BS 1910s|1919|Bollettino Salesiano Marzo 1919

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLIII - N. 3   MARZO 1919

SOMMARIO

L'omaggio internazionale dei Cooperatori alla S. Famiglia. Associazione delle famiglie consacrate alla S. Famiglia.

Una data per noi memoranda (1 marzo 1869).

Feste e Conferenze Salesiane.

Una circolare del Comitato Dame Patronesse "Opere Ven. Don Bosco" di Torino.

Per l'educazione cristiana dei figli del popolo - Il Ricreatorio "Margherita Bosco" nella Borgata Monterosa - Torino.

Un prezioso documento per la storia degli Oratori Festivi. In memoria di un Chierico Salesiano (Sottotenente Dott. Giovanni Miglio).

Il viaggio dei Missionari Salesiani partiti per la Missione dei Kuan Tung in Cina - dal diario del Sac. Sante Garelli - III) Da Shang-hai a Macao.

Concorso drammatico nazionale.

Il Culto di Maria Ausiliatrice: Nel Santuario: Preci solenni per la Conferenza della Pace - Pel 24 corrente

Grazie e graziati.

Riconoscenza al Ven. D. Bosco e a Domenico Savio.

Note e Corrispondenze: Il 31 gennaio - "Carità e riconoscenza" - Tra gli emigrati - Tra i figli del popolo - Pro orfani di guerra - Notizie varie.

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

Omaggio internazionale dei Cooperatori alla Sacra Famiglia.

Il rev.mo nostro Superiore Generale Con Albera nell'invitare - in quest'ora memoranda - i Cooperatori Salesiani d'ogni nazione ad erigere un nuovo Santuario da dedicarsi alla Sacra Famiglia, non poteva a questo non associare un altro omaggio, che i Sommi Pontefici dissero "utile, salutare e grandemente opportuno ai nostri tempi" - cioè la Consacrazione delle famiglie cristiane all'Augusta Famiglia di Nazareth, che fu preordinata ad essere ammaestramento e modello a tutte le altre.

"In vero - scrive Papa Leone XIII - i padri trovano in Giuseppe norma meravigliosa di paterna vigilanza e provvidenza, le madri hanno nella Santa Vergine Madre di Dio l'esempio insigne dell'amore, della verecondia, della sommissione e fede perfetta, e in Gesù, del quale è scritto che erat subditus illis, i figli rinvengono quel divino modello di obbedienza, che debbono ammirare, onorare ed imitare. I nobili da quella Santa Famiglia di regio sangue impareranno temperanza nelle liete ed alte fortune, e dignità nelle umili e calamitose vicende ; i ricchi apprenderanno quanto alle virtù si debbano posporre le ricchezze. Gli operai poi, e tutti coloro, che, al tempo nostro segnatamente, sì forte si adontano delle ristrettezze dei beni di fortuna e della povera condizione, se rivolgano il pensiero a quella Santissima Famiglia, troveranno cagione più di godere che di affliggersi dello stato ad essi toccato in sorte ; imperocchè essi hanno comuni con la Sacra Famiglia le fatiche, comuni le angustie della vita quotidiana,,.

E i due omaggi si completano e s'illustrano a vicenda. Il programma che il Ven. Don Bosco tracciò ai Cooperatori Salesiani è una santa attività congiunta a un'esemplarità di vita cristiana schiettamente vissuta : - e il proposto omaggio abbraccia l'una e l'altra cosa, poichè invita i Cooperatori all'erezione di un nuovo Tempio in onore della S. Famiglia e insieme a consacrarLe le proprie famiglie.

Quindi, com'è da credere che i zelanti Cooperatori dieno prova di solidarietà nel rispondere all'appello del Successore di Don Bosco che li chiama a cooperare a un'opera di urgente necessità, qual'è l'erezione di un Santuario alla S. Famiglia in Torino, è ancor più da ripromettersi che non si limitino a mostrare la loro nota e santa attività, ma che svelino anche - sopratutto in quest'ora - quello spirito di cristiana pietà, cui li voleva informati Don Bosco.

Associazione delle famiglie consacrate alla S. Famiglia.

Col proporre alle famiglie dei Cooperatori di consacrarsi alla Sacra Famiglia, noi inculchiamo un omaggio e utile, salutare e grandemente opportuno ai nostri tempi »; ma è necessario che essi conoscano i doveri che assumono con tale consacrazione.

L'Associazione o Pia Unione delle famiglie consacrate alla S. Famiglia, benedetta dal Santo Padre Pio IX nel 1870, confermata da Papa Leone XIII nel 1892, ha uno Statuto e un Regolamento, e da essi spigoliamo quanto segue.

I. -SCOPO DELLA PIA ASSOCIAZIONE.

«Scopo della Pia Associazione - dice lo Statuto - si è che le famiglie cristiane si consacrino alla Sacra Famiglia di Nazaret e la propongano alla propria venerazione ed esempio, onorandola davanti la sua immagine con preghiera quotidiana e modellando la vita sulle sublimi virtù, delle quali Essa diede l'esempio ad ogni classe sociale, e particolarmente all'operaia »

Il Regolamento, pubblicato da Sua Eminenza il Card. Vicario di Roma nel 1893, spiega:

« Fine della Pia Associazione Universale della Sacra Famiglia, come si trova espresso nel Breve Apostolico Neminem fugit, promulgato a tutto il mondo da S. S. PP. Leone XIII, a' 14 giugno 1892, si è quello di stringere con più saldi vincoli di pietà alla Sacra Famiglia le famiglie cristiane, anzi di consacrarle ad essa interamente anche coll'intendimento di ottenere che Gesù, Maria e Giuseppe tolgano a proteggere e a custodire come cosa propria le famiglie, che si sono loro dedicate; onde quanti sono membri della predetta Società, convien che procurino, uniti di fede, di carità, di volere, nell'amore a Dio e al prossimo, di menar vita conforme al proposto modello ».

II. - DOVERI DELLE FAMIGLIE ASCRITTE.

Il Regolamento enumera i seguenti:

a) Ad onore della Sacra Famiglia si studii ciascun membro di questa pia Società di ricopiare in sé in qualche modo quelle virtù, di cui Gesù, Maria e Giuseppe diedero mirabile esempio a tutti, e specialmente agli operai. Particolarmente poi attendano ai doveri di famiglia, quali sono la carità reciproca, massime tra i coniugi, l'ediucazione dei figli, e in questi l'obbedienza e l'onore ai genitori, la pace e la concordia in casa e simili. Quindi si tengano del tutto lontani dalla colpa, in particolar modo da vizii più disonorevoli per un cristiano e che sembra rechino ingiuria speciale alla Sacra Famiglia, come la bestemmia, il parlare osceno, la libertà di costumi, e simili.   '

b) Si accosteranno con divozione ai Santissimi Sacramenti della Confessione e Comunione almeno nelle feste principali dell'anno, e particolarmente il giorno in cui si rinnoverà l'atto di consacrazione.

c) Procureranno, con buone maniere, che sieno osservati i precetti della Chiesa, tenuti in sì poco conto in mezzo a tanto guasto, e specialmente quelli, la cui osservanza serve altrui di buon esempio, come l'ascoltare la Messa nei dì festivi, l'astinenza, nei dì prescritti, dai cibi proibiti, e simili.

d) Si daranno premura perchè sieno celebrate con onore speciale le feste proprie della Pia Associazione, arricchite d'Indulgenza Plenaria dal Sommo Pontefice, e sopratutto il giorno stabilito per la festa della Sacra Famiglia, che sarà per tutto il mondo la Domenica terza dopo l'Epifania. In quel giorno medesimo si rinnoverà l'atto di consacrazione, salvo che i Direttori parrocchiali non credano opportuno di rimetterlo ad altro tempo.

e) Procurino, che, almeno una volta al giorno, si preghi avanti un'immagine della Sacra Famiglia. Tra le preghiere si raccomanda particolarmente la recita del Santo Rosario in onore di Maria Santissima.

f) Le suddette pratiche di pietà si raccomandano vivamente ai membri della Pia Associazione, senza indurre per altro verun obbligo di coscienza.

III. -COME SI COMPIE LA CONSACRAZIONE.

« La consacrazione delle famiglie - dice lo Statuto - si farà secondo la formola approvata e prescritta dal Sommo Pontefice Leone XIII. Essa può farsi in particolare da ciascuna famiglia, ovvero da più famiglie riunite nella Chiesa Parrocchiale, presso il proprio Parroco o suo delegato ».

* *

Il centro dell'Associazione è in Roma, presso l'Em.mo Card. Vicario di Sua Santità, che ne è il Protettore: - in ogni diocesi l'Ordinario, a meglio promuovere l'Associazione tra i fedeli, può valersi dell'opera di un ecclesiastico a sua scelta, col titolo di Direttore Diocesano: - e ai Parroci, cui è in particolar modo raccomandata, è affidata l'ascrizione delle famiglie della rispettiva parrocchia: - il che noi raccomandiamo ai RR. Parroci Cooperatori.

UNA DATA PER NOI MEMORANDA 1 marzo 1869

La vita di Don Bosco fu di un'attività meravigliosa. Consacrato il Santuario di Maria Ausiliatrice, che lo tenne occupato per tre anni, egli si volse senz'indugio a intraprendere una collezione di classici latini purgati e un'altra di classici italiani curati con egual diligenza ad uso delle scuole, a raccogliere in pia Associazione i devoti affluenti al nuovo Santuario, e, in pari tempo, a sollecitare le pratiche per un'altr'opera che gli stava a cuore più d'ogni altra: l'approvazione della Pia Società Salesiana.

Sul principio del 1869 i Salesiani, compresi gli aspiranti alla Pia Società, toccavano appena la, novantina. « Gli alunni interni dell'Ospizio, nota Don Rua nella Cronaca, erano più di 8oo, e l'Oratorio viveva pienamente abbandonato nelle braccia amorevoli della divina Provvidenza». Appena due altre case aveva allora Don Bosco: il Collegio S. Filippo Neri in Lanzo Torinese e il Piccolo Seminario di S. Carlo a Mirabello Monferrato; e due soli Oratori festivi, oltre quello di S. Francesco di Sales in Valdocco: gli Oratori di S. Luigi a Porta Nuova e di S. Giuseppe a Borgo S. Salvarlo in Torino.

« Piccolo gregge » adunque era ancora la Pia Società Salesiana; ma al Venerabile, che ne prevedeva l'imminente sviluppo, urgeva che essa ricevesse dalla Suprema Autorità della Chiesa la necessaria sanzione. Arcivescovi e Vescovi l'avevan munito delle più ampie Commendatizie; ma non parevano sufficienti ad ottenergli il favore desiderato. Aveva scritto a Roma per sapere se poteva giovare un suo viaggio all'eterna città; e amici autorevoli e influenti gli avevan risposto di no. Tuttavia, pieno di fiducia in Maria Ausiliatrice, egli partì e il 15 gennaio 1869 giungeva a Roma.

Tre carrozze - narra Don Lemoyne - lo attendevano, e, in via eccezionalissima, dentro il recinto della ferrovia. Due erano del Card. Giuseppe Berardi, suo amicissimo.

- Per chi queste carrozze? dimandò Don Bosco.

- Per Lei e per chi l'accompagna. - E perchè?

Il Card. Berardi ha voluto così; anzi mette una carrozza a sua disposizione per tutto il tempo che si fermerà in Roma.

- Oh questo poi no! Don Bosco non è assuefatto a tanta magnificenza!

- Senta, allora, gli soggiunsero gli inviati, l'Eminentissimo la pregherebbe di far al più

presto una visita al nipote gravemente ammalato perchè lo raccomandi a Maria Ausiliatrice, lo benedica, e lo faccia guarire.

Promise che vi sarebbe andato e si recò a dir messa a S. Bernardo alle Terme, poi si ritirò in casa del Cav. Pietro Marietti, dove prese dimora .

E cominciò subito a tastar il terreno per lo scopo del viaggio e conobbe, pur troppo, che pochi lo avrebbero assecondato; tutti erano freddi e disperanti del buon esito, e i più influenti di parere contrario. Ci voleva un miracolo. Pio IX, personalmente, gli era più che favorevole, ma non bastava.

I giorni passavano, e Don Bosco si era dimenticato dell'invito del Cardinal Berardi quand'ebbe nuove suppliche perchè volesse recarsi a visitare e benedire il nipote infermo, un fanciulletto dai dieci in undici anni, delizia di ricca e nobilissima famiglia, erede di straordinarie ricchezze, chè a lui dovevan passare anche i beni di altre case. Il poverino da quindici giorni lottava con febbri tifoidee così maligne che erano ribelli ad ogni rimedio.

Al giungere di Don Bosco, tutti di casa gli corsero intorno, pregandolo ad una voce: - Don Bosco, lo faccia guarire, lo faccia guarire!

E il Venerabile, rivolto al Cardinale:

- Son venuto perchè Vostra Eminenza mi aiuti presso il Santo Padre a ottenere l'approvazione della Società di San Francesco di Sales.

- Ella, rispose il Porporato, mi faccia solo guarire questo nipote, e, dopo, io parlerò in favore della sua Società presso il S. Padre.

E lo introdusse nella stanza dell'infermo.

Avvicinandosi al letto del fanciullo Don Bosco ripeteva ai parenti: - Abbiate fede! pregate Maria Ausiliatrice, incominciate una novena; ed Ella signor Cardinale, si occupi della Società di San Francesco di Sales: - e aggiunse, come disse poi, fra sè e sè: - Lasciamo che la Madonna incominci Lei!

Quindi, recitate alcune preghiere, benedisse l'infermo, il quale fu libero dalla febbre all'istante; et reliquit eum febris! Il Cardinale gli ripetè la promessa di fare quanto avrebbe potuto in suo favore se il nipote guariva: e Don Bosco, tornando dopo tre giorni a visitare l'ammalato, lo trovò seduto sul letto.

- Oh! Don Bosco, gli disse il fanciullo, io sto meglio, sa; ho già mangiato... - Era infatti fuor di pericolo, e si riebbe interamente.

Il fatto commosse la famiglia: la bontà della Madonna era manifesta. Il Cardinale, fuori di sè dalla consolazione, andava ripetendo a Don Bosco:

- Qualunque cosa vuole da me, son pronto; non ha che a comandare.

- Lo sa che cosa desidero; s'interessi della Pia Società Salesiana; ne parli al S. Padre!

L'Eminentissimo si recò dal Papa, gli narrò con entusiasmo quant'era occorso e gli raccomandò con vive istanze l'approvazione della Pia Società Salesiana.

Pio IX ne fu consolato e sentì forte in cuore il desiderio di veder al più presto Don Bosco.

Ma ciò non bastava. I Prelati, addetti alla S. Congregazione, che dovevan dare il loro voto in proposito, eran sempre contrari. Chi poteva influire assai, era l'Em.mo Card. Antonelli, Segretario di Stato. Il Venerabile si recò a parlargli e lo trovò immobile su d'un divano.

- Venga avanti, Don Bosco carissimo, venga!

- Eminenza, come sta?

- Eh! vede come sto! Sono inchiodato qui da alcuni giorni. La mia podagra è ritornata. Mi aveva lasciato dopo l'ultima sua visita, quando mi feci raccomandare a Maria Ausiliatrice: e ora mi dà dolori atrocissimi.

- Eminenza, mi aiuti nei miei affari, ed io garantisco a V. E. che migliorerà.

- Che cosa desidera da me?

- Son venuto per supplicarla a occuparsi della Società di San Francesco di Sales.

- Eh! disse con molta serietà, mi pare assai difficile questo; tuttavia le prometto di raccomandarla al S. Padre, appena potrò andare all'udienza.

- Avrei bisogno che v'andasse presto.

- Ella vede come mi trovo; non posso muovermi. Il Santo Padre è solito venire da me, quando io non posso andare nelle sue stanze. Venendo, glie ne farò parola.

- Abbia fede in Maria Ausiliatrice e vada presto; prometta soltanto d'impegnarsi per l'approvazione della Società Salesiana.

L'Eminentissimo lo guardava e taceva.

- Procuri d'andar presto dal S. Padre - insisteva Don Bosco.

- Quando? - esclamò come fuori di sè l'Antonelli, fissandolo in faccia.

- Domani!

- Vuol dire che potrò andare? - Sì, domani!

- Ma come potrà essere?

- Abbia fede, viva fede in Maria Ausiliatrice, altrimenti non ne facciamo nulla.

- Va bene, andrò domani; e se poi mi avverrà di peggio?

- Me ne rendo io garante, domani starà meglio. Lasci la cosa a Maria: Ella sa come fare.

- Va bene, andrò domani; e se avviene ciò che mi promette, farò quanto potrò per la sua Società.

All'indomani mattina i dolori eran cessati, l'Antonelli stava notevolmente meglio, andava all'udienza del S. Padre, e raccontava il dialogo e la guarigione.

Anche Don Bosco si recò dal Santo Padre, e Pio IX, commosso dai racconti dei due Cardinali, lo accolse con una bontà indescrivibile. Lo intrattenne per un'ora e mezzo, si mostrò favorevolissimo al suo desiderio, gli promise che avrebbe fatto di tutto per contentarlo, e lo assicurò che la pratica finirebbe bene.

Tuttavia le difficoltà persistevano in seno alla Congregazione dei Vescovi e Regolari. Il Papa invitò a sè vari Prelati e disse loro:

- Non voglio più difficoltà; si studii il modo di superarle e non di farle.

Il più contrario era Monsignor Svegliati, dotto e attivissimo Segretario della S. Congregazione. Il Card. Berardi, il Card. Antonelli e Pio IX medesimo avevano detto a Don Bosco: - Tirate Mons. Svegliati dalla vostra; egli è il principale oppositore; se vi riuscite, tutto è fatto.

Don Bosco si decise di andarlo a visitare: e lo trovò minacciato da seria polmonite, sicchè non poteva uscir di casa e stava disteso sopra un sofà.

- Ho bisogno del suo aiuto, gli disse il Venerabile appena entrato: son venuto per l'affare che sa; desidererei che mi appianasse tutte le difficoltà che sorgono contro l'approvazione della Società di San Francesco di Sales, che andasse dal S. Padre e s'interponesse a mio favore.

- Eh! Don Bosco... è una cosa molto seria e grave; e di più io non so quando potrò andare all'udienza, trovandomi com'ella vede.

- Eppure, Monsignore, ho bisogno che vada presto dal Santo Padre.

- Come vuole che esca con questa tosse così violenta?

- La supplico, faccia questo sacrificio.

- Se è così, sabato procurerò di andarvi in vettura.

Oh! no: ci vada piedi e domani.

In atteggiamento d'uomo stupito Monsignor Svegliati lo fissò per un istante e:

- Eh! sì... - disse - ma... è troppo presto!

- Si raccomandi alla Madonna, prometta d'interessarsi per la Società di San Francesco di Sales e di parlare in favore della sua approvazione, ed io Le prometto che guarirà.

- E se mi accade di peggio?

- Abbia fede, viva fede in Maria Ausiliatrice e guarirà.

- Se mi assicura questo, vado.

E quando?

Di qui a tre giorni.

No, domani!

- Ah! Don Bosco, esclamò con slancio, se domani io posso andare dal Papa, l'assicuro che parlerò in modo che tutto andrà bene per lei.

Al domani la tosse era sparita e Mons. Svegliati perfettamente guarito. Favorevolissimo per l'ottenuta sanità, dopo d'essere stato dal S. Padre, fu a visitare nello stesso giorno Don Bosco, lo assicurò del suo appoggio, e gli promise d'informarlo delle difficoltà che potevan sorgere e di far di tutto per superarle.

Questi fatti conciliarono a Don Bosco gli avversarii, infervorarono i tiepidi e impegnarono sempre più in suo favore il Sommo Pontefice.

Alludendo a queste pratiche, Don Bosco il 24 gennaio 1869 scriveva a Don Rua: « Le cose vanno assai bene: però vi sono gravi difficoltà da superare. Ma ringraziamo il Signore, abbiamo grandi motivi di essere contenti. Per ora continuate a pregare ».

