ANNO XXXV - N. 4. Torino, Via Cottolengo 32. APRILE 1911.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Ai divoti di Maria Ausiliatrice . 97 La Vita di D. Bosco . . . 99 L'Opera di D. Bosco giudicata da un illustre patrizio torinese 100 + SULLA TOMBA DI D. RUA: Dati biografici - La voce dei Cooperatori - La sua fede -Altri ricordi - Documenti - Una preghiera . . 1o4 DALLE MISSIONI: Matto Grosso (Brasile) : Un censimento della Tribù dei Bororos; Un arrivo provvidenziale - Cina: La festa delle pignatte 114
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Feste e date memorande - Grazie e graziati 117 Tesoro spirituale . . . . 121 NOTE E CORRISPONDENZE: In onore di S. Francesco di Sales - Tra i figli del popolo - Notizie varie: Italia, Estero , 122
Necrologio e Cooperatori defunti 125
IL 23 corrente a Valdocco comincerà il pio esercizio del Mese Mariano per terminare colla gioconda solennità del 24 maggio. E questo il mese dolcissimo, sospirato, da un gran numero di fedeli sparsi in tutto il mondo, che si gloriano del nome di divoti di MARIA AUSILIATRICE.
Nell'imminenza di questo consolante spettacolo di fede, comprovato annualmente da una folla di popolo che assiepa il Santuario, da migliaia di lettere provenienti da ogni parte ad implorar favori o a sciogliere l'inno del ringraziamento, da tante relazioni di feste solenni compiutesi ovunque sorgo una chiesa o una cappella o un altare dedicato all'Incoronata Regina, quest'anno a noi piace illustrare il carattere impresso alla soavissima divozione da Chi ne fu il più grande apostolo e propagatore.
Chi conosce la storia del Culto di Maria SS. Ausiliatrice, alle celebri date del 1571 e del 1683, ricordanti due gravi minacce e due grandi trionfi per la Cristianità quali furono la vittoria di Lepanto e la liberazione di Vienna, non esita di accoppiarne due altre: il 1815, quando il S. Pontefice Pio VII, di venerata memoria, istituì la festa di Maria SS. sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani - e il 1868, quando l'umile prete torinese D. Giovanni Bosco dedicava nei prati di Valdocco a Maria Ausiliatrice il maestoso tempio, che divenne il focolore di questa soavissima divozione.
Ma forse non è egualmente nota un'altra santa iniziativa di D. Bosco, realizzata sin dal 1869, di erigere nel nuovo tempio un'Associazione di devoti che con sensi di fiducia o di gratitudine rivolgono i loro sguardi al Santuario; e tanto meno dev'essere noto l'illuminato suo consiglio di dare ai membri di quest'associazione un regolamento semplice e pratico, il quale, senza nulla esigere di speciale, si limita ad indicare e ad inculcare ciò che forma la quintessenza della vita cristiana.
Due cose in vero propone e raccomanda Don Bosco: - Dilatare la devozione alla Beata Vergine, e la venerazione a Gesù Sacramentato - le quali equivalgono a quel caro programma di vita cristiana espresso nel motto: Ad Jesum per Mariam !
Chi esamina l'influenza che il Culto Mariano ebbe nella vita dei Santi, non tarda a vedere il fascino che questa Vergine Madre esercitò sul cuore di tutti e la brama che vi accese di guadagnare altre anime allo stesso amore, ma ciò che maggiormente lo colpisce è lo scorgere il determinato proposito di alcuni, tendente ad una delle stesse finalità che dovette aver Iddio nell'arricchire dei doni più eccelsi e straordinari la Madre di Gesù.
È certo che con le ineffabili attrattive di Vergine, di Sposa e di Madre, Iddio ha circondato di così mite e gloriosa aureola la fronte di Maria; che Ella facilmente raccoglie l'ammirazione di tutte le generazioni, le quali, come ebbero da Lei il Comun Redentore, così anche lo videro, lo vedono e imparano a conoscerlo ed amarlo fra le sue braccia o sulle sue ginocchia. Spiccatamente improntata allo stesso spirito è l'azione di alcuni santi, ardenti di zelo particolare per la salvezza delle anime: « Diffondiamo , essi dissero, diffondiamo nei cuori l'amore e la divozione della Vergine, e sarà facile in essi il trionfo di Gesù Cristo! »
Tale, a noi sembra, è pure il proposito e l'acceso sospiro di D. Bosco.
Qual altro scopo egli ha nello stabilire l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, se, dopo averli raccolti nel nome di Maria, insinua loro con egual ardore la divozione a Lei e la venerazione a Gesù Sacramentato?
A qual altro fine, se non per tener vivo nei cuori questo doppio proposito, egli, che non li vuole astretti da alcun obbligo speciale, contuttociò pone nello Statuto un articolo che dice: - « In onore di Gesù Sacramentato gli associati ogni giorno dopo le ordinarie preghiere del mattino e della sera reciteranno la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS.mo e Divinissimo Sacramento; ed in onore della B. V.: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis » ?
A quale scopo egli mira nel prescrivere invariabilmente - a tutti quelli che lo richiedono d'una formola di preghiere per aver grazie da Maria Ausiliatrice - insieme con poche Salve alla Madonna anche alcuni Pater a Gesù Sacramentato, con l'esplicita condizione di accostarsi, potendo, ai SS. Sacramenti?
Ma chi vuol meglio conoscere come Don Bosco - che sovranamente intese la potenza dell'unione, della praticità e dell'esempio - non abbia voluto una divozione superficiale o vaporosa, nè si sia limitato a raccomandare il bene personale , ma abbia cercato di trasformare tutti i cristiani in altrettanti apostoli, legga l'operetta intitolata: Nove giorni consecrati all'Augusta Madre del Salvatore, sotto il titolo di Maria Ausiliatrice; e vedrà, come dopo aver insistito di onorar Maria nelle solennità e nei giorni a Lei consacrati per meritarsi la sua protezione in vita e particolarmente in punto di morte, inculchi subito di diffonderne il culto colla parola, col consiglio e coll'autorità, e insieme di promuovere la diffusione della buona stampa, la santificazione delle feste, la fuga della bestemmia e dei cattivi discorsi, la frequente confessione e la frequente comunione, l'assistenza quotidiana alla Santa Messa e l'esercizio di ogni pratica diretta ad onorare Gesù Sacramentato.
È tutta una vita, non tanto di pratica
indivìduale, quanto di azione o propaganda cristiana, quella che secondo il Venerabile nostro Fondatore dovendo esser vissuta da ognì cristìano, egli caldamente raccomanda a quanti si propongono di essere divoti di Colei, che oggi ama di essere invocata, qual fu in ogni tempo, l'AUSILIATRICE (non dei miscredenti ne degli infedeli) ma DEI CRISTIANI!
COMUNICHIAMO con piacere ai lettori alcune lettere di rallegramento, ricevute per la pubblicazione della Vita di D. Bosco, le quali, attesa la loro importanza, costituiscono un vero omaggio alla memoria del nostro dolcissimo Fondatore (1).
I. Il Santo Padre.
SEGRETERIA DI STATO DI Sua Santità
Dal Vaticano, 22 febbraio 1911.
N° 49149.
REV. DON LEMOYNE,
Il Santo Padre ha ricevuto e gradito l'esemplare del primo volume della Vita del Venerabile Giovanni Bosco, pubblicato dalla R. V. e dalla medesima inviatogli in devoto omaggio. Sua Santità gode ripetere quanto ebbe già a dire a questo proposito, che cioè la pubblicazione della Vita di questo pacifico Apostolo dei nostri giorni è opera assai fruttuosa, perchè rende manifeste le vie per le quali il Signore ha condotto questo suo servo fedele : e, con affetto di padre, rinnova anche a conforto dell'Autore il voto, che la lettura della medesima sia per indurre molti ad apprezzare maggiormente i doni del Cielo ed a confidare pienamente nella Divina Provvidenza. Quale pegno delle celesti grazie l'Augusto Pontefice Le invia di cuore l'Apostolica Benedizione.
Aggiungo ben volentieri i personali miei ringraziamenti per l'esemplare dello stesso volume a me cortesemente destinato, mentre con sensi di ben sincera stima passo al piacere di raffermarmi,
Di V. R.
Aff.mo nel Signore
R. Card. MERRY DEL VAL.
Rev. Signore
Don Giovanni Battista Lemoyne della Pia Società Salesiana
Torino.
II. L'Em.mo Card. Rampolla.
R.DO SIGNORE,
Quanto altro mai gradito mi è giunto il primo volume della « Vita di D. Bosco » loro venerabile Padre e Fondatore. La ringrazio vivamente, La prego a voler ringraziare per me i suoi Superiori e di esprimere loro il mio sommo gradimento. Come ne avrò il tempo e la salute me lo permetterà, leggerò con vivo piacere la bella vita di quel gran servo di Dio che fu Giovanni Bosco, e le opere mirabili che, grazie alla sua salda costanza, al suo zelo ardente potè compiere in tempi burrascosi e tra le più ardue difficoltà. Voglia Egli dal cielo, dove già da più anni si bea del gaudio di Dio, proteggere i numerosi suoi figli che sparsi su tutta la superficie del globo, continuano indefessi le sue opere benefiche; voglia intercedere per la povera odierna società che, traviata e folle, si va sempre più allontanando da Dio.
Oh! com'è desiderabile che gli esempi preclari di D. Bosco siano imitati; che le sue sante virtù siano conosciute e praticate! Auguro con tutto il cuore che questa « Vita di D. Bosco » sia diffusa ampiamente e che produca ottimi frutti di bene a consolazione del pio autore e di tutti i Salesiani, a vantaggio delle anime.
Raffermandole i sensi della mia sincera distinta stima, godo ripetermi
Di Lei,
Roma, 26 febbraio I9II.
Aff.mo nel Signore
M. CARD. RAMPOLLA. Rev. Sig. D. Munerati
Procuratore Generale dei Salesiani Roma.
