BS 1910s|1919|Bollettino Salesiano Aprile 1919

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLIII - N. 4   APRILE 1919

SOMMARIO

Per la scuola cristiana e l'elevazione della classi lavoratrici.

L'omaggio internazionale dei Cooperatori alla S. Famiglia

- Elenco delle indulgenze e dei privilegi.

Lettere di famiglia: Dal Sud-Africa: "Don Bosco ci benedice !"

Nel IX anniversario di Don Rua.

+ Sac. Prof. Clemente Bretto.

Tra gli orfani di guerra: Una visita all'Istitùto Maria Ausiliatrice di Sassi (Torino).

Nel Cinquantenario dell'erezione canonica dell'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice.

Come a Poirino fu inaugurata una statua di Maria Ausiliatrice.

La riconoscenza di dieci esiliati.

Agli amici di Domenico Savio.

Lettere dei Missionari: Dall'Equatore: Per la Fede e per la Civiltà - Cina: Il Battesimo di "Basilio Topa".

Comitati "Dame Patronesse".

Il Culto di Maria Ausiliatrice: Nel Santuario: - Pel 24 corrente - Grazie e Graziati.

Note e Corrispondenze: Nella Festa di S. Francesco di Sales - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Tra gli emigrati - Notizie varie.

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

Per la scuola cristiana e l'elevazione delle classi lavoratrici.

Il S. Padre Benedetto XV, il mese scorso nel ricevere i rappresentanti delle Giunte Diocesane adunate a Congresso, additava i problemi religioso-sociali che oggi debbono interessare i buoni cattolici, e quindi, secondo Don Bosco, i Cooperatori Salesiani. Diceva il Papa

« A Noi sembrano rivestire particolare importanza i problemi relativi alla scuola, e quelli che riguardano la elevazione delle classi lavoratrici.

» Il fanciullo ci rappresenta l'avvenire della società; la società futura, come quella che sarà formata dai fanciulli dell'oggi, avrà solo quel tanto di bontà che sarà rappresentato dalla educazione che avranno avuto i fanciulli dell'oggi. Importa perciò sommamente informare a sentimenti religiosi e a principii di vera onestà il cuore dei fanciulli e dei giovani dell'epoca nostra. Laonde è necessaria la generosità dei ricchi, la pazienza dei maestri, la sollecitudine di tutti, nel procurare che alla gioventù non manchi una educazione religiosamente completa, e però promettitrice di un migliore avvenire per la società.

» E le classi lavoratrici che formano una parte così importante della società, non meritano esse la particolare attenzione di chi mira a promuovere il bene? La meritano per se stesse e la meritano per le insidie che sono tese ad esse da falsi amici. L'operaio non può ignorare che la Chiesa l'ha sempre guardato con occhio di particolare predilezione. Ai di nostri, un Pontefice di gloriosa memoria prese in mano la causa degli operai e ne propugnò le giuste rivendicazioni. Ma andrebbe errato chi credesse che con la morte di Leone XIII sia venuta meno la protezione della Chiesa per le classi lavoratrici: l'immediato Nostro Predecessore ne affermò la continuazione in documenti solenni e Noi cogliamo volentieri l'occasione... per dichiarare che l'Enciclica "Rerum novarum" mantiene oggi tutto il suo pristino vigore, perché anche oggi esprime la materna benevolenza e la provvida sollecitudine della Chiesa per la classe operaia. Ci rivolgiamo dunque ai cultori dell'azione cattolica, che hanno accolto il nostro invito di essere nostri coopcratori, e con interesse vivissimo li esortiamo a volgere speciale attenzione e cure speciali alle classi lavoratrici. Non è questa l'ora di scendere a maggiori dettagli, nè di toccare sia delle unioni professionali, sia dei sindacati cristiani: vi basti, o dilettissimi, il sapere che al Papa stanno a cuore gli organizzatori e gli organizzati »

Omaggio internazionale dei Cooperatorì alla Sacra Famiglia.

Nel mese prossimo uniremo al « Bollettino » apposita Scheda per iniziare l' Omaggio Internazionale dei Cooperatori Salesiani alla S. Famiglia.

Le prime due pagine della Scheda, che ricorderanno nel duplice aspetto l'Omaggio compiuto, potranno essere conservate dai Cooperatori tra le memorie di famiglia.

Le altre due formeranno la Scheda propriamente detta.

In questa ognuno registrerà i singoli nomi dei membri della propria famiglia, e la rinvierà quindi all'indirizzo del Rev.mo Sig. Don Albera - Via Cottolengo, 32, Torino insieme con quell'Offerta, con cui intende contribuire all'erezione del nuovo Santuario.

Le schede, rilegate in volumi, si conserveranno nell'Archivio del nuovo Santuario, a perpetua memoria dei pii e benemeriti Confondatori.

NB. - A quanti ne fossero sprovvisti e ce ne faranno domanda, siamo pronti ad inviare un'immagine della S. Famiglia per compiere la Consacrazione.

ELENCO DELLE INDULGENZE E DEI PRIVILEGI concessi da Papa Leone XIII con Breve Apostolico del 2o giugno 1892 alla Pia Associazione della Sacra Famiglia.

Indulgenze Plenarie.

Tutti e singoli i fedeli dell'uno e dell'altro sessa ascritti alla Pia Associazione della Sacra Famiglia, i quali, confessati e comunicati, visiteranno devotamente la Chiesa Parrocchiale o un pubblico Oratorio, e quivi pregheranno alquanto secondo la intenzione del Papa, possono acquistare l'Indulgenza Plenaria negli infrascritti giorni:

I. Nel giorno dell'ascrizione all'Associazione emessa la formola della consacrazione approvata dal Papa.

II. Nel giorno dell'Adunanza generale annuale degli ascritti, per rinnovare l'atto di consacrazione, III. Nei giorni delle feste della Natività, Circoncisione, Epifania, Risurrezione, Ascensione dì

Nostro Signore Gesù Cristo ; - nelle feste della Immacolata Concezione, Natività, Annunciazione, Purificazione, Assunzione della Beata Vergine Maria ; - nelle feste di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria, ai 19 Marzo; del Patrocinio dello stesso santo, alla Domenica terza dopo Pasqua; - nonchè dello Sposalizio della Beata Vergine Maria ai 23 di gennaio.

IV. Nella festa titolare dell'Associazione.

V. In un giorno per ogni mese, ad arbitrio degli ascritti, purchè nelle famiglie, durante il mese, si siano recitate insieme le preghiere prescritte davanti all'immagine della Sacra Famiglia.

VI. Ai moribondi, che, non potendo confessarsi e comunicarsi, si saranno sinceramente pentiti delle proprie colpe, ed avranno invocato a voce o, se incapaci, col desiderio, il Santo Nome di Gesù.

Indulgenze Parziali.

I. Tutti e singoli i fedeli dell'uno e dell'altro sesso ascritti all'Associazione della Sacra Famiglia, i quali, almeno di cuore contriti divotamente visiteranno la Chiesa Parrocchiale, in cui è fissata la sede dell'Associazione, o un altro tempio od oratorio, e pregheranno il Signore per la conservazione del, nome cristiano, possono acquistare l'indulgenza parziale di sette anni e di altrettante quarantene: 1° nel giorno della Visitazione: 2° della Presentazione: 3° del Patrocinio della Beata Vergine Maria: 4° in ogni giorno in cui gli ascritti, insieme riuniti nella propria casa, reciteranno le preci prescritte avanti l'immagine della Sacra Famiglia con cuore contrito: 5° nei giorni nei quali gli ascritti interverranno alle adunanze che occorresse di fare.

II. I medesimi ascritti acquisteranno l'indulgenza di trecento giorni ogniqualvolta di cuor contrito reciteranno la preghiera proposta da Papa Leone XIII davanti la immagine della Sacra Famiglia.

Gli ascritti poi, che impediti da infermità o da altra causa, non potranno recitare detta preghiera, potranno acquistare la stessa indulgenza, se reciteranno divotamente 5 Pater, Ave e Gloria.

III. Gli Ascritti all'Associazione acquisteranno l'indulgenza di duecento giorni una volta al giorno, se diranno la seguente giaculatoria: - « Gesù, Maria e Giuseppe, illuminateci, soccorreteci, salvateci, Così sia».

IV. Acquisteranno cento giorni d'indulgenza gli associati, i quali procureranno che le famiglie cristiane si ascrivano a questa pia ed universale Associazione.

V. Acquisteranno sessanta giorni d'indulgenza gli ascritti, tutte le volte che essi: 1° nella Chiesa Parrocchiale, dove ha sede l'Associazione, assisteranno divotamente alla Santa Messa e ad altri uffici divini: 2° o reciteranno Cinque Pater e cinque Ave per gli ascritti defunti; 3° o toglieranno i dissidii nelle famiglie, o procureranno di toglierli; 4° o si sforzeranno di ridurre sulla via della salute le famiglie che se ne allontanarono; 5° o si adopreranno ad istruire cristianamente i fanciulli e le fanciulle; 6° o faranno qualsiasi altra pia opera, che ridondi a vantaggio dell'Associazione.

Tali indulgenze, siano plenarie, siano parziali, si possono applicare alle anime del Purgatorio.

NB. - Diremo a suo tempo, di quali speciali favori godranno i Confondatori del nuovo Santuario.

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Ancora una parola di spiegazione intorno al modo di stabilire la Pia Unione nelle famiglie e nelle parrocchie.

Sono due le maniere di fondare la Pia Associazione l'una privata, l'altra pubblica e solenne: ambedue semplicissime e facilissime. Quando una famiglia, un istituto, un educatorio, una comunità religiosa vuol consacrarsi alla Sacra Famiglia, deve procurarsi un'immagine della Sacra Famiglia, apporvi sotto il proprio nome e la data e collocarla nel luogo della casa dove i componenti la famiglia possono convenevolmente unirsi la sera per la preghiera comune. Nel giorno in cui si espone il quadro od immagine della Sacra Famiglia, si recita la formola della Consacrazione prescritta da Papa Leone XIII.

Quando l'Associazione sia divenuta pubblica, la famiglia già associata in privato deve far segnare e benedire dal Parroco il proprio quadro od immagine, e deve far scrivere il suo nome nel Registro parrocchiale.

Quando un Parroco vuole stabilire nella Parrocchia la Pia Associazione delle Famiglie, le disporrà prima con alcune istruzioni, e fisserà il dì della Solenne Consacrazione. In uno dei giorni precedenti la funzione, il Parroco benedirà pubblicamente le immagini o i quadri della Sacra Famiglia e, prima o dopo lo stabilimento dell'opera, si apporranno alle immagini le firme del Parroco e delle famiglie, e se ne inscriveranno i nomi in apposito Registro che resterà presso il Parroco stesso.

Le famiglie che intendono associarsi converranno, all'ora e al giovo indicati, nella Chiesa parrocchiale, dove il Parroco, dopo un discorso d'occasione, pronunzierà dal pulpito, od a piè dell'altare, la formola della Consacrazione generale. Dopo la consacrazione si darà la benedizione solenne, e si terminerà la sacra funzione col canto di qualche lode spirituale.

Noi, proponendo alle famiglie dei Cooperatori questa Consacrazione, dove i Parroci non promuovano essi stessi la Consacrazione in forma solenne, non possiamo far a meno che raccomandare la Consacrazione in forma privata.

Nel IX Anniversario di Don Rua.

Nove anni e ci sembra ieri! Nove anni dal suo tramonto luminoso, e la cara immagine ci sta sempre viva dinnanzi, l'eco della sua voce è sempre chiara e potente, e gli esempi suoi suscitano, in quanti lo conobbero, sempre più viva ammirazione. Il nome di Don Rua vivrà immortale, come il nome di Don Bosco, perchè Don Rua non solo fu il 1° Successore, ma il fedele continuatore del Venerabile Maestro.

Iddio non fa le cose a mezzo. Nell'affidare all'Apostolo della gioventù dei tempi moderni una missione che esigeva un tempo più lungo della vita di un uomo, gli pose accanto Michele Rua, perchè questi, studiandolo affettuosamente e devotamente nelle opere, nelle parole e nelle idee, s'imbevesse appieno del suo spirito e divenisse capace di condurre a termine e perfezionare ciò che a Don Bosco fu negato di compiere. Infatti, per ventidue anni ancora - tanti quanti il venerato don Rua ne sopravvisse a Don Bosco - parve a noi che in Lui continuasse a vivere il primo Padre.

Omai la fronte del Ven. D. Bosco splende di quella aureola di spirituale paternità, onde vanno gloriosi i più insigni Fondatori. È tutto un po polo di figli e di ammiratori, di ogni parte del mondo e di ogni condizione sociale, che lo chiamano Padre; ed è una paternità santa, se si sta esaminando la vita di un suo alunno, Domenico Savio, e di un suo prete, Don Andrea Beltrami, e della prima Superiora generale delle Suore da lui fondate, Suor Maria Mazzarello, per avviarli agli onori degli altari.

Ma sopra tutti i figli di Don Bosco, non temiamo d'esagerare, sublime - com'aquila vola - sta Don Rua.

Don Rua non va posto nella schiera dei semplici seguaci di Don Bosco, siano anche i più fervorosi; Egli li precede tutti qual perfetto modello ed esemplare, e quindi Lui pure debbono studiare quanti vogliono conoscere Don Bosco, perchè solo Don Rua compi su Don Bosco uno studio che nessun altro potrà compiere.

Per quarant'anni vivere con Don Bosco ed ascoltarlo e studiarlo di continuo con la coscienza di vivere con un santo, di ascoltare un santo, di studiare un santo, fu la vocazione di Don Rua e l'acceso crogiuolo, in cui lo studio e l'amore lo spogliarono di ciò che aveva di proprio e In conformarono all'esemplare cui aveva consacrato il cuore, la mente, la vita. A questo studio intrapreso nell'adolescenza, quando - com'egii confessò - « gli faceva più impressione l'osservare Don Bosco, anche nelle cose più minute, che leggere e meditare qualsiasi libro divoto », a questo lungo studio, fatto direttamente sul modello, Don Rua deve la sua morale grandezza.

Nè la morte del Maestro ne lo distolse: tanto viva glie ne restò nell'anima la figura, che il pensiero, come prima lo sguardo, continuò ad aver fisso in lui. « Se faremo tesoro dei suoi consigli e fedelmente ne seguiremo le virtuose pedate, Lo rivedremo in Cielo »: questo il programma che lanciò a tutti il giorno che Don Bosco morì, e per ventidue anni Egli non fece altro che modellarsi su Don Bosco e ricopiarlo.

E la sua vita dirà com'egli sia riuscito - a prezzo di eroica perseveranza - a ricopiar da D. Bosco l'inviolato proposito di consacrare ogni istante a gloria di Dio e a salute delle anime, l'accesa carità per il prossimo e la più ascosa severità con se, l'attività prodigiosa e il serafico raccoglimento in Dio, l'ardore perennemente giovanile per ogni santa iniziativa e l'indefessa predilezione per la gioventù, e la stessa spirituale paternità, sempre vigile, sempre affettuosa, sempre affascinante.

Qual meraviglia che il 6 aprile 1910 tutti abbiam pianto come il 31 gennaio 1888? Tutti, in quel giorno, sentimmo che era morto un altro Don Bosco.

Nel Santuario di Maria Ausiliatrice la Messa per il IX Anniversario di Don Rua avrà luogo giovedì 10 corrente, alle ore 10.

Lettere di famiglia

DAL SUD-AFRICA

"Don Bosco ci benedice!" (Lettera del Sac. Dott. E. M. Tozzi).

UNA PREGHIERA. - La posta, tornando normale, ci ha recato questa lettera del Direttore dell'Istituto Salesiano di Cape Town, Dott. Don Enea M. Tozzi, con interessanti notizie che cominciano a compensarci del lungo silenzio degli ultimi anni. Nell'affrettarci a pubblicarla, ne prendiamo occasione per rivolgere la più viva preghiera ai singoli Direttori e Ispettori delle Case Salesiane all'Estero, di voler imitare il bravo Direttore di Cape Town, con inviarci quelle notizie che sanno tornare d'interesse e insieme di edificazione ai Cooperatori. Il nostro invito è diretto non tanto ai Missionari, i quali - quantunque di rado, e troppo di rado! - tuttavia ci scrivono ancora qualche volta, ma specialmente a coloro, che svolgendo un'azione varia ed intensa a prò della gioventù in mezzo a nobili Nazioni, possono dare ad altri - con la semplice esposizione di ciò che fanno - non solo edificazione e diletto, via anche indirizzo e stimolo efficaci a lavorare più praticamente e fruttuosamente nel campo giovanile.

Per lo zelo che tutti ci anima a sacrificarci per l'educazione cristiana delle nuove generazioni e l'amore che ci stringe alla bandiera di Don Bosco, vogliamo sperare che molti risponderanno a questo invito, o meglio a questa viva preghiera.

Cape Town, 19-1-919.

Amatissimo Signor Don Albera,

Immagino quale sia la sua contentezza nel riabbracciare i figli reduci dai campi di battaglia dopo anni di angosciosa aspettativa e dopo il lutto di tanti bravi e virtuosi confratelli.

Qua, al Capo, durante la guerra la posta ci giungeva solo una volta al mese, ma sempre con un numero di annunzi di morti di Salesiani, che mi trattenevano dal prendere la penna e supplicarla di qualche rinforzo al nostro stremato personale. Anche noi, per la guerra, abbiamo perduto quattro confratelli; ed Ella sa quanto lavoro abbiamo in questa città, con le Scuole d'Arte e Mestieri e la nostra opera d'assistenza agli Emigrati. Siamo, quasi ultime vedette nell'emisfero australe, all'estremo dell'Africa, a stendere una mano amica a chi sbarca al Capo di Buona Speranza, e agli orfanelli che cercano vitto ed educazione fra le mura benedette della casa di Don Bosco. Amato Padre, nell'inviare rinforzi di personale alle case lontane, non dimentichi i suoi figli del Capo!

Il giorno 11 novembre, ad invito dal Vice Console Italiano davasi un banchetto nel City Club per celebrare l'Armistizio. Erano presenti l'Am miraglio in capo Fitzherbert, il Generale Martin, comandante le forze inglesi, l'Amministratore del Capo, Giudici, Avvocati, i Capi dei diversi dipartimenti Militari e Civili, l'Arcivescovo Anglicano, i Consoli delle diverse Nazioni, e mentre si brindava alla salute del Re d'Italia e del Re d'Inghilterra, l'Ammiraglio ricevette dall'Europa l'annuncio ufficiale dell'Armistizio tra gli Alleati e gli Imperi Centrali. Dalla sala partì subito la scintilla che scosse di gioia tutta l'Africa del Sud, e lo sparo a salve dei cannoni portò al colmo la gioia del popolo. Levandoci da tavola fui richiesto a dire la preghiera di ringraziamento, e pel cibo e per la vittoria; e pregai, commosso, con cuore di sacerdote e di italiano.

Ma le feste dell'Armistizio furono seguite, in brevi giorni, dal lutto più profondo che l'influenza, con epidemia polmonare, versava sulla nostra gaia città del Capo, cambiandola quasi in un cimitero. Nel giro di tre settimane la morte mietè oltre dieci mila vittime; non vi fu casa che non lamentò qualche perdita.

