BS 1910s|1919|Bollettino Salesiano Maggio 1919

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLIII - N. 5    MAGGIO 1919

SOMMARIO

Cooperatori, consacratevi alla Sacra Famiglia. Cooperazione Salesiana: Per le adunanze mensili: Rispondiamo all'appello del Papa.

Un omaggio alle Scuole Professionali di Don Bosco. Nobile esempio di profonda riconoscenza.

Per l'educazione cristiana dei figli dei popolo: Il nuovo Oratorio S. Paolo in Torino. Nel Cinquantenario dell'erezione canonica dell'"Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice"

Papa Benedetto XV e il Santuario di Maria Ausiliatrice ai Becchi di Castelnuovo d'Asti.

In memoria di un Chierico Salesiano (Sottotenente Dott. Giovanni Miglio).

Lettere dei Missionari: Una Missione lungo il Rio Negro (Lettera del Missionario Don Giovanni Balzola)

Rep. Argentina: La morte di un santo missionario.

Il Culto di Maria Ausiliatrice: Nel Santuario: Agli Ascritti all'"Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice" -Grazie e Graziati -- Orario del Mese di Maria Ausiliatrice.

Novità: Il Divoto di Maria Ausiliatrice.

Note e Corrispondenze: Nuovi Missionari - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice -- Conferenze Salesiane - Notizie varie.

Necrologio e Cooperatori defunti.

Cooperatori e Cooperatrici, consacratevi alla sacra Famiglia.

A questo numero è unita la SCHEDA per l'Omaggio Internazionale alla Sacra Famiglia: è un foglio doppio: Voi distaccatelo e dividetelo in due.

Il primo foglio - contenente l'Appello, la Formola di consacrazione, la Preghiera quotidiana e il Ricordo di adesione all'Omaggio - è da conservarsi tra le memorie di famiglia.

Il secondo foglio - destinato a formare l'Albo d'onore dei Fondatori del Tempio Votivo - lo rinvierete al rev.mo Don Albera, appena Vi sia possibile.

Per la Consacrazione non si richiede la presenza del Sacerdote; la compie il Capo di famiglia. Non è determinata alcuna data: si può scegliere qualsiasi giorno, per ogni famiglia particolarmente caro o solenne. Chi non ha l'immagine della S. Famiglia per compiere la Consacrazione, ce ne avvisi e glie la invieremo. Chi avesse già compiuto la Consacrazione, non è necessario che la ripeta; ma indichi l'anno, in cui la compì, nel modulo destinato all'Albo d'Onore.

Per il concorso all'erezione del Tempio Votivo non è determinata alcuna quota: - ogni Cooperatore è pregato a fare quell'offerta che gli suggerisce a pietà e gli consente la sua condizione.

Benedica il Signore al devoto Omaggio. L'Em.mo Card. Agostino Richelmy si e degnato approvarlo con queste preziose parole:

Memori sempre della pietà e della sapienza del Grande Leone XIII e ripieno il cuore di riverente affetto al Glorioso Pontefice Benedetto XV facciamo plauso alla proposta della benemerita Congregazione Salesiana, e sovra quanti risponderanno alla stessa invochiamo l'abbondanza delle celesti benedizioni.

Torino, 26 aprile 1919.

AGOSTINO Card. Arcivescovo.

Che il voto del venerando Porporato si compia con divina larghezza, a vantaggio delle Famiglie dei nostri Cooperatori, per il bene della Chiesa e della Civile Società!

Cooperazione Salesiana - Per le adunanze menslft.

Rispondiamo all'appè.llo del Papa!

Il Papa - cui nell'ora presente debbono, con fremureso amore, tener volto lo sguardo tutti i cattolici - ha indicato due volte, la prima ai Membri del S. Collegio dei Cardinali, la seconda ai Rappresentanti della Giunta Diocesane adunati a Congresso, che oggi le opere che vanno maggiormente promosse sono la cura e l'istruzione dei fanciulli - la protezione e il savio indirizzo degli operai - e gli opportuni consigli e gli eccitamenti alle classi più agiate per il buon uso delle ricchezze e dell'autorità.

Nel lanciare quest'appello Papa Benedetto XV ha invitato a farsi Cooperatori suoi nell'urgente lavoro tutti quanti i Cattolici di buona volontà. Potrebbero disinteressarsene i Cooperatori Salesiani? Non dimentichiamo l'affermazione fatidica di Don Bosco: - Verrà un tempo, in cui il nome di Cooperatore Salesiano sarà sinonìmo dì buon cattolico. - Sapete perchè? Perchè Don Bosco infuse nei Cooperatori quello spirito che deve animare ogni buon cattolico. Quindi se il Signore ci farà la grazia di veder rifiorire la pietà e la carità in mezzo a tutto il popolo cristiano, la parola del Venerabile sarà compiuta: ma tocca ai Cooperatori a lavorare nel senso da lui indicato.

Riservandoci d'illustrare di proposito la triplice raccomandazione del S. Padre, questa volta - perchè torni più efficace - ci limitiamo a un. semplice rilievo d'una frase del Papa.

Educati alla scuola di Don Bosco che a nessuno fu secondo nell'ossequio ai desiderii del Papa e che, per tradurli in realtà, lavorò indefessamente fino a mendicar per questo sua vita a frusto a frusto, noi tutti, salesiani e cooperatori, dobbiamo sorgere come un sol uomo per rispondere al recente appello pontificio.

Il S. Padre Benedetto XV, parlando ai membri del Congresso delle Giunte Diocesane, così diceva tra l'altro:

« A noi sembrano rivestire particolare importanza i problemi relativi alla scuola... Il fanciullo ci rappresenta l'avvenire della società: la società futura, come quella che sarà formata dai fanciulli dell'oggi, avrà solo quel tanto di bontà che sarà rappresentato dall'educazione che avranno avuto i fanciulli dell'oggi. Importa perciò sommamente informare a sentimenti religiosi e a principii di vera onestà il cuore dei fanciulli e dei giovani dell'epoca nostra. Laonde è necessaria la generosità dei ricchi, la pazienza nei maestri, la sollecitudine di tutti, nel procurare che alla gioventù non manchi una educazione religiosa completa, e però promettitrice di un migliore avvenire per la società. »

Ecco tracciato in poche parole un programma che, da solo, basterebbe a rigenerare la società. Spetta ora ai cattolici a metterlo in esecuzione: ognuno cerchi di non trascurare i suoi doveri; ognuno prenda come rivolta a sè la parola pontificia, a seconda delle proprie condizioni.

Siete ricchi di beni di fortuna? A voi il Padre di tutti domanda generosità; domanda cioè l'applicazione del preciso precetto di Gesù « Date ai poverelli quello che sopravvanza »; domanda in altre parole che voi guardiate alle ricchezze come a un deposito di cui dovrete render conto, e non come a un possesso. Tutte le forme di educazione cristiana aspettano da voi il sussidìo; quelle che raccolgono i figli della strada, quelle che educano più finamente i giovanetti negli istituti, quelle che nelle scuole professionali si sforzano di preparare una generazione di operai cristiani.

Non avete in abbondanza beni di fortuna, ma in compenso godete di una certa influenzi morale presso la gente o d'un notevole prestigio per il vostro sapere e la vostra coltura?

A voi il Pontefice grida: « Importa sommamente informare a sentimenti religiosi e a principii di vera onestà il cuore dei fanciulli e dei giovani dell'epoca nostra. » In altre parole, a voi. chiede che mettiate la vostra influenza e il vostro prestigio a servizio della buona crociata. Occasioni non vi mancheranno. Si tratterà di avviare un giovanetto a questo istituto anzichè a quello, di orientare la carità dei facoltosi e la protezione delle autorità verso le istituzioni che curano la cristiana educazione, di influire colla parola e coll'esempio per diminuire il numero di coloro che si adagiano nel loro egoismo e, di fronte al guastarsi delle schiere giovanili, hanno solo parole di lamento accompagnate dalla triste conclusione: « Non tocca a me! »

In modo particolare però il pensiero del S. Padre sembra rivolto a una classe di persone: ai maestri. A costoro domanda «Pazienza».

Una sola parola, ma quanto comprensiva!

Pazienza nell'istruire, e più di tutto pazienza nell'educare, pazienza per educare istruendo. Con la pazienza, dice il Signore, noi saremo padroni di noi stessi : in patientia vestra possidebitis animas vestras; e con la pazienza i maestri diverranno padroni del cuore e della mente degli alunni. Gìacchè la scuola non sarà quale dev'essere, se non quando i maestri siano così im bevuti e informati a principii e a pratiche cristiane da sapere e volere educare sempre nella scuola e fuori, negli atti pubblici e in privato, tanto nell'insegnare il catechismo quanto nello spiegare il libro di lettura, la storia, la geografia, le nozioni varie, ecc.

Si potrà misurare la sfera d'influenza morale che può creare intorno a sè un buon maestro? Si potrà valutarne le ripercussioni benefiche di valore temporale ed eterno? Solamente per queste scuole, vale la vantata frase: « Ad ogni scuola che si apre, si chiude una prigione »: sì, si chiude una prigione, anzi due: quella degli uomini nel tempo e quella della giustizia divina nell'eternità.

Ma chi ci darà i maestri informati a questo spirito di apostolato? Forse le scuole pubbliche, ove, diciamolo francamente, per molte cause manca tale preparazione? Da esse non è impossibile che escano dei buoni maestri, grazie al correttivo che, nel periodo della formazione, a loro viene dalle famiglie e dai convitti o pensionati ben condotti.

Risultati pienamente soddisfacenti invece sotto tutti i riguardi, si ottengono presso quelle scuole normali pareggiate che, fondate e sostenute con intenti cattolici e con pie offerte, si propongono di fornire l'Italia d'una schiera di maestri schiettamente cristiani.

Siffatte scuole sono abbastanza numerose in Italia e meritevoli del pieno e incondizionato appoggio dei buoni. Noi ci limitiamo a nominare quelle che si innestano sull'albero salesiano. Esse sono cinque: due maschili tenute dai Salesiani:: la « Valsalice » di Torino e la « Tuscolana » di Frascati (Roma); tre femminili, tenute dalle Suore di Don Bosco, a Nizza Monferrato (Alessandria), al Torrione di Bordighera (Liguria); ad Ali Marina (Messina).

Queste cinque scuole presentano i seguenti preziosi caratteri:

1) sono equiparate in tutti gli effetti legali alle Scuole Normali Regie;

2) hanno tutte annesso un convitto, dìretto e condotto coi metodi educativi proprii di Don Bosco;

3) in paragone di altri convitto-scuole sono di media retta.

Per esservi iscritti si richiede uno di questi due titoli:

1) L'esame di ammissione alla quarta classe ginnasiale, con un esame supplettivo detto d'integrazione; (quest'esame supplettivo d'integrazione si subisce presso le medesime scuole; presso la scuola « Valsalice », oltre all'esame d'integrazione, si può subire anche l'esame d'ammissione alla quarta classe ginnasiale);

2) Il diploma di licenza tecnica, o di licenza complementare.

Richiamiamo l'attenzione dei Revv. Parroci e Sacerdoti aventi cura di giovani, delle Direzioni di Collegi o Seminari e di tutti i Cooperatori su queste scuole, affinchè per tempo si pensi ad avviarvi quei giovanetti e quelle giovinette che si sentono chiamati alla carriera nobilissima del maestro (1).

Urge che tutti lavoriamo per la restaurazione delle famiglie, anche di quelle che si dicono cristiane e lo sono soltanto di nome; e bisogna che tutti i Cooperatori possano dire con legittima soddisfazione: «Nella mia vita ho questo di attivo: ho cooperato a formare un maestro o una maestra cristiana. »

Un omaggio alle Scuole Professionali di Don Bosco.

Il prof. Gio. Lorenzo Rodriguez, della Scuola Normale di San Paolo (Brasile), riferiva al Congresso della Federazione Cattolica, tenutosi in detta capitale, sull'insegnamento religioso da impartirsi, anzi della necessità e della missione delle Scuole Professionali.

Dopo aver dimostrato il gran mezzo educativo che queste possono essere, ove tendano a incanalare coscientemente le nuove energie popolari per la via dello sviluppo industriale del paese, dell'intensificazione della sua vita economica e della sua prosperità finanziaria, divenendo così un fattore importantissimo di moralità sociale e di forte coscienza nazionale, il chiaro professore additava le scuole professionali di Don Bosco come scuole professionali modello e soggiungeva:

Impieghiamo la nostra influenza in prò dello sviluppo dell'Opera Salesiana, il cui Fondatore riuscì a comprendere, con intuizione veramente geniale, la principale necessità dell'epoca nostra. Imparare a leggere non basta, se non s'impara a lavorare. Ma l'istruzione, anche accoppiata al lavoro, non educa veramente, se non è congiunta con la fede. ORA ET LABORA: ecco la somma sapienza! Cosi la pensò Don Bosco che fece dell'officina un prolungamento della scuola, e della chiesa fece un compimento della scuola e dell'officina...

Per Don BOSCO OFFICINA, SCUOLA E CHIESA Sono tre istituzioni solidali e quindi inseparabili ».

(1) Per maggiori schiarimenti rivolgersi alle Direzioni delle singole scuole: Scuola Normale Maschile pareggiata « Valsalice » Torino - Scuola Normale Maschile pareggiata « Tusculana » Frascati (Roma) - Scuola Normale e Complementare Femminile pareggiata, Nizza Monferrato (Alessandria) - Scuola Normale e Complementare Femminile, Torrione di Bordighera - Scuola Normale e Complementare Femminile, Ali Marina (Messina).

Nobile esempio di profonda riconoscenza.

Ci era noto l'affetto dei nostri ex-allievi per gl'istituti nei quali ricevettero la prima educazione, conoscevamo la cordiale amicizia che li stringe ai loro educatori: ma gli ex-allievi delle Case Salesiane della Repubblica Argentina, ce n'hanno dato una prova così grande, così spontanea e così preziosa, che non avremmo mai osato dimandare.

I NOSTRI DIFENSORI.

Erano i primi giorni del nuovo anno 1919 e una tempesta massimalista si scatenava furiosamente sulla nobile e generosa Repubblica. I primi assalti inconsulti erano rivolti alle Chiese e agli Istituti Ecclesiastici e Religiosi, e c'era grave pericolo che, d'un tratto, per mano di un gruppo di facinorosi il fuoco avesse a distruggere il paziente lavoro di lunghi anni di generosa carità.

Come difendere i provvidenziali istituti?

Fin dalle prime ore dei tentativi di assalto ai vari collegi, ecco presentarsi alle nostre Case, gruppi di nostri bravi Ex-allievi, offrendosi a restarvi di guardia, giorno e notte, e pronti, a un cenno dei superiori, d'andare a compiere la stessa difesa alle Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice e ad altri pii Istituti nei quartieri più appartati e pericolosi.

Erano momenti difficili. Si udivano dappertutto spari allarmanti: era stato interrotto ogni mezzo di trasporto: ardevano, senza che alcuno protestasse, autocarri e carriaggi... Nulla, nulla poteva resistere alla marea della turba esaltata, composta di gente senza cuore e di molti ragazzi, sì di molti ragazzi incoscienti...

E proprio in quelle ore di tanta trepidazione e di tanto pericolo, abbandonando il tranquillo focolare, le buone mamme e le amate sorelle, si recarono i generosi a montar di guardia attorno il loro Tempio e il loro Collegio. E molti, riunitisi e organizzatisi in veri corpi di guardia, sul far della notte partivano dal loro quartiere generale di Almagro, e in picchetti armati si recavano ai vari Istituti Femminili, camminando sempre a piedi e rasentando talvolta le zone invase dai facinorosi.

Vi furon padri e figli, che passarono cinque notti di seguito vegliando sui nostri tetti, mentre avevano nelle loro case le spose e le sorelle tremanti, che piangevano e pregavano. Ve ne furono alcuni che, spaventati dalla gravità del pericolo, per un momento credettero più prudente il rifugiarsi nelle loro case, poi, strada facendo, provarono nell'animo delicato come un rimprovero di cordardia e per lungo e pericoloso cammino tornarono al loro Collegio per incorporarsi nuovamente al drappello dei difensori.

UN GRIDO APOSTOLICO

L'Ispettore dei Salesiani Don Giuseppe Vespignani, nel render grazie a cotesti amici provati, ha lanciato loro questo grido apostolico:

« Voi ci avete difeso colle armi. Bravi! grazie! Il grido della nostra riconoscenza si confonde col grido di protesta che s'innalza da un capo all'altro della Repubblica contro gli attentati all'ordine, all'autorità, alle istituzioni, alla stessa vita cittadina: ed io vi ripeto: « Bravi! grazie!

» Ma perchè non aiutarci ancora per il bene della Religione e della Patria?

» Ex-allievi ed Ex-allieve di Don Bosco; aiutateci a meglio organizzare gli Oratori festivi! Cercate e mandateci, guidateci i fanciulli e le fanciulle!

» Venite voi pure! Studiamo insieme i bisogni morali e materiali di questa povera gioventù e delle famiglie : assumiamoci la protezione di questi figliuoli e di queste figliuole col provvedere loro un'occupazione e un mestiere conveniente: fondiamo Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli a prò della gioventù che frequenta gli Oratori di Don Bosco, e mentre saneremo quartieri più abbandonati, noi avremo contribuito efficacemente alla sicurezza delle istituzioni e al bene della Società e della Patria.

» Sì, come ci avete difeso colle armi, difendeteci ora col Catechismo in mano; venite, venite tutti agli Oratori festivi, e aiutateci a far cristiana la generazione che cresce! »

I NOSTRI AIUTANTI

Oh! se cotesto grido apostolico trovasse eco anche in Italia, nel cuore di molti nostri exallievi! Essi che tanto affetto e tanta riconoscenza nutrono per i loro istitutori e maestri diverrebbero i nostri primi aiutanti.

E quale prezioso significato assumerebbe la festa inaugurale del Monumento a Don Bosco, se attorno alla figura del Padre che s'intrattiene amorevolmente con i giovani per guadagnarne i cuori ed elevarli a Dio, ci fosse dato dì vedere, insieme con gli amici dell'Argentina, i rappresentanti degli Ex-allievi nostri d'ogni Nazione, decisi di rifondere in altri cuori giovanili quella cristiana educazione, che essi ebbero negli Istituti e negli Oratori di Don Bosco!

Per l'educazione cristiana dei figli del popolo. (1) Il nuovo Oratorio S. Paolo a Torino.

Il nuovo Oratorio si trova nell'area compresa, tra le vie Luserna, Verzuolo e Vigone, e il Corso Racconigi, cioè a fianco delle « Scuole Elementari San Paolo » con ingresso in via Vigone. È su quest'area che sorgerà il nuovo Santuario in onore della Sacra Famiglia, l'omaggio internazionale dei Cooperatori Salesiani, di cui abbiam già detto più volte e diciamo anche in questo numero del Bollettino.

L'opera venne iniziata per il bisogno di particolare assistenza in cui si trovavano molti giovanetti, e a ricordo della Messa d'Oro del nostro Superiore Don Paolo Albera e del Cinquantenario della Consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice.

1) Le prime date.

L'attività febbrile, con cui in ottobre e a novembre inoltrato si compivano i necessari riattamenti alla vecchia cascina, richiamò l'attenzione dei ragazzi vaganti mattino e sera nei dintorni, a causa dell'orario continuato delle fabbriche e delle scuole, e in un attimo diffuse la voce: - Vengono i preti di Don Bosco, quelli che voglion bene ai ragazzi!