E dopo alcuni giorni: « Le ferie di carnovale hanno interrotte le mie imprese, venerdì (12 febbraio) ogni cosa sarà in movimento. Forse gravi difficoltà in tutto, ma si posson dire tutte appianate con esito molto superiore alla nostra aspettazione. Ma silenzio e preghiera ». E i giovani dell'Oratorio e delle altre case, fedeli alla raccomandazione fatta loro da Don Bosco, continuavano a pregare.

Il Venerabile tornò a scrivere per invitarli che a piccoli drappelli si dessero il cambio innanzi al SS. Sacramento il 19 febbraio, e in quel giorno l'approvazione della Pia Società fu decisa, e la S. Congregazione ne emanò, il 1° marzo, regolare decreto.

Il 1° di questo mese di marzo si compiono quindi 50 anni dal memorando avvenimento. L'avevamo già accennato (1), ma ci è piaciuto ricordarlo di proposito, perchè i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici ci aiutino con le loro preghiere a ringraziarne il Signore e Maria Ausiliatrice, e ci ottengano di avere ognor presente la raccomandazione che il Ven. Fondatore faceva nel 1869 ai primi Salesiani:

« Animo, miei cari figliuoli, noi abbiamo una grande impresa tra mano. Molte anime attendono da noi la salvezza: tra queste anime, la prima deve essere la nostra, di poi quella dei nostri soci e quella di qualunque fedel cristiano cui ci accada poter recare qualche vantaggio. Dio è con noi. Adoperiamoci per corrispondere ai celesti favori che ci ha concessi e che speriamo ci voglia in maggior copia per l'avvenire concedere ».

(1) Ved. Boll. di Ottobre u. s.

Feste e Conferenze Salesiane

Il 29 gennaio u. s. la solennità dell'augusto Patrono, celebratasi nella Basilica di Maria Ausiliatrice, fu onorata dall'intervento di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Fr.. Natale Gabriele Moriondo, O. P., Vescovo di Cuneo, che pontificò alla Messa e ai vespri. La Schola Cantorum dell'Oratorio eseguì, con lodevole precisione, la « Missa Auxilium Christianorum, olim Messa di S. Cecilia » dell'Em.mo Card. Cagliero. Disse il panegirico, con ammirata dottrina ed eloquenza, il rev.mo Teol. Vincenzo Gili, ex-allievo del Collegio di S. Giovanni Evangelista. Impartiva pontificalmente la Benedizione Eucaristica S. E. Mons. Moriondo, cui rinnoviamo l'epressione della nostra riconoscenza.

Il 2 gennaio, festa della Purificazione di Maria SS.ma, ebbe luogo la prescritta Conferenza nella Chiesa di San Giovanni Evangelista. Il vasto tempio era gremito. Parlò per il primo il Sac. Stefano Trione, ricordando le principali opere compiute dai Salesiani nell'anno decorso, e quelle proposte dal Superiore Generale per l'anno presente. Quindi prese la parola lo stesso rev.mo Don Albera. « Non ai Salesiani, egli disse, nè al loro Superiore, va data lode per il bene che hanno potuto compiere nell'anno passato; ma a voi, cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici ». E confermava il suo dire con alcuni episodi commoventi, encomiando lo spirito di alta carità con cui i Cooperatori accorrono in aiuto del Successore di Don Bosco con le loro elemosine. Vari di loro hanno diminuito le spese di famiglia, e si son privati di onesti sollievi, per poter soccorrere gli orfani di guerra e gli altri poveri giovanetti raccolti nelle Case Salesiane. Una pia signora, ricevendo dal marito un'egregia somma per comperarsi un abito nuovo: « Se sei contento, gli disse, mi astengo dal procurarmi l'abito che vuoi, e faccio un'offerta per i poveri orfanelli di D. Bosco ». E così fece, e così fecero molte altre anime buone e generose. A loro, e a tutti i Cooperatori, D. Albera disse grazie a nome dei singoli beneficati e promise il più cordiale ricambio di devote preghiere a Maria SS.ma Ausiliatrice.

La cara cerimonia si chiuse con la Benedizione Eucaristica, impartita dallo stesso venerato Superiore.

Delle Feste e Conferenze, celebratesi e tenutesi altrove, diremo nel prossimo numero.

Una Circolare del Comitato Dame Patronesse "Opere Ven. Don Bosco" di Torino.

Nel mese di gennaio u. s. il nobile Comitato Dame Patronesse « Opere Ven. Don Bosco » di Torino diramava la seguente Circolare:

Ai Benemeriti Comitati delle Dame Patronesse delle Opere Salesiane del Ven. Don Bosco, alle Dame d'Onore di Maria Ausiliatrice e alle Zelatrici e Cooperatrici Salesiane.

Il nuovo anno, che s'annunzia sotto lieti auspici e dovrà esser fecondo delle opere molteplici del dopo-guerra, deve dare un impulso potente alla nostra attività ed al nostro zelo a vantaggio delle Opere Salesiane, cui dedichiamo le nostre migliori energie.

A conforto e incoraggiamento volgiamo uno sguardo all'anno testè decorso e alle opere di bene che fiorirono mercè l'attività dei Comitati locali, pur tra gli orrori della guerra e le strettezze delle condizioni economiche di questi critici tempi. Oltre il solito lavoro, si cooperò a fondazioni nuove, all'ampliamento di parecchie delle preesistenti, si provvide con sentimento di cristiana e patriottica carità a nuove opere a vantaggio degli emigrati, dei profughi, e degli orfani di guerra.

La difficoltà dei tempi e il rincaro dei generi rendendo insufficenti le solite offerte, si ricorse a tombole, banchi di beneficenza, conferenze, sottoscrizioni straordinarie, e con ardimento ispirato ad alto sentimento di amor del prossimo, perfino ad inoltrare domande di sussidio alle Camere dei Deputati, domande corredate dalle firme delle più autorevoli tra le nostre zelanti Dame Patronesse.

La relazione di così preziose notizie, che vari Comitati locali ebbero la cortese premura di far pervenire a questo Comitato Centrale, recò vera e santa consolazione al cuore paterno del venerato Successore di Don Bosco, il rev.mo signor Don Albera, il cui zelo per la salute delle annue e per l'incremento delle opere che a questa tendono veniva così bene appagato....

E quale sarà il programma del nuovo anno? Interpellato in proposito il rev.mo Sig. Don Albera, questi, con paterna bontà, ci rispose: «Continuate, continuate a fare ciò che avete fatto finora, e farete sempre molto bene, e l'azione vostra, nei modo specialmente che si è esplicata in questi ultimi anni di guerra, concorrerà a rendervi sempre più benemerite non solo delle Opere e Missioni Salesiane, ma anche, e altamente, della Religione e della Patria ».

Don Albera c'incoraggiò anche a sostenere e promuovere tutte quelle Opere che affidò alla zelante carità dei Cooperatori Salesiani nell'annuale Sua lettera pubblicata nel Bollettino Salesiano di gennaio, nonchè le Opere tutte delle varie Ispettorie Salesiane.

Ecco dunque tracciato dalla mente stessa e dal desiderio del ven.to Padre un nuovo programma per il 1919. Programma vasto e richiedente tutta la nostra attività, tutto il nostro zelo; programma che coll'aiuto dell'Ausiliatrice potente e del Ven. Don Bosco noi cercheremo di attuare, fidenti, più che nelle nostre forze, nell'aiuto Divino che mai non manca a chi rettamente opera per un ideale fulgidissimo: - « La salute delle anime! »

A Torino noi non avremo, come l'anno scorso, a spiegare la nostra attività nella preparazione delle feste giubilari e nella rispettiva Esposizione di sacri paramenti; ma oltre al lavoro comune a tutti gli altri Comitati, noi avremo un nuovo campo in cui lavorare con zelo ed amore. La nascente Istituzione Salesiana di S. Paolo, sorta a beneficio di uno dei quartieri più bisognosi di aiuto morale nella nostra città, domanda la cooperazione nostra per svolgersi, consolidarsi, e produrre tutto quel bene che Iddio e i buoni si ripromettono. E non sarà certo la sola Opera che nel corso di quest'anno noi dovremo promuovere e sostenere.

Le deboli nostre forze non basteranno forse allo scopo; e allora ci rivolgeremo fidenti a voi, certe della vostra cooperazione cordiale nel santo proposito che tutte ci deve animare.

Rivolgiamo 'infine a tutte una preghiera. Molti doni che dovevano contribuire a rendere più bella e più ricca l'Esposizione dei sacri paramenti nell'anno testè decorso, specialmente destinati alla Basilica di Maria Ausiliatrice, non si poterono spedire; preghiamo caldamente di farli pervenire non appena sarà possibile. Cosi pure ci torneranno graditissimi i doni di oggetti preziosi per il nuovo Tabernacolo Eucaristico della stessa Basilica, unendovi i nomi degli offerenti, che potranno esser chiusi con la preziosa rivestitura in detto Tabernacolo. Sarebbe anzi vivissimo desiderio del rev.mo Successore di Don Bosco che tutte le Ispettorie e tutti i Comitati Salesiani, anche più lontani, fossero in tal modo rappresentati e ricordati nel primario Tempio di Maria Ausiliatrice, dove s'accese la scintilla d'amore che vivificò tutte le Opere filiali e donde la Vergine stessa affermò al Venerabile Don Bosco che doveva scaturire la sua gloria di Regina misericordiosa e potente in tutta la terra.

Iddio benedica questo vasto programma di lavoro e ci consoli tutte di copiosi frutti.

(seguono le firme).

Per l'educazione cristiana dei figli dei popolo

Il ricreatorio "Margherita Bosco" nella borgata Monterosa, Torino.

I) Come è sorto il Ricreatorio.

L'anno scorso per generosa iniziativa e per opera diretta del Comm. Luigi Grassi, Consigliere Comunale, nella borgata Monterosa a Torino, e precisamente in via Candia 4, a lato del fiorentissimo Asilo d'Infanzia e dell'annesso Oratorio Femminile, fondati dallo stesso egregio signore e affidati alle Figlie di Maria Ausiliatrice, si apriva un ritrovo per giovanetti. Destinato a onesto sollievo e a istruzione loro mercè conferenze settimanali su temi di storia e geografia e d'arti e mestieri, tenute con zelo e speciale abilità dallo stesso Fondatore, il Ricreatorio ebbe subito un salone, un giardino, una piccola fanfara, e una scuola di pollicultura e coniglicoltura, e poi il nome - che è un programma - di « Margherita Bosco ».

Così gravi sacrifizi personali erano degni di frutti migliori, e l'egregio signore che dapprima aveva sperato di compiere un maggior bene nel popolosissimo sobborgo operaio col dare all'opera nuova un carattere spiccatamente e unicamente educativo, non vedendo crescere gran fatto il drappello dei suoi birichini, da buon cooperatore pensò d'invitare i figli di Don Bosco a prendere la direzione del Ricreatorio, certo di vederlo sorgere, d'un tratto, a vita più rigogliosa. Ciò avvenne il 1° dicembre u. s. e nel giorno sacro all'Immacolata Concezione i Salesiani vi fecero il loro ingresso.

L'ampio salone delle conferenze venne un .po' ridotto per dar luogo ad una cappella, che fu benedetta dal nostro Prefetto Generale, Don Filippo Rinaldi, mentre il sig. Don Albera nello stesso giorno e nella stessa ora inaugurava il nuovo Oratorio a Borgo San Paolo.

All'inaugurazione furono presenti un'80a di giovanetti, nella maggior parte allievi del ricordato Asilo, i quali, dopo la funzione religiosa, si radunarono nell'aula delle conferenze ove il comm. Grassi presentò, con un discorsino, i Salesiani. Con brevi parole di risposta del Direttore la cerimonia era finita, e da quel giorno i giovanetti crebbero, realmente, di numero e di buona volontà.

Prova ne sia che per il 1° gennaio prepararono una cara sorpresa all'impareggiabile loro benefattore. Questi voleva fare ad essi un'improvvisata con una lotteria, ricca di 2o bei conigli, e i suoi angioletti, come egli è solito chiamare gli alunni del Ricreatorio, gli risposero affettuosamente con un dialoghetto, alcune poesiole, e due cori in musica... cose tutte che pochi giorni prima sarebbero state impossibili.

2) Inconvenienti del momento.

È difficile farsi un'idea della buona volontà e della vivacità dei cari ragazzetti della Borgata Monterosa e della vicina Borgata delle Maddalene, che in fin di gennaio oltrepassavano già il numero di 300 inscritti. Come farli entrar tutti nella Cappella? non è assolutamente possibile. Come dividerli in classi per il catechismo, se aumentano ogni domenica, e mancano le aule necessarie e mancano i Catechisti? Come intrattenerli le lunghe ore di ricreazione? I Salesiani, che presentemente possono dedicarsi a questo Ricreatorio sono due soli, il Direttore e un chierico, che si recano al mattino a Monterosa, tornano a pranzo all'Oratorio, e dopo pranzo corrono nuovamente al Ricreatorio.

Al primo inconveniente si è ovviato così. La cappella è divisa dal salone da un assito: durante le funzioni religiose questo si toglie e la cappella, per ora, è prolungata a sufficenza. Terminate le funzioni, la parete mobile torna a posto, e il salone torna salone di conferenze. Anzi, dalla parte opposta alla cappella, è già disposto un piccolo palco per il teatrino delle marionette.

E per gli altri inconvenienti?... Pel momento ci vuol pazienza, e con la pazienza si va avanti per ora di bene in meglio.

3) La giornata al Ricreatorio.

Al mattino, alle 9 precise (gran cosa è per qualunque Oratorio la precisione matematica dell'Orario, essa val più della buona volontà di ogni cambiamento), alle 9 precise si celebra la S. Messa; e la Cappella e il salone sono gremiti. Prima, a chi lo desidera, si dà comodità di confessarsi: ma i più si confessano la sera avanti dal sacerdote che va ad ascoltare le confessioni delle fanciulle dell'Oratorio Femminile, che è proprio dirimpetto.

Dopo la S. Messa si spiega il Vangelo in modo adatto alle piccole intelligenze e si dànno gli avvisi più importanti per la giornata.

Segue la ricreazione più che allegra pur nello stretto locale.

Verso le 10,3o quando molti fanno ritorno alle loro case, il direttore, che per fortuna sa un po' di musica, comincia la scuola di canto pei grandicelli, e, finita questa, fa la stessa scuola ai piccoli. Potè, così, insegnare varie lodi sacre e i canti in uso nella benedizione col SS. Sacramento, che s'imparte la sera alle 4.30.

Il Catechismo per classi non si è cominciato, perchè ancora, come si è detto, non è possibile. Ma prima delle due scuole di musica, che si ripetono nel pomeriggio dalle 2.3o alle 3.30, si fanno imparar dai presenti alcune domande e risposte del Catechismo piccolo, in attesa di poter fare di più. D'altronde la scuola di musica è un ottimo richiamo e, insieme, un mezzo potente per dar vita al Ricreatorio.

Intanto si è scelto un nucleo di giovanetti volenterosi, ai quali, ogni settimana, si dànno apposite norme per addestrarli all'amore e all'apprendimento della Dottrina Cristiana, e prepararli così a divenir i catechisti dei propri compagni.

Tutti poi hanno istruzione religiosa in cappella, prima della Benedizione, in forma adatta alla loro capacità; e, dopo le funzioni religiose, il benemerito fondatore tiene loro le sue conferenze istruttive ed educative, o si apre il teatrino delle marionette, dove Gianduia fa scuola di onestà, di coraggio e di fiducia illimitata nella bontà di Dio, che castiga sempre i malvagi e premia i buoni e i perseguitati.

4) Occorrono e si preparano nuovi locali.

I 300 ragazzi sono docili e affezionatissimi ai Salesiani che si occupano volentieri di loro: ma hanno bisogno di essere più accuditi, cioè di aver qualcuno di più che si occupi di loro.

Le 5 squadre, in cui sono divisi per età e scuola frequentata, non bastano: bisognerà sdoppiarle, e forse fare anche un po' i crudeli impedendo assolutamente l'ingresso, nonchè l'inscrizione, ai minori di 7 anni.

L'ultima domenica di gennaio un bravo giovinetto sui 16 anni si avvicina al direttore che era intento a distribuire le parti di un dialoghetto: e, un po' imbarazzato ma con gran confidenza, gli dice:

- Senta, signor Direttore, vorremmo dirle una cosa.

- Di pure, mio caro, non aver alcun timore.

- Senta... noi più grandi non abbiam più voglia di scorazzare, ed è meglio che siamo un po' più quieti, perchè qui siamo tanti, e, se ci moviamo noi grandi, schiacciamo qualche piccolino.... quindi abbiam pensato di formare un Circolo

- Faremo anche il Circolo, stai sicuro.

- Ma ci sarà una stanza proprio per noi? - Parlane al Presidente (al commendatore)

perchè negli ampliamenti, che ha in vista, tenga

conto di questo vostro desiderio.

- Va bene, ma ci vorrà anche una bibliotechina con qualche rivista e qualche giuoco da buoni ragazzi.

- Parla al Presidente di tutto. È bene che senta da voi quello che volete fare per divenir migliori; pensa se non ne avrà piacere.

-- Allora io faccio. Chiamo i miei compagni e incominciamo a radunarci e poi ne parleremo al Presidente.

- Va bene. Mi raccomando solo che mi diciate tutto quello chi fate, perchè, se possiamo, vogliamo aiutarvi.

Un quarto d'ora dopo, nove giovanetti dai 16 ai 17 anni eran là che tracciavano una specie di regolamento, e il Direttore dovette sudar quattro camicie per convincerli... di non aver fretta... ma di andare alla buona, e di pensare intanto a farsi buoni e, col buon esempio, a far del bene ai compagni.

Il dado era però gettato... e il Presidente approvò e, fin dai primi giorni del mese scorso, faceva cominciare i lavori d'ampliamento.

5) Campo vergine.

Ed era necessario. Gli inscritti, regolarmente e con libretto per il controllo delle presenze, sono più di 320. Gli assidui sono sempre più di 28o. Parecchi che non possono venire, portar sempre la giustificazione dei parenti e le stesse mamme s'affrettano a dichiarare il motivo delle assenze periodiche dei loro figliuoli.

Purtroppo alcuni non possono recarsi all'Oratorio la mattina. Sono piccoli operai e piccoli impiegati cui si raccomanda di andare a messa alla parrocchia, e lo fanno; ma essi vogliono instentemente il bollo di presenza al Ricreatorio. Si è promesso di, tener conto della loro buona volontà per le premiazioni: a dir vero, anche loro ne hanno diritto, benchè non possano intervenire règolarmente alla mattina.

Questi cari ragazzi sono tutti di buon cuore e di buona volontà. Qualche cattiva abitudine nel parlare è scomparsa, non appena fu loro spiegata la bruttezza del linguaggio poco corretto. Ai più inveterati fu suggerito di torcer la lingua... e proferire parole innocue.

Si è notàto che raccontano ingenuamente, in casa e agli amici, quanto sentono al Ricreatorio sulle verità eterne, sulla vita di Don Bosco, su tutto ciò che li impressiona profondamente.

E sono riconoscenti.

Vanno incontro un buon tratto e accompagnano i figli di don Bosco fino al tramvia, schiamazzando ingenuainente, come se fossero nel loro nido.

Oh se ci fossero locali dieci volte maggiori e personale sufficiente, si potrebbe esser certi che il Signore vi raccoglierebbe un bel migliaio di giovanetti dai 7 ai 18 anni in poche domeniche per indirizzarli seriamente per la via del bene!

Un prezioso Documento per la storia degli Oratorii Festivi.

