenne col SS. Sacramento, uscì la prima messa celebrata dal Curato della Basilica, Don Roberto Riccardi.
Poco dopo s'iniziava la celebrazione delle S. Messe a tutti gli altari, le quali, insieme con la distribuzione delle S. Comunioni, si protrassero fin dopo il mezzodì. Il rev.mo sig. Don Albera celebrò all'altare di Maria Ausiliatrice alle ore 6, raccomandando paternamente alla cara « Madonna di Don Bosco » tutti i suoi figli e Cooperatori. Alle 7,15 celebrò allo stesso altare Sua Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza, che dopo aver comunicato il piccolo clero, donava Gesù in Sacramento a uno stuolo di bravi ufficiali, sui primi gradini dell'altare : e alle 10 teneva il pontificale solenne Sua Ecc. Rev.ma Mons. Matteo Filipello, Vescovo d'Ivrea. E il Santuario rigurgitò sempre di popolo devoto, continuamente orante.
Nel pomeriggio, come già durante la notte, più volte, a istanza dei fedeli, si dovette dare dal pulpito la Benedizione di Maria Ausiliatrice, facendola sempre precedere da opportuna esortazione: e alle 16 s'impartì una prima, Benedizione Eucaristica a comodità dei pellegrini.
I secondi Vespri, pontificati da Mons. Vescovo d'Ivrea, uscivano alle ore 18,30, e dopo di essi il Teol. Avv. Viancini diceva il panegirico della dolce e pietosa Ausiliatrice dei singoli cristiani, della Chiesa e della Patria.
La funzione solenne si chiuse con una seconda Benedizione Eucaristica, impartita pontificalmente dall'Em.mo sig. Card. A. Richelmy.
Il Santuario restò aperto fino a tarda ora, quando la lunga teoria di preghiere, incessanti dalle prime ore della vigilia, fu coronata dalla pubblica recita del S. Rosario per tutti i morti in guerra... Oh! la loro memoria viva eterna nei superstiti per dovere di carità e di giustizia, e ad alto ammonimento : e la preghiera per loro diventi comune nelle famiglie crìstiane e vi duri quanto il ricordo dell'immane conflitto.
La domenica 25 maggio.
Solenne giornata Eucaristica per i bisogni della Chiesa e della Patria - Gesù Sacramentato esce trionfalmente nel piazzale interno dell'Oratorio.
La domenica 25 maggio, dopo l'accennato pellegrinaggio degli Oratori maschili, uscì la messa solenne, quindi si espose il SS. Sacramento. Le preghiere che si rinnovarono durante il giorno da una folla immensa, specialmente alle ore di adorazione solenne, predicate dalle 11 alle 12 dal rev. P. Lorenzini della C. di G. per tutti i divoti di Maria Ausiliatrice, e dalle 15 alle 16 dal Teol. D. Matteo Piozzo per le Dame Patronesse delle Opere del Venerabile Don Bosco e per le Cooperatrici Salesiane, furono rivolte al Signore in suffragio di tutti i defunti Divoti di Maria Ausiliatrice e benefattori del Santuario, e insieme per i bisogni della Patria e della Chiesa nell'ora presente.
Questa seconda giornata solenne ebbe termine con una processione del Santissimo Sacramento nel primo piazzale interno dell'Oratorio, gremito di popolo.
Il sacro corteo, composto delle varie Copagnie dei nostri Oratori, maschili e femminili, delle Associazioni Parrocchiali e di numerosissimo Clero, sostò in capo al piazzale, ov'era stato eretto un altare sotto un elegante baldacchino, e là e in fine all'altar maggiore venne impartita la Benedizione con Gesù Sacramentato.
Il programma musicale.
Delle esecuzioni musicali non tocca a noi a fare l'elogio: noi ci limitiamo a riferirne il programma e a rilevare semplicemente che esse confermarono ancor una volta il valore della nostra Schola cantorum e il buon gusto e la pazienza del suo Maestro, il Cav. Giuseppe Dogliani.
Ecco il programma
23 maggio - Sera: - Sacerdos el Pontifex del M° Sac. Gio. PAGELLA. - Vespro del M° Cav. G. DOGLIANI - Inno: Saepe dum Christi di S. E. il Card. GIOVANNI CAGLIERO - Magnificai del M° Sac. G. PA-. GELLA. - Prima della Benedizione col SS.: O Maria, Virgo Potens, grande Antifona del M° Sac. G. PAGELLA - Tantum Ergo solenne di S. E. il Card. CAGLIERO.
24 maggio-Mattino: - Sacerdos el Pontifex del M° Sac. G. PAGELLA - Missa Solemnis del M° A. DONINI - All'Offertorio: O Maria, Virgo Polens, grande Antifona del M° Sac. G. -PAGELLA. - Sera: - Come la vigilia.
Il carattere delle Feste.
Mancano a queste umili righe di cronaca i particolari che sarebbero necessari per far comprendere, almeno in parte, la profondità del religioso fervore che accompagnò le feste di Maria Ausiliatrice.
Uno dei nostri Missionari che dopo quarant'anni potè ancor una volta essere a Valdocco il 24 maggio, ci diceva con le lagrime agli occhi: - Sono commosso nel più profondo dell'anima e non posso parlare... Non avrei mai creduto che la Festa di Maria Ausiliatrice si fosse affermata in modo da richiamare al Santuario tutta Torino e tanti forestieri E perchè? per confessarsi, per comunicarsi e per pregare... Questo spettacolo produce in me lo stesso effetto che una muta dei più fervorosi esercizi spirituali.
In vero, solo che si rifletta alle VENTIDUEMILA COMUNIONI, che vennero DISTRIBUITE IN QUATTRO GioRNi, dal 22 al 25 maggio, è proprio il caso di ripetere: - Questo è un prodigio della Grazia del Signore!... - e no, miglior frutto non si poteva attendere dal mese della nostra cara Ausiliatrice nè miglior omaggio poteva ripromettersi questa dolcissima Madre nel Cinquantenario dell'Associazione de' suoi Divoti!
E si badi che per commemorare la solenne ricorrenza non si fece alcun programma speciale, ma la si associò alle consuete feste annuali del 24 maggio, limitandoci ad invitare i Divoti ad accorrere al Santuario di Valdocco dal giorno 18 al 25. E con qual esito? Se non ci fu possibile enumerare le migliaia di fedeli che affluirono al Santuario (oh senza dubbio furon più di duecentomila!... e chi non vide quel grande spettacolo di fede?) abbiamo però constatato che tra essi, in in poco più di mezza settimana, e solo nel Santuario, si ebbero, come abbiam detto, più di vENTiDUEMILA COMUNIONI. Oh! come ci parve rispondente alla divota solennità la preghiera del Postcommunio, ripetuta dal Vescovo pontificante: - Sii propizio, o Signore Gesù, al tuo popolo che &a partecipato al mistero del Tuo Corpo e del tuo Sangue; e mercè l'aiuto della Tua Santissima Madre sia esso liberato da ogni male e pericolo, e perseverante in ogni opera buona!
Sì, il popolo che gremiva il Santuario aveva ascoltato il grande ammonimento di Don Bosco: « Ad Jesum per Mariam » .... « Ami Gesù e si accosti a Gesù, chi ama la Madonna! » e per far onore alla Madre si era dato pensiero di stringere al cuore il Figlio Divino!
E bisognava vedere con qual fede ! Erano, tra la folla devota, schiere di giovani e di fanciulle hsi ad accostarsi di frequente alla Mensa Eucaristica sotto lo sguardo di Maria Ausiliatrice - operai esemplari - madri veramente cristiane - cooperatrici e cooperatori assidui al Santuario -e molti altri fedeli accorsi a Valdocco per sciogliere un voto o per sodisfare al precetto pasquale.
Abbiam visto intere famiglie, di tre, quattro e più figli, accompagnare in brune vesti le vedove mamme ed accostarsi con edificante rassegnazione alla S. Mensa, come avevano promesso di fare per tutta la vita, qualora il Signore avesse loro conservato il caro babbo... perito al fronte...: e accanto a loro numerose famiglie graziate con la piena incolumità dei loro membri da tutti i pericoli della guerra combattuta e dalle recenti epidemie - e con queste, madri e padri fortunati accompagnanti i propri figliuoli graziati per bontà della Madonna - e giovani sposi che avevano rimandato il viaggio di nozze al 24 maggio per implorare sulla loro unione la benedizione di Maria Ausiliatrice - e vecchi venerandi che dicevano d'esser venuti a prendere la benedizione di Maria Ausiliatrice prima d'incamminarsi per l'eternità - e, insieme con i fedeli, sacerdoti esemplari, desiderosi di celebrare nel Santuario e di ritemprarsi (come essi dicevano) nella visione di così straordinario spettacolo di fede per zelar sempre meglio la gloria di Dio e la Salvezza delle anime.
Ohi quante scene commoventi si svolsero in quei giorni santi sotto le vòlte del Santuario! Se volessimo accennarne le principali (e sarebbe un dovere e un umile segno di riconoscenza alla nostra pietosa Regina) non finiremmo così presto.
Un soldato, accorso dai confini della Toscana, presentandoci la medaglia di Maria Ausiliatrice, ci diceva: - « Son venuto a ringraziar la Madonna Ausiliatrice. Ebbi questa medaglia dal mio parroco il giorno della mia prima Comunione ed Essa mi ha salvato in guerra, mi ha sostenuto tra i dolori della prigionia e ridonato sano e salvo in famiglia! Non doveva venire per questa festa a Torino?»
Un operaio, che dovette attendere a lungo un po' di varco per uscire dalla Basilica dopo la funzione serale del 24 maggio, ripeteva con gli occhi pieni di gioia serena: - Oh! non importa aspettare! Si sta tanto bene qui... È una fortuna che possiamo avere solamente una volta all'anno!
L'omaggio di un gruppo di ufficiali.
Mettiamo fine a questi affrettatissimi appunti con un rilievo altamente edificante.
La mattina del 24 maggio, alla messa delle 7,15 celebrata da S. E. Mons. Castrale, un baldo stuolo di ufficiali si appressava all'altare, recando alla Madonna due grossi mazzi di rose, uno di rose bianche, l'altro di rose rosse. Quanti notarono quell'atto gentile e pio, non poterono non sentire un senso di commozione. Quante cose, in vero, non dicevano quei fiori, in mano a quei giovani fieri e credenti ! Ma nessuno potè frenar le lagrime quando, di lì a poco, subito dopo lo stuolo dei chierichetti, furon visti quegli stessi ufficiali, a quattro a quattro, salire i gradini dell'altare, quali con le mani giunte, quali con le braccia incrociate sul petto, e tutti - in divino ricambio d'amore - ricevere devotissimamente dalle mani del Vescovo il Sacro Corpo di Cristo.
Quale il religioso pensiero che li mosse ? Nascosta tra i fiori, avevano collocato una preghiera che diceva così
A Maria Ausiliatrice 24-V-1919 - nel IV Anniversario...
« Ausiliatrice nostra, eccoti le rose, che han coltivato i tuoi figli nelle trincee, fra i ghiaccìai delle valli Alpine, fra le brulle asprezze del Carso, fra i crepacci del Grappa, sulle sponde del Piave: dovunque, in terra, in mare, in cielo, essi Ti hanno invocato e pregato perchè Tu guardassi le loro famiglie lontane, i loro focolari deserti, perchè Tu benedicessi il loro valore e il loro sacrifizio nella vita e nella morte.
» Ausiliatrice nostra, eccoti le rose fiorite nei giorni dell'ansia, nei silenzi dell'anima: prima di sfogliarle sul cammino delle falangi vittoriose, vogliamo offrirle a Te, che hai benedetto le umili preghiere, fervide nella fede, calde nella speranza, ardenti nella carità.
» Ausiliatrice nostra, eccoti le rose, che le nostre mamme, le nostre sorelle, tutti i nostri cari hanno coltivato e irrorato di lagrime, nei giorni tristi, presso i Tuoi altari, invocandoti Regina delle Vittorie, Regina della Pace.
» Ausiliatrice nostra, di queste rose rosse ger mogliate nel sangue, di queste rose bianche cresciute nel dolore e nell'ombra, prima d'infiorarne i nostri vessilli e le nostre armi, prima di profumarne le divise grigie e le tende bianche, vogliamo adorno il Tuo altare, nel Tuo giorno Santo, qual trofeo della vittoria, in umile atto di ringraziamento e di omaggio.
» Ti offriamo, o Maria, le nostre amarezze e le nostre ansie passate: Ti offriamo la nostra gioia presente, che la Tua benedizione ci ha procurato: Ti offriamo il sorriso dei nostri fratelli, e il pianto delle vedove, delle madri e degli orfani, e l'olezzo delle rose che sbocciano sui tumuli dei fratelli scomparsi.
»Accetta, o Maria, la nostra offerta e benedici i voti che noi facciamo ai Tuoi piedi per mantenerci degni della Tua protezione nella nuova éra di pace sulla terra, nella Tua gloria in Cielo.
Un Gruppo di Ufficiali e Cappellani del R. Esercito.
La chiusura delle feste.
Della chiusura delle feste, celebratasi il 29 maggio, solennità dell'Ascensione di N. S. G. Cristo, con intervento di S. E. Rev.ma Mons. Francesco Franco, Vescovo di Ozieri, e conferenza salesiana del rev.mo Don Pietro Ricaldone, diciamo brevemente.
Sua Ecc. Rev.ma Mons. Franco al mattino ebbe la bontà di celebrare la messa della Comunione Generale e di assistere pontificalmente alla messa solenne.
Nel pomeriggio, dopo il canto dei Vespri, il rev.mo D. Ricaldone, Consigliere Professionale Generale della nostra Pia Società, reduce da un viaggio in Terra Santa, con la mente piena di ricordi del paese di Gesù, tenne la conferenza ai Cooperatori. Prendendo lo spunto dalla solennità del giorno, disse che prima di salire con Gesù al possesso del regno dei cieli, i buoni cristiani debbono abbassarsi alle miserie dei propri fratelli e apportarvi rimedio. Si presentano a noi poveri ciechi che ci domandano d'essere illuminati; infelici lebbrosi che non hanno più un membro sano, e vedove madri che piangono sulla morte dei propri figliuoli. Noi dobbiamo consolar tutti questi infelici come li consolava Gesù: e particolarmente dobbiamo salvare la povera gioventù, risuscitandola dalla morte del peccato. Il Conferenziere conchiuse col dire a tutti, come parola d'ordine in nome del sig. Don Albera: Zelate lo sviluppo dell'Opera Salesiana al Borgo S. Paolo in Torino.
La solemne cerimonia si conchiuse col canto del Te Deum dell'Em.mo Card. Cagliero e la Benedizione Eucaristica impartita pontificalmente da S. Ecc. Mons. Franco.
Delle principali feste celebratesi altrove in onore di Maria SS. Ausiliatrice diremo nei prossimi numeri.
La Repubblica di Nicaragua ha introdotto con apposita legge l'insegnamento religioso in tutte le scuole: Per il fatto in sè eloquentissimo e la splendida motivazione con cui esso fu presentato alla Nazione, è bene conoscere, nella sua integrità, il nobile documento.
REPUBBLICA DI NICARAGUA.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerando:
che uno dei doveri più gravi è vigilare sull'elevazione del livello morale della società e che per questo è indispensabile inculcare nelle coscienze quei principii morali che sono inconcussi per la loro sapienza ed universalità;
Considerando:
che per questo nulla è più opportuno quanto il trasfonderne le nozioni per mezzo dei centri di educazione;
Considerando:
che le nostre istituzioni - come quelle di tutti i paesi che stanno nel mondo all'avanguardia della civiltà - sono basate sulla morale cristiana, e tenuto conto che da questa morale sono sorrette tutte le volontà che stanno sottomesse alle leggi della Nazione, le quali da questa morale sono derivate - e che per conseguenza è anche un dovere imprescindibile il procurare l'istruzione religiosa, non solo negli stabilimenti di istruzione primaria ma anche in quelli di istruzione secondaria, poichè la Morale si fonda sulla Religione;
DECRETA:
I) Si riformino i programmi d'insegnamento per tutti i gradi d'istruzione secondaria negli istituti educativi nazionali e in tutte le scuole approvate e sussidiate, assegnandovi un posto adeguato alla Morale e alla Religione.
II) Questa legge avrà forza dal giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Sia comunicato a chi di ragione quanto sopra.
Managua, Dal Palazzo del Governo, 20 luglio 1918.
IL PRESIDENTE, EMILIO CHAMORRO. Il Ministro della P. I. DAVIDE AVELLANO.
Mentre richiamiamo l'attenzione dei confratelli, specialmente di quelli residenti all'Estero, sull'articolo nostro intorno « LA FESTA DEL PAPA », facciamo loro il duplice invito:
I) di comunicarci benevolmente le loro osservazioni per rendere più popolare e fruttuosa la «Festa »;
II) d'inviarci un breve ragguaglio del modo con cui essi l'hanno celebrata o promossa localmente, toccando delle particolarità più edificanti e del frutto raccolto..
Partenza di nuovi Missionari per la Cina.
La sera del martedì santo prendeva commiato ai piedi di Maria Ausiliatrice un fervoroso drappello di nove giovani sacerdoti destinati alla Missione Salesiana del Cuantung in Cina.
Nessun altro tempo ci parve più acconcio per la commovente funzione, come quello della Settimana Santa, in cui la Chiesa commemora il sublime sacrifizio dell'Uomo-Dio per la redenzione delle anime. Essi pure, i giovani sacerdoti, con alto sacrifizio erano là ai piedi dell'altare per dire addio alla patria, ai parenti, agli amici, e recarsi in terre lontane a dilatarvi il Regno di N. S. Gesù Cristo.