- Quando?

- Presto! presto!

E il 20 novembre, vacanza scolastica, uno dei nostri preti, recandosi al futuro Oratorio per affrettarvi i preparativi, si vide circondato con festevole ammirazione da alcuni ragazzi, cui se nè aggiunsero subito degli altri, e ben ventidue furono i piccoli amici che accompagnarono il sacerdote fino alla cascina, ove il suo lavoro fu quello... d'intrattenersi con loro e divertirli.

All'indomani i piccoli amici crebbero ancora e altrettanto avvenne nei giorni seguenti, sicchè la domenica 24 novembre, anche perchè Maria Ausiliatrice prendesse sotto il suo manto la nuova istituzione, parve opportuno, con le debite licenze, d'innalzare provvisoriamente un altare in una stanza a pian terreno nella vecchia cascina, e celebrarvi la S. Messa. Niente di più semplice e commovente! Settantadue ragazzi ascoltarono la S. Messa, che la maggior parte per la lontananza dalla chiesa non avrebbero ascoltato, pregarono un poco, e, con l'invito di farsi zelanti propagandisti dell'apertura dell'Oratorio in mezzo ai compagni, ricevettero con faccia sorridente una buona parola.

Così l'8 dicembre 1918, 77° anniversario del primo inizio dell'Opera Salesiana, si potè inaugurare con una certa solennità il nuovo Oratorio. L'amatissimo nostro Superiore Don Albera benedisse egli stesso l'attuale cappella provvisoria, capace di più di quattrocento persone; e più di trecento giovanetti, inginocchiati nei loro banchi, vi ascoltarono la sua Messa insieme con molti loro parenti; e dopo Messa, le vive raccomandazioni che loro rivolse il venerando Successore di Don Bosco: di amare assai Gesù Sacramentato e di stare divotamente alla sua presenza.

A rendere più cara la festicciuola (come soleva fare Don Bosco) all'uscir di chiesa si distribuì a ciascun giovanetto una manciata di castagne, e l'improvvisata piacque. Diciamo anzi, fu tanta la soddisfazione che destò in tutti una cerimonia così semplice e così cordiale, che molti dei parenti vollero personalmente ringraziare il sig. Don Albera, al quale due giovanetti lessero, con garbo, un saluto e un complimento, ed anche un bravo padre di famiglia si fece pubblico interprete della più sentita riconoscenza.

L'entusiasmo crebbe nel pomeriggio per la bella e divota funzione religiosa e per i giuochi con cui vennero trattenuti i ragazzi.

La miglior, prova fu l'affluenza sempre crescente degli assidui, nei giorni festivi e nei singoli giorni della settimana, con tanta spontaneità, con tanto buon volere e con tanto affiafamento tra i più grandicelli che, otto giorni dopo l'inaugurazione, il 15 dicembre, sorgeva come d'incanto nell'Oratorio la prima associazione giovanile col nome di Circolo San Paolo.

Il dì seguente, 16 dicembre, la persistente disoccupazione di alcuni giovanotti e il desiderio d'aver subito un luogo più acconcio per gli allegri divertimenti dei giorni festivi, annuenti e dirigenti i Superiori, demolivano febbrilmente un muricciuolo interno che divideva in due l'attuale cortile, segnando un'altra data nel rapido sviluppo della nuova istituzione.

E fu un bene. Infatti, fin dalla domenica 22 dicembre, il numero dei giovani presenti, e regolarmente iscritti, era di 300; e mentre la notte di Natale tutti i soci del Circolo S. Paolo assistevano devotamente alle tre messe e si accostavano alla Mensa Eucaristica, il numero dei giovani presenti quel dì all'Oratorio saliva a 350 circa, e a più di 400 la domenica dopo, 29 dicembre.

Queste le date e... i dati eloquenti dello svi luppo esterno dell'Oratorio San Paolo in men di un mese.

II) Vita interna.

La vita interna, o l'azione benefica del nuovo Oratorio è anch'essa iniziale e va, con l'aiuto di Dio, gradatamente sviluppandosi. Una grave difficoltà persistente è la mancanza di personale: basti il dire che i Salesiani addetti a quest'opera sommano al Direttore, a un altro sacerdote e a un confratello laico. Tuttavia del lavoro se n'è fatto, e non poco. Eccolo in breve:

a) L'Oratorio sta aperto tutti i giorni festivi e feriali, e sempre con lo stesso orario : cioè dalle 8 alle 11, e dalle 13 alle 17. Nelle ore serali è aperto per i Soci del Circolo.

b) Ogni giorno nella Cappella provvisoria si celebrano due Messe.

La prima, sempre alle 8, è per il pubblico, con una dozzina di S. Comunioni quotidiane e un numero assai più rilevante nei giorni festivi.

La seconda messa, alle 9, è per i giovani dell'Oratorio, i quali son sempre sui 450 nei giorni festivi e, a causa dell'orario continuato nelle pubbliche scuole, da 100 a 150 nei giorni feriali.

c) Nei giorni feriali funziona regolarmente anche un po' di dopo scuola per i giovani delle classi elementari superiori e del corso tecnico: diciamo un po', perchè non è possibile, momentaneamente, fare di più.

d) Ogni sera i giovani presenti nell'Oratorio, cioè quelli che vi hanno passato le ore del pomeriggio, si raccolgono alle 16,30 in cappella, recitano le preghiere e ascoltano una buona parola, breve, semplice, quale si usa rivolgere agli allunni interni delle Case Salesiane nel cosi detto « sermoncino della buona notte » dopo le preghiere della sera. Alla stess'ora il giovedì, in onore di Gesù Sacramentato, e il sabato, in onore della B. Vergine, si dà anche la benedizione col SS. Sacramento. Altrettanto si fece il mercoledi durante il mese di S. Giuseppe.

e) Nelle ore della sera poi funzionano regolarmente le scuole di canto, di declamazione e di musica istrumentale.

III) Istruzione religiosa.

L'istruzione religiosa è impartita regolarmente, nei giorni festivi, per classi.

Le classi sono sette per ora: la Ia, IIa, IIIa, IVa, Va, e VIa Elementare; la classee degli Operai e quella dei Soci del Circolo. Per l'insegnamento si prestano, con qualche bravo esterno, due chierici del Seminario Salesiano delle Missioni Estere di Valsalice. Tuttavia il direttore è costretto a tener ancor unite le prime tre classi, cioè più di 150 ragazzi!

In quaresima si tennero anche due turni di catechismi quotidiani: l'uno dalle 16,3o alle 17 per gli operai e gli studenti più grandicelli; l'altro dalle 17 alle 17,30 per i più piccoli e per 90 fanciulli che vennero promossi alla prima Comunione il Giovedì Santo. La solennissima cerimonia resterà per sempre memoranda nell'ampio e divoto drappello giovanile.

IV) Attrattive dell'Oratorio.

Qualcuno dirà: - Come si è potuto ottener tanto? quali sono le attrattive dell'Oratorio?

Le prime attrattive dell'Oratorio son quelle che raccomandava Don Bosco: « carità e buone maniere », e su ciò non occorrono commenti.

A queste, nei limiti del possibile, si aggiungono quelle di piccoli regali a tutti indistintamente - di speciali riguardi ai giovanetti più piccoli e più bisognosi -- di protezione e benevolo interessamento ai grandicelli disoccupati.

Ad esempio, grazie alle solerti sollecitudini dei membri del locale Comitato che, molto modestamente, ama chiamarsi Consiglio Direttivo del « Circolo San Paolo », la mattina di Natale si potè distribuire a tutti i giovani, quando uscivano di cappella, un bel pezzo di cioccolatte a ciascuno, fornito dalla Ditta Talmone; e l'ultima domenica dell'anno, il 29 dicembre, si tenne un ricchissimo Albero di Natale, che, più propriamente, fu un'ordinata distribuzione di bei regalucci e di molti capi di vestiario a tutti i 400 giovani presenti.

Nè vanno dimenticate altre piccole risorse. Fili dal principio s'istituì una scuola di canto che diede ottimi saggi in cappella. Il 2 marzo, sotto un umile porticato, s'improvvisò un po' di teatrino, ove si produsse anche la scuola di canto con una semplice operetta. E si pensò anche alla scuola di musica istrumentale, che debuttò il giorno di Pasqua con un facile e brillante programma tra l'entusiasmo generale.

E tutto senza pretese. Sapete che cos'è il teatrino? Immaginatevi uno stretto e breve porticato... in fondo, all'ultima arcata, a mezzo metro da terra, quattro assi, il palco: - avanti a questo, due rozze e corte tendine, il sipario: - ai lati, quattro pacche di usci sgangherati, le quinte: - e il bianco muro di fondo, per qualunque... scenario. Eppure bisogna vedere con qual entusiasmo attori e spettatori fanno la loro parte: gli uni col recitare (hanno pronti dei drammi in costume... romano!) gli altri ad applaudire. In sostanza: si recita, ma il teatrino... non c'è ancora. Ah! se ci fosse qualche anima generosa

V) Circolo "San Paolo „

Centro di tanta vita giovanile è il Circolo San Paolo. Il numero dei soci tocca già il 6o. Sono i più grandicelli, che nel desiderio di crescere degni della Religione e della Patria, si allenano per le future conquiste nel campo della religione e dell'azione sociale.

In attesa di istituire un Corso settimanale di Conferenze religioso-sociali, il Circolo svolge la sua attività in tre sezioni:

I) La sezione sportiva o del foot-ball, suddivisa in tre squadre, tutte con la loro bella divisa, che si son già battute onorevolmente con altre squadre della città e del borgo.

Lo splendido campo sportivo non è ancora cintato, ed è un lieto spettacolo il veder ogni festa, quando mille e quando due e tremila spettatori, fermi sul Corso Racconigi, che assistono alle fervide gare dei bravi giovanotti.

Il) La sezione drammatica, della cui buona volontà abbiamo accennato. Aggiungeremo di proposito che non manca di una certa attitudine artistica, se attira a ogni rappresentazione, insieme con la schiera dei compagni, più di 200 e 300 persone le quali, ritte in piedi, assistono e applaudono soddisfatte dal cortile...

III) La sezione musicale con la scuola di canto e quella di suono. I cantori sono il decoro delle sacre funzioni e l'ornamento più ambito dei divertimenti teatrali; i bandisti, come si è detto, han debuttato or ora, e sperano di aver presto, com'ebbero già gli strumenti, anche una bella divisa dalla generosità degli egregi Benefattori, ai quali professano la píù viva riconoscenza con tutti i giovani dell'oratorio.

VI) Un'altr'opera importantissima.

Un'altr'opera importantissima è l'Ufficio di collocamento. Il modo più efficace di giovare a molti cari giovani, e cooperare cosi allo svolgimento dell'azione salutare dell'Oratorio, è quello di trovar occupazione e lavoro per i disoccupati. Sui nostri tre confratelli, insieme con tante altre briglie, pesa anche questa, che da sola dà tante preocupazioni quante non può immaginare chi non l'ha provato.

E, grazie a Dio e alla gentile e benevola accondiscendenza di Direttori e Capi-Reparto di alcune Ditte Industriali, essi hanno già procurato lavoro a una quarantina di giovani. Quanto bene di più, se avessero l'ambito appoggio di altre benevoli persone per un'opera cosi provvidenziale. L'assistere questi giovanetti in tutti i loro bisogni, giova rilevarlo, è proprio un'opera buona. È certo un gran bene illuminare la loro intelligenza con le verità della fede e spronare la loro volontà alla pratica della morale e della vita cristiana; ma il mostrare che c'è chi s'interessa di loro, chi vive per loro, chi avendo un pane lo divide con loro, è un invito ordinariamente irresistibile a credere e a ubbidire docilmente a tutto ciò che inculcato e raccomandato da siffatti amici. Per alcuni, e per le loro pietose condizioni materiali e per la stessa loro mentalità, formatasi in un ambiente di puro materialismo, è necessario che il prete, il catechista, e chiunque voglia far loro del bene coll'educarne la mente e il cuore, li conquistino dapprima da questo lato, coll'assicurare ad essi una professione, un impiego, un pane. Persuadiamoci che talvolta è la penuria o l'assoluta mancanza di un pane materiale che produce in tanti tale nausea di ogni cibo spirituale, che non è possibile far loro comprendere, senza un prodigio della grazia del Signore, che il mondo sarebbe ben diverso se tutti informassero la loro vita agli insegnamenti di Gesù, e che nelle stesse prove materiali il più gran conforto e quello che viene dalla Fede.

VII) Frutti primaticci.

La nostra augusta Religione ha in sè tali attrattive, che, ove venga un po' conosciuta, è affettuosamente abbracciata e seguita con entusiasmo. I giovani dei nuovo Oratorio, come videro che due sacerdoti li amavano e si interessavano di loro, presero amore a tutto ciò che venne loro inculcato; e così hanno imparato volentieri le orazioni del mattino e della sera e le recitano con divozione; hanno appreso a cantare delle canzonette spirituali, e ora non è raro il caso di sentirli intonare per le vie il Lodate Maria, a compenso quasi e a riparazione delle bestemmie che odono assai spesso. Nell'Oratorio non solo non si bestemmia e non si parla male da nessuno, ma si è compreso che la bestemmia è una brutta cosa e che una brutta cosa è anche il turpiloquio, e che Iddio merita d'essere un po' più amato ed onorato.

Un giorno si presenta al direttore un ragazzetto sui dodici anni, e gentilmente gli dice:

- Signor direttore, ella mi deve fare un favore.

- Ben volentieri, mio caro, purchè possa!

- Sì, che ella può accontentarmi, insiste amabilmente il ragazzo.

- E che cosa vuoi?

- Abbia la bontà di farmi servire questa sera alla santa benedizione !

Il direttore dovette reprimere una lacrima e, accompagnato da quell'angioletto, quella sera si recò all'altare pregando il Signore a destar nel cuore di tutti i suoi giovani tanta fede e tanto amore!

Fatevi amare dalla gioventù e ne farete ciò che volete! Fate gustare ai giovinetti la felicità d'una vita intimamente cristiana e vedrete moltiplicarsi gli imitatori e i seguaci di Domenico Savio.

E chi non può lavorare direttamente a salvezza della gioventù, preghi Iddio a benedire le fatiche di coloro che a questo santo ideale hanno consacrato la vita.

NEL CINQUANTENARIO DELL'EREZIONE CANONICA DELL'"ASSOCIAZIONE DEI DIVOTI DI MARIA AUSILIATRICE"

Maria Ausiliatrice e il Ven. Don Bosco.

Nel Cinquantenario dell'erezione canonica dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice ci piace intrecciare due nomi coll'eloquenza semplice ma espressiva dei fatti: il nome di Maria SS.ma Ausiliatrice e quello del Ven. Don Bosco.

Chi amò Maria Ausiliatrice più del Ven. Don Bosco? Dall'indimenticabile Fondatore abbiamo appreso ad onorare Maria Ausiliatrice e a diffonderne il culto in ogni parte.

Ma anche a Maria Ausiliatrice piace dimostrare, con favori celesti, quanto le torni gradita, non solo la tenerissima divozione, ma l'intercessione del Venerabile.

Ecco alcuni fatti, scelti fra i molti che ci vennero riferiti in questi giorni.

Nel parlar di Don Bosco, compiamo il dovere di protestare solennemente che non vogliam contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Don Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.

Ricorre a Maria Ausiliatrice ad intercessione di Don Bosco, e ottiene due grazie.

Nell'ottobre u. s. fui colpito dalla febbre spagnuola che, qui, come nei paesi vicini, aveva fatte molte vittime. Il mio ottimo vicecurato era a letto, in istato assai grave. Io rimanevo solo ad assistere gli ammalati e seppellire i morti. Mi ressi in piedi, finchè potei, poi dovetti cedere, ed andare a letto anch'io con febbre che rasentava i 40°. Temendo che il vicecurato non fosse in grado di celebrare la S. Messa alla domenica, cotte non aveva potuto la domenica precedente, mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, come uso fare in tutti i bisogni miei particolari e dei miei Parrocchiani, supplicandola ad intercessione del Ven. Don Bosco, a fare in modo, che per la domenica (eravamo al giovedì) potessi celebrare, col voto di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, allo scopo di contribuire alla Beatificazione del Venerabile. Passate poche ore mi addormentai; quando mi svegliai era guarito.

Ma questo è il meno. Da sei anni, io ero affetto da un incomodo che poteva avere serie conseguenze. Avevo consultato celebrità mediche, fra cui due professori dell'università di Torino; eseguii tutte le loro prescrizioni, ma senza risentirne il più piccolo beneficio. Dal giorno in cui emisi il voto sopradetto, io fui completamente liberato, e non ricomparve più, mentre da 6 anni non era cessato un istante. Questa è la verità che sono disposto ad attestare anche con giuramento ad onore di Maria. SS. Ausiliatrice ed a gloria del suo Servo, il Ven. Don Bosco, il cui aiuto io sentii sempre presentissimo in tutti i bisogni miei e della mia Parrocchia. Questa, dacche fu posta sotto la protezione della Madonna di Don Bosco, ha subìto una felice trasformazione che assolutamente non è più riconoscibile da quella di prima.

Diano d'Alba, 6 marzo 1919.

Sac. Teol. GIUSEPPE FALLETTI Arcip. Vic. For.

L'immagine di Maria Ausiliatrice e la reliquia del Venerabile.

Siano benedette le Tue glorie, o Maria, e Te lodi ogni cuore con una sola voce riconoscente, Te che l'afflitto consoli, tergi il pianto, dài gioia a chi soffre!

Era l' agosto dell'anno passato: la nostra povera manna si ammalò di affezioni al cuore, al fegato, agli intestini; e dopo tre mesi di gravi sofferenze si ridusse a tale debolezza che un doloroso giorno perdette la conoscenza non solo ma diede in smanie furiose così da risolverci non senza angoscia pel nostro cuore di figlie a trasportare la cara malata in una clinica della città. Malgrado le cure delle ottime Suore e di valenti medici, l'inferma peggiorò tanto che la ritornammo a casa, per raccogliere nell'intimità sacra della famiglia il suo estremo respiro.

Ma al disopra di noi vegliava Maria, Maria SS. Ausiliatrice, col suo venerabile servo Don Bosco, che invocammo con piena fiducia durante la malattia e quando la speranza poteva agli occhi del mondo parere follia.

E non lo fu davvero: l'immagine della Vergine e la reliquia del Venerabile posavano sotto il guanciale dell'inferma, imploranti per lei!

E oli! prodigio mirabile: il 23 dicembre, improvvisamente, la mamma scoppia in pianto dirotto e rivolgendo, come non aveva mai più fatto da lunghi mesi, il suo sguardo cosciente e amoroso su di noi che le stavamo da presso, ci chiama per nome e più tardi... fa il segno della S. Croce

Fu la prima preghiera, fu il primo umile grazie, anello di una lunga catena di omaggi che noi vorremmo infinita, ai piedi di Colei che l'aveva assistita, protetta, guarita.

Sì, guarita, perchè gli stessi professori curanti dichiararono concordamente che « non era la scienza a restituircela sana ».