Uno dei più accreditati giornali dell'America Centrale La Estrella de Panamà reca nel numero del 27 ottobre u. s. - in prima colonna - un'istanza di oltre trecento cittadini di quella capitale, con a capo S. E. il Vescovo Mons. Guglielmo Rojas y Arrieta, per ottenere dalla Camera dei Deputati, per legge, un lotto di terreno all'Istituzione Salesiana di Panamà in perpetuo ed un sussidio per l'erezione di un Oratorio Festivo che possa provvedere all'educazione dei figli del popolo. L'accreditato giornale fa precedere l'istanza da un nobilissimo commento, appoggiando col suo autorevole parere l'opera benefica, che non può non essere bene accetta a chiunque ami la prosperità del popolo, ed il progresso morale della propria patria. «Non si può negare» - dice La Estrella - « che è indispensabile prepararci alla soluzione di diversi problemi sociali: ed il mezzo per riuscirvi non è che una sana preparazione degli uomini del domani, procurando loro gratuitamente una buona istruzione, una sana e buona educazione, basata su quel santo timore di Dio che è il principio della sapienza »

Or ecco l'istanza:

Onorevoli Deputati,

La necessità imperiosa, che prova questa società, di luoghi adatti, per raccogliere i fanciulli ed i giovani in ricreazione, che non siano di pericolo al corpo e meno ancora all'anima, sarà soddisfacentemente affrontata colla creazione di Oratorii Festivi, che altro non sono se non centri di ricreazione e di svago ove essi incontrano, con tutti i diversivi onesti ed i giuochi proprii della loro età e condizione, la necessaria istruzione catechistica, che è il primo fondamento della morale cristiana.

Ciò compresero i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiani di questa capitale nel formare il proposito fermo ed invincibile di realizzare un'opera di questo genere, che sarà di positivo vantaggio morale e miglioramento fisico pei fanciulli e giovanetti, e contribuirà, non poco all'affratellamento delle classi sociali.

Ma per riuscire in quest'impresa occorre anzi tutto la necessità di un esteso terreno, ove fabbricare un edifizio adatto con cortili spaziosi ed isolati l'uno dall'altro con sale per conferenze e trattenimenti e tutti gli accessori corrispondenti.

L'inizio di quest'opera dipende da Voi: Voi potete concedere questo terreno che occorre, essendo che la Nazione possiede una vasta zona che sta incorporando alla città...

A ciò basterebbe per ora un lotto di terreno di seimila metri quadrati, che è l'estensione corrispondente a ciascuno degli isolati urbanizzati di quell'importante località.

Ci rivolgiamo pertanto a voi, Onorevoli Deputati, interessandovi a cooperare a quest'opera santa e benefica con una legge, per la quale sia concesso in perpetuo all'Istituzione Salesiana di questa Capitale l'uso ed il godimento di un lotto di terreno di sei mila metri quadrati, situati nelle terre de «La Exposiciòn »...

Con questa concessione non sono per nulla pregiudicati gl'interessi pubblici, che anzi essa contribuirà a fare di questo bel tratto della città ciò che si volle che fosse, cioè un focolare di coltura, di salute e di civiltà.

Ma la nostra istanza non si limita a questo, Onorevoli Deputati! Si tratta, lo comprenderete, di qualche cosa di più grande e più nobile: la redenzione dei giovani e dei fanciulli nell'ora presente e la preparazione costante degli uomini dell'avvenire: si tratta di collocare sull'altare della Patria in una realtà felice, con una fioritura di virtù e di nuovi sforzi, il salutare concetto: «mens sana in corpore sano».

Ed in questo lavoro, che l'iniziativa privata sotto l'ispirazione della Chiesa Cattolica ha intrapreso con fede ed entusiasmo, una parte importante è pur riservata, ne siamo fermamente convinti, al Governo della Repubblica, perchè esso non può disinterressarsi, in quest'ora decisiva, della redenzione di tanti giovanetti che per mancanza di locali adatti vanno a rovinarsi in turbolenze stolte o in divertimenti, ove trova la morte l'innocenza e il pudore la distruzione.

Quando i giovanetti si trastullano nell'Oratorio festivo, i loro genitori riposano tranquilli, nella sicurezza che insieme con lo sviluppo fisico si ha cura della sicurezza della loro condotta e dell'elevazione loro nei sentimenti dell'onore e del bene.

Speriamo quindi che non ci negherete neppur il vostro concorso in altra forma e che farete, come ve ne preghiamo insistentemente, una Legge per la quale sia stanziato qualche effettivo sussidio finanziario, adeguato ai bisogni e all'importanza dell'opera, e che questa vogliate raccomandare come di pubblica utilità per la Nazione, e specialmente per questa Capitale.

Panamà, 13 ottobre 1918.

+ GUGLIELmo ROJAS Y ARRIETA,

Vescovo di Panamà. (Seguono più di trecentocinquanta firme.)

In memoria di un Chierico salesiano.

Sottotenente Dott. GIOVANNI MIGLIO

La notte del 9 marzo u. s. (un anno fa) una brava mamma si svegliava di soprassalto a un rumore insolito alla finestra, come di gente che annunzia una visita.

- Vergine Santa, esclamò la pia donna, il mio Giovannino muore!

Tre volte si rinnovò lo strano fenomeno e, spasimante, tre volte la poveretta ripetè il grido:

- Vergine Santa, il mio Giovannino muore!

E trascorse l'intera notte in preghiera, con il cuor gonfio e il pensiero al figlio, soldato in Macedonia. Fatto giorno, narrò la cosa ai vicini, i quali restarono più impressionati del vivo dolore che le traspariva dal sembiante, che dalle sue parole. Ma di lì a una settimana, quando il venerando parroco del paese la chiamò per comunicarle una lettera, ella ripetè con certezza accasciante:

- È morto il mio Giovannino!... è morto il mio Giovannino!

Era quello infatti il tristissimo annunzio della morte di Giovanni Miglio, l'unico suo figliuolo...

" Mamma, è l'ora della Messa?"

Giovanni Miglio, chierico salesiano, dottore in matematica, sottotenente nel 62° Fanteria, moriva il 9 marzo 1918 in Macedonia. La sua perdita fu delle più dolorose che la Pia Società Salesiana ebbe a soffrire a causa della guerra.

Era nato a Bellinzago Novarese il 25 febbraio 1890 da umili ma esemplari genitori, che nel fanciullino, dotato di facile ingegno e d'una grande schiettezza, seppero instillar per tempo uno sviscerato amore alla pietà e all'adempimento d'ogni dovere.

La mamma ricorda con profonda commozione com'egli, ancor di pochi anni, volesse il suo lettino accostato a quello di lei per dormire colla manina, stretta alla mano sua. Perchè?... Per svegliarsi ed alzarsi quando la mamma s'alzava e andar con lei a messa. La pia donna, levandosi ogni giorno di buon mattino e vedendo il suo piccino assai tenero e delicato, non osava accontentarlo in quel vivo suo desiderio, temendo di nuocere alla sua salute; ma poi, quando Giovannino si appigliò a quell'espediente, per non vederlo piangere dovette arrendersi. Non le era possibile svincolarsi dalla sua manina senza destarlo; e, destandosi, il fanciullo subito domandava:

- Mamma, è l'ora della Messa?

E s'ella s'alzava, s'alzava lui pure; se no, stringendole più forte la mano, si addormentava di nuovo, in attesa dell'ora desiderata.

La pia madre aggiunge che durante la messa il suo piccino pregava sempre con gli occhi fissi all'altare, e che, appena potè arrivare al messale, cominciò a servir messa con grande consolazione sua ed edificazione degli astanti.

I primi studi.

Piccolo di forme, fronte ampia e serena, occhi soavi, tratto gentile e vivace, il caro fanciullo formava l'ammirazione di tutte le mamme di Bellinzago, ove percorse le classi elementari, sotto maestri cristiani.

Il zelantissimo Parroco Mons. Pattaroni non tardò egli pure a ravvisare qual perla di ragazzo fosse Giovannino e, vedendo la sua inclinazione al sacerdozio, fu lieto quando seppe che veniva a studiare nell'Oratorio Salesiano di Torino. Un compagno del virtuoso giovinetto racconta: « ... Non sono stato esente da una certa invidiuzza quando, terminate insieme le scuole elementari nel natio Bellinzago, ho visto Giovannino inviato all'Oratorio per continuare i suoi diletti studi ed il sottoscritto, relegato dalla povera sua madre, afflitta dalle recenti perdite del marito e prostrata per le spese famigliari, presso un panificio per guadagnarsi un tozzo di pane. La fanciullezza l'abbiamo trascorsa insieme: egli già più serio, più attaccato alla mamma; io più timido in confronto, ma più sbarazzino, perchè volentieri disertava la casa per andarmi a divertire con lui.

» Abbiam avuto ambedue degli ottimi insegnanti nelle scuole elementari; ed uno, in modo speciale, merita la riconoscenza di una pleiade di giovani, oramai tutti combattenti nelle file della patria, il maestro Guglielmo Gavinelli, vera perla di uomo, retto, onesto, alla cui immatura morte tutti portarono duolo. E ricordo che alla sepoltura di quell'indimenticabile persona, il compianto Giovanni Miglio, con una voce penetrante indimenticabile, dinanzi ad una moltitudine di Bellinzaghesi accorsi a dar l'ultimo tributo al maestro esemplare, lesse un breve elogio con tal garbo e con tanto sentimento; da strappare le lagrime a tutte quelle persone dai sentimenti onesti. Già d'allora Miglio godeva la mia simpatia, unita ad una certa sudditanza,... Io mi sentivo veramente inferiore... ».

A Torino. - "Sempre amici, nevvero?"

Giovanni Miglio entrò nell'Oratorio Salesiano il 1° ottobre 1903. Era l'anno della Pontificia incoronazione di 'Maria Ausiliatrice, che si compì il 17 maggio. Il Santuario, le scuole e i cortili echeggiavano ancora di quel giubilo santo; e il nuovo alunno si lasciò presto penetrare il cuore da quel fascino di pietà, vera e profonda, che emana dall'altare di Maria Ausiliatrice.

Fin dal primo anno che passò all'Oratorio, egli fu in cuor suo salesiano; e l'anno di quarta (in tre anni percorse quattro classi di ginnasio) cercava di baciar ogni giorno la mano a Don Rua, quando il venerato Superiore usciva dalla sacrestia, dopo aver celebrato, per andar a prendere un po' di caffè. Lo sguardo affettuoso dell'alunno e quello supremamente paterno del Successore di Don Bosco s'incontravano poi come gli sguardi di amici di vecchia data.

- Sempre amici, nevvero?... - gli diceva talvolta Don Rua; e l'ardente giovinetto rispondeva: - Per sempre! - e quell'autunno, il 14 ottobre 1906, per mano di Don Rua, Giovannino vestiva l'abito chiericale.

Chierico e amico esemplare.

Nel breve cenno biografico che ci siam proposti non è il caso di ritrarre il santo lavorio che il nuovo chierico salesiano, da quel dì, andò compiendo nell'intimo dell'anima sua. Diciamo però, il che appare anche dalle lettere che rimangono, come il suo profitto divenne veramente progressivo e, oseremmo dire, oltre l'ordinario. A vent'anni, quando si legò definitivamente alla Pia Società Salesiana, il desiderio dell'apostolato era in lui gigante: e sarebbe subito sceso con tutta l'anima sul campo del lavoro. Ma i superiori, che ne apprezzavano l'eletta bontà, la mitezza di carattere, e l'ingegno gagliardo e tenace, vollero, com'ebbe conseguita la licenza liceale, che si ascrivesse alla Facoltà di Matematica nella R. Università di Torino, dove conseguì brillantemente la laurea dottorale.

Gli studi seri e profondi, cui attendeva con trasporto e con pari profitto, non gli scemarono in petto la sete della propria perfezione. Esemplare in tutto, ardeva di carità verso Dio e verso il prossimo. Modello di pietà, se poteva far del bene ad altri, lo faceva e vi era sempre disposto, come se si trattasse di utilità propria. E benchè d'indole apparentemente riservata e melanconica, era amabilissimo nelle conversazioni famigliari; e con grande avidità di reciproca edificazione coltivava con i condiscepoli la più cordiale amicizia. Con essi, ordinariamente, la sua parola suonava consiglio, sprone, conforto.

« Mi fai sapere, scriveva all'antico condiscepolo di Bellinzago, che ti sforzi per fare un po' di bene ai compagni. Non mi pare che per riuscir in tale impresa, abbia bisogno delle doti di cui tu dici mancare: ci vuol buon cuore: il cuore ha una sola via, l'amore ».

Allo stesso, mandato dai Superiori in Inghilterra, nell'annunziare la partenza d'un comune amico per le Missioni della Patagonia:

« Come vedi, scriveva, siamo sparsi per tutto il mondo: ma io sono convinto che per nulla noi siamo lontani: lo spazio e il tempo separano i corpi, non le anime: non è forse vero? Spesso lui ritorna alla mente il canto che la Chiesa nella festa di tutti i Santi pone sulla labbra dei suoi figli nella gloria: - Tu, o Signore, ci hai redento col tuo Sangue, da ogni tribù e lingua e popolo e nazione, e hai fatto di noi un sol popolo -. Caro mio, vorrà essere un bel giorno quello in cui ci rivedremo. Ricorda però... che per nulla io vorrò venirti dietro, sempre coi dizionario inglese sotto il braccio per capirti ... Ti raccomando, per amor del cielo, di non scordarti della nostra bella Italia, di tanti tuoi amici e persone care che hai lasciato in questa vecchia contrada di un vecchissimo mondo... il cotesto nordico paese è veramente quale gli esotici racconti ce lo dipingono? E le concepite speranze d'una prossima conversione al cattolicismo di coteste genti ha qualche fondamento? Tu omai sei uno di loro, ed io credo che, nel tuo cuore, l'Inghilterra segga accanto all'Italia, se non più su...»

E gli chiedeva lettere di risposta « assai più lunghe e piene di quegli ammaestramenti che la via dell'esilio, come la via del dolore sa dare »; e a confortarlo, affettuosamente gli diceva: « Del resto, pensando a te, io ripenso alla nota visione del nostro Domenico Savio. Chissà che tu non debba essere la santa fiaccola in mano al Sommo Pontefice, destinata a diradare le tenebre di cotesta isola dei Santi ».

Soldato apostolo.

E venne, anche per lui, l'ora della separazione da quelle Case, ove aveva creduto di trascorrere in pace tutti i giorni della vita. Scoppiò la guerra, ed egli, benchè di gracile costituzione e figlio di madre vedova, dovette indossar la divisa militare, e preferì quella del semplice soldato. E lo fece con animo lieto, perché, diceva: « Farò dello sport e insieme un po' di bene. Certo a Valsalice o all'Oratorio starei meglio, ma ciò che è veramente meglio è fare il proprio dovere. »

Nell'autunno del 1915 mandato alla Caserma Alpina di Luserna San Giovanni, si disse mille volte fortunato di assistere, come infermiere, prigionieri di guerra. « Mi trovo assai bene - scriveva umilmente a un superiore; - se poi paragono la mia condizione con quella di tanti miei confratelli militari, sento proprio insistente il bisogno di ringraziare il Signore che mi tratta in conformità della mia debolezza. Ho tutte le comodità al mattino di far la S. Comunione e ascoltare anche due messe. Alla sera poi vado in parrocchia a recitare il Rosario davanti al SS. Sacramento esposto, com'è pio uso nel mese d'ottobre. I Parroci dei paesi vicini ci hanno riguardo e ci sono assai generosi di ospitalità e di cristiana cortesia. Sopratutto poi devo la mia gratitudine alle buone Figlie di Maria Ausiliatrice, quattro anime sante che logorano la vita per le anime e per il Paradiso in un cotonificio, lontano un quarto d'ora dalla mia Caserma. Le buone sorelle non solo attendono alla pulizia della mia biancheria, ma mi fu impossibile anche non accettare altri aiuti e gentilezze che mi commovono. La carità di Nostro Signore e lo spirito di Don Bosco sono tali fiori che, dove fioriscono, son capaci di rendere bella la vita di per sè, anche la più incomoda e difficile.

» Per tutti questi e altri benefizi che il Signore mai ha fatto e mi fa, la prego d'aiutarmi a ringraziarlo e con la mia condotta a rendermene degno, come di tutto cuore desidero. Non mancherò di mandare di tanto in tanto mie notizie, perché, benchè separato di corpo, il mio spirito continua a vivere tra i miei confratelli, sotto il paterno sguardo di Don Bosco ».

E il buon chierico soldato non venne meno ai suoi santi propositi. La fiamma dell'apostolato, che gli ardeva ognor più viva nell'anima, era il suo miglior conforto, il suo sostegno quotidiano. Il 21 dicembre scriveva con santa letizia: « Ho potuto ottenere che i prigionieri per il giorno di Natale abbiano la Messa! » In vero, amato e stimato da tutti, anche dai Superiori, il nostro confratello fece a Luserna un gran bene.

Il segreto della sua tranquillità.

Nel marzo 1917 Giovanni Miglio abbandonava l'Italia, destinato all'Ospedaletto da Campo 167, senza perder nulla della sua tranquillità nè del suo fervore. Il 3 aprile era in Macedonia: «Sono giunto a Salonicco. Il mio pensiero è ripieno della memoria dell'Apostolo, le cui due epistole a questa Chiesa ho lette in viaggio. » E continuava nella sua opera di carità, con abnegazione.

Dopo poco tempo venne a sapere ché sarebbe stato obbligato a far la denunzia dei suoi titoli e, in conseguenza, a intraprendere il corso d'allievo ufficiale; ma neppur questo lo turbò: «Io mi abbandono completamente nelle mani del Signore, sicuro che nulla di male mi potrà venire da questo buon Padre. »

Difatti: « Mi trovo abbastanza bene, ebbe a scrivere durante il corso, e sono allegro, come voleva Don Bosco. Per la bontà e vera compitezza d'animo del mio signor Colonnello, ho la fortuna nei dì festivi d'ascoltare la S. Messa e di fare la S. Comunione... Mi conforta in ogni istante il pensiero di S. Paolo: diligentibus Deum, omnia cooperantur in bonum. »

Un dolce lamento.

Terminato il corso, fu in licenza in attesa della nomina, e ci edificò tutti con la sua parola, riflessiva, calda, appassionata per il bene.

Un suo dolce lamento fu d'aver incontrato dei nostri ex-allievi, pieni di affetto per gli antichi superiori, ma poco diligenti nelle pratiche di pietà.

« I nostri ex-allievi, ci diceva con un'espressione di santa compiacenza, non arrossiscono d'avvicinare il prete, non parlano male dei preti; ma anche tra loro se ne trovar parecchi (e il suo volto si tingeva di mestizia) che non servono più il Signore! Bisogna lavorare di più, attorno a loro, nelle loro adunanze periodiche e straordinarie, per ricondurli e confermarli sulla via dell'osservanza religiosa...»

Verso una più completa formazione.

Il fine della sua vocazione e il desiderio di lavorare in essa alacremente fino alla morte divenivano prepotenti nel suo spirito. Avuta la nomina di sottotenente, partì di nuovo per la Macedonia, e di là faceva queste confidenze al sig. D. Albera:

« ... Com'ella sa, sono assai lontano dal dolce asilo che fu per gli anni della mia giovinezza il luogo delle benedizioni di Dio, e dove Egli sì spesso ha parlato al mio cuore. Anche qui però, nell'adempimento quotidiano del mio arduo dovere, trovo ottima occasione ad ogni istante di praticare quelle virtù che mi hanno appreso i miei maestri; e perciò è mia ferma convinzione che anche questo periodo della mia vita servirà per una più completa mia formazione cristiana e religiosa.

» Come ora comprendo bene il significato della parola del nostro Divin Maestro Gesù, quando disse che noi non siano di questo mondo, che noi, credenti in Lui, formiamo un popolo nuovo; che dobbiamo essere luce e sale in mezzo alle tenebre ed alla insipiezza degli uomini!... Posso assicurarle che durante gli anni di servizio militare crebbe nel mio cuore il desiderio di consacrarmi tutto al Signore, per essere ministro della sua parola e della sua grazia, a salvezza di tutti gli uomini. Come sono sconosciute e misconosciute e calunniate le opere di Dio! Quanto bisogno c'è di fede e di santo fervore per stabilir in mezzo agli uomini il Regno di Dio!...