(I) SAC. Giov. BATTISTA LEMOYNE: Vita del Venerabile Servo di Dio Giovanni Bosco, Fondatore della Pia Società Salesiana, dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori Salesiani. - Torino, Libreria S. A. I. D. « Buona Stampa » Corso Regina Margherita, 176 - Lire 3.
giudicata da un illustre patrizio torinese
Il 12 febbraio u. s. gli alunni del Seminario delle Missioni Estere in Valsalice con una bella accademia musico-letteraria, alla presenza del veneratissimo nostro Rettor Maggiore tributavano il riverente omaggio, che son soliti rendere ogni anno, alla memoria di D. Bosco.
Il nobile signor Conte Cesare Balbo di Vinadio, pregato insistentemente a dire alcune parole di prolusione alla tornata accademica; benevolmente accettò e pronunziò il seguente affettuoso discorso (1).
DIRE di lui, dopochè tante voci eloquenti e tanti scritti ne posero in evidenza la santità e la grandezza; è cosa difficile assai, ed è per lo meno troppo facile ch'io ripeta ora malamente quanto voi stessi, giovani amatissimi, avrete letto ed udito le tante volte in proposito.
Ma quello che può essere nuovo in me e per voi, è per avventura la persona stessa che vi parla come quella che ebbe frequenti occasioni di avvicinare il Venerabile e di convivere talora famigliarmente con Lui.
Vi esporrò io dei ricordi personali della mia frequenza con D. Bosco? Non ne ho la pretesa; solo vi dirò che io ebbi la grande ventura di veder da vicino quel Santo, di udirne spesso parole di conforto, di ammirarne la grande santità. Quello che io ho sempre ammirato di particolarmente caratteristico in D. Bosco si fu l'evidente missione affidatagli da Dio di evangelizzare la gioventù dei nostri tempi, e di essere stato il santo prescelto dalla Sua Provvidenza per risolvere davvero quella questione sociale che tanti, e cattolici e non cattolici, si affannano di sciogliere e non sciolgono mai.
È un fatto oramai constatato dalla storia della Chiesa, che Iddio ha suscitato in ogni tempo dei Santi adattati ai bisogni dell'epoca in cui vivevano.
Senza parlare della immensa legione di martiri che lottarono nei tre primi secoli della Chiesa nascente contro il Paganesimo, nè dei dottori della Chiesa che sorsero poscia per combattere le prime eresie, e per sostenere e illustrare i fondamenti della dottrina cristiana, voi vedete, dopo di essi, nei secoli di mezzo, sorgere San Francesco di Assisi e S. Domenico, i quali, in mezzo alla corruzione ed alle barbarie dei costumi, richiamano il mondo a vita austera e penitente; e, quando comincia a manifestarsi, col rinascente paganesimo, lo spirito di ribellione alla Chiesa colla falsa riforma di Lutero, tutta una grande fioritura, dirò così, di Santi e di Sante, sboccia nel giardino della Chiesa; e si fondano nuovi ordini religiosi, e sorge specialmente quella Compagnia di Gesù che fu ed è il martello dei Protestanti e la cittadella del Papato.
Più tardi agli errori di Giansenio Iddio oppone la dolce santità di S. Francesco di Sales e del Liguori; ed a mezzo il secolo xix, quando le teorie rivoluzionarie spuntano nelle masse popolari e vi fanno germogliare quel socialismo che ora minaccia di sconvolgere tutto il corpo sociale, ecco sorgere un umile prete, figlio del popolo, il quale raduna a sé d'intorno tutto quello che la città ha di più vile e negletto - i cosidetti birichini dei sobborghi e a poco a poco Egli li ammansa, poi se li attira, se li affeziona, se li assimila direi quasi, ed infonde loro il suo spirito. E così là, nelle basse di Dora, nasce il piccolo Oratorio di D. Bosco, il grano di senape che in pochi anni doveva diventare quel grande albero all'ombra del quale corrono i figli del popolo da tutte le parti del mondo.
Oh D. Bosco! che cosa volgevi tu in mente quando, nell'umile casetta di Valdocco, impartivi a pochi monelli l'insegnamento della Dottrina Cristiana? Io non so se la tua mente fosse già in quell'ora illuminata in modo straordinario da Dio, ma posso anche supporre che tu fosti ben lontano dal pensare che quell'umile tuo apostolato fosse per assurgere alla grandezza della missione che t'affidava la Divina Provvidenza!
E l'Opera di D. Bosco, perchè voluta da Dio, crebbe e ai 'Volse per vie, direi miracolose, in tempo relativamente brevissimo, in mezzo ad ostacoli ed a difficoltà di ogni fatta, e si sviluppò per modo che, nel breve volgere di poche decine d'anni, essa varcò i confini del Piemonte e si estese in Europa, in Africa, in Asia e nelle lontane Americhe
Ed ora sono a centinaia gli Istituti di Don Bosco sparsi per tutto il mondo, nei quali si attende alla educazione cristiana e civile dei giovani e delle giovanette; e si contano a migliaia i figli del popolo che ricevono oggidì una soda educazione nelle Case Salesiane.
A questi vanno aggiunti altre migliaia di ragazzi che negli oratorii festivi hanno l'istruzione religiosa, e sono tolti dal vagabondaggio e dall'ozio dei dì festivi.
Se si calcola che da più di 5o anni si esercita dalla mirabile Opera Salesiana questo efficace apostolato, sarà facile il valutare a centinaia e centinaia di migliaia i giovani di tutto il mondo che ricevettero dai Salesiani una educazione cristiana e civile, e furono avviati per la strada della virtù e dell'onore.
Ma spingiamo più oltre il nostro calcolo. Moltissimi giovani che uscirono dalle case e dagli Oratori Salesiani diventarono buoni padri di famiglia che istillarono ai loro figli quei principii che ricevettero nelle Case di D. Bosco; altri si fecero missionari, altri si diramarono per tutti i meandri della vita sociale e certamente portarono seco lo spirito di D. Bosco, e senza tema di esagerare si può affermare che essi se ne fecero i più convinti propagatori, perchè, come disse una volta uno dei cari salesiani che ancora oggidi lavora con tanto zelo nel campo di D. Bosco, i Salesiani sono invadenti, cioè sono eminentemente zelanti ed hanno l'arte di rendersi simpatici a tutti, anche a coloro che sarebbero i più alieni delle cose di Chiesa e di Fede.
Orbene io mi domando : - È egli possibile che una fiumana così imponente di persone educate ai sani principi del religioso e del civile consorzio non influiscano presto o tardi sulla società in mezzo alla quale essi sono lanciati e vivono, e non ne correggano e non ne cristianizzino i pensieri, le opinioni, i costumi?
È vero: il mondo è immenso - e l'onda dei figli di D. Bosco, per quanto grande, è poca cosa al suo paragone - ma se si pensa alla piccolezza dei mezzi ed alla grandiosità dell'effetto ottenuto, non si può a meno che trarne grande argomento di vero conforto per l'avvenire della povera società presente; e, se è lecito usare di grandi esempi nelle cose men grandi, chi non paragona i grandi frutti dell'apostolato salesiano con quello miracoloso ed immenso della propagazione del Cristianesimo fattasi colla parola semplice di dodici poveri pescatori ?
E veramente il paragone può reggere, perchè ispiratore di D. Bosco fu quello stesso Gesù Cristo che mandò i suoi Apostoli a convertire il mondo, e gli diede la stessa grazia e gli stessi mezzi, perfino il dono di far miracoli!...
Solo i modi di evangelizzare sono mutati in mano a D. Bosco, perchè egli li adattò, con una intuizione ammirabile, alle condizioni ed alle esigenze dei tempi nuovi.
La sua azione sulla gioventù del popolo fu molteplice, come sono molteplici le sue nuove esigenze. D. Bosco applicò, senza tanta pompa di teoria, il principio di prevenire il male anziché di reprimerlo. Al regime ferreo' e disciplinare dei ricoveri governativi dei giovani discoli, egli sostituì la dolcezza della persuasione e del mutuo buon esempio fra i compagni; i comandi nelle sue case prendono l'intonazione di amorevole e paterno invito. Egli, che più di tanti pedagogisti intuì mirabilmente la natura e l'indole della gioventù, se l'attirò coi divertimenti onesti, e con passeggiate, escursioni, merende, alle quali sapeva sempre unire con finissimo tatto la parte seria, educativa, profondamente e cordialmente religiosa, che ne era sempre la mèta ed il fine.
A fianco della istruzione religiosa egli unì bentosto quella elementare e quella classica, sempre uniformandosi nella sostanza ai programmi governativi, ma schivando ognora i pericoli infiniti di compromettere la fede ed i costumi ai quali è esposta la gioventù. Ma le sue cure particolari egli rivolse e quasi concentrò negli operai che, poco per volta, egli andò ammaestrando ai diversi mestieri, procurando ognora di santificare il lavoro, e di renderlo informato ai più puri sentimenti cristiani, strumento ad un tempo di elevazione economica e morale dell'operaio.
E questa parte, che è la principale della mirabile Opera Salesiana, è andata ognora progredendo fino ai dì nostri in cui, mercé principalmente gli studi e le solerti cure del compianto D. Giuseppe Bertello, i laboratorii salesiani diedero vita a quelle Scuole Professionali che da tutte le Case Salesiane sparse per tutto il mondo concorsero nell'anno testé passato alla grande ed interessante Esposizione che rivelò agli occhi meravigliati del sociologi e dei pubblicisti i meno teneri delle Opere Cattoliche tiri quadro stupendo di quello che possa ottenere dagli apprendisti e dagli operai l'istruzione razionale professionale sotto la guida esperta e pia dei benemeriti figli di D. Bosco.
E quando piacque al Signore nei suoi imperscrutabili disegni di chiamare repentinamente a Sè chi di quella Esposizione era stato il principale ispiratore e l'organizzatore indefesso, si lessero non solo sopra i giornali cattolici, ma anche sopra importanti fogli liberali delle necrologie e delle lodi così sincere del pio estinto, che sono un solenne ed importantissimo omaggio reso alla grande ed oramai celebre missione che la Società Salesiana compie nel mondo a pro' dei figli del popolo.