Oh, Maria, Madre di chi T'invoca, consolatrice degli afflitti, .Maria, dolce e soave Regina del Cielo, che al Cuore di Dio attingi sol grazie per i Tuoi fedeli, ancora ci assisti e proteggi, e nella glorificazione del Tuo servo Don Bosco duri nei secoli il nome Tuo, Aiuto dei Cristiani.

Torino, 24 marzo 1919.

BIANCIOTTO PASQUALINA.

Fiducioso ricorso d'una morente a Maria Ausiliatrice e al suo Servo prediletto.

Siano rese grazie a Te, o madre nostra, potente Ausiliatrice, poichè hai salvato un'esistenza a Te cara ed una volta di più hai voluto glorificare il tuo Venerabile Servo Don Bosco. Mentre nella sua missione di sacrifizio e di carità cristiana, durata già da circa tre aiuti, la dama infermiera volontaria, signorina Maddalena Olivetti, assisteva i nostri fratelli soldati colpiti dall'epidemia influenzale, contraeva essa pure, il settembre dell'anno scorso, grave bronco-polmonite da influenza. - La polmonite lobulare, che da principio eressi limitata al polmone di destra, si estese pure a quello di sinistra, dando luogo nel suo processo flogistico ad una pleurite secondaria, purulenta che mise in serio pericolo la sua esistènza. Fu appunto nel periodo più critico, così penoso e decisivo in tal morbo, quando cioè ormai era perduta ogni umana speranza di guarigione, che l'inferma, completamente del resto rassegnata al volere del cielo, domandava nella sua fede viva alla Vergine Ausiliatrice, una morte meno dolorosa ed inghiottiva un filo d'un pannolino del Venerabile Don Bosco. E la buona Ausiliatrice prontamente la esaudiva, ridonandole istantaneamente la facilità di respiro, un vivo ed insolito benessere non solo, ma la guarigione, poichè la crisi era risolta. Ed ora che l'abbiamo riveduta in salute tornare ai suoi pietosi uffici di carità nell'ospedale, noi che unitamente ai suoi cari nell'angosciosa trepidazione di perderla avevamo pregato da Maria - interponendo l'intercessione del suo Servo Don Bosco - la guarigione, sciogliamo oggi il nostro voto, inviando al suo Santuario la nostra offerta e pubblicando la grazia perchè altri ricorra sempre con fiducia in simili casi al Ven. Don Bosco e alla Madonna.

Alessandria, 24 febbraio 1919.

Le dame infermiere e il Cappellano militare dell'Ospedale « Salesiano ».

PAPA BENEDETTO XV e il Santuario di Maria Ausiliatrice Al BECCHI Di CASTELNUOVO D'ASTI

Il S. Padre Benedetto XV, ad istanza dell'Eminentissimo Card. Cagliero, ha concesso singolari favori spirituali al nuovo Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, inaugurato l'anno scorso ai Becchi, frazione di Murialdo, presso la casetta ove nacque Don Bosco.

La larghezza con la quale il Card. Cagliero ha redatto la domanda e la bontà con cui l'ha accolta il Vicario di Gesù Cristo, ci hanno colmato di santa allegrezza, che sarà certo condivisa da tutti i Cooperatori, in modo particolare da quelli vicini al nuovo Santuario.

Ecco, nella sua eloquente chiarezza, il munifico documento :

Beatissimo Padre;

Il Cardinale Giovanni Cagliero, della Pia Società Salesiana, nell'ardente desiderio di promuovere sempre più la devozione verso la SS. Vergine Maria Madre di Dio e potente Aiuto dei Cristiani, protettrice della Chiesa, Regina della Pace, e sostegno delle Opere e Missioni Salesiane, supplica umilmente la Santità Vostra perchè si degni concedere:

I) L'Indulgenza Plenaria da lucrarsi ogni giorno dai fedeli e pellegrini che, confessati e comunicati, concorrono nella Novena che si celebra in preparazione alla solennità del 24 Maggio, alle funzioni mattutine e serotine che hanno luogo nel nuovo Santuario dedicato a Maria SS. Ausiliatrice eretto nella Borgata dei Becchi in quel di Castelnuovo d'Asti, ed ivi pregano secondo l'intenzione del del Sommo Pontefice, per la propagazione della Fede, per l'esaltazione della S. Chiesa e per la conversione dei peccatori;

II) L'Indulgenza Plenaria da lucrarsi dai fedeli e pellegrini nella Solennità di Maria Ausiliatrice del 24 Maggio nel suddetto Santuario e alle condizioni sopraindicate: QUINQUIES IN DIE, (cioè cinque volte dal mezzodì del 23 a tutto il 24 maggio).

III) L'Indulgenza. Plenaria Quotidiana da lucrarsi nel suddetto Santuario dai fedeli e pellegrini ogni volta che vi concorrono durante l'anno e, confessati e comunicati, pregano, come sopra, secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Che della grazia etc.

(Le suddette Indulgenze possono applicarsi alle anime del Purgatorio)

Petitas Indulgentias concedimus.

BENEDICTUS P. P. XV.

28 Martii 1919.

In memoria di un chierico Salesiano. (1)

Sottotenente Dott. GIOVANNI MIGLIO

Vita umile ed esemplare.

« Le lacrime e le sofferenze dei Servi del Signore - diceva Giovanni Miglio - Dio le vede e le enumera »; ed anche lui sofferse, e quanto!

Un ex-allievo dell'Oratorio Salesiano di Torino, il Sac. Leto Leone, ex-Tenente Cappellano, che fu compagno al buon chierico nel primo viaggio in Macedonia, ci dà questi particolari sulla vita umile ed esemplare del virtuoso confratello.

» Il 31 marzo 1917 sulla « R. N. Vitt. Emmanuele » si salpava per Salonicco. L'incertezza del viaggio, pericolosissimo in sè e reco più triste dalle voci sinistre che correvano sui continui siluramenti di piroscafi, si rifletteva sulla faccia dei compagni che, tristi e muti come statue, si allogavano in coperta col salvagente sotto le ascelle per la perigliosa traversata, durante la quale il buon Miglio fu sempre con noi sacerdoti e qualche altro chierico. Al cader del sole, se non era l'ispiratore, era certo l'immancabile frequentatore delle nostre divozioni quando, accucciati in circolo, si recitava il S. Rosario, seguiti da pochi compagni. Nel giorno 1 aprile (Domenica delle Palme), alle 15 1/2 si scorgeva un sottomarino nemico, in pieno Egeo, ne' pressi del Capo Matapan. Lo spavento ci invade tutti: e invitati a star pronti per ogni evenienza, ci allineammo in coperta in attesa di tuffarci in mare, o su qualche scialuppa o zatterone, qualora fosse partito il siluro insidiatore. Passammo così tre ore d'ansia indicibile, silenziosi e trepidanti. Osservai il caro Miglio in quei dolorosi frangenti e io vedeva mormorare tra le labbra la preghiera del servo fedele, sicuro nella protezione della Stella, del mare. Come Dio volle, passò il pericolo, grazie anche alle cacciatorpedini di scorta e alle 6 del 3 aprile si arrivava a Salonicco per sbarcare verso il nostro accampamento, a pochi chilometri dalla città, alle ore 7 del giorno seguente. Oh! le espressioni di giubilo dell'ottimo salesiano alla vista della metropoli macedonese, per tanti titoli cari ai fasti e alle glorie del cristianesimo. Gli pareva un sogno di calpestare il suolo battuto da S. Paolo nelle sue peregrinazioni apostoliche, e si deliziava a rileggere e studiare le Epistole ai Tessalonicesi che aveva sempre in mano, anche durante la traversata, in una vecchia Bibbia, suo tesoro inseparabile.

» Dal 4 al 14 aprile si rimase accampati a Zeintenlic prima di essere spediti all'Ospedale 167 di Florina, proprio nei giorni della Settimana Santa. Al 16 aprile (Venerdì Santo) egli era di corvèes al panificio militare, come spaccalegna per i numerosi forni, mai sazi di combustibile. Con i calli alle mani, che ricopriva col fazzoletto, sudava dal mattino alla sera nel menar di scure, ilare sempre e senza il minimo lamento, per quanto addetto a lavori che non erano di sua competenza. Le risa di qualche compagno faceto non lo distraevano per nulla. A parità di condizione non era egli più profondo spaccalegna che gli altri dotti in matematica? Al Sabato Santo venne mandato al porto di Salonicco a scaricare un piroscafo. Chi l'avrebbe creduto capace di trasportare sacchi, data la sua gracile costituzione? Eppure non si rifiutò a nessun sacrificio, ed era di buon esempio a tutti il buon chierico salesiano, allora soldato facchino, che tra le sue abilità non aveva pensato mai (io credo) di calcolare su quella delle sue spalle. Tant'è: le anime sante sanno adattarsi a tutto, pur di potere dire d'aver fatto il proprio dovere, e fin d'allora il buon Miglio poteva ripetere con l'Apostolo « Sed cum Macedoniam venissemus, nullam requiem habuit caro nostra... Dopochè siamo arrivati in Macedonia, non abbiamo più avuto un momento di pace! ».

Il suo più gran dolore.

Generoso, e quasi non curante degli inseparabili disagi della vita militare, era tutt'affetto e premura per i suoi antichi Superiori e per la piissima mamma:

« L'unico pensiero che spesso mi turba è quello di mia madre, che lasciai sola, sconsolata... »

« Mi affligge anche il pensiero che i poveri Superiori, dopo aver, per tanti anni, lavorato e sudato tanto, proprio quando il riposo meritato più si rende necessario, sono costretti a lottare contro ogni sorta di difficoltà ».

Ma l'animo suo, così pio e delicato, non poteva non crucciarsi per una ragione più alta.

« Assai spesso, mentre seggo solo sotto la mia tenda meditando o studiando, ripenso con molta nostalgia alle antiche abitudini, e più ancora ai miei ideali che sono la vita della mia vita stessa. Mio costante sforzo è di vivere in unione di spirito con Dio occupandomi della sua volontà e della sua gloria, rendendogli omaggio costante coll'adempimento esatto e scrupoloso dei miei doveri. La pratica insegna che questo è forse l'unico mezzo utile per estendere in mezzo agli altri la santa influenza della cristiana devozione. Pur troppo il

Signore è troppo poco amato, perchè è ancor più poco conosciuto! »

Ma la diversità d'ambiente, se gli era di sprone a crescere nell'amor di Dio, non poteva non rinnovargli in cuore le più sante nostalgie.

Ricordando....

Il 29 gennaio 1918, festa patronale della nostra Società, scriveva due splendide lettere: una a Don Albera e una alla mamma.

Con Don Albera apriva il cuore così:

« Oggi è festa di S. Francesco di Sales. Mentre le scrivo (sono circa 10 ore) qui seduto sul mio giaciglio, in una cameretta scavata accanto alla trincea, il mio pensiero mi sfugge irresistibilmente e volà costì, a Torino, nel glorioso Santuario della nostra Ausiliatrice. Veggo le sfilate del clero, seguito dalla sua bianca figura paterna che devotaniente si avvia all'altare per la celebrazione dei divini misteri...

» Qui attorno a me tutto è deserto. Da due mesi, dacche son venuto in trincea dopo il riposo, una sola volta mi fu possibile ascoltare la S. Messa e fare la S. Comunione. Ho dovuto provvedermi di varie autorizzazioni e poi accompagnato dal fedele attendente, armato di tutto punto, correre attraverso la grande pianura, per raggiungere il Cappellano del Reggimento. Tutti gli altri giorni (Natale, Capo d'Anno, Epifania compresi) dovetti accontentarmi dal desiderio... »

La mèta sospirata.

Alla mamma diceva affettuosamente.

» Oggi è la festa del celeste Patrono dei Salesiani; ed è perciò che il mio pensiero con più insistenza del solito vola da me lontano, là dove ho lasciati tanti ricordi, tanti tesori di affetto.

» Ricordo i giorni della mia giovinezza, allorquando la mia santa vocazione incominciava a dare i primi segni appariscenti; d'allora in poi, per la grazia di Dio, essa crebbe sempre più, malgrado tutto. Già sul punto di raggiunger la mèta da me tanto desiderata, il sacerdozio, voi sapete come la Divina Provvidenza dispose che io fossi chiamato a compiere il mio dovere che, sebbene sia arduo e spesso assai penoso, tuttavia non cessa di essere santo, perche voluto da Dio: il servizio militare. Questo ritardo nel raggiungimento della mia mèta, a chi guarda le cose con occhio umano parrà un grave danno, una immensa disgrazia. Ciò non deve sembrare a noi che dobbiamo essere abituati a considerare le cose, come si suol dire, dai tetti in su. Anzitutto, benchè non ancora sacerdote, per la grazia di Dio, mi è possibile compiere molti degli uffici propri dei sacerdoti: la diffusione della parola di Dio, la difesa dei diritti della Chiesa, ecc.

» Inoltre questa vita non è senza utilità anche per me: mi è facile, trattando con molte persone, far molte esperienze della vita, imparare a conoscere i bisogni più urgenti per poi un giorno, come sacerdote, porvi rimedio, per quanto lo comporteranno, s intende, le mie forze. Non crediate, cara mamma, che la vita militare sia un serio pericolo per chi ha veramente vocazione. Con solo un po' di buona volontà, anche nelle mie presenti circostanze, malgrado io sia costretto a stare lunghi anni lontani dalla Chiesa (qui non ne esistono), si riesce non solo a mantenere, ma altresì ad accrescere l'interna fiamma della vocazione ».

Il "Dominus vobiscum".

Il febbraio 1918 lo passò in riposo, e fu lieto di poter ascoltare ogni giorno la S. Messa e accostarsi alla S. Comunione. Il giorno 7 ne dava nuove notizie alla mamma.

« Ora mi trovo a riposo. Comando una sezione autonoma di circa cinquanta uomini e alcuni cavalli, I miei soldati mi hanno fabbricato una piccola casetta apposta per me, dove ho una branda, un tavolo, una sedia a sdraio, una piccola stufa. La giornata la passo, parte studiando e parte facendo istruzione ai miei soldati. Un'ora al giorno almeno la dedico alla posta. Qui, durante il riposo ho anche la messa tutte le mattine... »

E dolcemente soggiungeva:

« Voi vorreste poi anche sapere quando ci rivedremo... Questo non ve lo posso dire, perchè non lo so neppure io; speriamo però presto; speriamo anzi che presto possa anche... fare che cosa? Non lo indovinate? Cantare il Dominus vobiscum!... State di buon animo ed abbiate fede! Il Signore, prima di prendervi con sè, vi darà anche questa consolazione... » Ma, purtroppo, non doveva esser così.

Gli ultimi giorni.

« Il nostro caro Miglio - racconta un soldato, che lo avvicinò in quei giorni - fu in riposo nella sua sezione di lanciatorpedini per tutto il mese dì febbraio; e questo mese fu per lui un lavoro continuo per l'istruzione dei suoi soldati.

Aveva il suo accampamento vicinissimo al mio, ed io approfittavo della vicinanza per andarlo a trovare ogni sera dopo il rancio. La sua succinta ed umile baracchetta era come una cella di un santo religioso. Ogni sera, quando ci raccoglievamo nella sua baracchina, scavata nella roccia mi diceva che lui, quando aveva finito di disimpegnare le sue faccende militari, dimenticava di essere soldato e si dedicava alla meditazione ed allo studio. Il suo desiderio di pace traspariva da ogni sua frase. La stima che godeva presso i suoi colleghi e soldati era la più profonda. Dopo reiterato invito, riuscii a farlo venire nel mio reparto...

» Quando mi disse che doveva recarsi in linea, provai una pena indicibile. » Il giorno avanti che vi si recasse, andai a trovarlo e nell'abbandonarci ci siamo detti: « Arrivederci a Maggio, nel bel mese della Madonna. » Fallace appuntamento!... Poche ore prima di partire tornò al mio reparto, in cerca del Cappellano, per aggiustare le partite con Dio, e il Cappellano ebbe a dirmi:

» - Che bell'anima è quel tuo compagno! ».

E tornò in linea.

« Il tempo del riposo - scriveva il 26 febbraio - volge al termine ed ancora una volta sarò chiamato a compiere un molto arduo dovere. In mezzo alle frequenti angustie non mancano le consolazioni, specialmente quelle derivate dal pensiero della presenza di Dio, ovunque nostro Padre ed amico. Come è bello conversare con lui in queste solitudini, durante la bufera!...

La morte.

E la bufera prese a ruggire e scrosciò fatale sul caro confratello. Beato lui che viveva sempre in unione con Dio!

Il 1° marzo scrisse ancora alla madre: «Fra giorni vi manderò una mia fotografia.... purchè mi mandiate buone notizie.... » e la fotografia, per fortuna, non venne: Se fosse venuta, Dio mio, che schianto avremmo provato tutti, che dolore ne avrebbe avuto la povera mamma sua! Il buon Miglio fu colpito da una granata e talmente massacrato da noli essere più riconoscibile.

In data 13 marzo 1918 il Cappellano del 62° Fanteria, P. Sacile Giovanni, scriveva al nostro Superiore:

«Ancora sotto l'incubo della dolorosa impressione, partecipo alla S. V. Rev.ma la morte del sottotenente Miglio Giovanni, chierico salesiano, avvenuta il 9 corr. mese a Cima Bruciata.

» Durante furioso bombordamento nemico erasi messo al riparo, con altri dieci suoi soldati in una galleria. Una granata di bombarda nemica, scoppiò proprio all'imboccatura e fulminò - con le schegge, la vampa e lo spostamento d'aria - il caro sottotenente coi suoi uomini.

» Era troppo buono, troppo l'amavamo per tralasciare di significare alla S. V. che con le sue belle virtù cristiane, con la sua pietà solidissima, con la sua coltura, con il suo contegno corretto ed esemplare, egli s'era imposto al rispetto, alla stima, alla benevolenza dei suoi colleghi, non meno che dei superiori e dei soldati. Tutti, senza eccezione, hanno per lui sincere parole di rimpianto e di encomio.

» Il signor Colonnello del Reggimento aveva posato lo sguardo su di lui e pensava chiamarlo a suo collaboratore nei varii uffici del Comando. Iddio lo volle con sè. E lui, presago forse della Divina chiamata, vi si preparò con quotidiana Comunione durante tutto il mese di febbraio che, col Reggimento, trascorse a riposo...»

Generale rimpianto.

Quanti lo conoscevano, tutti sentirono la gravezza della perdita fatta con la morte del carissimo Miglio.

Il sullodato Don Leone ci scrive: « Fu un fulmine a ciel sereno e non ci potemmo capacitare al tristo annunzio. Lo ricordammo nelle nostre preghiere e assicuro che la sua memoria vivrà eterna nei nostri cuori. Vero figlio del Ven. Don Bosco, ne possedeva lo spirito e quindi la bontà. Sognava sempre i suoi giovani e i suoi Superiori dell'Oratorio, e sovente a Salonicco comperava giornali greci da spedire al prof. Don Ubaldi, di cui, mi pare, si diceva alunno fortunato per avere appreso quel greco che ora serviva un poco a lui e a noi, essendo il nostro interprete con i pochi intellettuali che si trovavano in quei paraggi. Fortunato chierico che tanto desiderio ha lasciato di sè! »

E il tenente Frascisco soggiunge: «La notizia della sua morte uri giunse mentre doloravo prigioniero in una fortezza dell'Austria: ma non piansi, semplicemente invidiai; e se nel primo sgomento una preghiera mi uscì spontanea sul labbro, non fu in suffragio, ora in invocazione fiduciòsa al suo spirito, perchè si ricordasse di me nel regno della Luce e trasfondendo in me quella fiamma d'Apostolo, che lo aveva sollevato in grembo di Dio, mi dèsse forza a seguire le sue orme gloriose.