La sacra funzione esordì con una conferenza sulla nuova Missione tenuta dal Sac. Dott. Antonio Fasulo, salesiano, ai Cooperatori invitati alla cerimonia; e l'Em.mo Card. Richelmy, com'ebbe impartita pontificalmente la Benedizione Eucaristica, intonò le preghiere dei pellegrinanti, benedisse e consegnò a ciascuno dei partenti il Crocifisso, e a loro e ai fedeli che gremivano il Santuario rivolse un ispirato saluto.
« A chi debbo rivolgere la mia parola? - esclamava l'Eminentissimo. - A voi, o dilettissimi, che state per lasciar la Patria, i parenti, i Superiori, i Confratelli: ovvero alla turba che immota ha gli occhi fissi su voi e, nel farvi riverente corona, per voi sente amore e timore? Agli uni e agli altri rivolgerò un saluto con le parole del salmo: Domini est terra et plenitudo ejus: e con le altre dell'Apostolo: Sive vivimus, sive morimur, Dominii sumus!
» Sì, la terra, in tutta la sua superficie, è del Signore: e noi pure, tanto in vita, come in morte, apparteniamo a Lui! Niuno di noi vive per se medesimo e niuno muore per sè. Imperocchè se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. O moriamo adunque, o viviamo, noi siamo del Signore.
» Il Signore non è solamente il nostro buon Dio; Egli è il buon Dio di tutto il globo e di tutti i sudi abitanti.
» È il vostro buon Dio, o Torinesi, e purtroppo, anche tra voi, molti lo hanno dimenticato; e perciò ripeto a voi: deh! rammentate che siete del Signore: Domini estis!
» Ed insieme Egli è il buon Dio di quei popoli, che vivono ancora nelle tenebre di morte, e ai quali stanno per rivolgere il passo questi Missionari.
» Tutti, adunque, sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore!
» Ma permettetemi di chiedere: - Di noi chi sono i viventi? e chi i morti?
» A prima vista sembrerebbe che i viventi siamo noi, che rimaniamo nelle tranquille dimore della patria nostra... e che i morenti e i morti siate voi che partite, andando incontro a ogni sorta di fatiche e di pericoli.
» Ma non è così: i viventi siete voi, o cari Missionari, che rispondete all'invito del buon Dio e vi recate a evangelizzare lontani popoli che Egli ha creato, al par di noi, per la sua gloria: i viventi siete voi che zelate la gloria del buon Dio, aspirando generosamente alla conquista delle anime.
» E i morti, purtroppo, siamo noi, che tanto facilmente ci adagiamo nelle tranquillità o nelle preoccupazioni della vita, dimentichi bene spesso degli interessi di Dio.
» Per questo io ripeto a voi e a tutti noi: - Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore!
» Deh! siate del Signore voi, o buoni Missionari; e siate sempre del Signore!
» Questo noi vi abbiam pregato ai piedi di Maria Ausiliatrice e di Gesù in Sacramento: questo è il voto del buon Padre che si allieta dei generosi vostri propositi: questo è il voto della Società Salesiana che guarda a voi, come a figli prediletti; ed è pur il voto dei confratelli, degli amici e dei Torinesi che pieni di ammirazione vi fanno corona: « Siate sempre del Signore!»
» Ciò vi costerà bene dei grandi sacrifizi, eppure ve lo preghiamo ed auguriamo di cuore, come vi auguriamo di giungere sani e salvi alla metà del vostro viaggio, che è simbolo di quell'altra mèta che abbiamo tutti comune, cioè del cielo!
» Sì, nell'augurarvi un buon viaggio, noi, più d'ogni altra cosa, intendiamo appunto augurarvi ogni grazia spirituale, ogni benedizione del Signore: Domini sumus... Domini estis: Siate del Signore!
» L'augurio vivissimo del vostro buon Padre e di tutta questa imponente assemblea è che teniate sempre rivolti la mente e il cuore al Signore; e che ben lungi di cercare la vostra sodisfazione o il plauso degli uomini, cerchiate solo la gloria di Dio e la salvezza delle anime alle quali siete mandati, come solo la gloria di Dio e la salvezza delle anime cercò in tutta la vita il vostro Venerabile Fondatore.
» E faccia il Signore che con la vita da voi interamente spesa nelle apostoliche fatiche, o nelle persecuzioni fortemente sopportate, o nelle malattie e in tutte le altre avversità tollerate cristianamente fino al momento di esalare l'ultimo respiro, voi abbiate a ottenere anche a noi di vivere sempre per il Signore!
» Deh! pregate a questo fine.... Rispondete allo stesso nostro augurio colle preghiere e colle opere del vostro apostolato, e otteneteci dal Signore che abbiam noi pure a vivere del suo pensiero per crescere nelle sue benedizioni.
» Pregate perchè nessuno di questa città augusta, che è riguardata come la culla dell'odierno incivilimento, abbia mai a dimenticare che la sua vita appartiene al Signore. Oh! sì, pregate perchè tutti ci rammentiamo che, tanto in vita quanto in morte, noi siamo del Signore: Sive vivimus, sive morimur, Domini sumus ».
Le parole dell'Eminentissimo, dette a voce alta, dolce e insinuante, furono ascoltate con visibile commozione da tutti, specialmente dai Missionari, i quali, subito dopo, passarono all'abbraccio di D. Albera e degli altri Superiori.
Il generoso drappello doveva imbarcarsi a Marsiglia il Lunedì di Pasqua, 21 aprile. Senonchè, avvisati a tempo che il piroscafo sul quale avevano già accaparrato i posti aveva differito la partenza, rimasero a Torino in attesa che qualche altra Compagnia di navigazione affrettasse uno dei suoi piroscafi verso l'estremo Oriente, ov'essi devono approdare. Finora, le pratiche, ripetutamente compiute, furono vane! Nella speranza che presto possano mettersi in viaggio, noi li raccomandiamo fin d'ora alle preghiere dei Cooperatori.
Esercizi spirituali per Cooperatori ed Ex-allievi Salesiani.
Dopo le vicende di questi ultimi tempi torna particolarmente caro allo spirito il raccogliersi in devota meditazione e pregare. La vita che il Signore ci ha conservata è un gran dono di cui dobbiam fare diligentissimo uso.
Per questo motivo e nel desiderio di mantenere in fiore una delle più sante sollecitudini di Don Bosco, il venerato nostro Superiore Don Albera ha deciso di tener anche quest'anno, nonostante le gravi difficoltà, un Corso d'Esercizi Spirituali per quei pii secolari che bramano passare alcuni giorni in quiete e pio raccoglimento. L'invito è rivolto in modo speciale ai nostri zelanti Cooperatori e agli amati ex-allievi.
Il Corso avrà luogo - dalla sera del 13 al mattino del 17 agosto - nel Seminario delle Missioni Estere in Valsalice, presso le venerate tombe di Don Bosco e di Don Rua.
La retta è fissata in L. 25.
Le domande siano inviate - possibilmente non più tardi del 1° agosto - allo stesso rev.mo sig. Don Paolo Albera, Via Cottolengo, 32, Torino.
L'Italia è la terra prediletta cui Iddio fu largo dei suoi doni di natura e di grazia più che ad ogni altro paese: e il popolo italiano - diciamolo a nostro conforto e incoraggiamento - è pur quello che ha più d'ogni altro la disposizione e l'amore alla Fede. Anche tra noi vi son quelli che non credono, o meglio che non . vivono in conformità della Fede che hanno in cuore : avvicinateli, lavorateli, illuminateli, ricordate ad essi le grandi verità eterne, e vedrete di che cosa sono capaci.
Noi riceviamo e pubblichiamo con santa sodisfazione queste care notizie.
Il 24 marzo 1919 segnerà una data memoranda nel movimento cattolico tra gl'Italiani sparsi sulla costa del Pacifico. La sera precedente si era fatta la solenne chiusura di una missione predicata dal rev. Don Coppo, Ispettore dei Salesiani negli Stati Uniti e dal rev. Don Boschi S. J. I Missionari invitarono gl'Italiani ad accorrere numerosi nel giorno seguente per onorare Maria SS. Ausiliatrice e consecrare a Lei se stessi e la nuova Società che, con il nome di « Unione Cattolica Italiana » doveva essere inaugurata da S. E. Rev.ma l'Arcivescovo di S. Francisco.
I bravi Italiani risposero con entusiasmo all'invito. Al mattino del 24 numerosissimi furono quelli che si accostarono ai Santi Sacramenti; ed alla sera, quando S. E. Mons. Nanna giunse alla Chiesa, più di mille Italiani erano presenti per la solenne funzione. La magnifica statua dell'Ausiliatrice, in una splendida gloria di luci e fiori, invitava dal suo trono i figli della gloriosa nostra Italia a consacrarle i loro cuori. E l'Ispettore Salesiano Don Coppo salì sul pulpito, e dopo un breve fervorino pronunciò l'atto di consecrazione.
Tutti i presenti, tutte le Società Cattoliche della Parrocchia e specialmente l'Unione Cattolica Italiana e gli 85o giovani che dalla Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo erano partiti per la guerra, vennero consecrati alla benedetta Madre di Dio, all'Ausiliatrice dei Cristiani.
Subito dopo, l'Arcivescovo Mons. Hanna impartì la trina Benedizione, quindi rivolse un fervido saluto e un caldo appello ai presenti perchè continuassero a dimostrarsi figli degni di quella Religione che ha fatto grande la loro Patria.
Finita la funzione, gl'Italiani si riversarono nella Sala-Teatro della Chiesa in Grant Ave, ove li attendeva una grata sorpresa.
Una trentina di Esploratori Italo-Americani diedero fiato alle trombe e suonarono l'inno americano. Era il primo saggio della banda Italo-Americana che i Salesiani avevano stabilito d'inaugurar solennemente il 24 maggio.
Subito dopo Don Coppo dava un cenno sullo scopo della nuova Associazione. Essendo essa di grande importanza per l'avvenire religioso dei nostri connazionali, e per il bell'esempio in sè, che, se fosse largamente imitato, arrecherebbe i più grandi vantaggi alla Religione e alla Patria, noi ci permettiamo di trascrivere - a comune edificazione - due passi tolti dal libro dei Verbali.
Il primo sorgere della nuova Associazione risale al 12 marzo.
«Addì 12 marzo si tenne in S. Francisco un'adunanza importantissima per istudiare il modo di meglio provvedere al bene religioso, morale e civile degli Italiani della California e Stati limitrofi. Presero parte all'adunanza S. Ecc. Rev.ma Mors. E. Nanna, Arcivescovo di S. Francisco, in qualità di Presidente Onorario, il rev.mo Don Coppo Ispettore dei Salesiani, come Presidente Effettivo, e molti illustri membri del Clero e del Laicato Cattolico Italiano della California.
Dopo varie importanti discussioni ed utilissimi deliberati, fu decisa la fondazione di una Società, che si proponesse l'esecuzione di quanto era stato approvato.
Tutti i presenti accettarono di far parte della nuova Società e sottoscrissero immediatamente la somma di 42o dollari come primo fondo cassa. S. E. Rev.ma l'Arcivescovo di San Francisco venne acclamato Presidente Onorario, e fu costituito un Consiglio provvisorio con l'incarico di preparare lo Statuto e studiare le proposte che più efficacemente potessero far raggiungere lo scopo della Società.
Voto unanime fu che fosse promossa la buona lettura fra gli Italiani per ravvivare sempre più l'amore alla Religione ed alla Patria. Si propose perciò che la nuova Associazione fosse chiamata « Società Buona Stampa » ed avesse per motto le parole: « Religione e Patria ».
Fu deciso che nella sera del 24 corrente si sarebbe inaugurata ufficialmente la nuova Società nella Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, dandole a Patrona Maria SS. Ausiliatrice. S. E. l'Arcivescovo promise d'intervenirvi ».
Sei giorni dopo il Consiglio provvisorio tenne un'altra riunione.
« Addì 18 marzo 1919, il Consiglio tenne la sua prima adunanza e dopo aver considerato che:
a) La nuova Società dava solida speranza di riuscire meglio di quanto fosse aspettato, e conveniva perciò allargarne lo scopo, facendola promotrice non solo di buone letture, ma eziandio di conferenze, di assistenza religiosa e civile, e di quanto potesse giovare agl'Italiani:
2) che la fondazione di un nuovo giornale avrebbe richiesto una somma molto più rilevante che non l'adottarne uno già esistente:
3) che urgeva trovare molti nuovi membri dell'uno e dell'altro sesso per formare una forte unione:
Deliberò le seguenti proposte:
1) Alla nuova Società verrà dato il nome di « Unione Cattolica Italiana ».
2) Si adotterà, almeno temporaneamente, come organo dell'Unione un periodico già esistente, a patto che il medesimo si obblighi di svolgerne il programma religioso, morale e patriottico....
Don Coppo adunque illustrò lo scopo della nuova Unione Cattolica Italiana. Rilevò che il programma della medesima si compendiava. nel motto « Religione e Patria » dalla nuova Società adottato; e annunciò che a primo Presidente era stato eletto all'unanimità l'Avv. Giacomo Bacigalupi, il quale non è solo una gloria del foro nella città di S. Francisco e dello Stato di California, ma è anche Vice Presidente della Banca d'Italia, la più potente istituzione bancaria Italo-Americana degli Stati Uniti.
Dopo un breve saluto ai presenti, il Presidente ringraziò Mons. Arcivescovo per aver voluto onorare di sua presenza la prima adunanza dell'Unione e lo pregò di volerle rivolgere la sua parola di Pastore e di Padre.
L'illustre Prelato annuì, e dopo aver innalzato un sublime elogio alla grandezza degl'Italiani e dell'Italia, si disse lieto d'inaugurare la nuova Società perchè nell' Unione sta la forza,, e se gl'Italiani della sua Archidiocesi saranno uniti nel bene, senza dubbio opereranno meraviglie ad onore della Religione e della Patria. Ripetè ancora che l'Unione era destinata a produrre un gran bene fra gl'Italiani della California e di tutti gli Stati Uniti.
Il Presidente presentò quindi il Sac. Dott. Bandini accorso appositamente da Stockton. Il dotto oratore rinnovò il più caldo appello ai presenti perchè si adoperassero con tutte le, forze a tradurre in pratica il programma dell'Unione, e promise di far di tutto perchè anche gl'Italiani della Città di Stockton facessero altrettanto.
Ultimo a parlare fu l'Avvocato Adriano, il quale, con voce limpida e con accento schiettamente italiano, invitò i presenti ad imitare quelli che generosamente avevan già sottoscritto per formare il primo fondo cassa dell'U. C. I.
Le parole del giovane Avvocato non furono rivolte al deserto. Prima che la banda dei Giovani Esploratori terminasse l'inno di chiusura, le sottoscrizioni erano salite a ottocento dollari.
Così venne inaugurata l'U. C. I. (cioè l'Unione Cattolica Italiana) addì 24 marzo 1919 e consacrata alla Vergine SS. Ausiliatrice. C'è tutto a sperare che opererà un gran bene per la gloria di Dio e per l'onore d'Italia sulla costa del Pacifico.
A buon conto il periodico ideato dalla nuova Società ha fatto la sua prima comparsa !
Bravi Italiani ! Avanti in nome di Dio !
Fatti e detti di Don Bosco
Memorie inedite.
XIV. Il racconto di un ex-allievo dell'Oratorio.
L'ultima volta che vidi il Dott. Bestente fu la sera del 12 dicembre 1918 nel suo Gabinetto in Municipio (1). Mi trattenne circa un'ora e il colloquio si aggirò su Don Bosco, su Don Rua e sull'Oratorio. Le sue confidenze le trascrissi subito e, oserei dire, testualmente. Disse così:
- Era ancora ragazzo quando mio padre, che aveva una grande stima per Don Bosco, mi collocò nell'Oratorio, ove passai un anno, il 1867... Che tempi eroici erano quelli!... per quanto resi indimenticabili dal regime il più bonario e paterno che si possa immaginare. Io non riusciva a mangiar la minestra; e un giorno che l'assistente di studio, Don Racca, ci disse che se avevamo dei desiderata di qualunque genere, li stendessimo su d'un foglio e consegnassimo i fogli a lui, chè i Superiori, nel limite del possibile, si sarebbero data premura d'accontentarci, scrissi: Io non Posso mangiarla minestra. Il giorno dopo, in tempo di ricreazione, me ne stava in cortile, pensieroso e solitario, sotto la camera di Don Bosco, presso l'atrio ove da noi studenti si dicevano le preghiere della sera, quando, alzando a caso lo sguardo, vedo venir giù per aria, adagio adagio, un piccolo foglio aperto, come se cadesse dalle nuvole. Attesi con le mani alzate che arrivasse fino a me e l'afferrai con un sensodi curiosità. Era il mio biglietto dove mi lagnava della minestra!... Parlai con Don Bosco, e compresi sempre meglio che su Don Bosco e Don Rua pesava tutta intera la responsabilità dell'Oratorio.
Dico anche su Don Rua: perchè era così, e anche Don Rua ha lasciato in me un ricordo indimenticabile di quegli anni, oggi molto lontani. Io non era farina da far ostie: ma il mio dovere lo faceva e Don Bosco mi voleva bene, anzi avendo posato lo sguardo su di me, pensava che poteva riuscire un buon prete; e sta il fatto che ìn fin d'anno, presentandomi a Don Rua per aver il biglietto di uscita dall'Oratorio, mi sento dire:
- Bene, bene, va' pure a casa, ma per tua norma io trattengo qui il tuo corredo. Don Bosco m'ha detto che vuol che ritorni all'Oratorio; egli spera che potrai divenire
Capii a volo e: - Ah! io non voglio farmi prete, l'interruppi bruscamente, e nemmeno voglio tornare all'Oratorio.
- Oh! e perchè?
- Perchè non voglio!
- Sarà, ma io scriverò a tuo padre ciò che mi ha detto Don Bosco; quindi fa' buone vacanze, mio caro, e arrivederci!