E questi pure non mancano di manifestare la loro riconoscenza a così veri e modesti benefattori;, ma non si contentano essi di raggrupparsi più volte nell'anno intorno a D. Bosco, od al suo Successore, per esternargli nei modi più teneri la propria gratitudine; essi fanno assai più, ed è quì dove si vede l'importanza sociale dell'opera di D. Bosco.
Don Bosco ed i suoi Successori hanno oramai acquistato un vero e grande ascendente sulle masse popolari; ascendente che non hanno mai saputo nè potuto acquistare i gran capoccia del socialismo ad onta delle loro reboanti concioni, delle loro smaccate adulazioni al proletariato, e delle loro mirabolanti promesse.
Ed ancor fresco in noi è il ricordo del grande sciopero composto dal Venerato D. Rua, al quale come ad arbitro ricorsero gli stessi capi del socialismo torinese.
A questo punto io non posso trattenermi dal riconoscere a D. Bosco il titolo di grande, che gli conviene assai più che non a tanti ai quali la storia decretò questo titolo solo perchè avevano saputo innalzarsi al di sopra dei contemporanei con imprese guerresche e colle conquiste che costarono vittime innumerevoli e sparsero dovunque il duolo e la morte. A differenza di costoro, che furono come torrenti impetuosi e giganteschi che svellono nel loro passaggio alberi e casolari, D. Bosco passò fra i popoli della terra beneficando, a guisa di quei fiumi grandi e maestosi, che colle loro acque fecondano le circostanti campagne e le rendono ubertose e feraci.
Ora, quando si parla di grandi personaggi, viene spontaneo un sentimento di legittima compiacenza ove si abbia avuto la ventura, o di averli conosciuti personalmente, o di averne sentita una buona parola, o di averne ricevuto un consiglio, o di essere stati comunque in relazione con loro.
Orbene tale è il sentimento di compiacenza e di onore ch'io provo, quando penso che io che vi parlo ebbi la grande fortuna, l'ambito onore, non solo di aver conosciuto di sfuggita il vostro grande Padre e fondatore, ma di aver avuto con lui molti e svariati rapporti.
Anzi io ebbi di più : perchè più di una volta ebbi D. Bosco ospite nella mia casa, e ricorderò sempre con un santo e legittimo orgoglio che, durante i soggiorni che D. Bosco fece in seno alla mia famiglia, si gettavano le basi della Pia Società Salesiana.
Ricordo i giorni in cui mentre D. Bosco villeggiava con noi sui colli del Monferrato affluivano colà tutti i suoi sacerdoti, fra i quali Don Rua, Mons. Cagliero, D. Savio, D. Bertello, D. Barberis, Don Lemoyne, D. Lazzero, D. Prancesia, D. Cerruti, D. Durando, ed il venerato Superiore Generale D. Albera, che mi fa l'onore di ascoltarmi in questo momento. E non ho accennato che ai principali Salesiani, perchè sarebbe troppo lungo l'enumerare tutti quelli che in quei giorni oramai lontani e pieni di cosi soave memorie venivano da tutte le parti del Piemonte a trattare con D. Bosco gli affari della nascente Istituzione.
Ricordo che nel 1884, quando infieriva il cholera in Italia ed anche in Torino., io, preso di sgomento, volgevo in mente il pensiero di proporre agli Italiani un voto solenne al Sacro Cuore di Gesù, a somiglianza di quello che fece il Vescovo di Marsiglia Mons. di Belsunce, che ne ottenne con simile voto la miracolosa liberazione.
Il mio pensiero corse tosto al caro D. Bosco; andai all'Oratorio, ed Egli mi ricevette colla sua usata bontà, ascoltò pazientemente tutta la mia proposta, e non solo l'approvò ma la fece sua, e mi disse che il miglior modo di propiziarsi il favore del S. Cuore sarebbe stato quello di promuovere fra tutti gli Italiani una sottoscrizione per sopperire alle spese della facciata della Basilica del S. Cuore di Gesù che si stava appunto costruendo allora in Roma, spesa che si era addossata il grande Pontefice Leone XIII.
D. Bosco mi mandò tosto a parlare di questo progetto al dolcissimo Cardinale Alimonda, di santa e venerata memoria. Io corsi a lui, ed egli non solo accolse la proposta di D. Bosco con entusiasmo, ma si incaricò di scrivere su tale argomento una lettera a tutti i Vescovi di Italia. Il mio disegno, favorito da D. Bosco, appoggiato dal Card. Alimonda, era omai sicuro di riuscire a buon porto. Nell'autunno di quell'anno si trovarono a convegno qui, in questo stesso collegio, tre illustri personaggi: D. Bosco, il Card. Alimonda e D. Giacomo Margotti, per concretare il modo di dare esecuzione alla proposta.
E nello spazio di poco più di un anno io ebbi la consolazione di vedere raggiunta la somma di duecento mila lire, quanto appunto occorreva per compiere la facciata della Basilica del Sacro Cuore. Io stesso ebbi l'onore di consegnare una parte di quella somma nelle mani auguste di Leone XIII; e frattanto il cholera era scomparso senza recare gravi stragi nella nostra Torino.
Ma prima di terminare questa mia conversazione, mi sia permesso ch'io rievochi un ricordo più personale di tutti, e tale che ancora al presente forma il mio più caro vanto.
Non solo io fui e sono Cooperatore Salesiano nel modo prescritto dallo statuto di D. Bosco, ma io mi glorio di avere cooperato per parecchi anni alla vostra grande Opera coll'insegnamento che tenni nelle classi ginnasiali all'Oratorio e nel Liceo in questa casa di Valsalice. Ed ora molti dei miei discepoli, fatti sacerdoti Salesiani, insegneranno alla lor volta, e contribuiranno alla cristiana educazione di tanti orfani figli del popolo!
Io termino quì donde ho preso le mosse. D. Bosco è il santo suscitato dalla Provvidenza di Dio per venire in soccorso ai bisogni della società presente.
Ora è la questione sociale quella che preoccupa ogni dì più tutti i più gravi sociologi, gli economisti e gli uomini di governo. Ma, per quante ingegnose teorie si inventino a sciogliere il grande ed impellente problema, nessuna a parer mio può vincere per praticità di applicazione e per efficacia vera di effetti, la soluzione che apportò e che apporta tuttora l'opera di D. Bosco.
Da mihi animas, caetera tolle ! Ecco il grido di guerra che levò D. Bosco.
Egli si preoccupò prima d'ogni cosa di rendere cristiana, morigerata e laboriosa la gioventù; e così formata Egli la lancia continuamente in mezzo alle masse corrotte del popolo che, a poco a poco risanate da questa infusione di sangue nuovo, ci fan sperare che risplenda presto sulla società presente, non il sole problematico e nebuloso dell'avvenire, ma il Sole di Giustizia che apporti gloria a Dio nell'alto dei Cieli e pace agli uomini di buona volontà
(1) Per amor di esattezza, aggiungiamo la dichiarazione che in tono
famigliare premise l'esimio patrizio
« Mentre io me ne stavo tranquillamente rinchiuso in casa dagli acciacchi che
mi sorpresero con una anticipata vecchiaia, e già mi acconciavo a quella
solitudine che è e deve essere il preludio alla nuova e vera vita del Cielo,
ecco che due buoni Salesiani vengono quasi a scovarmi ed a pregarmi che io
voglia parlare del grande ed indimenticabile D. Bosco ai suoi chierici di
Valsalice. A tale davvero inaspettata proposta non è a dire quanto io rimanessi
turbato, contrastandosi in me i più opposti sentimenti di viva compiacenza per
l'onore grande che mi si faceva, e di sincera titubanza per non sentirmi io più
in grado di parlare in pubblico, massime sopra un così delicato argomento,
attese le poco floride condizioni di salute e la mia povera mente affievolita
in vario modo da lunghe e dolorose infermità.
Ho pregato i buoni Sacerdoti che mi fecero tante istanze, di voler cercare un
altro oratore di me più capace a dir le lodi del Ven. D. Bosco; ma non valsero
le serie scuse, meglio le mie buonè ragioni di salute per rimuoverli dal loro
cortese proposito; chè anzi essi mi assicurarono che avrebbero pregato e fatto
pregare il Venerabile con insistenza da ottenermi da lui tanta salute che
bastasse a determinarmi a dire in Valsalice le lodi di quel grande e santo
Apostolo della gioventù.
Ebbene sì, gli ostacoli da me opposti, sembrano oramai tolti; e da questo io
argomento che sia proprio la voce di Dio quella che mi chiama oggi a
favellarvi, miei amatissimi giovani, delle virtù e delle grandezze del vostro
impareggiabile Padre e Fondatore ».
DEPONIAMO con riverente affetto sulla tomba di D. Rua quest'umile serto, quale omaggio della nostra filiale pietà nel 1° anniversario della sua morte.
Son dolci ricordi e preziose testimonianze, raccolte da pagine di amici, exallievi e cooperatori...
Possano esse, ravvivando negli animi la memoria del 1° Successore di D. Bosco, eccitarli a ferventi suffragi per l'anima sua e spronarli a ricopiarne le virtù.
Dati biografici. (1)
CHIERICO E GIOVANE PRETE.
« Di D. Rua, del quale l'umiltà fu tanta che, come udii dire un amico mio il giorno degli splendidi funerali del grand'uomo, seppe nascondere Persino se stesso, poche cose straordinarie io saprei dire; perchè l'ordinario in lui fu appunto ciò che sarebbe straordinario negli altri: una vita soda e profondamente radicata nella volontà di cercare la perfezione; una virtù che non si smentì mai, da qualunque parte la si sia voluta riguardare.
» Ecco qui, però, alcuni ricordi personali, riguardanti il mio venerato Maestro ed amico di 52 anni compiuti.
» Io venni all'Oratorio a metà dell'ottobre del 1858. Vi trovai Superiori D. Bosco, il Venerabile, D. Alasonatti, degno compagno e imitatore eroico delle virtù di Lui, e, subito appresso il chierico Michele Rua, che, quanto ad autorità morale, se non ufficialmente affermata, sopra tutti noi giovani (eravamo allora circa 20o fra studenti e artigiani), si considerava essere, senza contrasto, il braccio destro di Don Bosco.
