1 GIUGNO 1915
ANNO XXXIX - N. 6
PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
Redazione e Amministrazione - Via Cottolengo, 32 - TORINO.
Sommario. - La parola del Papa - Il Cuor di Gesù e la scuola del dolore - L'Opera Nazionale per la Buona Stampa - L'Opera di Don Bosco nell'Italia Settentrionale - Una lettera dall'India - Ai Cooperatori zelanti e ai piccoli amici di Don Bosco - Il Culto di Maria SS. Ausiliatrice - Le feste titolari nel Santuario di Valdocco - Un nuovo Vescovo Salesiano - Notizie varie.
« L'ora che attraversiamo è dolorosa, il momento è terribile: ma sursum corda. Più frequenti e più fervorose innalziamo le nostre preghiere a Colui nelle cui mani sono le sorti delle nazioni » .
Questi accenti del Papa sono una parola d'ordine per tutti i figli devoti della Chiesa ; perciò, noi, educati alla scuola di Don Bosco, dobbiamo accoglierli con docile ed affettuosa sollecitudine e insieme con riconoscenza e senza restrizione.
Il Santo Padre in questi trepidi momenti prega egli pure con noi; e il suo cuore, come nella carità che nutre « verso tutte le nazioni » è straziato dall' «orrenda carneficina che disonora l'Europa » cosí non può trattenersi dal palesare le sue ansietà per la «diletta Italia», alla quale si è esteso il terribile incendio. E noi, cari Cooperatori, siamogli riconoscenti.
Ma non basta. Egli esorta tutti i figli della Chiesa Cattolica a praticare insieme con Lui « per tre giorni consecutivi o disgiunti, secondo la scelta di ciascuno, uno stretto digiuno ecclesiastico » perchè « per attirare sopra la terra le divine misericordie l'ardore della preghiera non deve andare disgiunto dalla generosità del sacrifizio e della penitenza ». E noi ascoltiamo anche questa ispirata esortazione paterna.
Ma poichè il Papa desidera che l'eco della sua voce possa giungere « a tutti i Suoi figli afflitti dall'immane flagello della guerra, e tutti li persuada della Sua partecipazione alle loro pene, ai loro affanni, perchè non vi è dolore di figlio che non si ripercuota nell'animo del padre » leggiamo insieme per intero, o cari Cooperatori, il mirabile documento che ha nuovamente svelato a tutto il mondo l'infinita tenerezza del S. Padre.
Al Signor Cardinale Serafino Vannutelli, Vescovo di Ostia e di Porto e Santa Rufina, Decano del S. Collegio. - Roma.
Signor Cardinale,
ERA Nostro proposito convocare nei primi giorni del prossimo giugno il sacro Concistoro per provvedere - alle molte Chiese attualmente prive di Pastore e procurarci cosí propizia occasione di intrattenerci col Sacro Collegio dei Cardinali su altri gravi ed urgenti affari concernenti il governo della Chiesa ; disgraziatamente però dolorosi avvenimenti a tutti noti ce lo hanno impedito.
Or non potendo la Nostra parola dirigersi a tutto insieme il Sacro Collegio, a Lei, Signor Cardinale, stimiamo opportuno indirizzarla, intendendo con ciò stesso rivolgerla ai singoli membri del venerando Consesso, di cui Ella è il degno Decano.
Nella Nostra prima Enciclica, mossi dal desiderio supremo di veder cessata l'orrenda carneficina che disonora l'Europa, Noi esortavamo i Governi delle nazioni belligeranti, affinché considerando quante mai lagrime e quanto sangue già erano stati sparsi, si affrettassero a ridare ai loro popoli i vitali benefici della pace : « Ci ascoltino, dicevamo, coloro che hanno nelle loro mani i destini dei popoli. Altre vie certamente vi sono, vi sono altre maniere onde i lesi diritti possano aver ragione: a queste, deposte intanto le armi, essi ricorrano, sinceramente animati da retta coscienza e da animo volonteroso. E la carità verso di loro e verso tutte le nazioni che cosí ci fa parlare, non già il Nostro interesse. Non permettano dunque che cada nel vuoto la Nostra voce di padre e di amico ». Ma la voce dell'amico e del padre, lo diciamo coll'animo affranto dal dolore, non venne ascoltata; la guerra continua ad insanguinare l'Europa e neppur si rifugge in terra ed in mare da mezzi di offesa contrarii alle leggi dell'umanità ed al diritto internazionale.
E quasi ciò non bastasse, il terribile incendio si è esteso anche alla Nostra diletta Italia, facendo pur troppo temere anche per essa quella sequela di lagrime e di disastri che suole accompagnare ogni guerra, sia pur fortunata.
Mentre il cuore Ci sanguina alla vista di tante sventure, Noi non abbiamo desistito dall'adoperarci ad alleviare e diminuire, per quanto era in Noi, le tristissime conseguenze della guerra. Diamo lode a Dio che ha voluto coronare di lieto successo le cure da Noi poste nell'ottenere dalle Nazioni belligeranti lo scambio dei prigionieri di guerra inabili ad ulteriore servizio militare. Oltre a ciò, anche recentemente Ci siamo adoperati e con speranza di buon esito, in favore dei prigionieri di guerra feriti o malati, non del tutto inabili al servizio militare affine di rendere meno grave la loro sorte e agevolarne la cura.
Ma i bisogni dell'anima, tanto superiori a quelli del corpo, hanno attirato sopratutto la paterna Nostra attenzione. A tale scopo abbiamo fornito i cappellani militari di amplissime facoltà, autorizzandoli a valersi per la celebrazione della Messa e per l'assistenza dei moribondi di privilegi che solo in circostanze eccezionalissime possono esser concessi. Di quelle facoltà e di questi privilegii intendiamo che debbano giovarsi non solo i sacerdoti ora richiamati a prestar servizio di cappellani nell'esercito italiano, ma anche tutti i sacerdoti che per qualunque titolo vengano a trovarsi nelle file di detto esercito. E tutti scongiuriamo per le viscere della carità di Gesú Cristo a mostrarsi degni di cosí santa missione ed a non risparmiar sollecitudini e fatiche affinché ai soldati nell'ardua lotta non manchino in alcun modo gli ineffabili conforti della religione.
L'ora che attraversiamo è dolorosa, il momento è terribile: ma sursum corda. Piú frequenti e più fervorose innalziamo le nostre preghiere a Colui nelle cui mani sono le sorti delle nazioni. Rivolgiamoci tutti con fiducia al cuore addolorato ed immacolato di Maria, dolcissima Madre di Gesù e Madre nostra, affinché Essa con la sua potente intercessione ottenga dal suo divin Figlio che presto cessi il flagello della guerra e torni la pace e la tranquillità. E poiché giusta il monito delle Sacre Scritture per attirare sopra la terra le divine misericordie l'ardore della preghiera non deve andar disgiunto dalla generosità del sacrifizio e della penitenza, Noi esortiamo tutti i figli della Chiesa Cattolica a praticare insieme a Noi per tre giorni consecutivi o disgiunti, secondo la scelta di ciascuno, uno stretto digiuno ecclesiastico ; e concediamo che questa pia pratica di cristiana mortificazione valga a far lucrare, con le solite condizioni, l'indulgenza plenaria, applicabile anche alle anime del Purgatorio.
L'eco di questa Nostra voce possa giungere a tutti i Nostri figli afflitti dall'immane flagello della guerra, e tutti li persuada della Nostra partecipazione alle loro pene, ai loro affanni, perché non vi è dolore di figlio che non si ripercuota nell'animo del padre.
Intanto a Lei, Signor Cardinale, e a tutti i membri del Sacro Collegio impartiamo con effusione di paterna benevolenza l'Apostolica Benedizione.
Dal Vaticano, 25 maggio 1915.
BENEDETTO PP. XV.
IL dolore fu già detto il tormento dell'intelletto e lo scandalo del cuore. E certo non senza giusto motivo, ove si prescinda dalla fede. Imperocchè esso, posto il peccato, mentre nella natura e nella destinazione sua è per la ragion nostra un profondo mistero, riesce poi un argomento di contraddizione, un oggetto di abbominio al nostro cuore, che trascinato violentemente alla gioia, al piacere, non sa acconciarvisi, resiste e vi si ribella. Di qui si comprende come fuori del Cristianesimo, presso gli antichi come presso i moderni pagani, il dolore sia divenuto sinonimo di colpa, e gl'infelici accomunati coi malvagi, anzi posti al disotto di essi. Si comprende come mentre il paganesimo ebbe divinità protettrici per ogni più vil cosa e per ogni delitto, gl'infelici soltanto rimanessero senza un nume particolare che li proteggesse. Quel « bravo » che il mondo vecchio e nuovo dei gaudenti manda ai forti, ai fortunati ; quella bestemmia del tragico greco che agl'infelici è necessità essere malvagi (1) ; quella riabilitazione della materia, quella ripristìnazione del gentilesimo con tutti i suoi riti, le sue sozzure, i suoi vituperi, di cui ci dànno lurido spettacolo i moderni filosofi del gaudio sociale, che pretendono all'abolizione del dolore (2), han la loro spiegazione nella natura umana guasta dal peccato e non illuminata dalla fede. Povera umanità, se non trovava chi la sollevasse da questa deplorevole condizione.
Ma ecco cambiarsi ad un tratto la scena delle cose; quegl'infelici, quei sofferenti sorgono a nuova vita, riacquistano i loro diritti, pigliano anzi un posto d'onore nel consorzio sociale. Oh! viva il Cuor di Gesù, che ha operato questo mìracoloso cambiamento; sì, di Gesù, che dopo aver nella sua vita fatto dei tribolati d'ogni genere i suoi più cari amici, e largheggiato con loro di particolare benevolenza, volle ancora prima di partirsene lasciarci della condizion loro un grande concetto, un'alta stima, coll'insegnare a tutto il mondo una beatitudine nuova, quella cioè del dolore.
Oh! vedetelo là, su quel monte, da cui doveva venire la legge tutta soavità ed amore della nuova alleanza, vedetelo, dopochè ebbe dichiarati beati i poveri di spirito e beati i mansueti, trarre ancora dal suo Cuore amabilissimo la parola consolante che doveva riabilitare, santificare il dolore: Beati quei che piangono, perchè questi saranno consolati (Beati qui lugent, quoniam ipsi consolabuntur (Matt. V. 5). ).
E chi potrebbe dire gli effetti straordinari, le conseguenze felici che operò nell'universo intero questa parola di beatitudine pronunciata allora da Gesù? Certo il dolore cristiano, il dolore cioè santificato da un dolore divino e liberamente accettato, è divenuto dopo il peccato, uno dei più potenti mezzi di espiazione e di miglioramento morale che noi abbiamo, sicchè per esso l'uomo si monda della colpa, si ritempra a più pura vita e si abilita ad entrare nuovamente in pace con se stesso e col suo Dio per poter essere beato.
Nè questo solo, ma il dolore è anche per sua natura un germe fecondo di fortezza ed una causa efficacissima di grandi e meritorie azioni. Me infelice, esclamava piangendo l'Apostolo Paolo (Rom. VII, 23, 24) veggo in questo corpo di morte una legge che si oppone alla legge della mia mente e minaccia di farmi a sè schiavo. Ed in questo dolore, in questa lotta quotidiana travagliosa attingeva quella fortezza, quell'eroismo, che fece di lui uno dei più efficaci strumenti alla propagazione del Regno di Gesù Cristo. Certo l'uomo, soffrendo e lottando, s'ingargliardisce di carattere, vince quello smodato timore dei patimenti, che ci rende talvolta così fiacchi, inerti e disutili, allontana quella sete febbrile di godere che cagìona tanto guasto ai costumi degli individui e tanta rovina al benessere delle nazioni, e compie meravigliose prove di valore, creando nell'ordine intellettuale le arti e la civiltà, come nell'ordine morale quei prodigi di virtù e di santità che saran sempre la gloria più bella e più pura dell'umanità. Che vi ha sulla terra di veramente grande, esclamava l'Alimonda (2), che non implichi stento, prova e tenzone ? E senza tenzone, dove gli eroi? Oh ! eroi del cristiano martirio e dell'antica civiltà, che direte di noi, avidi di pompeggiare nell'arena, troncati di nervi e nulli di esperimento che ci agguerrisca?
Nè qui finisce la virtù maravigliosa del dolore, beatificato dal Cuor di Gesù poiché non solo gl'individui in particolare, ma la società in genere tutta quanta ebbe dalla sapienza tenerissima di Lui un nuovo assetto, un nuovo ordinamento più conforme a giustizia e
carità, largo ed esteso da accogliervi tutti senza distinzione. Le antiche società, le società pagane, non erano che una lega di pochi forti ed audaci contro una grande maggioranza di deboli e paurosi; avevano quindi una base ristretta, esclusiva, egoista. A persuadercene basta dare uno sguardo alla storia antica, non esclusa neppur quella della società romana, che fu pure indubitatamente, se non la migliore, certo la men cattiva e la pii estesa. Or Gesù proclamando beati i poveri e gli afflitti, che costituiscono pii del novanta per cento del genere umano, fondò e benedisse con ciò stesso una società nuova, divinamente solida nella sua base ed universale nella sua estensione, una società in cui avessero posto tutti quanti gli uomini del mondo, collocandovi primi quelli che fino allora erano posti gli ultimi. Ben a ragione quindi osserva uno scrittore altrettanto pio quanto dotto, il Capecelatro, che in queste poche parole di Gesú è una nobilissima filosofia, è un codice morale semplice ed umile, ma bastante a salvare il genere umano ; in queste poche parole tutta la legge del Sina è compendiata ed elevata ad un'altissima perfezione, tanto che si può dire con ragione che sul Sina fu data la parola della legge, nel monte delle Beatitudini ne fu svelato lo spirito e raggiunta la perfezione (1).
(1) Sofocle nell'Elettra.
(2) Enrico Heine, questo idolo famoso dei così detti veristi, stampava, nella Revue des deux mondes queste orribili parole: Il voto delle nostre istituzioni moderne è la riabilitazione della materia, la sua reintegrazione in tutti i diritti: noi fondiamo una democrazia di déi terrestri uguali in beatitudine e santità. (V. quell'opera ridondante di tanta pietà, dottrina ed eloquenza, che è il Dogma dell'Immacolata del Card. Alimonda. Rag. V).
(2) Il Dogma dell'Immacolata (Rag. V).
(1) La Vita di Gesù Cristo, c. xiii.
* *
Su quel monte Gesù disse ancora un'altra parola:
- Beati i poveri di spirito, poiché di essi è il regno dei cieli; o, come riporta San Luca: Beati, o poveri, perché vostro è il regno di Dio (2).
Benedetta la bocca che pronunziò anche questa parola! Benedetto il giorno, benedetto il luogo, dove essa fu primieramente sentita. Quella parola guariva essa sola la piú larga e piú vecchia piaga che il peccato originale avesse prodotto nel corpo dell'umanità; quella benedizione ricomponeva l'unità della specie umana, ristaurava nell'uomo il guasto che vi aveva operato la sopravvenuta corruzione, riconduceva sulla terra nuovi giorni di pace e d'ancore.
Gesú infatti, senza punto giudicar cattive per sè stesse le ricchezze e i beni materiali di questo mondo, che son pure doni suoi, vuole tuttavia insegnarci come i poveri siano i primi su quella vera strada che conduce ad essere beati. E con questo nome di poveri intese primieramente coloro, che non per necessità, ma per ispontanea volontà si rendono tali per amore di quel Dio che disse: Va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri... e seguimi (Matth. xix, 21). A questi, che alle ricchezze materiali antepongono le ricchezze dello spirito, quali sono la verità, la virtú, la pace, la carità, la castità, la fortezza, la mansuetudine e simili, a questi promise il Cuor di Gesù un regno in cambio delle grandezze e dei beni terreni a cui rinunziano, vale a dire un insieme di beni eterni, infiniti, nella gloria celeste. Intese secondariamente coloro che avendo dei beni terreni non pongono però in essi il cuor loro, ma pronti a lasciarli, quando ciò sia necessario alla eterna loro salute, s'adoperano intanto a farne un retto e santo uso.
Benedetta dunque, non sarà mai troppo ripeterlo, la sapienza sempre antica e sempre nuova del Cuor di Gesú ; la parola di Lui ben compresa basterebbe da sola alla guarigione morale, come alla pace universale dell'umanità. Vogliamo noi por fine a quegli odii che rendono cosí misera e debole la vita sociale? Voglìamo far cessare quell'inimicizia, quella tremenda divisione fra ricchi e poveri che costituiscono il pericolo maggiore dell'età nostra? Vogliamo, a dir tutto, salvar il mondo intiero dalla lotta spaventosa che l'affligge? Facciamo pene-, trare nel cuore di tutti quella parola di Gesú, beati i poveri; facciamo che questa parola animi e avvivi la vita nostra pubblica e privata; facciamo che il ricco comprenda che delle sue ricchezze deve valersi per amare e beneficare il povero, e questi alla sua volta capisca il dovere, che ha di ringraziare il Signore d'averlo posto in condizione di conseguire piú facilmente le ricchezze dello spirito e poi il tesoro della gloria.
Ma il riconoscere le Opere di Dio non basta: non basta ravvisare e proclamare i favori, le benemerenze sovrumane del Cuor di Gesú verso la Chìesa Cattolica in genere e verso l'età nostra in ispecie. Dobbiamo attestargliene coi fatti la nostra gratitudine. Dobbiamo meritare colle buone opere che questi favori continuino e si accrescano ogni di piú. E fra queste buone opere sono certamente le più meritorie, e quindi le piú degne di raccomandazione, la preghiera e l'elemosina. Oh si! preghiamo anzi tutto pel trìonfo della Religione e della civiltà cristiana. Preghiamo perchè spunti al piú presto sul nostro orizzonte l'iride della pace, che si irraggia dalla giustizia.
E la preghiera non basta da se sola: bisogna aggiungere la limosina che è la piú bella ed efficace manifestazione della carità cristiana. Le opere di Dio vanno avanti a forza di sacrifizi, e fra i sacrifizi è certamente uno dei piú meritorii l'espropriarci di qualche cosa per amor suo e per il bene del pros simo. Ecco quel che nel 254. scriveva S. Cipriano in una condizione sociale dolorosissima, che ha tanti riscontri con la nostra attuale, per eccitare i fedeli alla carità: - L'incarnazione di Gesù Cristo rialzò l'uomo dalla sua caduta ; le opere di misericordia lo mantengono nella sua morale altezza:... la beneficenza è per gli angeli uno spettacolo magnanimo; trascurarla è lasciar trionfare il diavolo contro Gesú Cristo Gesú Cristo ha dichiarato nel modo piú esplicito che nel giorno del giudizio le opere di misericordia sarebbero poste sulla bilancia e ne farebbero traboccare il peso.