Partii molto scontento per non essere riuscito a ottenere da Don Rua il mio corredo né ad avere in mano il residuo del mio deposito pecuniario. Compresi molto tempo dopo, che era stato ben ingenuo a pensare di rimuovere Don Rua da un ordine avuto da Don Bosco.
E il corredo giunse a casa e giunsero anche i denari, e io non tornai più all'Oratorio e non rividi più nè Don Bosco, nè Don Rua per molti anni... fino al 1881, quando già medico e assistente all'Ospedale Mauriziano, un bel giorno, scendendo le scale dell'Ospedale, vidi salire un prete. Era Don Bosco. Lo riconobbi e volendo, nella prima impressione, passargli inosservato, indugiai sul pianerottolo, rinculando più che poteva contro il muro, facendo contemporaneamente un inchino molto spiccio che diceva:
- Passi, passi, e faccia presto, reverendo, chè ho premura.
M'ingannai... Anche Don Bosco, sebbene avesse già gli occhi stanchi, subito riconobbe in me un antico allievo dell'Oratorio: e fermatosi, mi s'accostò sorridendo ed esclamando:
- Ah! non mi scappi... Tu sei... aspetta, aspetta... te lo dico io... tu sei... Bestente, tu, Bestente! - E, di botto, come se continuasse un discorso interrotto il giorno prima, continuò: - E sei ancor inquieto con Don Bosco?
- Oh! e perchè debbo essere inquieto con Don Bosco? risposi.
- Allora perchè non ti sei fatto più vedere? Vedi: credeva di proporti una carriera che mi pareva adatta... e tu ne hai seguita un'altra, è vero, ma vedo che ti sei fatto onore. Bravo, son contento, e mi rallegro con te
Cercava di abbozzare due parole di complimento e di scusa, e Don Bosco accortosi del mio imbarazzo, senza darmi tempo di proseguire, continuò: - Bene, bene, ora facciamo la pace... Ascolta: il giorno tale... sarà festa per i giovani dell'Oratorio e avremo con noi anche dei Vescovi... vieni a pranzo tu pure.
Voleva rifiutare, ma Don Bosco non me lo consentì, e: - Mi offenderei io, conchiuse, se non venissi. Siamo intesi; ti aspetto infallantemente.
Vi andai. Il pranzo, al quale erano invitati molti benefattori della Casa, era stato prepa rato nella sala della Biblioteca... a quella tavola, lunga lunga, che finisce in quell'angolo sempre oscuro per mancanza di finestre... Don Bosco venne in sala accompagnando i Vescovi e salutando gli invitati; ed io, confuso nel gruppo di questi, manovrando destramente, riuscii a mettermi proprìo nel cantuccio più nascosto.
E credeva di non esser visto da Don Bosco sino alla fine del pranzo, quando, giunti ai brindisi, lo vedo, col suo sorriso abituale, volgere lentamente lo sguardo in giro, come in saluto ai singoli commensali. Prima guardò dalla parte opposta alla mia, e quando il suo sguardo giunse al fondo dov'era io, alzandola di scatto, appuntò verso me la mano, facendomi cenno d'alzarmi e di avvicinarmi... Mi sentii caldo alla faccia e avrei preferito d'esser lontano mille miglia... Ma siccome la mano di Don Bosco sempre tesa alto continuava a chiamarmi, m'alzai, e tra gli sguardi di tutti mi mossi e mi portai al centro della sala, ma non dalla parte ov'era Don Bosco, oh! no, no! ma da quella ove sedevano i Vescovi. Ed egli, senza punto turbarsi: « Eccellenze, disse, abbiano la bontà di allargarsi un tantino per far posto a cotesta mia cara pecorella smarrita! » E fatta appressare una sedia, volle che mi sedessi di fronte a lui, in mezzo ai Vescovi, ai quali cominciò a fare il mio panegirico con tanta bontà, che da quel momento sentii ridestarmisi in cuore tutto il mio affetto per lui.
E tanto mi affezionai a Don Bosco e all'Oratorio che ebbi l'onore di assistere Don Bosco nell'ultima malattia e di curarne la salma. Io era il più giovane dei medici che lo avvicinavano; e a me, come a un figliuolo, faceva le sue confidenze, quantunque avesse tutta la fiducia nei tre altri dottori, chiamati spesso a consulto, Albertotti, Fissore e Vignolo.
Rammento che l'ultima volta che fui a visitarlo, il 29 gennaio 1888, essendo io uscito in quel mattino vestito da ufficiale, per non so quale rivista, e non avendo più tempo di tornare a casa a cambiarmi, fui un po' indeciso se dovessi o no presentarmi a Don Bosco in uniforme.
Con tutta confidenza gli accennai il mio dubbio ed egli, quasi stupito, mi domandò: - E perchè? - Perchè, risposi, sa bene, Don Bosco è un prete e venirlo a trovare con una divisa che ricorda il Re... sa bene... il Papa e il Re... il dominio temporale
Don Bosco non potè trattenersi dal sorridere allegramente; poi, fattosi serio e scandendo quasi le parole:
- Ascolta, mio caro Bestente, mi disse, siffatte questioni non riguardano nessuno di noi, nè te, nè me... e penseranno a scioglierle quelli che possono scioglierle... Noi abbiamo altri doveri da compiere. Io, che son prete, devo pensare a servire la Chiesa e il Papa, come meglio so e posso; e tu che vesti la divisa militare devi pensare a servir bene la Patria e il Re. Procuriamo ciascuno di compier bene il nostro dovere; ecco ciò che deve importare a me e a te, questo e null'altro.
E fu in quegli ultimi giorni che Don Rua mi confidò che non sapeva com'avrebbe dovuto regolarsi dopo la morte di Don Bosco: cioè se fosse toccato a lui, che era il Vicario di Don Bosco, dare le disposizioni dei funerali, o se quest'ufficio fosse toccato ad altri; e ripetutamente mi pregò perchè, in bel modo, ne facessi parola a Don Bosco. Proprio così. E io feci la commissione.
Alla mia domanda Don Bosco mi diede uno di quegli sguardi che rivelavano senz'altro la risposta, poi esclamò:
Come? Don Rua ha siffatte preoccupazioni?
- Sa, risposi, Don Rua ne fa una questione delicata, temendo di ledere alcun diritto altrui
- Digli, mi rispose il morente, che l'Oratorio e tutta l'Opera di Don Bosco è come una casa, e quindi anch'essa ha un tetto. Sai che cosa avviene quando la pioggia cade sui tetti? Le goccie che cadono sulla tegola più alta scendono sulla seconda, dalla seconda vanno alla terza, e giù giù fino all'ultima tegola. Di' a Don Rua che stia tranquillo. L'acqua cadrà dalla prima tegola alla seconda, senza difficoltà di sorta!
Non feci la risposta a Don Rua, se non dopo che Don Bosco era spirato. Aveva finito allora allora di lavarne la salma, quando Don Rua mi si avvicinò tutto dolente e mi disse:
- Ebbene, Bestente, ti sei rammentato di far la mia domanda a Don Bosco? Che rispose? Chi deve prendere le disposizioni per i funerali?
Gli ripetei le semplici e chiare parole di Don Bosco, e poiche egli nicchiava ancora: - Ma chi è la seconda tegola di questa casa? osservai. Dopo Don Bosco non vien subito lei? Tocca dunque a Lei... se l'acqua va pel suo verso.
E fu così. Dopo pochi giorni mi giungeva un biglietto di Don Rua, che credo di avere ancora, con cui mi accompagnava il dono di un calamaio già appartenuto a Gregorio XVI, in ringraziamento delle cure prestate a Don Bosco...
Fin qui le rimembranze del caro dott. Bestente nell'accennata sera del 12 dicembre u. s. C'era nella sua parola una chiarezza cosi incisiva che pareva dettasse un testamento, e insieme un'intima soddisfazione, che dava alla sua faccia, un'espressione di bonarietà più forte e più serena dell'usato. Non valeva la pena di prenderne memoria?
Torino, aprile 1919.
Un Salesiano.
(1) Il Cav. Dott. Tommaso Sestente moriva nel marzo u. s. Sia questo ricordo un pegno della viva riconoscenza che gli dobbiamo. Riposi in Dio
CINA.
I Missionari Salesiani del Cuantung sul campo del lavoro.
(Note del Missionario Dottor D. Sante Garelli). I.
Di nuovo a Canton - Lungo il "Fiume delle perle" - Nel territorio della Missione - Il primo saluto - Ricordando: Visita e ricevimento solenne alla Missione di Sia=Kei : Commovente cerimonia religiosa: Una cena alla cinese.
Arrivò il 15 ottobre: fu il giorno della partenza definitiva da Macao per la nostra Missione. Gnavi non cì seguiva: ma nella cena d'addio, da buon cuoco, fece onore a noi e a sè stesso.
Nel cortiletto della portieria i Confratelli ci diedero il loro ultimo saluto, mentre i centocinquanta alunni dell'Orfanotrofio ci salutavano essi pure battendo fragorosamente le mani e levando alte grida.
Alle nove di sera muovevamo dal porto di Macao ed eravamo nuovamente a Canton la mattina seguente:
Non trovammo più Monsignor De Guébriand, partito per la consacrazione del nuovo Vescovo di Si-Cioen: trovammo invece il Commendator Volpicelli, che ci volle di nuovo con sè tutta la giornata.
Non ostante le sue vive insistenze si dovette fissare la partenza da Cantora per il giorno seguente.
A tarda sera ricevemmo dal Commendatore l'avviso del passaggio di parecchi Ufficiali italiani, diretti in Siberia. Volentieri ci saremmo fermati per passare una giornata con loro presso il Console ; ma non ci fu possibile il cambiare quanto erasi fissato.
Tuttavia il mattino seguente, passando dinanzi al porto per recarci alla stazione, scorgemmo su di un battello i nostri ufficiali in compagnia del sig. Console, e scambiammo con essi un saluto.
Alla stazione salimmo in un carozzone di 3a classe. Nessun scompartimento in tutta la sua molto estesa lunghezza. Un lungo doppio sedile l'attraversava da un capo all'altro. Ben presto divenne pieno, rigurgitante di Cinesi, tutti uomini, perchè le donne viaggiano, almeno per la 3a classe, in carrozzoni a parte.
Si viaggiò fino alle cinque del pomeriggio quasi sempre lungo le rive del « Fiume delle perle », le cui limpide acque rispecchiano ora villaggetti, ora verdeggianti risaie, ora pittoresche montagnole, ombreggiate ai loro piedi da boschetti di bambù.
Avevamo appena toccato il primo lembo di territorio della nostra Missione, quando salirono a darci il primo saluto tre mansuetissime pecorelle del nostro ovile. Ve li immaginate? Catene di ferro al collo, legati l'uno all'altro e custoditi da ben armati soldati. Erano tre ladroni che salutarono Don Versiglia con perfetta disinvoltura, come vecchi amici.
Il primo incontro ed il primo saluto lasciano nulla a desiderare. Non veniamo forse a spezzare catene ben più pesanti di quelle di ferro, e tenute strette da ben altri custodi?
Man mano che il treno si avanzava, ci avvicinavamo al nostro campo di lavoro.
Lo sentivamo: e come non sentirlo in paese ove tutto è per lo più strano e incomprensibile al nostro modo di vedere, alle nostre abitudini? Tuttavia questa volta ci sentivamo più tranquilli, perchè avevano potuto metterci un poco a contatto con la vita cinese qualche settimana prima.
Ritornando da Canton a Macao, dopo la visita a Monsignor De Guébriand, eravamo passati per la Missione di D. Pedrazzini. Un'ampia Missione con due residenze: Sin-Lan e Sia-Kei.
Ci fermammo poco nella prima, di minore importanza, dove tuttavia si esigerebbe la presenza stabile di un Missionario. Così abbandonata come si trova, è proprio grazia di Dio se si mantengono cristiani i parecchi fedeli che vi sono.
Ma a Sia-Kei, dove risiede regolarmente Don Pedrazzini, avemmo ricevimento solenne. Appena sbarcati, trovammo subito pronti sette palanchini: Vi salimmo e così formammo una lunga fila, aperta dal Presidente dell'Associazione Cristiana, un ottimo cinese, salito anche egli in palanchino. Figuratevi: Ogni palanchino ha le due stanghe della lunghezza di circa quattro metri, e noi eravamo in otto, l'uno dietro l'altro. Una vera processione per le vie strette di Sia-Kei.
Tutti dovevano per forza fermarsi e contemplare le nostre barbute facce Europee. Non avevano mai visti tanti Missionari in vita loro e ci guardavano con gli occhi sbarrati. E noi, a dir vero, in quelle portantine, fra due ali di gente ammirata, facevamo non piccolo sforzo a mantenere la serietà richiesta dalla gravità del momento.
Arrivati alla Missione credemmo di essere tornati in primo campo di battaglia: una nutritissima e prolungata salve di petardi ci fece temere di essere circondati da una decina di mitragliatrici. Era il consueto saluto dei cinesi agli ospiti graditi.
Il giorno dopo, funzioni solenni nella graziosa cappelletta delle Missioni. Avemmo anzi la consolazione di rigenerare nelle acque del Santo Battesimo sei nuovi cristiani: una donna, un bambino, un ragazzo e tre adulti. La gravità e la divozione dei neofiti prima di ricevere il Sacramento, che stava per redimerli dalla schiavitù del demonio, anzi dei troppo numerosi demoni cui sono legati i Cinesi, ci lasciavano intendere il lavoro e lo zelo di Don Pedrazzini, che li aveva così ben preparati; ma la serenità e la gioia sovrumana che brillarono su quelle fronti, dopo che per nostra mano vi discese l'acqua che rendeva quelle anime figlie di Dio, ci facevano pur intendere. tutta l'opera meravigliosa della grazia.
Quello poi che ci apparvero, quando subito dopo, con l'animo ancor ripieno delle dolci emozioni della grazia battesimale, furono ammessi a ricevere il Corpo Sacro di Cristo, non si può facilmente ridire. Bisogna vedere coi propri occhi che cosa è la grazia in un'anima che la sente nascere in sè la prima volta nella piena coscienza del proprio interiore. Sono soavissime impressioni che solo al Missionario è dato di godere e che compensano largamente tutti i sacrifizi compiuti.
Alla sera l'Associazione Cristiana, un vero Circolo Cattolico, volle offrirci la cena: si intende alla Cinese.
Non c'è pane: pazienza! si mangerà riso. Ma il guaio si è che non vi sono nè cucchiai, nè forchette: solo due lunghi bacchettini, e che nessuno di noi sa maneggiare. Come Dio volle, aiutandoci specialmente con quegli altri bacchettini un po' più corti, ma assai più pratici, di cui il buon Dio aveva fornito le nostre rispettabili mani, riuscimmo a mangiare qualche cosa, fra l'altro anche una minestra di branchie di pesci. Non l'avrei mai sognato, come non mi aspettava di mangiare tartaruga. Ma chi vuol persuadersi che l'uomo è onnivoro, ha solo da fare un piccolo viaggio nella Cina.
Di vino non si parlò. I Cinesi non coltivano la vite e non bevono vino. Bevono però un'altra bevanda alcolica, estratta dal riso e che chiamano ugualmente vino, ma per i palati Europei sovente è tutt'altro che amabile. Ne bevemmo un dito per il brindisi finale, che, del resto, fu la cosa più bella di quella cena, la quale non poteva sodisfare i nostri gusti non assuefatti ancora ai cibi cinesi, ma doveva dirci, come ben disse di fatto, tutto l'affetto rispettoso che ci portavano quei buoni cristiani.
L'impressione che riportavamo dalla visita alla Missione di Don Pedrazzini, così bene avviata, era per noi consolante e ci allargava il cuore a liete speranze.
Per questo, entrando omai nel nostro campo di lavoro, non si aveva più l'impressione paurosa del primo contatto, ma un desiderio che sembrava un dolce pronostico.
Al centro della nuova Missione - Di nuovo in viaggio - In barca sul "Fiume delle perle„ - Come si avanza - Pesca cinese - il sacro Cuore di Gesù trionfa sugli idoli dell'altarino della barca e Maria Ausiliatrice al collo di futuri catecumeni.
A sera giungemmo a Sin-Kuan, la prima nostra residenza e futuro centro di tutta la nostra Missione.
Alla stazione abbracciammo il nostro carissimo
Don Olive, venuto dalla sua Missione del LeonSan per incontrarci, e fummo ricevuti dal Padre Ly, un sacerdote Cinese che amministra temporaneamente la Missione di Sin-Kuan.
Che cosa abbiamo trovato in .questa prima residenza? Molte lietissime speranze; ma le speranze sono le realtà del futuro. Nel momento presente pochi cristiani e una ben misera cappelletta. Meglio così, Maria Ausiliatrice, cui la Missione è dedicata, penserà Ella stessa a formarsi in Cina una sede degna di Lei e dei suoi devoti d'Europa.
Stemmo pochi giorni a Sin-Kuan, e ripartimmo ben presto per Loc-Cion, dove avremrno potuto restare qualche mese riuniti per lo studio della lingua Cinese. Don Versiglia però, che ci aveva guidati fino lì, dovette ritornare a Macao per importantissimi affari. Ci accompagnò invece Padre Ly.
Questa volta si viaggia in barca e si risale il letto del « Fiume delle perle ». Una lunga corda di bambù, attaccata all'albero della barca, è tirata a forza di petto da due Cinesi, che si avanzano a passo cadenzato e lento lungo la riva del fiume, mentre il barcaiuolo eseguisce un'altra faticosa manovra. Puntando una lunga pertica di bambù nel fondo del fiume, si piega col corpo sopra l'estremità superiore della pertica e spinge con tutta forza la palla contro la concavità di legno di cui quella sommità è fornita; e appuntando poi ben bene i piedi contro traversine sporgenti sul ripiano del parapetto, si avanza faticosamente lungo il fianco della barca, da prua verso poppa, obbligando così la barca a risalire le acque del fiume.