» Il povero Miglio fu mio compagno d'infanzia a Bellinzago e in seguito condiscepolo nell'Oratorio e a Valsalice; e sempre a me, a tutti, nobile esempio alla pratica d'ogni virtù.

» Fin da piccolo appariva così assennato rei discorsi, così laborioso ogni momento della giornata, così corretto nelle maniere, che nel paese molti lo chiamavano « l'Omino » e, vedendolo sempre gracile nelle poche sviluppate membra, dicevano alla mamma: - Giovannino non cresce; perchè pensa e studia troppo.

» Ma se il corpo indugiava in proporzioni minute, l'intelletto e più il cuore divenivano in lui ognor più grandi. Chi l'ha avvicinato appena qualche volta, vedendone la calma, la modestia, la temperanza del linguaggio, può averlo creduto anche troppo quieto; ma io so qual fuoco sacro gli ardesse nelle vene, avendolo mille volte ammirato nelle esplosioni generose del suo carattere, allorchè trattavasi d'intervenire in difesa della debolezza, della giustizia e della verità conculcate.

» Con aspri diuturni sforzi il mio « santo » amico era riuscito a moderare l'eccessiva sensibilità del suo temperamento, e divenne assoluto padrone di sè. E l'ammiravano e l'amavano tutti per la bontà e per l'ingegno. La sua conversazione era così piacevole e interessante per l'elevatezza di pensieri, la rettitudine dei giudizi, la sobrietà delle frasi che, durante le vacanze, i maggiorenti del paese andavano a gara nell'averlo a casa loro soltanto per il piacere di udirlo parlare. Dopo la 1° ginnasio egli declamava con fine gusto molti passi di Dante; s'esercitava cogli amici in composizioni d'arte poetica, proponendone lui stesso il tenia, che verteva di frequente sopra soggetti religiosi; e ordiva l'originale abbozzo di una nuova lingua universale - una specie d'Esperanto -nella quale, dopo assidui esercizi, già si esprimeva e traduceva brani dei Promessi Sposi.

» Benchè fornito di doti così rare, il mio «santo » amico si credeva inferiore a tutti e, umile, si tratteneva volentieri coi più umili dei compagni.

» Beato lui che si abituò fin da fanciullo ad avere la massima cura di fuggire tutte le occasioni che potessero turbargli il cuore e la fantasia, e rimuoverlo dall'adempimento costante, sereno e lieto dei propri doveri. Ammirai sempre la cura con cui rifuggiva dai divertimenti mondani pur sentendo trasporto per la musica e il teatro; la sua caute a nelle letture, e il rispetto a tutti Superiori, cui nutriva un affetto riconoscente che in lui crebbe col crescere degli anni.

» Così si andò maturando per l'altra vita, la vera vita, di cui tante volte aveva parlato con emozione alla madre, per renderla rassegnata nella sua lontananza ...

***

Ma Benche il buon chierico sia volato all'altra vita assai prima che egli stesso non credesse, oh! non vi entrò a mani vuote, nè spoglio di virtù, ma sì bene ricco di meriti e con l'anima così decisamente foggiata all'esemplare divino, che se fosse vissuto ancor cinquant'anni, forse altro merito non avrebbe raggiunto, se non l'aver durato più lungo tempo nello stesso tenore di vita sviluppando e mettendo in atto ciò che aveva fortemente concepito nella mente e nel cuore.

LETTERE DEI MISSIONARI

RIO NEGRO (Brasile) Una Missione lungo il Rio Preto.

Lettera del Missionario D. Giovanni Balzola (1)

S. Gabriel, 15 ottobre 1918.

Rev.mo e Veneratissimo Sig. D. Albera,

« DEo GRATIAS! » Come viene spontanea questa frase in certi momenti di fervore e di riconoscenza alla Provvidenza di Dio, che ci ha scampato da tanti pericoli! Come sgorga espressiva sul labbro del Missionario che a ogni passo, si può dire, arrischia la vita, per compiere il divino mandato! Oh! sì, è grazia di Dio, se la salute del Missionario resiste alle intemperie, ai disagi, ai sacrifici innumerevoli ed incessanti della sua missione. È grazia di Dio, se non soggiace vittima della fame, di un naufragio, di uno qualsiasi dei mille rischi di cui sovente è testimone. È grazia di Dio, se con la divina parola, con l'esempio, col ministero riesce a fare del bene a tante povere anime. È grazia di Dio, se arriva a portare il Vangelo là dove non fu predicato e dove indisturbato dominò il tenebroso impero del demonio. È quindi naturale che sgorghi dalla bocca come dal cuore del Missionario: « Deo gratias!.. Gratias agamus Domino Deo nostro! »

Ella sapeva, signor Don Albera, del mio disegno di scendere al Basso Rio Negro per visitar la regione del suo grande confluente, il Rio Preto. Ora è un fatto compiuto.

Dopo avere abbracciato il nostro carissimo Prefetto Apostolico Mons. Giordano e gli altri confratelli, il 4 luglio scesi a Camanaos, e in men di tre giorni giunsi felicemente a Santa Isabel ed ebbi le dolorose notizie delle conseguenze della guerra.

Tutti alla raccolta della « piassaba ». - Missione lenta ma fruttuosa.

Il dì seguente era a San Gioachino. Qui pareva dovessero crollare tutti i miei piani. Uno dei principali del luogo, su cui facevo grande assegnamento, mi dichiarò che era impossibile una missione al Rio Preto perchè tutti i coloni erano dispersi sui piccoli affluenti e nell'interno della foresta, alla raccolta della piassaba (criniera filamentosa della lunghezza di due braccia che cresce sul fusto di certe palme con cui si fanno funi, spazzole, e stuoie). Prima della guerra la piassaba era adibita per le gomene delle navi, essendo molto più resistente all'acqua e più forte della canape ; ora si venne a scoprire in essa una qualità dapprima sconosciuta, e al presente essa viene ricercata ancor più della gomma elastica. Il suo prezzo varia sui cinquanta centesimi al chilogramma, e una persona può raccoglierne, non ostante le difficoltà, fino a cinquanta chilogrammi al giorno. Vi sono dei padroni che col numeroso personale arrivano ad esportarne anche oltre centomila chilogrammi. È una fonte di lucro per i poveri, ma il tutto è ottenuto con grandi privazioni e sacrifizi, non solo per le condizioni poco igieniche della foresta, ove bisogna vivere per diversi mesi, ma sopratutto per la poca nutrizione, non essendovi spesso altro che farina di mandioca, inferiore alla nostra farina di meliga, su cui non ha altro vantaggio che quello di potersi usare con acqua fredda nel cosidetto cibèt.

Compresi La triste situazione, sia per recarmi al Rio Preto, sia per trattenermi una ventina di giorni in S. Gioachino, come sarebbe stato necessario. Il 9 celebrai la S. Messa in casa di una buona mamma di tre ex-allievi di Pernambuco, la signora ved. Rodrigues : e amministrai alcuni battesimi, di cui era padrino il portoghese sig. Abele Augusto Guerra, che doveva recarsi sull'alto Rio Preto. Fu la mia provvidenza. Gli manifestai il mio desiderio, e rimaneva solo l'ostacolo del mezzo di trasporto, e a questo provvide il nostro buon amico Capitàn Giuseppe Teofilo che doveva recarsi in quei paraggi col suo vaporino per visitare il suo personale, occupato nella raccolta della piassaba. Egli mi ebbe ospite per due giorni; e la sera deli'11 partimmo, la mattina del 12 celebrai la S. Messa a bordo, trovandoci già sul Rio Preto. Le capanne, come mi era stato detto, erano deserte: proseguimmo il viaggio ; e il 13 io mi fermai a Lages presso la buona famiglia Bittecourt e il sig. Teofilo proseguì il viaggio.

Celebrata la santa Messa, trovai assai tristi le condizioni religiose di quella gente. Quella famiglia, una delle più antiche del Rio Preto, non aveva mai visto il sacerdote, ed erano ancor quasi tutti da battezzare.

Li catechizzai per due giorni e il terzo amministrai a tutti il battesimo. Battezzai una giovane di 31 anni, un giovanotto di 24, un altro di 21 di cui benedissi anche il matrimonio, due altri di 18, uno di 16, e due giovanette, l'una li 17 e l'altra di 16 anni, e altri di piccola età. Ella vede come era opportuna la visita.

Il giorno 16 mi rimisi in canna, diretto alla del principale di quei luoghi, il Magg. Gioachino Ribeiro. Dopo due ore m'imbattei col sig. Abele che col suo personale scendeva a Lages per alcuni battesimi. M'unii a lui e man mano crebbe tanto la carovana che ben 14 canoe vennero legate al vaporino, e tutte cariche di gente che si divertiva col grammofono. Poveretti! Avendo rare occasioni di adunarsi, quando si trovano insieme passano la notte in festa a sentire il grammofono, unico divertimento che hanno.

Il 17 feci una dozzina di battesimi.

Con lo stesso vaporino del sig. Abele dopo due ore di viaggio, giunsi a Quixadá, in casa del Magg. Gioachino Ribeiro, ove il suo rappresentante sig. Oreste de Souza ci fece gli onori di casa. Il principale arrivò alle dieci di notte da Barcellos. Quixadà mi piacque per la bella posizione, ma specialmente per una bella chiesetta promessa a S. Sebastiano, nella quale introdurrò il culto di Maria SS. Ausiliatrice. Colà passai una settimana nel sacro ministero.

Pensava di tornare alla fin del mese col vaporino del sig. Teofilo e fermarmi a S. Isabel, ma la Provvidenza dispose altrimenti. Aveva promesso di recarmi a Carvoeiro, ove sorge un bel santuarietto dedicato a S. Alberto, tenuto in molta divozione dai fedeli dei dintorni. L'aveva promesso anche a Mons. Giordano; mi avevano ricordato a bordo che ero atteso colà per la festa del 7 agosto; e dovetti mandar a dire che non poteva mantener la parola per mancanza di mezzi di trasporto. E la Provvidenza, contro ogni aspettativa, mi fece incontrare i buoni fratelli Gonzalo e Sebastiano Rodriguez che, ripetendomi l'invito, m'offersero all'uopo il loro vaporino, e ogni difficoltà scomparve. Di nuovi Deo gratias!

Manca petrolio per proseguire in vaporino. - Grave rischio di finir di fame. - La bontà di Maria Ausiliatrice.

Dopo aver combinato col sig. Ribeiro d'invitare tutti i coloni, occupati nel raccolto accennato, a radunarsi per la festa di S. Sebastiano in cui sarei stato di ritorno, mi accomiatai il giorno 24, dopo aver celebrato la S. Messa ed amministrato otto battesimi.

In quattro giorni giungemmo a Barcellos. Presi i provvedimenti per il ritorno, proseguii subito per Guaiavà, presso Caborys, residenza della famiglia Rodrigues, ove giungemmo dopo cinque giorni di viaggio. S'immagini la commozione della vecchia madre nell'abbracciare i figli, che le avevano condotto il Missionario!

La mancanza di petrolio, causata dalla guerra, rendeva difficile il proseguire il viaggio in vaporino: ed io ero disposto a proseguire in canoa a remi, ma in vista dell'arrivo del vapore da Manaos che avrebbe portato del petrolio, il maggiore dei fratelli Rodrigues, il sig. Anastasio, quantunque non molto pratico, si decise a condurmi lui stesso col suo vaporino. Fece assegnamento su d'un giovane indio che diceva di conoscere la rotta e si era offerto a far da pilota. Partimmo e lo stesso giorno prima di notte, arrivati ad un punto pericolosissimo, detto Ciavascal (cioè un labirinto d'isolette, cespugli e arbusti nell'acqua), il ragazzo si trovò incerto e, più di lui, il signor Anastasio.

E il sole tramontò e si fece notte, e dovemmo ancorare presso un cespuglio. Ci restava del petrolio per 3 ore. Non fu la notte più tranquilla. La mattina del 30, allo spuntar del sole si riaccese e si pose in opera il motore : ci movemmo in tutte le direzioni; ma dopo un'ora di assaggi in ogni parte, ci trovammo perduti senza alcun orientamento. Cominciai a trepidare anch'io. Che sarebbe avvenuto di noi, se in due ore non eravamo a Carvoeiro?

Se avessimo avuto vitto e combustibile, avremmo atteso anche una giornata, ma eravamo privi dell'uno e dell'altro. S'immagini, amatissimo Padre, quali tristi pensieri ci passarono per la mente! Chi ci poteva salvare? Chi sarebbe venuto a toglierci da quel labirinto?

Che avremmo fatto sopra quel vaporino di un metro e mezzo di larghezza per tre di lunghezza? Già malconcio dallo strapazzo di cinque giorni di viaggio in canoa e dal vitto cattivo, andava pensando ai molti pericoli già incontrati, quando fui per naufragare, quando fui per esser carbonizzato dal fuoco della foresta che mi circondò da tutti i lati, quando fui per essere assalito dal tigre, quando mi trovai in mezzo a serpenti velenosi e a serpenti a sonagli, quando gettato da cavallo fui precipitato con una grossa trave in un burrone ove non perdetti che una parte del pollice, quando gli stessi selvaggi stavano insidiando alla mia vita... e mi pareva nessuno dei pericoli incontrati fosse così tremendo come quello di morir di fame. Che fare? Alzai la mente a Dio, rinnovando l'offerta di me stesso, dichiarandomi pronto a quel genere di morte che a Lui fosse piaciuto inviarmi. Invocai Maria SS. Ausiliatrice, S. Alberto e il Ven. Don Bosco; e proprio in quel momento, rianimatosi il piccolo nocchiero, s'inoltrò a caso in un canale... e in breve ci vedemmo davanti alcune palme e una capanna di paglia. Cosi si dovè dilatare il cuore a Cristoforo Colombo quando scoprì terra, come si dilatò a noi in un tripudio di speranza e di liberazione. E noti: qualunque altra direzione avessimo presa, saremmo stati perduti !

Discendemmo fra la meraviglia di quella buona gente e si figuri con che fervore celebrai la Santa Messa! E non occorre che dica come anche colà sia stato provvidenziale l'arrivo del Missionario! Furono proprio di quei due proprietari i primi matrimoni che benedissi in Carvoeiro.

Dopo la Santa Messa ci offersero un po' di pranzo. Si scusarono e ci pregarono a compatirli, se non era degno del giorno per loro festivo. Da un mese tenevano in serbo una tartaruga senza decidersi ad ammazzarla: e con quella e con un po' di farina di mandioca ci rimettemmo in forze. Dopo pranzo, uno dei due ospiti si offerse a farci da pilota e ci ricondusse nel vero canale a cui non saremmo mai giunti da soli; e commentando le vie della Divina Provvidenza arrivammo a Carvoeiro, dove tutta la gente si mise in festa e corse a suonare le campane, annunziando con allegra distesa l'arrivo del Missionario.

Il signor Anastasio osservò il motore del vaporino: v'era ancor petrolio per dieci minuti Ecco un altro motivo di ringraziare la Divina Provvidenza e di ripetere: Deo gratias!

La missione prosegue sempre lenta ma fruttuosa. - Un caso strano. - Venti giorni a Barcellos.

- Fruttuoso catechismo a un gruppo di ragazzi per la prima comunione. - Bell'esempio di fede e d'amor fraterno. - I frutti della missione.

A Carvoeiro mi trattenni un paio di settimane per la novena e festa di S. Alberto ; e il tempo fu ben occupato.

Il 3 agosto arrivò il piroscafo di Manaos che non portava il petrolio atteso, ma sempre più brutte notizie, tanto da farci parere quasi men bella la festa. In tutto e sempre fiat voluntas Dei! La popolazione soffre, manca quasi di tutto, ma spera in un prossimo futuro vittorioso e resiste.

Il giorno 10 essendosi, a festa finita, dispersa la popolazione, dovemmo pensare anche noi alla partenza: e, non avendo petrolio, entrammo in una canoa a remi, e via. Alle sei di sera giungemmo a Menena. Pernottammo in casa del sig. Demetrio Da Silva.

L'11, detta la Santa Messa e amministrati due battesimi, ci imbarcammo di nuovo per Caborys e, benchè il nostro pilota fosse questa volta veramente pratico dei fori, o piccoli canali, tuttavia viaggiammo il giorno intiero senza trovare un palmo di terra, ove discendere. Per prendere un po' di caffè caldo, dovemmo servirci del fornello della canoa. Arrivammo a Caborys di notte.

Il 12 dopo la Santa Messa, prima di mettermi in viaggio benedissi due matrimoni e amministrai battesimi e cresime. Mi turbò un incidente. Una povera donna, una di quelle che unii in matrimonio, sii presentò per confessarsi, e la confessai e poi unii in matrimonio, e nello stendere l'atto vengo a sapere che non era stata battezzata... Cominciai un po' di catechismo e finii coll'amministrarle il Battesimo e convalidare il matrimonio.

Per buona sorte il sig. Anastasio Rodriguez potè adunare tanto petrolio da condurmi col suo canotto fino a Bon Successo, in casa del sig. Alfredo Lopes de Moraes : ed il 13, dopo amministrati vari Sacramenti, il sig. Alfredo mi fece condurre sino a Barcellos.

Qui il sig. Antonio Ramos Gadeglia, Segretario Comunale, nostro buon amico, mi offerse la sua mensa per tutto il tempo che volessi approfittarne; e non era poca generosità per lui nè piccola fortuna per me. A dormire mi recai dapprima in una casa di un turco maomettano, che m'accolse con molta deferenza. E avendo visto che c'era del lavoro, mi decisi di trattenermi una ventina di giorni a Barcellos, sino alla venuta del primo piroscafo. Il sig. Ramos Gadeglia fu ben lieto di prolungare la sua generosità e io presi alloggio nella stanza che serviva da cappella, ove passai il tempo facendo catechismi e preparando ragazzi e fanciulle alla Prima Comunione. Ne istruii ben diciotto. S'immagini quale stupore abbia destato qui, dove è gran cosa trovare chi sappia fare il segno di Croce e dir l'Ave Maria, il veder quei fanciulli dar pubblico esame per essere ammessi alla prima Comunione, e rispondere a dovere sulle cose principali del catechismo. La funzione riuscì solenne e commoventissima, come suole essere sempre. Una sola famiglia ebbe quattro neocomunicati.

Uno di questi, un ragazzo tredicenne, di nome Lafaet, soffriva per diverse ferite a una gamba. Essendoglisi ammalata di febbre una sorellina, il buon ragazzo si mise a pregare perchè guarisse. Dopo due giorni una caduta dilatò la sua ferita e a stento potè arrivare a casa, pallido pallido, versando sangue. Sollecitamente la mamma si mise a curarlo, e il buon figliuolo a dirle: « Mamma, soffro; ma non mi lamento sai? Sono stato io che ho detto al Signore che mi faccia soffrire di più nella ferita, purchè liberi dalla febbre la sorellina! »... E in giornata questa fu libera dalla febbre e guarì. Veda come anche qua ci son delle anime belle.