» Per ora non abbisogno di nulla. Coi miei colleghi me la faccio bene. Conoscono i miei sentimenti che pur non condividono tutti, tuttavia però rispettano, e spesso onorano ed altresì invidiano...

» Ciò che più m'addolora è di trovarmi nell'assoluta impossibilità di assistere alla S. Messa e fare la S. Comunione. Prevedo, che, come già in occasione della festa dell'Immacolata, così, in quella del santo Natale, sarò senza Pane. Si è lontani da ogni centro, in un deserto, nelle viscere della terra... Perciò, amatissimo Padre, mi sembra che più d'ogni altro io abbia diritto alle briciole della Mensa Comune, perchè la grazia del Signore trovi in me il sufficiente nutrimento. Quando verrà il giorno in cui tutti potremo ritornare al nostro posto, nella casa dell'abbondanza? Per ora la nostra sorte è veramente quella del figliuol prodigo   »

Lo sorreggeva a tanta altezza di serenità e di fede la divozione che nutriva tenerissima a Maria Ausiliatrice. « Non ho mai dubitato - sono sue parole - che la nostra potente Ausiliatrice ci protegga veramente, ovunque siamo, sotto l'ampio suo manto. Io pure, ad ogni istante, esperimento quanto Essa sia buona e tenera coi figli suoi devoti, scampandomi da ogni sorta di pericoli, sostenendomi in ogni necessità, e dando al mio povero cuore ogni sorta di spirituali dolcezze per sorreggerlo nelle presenti tribolazioni... »

Certo, talvolta soffriva, ma sempre per amor di Dio. « Ho piena fiducia - ripeteva dalla sua solitudine - che dalle presenti tribolazioni uscirà maggior gloria a Dio e maggior bene alle anime. Le sofferenze, le lacrime dei servi del Signore, neri sono mai inutili; sieno esse pur sparse in un arido deserto, Dio le vede e le enumera. »

(Continua)

Ricordate che la vera Religione non consiste in sole parole : bisogna venire alle opere.

SAC. GIOVANNI Bosco.

LETTERE DEI MISSIONARI

CINA.

li viaggio dei Missionari Salesiani partiti per la Missione del Kuang Tung

(Dal diario del Prof. D. Sante Garelli).

III (1).

Da Shang-hai a Macao.

Novità del viaggio. - Perchè a Shan-gai? - Fraterne accoglienze dei PP. Gesuiti. - Loro opera meravigliosa di fede e di civiltà. - Nell'Asilo delle Ausiliatrici e nell'Ospizio S. Giuseppe. - Il bello e il brutto della città. - « Colligite fragmenta... » - Dinanzi a una cerimonia pagana.

Shan-gai, i8-ix-18.

Siamo a bordo del « Sing Kiang », un discreto battello inglese che fa servizio tra Shan-gai, e Canton. Il cattivo tempo ci obbliga a stare ritirati in cabina, e io ne approfitto per continuare le poche memorie di viaggio.

I dodici giorni impìegati per giungere da Singapore a Shan-gai non ci parvero molto lunghi, perchè sovente rallegrati da qualche novità. Piroscafi diretti alla Cina o al Giappone, o di là provenienti: coste, isole, scogliere frastagliate e pittoresche, tra le quali ci sembrava audacia il navigare: squadre di delfini, maravigliosamente saltanti sulla pacifica superficie delle acque, ed una decina di bellissimi balenotti, coll'argentea colonna d'acqua sul capo. Ma, come chiusura non molto lieta, ci sorprese il tifone a 400 miglia da Shan-gai. Il mare, di un giallo torbido per i detriti del fiume Jang-tsekiang, divenne tosto agitatissimo, e il piroscafo, colpito non più da un fianco solo, ma, per la natura circolare del tifone, da tutte le parti, cominciò di nuovo i suoi terribili piegamenti. La povera elica era continuamente fuor d'acqua; e così, invece d'arrivare il giorno 12, giungemmo a Shan-gai solamente il 14, dopo d'essere stati sull'Hawating la bellezza di 52 giorni. Era la festa dell'Esaltazione della Croce, e noi, dopo una serie di strane peripezie, tra le quali non ultima quella di andare a toccare Shan-gai, posta quattro giorni più a nord della nostra vera destinazione, mettevano piede finalmente su terra cinese. Con umile ma vivissima gioia intendevamo la tacita parola della Provvidenza.

Anche in questa vastissima terra cinese la Croce di Cristo, e tutta la divina redenzione di anime, dalla Croce simboleggiata e operata, riceverà novella esaltazione per opera dei Missionari del Venerabile Don Bosco.

Shan-gai... mai veduta neppure in sogno: come neppure avevamo giammai sognata la lingua che vi si parla. Conce avremmo potuto compiere tutte le pratiche necessarie per il trasbordo e la continuazione del nostro viaggio? Dove nel frattempo avremmo alloggiato? dove sopratutto avremmo preso il denaro, di cui ormai eravamo rimasti sprovvisti?

Da Aden e da Singapore avevamo telegrafato a Don Versiglia, e man mano che il piroscafo s'inoltrava nel porto, noi spìngevamo lo sguardo in avanti, nella speranza di scorgere qualche uomo barbuto avanzarsi in barca verso di noi. Ogni speranza ben tosto fallì. Mi rassegnavo ormai a discendere solo, Per andare in cerca del Consolato Italiano, ove assumere almeno le più indispensabili informazioni, quando ci trovammo improvvisamente di fronte alla Provvidenza, che si presentava a noi sotto le forme di Fratel Lumet.

In un batter d'occhio tutto fu aggiustato. Un piccolo « motor boat », staccato appositamente per noi, ci prese e ci trasportò a terra, dove fummo cordialissimamente accolti al Tong-ka-du dagli ottimi Padri Francesi della Compagnia di Gesù. Don Versiglia non era venuto, ma aveva scritto e telegrafato al Vicario Apostolico Mons. Paris, la cui più che paterna sollecitudine per noi non poteva essere meglio attuata dai Padri che ci ospitarono, e dal fratello che ci era venuto a prendere a bordo. Monsignore stesso si degnò il giorno seguente di volerci assisi alla sua mensa.

Devo per altro rinunciare a dire tutte le gentilezze, i riguardi, le premure che i Padri Gesuiti ci usarono crei pochi giorni della nostra dimora a Shan-gai. Giunti al fine, non trovammo che una sola parola «troppo! »; una sola espressione: « Fu una dolce persecuzione, superiore ad ogni possibile vendetta. »

Specialmente il Padre Piet, superiore al Tongka-du, fu instancabile per noi, conducendoci a visitare tutte le opere cattoliche della città. Due giorni intieri a Shan-gai, furono due giorni di continuo moto, sia a piedi per le intricatissime viuzze della città cinese, sia sulle carroz zelle a un sol posto, tirate da Cinesi che sfidano alla corsa il trotto dei nostri cavalli, per recarvi, come in vettura e in automobile, in tutta fretta da un posto a un altro: una vera cinematografia.

Abbiam veduto soltanto di volo quello che ci sarebbe da vedere e da esaminare per essere in grado di apprezzare degnamente, di imparare, di imitare, in tutta la meravigliosa opera svolta dai Gesuiti in poco più di mezzo secolo, rivolgendo il pensiero a chi non ha neppure uno straccio da coprirsi e a chi nuota nella ricchezza, al dotto e all'ignorante, al cristiano e al pagano, al cinese e all'europeo, ai bisogni spirituali e a quelli corporali, alla diffusione, allo splendore della fede e al prestigio di quella scienza che alla fede sgombra la via, alle anime dei vivi e ai resti risortali dei trapassati.

Ci sembra d'avere sognato. Eppure vediamo ancora la Cattedrale ripiena di cristiani, ci pare ancora di udire il ripetuto canto patetico dell'Ave Maria in lingua cinese, di distribuire in due la Santa Comunione a quasi tutti i presenti, come si farebbe in Italia nelle grandi solennità. Rivediamo la magnificenza della nuova Cattedrale non ancor terminata ; gli ampi e ben arredati locali delle scuole esterne; il delizioso soggiorno del Collegio e della Università; la preziosità della biblioteca; i graziosi lavori di stamperia, fonderia, e scultura dell'Orfanotrofio; la pulizia e gaiezza dell'Ospedale; le bianche lapidi sepolcrali delle tombe, allineate tutte in lunghi rialzi murati sopra terra nel Cimitero. Abbiamo ancora dinanzi agli occhi i volti sereni e il vestito ben pulito dei vecchi nell'ampio Ricovero; gli artistici ricami eseguiti dalle Cinesi nella grande Casa delle Suore Ausiliatrici. Ma ciò che davvero non dimenticheremo mai sono i piccini, che le buone Suore Ausiliatrici raccolgono man mano che loro viene fatto di trovarne.

Sono lì, nella piccola e pulitissima cuna, che sorridono anche nel sonno. Nessuno sa di chi sono, donde vengano, qual cuore gioì o pianse al loro primo vagito. Sono ancora immersi nel sonno che prelude alla vita: al loro svegliarsi non troveranno la mamma, ma loro sorriderà l'Angiolo di Dio in abito di Suora.

Davanti a quelle cune avrei voluto i babbi e le mamme generose dei paesi cristiani, sicuro che la loro mano sarebbe dapprima scivolata lievemente su quei graziosi visini, per poi correre immediatamente alla borsa: e lì pure avrei voluto voi, o fanciulli dei nostri Oratori, sicuro che nel fondo del vostro cuore avreste inteso nascere un dolce proposito: « Anch'io verrò a salvare bimbi Cinesi ».

Dove però ci trovammo, dirò così, a casa nostra, fu nell'Ospizio S. Giuseppe. È diretto da un cristiano cinese, il signor Lo-Pa-Hong, che porta in cuore il duplice spirito del Beato Cottolengo e del Ven. Don Bosco. Egli stesso volle condurci a visitare i locali ed i ricoverati. « Tutti i rifiuti della città, diceva con volto irraggiato da una gioia che è troppo divina per essere paragonata ad un giusto orgoglio, tutti i rifiuti della città son qui ricoverati: sono 1400, pei quali si spendono ogni mese 7000 dollari. E si è incominciato con nulla: la Provvidenza a tutto ha pensato ». È dunque una piccola Casa del Cottolengo trasportata in piena Cina.

Ma il signor Lo-Pa conosceva quel che maggiormente interessava noi Salesiani: un piccolo cortile, dove giuocavano chiassosamente una cinquantina di vivacissimi ragazzi: - Questi li ho spazzati via dalla strada: nessuno li voleva, li presi io: a nessuno appartenevano, apparterranno a Gesù Cristo. Quasi tutti sono già istruiti e quasi tutti sono di già battezzati. Ma bisogna spazzarne via ancora almeno un migliaio, in un ampio locale, con scuole e laboratorii che presto ci saranno.

- Sta bene, dissi io; il già fatto è garanzia del da farsi. Ma dove, chiesi, prenderà Lei il personale necessario per attendere a tutti squesti fanciulli?

- Sono dieci anni, rispose, che io prego Don Bosco: il protettore della gioventù abbandonata ci penserà!

Tacqui. Come quel zelante cinese aveva conosciuto l'opera e lo spirito di Don Bosco? Perchè eravamo stati spinti sino a Shan-gai? perché proprio quale impressione di chiusura ci stavano lì davanti, ultimi fra tutti i Cinesi delle opere cattoliche visitate, quei 5o fanciulli abbandonati, a ricordarci le profetiche parole scritte dal Venerabile Don Bosco poco avanti la sua morte: « A suo tempo si porteranno le nostre missioni nella Cina e precisamente a Pesino. Ma non si dimentichi che noi andiamo per i fanciulli poveri e abbandonati. Là, tra popoli sconosciuti e ignoranti del vero Dio, si vedranno le meraviglie non credute, ma che Iddio potente farà palesi al mondo »?

La calamita di Don Bosco aveva già attirato quella piccola turba attorno a noi e già sorrideva al nostro sorriso, mentre il signor Lo-Pa traduceva loro l'espressione che uscì spontanea dal labbro di Don Pasotti: «Questi sono gli amici nostri ».

Il sottoscritto non parlava più, perchè colla mente era già ai piedi di Monsignor Paris, e supplicava: «Eccellenza, ...mi fermi qui: ho trovato l'opera mia: se è necessario, mi unisca pure alla Compagnia di Gesù ».

Ma il suono stesso di quest'ultima frase mi riportò alla realtà delle cose. Potevo così amare la gioventù abbandonata, potevo efficacemente lavorare per essa, solo a patto di essere, nello spirito e nella pratica della vita, vero figlio del Ven. Don Bosco.

L'illusione svanì e si trasformò nel. voto ardente, che i valorosi discepoli di S. Ignazio e gli untili figli del Ven. Don Bosco si dessero in terra Cinese quella mano, che si stringono in Cielo i loro Santi Fondatori, all'unico scopo comune della maggior gloria di Dio.

Uscimmo di là coll'animo commosso, perchè eravamo in grado di apprezzare tutto il valore di quell'opera, avendo dovuto poco prima attraversare le più popolari vie dei sobborghi di Shan-gai.

Al mattino avevamo ammirato la ricchezza, la bellezza, l'eleganza della parte, dirò così, aristocratica della città, la quale però è cosmopolita, avendovi una propria concessione gli Inglesi e i Francesi. Nulla da invidiare alle migliori città Europee, col di più dell'interessamento che per il forestiero destano l'elegante costume del ricco cinese, ed i prodotti indigeni esposti nelle magnifiche vetrine. Ma nel pomeriggio, e appunto per recarci all'Ospizio, avevamo dovuto attraversare le più luride e miserabili vie che io abbia mai vedute. La barca stessa da pesca e da trasporto, una sgangherata barcaccia appena sostenuta da poche e sporcissime acque di un canale, era tutta la casa di una grossa nidiata di esseri umani di vario sesso e di varia età: e dall'altra parte, miseri tugurii formati di semplice craticcio di canne sopra la umida terra. E il passaggio tutto ingombro di gente e di ragazzi; mezzo vestiti e mezzo nudi, o, più semplice e più frequente ancora, ignudi del tutto. E al mattino avevo veduto io stesso uno di questi disgraziati fanciulli, lacero, sporco, piagnucoloso, con un cestino in mano, trascinato a viva forza da una guardia di polizia. Dove? Non credo invero al teatro o alla sala da pranzo dei nostri collegi.

Ogni civiltà è certo come una mensa, più o meno riccamente imbandita, a seconda della maggiore o minore altezza cui quella civiltà. è pervenuta, ma dove in ogni caso è impossibile cibarsi senza lasciare infrante numerose briciole. Briciole di anime spezzate ed infrante vi sono purtroppo nella civiltà cristiana, ma esse rimangono ancora sopra la mensa. Qua sono briciole di anime cadute a mucchi nel fango, dove rimarranno pestate, schiacciate e sepolte, se non si udrà il grido di Cristo: « Colligite fragmenta ne pereant » - « Raccogliete le briciole, affinchè non periscano ».

E già gli stessi idolatri dànno mano a soccorrere le miserie, e parecchie opere caritatevoli della città incominciarono per loro iniziativa. Ma dar vita alla carità è cosa propria del Cristianesimo; e così tutte quelle opere vennero a poco a poco trasferite nelle mani dei cattolici, i quali ricevono offerte non solo dai cristiani ma anche dai pagani. Ciò fa onore alla civiltà pagana della Cina, ma è un grido rivolto alla civiltà cristiana d'Europa:

- Mandateci Missionarii di Cristo!

Lo stesso grido sentimmo in fondo al cuore dinnanzi ad una cerimonia pagana, cui assistemmo in una via di Shan-gai. Nella stanza a pianterreno, la cui entrata era larga quanto la stanza stessa, erano collocati in varii ordini un gran numero di idoli. Nel bel mezzo, proprio sul limitare della soglia, l'idolo maggiore, e davanti a lui il maggiore dei tre Bonzi, che con grida, con canti, e con suono assordante di piatti e di tamburi, facevano gli spergiuri agli spiriti maligni, che bisognava spaventare con quel fracasso indiavolato: e nello stesso tempo veniva bruciato mi cavallo di carta davanti alla casa, affinchè il padrone di essa, al di là della tomba, fosse fatto padrone di un bel cavallo per le sue galoppate nel paradiso.

Ci fermammo a guardare e a stento trattenevamo il riso: ma ci accorgemmo che anche i due Bonzi, che suonavano e gridavano attorno al Bonzo maggiore, ridevano pur essi per i primi. Ridicolaggine davvero, che degrada la povera natura umana, o meglio fa intendere la elevazione di quella fede cristiana, che il Missionario reca ai fratelli immersi nella superstizione.

A Hong-Kong. - Tra le braccia di Don Versiglia. - La bontà del Vicario Ap. Mons. Pozzoni. -Quattro giorni in dolce compagnia con i Padri di S. Calogero. - A Macao. - Una visita alla città. - A Canton, presso il Vicario Apostolico Mons. De Guebriand. - Domanda di aiuto e promessa di preghiere.

Macao, 25-Ix-18.

Sono tranquillamente seduto al tavolo, nel salotto dei nostro Orfanotrofio di Macao. La terra è ferma; ma questa volta è la testa che si muove e corre, volando il pensiero ai parenti, ai superiori, ai benefattori, agli amici, ai quali tutti bisognerebbe mandare un saluto, un ringraziamento. A tutti un po' di tempo; un po' anche alle mie memorie di viaggio, che omai volgono al termine. La mattina del 17 lasciammo Shan-gai, e dopo quattro giorni di navigazione eravamo finalmente ad Hong-Kong, tra le braccia di Don Versiglia.

Disagi, sofferenze, dispiaceri, nostalgia, tutto fu sepolto in quell'abbraccio, che era per noi la prima entusiastica dedizione di noi stessi alla nuova Missione, e il primo palpito di vita che essa ci comunicava dal cuore del zelantissimo suo Capo.

Avremmo voluto proseguire subito per Macao ma il Vicario Apostolico Mons. Pozzoni ci volle assolutamente suoi ospiti.

Salimmo alla sua residenza portati in sedia. A Shan-gai le carrozzelle: ad Hong-Kong le portantine ad un sol posto, che per mezzo di due lunghe stanghe vengono portate a spalla da due Cinesi, per pochi centesimi di dollari. A tutta prima l'animo cristiano rifugge dall'usare un simile mezzo di trasporto, che sembra l'avvilimento di un uomo di fronte ad un suo fratello: ma poi, visto che i portatori sono così desiderosi e lieti di portarvi pei guadagnarsi la vita col proprio e libero lavoro, e che d'altra parte non avete altro mezzo di trasporto quando siete stanchi, vi persuadete presto che la loro dignità umana è rispettata perchè è pienamente rispettata la loro libertà, e vi rassegnate ad usarne.

Parlare ora di gentilezza, di cordialità, di carità fraterna presso Mons. Pozzoni, sarebbe falsificare la verità. Ci trovammo addirittura a casa nostra.

Quattro giorni stemmo ad Hong-Kong in dolce compagnia con quegli ottimi Padri di S. Calogero, accendendo in cuore le migliori speranze per la prossima nostra missione.

Il cattivo tempo non ci permise di visitare minutamente nè la città nè le opere cattoliche ivi fondate.

Potemmo tuttavia intravvedere la bellezza del panorama di quell'ampia città, adagiata interamente sulla montagna, la quale, tutta verde e tutta seminata di villini e di giardini, scende non sempre dolcemente giù giù sino al mare. L'ampio porto, riunito di due opposte entrate ben fortificate, a noi sembrava animatissimo, solcato com'era da piroscafi, vaporetti, motoscafi, barche e barchette di ogni sorta: eppure era la morte in confronto del formicolio che osservavasi su quelle acque in tempo di pace. Gl'inglesi, che ne sono i padroni, hanno costruito su quell'isola rocciosa una splendida ed amena città, con ampio ed ottimo porto: ed altri importantissimi lavori stanno preparando. Sono degni di ammirazione.