Finchè la corrente è poco forte, tutto procede abbastanza bene; ma dove l'acqua è bassa e la corrente rapida, occorre un piccolo sforzo. Allora credete trovarvi in mezzo ad anime dannate, tanto alti sono i gemiti e arrabbiate le strida, perchè i Cinesi sono persuasi che quanto più gridano, tanto più lo sforzo sia nello stesso tempo efficace ed innocuo. Senza quello sforzo crederebbero di scoppiare.
La prima volta che udii queste grida disperate uscire da quelle bocche che quasi toccavano terra, tanto il corpo era piegato per la enormità dello sforzo, provai un vero senso di raccapriccio, e mi chiesi se non poteva esser quella una delle pene dell'inferno. Ci mancava però la bestemmia, perchè i Cinesi non bestemmiano, qualunque sia la fatica cui la necessità delle cose li costringe: quando hanno disperatamente gridato, son soddisfatti. Una buona lezione per qualche nostro fratello d'Europa!
Tre giorni passammo in barca; e li passammo a dir vero, molto allegramente, ora tirati dai nostri Cinesi sulle placide acque, ora risalendo a piedi le rive verdeggianti, che presentavano ad ogni tratto un pronto ristoro nella canna da zucchero, ora costretti a guazzare anche noi nel fiume, dove è troppo basso: ora invece, passando davanti a qualche villaggio, contemplavamo la pesca cinese, fatta o a corsa di snelle barchette, le quali, gettata le rete, e risalita alquanto la corrente, compivano tosto a tutta velocità un ampio giro, riallacciandosi l'una all'altra per impedire ai pesci di scappare; oppure per mezzo di curiosissime anitre, che collocate in numero di dieci o venti ai due bordi laterali della barca immergevano con rapidità il lungo collo nelle acque, afferrando col becco i pesci che passavano lì accanto, ma che non passavano però attraverso la gola delle importune cacciatrici, perchè. le povere bestie avevano il collo ben serrato da una stretta funicella. Così tutta la fatica del pescatore si riduceva di strappare i pesci di bocca alle anitre, condannate ad aver sempre il cibo alla gola senza mai potersi saziare. Non c'è che dire: un ottimo sistema di sfruttamento della fame. Almeno è adoperato con bestie.
La gioia più grande però ce la riserbò il Signore. Nel posto d'onore della barca era un piccolo altarino di legno a forma di nicchia, con entro parecchi idoletti, e le offerte di cibi e di bevande, e i bastoncelli d'incenso. Tutte le barche cinesi sono provviste di simili pagodine, per le quotidiane superstizioni di famiglia.
Non la vedevamo certo di buon occhio: ma non potevamo far altro che pregare il Signore d'illuminare quelle povere anime e chiamarle dalle tenebre della superstizione alla luce dei figli di Dio. E il Signore volle proprio mostrarci che. voleva benedire fin dal principio i nostri desideri.
Il nostro bravo Padre Ly, con la sua affabilità e la sua calma gettò il buon seme, cui ben presto la grazia fecondò. Il barcaiuolo si decise al fine di distruggere tutti gli idoli, per diventare più tardi con tutta la famiglia cristiano.
Noi non sapevamo ancora una sola parola di Cinese: fummo però lieti di aiutare quei neofiti, padre, madre, figlio quattordicenne e zio, a farsi il segno della Croce. Per i tre ragazzi cinesi che ci seguivano fu una vera festa prender idoli, cibi, candele e compagnia, e gettar tutto in fondo al fiume. Nello slancio dell'entusiasmo gettarono via fino la piccola nicchia di legno, che volevasi destinare ad uso migliore. Tutto fu sepolto nelle acque del « Fiume delle perle », nelle quali trovava allora quella famiglia la perla più preziosa, quella della Fede.
Rovistammo subito le poche valigie che avevamo con noi, e ben presto spiccò una bella immagine del Sacro Cuore di Gesù al posto degli idoli, e al collo dei nuovi Catecumeni si vide pendere la medaglia di Maria Ausiliatrice. La Missione nostra era incominciata!
(Continua).
Sac. SANTE GARELLI.
TERRE MAGELLANICHE. Nella Missione di Porto "Natales".
(Lettera del Sac. Giovanni M. Aliberti)
Porto " Natales „ 24 marzo 1919.
Rev.mo e Amatissimo Sig. Don Albera,
Maria Ausiliatrice protegge i Missionarii a Porto « Natales » nel Chilì. Ne è prova evidentissima quanto sono per riferirle.
Porto « Natales » è un fiorente paesello del Territorio Magellanico del Chilì a circa trecento chilometri da Punta Arenas, adagiato sulla spiaggia dei gran seno « Ultima Esperanza », ha un bellissimo porto commerciale dove giungono le navi ed i battelli a vapore per caricare lane, pelli, carni congelate e altre produzioni del paese e dei dintorni; dopo quello di Punta Arenas è il porto più florido di tutto il Territorio.
Stato religioso. - Purtroppo, almeno fino all'anno
1918, non si potevano fare eguali encomii delle sue condizioni morali e religiose. Lina popolazione che, compresa la campagna, arriva a cinque mila abitanti, non aveva ricevuto che poche visite del Missionario; di più la chiesuola costrutta in légno sette anni fa, interamente abbandonata, si era convertita in casa di pensione. La corruzione e l'immoralità non trovavano ritegno nè ostacoli di sorta. Povero paese e povere anime!
Nuovo Parroco. -Il nostro zelantissimo Vicario Apostolico, Mons. Abramo Aguilera, si sentiva straziare il cuore non potendo venire in aiuto di quelle sue pecorelle abbandonate alla voracità di lupi rapaci; e solamente verso la metà dell'anno p. p. con non pochi sacrifizi potè mandarvi il sottoscritto, accompagnato da un coadiutore.
Ostacoli. - Non è quindi a maravigliare che il demonio suscitasse ostacoli e resistenze dolorose. Alcuni presero tosto a spargere voci sinistre contro l'arrivo dei Missionarii e con espressioni punto oneste provocavano il popolo a sollevarsi contro di loro. Infatti si firmarono petizioni all'autorità civile perchè intervenisse e li facesse ritirare, e poco mancò che si perdesse il dominio della piccola chiesa, benchè già ridotta in uno stato deplorevole. L'orizzonte si faceva buio, buio; ma i Missionarii avevano posta tutta la loro fiducia in Maria Ausiliatrice.
Lavori e frutti. - Mercè la generosa attività del nostro confratello Don Federico Torre si potè riparare e aggiustare la chiesa; si incominciò a sodisfare ai bisogni spirituali del paese e della campagna e, rialzato lo splendore del culto, si attirarono alla chiesa alcune persone.
Intolleranza. - Ma questa stessa operosità che guadagnò i cuori dei buoni, irritò di più contro i Missionarii gli intolleranti nemici del bene, i quali, vedendo che le loro mene non approdavano a nulla, macchinarono di ricorrere ad altre armi.
Rivolta massimalista. - La sera del 22 gennaio di questo stesso anno scoppiò nel porto di « Natales » una rivolta con carattere massimalista. Certi individui girovaghi, senza patria e senza fede, sobillarono i tranquilli operai residenti, e, sicuri dell'inferiorità dei 12 carabinieri, spinsero circa 2000 operai allo sciopero, e purtroppo ottennero quanto volevano e mantennero tutta la regione per più di tre giorni sotto il comando del terrore. Vi furono scontri colla forza pubblica, da cui risultarono 6 morti e più di 25 feriti; vi fu pure l'incendio di una gran casa di commercio, la cui perdita si calcola in due milioni di pesos.
La protezione della Madonna. - Proprio il mattino del 22 gennaio partirono da Punta Arenas per Natales i due nostri confratelli, Don Federico Torre e Don Vittorio Durando.
Dopo 12 lunghe ore di viaggio in automobile, attraverso la pampa, non desideravano altro che un ben meritato riposo. Si ebbero tutt'altro !
Don Torre arrivò in un primo automobile e potè recarsi alla casetta parrocchiale senza gravi inconvenienti. Don Durando invece, che giungeva poco dopo, si incontrò con la colonna degli scioperanti, i quali, fatto fermare l'automobile, vollero sapere chi vi viaggiava. Quando il capo di quei disgraziati notò la presenza di un prete, gridò a squarciagola: -Ecco un prete; che ne facciamo?
Ammazziamolo! - risposero tutti in coro. Allora quel forsennato trasse fuori la rivoltella, fece un passo indietro è sparò, mentre il carissimo Don Durando si affidava in mano dell'Ausiliatrice. Viva sì buona Madre! il colpo fallì e l'aggressore non sparò una seconda volta, forse perchè il primo colpo poco mancò che ferisse uno dei principali membri della Croce Rossa che si trovava vicino.
Tutti allora gridarono: A bastonate! E incominciarono a piovere le bastonate. Il nostro confratello usci da quel frangente senza ricevere lesioni (se se ne eccettua una insignificante nel mignolo della mano destra) e senza sentire dolore. Qualcuno amerà vedervi un caso: noi non dubitiamo di riconoscervi l'intervento di Maria Ausiliatrice.
Il « chafeur » approfittò di quella confusione ed entrò nel prossimo albergo dove pure si rifugiò Don Durando.
La ciurma dal di fuori gridava che voleva il prete ad ogni costo, e minacciava di incendiare l'hótel se non usciva. Ma ecco che ad un tratto cessò il baccano e gli scioperanti si incamminarono alla residenza del Subdelegato: non si sa veramente perchè... e noi torniamo a dire che fu per protezione della nostra cara Madonna Ausiliatrice.
Così Don Durando si vide salvo per miracolo, e potè recarsi alla casa parrocchiale e vi rimase per quindici giorni senza ulteriori molestie. Tornò poi tra i confratelli di Punta Arenas che si unirono a lui per ringraziare la nostra benedetta Ausiliatrice ; e incominciò subito una processione di amici che si recavano per congratularsi con lui dello scampato pericolo.
Giustizia divina. - Degno di nota è il fatto che i due più colpevoli furono subito castigati terribilmente. Il disgraziato che sparò contro Don Durando morì poche ore dopo, durante uno scontro, nel frigorifero « Bories »; colui che diede il primo colpo di bastone fu ferito al braccio così gravemente che fu necessaria l'amputazione, dopo la quale morì.
La quiete dopo la tempesta. - Oggi le cose son tornate al loro posto. Il Governo ristabilì l'ordine e il ridente paesello di Natales ha preso di nuovo il suo aspetto di quiete, laboriosità e progresso. Il nostro amatissimo Vicario Apostolico, vi fece la sua prima visita pastorale predicando una missione con frutti consolanti.
Continua l'opera parrocchiale. - Ora, amato Padre, tocca a me continuare l'opera di tanti sacrifici e Le dirò che sempre e in tutto mi saranno di sprone e coraggio il pensiero della Provvidenza di Dio manifestatasi in tutte le accennate circostanze e la visibile protezione di Maria Ausiliatrice per questa parrocchia che Le è dedicata.
Mi benedica anche Lei, amatissimo sig. Don Albera, gradisca i miei più rispettosi ossequi, e mi creda
aff.mo e devot.mo come figlio in G. e M. Sac. GIOVANNI M. ALIBERTI Parroco di Porto „Natales".
L'INAUGURAZIONE DI UN SANTUARIO
In onore di Maria Ausiliatrice AL BRASILE.
La vigilia di Natale, 24 dicembre u. s., veniva solennemente benedetto il gran Santuario eretto in onore di Maria SS. Ausiliatrice a Nictheroy, presso Rio de Janeiro (Brasile), del quale era stata collocata la prima pietra il 15 dicembre 1901.
Al mattino venne celebrata l'ultima messa nella vecchia cappella dal Sac. Michele Borghino, che fu il primo direttore dell'Istituto al cui fianco sorge il nuovo Santuario.
La benedizione rituale al sacro edifizio fu impartita nel pomeriggio da S. E. Rev.ma Mons. Agostino Francesco Bennassi, Vescovo diocesano, presenti le rappresentanze di tutta le Autorità, con a capo il sig. Oscar Guanabarino Maia Fortes, rappresentante l'Ecc.mo sig. Presidente dello Stato.
Il nuovo Santuario non venne consacrato, ma semplicemente benedetto, perchè non è ancora ultimato. L'imponentissima mole, sorta su disegno del nostro confratello, architetto Domenico Delpiano, non è ancor ultimata: manca, tra l'altro, dell'alta cupola, degli altari e delle decorazioni. Lo stesso altar maggiore, su cui campeggia la statua di Maria SS. Ausiliatrice, è provvisorio.
Tuttavia il vasto artistico tempio venne aperto al divin culto perciò l'inaugurazione si volle a ricordo dell'anno del Cinquantenario della nostra Basilica di Torino e della Messa d'Oro del II° Successore di Don Bosco, il rev.mo Don Albera.
E la mattina di Natale, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Angelo G. Scapardini, dei Predicatori, Arcivescovo tit. di Damasco e Nunzio Apostolico al Brasile, vi celebrò la prima messa; alle 11 vi cantò messa solenne l'Ispettore Salesiano Don Rota; e il ch.mo Don Giovanni Gualberto Do Amaral disse il discorso di circostanza.
Anche per tutto l'ottavario si succedettero distinti ecclesiastici all'altare e sul pulpito.
Il I° dell'anno le sacre funzioni furon rese più solenni dalla presenza del Vescovo Diocesano, alla cui messa intervennero in forma ufficiale, con alta edificazione, l'Ecc.mo Dott. Raul Veiga, Presidente dello Stato, e l'ecc.mo Dott. Geraque Collet, ex-Presidente.
L'Episcopato Brasiliano, con a capo l'Em.mo sig. Card. Gioachino Arcoverde de Albuquerque Cavalcanti, prese parte al giubilo della famiglia salesiana con le adesioni più cordiali.
A corona e compimento dì queste notizie trascriviamo la splendida lettera che il Nunzio Apostolico Mons. G. Scapardini inviava all'attuale Direttore del Collegio Salesiano di Nictheroy, Don Antonio Dalla Via.
Mi permetta, carissimo Padre, che ancora una volta la ringrazi, perchè col gentilissimo suo invito mi procurò la sodisfazione e l'onore di celebrare la prima Messa nel nuovo Santuario Salesiano di Nictheroy.
Creda: non poteva la S. V. R. meglio commemorare il Giubileo del Santuario di Maria Ausiliatrice nel vecchio Mondo, che con dargli in questo Nuovo un non indegno compagno.
Sorto come per incanto costi e di fronte alla stessa Capitale Federale, parmi incoroni oggi bellamente le opere, molte ed egregie, compiute ne' diversi campi dalla instancabile e varia attività dai Salesiani nel Brasile.
Essi, che per venire in questa nobilissima e immensa Repubblica uscivano dal Santuario di Torino - da Maria Ausiliatrice inviati, benedetti e confortati - sono stati certo lietissimi di trovarsi ora, dopo il cammino di trentacinque anni, in questo nuovo Santuario, per ringraziare la loro grande Regina e Madre, che in modo davvero ammirabile li aiutò sempre e ovunque.
Però, per quanto elegante e devoto, manca ancora assai perchè il Tempio si presenti nella grandiosità artistica voluta dall'illustre suo architetto, il confratello Salesiano, Ingegnere Del piano.
Coraggio dunque, Padre Carissimo, e compia l'opera veramente ardita, affinchè il Tempio, che per la fausta ricorrenza del presente Giubileo Salesiano fu benedetto, possa essere consacrato quando per la prima volta si debba solennizzare in esso l'avvenimento più importante e caro per la Congregazione Salesiana, facendo anche echeggiare dalla cupola l'inno entusiasta del ringraziamento a Dio. E non dubito che, quanti sono devoti di Maria Ausiliatrice e ammiratori del Venerabile Fondatore degli amati Salesiani, come affrettano con preghiere e voti quel giorno di somma letizia, così anche affretteranno con il loro sempre generoso concorso il compimento del Tempio per quella straordinaria festività.
Tutto ciò io andava pensando all'altare di Maria, quando ebbi celebrata la Santa Messa per la Congregazione Salesiana nel Brasile, e parevami che la Vergine SS. Ausiliatrice dall'alto del suo Trono, sorridendo, approvasse e benedicesse... »
Rammentiamo
la raccomandazione fatta dal rev.mo sig. Don Albera nella Lettera del 1° gennaio, riportata nelle prime pagine del Bollettino di quest'anno, di continuare pubbliche e private preghiere a Maria SS. Ausiliatrice:
« È mio desiderio che si continui, privatamente e pubblicamente, a supplicare questa nostra dolcissima Madre secondo l'intenzione del Papa come s'è fatto ogni giorno durante la guerra, e insieme che il 24 del mese o la domenica seguente, tutta la gioventù che frequenta i Collegi, gli Ospizi gli Educandati e gli Oratori di Don Bosco, sia invitata e debitamente disposta ad una Comunione generale per il buon esito della Conferenza per la pace. Affido ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice e anche a voi, o zelanti Cooperatori, il fissare quelle norme che si riterranno localmente più opportune per rendere imponenti le proposte funzioni eucaristiche ».
GRAZIE E FAVORI (*)
Una prodigiosa conversione.
Si era nel mese di agosto. La città era gremita di villeggianti che vengono a passare i calori estivi alla brezza soave dell'Oceano. Fra questi v'era una signora rinomatissima per le doti esteriori e più ancora per la dissolutezza della vita. Dopo una dolorosa operazione l'infelice era venuta in questa città sperando una completa guarigione; ma i suoi giorni erano contati: il male progrediva di giorno in giorno. Una nostra pia benefattrice, grande amica dell'inferma, ci pregò d'andarla a visitare. Si accettò l'invito e prima ancora di muoverci s'incominciò la novena consigliata dal Ven. D. Bosco, affidando all'Ausiliatrice dei Cristiani il buon esito dell'ardua visita. L'inferma non volle saperne di vederci. Questo rifiuto ci spinse a ricorrere con maggior fervore a Maria Ausiliatrice, che sola poteva commuovere quel cuore non avvezzo alle soavi dolcezze della pietà.