Animo, adunque, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, la preghiera e la limosina siano anche per noi, specialmente in questo mese, la nostra cura particolare. Avremo per tal modo la fortuna di assicurare la salvezza dell'anima nostra, e affrettare quell'era di pace, che forma il sospiro di tutti e segnerà il trionfo del Sacro Cuore di Gesú.
(2) Beati, pauperes, quia vestrum est regnum Dei. (Luc. vi. 20).
IL Santo Padre Benedetto XV, pur tra l'infuriare di questa orribile guerra, dopo aver luminosamente tracciate nella prima Enciclica le sovrane direttive Sue per i cattolici di tutto il mondo, con particolare attenzione rivolse ad una unità l'indirizzo l'azione e l'organizzazione cattolica in Italia per mezzo di due lettere all'ill.mo Signor Conte della Torre, Presidente dell'Unione Popolare, e all'ill.mo signor Conte Medolago-Albani, Presidente dell'Unione-Economico-Sociale, ed ora, con geniale e provvido pensiero, volle costituita tra noi un'Opera Nazionale per la Buona Stampa.
Mai prima d'ora la parola della Suprema Autorità Ecclesiastica aveva preso forma cosí precisa, per dare alla stampa cattolica un sostegno morale e un aiuto materiale, che le assicuri quella vigoria di vita, che è indispensabile per opporsi efficacemente « con ordinaria armonia d'intenti e di forze » al dilagare della stampa anticristiana e settaria, e per godere di quell'intima e sicura forza che giova « a promuovere una intensa e progressiva diffusione del pensiero e del sentimento cattolico ».
Per questo l'Augusto Pontefice non si è limitato a dare saggi ammonimenti e opportune raccomandazioni, non ha unito vane querimonie con chi troppo si lamenta, critica tutto e poco opera: ma è sceso nel campo dell'azione ed invitando tutti a tana santa e nobile battaglia mostra il piano già determinato e addita la via da seguire, sulle grandi immutabili linee della gerarchia cattolica.
Ecco gli importanti documenti che noi pure, pronti ai desideri del Papa, comunichiamo ai nostri lettori.
I.
Dal Vaticano, 3o Marzo 1915.
Em.mo e Rev.mo Signor Mio Oss.mo,
Ricevo dal Santo Padre il venerato incarico di significare a Vostra Eminenza aver Egli portato ben volentieri la Sua Sovrana attenzione sul progetto dell'Opera Nazionale per la Buona Stampa, presentataGli dall'Eminenza Vostra e rispondente ai voti manifestati da piú parti al Pontefice da distinte personalità del campo cattolico.
In considerazione della propaganda esiziale e deleteria che, a mezzo della stampa antireligiosa e settaria si va operando, con gravissimo detrimento della fede, della morale e della disciplina cattolica, l'Augusto Pontefice ha mostrato la più benevola disposizione a. favorire del supremo Suo appoggio l'anzidetta nobile e salutare intrapresa, diretta a promuovere una intensa e progressiva diffusione del pensiero e del sentimento cattolico, talché si giunga, con ordinata armonia di intendimenti e di forze, a porre un argine al dilagare della stampa antireligiosa.
In pari tempo la Santità Sua, ben compresa della necessità assoluta che i giornali, le riviste e i periodici inspirati ad un sentire chiettamente e profondamente cattolico, incontrino sempre piú ampio favore, e persuasa inoltre che l'ideata Opera Nazionale per la Buona Stampa si presenta ai giorni nostri come uno dei più efficaci e dei più necessari presidi per il raggiungimento dell'altissimo scopo, non solo ha accordato il sovrano Suo consenso alla costituzione dell'anzidetta Opera, ma ha voluto darle un ben ponderato Statuto e farne oggetto di un apposito Decreto, mercé il quale sappia il nostro popolo autorevolmente ed indubbiamente quale sia la linea di condotta da seguirsi in materia cosí grave.
A pertanto volere dall'Augusto Pontefice che i cattolici, e in modo particolare i singoli sacerdoti e i singoli Religiosi, nonché i Conventi, i Collegi, i Sodalizi, le parrocchie e tutti i pii Istituti reputino loro dovere di favorire lo sviluppo e la solidità di tale Opera, sia col dare alla medesima nome e contributo, sia coll'avvalersi di ogni opportuna occasione per raccomandarla e per procurarne, insieme a quella estimazione che i buoni intelletti le debbono, una diffusione ognora crescente.
Nell'emanare il provvido Decreto, è desiderio del Santo Padre che l'Eminenza Vostra, alla quale devesi il principale merito della nobile iniziativa, continui a prestare la sua saggia ed autorevole assistenza, perché la grande e ben armonizzata Opera sia mandata ubertosamente ad effetto.
Intanto mi è grato comunicarle che Sua Santità, volendo dare a Vostra Eminenza un contrassegno della Sua augusta soddisfazione, e bramando simultaneamente di rinsaldare coll'Opera tradotta in atto quei vincoli che Ella per primo ha avuti colla istessa nella condizione di progetto, si è degnata conferirle l'alto titolo di Presidente Onorario della medesima. La Santità Sua ha poi designato a Presidente effettivo dell'Opera il Rev.mo Mons. Francesco Faberj, e non dubita che la scelta di questo egregio Prelato, mentre assicurerà una fedele e sollecita interpretazione del pensiero della Santa Sede su di un tema di cosí seria importanza; garantirà altresí all'Opera Nazionale della Buona Stampa, una prospera, feconda e salutare esistenza.
Da ultimo sono ben lieto di rimetterle qui conipiegato il testo originale del Decreto anzidetto e dello Statuto che Sua Santità ha prescritto per la nuova Opera; e mi onoro confermarle i sensi della profonda venerazione, con cui le bacio umilissimamente le mani.
Dell'Eminenza Vostra,
Dev.mo obbl.mo u.mo servitor vero P. Card. GASPARRI.
A Sua Eminenza Rma Il Signor Cardinale Pietro Maffi Arcivescovo di Pisa.
II. DECRETO.
La Santità di Nostro Signore, il Papa Benedetto XV, avendo ricevuto da piú parti raccomandazioni e preghiere perché fosse istituita un'opera avente per fine la diffusione della buona stampa in Italia, onde porre un argine alla propaganda esiziale e deleteria che a mezzo della stampa antireligiosa e settaria si va facendo sempre maggiore con gravissimo detrimento religioso e morale del popolo, ed avendo rivolto la Sua Sovrana considerazione sul progetto di un'Opera Nazionale per la Buona Stampa, che autorevoli personaggi Le hanno con filiale fiducia sottoposto, si è benignamente degnata di approvare la costituzione di tale Opera, e di dare alla medesima il seguente
STATUTO.
1. - È costituita in Italia l'Opera Nazionale per la Buona Stampa. L'Opera è posta sotto il patrocinio di S. Francesco di Sales.
2. - L'Opera si propone la diffusione di giornali, periodici e riviste per opporre un'intensa e progressiva propaganda dell'idea cattolica a quella esiziale, che, a mezzo della stampa, è largamente fatta a danno della fede, della morale e della disciplina cattolica.
3. - Per il conseguimento di tale scopo l'O. N. B. S. dispone dei seguenti mezzi finanziarii
a) di quote annue di L. 5, versate dai soci;
b) di offerte, donazioni, lasciti straordinari.
E socio dell'Opera chi sottoscrive almeno una quota e la versa ogni anno. Il numero delle quote, per le quali ciascun socio si può impegnare, è illimitato.
4. - L'Opera è diretta ed amministrata da un Consiglio Centrale composto di un Presidente e di dieci Consiglieri.
Il Presidente è nominato dalla Santa Sede e dura in carica a beneplacito della Santa Sede.
I dieci Consiglieri sono nominati dal Presidente sopra elenco previamente approvato dalla Santa Sede; durano in carica per un triennio e possono essere rieletti.
Tra i Consiglieri il Presidente nomina un VicePresidente, un Segretario ed un Cassiere.
5. -- Ogni Ordinario diocesano, a preghiera del Consiglio Centrale, designerà un proprio Delegato diocesano.
Previa intelligenza coll'Ordinario, i Delegati diocesani nomineranno i Delegati parrocchiali.
I Delegati , diocesani ed i parrocchiani durano in carica tre anni e possono essere rieletti.
6. - Al Consiglio Centrale spetta ogni facoltà per l'organizzazione e la gestione dell'opera.
L'erogazione delle somme raccolte si farà tenendo conto dell'importanza e delle condizioni dei giornali, periodici e riviste, previa approvazione della Santa Sede.
7. - Il Consiglio Centrale si riunisce ogni anno, entro il mese di marzo per la erogazione delle somme e per il resoconto della gestione ed ogni volta che il presidente lo crederà necessario ed opportuno.
All'adunanza di resoconto nel mese di marzo potranno intervenire i Delegati diocesani.
PIETRO CARDINAL GASPARRI
Segretario di Stato di S. S.
*
L'opera risponde a un sí grave e urgente bisogno, ed ha un senso di tanta sana modernità, che non potrà a meno di diffondersi largamente e portare un potente aiuto alla causa e alla propaganda del bene.
Il piccolo granello di senapa, seminato amorosamente da Don Bosco nei prati di Valdocco, mercé la benedizione di Dio crebbe presto albero gigante e si moltiplicò in brevissimo tempo in altri luoghi dentro e fuori del Piemonte. Sarebbe uno studio interessante il seguir passo passo lo sviluppo dell'Opera Salesiana rilevando da un lato le ragioni che mossero i paesi, le città e le nazioni a ricercarla e dall'altro ricercando i criteri adottati nella scelta.
Dal primo punto di vista noi verremmo a conoscere la vera fisionomia con cui l'Opera di Don Bosco si presentò; dall'altro impareremmo un'altra cosa non meno importante, le intime aspirazioni dell'Opera medesima.
Ma non è questo il compito che ci siamo prefissi.
Il nostro venerato Superiore Don Albera visitò nei passati mesi le Case Salesiane del Piemonte, della Lombardia e del Veneto, accolto ovunque con tali e tante cordiali manifestazioni di stima e di giubilo per parte di quei cari confratelli, dei bravi alunni e sopratutto degli egregi Cooperatori, che se dovessimo dire di tutte le attenzioni che gli furono usate o far solo l'elenco delle illustri persone che l'avvicinarono, noi temeremmo in primo luogo di offendere gravemente la sua modestia, secondariamente di commettere piú d'una inscreziosa dimenticanza, che potrebbe essere male interpretata.
Ci limitiamo quindi ad esprimere a ognuno, dalle Autorità Civili ed Ecclesiastiche al piú umile dei Cooperatori, l'assicurazione della gratitudine piú profonda del rev.mo nostro Superiore, alla quale si associa cordialmente e filialmente la nostra.
Dal labbro dell'amatissimo sig. Don Albera abbiamo appreso la cordiale esultanza con cui fu accolto a Castelnuovo d'Asti, come cittadino onorario di quella nobile terra; l'imponente cordialità con cui la città di Alessandria volle degnamente celebrare il centenario della nascita del nostro gran Padre Don Bosco; l'entusiasmo col quale si compi la stessa commemorazione a Milano, a Pavia e in altre città; ma abbiamo anche appreso com'egli, ovunque, nella lunga serie delle sue visite ebbe a ripetere: « Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, quest'oratorio... questo istituto... questi giovani... sono la miglior prova della vostra bontà, ed io ve ne ringrazio! Ma piú che i miei ringraziamenti, vi conforti il pensiero del bene che si compie mercé il vostro sostegno!
Ebbene, o cari Cooperatori, diamo uno sguardo sommario allo sviluppo dell'Opera Salesiana nelle regioni visitate dal nostro venerando Superiore, e ne prenderemo nuova lena per raddoppiare, anche in questi difficili giorni, il nostro apostolato.
In Piemonte.
L'Opera di Don Bosco, incominciata a Torino nel 1841, dopo cinque anni (1846) trovava umile ma stabile sede nel rione detto di Valdocco e in seguito aveva le prime espansioni in altri rioni della città, nel 1847 a Porta Nuova, nel 1849 in Vanchiglia e nel 1863 a Borgo San Salvario. Furono semplici Oratorii, ma rigurgitanti di giovanetti.
La prima vera colonia salesiana parti da Torino nel 1863, con a capo Don Rua, e si recò a fondare in Mirabello Monferrato quel Collegio S. Carlo, che trasportato a Borgo S. Martino doveva divenire uno dei piú fiorenti istituti di educazione in Italia.
Un anno dopo si apriva un altro importante istituto, il Collegio S. Filippo di Lanzo Torinese; e a questo tenne dietro, nel 1868, quello di Cherasco, trasferito nel '71 a Varazze.
Quest'espansione divenne ancor maggiore nel terzo decennio dalla fondazione dell'Oratorio di Torino (1871-1881). Si ebbero infatti - nel solo Piemonte - cinque nuove case e residenze:
1872, il Collegio-convitto di Torino-Valsalice;
1872, la residenza di Mornese per l'assistenza spirituale al nascente Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice;
1877, una cartiera a Mathi Torinese per le scuole tipografiche della Pia Società;
1879, un Istituto a S. Benigno Canavese, per la formazione di nuovo personale;
188o, un Collegio a Penango Monferrato, con classi elementari, per fanciulli di civil condizione.
Negli ultimi anni della vita di D. Bosco il Piemonte aveva ancora due altre importantissime fondazioni:
Torino - S. Giovanni Evangelista, col bel tempio omonimo, nel 1882;
Foglizzo Canavese nel 1886.
Il 1° decennio del rettorato di Don Rua, immediatamente succeduto a Don Bosco nella direzione delle Opere Salesiane, fu il periodo di massima espansione, e ciò è tanto piú mirabile quando si pensi che il nuovo Rettor Maggiore, per consiglio di Don Bosco stesso e di Papa Leone XIII, aveva deciso di soprassedere per qualche anno da ogni nuova fondazione per poter consolidare le numerose già compiute. Infatti alle undici Case Salesiane aperte in Piemonte alla morte di D. Bosco, Don Rua in meno di dieci anni (1890-1899) ne aggiunse diciotto e precisamente:
189o, Trino Vercellese e Colleretto Castelnuovo; 1892, Ivrea;
1893, Novara ;
1894, Avigliana, Cavaglià, Lombriasco, Torino-Martinetto;
1895, Oulx,
1896, Cuorgné, Canelli, Intra ; 1897, Alessandria;
1898, (l'anno decennale dalla morte di Don Bosco, commemorato colla posa della prima pietra della nuova Chiesa del Seminario delle Missioni Estere di Valsalice e l'inagurazione del 1° Monumento, eretto al Venerabile, nella sua terra natale) Castelnuovo d'Asti, Biella, Chieri, Perosa Argentina;
1899, Fossano.
Ad un periodo di tanto movimento segui un periodo di stasi: tuttavia, ancor vivente Don Rua, si ebbe nel 1905 la fondazione dell'Oratorio del S. Cuore al Valentino presso Casal Monferrato, che portò a trenta il numero delle Case Salesiane in Piemonte; alle quali son ora da aggiungere due altre, aperte sotto l'attuale Rettor Maggiore Don Albera:
il collegio A. Manzoni di Borgomanero nel 1912;
la Parrocchia del S. Cuore di Gesú al Belvedere in Vercelli, inauguratasi mercé lo zelo e la munificenza dell'Arcivescovo Mons. Valfré nello stesso anno.
In Lombardia.
La Lombardia, se non ebbe cosí presto, come altre regioni, qualche fondazione salesiana, tuttavia rivaleggiò con ogni altra per affetto a Don Bosco, che a cominciare dal 1850 vi si recò molte volte attirando numerosissimi grovani lombardi nell'Oratorio Salesiano di Torino o nei Collegi di Borgo S. Martino e di Lanzo Torinese.
Anzi, vivente ancor il Venerabile, varie furono le trattative per aprir nuove case in Milano e altrove e, morto Lui, si ebbero in Lombardia sette fondazioni salesiane.
La prima fu quella di Treviglio, uno dei piú importanti nostri istituti, nel 1892.
Nel 1894 segui l'Oratorio di Via Commenda in Milano, tuttor fiorente, che fu come la semenza dell'Opera grandiosa sorta in Via Copernico coll'Istituto S. Ambrogio e la Chiesa monumentale in Via Copernico, cui saranno perpetuamente legati i nomi dei nostri confratelli D. Luigi Rocca e Don Lorenzo Saluzzo e dei membri del nobile Comitato Salesiano Milanese, sorto per impulso di Mons. Pasquale Morganti.
Nel 1897 seguirono le due fondazioni di Pavia e di Sondrio;
nel 1903 quella d'Iseo;
nel 1907 la direzione del Pio Istituto Negrone in Vigevano.
Nel Veneto.
Il Veneto invece sì gloria di avere ottenuto l'apertura di due case da Don Bosco medesimo:
il Collegio Manfredini di Este, inauguratosi nel 1878, ove si educarono migliaia di giovanetti di agiate famiglie;
e nel 1882 la Colonia Agricola Astori di Mogliano Veneto, ora Collegio Convitto Astori, fiorentissimo istituto, ove ogni anno sono cristianamente e civilmente educati circa duecento giovanetti, alunni delle classi elementari e ginnasiali.
Il Veneto, sotto Don Rua, ebbe un'altra importante fondazione, l'Istituto Don Bosco di Verona nel 1891;
una quarta (1896) a Legnago;
e in seguito cinque altre: Chioggia (1899); Conegliano Veneto (1900), Schio, fiorentissimo Oratorio festivo (1901); un secondo Collegio ad Este, il Collegio-Convitto Civico (1904); e la residenza di S. Vito al Tagliamento (19o6).
L'ultima casa salesiana aperta nel Veneto è quella del Patronato di Castello di Venezia, accettata da D. Albera nel 1911.
Riassunto.
Sono adunque 48 le case salesiane aperte nel Piemonte, nella Lombardia e nel Veneto, le quali però sviluppano un numero di opere assai maggiore. Non accenniamo particolarmente alla sfera d'azione di ogni casa per non dilungarci soverchiamente, ma non vogliamo negare ai lettori un semplice prospetto riassuntivo.