Per le vie regnava un cupo silenzio rotto dai carri pesanti che raccoglievan le casse dei morti. In certi rioni i cadaveri degli indigeni venivano ammonticchiati sui carri, senza cassa; tetro spettacolo che rammentava la peste di Milano, quale è descritta nelle pagine immortali di Alessandro Manzoni. Il prete era costretto talora a passare sopra più cadaveri per portar le consolazioni di nostra Santa Religione ai morenti nella stessa camera. I nostri sacerdoti salesiani prestarono tutti l'opera loro; ed era confortante il sentire i trionfi della grazia e le morti veramente crìstiane e piene di rassegnazione. Parve a noi che una misericordia speciale disponesse le anime a morir bene. In certi casi si vide manifesta la mano del Signore nel condurci al letto di certi morenti, proprio in tempo opportuno e in modo inaspettato. Sicchè, fra tanto dolore e fra tanto cordoglio, avemmo da ringraziare il buon Dio per l'abbondante messe spirituale, e più ancora per parte nostra, perchè quando il cupo velo della morte si sollevò da questi paraggi nessuna vittima si contò fra noi. Avevamo raccomandato la nostra Comunità al nostro Ven. Padre Don Bosco; per tre sere pregammo tutti di cuore Gesù Sacramentato che ci desse la sua benedizione; e tutti, giovani e confratelli, uscimmo incolumi dall'imperversare della terribile epidemia.

Era quindi ben giusto che ne rendessimo grazie al Signore, e ciò si fece l'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione, quando tre dei nostri allievi fecero l'abiura del Protestantesimo e ricevettero la Santa Comunione. La messa solenne fu offerta in ringraziamento a Dio per la vittoria ottenuta e per le benedizioni accordate all'Istituto durante l'epidemia. La Cappella era piena d'Italiani della Colonia, che vennero stimolati con opportuno discorso a mostrare l'arnor patrio e una pratica gratitudine per i favori ricevuti, con una vita interamente ed intimamente cristiana.

Il 2o dicembre, ventiduesimo anniversario dell'arrivo dei Salesiani a Capo Town, si compì l'annua distribuzione dei premi. Presiedette l'onorevole Sir Frederich De-Waal, Amministratore di tutta la Colonia del Capo. Eran presenti l'Ecc.mo Mons. Vescovo Giovanni Roonev, il Conte Wilmdt, il Vice Console Italiano sig. Astrop, e molti nostri benefattori. Alla chiusura della cerimonia l'onorevole Sir Frederich prese la parola.

«Sono lieto - disse - di essere presente a questo atto. Quando fui pregato di recarmi all'Istituto, dopo l'Armistizio, ero di buon umore (approvazione generale) e prontamente acconsentii. Acconsentii di buona voglia, perchè sentivo che avevamo riportato una grande vittoria, e perchè l'Italia, culla dei Salesiani, ha fatto assai per ristorare la pace e la libertà nel mondo intero.

» La pace ha pure i suoi eroi, non meno della guerra; e Don Bosco, se non fu chiamato a essere soldato, fece e compi opera di valoroso soldato sotto l'umile veste di sacerdote. Egli con la forza della fede percorse il campo apparsogli nella visione e realizzò l'opera di un Apostolo con i suoi quattrocento Istituti ».

Dopo aver esaminato i rapporti della Chiesa e dello Stato verso l'Istituto nostro e dato consigli pratici ai nostri giovani, l'Onorevole aggiunse:

«Questo è un Istituto che io prediligo assai. e che desidero aiutare quanto mi è possibile. Don Tozzi mi ha additato un tratto di terreno che è necessario per completare l'Opera Salesiana in Capo Town; quel terreno era usato pei morti, ed egli vuole adibirlo al bene dei vivi. Ebbene, io voglio aiutarlo quanto mi è possibile ad ottenerglielo e, se ciò è nella mia giurisdizione, glielo darò (applauso generale) ».

Monsignor Vescovo, con brevi ma cordiali parole, ringraziò l'onorevole Sir Frederich DeWaal per la sua bontà verso di noi.

Un benefattore, stringendomi la mano prima di lasciarci, mi disse:

« L'Opera Salesiana entusiasma anche i Protestanti e li fa predicare le glorie del Cattolicismo ».

Amato Padre, è Don Bosco che assiste visibilmente quest'opera sua e ci benedice. Benedica ella pure a questi suoi figli, che non mancano di pregar ogni giorno per Lei. Tra essi è lieto di protestarsi, con speciale affetto, il

Suo devotissimo Sac. ENEA M. Tozzi.

Sac. Prof. CLEMENTE BRETTO

Un altro lutto, e questo ancor più doloroso dei precedenti, venne a rattristare la famiglia salesiana. Il 25 febbraio, alle ore 14, 20, l'angelo della morte troncava il filo della vita all'Economo Generale della nostra Pia Società, cui fiera polmonite in pochi giorni aveva ridotto agli estremi.

Il caro Don Bretto era nato a Montanaro, provincia di Torino, il 18 giugno 1855, da onesta e laboriosa famiglia, in cui apprese quei principii di moralità e pietà che dovevano informare tutta la sua vita. D'indole posata e riflessiva, di non comune intelligenza e di tenace memoria, diè in ancor tenera età le più liete speranze di riuscire un ottimo sacerdote, e, com'ebbe compiuto i primi studi in patria, fu affidato a quel Miracolo di carità che è l'Opera del Beato Cottolengo in Torino, dove il giovanetto Clemente fu ascritto alla Famiglia dei Tommasini, cioè degli aspiranti al Sacerdozio, ed ebbe a condiscepolo il Can. Ferrero che fu il IV° Successore del Beato.

Terminato il ginnasio, passò al Seminario Vescovile d'Ivrea, crescendo in pietà, scienza e virtù; ma sentendosi chiamato alla sequela di Don Bosco, tornò a Torino per presentarsi al Venerabile e abbandonarsi con generosità nelle sue mani.

Ed ecco come lo stesso nostro Superiore Don Albera delineava, in pochi tratti, il bene compiuto nella Pia Società Salesiana dal compianto Don Bretto.

«Il primo campo del suo lavoro fu il Collegio Municipale di Alassio, dove ebbe, per direttore e modello colui che i Salesiani considerarono sempre quale Maestro di color che sanno, cioè il compianto D. Francesco Cerruti, i cui saggi consigli e incoraggiamenti contribuirono moltissimo a fare di Don Bretto un valente professore e un esperto educatore della gioventù. Quivi egli si preparò parimenti a conseguire quei titoli all'insegnamento che gli erano necessarii, dedicandosi alla matematica per cui aveva una speciale attitudine; ed ordinato sacerdote, ebbe agio di spiegare il suo ardente zelo per la salvezza delle anime, il suo tatto finissimo nel compiere l'ufficio di consigliere scolastico, la sua prudente attività per cui riuscì a coadiuvare molto efficacemente il suo direttore nel buon governo del collegio. Per queste sue rare doti non è da stupire che fosse molto amato e stimato dal Venerabile

Don Bosco, e che questi avesse in lui riposto tutta la fiducia. Infatti poco dopo glie ne diede una non dubbia testimonianza inviandolo alla casa madre delle Figlie di Maria Ausiliatrice in qualità di Direttore spirituale.

» Erano pochi anni che Don Bosco aveva iniziato la Congregazione delle Suore di Maria Ausiliatrice, e già questo secondo ramo delle Opere Salesiane aveva preso un meraviglioso sviluppo, non solo in Europa ma ancora nelle lontane Americhe. Era necessario che queste figlie di Don Bosco, destinate ad aprire in ogni parte Oratorii Festivi, scuole e laboratori per le fanciulle, fossero preparate convenientemente alla loro sublime missione, sicchè avessero a portar seco oltre l'oceano e a diffondere in ogni paese il vero e genuino spirito del Fondatore e il suo sistema di educazione. Avevano, in una parola, bisogno di un direttore imbevuto egli stesso dei principii di Don Bosco e capace d'infonderli nella loro mente e nel loro cuore. Tale parve a Don Bosco il nostro Don Bretto, nonostante la sua giovane età. Il felice risultato ottenuto ispirò al compianto Don Rua di nominarlo più tardi, cioè nel 1899, Direttore Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Il bene che egli fece durante il suo lungo apostolato tra le Suore è noto solo a Dio; posso tuttavia affermare che fu immenso, e compiuto con zelo instancabile, con somma delicatezza e con pieno sacrificio di sè stesso. Ne fanno prova il largo rimpianto che ebbe da tutte le Suore e le molte e ferventi preghiere che esse fecero in suo suffragio.

» Ma il volle Signore che anche fra i Salesiani, in più vasta sfera d'azione, si esplicassero le doti di cui era adorno il caro estinto. Dispose perciò che egli fosse nominato Ispettore, prima della Transpadana e poi della Veneta, e che finalmente fosse chiamato nel 1911 a far parte del Capitolo Superiore in qualità di Economo Generale ».

La perseverante bontà con la quale Don Bretto compì gli uffici di Superiore, la diligenza scrupolosa che pose nell'attendere ai doveri dell'Economato, affinchè da tutti e in tutto si praticasse quella povertà che è un sacro dovere per chi vive a conto della Divina Provvidenza, l'umiltà, lo zelo e l'esemplarità che in ogni tempo distinsero il suo carattere sacerdotale, ci affidano che abbia già ricevuto dal Signore il premio promesso. Tuttavia per dovere di carità e di profonda riconoscenza, noi continuiamo a pregare per l'anima sua e la raccomandiamo a tutti i Cooperatori.

TRA GLI ORFANI DI GUERRA

II) Una visita all'Istituto di Maria Ausiliatrice a Sassi (Torino)

L'istituto di Sassi è molto più vasto di quello di Grugliasco (1); i suoi ospiti sono infatti presentemente circa centocinquanta. La carità delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sorretta largamente dall'aiuto della Croce Rossa Americana, ha quivi raccolti i maschietti inferiori ai sei anni e le ragazzine dai tre ai dodici. Ci sono delle famiglie che ebbero la fortuna di potervi ricoverare più piccini, e si hanno di conseguenza dei fratellini e delle sorelline che la guerra ha colpiti, ma non disgiunti. Anche qui mi fu guida gentile la direttrice dell'istituto. Come a Grugliasco, girando per la casa ed osservandone l'arredamento, s'indovina che ogni cosa fu ispirata e guidata dalla carità, si sente che fu con tenerezza materna che si preparò l'asilo che doveva accogliere i bimbi che la guerra ha così fortemente colpito.

La casa che ospita i piccoli orfani è una bella palazzina a due piani, alla quale, con grave sacrifizi, è stato annesso un altro fabbricato, perchè molti potessero essere i beneficati dalla carità di Don Bosco.

Al pian terreno si trovano la direzione, le sale di lavoro, di studio, di ricreazione, il refettorio, la cucina; al primo e al secondo piano i dormitori, le stanze per i bagni e quelle per la pulizia dei ricoverati. Qui pure i dormitori vasti, belli, arieggiati, sono tutti in bianco. I lettini si allineano ordinati su tre file, e molti di essi portano il nome del donatore che li ha procurati. Con piacere notai che non solo le scuole elementari di Torino hanno dato il loro aiuto ai piccoli figli dei nostri valorosi caduti, ma anche gli alunni delle scuole secondarie hanno voluto essere uniti nell'opera pietosa e gentile. Sulla targhetta di tre letti lessi infatti: Alunni Liceo Massimo d'Azeglio. - Alunni Ginnasio Cavour. - Alunne Scuola Normale d'Ivrea - Su altri è scritto il nome di un caro scomparso; santo modo, questo, per ricordare quelli che la morte ci ha rapiti!

- Questi, mi disse la direttrice indicandomi i letti di un dormitorio, furono offerti da diverse famiglie: sono quelli in cui riposarono i figli loro.

Mi spiegai allora perche in quel dormitorio mancasse l'uniformità di arredamento e quella totalità di bianco che tanto m'era piaciuta; mi parve però che da ogni letto si sprigionasse come un palpito di carità più gentile ancora e che per la bella stanza vagassero i sogni e le ansie di tutte quelle mamme, che, in giorni lontani, avevano vegliato presso quei lettini.

- Qui dormono i più piccini, mi disse ancora la direttrice, facendomi entrare in un'altra camerata.

I lettini erano infatti più piccoli, ed il comodino e la seggiolina che è di fianco ad ogni letto e sulla quale gli orfani piegano ed ordinano ogni sera le loro robine, mi parvero due balocchi.

- Li vedesse copie son cari, quando vanno a letto! soggiunse la suora. Alcuni vogliono fare da sè e diventano così buffi! E quando dormono! Paiono tanti angioletti! Ma sempre e tutti son cari i nostri orfani; di nessuno ci possiamo lagnare, nessuno fa terriere per il suo avvenire. Cioè, ve n'è uno, continuò la direttrice, una bimbetta di tre anni circa, che talvolta mi dà qualche preoccupazione. È tanto gelosa! Se la suora che ha l'assistenza dei piccoli carezza un bambino o loda chi ha fatto qualcosa di bene, ella china il capo, corruga la fronte, fa gli occhi seri, quasi duri, direi, e non parla più, poi scoppia in pianto. Ma è così piccola che si correggerà; io lo spero.

- È orfana? domandai.

- No, mi rispose, ma è una bambina che la guerra ha reso infelice. Suo padre, soldato, in un momento di debolezza o di follia, abbandonò il suo posto. Alla famiglia venne, di conseguenza, a mancare il sussidio governativo. La madre, affranta dal dolore e dal lavoro, ammalò ed i suoi figli conobbero tutti gli strazi della miseria, della fame e dell'abbandono. Alcune benefiche persone s'interessarono del caso pietoso e la casa di Don Bosco s'aperse ai due figli più piccoli, la bimba di cui le ho parlato ed una sorellina, maggiore a quella di un anno circa.

Quando entrammo nell'ampia e tersa cucina, la suora che ne ha la cura, stava affettando del palle bianchissimo. Abituata a non vederne più, manifestai la mia sorpresa alla direttrice. Mi rispose sorridendo:

- I nostri orfani non conoscono il pane nero e... finora, non conobbero mai neppure le limitazioni del tesseramento. Di ciò debbono dir grazie alla Croce Rossa Americana, la quale, largamente, fin dall'inizio pensò sempre alla nostra casa. L'Istituto di Sassi è, si può dire, opera dei nostri fratelli d'oltre Oceano, che vollero essere con noi nell'opera pietosa sorta a vantaggio della fanciullezza colpita dalla guerra. L'atto munifico è ricordato da belle parole di Paolo Boselli, scolpite in una targa di marmo, che vedrà nell'entrata principale dell'istituto.

Uscita dalla cucina, arrivò al mio orecchio un simpatico vocìo di bimbi: pareva il pispiglio festoso di molti uccellini.

- In questo momento a casa non vi sono che i piccoli, mi spiegò la direttrice, aprendomi la sala di ricreazione, gli altri sono a scuola. Quelli delle classi prima, seconda e terza vanno alla scuola municipale di Sassi, le ragazzine delle classi quarta e quinta a quella della Beata Vergine del Pilone.

Nell'ampia sala in cui ero stata introdotta era raccolta una vivace schiera di angioletti dai tre ai cinque anni: tra loro, sorridente, serena, sommamente materna, una suora. In un attimo i cari piccini si affollarono intorno alla direttrice e guardarono me curiosamente. Poi due bimbette, un po' più audaci, cominciarono ad affondare le manine fra i peli del mio manicotto, e, visto che nessuno rimproverava il loro atto, mi si strinsero attorno. Cominciarono le presentazioni: erano felici i cari piccini nell'udire pronunziare il loro nome dalla suora, e si spingevano, tutti volevano essere veduti ed osservati. Una bimbetta di tre anni, un frugolino bianco e fresco come un fiore, continuava a guardarmi, e stava lì impettita, mentre gli altri piccoli cercavano di metterla da parte, per farsi avanti. « Va', le disse la suora, va' a cercare tuo fratello, lo condurrai alla signora ». Allora si mosse e scomparve tra gli altri frugoli.

Proprio in quel momento irruppero nella sala cinque o sei maschietti: d'un balzo furono presso la suora e tutti seri, con una certa importanza, le dissero: « Abbiamo finito di lavorare! » La suora li accarezzò sorridendo e mi spiegò quale lavoro avevano fatto. Era arrivata la legna ed i cari piccini avevano aiutato a portarne in cucina. Sorrisi anch'io e lodai i minuscoli lavoratori, ai quali la fatica aveva accresciuto il roseo delle guance paffute e lo splendore degli occhi vivaci.

A questo punto ci colpì uno scoppio di pianto. Era la bimbetta gelosa, di cui m'aveva parlato la direttrice. Nessuno l'aveva ancora guardata ed ella piangeva. La buona figlia di Maria Ausiliatrice che vive in mezzo a questi piccoli orfani, che li sa amare come una mamma, che sa moltiplicarsi per arrivare a tutti, indovinò subito il perchè di quel pianto disperato. Se la tolse in braccio, se la strinse al cuore, la vezzeggiò coi nomi più teneri, l'assicurò che anche lei era buona, che era la sua gioia, le disse di non piangere più e di fare un bel sorriso alla signora. La bimba si acquetò, cessarono le lacrime, venne il sorriso, ma gli occhietti rimasero seri.

Deposta la bimba, suor Antonietta chiamò a raccolta i cari frugoli per disporli in fila: « Farete vedere quel che sapete fare »: disse loro. Tutti risposero pronti alla chiamata; due soli rimanevano impettiti davanti a me: un ragazzino ed una bimbetta; quella a cui la suora aveva detto di andare a cercare il fratellino: ora me lo voleva presentare. Io l'avevo quasi dimenticata.

« Come si chiama tuo fratello? le domandai premurosa, quasi a scusare la mia distrazione. « Michelino! » « E chi è più buono? » La domanda parve imbarazzarla alquanto, guardò il fratello, poi risolutamente mi rispose: « Michelino! ». Ma si capì che subito l'assalse il timore ch'io la supponessi cattiva e prese a guardare il fratellino quasi per dirgli: « Rendimi la pariglia, di' qualcosa in favor mio ». Ma l'altro, soddisfatto del complimento avuto, non se ne dava per inteso e sorrideva beato. Fu ancora suor. Antonietta che dissipò il piccolo cruccio e i due piccini se ne andarono lieti in fila con gli altri. Ed ecco farsi avanti un bambino e una bambina e con un garbo tutto loro recitare una bella poesia; poi tutti insieme fecero ginnastica e cantarono una bella canzone patriottica. Anche la bambina gelosa era in fila, ma non aveva aperto bocca: il visino era tuttora un po' scuro e gli occhi non ridevano ancora. Povera bimba! pensai, ha davvero ragione la direttrice a preoccuparsi di te! Quanto dovrai soffrire! Ma poi guardai la suora così serena, così desiderosa del bene dei suoi bimbi, e dissi a me stessa: « Oh! lei compirà il miracolo, la pianticina è tenera e si raddrizzerà. »

Lasciammo i piccoli per andare a salutare gli altri che tornavano allora dalla scuola municipale. Sette od otto ragazzi che son rimasti a Sassi quantunque abbiano compiti i sei anni, perchè a Grugliasco non c'era più posto, s'avvicinarono subito alla Direttrice come fosse stata la loro mamma, per dirle quello che avevano fatto a scuola. Avevano scritto sulla lavagnetta, avevano studiato una poesia e due o tre, felicissimi, le fecero vedere un'immaginetta avuta dalla maestra in premio della loro buona condotta. Le bambine erano tornate anch'esse e, più timide, meno rumurose, ma non meno liete, narravano alle buone Suore le vicende della giornata scolastica. Le alunne di quinta discorrevano seriamente tra loro del modo di fare il compito di computisteria. Era il primo che veniva loro assegnato e la nuova disciplina, dal nome così lungo, faceva loro supporre chissà quali difficoltà.