Animate da più viva fede vi ritornammo una, seconda volta, e fummo respinte. Ci andammo una terza volta portando all'ammalata una medaglia di Maria Ausiliatrice, e l'inferma come spinta da una forza sovrumana permise che entrassimo da lei per un cinque minuti. L'occasione era giunta e non bisognava lasciarla sfuggire. Esortammo l'ammalata a ricevere la benedizione d'un sacerdote; non appena pronunziate queste parole, l'infelice balzò dal letto chiamando in tutta fretta l'infermiera.
Dopo un lungo insistere finalmente si piegò a ricevere una visita dal rev. Parroco, il quale vi andò in giorno di sabato. Intanto la novena proseguiva e la Madonna andava preparando la grazia. Il sacerdote prese con sè il SS. Viatico e si recò dall'ammalata: ma questa, smaniando, protestò con tutta forza di non aver bisogno nè di preti nè di confessione, dicendo che non s'era mai confessata in vita sua. Dopo un po' d'attesa e una fervida preghiera, il rev. Parroco ritentò il colpo e riuscì ad entrare nella camera dell'inferma. Il colloquio durò circa tre ore, durante le quali l'ammalata si confessò e comunicò. Ciò che passò tra quell'anima e Dio, non lo so e non saprei dirlo. Basti riferire queste sue parole: « Mi pare che mi sia stato tolto un gravissimo peso, come una tonnellata di carbone!... » Pareva trasformata! Il suo sguardo, prima fiero e cattivo, s'era fatto mite e buono. La Vergine Ausiliatrice ci aveva concessa la grazia, veramente strepitosa, prima ancora che la novena fosse finita. L'inferma spirò nel bacio del Signore che aveva ricevuto per la prima ed ultima volta a 56 anni.
Sia gloria a Maria, salute degli infermi, aiuto potente dei cristiani, rifugio sicuro dei peccatori: a Lei ricorrano quanti gemono sotto il peso del dolore e troveranno conforto e pace.
Noi pure dobbiamo ringraziare publicamente Maria SS. Ausiliatrice per la speciale protezione dimostrataci durante l'epidemica influenza spagnuola. Due Suore insegnanti furono colpite dal morbo infettivo e avrebbero dovuto lasciare la numerosa scolaresca senza speranza di trovare supplenti e perciò con grande disturbo, e la Madonna, supplicata dalle nostre preghiere, fece in modo che le due Suore potessero disimpegnare, con un po' di sacrifizio, il loro ufficio e in breve tempo concesse loro completa guarigione. Siano rese grazie alla Madre Celeste.
Atlantic City (Stati Uniti), 23 marzo 1919.
La Direttrice delle Figlie di M. Ausiliatrice.
Grazie, o Maria !
La mia figlia più giovane, di salute alquanto cagionevole e delicata, da qualche tempo pareva declinasse in preda ad una terribile malattia che non perdona; ma io mi rivolsi a Te, Vergine Ausiliatrice, che sempre proteggesti le mie figlie, le quali tutte vennero educate nel Collegio che da Te s'intitola, dall'Ausiliatrice.
E tu, clemente, accogliesti le suppliche di una madre in pianto, e mi rendesti la mia diletta figlia, sana e robusta al par delle altre.
A Te, o Vergine, giunga con il grazie che si sprigiona dall'anima commossa, la tenue offerta che invio al Tuo Santuario, invocando ancora su tutta la mia famiglia una Tua larga e amorosa Benedizione!...
Dalla Sicilia, 1919.
M. B. M.
PUNTA ARENAS. - 25 - III - 1919. - Meglio tardi che mai! Nel dicembre 1917 io era portinaia nel Collegio di Maria Ausiliatrice di questa città, dove un centinaio di fanciulle si andavano preparando alla prima Comunione, fissata per il giorno dell'Immacolata, quando si presenta alla porta del Collegio una signorina sulla trentina. La faccia estranea e l'eccessiva timidezza della sconosciuta m'ispirarono compassione e allo stesso tempo interesse. Guardava da tutte le parti senza dir parola. Le feci varie domande e finalmente mi disse che la facessi passare in un'altra stanza, poichè era entrata nascostamente e non voleva esser veduta da nessuno, per paura che il padrone arrivasse a saper qualche cosa. Volevo chiamar la Direttrice, ma essa non volle e: - Debbo fare a Lei una commissione molto importante, mi disse, ma non voglio che alcuno mi senta. Io non ho mai pensato di fare la mia prima Comunione. Fin da piccola perdetti la mia povera madre e nessuno s'occupò di me. Prima di morire, mia madre mi raccomandò di non lasciar passar giorno senza recitare almeno una « Salve » alla Vergine e sempre l'ho fatto. Ebbene, adesso Le dirò che l'altra notte, non so se ero sveglia o no, vidi vicino al mio letto la Vergine benedetta. Sì, era Essa senza dubbio. Mi guardò con sembiante di tanta bontà che mai l'eguale. Aveva una veste bianca che. brillava come il sole. Io la stava guardando, non sapeva che dire, non sapeva che fare, ed Essa: « Perchè, mi disse, perchè non vai al Collegio delle Suore, affinchè ti preparino per la tua prima Comunione? » Io, che non sapevo nemmeno che vi fossero suore in Puntarenas, perchè vengo da Chiloè, ero per dirle che non le conoscevo, e quindi non sapevo dove abitavano; ed Ella mi indovinò e mirandomi con molta bontà: « Ancorche non le conosca, mi disse, presèntati ad esse; vedrai che ti riceveranno con molto affetto e ti lasceranno contenta. » Io stetti tutto il giorno di ieri come fuori di me, perchè non sapevo cercare le Suore e non osai domandare ad alcuno. E Dio dispose che vedessi Lei qui sull'angolo della strada, ed ora la prego che mi prepari per fare la S. Comunione... - E la buona giovane venne soddisfatta!
In quanti modi la Madonna SS. si mostra Ausiliatrice dei Cristiani! Sia sempre benedetta !
Suor ROSINA DEMAGISTRIS.
TONENGO. - 30 - Iv - I9I9. - Cori l'animo pieno di gioia adempio la promessa di pubblicare la grazia ottenuta dalla nostra potente Ausiliatrice e d'inviare l'offerta promessa.
Il mio caro marito fu colto dalla febbre spagnuola accompagnata da pleuro-polmonite. Da principio sembrava poca cosa, ma dopo qualche tempo il male si fece così serio che la mattina del 23 dello scorso febbraio il medico ci disse che non v'era più niente da sperare, e che da un momento all'altro ci poteva mancare.
Il dolore che la mia figliuola ed io provammo fu grandissimo; ma non mi perdetti d'animo.
Volsi lo sguardo al quadro di Maria SS. Ausiliatrice e con tutto l'ardore esclamai: « Oh Maria, madre dei miseri, abbi pietà di me e della mia desolata famiglia! a Bontà grande di Maria! Mio marito si mostrò subito più tranquillo e alla sera il dottore si stupì del suo miglioramento.
Grazie, o Vergine Santa, Madre buona, Ausiliatrice nostra! Continua la tua desideratissima protezione su noi e tutti coloro che T'invocano.
PIRETTO CRISTINA BALUNOT.
VISONE (Alessandria). - 13-III-I9I9. - Mio marito soffriva già un'indisposizione con perdite sanguigne, quando il 23 dello scorso settembre fu assalito da così forte emorragia per via orale ed intestinale che i dottori, chiamati d'urgenza a consulto, giudicarono trattarsi di cancro spezzato e lo dichiararono in imminente pericolo di vita. Più tardi l'ottimo dottore curante, dopo nuova e accuratissima visita, disse trattarsi d'ulcere gastrica, ma che tuttavia Bravi poca probabilità di guarigione. In quei tristi momenti mi rivolsi con viva fede a Maria SS. Ausiliatrice (alla quale professo da anni una particolare divozione, e fui già da Lei più volte graziata), promettendo se mi guariva il marito d'inviare una somma per le opere salesiane, specialmente per i missionari che nei loro viaggi assistono gl'infermi e di far pubblicare la grazia.
Ora sono già trascorsi oltre sei mesi dalle fatte promesse e d'allora in poi il mio marito non sofferse altre emorragie, come temevano i dottori, ma usandosi ogni cura, andò migliorando tanto sensibilmente che i famigliari e gli amici, consci dello stato a cui l'aveva ridotto la malattia, fanno grandi meraviglie a vederlo in così buone condizioni di salute.
Mando la promessa offerta con viva preghiera di render pubblica la grazia a scioglimento del mio voto e perchè quanti abbisognano di grazie siano eccitati a ricorrere con certa fiducia alla potente Vergine Ausiliatrice.
GIUSEPPINA CARATTI BRUNO.
TORINO. - 29 - IV - I9I9. - Riconoscente ringrazio la potente bontà della cara Madonna di Don Bosco, che nel pericolo di morte imminente in cui mi trovavo, in seguito a grave operazione chirurgica, volle affermare su di me la Sua materna miracolosa protezione, con scongiurar il pericolo e ridonarmi la primiera sanità. In adempimento di promessa fatta, rendo pubblica la grazia e invio tenue offerta.
Una Religiosa.
ZONA DI GUERRA. - 24 - II - I9I9. - Trovandomi in zona di guerra il 16 gennaio riceveva un telegramma che diceva: « Madre in pericolo di vita: parti subito ». Un dolore disperato mi prese; mi presentai angosciato, senza parola, al mio superiore che subito comprese e mi diede 7 giorni di licenza. Mi portai diffilato alla stazione ; c'era da aspettare due ore e non aveva pace a star fermo. Ritornai in paese ed entrai in una chiesa dedicata alla Madonna, ove potei liberamente dare sfogo al mio cuore spezzato, perchè son figlio unico di quella povera vedova più che sessantenne.
Ai piedi della Madonna trovai il conforto che non si ha da creatura umana. Votai la mia cara mamma all'intercessione di Don Bosco promettendo di pubblicare la grazia sul Bollettino, e insieme a Maria Ausiliatrice, promettendo 9 messe al suo caro Santuario.
Finalmente potei partire alla volta di Torino. Dopo 24 ore di treno e pochi minuti a piedi arrivai a casa col cuore trepidante, non sapendo come avrei trovata la mia povera mamma. Ma qual fu la mia gioia quando, giunto sulla soglia della camera, sentii la sua dolce voce. Entrai, abbracciai la mia cara mamma, piangendo come un bambino, ma erano lacrime di consolazione: la mia cara mamma era salva.
IGNAZIO RIVOTTI ex allievo dell'Oratorio Salesiano.
BORGO CORNALESE. - 24 - Iv - I9. - Pubbliche azioni di grazie rende il Noviziato delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Borgo Cornalese alla celeste Madre per la soprannaturale sua assistenza. Costretto ad emigrare da Milano in condizioni e tempi difficilissimi, non solo non ebbe a lamentare nessuna malattia - neppure nelle due epidemie di febbre spagnuola che funestarono il paese - ma fu visibile in altre occasioni l'intervento provvidenziale di Maria Ausiliatrice.
Suor GIUSEPPINA SPALLA.
NIZZA MONFERRATO. - 24 - III - 1919- - Le contingenze imbarazzanti nelle quali versavamo io e i miei figli, trovarono clemenza presso l'Augusta Regina del Cielo. Pregai, promisi ed ottenni.
Con l'intercessione del Venerabile Don Bosco non una sola ma ben tre segnalatissime grazie mi concedette Maria Ausiliatrice in breve lasso di tempo.
Col cuore pieno di riconoscenza sciolgo la mia promessa e depongo a' suoi piedi la mia umile offerta.
LENA RIZZO PAGLIARINO.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il nuovo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
A) - A. C. D. di Padola di Cadore, A. G. di Cagliari, A. P. di Ferrara, A. S. di Pinerolo, A. V, di Camino Monferrato, Abbondio A., Achino C., Agagliate E., Aiassa C., Abbonetti P., Alessandria S., Aloisio C. in Ottonello, Andruccioli F., Annoni C. in Bizzozero, Anselmi R. in Cappelletti, Aquilino B., Aragno C., Ardizzone C., Arona P., Aymond G.
B) - B. A di Torino, B. C. di Cerro Tanaro, B. G. di Roddi d'Alba, B. M. di Sommariva Bosco, B. M. R, di Pinerolo, B. P. dì Valenza, Bacchetta R., Bagnati L., Baietto L., Baldi F., Balducci L., Ballarati d. S., Baizi C. d. A., Barbero C., Barbero V., Barmavera in Anselmi, Bauducco R., Bazzicchi A., Bellis. T, Beltramini C., Berardi V., Beretta O. in Ciuffi, Beretta C., Berino A., Berio L. M , Berlato C., Bernascone A., Bertaso R., Bianco A., Bigatin A., Bezzi N., Blandini P. in Calandrini, Boasso G., Bocca C. in Liverio, Boccardi C. P., Boccardo L., Bocchia M., Bocchio F., Bodariotti R., Bodratti P., Boggio E., Boggio P., Bolla T., Bollano A., Bolzan M., Bonaudo M. e D. coniugi, Bonelli T. in Roma, Bonetti R., Bonetti U., Bonino R., Bonometti A., Bonomi F., Bordone A., Borghetti A. in Valenzano, Borgogno B. Bortolani S., Bortolassi D., Bortolo M., Bortolotti P., Bosca C., Bosio M. cooperatrice Salesiana, Botta C., Botta E., Botta L., Bottero P. di G., Bottero P. di M., Bovio A., Bovio M., Bracchi A , Bracco G., Brambilla R., Branca A., Brasarola M., Bravo P., Bres lin A., Bresolin R., Bressa D., Brezzo E., Brizzi M., Brigi Petyx in Schillaci, Brigugho F., Bruneti C., Brunetti G., Bruno G. in Lovera, Brusa d. D., Brusa D., Brusasco I., Bu.rnola A., Buila A., Buriani P., Buriani V., Burzio P., Busana R., Busetti M , Butti A.
C) - C. A. C. di Gardigiano, C. M. di Squillace, C. V. di Arignano, Casorio E., Calciati B., Calvo A., Campiglio d. A., Campo suor G., Cantore G., Cappelletto G., Caprioglio O., Capuana G., Carbouino R., Cardinali suor M. figlia di M. Aus., Carena G., Carero O., Carlini P., Carrus M. in Calze lu, Casaleggio R , Casalegno M., Casalegno Avv. A., Castagnola M., Casalone M., Cavagnino R., Cavallari G., Cavanna S., Cazzola d. G., Cecolin C., Celoria M , Cena M., Cerruti G , Chiavarini G., Chiavazza V., Chiesa F., Chiola M., Chiroli F., Ciaceri M. in Lorefice, Ciaceri R. in Carenata, Citterio M., Ciucci A., Colombo L. Coni B , Conticello G. in Rizzo, Cooperatrice Salesiana di Amatrice, Coscia B., Cosetta R., Cossa R., Costa M., Costantinì L in Lasagnone, Costeri E., Cravero C., Cravero T., Cretier P., Creter S., Crisapulli B , Crosa D., Cuneo M. in Isola, Cunicolo G., Curioni S.
D) - I). E. M. di Serravalle in Toscana, D. O di Valtravaglia, D'Abbraccio C., D'Avara C., Daquino sorelle R. ed L., Dadda C., Dainese V., Dal Mai-tro A., Dalmazzone E., Dalmonte M., Dal Ri Z., Dante O., Datrutno suor A. del Collegio dell'Immmac. in Trecastagni, Davini P. Cooperatore Salesiano, De Bastiani F., De Bastiani P., Decaroli L., De Como G , De Cesco G. ed E , De Cicco d. P., De Filippi M., De Franchi B. Celsi, Degioanni F., De Giorgi B., De Giorgis M. L., Degiovann V., Del Corno S , Della Bianca M., Delpino G., De Marco M., Demestri G., Demutti A., Devota di Maria Ausiliatrice del ago di Como, Devota del Ven. Don Bosco di ***, Dezzutti G., Di Clemente M., Di Leo M., Di Marco B., Dinali M. in Poisa, D: Pasquali G-, Direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Atlantic City, Dugna M., Donati S., Doro tenente G.
E) - E. A. di Andretta, E. B. di Monza, E. B. di Struppa, E. C. di Pinerolo, E. C. di Soncino Cremonese, E. C. di Empoli, E. D. di Savigliano, E. G. R. di Caluso, Eberle D., Enrione F.
F) - F. B. di Torino, F. C. di Monteleone, F. A. F P. di Ferrara, F. F. di Ferrara, F. R. dì Monza, Falcione O., Falcione S.; Famiglie Avalle, Devoto, Magagnato, Occelini, Occello, Pompignoli, Tecco, Testore; Farina T., Farinetto G., Farinone P., Fazzolari F., Ferrara A., Ferrazza d. G., Ferrero A., Ferrero P., Ferrero d., Fimognari O., Floreanini M. Cooperatrice Salesiana, Forellini G., Formento G., Foroni T., Fortnia B., Fra M., Frattini C.
G) - G. A. di Torino, G. E. di Mombaruzzo, G. P. di Catanzaro, Gaia I., Galeazzo C., Galenga G., Galfo A., Gallo G., Gambino B., Gambino M., Gancia L., Garavelli C., Garbaccio T., Garelli M., Gaspardo d. U., Gatti E., Gazzoppi E., Gedda M., Gentili M., Ghiglione F., Ghione A., Gioanetti L.., Gillone P., Giordani C., Giovani del Canton Ticino, Girio di D., Gnavi M., Gonella M., Goria A., Gotti P., Governale G., Grisilin G., Griso C., Groppiolo P., Grosso E., Guaschino C., Guazzardi A., Guerra M., Guglielmetti G., Guglielmotti F., Guidetti L.