Le 48 case che la Pia Società Salesiana ha nel Piemonte, nella Lombardia e nel Veneto, comprendono
32 Oratori festivi;
7 Istituti con Scuole professionali ;
16 Istituti con Scuole elementari ;
14 Istituti con Scuole ginnasiali ;
4 Collegi con Scuole tecniche ;
1 Collegio con RR. Scuole Tecniche e Ginnasiali;
7 Pensionati per giovani studenti;
2 Scuole di Agraria ;
2 Istituti-Opere Pie con Scuole elementari e professionali ;
19 Chiese pubbliche;
3 Parrocchie;
1 Casa per la formazione del personale salesiano, -
1 Casa per le Vocazioni degli adulti allo Stato Ecclesiastico;
1 Seminario delle Missioni Estere con Scuole Ginnasiali, Liceali, e Normali Pareggiate ; 1 Studentato Teologico internazionale; ecc.
La carità dei Cooperatori.
Noi facciam conto di dare - a ricordo dell'Anno Centenario di Don Bosco - un'esatta statistica di tutta quanta l'Opera Salesiana e documenteremo allora i pochi dati presentati questa volta. Tuttavia ci sia permesso di additare fin d'ora ai benemeriti Cooperatori alcune fra le opere accennate che vivono interamente per la loro carità.
Prima è l'Oratorio di S. Francesco di Sales di Torino, ove piú di 50o giovanetti vengono educati cristianamente ed avviati ad un'arte o sulla via del Santuario. Ora è bene si sappia come più di 20o di essi sono totalmente a carico del rev.mo nostro Rettor Maggiore, cioè della carità dei Cooperatori.
Dopo l'Oratorio di Torino, vengono varie altre case il cui scopo precipuo fu ed è quello di attendere alla formazione di nuovo personale.
Primo, in ordine di tempo, fu l'Oratorio di S. Benigno Canavese, carissimo al Ven. Don Bosco, essendo stato dal 1879 al 1887 il gran seminario dei Chierici e dei Coadiutori della nostra Pia Società. Il Venerabile vi si recò molte volte e si può dire che là rivolgesse con maggior frequenza la sua mente e il suo cuore.
Divenuta la casa di S. Benigno insufficiente a contener coloro che domandavano di essere ascritti alla Pia Società Salesiana - i quali negli ultimi anni della vita di Don Bosco cominciarono ad essere numerosissimi - il Venerabile deliberò di aprire nel vicino paese di Foglizzo una succursale, che venne destinata ai candidati all'abito ecclesiastico, ed egli stesso vi si recò nel primo anno (1886) a compiere la commovente cerimonia. Non si aveva ancora neppure l'arredamento necessario, non c'era che una sedia impagliata in tutta la casa, ma l'affetto dei figli, volendo far onore a Don Bosco, fece sí che quel giorno dovunque egli andasse, in chiesa, in camera, in refettorio, puntualmente comparisse quell'unica sedia ! Se ne avvide il buon Padre e sorridendo amabilmente ebbe piú volte a ripetere con gran sentimento che la povertà attira le benedizioni di Dio sulle case religiose.
Ed egli viveva ancora, quando, nell'autunno del 1887, fu deciso di destinare a studentato dei nuovi chierici il Collegio - Convitto Valsalice di Torino. Al Direttore Teol. D. Giulio Barberis che in quella circostanza gli domandò: - Ora che i suoi chierici saranno nuovamente in Torino ci verrà a visitare di frequente? - Verrò, rispose Don Bosco con aria grave e pensosa, verrò e starò io alla custodia di questa casa! - e fissava lungamente lo scalone che univa il giardino superiore al cortile, cioè il punto preciso dove l'anno dopo venne composta la sua tomba.
Queste case, benedette ripetutamente dal Venerabile, godono anche oggidí della predilezione paterna, come attesta il loro stato fiorente.
La casa di S. Benigno Canavese è scuola di perfezionamento per i nuovi Capi d'Arte della nostra Pia Società, e conta, insieme con essi, oltre centocinquanta alunni avviati a vari mestieri e da tre anni ha avuto un importante ampliamento colla destinazione della casa di Torino-Martinetto allo stesso ufficio.
L'istituto di Foglizzo Canavese è divenuto il nostro Studentato Teologico Internazionale, con piú di 10o alunni appartenenti a tutte le Ispettorie della Pia Società.
In fine il Seminario delle Missioni Estere di Valsalice ha scuole ginnasiali, liceali e normali pareggiate, frequentate da circa 1oo alunni.
Meritano pure di essere qui ricordate alla generosità dei Cooperatori:
la casa d'Ivrea, fondata nel 1892 per la munificenza della piissima madre dell'Em.mo Card. Richelmy, la nobile signora Lidia Richelmy, nella quale presentemente si adunano per compiere l'anno di prova i nuovi chierici e coadiutori, desiderosi di aggregarsi alla Pia Società;
il Collegio S. Pio V di Penango Monferrato, che aperto nel 188o come ampliamento del fiorentissimo Collegio S. Carlo di Borgo S. Martino, dopo aver accolto per vari anni un gran numero di giovani esteri aspiranti al sacerdozio, aduna presentemente piú di 11o giovani italiani dell'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico.
Cosicché solo nelle case di Torino-Valdocco, Torino-Valsalice, S. Benigno, Torino-Martinetto Foglizzo, Ivrea, Penango - si accolgono piú di 1200 persone le quali sono quotidianamente mantenute dalla carità vostra, o benemeriti Cooperatori!
E non vi pare anche questo un prodigio della Divina Provvidenza?
INDIA
L'Orfanotrofio di Tanjore. (Lettera del sac. Francesco Carpené).
Tanjore, 15 aprile 1915. AMATISSIMO PADRE,
Ho ritardato un po' troppo ad inviarle qualche notizia dalla lontana Missione di Tanjore. Veramente attesi perché sperava di poterle dare la lieta notizia del definitivo assestamento dell'Opera Salesiana in queste contrade. Invece altre difficoltà, sorte per il terreno necessario alla costruzione dei nuovi laboratorii, fanno protrarre, ancora non si sa di quanto, la costruzione dei medesimi, paralizzando lo sviluppo della nostra scuola professionale.
Come Ella sa, i laboratori presenti sono quanto di piú semplice si può immaginare: due povere tettoie coperte di foglie di palma, che furono già piú volte abbattute da violenti uragani. Esse servono da laboratorio, scuola, e da qualche tempo anche da dormitorio, avendo gl'insetti invasa la camerata.
I poveri ragazzi, ora, riposano tutti o sul banco al quale hanno lavorato lungo il giorno, o sopra una stuoia distesa sul nudo e ineguale terreno. La scena è caratteristica; sembra un campo di battaglia... dopo un combattimento. In vero ne aumenta l'illusione.... il fucile appoggiato al letto dell'assistente, unico mezzo per spaventare i ladri, cosí numerosi e cosí astuti, che anche quest'anno, malgrado tutta la vigilanza e malgrado i tre grossi cani che fanno la guardia, son riusciti a penetrare inosservati nel laboratorio dei tessitori e togliere dai telai tutta la tela tessuta nella settimana.
Tale è la scuola professionale che il Governo, apprezzando specialmente l'insegnamento razionale che vi s'imparte e perciò desideroso del suo sviluppo, ha già approvato.
Il falegname indiano lavora senza banco, senza morsa, e quasi senza strumenti. Accoccolato per terra, usa per morsa i piedi, il banco suo è un pezzo qualunque di legno, i suoi strumenti un mazzuolo, una sega rudimentale, la pialla e lo scalpello.
I nostri giovani invece sono iniziati a tutte le risorse dell'arte dall'infaticabile Don Mora che deve insegnare non solo la teoria ma anche la pratica, impugnando egli per primo l'utensile che l'alunno deve apprendere a ben maneggiare.
Il laboratorio ora è provveduto di banchi modello con doppia morsa; e un grosso motore di 9 cavalli è pronto per essere installato. E il Governo apprezza i progressi, fornendoci abbondante lavoro, e ci aiuta in qualche modo, regalando gli attrezzi pei giovani: giacché ogni ragazzo ha la propria cassetta con tutti gli utensili necessari. Anche il Direttore dell'Industria ci ha fatto quest'anno un dono di 15oo franchi in finissimi strumenti per lavori speciali.
Si sente quindi la necessità di un buon capo d'arte europeo, perché un sacerdote, con le molte cure del sacro ministero è impossibilitato ad attendere regolarmente ad un laboratorio: tanto piú che solo allora si potrà avere uno stipendio pel capo fornito di diploma ed una generosa sovvenzione annua alla scuola. L'aiuto finanziario finora ottenuto è minimo, e noi dobbiamo mantenere colla carità dei nostri buoni cooperatori i 6o orfanelli, dei quali nessuno paga pensione. Ella può quindi immaginare a quali strettezze noi ci dobbiamo sobbarcare specialmente quest'anno, sol che rifletta che proprio i paesi donde ci venivano maggiori gli aiuti son ora... campi di battaglia.
I nostri piccoli tessitori sono tutti occupati nel preparare i modelli da presentare all'esposizione che sarà aperta fra pochi giorni nel Regno di Pudduccotta. Dopo essersi fatti onore negli esami governativi, ottenendo quest'anno tre distinzioni di prima classe, essi vogliono concorrere alla medaglia. E ci riusciranno. Il giovane indiano è intelligente: sviluppa le sue facoltà mentali prima del giovane europeo, ed è dotato di forte imitativa. Mite di carattere, si lascia facilmente educare: abituatelo alla costanza e noti avrà nulla da invidiare ai nostri giovani dei centri piú inciviliti.
Ciò che fa impressione ad un visitatore qui nell'India, e specialmente nel Sud-India, dove gli usi europei hanno fatto meno breccia, sono i costumi che dànno a prima vista l'idea di trovarsi fra barbari.
Le abitazioni sono meschine: capanne dì fango, coperte di foglie, nelle quali non vedi nè una sedia, né un tavolo. La maggior parte degli operai non si copre che d'un pezzo di tela cinta ai lombi. Non conoscono le posate (e si che si nutrono quasi esclusivamente di riso), e il loro piatto è una semplice foglia di banano. Mangiano, seduti per terra, colle gambe incrociate; e questa è la loro posizione preferita, in cui compiono la maggior parte dei lavori. Non fanno uso d'altro letto che di una stuoia. Sembrano gente senza aspirazioni, senza desideri: un pugno di riso li sfama e non vanno in cerca di altro; non serbano un soldo per l'indomani; non lasciano altra eredità ai figli che la ricchezza dei loro detti proverbiali e gli usi sacri della casta, che si sono conservati intatti attraverso tanti secoli.
Instillare in questi giovani lo spirito del lavoro e della previdenza, lo spirito della carità cristiana per il rispetto e l'amore alle altre caste, ecco la difficoltà. Ma il sistema educativo del Ven. nostro Padre, che ha ottenuto in ogni dove mirabili frutti, non riuscirà anche in India? Qualche cosa si è già ottenuto, grazie a Dio. La riconoscenza, questa virtú cosí difficile, specie fra questi popoli, sembra farsi strada nel cuore dei nostri giovani. Ne vediamo i frutti consolanti in coloro che, avendo compiuto il Moro corso, hanno lasciato la scuola.
Nostro aiuto e conforto nell'opera difficile è sempre il venerato Vescovo di Meliapor Sua Eccellenza Mons. Dr. Teutonio Emmanuel Ribeiro Vieira de Castro. Ultimamente egli ci ha onorati di una sua visita intrattenendosi con noi un'intera giornata. Celebrò al mattino la S. Messa nella nostra cappelletta, distribuendo ai giovani la S. Comunione e indirizzando loro amorevoli consigli. Volle quindi visitare i laboratori e veder i giovani sul lavoro, interessandosi di ogni cosa che giova all'elevazione spirituale e materiale di questi poveretti.
Si parlò di future estensioni che dovrebbero comprendere anche una tipografia e fermò la sua attenzione sull'Opera della Santa Infanzia, mediante la quale il nostro direttore poté presentargli ben 34 poveri bambini, abbandonati dai parenti e salvati in quest'anno. Suore indigene li hanno in cura finché non hanno l'età sufficiente per entrare nel nostro Orfanotrofio. Uno di questi giovani, raccolto sei anni fa e che con le sue preghiere ottenne alla mamma la grazia del battesimo in fin di vita, compie quest'anno la classe che corrisponde da noi alla terza tecnica, e si prepara ad entrare con un altro orfanello in seminario per completare i suoi studi, con intenzione di farsi poi salesiano. Il fratello di quest'ultimo che finisce ora il corso filosofico e dà l'esame governativo di licenza liceale, l'anno prossimo ci aiuterà già nell'assistenza e nella scuola. Supplirà cosí un altro bravo aspirante, che venuto l'anno scorso da un seminario della costa Malabarica, ha completato qui, durante il suo tirocinio, il corso filosofico, ed è ora pronto a compiere l'anno di prova. Sono i primi frutti! che D. Bosco dall'alto li benedica e conduca a maturità.
Verso sera, Sua Eccellenza dopo aver presieduto benignamente ad un match dato in suo onore dai nostri giovani, acconsenti di posare per un gruppo fotografico tra i nostri orfanelii in mezzo ai quali, come Egli disse, trascorse la piú felice giornata.
E fu in questa circostanza che S. E. volle allargare il campo del nostro lavoro, disponendo per il prossimo ingresso dei Salesiani nella Parrocchia di Tanjore.
Di ciò e della prima visita nei villaggi in questo tempo pasquale, spero dirle quanto prima in una prossima mia. Intanto sia lode a Dio e al Ven. nostro Padre, che in quest'anno cosí memorando perla nostra Congregazione, vuol farci il regalo di un piú vasto campo di missione.
Amato Padre, una lieta speranza ci rianima, ed è che l'avvenire di questa missione possa essere tanto piú prosperosa, quanto piú irti di difficoltà ne furono l'inizi. Voglia Maria Ausiliatrice compiere le nostre speranze, e Lei pure„ amato Padre, le avvalori con la sua benedizione
Di Lei, signor D. Albera, aff.mo figlio in C. J.
Sac. FANCISCO CARPENÉ
Missionario Salesiano.
P. S. - Saluti e ossequi da tutti i confratelli.
Tra le adesioni, che continuano a giungere sempre numerose ed entusiastiche per il Monumento al Venerabile nostro Padre Don Bosco, siano orgogliosi di leggere le seguente.
ARCIVESCOVO DI RAVENNA
Ravenna, 12 maggio 1915.
Rev.mo Signor D. Albera,
Mando anch'io pel magnifico Monumento a Veri. D. Bosco il mio obolo in lire cinquecento.
Al mio cuore appare ben meschina tale offerta, se appena rifletto alla grandezza del Personaggio da onorare, ed ai rapporti filiali da me avuti per parecchi anni con Lui, vero padre a me e ad altri miei fratelli.
Ah! sorga presto il Monumento ed a chi, vedendo quella gran mole, domanderà: Quid cibi volunt isti lapides? risponda colla vivace sua eloquenza l'Arte: Positi sunt in monumentum filiorum Israel usque in aeternum, onde conoscano anche le generazioni future che la carità di Cristo, sempre feconda anche nel secolo dell'egoismo, ha suscitato cuori magnanimi, e in Don Bosco ha dato alla Chiesa ed alla Società un incomparabile Pedagogo pci figli del popolo, al Santuario una sterminata falange di Ministri e di Vergini, ai selvaggi un Redentore, agl'infermi o comunque bisogni un Protettore sagace nello scoprirne e soddisfarne i bisogni secondo l'esigenza dell'èra nuova. E colla loro eternità il marmo ed il bronzo dicano che l'Opera di Don Bosco non solo perdura, ma irradia perennemente da Torino i benefici influssi della carità di Cristo per ogni plaga dell'orbe, mediante l'opera dei suoi figli degni di Lui: Cum semine suo permanent bona, et filii ejus propter illum usque in aeternum manent.
Riverendola con affettuoso ossequio me le protesto,
Dev.mo ed Aff.mo
+ PASQUALE MORGANTI
Arcivescovo di Ravenna e Vescovo di Cervia.
Al Rev.mo D. Paolo Albera Rettor Magg. Congr. Sales. Torino.
"Per i Missionari !„
Il sole volgeva al tramonto, quando un giovane Missionario, piú stanco del solito e quasi affranto, scendeva da cavallo per riposarsi un momento su di una rupe alpestre. Solo, a poca distanza, a' suoi piedi passavano lente e taciturne le voluminose acque del fiume; piú in alto, dal lato opposto varii coni di monti si elevavano diritti, brulli, come propositi inamovibili, disperati. L'ora mesta del tempo e la solitudine profonda del luogo aumentavano la tristezza del Missionario, i cui pensieri vagolavano incerti e lontani.
A un tratto chiuse il viso tra le mani e lo sconforto lo vinse. S'egli avesse sospettato la presenza di un uomo, che dico? di un essere vivente qualsiasi, avrebbe certo, ricacciandosi nella strozza quel pianto, comandato fieramente al suo animo, già avvezzo ai duri contrasti e alle battaglie d'una vita avventuriera e faticosa, d'essere più forte. Là, non c'era nessuno.
Perché una volta tanto noti lasciare libero sfogo al suo cuore?
E pianse infatti come un bambino....
Con quale slancio e nobile ardire non aveva abbandonato i suoi parenti, la patria, quanto insomma avea di piú caro al mondo! Addio, addio... Come sorridevano in quell'istante alla sua ardente fantasia le piú belle conquiste, le palme gloriose. Nell'ingenuità dell'animo s'era forse immaginato facile, troppo facile l'impresa di guadagnare quelle anime pagane alla Fede. Ecco perché trovava cosí ingrato quel terreno da dissodare! Ma la conversione dei primi cristiani non aveva costato contrasti, lotte infinite, un lago di sangue? - Eppure quel cuore impaziente mal si adattava al triste spettacolo di tanti infelici giacenti fra gli orrori delle tenebre. Avrebbe voluto tutti convertirli, subito convertirli.
Convertirli? Non è la conversione di un'anima sola, opera prodigiosa della grazia? E non è forse questa forza soprannaturale che manca a tanti e tanti? E se manca, perché non invocarla con maggior insistenza, con zelo piú operoso, con fede piú viva?...
Il giovane Missionario sentivasi il cervello turbinato sotto i colpi incalzanti di tali domande.
D'improvviso levò la fronte che gli ardeva, e si rasciugò bruscamente le lagrime, vergognoso di sé, quasi ragazzo colto sul fallo. Un'idea bella, luminosa, come una brezza refrigerante, gli rasserenava la tempesta dell'animo agitato. E fu un ricordo lontano lontano, che lo colpi con una evidenza nuova, affascinante.