A Barcellos ebbi varie prime Comunioni anche fra gli adulti, e fu proprio provvidenziale la mia fermata, per preparare i teneri cuori di quei 18 fanciulli al Re dei cieli. Fui pienamente soddisfatto. Ebbi anche agio di amministrare battesimi e cresime e benedire dei matrimonii e di stabilire un comitato per la costruzione di una chiesetta degna del luogo. Ripeto, la mia fermata raccolse buoni frutti.,

M'imbarcai il 5 sett. col cuore pieno di gra titudine verso la famiglia Gadeglia per tutte le finezze avute: e su loro e su tutti gli amici di Barcellos invocai la benedizione di Dio.

Nel viaggio continuai ad esercitare il ministero ed ebbi altre peripezie, su cui tornerebbe noioso se mi dilungassi.

Arrivai il giorno 7 a S. Isabel e l'8 proseguii col motoscafo del sig. Fontes, verso Umaritaba, dov'è la bella residenza di questo nostro grande amico, dove giungemmo il giorno 11.

Anche qui, in attesa di mezzi di trasporto, ebbi tempo di amministrare i santi Sacramenti; ed il 16, in compagnia del Sindaco di S. Gabriel, nostro ottimo amico, sig. Rodolfo Lopes Gonsalves, potei partire e dopo due giorni arrivare felicemente alla nostra residenza.

Devo davvero ringraziare il Signore di questi due mesi di missione, sia per la buona salute, come per essere stato scampato da tutti i pericoli e sopratutto per il bene operato che, attese le condizioni di questi luoghi, non è trascurabile. Eccolo in breve:

Battesimi 132, Cresime 7o, Matrimonii 26; Confessioni 116, Comunioni 6o.

Ne siano rese grazie a Dio, a Maria SS. Ausiliatrice, Madre e Regina dei Missionarii, e al Venerabile Don Bosco.

Ella, Veneratissimo Padre, accetti i nostri cordiali e rispettasi saluti, e si compiaccia trasmetterli agli altri Superiori, raccomandando alle fervide loro preghiere e dei pii Coperatori e Cooperatrici, questa povera e difficile missione, perchè possiamo salvare molte anime ed estendere il regno di Dio.

Ci benedica tutti, e specialmente il suo Umilissimo ed Obb.mo Figlio in G. C.

Sac. GIOVANNI BALZoLA Missionario Salesiano.

(1) Insieme con questa lettera di Don Balzola ci è giunto un grido d'angoscia del Prefetto Apostolico Mons. Giordano che invoca « personale, arredi sacri e mezzi materiali per la vasta Missione, che si estende per un territorio di oltre 1ooo chilometri lungo il Rio Negro e si allarga sulle sponde dei suoi numerosi affluenti...-»

REP. ARGENTINA La morte di un santo missionario.

Scene di fede in un Santuario di Maria Ausiliatrice.

(Lettera del Sac. Luigi Pedemonte).

Fortin Mercedes, 22 novembre 1918.

Rev.mo ed amatissimo sig. D. Albera.

A quest'ora avrà già appreso la triste notizia. L'angelo di queste contrade, il venerato maestro e prudentissimo consigliere Don Matteo Valinotti se ne volò all'eterno riposo. Siam rimasti privi d'un validissimo aiuto, specialmente d'un vero modello di mitezza e di angelici costumi... Specchio di soda pietà, basata su d'una fede incrollabile, quante anime ha sollevate e restituite alle delizie della vita sinceramente cristiana! Le contrade del Rio Negro per circa venticinque anni furono sempre ammirate dall'eroismo delle virtù di questo nostro Missionario! I futuri banditori del Vangelo, che Maria SS. Ausiliatrice susciterà in queste plaghe lontane, avranno nel caro Don Valinotti il vero tipo del missionario apostolico che perseverò sino alla fine nella più assoluta abnegazione, essendo stato tutto per Iddio e tutto per il prossimo. Devo aggiungere che egli ebbe, ed ha ancor più adesso, fatua di santo. E appena morto, e son molti coloro che ne invocano la protezione, sicuri di ottenere a sua intercessione grazie e favori (1).

Oh! sia mille volte benedetto Iddio che provvede ai bisogni morali di questa povera Patagonia coll'inviarle missionari santi in verità. E voglia la Divina Provvidenza continuare a glorificare il suo caro Servo, attraendo con la luce celeste della sua tomba tante anime all'ovile del Buon Pastore Gesù, quante nel suo umile e fervido zelo egli seppe attrarne ogni giorno della vita.

Io mi affretto a rallegrare l'animo del nostro venerato Superiore col dirgli che il caro defunto, quando lo visitava nella sua malattia e l'informava delle nostre cose, tra i molti consigli e incitamenti al bene, di cui mi fu largo, mi assicurò che l'Opera qui intrapresa per la formazione di novelli missionari non mancherà di prosperare, finchè ci atterremo strettamente ai suggerimenti dei nostri Superiori. Queste parole mi sono scolpite nell'animo. Che le preghiere e l'intercessione di questo santo Missionario ottengano un avvenire felice al Seminario delle Missioni Salesiane della Patagonia!

Per noi n'è caparra anche il crescente sviluppo che va prendendo in questi paesi la divozione a Maria SS. Ausiliatrice. Ella pure, che conosce queste contrade, avrebbe pianto di consolazione il venti ottobre u. s. quando millequattrocento pellegrini della città di Bahia Blanca e dintorni, provenienti cioè da più di cento chilometri, pieni di fede e devozione, convenivano qui ad onorare la Vergine Ausiliatrice del Fortín. Una pioggia dirotta non fu capace di menomare il loro divoto contegno. Ne vedemmo un bel numero accostarsi alla S. Comunione: e vedemmo anche delle madri che recavano i figli ammalati innanzi alla S. Immagine con una fede che commoveva. Questa santa Immagine è la stessa che fu benedetta dal Ven. Don Bosco e da lui consegnata al Capo dei suoi Missionari. Da tutti si sospira di veder sorgere il nuovo Santuario. Le oblazioni continuano e la benedizione inviataci dal S. Padre è una buona speranza per l'avvenire.

Intanto ci doni la Vergine Santa la grazia di santificare i nostri chierici, gli aspiranti e le loro famiglie, e quanti ci avvicinano o andiamo noi a visitare nelle distese regioni affidate alle nostre cure. A questo fine, veneratissimo Padre, ci benedica Lei pure e non ci mancheranno nè le benedizioni del Cielo, nè gli aiuti temporali necessari per meglio approfittarne.

Con filiale affetto, della S. V. Rev.ma

dev.mo in G. C.

Sac. LUIGI PEDEMoNTE

Ispettore.

(1) Il compianto Don Matteo Valinotti era nato a Virle di Piemonte il 4 gennaio 1837. Entrò nella nostra Pia Società già sacerdote, anzi dopo 30 anni di sacerdozio, e visse santamente ancor 25 anni in Patagonia. Pace all'anima sua !

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

NEL SANTUARIO.

La prima Domenica di maggio (4 corrente) nel Santuario di Maria Ausiliatrice si celebrerà la «Festa del Papa». I divoti che si accosteranno alla S. Comunione saranno invitati ad offrirla al Signore secondo l'intenzione di Papa Benedetto XV. I brevi discorsi che si terranno durante le messe e le prediche dello stesso mese mariano saranno sull'eccelsa dignità del Vicario di Gesù Cristo e sulle benemerenza dei Romani Pontefici.

Rammentiamo la raccomandazione fatta dal rev.mo sig. Don Albera nella Lettera del 1° gennaio, riportata nelle prime pagine del Bollettino di quest'anno, di continuare pubbliche e private preghiere a Maria SS. Ausiliatrice:

« È mio desiderio che si continui, privatamente e pubblicamente, a supplicare questa nostra dolcissima Madre secondo l'intenzione del Papa come s'è fatto ogni giorno durante la guerra, e insieme che il 24 del mese o la domenica seguente, tutta la gioventù che frequenta i Collegi, gli Ospizi. gli Educandati e gli Oratori di Don Bosco, sia invitata e debitamente disposta ad una Comunione generale per il buon esito della Conferenza per la pace. Affido ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice e anche a voi, o zelanti Cooperatori, il fissare quelle norme che si riterranno localmente più opportune per rendere imponenti le proposte funzioni eucaristiche ».

Agli Ascritti all' Associazione„ di Maria Ausiliatrice.

Commento allo Statuto dell'Associazione in occasione del cinquantenario della erezione canonica - 1869-1919 (1).

IV. Dei modo di onorare Maria Ausiliatrice.

Dobbiamo onorarla con la mente, col cuore con le opere.

I) CON LA MENTE.

a) Dobbiamo cercare di farci un'idea giusta della grandezza del titolo dato a Maria, di Aiuto dei Cristiani, per averlo in quella grande stima e venerazione che si merita. Quindi non giudichiamo perduto il tempo che impiegheremo nel fare qualche lettura, o nel sentire qualche discorso che ci istruisca su ciò. Un cristiano deve sapersi dare ragione delle sue pratiche di pietà; tanto più un ascritto all'associazione di Maria Ausiliatrice. Un figlio vuol conoscere i titoli di sua madre; e perchè noi Ascritti non cercheremo di conoscere sempre più il titolo di Ausiliatrice, che ha la nostra madre celeste?

b) Inoltre, noi dobbiamo cercare di conoscere gene i vantaggi che abbiamo nell'onorare Maria sotto il titolo di Aiuto dei cristiani. Ricordiamo che questo titolo è quanto mai caro a Maria e quanto mai efficace a disporre il suo cuore a beneficarci e a preparare il nostro cuore a ricevere le sue grazie. Perchè tante e tante anime sentono entusiasmo per Maria Ausiliatrice e a lei ricorrono con tutta fiducia e ne ricevono favori anche straordinari? Perchè conoscono la grandezza del titolo di Maria, Aiuto dei cristiani.

c) Si ferma qui l'omaggio della nostra mente? No, noi dobbiamo anche cercare di conoscere qualche cosa delle glorie di Maria Ausiliatrice; e non solo delle glorie passate, ma delle presenti, delle glorie giornaliere; vogliamo dire che dobbiamo tenerci al corrente delle grazie straordinarie che Maria SS. concede a quelli che l'invocano col titolo di Aiuto dei cristiani e delle opere meravigliose che talvolta compie in loro favore. Il Bollettino pubblica ogni mese relazioni di grazie ricevute dai divoti di Maria Ausiliatrice, o relazioni di feste e processioni ecc. fatte in onore dell'Ausiliatrice, o racconta opere compiute con la sua potente protezione. Noi dobbiamo in qualche modo tenerci al corrente di tutto questo, leggendo con interesse questa parte del Bollettino Salesiano. Non cerca un figlio di tenersi al corrente di quanto fa onore a sua madre?

E le grazie ottenute per mezzo di Maria Ausiliatrice, le opere compiute con il suo aiuto che cosa provano? Provano nel modo più sensibile quanto noi veniamo dicendo, cioè che l'invocare Maria col titolo di aiuto dei cristiani è mezzo efficace per onorarla e ottenere grazie.

II) - COL CUORE.

I filosofi c'insegnano che la volontà è fatta per il bene, come l'occhio per la luce e l'orecchio per il suono; ma ci dicono che la volontà è una facoltà cieca, la quale non segue il bene, se il bene non gli è proposto dall'intelletto. Per questo motivo noi abbiamo insistito sulla bellezza e bontà del culto a Maria Ausiliatrice, affinchè l'intelletto istruito illuminasse la volontà e questa fosse tutta fervore nella divozione all'Ausiliatrice dei Cristiani. Per chè il Venerabile Don Bosco, perchè l'indimenticabile Don Rua provavano tanta gioia solo al sentire il nome di Maria SS. Ausiliatrice? Perchè tanti e tanti cristiani anch'essi, al solo sentirne il nome, o al vederne l'immagine, si rasserenano e provano gioia e contento? Perchè conoscono l'eccellenza di questo titolo e si sentono portati ad amarlo e onorarlo. Essi ne han piena la mente, e perciò il loro cuore trabocca di gioia. E come ai nomi dolcissimi e carissimi di mamma, di fratello, di sorella, di amico e benefattore, nessun cuore ben nato resta insensibile, così nessun fedele, devoto della Regina del cielo, può rimanere indifferente al nome di Maria Aiuto dei Cristiani.

Quindi, dopo aver reso all'Ausiliatrice il culto della mente, le rendiamo quello del cuore, con amarla d'amore vero, filiale, intenso. Dopo Dio, Maria è l'oggetto del nostro più ardente amore; e fra i tanti titoli che le competono, noi, pur venerandoli tutti, sentiamo amore e entusiasmo per questo di Ausiliatrice dei cristiani. Quindi dopo Dio, a Maria Ausiliatrice ogni pensiero, ogni affetto, ogni palpito del nostro cuore; dopo Dio, per lei ogni lavoro, ogni sacrifizio; dopo Dio a lei ogni ricorso, in lei ogni nostra fiducia; dopo il culto a Dio, e quindi a Gesù Sacramentato e al Sacro Cuore, di nulla noi ci occuperemo tanto, quanto di propagare il culto a Maria Ausiliatrice.

III) -- CON LE OPERE.

Ma la prova del vero amore sono le opere, perchè il vero amore è operativo. Quindi se davvero abbiamo piena la mente e il cuore dell'eccellenza e dignità del titolo attribuito a Maria di Aiuto dei cristiana, dimostriamolo con le opere.

In che modo?

Ci permettiamo di suggerire alcune cose, non tanto per insegnare, quanto per richiamare alla memoria, perchè il vero amore non ha bisogno d'insegnamenti, ma da sè, come disse anche un pagano, insegna ogni cosa: Amor docet omnia.

1°) Portiamo in dosso la medaglia di Maria Ausiliatrice, e baciamola al mattino divotamente, affinchè sia nostro aiuto nella giornata e scudo contro i pericoli d'anima e di corpo.

2°) In casa, in luogo visibile o in capo al letto, mettiamo l'immagine o la statuetta di Maria Ausiliatrice.

3°) Rendiamoci familiare la giaculatoria indulgenziata : « Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis » e ripetiamola sovente, con fede e con affetto.

4°) Prendiamo la bella pratica di terminare sempre le nostre preghiere con la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

5°) Vi è pure la preghiera di Consacrazione a Maria Ausiliatrice; perchè non la potremo recitare ogni giorno, o almeno di tanto in tanto?

6°) Celebriamo con speciali esercizi di pietà il 24 d'ogni mese, possibilmente prendendo parte personalmente a quelle pratiche pubbliche, le quali si tengono in chiesa; in quest'occasione.

7°) Ne' nostri bisogni ricorriamo a Maria Ausiliatrice con tridui e novene, come suggeriva il Venerabile Don Bosco.

8°) Consacriamo a Maria Ausiliatrice l'intero mese di Maggio; e celebriamo con ispeciale fervore e solennità la novena in preparazione alla festa, per noi solennissima, del 24 maggio. Questo giorno sia per noi interamente sacro a Maria Ausiliatrice, un giorno tutto affetto e devozione e amore alla nostra incomparabile Regina e Patrona.

(Continua)

GRAZIE E FAVORI (*)

Da morte a vita.

Non è soltanto convinzione mia, ma di tutti coloro che hanno seguito il corso della mia lunga e complicata malattia e mi furono ai fianchi nei momenti più critici, che solo la protezione di Maria Ausiliatrice mi ha conservato in vita.

Per molti giorni i dottori trepidarono sulla mia esistenza, ma un giorno specialmente si ritenne inevitabile e imminente la catastrofe: l'agitazione e la smania che m'aveva tormentato per tutta una notte, quel caratteristico annaspamento proprio delle ultime ore, il polso fuggente e filiforme, la cianosi al volto, avevano ormai tolta ogni illusione: i telegrammi infatti chiamavano di lontano i miei cari per l'estremo addio. A tutti gli altri segni si aggiunse la parola del dottore che sentenziò imminente la catastrofe.

Si attendeva la morte e invece venne, su me indegno, la materna protezione di Maria Ausiliatrice, che anime di confratelli, di amici e di giovani avevano pregato e pregavano fervorosamente.

Il pericolo non disparve, ma a poco a poco si fece meno prossimo, finchè un giorno il dottore che mi curava con affetto paterno si rivolse alla mia buona madre dicendole: «Mamma, può partire tranquilla, suo figlio è fuori di pericolo ».

Era il 22° giorno della mia malattia, che m'aveva colpito, prima con bronchite e polmonite doppia, poi con rinnovata polmonite sinistra accompagnata da violenta pleurite e da un turbamento nervoso e da un'insonnia, che nessun rimedio aveva potuto calmare. A tutto aveva rimediato Maria Ausiliatrice.

Quando il dottore mi dichiarò fuori di pericolo, la mia mamma era all'ottavo giorno della novena a Maria Ausiliatrice, alla quale io aveva promesso di pubblicare la grazia che mi avrebbe concesso. Lo faccio ora dichiarando che a Lei debbo quella vita che ancora mi avanza; Ella mi aiuti ad usar bene di questo suo dono.

Casale Monferrato, 1 aprile 1919.

D. SEcoNDo RASTELLo, A. Cappellano.

La Novena suggerita dal Venerabile.

« Ne avrà per uno o più mesi » : così diceva di me il medico, dopo tre settimane che la febbre mi divorava; e, quello che è peggio, non si sapeva quale rimedio applicare al mio male.

Allora il mio Mons. Rettore mi suggerì di rivolgermi al Medico Divino, interponendo la mediazione di Maria Ausiliatrice. Si incominciò da tutti i miei compagni la novena suggerita dal Ven. Don Bosco e giorno per giorno la febbre andò decrescendo, finche scomparve del tutto col finire della novena. Il giorno appresso mi alzai da letto ed entrai in convalescenza, ed ora sono guarito.

Ho promesso a Maria Ausiliatrice di farmi assai buono, per potere un dì essere un zelante apostolo della sua divozione.

Catania, 25 marzo 1919.

Seminarista GALVAGNO MICHELE.

ZONA DI GUERRA. - 10-III-1919. - Aveva ottenuto il mio turno di licenza invernale e dalla zona di guerra mi avviai al paese natio col cuore pieno di emozione nell'attesa di rivedere i miei cari. Ma alla gioia del ritorno ben presto doveva succedere inaspettato il pianto e l'attesa triste di una sventura. Lontano dalla casa paterna ove crasi recata per disimpegno della sua professione, una mia cara sorella lottava con un terribile reale che sembrava dovesse inesorabilmente condurla alla tomba. Babbo e mamma erano accorsi al suo letto e a casa furono le sorelle piangenti che mi narrarono il triste caso. Il mio povero cuore, colpito dal più vivo dolore nel momento in cui credeva di godere la gioia del ritorno, non trovò che una speranza, una fede, una parola: Maria Ausiliatrice ! E la buona Madre che tante altre volte era accorsa provvida consigliera ed Ausiliatrice nella mia famiglia, non restò insensibile al grido del mio dolore ed alle preghiere degli amici. La mia buona sorella incominciò subito a migliorare destando profonda meraviglia nel medico curante, ed ora è completamente rimessa in salute. Coll'animo pieno di riconoscenza, a nome della famiglia, sciolgo alla Vergine l'inno del ringraziamento ed invio una tenue offerta pel suo Santuario.

Sac. R. U. Salesiano.