I) - Imperiali G., Ivaldi C., Isola M.
L) - L. G. M. Cooperatrice Salesiana di Catania, Landriani A., Lana A., Lella V., Leotta E.. Liverani A., Lizzì A., Lodetto G., Lorefice P., Lorenzotti A., Lucchini M. in Torniello.
M) - M. C. di Torino, M. P. di Torino, M. T. di Parona all'Adige, Maga T. in Quirini, Magnano T., Magoni A., Maino A., Maino M., Maltese R. in Blandini, Mambretti C., Marino V., Manuli S., Marchisio P , Marcuzzi A., Marone C., Martinengo M., Martini T., Martini V., Martorini d. G., Marziano L,, Massa B.ss. F. in Rizzo, Massidda L., Maver A., Mazza M., Melandri A., Melotti L., Menti G., Menti R., Meregalli E., Messina R. V.a Isaia, Micheletti C., Micheletti L., Milio C., Mò G., Molino G. in Savio, Monastra C. in La Pergola, Morano E. I., Moriggia M., Mosso M. V.a Berruto, Muratore C. in Pelaia, Musetta G., Musetta A., Musso T.
N) - N. B, di Vespolate, N. C. di Cantavenna, N. G. d'Ischia, N. P. R. di Torino, Nave A., Negretti F., Negri M., Nicolello C.
O) - O. T. dì Valparaiso, Obert M., Oldano S., Onofri A.. Oreggi A., Orlandi G.
P) - P. C. di Mombarone, P. M. di Mendrisio (C. T.). Palestro B., Parasiliti F., Pasetto M. Pasqualini P. in Martinetto, Pasquino G., Pedrini A., Peiretti T., Pellegrino F., Periti A., Perlo A., Peregrino M., Perruchon E., Pescador A., Petyx B.ssa M., Pia persona di ***, Pie persone di Alassio, Almese, Bagnacavallo, Bellinzago Novarese, Borgo S. Dalmazzo, Borgo S. Martino, Borgo Vercelli, Brescia, Brugnato, Catania, Cavaglià, Cellarengo d'Asti, N. N. di Chiaverano, Cigliano Vercellese, Costigliole d'Asti, Courmayeur, Crotte di Strambino, Feletto Canavese, Gassino, Genova, Gualdrasco, Isolabella, Magliano Alpi, Mascali, Minusio (C. T.), Mombello Vicentino, Moncalieri, Novara, Pallanza, Pallanzeno, Pegli, Rivalta Bormida, Rivalta Torinese, Romagnano Sesia, Roncaglia dell'Emilia, Saint Oyen, S. Nicolò di Cadore, Serravalle Scrivia, Tavagnasco, Termini Imerese, Tiro o Italiano, Torino, Vercelli, Verzuolo, Vignale Monferrato; Pietrogrande M., Pignotta A., Piretto C. in Balunot, P,zzuto R., Poletti L., Poli A., Ponso A. Figlia di Maria, Preti E., Priuli C.ssa M. in Bon, Promenet A., Prono M., Puxeddu A.
Q) - Quaranta M., Quattro S.
R) - R. A, di Frascati, R. E. di Gassino, R. F. R., R. R. di Torino, R. S. di Minusio (C. T.), Raffaldi N., Ragusa C.co d. G., Raimondi L., Rainelli T. in Lana, Rampone E., Rampone G., Rastelli M., Regalli A., Regalli C., Regno A., Ribere R., Richiandi G. in D., Ricci Avv. L., Ripamonti C., Ripamonti F., Ripamonti S., Riva A., Rivabella d. G. Parroco, Rizzo M., Rizzoglio P., Ronco B., Rossi T., Rovelli S., Rovera M., Rubinato A., Ruffiero R.
S) - S. G.G di Casale Monferrato, S. N di ***, Sacchi E., Salis T., Salsa F., Salsa G., Sampietro U., Sarrna d. P , Sarri L., Sartoris C., Sarzano A., Savi E., Savin E., Scalarandi P., Scanavino G., Scarlata G., Scarpa G., Schiavo G., Schifons G , Scotton B., Seren O. in Priocca, Serra A., Sorice L., Spalla suor G. Direttrice, Stratta A., Sterle C. ed R., Strobbia L., Sturzo C. in Grassi.
T) - T. B. di Oleggio, T. D. di Pont Canavese, Tacci B., Tanturri A., Taroni N., Teobaldi A., Termignon V., Testone A., Togni M , Torchio G., Torri G., Toselli M., Tresoldi P., Trespioli G., Trotta E., Turco C., Tuveri P.
V) - V. A. di Poirino, Vaggina M., Vapolini di Milano, Vannini A., Vasquez E., Vassoney A., Vasta B., Valle D., Veronica V., Ventura B.ssa di Polizzello, Venuti M., Vettori E., Viglindin B., Villani R., Visetti M., Vuillermin A.
W) - Werler.
Z) - Zadei M., Zambrimi G., Zampini A., Zordan L.
Di Madre Elisa Roncallo, Figlia di Maria Ausiliatrice e del Consiglio Superiore dell'Istituto, delle sue virtù, del suo spirito di apostolato e delle grandi sofferenze da lei santamente sopportate, dire in poche parole - a chi l'ebbe superiora o per poco la conobbe - non è facile e non pensiamo di farlo, perchè non diremmo nulla di nuovo: ma dire - a tutti - che l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice con la morte di Madre Elisa Roncallo ha fatto una gran perdita, una delle più grandi e delle più dolorose dopo quella della Serva di Dio Madre Mazzarello che ne fu la 1a Superiora Generale, questo è facile e questo vogliam dire ai Cooperatori.
Nata a Manesseno, in Provincia di Genova, il 30 gennaio 1556, Elisa Roncallo entrava nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, a 18 anni, il 12 maggio 1874. Poche erano ancora le nuove religiose, perchè l'Istituto non contava ancora due anni, essendo stato iniziato nell'agosto del 1872. Ma il desiderio di far del bene era già vivo in tutte le nuove figlie spirituali di Don Bosco; e nel 1876, quando si trattò di aprir in Torino il 1° Oratorio Festivo Femminile, il Venerabile Fondatore e Madre Mazzarello non esitarono un istante a porre alla testa della piccola schiera destinata alla nuova fondazione Suor Elisa Roncallo che aveva appena compiuto vent'anni. E come fu ispirata quella scelta! Dopo alcun tempo, dopo che si fu meglio temprata nello spirito all'ombra dèl Santuario di Maria Ausiliatrice, nello studio della vita del Venerabile e sotto la direzione del suo primo discepolo, l'indimenticabile Don Rua di venerata memoria, Suor Elisa era chiamata in più vasto campo d'azione e fu Direttrice del Collegio di N. S. delle Grazie a Nizza Monferrato, poi Ispettrice, e quindi Segretaria Generale e Consigliera Generale dell'Istituto.
Madre Elisa Roncallo possedeva in sommo grado l'arte di farsi amare, perchè, pia e caritatevole, conosceva la via dei cuori.
La sua dolce, profonda e illuminata pietà, manifestata in una tenerissima divozione a Gesù Sacramentato, al Sacro Cuore di Gesù e a Maria Ausiliatrice, quasi con tre aureole le rendeva più luminosa la fronte serena, sulla quale si rifletteva la bontà che le faceva amare Iddio nel prossimo e nel prossimo Iddio, che le rendeva egualmente caro intrattenersi con Dio in preghiera e intrattenersi col prossimo, « col mio caro prossimo » com'ella lo chiamava, e cui Ella donava luce, guida, sprone, e ogni aiuto morale e materiale a seconda del bisogno.
La sua carità aveva, in grado eminente e in una fusione meravigliosa, tutti i caratteri che enumera l'Apostolo. Serena, attiva, paziente, benigna, semplice, modesta, non guardava in faccia a chi faceva del bene: era umile e dolce con tutti, con quelli di casa e con le persone più care, come con gente estranea e affatto sconosciuta: perchè in tutti vedeva delle anime sorelle, figlie dello stesso Dio che aveva creato Lei e loro, perchè lo amassero tanto e, nell'amarsi a vicenda, si perfezionassero nel suo amore.
Donde tanta perfezione? Madre Elisa Roncallo fu una di quelle anime elette che meglio seppero valutare e conoscere lo spirito del Venerabile Don Bosco e farlo proprio. Questo è il segreto del gran bene che Ella incessantemente compì in tutta la vita, particolarmente dall'anno in cui la stima delle consorelle la chiamò a far parte del Con-figlio Superiore dell'istituto, nella carica in cui la volle poi sempre rieletta, con crescente ammirazione e fiducia, sino alla morte.
E dire che da tempo la sua salute era gracilissima: un acuto mal di cuore le dava delle sofferenze indicibili... eppure, fedele al suo programma, Ella continuò indefessamente a edi ficare, non solo con le parole, ma con l'esempio e con le opere buone.
Per queste ragioni se la notizia della sua dipartita - avvenuta alle prime ore del Sabato Santo, il 19 aprile u. s. - riuscirà particolarmente dolorosa alle Ex-Allieve del Collegio di N. S. delle Grazie e dell'Oratorio Femminile di Nizza Monferrato e a molte di altri istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice, la sua memoria sarà di sprone a molte giovanette - cui Gesù fa sentire il più santo degli inviti - a seguire i virtuosi esempi di questa sua umile Sposa, e dirà insieme a tutte le Cooperatrici Salesiane di quali preziosi frutti possano allietarsi la pietà e la carità squisitamente evangelica, avvinte in dolce amplesso, anche in un'anima femminile che si proponga di calcar fedelmente le orme del Ven. Don Bosco.
Madre Elisa Roncallo volò al Signore la mattina del io aprile u. s. La notizia si divulgò rapidamente in città, e tutta Nizza se ne sentì percossa : i negozi si chiusero come per lutto cittadino, e fu subito (fin dalle prime ore del mattino) un riversarsi di tutto il popolo all'Istituto, per rendere un ultimo affettuoso omaggio alla piissima religiosa che tutti avevano conosciuta, e tutti, di qualunque partito, veneravano: e per due giorni, dal mattino alla sera, fu un continuo accorrere di persone di ogni classe sociale.
Il Clero delle tre Parrocchie, spontaneamente, convenne alla celebrazione dei funebri sacri, e il Sindaco pure, di spontaneo moto, volle intervenirvi colla Giunta Municipale, confermando così i sentimenti espressi in una lettera di condoglianza da lui scritta all'Istituto. Anche il deputato, l'on. comm. Vittorio Buccelli, che per la veneranda estinta professava grande ed affettuosa venerazione, assistè alla mestissima cerimonia con tutti gli altri notabili della città, nessuno eccettuato. La cappella, la sacrestia, il cortile rigurgitavano di gente... e non erano donne soltanto, ma numerosi uomini, in contegno commosso. Dopo la Messa funebre, prima dell'ultima benedizione al feretro, il rev.mo Vicario Don Giovanni Lana, pronunciò l'elogio funebre.
Il giorno dei funerali, per ordine del Sindaco, i negozi si chiusero un'altra volta, come s'eran chiusi, per moto spontaneo dei cittadini, nel giorno della morte. La musica cittadina pregò vivamente le fosse consentito di accompagnare il mesto corteo, che riuscì un trionfo. Il feretro fece tutto il giro della città, accompagnato da tutte le Autorità e da tutto il popolo, commosso ed orante.
Seguivano il feretro raccolti nel più vivo dolore i nipoti affezionatissimi, una larga rappresentanza dell'Opera Salesiana, e le rappresentanze di tutte le scuole e gli istituti della città. Il servizio d'onore era prestato dalle guardie e dai RR. Carabinieri in alta tenuta.
Sia pace all'anima santa di Madre Elisa ! La sua memoria vive in benedizione.
Un monumento a Domenico Savio.
Il Comitato Torinese « Domenico Savio » ha diramato la seguente circolare:
L'estate del pr. 1920, a Dio piacendo, dopo l'inaugurazione del Monumento del Ven. Don Bosco in Torino, si pellegrinerà a Mondonio d'Asti, per inaugurarvi il Monumento del Servo di Dio Domenico Savio, presso la casa ove il Servo di Dio morì.
» Questo Monumento, che amici e ammiratori erigeranno all'angelico Allievo del Ven. D. Bosco, riuscirà una pregevole opera d'arte. La statua in marmo di Carrara misurerà metri due di altezza e altrettanti ne misurerà il basamento, È lavoro del distinto artista prof. Enrico Cattaneo, ex-allievo di quest'Oratorio Salesiano di Torino, il quale vi sta dedicando, con affetto di ammiratore, tutto il suo eletto ingegno.
» A quest'opera concorreranno certamente senza eccezione tutti i Collegi, Ospizi e Oratori Salesiani, e molti altri Istituti Educativi, sì maschili che femminili. Un così largo concorso avrà un altissimo significato e tornerà solenne manifestazione di omaggio, non solo alle virtù del Servo di Dio Domenico Savio, ma anche all'ottimo sistema educativo del suo incomparabile Maestro. il Ven. D. Bosco ».
Per il Tabernacolo della Basilica di Maria Ausiliatrice.
La nobile damigella Lorenzina Mazè de la Roche, ci prega di far nota questa sua comunicazione.
La sottoscritta: - sente in primo luogo il bisogno di ripetere lotta la gratitudine che ha in cuore alle pie persone che con zelo e sollecitudine corrisposero all'umile sua iniziativa per la decorazione interna del Tabernacolo della Basilica di Maria Ausiliatrice: - compie in secondo luogo il gradito dovere di assicurarle che il lavoro per la rivestitura in oro dell'interno del Tabernacolo procede regolarmente: - in terzo luogo, mancando ancora un po' del materiale necessario per condurre a perfetto compimento l'opera incominciata, confida nell'aiuto di altre anime amanti della SS. Eucaristia e del decoro della sua dimora.
I nomi degli offerenti, tanto vivi che defunti, saranno scritti su pergamena e rinchiusi nel Tabernacolo a perenne testimonianza della loro pietà e divozione.
Ricorda in fine che gli oggetti di valore, come le offerte in danaro pel Tabernacolo, dovranno essere trasmessi al seguente recapito: - Ill.mo e Rev.mo.Sig. Don Albera Paolo, Superiore Gen.le dei Salesiani, Via Cottolengo, 32 Torino.
Torino, 24 maggio 1919.
LORENZINA MAZÈ DE LA ROCHE.
Genova e Bologna, per iniziativa del compianto Arcivescovo Mons. Gavotti e dell'Em.mo Card. Gusmini, avranno il vanto d'aver celebrato per le prime, tra le altre città d' Italia e del mondo cattolico, la « Festa del Papa ». E con ragione: Genova è la patria dell'attuale Sommo Pontefice, e Bologna la diocesi che Egli esemplarmente governò, per lo spazio di sette anni, prima d'essere esaltato alla Cattedra Romana.
L'esempio delle due nobili città italiane fu subito imitato in ogni parte. Altri Vescovi introdussero la «Festa» nelle loro diocesi, con grande vantaggio spirituale dei fedeli. E anche giornali e periodici se ne fecero propagandisti zelanti. Il « Bollettino Salesiano » ne parlò tra i primi e vide la bella iniziativa subito accolta pure in varie nazioni americane, come nel Cile, nel Brasile, nell'Uruguay e nell'Argentina.
La « Festa del Papa » è un omaggio troppo opportuno, massime ai tempi nostri, perchè non si faccia strada ove sia conosciuta.
Facciamola adunque conoscere! Che il popolo ne comprenda il « perchè » e il « valore »: e, in breve, la « Festa del Papa » diverrà universale.
I. La „Festa del Papa".
È la « Festa » della Cattolicità - è una professione di fede - è un pubblico richiamo al dolce impero che Gesù Cristo deve esercitare nella nostra mente, nel nostro cuore, nella nostra vita: - perchè la « Festa del Papa » è una manifestazione d'amore e insieme una protesta di sudditanza al Vicario di Gesù Cristo.
La « Festa » del Papa non è da confondersi con la solennità di S. Pietro o con altre feste consimili, come la Commemorazione di tutti i Santi Sommi Pontefici : è una festa nuova, stabilita in omaggio alla Divina Autorità che vive perennemente nel Papa, per rendere questa Divina Autorità sempre meglio conosciuta, amata e venerata in mezzo al popolo cristiano, in un tempo in cui è satanicamente combattuta dai nemici della Chiesa.
II.
Chi è il Papa ?
Prima di dire chi è il Papa, è necessario dar la definizione della Chiesa.
« La Chiesa - dice il Catechismo - è la Società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che professano la fede e dottrina di Gesù Cristo, partecipano ai suoi Sacramenti e ubbidiscono ai Pastori da Lui stabiliti (1) ».
Gesù Cristo, nel fondare la Chiesa, cioè nel raccogliere i fedeli in società per dar loro la guida sicura e i mezzi di santità e salute eterna, la sottoponeva agli Apostoli con San Pietro per capo. Quindi i Pastori stabiliti da Gesù Cristo, ossia i Pastori legittimi della Chiesa, sono i Successori degli Apostoli, cioè i Vescovi, con a capo il Papa, che è il Successore di S. Pietro.
Gesù non affidò il supremo potere della Chiesa, a tutti gli Apostoli, ma a un solo di essi, a Simone, figlio di Jona, cui anche diede il nome di Pietro, perché meglio apparisse che su Lui, come sopra la pietra, aveva stabilito di fondare, e fondò la sua Chiesa. Si legge nel Vangelo : - «Andrea condusse Simone a Gesù. E Gesù, guardatolo, disse : « Tu sei Simone, figlio di Jona: tu ti chiamerai Cefa » che s'interpreta Pietro (o, veramente, pietra) - (S. Giovanni, I, 42) ».