Salutate le fanciulle, entrai un momento nella cappella dell'Istituto. La bella chiesina era vuota, ma nel mistico silenzio di quel grazioso tempietto mi parve udire l'eco delle preghiere innocenti di quei bimbi che in esso si raccolgono tutti i giorni e mi parve che Maria Ausiliatrice dall'alto del suo trono sorridesse e piovesse le grazie più belle sui buoni che aiutano le sue Figlie a lavorare per il bene di quella gioventù, ch'Ella stessa, nella mistica visione al Pastorello dei Becchi, aveva additata come la parte più cara al Cuore del suo Divin Figliuolo.

Quando fui nell'entrata principale dell'Istituto la direttrice mi disse: « Ecco la targa di cui le ho parlato. » Mi volsi e, fissa nella parete che prospetta la porta d'ingresso, vidi la bella lastra di marmo, che porta incisa questa iscrizione: « La

Croce Rossa Americana - suggellando provvividamente - l'unione delle Idee e delle Armi - offre in questa casa - asilo e conforto - per gli orfani di prodi italiani - e le Figlie di Don Bosco - li educano all'avvenire della Patria - ai doveri dell'umanità - ricostituita secondo i profetici voti - che strinsero in un proposito solo - il nuovo Campidoglio all'antico. »

- Fin quando, domandai alla mia guida gentile, durerà il valido aiuto della Croce Rossa Americana?

- Continuerà, rispose la suora, sino al 30 giugno del corrente anno.

- E dopo? -

- Dopo ci rimarrà l'aiuto di Dio e con quello non c'è nulla a temere: anche gli ostacoli più grandi si vincono e si superano certamente.

Tacqui, ammirata di quella fede incrollabile di chi, dandosi tutto a Dio, tutto aspetta da Lui. Salutai la direttrice, la ringraziai delle cortesie usatemi e gradii l'invito ch'ella mi rivolse di tornare un'altra volta.

Si torna così volentieri nelle case della carità!

NEL CINQUANTENARIO DELL'EREZIONE CANONICA DELL' « ASSOCIAZIONE DEI DIVOTI DI MARIA AUSILIATRICE »

L'"Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice„ proposta dal Ven. Don Bosco alla Superiore Autorità Ecclesiastica cinquant'anni fa, ebbe canonica erezione il 18 aprile 1869. Del suo progressivo sviluppo e delle grazie incessanti che la Vergine profuse ai divoti, diremo nel prossimo mese di Maggio.

Valga intanto il ricordo del pio Cinquantenario ad accrescere il nostro fervore durante il mese consacrato alla pietosa e potente Ausiliatrice da cui tutti aspettiamo singolari benedizioni nell' ora presente. Nel suo Santuario la pia pratica comincerà il 23 corrente con predicazione alle ore 6.30, alle 17 e alle 20.

Come a Poirino fu inaugurata una statua di Maria Ausiliatrice.

Il 4 novembre 1855 il Ven. Don Bosco insieme con una schiera di giovani dell'Oratorio, si recava a Poirino ad invito del Teol. Arnosio, zelantissimo parroco di S. Maria Maggiore e suo carissimo amico, per l'inaugurazione della Compagnia di San Luigi. I giovani resero più solenni le sacre funzioni col canto, e Don Bosco fece il panegirico del celeste Patrono della gioventù, esortando i giovani ad osservare il regolamento della nuova Compagnia.

Il 29 ottobre 19o5, commemorandosi il Primo Cinquantenario di tal fatto, il primo Successore di Don Bosco si recava egli pure a Poirino, con una cinquantina di giovani alunni della Schola Cantorum dell'Oratorio Salesiano di Valdocco, e cantò messa solenne, mentre il panegirico fu detto dall'Em.mo Card. Richelmy. E tutti ricordano l'entusiasmo e la venerazione con la quale fu accolto Don Rua.

La presenza del 1° Successore di Don Bosco a Poirino ispirò una pia persona a provvedere un'immagine di Maria Ausiliatrice, la quale fu esposta nella cappella dedicata a S. Lucia, e fu tanta la divozione che suscitò, che in breve si ornò l'altare, si pensò a introdurre la pia pratica della Commemorazione mensile e dell'Esercizio della buona morte al 24 del mese, e si venne nella deliberazione di acquistare una bella statua che meglio rappresentasse l'effigie dell'Ausiliatrice, venerata nella Basilica di Torino.

Sorse infatti un gruppo di pie signore, sotto la presidenza della signora Marietta Marocco, le quali con zelo si accinsero a raccogliere il necessario per far fronte alle spese; e fidenti nell'aiuto della Madonna, com'ebbero una somma discreta, ordinarono la statua e due lampadari elettrici che, risplendendo ai fianchi della statua, dicessero l'ardente fiamma d'amore che i Poirinesi nutrono verso sì buona Madre.

E già si pensava alla solenne benedizione ed inaugurazione della nuova statua, quando il Sig. Vicario, Don Alfonso Gribaldi, degnissimo parroco di S. Maria Maggiore, veniva colpito dalla influenza, che subito si aggravò, minacciando seriamente la sua esistenza preziosa. Si ricorse con fede a Maria SS. Ausiliatrice, perchè volesse conservare un così zelante pastore; e la Vergine non fu sorda alle ardenti preghiere.

Ecco quanto lo stesso rev.mo Vicario pubblicò sul « FIDES ET AMOR» Bollettino mensile edito a cura della Parrocchia di S. Maria Maggiore in Poirino, nel numero di febbraio u. s. ».

« SOGNO o VISIONE? - Negli ultimi giorni di dicembre p.p. io fui colpito da grave attacco d'influenza che cercai di combattere e vincere coi soliti rimedii, suggeriti per tale occasione. Nulla valse. Nel giorno 28 dicembre fui costretto ,a mettermi a letto e, chiamato il medico, mi trovò in grave condizione per la febbre a 39 gradi, con polmonite e scompenso cardiaco. Il male andò sempre accentuandosi, cosicchè il 1° gennaio p.p., il medicò dichiarò con insistenza ai famigliari che il mio stato era grave. Si fecero pubbliche preghiere in chiesa nella funzione della sera. Io mi trovavo male e non potevo dire che brevi giaculatorie. Verso le ore 22 del 1° gennaio, mentre che in casa parrocchiale era tutto silenzio e riposo, io vidi illuminarsi tutta la mia stanza, aprirsi la porta ed entrarvi un venerando sacerdote, accompagnato da una bellissima statua della Madonna, che si fermarono in mezzo della stanza. A quella vista io fui ripieno di contentezza. Riconobbi subito nel sacerdote il Venerabile Don Bosco vestito in veste talare con la sua mantelletta e berretta in capo, e la statua era quella di Maria SS.ma Ausiliatrice. Io dissi al Ven. Don Bosco: « Voi mi avete benedetto due volte quando eravate in vita là a Maria Ausiliatrice: beneditemi ancora adesso perchè io possa guarire ». Il Venerabile Don Bosco fece cenno di sì col capo, guardò la Madonna e alzato il braccio destro della Madonna mi benedisse con esso; io abbassai il capo e feci il segno della Croce. Il Venerabile Don Bosco fece segno di andar via, ed io subito gli domandai: « Ma della statua che cosa ne faccio? » Ed egli mi rispose: « La metterai subito in Chiesa. » Detto questo, il Ven. Don Bosco uscì dalla stanza e con lui la statua della Madonna. Fu un sogno o una visione? Io non lo so. Feci un sonno ristoratore, ebbi un'emorragia nasale e al mattino del 2 gennaio il medico mi trovò con un sensibile miglioramento che sempre crebbe giorno per giorno fino alla guarigione. - D. ALFoNSo GRIBALDI » .

Intanto era giunto in Parrocchia il venerato simulacro della Vergine e desiderando molti vederlo, si tolse l'imballaggio, si collocò la statua su d'un tavolo, e mentre tutti ne ammiravano la bellezza, ecco il Vicario, appena entrato in convalescenza, uscir dalla sua cameretta, e non appena ebbe fissati gli occhi sulla statua, in preda alla più viva commozione proferire queste precise parole: - È proprio quella che il Ven. Don Bosco mi condusse in camera!

E prima che il devoto simulacro fosse esposto alla venerazione del pubblico, una signora per grazia ricevuta offriva una splendida collana d'oro; un'altra una bellissima croce d'oro con catenella pure d'oro; una terza un ricco anello d'oro; una quarta un altro anello d'oro. Si stabilì pertanto di dar alla cerimonia della benedizione la massima solennità, e d'invitare il rev.mo sig. Don Albera a benedirla, e il rev. Don Stefano Trione a dire il panegirico della Madonna. Detto fatto.

La bella Chiesa parrocchiale venne addobbata come per le maggiori solennità: e la festa fu preceduta da un triduo di predicazione. La mattina del 9 febbraio, giorno della festa, alla Messa della Comunione generale, celebrata dal Sig. Vicario, fu un grande spettacolo di fede: più di duemila fedeli si accostarono ai Santi Sacramenti e tutti ebbero un'immagine-ricordo di Maria Ausiliatrice recante questo pensiero di Don Albera: O Maria proteggi e difendi da ogni male spirituale e corporale la devota popolazione di Poirino, che oggi con sentita pietà ti conferma la sua devozione, quale Madre, Regina, e potente Ausiliatrice, erigendoti una statua nell'insigne parrocchia di S. Maria Maggiore.

Don Albera giunse a Poirino alle 9.30, sull'automobile del Cav. Vittorio Sigismondi, ricevuto in forma solenne dal Sindaco Cav. Uff. Tommaso Garigliano, padrino della festa, con il Consiglio Comunale al completo. Prestava servizio d'onore la banda municipale. Spiccavano tra i presenti un'eletta schiera di sacerdoti, una larga rappresentanza della Compagnia di S. Luigi, e i giovani Poirinesi, studenti di Normale a Valsalice, che offersero al 2° Successore di Don Bosco uno splendido mazzo di fiori con la scritta: « Dalla tomba dell'Apostolo della devozione a Maria Ausiliatrice ». Don Albera gradì il gentile omaggio e lo destinò all'altare della Madonna.

L'egregio signor Sindaco diede il benvenuto al Successore di Don Bosco e di Don Rua a nome di tutta la popolazione: quindi, in lungo corteo, preceduto dalla banda, si andò alla Chiesa Parrocchiale, ove il rev.mo sig. Vicario l'attendeva sulla soglia.

Dopo una breve preghiera, indossati i sacri paramenti, Don Albera procedette alla benedizione della Statua, quindi cantò la Messa, assistito da due sacerdoti salesiani, nativi di Poirino, prof. Don Marocco e Don Aimerito, mentre la Schola cantorum eseguì lodevolmente la messa del Mitterer e le parti variabili in canto gregoriano.

Nel pomeriggio il sig. Don Albera cantò anche i vespri solenni e Don Trione, per oltre un'ora, parlò della divozione a Maria Ausiliatrice e della fiducia che dobbiamo avere sempre in Lei, ma specialmente in questi giorni, in cui nel Congresso della pace si stanno regolando le sorti del mondo. « Maria Ausiliatrice, concludeva l'oratore, si degni illuminare i membri dell'augusto Congresso perchè la pace sia veramente giusta e duratura!»

Il sig. Don Albera, prima di impartire la benedizione col Venerabile, saliti i gradini dell'altare, rivolse alla popolazione che gremiva il sacro tempio brevi parole di ringraziamento e di encomio per la splendida dimostrazione di amore data a Maria Ausiliatrice: e, dopo la benedizione, dopo aver ossequiato e ringraziato il Sig. Vicario, accompagnato da tutte le autorità, precedute dalla banda e tra la popolazione festante, si recò al palazzo del Sindaco per rendere anche a lui i più vivi ringraziamenti.

Così il dì 9 febbraio fu benedetta la statua di Maria Ausiliatrice nella Parrocchia di S. Maria Maggiore di Poirino. Dal cielo il Ven. Don Bosco e Don Rua avranno sorriso di compiacenza e invocato dalla pietosa Ausiliatrice su tutti i buoni Poirinesi le più elette benedizioni.

La riconoscenza di dieci esiliati.

Compio un dovere di riconoscenza verso Maria SS. Ausiliatrice col pubblicare quanto segue:

Era il 1° giorno del triduo dell'Immacolata 1917 quando, sul far della sera, una visita poco gradita mi diè un sussulto al cuore. Due poliziotti turchi accompagnati da un dragonanno chiedono di me. Dopo i soliti convenevoli, mi s'intima di radunare tutti gli italiani della Casa, e risposto da tutti all'appello, con cipiglio feroce, il capo ci dice:

- Siete arrestati e dovete seguirci subito al serraglio.

Chiedo mezz'ora per mettere insieme un po' di biancheria e fare i nostri fardelli, e l'ottengo a stento.

Preso in fretta e furia anche un boccone, che ci rimase nella strozza, usciamo di casa con l'anima spezzata dal dolore e con la visione di atroci sofferenze.

Si va a Betlemme; quindi, sotto vigile scorta, a Gerusalemme, dove siamo internati in una prigione.

Trovo modo d'informare il nostro Ispettore della nostra cattura. Egli viene a sapere, e senz'altro ce lo comunica, il motivo del nostro arresto: «Siamo accusati di... aver atterrato i pali e rotto i fili del telegrafo! », pali e fili che esistevano soltanto nella mente del Governatore.

Per due giorni gemiamo in prigione, e non un tozzo di pane, non un bicchier d'acqua ci vien dato dai sovraintendenti, talchè, senza il soccorso di buone persone, avremmo potuto morir di fame...

Il giorno dell'Immacolata, quando nei pressi di Gerusalemme ferveva la lotta per la presa della città, aprivamo il cuore alla speranza... ma ahi! a notte, quando il cannone cessava di tuonare, . si pensò a destarci e a farci partire in fila serrata per la via di Betania, alla volta di Gerico Trentacinque chilometri a piedi, con le valigie sulle spalle!.... e son percossi senza pietà i più deboli per farli avanzare... Di noi (eravamo 10 Salesiani) vengono colpiti parecchi, tra cui un ottimo sacerdote di 72 anni....

Dopo un giorno di marcia faticosa, arriviamo a Gerico.

All'indomani, messi alla rinfusa su di un autocarro, siamo trascinati al Salt; dal Salt siam condotti ad Amman; da Amman a Damasco.

E inutile il dire che, dovunque s'arrivava, s'era gittati in luride prigioni, insieme con gente di malaffare, e mussulmani, ebrei e scismatici.

A Damasco la polizia tenta di strapparci il poco corredo che avevamo con tanto stento portato con noi: ma la Vergine, buona, da noi fervorosamente pregata, ci viene in soccorso e mediante un innocente sotterfugio che l'ora solenne mi suggerì, ottengo che alla stazione ci siano resi i nostri effetti personali, senza cui avremmo dovuto soccombere per cagione del freddo intenso, che in seguito ci avrebbe colpiti.

Buttati entro un lurido carrozzone, al grido di Viva Maria! ci mettiamo in viaggio.

Si tocca Homs-Aleppo-Adana - Konia e si giunge, dopo una serie non interrotta di sofferenze fisiche e morali, ad Angora, quando il termometro eccezionalmente marcava i 24 gradi sotto zero!

Febbri ed altri malanni ci tormentano lungo il viaggio, ma la buona Ausiliatrice ci salva.

A Konia abbiamo 15 giorni di riposo. La città è per tre quarti bruciata dalla stessa barbarie... che due anni prima vi aveva massacrato più migliaia d'Armeni Cattolici.

Da Angora, il 19 gennaio, con un freddo che intirizziva, colla neve alta più di 1/2 metro, su tre carri scoperti e sgangherati, siamo condotti al nostro paese d'esilio, Maden-Keskin, ove giungiamo dopo tre giorni d'inaudite sofferenze.

Mezzo morti di freddo, di stanchezza e di fame, registrati i nostri connotati, finalmente siamo lasciati tranquilli. Mi do attorno per trovare un asilo dove ripararci, e m'è dato d'affittare una casuccia di quattro metri di lunghezza per tre di larghezza; nè mai ci fu possibile di cambiar dimora per il mal animo dell'Autorità, che ci volle sempre inchiodati là entro.

Ben presto alcuni tra noi caddero ammalati gravemente. La nuda terra era il nostro materasso; e i miserabili nostri fagotti i nostri soffici guanciali; di notte eravamo costretti ad addossarci gli uni agli altri per scaldarci.

In paese si sparse la voce che eravamo colpiti di tifo e restammo completamente isolati. Il medico stesso rifuggiva dalla nostra casa; e i medicinali erano troppo cari.

Sprovvisti di tutto ciò che è strettamente necessario, ci siamo visti, e non una volta sola, la morte accanto, pronta a menar anche in mezzo a noi la sua inesorabile falce; e noi colle lagrime agli occhi, lontani migliaia di leghe da persone care che avrebbero mitigato col tesoro del loro affetto le nostre pene, che avrebbero leniti i nostri dolori, in paese ostile al cattolicismo, in quelle ore di suprema angoscia ci prostrammo in ginocchio davanti all'immaginetta dell'Ausiliatrice, fervidamente pregando... e la buona Madre, compatendo alla nostra penosa situazione, impedì alla morte di far dei vuoti desolanti tra noi.

Dopo il giro di un anno, lungo, interminabile, privi d'ogni consolazione spirituale, osteggiati dai paesani, presi più d'una volta a pietre, ci siam visti d'un tratto spezzate le dure catene del doloroso esilio e ricondotti contro ogni umana previsione alle nostre Case, dove finalmente abbiam potuto piangere di consolazione ai piedi di Gesù in Sacramento, consolazione che in tutto l'anno non avevamo potuto aver amai.

Dio pietoso perdoni a chi ci procurò tante pene e dolori; ma è più che giusto che la nostra cara Ausiliatrice sia onorata con la pubblicazione di questa breve relazione del nostro esilio. L'abbiam promesso e vogliam mantenere la sacra promessa. I lettori del Bollettino, che hanno trepidato per noi quando ci lessero trascinati come malfattori in lontani paesi, nel centro dell'Anatolia, gioiranno nel saperci sani e salvi, e si uniranno con noi a tributare alla cara Vergine di Don Bosco l'inno perenne della gratitudine, inno che in modo speciale deve avere continuamente sul labbro l'umile scrivente, che dei poveri esiliati era responsabile e più di tutti toccò con mano che Maria Ausiliatrice è davvero la Madre buona e pietosa di tutti i Cristiani, e specialmente dei figli di Don Bosco.

Cremisan (Palestina), 24 febbraio 1919.

Don GIOVANNI VILLA Dirett. della Casa Salesiana di Cremisan.

Nel parlare di D. Bosco, compiamo il dovere di protestare solennemente che non vogliam contravvenire in nessun modo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.