» Lo vidi la prima volta in refettorio, che era allora dove fu poi un ampliamento della cucina, ed ivi mi apparve l'immagine della bontà, nel modo con cui ei assisteva noi giovani durante la parca ma sana refezione. L'opinione che di lui mi formai allora, e che potei serbare sempre di poi, fu di un uomo di tutta virtù, e di una virtù affabilissima.
» Più tardi l'ebbi ad ammirare in certe conferenze che teneva ai soci della Compagnia dell'Immacolata, nella sacrestia della Chiesa antica, quella che ora serve per gli esterni dell'Oratorio festivo. Quanto senno, quanta pietà gli ponevano sul labbro la parola persuasiva di quei fervorini!
» A un certo tempo dell'anno scolastico 1859-186o, un mese prima degli esami semestrali, perciò quasi ancora in inverno, venni a sapere che parecchi chierici e alcuni studenti delle classi superiori del Ginnasio si facevano, svegliare dal Chierico Rua alle 3 del mattino e si recavano con lui nello studio a ripassare le materie pel prossimo esame. Invogliatomi di fare altrettanto io pure, ne pregai il signor Rua, il quale mi disse: « Io ti sveglierò, purchè tu ottenga il previo consenso di D. Bosco ». E il consenso venne, sebbene con qualche difficoltà; e allora fui messo a parte di uno dei segreti della virtù del chierico Rua. Egli alzavasi alle due o alle due e mezzo. Fino alle tre pregava da solo in ginocchio sul pavimento, accanto ad una tavola dello studio; poi, al battere delle tre, si recava nelle varie camerate, ove dormivano i 6, 7, 10, 15 volenterosi di alzarsi a quell'ora; e, raccolti tutti nello studio, al lume di due o tre di quei lucernini a olio, che, a ragione di uno spegnitojo a cerniera in forma di cappuccio di cui erano forniti, si chiamavano cappuccini o chierichetti, ci mettevamo a studiare della miglior voglia del mondo. Intanto il chierico Rua attendeva ancora per una buona mezz'ora o un'ora alla meditazione e alla preghiera. Poi, rizzatosi in piedi sempre (non mai seduto, neppur per scrivere, chè allora si accostava a un pancone alto su cui poteva scrivere d'in piedi) studiava con noi fino al momento d'andare al suo posto ordinario, quando alle 5 1/2 entravano tutti per far studio fino all'ora di scendere in chiesa.
*
» Di questo tempo è anche il seguente mio ricordo personale, anzi i due che qui appresso esporrò.
» Un giorno, nel cortile, il ch. Rua mi fa cenno di accostarmi e mi dice: « Vai su in camera mia e mi porti giù la mantellina e il cappello, chè debbo uscir per ordine di D. Bosco » e mi diede la chiave. Salito su per l'antica scaletta, erta anzichè no, che conduceva alla stanza del prefetto al primo piano, a quella di D. Bosco al secondo e alle stanze-soffitte di vari chierici e maestri al terzo, trovai la stanzetta di lui, non modesta solamente, ma addirittura poverissima; e, curioso per natura come tutti i ragazzi, gittai l'occhio sopra un quaderno aperto sul tavolinetto di pioppo naturale che sosteneva la scansia dei pochi libri di uso personale del futuro Rettor Maggiore dei Salesiani. Vidi che erano appunti di osservazioni sull'andamento dell'Oratorio Festivo dell'Angelo Custode in Vanchiglia, di cui aveva la direzione. La fretta mi fece scappar via dopo aver letto poche righe, ma la curiosità mi spinse a spiare altre occasioni di essere dal chierico Rua mandato nella sua camera; e così due o tre volte ancora potei leggere su quel quaderno prezioso; dal quale imparai ad ammirare in lui lo zelo, l'acume, la bontà grande che lo facevano conoscere fin d'allora predestinato alla missione di educare i fanciulli, specialmente i più refrattari, i più impreparati ad accogliere e fecondare il buon seme ch'egli avrebbe gettato nelle anime loro. » L'altro episodio che mi dimostrò, fin dai primi tempi che lo conobbi, la bontà e la larghezza di vedute, per cui non esitava (egli così austero osservatore della regola e della disciplina) a fare, all'occasione, una qualche eccezione nell'applicare la lettera e del regolamento e della disciplina medesima, è il seguente.
»Verso Pasqua. del 1861, mi presentai un giorno, al signor Don Rua, pregandolo in gran segretezza di un favore specialissimo « che però » dicevo, «non so quasi sperare da Lei, tanto è contro ogni discrezione il domandarlo »; ed egli mi incoraggiò a chiedere, dicendo: « Se non posso, non te lo farò il chiesto favore, e saremo amici come prima ». - « Ecco, io vorrei », gli dissi, « che Ella mi assegnasse un giorno e un'ora di suo comodo, in cui mi desse l'esame di storia »; » E da sapere che D. Rua appunto ci insegnava in 5a classe la Storia Romana, con una diligenza di preparazione esemplare. Si seguiva il testo La Storia d'Italia di D. Bosco (testo che ebbe poi gli elogi del Tommaseo); ma D. Rua, spigolando da vari libri, ci faceva scrivere un quadernino di aggiunte, con cui potessimo rispondere meglio alle esigenze del programma governativo di quell'anno.
»- Io spero - aggiungevo - di essere sufficientemente preparato. Ella mi assegnerebbe tra sè e sè il voto da scriversi poi sul registro degli esami, ed io, sgravato della cura di cotesta materia, attenderei più serenamente alle altre.
» Con mio grande stupore, Don Rua non esitò punto ad annuire al mio desiderio, e mi assegnò un'ora per il domani. Mi diede l'esame desiderato, rigorosissimo a dir vero (basti sapere che mi tenne più di un'ora sotto i ferri!), e poi mi disse : - Non ti dico ora il voto, e t'impongo anche di non far parola con nessuno di quel che ti ho concesso in via di favore. In fin d'anno, quando verrai all'esame t'interrogherò forse così un poco per formalità, ma ti darò il voto che ti sei meritato adesso. - E così fece. All'esame mi trattenne alcuni minuti con domande indifferenti, e poi mi congedò con uno schiaffetto ad uso di carezza e mi assegnò un bel dieci di storia.
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» Non voglio lasciar di dire una cosa che forse pochi sapranno. A me fu narrata da persona di Caselle, in vicinanza del qual paese Don Rua fu consecrato prete nella Cappella privata di Sant'Anna, villa appartenente al Barone Carlo Bianco di Barbania, mio benefattore. Una persona di servizio di quella Nobil Casa riferi che, la notte precedente alla consecrazione di D. Rua, esso non si coricò, ma passò la notte in preghiere, ed oltrecchè si vide poi il letto non tocco, si trovò anche una grossa specchiera che ornava la parete di quella stanza rivolta con la luce verso il muro; segno che il buon Levita non voleva essere disturbato nel suo colloquio col Signore da alcun pensiero od immagine di vanità e di lusso.
Concludendo, ripeto: - I miei ricordi intorno alla vita di D. Rua non hanno nulla di grandemente singolare. Sono in complesso la visione continua di una figura morale di primo ordine, devota al più elevato dei doveri: la santificazione propria in primo luogo, e poi degli altri, in tutto quello a cui potessero arrivare la sua attività indefettibile e le sue attitudini prodigiose! »
Prof. A. F.
(1) Preferiamo due relazioni dei primi tempi del suo apostolato nell'Oratorio, perchè lumeggiano un periodo della sua vita, meno noto ai nostri lettori.
«....Sebbene io non sia di quelli, che più l'avvicinavano e più famigliarmente ed intimamente trattavano con lui, ebbi però l'onore di averlo avuto superiore nell'Oratorio per molti anni....
» Entrai nell'Oratorio di Torino verso la fine di settembre dell'anno 1861; egli era già direttore degli studi... E questo. uffizio importante e delicato lo compiva con tanta abilità e soddisfazione di tutti, che già sin d'allora era chiamato, con bella allusione al suo nome, la Ruota maestra dell'Oratorio.
» Pochi anni appresso, morto D. Alasonatti, gli venne surrogato Don Rua in qualità di prefetto generale; per tal modo divenne il braccio destro o primo ministro di D. Bosco.
» E sebbene fosse rigorosamente giusto con tutti ed esercitasse un uffizio, per se stesso antipatico, era tuttavia amato e stimato qual padre. Era amato, perchè trattava tutti bene; ed anche allora che doveva fare a qualcuno una correzione, un rimprovero, od imporre ad altri qualche emenda o punizione, sapeva raddolcire l'amaro col dolce, e soleva premettere le lodi ai biasimi del corrigendo ricordandone i meriti precedenti e le speranze future. E il colpevole si mostrava commosso e pentito e proponeva di emendarsi per lo più anche prima del rimprovero e del castigo, i quali perciò sovente divenivano inutili ed erano evitati con gran piacere di chi avrebbe dovuto subirli, che così sentivasi vie più portato ad amare ed ammirare la bontà del suo Superiore.
» Ecco uno dei principali motivi, per cui D. Rua, benchè esercitasse un uffizio antipatico, era tuttavia generalmente amato e stimato un gran santo.
» Alcuni dicevano: - Se egli non fa miracoli di risurrezioni e di guarigioni, fa però miracoli di conversioni. - E siccome altri ridevano di ciò e dicevano che questi non erano miracoli, Don Bosco rispondeva: - D. Rua, se volesse, potrebbe anche fare veri miracoli! - Del resto la santità non si mostra solo coi miracoli ma sopratutto colla pratica d'ogni virtù, coll'adempimento di tutti i doveri religiosi, morali e civili. Essa consiste essenzialmente nell'osservanza della divina legge e delle sante regole della nostra religiosa professione. E in ciò la santità di D. Rua era sì spiccata e cosi ammirata, che qualcuno osò persino dire: - La santità di D. Rua agli occhi del mondo non risplende tanto come quella di D. Bosco per opere pubbliche e veri miracoli, ma internamente e innanzi agli occhi di Dio è forse superiore (1) !