« Non ti rammenti piú quando, tenero fanciulletto, io ti facevo inginocchiare accanto a me, perché tu pregassi per coloro che soffrono, pei fratelli vicini, pei fratelli remoti, per quelli che adorano il comun Padre, per quelli che l'ignorano ancora?... ».
E l'eco della voce materna gli risonava in fondo al cuore cosí dolcemente soave ed armoniosa che, girando attorno lo sguardo, dubitó quasi di aver lei, cara visione al suo fianco.
Con gesto risoluto, rifatto interamente nello spirito, scattò in piedi, chiedendo maravigliato a se stesso, perché mai tante buone madri come sua madre, non potrebbero invitare i loro cari angioletti a pregare la conversione dei poveri infedeli, perché mai tanti giovanetti non pensano a compiere la più santa delle imprese, accorrendo ogni giorno colle loro preghiere in aiuto a tanti Missionari? . Può forse il buon Padre, ch'è nei cieli, rifiutar nulla alle anime innocenti? Gesù ha protestato solennemente la sua simpatia pei fanciulli.
Dunque!...
Rimontato in arcioni, il giovane Missionario sì vide come attorniato da una schiera sempre piú crescente di amabili giovanetti, i quali col suono semplice ma potente delle loro preghiere, pareva spronassero cavallo e cavaliere a correre, fidando, verso ideali radiosi, sicuri... Le tenebre si ritiravano sgominate e popoli senza numero di pagani levavano supplicando le mani: essi vedevano la luce!
* *
O piccoli amici di Don Bosco... in questo mese moltiplicate le vostre preghiere e le opere buone per i nostri Missionari e per tutti quei generosi che, abbandonata la patria, lavorano in terre lontane per la salvezza delle anime. Il Cuor di Gesú, che vuol salvi tutti gli uomini, e Maria SS. che è pur la Regina degli Apostoli, le accoglieranno con gioia!
NEL SANTUARIO
LE FESTE TITOLARI
LA solennità di Maria SS. Ausiliatrice nella Basilica-Santuario di Valdocco quest'anno ha raggiunto - a parer nostro - il massimo splendore di unanime e profonda pietà. Mai forse dacché il Santuario fu aperto al divin culto, neppur l'anno della sua dedicazione, né il 1891 quando s'inaugurarono le decorazioni compiute dall'indimenticabile Don Rua, né il 1903 quando venne incoronata la Sacra Immagine venerata sull'altar maggiore, s'innalzarono in esso tante preghiere, e si dispensarono tante Comunioni.
Il pensiero delle Feste Centenarie che si sarebbero celebrate, se i tempi fossero stati propizi, e la quotidiana ansietà per i noti avvenimenti sopraggiunti, fin dal 23 aprile attrassero ogni giorno una folla piú compatta e piú devota di fedeli, ai quali rivolsero con zelo la loro parola piena di unzione e di fede i nostri confratelli D. Abbondio Anzini e D. Stefano Trione.
L'affluenza divenne maggiore il 27 aprile, quando - come già dicemmo - con intervento dell'Em.mo Card. Giulio Boschi, Arcivescovo di Ferrara, si commemorò il compiersi del Cinquantenario della prima pietra del sacro edilizio; e crebbe ancora nelle singole feste in cui le messe solenni vennero egregiamente eseguite da varie nostre scholae cantorum, alle quali si associarono con gentile omaggio vari Istituti femminili per alcune belle esecuzioni in soavissimo gregoriano (1).
Al cominciar della Novena, crebbero ancora e la maestà delle sacre funzioni e l'affluenza e la pietà dei fedeli. Il Santuario, superbamente parato a festa, era tutto uno scintillio di arazzi e di lampadari, artisticamente disposti, che gli davano un aspetto festivo, maestoso, imponente. Sulla gradinata dell'altar maggiore e attorno il venerato simulacro della Vergine, sorridevano ogni giorno verdi piante di fiorì olezzanti, recate in dono dai fedeli (1).
Ma ben piú splendido di quello dell'arte fu l'unanime tributo di profonda pietà, che ad ogni ora, a partire dal 15 fino al 31 maggio, diede al Santuario l'aspetto di una festa quotidiana.
Quest'anno, osservò bene il Momento, « non si è fatta la processione solenne, solita a compiersi tutti gli anni; ma per piú giorni fu una lunga processione ininterrotta di fedeli, torinesi e forestieri, ai piedi di Maria Ausiliatrice ».
Al mattino era una moltitudine devota che assiepava la Mensa Eucaristica per accostarsi alla S. Comunione secondo l'intenzione del S. Padre, e piú di trentacinquemila furon le Sacre Particole dispensate durante la novena , la festa e l'ottavario, le quali aggiunte alle venticinquemila che si distribuirono dal 23 aprile al 14 maggio, dànno la somma di oltre sessantamila Comunioni nel mese e nell'ottava di Maria Ausiliatrice.
Alla sera poi era un accorrere e un pigiarsi sotto le vòlte del tempio per ascoltar la parola di Dio, dispensata da esimi Oratori, i quali, predicando il mese mariano in altre chiese della città, si fecero un vanto di accorrere alla cara Basilica per tessere le lodi di Maria Ausiliatrice. Noi ricorderemo sempre la loro deferenza gentile, la loro eloquenza e sopratutto la loro bontà per l'Opera Salesiana. Come dimenticare, ad esempio, il discorso del rev.mo P. Ceirano, Curato a S., Carlo in Torino, che fece una vera, pratica ed efficacissima conferenza salesiana? - o l'inno fervido a Maria Ausiliatrice e a D. Bosco, detto con frase scultoria e denso di pensieri profondi e delicati, dell'avv. Teol. Flaviano Viancini? - o la sacra e geniale eloquenza con cui il ch.mo P. Oldrà, della Compagnia di Gesú, svolse il tema per tutti importantissimo: l'aiuto di Maria e la gioventù? - o la attraente e compita conferenza del ch.mo P. Ercole Salvatori, dell'Oratorio di Recanati, su « Maria e l' Eucaristia? » Nè soltanto questi, ma tutti i sacri Oratori, che ci fecero l'onore di accettare l'invito , non potevano disimpegnare meglio il loro assunto. Si abbiano i piú vivi ringraziamenti (1) ! Certo anche il loro nome contribuí efficacemente a incamminare verso il Santuario una folla cosí grande di fedeli fin dal primo giorno della novena, che non solo ne
andava gremito il tempio, ma le soglie stesse e il piazzale e la via rigurgitavano di devoti, i quali con viva pietà prendevan parte alla sacra funzione e prostrati a terra ricevevano anch'essi la benedizione di Gesù in Sacramento.
E Gesú in Sacramento, solennemente esposto per quarant'ore consecutive secondo le intenzioni del S. Padre e per i bisogni presenti, attrasse a sua volta un'incessante processione di fedeli sotto le vòlte del tempio. L'indimenticabile cerimonia, iniziatasi con messa solenne e divota processione nell'interno dell'istituto la mattina di sabato 22 maggio, si protrasse fino all'alba del giorno di Maria Ausiliatrice, e fu coronata da una seconda, devota, imponente processione sul mezzodí del 24 maggio.
Un gran numero d'Istituti ed Oratori femminili e maschili, di Comunità religiose, di Pie Unioni di Figlie di Maria, di Circoli e Società Cattoliche, si unirono ad ogni ora a una moltitudine immensa e devotamente pregante. Il Santuario rimase aperto per tre giorni e due notti di seguito e risuonò continuamente di preci, giacché oltre le imponenti funzioni della Novena, non solo vi furono otto Ore di adorazione con sermoncini, ma anche a tutte le altre ore si rivolse all'affollata moltitudine una breve allocuzione, seguita dalla preghiera composta dal Santo Padre e dal canto del « Tantum ergo ». Non meno di centomila persone pellegrinarono cosí al Santuario dalla mattina del 22 maggio alla sera del 24.
Commovente oltre ogni credere riuscirono le Ore predicate nel pomeriggio del sabato, la prima pel Piccolo Clero dei nostri Allievi studenti ed artigiani, che in numero di circa 200 v'intervennero in cotta e veste talare ; la seconda per il « Comitato Torinese dell'Unione Donne Cattoliche » che volle compiere ai piedi di Maria Ausiliatrice la funzione da esse solita a compiersi alla Consolata.
La notte dal 22 al 23 maggio fu tutta a cura della pia Associazione dell'Adorazione Notturna. Apertasi con un'Ora solenne, predicata dall'esimio can. Emilio Spada di Faenza, segui in un commovente altenarsi di cantici, preghiere e sermoncini del zelantissimo Teol. D. Adolfo Barberis, segretario dell'Em.mo Card. Richelmy, fino alle 0,30 in cui l'infaticabile P. Fiorino Cesarini della Congregazione del SS. Sacramento celebrò la S. Messa e distribuí, coadiuvato da vari sacerdoti, la S. Comunione. Quindi si ripresero le divotissime pratiche con ardore crescente, e solo alle 5 del giorno 23, coll'audizione di un'altra messa, il canto del Te Deum e la solenne benedizione eucaristica, ebbe termine la notte memoranda.
Anche la domenica di Pentecoste (23 maggio) fu tutta una serie di solenni funzioni per diverse categorie di persone.
Dalle 5 alle 6 furono le Comunità Religiose Femminili che si diedero il convegno ai piedi di Maria Ausiliatrice; dalle 7 alle 8 i nostri alunni dell'Oratorio e del Collegio S. Giovanni Evangelista, pei quali celebrò la S. Messa Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Costanzo Castrale Vescovo tit. di Gaza; e ad essi tennero dietro i nostri Ex-Allievi e le Ex-Allieve delle Figlie di M. Ausiliatrice; i Parrocchiani del Santuario; indi messa cantata dal nostro Collegio di Cuorgné.
A mezzodí, come il giorno precedente, si recavano in pellegrinaggio al Santuario numerosi Istituti del Cottolengo che edificarono tutti colla loro pietà, dandosi il cambio per varie ore.
Nel pomeriggio dello stesso giorno vi fu l'Ora di adorazione delle Madri Cristiane, coronata dalla benedizione rituale, impartita dal rev.mo D. Albera, a piú centinaia di bambini che sparsi per tutta la chiesa in braccio alle loro madri e raggruppati in gran numero dentro e presso il presbitero, cogli occhi fissi nell'Ostia Santa o nel sacerdote benedicente, parevano assorti in una visione di paradiso. Poi fu la volta degli Oratori maschili e dei Circoli giovanili Cattolici, i quali, preceduti dal Piccolo Clero del io Oratorio festivo di D. Bosco e stretti attorno le loro bandiere, entrarono in corteo nel Santuario. Dalle quattro alle 5 questo si gremí di nuova folla di popolo e di numerose schiere di Figlie di Maria - oltre 6oo - le quali vollero anch'esse un'Ora di adorazione predicata per loro. In seguito affollarono le tribune e gli spazi loro riservati le alunne degli Oratori femminili e le giovani operaie cattoliche, che - con accenti di vivissima fede - rinnovarono dinanzi a Gesú Sacramentato le promesse battesimali.
Alle 18.30 si compì la funzione della novena, preceduta dai Vespri solenni, pontificali da Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Teodoro Valfré dei Conti Valfré di Bonzo, Arcivescovo di Vercelli, che dopo il discorso, detto dall'infaticabile Don Trione, impartí la benedizione Eucaristica.
Rimessa l'Ostia Santa sul trono, si ripresero senza indugio gli omaggi dei devoti, dei quali, sebbene si rinnovassero ad ogni ora, tuttavia il Santuario era costantemente gremito.
Dalle 22 alle 23 predicò l'Ora santa ad una schiera compatta di Operai Cattolici il Teol. Avv. Flaviano Viancini, e in quel mentre giungeva il pio pellegrinaggio della parrocchia di Castellinaldo d'Alba, condotto - come diremo nel prossimo numero - dal loro piissimo Arciprete Don Luigi Sibona.
Alle 11.45 cominciò la funzione della Veglia Santa, solita a compiersi gli altri anni. Si omise la visita dei sette altari, essendovi il SS. Sacramento esposto; ma allo scoccare della mezzanotte, previo acconcio fervorino, tutto il popolo intonò il Magnificat, accompagnato dall'organo, e si recitò la supplica a Maria Ausiliatrice. Spuntava il giorno 24
All'una, dopo la recita dell'intero Rosario, usci la Messa solenne per la riposizione del SS. Sacramento e cominciò la distribuzione della SS. Comunione che si protrasse fino a mezzodí. Dopo la messa si cantarono le litanie dei Santi, quindi si recò in processione il SS. Sacramento nell'interno della Basilica e s'impartí la benedizione solenne. Erano le 2.3o del mattino.
Finite le S. Quarant'Ore s'iniziò la celebrazione delle Messe a tutti gli altari. Celebrarono le Sante Messe della Comunione Generale, presenti gli alunni delle Scuole Professionali del Martinetto il rev.mo nostro Rettor Maggiore Don Albera, e per tutti i nostri alunni dell'Oratorio l'Em.mo Cardinale Richelmy Arcivescovo, che tenne in fine un'ispirata allocuzione rallegrandosi coll'immensa moltitudine che si affollava ansiosa alla S. Mensa e pregava fervidamente, cui impartí la benedizione papale.
Alle io cominciò la messa solenne, alla quale esegui con meravigliosa finezza una splendida messa del M.° Don Giovanni Pagella la nostra Schola Cantorum. Pontificò l'Arcivescovo di Vercelli, S. E. Mons. dei Conti Valfré di Bonzo, che recò nuovamente in bella e devota processione il SS. Sacramento nell'interno dell'Istituto Salesiano, fra due fitte ali di popolo. Nel pomeriggio ancor due volte si dovette impartire la benedizione eucaristica a soddisfare la pietà dei fedeli ed alle 18.30 cominciò la funzione solenne. S. E. Rev.ma Mons. Valfré pontificò di nuovo i vespri e l'Em.mo Cardinale Arcivescovo disse con voce vibrata e commossa l'orazione panegirica e impartí ancora una volta la benedizione col SS. Sacramento. « Non è piú possibile, diceva l'illustre e pio Porporato, separare i nomi di Maria Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco, anche perché dispose il benignissimo Iddio che l'anno stesso in cui fu istituita la festa di Maria Ausiliatrice avesse a nascere Colui che doveva cosí largamente diffondere il culto alla Vergine Benedetta sotto questo dolcissimo titolo! » E difatti in tutti questi giorni fu anche un pellegrinaggio continuo alle camerette di Don Bosco.
Alla Basilica continuò ad affluire un popolo immenso fino a tarda notte, e non era certo attirato né dall'imponente illuminazione consueta, né dai soliti grandiosi concerti, ché l'una e gli altri quest'anno delicatamente si omisero, ma unicamente dalla piú sentita pietà e del bisogno prepotente d'invocare per sé, per le loro famiglie, per i figli, per la Patria, la pietà di Colei che fu e sarà sempre l'Aiuto dei Cristiani.
Difatti quando l' indomani mattina, celebrata la S. Messa, S. E. l'Arcivescovo di Vercelli al vedere ancor tanta gente che affollava di nuovo il Santuario, volle rivolgere ad essa una parola di plauso, d'incoraggiamento e di conforto, si udirono pel tempio molti singhiozzi mal repressi e tutti gli occhi s'imperlarono di lagrime... Rasciughi presto la Vergine Santa queste lacrime, e « come in altri tempi di terribili prove » sia Ella anche in quest'ora l'Ausiliatrice nostra, amorosa e potente !
Per tutto l'ottavario continuò a prostrarsi, mattino e sera, una gran moltitudine di fedeli innanzi all'altare di Maria Ausiliatrice.
La domenica 30 u. s. celebrò la messa della Comunione Generale S. E. Rev.ma Mons. Angelo Bortolomasi, Vescovo titolare di Derbe e Presidente del Comitato Torinese dei nostri Festeggiamenti Centenari. L'Ecc.mo Presule ebbe la bontà di assistere pontificalmente anche alla Messa solenne, durante la quale la nostra Schola Cantorum ripeté, con lo stesso mirabile effetto, la musica eseguita il giorno di Maria Ausiliatrice. La sera poi, dopo i Vespri, lo stesso zelante Prelato tenne la Conferenza ai Cooperatori che gremivano la Basilica, ridestando in essi la piú viva fiducia in Maria Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco, « la prima Cooperatrice Salesiana e il primo Divoto di Maria Ausiliatrice ».
Col canto del Te Deum e la trina benedizione eucaristica, impartita dallo stesso Monsignore a tutti i devoti presenti anche in ispirito nell'augusta Basilica, ebbe termine pur l'Ottavario, che fu degna corona dei solennissimi festeggiamenti.
Il 1° corrente si celebrò - come avevamo annunziato - un funerale solenne Per tutti i morti in guerra, specialmente Salesiani, Cooperatori e divoti di Maria Ausiliatrice. Assisteva alla commovente cerimonia una folla di mamme dolenti. La messa, in canto gregoriano, venne eseguita da tutti gli alunni dell'Oratorio in unione colle alunne del vicino Istituto dell'Opera Pia Barolo, con effetto mirabile.
Doni Iddio misericordioso il premio eterno agli estinti e rassegnazione cristiana a quelli che li piangono affettuosamente.
(1) Eccone l'elenco specificato:
Domenica 25 aprile - Oratorio Salesiano di Torino: PEROSI: Messa « Benedicamus
Domino », a 4 voci.
Domenica 2 maggio - Oratorio Salesiano di Torino: Messa, a due cori, in canto
gregoriano.
Domenica 9 maggio - Scuole professionali di S. Benigno Canavese : PAGELLA :
Missa XIII in onore di S. Francesco di Sales, a due voci.
Ascensione, 13 maggio - Scuole professionali di TorinoMartinetto: RAVANELLO:
Messa in onore di S. Giuseppe Calasanzio, a due voci.
Domenica 16 maggio -- Seminario delle Missioni Estere in Valsalice : LOTTI:
Messa a tre voci.
Lunedì 17 maggio - Istituti vari: Messa a due cori, in canto gregoriano.
Pentecoste 23 maggio - Collegio G. Morgando di Cuorgnè: PEROSI : Missa
pontificalis, a 3 voci.
Lunedì 24 maggio - Oratorio Salesiano di Torino:
PAGELLA: Messa Maria Ausiliatrice, a 4 voci. Martedì i giugno - Istituti vari :
Messa dei defunti in canto Gregoriano.