Agli amici di Domenico Savio.

Il giorno 9 del corrente mese il nostro alunno Luigi Agusda da Dolianova, correndo nel cortile, cadde e andò a sbattere la testa contro un pilastro di granito. Due giorni dopo, il nostro bravo medico aveva perduto ogni speranza di salvare il caro Luigi, e mi sollecitava a chiamare, con telegramma d'urgenza, i genitori, perchè il ragazzo poteva mancare da un momento all'altro per paralisi cardiaca, e certo non avrebbe oltrepassato il giorno seguente.

Si può ben pensare che cosa provi in tali frangenti chi ha la responsabilità di un istituto! Intanto in bel modo si faceva venire all'infermo il desiderio di ricevere la mattina appresso la S. Comunione, e perciò di confessarsi. Ciò fatto, raccomandai ai convittori, dopo le pre ghiere della sera, di rimettere le cose nelle mani di Domenico Savio, promettendo anche un'offerta per la sua Causa di Beatificazione, se la grazia fosse ottenuta.

La notte passava confermando, pur troppo, i pronostici del medico: si vedeva avvicinarsi a grandi passi la fine. Per tenia che, indugiando di più, diventasse impossibile comunicare l'infermo, celebrai la S. Messa verso le 4, all'altare dell'infermeria, per dargli la Comunione infra Missam.

Ricevette la S. Particola con qualche stento, ma con visibile consapevolezza, e da quel punto cominciò a riaversi, dimostrando una vivacità sempre crescente.

A tarda sera giunsero i genitori che trovarono il figlio abbastanza sollevato; e una settimana dopo, questi partiva con la mamma per andare a far la convalescenza in famiglia.

Qui siamo tutti persuasi che questa guarigione si deve a Savio Domenico, in cui esclusivamente avevamo riposta ogni nostra fiducia. Continui Egli ad assisterci dal Cielo, facendo sì che fiorisca sempre nei nostri giovani, quel santo timor di Dio che lo Spirito Santo ci assicura essere il principio della sapienza.

Lanusei, Collegio Salesiano, 19 febbraio 1919.

Sac. EUGENIO CERIA Direttore.

L'egregio giovane parrocchiano di Testona (Torino), sig. Severino Cantone, ora soldato, molto divoto del Servo di Dio Domenico Savio, la cui reliquia porta sempre religiosamente con sè, ascrive interamente alla protezione del Servo di Dio se ripetutamente ebbe salva la vita.

Viaggiando un giorno a grande velocità in bicicletta, rimase impigliato in malo incontro tra un automobile e la tramvia, e stramazzò a terra. Gli astanti lo supposero sfracellato... ma egli rimase perfettamente incolume, mentre invece gli rimase schiacciata la bicicletta. Narrando in famiglia l'accaduto, esclamava: « Aveva con me l'immagine e la reliquia di Domenico Savio, e questi dal cielo mi protesse ».

Il 25 dicembre 1917 lo stesso giovane, trovandosi al fronte, fu colpito da una scheggia di granata in pieno petto, che lo sbattè a terra lontano; ebbe perforati e bruciati gli abiti, il portafoglio, la carta e biglietti ivi contenuti, ma vi rimase intatta, unicamente, l'immaginetta-reliquia di Domenico Savio, alla cui protezione egli ascrive l'essere stato completamente illeso. La sua famiglia, informatane, lietissima della grazia, mandava a Torino un'offerta per la Causa di Beatificazione del Servo di Dio.

Attribuisce pure a una speciale protezione di Domenico Savio l'essere scampato dal pericolo quasi certo d'annegare, allorchè nell'azione del giugno p.p. sul Piave, veniva preso prigioniero dal nemico. Trovavasi in un barcone recante oltre 70 soldati austriaci, quando per le forti e travolgenti acque del fiume in piena, il barcone si capovolse, e, mentre tutti gli altri affogavano, egli solo si salvò, gettandosi a nuoto. Di tutto egli e la famiglia serberanno imperitura riconoscenza al Servo di Dio, e inviano nuova offerta per la Causa di Beatificazione del prediletto allievo del Ven. Don Bosco.

Sac. GIUSEPPE MATTA.

A San Paolo, nel Brasile, incominciò a pubblicarsi, in quest'anno scolastico, un grazioso periodico mensile illustrato, dal titolo « Il Liceo » organo degli alunni dell'Istituto Salesiano di quella città e dell'Associazione Domenico Savio, che ha Circoli fiorenti in tutti i Collegi salesiani del Brasile. L'Associazione si propone di promuovere la conoscenza e l'imitazione dei preziosi insegnamenti ed esempi del caro alunno del Ven. Don Bosco e dei suoi più distinti compagni e imitatori, che furono con lui, o subito dopo di lui, all'Oratorio Salesiano di Torino, in quell'epoca d'oro.

Ogni Circolo comprende tre sezioni, con le rispettive commissioni direttive: la sezione di propaganda, la sezione letteraria, la sezione sportiva.

Tutta, l'Associazione o Federazione, è retta da un'attiva presidenza generale, che ha sede nel suddetto Istituto Salesiano di San Paolo.

Noi plaudiamo di gran cuore a così santa iniziativa ed auguriamo al suo elegante periodico la più larga diffusione.

*

Il 9 marzo u. s. ricorreva il 62° Anniversario della morte dell'Angelico Giovanetto, e numerosi furono i devoti che si prostrarono innanzi alla sua tomba. Non passa giorno che non si vedano babbi e mamme con i loro figliuoletti, e, bene spesso, anche nobili personaggi e sacerdoti dare lo stesso attestato di affettuosa riverenza al caro Servo di Dio.

Nello stesso giorno 9 marzo, a Napoli, i soci del Circolo « Domenico Savio », fiorente nell'Oratorio Salesiano al Vomero, dopo d'essersi accostati al mattino alla S. Comunione in omaggio alla ricorrenza della morte del Servo di Dio, la sera inauguravano nella sala sociale un suo busto, presenti più di 15o giovani dell'Oratorio ed altre persone. Parlò di Domenico Savio il presidente del Circolo, Dott. Tito Licca, vivamente applaudito, spiegando la figura, il significato ed il valore del Savio in rapporto alla gioventù studiosa, che ha in Lui il modello facile da imitare per aspirar a quella grandezza, cui la Chiesa e la patria vogliano formati i loro figli.

Tutti i presenti, altamente edificati della cerimonia, si augurarono ad una voce che la santa influenza del Savio, dal sorriso innocente e col motto: « La morte, ma non peccati. », penetri tutti i cuori giovanili, per innamorarli di Dio e renderli felici in terra e più ancora in cielo.

LETTERE DEI MISSIONARI

EQUATORE Per la fede e per la civiltà.

La strada dal Paute a Mendez - Un ponte sul Rio Negro - La « tzanza » - Missione a Macas. (Lettera del Sac. Albino del Curto).

El Pan, 15 settembre 1918.

Amatissimo Sig. Don Albera,

Della strada Paute-Mendez non si e compiuta che la quarta parte. Troppe sono le difficoltà che ultimamente si sono presentate. Pur nondimeno quest'opera, nella quale più di mille operai hanno speso le energie delle loro braccia nerborute per lo spazio di circa trenta giorni ciascuno, rende già importanti servizi. Per questa via emigrarono i coloni che han già trasformato il margine sinistro del Namangosa, fino a ieri rifugio del cinghiale e del tigre, in uno degli angoli più belli di quanti scalda il sole tropicale.

Il cammino da Pan a Mendez ha reso più facile l'esecuzione apostolica a Macas, che è la prima che si realizza dalla diocesi di Cuenca. La costruzione di un ponte sui Rio Negro, indispensabile per il libero traffico, tra la nuova Colonia e la zona interandina, fu sempre il mio principale desiderio. Quante volte aveva tentato l'impresa, tante dovetti retrocedere per l'inclemenza del tempo.

Questo lavoro si è potuto finalmente eseguire nel viaggio a Macas. Tutto ciò che offre di più orribile la natura sembra che si riunisca in quel punto. Le due ramificazioni del Castillo e Ventanas, che formano in cima un ampio anfiteatro di estese valli alpestri, vengono qui a toccarsi formando un gigantesco corridoio oscuro e profondo. Un piccolo arco di cielo pende sulla nostra testa, come un'apertura d'una prigione. Il fiume sembra impaziente di finire il suo corso nella prossima confluenza del gran Chupianza e, variando improvvisamente di livello, comincia la serie delle sue cascate. Ascendere di arbusto in arbusto per quelle pareti, cercare gli alberi convenienti all'opera, tirarli al margine dell'abisso, precipitarli al fondo, collocarli nel luogo conveniente, tutto ciò non fu senza gravi pericoli. Ma, con l'aiuto di Dio, il ponte è fatto, e col concorso di soli 15 uomini.

Dopo due giorni di riposo in Mendez, m'incamminai verso Macas con Don Giulio Martinez e 10 uomini di Macas che ci vennero incontro. La depressione della valle Camagliaimi, che taglia da nord a sud la giogaia di Logrogno sopra la nostra casa di Mendez, è come il vestibolo della grande regione dell' Upano, sopra la quale corre senza ostacolo la nostra vista. I quattro lati dei poligono sono ben marcati dalla catena del Sangay al Nord, dall'Azuay all'Ovest, al Sud dal Paute e Namangosa, e dall' Upano all'Oriente. Fra Mendez e Macas c'è una diagonale di circa 5o chilometri. Circa 400 sono i selvaggi che abbiam visitato lunghesso il cammino in riva ai fiumi Zagusa, Iulupàs, Chilimbimi, Zungus, Blanco, e Curumbàino, che sono affluenti di destra dell'Upano. Da Mendez, che è a 8oo m. sul livello del mare, a Macas (1015 m.), il barometro va salendo gradatamente. Così pure la temperatura: la media di Mendez è di 24, quella di Macas 22. La speranza di trovar in un orizzonte non molto lontano un comodo asilo conforta i passi del povero viandante. Però è inutile sognarlo fra queste tribù inospitali. Nella casa di Jangora, al margine del Zungus, un nefando spettacolo ferì la nostra vista. Al lento calore di una fiamma, accesa ai piedi di una teak (letto dei selvaggi), un jivaro disseccava una testa umana. Come si trovasse lì quella tzanza... e tutto il fondo sanguinoso della tragedia, non tardai a scoprirlo.

Mamey era una fanciulla di 14 anni, della regione di Makitma. In una terribile notte, durante la quale si era scatenato sopra la sua casa tutto il furore di un'orda, perdette la sua famiglia, salvandosi sola dalla carneficina, con una fuga disperata. Errando pel bosco, fu sorpresa da Angoascha, figlio di Jangora, il quale, atteggiandosi a protettore, la persuase a seguirlo nella regione del Zungus. Là viveva tranquilla e rassegnata alla sua sorte, la Povera jivara. Però un giorno Angoascha, lasciando il mantello di agnello, la uccise, mentre essa lavorava nell'orto, e ne portò in casa la testa e ne fece una tzanza.

Qual fu la ragione di questo delitto? Lo si crederebbe? Questa soltanto : - Voleva far la festa della tzanza, e per questo gli occorreva una testa umana... - Tanto son radicate in questi Indii le baldorie che accompagnavano le feste, comunissime un tempo per la morte di un nemico

Il mezzo grado geografico che separa Mendez da Macas si potrebbe percorrere comodamente in men di tre giorni. Tutte queste regioni non si possono traversare se non a piedi. Ma i nostri lavori apostolici in mezzo ai selvaggi non ci permisero di arrivare alla mèta, se non alla fine di luglio.

Il primo saluto della popolazione di Macas ci venne da un festivo concerto di campane che risonava da un'altura, che signoreggia il fianco sinistro del grand' Upano. Avremmo desiderato disporre di alcuni momenti per toglierci il fango che ci copriva fino alla testa. Anche i vestiti erano a brandelli. Non ci fu tempo per nulla: già si sente il rumore di cento voci: già si vedono brillare da ogni parte occhi allegri. Come sono felici di contemplare dopo tanti anni la presenza di un sacerdote! Si forma una processione, che va ingrossando, a misura che avanza verso la chiesa. Frattanto una primavera di mani giovanili sparge fiori e profumi ai nostri piedi. Questa dimostrazione era sufficiente per farci conoscere lo spirito di religiosità che anima quella buona gente ad onta del contatto con i selvaggi, dell'abbandono totale di 2o anni, e dell'azione insinuante del ministro protestante.

Macas è un prezioso paese che conta una popolazione di 6oo abitanti, e le sue frazioni S. Vincenzo e Zimac, di 20o abitanti. Da Riobamba dista 15o chilometri e 5o chilometri dal Morona. Circoscritto dal fiume Curumbàino nei suoi lati sud e ovest, limitato nel suo fianco orientale dal maestoso Upano, il territorio presenta nella superficie, leggermente ondulata, grandi estensioni di canapi coltivati con ogni sorta di prodotti tropicali, e ampie praterie dove ostentano le loro forme corpulente numerose mandre di buoi. Le 112 case che formano il paese sono quasi tutte nascoste fra i banani e le graziose piante di canella e chontaruru.

Dominai il paesaggio, chiudendo l'orizzonte a Nord-Ovest, la mole grandiosa del Sangay.

Il clima delizioso, i suoi prodotti abbondanti, il carattere ospitale della gente, formano un insieme per cui il viaggiatore amerebbe porvi sua dimora.

- Viviamo nell'abbondanza, ma tutto ci manca, perchè non abbiamo il sacerdote: mi diceva un gruppo di uomini.

La santa missione, che durò quasi un mese, passò nel maggior fervore e raccoglimento. I ragazzi furono il campo preferito del nostro lavoro. Circa 400 furono le comunioni; 6o i battesimi; 6o le cresime.

Una cosa degna di nota, che ci deve guidare nella formazione della nostra colonia di Mendez, è questa. Nel seno di molte famiglie di Macas vivono ragazzetti jivari in qualità di figli adottivi. Non fu necessario molto lavoro per istruirli e prepararli a ricevere i sacramenti. L'ambiente cristiano nel quale sono vissuti ha realizzato la parte più difficile della trasformazione del loro tenero spirito. È la legge dell'attrazione che opera anche nel campo morale. Molte colonie di questo genere risolverebbero e, speriamo, risolveranno il difficile problema della conversione totale dei Jivari.

Avrei ancor molte cose da dire, ma non ho più tempo di scrivere... Mi perdoni ed accetti, amatissimo Padre; la sicurezza del filiale affetto del suo

Devotissimo in Gesù Cristo

Sac. ALBINO DEL CURTO.

CINA

Il battesimo di « Basilio Topa ». (Relazione del Missionario D. Luigi Versiglia).

Come è vero che il cristiano fervoroso trae incitamenti al bene anche dai più gravi dolori della vita!

Una buona signora di Macerata, la signora Rosa Pianesi, addoloratissima per la perdita in guerra d'un nipote, oltremodo caro al suo cuore, si ricordò dei poveri bimbi cinesi, abbandonati talora dall'inumanità dei loro parenti, e mandando una generosa offerta a questa missione, ci pregava a voler riscattare uno di questi poveri infelici ed imporgli il nome del suo caro estinto.

Non fu difficile soddisfare il desiderio della pia signora. Proprio di quei giorni un povero bambino, d'otto anni circa, veniva a battere alla porta del nostro Orfanotrofio di Macao.

- Chi sei?

- Un fanciullo abbandonato.

- E che cosa vorresti?

- M'hanno detto che qui ci sono molti ragazzi come me, e vengo a vedere se mi vuoi ricevere.

- Hai papà e mamma?

- Sì! li avevo, - sospirò dipingendosi tutto di vergogna... - ma ora...

- ... ora dove sono?

- A Canton.

- E tu come sei qui?

- Ecco... mio padre... è cattivo. Egli voleva vendere me e la mia sorellina... Mia madre, accortasene, pensò di imbarcarmi di nascosto insieme con la sorellina sul vapore di Canton Macao; mi diede i pochi soldi del viaggio e un fagottino di robe; mi disse di condurre la sorellina dalle suore che ricevono le bambine; e, per me, di cercare il collegio dove si ricevono i poveri ragazzi... ed eccomi qui.

- Qui, che cosa vorresti fare?

- Quello che mi farete fare; vi ubbidirò in tutto, purchè non mi facciate ritornare dal babbo.

- E la mamma

Sa che son qui, e verrà a trovarmi....

- Va bene. Rimani. Don Bosco ti accoglie a braccia aperte... Quando verrà tua mamma, parleremo con lei.

Non passò molto tempo e la povera donna venne a cercare del figliuolo e non solo ne confermò la storia dolente, ma aggiunse varie altre circostanze per svelare la miserabile sua condizione che la costrinse ad abbandonare il marito.

Quindi, presentatasi all'ufficio della questura qui a Macao, venne anch'essa raccomandata e accettata dalle Suore, e, in seguito, di buon grado acconsentì che il figlio fosse istruito per divenir cristiano, obbligandosi a non toglierlo dalla nostra vigilanza, sino a che non sarà uscito dalla minore età.

Vispo e svegliato, il fanciullo apprese ben presto il catechismo, e il giorno 24 maggio u. S: veniva solennemente battezzato col nome di « Basilio Topa ».

Caro bambino! prima del battesimo lo vidi in pena, e gli domandai:

- Che cosa hai?

Scoppiò in pianto, e:

- Finora ho trovato il Padrino, ma non ho ancora la Madrina per il S. Battesimo:....

- Sta tranquillo, gli risposi; te ne ho trovata una io.

- Sì?!

- È un po' lontana, ma ti vorrà molto bene... - Dove è?

- È in Italia!

- Mi potrà voler bene così lontana? - Sai chi ti mantiene in questo collegio? - No

- Ebbene, è questa buona signora di cui ti parlo. Tu puoi considerarla come tua Madrina.

- Oh se è così, anch'io voglio bene a Lei e pregherò il Signore che la benedica.

- Ascolta. Il nome che avrai nel S. Battesimo è un nome a lei molto caro, e se tu ti porterai bene, essa sarà molto contenta di avertelo dato.

- Ebbene, soggiunse il bambino, scrivetele che sarò sempre buono. - Pensò un momento, poi con una certa serietà soggiunse: - Anzi ditele, che quando sarò grande, le comprerò un paio di scarpettine di seta ricamata, di quelle proprio da signora! - Voleva dire proprio di quelle da piedini piccoli.

Risi della semplicità e l'assicurai che avrei fatto la sua commissione, e si preparò con gioia al Battesimo.

Ora studia, è buono, ubbidiente; e se fa qualche piccola mancanza, basta la minaccia di scriverlo alla Madrina, perchè si metta subito a piangere e prometta di far bene.

Possa, con la sua buona condotta e con le sue preghiere, essere di consolazione all'ottima sua benefattrice.

Macao, 24 dicembre 1918.

Sac. LUIGI VERSIGLIA.

Comitati "Dame Patronesse"

Il nobile Comitato Torinese Darne Patronesse «Opere Ven. Don Bosco » ci comunica la seguente adesione ricevuta dal Comitato Patronesse Salesiane di Santiago, e noi la pubblichiamo volentieri a titolo di riconoscenza verso le nobili Cooperatrici e a comune edificazione.

Alle Nobili Signore Patronesse Salesiane di Torino.