» Alla santità andava in lui congiunta una grande scienza, specialmente sacra, per cui nell'anno 187o, in cui nell'Oratorio furono instituite le scuole di Teologia, egli fu eletto dal Ven. D. Bosco professore di S. Scrittura. Ed io ebbi ancora la fortuna e l'onore d'averlo per professore due anni. Per testo si aveva ancora il Janssens, molto conciso; ma egli lo spiegava egregiamente col metodo che è reputato comunemente il migliore. Faceva leggere il testo e poi lo spiegava con chiarezza e facilità veramente mirabile. E benchè la materia fosse sovente arida, egli la rendeva sempre amena colla facondia spontanea, naturale, e pienamente adattata all'arte dell'insegnamento.
» Dopo cinque anni egli fu dal Ven. D. Bosco dichiarato Direttore dell'Oratorio, che già abbracciava tante istituzioni diverse. Nel nuovo ufficio egli ebbe campo di mostrare ancor meglio le sue doti di buon Padre più che di Superiore, sopratutto una grande prudenza, congiunta con una bontà squisita... »
Teol. D. F. P.
(1) Ossequenti ai Decreti di PP. Urbano VIII e di altri Sommi Pontefici, protestiamo che a qualunque fatto od espressione che si trova in queste pagine non intendiamo dar altra fede ed altra autorità, fuori di quella che merita una testimonianza umana.
A PIO RICORDO.
« Presso la tomba del buon Padre, mi prostro riverente e commossa, e penso che ivi, in quel loculo, riposa nel sonno dei giusti la spoglia mortale di un santo.
» Chi era Don Rua?.... Era il modello perfetto dell'uomo consacrato a Dio, che interamente dedica la sua vita, le sue fatiche pel bene delle anime, l'amico dei poveri ai quali generosamente col soccorso, o colla parola del conforto, riusciva a tergere le lagrime, a consolare le afflizioni, che di continuo venivano a versare nel suo cuore.
» Chi non amava Don Rua? L'amabile sua figura ispirava amore e rispetto ; il suo parlare era dolce e calmo, il suo fare affabile e buono; chi ebbe la fortuna d'avvicinarlo, ne era rapito e non poteva trattenersi dall'esclamare: -- Egli è un santo.
» Disprezzatore dei fasti mondani, la sua vita fu un bene continuo; colle parole e coll'esempio egli era a tutti di stimolo al bene. Pio, umile e dotto, non curante di elogio che ben giustamente meritava, alieno di ogni fasto, era amante a tutta prova della gioventù, che educava nella via della civiltà e della religione; coll'onesto lavoro che ad essa procurava, fece sì che molti giovanetti fossero salvi da una vita spensierata e corrotta.
» Oggi e sempre, migliaia di ragazzi educati nelle sue scuole, che in Lui riconoscevano il migliore dei padri, unanimi rimpiangono l'irreparabile perdita, e sulla sua tomba depongono la preghiera della riconoscenza.
» Le sue fatiche, le sue pene, la sua vita - di cui fu unico ideale servire Iddio e salvare le anime - gli procuravano una gemmata corona della quale il Signore ha già cinto il capo del Suo servo fedele.
» Di lui umile, ma grande agli occhi di Dio e degli uomini, ben si può scrivere a caratteri d'oro: - Visse per Dio, amando e benedicendo! - La sua memoria non si cancellerà giammai, e i posteri, ricordando la sua vita insigne e benefica, cercheranno di ricopiare la sua bontà e le sue eroiche virtù.
» Preghiamo per la pace dell'anima buona, e accolga Iddio anche un altra fervente preghiera!.... annoveri presto l'anima eletta di Don Rua nel numero dei santi! »
B. D. Cooperatrice Salesiana.
LE SUE VISITE.
».... Caro D. Rua! si buono, si pio! Colla sua aria sorridente tante volte ci regalò sue visite, quando veniva a scrivere e leggere le sue estesissime corrispondenze da noi; sempre mi benediceva insieme colla mia Maria colla massima effusione.
» Mi rammento che una volta... mi trovò malata assai di stomaco, melanconica, piangente! Egli pietoso mi disse: Oh! Le daremo la benedizione di Maria Ausiliatrice ed Ella guarirà; non vogliamo ancora che la signora G... muoia!
Ed alzando gli occhi e le mani al cielo, poscia abbassandole sul mio capo, mi benedisse. Il male mi passò per incanto e subito potei nutrirmi.
» La sua umiltà arrivava al punto d'accettare qualunque dono insignificante con tanta riconoscenza come fossero milioni. Mi ricordo che una volta avendogli detto che aveva diverse medicine di cui più non mi serviva, egli tutto umile mi disse: - Abbiamo anche noi una farmacia! - e contento ricevette ogni cosa.
» Quanti santi consigli e quanti aiuti morali mi diede! Con quale affetto riceveva le offerte per i suoi giovanetti che amava come la pupilla dei suoi occhi! Oh! se io avessi avuto dei milioni, glieli avrei dati per carpire un suo santo sorriso!
»...Egli pure sofferse assai moralmente e fisicamente, ebbe noie e dolori inenarrabili! Io lo vidi furtivamente che piangeva scrivendo e leggendo la sua corrispondenza! Come sarei volata a tergerne le lagrime, se avessi osato!...»
M. G.
IN UNA NOBILE FAMIGLIA DI BOLOGNA.
»... ogni volta ch'Egli venne a Bologna soleva visitare la veneranda mia Zia materna, Teodolinda Pilati vedova Donini. E questa, sapendo di farmi cosa più che gradita, ci chiamava a sè
vicini per riverirlo e riceverne la benedizione. Ma in verun altro incontro, come nell'aprile 1895, epoca trionfale del 1° Congresso internazionale Salesiano, mi fu dato di osservare con tutto l'agio Don Michele Rua. In quei giorni egli fu ospite della sullodata mia Zia, e, per essere le nostre case limitrofe e tra sè comunicanti, si assise anche alla nostra mensa, dove presiedeva l'ottuagenario mio padre.
» Avendolo di continuo sott'occhio, sia nella sede del Congresso che fra le pareti domestiche, potei ammirarne le virtù, congiunte a tanta soavità di tratto.
» Lo si vedeva assorto in Dio nelle azioni più sante come nelle comuni; ma questo però non gl'impediva di fare, conversando, argute e piacevoli osservazioni, come di accogliere con l'usata serenità qualsiasi anche più umile visitatore. Trascorrendo per le nostre stanze, lo udiva con le parole dei salmi invocare su gli abitatori di quelle la pace e l'assistenza dei santi Angioli; così per soddisfare la pietà del nostro buon Padre accondiscese, nel turbinio di quei giorni, di celebrare un mattino la Santa Messa nella privata Cappellina di lui. Ricordo anche, che presa da un entusiasmo facile a comprendersi in una madre di numerosa famiglia, importunavo l'ottima Zia per ottenere l'assenso di assistere tutti, padroni e domestici, nell'ora più tarda della sera all'ultima benedizione di D. Rua, e come questi posasse la mano sul capo innocente dell'ultima nostra fanciullina, levando al Cielo i poveri occhi arrossati e stanchi. Il prof. D. G. B. Francesia che gli era compagno, sa quali giornate faticose e piene fossero quelle per il Servo di Dio, e quale virtù potea supporsi nell'inalterabile serenità di Lui. Avrei baciato, potendo, le orme de' suoi piedi, tanto mi sentiva certa ch'egli era un santo! Ecco quanto posso dire come testimonio oculare di quei fortunatissimi giorni... »
Contessa P. B. ved. R. C.
IN UN SEMINARIO.
«La sola vista di D. Rua induceva nell'anima fremiti d'entusiasmo e palpiti concitati di pietà e di fervore cristiano. Lo vidi una sol volta, a Perugia, in Seminario, e la sua mi parve un'apparizione celeste: tanto vivide mi sembrarono le traccie dello Spirito divino irraggiare dai solchi leggeri della sua fronte e dalle linee ascetiche del suo volto giocondo, che mi pareva trovarmi in un'atmosfera di vita distaccata dalla nostra povera terra. Non esagero, perchè alla presenza di quell'uomo l'anima mia si accese d'una subita favilla di venerazione e vinto, quasi direi, ammaliato dalla forza morale che a torrenti mi sembrava scaturire da essa, sentii tutto il valore divino e la dignità sovrumana della vita in Cristo. Il vivo ego, jam non ego... di San Paolo si associò spontaneamente alle mie impressioni e mi sentii felice e più forte nella mia fede, perchè sentivo di aver visto un Santo. Ci parlò di Cristo in Sacramento e del suo amore; non disse cose alte e dotte, ma la parola semplice e piana gli fluiva dal labbro sorridente e misticamente atteggiato con tale impeto e sincerità spirituale da suscitare una veemente corrispondenza di affetti. La parola dei Santi è fiamma che brucia e purifica: ed io credo che in quel momento dalla bocca di D. Rua partirono scintille di vita che provocarono incendi più o meno forti di carità. Ci benedisse con tale effusione di cuore da sembrare trasmissione del suo spirito buono in noi: e noi ne fummo consolai e fatti più ardenti nella nostra missione di bene. Oh! come vivifica e rasserena la presenza di un Santo!...»
Sac. Prof. B. P. Parroco.
IN UNA CITTÀ ALL'ESTERO.
D. Rua si trovava in una grande città, all'Estero, ove i Salesiani, con altre opere, avevano assunto l'assistenza spirituale di un Oratorio avente una direzione laica, composta di un presidente coadiuvato da giovanotti, laureati o laureandi, appartenenti alle migliori famiglie della città, gelosissimi della loro indipendenza.
« Ognuno può capire - dice una minutissima memoria - con quanta indifferenza fu accolta la notizia della visita del Superiore Generale dei Salesiani... e quando giunse, anzichè l'accoglienza festosa ed affettuosa, solita a ricevere nelle sue case, trovò in queste persone un contegno freddo e compassato. D. Rua si fermò fra noi poche ore; arrivato alle nove del mattino, alle dieci di sera dello stesso giorno ritornava a .... ma allora il contegno di queste persone era ben cambiato.