CASTRONovo DI SICILIA. - 14-1-1919. - Anni addietro uria figlia Concettina fu affetta successivamente da tumore cerebrale e da tubercolosi ossea. A giudizio dei medici noti c'era speranza di guarigione. Allora mi rivolsi alla Madonna Ausiliatrice promettendo un'offerta e la pubblicazione della grazia nel Bollettino Salesiano. Essendo la mia figliuola finalmente guarita, sciolgo con devota riconoscenza la promessa.

GIOVANNI PATTI.

TORINO. - 24-III-1919. - Da parecchi mesi mio figlio giaceva a letto infermo per una grave coscite. Riusciti vani tutti gli espedienti suggeriti dalla scienza mi rivolsi con fede a Maria SS. Ausiliatrice promettendole di far pubblicare la grazia, se mi avesse ottenuto la guarigione del mio Carletto. Oh! bontà di Maria! il mio piccolo malato è guarito più presto di quel ch'io stessa osassi sperare. Ti siano rese pubbliche grazie, o potente Ausiliatrice, alla cui intercessione mai feci ricorso invano;

ROMANO MARIA.

SAN PIETRO DI RovERETO - 25 - III - 1919. - Auxilium Christianorum, ora pro nobis! così invocai con viva fede la cara Madonna di Don Bosco. A Lei rendo pubbliche grazie su questo Bollettino per l'ottenuta guarigione del mio carissimo fra tellino Antonio nella lontana America, mercè la Sua intercessione che invocai nell'ora del pericolo. Adempio al voto fatto, mandando la mia piccola offerta.

MARIA PEIRANO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziaumento, per il nuovo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) - A. C. di Biella, A. D. di Genova, Accastello M., Adorno d. L. soldato, Affanni A., Agnano L , Agosti B., Aicardi S., Aime V. in Avmar, Alasia A., Albera C , Alciati P. in M.trinetto, Alciati S.. Alessandri B., Alexandre M., allarà B., Allasìno L., Allasino C. in Audauo, Alpestri D , :Amenta S., Amiguni R., Andrenni B. in Vìgo, Andreoli F., Anfossi L. Antonioli M , Antonioli L., Apriceno 13., Arene E., Arietti I. in Burzio, Ariolfo B., Arpagiui L., Aschieri L.

B) - B C. di*** B M. di Torino, B. T. di Sanremo, Bacciarini R., Baldelli F., Barbera M , Barbero L., Barbieri M., Barmette E , Bassi C., Baso L., Bastrenta M., Baudino Z , Bechìs M., Beda C., Beicredi cav. A., Bellegrandi M., Bellugi A. , Benazzo A., Benedicenti T., Bergairirschiuo T., Bernabei A., Bernasconi C., Bernini M., Bertarione G. in Ravarussa, Bertazzoni C , Bertella C., Bnrtero M., Bertini E. studente, Bertoglio A., Bertuldi ALnts. G., Bertoletto G., Bertoncello E., Bertoue M., nessi D. in Palli maestra, Bettoli C., Bianchì AI. in Colla, liiauciotto Banco L , Biglino A., Bi otto E., Biondi A., Bu G., Buicio G., Boletti C. e V., Bullo A., Bonandrini C., Bondioli E., Bollo E. in Omodei, Bonora P. P., . Bormolini M., Boroli G. in Barbosio, Borsa E., Bortolussi A., Bovio d. G , Box C., Bracco V., Bravi E., Broccardi A., Bruno M., Buerolo R., Burzio G., Basi d. A., Brissu L., Bozzetti B

C) - C. A. di Centailo, C. C. di Guarene, C. M di Castelrosso, C. P. di Cortemiglia, Cationi A., Campai ha M., Camlinni L., Canavese E. in Bosiglio, Can eh o M., Cartelli G., Caputo L. in Bruno, Care;; o S , Carena L., Cari girai o V , Carnelatti 'I'., Cerrera R., Casalis B., Cascino G., Castagno G., Castellazzi A., Castellino I , Castrale C., Castrucci A., Catello O., Cavallaro M., Cavallero m., Cavilla Mons. G., Celli G. insegnante, Cerrato NI., Chiaire L. in Porta, Chio F., Chiola G., Clari V , Colombatto S., Colombo E. in Binetti, Colonna T., Cuftori L. in Merizzi, Colze O , C, m,1-ani A. in Rossi, Congiu C., Coniug Baudino, Olivorì, Contento M., Contro T., Cooperatrice Salesiana di Valmacca, Cordero A., Cordona A. e C., Cortini F., Costa M., Costabloz M., Costanzo E., Costozz G.

D) - D. A, di Catanzaro. Dall'Acqua A , Dame Inferutiere di un Ospedale, Damigella G., Damigella M., De Angelis d. A. Prete della Missione. D Giovanni T., Dematte s A., De Medici M , De Paulins C., De Piero E. in Verin, De Setz M. in Giovio, Doglioui G., Due b nnbine di Rivoli. Duina A.

E) - E. B. di Castrovillari, E. C. di Loano, E. S. di Roma, Ellena G., Erbetta C., Ercolini S.

F) - Fabris A., Faina contessa C., Faletti teol. d. G, arciprete, Faghera A., Famiglie Barcellini, Canina, Cliesi, De Ferrari, Lanci , Lorio, Tobia, Fancello S., Farinetti L., Fasolo d. L., Fava N., Fazzone T., Fellez da Cruz G., Ferrero A., Ferrero Suor M., Ferrari T., Ferraris E., Finszer G., Floris Puxeddu A., Fortuna G., Frus M., Fummi I., Furfaro i.

G) - G. A. di Castel S. Pietro d'Alessandria, G. P, di Trino Vercellese, Galfrè A., Galiardi R., Galli V.,

Gallo P., Gallo L. e M., Gandoifi G., Garatti P., Garbauno d. C. Parroco, Garrubba P., Gasio C., Gera M., Ghiglieno R., Ghione E., Giani A , Giarola L., Gibellini A., Gignoni B., Gilardi M., Gilardelli R., Gilardi L., Gin cchio C. in Badi ie.li, Gioberti C.. Giobertini T., Gtol tto F., Giolitto M., Givogre L., Gorzelino A., Gozzellino D., Grame F., Grilli R., Guadagnini S., Guerra L., Guerra P., Guerrini A., Guglielmetti Cav. M , Guglielmmotti S., Gugliuccia A. in Scavarone, Guidi L.

I) - I. M. di Rio Marina, Invernizzi S., Irmini E., Ivaldi M.

J) - Jannelli Sr. M., Jans T., Jonas D.

L) - L. A. di Verolavecchia, L. M. di Santulussurgiu, L. T.- A. di Genazzano, Labano C., Laiba R., Lamen, dolini D., Lana G., Lanternoni B., Lanzarini O., Lasagna M e M., Lavaggi d. A., Lazzarini C , Legno A., Lellini S., Lenotti E. in Vassanelli, Leonardini P., Leone

C. ved. Groppo, Levoncetti G., Lingua L., Littarelli S., I ivorire-e G , Lodrini M , Logica E., Lojacono E., Lombardo Pd., Longone T , Lorent C., Loreti P., Lovera M., Tozzo G. B., Lusso ved. M.

rul) - M. A di Cervatto Sesia, M. R. di Torino, M. G. di Giarole Monferrato, M. G. G. di Casteiiruovo d'dsti, M M di .Vignale Monferrato, M R. di Torino, M ,cconi C., Macry T., Maestri A., Maestri P., Matti M., M rLoni G., Magri M., Mauro T., Maiorana Cav. A., Ma Imani C. in Invernizzi, Maluganì C., Manacorda C., Manera T., Mantelli M. in Garbarino, Manzi A. in Capello, Manzoni C , Marchino T in Minelli, Marcia Z., Margaria G., Margiaria M., Maritano A., Marogna A., Martinelli V., Martinez A., Martin N., Maccio E., M'assagli i C., Massari C., Mazz otti C., Mazzucorelli G in Et-o. Nlelis P., Melloni R , maestro, Migliardi R. in Coi, Miglio G., Modesti V., Mognino G., Molineri S., M snay A., Montresor G., Morello T , Moricca L., Mornese C., Marini L capitano, Muratore C., Mussa G., Musso F.

N) - Nave G., Negri S., Negrini R. in Annichini,

Nicora A., Nicora T., Nizzi M., Nordera A. in Fontana, Novelli M.

A) - O. B. di Nervi Ligure, O. R. di Savigliano, Olivari R., Olivero C., Olivero M., Onorato A., Oprandi B. in Poloni, Orsini A., Oselladore L.

P) - P. A. di Varazze, P. C. di Casalvolone, P. P. G. di Torino, Pagani T. in Carzanigo, Pagliotti d. D., arciprete, Palazzi M. ved. Montecchi, Pallotti F. Panero M., Panigazzi L., Papa M, ved. Manerba, Parenti V., Pastrone A., Patanè G., Patuzzo E., Peirano M., Pellegrini A., Peloso M. in Rapetti, Pennina G. in Oddini, Peraldo G., Perocchi E., soldato, Peroglio F., Petterle A., Pettiti E., Piantanida'G., Piattino M., pie persona di Bergamasco, Bergamo, Calarnandrana, Caltagirone, Cicagna, Genova, Moncalieri, Nadur-Gozo (Malta), Novara, Padova, Piacenza, Pontremoli, Sampierdarena, San Damiano d'Asti, S. Germano Vercellese, Savona, Torino, Vinovo; Pieroni G., Pinardi M., Piras Muratore P., Pisci A., Pisano S., Poeta M., Polastri B., Polesel C., Polesine M., Poletti G., Pollastrelli V., Polti D., Porro G., Porporato M , Pozzo F. in Carrara, Pra Iella M , Prete D., Preti S., Prevedello A. in Fioravante, Pronzat F., Trotti N. in Barcolloni, Pugliesi d. V.

Q) - Qaaglino A., Quirico M., Onirico T.

R) - R. C. R. di Trino Vercellese, R. M di Albenga, Rampa G., Rampini F., Raveri S., Recchia E , Redaelli A., Re-azzi A , Regazzi G., Reiner C., Rembadò A., Remi R , Remotti P., Rapetti S., Rettagliata L. Riccardi G., Ricottini I., Rigazio C., Righotti D., R gli U., Rigoni d. G , Rizzo!,, d. G., Rizzotto C., Roaso G., Rornano M., Romano T., Roncari E., Ronchin S., Rosa M., Roscio avv. not. F., Rosset F., Rossi A in Fumelli, Rossi C., Rossi S., Rostagno V., Rovetta G., Ruffiero M., Ruggeri C., Ruotolo G., Ruschena in Bonomo, Russo C.

S) - S. M. di Benevento, Sacco L., Sacerdote N. N Salotti A., Sammori C., Santorini R,, Sauna d. P., Sa-

voldelli C., Scagni G., Scaraffia L., Schianini A., Schiezzari A., Sere: a L. in Ol:rasi, Serra M., Sidoli T., Signetto B , Silvano B., Santero S. e F., Simone A., Sola A., Solari T., Sorelle Penna, Sorrentino F., Spanò M, in Palina, Stanza Contessa C., Stardero M. in Dosa, Stefanino F., Stolfo R., Stucchi Suor A., Suor Apollonia, Suor Telesio.

T) - T. C. di Verrès, T. R. di Canelli, Tabacchini P.,

Tacchini E., Tagliafico A., Tare G., Tedes-hi M. in Parzani, Tempini M., Teobaldi L., Tesselli M., Toesco F., Toffoli sorelle, Tomasoni R., Tonello M., Toni B., Tono A., Torchio T., Torre M., Tosi R., Traverso A., Trincucci A., Trisoglio F., Tuena L.

U) - Urlani C. in Borghesi.

V) - Valentinuzzi C., Cooperatrice Salesia a Valese G., Vandelli A., Vanella M., Varetto E., Vecchia B., Ventenni R., Versíglia M. in Giorni, Verzino A., Vicentini S., Vigitello A , Viglietta B., Vigolungo S., Villani A., Villani M., Viola V., Viotti C., Viale V., Viscuso C., Volante G.

Z) - Zacco E in Nigra, Zanardi B., Zanetti D., Zanetti M., Zava M., Zorgao P., Zuccato M

IL DIVOTO DI MARIA AUSiLIATRICE

Manuale di pietà con Preghiere indulgenziate per tutti i Fedeli, e Letture, Meditazioni e istruzioni tratte dalle opere dei Ven. Don Bosco.

È uscita la 3a edizione del « Divoto di Maria Ausiliatrice » e la raccomandiamo vivamente, non tanto per la nitida veste tipografica che non pare di questi anni di guerra, quanto per queste ragioni

I) Perchè la presente edizione venne diligentemente ritoccata e ampliata in base al Regolamento dell'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice, di cui ricorre quest'anno il Cinquantenario.

II) Perchè nessun altro Manuale di pietà contiene tante pagine ascetiche tratte dalle Opere del Ven. Don Bosco, e quindi nessun altro libro ci sembra atto, come questo, a diffondere nel modo più facile e più genuino lo spirito del Ven. Fondatore.

III) Perchè ci offre un gran numero di preghiere, opere pie e devoti esercizi, arricchiti di tante indulgenze per tutti i fedeli.

E a tutti i fedeli - non meno che ai Divoti di Maria Ausiliatrice e ai Cooperatori Salesiani - raccomandiamo caldamente codesto Manuale, assicurandoli che vi troveranno una buona guida per tutte le pratiche di pietà, quotidiane, settimanali, mensili e annuali: ad es., per il Ritiro mensile o Pio Esercizio della Buona Morte, per il Mese Mariano ecc. ecc. Non vi mancano neppure le preghiere del mattino e della sera, nè quelle liturgiche della Santa Messa, in conformità del Catechismo di Papa Pio X.

Costa L. 3. Le ordinazioni s'inviino alla Libreria Editrice della S A. I. D. « Buona Stampa » Corso Regina Margherita, 176, Torino.

SANTUARIO DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO

Giorni feriali Messe dalle 4.30 alle 1o. - Ore 6 Messa della Sezione Artigiani, predica, benedizione. - Ore 7,30 Messa della Sezione studenti. - Ore 17: Canto di una lode, predica, benedizione Ore 20, Rosario, predica e benedizione.

Giorni festivi (4, 11, 38 maggio): Messe dalle 4.30 alle 11,30 - Ore 6,30 Messa della Sezione artigiani; 7,30 Messa della Sezione studenti -- Ore 9,30 Messa solenne - Ore 15, Rósario, predica e Benedizione - Ore 17, Vespri, predica, litanie e benedizione solenne.

Oratore: al mattino Sac. Giulio Albera, Salesiano.

» alla sera: Teol. Avv. Flaviano Viano

15 Maggio - Comincia la Novena in preparazione alla Festa Titolare. Messe fino alle 10.30.

17 Maggio - Anniversario della Pontificia Incoronazione di Maria Ausiliatrice. -- Alle ore 9, messa solenne in canto gregoziano.

18 Maggio - OTTAVARIO SOLENNE in commemorazione del Cinquantenario dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice. - Orario festivo. - Ore 8 Pellegrinaggio degli Oratori e Istituti Femminili, Messa e Comunione generale.

21 = 22 = 23 Maggio - Corte di Maria.

23 Maggio - Vigilia della Solennità di Maria Ausiliatrice. - Ore 6: Messa, Predica, Benedizione solenne - Ore 7,15: Messa celebrata da S. E. Reverendissima Mons. G. B. PINARDI, Vescovo tit. di Eudossiade - Ore 17: Primi Vespri Pontificali, Discorso e Benedizione solenne - Ore 20 2a funzione della Novena. Il Santuario rimane aperto tutta la notte per la Veglia santa.

Dal mezzodì del 23 alla mezzanotte del 24 Indulgenza plenaria, toties quoties, applicabile alle anime del Purgatorio:

24 Maggio - SOLENNITA di Maria SS. Ausiliatrice. -- Messe dall'aurora alle 13 - Ore 6: Messa celebrata dal rev.mo sig. DON ALBERA, Rettor Maggiore dei Salesiani - ore 7,15 Messa celebrata da Sua Ecc. Rev.ma Mons. COSTANZO CASTRALE, vescovo tit. di Gaza - Ore 10: Messa Pontificale - Alle ore 16: (per comodità dei pellegrini) : Litanie, Tantum Ergo e Benedizione solenne - Ore 18,30: Vespri Pontificali, Panegirico recitato dal Teol. Avv. Flaviano Viancini. - Trina Benedizione col SS. Sacramento impartita dall'Em.mo Sig. Card. AGOSTINO RICHELMY.

25 Maggio- Ultimo gorno dell'Ottavario solenne: Ore 8 Pellegrinaggio degli Oratori Maschili. Messa e Comunione generale. - Ore 9,30 Messa solenne. Esposizione del SS. Sacramento - dalle 11 alle 12 e dalle 15 alle 16 Adorazione predicata. - Ore 17 Vespri, discorso e benedizione Pontificale.

Le preghiere di questo giorno sono in suffragio degli ascritti all'Arciconfraternita dei Divoti di Maria Ausiliatrice, e dei benefattori defunti.

29 Maggio - Ascensione di N. S. Gesù Cristo. - Clausura delle Feste Titolari - Ore 7,15, Messa della Comunione Generale, celebrata da un Ecc.mo Mores. Vescovo -- Ore 9,30: Messa cantata con assistenza pontificale - Ore 16, 30: Vespri, Conferenza ai Cooperatori Salesiani, Te Deum e Benedizione solenne.

NOTE E CORRISPONDENZE

Nuovi Missionari.

La sera del martedì santo (15 aprile u. s.) prendeva commiato ai piedi di Maria Ausiliatrice un nuovo drappello di Missionari Salesiani; diretti alla Cina. Della commovente cerimonia, resa più solenne dall'intervento dell'Em.mo Card. Richelmy daremo ragguaglio nel prossimo numero.

NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

"Carità e riconoscenza...".

Cion scrivono da Ali Marina (Messina):

«Non deve restar ignorato un fatto che rivela il sano indirizzo educativo e di ben intesa attualità delle scuole delle Figlie di Maria Ausiliatrice, avvenuto qui ad Alì Marina (Messina). Fin dall'inizio della grave crisi d'influenza che colpì fieramente questo paese nei mesi di settembre e ottobre pp. pp., le insegnanti e le studenti della Scuola Normale Femminile « Maria Ausiliatrice » si prestarono ad opera di assidua assistenza, sia verso le alunne colpite, sia verso le persone del luogo, bisognose o desiderose di aiuto. Anche per consiglio del R. Provveditore agli Studi per la provincia di Messina, ( che a ciò le invitava con nobilissima lettera in data 30 settembre 1918) fu costituita la « Sezione Femminile di Assistenza » che si recava giornalmente nelle case dei colpiti e, all'occorrenza anche durante la notte, per praticare le iniezioni ipodermiche ordinate dal medico, suggerire e mostrare in pratica le misure igieniche e profilattiche richieste dal caso, recare il conforto della parola amorosa, disporre le malate più gravi a ricevere i Santi Sacramenti, e sorreggerle nelle tristi circostanze di decesso. In qualche caso speciale d'indigenza si, provvidero pure medicinali ed alimenti gratuiti. Tanto si è compiuto sino alla fine dell'epidemia, con vivo senso di carità cristiana e patria, e ci piace che sia perciò reso noto in segno di viva riconoscenza».

Quanto ci scrive l'egregia cooperatrice d'Alì s'è ripetuto in molte altre località d'Italia, e anche dell'Estero, dove il morbo è comparso e dove le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno case.