Santiago (Chile), 24 ottobre 1918.

Questo Comitato di Patronesse Salesiane ha letto con attenzione ed interesse la circolare del Comitato Generale delle Patronesse di Torino e non può fare a meno d'approvare e applaudire con grande entusiasmo la felice idea di tenersi in relazione con le Cooperatrici delle varie Nazioni dove è eretta la Pia Unione, a ricordo delle Nozze d'oro del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice di Torino (1).

Noi di Santiago ci siamo proposte, oltre la protezione dei giovani più derelitti che si educano nella scuola professionale « Gratitud Nacional », di lavorare con zelo per le vocazioni sacerdotali e religiose. La scarsezza del personale si fa sentire in ogni diocesi, in ogni istituto religioso, e in modo, speciale tra i Salesiani, perchè le Opere Salesiane in questi ultimi tempi si sono immensamente sviluppate, mentre i pericoli che minacciano la gioventù vi obbligano a raccogliere quei giovanetti, che hanno inclinazione allo stato ecclesiastico, in Collegi Apostolici che richiedono ingenti sacrifizi di ogni genere, e a questi noi cerchiamo di sovvenire.

Il nostro Comitato è perciò lietissìmo di unirsi a quello di Torino per pensare ed operare in tutto sotto gli auspici della nostra Gran Madre Maria Ausiliatrice, e prega incessantemente perchè l'Opera di Don Bosco s'estenda nel mondo intero.

Salgano le nostre suppliche al Cielo, e ottengano ai Figli di Don Bosco ogni benedizione e ogni favore celeste ai Cooperatori.

Delle LL. SS. Gentilissime

Dev.me

Edelmira E. de Letelier Presidente

Elena G. Huidobro de Valdes, Segretaria.

(1) La Circolare, cui si allude, fu da noi riportata nell'agosto u. s.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

NEL SANTUARIO

Il 23 corrente nel Santuario si dà principio al mese di preparazione alla solennità titolare, con predica e speciali funzioni alle ore 6.30, 17 e 20.

Non dimentichiamo in quei giorni di fervore i doveri di gratitudine che ci stringono a Maria Ausiliatrice e il bisogno che abbiamo del suo aiuto per noi e per le nostre famiglie, per la nostra cara Patria e tutta quanta la Chiesa.

Rammentiamo la raccomandazione fatta dal rev.mo sig. Don Albera nella Lettera del 1° gennaio, riportata nelle prime pagine del Bollettino del mese scorso, di continuar pubbliche e private preghiere a Maria SS. Ausiliatrice:

« È mio desiderio che si continui, privatamente e pubblicamente, a supplicare questa nostra dolcissima Madre secondo l'intenzione del Papa come s'è fatto ogni giorno durante la guerra, e insieme che il 24 del mese o la domenica seguente, tutta la gioventù che frequenta i Collegi, gli Ospizi,, gli Educandati e gli Oratori di Don Bosco, sia invitata e debitamente disposta ad una Comunione generale per il buon esito della Conferenza per la pace. Affido ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice e anche a voi, o zelanti Cooperatori, il fissare quelle norme che si riterranno localmente più opportune per rendere imponenti le proposte funzioni eucaristiche ».

Agli Ascritti all'"Associazione„ di Maria Ausiliatrice.

Commento allo Statuto dell'Associazione - in occasione del cinquantenario della erezione canonica - 1868-1919 (1).

III

Dobbiamo onorare Maria sotto il titolo di "Ausiliatrice,,.

1) Noi possiamo ritenere che ogni pratica di pietà che la Chiesa approva e promuove, è voluta da Dio, che regge e governa la sua Chiesa.

Ora la Chiesa da molto tempo, come abbiamo visto, approvò e promosse la divozione a Maria SS., invocata col titolo di Aiuto dei Cristiani. Dunque possiamo dire che l'invocare così la Regina del cielo è cosa voluta da Dio e cara alla Vergine benedetta.

La cosa appare anche più evidente, se si pone mente alla propagazione stragrande che prese in questi ultimi tempi la divozione a Maria Ausiliatrice, specie dopo l'istituzione della festa del 24 maggio in suo onore e più ancora dopo l'erezione del Santuario di Torino-Valdocco. Di qui, scriveva Leone XIII (13 febbraio 1903), la divozione a Maria Ausiliatrice « dopo aver oltrepassato i confini dell'Italia e dell'Europa, per singolare disposizione divina, si è mirabilmente diffusa in tutte le nazioni del mondo cristiano. »

2) Dal momento che abbiamo dato il nostro nome all'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice, è pur evidente che noi dobbiamo onorare la SS. Madre sotto questo titolo.

Come e perchè abbiamo dato il nostro nome a quest'Associazione? è stato un amico a consigliarci, è stata una persona pia a inscriverci? è stata una buona ispirazione dell'Angelo Custode? Comunque sia stato, dal momento che abbiamo dato, liberamente e volontariamente, il nostro nome a questa Associazione, noi dobbiamo accenderci di zelo nelnell'onorare e far onorare Maria sotto il titolo di

Aiuto dei Cristiani.

3) E vi è una ragione ben intima per fare così. Invocando Maria col titolo di Aiuto dei Cristiani, noi ricordiamo a Lei e a noi un suo ufficio, vorremmo dire un suo impegno; e questo ricordo dispone il nostro cuore alla fiducia, che è una delle condizioni ben importanti per essere esauditi.

Perchè Gesù nella sua breve e sublime orazione ci fa dire: « Padre nostro, che sei nei cieli»? perchè ci ricordassimo che, pregando, parliamo con un padre e padre onnipotente, e quindi pregassimo con tutta confidenza, perchè come padre vuole esaudirci, e come onnipotente non ha difficoltà a concederci quanto domandiamo, perchè sia necessario od utile per noi.

Or bene: il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani è quanto mai atto a risvegliare nel nostro cuore la confidenza nel ricorrere all'intercessione della Vergine Santissima. Perchè? Appunto perchè tale titolo ricorda a noi che ricorriamo a Chi ha da Dio quest'ufficio di aiutare i Cristiani; e ricorda anche; diciamolo con tutta umiltà e riconoscenza a Maria SS., che è suo ufficio l'aiutarci. Infatti dicendo: « Maria Aiuto dei Cristiani, pregate per noi » è un dire: « O Maria, voi siete incaricata da Dio di aiutare i cristiani; Voi avete assunto liberamente tale ufficio; dunque aiutateci, aiutateci. » - Dicendo: « Maria, Aiuto dei cristiani, pregate per noi » è anche un dire a noi stessi: « Anima mia, apri il cuore alla fiducia e togli ogni diffidenza, perchè tu ricorri a chi ha per impegno e per ufficio il compito di aiutarti; ricorri a Chi ha sempre, di tutto cuore, e largamente aiutato i cristiani; ricorri non a una creatura qualunque, ma alla Vergine SS., la quale è Madre di Dio, e quindi potente ad aiutarti; ed è anche madre tua, e quindi buona e desiderosa di porgerti aiuto.

Ora, se, come nessuno dubita, la fiducia è una delle condizioni più necessarie affinchè la nostra preghiera sia esaudita, chi non vede come il ricorrere a Maria, sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, in noi risvegli quanto mai la fiducia e quindi sia molto conveniente per noi onorare Maria Ausiliatrice?

4) Inoltre Don Bosco, per noi Ascritti, è il nostro modello. La sua vita, così varia e santa, è feconda d'insegnamenti a tutti, qualunque sia la condizione in cui uno si trovi. Ora tutti sappiamo quanto Don Bosco sia stato divoto di Maria sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani; tutti sappiano come ponesse sè stesso e tutte le sue opere sotto il patrocinio di Lei; tutti conosciamo quanto abbia fatto per onorarla e farla onorare.

In Torino innalzò a Maria Ausiliatrice il magnifico Santuario a Lei dedicato, dal quale doveva irradiare in tutto il mondo la divozione all'Ausiliatrice dei Cristiani; scrisse varii opuscoli per far conoscere tale divozione; fece stampare immagini e coniare medaglie di Maria Ausiliatrice e le diffuse a migliaia e a migliaia in mezzo al popolo; nel fondare un Istituto di religiose che facessero per le fanciulle ciò che i Salesiani fanno per i giovanetti, volle che si chiamasse delle Figlie di Maria Ausiliatrice, perchè, diceva con accento commosso, voleva che l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice fosse un monumento di perenne riconoscenza per i singoli favori ottenuti da sì buona Madre; e sul letto di morte raccomandò ai suoi figli: «Propagate la divozione a Maria Ausiliatrice. »

Ora noi, ammiratori del Ven. Don Bosco, perchè non lo imiteremo nell'onorare e far onorare Maria sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani?

5) Non ultima ragione poi deve essere anche il nostro interesse. È noto infatti il numero straordinario di grazie, che Maria SS. ottiene ai devoti che l'invocano col nome di Aiuto dei Cristiani.

Don Bosco scrisse: « Male di capo cessato, febbri vinte, piaghe ed ulceri cancrenose sanate, reumatismi cessati, convulsioni risanate, male di occhi, di orecchie, di denti, di reni istantaneamente guariti; tali sono i mezzi di cui servissi la misericordia del Signore per somministrarci quanto era necessario per condurre a termine questa Chiesa (il Santuario di Maria Ausiliatrice). Torino, Genova, Bologna, Napoli, ma più d'ogni altra città, Milano, Firenze, Roma, furono le città che, avendo in modo speciale provata la benefica influenza della Madre delle grazie, invocata sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, dimostrarono eziandio la loro gratitudine colle oblazioni. Anche più remoti paesi, come Palermo, Vienna, Parigi, Londra e Berlino, ricorsero colla solita preghiera e colla solita promessa a Maria Ausiliatrice. NON CI CONSTA CHE ALCUNO SIA RICORSO INVANO. Un favore spirituale o temporale, più o meno segnalato, fu sempre il frutto della dimanda e del ricorso fatto alla pietosa Madre, al potente aiuto dei cristiani ».

Questa benefica sorgente di benefizi non si è punto disseccata, non è punto diminuita col trascorrere del tempo; ma quasi torrente ch'alta vena preme più e più è divenuta feconda, e più e più sono numerosi e anche meravigliosi i soccorsi che ogni divoto ad essa attinge.

Quindi, se abbiamo bisogno di aiuti spirituali e materiali - e chi non ne ha bisogno? - se siamo desiderosi di riceverli, siamo divoti di Maria Ausiliatrice; invochiamola, onoriamola e facciamola onorare.

(continua).

GRAZIE E FAVORI (*)

Una Messa presso le batterie.

Libero dai ripetuti assalti dello strano morbo che recide tante esistenze, rendo pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice e al Venerabile Don Bosco per tutti i pericoli corsi e meravigliosamente scampati, in luoghi frugati e flagellati da proiettili nemici, per sentieri dovuti necessariamente passare sotto il tiro avversario, per le molteplici insidie invernali di altissime montagne coi loro ondeggianti mari di fittissima nebbia, con le nevi leggere e turbinose, con le tormente pungenti e mozzanti il respiro, con le valanghe improvvise e fragorosamente impetuose. E grazie rendo ancora per la materna protezione con cui difese me e i miei soldatini la prima domenica del settembre scorso. Era il giorno sacro alla Natività di Maria, ed io m'ero recato alle mie più avanzate batterie di Prada, paesello che da un poggio di 7oo m. guardando la ridente e verde conca di Rovereto, s'adagia di fronte al mostruoso Biaena e lascia a la sua destra il torvo Zugna Torta, una volta monti fortificatissimi, pesanti incubi sull'anima e sulle nostre accese fantasie, ora invece entrambi disarmati, inermi ed innocui, pari a due colossi immani, rovesciati al suolo dalla travolgente vittoria.

Fin dalle sei del mattino, il nemico aveva iniziato, con cadenza minima, un tiro di disturbo o di distruzione e controbatteria contro le nostre posizioni e contro il paese, con granate, con shrapnel e con sprheen-granate. Verso le 10,40 il fuoco non dava nessun segno di prossima fine.

Perplesso se dovessi fare le mie funzioni religiose, essendomi stato impossibile trovare un luogo ben defilato al tiro avversario, dove raccogliere i miei uomini, dopo lungo esitare, seguendo un improvviso moto dell'anima, risolvo di celebrare; e, colto un momento d'insperata calma, raduno i miei Ufficiali e soldati in un boschetto, denso di larici, di pini e di gelsi, dove avevo già fatto preparare e adornare, con rude grazia campestre e guerriera, il mio altarino da campo. Ai miei artiglieri s'unirono ben presto tutte le fanterie del Presidio, volendo anche loro adempiere un obbligo di buoni cristiani e meritare la valida protezione di Maria.

Un rettangolo umano, spesso d'irrequieta giovinezza, mi circondava: il momento era bello, solenne, commovente. Inizio la Santa Messa e celebro tranquillo fino all'Offertorio, quand'ecco, con fragore cupamente lacerante, una sprheengranata esplode a circa 200 m. da noi. L'idea d'una disgrazia mi fa correre un freddo brivido per le vene; sento avvicinare sibilante l'uragano di fuoco, ma non so decidermi a troncare la cara cerimonia, cui s'assisteva con tanto amore, fede e pietà; levo allora un pensiero fiducioso a Maria Ausiliatrice e continuo. Gli shrapnel e le granate, con fragore assordante, s'incrociano, si succedono con cadenza, ora massima ora minima; accompagnano, pari a musica infernale, il sacro Rito, che fra quegli scoppi acquistava una bellezza emozionante, tutta singolare; e continuano ininterrottamente a smantellare le casupole di Prada, a batterne i dintorni. Ogni esplosione era seguita da globi di fiamme e fumo, da vortici di schegge, di terra e di pietre.

Malgrado l'ira e l'accanimento nemico, potei condurre a termine, tra la commozione generale, la sacra funzioncina. In fine dissi poche parole - non era nè il tempo nè il luogo di far lunghi discorsi - per encomiare il coraggio, la pietà e la fede degli ufficiali e dei soldati, e conchiusi esclamando: « E ora, ragazzi, al vostro posto di combattimento, ai vostri pezzi; nella dura prova, l'anima vostra resti salda come la tempra dei vostri cannoni; la disgrazia, oggi, starà lungi dalle vostre piazzuole; la Madonna sarà con noi ».

In un baleno erano tutti ai loro posti e si ripigliava un vivo e violento duello d'artiglieria.

Verso le 14,20 uno shrapnel nemico colpisce in pieno lo scudo d'acciaio d'un nostro pezzo; lo contorce, lo spezza; migliaia di piccolissime schegge si radiano intorno; ma nessun ferito tra i servienti al pezzo.

Circa un'ora più tardi una « sprheen » esplode a pochi metri da una tenda, che serviva da ufficio e dove un ufficiale e due soldati preparavano i dati pel tiro. Delle schegge, lacerata e forata la tenda, si conficcano sibilando sul tavolo e per terra; ma i tre, pallidi e col più alto terrore nella fronte, balzano fuori illesi.

A sera di quel memorabile giorno nell'inviare le solite novità quotidiane al Comando di Raggruppamento, le denominazioni: «morti», «feriti», « contusi », erano seguite dalla duplice lettera negativa: « N. N. »; « N. N. »; « N. N. ».

Per questo insigne favore e per altri molteplici rendo ancora una volta grazie alla Vergine Ausiliatrice e al Venerabile D. Bosco e pubblicamente attesto loro la mia gratitudine, inviando la tenue offerta promessa.

Zona d'Armistizio, 20 gennaio 1919.

Sac. BOLOGNA Dott. VINCENZO Cappellano Militare del X Raggrupp.° O. P. C.

TORINO. - 28 - XI - 1918. - La mia famiglia era minacciata da una gravissima disgrazia, che sarebbe stata la rovina di tutti noi. Piena di fiducia e di fervore, ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice, che mi esaudì, affinchè degnasse rivolgerci uno sguardo pietoso. Non ricorsi invano, la Vergine esaudì, qual Madre amorosa, le mie suppliche. Piena di riconoscenza, faccio pubblicare la grazia, come avevo promesso.

Mille grazie, o Vergine pietosa; non cesserò mai di ringraziarti e d'invocarti, e Tu preserva sempre da ogni disgrazia e proteggi la mia famiglia.

Una devota.

GRANAROLO DI FAENZA. - 11-XII-I918. -

Viva Maria SS. Ausiliatrice! Essa mi ha pienamente guarito! È questa per lo meno la dodicesima volta, che erompe dal mio cuore, forte e spontaneo, questo grido di gratitudine, e mi fa uscire di me per esultanza.

Nella fine dello scorso ottobre io fui preso dalla febbre d'influenza, che mi gettò in letto, accompagnata da terribile bronchite cronica. Mi toccava star seduto l'intera notte, sopra una sedia, lottando continuamente con enorme catarro, che voleva addirittura soffocarmi: sicchè da questa lotta il mio cuore e i polmoni ne uscivano affranti, e in uno stato deplorevolissimo. A colmo di sventura io aveva perduto affatto il benefizio del sonno, e tutta la notte delirava cori grida spaventevoli.

In tanta desolazione la mia buona sorella, piena di fede, si raccomandò a Maria SS. Ausiliatrice, appese al mio braccio una medaglia di Maria Ausiliatrice, promettendo un'offerta, se Maria avesse avuto la bontà di guarirmi. E dopo 14 giorni di letto, e dopo un mese di convalescenza, non solo sono guarito perfettamente, ma è cessato affatto il catarro abituale, che da molti anni mi molestava, e sono tornato alle mie occupazioni sacerdotali.

Sono guarito tra innumerevoli ammalati, sono vivo tra tanti morti: e quello che lui fa stupire si è che io era indegnissimo di tanto favore.

La mia gratitudine verso Maria non ha confine, ed io invito tutti, a ringraziarla con me, mentre invio una tenue offerta. '

Don SEBASTIANO FENATI, Arciprete.

TORINO. - 3o-XII-I9I8. - Sotto l'impressione della lieta notizia, nella pienezza della gioia e della riconoscenza, dico il mio grazie alla cara Madonna Ausiliatrice. La lieta notizia è una parola arida e fredda, qual'è è quella della scienza: « Fuori pericolo... anzi quasi completamente guarito ».

Io però, in fondo al cuore grido al miracolo, e trascendo dal fatto alla causa vera e sufficiente: e la Madonna mi ha guarito ».

Sì! ammalatomi nel luglio scorso mentre a mia insaputa si crollava su di me il capo e mi si dava più poco a vivere, per esortazione di una buona suora, cominciai con fede la novella a Maria Ausiliatrice tanto raccomandata da Don Bosco. Tre volte al giorno la recitai fino ad oggi: nelle crisi, nelle complicazioni non mi venne mai meno la certezza che coll'aiuto della Madonna tutto avrei superato felicemente, che la Madonna mi avrebbe guarito.

E così fu. Ne sia pertanto ringraziata la cara Madonna Ausiliatrice, ringraziato Don Bosco che strappò per me dal cuore di Maria la grazia desiderata. Che se colla salute la Vergine stessa tanto buona mi vorrà dare un poco di zelo sacerdotale e qualche anima da dirigere, vorrò ben accendere in essa l'amore, la confidenza, la divozione a Maria Ausiliatrice. A Lei consacrerò il 24 di ogni mese, distinguendolo possibilmente con qualche funzione in suo onore: favorirò, per quanto le mie forze deboli lo consentiranno, ogni opera ch'io sappia benedetta e amata dalla Vergine stessa. Essa mi continui la sua protezione, portandomi a completa guarigione; e benedica tutte le anime buone che mi aiutarono e pregarono per me durante la mia malattia, e quelle che, per suo aiuto, potrò guidare al paradiso. Maria Ausiliatrice, grazie!