» Durante la sua permanenza non ebbe occasione di tenere la solita conferenza; fosse stanco, oppure avesse coscienza di trovarsi in un ambiente alquanto ostile, egli mantenne un contegno più umile del solito; a pranzo, a cui il Direttore aveva invitato il personale dell'Oratorio festivo, scompariva quasi, e chi non ne fosse stato informato avrebbe creduto che chi presiedeva la tavola fosse il Parroco che per l'occasione indossava le insegne prelatizie.
» A nessuno dei presenti venne l'idea di chiedere la parola per rivolgere un saluto al Superiore, e ad un giovane che lesse un discorsetto D. Rua rispose brevemente.
» Nel pomeriggio, impartita la Benedizione, tenne circolo sotto un pergolato, e naturalmente parlò delle Opere Salesiane; ma allora il suo contegno umile aveva già conquistato i presenti; la sua parola semplice, e qualche volta stentata, fu ascoltata con interesse ed egli, ricevuto la mattina con indifferenza, dalle medesime persone era circondato di venerazione e accompagnato attraverso i diversi cortili.
» A cena il Direttore invitò il Presidente della Direzione dell'Oratorio, e Don Rua parlò di D. Bosco; la sua parola era quanto mai semplice, nessuna enfasi, il suo tono di voce era il meno adatto a produrre un effetto qualsiasi; eppure quando ci alzammo da tavola, quel signore, Giudice istruttore presso il Tribunale della città, che oltre alla posizione sociale possedeva tutte le qualità fisiche che ne rialzano il prestigio, non seppe dominare l'emozione elle lo invadeva, e con vero stupore lo vedemmo d'un tratto cadere ginocchioni davanti a Don Rua, e chiedere singhiozzando che benedicesse lui e sua madre; egli partiva ripetendo: « Oggi ho incontrato un santo ! »
G. d. L.
« FATE ONORE A D. BOSCO! »
« ...Affetta da ulcere cancrenosa allo stomaco, dopo quaranta e più giorni di letto resa quasi immobile, senza poter nutrirmi in modo alcuno e con vomiti continui, munita dei SS. Sacramenti, stavo attendendo l'Angelo della Morte, quando la mattina del 14 dicembre dell'anno 189o venuto il venerato Superiore Don Rua in infermeria, dopo d'aver ascoltatala mia confessione mi disse:
» - Baciate la reliquia di Don Bosco che tenete al collo e domandategli la guarigione - e intanto mi benedisse e mi fece farei santi voti perpetui.
» Ero in uno stato quasi agonizzante... presenti alla funzione v'erano le sorelle e la reverendissima Madre Generale, che per me pronunciò la formola dei S. Voti.... Il sig. D. Rua mettendomi la corona della professione perpetua in capo, corona che in seguito si mise a tutte per tale circostanza, disse:
» - Facciamo l'augurio che viviate ancora tanti anni quante rose compongono la corona. Sarebbe questa la vostra ora, ma Don Bosco ha bisogno di miracoli per essere beatificato, fate che questo sia uno!... Voi vivrete, sì! guarirete; non pienamente però, perchè ne avrete sempre una, ma potrete ancora occuparvi e fare del bene...
» Di poi un'altra volta mi benedisse facendomi baciare una reliquia di D. Bosco.
» - Il miracolo, soggiunse D. Rua, lo scriverete di vostro pugno: fate onore a D. Bosco!
» E benedicendomi per la terza volta se ne andò.
» Non aveva il Venerato Padre ancora scese le scale, che già sentivo in me agitarsi un non so che... Ad un tratto volta alla sorella vicina dissi con un fil di voce: Angiolina, ho fame! Erano più di quaranta giorni che non mi nutrivo. La sorella con le lagrime agli occhi con altre ripetè: Sono gli ultimi momenti!....
» Mi contentarono, mangiai e digerii. Una mezz'oretta dopo, dissi di nuovo: Ho ,fame!...
» Prima di sera sette volte mangiai e sentivo il vigore crescere in me. Chiesi con istanza più volte i vestiti per alzarmi.... non fui creduta, anzi sentivo ripetere attorno a me: È agli ultimi, muore. Invece io sentivo la vita. Feci allontanare tutti e improvvisamente mi alzai.
» Miracolo! miracolo! gridarono poi tutte tra le lagrime di gioia. In un baleno si seppe per la casa. Volli senz'appoggio scendere da me le scale e andar nella sala ove stava radunato il Capitolo Generale col sig. D. Rua e il direttore D. Bretto. Bussai e mi si aprì.... Sentendomi venir meno dalla commozione mi gettai ai piedi di D. Rua gridando : Sono guarita! mi benedica!
» - Non fate spropositi, disse il venerato Padre, ora andate in Chiesa a ringraziare la Madonna e D. Bosco, poi per obbedienza ve ne ritornerete vestita sul letto per riposare, ritornerò a vedervi e sarete libera.
» Alla mattina seguente venne il Dottore e siccome alla sera innanzi egli aveva detto: - Stiano attente che non passerà la notte - credendomi morta, domandò alla portinaia se ancora viveva Suor Marietta. È guarita, gli fu risposto e gira per la casa!... Non volle credere. Al tocco della campana dell'arrivo del Dottore gli corsi incontro esclamando: Dottore, sono guarita! non ho più nulla!.... Meravigliato e commosso ne fece egli stesso dichiarazione per scritto.
» Il giorno dopo, in compagnia della reverenda Madre Assistente, partivo per Bordighera in qualità di Maestra ed Assistente delle Educande!
» Passarono gli anni e passarono proprio secondo il detto profetico del Venerato D. Rua: - Vivrete, ma ne avrete sempre una - e così fu.
» Quasi ogni anno avevo la fortuna di rivederlo e parlargli ed egli, vedendomi, tanto in privato che in pubblico, ripetevami: - Suor Marietta, vi ricordate tanti anni fa il 14 dicembre del 90? data memoranda della vostra guarigione? Gesù voleva che vi guadagnaste il Paradiso colle sofferenze continue e col lavoro discreto. Fate coraggio e lavorate Per Iddio.
» Passarono intanto gli anni del numero delle rose componenti la corona ed io, triste e timorosa, attendevo l'ultimo, quando presentatami al padre D. Rua: - Coraggio, mi disse, voi avete Paura, lo capisco, ricordate la data che s'avvicina e tremate.... Ebbene promettete di lavorare alla gloria di Dio e al bene delle fanciulle che a voi saranno affidate, ed io dirò al Signore che ve li raddoppi e moltiplichi... la vita non sarà più vostra, ma di Dio e delle anime, ricordatelo! Coraggio e allegra! Siate fedele alle promesse fatte.
»Abbiate moderazione nella fatica, mi scriveva più tardi, riguardi nel trattamento e D. Bosco dal Cielo vi guarderà.
» Da lui ero chiamata « la Suora del miracolo! »
» Di questa segnalatissima grazia possono far fede le sorelle mie che al mio letto di dolore piansero... le mie alunne che nel giorno dell'Olio santo ad una ad una, in punta di piedi e silenziose, passarono a vedermi e tantissime altre che furono testimoni oculari del fatto.
» In riconoscenza al Venerato D. Rua, sulla tomba sua depongo tal grazia. »
Suor MARIETTA SORBONE Figlia di M. Ausiliatrice.
« LA GUARIGIONE SI OTTERRÀ ! »
« Nell'estate del 19o5 mio marito si trovava affetto da nefrite; fu in cura di valenti dottori a Bologna, ma inutilmente. Ci recammo in villa a C... nella speranza che quel salubre soggiorno e la quiete campestre gli fossero di qualche giovamento, ma colà giunti il male si aggravò in modo allarmante. Il nostro ammalato passò varie settimane di sofferenze sempre più tormentose, finchè l'egregio dottor Negro, che amorevolmente lo assisteva, ebbe a dichiararlo in gravissimo stato. Costernata, mi rivolsi fervidamente a Maria SS. Ausiliatrice, ed alle preghiere del venerato don Rua.
» Ed ecco, il giorno dopo, giungere al castello lo zio barone G.... e dirmi: « Porto a Carlo ed a te la benedizione di Don Rua, col quale ho viaggiato ieri da Alessandria a Torino... Egli ti manda a dire di star tranquilla, che prega molto per Carlo, e che la guarigione si otterrà ». La fiducia rinacque in me; ed oh consolazione! quella sera la febbre cominciò a diminuire, l'ammalato riprese i sensi, potè ricevere qualche nutrimento e passò la notte, dopo tante insonni, in benefico riposo.
» L'iniziato miglioramento progredì rapido,
seguito dalla più consolante guarigione. Ne siano rese grazie perenni a Maria SS. Ausiliatrice ed all'indimenticabile Don Rua.
... 15 giugno 1910.
Contessa G. C. di G.
« TI FARÒ RACCOMANDARE ALLA MADONNA DA DON BOSCO !.... »
« Il 30 novembre 1909, reduce da un lungo viaggio, io sottoscritto mi presentava al nostro caro Padre Don Rua, onde esporgli la mia critica condizione di fronte alle Autorità militari, ed averne suggerimenti. Il venerato Superiore teneva allora il letto, molestato dalla sua infermità alle gambe. Mi ascoltò attentamente ed osservò:
» - Già, la cosa è difficile, lo sapevo già, sai. Per rimediare a tutto, basterebbe trovare qualche persona ben disposta verso di te, fosse anche nel solo momento in cui arrivino le tue carte nelle loro mani. E questo, come lo si potrebbe ottenere?
» Si raccolse un poco a pensare; indi mi congedò con queste parole:
» - Ci riusciremo, sai, io ti farò raccomandare alla Madonna da D .Bosco, e tu fa' il tuo dovere all'altare di Maria Ausiliatrice. Quando avrai regolate le tue cose, insieme daremo grazie alla Madonna sul Bollettino.