E ammirabili non meno sono le opere cristiane fatte sorgere dai Padri della Missione.

Molte cose meravigliose avevamo vedute nella Missione di Shan-gai: ma a Hong-Kong dovemmo pur contemplare i bei lavori d'ago eseguiti nientemeno che da povere Cinesi, affatto prive di vista fin dalla nascita. Il pane della vita terrena era così messo in mano ai ciechi nel corpo: ottimo augurio per chi consacrava sè stesso a dare il pane della vita celeste ai ciechi nell'anima.

il 23 fu l'ultimo giorno di viaggio. Con tre ore di vaporetto fummo a Macao, dove i nostri confratelli, che erano stati tre mesi circa in dolorosa ansia per noi, ci ricevettero con gioia, con festa, con quell'amore che vive solo dove tutti si sentono una stessa famiglia. Eravamo non propriamente nella nostra Missione, ma, dirò così, al posto di rifornimento.

Avevamo naturalmente desiderio di vedere la penisola che forma il possedimento Portoghese di Macao.

Il Rev.mo Vicario, Padre Nunes, con gentilissimo pensiero, venne un pomeriggio a prenderci con due magnifiche automobili. Non avremmo creduto che i Portoghesi avessero pensato a trasformare terre acquitrinose in delizioso soggiorno di verzura, attraversato da ombrosi e freschi viali. Il possedimento non è gran che coltivato, ma si avvia a diventare tutto un grande giardino, ove la cittadina, non grandiosa come Hong-Kong, ma linda e pulita anche nella parte prettamente Cinese, unisce gioie del suo quieto vivere alle delizie della natura, la quale accumulò essa stessa le sue bellezze lungo l'incantevole spiaggia della Praya Grande, e ricevette nell'interno l'ultima mano dall'eleganza e dal buon gusto dei Portoghesi.

Dopo alcuni giorni di riposo, Don Versiglia ci condusse, come era ben doveroso, a Canton, per presentarci al Vicario Apostolico Sua Eccellenza Rev.ma Mons. De Guebriand, sotto la cui giurisdizione dovrà rimanere ancor per qualche tempo la nostra Missione. Ci accolse con vero cuore di padre, lieto di vedersi crescere attorno un'affezionata famiglia, e felice che la vigna dei Signore alle sue cure affidata avesse trovato novelli operai. Sul bel principio della mensa, cui ci volle assisi, si degnò di parlare per rivelarcì subito tutta la sua gioia e la sua bontà di padre verso di noi: e noi sentimmo come bene Don Versiglia interpretò tutto l'animo nostro, quando, rispondendo al saluto, assicurò, che se come Salesiani avevamo ricevuto da Dio Don Albera per padre, ci, saremmo però sentiti ora e sempre affezionatissimi nipoti di Mons. De Guebriand, che ci affidava una delle più care porzioni della sua vigna e, dirò così, del suo cuore. Ed egli gradì i sentimenti nostri, promettendoci tutto il suo appoggio : e la squisita gentilezza dell'animo suo gli fece formulare voti per noi i più lusinghieri, e nella nostra lingua italiana.

Nei pochi giorni che stemmo a Canton, potemmo far conoscenza con quasi tutti i Padri francesi del Vicariato, raccolti per il ritiro. Si mostrarono lietissimi di fraternizzare con noi e metterci a parte della loro provata esperienza. L'alleanza, delle Patrie nostre lontane veniva qui continuata e consacrata per la lotta contro il regno di Satana.

Approfittando della presenza del Console Generale Italiano Comm. Volpicelle a Canton, ci recammo a fargli visita. Ci accolse colla più viva compiacenza, ci volle seco a pranzo, ma quando, assisi tutti al nostro posto, egli potè, senza pericolo di distrazione, contarci, si avvide tosto quanto eravamo scarsi di numero per attuare lo scopo nella regione che ci veniva assegnata. Dio voglia che il suo voto, più di fatti che di parole, quanto prima si attui, ed una seconda spedizione venga a rendere sufficiente l'insufficiente drappello.

Ed ora che, tornati a Macao, ci stiamo preparando per raggiungere presto il nostro vero campo di lavoro, ora che abbiamo veduto le meraviglie che altri Missionari hanno fatto, ora che possiamo intendere quello che anche noi necessariamente dovremo fare, e diamo uno sguardo al nostro piccolo numero, ai nostri miseri arredi, alla nostra più misera cassaforte, che viceversa è debolissima, se la Provvidenza non pensa a riempirla, siamo quasi spaventati.

li terreno, grazie a Dio, non è sterile e fa sorgere in cuore ogni più bella speranza: ma ci vogliono missionarii, ci vogliono arredi, ci vogliono soldi. Verranno? Ne siamo certissimi.

Da qual parte?

Da voi, o giovani, che sentite nel cuore tre forti amori, a Gesù che tanto vi ama, all'anima vostra la cui salvezza volete assicurare, alle anime di questi vostri fratelli cinesi che aspettano ansiosi la luce del Vangelo e l'eterna loro salvezza, da voi, carissimi giovani, attendiamo gli ardenti compagni di lavoro, e già vi stiamo preparando un posto degno di voi. Giorno veramente bello sarà per voi quello, in cui porrete il vostro piede d'apostoli in terra Cinese.

E dalle nostre sorelle in Gesù Cristo che, velato il capo, spingono però l'occhio della contemplazione ai confini del regno di Cristo, e godono della crescente estensione del dolce dominio di Dio, da loro attendiamo gli arredi per abbellire anche in Cina la casa del loro Sposo, ed attrarre più facilmente attorno a Lui, fonte di vita, le anime liberate dal giogo di Satana.

Ma dalla generosità di tutti i Cooperatori Salesiani attendiamo i mezzi indispensabili per le molteplici opere che si dovranno fondare per costituire una missione ben organizzata, atta ad evangelizzare i tre milioni di pagani assegnati al nostro zelo, e, di fronte alle fiorenti Missioni sostenute dai benefattori degli altri ordini religiosi, tale da esser degna dei Cooperatori del Ven. Don Bosco.

A quantici aiutarono, a quanti di aiuteranno ottenga Maria Santissima Ausiliatrice tutta quell'abbondanza di grazie, che noi quotidianamente chiediamo con fervida riconoscente preghiera.

"Occorrono nuovi Missionari!!"

A corona del diario del carissimo Don Garelli pubblichiamo la lettera da lui scritta al signor Don Albera non appena giunsero i Missionari a Macao... augurandoci di ricevere presto altre relazioni dalla Cina.

Macao, 29-Ix-1918. Rev.mo Sig. Don Albera,

Coll'assistenza di Maria Ausiliatrice siamo finalmente a Macao.

La malattia del povero Don Cattaneo e la separazione da lui ci aveva moralmente abbattuti. Si aggiunsero poi i disagi del piroscafo mercantile che da Porto Said doveva condurci fino a Shang-hai, il calore eccessivo del Mar Rosso, l'urto violento dei Monsoni nell'Oceano Indiano. Arrivammo a Singapore in tristissime condizioni di salute. Poi si cominciò a migliorare, finchè le buone accoglienze dei Padri Gesuiti a Shang-hai, dei Padri di S. Calogero a Hong-Kong e dei nostri carissimi confratelli a Macao ci fecero dimenticare ogni sofferenza.

Ora siamo tutti in ottime condizioni di salute, e pronti ad incominciare il lavoro che la Provvidenza ci volle affidare.

Credo che Don Versiglia le dirà dell'insufficienza numerica del. nostro drappello. Sono persuaso che se Ella avesse veduto, come abbiamo potuto vedere noi a Shang-hai, quello che i Gesuiti si credettero in dovere di fare per il buon esito della loro missione, manderebbe in Cina metà dei Confratelli d'Italia. Troppo grazia! non è vero?... E noi ci accontentiamo che ne mandi solo un terzo... Così saremo di più a condurre ai piedi di Gesù numerosi stuoli di anime e, con esse, impetrare da Dio ogni più bella grazia pei loro benefattori, e specialmente per il signor Don Albera.

Voglia, per ora, gradire solamente le nostre, e benedirci tutti con paterno affetto.

Suo aff.mo in G. C. Don SANTE GARELLI.

Concorso drammatico nazionale.

Rendiamo noto ai Direttori degli Oratorii e ai Presidenti e Assistenti Ecclesiastici dei Circoli giovanili e a tutti coloro cui può interessare, che sotto il patronato della Federazione fra le Associazioni Teatrali Educative (F. A. T. E.) è indetto un Concorso Nazionale per un lavoro drammatico.

Il soggetto dovrà essere esclusivamente di carattere scoutistico, tenendo per base lo spirito dell'associazione dei Boy-Scouts quale è espresso « nella sua Legge e nei suoi Regolamenti ».

Ogni lavoro, in doppio esemplare, dovrà essere inviato raccomandato alla Direzione da TEATRO NosTRo - Commissione Concorso Drammatico - Via della Scrofa, 70, Roma, contrassegnato da un motto ripetuto su busta chiusa e contenente il nome e l'indirizzo dell'autore.

Il termine fissato per la consegna dei copioni è il 3o aprile 1919. Non sarà tenuto alcun conto dei lavori pervenuti oltre le ore 24 di detto giorno.

I tre lavori giudicati i primi in graduatoria, indipendentemente dal numero degli atti, avranno rispettivamente un primo premio di L. 1oo, un secondo di L. 75 e un terzo di L. 50.

Per schiarimenti rivolgersi all'indirizzo suaccennato.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

NEL SANTUARIO

PRECI SOLENNI per il Congresso della Pace.

Dal 24 al 26 gennaio u. s. nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino s'innalzarono particolari preghiere ad implorare la divina assistenza sul Congresso per la Pace.

Il 1° giorno del triduo, consacrato alla Commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice, conveniva al Santuario un gran numero di cooperatori e divoti a tutte le messe del mattino e alle cinque pomeridiane, quando, esposto il SS. Sacramento, si cantò, a voce di popolo, il Veni Creator, e il nostro Don Trione tenne un eloquente discorso relativo alla straordinaria cerimonia. Rievocando le ripetute sacre funzioni propiziatorie celebratesi negli scorsi anni con fervore di popolo e concorso di autorità e di augusti personaggi, le ansie dei giorni del massimo infuriare dell'immane conflitto, l'atto generoso del gran popolo d'oltre oceano che col suo intervento rese insigne testimonianza alla civiltà che Cristoforo Colombo aveva recato a quelle terre lontane con la Croce di Cristo, invitò gli uditori ad adorare l'intervento della Divina Provvidenza nell'inatteso precipitar degli eventi, come un giorno, al cenno di Gesù, si fece gran calma sul lago di Genesareth in tempesta. Da Dio, quindi, devesi attendere e implorare il prodigio che darà al mondo la pace sospirata. - Seguì, dopo la recita della preghiera indulgenziata dal S. Padre ad implorare lumi celesti sul Congresso, la benedizione eucaristica, impartita solennemente da S. E. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza.

Il 2° giorno del Triduo, alla stessa funzione, impartiva la benedizione solenne il nostro venerato Superiore Don Albera, e teneva il discorso il ch.mo P. Sebastiano Raghetto S. J. Il zelante oratore, illustrando i titoli, con cui è onorata e invocata Maria SS.ma, di Sedes Sapientiae, Mater boni consilii, Virgo potens, Auxilium Christianorum, dimostrò con quanta ragione e fiducia dobbiamo interporre, in quest'ora memoranda, l'intercessione di quella Benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani.

Il 30 giorno il Santuario vedeva affluire uno straordinario numero di devoti a tutte le sacre funzioni. Al mattino, dopo la messa solenne, si espose il SS. Sacramento e, senza interruzione, molti fedeli si prostrarono ai piedi di Gesù in fervente preghiera fino al momento, in cui, dopo i Vespri solenni e il canto del Veni Creator, saliva in pulpito l'Em.mo Card. Arcivescovo. Il venerando Pastore, nell'esordire lo splendido discorso, proferiva con vibrato accento queste commoventi parole:

« Siamo qui venuti per porgere il nostro ringraziamento a Dio della cessazione della guerra e più ancora per propiziare la sua benevolenza alla Conferenza della pace. Negli anni scorsi quante volte ci siano portati in questa Basilica, ai piedi di Maria Ausiliatrice, e abbiamo pianto e abbiamo offerto le nostre lacrime e le nostre preghiere per la cessazione del flagello che incombeva sul mondo e sulla Patria nostra! Il Signore esaudì generosamente le voci della sua Augusta Madre. Ebbene, cessato il flagello che ne teneva in timore continuo, oh è ben giusto, è troppo giusto che una e più volte ne ringraziamo il buon Dio; è troppo giusto che qui, in questo Tempio, si moltiplichino le preghiere e si canti da tutti i cuori il Te Deum laudamus, Te Dominum confitemur!

» Ora qui siamo ritornati per ottenere l'obbedienza, la docilità delle volontà; siamo venuti in questo Santuario perchè in grazia del buon Dio, Per l'intercessione di Maria Ausiliatrice, la pace, di cui abbiamo già visto e goduto gli albori, abbia a fondarsi su fondamenti stabili a vantaggio delle Nazioni.

» Come non voglio credere che fra tanto valore di soldati che adempirono il loro dovere fra le armi siam venuti meno al rispetto per loro, invocando da Dio con la preghiera la cessazione della lotta, così non voglio credere che noi veniamo meno al rispetto per coloro che stanno decidendo i destini futuri delle Nazioni, se pregheremo perchè Iddio li illumini con la sua luce, perchè troppo grande è il bisogno per tutto il mondo di una pace giusta e duratura.

»Ed è per questo che oggi ci siamo raccolti in questo Tempio e ci siamo stretti attorno a Maria SS.ma Ausiliatrice coi figli del grande Venerabile Don Bosco, e raddoppiamo le nostre preghiere e le nostre suppliche alla Vergine Ausiliatrice.

» Io ho salito questo pergamo per rallegrarmi della vostra pietà di oggi e della divozione dei giorni passati, e perchè insieme riflettiamo su alcuni mezzi pratici coi quali potremo anche noi cooperare alla buona riuscita del Congresso, che deve dare al mondo una pace giusta e duratura ».

E, narrata la prodigiosa cessazione della terribile carestia che afflisse il popolo d'Israele ai tempi di Re Gioramo, Sua Eminenza esclamava:

»il braccio del buon Dio non s'è d'allora accorciato. Potrebbe ancora, come in passato, con dei miracoli, o fatti straordinari, rimettere l'umanità in assetto. Però Dio vuole che noi stessi siamo i facitori della nostra prosperità. Vuole che tutti abbiamo a cooperare, con le nostre forze, a conse guire la pace. E qual è il modo pratico per conseguire una pace, capace di sedar le masse e d'assicurare la tranquillità delle Nazioni? ».

I mezzi pratici elle raccomandò e illustrò magistralmente l'Eminentissimo, sono: 1°) la preghiera; 2°) la docilità ai doveri che abbiamo come cristiani e come cittadini; 3°) l'assecondare l'invito del S. Padre di prenderci cura d'istruire ed educare la gioventù e d'aver cura degli operai; 4°) di ridestar negli animi, in tutta la sua pienezza, il gran precetto della carità cristiana.

Il magnifico discorso fu ascoltato con la più devota attenzione dall'enorme moltitudine d'ogni condizione sociale che stipava la Basilica. Nel mezzo spiccavano numerosi vessilli di Circoli giovanili e Associazioni operaie, i quali, insieme con la folla, si curvarono profondamente nell'atto che l'Eminentissimo coronava la solenne cerimonia con la Benedizione Eucaristica.

Gli alunni interni ed esterni dell'Oratorio Salesiano offersero al Signore per il buon esito dei Congresso tutte le Sante Comunioni che fecero nei Triduo. Altrettanto fecero i Cooperatori e i devoti che frequentano il Santuario.

Rammentiamo la raccomandazione fatta dal rev.mo sig. Don Albera nella Lettera del 1° gennaio, riportata nelle prime pagine del Bollettino del mese scorso, di continuar pubbliche e private preghiere a Maria SS. Ausiliatrice:

« È mio desiderio che si continui, privatamente e pubblicamente, a supplicare questa nostra dolcissima Madre secondo l'intenzione del Papa come s'è fatto ogni giorno durante la guerra, e insieme che il 24 del mese o la domenica seguente, tutta la gioventù che frequenta i Collegi, gli Ospizi, gli Educandati e gli Oratori di Don Bosco, sia invitata e debitamente disposta ad una Comunione generale per il buon esito della Conferenza per la pace. Affido ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice e anche a voi, o zelanti Cooperatori, il fissare quelle norme che si riterranno localmente più opportune per rendere imponenti le proposte funzioni eucaristiche ».

GRAZIE E FAVORI (*)

In zona di guerra.

Era il 26 ottobre, secondo giorno della grande offensiva, che doveva in breve portarci al trionfo. Benchè le strade fossero impraticabili per l'abbondante pioggia dei giorni precedenti e benchè assai battute dai proiettili nemici, avevo deciso di portarmi nel mattino stesso alle varie batterie dislocate nel Montello: prima però volli scendere in piazzuola per salutare i bravi artiglieri della 215a che con mirabile coraggio e pazienza avevano sparato tutto là notte. Assisto alla carica del cannone ed al comando «fuoco! » mi allontano di qualche passo. La granata, chissà per qual causa, scoppia prematuramente; il cannone si spezza e la parte posteriore di esso (un blocco di acciaio di parecchi quintali) viene lanciato a distanza, cadendo a pochi centimetri da me, che, colpito nello stesso tempo all'improvviso dal terribile spostamento d'aria causato dall'uscita del proiettile, venivo gettato a terra con forza, privo peranco del respiro. Schegge d'acciaio volano per ogni dove, ma ne rimango incolume. Riacquistati i sensi, mi vedo vicino il comandante e circondato dai bravi artiglieri, anch'essi, al par di me, meravigliati dello scampato pericolo. Il mio pensiero corse subito a Maria Ausiliatrice; ricordai di aver baciato la sua effigie pochi minuti prima e di averla pregata ad essermi di scudo e difesa contro i pericoli. Grazie, o Vergine benedetta! Riconoscente, a te offro questa mia esistenza, che varie volte hai salvato in simili cimenti. Cercherò in avvenire di sempre più amarti e di farti amare.

3 dicembre 1918.

Sac. GIUSEPPE ROGGERO Ten. Cappellano.

ARZIGNANO. - 11-II-1918. - Quanto è grande la misericordia di Maria Ausiliatrice, verso chi ricorre a lei con fede.

Mio figlio Antonio, chierico del Seminario di Vicenza, della classe 1898, dopo pochi mesi d'istruzione militare ammalò nel maggio del 17 di pleuropolmonite. La malattia si manifestò subito piuttosto grave e le apprensioni si accrebbero dopo qualche settimana, constatando che l'ammalato deperiva notevolmente e che la febbre insisteva continua. Dopo quattro lunghi mesi e più d'ospedale militare, ottenne in Torino un anno di licenza di convalescenza con previzioni molto serie, Ritornato in famiglia ai primi di ottobre, peggiorò: la febbre si manteneva sempre elevata ed una tosse continua lo tormentava, giorno e notte, non lasciandolo riposare che a brevi istanti. Il medico curante fece capire ripetute volte lo stato grave dell'infermo e che ormai non rimanevano più speranze.

La scienza umana a nulla poteva giovare e noi ci rivolgemmo con fiducia all'Aiuto dei Cristiani, alla Salute degli infermi. Raccolti tutti nella camera dell'ammalato, avanti ad un'immagine Maria Ausiliatrice recitammo con fede costante per parecchie volte la novena consigliata da Don Bosco, promettendo la pubblicazione della grazia sul Bollettino ed una generosa offerta per le opere Salesiane.