Don ADORNO LEONE, soldato.

GATTINARA. - 29-1-1919. - La Madonna ci ha benedette! Nei terribili giorni in cui infuriò la febbre spagnuola, avevamo noi pure tre malate in casa, tutte assai gravi, quando caddi malata anch'io. Mi sentivo morire al pensiero di lasciare senza assistenza le inferme, e mi raccomandai alla nostra cara Madonna. Al mattino mi trovai quasi guarita e potei, senza alcun pregiudizio, continuare l'opera pietosa attorno le nostre malate, che divennero quattro e guariron tutte per bontà di Maria Ausiliatrice. Sia Ella benedetta in eterno!

Suor MARIA BOSio.

CARDANO AL CAMPO. - 18-11-1919. - La scorsa estate fui colta da grave malanno, che mi impediva di compiere i miei doveri. Esortata a ricorrere a Maria Ausiliatrice, incominciai una novena insieme con le mie consorelle, e l'ultimo giorno della novena la cara Madre mi concesse la grazia sospirata. Possa la sua bontà essere sperimentata da tutti i cristiani!

Suor ELISA GARBARINO.

ALPIGNANO. - 2-II-19. - Mentre ci disponevamo a manifestare alla Vergine Ausiliatrice la nostra viva riconoscenza per la materna protezione con cui ci aveva assistiti in questi anni di ansiose trepidazioni, ricongiungendoci tutti sani e illesi in famiglia dopo i pericoli della guerra, una grave minaccia venne ad interrompere la nostra letizia. Quegli fra noi che aveva maggior diritto di rallegrarsi per il ritorno dei fratelli, venne colpito, nei primi giorni del dicembre, da furiosissima febbre spagnuola, con gravi complicazioni broncopolmonari; e fu tale la violenza del male, che in breve ridusse l'amato infermo agli estremi. L'illustre sanitario, chiamato a consulto col medico curante, dichiarò che si sarebbe fatto tutto quello che la scienza suggeriva, ma che il caso, se non disperato, era molto grave e che perciò era necessario l'aiuto di Dio.

Rinnovammo con grande fiducia il nostro ricorso alla Celeste Protettrice, promettendo che avremmo resa, pubblica la grazia tanto desiderata; e il caro infermo incominciò a migliorare leggermente, superò felicemente una crisi violenta e il giorno 12 dicembre veniva dal medico dichiarato fuor di pericolo.

Egli si unisce ora con noi, commossi ed esultanti, per porgere una modesta offerta al Santuario di Valdocco e rendere pubbliche grazie al Potente Aiuto dei Cristiani, che in modo evidente veglia da lunghi anni su tutta la nostra famiglia.

FRATELLI COSTA.

TORINO. - 7-II-1919. - Con animo riconoscente rendo grazie a Maria SS. Ausiliatrice e ai miei celesti avvocati presso il suo trono celeste, per l'ottenuta guarigione, per altre grazie insigni concesse alla mia famiglia, e per la materna assistenza con la quale vegliò di continuo sul pronipote soldato.

Invio l'offerta promessa e prego fervidamente la Vergine a voler sempre continuare su me, sulle mie figlie, su tutti i miei cari, la sua celeste benedizione.

ADELAIDE GILLARDI Ved. PEONA.

CANDIOLO. - 28-II-1819. - Adempio il voto di rendervi pubbliche grazie, o Vergine Ausiliatrice, per l'ottenuta guarigione di mia sorella Eugenia - Dopo giorni e notti trascorse in continui affanni e dolori, e dopo di non aver risparmiato nulla di quanto la scienza suggerisce, proprio quando tutto faceva presagire imminente la catastrofe, Voi, Vergine di Don Bosco, invocata, avete esaudito le nostre preghiere, ed avete ridonata all'inferma quella vita che oramai era spenta. - Siate benedetta! La vostra materna protezione ci accompagni sempre.

D. AURELIO MORELLO.

PARMA. - 17-II-1919. - M. E. si trovò alcun tempo fa, quasi improvvisamente, in grave pericolo di vita. La famiglia, addoloratissima, s'aspettava da un momento all'altro la catastrofe, che avrebbe reso orfani sei bambini. Il sottoscritto intervenne facendo il voto d'inviare un'offerta a Maria Ausiliatrice, e di pubblicare sul Bollettino la grazia della guarigione e subito recitò con fervore l'intera Corona, persistè nella preghiera e, dopo qualche giorno, il medico constatava che il male era vinto, il pericolo scomparso e la guarigione seguì poco appresso.

Nel ringraziare Maria SS., spedisco l'offerta con preghiera di pubblicare l'esposto.

D. G. A.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il nuovo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) - A. A. di ***, A. C. di Torino, A. E. di Buttigliera d'Asti, A. M. C. di Bordighera, A. P. di S. Barthelemy, Abbarcare di G., Ablutone A., Accamo e famiglia, Actis L. in Perinetto, Aimaro L. in Amini, Aimone Q., Alborghetti M., Aliverti O., Allais B., Altare Contessa A. in Doro, Ambrè M. in Roda, Amezzano M., Audruccioli F., Anselmo B. ved. Calcagno, Arduino M., Argentieri G., Ariscaldino E., Armella V., Arru V. in Piu, Artusi R., Audisio G.

B) - B. M. di Torino, B. M. B. di Morbegno, B. A. di Torino, B. M. di Vinovo, B. C. di Scarmagno, Baccalmi A., Bacchetta E., Badinelli C., Baglione C., Baldizzone Suor A., Balducci C., Balestreri N., Baliani A., Balla G. B., Bandinu L., Barbiero M., Bardi G., Barmasse A., Barolo A., Bassano M., Battagliero R., Bedeschi T., Beliva B. in Poletti, Bellini M., Bellora G., Bellotti C., Beltramino M., Beltramo M., Benini A., Benzi P., Bergadano A., Berganíni I., Bessolo A., Bezza G., Bernasconi G., Sindaco, Bernasconi R., Bertero A., Bertoia A., Bertolini A., Bertone A. in Garavana, Berutti P., Bianchi E., Bianchi T., Biffo T. in Silvagni, Biglia Mons. Pierfelice, Biglino D., Binaschi G., Biondi d. D., Biozzi L., Biscaro T., Bisio A., Bistolfi F., Bo A. in Negro, Boario A., Bocchio M , Boffelli G., Bolzani C., Bombardini P., Bonetti T., Bonetto C., Bonfitto F., Bonino E. in Tracci, Bono A., Bordiglia G., Borello C., Borrelli di G., Bortolotli T., Bosi F. in Cunardisi, Bottoli E. in Cantoni, Bovelli V., Bovenzi A., Box D. in Goutier, Braga M., Braschi G., Brenrani L„ Briata M., Bruera V., Bruno M., Buffa G., Buffaldi F., Bugliani B., Burello A., Burzio A.

C) - C. I. di Aosta, C. M. di Borgo S. Martino, Caddeo E., Cagnassi A., Calamanni F., Calcagnoli d. P., Calliera d. G., Calvi G., Campora M., Caneva C., Capra G., Capra M., Cardano P , Carletti M., Carozzi C., Carpegna A., Casazza G., Cassanelli S., Castelli L., Casula L., Catano d. A. parroco, Castagnola R., Cavalieri C., Cavigiolio F., Cecchetti D., Cecolin A., Cena A., Cena G., Cena T Cerotti M., Cervini D., Cesa E., Chàtel E., Chelucci V., Chiapello M., Chiaraviglio C., Chionni O., Christillle S., Ciani B., Ciapponi R., Ciulla L. in Russo, Cluserio E„ Cocco M., Comba B., Combi G. insegnante, Condurite L.; Coniugi Corea, Fassini, Gruaglio, Guendalino, Monastra e Morandi; Contino V., Coppa F., Coi-io S., Costantino d. C., Cravosio B., Crétier P. C., Cristina A., Crola L., Crugnola G., Cuppi O.

D) - D. E, avv. di Torino, D. G. T. Cooperatore Salesiano di Vai Borbera, D'Ambrogi C., Dall'Amico G., Dal Negro C., Dal Prà F., Damerini M., Danese I., Danna d. F., Daro G., Davidina N., Deagostini G_, De Filippi M., Del Bianco P., Dellachà A., Dellachà E., Dellachà G., Della Noce A., De le Piane C., Denina D., Dersi C., De Toffoli C., De Toffoli R., Devia P., De Vita A., Di Falco M., Di Marco C., Dindo M., Dindo S , Dolazza E., Donato M. maestra, Dova E. in Coppa, Durando M.

E) - Elvira B.

F) - F. C. di Torino, F. D. di Rivalta Torinese, Falcione S. soldato, Falcione O , Falezza M., Famiglia Cooperatrice Salesiana di Torino, Famiglie Gargatogii, Gilli, Residori, Fanti-Artusi P. F., Fantin E., Farinetti E. in Cona-Bella, Farioli Sr. A., Fassino C., Fazio A., Fea C., Ferrari A., Ferrari G., Ferraris G., Ferraro I., Ferrero A. in Donadi, Ferrero L., Ferrero S., Ferro M., Ferronato C., Fessia G., Festa G., Filippi . A., Filippello C., Filippot S., Follis G., Fondora E., Fontana C., Foresto T., Forni L., Fortina D., Fracchia D., Franchi D., Franco C., Frascisco Francesco, Fratelli Costa di Alpignano, Fratelli Grosso, Frezet S., Frignoni M., Friondoca G., Frisoni A., Frola A., Frongia L.

0) - G. V Z. Z. di Borgomanero, G. A. di Oviglio Monferrato, G. G. di Poirino, Gabiolo L., Gadaleta d. G., Gaggetta T., Gagliardone F., Gaia G. prigioniero in Austria, Gaido M., Gallardi M., Gallesio M., Gallinacci R., Gallo E., Gallo F., Gallo G., Gambaro A., Garancini E., Garrone A., Gasparolo B. in Farallo, Gatti G., Gatti M. in Bo, Gatti M., Gatti S., Gavinelli G. in Piantanida, Gazza O., Gazzaniga G., Germiniani M., Geroudini Q., Giaccardi D., Giaccardi L. in Garessio, Giauesin M. in Chemin, Gianoli G.. Giaquinto P. T., Giorcelli A.,

Giordano C., Giotto G., Girando A. e G., Girelloni P., Goglio M., Gonella F., Goutier A., Gottoli E., Grassellucci A., Grossone M., Grazia E., Grazia G., Grazioli A., Grillo L., Grua F., Guarnaccia A. in Zuccarello, Guarneri F. in Cadei, Guastavino Fratelli, Guglielmi A.

I) - Iberti T., Incaprera S., Incutti F., insegnante di Colle Castagno, Invenitti d. E., Invernizzi S., Ivaldi G., Ivaldi V.

L) - Lanfranco V., Laurentini E. in Fanisi, Lazzaretti T., Lazzari E., Ledda M. R., Lelio G., Leonardelli A., Lepri N., siano di Gangi, Licalzi A., Litteri G., Lofaroni A., Lo Marto T., Lucchini C.

M) - M. B. di Rovescala, M. B. di Torino, Maccini D., Maganelli T., Magnanini di G. B., Magni I., Maina B., Manfredi A., Mangiagalline A., Mannu G., Marchi A., Marchi M. in Tebaldi, Marciano G., Marciano M., Marcuzzi A., Marenco E. in Chiodo, Marini d. P., Marini A. S., Marini C. e M., Marocco C., Marson G., Martellucci B., Martignone E. insegnante, Martin S., Marzanotto A., Masaniello M., Massa B. di Airasca, Massa B. di Avenza, Massa P., Massano C., Massegnani M. in Dalla Costa, Masseroni A. in Travaini, Mattioli D., Mattiuzzi V., Mazzarano C., Mazzoni L. in Brugnini, Mazzucchi F., Meina L., Mele M. A., Meloni F. A., Meneghini L., Mercurio A., Metti G., Metti M., Micheli E., Michelini F., Minetto T. Cooperatrice Salesiana, Morandi M., Morello d. A., Morello. E., Morello M., Moretto d. A., Mortarotti L., Mortarotti M., Mossone P. e famiglia, Mottura A., Muratori S., Mussa A. F., Musso A., Mussone A.

N) - Nasi G. ragioniere, Natoli cav. B., Nerotti C., Nicolis E., Nossi G., Nottolini C.

0) - Oddone B., Oddone S., Oderda G. soldato, Olivelli R., Olivetti M., Opezzo F., Orecchia F.

P) - P. B. di Vicoforte, P. P. di San Bartolomeo, P. S. di Ottiglio Monferrato, Pace d. A. curato, Pagani A. in Bollego, Pagetti R., Paggi G., Pagnoncelli T., I'alazzolo O., Palumbo G., Panigali C., Paone M., Paparella D., Parodi A. in Nizzo, Paruzzi G., Pasetti d. A. parroco, Pasino L., Pasquali Mons. G. cooperatore salesiano, Pellucchini R., Pensa M., Pensabene L., Peona A. ved. Gillardi, Peona E. e C., Peradotto A., Perfumo S., Perlo C., Perlo P., Pernicciaro L. cooperatrice salesiana, Perucchini B., Pescador A , Pescador P., Petenazzo E. in Zanella, Petito V., Pezzana F., Piacentini A., Pie persone di di Alvito, Brescia, Cassolnovo, Chieri, Compiano, Ghedi, Pisa, Romallo, Saliceto, Torino, T rofareilo, Varazze, Verrayes, Zavattarello, Piga I in Spano, Pighetti E., Pignaturo A., Pilati O., Pinna A., Piraila V., Piscitello d. A., Pistarino A., Poggi F., Politi T. Ponta M., Pontalti M., Portonaro G., Pozza A , Pozzan L., Prato L., Prevacore P., Pusignani C., Putero L.

R) - R. C. di Troffarello, Raffaelli M. P. in Passi, Raimondi F., Rainelli T. in Lana, Rarnazzotti E. in Espa, Ramelli d. F., Ramorino A., Raveri S., Reforgiato C. in Regna, Reineri C., Reineri M., Renzi B., Renzi R., Riccardi A., Ripamonti F., Ripamonti T., Riparbella C., Rivalta A., Rivetti C., Rizzi L., Rizzotto G., Roberi P., Rocca G., Roffa G., Rollano E., Rosabrusin D , Rosolini B., Rossato M., Rossello A., Rossi d. A., Rossi D. ved. Oliva, Rossi E., Rossi G. di Monbarcaro, Rossi G. di Petrignano del Lago, Rusconi A.

S) - S. D. di Torino, S G. di Carmagnola, S. G. B. di ***, S. T. di Torino, Sacerdote N. N., Saggiorato E., Salini G., Salute Sr. M., Salvatico A., Salvio F., Sampò C. ved. Trombetta, Santegiacomi M., Santi S., Santucci G., Sartorizzi C., Savinelli G., Scarcella E., Scarsello A., Schoeffer R., Scodellari N., Sconfietti E., Serra d M., Sernagiotto E. in Zille, Serra M , Siffredi A., Silvano P,, Sinistrero S., Soffiutti L. cooperatrice salesiana, Solla A., Sonino L., Sorelle Morbelli, Sosio A. in Schena, Spitale M., Squillace A., Steccone M., Stentarini O., Stiegele M., Stifani G., Suppo G., Sussi T.

V) - Valfrè M., Valle C., Valle E., Varie persone di Caltanisetta, Vavalà R. in Pisani, Ventura Baronessa di Polizzeilo, Venturi V., Vercellone T., Verona E., Viale Michele, Viarengo A., Vico R., Vigna M., Vignolo S., Villa A., Villa L., Vittori R., Voi N., Volontario M. in Uboldi.

Z) - Zago O., Zambaldo C., Zambone S., Zappata C., Zappia L. maestra, Ziche C.

NOTE E CORRISPONDENZE

NELLA FESTA DI S. FRANCESCO DI SALES

II magnifico esempio di Bologna.

Il 24 febbraio u. s. nella chiesa della « Santa » si tenne la conferenza ai Cooperatori, prescritta per la festa di S. Francesco di Sales. Presiedeva l'Em.mo sig. Card. Giorgio Gusmini, Arcivescovo, assistito da Mons. Menzani, Vicario Generale, da Mons. Fedrelli, Direttore diocesano dei Cooperatori, e d a altri Prelati.

Il conferenziere, Mons. Belvederi, parlò dell'opera di Don Bosco a favore della Buona Stampa per difesa della fede e sostegno del buon costume. Mostrò come nei momenti attuali i principi di Don Bosco in questo campo d'apostolato non abbiano perduto il loro vigore nè la loro efficacia per la salute della società; e ne trasse le ragioni a rendere più viva l'attività che a questo proposito debbono avere i Cooperatori Salesiani curando negli ambienti intellettuali la diffusione di opere spiritualmente sane e morali proporzionate alla coltura di coloro che debbono essere catechizzati nel bene, e promuovendo negli ambienti popolari la diffusione dei periodici e specialmente dei fogli quotidiani cattolici capaci di far argine alla diffusione della stampa malvagia. L'oratore parlò ancora dell'obbligo che hanno i Cooperatori di favorire nelle scuole l'adozione dei libri di testo che non offendano la Religione e la, Morale, ma piuttosto favoriscano il buon costume nell'animo dei giovinetti. Concluse augurandosi che i Cooperatori Salesiani compiano, secondo gli insegnamenti di Don Bosco, opera di salute nell'odierna società con questo mezzo potentissimo della buona stampa.

La parola del Card. Arcivescovo.

Sua Eminenza il Card. Arcivescovo prendeva quindi la parola per esprimere subito un desiderio. Egli sì augura che l'adunanza, alla quale col tanto piacere ha assistito, non abbia un carattere puramente accademico: bisogna che i Cooperatori Salesiani si adoperino subito per affettuare e dare pratìca esecuzione a quanto è stato prospettato dall'oratore.

« Veniamo alla pratica: dice l'Em.mo Card. Gusmini: e chi ha proposte da fare, le faccia liberamente. Io domando: Quand'è che i buoni, convinti della necessità di diffondere la buona stampa e di far argine alla cattiva, si abboneranno al giornale buono e si asterranno dal comperare e leggere il giornale cattivo? Quand'è che si serviranno per le stesse insersioni (ad es. per gli annunzi mortuari) soltanto dei giornali cattolici? E alla Stampa Salesiana quale appoggio si dà? Quanti, fra noi, sono abbonati alle « Letture Cattoliche » di Don Bosco? Per conto mio dichiaro di sottoscrivere senz'altro a dieci abbondamenti.... E voi?... »

Quindi l'Em.mo propone e illustra efficacemente quest'ordine del giorno, che i presenti approvano all'unanimità.