A Formigine (Modena), per aderire ai ripetuti inviti delle autorità, ecclesiastiche e civili, accettarono un ospedaletto infantile, destinato a raccogliere provvisoriamente i bambini poveri che l'influenza epidemica privò dei genitori.

In parecchie Repubbliche d'America non solo hanno prestato generosamente l'opera loro personale, ma hanno anche ceduto locali, letti, e arredamenti destinati alle convittrici, ritornate nel frattempo alle loro famiglie, per accogliere i poveri malati di epidemia, assisterli, curarli amorevolmente.

Dal Brasile.

Interessanti particolari dell'opera pietosa svolta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice a prò dei colpiti dalla febbre « spagnuola » ci son pervenuti dal Brasile. L'Ispettrice Suor Teresa Giussani scrive da S. Paolo.

« ... L'epidemia ha apportato il terrore e il lutto in quasi tutte le famiglie di questa grandiosa e fiorente Nazione, particolarmente nello Stato di Rio de Janeiro e di S. Paolo. In S. Paolo, prevedendo una strage simile a quella avvenuta nella capitale brasiliana, il Governo ordinò che si chiudessero tutti gli istituti per eliminare ogni agglomerazione, di persone, e le Autorità Ecclesiastiche e Civili, di pieno accordo, cercarono con tutta lena di stabilire quei soccorsi necessari a debellare il contagio, qualora prendesse in S. Paolo le proporzioni spaventose che avesse assunto in Rio de Janeiro e in Nictheroy.

» In tale penosa situazione Sua Ecc. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Duarte Leopoldo y Silva venne personalmente a chiederci il Collegio, affinche fosse convertito in Ospedale, se la propagazione del male lo richiedesse, e dopo qualche giorno Sua Eccellenza tornava per pregarci di distribuire la minestra a circa 30o e più convalescenti poveri.

» Ma, purtroppo, il terribile flagello infierì vieppiù, non ostante le mille misure igieniche e previdenziali prese dalle supreme Autorità.

» E il 29 ottobre u. s. il nostro bellissimo Collegio di S. Agnese era convertito in Ospedale Ambulante per donne e bambini colpiti dalla grippe, mentre noi eravamo dall'Arcivescovo invitate ad impiegare le Suore nell'assistenza dei poveri malati; difatti ne mandammo un buon numero all'Ospedale degli Emigranti nel così detto Borgo Braz, altre al Liceo Salesiano Sacro Cuore, convertito esso pure in Ospedale; ed altre restarono ad accudire il nostro Ospedale S. Agnese.

» Impossibile descrivere l'apprensione nostra nel dover lanciare tutte le care consorelle nel fuoco di un morbo contagioso assai. E allora fu che ci sovvenimmo di ricorrere alla protezione del Ven. D. Bosco, nostro Padre e Fondatore, e coll'ardente affetto di Figlie verso il Padre ne invocammo la intercessione.

» Ed oh! bontà del Venerabile! Il terribile reale compì a lungo la sua tragica missione, e noi vedemmo quasi tutte le nostre care Consorelle, addette all'assistenza degli ammalati cadere colpite dallo stesso morbo, una dopo l'altra, facendoci passare giorni e notti di timori e angustie indicibili. Ma la nostra supplica fu largamente esaudita : ad eccezione di Suor Agnese di Monte Claro che il Signore volle con sè, quasi a farei meglio comprendere la sorte che aspettava le altre ove non fosse intervenuto il Padre Venerabile, tutte tornarono in breve alla salute primiera. Ne sia gloria a Dio e al caro Don Bosco ».

Altre opere.

Nella lettera del 1° gennaio u. s. il sig. Don Albera accennava a queste ed altre opere, con le quali le Figlie di Maria Ausiliatrice si son prestate con gran zelo per l'assistenza e l'istruzione delle povere fanciulle in questi tempi anormali: e crediamo edificante l'aggiungere alcuni particolari del lavoro compiuto in questo campo.

A Napoli, nell'Ospizio dell'« Italica Gens » libero per la sospensione degli emigranti in America, apersero due scuole di lavoro: l'una per giovani profughe; l'altra, propriamente un dopo-scuola, per le bambine delle scuole comunali, particolarmente figlie di richiamati.

A Livorno (Toscana) un'ottantina di profughe del Friuli e del Veneto trovarono tetto e famiglia nell'Istituto S. Spirito delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sotto la protezione dei degnissimi signori Coniugi Tommaso e Augusta Pate, soccorse dalla generosità paterna degli Ecc.mi Monsignori, l'Arcivescovo di Udine e il Vescovo di Livorno, dalla Croce Rossa Americana, dal Cap. Girard, nonchè dai Consoli degli Stati Uniti e d'Inghilterra.

Anche all'Estero le Figlie di Maria Ausiliatrice svolgono un'azione salurare.

A Salamanca (Spagna), per la generosità della zelante Cooperatrice Maria del Rosario Lopez Martin, provvidero un asilo alle giovani che cercano collocamento in quella città. Va pur ricordata la casa per i bambini poveri in Sarrià (Barcellona), annessa all'Istituto del Patronato per fanciulle povere, donata caritatevolmente dalla signora Carmen Cortés.

Nel sobborgo di Lima Prado (Perù), stanno costruendo un edificio per una « Scuola domestica » dove - così ci scrivono - «si raccoglieranno alunne interne ed esterne del basso popolo per prepararle alla vita, renderle buone massaie, fedeli nel servizio e capaci di guadagnarsi onestamente il pane. Intanto ogni giorno e a tutte le ore si catechizza il piccolo popolo, poco più che mezzo indio; e alla domenica si raccolgono bambini e fanciulle per impartir loro l'insegnamento religioso nell'Oratorio. »

Il Ven. Don Bosco ottenga alla sue Figlie la grazia di perseverare nel suo spirito, che, mentre è caparra delle benedizioni di Dio, è pegno sicuro di frutti copiosi a bene della Religione e della Civiltà.

Conferenze Salesiane.

CATANIA. - Il 23 febbraio, nella Chiesa dei Minoriti. - Conferenziere fu S. E. Rev.ma Mons. Luigi Olivares, della nostra Pia Società, Vescovo di Nepi e Sutri. Presiedeva Sua Eminenza il Card. Francica Nava, Arcivescovo, con a lato S. E. R. Mons. Emilio Ferrais, Vescovo Ausiliare. Era presente un numerosissimo stuolo di Cooperatori, Cooperatrici, Dame Patronesse, e ammiratori del. l'Opere Salesiane.

Mons. Olivares fece una rapida sintesi della vita di Don Bosco e delle sue Opere, cori chiarezza ed efficacia singolare.

La vita del Venerabile, tratteggiata attraverso i piccoli e grandi episodi che maggiormente fanno risaltare la missione da Dio affidata a Don Bosco a salvezza della gioventù, commosse nella parola del Vescovo Salesiano l'attento uditorio, che vide passare la figura mite e sorridente del Padre, in atto di benedire e di consolare la folla dei piccoli e dei grandi doloranti del mondo.

Dell'Opera Salesiana ricordò l'Oratorio festivo, i Collegi, l'assistenza degli emigranti, gli orfani di guerra, le Missioni, l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, l'Opera dei Cooperatori e delle Cooperatrici ecc. Su quest'ultima istituzione volle fermare l'attenzione dell'uditorio. Ne accennò le origini, spiegò in forma geniale lo scopo della cooperazione, e domandò in nome delle tante migliaia di bambini e di bambine affidati in tutto il mondo alle cure dei Salesiani l'aiuto più importante: la preghiera!- Infine sui Cooperatori e sulle Cooperatrici presenti invocò le benedizioni di Dio.

La benedizione eucaristica fu impartita dal rev.mo D. Gio. Minguzzi, Ispettore delle Case Salesiane di Sicilia. Un numeroso gruppo di signorine del fiorente Istituto « Maria Ausiliatrice » eseguì scelta musica con squisito senso d'arte. Le Dame Patronesse si prestarono gentilmente per la colletta in favore delle Missioni Salesiane.

PARIGI. - CARE RIMEMBRANZE - Leggiamo con viva soddisfazione sulla Libre Parole del 6 febbraio, che gli amici e i benefattori del Patronato S. Pietro di Ménilmontant, 176, via dei Pirenei, il 31 gennaio si raccoglievano nella cappella delle Benedettine di via Monsieur. Il rev. Coye, fatta una rapida rassegna sulla vita di Don Bosco « di questo Vincenzo de' Paoli del Secolo XIX «, ricordò « l'entusiasmo col quale, nel 1883, Parigi accolse l'umile prete di Torino, a N. S. delle Vittorie, a S. Sulpicio, a S. Clotilde, a S. Agostino. » Quel viaggio ottenne alla Capitale i figli di Don Bosco e, in breve, un'opera fiorente. « Dopo l'espulsione del 1903, la Scuola primaria esterna, i corsi secondari e le scuole professionali vennero chiuse: ma continuò il Patronato, cioè l'Oratorio festivo, dove restano vive le tradizioni del Venerabile. L'Oratorio affermò la sua vitalità durante la guerra con 18o soldati, di cui 34 perirono sul campo dell'onore, 10o ebbero la medaglia militare o la croce di guerra, 12 furono fatti prigionieri. »

Il conferenziere accennò alle varie opere che si raggruppano all'Oratorio per zelo e cura dei suoi addetti: l'Associazione di 140 ex-allievi, tre Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, le pie Associazioni del S. Cuore e di Maria Ausiliatrice, la Società Ginnastica con clarini e tamburri, la Fratellanza Militare e i Corsi serali d'inglese e di musica.

Terminò perorando l'ampliamento necessario ad un'opera, cui, nel dopo guerra, si prospetta il più lieto avvenire.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

TORINO. - DUE VISITE ILLUSTRI all'Oratorio Femminile «Maria Ausiliatrice » e al Ricreatorio Maschile « Margherita Bosco » alla Borgata Monterosa. - Queste opere, sorte durante la guerra a bene degli umili, dapprima con un asilo pe' figli de' richiamati che accolse e continua ad accogliere giornalmente circa 300 bambini, poi con l'Oratorio femminile serale e domenicale frequentato ordinariamente da oltre trecento giovinette delle borgate Monterosa e Maddalene, in fine col Ricreatorio Maschile che dà le più liete speranze, hanno abbondantemente corrisposto allo zelo del munifico benefattore, il Comm. Luigi Grassi Consigliere Comunale di Torino, e alle cure dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice che nulla risparmiano perché tutto riesca della maggior gloria di Dio e di maggior utilità morale e materiale dei giovinetti e delle giovinette accorrenti ai due Oratori. Del felice esito di queste opere e del molto bene che vi si compie il 23 febbraio u. s. rendevasi personalmente conto il nostro rev.mo Superiore, il sig. D. Albera, il quale dapprima rallegrava della sua presenza i giovinetti del Ricreatorio, indi passava all'Oratorio fennninile. La visita tanto desiderata e attesa dalle buone oratoriane ha rallegrato il cuore del signor D. Albera, che volle manifestare la sua paterna soddisfazione esortandole a proseguire costanti nella via del bene, specialmente nella frequenza dei SS. Sacramenti della Penitenza e dell'Eucarestia, dove potranno sempre trovare la forza per resistere alla violenza delle passioni e alle leale arti del demonio.

Un mese dopo, il 23 marzo, S. E. il Grand'Ufficiale Dott. Paolo Taddei, Prefetto della Provincia di Torino, degnavasi pure personalmente recare una parola d'incoraggiamento agli allievi e alle allieve dei due Oratori e gradire le gentili parole di saluto che, rispettivamente nei loro istituti, un giovinetto e una giovinetta gli rivolsero. Anche questa seconda visita riuscì di nobile sprone alle duplice schiera giovanile.

Continui Maria SS. Ausiliatrice a proteggere queste opere di così alto valore sociale e a renderle sempre più feconde di maggior bene!

ROMA. - LA DOLOROSA SCOMPARSA di quel zelante salesiano, che fu Don Arturo Gianferrari, Pro-Parroco al S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio, destò la più imponente dimostrazione di cordoglio e riconoscente affetto ai funerali e si rinnovò egualmente solenne nel giorno di trigesima.

Ai primi, insieme con tutti i parrocchiani del S. Cuore, presero parte spontaneamente numerosi cospicui personaggi del Clero e del Laicato: nobili Patrizi, Generali e Ammiragli; Procuratori e Superiori e Generali d'Ordini Religiosi; molti Prelati, quattro Vescovi, due Arcivescovi e un Cardinale.

I funerali di trigesima furono promossi da un apposito Comitato in nome di tutto il popoloso quartiere. La chiesa - scrive il Corriere d'Italia - riccamente addobbata a lutto, era gremita, per dare ancora all'indimenticabile apostolo di quella importante parrocchia tutto il tributo cordiale del rimpianto e della preghiera suffragatrice. Alla messa solenne con musica del Perosi, eseguita dalla « Schola Cantorum » dell'Ospizio, celebrò Mons. Pascucci del Vicariato, il quale dette pure l'assoluzione al tumulo. Mons. Salotti tessè con parole commosse l'orazione funebre. Notate presenti chiarissime notabilità del rione, superiori di case religiose, Arcivescovi, Vescovi e Prelati. Anche il Card. Cagliero assisteva da un coretto.

Il ch.mo Mons. Salotti, dopo aver detto che il caro Don Gianferrari « ebbe mente aperta a comprendere i problemi dell'ora contemporanea » e « intuizione rapida dei modi più efficaci per risolverli in armonia con le leggi del Vangelo », additava il segreto del fortunato successo del suo apostolato: I) nella purezza morale che lo avvolse e informò le singole azioni della sua vita; II) nell'amore profondo che egli sentiva per il Papa; III) nell'amore alla Patria. « Dietro l'esempio dei Santi, ornamento e gloria della Chiesa, che non fecero solo opera di salutare ascetismo, ma anche di vero e sano patriottismo, egli amava l'Italia, terra di eroi e di santi, di apostoli e di pensatori, culla e tomba di quegli avi gloriosi, che per la fede di Cristo la fecero maestra delle genti. E allorquando questa Italia fu avvolta dal turbine della guerra, egli compì tutto il suo dovere di sacerdote. Incoraggiò validamente i combattenti, apprestò solenni suffragi ai prodi caduti, glorificò il loro sacrifizio, raccolse strenne per i militari della parrocchia, stabilì la Messa del soldato, prodigò tutto se stesso per l'assistenza morale e civile della popolazione, e cento volte dal pergamo benedisse la Patria, invocando da Maria, castellana d'Italia, la vittoria delle nostre armi. Quando poi seppe che la bella regione del Veneto era stata liberata, e che sui baluardi di Trento e sulla torre di San Giusto sfolgorava la nostra bandiera, egli, già gravemente ammalato, ebbe un palpito verso quelle terre redente, e scrisse di suo pugno una lettera circolare ai suoi parrocchiani, incitandoli ancora una volta a versare il loro obolo per quei nostri fratelli, così aspramente provati dalle devastazioni e sofferenze di guerra. Nella sua anima di sacerdote, l'amore della religione e quello della patria si fondevano insieme; il popolo fu lieto di questo connubio, e andò a lui con fiducia e con generosità. Ecco la chiave che spiega i molti successi apostolici, riportati dal defunto. »

Il caro Don Gianferrari era nato in Brugneto (Reggio Emilia) il 9 novembre 1877: Aveva quindi poco più di 41 anni. Sia pace all'anima sua.

LIVORNO. - IL COMITATO PER IL TEMPIO VOTIVO AL S. CUORE in Livorno ha diramato il seguente appello, che noi raccomandiamo in particolar maniera ai Cooperatori della Toscana.

Torniamo a richiamare l'attenzione dei buoni e generosi Benefattori sul Tempio votivo della Vittoria al Sacro Cuore di Gesù, che dovrà sorgere in Livorno come monumento della fede di tutti i cuori, che riconoscono dal Dio degli eserciti, dal suo Cuore Sacratissimo, il dono inestimabile della grande vittoria dell'Italia e delle Nazioni alleate.

A Lui, Legislatore supremo dei popoli, questo tempio votivo è l'espressione non solo della nostra riconoscenza, ma anche dei saldi propositi per il rifiorimento della civiltà cristiana, perchè le legittime aspirazioni per un mondo migliore dalla Società delle Nazioni, che dovrà maturarsi nella Conferenza della Pace e nella collaborazione, fervida e sincera, di tutti i popoli, attendono . dal Cuore Divinissimo di Gesù la scintilla del fuoco sacro, che deve alimentare i grandi passi delle Nazioni sulle vie della civiltà; da Lui l'auspicio e l'ausilio di giorni migliori.

Il tempio votivo al S. Cuore di Gesù in Livorno sarà Parrocchia con tutte le svariate istituzioni, che ne integrino il santo apostolato in una vasta zona della città.

In questo magnifico monumento della nostra Fede saranno ricordati i caduti per la patria: targhette speciali riporteranno il nome dei militari morti durante la guerra, i cui parenti verseranno un'offerta di lire 1oo. Nè saranno dimenticati i nostri alleati: francesi, inglesi, americani avranno un altare della propria nazionalità, in modo che il Tempio Votivo della Vittoria riesca degnamente il monumento della pietà dei Paesi dell'Intesa.

Si è costituito in Livorno un Comitato di patronesse che oltre a curare il maggiore incremento dell'erigendo tempio monumentale, si occuperà anche delle Opere Salesiane, che vi sorgeranno accanto.

Un'ala del vasto fabbricato è già compiuta insieme con la canonica : e nell'anno scolastico 1919-1920 l'Istituto Salesiano per i figli del popolo e sopratutto per gli orfani di guerra, potrà iniziare, col divino aiuto, la propria benefica missione con le scuole elementari, medie, di arti e mestieri, ricreatorio, doposcuola, ecc.

L'anima eccelsa di Don Bosco, la guida delle Scuole Salesiane, questo genio benefico della pedagogia, dal Cielo esulterà per quest'opera di civiltà cristiana e ne benedirà i benefattori.

All'Estero.

CENTRO AMERICA. - Ci scrivono: L'OPERA SALESIANA in questa Repubblica riveste un'importanza speciale, perchè questi paesi dànno primi passi nella vita politica e sono in un delicato periodo di trasformazione civile: hanno quindi estremo bisogno dell'educazione del popolo, specialmente della classe operaia. Sono popoli pieni di alte aspirazioni per la civiltà moderna, che abbisognano di sicuro indirizzo e di buon fondo morale e religioso per non sbagliare rotta nella loro evoluzione.

La Casa Salesiàna di Panama è importantissima, per l'affluenza di gente al Canale, e il movimento industriale e commerciale della città e la poca moralità che vi regna causa l'immigrazione, quantunque la vita civile vi si sviluppi con serietà sotto l'influenza degli Stati Uniti.

Il Collegio di Cartago in COSTA RICA, in clima delizioso e situazione incantevole, abbraccia artigiani e agricoltori.

La Casa di Granada in NICARAGUA, in clima caldo e sano, coopera efficacemente all'educazione del popolo, che è la principale cura del Governo presentemente cattolico, con Scuole, Oratorio festivo e Scuole professionali incipienti.

L'HONDURAS ha una Casa Salesiana ancor molto ridotta per mancanza di personale, mentre avrebbe bisogno d'un grande sviluppo per la grande necessità d'istruzione religiosa.