(1) Adorniamo i nostri altari di fiori freschi. Essi, sull'altare,
nel momento del sacrifizio, simboleggiano i cuori dei fedeli, odorosi di virtú,
che si consumano lentamente in olocausto pel Signore. S. Paolo della Croce
prescrisse ai suoi religiosi di coltivare i fiori non ostante la più rigida
povertà, perché di questi sempre fosse ornato l'altare del Sacramento del
Signore. Non soffochiamo i nostri altari con mazzi di fiori artificiali d'un
gusto deplorevolissimo, di fiori finti che ancorché siano di seta o imitanti
bene la realtà, non sono vivi, non odorano, e perciò non sono fiori, né un
dono, o un'offerta delicata. Fioriscano sui nostri altari i fiori veri,
freschi, e profumati.
Gesù ebbe modo di manifestare di quanto preferisse i fiori freschi ai fiori
artificiali. Un giorno, parlando ai suoi discepoli della Provvidenza Divina,
usci in queste espressioni:
Guardate i gigli del campo come essi crescono, e pure non lavorano né filano.
In verità vi dico che Salomone in tutta la sua magnificenza non fu vestito come
uno di loro ». (S. Matteo VI, 26-28). L'argomentazione del Divino Maestro trae
tutta la sua vigoria dal sentimento di vera preferenza che Egli aveva per i
fiorellini del campo di fronte a tutti gli splendori che l'artificio può dare
alle cose. Oh si ! i nostri fiori artificiali non sono fatti come le vesti
preziose che il grande Salomone indossava, ma anche se raggiungessero quel
grado di magnificenza, non varrebbero per Gesù l'umile fiore del campo.
Richiamiamo in vigore adunque con tutte le nostre forze l'antica liturgia
cristiana, portiamo questo omaggio, che risponde ad un desiderio divino,
all'altare del Signore, e ricordiamo che Gesù preferisce avere vicino a Sé un
filo d'erba cresciuto nel campo a testimonianza della Provvidenza divina,
piuttosto che ricevere l'ossequio volgare di un fiore artificiale!
Da « Arte Cristiana ».
(1) Ecco l'elenco dei Sacri Oratori della novena e dei temi che
svolsero:
Sabato, 15 maggio - Rev.mo D. ALESSANDRO ANDREINI: Come dobbiamo prepararci
alla festa di Maria Ausiliatrice.
Domenica, 16 maggio - Rev.mo Mons. LUIGI CONDIO L'aiuto di Maria e il popolo
cristiano.
Lunedì, 17 maggio - Rev.mo D. STEFANO TRIONE: L'aiuto di Maria e il Papa.
Martedì, 18 maggio - Rev.mo Can. LUIGI NEGRI: L'aiuto di Maria e la donna.
Mercoledì, 19 maggio - Rev.mo P. BONAVENTURA CEIRANO: L'aiuto di Maria e le
missioni cattoliche.
Giovedì: 2o maggio - Rev.mo Teol. FLAVIANO VIANCINI: L'aiuto di Maria e il Ven.
Don Bosco.
Venerdì, 21 maggio - Rev.mo P. ANTONIO OLDRÀ L'aiuto di Maria e la gioventù.
Sabato, 22 maggio - Rev.mo P. ERCOLE SALVATORI Maria e l'Eucaristia.
Domenica, 23 maggio --- Rev.mo D. STEFANO TRIONE L'aiuto di Maria e la Chiesa.
Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente, e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari, avremo tutti questa intenzione generale:
Continueremo a supplicare fervidamente la Vergine Santa, che fu in ogni tempo l'aiuto della Chiesa e del Popolo cristiano, a ricondurre la Pace in mezzo al mondo, ad assistere amorevolmente la PATRIA nostra, e a benedire a tutte le sante intenzioni del Sommo Pontefice BENEDETTO XV.
GRAZIE E FAVORI (*)
Una segnalatissima grazia.
Ho il soave incarico di ringraziare la Vergine Ausiliatrice per una segnalatissima grazia ottenuta dalla Sua potente intercessione. Il 5 maggio dell'anno scorso si ammalava improvvisamente il sig. Quintilio Giachi, impiegato presso la Casa di S. M. il Re. La prima visita medica, chiamata d'urgenza, constatava la esistenza d'una affezione bronco-polmonare che per quanto non leggera non avrebbe fatto prevedere la corsa veloce della malattia verso le piú strane e pericolose complicazioni che ridussero il paziente ad un punto disperato e alla necessità di moltiplicare consulti a consulti per strapparlo ad una morte che pareva purtroppo inevitabile.
Polmonite, pleurite, broncogonorrea, soffio aortico, arteriosclerosi, fermentazione viscerale, nefrite, cardiopalma, grave minaccia di congestione cerebrale e di menengite, si succedettero e persistettero con tutti i loro terribili fenomeni nel breve spazio di 20 giorni non lasciando omai piú adito, a detta degli stessi sanitari, ad alcuna umana speranza. Principiava allora nella chiesa del S. Cuore la Novena di Maria Ausiliatrice che si sarebbe festeggiata l'ultima domenica del mese e parve un chiaro invito di ricorrere al suo celeste intervento. Si cominciò pertanto un devotissimo triduo. Ebbene, d'un subito, fu visto il paziente visibilmente perdere anzitutto le traccie letali del male e migliorare poi man mano che si avvicinava il compimento della benedetta Novena; talché il giorno stesso in cui una fiumana di popolo devoto innalzava nel nostro tempio l'inno del proprio amore alla Vergine delle Vergini, l'ammalato era dichiarato non solo fuori pericolo, ma in via di guarigione.
Si compiva in questi giorni un anno della grazia prodigiosa, quando un'altra affezione bronco-polmonare con attacco pleurico veniva a mettere a dura prova l'indebolita fibra del graziato. La Vergine SS. Ausiliatrice ha voluto fare un assaggio della misura di fede riposta in Lei, ed ecco alla fine del nuovo triduo ogni pericolo nuovamente fugato.
Il sig. Giachi, pienamente ristabilito nella sua pristina salute, ricorda con particolar senso di tenerezza i tratti della specialissima protezione prodigatagli dalla cara Madonna di Don Bosco e dà a me l'incarico di far conoscere al mondo la gratitudine di un figlio e la potenza di una tal Madre.
Roma, 24 maggio 1915.
Sac. GIUSEPPE ULCELLI.
Caluso. - Per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, alla quale ricorsi con viva fede, ho ricevuto la grazia di vedermi guarita dopo due anni e mezzo di malattia, dopo anche di essere stata dai medici dichiarata incurabile. Ora, come promisi, faccio la mia offerta e pubblico questa grazia segnalata sul Bollettino Salesiano.
1 maggio 1915.
LUIGIA GIACOMETTO
Cesarò. - Grazietta, l'unica mia bimba di circa otto anni, da mesi ridotta ad uno scheletro, giaceva a letto colpita da forti febbri infettive. Nonostante le piú affettuose e intelligenti cure dei medici pareva volesse volarsene a raggiungere il padre, che me l'aveva lasciata a soli quattro mesi. Ognuno può immaginare il mio dolore. Con viva fede ricorsi a Maria Ausiliatrice promettendo un'offerta per l'erezione del Monumento al suo fedel servo il Ven. D. Bosco e la Vergine prontamente mi esaudí. Piena di riconoscenza, per tanta materna bontà, sciolgo la mia promessa inviando offerta e pubblicando la grazia.
24 aprile 1915.
MARIANNINA CALI.
Borgotaro. - Il sentimento di fede, che nell'ora dell'angoscia ci spinse a ricorrere a Maria Auesiliatrice, per implorare da Lei la salvezza del nostrio bimbo, quando ogni umana speranza già era perduta, si congiunge alla piú viva riconoscenza, perché la nostra fiducia fu coronata dall'insigne favore. « Il nostro piccolo Arnaldo, ammalato di polmonite doppia, è dai medici dichiarato perduto... lo spettro terribile della morte può rapircelo da un momento all'altro... Siamo nella piú terribile costernazione... prega, e fa pregare... » Cosí scrivevamo nel marzo 1914 ad una nostra carissima parente, Figlia di Maria Ausiliatrice.
Pregò e fece pregare la buona Suora. Voci innocenti di bimbi si elevarono al Cielo, a richiedere alla Vergine Potente la grazia che i cuori degli afflitti genitori imploravano intensamente... Una medaglia di Maria Ausiliatrice ci fu mandata: con viva fede la ponemmo al collo del nostro angioletto. Maria volle premiare la nostra confidenza, il bimbo insperatamente migliorò e in pochi giorni si avviò a guarigione completa. Piú di un anno è trascorso ed egli cresce robusto e florido, testimone vivente della bontà e della potenza dell'Ausiliatrice.
Nell'anno solenne delle Sue feste centenarie, riconoscenti rendiamo pubblica la grazia, per aggiungere una gemma alle innumerevoli che la gratitudine dei fedeli fa risplendere nella Sua mistica corona.
Maggio 1915.
GIUSTINA e ALDO CLERICI.
Torino. - Mi era morta la figlia maggiore; non molto dopo mi mori pure il marito: restavo con una sola figlia di 16 anni, e mi si ammalò gravemente tanto che il medico non dava piú speranza di guarigione. Desolata mi raccomandai con tutto il cuore all'Ausiliatrice, promettendo di pubblicare la grazia.
Quanto è buona la Madonna! La mia figlia guarí completamente, poté compire lodevolmente i suoi studi normali; ed ora, per altra grazia particolare di Maria Ausiliatrice vinse un concorso che le stava tanto a cuore. Madre e figlia ci uniamo a cantare le glorie di Maria Ausiliatrice.
Maggio 1915.
GIUSEPPINA BARBERIS.
Torino. -Con animo lietissimo rendo grazie al Ven. Don Bosco, per una importante grazia materiale ottenutami; grazia da me, per altro tramite, da lungo tempo sollecitata invano. Pregandolo di conservarmi la sua benevole protezione, compio la promessa di mandare alle Missioni Salesiane L. 1oo quale debole tributo di un cuore riconoscente.
Aprile 1915.
UN'UMILE COOPERATRICE.
Tortona. - Mia mamma si ammalò di pleurite e i dottori ci facevano temere. Mi rivolsi all'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco ed insieme con i miei fratelli e sorelle feci una novena. Con grande sorpresa di noi tutti terminata la novena la mamma cominciò a migliorare e con meraviglia dei dottori si trovò fuori di pericolo.
Gennaio 1915.
M. M.
Nizza d'Oglio. - Aveva promesso alla Vergine di D. Bosco, che se mi otteneva la guarigione d'un mio fratellino gravemente ammalato, avrei fatto pubblica la grazia sul Bollettino Salesiano. Ottenni la grazia, ma mi dimenticai della promessa, onde mio fratello cadde di nuovo ammalato. Si trovava già agli estremi, quando ricorsi di nuovo, fidente a Maria Ausiliatrice, e ottenni di nuovo la grazia. Sciolgo la promessa, facendo pubblico il favore.
Maggio 1915.
R. RUFFINI.
Torino. - Per la centesima volta ricorsi a Maria Ausiliatrice e per la centesima volta fui ascoltato. Affetto da grave polmonite feci tosto tenue voto a lei e in tre giorni mi avviai a guarigione perfetta. Convinto fermamente della Sua celeste protezione pubblico la nuova grazia nel Bollettino Salesiano e faccio tenue offerta a favore dell'Opera di Don Bosco.
Maggio 1915.
R. E.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti
A*) - Acireale : Ida Pistone, 7 - Agliano d'Asti: Maria Bronda V. Bianco, 3,40 - Alassio N. N., 5 - Albenga: Biagio Croce, 5 - Alcenago di Grezzana: Anna Andreis, io - Alessandria Sofia Cametti, 5 - Aquila: Teresina M., io - Aragona di Sicilia : Alfonso Gandolfo, 2 - Ascoli Piceno : Elisa Vannetti e Augusta Antonini, 3 - Asti: Faustina Miroglio, 2 - id.: Vacchieri.
B) - Bahia Blanca (America): Maria Segata in Menestrina, 69 - Balangero : Famiglia Macellaro, io - Benevagienna : Angela Ellena, 5 - Bergamo : N. N., 2 - id.: Maria Piatti, 2,50Bologna: D. Cesare Sarti, io - Bra : N. N., io - id.: Antonia Ferrero, 5 - Breccia Comasca : M. Mariani, 5 - Breno : Giacomina Scolari in Angeloni, 3 - Brescia : Livia Corbolani, 2,50 - Brusasco : Tre persone, 9,15 - Busto Arsizio: Paolina Tosi, 5 - id.: Luisa Gadda, 5 - Butera Rocchina Zacco, io.
C) = Cà de' Stefani : Antonia Sinelli, 2 - Calascibetta: Elisa Corvaia in Tita, io - Calciavacca : Luigi Gallardo, 2 - Calosso d'Asti: Placido Calosso, 5 - Caltanisetta : Francesco Vendemmia, 4 - Caltavuturo : Pierina Cirrito, 4,50 - id. : N. N., 2 - Caluso : Giuseppina Bertero, riconoscente a Maria Ausiliatrice per segnalata guarigione , ottenuta prodigiosamente, 3 - Campomolino : Antonio e Maria Santuz, Cooperatori Salesiani, 7 - Candiolo : Maria Givogre - Cannobio : Teresa Agnazzoni in Riva, 5 - Cantavenna Carolina Lupano, I,5o - Caprino Veronese: Elena Becherle, io - Carignano Torinese : Bernardo Abbà con viva riconoscenza - id.: Francesca Lanzetti - Carmagnola : Maria Castellazzo - Caronno Milanese : Maria Vago, io - Carrù N. N, 5 - Case Basse di Castel San Giovanni Giacomo Fugazza, io - Castagnole Piemonte N. N., io - Castelcerino di Verona : Mario Pasini, 5 - Castelguglielmo : N. N., 100 - Castellucchio Mantovano : N. N., 5 - Castelrosso di Chivasso N. C. - Catania : Anna Maria Musumeci in Giuffrida, 5 - id.: Licciardelli Squillace, 3 - id.: Nicola Nicoletti, io - Cattognano : Ida Groppi in Micheli, 5 - Cavallino : Teresa Genghini, 9 - Cerrina Monferrato: Massimilla Bollo in Braccio, 5 - Chambave : Enrichetta Presenval, 5 - id. Felice Maquignaz, io - Chatillon : Vittoria Alby, 2 - Chiari : Teresa Capra, 5 - Chiavari : Teresa Bianchi, 5 - Chivasso : R. G., 5 - Ciriè : B. G., 5 - Collegio di Menconico : Bernardo e Domenico Nespoli, padre e figlio, 2 - Condove di Susa B. L., io - Conzano Monferrato: Angela Cantamessa, 2 - Coreglia Ligure : Candida Ratto, 4 - Cornia di Moconesi : Clementina Dondero, 1,20 - Corsico Milanese : Angela Pozzi, 5 - Cremolino Margherita Giacobbe, 50 - Cuneo : N. N., 5o.
D) - Darlo : M. P. B., 5 - Dorno Pavese N. N. 1o.
E) - Esine : Paolo Fenini, 25.
F) - Faedis-Campeglio d' Udine : Maria Picco in Valsacchi, 2 - Fe letto : Marianna Vagina e altra persona, io - Festiona : Maddalena Rocchia, 5 - Filetto di Villafranca Lunigiana: N. N., 5 - id.: Dodicina Razzoli, 13 - id. : Maria Caroli, 8 - Finalmarina : Cristoforo Sasso Fiume freddo di Sicilia : Domenica Tomarchio in Biondo, 5 - Forlì : Coniugi Cavalieri, 5 per aver avuto incolume il loro bambino in una caduta. - Frabosa Soprana : N. N., 3 - Framura : Teresa Bodi, 5 - Frassineto Po : Famiglia Muzio, 3.
G) - Galliate Novarese : Maria Gambaro Ved. Demarchi, io - Galliera Veneta : Anna Moretti, 5 - Genova : M. G., I5 - id.: Maria Teresa - Grondona : Palmira Pratolongo, 2 - Grossotto Maria Della Rodolfa, 4.
I) - Incisa Belbo : Famiglia Balbiano, 5 - Intra (Lago Maggiore): Maria Garbolo, 5 -- Ipplis Cividale d'Udine: Luigia Francesconi, 5 - Isili Pipina Fadda Pes, 4 - id.: Francesca Fadda in Pes, 4 - id.: Donna Efisia Satta-Atzori, 2 - Isola d'Asti: F. C., 2 - Ivrea : Maddalena Fornetti, 5.
L) - Lecco : Tranquillo Colombo, 1o - Legnano : Rosa Sbarra, 2 - Lucento : Paola Oddone, i,5o - Lugagnano : Ester Negri, io - Lunigiana Famiglia Ghini, 5 - Lusernetta : Giuseppina Oddino, ex-maestra, 5.
M) - Maggia(Canton Ticino): N. N., 7 - Malgrate: Tranquillo Colombo, io - Malta (Isola): Giuseppe Borg Cardona, i2,6o - Marano di Valpolicella : L. L., io - Marene : D. Giuseppe Fiore - Martinez (California): Maria Rampoldi, 30 - Mathi : Famiglia C., io - Mazzamemi : Salvatore Peracchi, i - Mazzara S. Andrea : N. N. a mezzo del signor Vincenzo Livoti Scordino, 5 - Mazzarino : Giuseppina Celli, 7 - Melodia : Giacinta Zattini, 2,50 - Mezzenile : B. I., 5 - Milano : N. N., 5 - id.: Mario e Paolo Geronazzo, io - id.: A L. C., - Mineo: Antonietta Cocuzza in Bosio - id.: Antonio Muratori, 2 - Modena : Elia Kostner, 5 - id.: Enrica Manadosi, 30 - Modica : Sorelle Guerrieri-Sortino, 11,5o - id.: Giuseppina Di Martino, 5 - Mombello Torinese : N. N., 2 - Mondacce (Canton Ticino): Massimina Tognetti, 5 - id.: Regina Baleni, 3 - Mondoví Piazza : Margherita Gavotto, 5 - id. D. Gio. Battista Baracco, 20 - Monterubiaglio Daniele Tommasi, io - Monteu Roero: B. A., 4 - Morteros (Rep. Argentina): Giovanni Perino, io.
N) - Naiole : Guglielmo Vaira, 5 - Neive Emilia Prandi, 2 -Nicastro : Ferdinando Statti, 5 - Nirasca : Benedetta Massa, 2.