Or « il Papa è il successore di S. Pietro nella sede di Roma e nel Primato, ossia nell'apostolato ed episcopato è universale: quindi il capo visibile, Vicario di Gesù Cristo capo invisibile, di tutta la Chiesa, la quale perciò si dice Cattolica-Romana (2) ».
III. Il Primato del Papa.
« Il Vescovo di Roma, Successore nel Primato di San Pietro, non ha solo il primato d'onore, ma la suprema e piena potestà di giurisdizione in tutta la Chiesa, tanto nelle cose che appartengono alla fede e ai costumi, come in quelle che appartengono alla disciplina del governo della Chiesa diffusa in tutto il mondo. Questa potestà è veramente episcopale, ordinaria e immediata tanto su tutte le singole Chiese, quanto su tutti i singoli pastori e fedeli, indipendentemente da ogni umana autorità (3) ».
Oh! vediamo, semplicemente e popolarmente, qual divina autorità rivesta la persona del Papa. Per essere più chiari, e quindi più efficaci, prendiamo la forma catechistica.
Gesù Cristo quando conferì a S. Pietro il Primato, o potere supremo?
Come dicono i Vangeli, Gesù Cristo dapprima promise e poi conferì a S. Pietro questo Primato, o potere supremo, in varie circostanze
1) Il giorno che Pietro confessò chiaramente che Gesù Cristo era il Figlio di Dio, Gesù, alla presenza dei suoi discepoli diceva a Pietro: « Ed io dico a te, che tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte (cioè le potenze) dell'inferno non prevarranno contro di lei! E a te io darò le chiavi del regno dei cieli, e qualunque cosa tu avrai legata quaggiù in terra, sarà legata anche nei cieli, e qualunque cosa tu avrai sciolta sopra la terra, sarà sciolta anche nei cieli » (S. Matteo XVI, 18, 19). - Evidentemente con queste parole Gesù Cristo prometteva a S. Pietro due cose: che lo avrebbe stabilito fondamento e fondamento inamovibile della Chiesa, e che . gliene avrebbe affidato il potere supremo.
II) Poche ore prima della sua passione Gesù Cristo, presenti gli Apostoli, disse a Pietro : «Simone, Simone, ecco, Satana va in cerca di voi per vagliarvi, come si vaglia il grano: ma io ho pregato per te, affinchè la tua fede non venga meno; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli. (S. Luca XXII, 31, 32). - Con queste parole Gesù Cristo promise a Pietro l'infallibilità di magistero nella Chiesa.
III) Il Divin Redentore, dopo la risurrezione e poco prima dell'ascensione, quando stava per cedere a Pietro il suo luogo, gli disse, presenti gli altri Apostoli: - « Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro? » Egli rispose: « Certamente, Signore, tu sai ch'io t'amo. » Gesù gli disse: « Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo per la seconda volta: « Simone di Giovanni, mi ami tu ? » Egli rispose: « Certamente, Signore, tu sai ch'io t'amo ». Gesù gli disse: « Pasci i miei agnelli ». Gli disse per la terza volta: « Simone di Giovanni, mi ami tu? ». Si contristò Pietro, perchè per la terza volta gli avesse detto: « Mi ami tu? » e gli disse: « Signore, tu sai ogni cosa, tu conosci ch'io t'amo ». Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore » (S. Giovanni, XXI, 15-17). - Con queste parole Gesù Cristo costituì San Pietro pastore di tutti i fedeli e pastore dei pastori, cioè Pastore universale della sua Chiesa.
Pietro adunque ebbe direttamente da N. S. Gesù Cristo un triplice primato: di autorità, di magistero e di governo.
Dopo l'ascensione di Gesù C., San Pietro esercitò il supremo potere affidatogli?
S. Pietro cominciò subito ad esercitare il supremo potere conferitogli da Gesù Cristo, con diritto incontestabile e incontestato, come risulta dal libro divino degli « Atti degli Apostoli », e continuò a esercitarlo sino alla morte.
Quando S. Pietro morì, che avvenne del primato a lui conferito da Gesù Cristo?
Restò intatto e passò al suo primo Successore. Il primato conferito da Gesù Cristo a S. Pietro non fu temporaneo, cioè dato a Pietro personalmente in modo che avesse a finir con la sua sporte; ma perpetuo, cioè fu dato a Pietro come a capo e fondamento della Chiesa. Se la Chiesa deve durare sino alla fine del mondo secondo la parola di Gesù, anche il primato affidato a Pietro doveva necessariamente trasmettersi ai suoi Successori.
Gesù infatti chiamò la « sua Chiesa » un regno, regno dei cieli, e ne affidò le chiavi, cioè il governo a Pietro. Se questo regno deve durare sino alla fine dei tempi: - « E il suo regno non vedrà la fine (S. Luca I, 32) e - è naturale che il primato conferito a Pietro si trasmettesse, alla sua morte, ai suoi Successori.
In secondo luogo, nel promettere a Pietro il privilegio dell'indefettibilità nella fede, Gesù gli affidava l'ufficio di confermare in essa tutti i credenti. Ma nel mondo vi saranno sempre dei credenti da confermare, quindi vi dovrà essere sempre anche un maestro infallibile.
In fine Gesù disse che la Chiesa è un ovile, nel quale i Vescovi sono le pecore, che quasi madri del gregge, nutrono gli agnelli, cioè alimentano i fedeli col latte della sana dottrina, ma disse precisamente a Pietro: « Pasci i miei agnelli » e « Pasci le mie pecore » e lo costituì Pastore universale. Ora, morendo Pietro e continuando ad aver Gesù Cristo qui in terra fedeli e pastori del suo gregge (e ciò finchè di tutto il mondo non si farà un sol ovile sotto un solo pastore), chi doveva assumerne, come di fatto avvenne, l'officio di Pastore Supremo, se non il Successore di colui cui Gesù aveva detto: «Pasci i miei agnelli » e «Pasci le mie pecore »?
Ecco come l'apostolo S. Pietro, ebbe l'ufficio di primo Capo Supremo, di primo Maestro Infallibile, di primo Pastore Universale della Chiesa fondata da Gesù Cristo, e lo stesso triplice primato passò ai suoi Successori.
I Successori di San Pietro continuano a esercitare sui fedeli e sui Vescovi quell'autorità disciplinare che San Pietro aveva avuto sugli stessi Apostoli, a tutela della santità della Chiesa - in virtù della divina assistenza promessa da Gesù proseguono quell'infallibilità di magistero, che è domina di fede e garanzia dell'incorrutibilità del deposito delle verità rivelate - e ripetendo le parole di Lui: « Andate, ammaestrate tutte le genti... Predicate il Vangelo a ogni creatura... perpetuano quella divina missione che creò la civiltà moderna ed è la salute del mondo.
Ciò appare nel modo più chiaro e meraviglioso dalla Storia dei Romani Pontefici che s'identifica colla Storia della Chiesa: e per questo la Cattolicità ha sempre riguardato con profonda venerazione la Chiesa di Roma, e i Cattolici di tutto il mondo hanno pellegrinato con specialissima divozione alla tomba del Principe degli Apostoli e ai piedi dei suoi Successori.
Perchè il Successore di S. Pietro è il Vescovo di Roma?
Perchè S. Pietro, dopo aver fondato varie chiese, di cui affidava il governo ad altri, fondò e governò la chiesa di Roma fino alla morte e morì Vescovo di Roma, legando il Primato alla sede romana, cosicchè chi tiene quella sede continuandovi la successione di S. Pietro, ha lo stesso primato, dato al Principe degli Apostoli da N. S. Gesù Cristo.
Per qual diritto il Papa, ossia il Vescovo di Roma, è il Successore di S. Pietro?
Il Papa, cioè il Vescovo di Roma, è il successore vero e legittimo di S. Pietro per diritto divino. Gesù stesso, stabilendo perpetuo il primato, lo volle trasmesso ai Successori di Pietro.
Perchè il Successore di S. Pietro è chiamato Papa Gli si dà il nome di Papa, che vuol dire padre, perchè è il padre comune dei fedeli. Una volta questo nome si dava indistintamente a tutti i Vescovi che sono nostri padri nella fede: ma da gran tempo esso è riservato al Vescovo di Roma, perchè, col volgere degli anni e dei secoli, sempre più viva e luminosa è divenuta quell'aureola di spirituale paternità che egli gode ed esercita in tutto quanto il mondo.
Qual è dunque la dignità del Romano Pontefice?
Per il Primato di autorità, di magistero e di governo, ogni Papa è un altro San Pietro: e questa perpetuità di primato è intimamente legata all'unità, alla santità, alla cattolicità e all'apostolicità della Chiesa.
Ciò fu presentito dagli stessi profeti, quando preannunziarono le meraviglie del regno messia vico; e lo stesso Apostolo S. Paolo, nella lettera agli Efesini, pare accenni a questa ricapitolazione o concentramento di tutta la Chiesa nel suo Capo, là dove dice che il Signore aspettò a rivelargli in Roma un grande mistero.
E si può dire, ricordando l'affinità che secondo S. Agostino è tra il Corpo di Cristo e la parola di Cristo, che anche la promessa di Gesù: « Io sarò con voi fino alla fine dei secoli» si compia in due modi: con l'Eucaristia e con il Papa. È il Papa che ci fa sentire anche oggi, sensibilmente, la parola di Gesù, e tiene in mano la verga di Pastore che materialmente non vediamo in Lui Sacramentato.
E se, come insegna S. Tommaso d'Aquino, ogni grado dell'ordine sacro è tanto più sublime quanto più si innalza e si appressa al Mistero del Corpo di Cristo, perchè non dire che a quella guisa che il Vescovo grandeggia sopra il Sacerdote perchè crea gli stessi Consacratori del Corpo di Cristo, il Papa assurge all'altezza più sublime perchè elegge e crea gli stessi Consacratori dei Sacerdoti?
A questa luce si comprende la gravità d'ogni insubordinazione o ribellione o insulto al Papa, e come a Lui vadano applicate, in modo particolare, le parole di Gesù: « Chi ascolta voi, ascolta me, chi disprezza voi, disprezza me. »
Qual è dunque il valore della « Festa del Papa? »
È un tributo di venerazione a Chi riveste la più alta dignità che vi sia sulla terra : - a Chi essendo il Successore di S. Pietro nella Cattedra Romana, ne ha ereditato il triplice primato di autorità, di magistero e di governo - a Chi rappresenta quaggiù lo stesso Fondatore della Chiesa, il nostro Divin Salvatore Gesù Cristo.
IV.
Il programma della „Festa dei Papa".
Fine della «Festa del Papa » è ridestare e tener vivo in mezzo al popolo cristiano lo spirito di fede e di pietà mediante la stima e la venerazione dovuta al Vicario di Gesù Cristo.
Com'è nostro dovere il tenerci ossequenti alla suprema autorità del Papa, così è dover nostro il pregare per Lui; e un'occasione propizia per inculcare al popolo l'attaccamento al Papa e la preghiera per Lui è appunto la « Festa del Papa ».
In che consiste la «Festa del Papa »?
Nello scegliere un giorno dell'anno, preferibilmente festivo, e dedicarlo di proposito a ricordare la divina autorità del Papa e a pregare secondo le sue anguste intenzioni.
Il programma può essere questo
I) promuovere al mattino una Comunione Generale secondo l'intenzione del S. Padre; e lungo il giorno celebrare le sacre funzioni, come nei dì solenni;
II) trattare nelle prediche e in tutti i discorsi, soliti a tenersi, dell'eccelsa dignità del Vicario di Gesù Cristo;
III) raccogliere un'elemosina straordinaria per l' «Obolo di S. Pietro»;
IV) alla sera, prima d'impartire la benedizione col SS. Sacramento, cantare il Te Deum e fare pubbliche preghiere secondo l'intenzione del S. Padre.
Qual giorno sembra da preferirsi per la « Festa del Papa »?
Quello che può dare l'assicurazione di una migliore riuscita. Ne spetta ai Rev.mi Ordinarii la scelta: il dovere dei fedeli è di uniformarsi all'invito del proprio Pastore.
In varie città si è scelta una delle prime domeniche di quaresima, perchè le chiese son più frequentate, e, ordinariamente, in ogni parrocchia vi è anche un predicatore straordinario.
Dove ancor non è fissato alcun giorno, si potrebbe forse scegliere la prima domenica di maggio, perchè si è sul principio del mese della Madonna e, ordinariamente, ancora nel tempo pasquale, e si può ottenere una Comunione più numerosa.
Conclusione.
A quanti leggeranno queste pagine, noi ricordando una parola del Ven. Don Bosco, che zelò costantemente l'esaltazione del Romano Pontificato, facciamo una preghiera:
Oggi non si tratta soltanto di qualche tiepido da infervorare o di qualche peccatore da convertire, ma di difendere gli interessi più vitali del Corpo mistico di Nostro Signor Gesù Cristo, perchè « oggi è la stessa Chiesa Cattolica che è assalita nelle sue funzioni, nelle sacre sue istituzioni, nel suo Capo, nella sua dottrina, nella sua disciplina, come centro della verità, come maestra di tutti i fedeli ».
Urge quindi difendere e zelare gli interessi più vitali della Chiesa e sopratutto pregare per il Sommo Pontefice e insieme circondare della dovuta venerazione la sua sacra persona. Quanto più il Papa è osteggiato, deriso e calunniato dai suoi nemici, che sono i nemici della Chiesa, tanto più dev'essere amato, venerato ed esaltato dai suoi figliuoli. A tanto mira e a tanto deve giungere la
«Festa del Papa ».
Propaghiamola adunque con santo ardore, e forse non tarderà il giorno in cui paternamente sanzionata dallo stesso Romano Pontefice, la « Festa del Papa » avrà data propria e liturgia propria, e si celebrerà con santo entusiasmo e incalcolabile frutto spirituale in tutta quanta la Chiesa!
(1) Catechismo della Dottrina Cristiana, pubblicato per ordine di S. S. PP. Pio X, n. 105.
(2) Id., n. 113.
(3) Codice di Diritto Canonico, Can. 218.
MONS. GIOVANNI MARENCO nel Nicaragua e nel Salvador.
Il Don Bosco di S. Salvador ci reca ampi resoconti della stampa locale sulle visite compiute da S. E. R. Mons. Giovanni Marenco, della Pia Società Salesiana, alle Repubbliche del Nicaragua e del Salvador, in qualità di Internunzio Apostolico.
Nel Nicaragua la visita si compì in forma ufficiale e solennissima. Mons. Marenco giunse a Granada il 10 dicembre u. s.; in treno speciale, e l'accoglienza non poteva essere nè più affettuosa nè più imponente. Dalla stazione, ove era stato eretto un arco trionfale, tutte le vie sino alla Cattedrale eran decorate di bandiere e di gagliardetti. Dopo il Te Deum, l'Internunzio fu accompagnato da tutta la città all'Episcopio.
Anche il ricevimento ufficiale da parte del Presidente dello Stato, dei Ministri, e del Corpo diplomatico, fu improntato alla più grande solennità e cordialità. Il Presidente mise a disposizione dell'Internunzio il landeau presidenziale, e nel rispondere al discorso con cui questi gli presentò le credenziali, sciolse un inno alato alla paterna sollecitudine del Santo Padre:
« Il mondo intero, diceva il Presidente, comprese i generosi sensi del Sommo Pontefice, quando, mosso da nobilissimi impulsi di umanità, invitava tutti i popoli e i Governi belligeranti ad appigliarsi a quei mezzi che potevano far cessare, l'opera funesta„ appena cominciata, della più tremenda distruzione della proprietà e della vita: appello commovente alla concordia e alla pace delle nazioni, che se nel primo sviluppo della gigantesca azione mondiale non potè essere debitamente e generalmente ascoltato, tuttavìa i principi cristiani che l'informavano son oggi il degno e proprio orientamento per il raggiungimento della pace universale. »
A notte il Presidente fece dare in onore dell'Internunzio un concerto di gala. L'attaccamento della nobile Repubblica al S. Padre e al suo Rappresentante non poteva essere fatto palese in forma più solenne.
Un particolare.
Vari signori della città di León avevano stabilito di ossequiare l'Internunzio con banchetti di gala. Mons. Marenco declinò gentilmente l'invito, e quelli gentilmente lo pregarono ad accettare la somma che avrebbero speso, perchè fosse devoluta a favore del palazzo in costruzione per l'Internunzio Apostolico del Centro America a Costa Rica.
Nel Salvador la visita di Mons. Marenco fu preannunziata da una bella pastorale dell'Arcivescovo. Il suo viaggio da San Miguel alla Capitale fu un trionfo. In tutte le stazioni, imbandierate e parate a festa, attendevano il Rappresentante del Papa enormi moltitudini con musiche ed orchestre, appositi comitati di nobili signorine e signore, e le autorità civili, militari e governative.
A San Miiguel il ricevimento fu d'una magnificenza regale. Gruppi di fanciulli biancovestiti spargevano fiori sul passaggio dell'Internunzio, tutte le campane suonavano a festa, le musiche alternavano l'inno pontificio all'inno nazionale. Nella Cattedrale si cantò un solenne Te Deum. Il 1° dell'anno il Vescovo Mons. Dueñas tenne pontificale e pronunciò una splendida omelia sulla missione del Pontificato Romano, con assistenza pontificale di Mons. Marenco..
A Zacatecoluca gli andò incontro il Comandante dipartimentale, alla testa della banda militare e d'un corteo di 8ooo persone. La città era tutta imbandierata. Quattro grandi archi trionfali, con entusiastiche iscrizioni, erano stati eretti per la circostanza.