» Dopo qualche tempo le mie cose erano perfettamente regolate; ma il caro Padre, impedito dalla malattia sempre crescente, non trovò più il tempo di curare gli affari minimi. Sieno queste righe pertanto il compimento del suo desiderio ».
G. V. P.
(1) Il caro D. Rua riponeva in Maria Ausiliatrice e in D. Bosco la più grande fiducia! Molte relazioni inviateci ne sono una bella prova; e noi ne riferiamo alcune, unicamente per rilevare il suo spirito di fede.
LA PRIMA COMUNIONE DI UN BAMBINO DI SEI ANNI.
Il 10 febbraio da Torino volava al cielo un caro angioletto, Gustavo Maria Bruni, che sebbene non avesse ancor compiuto otto anni, lasciò in molti cuori il più caro ricordo. Era nato il 6 maggio 1903, e dimostrò fin da piccino una bontà, una pietà, ed un'assennatezza singolare. Non aveva ancor sei anni, quando chiese egli stesso e scongiurò di essere ammesso alla prima Comunione. Che avvenne? fu presentato a D. Rua perchè lo esaminasse, e il buon Padre annuì. Ed ecco quanto ci piace spigolare da una memoria che ci fu presentata
« Breve fu l'esame. Don Rua gli chiese:
» - Dimmi, caro piccino, se io dicessi che nell'Ostia dopo la consacrazione vi è pane consacrato, direi bene?
» Con scatto improvviso il bimbo rispose:
» - Oh! no! Padre: nell'Ostia non c'è più pane dopo la consacrazione, ma solo e tutto Gesù!
» Bastò ! Don Rua gli disse che lo avrebbe ammesso alla 1a Comunione
» Per la cara funzione fu scelto il giorno 23 maggio 1909, vigilia di Maria Ausiliatrice. Era Domenica: la privata Cappella di D. Bosco fu addobbata per l'occasione, e il piccolo Gustavo, nel suo vestitino candido come l'anima sua, fu fatto inginocchiare sullo stesso inginocchiatoio su cui tante volte aveva pregato il gran Fondatore dei Salesiani. D. Rua stesso volle celebrare la S. Messa, e giunto il momento solenne, si voltò e fe' cenno a Gustavo di accostarsi all'altare. Il fortunato fanciullino vi si accostò colle mani giunte sul petto, aperse le sue purissime labbra e ricevette il Pane degli Angeli, desiderio, sospiro, ed amore ardentissimo del suo piccolo cuore.
» Tutti erano commossi; anche Don Rua a stento frenava l'emozione, e poi:
» - Ricordati, Gustavo, gli disse, che Gesù oggi ti ha fatto una grazia grande, una grazia che a pochi bambini ha concesso: quella di ricevere così presto nel tuo cuore il Suo Divin Corpo Eucaristico. Ma sai il perchè? perchè Gesù vuole da te una totale corrispondenza; Gesù vuole tutto il tuo cuore, e per sempre: glielo darai tu?
» - Oh sì, Padre, tutto!... rispose il piccino, con tanta effusione da strappare le lacrime
» Quel giorno rimase altamente impresso nella sua memoria, insieme coll'affetto a Don Rua... Che dolore non ebbe, quando questi, l'amico suo più caro, s'ammalò e proprio quel giorno in cui egli era tornato da Lui per chiedergli una benedizione! Ricordo come venendo da quella visita egli ripeteva a tutti: - Sapete che cosa mi disse Don Rua? Che pensando al mio nome Gustavo Maria, mi ricordi che io debbo dar gusto a Maria! E lo ripeteva volentieri quasi per imprimersi nel cuore il desiderio che ciò s'avverasse davvero !
» Egli seguì la malattia di D. Rua con lacrime e preghiere, e la notizia della morte fu da lui appresa con vera costernazione. Non appena la salma del Successore di D. Bosco fu esposta nella Chiesa di S. Francesco, chiese di essere condotto a vederla e fattosi vicino al feretro, per lunghe ore volle porgere ai Sacerdoti assistenti gli oggetti, le corone, i crocefissi che i devoti volevano far toccare al cadavere, perchè, egli diceva , le mie mani saranno maggiormente benedette, toccando tante volte tutto ciò che ha toccato... D. Rua !
»...E qual non fu la sua gioia di potere, per una fortunata combinazione, trovarsi colla mamma in Valsalice nel momento in cui vi giunse la salma del suo grande amico! Quante lagrime egli sparse al momento della tumulazione! Certo fra lui e D. Rua passò allora una promessa, poichè da allora in poi, per ogni sua piccola o grande necessità, egli ricorreva sempre a D. Rua con una fede illimitata ed a lui costantemente sospirò anche dal letto di morte, dicendo : - Vado a pregare Don Rua, che ottenga al mio fratellino la fortuna di giungere ad essere sacerdote, che non ho potuto aver io!... ».
UNA PROVA DI ZELO.
« Quando Francesco Crispi si trovava in fin di vita nella sua villa in Napoli, ed io mi trovava nella stessa città al Vomero, il compianto D. Rua mi scrisse una lettera, che mi duole assai d'aver smarrita, nella quale mi raccomandava calmamente di trovar modo d'avvicinare l'infermo, anche trasvestendomi da borghese, se fosse stato necessario, per poterlo confessare e amministrargli gli altri Sacramenti. Mi proibiva poi assolutamente di parlar di questo con chicchessia. Io tentai d'avvicinare il Crispi e farlo visitare da qualche buon prete di mia conoscenza, ma il povero ammalato era tutto in una cerchia di ferro e nessuno potè penetrare nella sua camera, salvo i medici e i membri della sua famiglia.
» Quanto al segreto raccomandatomi, credo di non esserci più obbligato dopo la morte del venerato e speriamo fra poco Venerabile Don Rua ».
Sac. A. P.
UN GRAZIOSO ANEDDOTO.
« Essendosi recato un giorno in un monastero a predicarvi, per una festa solenne, terminata la funzione, uscì nel corridoio attiguo alla Cappella, e là fu subito attorniato dalle religiose, felici di vedere in mezzo a loro un santo. Egli, benevolo sempre e cortese, messa la mano in tasca, ne trasse fuori alcune immagini, le quali, benchè poche, bastar dovevano all'esiguo numero di suore professe, accorse a riverirlo.
» Incomincia la distribuzione e già il pacchetto si riduce tanto da far temere una qualche sgradita sorpresa, simile a quella del vino alle nozze di Cana, quand'ecco spuntare dall'altra parte del corridoio lo stuolo delle novizie, guidate dalla loro Maestra; si capisce che all'immagine ci tengono anch'esse, per serbarla poi forse a mo' di reliquia.
» Oh! povero D. Rua! come farà? uno sguardo al pacchetto, ormai quasi invisibile, un altro alle numerose mani, pronte ad allungarsi....
» I santi non si smarriscono per così poco: egli continua a distribuir le immagini, una dopo l'altra, e ce n'è sempre.
» Le ultime venute si dànno delle occhiate timorose
» - Arriverà sino a me? Impossibile!...
» Eppure ci arriva. Con l'ultima postulante termina il misterioso pacchetto e D. Rua, con un gesto familiare, si sfiora la palma della mano con le nocche delle dita, poi sorridendo leva gli occhi al cielo quasi a dire: « Signore, ti ringrazio. »
» Mentre s'avviava per andarsene, incontrò una suora giunta a festa finita. E Don Rua subito
» - E arrivata troppo tardi! Se era al suo posto, ce n'era anche per lei! »
Suor T. C. « COSTANZA! » .
«Verso gli ultimi di luglio dell'anno scorso 1909 un Religioso ... ci narrò questo episodio.
» - Qualche anno fa, insieme a un nostro Superiore capitai nella Casa Salesiana d'Ivrea, in un giorno in cui vi si trovava il sig. D. Rua. Gli fummo presentati ed Egli ci accolse con grande bontà e cortesia. In quel tempo io mi trovava in gravi lotte per la mia vocazione, ma di ciò non avevo ancor fatto parola ad alcuno, tranne che al mio confessore. Dopo esserci trattenuti alquanto in famigliare colloquio ci accomiatammo, ma quando mi chinai per baciare la mano del venerando uomo, egli sorridendo mi mormorò all'orecchio una parola: « Costanza!... » Non ho mai dimenticato l'impressione di quell'istante e perseverai.
» Così dicendo il buon Padre era commosso profondamente... »
... 16 ottobre 1910.
A. M.
I.
AI SALESIANI DELL'ARGENTINA.
Torino, aprile 1888.
MIEI DILETTI FIGLI,
Vorrei poter rispondere a ciascuno di voi in particolare e separatamente; ma ciò non mi è possibile e devo contentarmi di esprimervi la mia riconoscenza con una sola lettera, diretta a tutti, ringraziandovi tutti pel vivo affetto che nutrite per me e pei nobilissimi e piissimi sentimenti che avete esternati nella lettera-album, che mi indirizzaste. Se disgraziatamente prendete abbaglio su quanto può riguardare la mia persona, vi ha però un punto su cui non sbagliate ed è ch'io vi amo come tenerissimo padre. La grande carità che informava il cuore del nostro diletto Don Bosco, di santa e viva memoria, avvivò coll'esempio e colla parola la scintilla d'amore che Iddio benedetto aveva posto nel mio, ed io crebbi eletrizzato dall'amor suo, per cui se succedendogli non potei ereditare le grandi virtù del nostro Santo Fondatore, l'amor suo pe' suoi figli spirituali, oh, quello sì, sento che il Signore me lo concesse! Tutti i giorni, tutti gli istanti del giorno io li consacro a voi; ed è giusto, dal momento che piacque al Signore di affidarvi alle mie sollecitudini paterne. Epperciò io prego per voi, penso a voi, agisco per voi come una madre per l'unigenito suo. Una sola cosa chiedo a voi per mia ricompensa: fatevi tutti santi e grandi santi. Per cui io vi raccomando con tutte le forze dell'animo di fuggire anche l'ombra del peccato. La vostra vita sia modellata su quella del nostro Don Bosco che fu sì grande imitatore di Gesù Cristo. Il Cuore SS.mo di Gesù sia il vostro rifugio, la vostra cella: ascoltatelo riverenti quando vi parla, parlategli quando degna ascoltarvi e ricordatevi sempre ch'Egli nè vi parla nè vi ascolta se vi state dissipati alla sua presenza, se il vostro pensiero svolazza qua e colà, se il vostro cuore non è, o almeno non vuol essere, intieramente vuoto degli umani affetti... Vogliate essere suoi, vogliatelo fermamente, ed Egli farà tutto perchè lo siate.