O) - Occimiano Monferrato : Marci -se Marcello Durazzo, 50 - Oleggio : Alberto Rossi, io - Orio Canavese : Defendente Ponzetti fu Tommaso, 2 - Orsara Bormida : Rosa Rizzo, 2 - Orvieto N. N., 5 - Ottiglio Monferrato : Maria Lavagno, io - Ova di Castelnuovo Scrivia : Enrico Tosonetti, io - Ovada : Francesco Salvi, 25 - Oviglio Monferrato : Caterina Bezzi.
P) - Pederobba : Maddalena Converso e famiglia, 5 - Perosa Argentina : Franco M., 3 - Piacenza : Elisa Celaschi, 5 - Pisa : Luigi Stecchi, 5 - Pont S. Martin : B. M. per grazie ed invocando protezione, 2 - Pralormo : Bartolomeo Genta, 3 - Prata di Pordenone : N. N., 8 - Premedello Antonio Fioravanti, 5.
Q) - Quiesca : Giovanna Cianetti, 2.
R) - Ravera : Cristina Brusco - Rigora : Luigia Ghirardi, 4 - Riva di Chieri : O. P., 2 - - Rivalta : Ubaldo Pecchio, io - Rivanazzano : Colombina Leidi, 20 - Rivarolo Ligure : Rosalia Radaelli - Roisan (Aosta): D. Giovanni Bonini Parroco, io - Roma: Narciso Pastori - id.: Giuseppina Silva in Borsari, 20.
S) - Salemi : Sigismondo Erasinina di Vito, 5 - Salerno : Giuseppina Vuolo, 5 - Saletta : Paolo Scagliotti, i - Saluggia : D. G., 2 - S. Bartolomeo di Vallecalda : Elvira Rigon Maestra - S. Frediano a Settimo : Editta Biasci Zelatrice, 5,60 - S. Martino di Colle Umberto : Angela Possamai, 5 - id.: S. Michele d'Asti : Caterina Givogre, 5 - S. Pellegrino : Ferdinando Lunardi e famiglia, io - S. Pier di Feletto : Fiorino Tonon per N. N., 5 - Sant'Agata di Cannobio : Caterina Alemanni, 3 - Santhià : Antonietta Ferrari, 5 - Santo Stefano al Mare : Lorenzo Ferrari, 2 - Sassello : Caterina Rossi, io - Scaldasole : Una povera donna 1,35 - id.: Giuseppe Butto, i - id. Francesco Bianchi, 2 - Sedrina : Pietro Todeschini, 2 - Sesto Calende : Suor Maria Giuseppina Radini Superiora delle Orsoline, 5 - Settimo Rottaro : Francesco Prevosto, 2,50 - id.: Letizia Vachino, 5 - Set= : Maria Dettori, insegnante, 2 - Someo (Svizzera): Domenica Morganti, 100 - Sonico : Giovanna Romelli, 5 a Maria Ausiliatrice perché dopo promessa fattale cominciò subito a tare qualche passo ed ora va anche a lavorareSpadarolo : Costanza Casadei in Zaghini - Spezia : Elvira Baudino, 6 - Stradella : Enrico Dal Bosco, 5 - Strona : Quinto Foglio, 6.
T) - Taranto : Egle Spina, 2 - Thiesi : Maria Capitta, io - Tigliole d'Asti: Sabina Gonella - Torino : Maria Berruto - id.: Maria M. - id. Lina Bertone - id. : Maria Carolina Scrivano - id. C. G. G. Cooperatrice Salesiana - id.: Caterina Borgogno - id.: Giuseppe Pielli - id.: Fernanda Ravetto, io - id.: Amalia Francioni, 2 - id.: Maria Rampoldi - id, : Teresa Bassi - id. Emma Bassino, 5 - id.: Ch. Mario Gauna, 3 id.: N. N., 2 id.: Ida Boccalatte, 5 - id.: Carolina Galletto - id.: Giuditta Zucchi - id.: Carolina Pezzana - id.: Eugenia Rostagno, 3 - id.: Maria Para, 8 - id.: M. A., 3 - id.: Daria Grisi, io - id.: G. S. C., io - id.: Vaciago, 3 - id. : Francesca Reta, 3 - id. : Vedova Lerda, io - Trinita di Mondoví : Biagia Viglietta, 5 - Troia Maria Albani, insegnante, 5.
V) - Valera : Luisa Devoto, io - Valledolmo Savina La Duca di Pasquale, 5 - Valtournanche Maria Eulalia Ottin, io - Varana : Maria Casolari, 2 - Varazze : Antonio Isetto - id.: Giuditta Craviotto, 3 - id.: Beniamina Baglietto, 5 - Venezia : Cecilia Milani, i - id.: D. Giuseppe Orlandini, 3 - id.: N. N. - Ventimiglia : Domenica Bergonzio in Muratore, io - Verona : Giovanna Mosconi in Pontedera, 5 - id. : N. N., io a mezzo del sig. Curato di S. Zeno Maggiore - Vestigné Renato Calzone, 3 - Viarigi : Giovanna Ponzone, 5 - Vicenza: Maria Galla, 5 - Vigliano d'Asti Francesca Della Rovere in Gay, 3 - Vignale Monferrato : Clelia Basano in Negri, io - id. Avventino Guisola, io - Villafranca di Verona: Carolina Bresavola, 2 - Villalvernia : Pietro Calvi, 2 - Villanovaforru: Maria Barbarossa, 2 - Villanova di Mondoví : Antonietta Baracco, 5 - Villa S. Secondo d'Asti: S. P. S., io - Villeneuve (Aosta): Maria Branche, io - Vinovo : Giulia Griffa, 5,75 - Vische Canavese : Paola Gillone, 2,50 - Visignano : Magherita Pagliotti - Vittorio : Ida Vaseellari,, 15 - Voghera : D. P. M., 2.
Z) - Zone : Giovanni Zatti, 2.
X) - Una Cooperatrice, 5 - Una figlia di Maria, 1o - M. S., 2 - N. N., 50 - Lucia Salvai, 5 - Maria Casazza Ved. Croce.
Santuario di Maria Ausiliatrice
TORINO-VALDOCCO
Ogni giorno, celebrazione di una messa santa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento scrivere all'indirizzo del Sac. Paolo Albera, Via Cottolengo, 32, Torino.
Ogni sabato, alle 7,15 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 giugno al 10 luglio
24 giugno. - Commemorazione solenne di Maria SS. Ausiliatrice. -Funzioni speciali alle 6,15, alle 7,30 e alle 10,40. - Alle 6,15 funzione per i presenti bisogni e secondo le intenzioni del S. Padre.
Alle ore 19,30 ora santa di adorazione allo stesso fine.
29 giugno. - SS. Arostoli Pietro e Paolo Festa di precetto.
2 luglio. - Primo venerdí del mese. - Ad onore del S. Cuore di Gesú, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.
TESORO SPIRITUALE
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze, 2 ottobre 1904):
dal 10 giugno al 10 luglio:
1) il 12 giugno, S. Cuore di Maria;
2) il 24 giugno, Natività di S. Giovanni Battista; 3) il 30 giugno, Commemorazione di S. Paolo; 4) il 2 luglio, Visitazione di Maria Vergine: 5) il 4 luglio, Festa del Preziosissimo Sangue.
Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime Sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sante Francisce Salesi, ora pro nobis.
Un nuovo Vescovo Salesiano.
Il salesiano Don Felice Guerra, segretario di S. E. Mons. Giovanni Cagliero, Arcivescovo titolare di Sebaste e Delegato Apostolico e Inviato straordinario della S. Sede presso le Repubbliche del Centro America, è stato nominato Vescovo titolare di Amata in Siria e Amministratore apostolico della Sede Arcivescovile di Santiago di Cuba.
Mons. Guerra è nativo di Volpedo, provincia di Alessandria, ed ha 47 anni. Fu allievo del Collegio S. Filippo di Lanzo Torinese e dell'Oratorio Salesiano di Torino. Giovanissimo chiese ed ottenne di essere inviato nelle Missioni Salesiane dell'America del sud, ove presto esplicò la sua grande attività nell'Uruguay. Fu dapprima direttore dell'Istituto salesiano di Las Piedras, poi direttore e parroco a Paisandú; e lasciò pure un ricordo incancellabile del suo zelo a Bahia Bianca, nell'Argentina.
Mons. Guerra è facondo oratore e scrittore valente. La cortesia dei modi e il tatto squisito nel disbrigo di delicate missioni affidategli dai nostri superiori richiamarono prima sopra di lui l'attenzione di Mons. Cagliero che lo volle suo segretario nella Delegazione affidatagli, ed ora quella della S. Sede.
Ai nostri Confratelli di America che vedono elevato della dignità episcopale un altro di loro e alla diocesi di Tortona alla quale il novello prelato appartiene per nascita, le nostre felicitazioni; al novello prelato cordialissimi auguri.
Commemorazioni di Don Bosco.
Da molte parti ci giungono relazioni di solenni onoranze rese alla memoria di Don Bosco in quest'anno Centenario della sua nascita. Volendo che il resoconto di tali omaggi rispecchi fedelmente e largamente il pensiero degli oratori. non ci è possibile ridurlo al breve spazio di cui ora potremmo disporre, e perciò lo rinviamo al prossimo numero.
Annotando.
Si fanno di giorno in giorno sempre più frequenti - in libri che vengono alla luce e in Riviste, periodici e giornali - preziosi articoli o semplici benevoli accenni a Don Bosco e all'Opera Salesiana in generale o a qualche sua particolare manifestazione.
Non potendo riportare per intero siffatti brani, né volendo d'altra parte che un cosí prezioso contributo per la storia della nostra Pia Società abbia ad andar disperso e a restare ignorato, noi cominceremo fin dal prossimo numero a far l'elenca di dette citazioni.
Vogliano aiutarci in questo tutti i benevoli lettori, inviando regolarmente alla Redazione del Bollettino Salesiano quei libri e giornali e riviste che possono interessarci.
Pei Salesiani militari.
Il veneratissimo nostro Superiore Generale Don Albera ha diramato a tutti i Salesiani richiamati sotto le armi - sono circa ottocento, nella sola Italia - la seguente lettera di raccomandazione.
Al carissimo Confratello N. N. salute nel Signore.
Un gravissimo dovere ti è imposto, essendo tu chiamato a prestare il servizio militare nelle attuali circostanze. Da buon figlio di D. Bosco, sii pronto ad ogni sacrifizio con animo ilare, ricordando il suo detto : «Niente ti turbi ».
Io e tutti gli altri confratelli ti accompagniamo con preghiere incessanti e con affettuoso pensiero, e di gran cuore ti raccomando alle paterne e amorose cure degli Ecc.mi Vescovi, delle altre autorità ecclesiastiche e di tutte quelle buone persone che potranno interessarsi di te, sui quali tutti invochiamo la protezione della Madre nostra. Maria SS. Ausiliatrice, sotto il cui manto materno ti lascio...
Seguono la data, il timbro, la firma; quindi alcune norme per i sacerdoti intorno alle facoltà loro concesse circa l'esercizio del S. Ministero e queste Massime di Don Bosco.
1. In fine della vita si raccoglie il frutto delle opere buone.
2. Se possedete la virtù e la grazia di Dio avete tutto; se la perdete, divenite i più infelici e sventurati del mondo.
3. Niente è più efficace del buon esempio.
4. Chi non vuol patire con Gesú Cristo in, terra, non potrà godere con Gesú Cristo in cielo.
5. Il prete non va solo al cielo, né va solo all'inferno.
6. Un sostegno grande per voi, un'arma potente contro le insidie del demonio, l'avrete nella divozione a Maria Santissima.
Ai carissimi confratelli il nostro saluto commosso e i più cari auguri !
NELLA PIA CASA DEI SORDOMUTI IN NAPOLI.
Il 25 aprile nella Pia Casa Arcivescovile dei sordomuti ebbe luogo una solenne e commovente cerimonia per l'inaugurazione dei restauri compiuti nell'Istituto.
Il salone a pianterreno era gremito d'invitati. È il miglior pubblico napoletano che in un tiepido pomeriggio d'aprile ha voluto addimostrare tutto il suo interessamento a quest'opera di alto sollievo ai poveri sordomuti del Mezzogiorno.
Alle ore 15 precise giungeva S. A. R. il Duca d'Aosta, accompagnato dall'aiutante colonnello Montasini e dal suo ufficiale di ordinanza. Erano a riceverlo il Prefetto comm. Menzinger col suo capo Gabinetto cav. Aperlo, il questore comm. Guida e il Direttore dell'Istituto Don Cesare Crippa.
All'apparire dell'Augusto Principe nel salone scoppia un lungo applauso. Anche i sordomuti e le sordomute venute dalla succursale di Casoria, che si trovano sul palco in fondo all'aula, applaudono vivamente.
Cessati gli applausi prende la parola il Direttore:
Altezza Reale, Eccellenze, Signori e Signore,
Questa Opera per la educazione dei Sordomuti in Napoli fu iniziata dai sac. D. Luigi Aiello, D. Giuseppe Pinto e D. Lorenzo Apicella e fu continuata e completata dai Canonici di questa Chiesa Metropolitana Don Raffaele Tizzano e Don Domenico Alfano. L'opera zelante di questi fu sempre sorretta dagli Eminentissimi Arcivescovi di Napoli, Cardinale Sisto Riario Sforza, Cardinale Guglielmo Sanfelice, Mons. Vincenzo Sarnelli e dall'attuale veneratissimo Arcivescovo Cardinale Giuseppe Prisco. E per questo speciale interessamento degli Eminentissimi Principi essa è chiamata meritamente Pia Casa Arcivescovile.
Il 24 marzo 1895 l'Opera privata, ad iniziativa dell'Eminentissimo Cardinale Sanfelice, con R. Decreto fu eretta in Ente Morale e perciò capace di ricevere e contrattare.
Il suo patrimonio consiste nei due fabbricati, uno in Casoria, donato dal rev.mo Can. Raffaele Tizzano, adibito come filiale per la Sezione femminile, e questo in Napoli, donato dal Rev. Can. Domenico Alfano, e adibito a Sede dell'Amministrazione e per la Sezione maschile.
La Pia Casa possiede la sola rendita annuale di L. 1190,60 che non bastano neppure per pagare le imposte per i due fabbricati. Essa deve la sua esistenza al concorso degli Eminentissimi Arcivescovi di questa città, del Municipio e della Provincia di Napoli, delle Province di Benevento, Caserta, Foggia, Salerno, Avellino, Aquila, dei Municipii di Casoria, Secondigliano, Torre Annunziata, nonché delle Congreghe di Carità di Opi e di Marcianise.
Dall'ottobre 1900 essa è stata affidata dalla fiducia dell'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo alla Pia Società dei Salesiani del Venerabile Don Bosco.
Da questi fu subito studiato un programma di miglioramenti. In primo luogo fu soppressa la questua che si faceva con i sordomuti nelle Chiese e per le case, la quale, se in altri tempi era stata necessaria e compatibile, adesso non aveva piú ragione di continuare a rischio di favorire lo sviluppo di una speciale casta di accattoni, contraria all'ordine sociale e allo spirito delle Leggi. Tale provvedimento non fu scevro di amarezze, ma il plauso incondizionato di ogni Autorità e dell'intera cittadinanza, dimostrarono abbastanza quanto esso fosse giusto, doveroso e onesto. Al mancato introito della questua furono sostituite le volontarie oblazioni dei privati promosse dal Foglietto Charitas che si pubblica mensilmente, nonché le lotterie, i concerti ed altri mezzi moderni.
Al personale antico è stato sostituito un personale giovane, diplomato tecnicamente e pedagogicamente preparato, pieno di entusiasmo per l'alta missione cui è dedicato.
L'ammissione degli alunni viene fatta secondo lo Statuto dell'Opera, il quale vuole la Pia Casa un istituto di educazione e istruzione per Sordomuti, e non già ricovero, non accettandosi piú alunni di ogni età, idioti e deficienti.
Attualmente trovarsi a godere i benefizi della Pia Casa 46 Sordo-muti e 64 Sordo-mute. In tutto 11o alunni.
Quanto al problema materiale, poiché le condizioni statistiche dell'attuale fabbricato non erano delle piú rassicuranti, si dovettero eseguire subito le necessarie assicurazioni. Si studiò allora da parte di disinteressato e valente ingegnere il progetto di un generale restauro di questo vecchio edifizio e il cristerio che guidò questi lavori di restauro fu di dar aria, luce e sole dovunque fosse possibile, tenute presenti le esigenze moderne e l'igiene educativo-scolastica.
Furono pertanto modificate ed ampliate le aule delle scuole, i dormitori, la guardaroba, i refettori e la cucina, l'infermeria con la relativa sala d'isolamento, la sala da bagno, i laboratori, la sala di pittura e quella di disegno, la Cappella, la porteria e la dispensa.
È stato provveduto al miglioramento scolastico e professionale. La mimica convenzionale è stata completamente bandita dalla Pia Casa. La voce naturale, la parola chiara e intelligibile, la lingua, nazionale sono la base dell'istruzione. L'alunno, dopo i primi due anni di articolazione, nei quali è reso capace di pronunziare tutti i fonemi e a coordinare in sillabe, in parole, in frasi, è considerato come il fanciullo udente.
L'educazione degli alunni è basata sulla Reli gione, freno potente ai loro istinti naturali. Essa pertanto si esplica mediante il sistema preventivo del venerabile D. Bosco, il quale consiste nel mettere l'alunno nell'assoluta impossibilità di mancare e ciò in grazia di una vigilanza oculata assidua e paterna da parte dei superiori e dei maestri, in qualunque ora e in qualunque luogo. Tale sistema che abolisce ogni castigo corporale e che è in vigore presso tutti i 340 Istituti Salesiani sparsi nel mondo intero, ha dato, anche in questo speciale ramo di educazione dei sordo-muti, lusinghieri ed ottimi risultati.
I laboratori della Pia Casa in questa sezione maschile: falegnameria, calzoleria, sartoria, sono stati arredati dei piú necessari attrezzi per eseguire i primi lavori. Con maggiore disponibilità di mezzi potranno essere considerevolmente migliorati ed essere cosí in condizioni di eseguire qualsiasi lavoro. Gli allievi vi sono divisi in varii corsi, ciascuno con programma distinto e con esami teorico-pratici alla fine di ogni corso: essi hanno la via tracciata e sicura per divenire un giorno bravi operai e guadagnarsi onestamente il pane.
A capo dei singoli laboratorii vi sono esperti maestri che emergono nella nostra Città per la loro valentia.