Ai primi di quest'anno 1918 vedendo le condizioni del caro ammalato sempre più gravi, prevedendosi da un giorno all'altro prossima la catastrofe, con maggior fede La pregammo di non lasciarci in tanta sventura; ed ecco che al terzo giorno della novena si aprì inaspettatamente e con stu pore del medico una fistola al torace dell'infermo con abbondante secrezione purulenta. Da quel giorno il sofferente cominciò lentamente a migliorare, la fiducia nella Madonna s'accrebbe, le speranze ingigantirono. Però per otto mesi ancora fu costretto al letto con febbre continua. Nell'agosto p. p. durante un accesso insistente di febbre altissima ricominciammo la novena di Don Bosco a Maria Ausiliatrice, ed ecco che al terzo giorno improvvisamente la fistola si chiuse, la febbre scomparve del tutto, e l'ammalato incominciò a sentirsi guarito. Infatti dopo otto giorni fu in grado di. recarsi alla chiesa per ascoltarvi la S. Messa in ringraziamento alla Madonna.

Alla presente accompagno l'offerta in L. 6oo, intendendo di soddisfare alla promessa fatta.

Mio figlio, riconoscente, ha intenzione di venire a Torino appena potrà, per ringraziare Maria Ausiliatrice nel suo Santuario.

MAGNAGUAGNO ERMENEGILDO.

COLLESALVETTI. - 24-xII-1918. - Ero stato ricoverato in un ospedale per una difficilissima operazione, chirurgica. Conscio della gravità del male, più che nei mezzi umani, confidai nell'aiuto del Signore e con la fede più ardente misi il mio triste caso nelle mani di Maria SS. Ausiliatrice e di Don Bosco. La loro visibile protezione non mi mancò. L'operazione fu fatta e, contro l'aspettazione dei medici, ruscì belle. Nei primi otto giorni si temeva qualche seria complicazione, ma per grazia segnalata del cielo non vi fu niente di anormale. Quarantacinque giorni fui costretto a stare in letto e in questo tempo sorsero altri gravi incommodi, che potevano avere delle tristi conseguenze: ricorsi coli fiducia ai miei potenti intercessori e ogni pericolo scomparve. Ora sono guarito. Riconoscente a Maria SS. Ausiliatrice e a Don Bosco prego di rendere pubblica la grazia straordinaria nel Bollettino.

Sec. AUGUSTO VINCENTI.

TRIESTE. - 12-xII-1918. - Or son diversi anni, avevo invocato l'aiuto di Maria Ausiliatrice in un'impresa che mi stava molto a cuore, promettendo, in caso di riuscita, di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano e di rimettere un piccolo importo per le Opere di Don Bosco.

L'impresa riuscì a seconda dei miei desideri e feci anche l'offerta per le Opere Salesiane, ma per rispetto umano tralasciai di pubblicare la grazia. Malattie, mortalità, discordie in famiglia vennero ad affliggere ed amareggiare la mia esistenza finchè, ravvedutomi in un momento di resipiscenza dell'omissione, mi ripromisi di riparare, non appena terminata la guerra, mi si fosse offerto il destro di pubblicare la presente nel Bollettino Salesiano, ciò che mi affretto oggi a fare con la presente, rimettendo una tenue offerta per le Opere di Don Bosco.

GIORGIO DESCOvICH.

MILANO. - 8-XII-1918. - Le tristi vicende dell'ottobre 1917 costrinsero la mia famiglia ad una straziante fuga, per andar incontro all'ignoto. Vidi i miei vecchi genitori, angosciati, sofferenti, privi quasi di tutto, bisognosi del mio aiuto e non potei più pensare ai miei studi costretta a cercarmi un impiego. Nel mio ufficio, e dovunque, il cuore incessantemente invocava l'aiuto di Maria Ausiliatrice. Ella protesse e benedisse i miei cari, Ella m'ispirò di studiare nel breve tempo di cui potevo disporre per prepararmi agli esami, Ella mi concesse la grazia di ottenere la licenza normale. Ed ora, anche pubblicamente, con tutta l'effusione del mio cuore ripeto alla potente Ausiliatrice il mio grazie, chiedendo a Lei di poter ritornare presto al mio paese e dedicarmi all'insegnamento. Con l'aiuto di Dio, ai bambini che saranno affidati alle mie cure vorrò istillare i migliori sentimenti e fare in modo che, nel ricordo stesso del dolore sofferto, provino acuto il desiderio d'esser buoni cattolici e il bisogno d'istruirsi per rendersi degni figli della nostra cara Italia.

Una profuga di Conegliano Veneto.

TORINO. - 24 gennaio 1919. - Ringrazio, copie promisi, pubblicamente la Vergine Ausiliatrice che mi ha guarita da uno stato di debolezza nervosa generale, abbastanza preocupante, mentre scelgo ad intercessione Don Bosco perchè pii ottenga che la Vergine Augusta continui a proteggere me e la mia famigliola.

GIGINA BONA POLI.

CESARÒ. - 4-VI-1918 - Chi vuol grazie, invochi con fiducia Maria SS. Ausiliatrice.

Il mio bimbo, di sei anni appena, fu per qualche tempo tormentato da grave gonfiore al collo. Il medico, viste inutili varie cure, si risolse per l'operazione. Grazie a Dio, riuscì bene, ma qual non fu la mia pena quando, dopo pochi giorni, vidi il collo del mio bimbo nuovamente gonfio, minacciando un male più grave del primo!

Mi rivolsi allora con fiducia a Maria Ausiliatrice, cominciando una novena, e promettendole un'offerta e la pubblicazione della grazia, se la mia creatura fosse guarita dal malore che pareva ribelle ad ogni rimedio.

Durante la novena il mio Vituccio si rimetteva quasi perfettamente senza il bisogno d'una seconda operazione. Ora sta proprio bene, perciò riconoscente sciolgo il voto, ed invio un'offerta, supplicando la Vergine Ausiliatrice a continuare sempre la Sua potente protezione su di me e su tutti i miei cari.

NUNZIATA VIRZI-DE LUCA.

CALLIANO MONFERRATO. - Gennaio 1919. - A Voi vengo, o Maria SS. Ausiliatrice, a deporre il tributo della tuia più viva riconoscenza per la ottenuta grazia segnalata della guarigione del mio caro papà, il, quale è stato colpito da due gravissime malattie, una dì seguito all altra.

Al momento del pericolo a Voi abbiamo ricorso con tutta la nostra fede; e Voi, benigna, ascoltaste i nostri Voti, e ce ne deste prova, allorchè Gesù Sacramentato venie a consolare il caro ammalato incominciando allora un lieve miglioramento, che continuò fino a raggiungere la completa guarigione.

Esultante, mentre disciolgo la mia promessa e faccio la mia umile offerta, prego la Vergine San tissima a tenere sul mio caro papà e su tutti noi la sua materna protezione. TINA ANTONIONE.

FALICETTO. - 4-XII-1918. - Il sig. Carlo Parizia, Cooperatore Salesiano, attesta quanto segue: « Trovandomi nel colmo della desolazione per avere tutta la mia famiglia ammalata e tutti piuttosto gravi, specie una bimba di tre anni, la quale da 8 giorni non mostrava più segno di vita, se non dal polso che ancor le batteva, mi rivolsi con fede a Maria Ausiliatrice promettendo di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano e di far un'offerta per le Opere di Don Bosco, se la Madonna me li ridonava sani e vispi corre prima. Oh bontà di Maria! da quel giorno presero tutti un grande miglioramento, ed anche la piccina, che non dava più segno di vita, si risvegliò come da un lungo sonno, e prese a chiamare papà e mamma. »

Riconoscente a Maria Ausiliatrice il buon cooperatore invia L. 5o per le Opere Salesiane.

Anch'io rendo grazie a Maria Ausiliatrice. L'invocai per me, per le mie Consorelle, per altre persone a me care, ed Ella buona, mi esaudì. Riconoscente a tanta grazia, mando l'offerta di L. 20 e La prego a continuarmi la Sua protezione.

Sr. LUCIA TORTA Figlia di Maria Ausiliatrice.

PADERNO D'Asolo (Treviso). - 22-xII-1918. - Sono un chierico del Seminario di Treviso. Arruolato nel gennaio del 1915 in un reggimento di fanteria, presi parte ai combattimenti del fronte per undici mesi. L'8 agosto 1916, durante la gloriosa avanzata su Gorizia, fui colpito da pallottola austriaca notevolmente deformata al femore sinistro, che ne riportò gravissima frattura comminutiva. Dopo circa un mese già i medici stavano per decidere l'amputazione dell'arto, per salvarmi la vita minata da forte infezione sviluppatasi. Ma il giorno 8 settembre, sacro alla Vergine era scongiurato già il pericolo: infatti, conscio del mio grave stato e memore delle tante grazie ch'Ella suol concedere invocata sotto il glorioso titolo « Auxilium Cristianorum », mi raccomandai in una novena a Lei. Mi si sviluppò inaspettatamente un ascesso al polpaccio, che, mentre in altri casi è cosa cattiva, per me fu la salvezza. Tutta l'infezione infatti passò in quel punto e la ferita del femore s'aggiustò e rimarginò.

Ringrazierò sempre la gloriosa Maria Ausiliatrice! Promisi anche allora, che ove fossi uscito in condizioni da poter ancora salire all'Altare, sarei venuto in persona al Suo Santuario di Torino a celebrare una S. Messa in ringraziamento. Furono tredici lunghi mesi d'ospedale, e la mia povera gamba n'è uscita accorciata di 6 cm. Ma ciò non mi ha impedito d'indossare di nuovo la mia veste talare e vedermi riaperte le porte del Seminario. Pieno di giubilo, soddisfo ora a quanto posso, prevenendo col desiderio il felice istante nel quale mi troverò sacerdote sul suo altare a ringraziarla.

Nell'inviare l'offerta promessa, sarò fortunato di poterne quanto prisma inviare un'altra, per altra grazia che mi è cara.

Ch. GIACOMO CAPOVILLA.

MOGLIANO MARCHE. - 13-XII-1918- - Dovevo sostenere gli esami di licenza normale (essendo in vigore la legge Daneo-Credàro) e per quanto avessi studiato sempre con lena, pur avevo una grande agitazione, specie perchè prevedevo di non aver il tempo possibile per ripassar bene ciascuna materia di studio. Ero in collegio e non potevo approfittar delle ore notturne per studiare. Qualche volta però, eludendo la vigilanza delle superiore, mi alzai. Alla vigilia dell'esame di storia, del quale temeva la riuscita, erano parecchie notti che non dormivo più, e proprio in quella il sonno mi vinse e solo il tocco della campana mi destò. Mi alzai in fretta, ma il tempo per studiare non mi era più sufficiente. Ripassai solamente la la tesi delle 22 proposte e me ne andai a dar l'esame, giacchè era tardi. Chi può immaginare con quale agitazione giunsi alla scuola?!

Prima di entrarvi mi raccomandai tanto al Venerabile Don Bosco perchè mi aiutasse, promettendogli che, se nel sorteggio mi avesse fatto uscire la 1a tesi, avrei fatto pubblicare la grazia. Mi sentii più tranquilla. Giunta nella sala degli esami estrassi tremando una tesi, ed era proprio la 1a, l'unica che sapevo bene!

Avrei dovuto pubblicare subito la grazia, ma il Venerabile Don Bosco mi perdonerà, se soddisfo soltanto ora la mia promessa, e vorrà tenermi sempre sotto la Sua speciale protezione, anzi intercedere per me presso Maria Ausiliatrice a concedermi un'altra grazia che ardentemente desidero.

G. T.

TERNI. - Ottobre 1918. - Noi coniugi Arturo e Guendalina Morandi, residenti a Termi, siamo lieti di pubblicare una grazia ricevuta per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice. Ai primi del mese di luglio la nostra figliuola Rina, di anni 10, si ammalò con febbri altissime e andò sempre più aggravandosi. Visitata da vari medici, questi constatarono trattarsi di tifo. Il giorno 12 luglio trovavasi in istato gravissimo con delirio e debolezza di cuore, tale da farci perdere ogni speranza di guarigione. Non avendo più fiducia nella scienza, ci rivolgemmo di tutto cuore a Maria Ausiliatrice, che già un'altra volta ci aveva aiutati in un caso simile, e promettemmo di far pubblicare la grazia qualora ci avesse esauditi. L'aiuto divino si manîfestò quasi subito. La bambina migliorò; al tifo tenne dietro un'otite, per la quale fu operata due volte, ma con esito felice. Rendiamo mille volte grazie alla Vergine SS. Ausiliatrice che diede forza alla debole fibra della nostra bambina per superare tante malattie, e facciamo una terme offerta in Suo onore, a ricordo della grazia ricevuta.

Coniugi MORANDI.

VILLATA (Novara). - 1-xII-1918. - Dal 26 ottobre non sapevo più nuove di mio figlio Giovanni che da 36 mesi si trovava alla fronte. Lo immaginavo travolto dall'onde infide del Piave: lo immaginavo morto forse dopo lunga agonia; quando un pensiero mi fa animo, mi consola. Il pensiero di ricorrere fidente a Maria SS. Ausiliatrice. Con fede subito incominciai la novena, già persuasa di ricevere quanto desideravo, promettendo, appena mio figlio sarebbe ritornato, di recarci a Torino a ringraziare la Madonna nel suo Santuario, e a portarle una piccola offerta. Qual fa la mia sorpresa, (molto superiore dell'aspettativa), quando nel nono giorno di detta novena mi giungono direttamente da mio figlio notizie, assicurandoci dell'ottimo suo stato di salute! Ricorriamo fidenti a Maria Ausiliatrice, e saremo pienamente esauditi.

MARIA BARBERO.

AzzoNE. - 8-XII-1918. - Il crudel morbo spagnuolo aveva colpito in pochi giorni sei persone della famiglia, compresa me stessa: e in due il male aveva subito tali complicazioni, da vederne minacciata la cara esistenza.

Nessuno di noi poteva esser d'aiuto all'altro. In tali critici e tristi momenti rivolsi la mia preghiera a Maria Ausiliatrice, promettendole un'offerta, se ci avesse posti fuor di pericolo.

Il mio voto fu subito accolto. Da quel giorno istesso i più gravi cominciarono a migliorare ed ora, grazie a Maria, siamo tutti guariti.

Ho già spedito l'offerta promessa ed ora prego di render pubblica la nostra guarigione. Evviva a Maria, sollievo degli afflitti.

LENZI NovELLI AGNESE.

CUNEO. - 12-XII-1918. - Mia madre si ammalò di polmonite. Per la prima volta in mia vita feci una novena a Maria SS. Ausiliatrice, per la guarigione della malattia, pericolosa stante l'età avanzata; e ottenuta felicemente e rapidamente la sperata guarigione, invio un'offerta in ringraziamento perle benemerite Opere Salesiane, di cui sono

Un cooperatore.

PIEVE DI TEco. - 24 -XII-1918. - Verso la fine del mese di ottobre la nostra cara mamma cadde gravemente ammalata colpita da broncopolmonite. I medici la trovarono in pericolo e non ce lo nascosero. Di recente orfani di padre supplicammo Maria SS. Ausiliatrice dei Cristiani affinchè volesse esaudirci ed allontanare da noi, già crudelmente provati, un'altra seconda terribile sciagura. Incominciammo fiduciosi la novena raccomandata dal Venerabile Don Bosco; la mamma subito migliorò ed ora è completamente ristabilita. Pubbliche grazie rendono alla Vergine SS. tre figli devoti promettendo di vivere sempre da buoni Cristiani e di mantenere viva la fede, unica fonte perenne di felicità presente e futura.

IOLANDA, CLOTILDE, e ARNALDO BRIGNACCA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante messe di ringraziamento, per il nuovo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) - A. E. di Rìvarolo, A. G. di Roma, A. G. di Torino, A. Q. di Roma, A, V. di***, Abà C., Abelasio P., Actis E., Adanio G., Agnesotti F., Aguzzoli C, Ajardi F. in Brielli, Ajra M., Albenga T., Albera M., Aldisio cav. A., Alessandria O., Aliberti Ottavia, Allonso M., Amantea M., Anelli M., Angelini D., Anselmo V., Antonioni T., Anzini d. A., Arneodo d. B., Arrigoni P., Arsego A., Attonello L., Atzei S., Atzeni M., Aureli C., Avesani S. in Zampieri.

D) - B. D- di Rastignano, B. G. O, di Roma, B. G. di Salto Canavese, B. M. di Borgomasino, B. Q, di Rimini, Babina G., Baccigalupi A., Badia I., Balbo G., Baldi R., Baldino A., Balduino S., Balicco G., Barale M , Baravalle C., Barberi E. in Campailla, Barbero L., Barbiellini A., Barbiellini M., Barbisio G. in Benedetto, Barozzi L., Bassano E., Basurto D., Bauchero T., Bauso M., Bava P„ Bazzano G., Bazzica R., Bedeschi M., Belotti O., Benedetti C., Benedetto M., Benette D., Benetti G., Benotti E. in Franco, Benso G., Berchiotti G., Bergamasco d. G., Bergamini F., Bernabei S., Berrettini F., Berti L., Bertini A., Bertini C., Bertino d. G., Bertolini G., Bertolo G., Bertolotto M., Bertuzzi Ch L , Bianchi A., Biava E., Bignardi P., Bignarelli M., Bocca i,. S., Boccalatte P., Bocchfa R., Bodellini A., Boglione A., Bollano D., Bollano-R., Bollo E., Bolloli M., Bologna Dott. V. Salesiano, Cappellano Militare, Bona G., Bondoli C., Bonomo G., Bonotti M., Benviri L., Borano A., Bordoni D., Borgis L., Borgonovo G., Borio F., Borelli d. G., Bortolozzi C., Borzano A., Boselli E., Borio M., Bottazzi L. in Serra, Botzella A., Boveri E. in Bovelli, Branda C. in Negro, Brignacra A„ l'rozzi A. ved. Nicolai, Brunetti P., Brunelli D., Bruno C., Bruno M., Bocca V., Businaro G.

C) - C. A. di Oliena, C. C. di Fontanella, C. E. di Omegna, C. G. di Torino, Cairo D., Calciatti R., Caliparis B., Callegari C., Caluori G., Calvani d. U., Calvi P. ved. Testone, Canonico V., Cantamessa R., Capo M., Capovilla G., Cappellano Militare, Caprioghi F., Caprioglio M., Caratelli A., Caratelli N., Carboni M., Cardone G., Carocci d. G,, Carezze P., Carpini R., Casalegno N., Casetta G., Casalone G., Cassanello A., Cassano P., Cassano T., Castagnotto G., Castelnuovo D., Cavallo L., Cavedon G., Celli G. in Pardo, Ceresetti M., Cerrato A., Cerotti P., Cervini M., Cevoli Z., Chiosso C., Chiosco G., Cristianelii P., Christille L., Ciancio G., Cillario C. in Galvagno, Cimolini B., Clarey M., Cocco P., Codazzi A., Codazzi O., Colle C. insegnante, Colognato L., Colombi A., Colombo A., Colombo d. G., Comelli G., Comparato d. P. arciprete, Congiu G. in Atzeni, Coniugi Arnaboldi, Coniugi T. B. di Sampierdarena, Coniugi Infanti, Coniugi Consani-Raineri, Cooperatrici Salesiane di Bassano Veneto, Catanzaro e Salerno, Cooperatore Salesiano di ~*'m* Coppo C., maestra, Corazzini M., Corradino, Corsico A., Costa E., Costadoni d. P., Cravino G., Craviotti B., Crida C., Crucciavi G., Culacciati M,

D) - D. B. di Rivalta Torinese, Dacono G. in Lupertini, Dadò S., Dadò V. in Lopetro, Damarco S., De Benedictis d. O., Delfino M. in Pontari, Della Rosa G., De Micheli L., De Rosa U., Dezutti G., Di Ferranti C., Di Parina I'. Direttrice dell'Asilo Infantile di Tirano, Di Tullio C., Divizia A., Dubois C..