I Cooperatori Salesiani di Bologna, adunati della Chiesa della « Santa », in occasione dell'annuale conferenza, deliberano:

1° di adoperarsi con tutti i modi perchè la R. Commissione per la scelta dei libri di testo nelle scuole, nella adozione di tali libri segua criteri per i quali non venga offesa la Fede e sia tutelata la

Morale dei nostri giovanetti: e propongono di valersi di quei mezzi che possono essere a loro disposizione per protestare efficacemente se tale loro legittima e doverosa volontà non fosse soddisfatta;

2° di favorire largamente per mezzo di abbonamenti e di distribuzioni gratuite la diffusione delle « Letture Cattoliche » istituite dal Ven. Don Bosco;

3° di appoggiare, con tutte le energie e con tutta l'efficacia possibile, la stampa cattolica, sia quotidiana che periodica, eliminando tutta quella che non s'informa ai principi della Fede e della Morale Cristiana.

Dopo la calda parola di Sua Eminenza, la solenne adunanza si chiuse con la benedizione del SS.mo Sacramento, impartita da Mons. Vicario Generale.

Cordiali e vivissimi ringraziamenti all'Em.mo Card. Arcivescovo e a tutti i Cooperatori di Bologna. Nella dotta e ospitale città vive ancora l'entusiastico fervore che accompagnò il I° Congresso internazionale dei Cooperatori Salesiani, e l'apostolato di Don Bosco ha molti ammiratori devoti e convinti. Il direttore dell'Istituto Salesiano s'è associato a 500 COPIE mensili delle « LETTURE CATTOLICHE ». Esse verranno rimesse ai Cooperatori nelle adunanze solite a tenersi il 24 di ogni mese, e da loro saranno diffuse in mezzo al popolo.

Altre Corrispondenze.

SONDRIO. -- Il 9 febbraio, Festa e Conferenza nella Chiesa di S. Rocco. - Fu preceduta da un triduo di predicazione e resa più devota da una numerosa Comunione Generale. Cantò messa solenne Mons. Arciprete e il rev.mo Can. D. Temistocle Micheli parlò di S. Francesco, additandolo « qual modello perfetto di orazione, di carità e di riforma al guasto e corrotto suo secolo. Nobile e divino intento, egli disse, a cui Iddio suscitò nei tempi nostri la famiglia salesiana, plasmata da Don Bosco sullo spirito di S. Francesco di Sales; intento al quale, oggi più che mai, i Salesiani e Cooperatori debbono mirare con nuovo ardore e generoso sacrificio per il ritorno della società a Gesù Cristo, certi di sentire sempre più potente all'opera loro la protezione del Santo Patrono. »

ASTI.- Il 2 febbraio, Conferenza nella chiesa di S. Caterina. - L'annunzio, dato dalla locale Gazzetta e con apposita circolare, attirò gran folla e specialmente i Cooperatori ed i Terziarii Francescani e Domenicani a udire avidamente l'ardente parola d'un zelante sacerdote della Patria di Don Bosco, cioè il rev. D. Enrico Gallo, Vice Rettore dell'Opera Pia Michelerio, che disse in generale dell'Opera Salesiana e particolarmente della educazione della gioventù, che un tempo, più che oggi, lasciava molte lacune. L'uditorio fu soddisfattissimo e fece un'abbondante elemosina.

BIELLA. - Il 23 febbraio, Conferenza nella parrocchia di S. Cassiano. - Oratore fu il nuovo Vescovo di Biella S. Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Garigliano. Il zelante Pastore tratteggiò il carattere dell'apostolato di Don Bosco; indi parlò della Pia Società Salesiana, delle sue Missioni all'Estero e particolarmente dell'educazione cristiana della gioventù, che raccomandò caldamente agli uditori.

ANCONA. - La domenica 2 febbraio nella Chiesa Salesiana della S. Famiglia. - Ci scrivono:

o' Era con noi l'ill.mo e rev.mo Mons. Rodolfo Ragnini, che celebrò la Messa della Comunione Generale, prima della quale indirizzò ferventi e devote parole ai numerosissimi devoti che s'accostarono alla Sacra Mensa. La messa solenne fu cantata da Mons. Felice Canelli, accompagnata, da buona musica liturgica. Nel pomeriggio il medesimo Mons. Capelli tenne l'annuale conferenza ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane. Chiuse la festa la benedizione solenne impartita dal prelodato Mons. Cav. Ragnini.

PARMA. - Conferenza nel Palazzo Vescovile presieduta da Mons. Arcivescovo-Vescovo. - Parlò il Direttore locale esponendo con dati di fatto e confronti lo sviluppo benefico dell'azione dei Missionari Salesiani a favore dei nostri emigrati, specialmente dell'America. Mise in mostra, oltre l'inestimabile beneficio della conservazione della fede in quei nostri compatrioti esposti a tanti pericoli, anche il lato sociale e patriottico di questa benemerenza. Chiuse l'adunanza Mons. Vescovo che trovò nella squisita bontà del suo cuore parole che mostrarono tutto il suo compiacimento per il bene che i figli di Don Bosco si studiano di fare e han fatto, sia nell'Oratorio festivo e nel Collegio, sia nella fiorente Scuola di Religione a favore della gioventù della città.

CIVITAVECCHIA. - Ci scrivono: «Il 13 febbraio lo stesso Mons. Vescovo Luca Piergiovanni ha tenuto una Conferenza in Cattedrale ai Cooperatori Salesiani. Il tempio era affollato. Insieme con le Figlie di Maria Ausiliatrice, promotrici della Conferenza, vi notammo il Comm. Giacomini, il Principe d'Ardia Caracciolo, il Vicario Generale, le Signore dell'Opera della Protezione della Giovane, i Giovani del Circolo « Amore e Fede » con il loro Direttore e gli Alunni dell'Oratorio Festivo. Mons. Vescovo con eletta e convincente parola rilevò l'opera umanitaria che, tanto in Italia come all'estero, compiono i figli di D. Bosco, le opere da essi compiute ed il bene che fanno in mezzo al popolo. Parlò con elogio delle figlie di Maria Ausiliatrice che hanno due case in città, esponendo quanto han fatto e stan facendo per la gioventù. Quindi incitò tutti a dare valido appoggio all'Opera Salesiana, facendo voti che Civitavecchia abbia a vedere un giorno anche i figli di Don Bosco. L'adunanza si è chiusa con la Benedizione del SS. Sacramento e la colletta fatta alla porta da alcune zelanti signorine a prò delle Opere Salesiane ».

VERCELLI. - La festa di San Francesco di Sales, che si svolse nella Parrocchia del S. Cuore di Gesù al Belvedere, il 9 febbraio, non poteva avere esito più consolante. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Gamberoni ebbe la bontà di celebrare al mattino la messa della Comunione Generale, presente la gioventù dei due Oratori, e di tenere nel pomeriggio la Conferenza ai Cooperatori. Il zelante Arcivescovo fece un parallelo tra S. Francesco di Sales, ispiratore e patrono delle Opere Salesiane, e il Ven. Don Bosco, con tanto affetto, con tanta eloquenza, con tanto ardore, che - ci scrivono - « non si sapeva chi più ammirare, se l'intrepido Apostolo del Chiablese, o l'indefesso Fondatore dei Salesiani, o lo stesso illustre Prelato. Sua Eccellenza si diffuse a dimostrare che lo zelo per la gloria di Dio e insieme per la salvezza delle anime, unico movente delle immani fatiche compiute da San Francesco di Sales e dal Ven. Don Bosco, è spirito di amore alla gioventù, la quale dell'uno e dell'altro godette i palpiti più affettuosi e le più sollecite cure; è spirito di carità e di dolcezza che, rilevato dal soavissimo Vescovo di Ginevra, rese Don Bosco un riformatore felice e opportunissimo del sistema educativo, con gli splendidi successi che ne conseguivano; è insieme spirito d'attività che si esplica sotto tutte le forme, si adatta a tutte le convenienze e a tutti i bisogni, per fare del bene; è spirito di pietà, per cui San Francesco di Sales e Don Bosco curarono instantemente l'opera della propria santificazione promovevano la frequenza ai SS. Sacramenti, la devozione a Maria SS, il decoro delle sacre funzioni, la diffusione della parola di Dio, ogni opera buona insomma, atta, a riattivare il fuoco della pietà nel cuore dei fedeli. » L'illustre Conferenziere disse, in sua bontà, che questo spirito di S. Francesco di Sales e del Ven. Don Bosco vive nei Salesiani e nelle Figlie di Maria Ausiliatrice, e raccomandò che questo medesimo spirito sia suscitato, promosso e conservato tra i Cooperatori e le Cooperatrici, perchè raggiungano lo scopo della loro Pia Unione che è rivolto alla propria santificazione e alla salvezza delle anime, precisamente secondo lo spirito , di S. Francesco di Sales e di Don Bosco. »

MILANO. - Ci scrivono: «A Milano si sogliono celebrare due feste ad onore di S. Francesco di Sales; una nella Chiesa di S. Agostino coll'intervento dei giovanetti dell'Istituto S. Ambrogio, dei parrocchiani di S. Agostino e dei Cooperatori più vicini: l'altra nel centro della città, nella Chiesa Prepositurale di S. Babila; colla partecipazione dei Cooperatori di tutta la Città e de' giovanetti studenti dell'Istituto Salesiano. La prima venne celebrata al 9 febbraio, l'altra il giovedì seguente 13, e venne da Torino il nostro caro Don Trione a tessere l'elogio del Santo ed a tenervi la conferenza. - Francesco di Sales (egli disse), il santo della dolcezza e della mansuetudine, la copia più perfetta che siasi data del Divin Maestro, fu pure il modello dell'apostolato zelante, attivo, intenso per la salute delle anime. Don Bosco lo diede ai suoi Figli ed ai Cooperatori come Patrono, perchè lo ricopiassero nel lavoro indefesso, nell'attività sempre crescente, in favore della gioventù povera ed abbandonata e dei popoli infedeli. Ed i Figli di Don Bosco con l'aiuto de' Cooperatori, nonostante la scarsità de' mezzi, nonostante la mancanza di personale, fidenti nella Provvidenza Divina, anche in questi anni di guerra si slanciarono a nuove ingenti opere e per gli orfani di guerra e per i profughi e per i poveri infedeli della Cina. Così una spedizione si è fatta nel giugno scorso per la Cina; altra si sta già allestendo: mentre nuovi Oratori festivi a Torino e nuove Chiese si sono iniziate là dove maggiormente sentivasi il bisogno. - Anche a Milano si lavora e dai Salesiani e dai Cooperatori: e Don Trione fu lieto di elogiarne l'attività e di incoraggiarli a continuare alacremente in questi mesi, per poter veder compiuto il desiderio del Rettor Maggiore, che cioè si termini e si inauguri presto la monumentale Chiesa di S. Agostino, che farà conoscere a tutti quanto è grande la carità dei buoni Milanesi.

FIUME. - Ci scrivono: « Fiume, dopo aver commemorato il 6 gennaio u. s. il 1° anniversario dell'arrivo dei Figli di Don Bosco con la distribuzione di premi e regali ai giovanetti dell'Oratorio, la domenica 2 febbraio celebrava con trasporto la festa del celeste Patrono dei Salesiani. Dopo la messa della Comunione generale, alle 9.30 venne amministrato il S. Battesimo in forma solenne ad un orfanello albanese, Giovanni Ambrogio Bairam, nato a Beirut nel 1906, giunto a Fiume su d'una nave ospedale e gratuitamente accolto nell'Oratorio. Alle 10 seguì la S. Messa celebrata dal rev.mo Dott. Mons. G. Kukanic, parroco della città, e alle 11 tenne la conferenza sullo sviluppo delle Missioni Salesiane il Direttore stesso dell'Oratorio. I giovanetti presero parte attiva alla festa, eseguendo una bell'operetta in musica per Cooperatori e i benefattori dell'Oratorio; e nel pomeriggio ebbero anch'essi il loro onesto divertimento con una lieta serata drammatico-musicale. Essi sono sempre in numero di 2oo a 300, non solo alla domenica, ma tutti i giorni, nei quali accorrono all'Oratorio nelle ore libere dalla scuola. Il locale, ov'è l'Oratorio Salesiano, era un orfanotrofio femminile, chiuso nel 1914, con ampio parco tutt'intorno di proprietà dell'Associazione di beneficenza « Maria », di cui è presidentessa la signora Baronessa Maria de Thierry. I buoni che si diedero premura di chiamare i Salesiani a Fiume - tra cui è il Can. Matteo Balas -- possono esser certi della riconoscenza di tutta la città e di tante famiglie in particolare... »

NEW YORK. - L'Ispettore Don Coppo ci scrive: «Nelle singole nostre Chiese di New York si tenne la Conferenza ai Cooperatori Salesiani in occasione della Festa di S. Francesco. All'immacolata Concezione si tenne il giorno stesso della festa: nelle altre due la seguente domenica. Degna di nota la festa che si celebrò nella parrocchia della Trasfigurazione. Al mattino vi furono circa 1ooo Comunioni: alla messa solenne assistette e predicò in in italiano il rev.mo Mons. Ferrante. Alla sera feci io la conferenza a un gran numero di cooperatori. La colletta per le nostre Missioni fu assai abbondante. Per i Cooperatori inglesi predicò in inglese il nostro D. Diamont, alla messa delle 10, presente anche un buon numero di soldati.

NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

ALESSANDRIA. - L'ISTITUTO «ORFANI DI GUERRA », diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, ricovera una settantina di bambini, i quali - così scrive la Lega Liberale di Alessandria -« sono tenuti in modo veramente encomiabile, sia per vitto, pulizia, educazione ed istruzione; e noi raccomandiamo quest'opera pia a quanti vogliono e possono fare del bene. »

« Un giro per le aule scolastiche - aggiunge la Lega - ci ha convinti sempre più della disposizione dei bimbi ad apprendere e dello zelo, dell'amore delle buone Figlie di Maria Ausiliatrice che nulla lasciano di intentato, per lenire la mancanza, non tanto facile a sostituirsi, del sorriso e dell'affetto dei genitori.

» Benefica istituzione che, per onore di Alessandria sei stata la prima a sorgere in tutta Italia, sii benedetta. Per te, queste innocenti vittime dell'immane flagello sentono meno atroce la loro disgrazia; per te cresceranno buoni cittadini e brave massaie, se la cittadinanza, ritornando alla normalità della vita, ti ricorderà come oggi ti ricorda, assicurando la tua esistenza senza preoc cupazione alcuna di fede politica e religiosa, solo per la vita stessa di questi orfani che sopravviveranno al ricordo della guerra stessa. »

PADOVA. - UNA CARA SORPRESA. - Ci scrivono: « Ricordano i lettori del Bollettino Salesiano, come venne assicurata l'opera del Pensionato delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Padova? La Divina Provvidenza si servì di un cuor generoso, che volle rimanere ignorato, e dello zelo di quei vero cooperatore, che il rev.mo Don Gioachino Stefani, Vicario di S. Massimo. Ebbene, giorni scorsi, capitava al Pensionato Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo, accompagnato da vari sacerdoti, e prima andò in cappella, ove tenne un famigliare discorso alle educande e impartì la benedizione eucaristica, quindi passò a visitare l'istituto e sostando in una delle più belle sale del palazzo volle alla sua destra il prelodato Don Stefani, e. con bontà paterna accolse alcuni omaggi delle educande. Dopo questi, S. E. Mons. Vescovo sorge e si volge con affettuose e belle parole a D. Gioachino, gli fregia il petto della Croce d'oro e Pro Ecclesia et Pontifice », e legge il diploma col quale Sua Santità, a mezzo dell'E.mo Card. Segretario di Stato, accompagnava l'onorificenza. Scoppiarono applausi al festeggiato, che tutto ignorava, ed ecco il segretario signor Bernardino Chinotto, con licenza di Mons. Vescovo, legge egli pure una lettera congratulatoria del rev.mo Don Albera. Il neo-cavaliere vorrebbe parlare, ma è troppo commosso, e non dice che queste parole: « Grazie, grazie! Onore e gloria a Dio solo e a Maria Ausiliatrice, e ogni merito a S. E. Mons. Vescovo che con l'alta sua protezione sostiene e consola questo Pensionato femminile, per cui nutre tanta simpatia da chiamarlo il suo secondo Seminario. »

La dimostrazione finì con applausi e rallegramenti al caro Don Stefani, ai quali aggiungiamo i nostri ben di cuore.

TRA GLI EMIGRATI

AUTOREVOLE OMAGGIO ALLE MISSIONI SALESIANE. -- IL DIRETTORE GENERALE del Fondo per il culto ha inviato al rev.mo nostro Superiore questa nobilissima lettera:

IL DIRETTORE GENERALE del Fondo per il Culto

Roma, 26 febbraio 1919-7

Rev.mo Signore,

S. E. il Ministro degli Affari Esteri mi ha segnalato, con Parole di viva soddisfazione, la parte presa dai Salesiani Italiani al Messico nella solenne cerimonia testè celebrata colà nella chiesa di S. Agnese in suffragio dei nostri soldati caduti in guerra; cerimonia che, per un concorso di circostanze, è riuscita una solenne affermazione di italianità.

Ho potuto così constatare, ancora una volta quanto grandi servigi rendano non pure alla Religione, ma anche alla Patria, le solerti Missioni di codesta Pia Società, e tengo ad esprimere a Lei, che della nobile illuminata operosità salesiana è l'alto inspiratore, il più fervido compiacimento.

Gradisca, Rev.mo Signore, i sensi della mia più distinta considerazione e voglia credermi

Suo dev.mo

C. MONTI.

Al Rev.mo Sig. Don Paolo Albera

Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana. Torino.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

VERCELLI. - LA « FESTA DEL PAPA ». — Si celebrò nella parrocchia del S. Cuore di Gesù la Domenica 26 gennaio. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Arcivescovo celebrò la messa della Comunione, che per i giovani dei due Oratori fu proprio generale, e tenne loro un affettuoso discorso. Tutte le S. Comunioni furono offerte al Signore secondo l'intenzione del Papa; come tutte le prediche indirizzate in detta domenica al popolo, dai sacerdoti della Parrocchia, ebbero per argomento il Papa, le sue prerogative, e le altissime benemerenze acquistate da S. S. durante la guerra. Similmente a tutte le funzioni fu raccolto l'obolo di S. Pietro; e un devoto indirizzo di affettuoso omaggio fu consegnato con l'obolo a Mons. Arcivescovo, il quale si assunse il dolce incarico di farlo pervenire alle auguste mani di Papa Benedetto XV.

A corona della festa si teneva nel pomeriggio, con riuscitissimo trattenimento musico--letterario, presieduto da Mons. Arcivescovo, da molti nobili signori e zelanti sacerdoti, la festa dei premi per i due Oratori.