Dall'ottobre 1914 è stata pure inaugurata la scuola di pittura e decorazione applicata alle arti, diretta con vero amore, zelo e fine intendimento artistico.
A complemento della educazione morale viene in aiuto quella fisica, la quale è coltivata con frequenti ricreazioni all'aperto durante il giorno, con passeggiate ordinarie in città e straordinarie in campagna e con lezioni di ginnastica.
Altezza Reale, Eccellenze, Signore e Signori, se in questo momento solenne l'affetto per un'opera si bella e umanitaria non mi fa velo agli occhi, posso affermare con intima persuasione che l'avvenire della Pia Casa è dei piú promettenti. Due motivi mi dànno ragione a ben sperare: la grande fiducia e stima da cui è circondata l'Opera da ogni Autorità, da ogni parte, non solo di Napoli, ma dell'intero mezzogiorno d'Italia e fin dalle lontane Americhe, donde ci giungono sordomuti e sordomute per compiere la loro educazione ed istruzione.
L'altro motivo è il fermo convincimento che con l'aiuto dei buoni, degli Enti, dei Poteri Ufficiali, si potrà presto dar mano a completare i lavori di restauro del secondo piano rimasti in sospeso per mancanza di mezzi. Detti lavori, poi che saranno compiuti, metteranno la Pia Casa in condizione di potere aumentare di altri 5o alunni, sempre però che terrà i mezzi di mantenerli.
Con la ferma volontà di superare ogni difficoltà. a costo di qualunque sacrifizio, la Pia Casa, con l'aiuto di Dio, si avvierà verso una meta piú radiosa e ascendente, con l'augurio e la speranza che possa presto diventare un Istituto modella provvidenziale pel mezzogiorno d'Italia, a vanto e decoro di questa Città.
Le parole del Direttore Don Crippa sono coronate da vivissimi applausi.
Indi i sordomuti e le sordomute hanno fra viva, commozione con molta speditezza espressa la loro, riconoscenza a S. A. ed alle altre autorità.
Si è quindi proceduto alla visita dei vasti locali in cui tutti ammirarono la pulizia e l'igiene che regnano dovunque.
In seguito ebbe luogo un saggio ginnastico cui. han preso parte tutti i ricoverati della Sezione maschile, i quali han dato prova sicura dell'esemplare disciplina che regna nell'Istituto e che si esplica nei diversi rami d'insegnamento.
A stata in fine scoperta una lapide a ricordo della bella cerimonia ed alle ore 16,30 S. A. R. il Duca d'Aosta, prendendo commiato dall'Istituto, poneva la sua firma, seguita da quelle delle autorità presenti, ad una ricca pergamena.
Prima di lasciare la Pia Casa l'Augusto Principe si compiacque vivamente per tutto il rapido ed efficace rinnovamento apportato all'istituto, sul funzionamento del quale ebbe vivissime e sentite parole di lode.
Tutto il restauro ha importato una spesa di circa lire 3o mila, superando di molto la disponibilità del bilancio dell'opera.
I lavori sono stati compiuti sotto la sapiente e diligente direzione dell' ingegnere Domenico Primicerio, direttore tecnico dell'ente autonomo delle case popolari, coadiuvato efficacemente dall'appaltatore Mercadante.
ROMA. - Date memorande ed udienza del S. Padre. - Anche quest'anno nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Via Marghera 65, ebbero luogo gli esercizi in preparazione alla S. Pasqua per Signorine, Maestre e Studenti all'Università e al Magistero. Il dotto e zelante predicatore interessò le buone Signorine non solo per l'importanza degli argomenti trattati, ma altresí per la sua parola, spontanea e chiara, e ricca dell'unzione divina della fede.
Prova consolante del buon frutto degli esercizi fu la Comunione generale del giovedí santo, a cui presero parte ben piú di 15o di esse che compirono il grande atto con vera edificazione. Dopo la S. Messa le numerose intervenute furono accolte nel salone teatrino per una buona colazione preparata e servita cordialmente dalle Suore. La funzione terminava con la predica di chiusa in cui furono lasciati due bellissimi ricordi che, stampati su una geniale e artistica cartolina ricordo del centenario dell'istituzione della festa di Maria Ausiliatrice e della nascita del Ven. Don Bosco, furono distribuiti a tutte le convenute. Essi dicevano:
1) L'umiltà costituisce la base e il fondamento della vita cristiana; la purità ne è il coronamento e il profumo. Maria Ausiliatrice fu grande, perché umile e pura.
2) Benedetto il lavoro santificato dalla fede, avvivato dalla preghiera, impreziosito dalla sua carità; tale fu il lavoro di D. Bosco.
E neppur quest'anno le buone Signorine non vollero rinunziare al tradizionale pellegrinaggio alle Catacombe, che venne fissato per il 21 aprile e al quale si fece precedere un'interessante conferenza « Gli eroi delle catacombe» illustrata con splendide proiezioni, preparando così l'animo di tutte a visitare con spirito di fede quegli oscuri sotterranei, che furono scuola di fede e di fortezza ai martiri di Gesú Cristo. In numero di oltre 130 si ritrovarono alle catacombe di Commodilla, dove assistettero alla S. Messa e ripeterono la Comunione generale, infervorate dalla parola eloquente dello stesso predicatore degli esercizi. Visitarono quindi le catacombe, ove l'illustre archeologo Professor Schneider fece precedere con parola chiara ed elegante i cenni storici di quei sotterranei. Dopo la colazione all'aperto, a frotte si avviarono alle Tre Fontane, e al ritorno sotto un pergolato fiorito di glicine, tra il verde de' prati e il profumo de' fiori, venne servito il pranzo, rallegrato dal lieto conversare e dalla serenità di una gioia purissima. Il pellegrinaggio continuò fino alle catacombe di S. Callisto, che visitarono processionalmente, alternando alla spiegazione dei simboli de' più grandi misteri della nostra Santa Religione, il canto delle Litanie Lauretane e di laudi alla Vergine, nel cui nome s'era cominciata e si chiudeva la pia visita.
Voglia la Vergine Ausiliatrice avvalorare i santi propositi e benedire questa la nobile schiera!
- Il 4 maggio ebbe luogo nello stesso istituto la chiusura del Corso di Religione che da tre anni si è iniziato, grazie all'appoggio e al consiglio del Rev.mo Mons. Francesco Faberi, e agli incoraggiamenti di S. S. Pio X, di santa memoria.
Le numerose signorine intervenute rivolsero un gentile indirizzo al Rev.mo Mons. Faberi, che nella sua bontà volle rendere piú solenne l'ultima lezione, assistendo alla conferenza riassuntiva dei temi svolti nel corso dell'anno dal nostro caro confratello Don Arturo Gianferrari, e distribuire di sua mano i premi da lui generosamente provvisti, e in fine confortare le presenti con efficaci consigli.
- Le stesse signorine maestre e studenti, il 6 maggio, in numero di 130, avevano il conforto di essere presentate al S. Padre dal loro stesso insegnante. Sua Santità diede a ciascuna a baciare il Sacro Anello, e prima d'impartir loro l'apostolica benedizione, proferì queste care parole:
Mi compiaccio vivamente di vedere tutte queste figliuole che si son messe sotto la protezione di Maria SS. onorata col titolo di Ausiliatrice o Auxilium Christiarorum. Pare a me che questa invocazione raccolga in sé e compendi tutte le altre.
Non a caso la Chiesa la pone in fine delle Litanie, perché, dopo d'aver invocata Maria con tanti altri appellativi, vuole con questo ripeterli e compendiarli tutti. Dopo averla proclamata salute degli infermi, invocata a sollievo delle miserie dell'anima col titolo confortante di rifugio dei peccatori, salutata consolatrice degli afflitti riempiendo di dolcezza il nostro cuore, dopo averla invocata nei bisogni temporali, nelle afflizioni del corpo e dello spirito, la Chiesa, quasi a compendiare tutte queste dolci prerogative, la invoca « Auxilium Christianorum.. » Pare dunque a me che questo titolo apra ancor piú il nostro cuore alla confidenza e racchiuda in sé la forza e l'espressione di tutti gli altri.
Fortunate voi che la invocate così: ognuna sia certa di godere in modo speciale delle cure amorose di Maria !
Intanto a caparra di questa predilezione materna sono lieto d'invocare su voi, sulle vostre famiglie, sui vostri studi, su qualunque opera a cui dovete attendere, su ciò che piú desiderate, le benedizioni di Dio, che per intercessione della potente Ausiliatrice scenderanno certamente abbondanti ».
BUENOS AIRES. - Centocinquantamila lire annue a benefizio dei figli degli Italiani. - Togliamo dalla Patria degli Italiani di Buenos Aires: Dal Segretariato Centrale per l'Argentina della
« Italica Gens » Via Moreno 1669 - la benefica ed umanitaria Federazione per l'assistenza degli emigrati transoceanici, la cui direzione generale si accentra nel Segretariato Centrale di Torino sotto
la presidenza degli ill.mi Sigg. Comm. Nobile Carlo Bassi e Comm. Prof. Ernesto Schiaparelli, Segretario Generale della medesima - riceviamo copia della relazione del lavoro compiuto dall'aprile al dicembre 1914, dalla quale stralciamo i dati piú interessanti.
Il Segretariato, diretto dal Sacerdote Salesiano Michele Tonelli, che vi presta opera intelligente ed alacre, è aperto tutti i giorni non festivi dalle 9 ant. alle 12 m. e dalle 2 alle 6 pom. La « Sezione Collocamento » è attesa solamente dalle 2 alle 4 pom., essendo le altre ore occupate per il disbrigo delle altre incombenze del Segretariato.
Tutti i connazionali senza distinzione di principii politici e religiosi sono gratuitamente ammessi al beneficio dell' « Italica Gens », la quale ha per base di fare il bene per il bene. Al presentarvisi per qualsiasi pratica o richiesta, ogni emigrante deve declinare le proprie generalità con i relativi documenti comprovanti; a seconda poi del genere del collocamento il postulante deve prestare certificati attestanti il lavoro fatto negli ultimi tempi e la sua idoneità.
Gli immigranti attesi per collocamento dall'aprile al dicembre 1914 furono 4009, di cui in aprile 372, maggio 403, giugno 424, luglio 630, agosto 456, settembre 464., ottobre 515, novembre 434, dicembre 311.
Data la crisi che imperversa e la conseguente generale deficienza di richieste di lavoro, unita all'incompetenza purtroppo frequente dei postulanti per i lavori richiesti, per molti non si poté provvedere.
Di 1646, che furono raccomandati, si ebbe un notevole buon esito, che però riesce impossibile precisare con esattezza.
Per la « Sezione Pratiche » la maggior parte del lavoro la forniscono gli uffici corrispondenti di Italia, e sopratutto l'Ufficio Centrale di Torino.
In nove mesi dell'anno 1914 si sbrigarono 272 pratiche cosí ripartite: Operazioni commerciali 34; operazioni bancarie 23; successioni ed indennizzi 19; rimpatrii e passaggi 22; richieste di documenti 15; ricerche di persone 82; ingresso gratuito in asili, collegi, ospedali, 23; varie (sussidii, documenti, corrispondenza ecc.) 54.
Ogni pratica debitamente registrata è passata all'archivio con tutto il suo incartamento enumerato. Le operazioni bancarie importarono un movimento di L. 27595. Per mercedi e depositi di emigranti tornati in Italia, si riuscí felicemente a ricuperare lire 10925; allo stesso scopo sono attualmente in corso altre pratiche per un complesso di lire 11,796 con esito probabilmente favorevole.
Delle 82 ricerche di persone, malgrado la lontananza e la scarsità dei dati somministrati, ne furono effettuate 31 favorevolmente.
Le lettere spedite in detto periodo di tempo furono ben 2802: di quasi tutte si conserva copia.
Questa è, a rilievo sommario, l'opera compiuta dal Segretariato della benemerita « Italica Gens », opera davvero vantaggiosa per tanti nostri connazionali che non possono non benedire all'attività premurosa dell'Ufficio, opera tanto piú meritoria perché i mezzi di cui dispone il Segretariato sono scarsissimi.
E certamente l'elogio che di quest'opera ne ha fatto il Console Generale, Comm. De Gaetani, dopo averne esaminato il resoconto documentato, riconoscendo l'attività dell'azione multiforme spiegata e la sua non poca utilità per i risultati ottenuti, tornerà lusinghiero alla onorevole direzione del Segretariato.
Diamo ora, a continuazione, il risultato di una inchiesta fatta dall' « Italica Gens » che addimostra quanto attualmente, malgrado l'annata tristissima, la filantropica opera di D. Bosco colla stessa « Italica Gens » strettamente vincolata, faccia in beneficio dei nostri connazionali bisognosi.
I dati che seguono si riferiscono unicamente ai collegi della capitale ed agli italiani che non pagano la quota, già pur modesta:
Collegi Salesiani: ragazzi italiani poveri - Pio IX: interni: gratis 40; semigratis 15. Leone XIII: interni: gratis 5o; semigratis 25; esterni gratis 199, semigratis 9o. Don Bosco : esterni: gratis 24; semigratis 31. San Giovanni Evangelista : esterni gratis 58; semigratis 23. Santa Caterina : esterni, gratis 25, semigratis 26. San Francesco di Sales: esterni: gratis 41; semigratis 49.
Collegi di Maria Ausiliatrice: ragazze italiane povere: - In Barracas: interne gratis, 3; esterne gratis 25. In Almagro : interne: gratis 17, semigratis, 5; esterne: gratis 17, semigratis 15. In via Brasil: esterne: gratis 40, semigratis 2o. Nella Boca: esterne: gratis 41, semigratis 50. In Maldonado: esterne, gratis 45, semigratis 35. In Avellaneda: esterne, gratis 72.
Calcolando la pensione per gl'interni a 25 pesos mensili ed a 4 pesos per gli esterni, si ha la somma considerevole di oltre 150.000 lire italiane che ogni anno l'Opera di D. Bosco, nella sola Buenos Ayres, dà alla nostra Colonia. Cifre per vero assai eloquenti!
- Ecco, in proposito, altri documenti
Buenos Ayres, io aprile 1915.
IL MINISTRO D'ITALIA.
Rev.mo Signore,
Mi congratulo pel lavoro compiuto, tanto importante e così utile. Auguri.
Il Ministro d'Italia
COBIANCHI.
Rev.mo D. Michele Tonelli Direttore del Segretariato dell'Italica Gens Moreno, 1669.
REGIO CONSOLATO GENERALE D'ITALIA
N. 887
Buenos Ayres, 1 Marzo 1915.
Rev. Padre,
Con ritardo, stante le molteplici mie occupazioni, che spesso hanno carattere di urgenza, ho esaminato il resoconto del lavoro fatto dalla Sezione di Buenos Ayres dell' « Italica Gens » posta sotto la direzione della S. V. Rev.ma. Ho rilevato dai documenti che V. S. mi ha comunicato che l'azione dell' « Italica Gens » nella sua multiforme varietà è stata attiva e di non poca utilità per i risultati ottenuti. Il campo di lavoro a favore, della classe lavoratrice italiana in questa città, è per così dire, sconfinato ed all' « Italica Gens » non mancherà mai materia di lavoro. Sapendo d'altra parte con quanto zelo e con quanto intelligenza V. S. diriga l'ufficio che Le fu affidato dalla Direzione Generale di Torino, non dubito che, avendo sempre presente gli alti fini cui mira l' « Italica Gens » l'azione sua in Buenos Ayres sarà sempre più feconda di utili risultati.
La S. V. potrà sempre per il miglior assolvimento del suo compito contare sull'appoggio del R. Consolato, per quanto specialmente riguarda le pratiche di ordine amministrativo che la S. V. potrà, se crede, anche rimettermi, intensificando l'azione sua in tutto quanto riguarda sistemazione di orfani e di donne e di operai bisognosi di lavoro. In questa due categorie di affari chiamo tutta la sua attenzione.
Coi più distinti saluti,
Rev.mo
A. DE GAETANI.
Rev. D. Michele Tonelli Direttore del!' « Italica Gens » Buenos Ayres.
REGIA LEGAZIONE D'ITALIA
Ispettoria dell'Emigrazione per l'Argentina.
N 362 - Pos. 35.
Buenos Ayres, 10 aprile 1915.
Rev. mo sig. Direttore,
La ringrazio per il cortese invio del comunicato della « Patria » che tratta del lavoro fornito da cotesto Segretariato. Lo aveva già letto e nel leggerlo mi s'era confermato il proposito, pur troppo sempre rimandato per impegni sopravvenuti, di venirle a fare una visita. Ma questa avverrà subito, appena cioè mi sarà possibile.
Ma se, nel frattempo, valendomi della buona amicizia avuta coi suoi Reverendi Colleghi degli Stati Uniti e particolarmente del Collegio di Hawthorne, potessi sperare che Lei, piú di me potendo, potesse precedermi, non nella cortesia, ma nel materiale incontro, sarei tanto lieta di vederla qui in Legazione e di conversare con Lei di cose che ad entrambi stanno certamente nella stessa misura a cuore.
Alla Legazione potrebbe sempre trovarmi dalle 2 in poi, il martedí fino alle 4,30, poiché verso quell'ora mi reco in Patronato.
Ad ogni modo a rivederla presto e di nuovo grazie per il cortese pensiero e felicitazioni vivissime per la bella opera umanitaria compiuta da questa sezione dell'Opera Salesiana, a nessuna seconda nel fare disinteressatamente con carità cristiana e non minore sentimento patriottico il bene.
Con distintissima considerazione
Il R. Ispettore
VINCI.
Rev.mo D. Michele Tonelli
Segr. dell'Italica Gens
Moreno 1669.
In Italia.
MOGLIANO VENETO. - La benedizione della nuova Chiesa. - La nuova chiesa del Collegio Astori, una vera opera d'arte ispirata ai piú puri modelli dello stile romanico, eretta su disegno dell'egregio ingegnere Lorenzo PriuliBon e dedicata a Maria Ausiliatrice (la cui immagine domina in un grande mosaico l'altar maggiore), venne solennemente inaugurata la domenica 19 maggio u. s.