C) - E. B. di Calcinato, E. I. G. di Romagnano Sesia, E. M. di Asti, E. T. di S. Paolo (Brasile), Emilia G., Emiliano C., Enrichetti B., Epaminonda S., Essindrelli G.

F) - F. G. di Romentino, F. R. di F T. di Fontanella, Fabbri L., Fabricio G. F., Fabris d. G., Fallerini C., Famiglie Antoniotti, Brondolini, Chiampan, Costa, Giannini, Lubatti, l\\lontaldo, Nepote, Pizoccheri, Stefanoni, harinetti E., Faroppo T., Fasani G,, Fasola O., Fasoli D., Fasoli U., Felotti G., Fenati d. S. arciprete, Ferrario A. in Garavaglia, Ferreri A., Ferrero B., Ferii C. in Uberti Cooperatrice Salesiana, Ferro B., Fessia T., Finello O., Fini G., Fiorini A., Forastelli D., Forlani M. ved. Dedi, Franceschini L., Frascotti C., Frattini G. Cooperatore Salesiano, Frestra G., Froggio L., Froggio S., Frola D., Frontana d. R., Fundaro S.

C) - G. B. F. di Torino, G. C. di Caluso, G. L. di Pieve di Teco, Gabrieli F., Gadaleta d. G., Gaffuri N., Cagnotti V., Gallaccio V. in Contarini, Gallesio d. G. arciprete, Galliano M,, Galliano T., Gallo G. insegnante, (ìalluccini S., Gandini O., Garello M., Gariboldo F.,, Garitto B., Gasparini d. F., Gastaldi S., Gastaldoni T., Gattoni E,, Gazoppi E., Gentilini D., Geymonat A., Ghidini P., Ghio C., Ghirardelli M., Giani E. in Rossi, Giavani T., Guiardi L., Giorgetti E., Girando M. B., Giuliani M. in Marinucci, Gola F., Gorgerino P., Grassi O., Greili P., Cremo R., Griffa P. soldato, Grossi A in Umbertini, Guadin P., Guarnaschelli T., Guastavino S., Guidetti A., Gulmanelli S., Guttry A.

I) - Isola M. B,, Isola G., Isola L., Ivaldi M.

J) - Jacono C., Jacono T. ved. Forio, Jola M., Jolanda C.

L) - L. E. di Frazzanò, Lanzavecchia O., Lazzari B., Lazzari D., Leidi A., Leoncelli S., Lessona C., Lisetti M., Li Volti G. segretario comunale, Logli S., Lombardo L. in Colacchi, Lorano R., Lo Verde d. L., Luparia E.

M) - M. A. di Torino, M. E. di Pinerolo, M. M. M. di Torino, M. V. di Torino, Maccaluso I., Macchi S., Madri riconoscenti di Asti e Sampierdarena, Maffei G. B., Maggiora Teol. M. Prev. Vic. For., Magliano C., Majorana A., Malandrino G., Malesi C. maestra, Manduchi C., Maneri O., Manetta D., Mangiola M., Manias A., Mantelli C-, Manzoni G., Marchini B., Marchiasi L., Marchini T., Marenzi M., Marino G. in Ricogno, Marrano A., Marzano d. L. arciprete, Masero E., Masneri R., Massa V., Massa F. ved. Rizzo, Massarino G., Massoglia E., Meaglia C., Mecca C., Medea E., Mei C in Gentilucci, Merizzini d. S., Merlo A., Metti G., Mezzano C., Mianeci C., Michetti d. P., Migliore G., Miraglio E., Muta G., Moi M. in Boè, Molinari M., Morandini C., Morganti C., Moriondo A., Morra C., Morotti M. in Pecis, Mossone A., Motta d. L., Mottino V., Musetti A., ,lusitelli G. V., Mussano C.

H) - Naldini D., Nanini M., Napione R., Naretto V., Natta P., Nicolis E., Novella O.

O) - Ojoli d. A., Omobono M., Onesti S., Osella A., Osella G., Osinani P., Ottobon R., Ottone A1., Ottone O.

P) - P. 13. di Chieri, P. C. di Roma, P. M. di Loano, P M. Cooperatrice Salesiana di Torino, P. T. di Falicetto, Pagani A., Paguro O., Pagnone C., Pallanza M., Pappalardo R., Pardi A., Pasini A., Pastori B., Pavia B., Pellegrini L., Pelleriti M. ved. dott. Gallico, Penna F., Penna S., Peressutti O., Pericoli B., Pericoli N., Peronetti V., Perra G., Perron d. C. parroco, Persiani A., Petitti F. ex-prigioniero, Pianesi R , Piatti M. in Terzù, Pjecinin A., Picco F., Pie persone di Avigliana, Azzone, Bardonecchia, Benevagienna, Borgomanero, Borgomasino, Castelnuovo Garfagnana, Castelrosso, Colonia S. Vincente (Rep. Argentina), Riese, Rocchetta Cairo, Roma, Rovello, Somma Campagna, Sondrio, Torino, Villafranca Torinese, Piglutti B., Pizzo M., Poesio E., Poldrini V., Polizzi G. in Mimy, Pollano B., Pollastrelli A., Pollastrelli F., Polti M., Porria P., Portinari G., Porzio d. L., Pozza O. ved. d'Adda, Prandelli B., Puddu S., Puxeddu A.

R) - R.. B. di Rosignano, Rabino G., Racca L Radaelli M., Ragni A., Raimondo T., Rambaudi M. P., Rarnelli M., Rampoldi P., Rampone M., Ravagnan M., Raschi R., Regazzi G., Reggio G., Retto B., Ricci O. Cooperatrice Salesiana, Richelli G., Ridola T., Rinaldi Al, in Rezzadore, Rizzo G., Roggeri A., Roggero d. G. Tenente Cappellano Militare, Rolle F., Rollone A., Romagnoli C., Ronzone D., Rossaro C. Cooperatrice Salesiana, Rossi A., Rossi C., Rossi E. in Giani, Rossi L. in Gariboldi, Rossi R., Rossi S., Rossini L. in Ecreto, Rostagno A. e T., Rovere e famiglia, Ruggia E., Rughi C., Ruto R. in Guerrieri.

S) - S. A. G. di Torino, S. C. di Roccaverano, S. D. di S. Salvatore Monferrato, S E. di Spilinga, S. S. di Villafranca Piemonte, S. V. di Romagnano Sesia, Salussoglia V., Salvatori C., Salvetti G., Salvetti M. , Santpieri P., Sanneris G., soldato, Sangiorgi dott. V., Santachè A., Santarelii M., Sapino T , Sarotti M., Sartori A., Sartoris G., Satta A., Savioz E., Sbarbori A., Sbardolini M., Scagliotti D., Scagliotti E , Scagliotti T., Scala M., Scalarandi E. ved. Fenoglio, Scalvini G. in Zorzan, Scapino C. e G., Scarantino A., Scarlato G. ved. Vasto, Scarsi N., Schiavetto A., Sciarini B., Sciorato P. in Bologna, Scola A., Scotti B., Scotti G., Secondino A., Selva M., Segafredo B , Segagni C , Segata O., Senis F., Seravalli d. G., Sereno C., Sereno d. M., Serra d. A., Serra B., Serra F., Serra M., Sfondrini M., Sgarbassa d. G., Sicca D., Sidoli E. in Cugini, Sileci G., Silombra F., Silva O., Silvagno M. in Cantò, Silvestro A., Sironi A., Sola R., Solci G., Soldato di Fiesole, Solera A., Sonancini nob. G. in Cadolino, Son ini nob. P., Soragna A., Sorelle Borbonesi, Cuminetti, Giordano, Limandi, Sorice L., Sperlazzo prof V., Spiccio V., Spinucci C., Splendori G., Spreafico T., Stefani D., Stefani G., Stefani M.. Stefanoni A., Stefanoni C., Stefanoni G. G., Stella M., Stevano P., Stratta L., Cooperatrice Salesiana, Stuart C., Studente di Vicenza.

T) T. C. di Rivarolo Ligure, T. C. di Sammardenchia, T. G. di villa Romagnano, Talamonti G., Talpondi A., Tam O., Tanzi V., Tassini M., Taormina M., Tedeschini d. A., Telesio R., Teresi IM., Termanini A., Tescari T., Testa M., Testa M. in Zanola, Thiebat not. G., Timercati A., Timossi M., Tirelli G., Tifa E., Titta G., Todescan A., Togni M., Tolgo M., Torna B., Tornaselli E., Tomasoni A., Tomellini E., Tomiello M., Torselli C., Torchio C., Torella O., Toscano B , Tosi R., Tosi M. in Mucci, Tosoni S., Trabostiuo G., Traversi A., Traversi V., Tricarico V., Trinchero G., Tropea T., Tucci A., Tucci A. insegnante, Turchi G., Turinetti C., Turlò I., Turati B.

U) - Uberti G., Ursello D., Usellini C.

V) - Vachino L., Vachino V., Vaginna M., Vagnoli A., Vagelli P., Vajra O., Valente F., Valfrè L., Vaninetti C., Vanni L , Vannini G., Varrone M., Vascin P., Varidagna C., Vecchietti P. in Veronesi, Vecchiotti G , Veglia M., Velardita Ch G., Veneziani d. P., Ventura C., Venturi A., Venzo E., Vercellotti A., Vercellotti D., Vergani C. in Caffi, Vezzoli A., Viganotti G., Vigliano M., Vignolo S., Villa E., Villa G., Villotti F., Vinci C., Virano M., Vitali A., Vittore R. in Capellino, Vittore G., Viviano M., Volta G.

Z) - Z. P. di Romagnano Sesia, Z. A. di Moncalvo, Zacchi G., Zai M., Zambetti A., Zampieri D. P. arciprete, Zanello E., Zanetti A., Zaninari E., Zanotti L., Zecca G., Zenia A. in Licini, Zucca C., Zoccola N., Zonta G.

Riconoscenza a Don Bosco e a Domenico Savio.

La vedova Stefanini Margherita, madre di cinque teneri orfani, fu colta dalla febbre spagnuola che la ridusse in fin di vita. Ricevuti i conforti religiosi e spedita dal medico, avevamo perduta ogni speranza di guarigione.

Invocammo Maria SS. Ausiliatrice, ed io posi sotto il guanciale dell'inferma una reliquia del Ven. D. Bosco e l'immagine di Savio Domenico e feci in pari tempo promessa di far pubblicare la grazia, qualora l'avessi ottenuta. Prodigio! A poco a poco l'ammalata riacquistò le forze e in breve tempo potè alzarsi e riprendere le solite cure della famiglia, cosa da tutto il paese creduta impossibile naturalmente, e attribuita a grazia segnalata.

Vivamente ringraziamo Maria SS. Ausiliatrice, il Ven. D. Bosco e Savio Domenico.

Corteno, dicembre 1918.

TAMINO MARIA.

Invio lire cento, quale offerta per la causa di beatificazione del Servo di Dio Domenico Savio. È una pia signora che le offre in riconoscenza al Servo di Dio, per essere stata preservata unitamente ai suoi cari dal terribile morbo che tante famiglie ha gettato nei, pianto e nel lutto. Mi disse d'aver posto sotto la speciale protezione di Domenico Savio, l'ultimo suo figliolino, ormai di anni due, fidente che il Servo di Dio vorrà continuare a benedirlo insieme con tutta la sua famiglia, mentre gli rende omaggio di riconoscenza per i favori ottenuti.

Ferrara, 22 gennaio 1919.

Sac. GIACOMO MORBI.

Altre famiglie e interi istituti educativi, con vivissima riconoscenza verso il Servo di Dio Domenico Savio, - di cui il 9 corrente ricorre il 61° anniversario dalla morte invidiabile - attestano di aver ottenuto identiche grazie.

Torino, 14 febbraio 1919.

La Redazione.

NOTE E CORRISPONDENZE

IL 31 GENNAIO.

Il 31 gennaio, ricorrendo il XXXI anniversario della santa morte del Ven. Fondatore, vari sacerdoti amarono celebrare nella cappelletta attigua all'umile stanza, dove Don Bosco morì; e a tutte le S. Messe si succedettero molti fedeli, d'ogni ceto e condizione, che si accostarono devotamente alla Sacra Mensa. Alla Messa celebrata dal sig. Don Albera era presente un drappello di giovanetti dell'Oratorio, rappresentanti tutte le schiere giovanili, raccolte sotto la bandiera di Don Bosco. Essi infatti ebbero l'invito di ricordarsi dei loro compagni presso il buon Padre, che, dal ritratto appeso presso il letto sul quale morì, pareva ripeterci ancor una volta: « In fine della vita si raccoglie il frutto delle opere buone ».

"Carità e riconoscenza"

Ci permettiamo di riprodurre quest'articoletto da un giornale di S. Francisco di California, in data io novembre u. s.:

IN AIUTO DEI COLPITI DALL'EPIDEMIA. - L'opera meritoria dei Salesiani nel cooperare colla Croce Rossa Americana.

« I giornali americani e le Autorità Sanitarie hanno reso omaggio ai Salesiani della nostra città per la loro opera benefica nel cooperare efficacemente nel lavoro di assistenza dei colpiti dall'epidemia fra i quali, come si sa, sono numerosi gl'Italiani. È una cosa dolorosa il dover notare come in una Colonia generosa e in massima parte liberale com'è la nostra, nessun comitato laico, nessuna delle nostre istituzioni, nessun gruppo di privati si è fatto avanti per aiutare i connazionali bisognosi colpiti dall'influenza.

» Per debito di giustizia dobbiamo riconoscere che - come ci è stato detto alla sede centrale della Croce Rossa - appena incominciò a propagarsi l'epidemia, i Salesiani apersero nella loro casa parrocchiale in Washington Square un ufficio di assistenza, come rauco della Croce Rossa medesima, in favore degl'italiani.

L'ufficio centrale della Croce Rossa mise a loro disposizione infermiere, medicine, dottori e provviste per gli ammalati.

» Nelle passate tre settimane, in modo speciale, si è svolto un incessante lavoro di ogni sorta di assistenza, notte e giorno. Centinaia di casi di malattia furono curati con tutta e pronta diligenza: furono collocati ammalati negli ospedali: si aperse un ospedale per bambini ammalati nella vecchia scuola di Union street vicino a Montgomery; si aperse un asilo pei bambini sani per preservarli dal contagio dell'epidemia dalla quale erano infetti i loro parenti, nella casa delle Suore del Day Home in Powell Street vicino a Vallejo. Si ebbero a disposizione le infermiere ed automobili gratuitamente offerte da anime generose per rendere più spedite il loro servizio. Si distribuirono e si distribuiscono ogni giorno provvisioni.

» In questo prestano lieti e volenterosi la loro opera i bravi Boy Scouts della Chiesa Italiana di Filbert Street a tutte le ore del giorno e anche della sera avanzata.

» Una parola di lode va data anche a Sam Fugazi e alla sua signora per l'opera loro.

» Niente è mancato sin oggi per rendere meno affliggente la condizione dei colpiti dalla disgrazia: pei moribondi, pei morti, pei vivi, a tutto han pensato e pensano tuttavia.»

TRA GLI EMIGRATI.

COLOMBIA. - L'ISPETTORE DELLE CASE SALESIANE DI COLOMBIA, Don Antonio Aime, scrive: « A BARANQUILLA il caro Don Briata ha ripreso i lavori d'una chiesa parrocchiale, iniziata prima della nostra andata a detta città. Dirige i lavori un architetto olandese abile, intelligente. La chiesa è di puro stile gotico e misura m. 53 di lunghezza per 19 m. di larghezza.

» C'è grande entusiasmo per quest'opera ed i fedeli aiutano con limosine il caro D. Briata. Merita un ricordo e un elogio speciale la Colonia Italiana di detta città. Non c'è italiano che non abbia dato la sua limosina pel tempio di S. Rocco. Dio ricompensi quei nostri cari connazionali. »

TRA I FIGLI DEL POPOLO

ROMA. - L'ALBERO DI NATALE AL TESTACCIO. - Merita un cenno la festa svoltasi nella sala Clemson dell'Oratorio Salesiano di S. Maria Liberatrice al Testaccio, nel gennaio u. s. per l'Albero di Natale. Fu un vero bazar di capi di vestiario ed altri oggetti eleganti, che fecero felici 700 ragazzi.

Assistevano nei posti d'onore l'Eminentissimo Card. Cagliero, il Rev.mo dott. Francesco Toma setti, Ispettore delle Case Salesiane, la Principessa di Viggiano, donna Cristina Giustiniani-Bandini, l'on. Medici del Vascello, i nobili Consorti Elia, la Marchesa Mereghi, Donna Licinia Serlupi, la signora Giovanetti, la signorina Piacentini, il cav. Severi, direttore dei giardini, il commendator Sodavi, l'avv. Pierantoni, le RR. Suore della Divina Provvidenza, le figlie di Maria Ausiliatrice, le Figlie della Carità, la famiglia Bronchi ed altre ragguardevoli persone.

Dopo una marcia trionfale, eseguita dal concerto dell'Oratorio, prese la parola il dottor Mario Cingolani il quale, sebbene acconciasse il suo dire alla capacità dei ragazzi, ebbe nondimeno voli lirici e frasi smaglianti, specialmente quando accennò al dovere di rendersi, con una vita ricca di virtù cristiane, degni della grandezza presente della nostra patria. Quindi furori declamati da alcuni giovanetti graziosi componimenti, e infine parlò l'Em.mo Card. Cagliero, incoraggiando, colla sua maschia incisiva e spiritosa parola, quella moltitudine di figli del popolo a studiarsi di meritare dal Divin Bambino non solo i premi temporali, ma anche il premio eterno.

ANCONA. - AL CIRCoLO GIovANNI Bosco. - Il Circolo giovanile dell'Oratorio Salesiano d'Ancona che s'intitola dal nostro Ven. Padre Don Giovanni Bosco, è risorto da parecchi mesi a novella vita e ha festeggiato la cara ricorrenza del S. Natale con grande slancio da parte di tutti i soci.

La sera della vigilia tutti riuniti nella sala di gioco passarono allegramente alcune ore, in attesa della messa di mezzanotte, celebrata dal Direttore, alla quale intervennero tutti facendo la S. Comunione.

Al mattino seguente tutti i soci, insieme con il loro Assistente Ecclesiastico, si recarono a visitare un caro compagno ammalato da parecchi mesi; e con pensiero gentile, presentandogli gli auguri di una pronta guarigione, gli offrivano alcuni doni acquistati colle loro spontanee offerte, il che commosse vivamente il giovane e l'ottima sua famiglia.

Pro "ORFANI DI GUERRA"

PALERMO. - A BENEFICIO DEGLI ORrFANI DI GUERRA raccolti nell'Istituto « Don Bosco » si svolse sul principio di gennaio il simpatico trattenimento dell'Albero di Natale, con una festa imponentissima. Leggiamo nel Corriere del Mattino:

Tutta la mistica poesia del Natale cristiano si effuse attraverso la gioia infantile, per circa un'ora, nell'elegante salone dell'Istituto, come in un ambiente di famiglia, lasciando nei cuori un'onda di grate impressioni e soavi ricordi.

E ben la sentirono - questa poesia del Natale - i piccoli orfanelli, che con fine garbo vollero testimoniare la loro riconoscente sorpresa, declamando versi di occasione, in cui alla nota dei sentimenti sposarono la soddisfazione di sentirsi come uccellini non più sperduti tra le raffiche del vento, ma accolti quasi in un tepido nido di famiglia, dove la carità attenta e premurosa ne assicura il presente e dà affidamento per l'avvenire.

E ben la sentirono i giovani collegiali dell'Istituto che eseguirono con inappuntabile maestrìa canti di circostanza, ispirati tutti ad alti sensi patriottici, quasi a significare riconoscenza alla gran Madre Italia, che, avviandosi verso i suoi nuovi destini, non ha voluto dimenticare i figli di coloro che ben meritarono di Lei nell'aspro cimento.