Il SALVADOR, che è la Repubblica relativamente più popolata di tutta l'America avendo una superficie di 34.000 Km. quadrati con circa 1.500.ooo abitanti, ha quattro Case Salesiane. La prima è nella capitale, S. Salvador, e quasi completamente

distrutta dal terremoto del 7 giugno 1917. La seconda è a Santa Tecla, ed è la prima casa salesiana del Centro America, dove, in un clima assai mite, insieme con alcuni studenti, predomina la Sezione Scuole Professionali, tra cui merita special menzione una conceria. La terza casa, destinata all'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo Stato Ecclesiastico, sorge ad Ayagualo, ha una vista incantevole sul Pacifico, ed è là che si dirigono tutte le speranze della vasta Ispettoria.

La quarta Casa Salesiana del Salvador si trova a Santa Ana, all'occidente della Repubblica. Il Collegio è intitolato a S. Giuseppe ed ha Scuole Elementari e Commerciali, con un fiorente Oratorio Festivo e una devota Cappella di Maria Ausiliatrice. Annessa al Collegio è l'assistenza di un ospizio di ragazze. E i Salesiani di Santa Ana che svolgono tanto lavoro, sono solamente cinque, mentre, su per giù, non hanno maggior personale le altre case.

La Scuola Commerciale Salesiana di Santa Ana assume, di anno in anno, maggior importanza per la serietà degli studi e la pratica preparazione dei giovani. Il corso abbraccia quattro anni. Nell'ultimo gli alunni devono già esprimersi in francese in inglese, e per due o tre ore attendono ogni giorno alla pratica commerciale in negozi e officine pubbliche e governative, perche non si dà loro il titolo, se non hanno vera abilità.

Ultimamente siamo stati onorati dalla visita dell'Ecc.mo Internunzio, Mons. Giovanni Marenco, che abbiamo ricevuto come rappresentante della Santa Sede e uno dei nostri Superiori maggiori. Tali visite in questi lontani paesi sono desideratissime. Anche Sua Eminenza il Card. Cagliero visitò queste Repubbliche e le Case Salesiane di Centr'America, quand'era Delegato Apostolico. E Mons. Guerra fu consacrato qui Arcivescovo di Santiago di Cuba; e come la nuova circoscrizione ecclesiastica delle diocesi di Centro America, anche il conseguente risveglio religioso che in tutte le parti si nota, vanno uniti, con gratitudine, al nome del Ven. Don Bosco.

Voglia Maria Ausiliatrice benedire queste Case con dotarle di sufficiente numero di salesiani: perchè se la messe abbonda dappertutto, dappertutto sono troppo pochi gli operai.

NECROLOGIO

Card. Francesco di Paola Cassetta.

Spirò santamente il 23 marzo in età di 77 anni. L'Eminentissimo era nato il 12 agosto 1841 in Roma. Dotato di largo censo e d'animo mite e caritatevole attese in ogni, età a sovvenire con generosa principesca munificenza alle miserie di quanti, bisognosi e meritevoli di aiuto, facevano a lui ricorso.

Dopo circa venti anni d'operosa ed esemplare vita sacerdotale, tutta spesa nel coscienzioso adempimento dei suoi doveri e nell'esercizio di carità verso i poveri, nel novembre del 1884 fu nominato da Papa Leone XIII Vescovo titolare d'Amiata, e il 21 dicembre successivo ricevette la consacrazione episcopale. Promosso alla Sede Arcivescovile titolare di Nicomedia, fu creato dallo stesso Pontefice Suo Elemosiniere Segreto, ufficio, cui le naturali inclinazioni dell'animo pietoso lo rendevano particolarmente adatto, e che egli tenne per vari anni con somma lode, finchè il 25 novembre 1895 fu promosso Vicegerente di Roma e Patriarca di Antiochia. A degno coronamento di una vita ricca di tante virtù e di tanti meriti, lo stesso Sommo Pontefice Leone XIII nel Concistoro del 19 giugno 1899 lo creava e pubblicava Cardinale Prete del titolo di S. Crisogono.

Il Card. Cassetta, entrato nell'Ordine dei Vescovi, veniva chiamato a reggere la Diocesi suburbicaria di Sabina, che si ebbe dall'opera sua provvida e santa un prezioso risveglio della azione cattolica; e più tardi passava al governo della Diocesi di Frascati ove, fino agli ultimi della vita, seppe far rifulgere nell'esercizio delle pastorali funzioni le stesse doti eminenti.

La morte del Card. Cassetta è un gravissimo lutto per il Sacro Collegio, che perde il suo venerato sotto-decano; è altresì un lutto vivissimo per Roma, di cui fu benemerito cittadino, lustro e decoro ed insigne benefattore. La cittadinanza romana, che lo seguì con legittimo orgoglio nella sua luminosa carriera e che lo circondò sempre del suo rispetto e della sua vivissima simpatia, ne pianse amaramente la morte.

Noi pure abbiamo profondamente sentito la morte di quest'Eminentissimo Principe di Santa Chiesa e abbiam pregato per lui. La sua santa memoria vivrà imperitura nelle nostre Case di Frascati, di Roma e di Genzano.

Sac. Alfonso Cianci.

Morì a Castelgrande nel febbraio u. s. a 53 anni. Di animo retto, nobile, e generoso, nel periodo che passò sotto le armi, si distinse tra i migliori, tornando col petto fregiato della medaglia al valore. Ordinato sacerdote, sentì tutta la pienezza della sacra dignità e visse i suoi giorni nel sacro ministero, facendo sempre del bene. Generoso con i poverelli, nel tribunale di penitenza profondeva instancabile tesori di luce e di conforto. Zelantissimo dell'educazione cristiana dei figli del popolo, si adoperò per aprire una casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel suo paese natio, e vi riuscì, e le sue ultime parole furono queste: «Fate che l'Opera nostra viva! ».

Non mancherà certo all'anima del pio sacerdote l'affettuoso ricordo dei beneficati.

Mons. Luigi Calcagno.

Già Vicario Generale di Casalmonferrato fu uno dei primi allievi del Collegio S. Carlo di Mirabello. Affezionatissimo a Don Bosco e all'Opera Salesiana, condiscepolo dell'indimenticabile Mons. Lasagna, sentiva nel profondo dell'animo tutte le nostre pene e tutte le nostre gioie. Per il suo primo direttore Don Rua nutrì sempre la più alta venerazione. Si spense santamente nel marzo u. s. Gli doni il Signore il premio delle anime giuste!

Enrico Minguzzi.

Uomo di fede, mite e retto di carattere, benedisse Iddio quando, un dopo l'altro, vide i figli aggregarsi alla nostra Pia Società, e, perduta la consorte, non ebbe quiete finche non ottenne di seguirli nella loro vocazione. Si spense serenamente, come una lampada per mancanza d'olio, il 22 marzo per lento esaurimento senile, che gli valse un purgatorio anticipato. Al caro Don Giovanni, Ispettore delle Case Salesiane di Sicilia, al buon Domenico,

Missionario Salesiano tra i Bororos del Matto Grosso, ai parenti tutti, sentite condoglianze.

Mariuccia Brentani.

Si addormentò nel Signore a Faenza, in età di 72 anni, dopo lunga malattia, sopportata cristianamente.

Donna di soda e specchiata pietà, fu una di quelle creature, che sanno unire mirabilmente le virtù delle vergini claustrali all'apostolato più fecondo nel secolo.

Guidata nella virtù da quel gran maestro di spirito che fu Mons. Taroni di Faenza, fu da lui ascritta per la prima tra le Cooperatrici Salesiane, e da quel momento conforme ai consigli del pio e santo sacerdote, s'adoperò per essere molto salesiana. « Lavorerò, disse, per i Salesiani; i Salesiani saranno una delle cose di cui mi occuperò il più possibile; e non prenderò impegni di qualche durata, per tema che mi manchi il tempo per essi ». E questo proposito mantenne fedelmente fino alla morte; e trovò modo di estendere il suo zelo ad altre forme di bene, perchè ascritta alla Società di S. Vincenzo de' Paoli e alla pia Opera dei TaTabernacoli, con animo alacre e generoso si segnalò nel sollevare i bisognosi e nel concorrere al decoro della Casa. di Dio.

Ora gode in Cielo il premio delle sue virtù. Valgano le sue preghiere a far discendere sopra di noi una copia di celesti benedizioni, e s'accresca sempre più il numero di queste anime elette che sono di tanto lustro e vantaggio alla Chiesa e alla Società.

Andrea Chiaramello.

La vigilia di S. Giuseppe, in Cavallermaggiore, rendeva l'anima sua eletta a Dio il sig. Chiaramello Andrea, antico ex-allievo dell'Oratorio e fedele entusiasta Cooperatore Salesiano.

Nato nel 1853, passò vari anni della sua fanciullezza a Valdocco, e prese tanto amore a Maria Ausiliatrice ed al Ven. Don Bosco, da risentirne per tutta la vita il più benefico influsso.

Uomo retto, probo, leale, religioso, tutto dedito al lavoro ed alla numerosa famiglia - che seppe educare cristianamente, e dalla quale veniva contraccambiato del più ardente affetto - non mai dimenticò la Vergine benedetta, stia prima Maestria della vita, nè i consigli del Venerabile, che lo aveva istradato nella via del dovere e della pietà...

Non portavasi mai a Torino senza visitare la sua cara Madonna, ed ultimamente, dopo aver partecipato ad una festa nel Santuario, tornato a casa non poteva trattenersi di manifestare in famiglia la gioia provata nell'accostarsi in esso ai SS. Sacramenti

Anche in morte si ricordò della sua cara Madonna e volle che un buon numero di messe gli venissero subito celebrate in suffragio al suo altare taumaturgo.

Ascolti benigna la Vergine Santa le sue preghiere, e, donando a lui la pace eterna del giusto, conceda alla sposa e ai figli rassegnazione e conforto.

Regina Michiely.

Passò alla vita immortale il 24 febbraio u. s. Cooperatrice zelante e affettuosa fin dal 1882, quando fu istituito il Collegio di Mogliano Veneto, non cessò mai di seguire l'Opera Salesiana con viva e cristiana simpatia, educando anche il figlio suo a quegli ideali di fede e d'evangelica operosità che sono la caratteristica delle Opere di Don Bosco.

Profuga di guerra dal novembre 1917, non ebbe il conforto di rivedere i suoi luoghi natii e terminava i suoi giorni a Cuneo, in casa squisitamente ospitale, lasciando al figlio inconsolabile e a quanti la conobbero largo retaggio di luminosi esempi.

Iddio conforti chi la piange e doni a Lei il premio cui tanto aspirava.

Preghiamo anche per i seguenti Cooperatori defunti

Aliverti Carolina - Jerago.

Allais Giovanni Battista - Casteldelfino. Baldi Maddalena - Torino - Balestreri Maria - Calvatone. Basano Carlo - S. Damiano d'Asti. Battagliero Luigi - Varengo. Bianchi Liduiua - Cassinelle. Bemni Eusebia - Gazzanica.

Biglino Sebastiano - Piana Biglini (Alba). Borio Gabriella - Vinovo. Bovenzi Luigi - Posilippo. Brentani Maria - Faenza. Cacciano Don Giacomo Galliate. Cassanelli Elena - Jerago

Ciani Don Carlo - Ginestra (Lastra a Signa). Cravosio Enrichetta - Milano. Crugnola Carolina - Varese. Cuppi Romagnoli Maria Borgomanero. Della Noce Maria - Stradella. Denina Bartolomeo - Villanova di Mondovì. Devia Domenico - Moltedo Superiore.

Dindo prof. Giovanni Battista - Ardenza (Livorno). Filippi Massani Nazzarena - Rimini, Fondora Giovanni - Lucca. Frezet Felice - Pragelato.

Gallina Mons. Carlo Arcip. Vie. Foraneo - Campo S. Piero. Gerosa Elisabetta - Milano.

Girelli Elisabetta - Brescia.

Grasselli Mens. Antonio M. Arcivescovo - Roma. Grosso Giustina - Pino Torinese. Leonardi Maria Antonia - Mezzomerico. Lofaro Angela -S Gregorio di Catania. Maccio Suor Candida - Castel S. Giovanni. Maganotti Egidio - Cavajon. Mangiagalli Peretti Paradisi Rosa - Milano. Martelli Angelo - Caiasse Marziani Don Pietro - Castiglione Siculo. Massani Guglielmo - S. Savino di Montecolombo. Mussi Teresa - Asti.

Nerolini Basilio - Saronno.

Pensa Don Carlo Parroco - Limonta. Peradotto Margherita - Torino Pezzucchi Anna - S. Germano Chisone. Pussig Don Giacomo - Gorizia.

Ravetti Don Luigi - Casale Monferrato. Rossi Dott. Giovanni Battista - Mestre. Rossi Can. Don Raffaele - Alatri.

Ripa di Meana Contessa Emilia - Modena. Russo Don Domenico, Parroco - Stornara. Savini Teol. Don Carlo - Mortara. Silva Maria - Vigevano. Sinistri Oreste - Mu (Brescia). Sitio Maria - Saledelle Langhe. Stiegele Giulia - Milano. Torrero Zappata Luigia - Torino.

Valfrè Caterina - Torino Vercellone Domenico - Bianzè. Zaniboni Adelaide - Fiorano (Modena),

Omaggio Internazionale dei Cooperatori Salesiani alla SACRA FAMIGLIA

La voce più augusta ed autorevole - quella di Papa Benedetto XV -ha proclamato che la cura e l'istruzione dei fanciulli la protezione e il savio indirizzo degli operai gli opportuni consigli e gli eccitamenti alle classi più agiate per il buon uso delle ricchezze e dell'autorità - sono le grandi linee dell'azione che debbono svolgere nell'ora presente i Cattolici di ..tutto il mondo.

Nel desiderio di dar ampio sviluppo al programma tracciato dal Vicario di Gesù Cristo - che s'identifica col programma dal Venerabile Don Bosco costantemente seguito e lasciato in eredità ai suoi figli spirituali - il Sac. Paolo Albera, Successore del Venerabile, invita i Cooperatori Salesiani di ogni Nazione a consacrare le proprie famiglie alla Sacra Famiglia di Nazaret, perchè, inspirandosi ai sublimi insegnamenti che Essa dona a tutte le Famiglie Cristiane, più efficacemente cooperino al bene comune della Società Civile, di cui la famiglia è il fondamento.

Nulla di più utile e salutare e opportuno di questa Consacrazione. « In vero -- scriveva Leone XIII - i padri trovano in San Giuseppe norma meravigliosa di paterna vigilanza e provvidenza; le madri hanno nella Santa Vergine Madre di Dio l'esempio insigne dell'amore, della verecondia, della sommissione e fede perfetta; e in Gesù, del quale è scritto che erat subditus illis, i figli rinvengono quel divino modello di obbedienza, che debbono ammirare, onorare ed imitare. I nobili da quella Santa Famiglia di regio, sangue impareranno temperanza nelle liete ed alte fortune, e dignità nelle umili e calamitose vicende; i ricchi apprenderanno quanto alle virtù sì debbano posporre le ricchezze. Gli operai poi, e tutti coloro, che, al tempo nostro segnatamente, si forte si adontano delle ristrettezze dei beni di fortuna e della povera condizione, se rivolgano il pensiero a quella Santissima Famiglia, troveranno cagione più di godere che di affliggersi dello stato ad essi toccato in sorte, imperocchè essi hanno comuni con la Sacra Famiglia le fatiche, comuni le angustie della vita quotidiana ».

E perchè di codesta Consacrazione resti un richiamo ai Cooperatori futuri, il rev.mo Don Albera invita i Cooperatori Salesiani di ogni Nazione a. innalzare un Tempio votivo, dove in perpetuo si faranno quotidiane preghiere per i benemeriti Fondatori e s'implorerà la protezione della Sacra Famiglia sulla gioventù affidata dalla Divina Provvidenza alla Famiglia Salesiana e su tutti i figli dei Cooperatori.

Il nuovo Tempio sorgerà in Torino, culla dell'Opera del Ven. Don Bosco, e a perenne invocazione di benedizioni celesti recherà la scritta: - AL DIVINO ADOLESCENTE e alla Sacra Famiglia i Cooperatori Salesiani di ogni Nazione per il cristiano rinnovamento della Società.

FORMOLA DELLA CONSACRAZIONE DELLA FAMIGLIA (Prescritta da Papa Leone XIII).

O Gesù, Redentore nostro amabilissimo, che venuto ad illuminare il mondo colla dottrina e coll'esempio, la maggior parte della vostra vita mortale voleste passare umile e soggetto a Maria e a Giuseppe nella povera casa di Nazaret, santificando quella Famiglia che doveva essere l'esemplare di tutte le famiglie cristiane, accogliete benigno la nostra che ora a Voi si dedica e si consacra. Voi proteggetela, Voi custoditela, e stabilite in essa il santo timore vostro, la pace e la concordia della cristiana carità, affinchè uniformandosi al divino modello della vostra Famiglia possa conseguire tutta intiera, nessuno escluso, l'eterna Beatitudine.

Maria, Madre amorosa di Gesù e Madre nostra, colla vostra pietosa intercessione rendete accetta a Gesù questa umile offerta ed otteneteci le sue grazie e benedizioni.

O Giuseppe, custode santissimo di Gesù e Maria, sovveniteci colle vostre preghiere in ogni spirituale e temporale necessità, sicchè possiamo con Maria e con Voi eternamente benedire il nostro Redentore Gesù.

Indulgenza Plenaria per chi la recita nel giorno dell'ascrizione, accostandosi ai SS. Sacramenti e pregando per le solite intenzioni in una chiesa o pubblico oratorio.

PREGHIERA QUOTIDIANA DA RECITARSI DALLE FAMIGLIE CONSACRATE.

O Gesù amorosissimo, che con le ineffabili virtù e cori gli esempi della vostra vita domestica santificaste la Famiglia da Voi eletta qui in terra, guardate pietoso la nostra che, prostrata innanzi a Voi, v'invoca propizio. Ricordatevi che è famiglia vostra, perchè a Voi specialmente dedicata e consacrata. Assistetela benigno, difendetela da ogni pericolo, soccorretela nelle sue necessità, e datele grazia di mantenersi costante nell'imitazione della vostra Santa Famiglia; affinchè fedelmente servendovi ed amandovi in terra, possa poi benedirvi eternamente in Paradiso.

Maria, Madre dolcissima, all'intercessione vostra noi ricorriamo, sicuri che il Divin Figliuolo esaudirà le vostre preghiere.

E voi pure, o glorioso Patriarca San Giuseppe, sovveniteci colla vostra potente mediazione, ed offrite per le mani di Maria i nostri voti a Gesù.

Indulgenza di trecento giorni una volta al di per gli Ascritti che la recitano avanti l'immagine della Sacra Famiglia.

GIACULATORIA.

Gesù, Maria, Giuseppe, illuminateci, soccorreteci, salvateci. Così sia.

Indulgenza di duecento giorni parimenti una volta al di per quelli che recitano questa giaculatoria.

ricordo perenne.

La Famiglia ..........

L'anno ........... si consacrava alla SACRA FAMIGLIA e concorreva all'erezione del TEMPIO VOTIVO con l'offerta di L. .....

(Firma del capo-famiglia) ...

NB. - DA CONSERVARSI tra le memorie di famiglia.