Il sacro rito fu compiuto dal rev.mo nostro Rettor Maggiore Don Albera, il quale celebrò pure la messa solenne, con l'assistenza di Monsignor Giacinto Longhin, Vescovo di Treviso, che al vangelo prese la parola. Sua Ecc.za rivolse dapprima un saluto pieno di affetto e di venerazione all'opera di Don Bosco, di cui rievocò con forti accenti la ricorrenza centenaria e la missione provvidenziale. Di poi ammirando l'ispirazione veramente cristiana delle linee architettoniche della nuova chiesa si congratulò con l'architetto e con i Salesiani che la vollero erigere quest'anno in omaggio a Maria SS. Ausiliatrice. Quindi inneggiò a Maria e, accennata la gravità delle condizioni in cui versò e versa la società nei due momenti storici che cento anni separano, dalla protezione della Vergine trasse lieti auspici di speranza per la religione e per la patria. La parola dell'ecc.mo Mons. Vescovo vibrante di fede e di calore fu religiosamente ascoltata dall'uditorio numeroso che gremiva la chiesa.
La Schola Cantorum dell'Istituto diede un'esecuzione eccellente, per robustezza e sicurezza d'interpretazione, di una poderosa e melodiosa Messa a quattro voci dispari del Goller.
Convenne alla lieta festa inaugurale una eletta di amici, tra cui il Sindaco, il Notaio Candiani di Venezia, gli arcipreti di Mestre, Preganziol, Gardigiano, il cappellano di Mogliano in rappresentanza dell'Arciprete, l'ing. PriuliBon, il dott. Fuga, il dott. Coiazzi di Murano, il sig. Franchin costruttore della nuova chiesa, il prof. Piccoli pittore, il mosaicista Castaman di Murano, il sig. Aletti fabbricante dell'organo, ecc. ecc.
Dopo i vespri in puro gregoriano, Sua Ecc.za impartì la benedizione col SS.mo. Sacramento. Quindi si svolgeva nell'antica chiesetta un imponente e riuscitissimo trattenimento musicoletterario in onore di Maria SS. Ausiliatrice, al quale pose termine la soave parola di Don Albera e l'ardente saluto del Vescovo. Questi, dopo aver fatto rilevare l'efficacia del metodo educativo di D. Bosco ispirato al piú profondo senso religioso, si augurava di poter vedere quanto prima i Salesìani a Treviso a svolgere anche colà l'opera loro di elevazione e redenzione morale dei figli del popolo.
NAPOLI. - Una nuova Parrocchia al Rione Vomero. - Un esimio Cooperatore ci scrive:
« L'ampliamento della città e il numero crescente di nuove abitazioni e nuovi abitatori al Vomero non poteva non chiamare sopra di essi la vigile attenzione del solerte Pastore che regge questa nostra Archidiocesi. Ed egli con sollecitudine paterna, come ha provvisto in questi ultimi tempi di nuove parrocchie il Rione Vasto, la ridente spiaggia di Mergellina, le antiche paludi e la collina che conduce a Capodimonte, creando quattro nuove parrocchie e trasferendone una quinta, non seppe rimanere inoperoso di fronte ai nuovi bisogni della deliziosa collina del Vomero: ed eccolo creare la novella Parrocchia dedicata al Cuore SS.mo di Gesú nella Chiesa dei Salesiani
» Un figlio del Venerabile D. Bosco ne è già a capo. Pensando a quello che i suoi confratelli han compiuto altrove, e recentemente a Roma facendo mutar fisonomia al Testaccio, c'è tutto a sperare che anche al Vomero la pietà di quella gente sarà coltivata, la fede accresciuta e frutti salutari il Signore farà raccogliere dalla novella parrocchia ».
L'inaugurazione di questa ebbe luogo la domenica 18 aprile, preceduta da una settimana di predicazione straordinaria, in forma di missione popolare.
FIRENZE. - Il Santuario della S. Famiglia. - È rimasto nella sua gigantesca mole, simile ad un'opera che il terremoto o la ferocia dei nemici abbia furiosamente lesionata. Ed è rimasto cosí quando la copertura della navata centrale colla prima delle sue grandi volte ultimata, ci aveva lusingato di poterlo condurre a termine in un tempo relativamente breve; quando la sistemazione della facciata nelle sue grandi linee ci aveva fatto intravvedere un primo saggio dell'incomparabile bellezza dell'insieme.... A rimasto incompleto dopo dodici anni di continui sacrifizi, quando per l'ap punto terminavano le lunghe pratiche iniziate per dare a quel popoloso quartiere una nuova Cura spirituale sotto il titolo della S. Famiglia e questa mediante il decreto di S. Ecc. Mons. Arcivescovo ed il Regio Placet del 21 febbraio u. s. veniva definitivamente eretta in parrocchia.
E si sono dovuti licenziare gli operai che ne avevano poste le fondamenta... e in quali tristi momenti!
Scrive quel Direttore:
« Chiuso il recinto, abbiam provato un momento di dolorosissimo sconforto, attendendo con trepidazione che l'ingiuria del tempo finisca di rovinare molta parte costruita che va deperendo, perché non si può in alcun modo mettervi riparo. Ci sentiamo ogni giorno ripetere: - Ma chi vogliono che pensi alla costruzione di una chiesa in questi momenti cosí difficili? Vi sono ben altre cose alle quali necessita provvedere: maggiori spese, famiglie da soccorrere, miserie da sollevare, aiuti a comitati di beneficenza che ogni giorno piú si moltiplicano e ci perseguitano. - Ne conveniamo. I tempi sono difficili assai e noi per i primi lo proviamo; noi che dobbiamo sostenere tante spese per continuare le opere nostre a benefizio di tanta povera gioventú ma riflettiamo bene: non vi sono altre superfluità nella vita, alle quali si possa rinunziare? Non è forse vero che anche nell'ora presente rigurgitano di persone i teatri, i cinematografi ed i pubblici divertimenti? Non sarebbe dar pane a tante famiglie il coadiuvare l'erezione della nostra Chiesa? Si è pensato mai a quante persone si toglierebbero alla disoccupazione? Gli artisti vi possono essere impiegati, come i semplici operai. Scalpellini, muratori, fabbri, falegnami, scultori, ornatisti, pittori, cementisti, ecc. ecc. e poiché l'opera è grandiosa, maggiore sarebbe il numero di coloro che ne potrebbero trarre vantaggio. E sarebbe ben compensato il sacrifizio di quei pochi centesimi che si raccogliessero pur di zelare, coll'onore di Dio, il bene proprio ed il sollievo materiale di tanti disoccupati.
Ancora un pensiero! L'opera che si va compiendo rimarrà: rimarrà a benefizio spirituale e materiale del rione pel quale si va edificando, a vantaggio delle singole famiglie benefattrici, a benefizio di Firenze stessa che da una nuova fonte di educazione religiosa risentirà un bene sociale non indifferente, tanto maggiore perché la gioventú ne formerà il principale oggetto.
Noi continueremo adunque ad accettare con riconoscenza qualunque offerta a questo fine ed intanto facciamo voti che sorga nell'animo di tutti i buoni la volontà efficace di coadiuvare la costruzione di detta Chiesa, si che si possa riudire nel cantiere deserto il lieto ritmo degli scalpelli e il rumore dell'operosità molteplice, che ascenda gradito al Cielo siccome il confuso, imponente mormorio di una pubblica preghiera! »
- Con animo profondamente riconoscente porgiamo vivissimi ringraziamenti alla Nobil Donna Contessa Francesca Guicciardini Corsi, alla sua nobile famiglia, all'intero Comitato « Ars et Charitas », a tutte le gentili persone che concorsero allo splendido risultato del Concerto Vocale ed Istru mentale del 15 aprile u. s. nel Palazzo Guicciardini di via Ghibellina a benefizio del Santuario in costruzione.
CAGLIARI. - Cresima e Prima Comunione nell'Istituto Salesiano Ven. Gio. Bosco. - Una bella e commovente funzione si svolse il 13 maggio nell'Istituto Giov. Bosco ; il conferimento della Cresima ad un buon numero di quegli alunni e la Prima Comunione ad un'altra schiera appartenente allo stesso Collegio- Convitto.
Scrive un giornale dell'isola:
S. Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Rossi, ricevuto alla porta del collegio dai superiori e da tutti gli alunni interni ed esterni, non che da un buon numero di parenti, si portò alla Cappella dove, fatte le preghiere della preparazione, die' principio alla Messa. Durante la celebrazione del S. Sacrifizio si alternarono diverse preghiere e canto di mottetti, di ottima fattura ed eseguiti con assai garbo da una parte degli alunni. Un tenero sermoncino di S. Ecc. compì la divota preparazione. Ciò che rendeva ancor più commovente la funzione si fu la compagnia di parecchi genitori, i quali insieme coi figliuoli parteciparono alla sacra Mensa.
Compiuta la doppia cerimonia il direttore del Collegio Don Ottonello distribuì ai fortunati una magnifica immagine a ricordo del giorno., memorando.
Prendiamo occasione della relazione di questa festa per additare alla città, e all'isola tutta, la benefica opera che i buoni Figli di Don Bosco svolgono con intelligenza e con amore per la cristiana istruzione ed educazione della nostra gioventù studiosa. Il numero consolante dei giovani che sono raccolti nel Convitto e di quelli che ne frequentano le scuole è indice della fiducia che ha saputo ispirare anche tra noi la conosciuta fama di valenti educatori di cui godono in tutta Italia i Salesiani. Per il bene della nostra gioventù, per l'avvenire della patria noi ci auguriamo che l'opera loro sia sempre meglio compresa, apprezzata e secondata dai padri di famiglia di Cagliari e della Sardegna.
All'Estero.
VILLA COLÓN-MONTEVIDEO (Uraguay). - Un monumento a Mons. Lasagna. - La sera della domenica 25 aprile venne inaugurato, innanzi al Collegio Pio di Villa Colón, fondato dal compianto Vescovo Salesiano Mons. Lasagna, un bel monumento a questo generoso figlio di Don Bosco che diffuse in quelle terre immensi tesori di bontà e di zelo con orme incancellabili e frutti copiosi e duraturi. Assisté alla cerimonia un popolo immenso. Il discorso fu detto dal Dott. Luigi Pietro Lenguas. Il celebre poeta nazionale, Dott. Zorilla, prese anch'egli la parola, e ricordando lo zelo del giovane sacerdote che - nel nome di Don Bosco - iniziava e condusse felicemente a termine tante grandi imprese, commosse l'uditorio fino alle lagrime. Egli terminò dicendo che nel Santuario Nazionale, dedicato a Maria Ausiliatrice, innanzi al quale si eleva il monumento, si vedono molte statue ma che... nessuna di esse rassomiglia a quella che gli sorse innanzi. Questa però, la statua di Mons. Lasagna... col tempo si metterà a camminare e camminerà tanto finché entrerà nel Santuario e si schiererà fra i santi che vi hanno culto e venerazione...
Presiedeva la cerimonia S. E. Rev.ma Mons. Riccardo Isasa, accompagnato da Mons. Luquese, Vicario Generale.
Attendiamo una fotografia del Monumento, per poterlo presentare ai nostri Cooperatori.
Non è un sol libro, ma una doppia serie di libri buoni quella che noi raccomandiamo caldamente ai nostri lettori.
La prima è la pubblicazione mensile delle Letture Cattoliche di Torino, fondate dal Ven. Don Bosco nel 1853, amorevolmente proseguite dai suoi figli e da essi diligentemente redatte tuttora. La parte amministrativa fu ceduta alla Libreria internazionale della « Buona Stampa », ma la redazione dei singoli fascicoli, torniamo a ripeterlo, è direttamente compiuta dai Salesiani o sotto la loro immediata sorveglianza.
I buoni Cooperatori dunque e le zelanti Cooperatrici, che desiderano di rendere un bell'omaggio a Don Bosco nel 1° Centenario della sua nascita, dovrebbero abbonarsi o cercare un nuovo abbonato alle Letture Cattoliche, fin dal secondo semestre di quest'anno 1915. Basta che indirizzino una cartolina-vaglia da L. 1,25 alla Libreria suddetta, con l'indicazione per abbonamento semestrale alle Letture Cattoliche.
Raccomandiamo intanto ai lettori l'ultimo fascicolo di detta pubblicazione (maggio-giugno 1915) : - Sac. A. M. ANZINI : Il Pontefice dell'Ausiliatrice (1742-1823): per il I° Centenario delle Feste di Maria Ausiliatrice: - splendido fascicolo di 192 pag. - Cent. 40.
E una cara biografia del Sommo Pontefice Pio VII, dove in otto capitoli, molto opportunamente suddivisi da vari sottotitoli, è felicemente riassunta la narrazione delle dolorose vicende di un tanto Pontefice.
Lo stile attraente e la materia stessa, ben disposta e presentata, lo fanno leggere tutto d'un fiato.
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L'altra serie di libri buoni che vivamente raccomandiamo ai nostri Cooperatori - ora sopratutto che son chiuse le pubbliche scuole medie e secondarie - è la collana delle Letture Amene ed Educative, edite anch'esse dalla Libreria della S. A. I. D. Buona Stampa di Torino.
Il loro scopo è quello di mettere in mano alla gioventú delle nostre scuole secondarie, ginnasiali, tecniche, complementari, normali e commerciali, una serie di racconti e piccoli romanzi, ameni ed educativi, che servano a distorglierli da inopportuni racconti, empi o libertini. In questi tempi, in cui la voglia del leggere è divenuta generale, non è possibile pretendere che la gioventù, avidissima per natura di novità, debba ad essa restare estranea. Ma allora che libri si potranno porre nelle sue mani?
Padri e Madri, ed Educatori cristiani, abbonateli alle Letture Amene di Torino, che i Salesiani continuano a curare in omaggio al vivo desiderio del Ven. D. Bosco, pel quale vennero anch'esse istituite. Inviate alla stessa Libreria Editrice una Cartolina-vaglia di L. 2.25 e avrete nel 20 semestre di quest'anno tre buoni racconti per i vostri giovani.
Chi spedirà direttamente alla Libreria della S.A.I. D. Buona Stampa, Corso Regina Margherita 176, Torino cartolina-vaglia di L. 3,25 avrà l'abbonamento cumulativo alle Letture Cattoliche e alle Letture Amene da luglio a dicembre 1915, con diritto ai doni offerti agli associati.
Per i nostri cari defunti, Cooperatori e non Cooperatori, e specialmente per le giovani esistenze che incontrano la morte sui campi di battaglia, noi chiediamo a tutti il cristiano suffragio di un Pater, Ave e Requiem ogni giorno e una S. Comunione settimanale.
La Divina Bontà, che loro certo arrise nel supremo cimento, abbrevi l'espiazione del loro Purgatorio e li introduca nella Pace celeste.
Per mancanza di spazio rimandiamo il Necrologio ad altro numero.
Astorri Ing. Francesco - Roma.
Baldissone Verginia - Valle. Balduzzi Paolina - Alghero.
Balocco Giuseppina Veda Bertello - Mollere. Barbara Tabasso - Roma.
Barberis Maria n. Franco - S. Damiano d'Asti. Bazzaghi D. Giosuè - Varese. Bassi Domitilla - S. Bassano. Bettoni Fiorina fu Stefano - Azzone. Bonacina Francesco - Seregno. Bonavia Maddalena Veda Canola - Genola. Bonazzi Benedetto - Benevento. Botta Teresa - Cuneo.
Bruseghini Rodolfo - Torre Santa Maria. Calabrese Nob. Dama Arcangela - Scicli. Caglieri Lagomarsini Adele - Lavagna. Cagliero Antonio - Castelnuovo d'Asti. Carlotti Adeodato - Rimini. Carpenè Can. D. Andrea - Vittorio. Castagna Francesco in Pizzano - Varazze. Castellano D. Sebastiano - Cuneo Cattaneo Elisabetta - Capo di Ponte. Comba Stefano - Villafranca Piemontese. Concettina Cannavò - Barcellona (Messina). Cordara Maria - Biella. Ciofalo Can. Francesco - Palermo. Danzi Francesca - Milano. Dazzi Carlo - Castelnuovo nei Monti. De Paoli Attilio - Milano. De Rosa D. Giuseppe, Curato - Pozzuoli.
Del Basso Rosa Ved.a Suddici - Cividale (Friuli). Di Lorenzo Niccolaci - Siracusa. Di Lüttichan Baron.a Teresa - Fano. Dose D. Giovanni - Marano Lagunare. Ercolini Maria - Pescia.
Farzioli D. Domenico - Frosolone. Ferrari D. Giov. Batt. - Buscate. Fontanari Nicolò - Pergine. Iretti Luigi - Bagnatica.
Gallesio Innocenza Ved.a Mela - Torino. Gaudio Carolina m. Vardelli - Casorzo. Garneri Anna - Busca. Gerbino March. Anna Ved.a Torino. Gerleri Caterina n. Merlo - Bricherasio. Grimaldi Comm. Dott. Clemente - Modica. Grosso Teresa - Torino. Irma Losanna - Torino. Leone Leone - Forano. Liotta Sebastiano - Catania. Ludovici D. Lodovico - Pioraco Margaria Celestina - Torino. Marianna Leone - Carini. Mecca Rosa - Torino. Menegon Giovanni - Campese. Micheletti Luigi - Canizzano. Milani Andrea - Vicenza. Mittone Antonia - Cuneo.
Mocchia Cav. Enrico di Coggiola - S Benigno di Cuneo. Mocchia Giuseppina dì Coggiola - S. Benigno di Cuneo. Morino Sac. Giov. Batt. - Saluzzo. Mori Agnese - Bagolino.
Montaldo Teresa - Lucca. Nano Clotilde - Chàtillon.
Negri Angelo - Cereseto (Compiano). Pianto Mara Veda Bassi - Villa di Tirano. Poggi Maria - Villa d'Aiano. Pomati D. Francesco - Sestri Ponente. Previ Ved.a Agostina - Ceva (Mollere). Pujatti Giuseppe di Giov. Batt. - Puja. Ramise Giov. Batt. - Costa. Razeto D. Cristino - Oriolo. Ricci Luigi - Bolano.
Rinaldi Domenica n. Borilnico - Lu. Ruscone march. Pietro - Bologna. Sarra Can. D. Giuseppe - Capizzi. Scaravelli Vincenzo sarto - Torino. Serra Serafina - Cagliari.
Solazar Barbara De Conturbea - Milano. Stagnoli Giovanni - Bagolino. Suor Mar. Roseline Massiè - Pinerolo. Tavola Giuseppina - Milano. Tedeschi Giacomo - S. Andrea al Jonio. Tinti Teresa - Manerbio. Troncati Bibiana - Corteno. Turletti Giuseppina - Savigliano. Vacca Antonietta - Racconigi. Vacca Teresa - Racconigi. Vigliocco Michele fu Mattia - Barone. Vitali Clelia -- Parma. Volontè Giuseppe - Vernano inferiore.