Che duri quest'intima corrispondenza d'amorosi sensi tra benefattori e beneficati, duri e si perpetui sino al giorno in cui agli uni sarà dato il conforto di veder realizzato e coronato di successo il frutto della loro carità, agli altri la gioia di portare nella società di domani il contributo delle proprie energie di esperti operai e di onesti cittadini.

ALESSANDRIA EGITTO. - PRO « ORFANI DI GUERRA ». - Merita d'esser segnalato l'atto gentile e caritatevole degli alunni dell'Istituto Don Bosco, a iniziativa dall'alunno Armando Pasquinelli.

« In occasione delle feste natalizie - questi scriveva al Direttore - credemmo nostro dovere far qualche cosa per i tanti fanciulli privati troppo precocemente dell'amore paterno. Abbiamo dunque aperto una sottoscrizione in loro favore. Privandoci di qualche minuto di piacere, abbiamo radunato la somma di P. T. 1040, che la preghiamo rimettere in parte ai piccoli amici di guerra di Monte Oliveto in Pinerolo (Torino) e in parte agli orfani della nostra colonia di Alessandria. Avremmo voluto far molto di più... non sarà questa l'ultima volta che cercheremo, nella misura del possibile, di aiutare questi nostri piccoli e sventurati amici ... ».

E il Direttore, in conformità del desiderio degli alunni, inviò metà della somma al locale Comitato Pro «Orfani di guerra, e l'altra metà al Sig. Don Albera.

«Il babbo - scrivevano al Direttore due altri alunni, Mario e Angelo Ammannati, - in occasione della liberazione e del prossimo ritorno in famiglia del nostro amato fratello, tenente Alberto, prigioniero di guerra, ci fece dono dí P. T. 1oo. Possessori felici di tale somma, il nostro pensiero non si fermò sui divertimenti che avremmo potuto procurarci, ma volò subito ai nostri compagni orfani di guerra.

»Noi avremo la gioia di rivedere l'amato fratello; essi invece, poverini, non rivedranno più il volto del loto babbo. Vada perciò a loro la nostra piccola somma: alla privazione delle carezze paterne supplisca il sorriso della carità.

» Preghiamo, quindi, Lei, ottimo signor Direttore, di gradire la nostra offerta e di destinarla a beneficio degli orfanelli, a cui auguriamo da Dio conforto e aiuto.... »

E il Direttore rimetteva le 100 piastre al locale Comitato « Pro Orfani di guerra ».

Cordiali rallegramenti.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

MILANO. - LA CHIESA DI S. AGOSTINO. - Fra le opere proposte per il 1919 dal nostro veneratissimo Rettor Maggiore Don Albera - nella lettera ai Cooperatori ed alle Cooperatrici, pubblicata nel Bollettino Salesiano di gennaio - è il compimento della Chiesa di S. Agostino in Milano. E il 15 gennaio u. s. lo stesso nostro Superiore, avendo occasione di passare da Milano, volle portarsi sui ponti della colossale, costruzione per darsi conto preciso di quanto rimane ancora a fare.

Fu sorpreso - ci scrivono quei confratelli - dei progressi fatti, nonostante le gravi difficoltà del tempo, e ammirò la vastità e solidità di tutta la costruzione e la graziosità e snellezza della cupola, cui manca solo esternamente il sovratetto e l'intonaco internamente, e scendendo andava ripetendo:

- Monumento veramente degno del grande Agostino! A Milano sta bene un monumento come questo al Grande convertito da S. Ambrogio! Quanto bene è destinato a fare alla pericolante gioventù ed alla popolazione operaia di questo vastissimo borgo! Affrettate i lavori, e fate in modo che si possa inaugurare in quest'anno di pace... Oh! sì, in quella fausta occasione ben volentieri io verrò a Milano e mi fermerò parecchi giorni ; e verrà anche il nostro Card. Cagliero, che dai Milanesi ebbe sempre liete accoglienze e tra i quali fu il primo, si può dire, a gettare il seme di quest'opera grandiosa. Occorrono ancora molti danari a compiere l'opera, ma la generosità milanese non ve li lascierà mancare. Fate un nuovo appello, e Dio e la Vergine Ausiliatrice, cui sta tanto a cuore quest'opera, benediranno alle vostre iniziative.

Il venerato Superiore alla sera, dopo le orazioni, rivolse a tutta la comunità pigiata della piccola Cappella interna un breve discorsino. Ringraziò delle liete accoglienze avute, segno (egli disse) dell'affezione che si porta ai superiori, si rallegrò per il bel numero di giovanetti accolti, si congratulò della buona salute che tutti godono, esortò a ringraziare la Madonna Ausiliatrice per la speciale protezione addimostrata all'Istituto nel salvare tutti i suoi soldati dai pericoli della guerra e nel preservare superiori ed alunni dal morbo serpeggiante e ne prese occasione per animar tutti a vivere sempre nella grazia di Dio e ad essere devoti della Madonna di Don Bosco.

PAVIA. - IL NOSTRO ZELANTE DIRETTORE DIOCESANO, il prev. MoNS. FRANCESCO MARIANI, il 24 gennaio ebbe dalle Cooperatrici, accorse in gran numero alla Conferenza indetta nella sua chiesa per la festa di S. Francesco di Sales, il più devoto e riverente omaggio. Il 1° giorno dell'anno il venerato Monsignore compiva 25 anni di ministero parrocchiale nella insigne Prepositurale del Carmine; e il conferenziere Don Antonio Dones, Direttore dell'Istituto S. Ambrogio di Milano, non mancò di rilevare l'ammirabile zelo da lui spiegato, nei 25 anni di pastoral ministero, ognor congiunto alla più larga benevolenza e al più efficace interessamento a vantaggio delle Opere Salesiane. Le molte preghiere innalzate per il zelante Prevosto e la speciale Benedizione Apostolica inviatagli dal S. Padre lo conservino in multos annos all'affetto dei suoi parrocchiani.

VERCELLI. - NELLA PARROCCHIA SALESIANA DEL S. CUORE DI GESU' AL BELVEDERE. - Spigoliamo dal brillante foglietto parrocchiale:

- APOSTOLATO GIOVANILE. - Merita di essere segnalato lo sviluppo rigoglioso dei due nostri Oratori: maschile e femminile.

Non vogliamo dirli Oratori festivi, perchè, essendo essi tanto frequentati non solo nei giorni di festa, ma anche nei giorni feriali, possono essere chiamati Oratori quotidiani.

Accennando solo all'Oratorio maschile, si deve rilevare che ora per la Dottrina simultanea, o per classi, o individuale; ora Del doposcuola, ora per riunioni o conferenze; ora per la scuola di canto, ora per le prove del teatrino, ora per visite ai Superiori, ora per scuola di servizio della S. Messa, ora per ripetizioni scolastiche, ora per altri motivi offerti dalle varie circostanze, i locali dell'Oratorio son deserti solo nelle tarde ore della notte.

E lo frequentano alunni di tutte le età: bravi studenti di Istituto Tecnico, delle Scuole Tecniche ed Elementari, e baldi operai e professionisti delle nostre aziende e dei superbi opifici che levano le loro alte e snelle ciminiere sotto il cielo del nostro industre sobborgo.

Nel fare, alla fine di dicembre, lo scrutinio dei premiandi, abbiamo avuto da esaminare la condotta e i bolli di frequenza di ben 234 alunni, i quali nel 1918 ci avevano edificati col loro profitto.

Altrettanto è a dirsi dell'Oratorio femminile, diretto con zelo indefesso dalle benemerite Suore di Maria Ausiliatrice. Nel 1918 furono più di 300 le alunne, alle quali le ottime educatrci prodigarono tutte sé, medesime.

All'Estero.

ALESSANDRIA - EGITTO. - L'EMO CARD. BOURNE ALL'ISTITUTO DON BOSCO: - Ci scrivono: Il 16 gennaio l'Istituto Don Bosco fu onorato di una visita dell'Em.mo Card. Bourne, Arcivescovo di Londra.

Tra una doppia fila di giovani delle classi superiori, schierati sull'attenti, l'Eminentissimo Ospite fu accompagnato nel primo cortile, trasformato in elegante giardino, ove fu accolto dalle acclamazioni degli allievi in uniforme, mentre la banda suonava un inno trionfale.

Uno dei professori lesse un'epigrafe in lingua latina, che, riprodotta in stampa dalla tipografia dell'Istituto e rinchiusa in una elegante cartella di seta rossa, contenente anche il gruppo fotografico degli allievi, venne offerta come ricordo a Sua Eminenza. Quindi la banda intonò l'inno inglese che il Cardinale e tutti i presenti ascoltarono in piedi. Un altro professore lesse una saffica d'occasione; in seguito il Cardinale ammise tutti al bacio dell'anello, e in fine rivolse agli allievi questo discorsetto in lingua italiana:

« Sono felice di ritrovarmi in mezzo ai figli del Ven. D. Bosco, che io conosco da molti anni. Vi ringrazio dell'accoglienza che lui avete fatto e che già prevedevo, perchè ormai so che cosa mi aspetta ogni volta che vado nelle Case Salesiane. Conobbi una prima volta il Ven. Don Bosco a Parigi nel 1883; lo rividi poi a Torino nel 1885, essendo ospite della vostra Casa madre all'ombra della Basilica di Maria Ausiliatrice. Nel 1887 i Salesiani vennero finalmente in Inghilterra per assumere la direzione delle scuole e della parrocchia di Battersea, a Londra, e là abbiamo ultimamente celebrato il giubileo salesiano. Ho visto molte volte altre case Salesiane e mi procuro il piacere di visitarle ogni volta che mi si offre l'occasione, perchè conosco il gran bene che i Salesiani fanno dovunque e lui è sempre molto caro ritrovarmi in olezzo a loro. Perciò di tutto cuore, miei figliuoli, vi benedico e con voi benedico i vostri professori e le vostre famiglie ».

Salutato dalla musica, il Cardinale fu accompagnato in una sala ove appose la sua firma sull'Albo d'onore dell'Istituto e si trattenne affabilmente a conversare coi professori chiedendo informazioni sull'opera, manifestando con visibile compiacenza la sua soddisfazione, e dando loro notizie del Card. Cagliero e del Superiore Generale Don Albera, che aveva visti pochi giorni prima a Roma.

NECROLOGIO

Mons. Vincenzo Cumino.

Era presidente del Collegio dei Parroci di Torino. Per 16 anni vicecurato, poi per oltre un trentennio Curato della vicina parrocchia del Carmine, si è spento santamente il 12 febbraio. L'inattesa e irreparabile perdita suscitò tra i parrocchiani e in tutto il Clero dell'Archidiocesi il più vivo rimpianto, al quale ci sentimmo associati con tutta l'anima.

Non è possibile rilevare, in brevi parole, le benemerenze che l'indimenticabile estinto si acquistò in lunga serie di anni verso l'Opera nostra. Sacerdote dal 187o, egli vide gli albori ed esultò al prodigioso dilatarsi del Culto di Maria SS. Ausiliatrice; e per il suo appoggio morale, sempre pronto e generoso, e per l'appoggio materiale, che di frequente inviava alle Opere nostre, era uno dei più cordiali e benemeriti Cooperatori.

Noi quindi imploriamo, e con ragione, particolari suffragi per il compianto Monsignore.

Nob. Elisabetta Girelli.

Moriva santamente in Brescia il 21 gennaio u. s., a 79 anni. Il suo nome rammenterà a tutti una lunga serie di opere buone, compiute in tutti i campi della carità cristiana. Ricchissima di beni di fortuna, non si considerò che l'incaricata dalla Divina Provvidenza per amministrarli in prò di ogni bisogno che le venisse fatto conoscere e ch'ella stessa andava cercando. A tutto e a tutti ella soccorse, e con vera modestia, nel più umile nascondimento. Le Figlie di S. Angela, istituzione di cui ella., fin dal suo primo sorgere in Brescia, fu più che Superiora, Madre, dice tutta la grand'opera morale, religiosa, da lei compiuta nella società, mentre i molteplici suoi libri di ascetica e agiografia cristiana dicono altamente della sua fede e del suo amore per Nostro Signor Gesù Cristo e per le anime.

La sua morte fu compianta da tutti. La sua memoria vivrà in benedizione.

Dott. Bartolomeo Ruschena.

Il 28 novembre a Vignale Monferrato, suo paese natio, si riposava nella pace dei giusti l'anima del compianto dott. Ruschena Bartolomeo. Educato alla scuola del Ven. Don Bosco, ne conservò ognor vivo nel cuore il ricordo, dimostrandogli in ogni tempo grande venerazione ed affetto immenso. Sempre pronto ad aderire a ogni buona iniziativa, non solo godeva nel vedere l'amata sorella tutta impegnata per le Opere nostre, ma costantemente sapeva unir la parola di stintolo e conforto e l'aiuto il sacrificio del proprio interesse.

Alla sua anima bella la pace eterna ; alla famiglia sincere condoglianze.

Ing. Cav. Edoardo Rolla.

Nacque in Genova il 23 settembre 1845; fu laureato ingegnere nella Scuola di applicazione di Torino; passò la massima parte della vita nella direzione di costruzioni di ferrovie, in Italia e all'estero. Nella ancor robusta vecchiaia si risolse di vivere in patria con la famiglia del fratello, alla quale diede continui esempi delle più belle virtù che adornavano il suo carattere, dolce ma fermo di fronte al dovere, di pietà sincera, di grande bontà, unita a modestia, e poi di pazienza e di perfetta rassegnazione ai voleri di Dio, dandone splendide prove nell'ultima sua malattia. Spirò placidamente, con tutti i conforti religiosi, la mattina del 4 gennaio p. p. Pace eterna all'anima sua benedetta !

Argentina Pesenti ved. Ubaldi.

Donna di alti sensi e di cuore nobilissimo, rimasta vedova in giovane età, trasse dalla fede fortemente vissuta la forza per sopportare un tal dolore. Insegnante modello, educò con raro affetto i due figli, uno dei quali affidava a Don Bosco, che personalmente ne la pregò per ascriverlo alla sua Pia Società. E fu questi, sacerdote e libero docente alla R. Università di Torino, che il 14 febbraio u. s., provvidenzialmente, raccolse le ultime effusioni del suo cuore, quando, nel recarsi a Catania per occupare la cattedra di greco di quella R. Università, sostava a Genova per salutare la mamma, di tutt'altro presago che di vederla improvvisamente... mancare. La veneranda signora, che pareva pienamente ristabilita dalla febbre spagnuola, contava 72 anni.

All'amato Don Paolo e al fratello Ubaldo, ispettore nelle RR. Dogane, la parola del conforto cristiano.

Antonietta Groppetti ved. Cattaneo

Spirava serenamente a Romentino, presso Novara, il 5 gennaio u. s., in età di 61 anni.

Sposa affettuosa e madre esemplare, in ogni circostanza, della vita trovò conforto nella pratica della Religione, nella quale educò la figliuolanza e, per oltre 40 anni, liete schiere di bimbi.

Cooperatrice zelante e indefessa, come si chiamava felice di aver dato un figlio alla nostra Pia Società, così godeva nell'avviar giovanetti all'Oratorio Salesiano di Torino e nell'aumentare, con le sue buone parole, il numero dei Cooperatori fra i suoi compaesani, cui, a tempo opportuno, sapeva spronare a cooperazione efficace. Quanta bene ne verrebbe alla causa del Signore, se in ogni parrocchia sorgessero molte cooperatrici che si studiassero di ricopiar lo zelo della defunta!

Marianna ved. Dott. Barbera.

Morì santamente, come visse, a Mineo (Catania) il 27 gennaio 1919, in età di 69 anni. Madre cristiana esemplare, tutta dedicata alla famiglia, ebbe la ventura di dare al Signore, tra dieci figli, tre sacerdoti, dei quali due nella Compagnia di Gesù e uno nella Pia Società Salesiana. Il Signore premi la virtuosissima estinta, conforti gli orfani figli, e moltiplichi nel popolo suo madri di tal tempra per la restaurazione cristiana della società.

Sac. Giuseppe Tacca.

Tra i figli di Don Bosco, che nell'infuriare dell'influenza passarono all'eternità, vi fu anche il Sac. Giuseppe Tacca, Direttore dell'Istituto Salesiano di Borgomanero.

Di non comune operosità, il carissimo confratello aveva anche gran parte nell'assistenza spirituale di quella parrocchia, e moltiplicando se stesso per accorrere al letto dei numerosi malati che in collegio e in paese invocavano la sua assistenza materiale e spirituale, contrasse il male che in brevi giorni lo trasse alla tomba. La domenica 1° dicembre, fece funzioni in collegio e in parrocchia, attese per lungo tempo al confessionale, predicò per ben cinque volte, ma la sera si pose a letto esausto e la domenica seguente, alla vigilia della festa dell'Immacolata, si addormentò nel Signore. Pace all'anima desideratissima!

Preghiamo anche per i seguenti Cooperatori defunti

Cena Desiderio - Castelrosso (Chivasso). Cerrina-Gianoglio Giovanna - Torino. Cerruto cav. Agostino - Varazze. Cervatto d. Girolamo parroco - Altissimo. Chiappa-Miraglia Michela - Vallelunga Pratameno. Cimino Concetta - Randazzo. Cisa Asinari di Grésy March. Alessandro - Torino. Codino Giuseppe - Varazze. Costa Emanuele - Spezia. Craveri Felicita - Torino. Cristofori Carolina - Lugo (Ravenna). Dabbene Francesco - Asti. Daniele Tommaso - Varazze. Debernocchi Giustina n. Sorisio - Torino. De Bona d. Primo - Belluno. De Giorgis Cesare - Aosta. Degiovannini Luigia ved. Spazzi.- Torino. Dema ch. Vincenzo - Pinerolo. Dente D. Filippo, Vicario di S. Anna - Mondovi. Di Francesco :Maria - Randazzo. Doglioli Giuseppe - Alessandria. Dominedo can. Francesco - Randazzo. Dominedo Vincenzo - Randazzo. brocco Annibale - Rodello. Duca Paolina - Talamona. Enrico Antonia - Scarmagno.

Erba Antonio - Pallanza.

Falcione Marchialli Giuseppina - Fobello. Fallico Mariannina - Randazzo. Ferami Angela - Quinzano d'Oglio. Fichera Giuseppe - Catania. Fisauli-Vagliasindi cav. Antonio - Randazzo. Fornero Valentino - Torre Balfredo. Foppiani D. Luigi. Prevosto - Fontanigorda. Fracarzani contessa Margherita - Este. Fissore Giuseppe - Trinità. Forlani Rosa - Arena Po. Fornoni ch. Ferdinando - Ardesio. Frera Paolina - Castenedolo.

Galli D. Cesare, parr. S. Francesca Romana - Milano. Gandelli-Bonomelli Luigina - Gandellino. Gallina can. Giorgio - Torino. Garrone Giovanni - Sale.

Ganglio D. Carlo - Carmagnola. Gatti Clementina in Stropeni - Olcio. Gauthier Maria contessa Confienza - Torino. Germano D. Vincenzo - Canicatti. Ghiglione Maria - Camponrorone. Ghigliotto Giacomo - Varazze. Giacomino Maria ved. Ballatore - Torino. Gianotti D. Giovanni - Cassine. Gindro Adele in Brandi - Alessandria. Giordano Antonio - Varazze. Giordano D. Michele - Entraque. Girandi D. Bartolomeo - Benevagienna. Giusti Maria - Varazze. Givone Giovanni - Vermogno.

Granellini Antonia in Rossignoli - Arena Po. Graffi Virginia - Torino. Giriffini Erminia - Novara. Guarinoni Lucid in Borgoni - Malegno. Guffanti Anna ved. Cardona - Como. Guzzardi D. Giuseppe - Randazzo. Icardi Bartolomeo - Castiglione Tinella. lmberti Giacomo - Parre. Inglina D. Sitvestro, Arciprete - Marinco. Invernizzi Giovanni - Gravellona. Lanza D. Giuseppe - Catania. Leonardi ch. Augusto - Magliano Sabina. Leonardi Gerlando Cattolica Traclea. Lisdero Domenica - Bricherasio.