Eguali grandiose accoglienze fecero all'Internunzio Santiago Nonnalco e Santo Tomàs.
A S. Salvador mossero ad incontrarlo il Presidente della Corte Suprema di Giustizia e il segretario privato del Presidente della Repubblica, insieme con altri distinti signori. Di fronte alla Scuola Normale lo attendeva in superbo landeau il venerando Arcivescovo Mons. Antonio Adolfo Pérez e Aguilar, che lo accompagnò alla Metropolitana.
Il ricevimento ufficiale presso l'Ecc.mo dott. Alfonso Quìnónez Molina, Presidente della Repubblica, ebbe luogo la mattina dell'8 gennaio, presenti tutti i Ministri e tutto il Corpo diplomatico. Il giorno innanzi Mons. Marenco era stato ricevuto dal Presidente Titolare il sig. Carlo Meléndez. Ambedue i ricevimenti si svolsero con grande splendore. La sera dell'8 gennaio vi fu un gran concerto della Banda degli Alti Poteri avanti la residenza dell'Internunzio; e, la sera seguente, una grande fiaccolata, cui presero parte i rappresentanti di tutti i rioni della città, percorse tutte le vie imbandierate, sostando ripetutamente sotto le finestre dell'Internunzio, che fu obbligato ad affacciarsi, mentre due oratori presero la parola per inneggìare al S. Padre e al suo Rappresentante.
Le ultime notizie da noi avute dànno conto dell'accoglienza trionfale fatta a Mons. Marenco a Santa Ana. Noi mettiam fine a queste brevi e umili spigolature rallegrandoci con le ferventi popolazioni delle Repubbliche del Centro America, che pubblicamente professano tanto amore per la nostra Santa Religione e tanta venerazione per i suoi Ministri.
TRA I FIGLI DEL POPOLO
TORINO. - CONFERENZE PER L'ORATORIO S. PAOLO. - Nel mese scorso si tennero due Conferenze a favore dell'Oratorio S. Paolo: la prima l'8 maggio, nel teatrino dell'Oratorio di Valdocco, con proiezioni luminose, dal Sac. Dott. Antonio Fasulo, a iniziativa del Comitato Torinese «Dame Patronesse Opere Ven. Don Bosco ».
La seconda, a iniziativa del « Consiglio Direttivo del Circolo S. Paolo » nell'Oratorio omonimo, fu tenuta la sera del io maggio da P. Giovanni Semeria, nella chiesa di San Dalmazzo, bella delle celesti figure del Reffo, dallo scintillante pulpito cosmatesco.
P. Semeria in forma popolare e attraente parlò della necessità di assistenza ai figli del popolo che disse « prestata con attività molteplice » nel popoloso Borgo S. Paolo, e a prò di essa l'illustre oratore eccitò gl'intervenuti a voler aprire la mano benefica.
E molto opportunatamente - scrive il Momento - perchè tutti gli uomini d'ordine vedono con gioia e son disposti ad aiutare un'istituzione nata fatta per il bene civile, morale e religioso di quella popolazione. Religioso, sopratutto: e questo fu il punto culminante del discorso: perchè, per noi credenti, solo un'educazione basata sul principii religioso-cristiani è casa edificata su inconcussa roccia: altrimenti è costruzione, forse appariscente, ma innalzata su mobile arena.
Degna corona della bella Conferenza di P. Semeria fu la fine esecuzione musicale, per opera della «Schola Cantorum di San Dalmazzo, di un « Benedicta » a 3 voci del M.° Pagella e d'un « Tantum ergo » del M.° Mondo, sotto la direzione del P. Albera.
I più cordiali ringraziamenti ai benemeriti Comitati che s'interessano così vivamente del nuovo Oratorio, particolarmente al « Consiglio Direttivo del Circolo S. Paolo » che si è assunto il generoso compito della sistemazione dell' Oratorio festivo, e agli ottimi P. Barnabiti che misero gentilmente a disposizione della Conferenza di P. Semeria la loro splendida chiesa.
NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
SCANDELUZZA. - LA BENEDIZIONE DI UNA NUOVA STATUA DI MARIA AUSILIATRICE. - Si compì la domenica 30 marzo dall'economo spirituale rev. D. Antonio Macagno. La cara immagine campeggiava fra ceri e fiori, circondata da numeroso stuolo di giovanette, ragazzini e divoti: anime buone che, accostatesi al mattino alla Mensa Eucaristica, assistevano con gran fervore alla solenne funzione. Dopo la benedizione, tutti recitarono ad una voce, una preghiera, indulgenziata da Monsignor-Vescovo di Casale, per rendere più cara e memorabile la bella festa in onore di Maria Ausiliatrice.
VIGNOLA BORBERA. - UNA COMMOVENTE CERIMONIA Si è svolta nel Convitto Operaio diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in Vignole Borbera. Due piccole operaie, diligentemente preparate per parecchi mesi, attendevano con fervore il giorno di esser battezzate. E il gran giorno finalmente venne. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Simon Pietro Grassi, Vescovo di Tortona, giungeva a Vignole la sera del 29 marzo e la mattina del 30, nella cappella del Convitto, presente un bel numero di fedeli, amministrava il S. Battesimo alle due ragazzette e a un loro fratellino, giunto appositamente da Novi Ligure. La cerimonia si svolse in forma solenne, tra l'attenzione e la commozione dei presenti, e fu seguita dalla S. Messa celebrata dallo stesso zelante Pastore, che amministrò la prima Comunione ai fortunati neofiti e, in seguito, anche la S. Cresima. Tutti i presenti si accostarono anch'essi alla sacra mensa e Sua Eccellenza, con inspirate parole, spiegò loro la grandezza e il valore dei sacri riti compiuti. Le giovani convittrici, che avevano già dato all'amabile Prelato il più cordiale benvenuto con canti e componimenti, tennero nel pomeriggio un riuscitissimo trattenimento drammatico in suo onore, presente un gran numero d'invitati, e la parola del Pastore si fece udire un'altra volta a encomiare, a incoraggiare e spronare al bene. Una festicciuola indimenticabile.
In Italia.
TORINO. - LA S. MISSIONE a S. GIOVANNi EVANGELISTA. - Anche quest'anno nella nostra Chiesa di S. Giovanni Evangelista, il monumento che il Ven. D. Bosco volle dedicare a Papa Pio IX, si tenne con esito felicissimo una solenne Sacra
Missione in preparazione all'adempimento del Precetto Pasquale.
Annunziata al popolo la 4a Domenica di Quaresima, all'indomani s'incominciò un solenne triduo di preparazione, in onore dell'Addolorata che è in particolar venerazione in detta chiesa, e il giovedì seguente, 3 aprile, s'incominciò la Sacra Missione, che durò 10 giorni, cioè fino alla Domenica delle Palme.
Al mattino, alle 6,30 meditazione del Missionario Salesiano D. Braga; alle 9,30, predica di Mons. Pini di Milano alle signore; alle 17 conferenza dello stesso Monsignore, specialmente agli studenti universitari e delle scuole secondarie superiori; e a tarda sera dialogo del Can. Toppino di Torino col salesiano Sac. Stefano Trione.
Accorse alle svariate sacre funzioni e predicazioni, e specialmente al dialogo della sera, gran folla di fedeli con mirabile frutto ed edificazione.
Spettacolo poi altissimo di fede si ebbe nella Santa Notte Eucaristica prima della Domenica di chiusa, con gran concorso devotissimo di popolo che prese viva parte a tutte le ore di adorazione solenne e alle altre sacre funzioni di programma.
Molti confessori attesero alle confessioni tutta la notte e si ebbero numerosissime Comunioni.
Tenne la predica dei ricordi l'Em.mo Arcivescovo, il Card. Agostino Richelmy, che con ineffabile gioia e slancio apostolico animò l'immenso popolo accorso a perseverare nella pratica della vita cristiana col santo coraggio dei figli di Dio.
ISOLA D'ISTRIA. - « RICREATORIO SALESLIANO » e « VIA D. GIOVANNI Bosco » - Spigoliamo da una lettera d'un confratello soldato:
L'Isola d'Istria dista una trentina di chilometri da Trieste e dodici o tredici da Pirano, alle quali è unita dalla piccola ferrovia costiera. Ha inoltre comodità di un servizio giornaliero di piroscafo, il quale in un'ora porta e a Pirano e a Trieste, direttamente, senza toccare nè Capodistria, nè Muggia. L'isola conta circa ottomila abitanti; e ottanta su cento sono contadini, quindici su cento pescatori, il rimanente professionisti ed operai, essendovi cinque fabbriche di sardine all'olio.
Di parrocchie ve n'ha una sola, con quattro sacerdoti, di cui uno è incaricato della scuola di religione ai ragazzi delle elementari (una o due ore settimanali per classe) e un altro deve attendere al Ricreatorio Salesiano.
Il Ricreatorio Salesiano è sorto qui nel febbraio 1914, auspice il Parroco Mons. Francesco Muiesan, coadiuvato dal salesiano Don Rubino; e in quella circostanza per desiderio dei cittadini, la via in cui sorge l'Oratorio, s'intitolò a « D. Giovanni Bosco ».
Avanti la guerra, dal febbraio 1914 al maggio del '15 l'Oratorio, aperto la domenica e al giovedì e negli altri giorni festivi o di vacanza, era frequentato da centocinquanta a duecento ragazzi: e veniva a dirigerlo da Trieste il nostro D. Giuseppe Mezzetta. Le pratiche di pietà avevano luogo nella Chiesa Arcipretale, o Duomo, come qui si chiama.
Adesso, pian piano, già si cerca di riedificare. I locali sono stati riaperti la domenica 30 marzo u. s. e vi è addetto il coadiutore rev. D. Francesco Drius, ex allievo dell'Oratorio nostro di Trieste, ove celebrò la sua prima messa il 5 maggio del decorso anno.
La cittadinanza è cattolica, ma ha un ricreatorio laico e vari circoli non cattolici. Quanto bene vi sarebbe da compiere tra questi ragazzi!
Gl'inscritti alle scuole popolari maschili, divise in cinque classi e nove sezioni, raggiungono il mezzo migliaio. Nella mia 3a sezione, unica - con settanta inscritti - le cose procedono discretamente, avuto riguardo, ben s'intende, alle attuali critiche circostanze di causa diversa e alle conseguenze inevitabili di quattro anni di guerra.
All'Estero.
RODI. - UNA LETTERA DI UNA COMUNITA
ISRAELITA. - Come è vero che la carità del Papa ha della tenerezza e dell'universalità di quella dello stesso nostro Divin Salvatore! Leggiamo nel Messaggero di Rodi del 9 aprile 1919 (N. 99, anno IV) una lettera di ringraziamento che la Comunità Israelita di quell'isola ha indirizzato al Dott. Don Argeo Mancini, Cappellano Militare a Rodi. I ringraziamenti, più che all'ottimo figlio di Don Bosco, vanno al S. Padre Benedetto XV, perchè solo per il tramite e le paterne sollecitudini del Papa fu possibile all'umile salesiano di svolgere, attivamente e regolarmente, la pietosa e benefica opera sua. La lettera è questa:
Reverendissimo Padre,
Permetta la S. V. che, a nome della nostra Comunità, io compia il gradito dovere di ringraziarla della cura cime, durante il periodo di guerra, la V. S. s'è presa per far pervenire a molti nostri correligionari notizie sui loro parenti che si trovavano nei paesi belligeranti.
L'opera nobilissima e tanto umanitaria della S. V. è stata apprezzata nel suo giusto valore da tutto la nostra Comunità e particolarmente da tutti quelli che hanno riacquistato la tranquillità del loro animo per le notizie che la S. V. ha loro trasmesse.
Io mi fo adunque interprete dei suddetti miei correligionari e presento alla S. V: l'espressione della loro gratitudine infinita per Lei e La prego d'aggradire, Reverendissimo Padre, l'assicurazione della mia speciale considerazione.
GIUSEPPE ALHADEFF.
PANAMA. - PER L'ORATORIO FEsTivo. - Ricordano i lettori l'istanza inoltrata del Vescovo e dai Cooperatori Salesiani di Panamà presso l'Assemblea Nazionale per avere un lotto di terreno per la costruzione di un Oratorio festivo? Ebbene, in data 6 febbraio, l'Assemblea Nazionale di Panamà emanava il seguente Decreto
« Si autorizza il Potere Esecutivo a cedere alla Chiesa Cattolica per lo spazio di 4o anni, prorogabili in seguito di dieci in dieci anni, l'uso di un lotto di terreno di seimila metri quadrati, dei terreni nazionali del « Hatillo » allo scopo di formarvi un ricreatorio giovanile.»
E il Presidente della Repubblica, con legge n. 17 del 1919, in data 8 febbraio, ratificava e ordinava la pubblicazione del riferito decreto.
Rallegramenti a chi ebbe la bella iniziativa !
Concorsi per le "Letture Cattoliche,,.
Al concorso sul tema « GESÙ CRISTO BENEFATTORE DELL'INDIVIDUO, DELLA FAMIGLIA, DELLA SocIETA' » presero parte otto amici nostri.
Esaminati i loro lavori, abbiamo ammirato in ciascuno di essi pregi notevoli di sostanza e di forma; ma in nessuno abbiamo riconosciuto quell'insieme di doti che merita il premio.
Teniamo i manoscritti a disposizione dei rispettivi. lettori. Questi, facendocene richiesta, vogliano darci le indicazioni necessarie.
Frattanto ci abbiano per iscusati del grande ritardo, e gradiscano il nostro ossequio. Nel prossimo fascicolo del Bollettino diremo del concorso sul tema « PRETI BENEFATTORI ».
30 maggio 1919.
La Direzione DELLE « LETTURE CATTOLICHE »
Ing. Francesco Darbesio.
Morì da santo il 14 aprile u. S. in Torino. Era l'ultimo di 9 figli del sig. Francesco Darbesio e della signora Eudosia Forteur Mourosier, con cui il Ven. Don Bosco e il compianto Don Rua furono stretti dalla più santa e sincera amicizia.
Cattolico sincero e profondo, mente retta ed equilibratissima, cuor mite e generoso, l'ing. Francesco era nato il 26 novembre 1851. Ascritto alla Pia Unione dei Cooperatori dal Ven. Don Bosco, per Lui, per l'Opera sua, e per i suoi Successori nutrì sempre un'alta venerazione, come tutta la sua famiglia. La sua memoria, per le rare personali virtù, specie per la rettitudine e per la carità squisitamente cristiana, vivrà tra noi in benedizione.
Alle figlie: Eudosia in Ceresa, e Maddalena: ai parenti tutti, l'espressione del più vivo rimpianto e l'assicurazione di divoti suffragi.
Avv. Severino Bianco.
Dopo lunga malattia, spirava serenamente il 7 aprile a Caluso. Cooperatore attivo e zelante, amava di sincero affetto l'Opera Salesiana e lo mostrò nell'adoperarsi con tutta l'anima perchè i figli di Don Bosco si assumessero la cura dell'educazione cristiana della gioventù maschile di Caluso e perchè la loro missione sortisse l'effetto desiderato.
Ai suoi cari che lo piangono nel più grande dolore l'assicurazione di divoti suffragi.
Enrico Masoero.
Spirava il 1° marzo a Milano, dove era apprezzato insegnante in quelle Scuole Municipali, in ancor giovane età : aveva solo 37 anni.
Allievo dei nostri Istituti fin dalla prima giovinezza, conservò ai suoi antichi superiori quell'affetto confidente e filiale che lo aveva unito a loro nei tempi della sua educazione.
Nell'insegnamento fatto in scuole pubbliche e private famiglie, dalle quali era ricercatissimo, fece suo il sistema educativo di Don Bosco, ottendendone plauso e lusinghiero successo.
Pace all'anima cara di questo maestro cristiano!
Giuseppina Torelli.
Anima mite e buona, trovò le sue delizie nell'esercizio della vita cristiana, vissuta nella pietà e nel nascondimento. Il suo cuore, fortemente portato alla carità, la rendeva entusiasta dell'apostolato di Don Bosco, di cui zelò l'incremento come meglio potè. Iddio pietoso doni conforto alla sorella e il premio eterno all'estinta!
Morello Nicola fu Giacomo.
Colto da malore improvviso la mattina del 25 febbraio, spirava serenamente confortato dai SS. Sacramenti la sera dello stesso giorno ai Piani di Vallecrosa. Pio, caritatevole e zelante, amava cordialmente l'Opera nostra. La sua memoria vivrà in benedizione. Ai parenti le più sentite condoglianze.
Preghiamo anche per i seguenti Cooperatori defunti
Alessio Maria - Alessandria.
Andreoli Vanoncina Palmira - Ponte S. Pietro. Antonielli D'Oulx Conte Carlo - Torino. Banchero Teresa - Carsi (Val Brevenna). Barbera Marianna - Mineo. Barenghi Cav. Gaetano - Inveruno. Boccalatte Cristoforo - Lu Monferrato. Cavallero Giovanni - Torino. Cavatore Annetta - Asti. Cielo Giovanni - Visano. Concina Giuseppe - Confienza. Corte Melania - Schio.
Corticelli Mons. Costantino - Como. Cornaletti Stefano - Mairano.
Costagliola Mons. Gennaro, Arcivescovo - Chieti. Cuttica di Cassine Marchesa Teresa - Torino. Danieli Giacomo - Nove. Danieli Teresa - Nove.
Falabrini Mario - Asti. Galbusera Filomena - Talamona. Gastaldi Domenico - Riva di Chieri. Gazzera Giulia - Cuneo.
Ghione Luigi - Canelli Giordano Marianna - Cornegliano d'Alba. Goglino Marietta - Bosco Marengo. Golonelli Don Luigi - Solarolo.
Gramaglia Don Alberto - Serralunga d'Alba. Janigro Mons. Ortensio - Lucera. Longo Don Salvatore - Modugno.