PARMA. - ALLA SCUOLA VESCOVILE DI RELIGIONE si sono svolte due funzioni di diversa natura, cioè la bicchierata per il sorpassato numero dei cento ascritti al Corso Superiore e la giornata eucaristica. Per dir brevemente della prima notiamo che mantenne perfettamente il suo scopo e il suo carattere, che è di avvicinare e famigliarizzare, si capisce, rispettosamente, col Vescovo, i giovanotti della Scuola, passando un'ora allegra e senza sussiego in compagnia presso di lui. Cominciò l'adunanza uno studente d'ingegneria che lesse, assai applaudito e gustato, un interessante discorso sulla storia del Palazzo Vescovile, riandandone le vicende e lumeggiandone i pregi d'arte. Indi si servì il rinfresco con servizio di dolci, alla cui provvista, veramente larga e signorile, pensò un gruppo di antichi allievi, attualmente distintissimi, che occupano anche alte cariche sociali, nonchè parecchie gentili signore, cui il Direttore della scuola rese, a none dei giovani, pubbliche grazie leggendone i nomi all'adunanza. Suonò un scelto programma un'orchestrina di allievi del

Conservatorio. Alla fine del lieto trattenimento, cui intervenne un gruppo di bravi ufficiali, anch'essi della scuola di religione, un allievo disse a Sua Ecc. Mons. Vescovo un brindisi improntato a sensi di affetto reverente e di franca professione di fede cristiana, da cui Mons. Conforti prese lo spunto per effondere la pienezza del suo affetto per i giovani studenti universitari e secondari, e insistere sul gran bene che possono fare a sè, alla Società, e alla Chiesa, restando saldi nei principii della Morale Cattolica e della Religione.

La mattina successiva, festa di S. Francesco di Sales, buon numero degli stessi giovani studenti, circa un'ottantina, si recavano nella parrocchia salesiana della città, per ascoltare la S. Messa e fare una consolante comunione generale.

TORINO. - NELLA CHIESA DI S. GIOVANNI EVANGELISTA, sul Corso Vittorio Emanuele II, si terrà DAL 3 AL 12 CORRENTE APRILE un Corso di Esercizi Spirituali in forma di Missione preparatoria per la Comunione pasquale.

A comodità dei Cooperatori Torinesi trascriviamo le linee generali dell'orario.

Ore 6. Messa - 6,30. Predica del Missionario D. Carlo Braga. - Ore . Messa - 9,30 Conferenza per Signore, tenuta dal R.mo Mons. Gian Domenico Pini. - Ore 16,30 Rosario, Via Crucis, Conferenza di Mons Pini, particolarmente diretta alla Gioventù delle Scuole Universitarie e Medie. - Ore 20,30 Rosario, Dialogo fra il Canonico Ferdinando Toppino e il Rev. Don Stefano Trione.

Dal sabato 12 alla domenica 13 aprile: Sacra Veglia ossia Notte di adorazione del Santissimo Sacramento.

Domenica 13 aprile (delle Palme) - Ore 16. Rosario - Chiusura della Missione fatta da Sua Em. Rev.ma il Cardinale Arcivescovo.

All'Estero.

SAN PAOLO. - LA VISITA DELL'AMBASCIATA ITALIANA AL COLLEGIO SALESIANO. - Ci scrivono: « Non vogliamo che passi sotto silenzio la visita che l'Ambasciata Italiana, con a capo l'On. Dott. Vito Luciani, fece l'anno passato al nostro Collegio del S. Cuore. Erano insieme con l'Onorevole, il comm. Riccardo Borghetto, il cav. Francesco Bianco, il cav. Adamo Spigno, il cav. Gino Ferrari, il dott. Vincenzo Alberico, accompagnati del dott. Amilcare Marchesini, rappresentante il Governo Federale, e dal ten. colonnello Edoardo Lejeune, quale ufficiale d'ordinanza del sig. Ambasciatore.

Accompagnati, al loro giungere, al Santuario del S. Cuore, i cortesissimi ospiti ne ammirarono la sontuosità e la bellezza artistica.

Nel cortile interno schirravasi intanto il Reggimento giovanile, formato dei nostri 6oo alunni. All'apparire dei membri dell'Ambasciata la musica intonò la Marcia Reale e i singoli battaglioni presentarono le armi al Rappresentante diplomatico d'Italia. Gli illustri visitatori presero posto in una tribuna, ornata con trofei di fiori e bandiere, e innanzi ad essa si presentò con garbo il giovane Arnaldo Avancini da Silveira, di Rio Grande do Sul, Colonnello-comandante del Reggimento giovanile e alunno della 5a ginnasiale, e in lingua italiana diede loro il benvenuto, ricordando con profondo sentimento l'eroismo dei giovani soldati d'Italia.

L'on. Luciani, rispondendo al saluto con brevi parole, elogiò dapprima il bel garbo e la disciplina che vedeva nel baldo Reggimento giovanile, quindi confermando come molta sana gioventù d'Italia fosse accorsa con sublime coraggio tra il più aspro dei cimenti alla voce della Patria, si diceva certo che vedrebbe eguale slancio la gran Patria Brasiliana il giorno che Ella dovesse far appello al patriottismo dei suoi figli.

In seguito, l'intero Reggimento, con a capo tre bandiere e l'ufficialità dei singoli battaglioni, sfilava, plotone per plotone, innanzi alla tribuna, crescendo nei presenti la più grata impressione.

La visita si protrasse per tre ore, estendendosi alle singole sezioni dell'istituto: alle scuole, ai saloni di studio, ai dormitori, alle scuole professionali, all'ampio refettorio, alla cucina, alla sala d'armi del Reggimento, all'infermeria, alla farmacia, al gabinetto delle visite mediche, e alle dipendenze stesse del collegio, compresa la nuova parte, che ora è in avanzata costruzione.

Nell'ultimo scambio di saluti con i Superiori l'on. Luciani ripete la sua alta soddisfazione e ammirazione per il metodo di educazione seguito dai figli di Don Bosco, perchè - disse -- l'amore della patria, profondamente sentito, contribuisce potentemente alla grandezza e alla prosperità ascendente d'ogni nazione... »

NECROLOGIO

Maria Vaccaro ved. Castagneto.

Spirò il 23 febbraio u. S., a Rapallo, dove aveva-trascorso la lunga e nobile esistenza, circondata dall'affezione e dall'ammirazione universale. La pia signora che irradiò attorno a sè là luce soave dei più bei esempi di sposa e madre cristiana, era di una bontà veramente evangelica e di una carità senza confini. Anche l'Opera di Don Bosco la ricorderà sempre com'una delle sue più grandi benefattrici. Preghiamo per l'anima benetta!

Dott. Can. Amato Vincenzo Scala.

Volò al premio eterno il 22 febbraio u. S. Da molto tempo il venerato e pio sacerdote era afflitto dalla grave malattia che lo portò alla tomba. Dotato di valido ingegno e di facile parola, fu un tempo tra i più popolari predicatori di Tarino. Successore all'abate Giriodi nella direzione dell'Istituto dell'Immacolata Concezione, e Fondatore, nell'Istituto stesso, della religiosa Congregazione delle Figlie di N. S. del SS. Sacramento, il can. Scala lascia un'impronta duratura di fede, di carità, di lavoro nel campo dell'apostolato cristiano. La sua chiesa di via Nizza dirà ai po steri il suo zelo sacerdotale, il suo amore a Gesù in Sacramento, e la sua divozione all'Immacolata.

Al fratello Avv. Stefano, glorioso veterano della stampa cattolica, affettuose condoglianze.

Can. Don Luigi Monachesi.

La sera del 21 febbraio, cessava di vivere santamente, dopo una vita laboriosa ed esemplare, questo pio e virtuoso sacerdote.

Parroco di S. Maria del Monte e della Cattedrale di Macerata, insegnante di Storia Ecclesiastica in Seminario e Deputato all'amministrazione del medesimo, seminò a piene piani luce, gioie, e conforti sul suo passaggio, benedetto da tutti. Zelante Cooperatore Salesiano, il Can. Monachesi sarà perpetuamente ricordato dalla nostra Missione della Cina, alla quale, ancor vivo, diè prova del suo zelo sacerdotale. Sia pace all'anima sua benedetta.

Dott. Emanuele Barbera.

Capitano-medico, colpito di commozione cerebrale per caduta da cavallo, moriva cristianamente e con edificante pietà il 19 febbraio u. s. nell'ospedale militare di Messina. Buono, franco e leale, ignorava che cosa fosse il rispetto umano; e come per la sua infaticabile operosità e carità erasi cattivato l'affetto e l'ammirazione di tutti, con la sua schiettezza seppe anche far risplendere e ammirare la Fede, da lui intimamente sentita e vissuta. Moltiplichi Iddio uomini di tal tempra!

Cav. D. Giuseppe Mellica.

Beneficiato a Buttigliera d'Asti, si addormentò serenamente nel Signore il 12 marzo u. s., a 77 anni. Ex-allievo dell'Oratorio Salesiano, serbò, vivo e profondo, il più santo ricordo di Don Bosco e dei primi suoi figli. Condiscepolo di Domenico Savio, ebbe fin da giovane per l'angelico compagno la più alta venerazione, ritenendolo un gran santo, dichiarandosi fortunato di possederne una pagina scolastica, che conservava qual preziosa reliquia. Quando, anni sono, celebrò la sua Messa d'Oro, tornò all'Oratorio e all'altare di Maria Ausiliatrice amò rigustare le dolcezze e riaffermare i propositi della prima messa. Pio, umile, buono, lascia cara menoria di sè. Il Signore gli doni un bel premio in Paradiso.

Arciprete Raffaele Scala.

Parroco di S. Pietro in Modica, dopo 34 anni di ministero pastorale, esercitato con disinteresse apostolico e zelo esemplare, si addormentava nel Signore il 24 novembre 1918, a 77 anni di età. Con Lui scomparve una cara figura di Sacerdote e di pastore di anime. Amico ed ammiratore dell'Opera Salesiana, incoraggiò sempre con la buona parola e con le offerte generose, l'Oratorio Ven. Don Bosco che fioriva nell'ambito della sua Parrocchia. Il suo cuore paterno era visto esultare di gioia tutte le volte che uno stuolo di giovanetti oratoriani si recava nella Chiesa di S. Pietro, da Lui splendidamente decorata, a cantar le lodi del Signore, o a ricevere il pane degli Angeli. Condoglianze alla desolata famiglia; all'estinto l'eterna, corona dei giusti.

Mons. Sebastiano Dall'Anese.

Protonotario Apostolico e Arciprete del Duomo di Conegliano, restò fulminato da una granata durante l'invasione, mentre compiva opera caritatevole presso quella desolata popolazione.

Era, dal 1915, direttore diocesano dei Cooperatori della diocesi di Vittorio Veneto.

Al Sacerdote pio e zelante, affezionatissimo a. Don Bosco e all'Opera Salesiana - e agli altri Cooperatori, defunti su ogni fronte di battaglia nelle stesse angosciose circostanze - non neghiamo il conforto di devoti suffragi.

Riva Maddalena ved. Rho.

Ritornava santamente al Signore a 85 anni, il 5 marzo u. s.. Madre all'Arciprete-Curato del Duomo di Chieri, Mons. Giovanni Battista, passò la lunga vita nelle opere buone, amorosamente sollecita con i suoi, benefica con i poveri, piena di amor di Dio. Abbia ella nel regno della pace premio condegno.

Maria A. Garbarino ved. Delle Piane.

Devota di Maria Ausiliatrice, affezionatissima alle Opere del Ven. D. Bosco, fu attiva zelatrice del Comitato Salesiano di Savona. Rese la sua bell'anima al Signore il giorno 6 dello scorso dicembre, in Lavagnola, in età di 77 anni. Iddio le conceda il premio delle sue opere buone.

Giovanna Salomone.

Donna di pietà profonda, che le traspariva dagli occhi, dal viso, da tutto l'atteggiamento della persona, fin dalla giovinezza si diede alle opere della cristiana carità. L'Oratorio di Savona l'ebbe per z5 anni attivissima zelatrice e Segretaria e Tesoriera in quel fiorente Comitato Salesiano. Il suo ricordo vivrà a lungo, come quello di una santa. Morì all'alba del 18 dicembre, a quella stessa ora che era solita alzarsi per andare in chiesa e così cominciare cristianamente la stia giornata ai piedi di Gesù in Sacramento. Aveva 72 anni. Abbiano le sue virtù molte imitatrici, egualmente zelanti. Ave, anima piissima!

Agnese Nob. Forghieri.

Era Segretaria del Sottocomitato Salesiano delle Signore Modenesi. Anima ardente e generosa, non lasciò mai intentato nessun mezzo, pur di venire in aiuto ai figli di Don Bosco, per i quali nutriva un affetto profondo. Prova ne sono lo slancio e lo zelo ammirabili, dimostrati nelle frequenti adunanze, il suo interessamento presso le Autorità locali a fine di ottenere un aumento nella beneficenza, e la sua parola calda, franca e persuasiva, a prò dell'Opera Salesiana.

Ascolti il Signore la voce della riconoscenza e conceda il gaudio eterno all'anima pia.

Giannina Bandini.

Una violentissima malattia la strappò dalla casa di cui era la gioia, senza turbar menomamente la celestiale serenità del suo spirito, circondata anzi, man mano che il male progrediva, da un'aureola di paradiso che irradiava sui suoi cari, pur nello strazio della separazione, una pace sovrumana. Tramontò piamente la vigilia dell'Immacolata, in Savona. Riposi ora in pace!

Ferrari Paveri March. Giuseppina.

Consigliera affettuosa del Sotto-Comitato Salesiano delle Signore Modenesi, morì di polmonite fulminante il 14 gennaio u.s. Un gruppo di giovani dell'Istituto ne accompagnò la salma all'estremo riposo, e le preghiere più fervide vennero innalzate al Signore per affrettare all'estinta il gaudio eterno.

Sac. Vincenzo Germano.

Passò all'eternità improvvisamente il 2 dicembre u. s. nell'età di 74 anni, destando in tutta la città di Canicattì, dov'era Vicario Foraneo ed Economo Spirituale, unanime vivissimo rimpianto.

Decurione dei Cooperatori Salesiani, dimostrò il suo amore profondo e fattivo al Ven. Don Bosco col promuovere l'incremento della Pia Unione, conl'incoraggiare e promuovere il culto di Maria Ausiliatrice - cui è destinato un posto di onore all'altare del Sacramento nella Chiesa madre di Canicattì - e col preparare buone vocazioni alla Società Salesiana.

Caterina Airaldi-Zucchi.

Umile, pia, affettuosa e caritatevole, passò la vita nella preghiera e nel lavoro, vero esempio di cristiana virtù.

Al figlio, direttore delle Scuole Apostoliche del Santuario di Mondovì, nostro buon amico e fervente ammiratore dell'Opera Salesiana, torni gradita l'assicurazione di devoti suffragi.

Cav. Alberto Petrone.

Morì quasi improvvisamente, piombando nel lutto l'amata consorte e sei figli, cui non resta altro conforto che il ricordo delle sue virtù e la certezza di rivederlo in cielo. Sindaco per 17 anni di Limosano, ricco di mitezza e di bontà, fece del bene a tutti. Bastava. avvicinarlo, esporgli una necessità, un bisogno, perchè a tutto provvedesse di gran cuore. Pari alla carità egli abbia la mercede nel regno del Signore.

Preghiamo anche per i seguenti Cooperatori defunti

Massimino ved. Pinardi - Castagnole Piemonte. Maule Giuseppe - Schio.

Mazza Luigia n. Genti - Alessandria. Mazzini Ernesta ved. Colonetti - Torino. Mazzotti Biancinelli cav. Giovanni - Chiari. Melluso Concettina - Buscemi. Meneghini Giovanni - Breganze.

Merli Can Filippo Maria - Ascoli Piceno.

Merlo Angela in Gandolfo - S. Lazzaro Reale. Miglio Giuseppe - Bellinzago.

Moretti d. Francesco. Prevosto - Orsara Bormida. Moretti Ing. Luigi - Milano. Mossi Cav. Uff. prof. Vincenzo - Torino. Mottura Cav. Avv. Emilio - Torino Murace Stefano - Bivongi. Mussano Orsolina - Penosa Argentina. Negretti Lorenzo - Torino. Olivasso prof. Biagio - Sorina. Oppedisano Carolina - Rocella Ionica. Ottonello Andrea - Masone. Pace Generosa ved. Gennaro - Randazzo. Pagano Florinda - Casasco. Pagliano Maria - Carmagnola. Palazzo Alessandrina - Pontestura. Palermo Don Francesco -- Randazzo. Panetti Don Solutore - Ivrea. Panizza Cav. Angelo - Torino. Paolacci Loreta - Alvito. Parlatore Eugenia - Firenze. Parodi Margherita - Varazze. Parodi Nicolò - id. Pasinetti Antonia - Gandellino.

Passerini Mons. Pio Giuseppe. Vesc. Tit. - Cenkusien (Cina) Pastorino Giuseppe - Varazze. Pavesi Marietta - Arena Po.

Pecchio Ester in Galli - Ottobiano. Pellegrino G. B. - Ville S. Sebastiano..

Pellegrino Stagni Mons. Francesco Maria, Arciv. - Aquila. Penetti Augusto - Firenze.

Pertica Giovanni - Rocchetta Ligure. Perucca Rosa - Borgomanero. Pezzin Giovanni - Alfredo Chaves. Pia Teodolinda - Forno. Piana Ambrogio Torino. Piolti Dam.lla Luigia - Torino.

Pivoni Angiolina in Della Minola - Somerano. Pistoia Angelo -- Vigevano. Pozzo ved. Caterina - Ailoche. Prelato d G. B. Prevosto - Piscina.

Raffaelli prof. d. Gian Carlo Rettore - Borgone. Raggi Giovanna - Bagnone. Rebagliati Elena in Prato - Stella. Renzi Don Luigi, arciprete - S. Savino. Rocca Cav Pietro M. - Alcamo. Rocca Don Emilio - Corbetta. Rombi Annetta - Calasetta. Romeo prof. Giovanni - Randazzo. Rosi Adele - Monfestino. Rossi Can Don Mariano - Cagli. Rossini Germano - Novara. Roveri Carolina - Ailoche. Ruffino Agostino -- Orbassano. Saitta Vincenzo - Randazzo.

Salani Avv. Cesare - Lucca. Saletti Costanza - Randazzo. Salustri Stefano - Capistrello. Sancio Fiorino - Villanova Monf. Santi Domenica -- Azzone. Santi Teresina in Fiur - Azzone. Santi Marin Francesco - Azzone. Santoro Giuseppa in Mondelli - Vizzini. Sardi Apollonia - Sezzadio. Scaldaferri Teresina - Lauria.

Scansone Don Luigi.- S. Gio. Gemini. Scarampi del Cairo Dam.lla Elisabetta - Torino. Severgnini Giuseppe - Montecremasco. Sforzini Clementina - Pavia. Spadacini Caterina in Chaty - Piana di Forno. Spolverini Mons. Francesco - Roma.

Stagni Caterina - Piana di Forno. Stoppa Ferdinando - Cologna Veneta. Strumia Don Giuseppe - Torino. Taglioni Laici - Bellana. Tantardini Albino - Archellasco.

Tarquini Maria - Orvieto. Termignon Filomena - Forno. Terrando Don Celso - Ivrea.

Tettoni Can. d. Pietro, Arcip. Vic. For. - Domodossola. Torlonia duca Leopoldo - Roma. Torri Don Giacomo, Parroco - Premolo. Torrisi Maria in Cali - Catania. Travaglia Plinio - Roma.

Usseglio Don Luigi, Cappellano - Rivoli. Vagliasindi Cav. Mariano - Randazzo. Valfrè Caterina ved Miletti - Torino. Vanella Don Gioachino - Granmichele. Verrua Pietro - Torino. Vialardi Petronilla - Como.

Viale Don Eugenio, Prevosto - Vigliano Biellese. Vieni Antonia - Rivoli.