» Vi raccomando poi specialissimamente la divozione a Maria SS.ma ; ogni sua festa sia vostra festa. In Lei rimettete la vostra causa, le vostre speranze, le vostre celesti aspirazioni. Maria sarà la vostra guida, la vostra luce, il vostro conforto; sarà per voi nel cammin della vita la nube che guidava, proteggeva dai cocenti raggi del sole e rischiarava nelle tenebre della notte gli Ebrei del deserto.
» Raccomandatevi anche molto a Don Bosco: la sua preghiera aveva tanta forza mentre era in vita; pensiamo quanta ne ha mai ora che è beato nel Cielo, come i miracoli, pressochè quotidiani, che fa il Signore a coloro che prendono Don Bosco per intercessore, lo provano splendidamente.
» Coraggio adunque, miei cari figli; se l'imperatore Tito, pagano, considerava perduta quella giornata in cui non avesse avuto occasione di far del bene, quanto più noi dovremmo crederla perduta se questo bene non l'avrem fatto, malgrado le tante occasioni che immancabilmente ci offrela Provvidenza? Ricordiamoci che noi cristiani, noi Salesiani, dobbiam progredire nel bene e dobbiam considerare funestamente perduto ogni istante del giorno, in cui ci saremmo rimasti neghittosi c indifferenti nella via della perfezione religiosa.
» Vorrei dirvi ancora tante e tante cose; ma è tempo di chiudere questa già lunga lettera, per cui raccomandomi alle vostre preghiere e benedicendovi tutti, vi mando un affettuosissimo saluto professandomi in G. e M.
Vostro Amico e Padre
Sac. MICHELE RuA.
II.
COME AVESSE EREDITATO DA D. Bosco LA PIÙ ALTA VENERAZIONE PEL VICARIO DI G. C. (Da una lettera a SS. PP. Leone XIII).
Beatissimo Padre,
È prossimo il giorno del vostro glorioso nome, ed io, benché immeritamente Rettore Maggiore dei Salesiani, non posso non venire in ispirito in tale faustissima circostanza ai Vostri Santissimi Piedi ed umiliare alla Santità Vostra i voti fervidi, che tutti i figli di D. Bosco fanno al Signore per la lunga conservazione e prosperità dell'Augusta Vostra Persona, e i sentimenti del loro filiale ossequio e illimitata devozione e profondo attaccamento verso di Voi, o Beatissimo Padre.
Scrivendo alla S. V., più che mai mi sovvengono alla mente la benevolenza, l'affetto paterno, le grazie ed i favori d'ogni natura che il generoso animo di V. S. ha accumulati sopra dell'umile nostra Congregazione. Mi parrebbe perciò mancare al mio dovere e al debito grande di riconoscenza se ai voti ed alle preghiere per il Vostro Onomastico non deponessi appiè del trono di V. S. una su-cinta esposizione di quanto la Pia Società Salesiana ha compiuto col patrocinio di V. S. in questi ultimi due anni.... (1)
In omaggio a quanto dimostrò con inarrivabile eloquenza la S. V. che « Colombo è nostro » e ad attestare in faccia al mondo quanto eminentemente cristiano fosse lo spirito del grande Genovese e di quali vantaggi feconda la sua idea religiosa, dai Salesiani si concorse il più possibile alla mostra delle Missioni di Genova,... per rendere viva testimonianza dell'opera grandemente cristiana e civilizzatrice che l'immortale Colombo inaugurò, e pel non interrotto corso di quattro secoli, la Chiesa Cattolica, prosegue nelle regioni da lui scoperte.
In ossequio ai desiderii della S. V. i Salesiani andarono a stabilirsi nella Colombia...
La S. V. assecondando le istanze del Governo della Repubblica Equatoriana si degnò pure di affidare ai Salesiani il nuovo Vicariato Apostolico di Mendez e Gualaquiza, fra i popoli più selvaggi dell'Equatore...
Una recente prova di benevolenza insigne si degnava aggiungere la S. V. ai benefizi già prodigati ai Salesiani, elevando alla dignità Episcopale, il nostro Confratello D. Luigi Lasagna....
La Pia Società Salesiana ha ben ragione dunque di riconoscere unica causa, dopo Dio, del bene che potè operare a vantaggio delle anime e della società, la S. V. nella benevolenza e protezione che degnò accordarle. Sull'esempio di Don Bosco, i Salesiani si mettono in prima fila per attaccamento e venerazione alla S. V. nell'esercito immenso de' suoi figli. Per esternare in qualche maniera questi sentimenti dell'animo nostro, abbiamo nel fausto Giubileo Sacerdotale di V. S. eseguito un lavoro tipografico che noli parve indegno dell'Augusta Persona a cui era dedicato ed offerto, poichè le Esposizioni Vaticana, di Londra, di Bruxelles, di Barcellona, di Colonia e di Edimburgo lo premiarono di medaglia d'oro o di diplomi d'onore. Parecchie case abbiamo fondate in onore della S. V., l'Ospizio di S. Leone in Marsiglia, il Collegio di S. Gioachino in Lorena (Brasile) e di Leone XIII in Bogotà (Colombia), ed il loro titolo ricorderà ai presenti ed ai futuri la catena dei benefizii che legava i figli di D. Bosco verso il primo, il più augusto loro Benefattore.
Ma il monumento più grande di devozione e di affetto della Pia Società Salesiana verso l'Augusta Persona della S. V. è quello che sarà cara e dolce memoria del faustissimo Giubileo Episcopale di V. S., cioè l'Ospizio del S. Cuore di Gesù in cotesta alala Città, all'ombra di quel Santuario del Sacro Cuore che D. Bosco eresse di gran cuore per ottemperare all'augusto mandato della S. V....
Fatto questo succinto esposto, lo scrivente quale Superiore di tutta la Pia Società Salesiana e dei suoi Cooperatori, mentre prostrato al bacio del S. Piede presenta alla S. V. le più vive azioni di grazie pei benefizi elargiti alla nostra congregazione, implora umilmente dalla S. V. una speciale Benedizione Apostolica, e, se è possibile, una parola elle serva di incoraggiamento e di sprone a tutti i figli di D. Bosco per proseguire di bene in meglio, ed a compiere sotto il validissimo patrocinio della S. V. molte altre opere buone a vantaggio delle anione ed a servizio della Chiesa e della Società.
Di Voi, Beatissimo Padre,
Torino, 15 agosto 1893.
Umil.mo ed Obb.mo Figlio
Sac. MICHELE RUA.
NB. - S. S. Papa Leone XIII rispondevagli collo splendido Breve: Societati-vestrae, del 18 settembre 1893.
(1) Ne scegliamo due soltanto: dal primo si scorge l'affetto che il veneratissimo Successore di D. Bosco nutriva per tutti i Salesiani, dal secondo la benevolenza di Papa Leone XIII all'opera Salesiana e l'attaccamento di Don Rua al Vicario di Gesù Cristo.
(1) Sopprimiamo od abbreviamo, per ragion di spazio, parte della relazione.
È desiderio di tutti che la cara memoria del primo Successore di D. Bosco possa giungere ai posteri, quale è oggi ancora, viva e parcante.
Per questo, non solo i Salesiani, una gli amici egli ammiratori dell'indimenticabile D. Rua, sono nuovamente pregati di annotare quanto stimano degno di memoria intorno la sua vita, le sue parole, le sue opere; e d'inviare i loro appunti, redatti in qualsiasi lingua, possibilmente in fogli liberi da corrispondenza ma debitamente firmati, al rev.mo sig. D. Paolo Albera, Superiore dei Salesiani, via Cottolengo, 32 - Torino.
A tutti quelli poi, che già risposero all'invito, porgiamo i più sentiti ringraziamenti.
MATTO GROSSO (Brasile).
I.
Un censimento della tribù dei Bororos. (Lettera di D. Giov. Balzola).
Cuyabà, 28 novembre 191o. VEN.MO SIG. D. ALBERA,
ANCHE questa volta ho il piacere di poter dire con la più viva riconoscenza un cordialissimo Deo gratias et semper Deo gratias!
Dovevamo andare attraverso le terre dei Bororos per far il loro censimento, cosa non solo difficile ma anche pericolosa. Ebbene, grazie a Dio, abbiam potuto dar conto della nostra Missione ottenendo un risultato che nessuno poteva sperare. V'impiegammo 69 giorni, percorrendo 1766 km., senza contare quelli percorsi dalla Colonia di S. Giuseppe a Cuyabà e quelli che faremo per tornarvi. Ebbi per compagno il nostro bravo chierico João Battista Couturan e quattro indii.
Il nostro giro, a quanto credo, fu completo, essendoci recati in tutte le parti dove si trovavano aldeamenti. Gli indii che ci accompagnavano si comportarono bene; e noi confidati nella protezione del cielo, senza nessun'arma da fuoco, penetrammo nei più remoti nascondigli, passando undici giorni nel centro della foresta, in mezzo a gravi pericoli.
Con questa mia non intendo darle una dettagliata relazione del viaggio, ma una semplice notizia del felice esito della nostra Missione, perchè il mio compagno è incaricato di mandarle una completa relazione, che riuscirà interessantissima anche ai lettori del Bollettino.
Ora sto per far ritorno alla cara Colonia di S. Giuseppe, dove mi aspetta molto lavoro.
Ci benedica tutti, amatissimo sig. D. Albera, specialmente chi con venerazione profonda gode rassegnarsi
Suo Obbl.mo Figlio in G. C.
Sac. GIOVANNI BALZOLA Missionario Salesiano.
II.
Un arrivo provvidenziale e gli ultimi istanti di un vecchio Missionario..
Da una lettera di un nostro confratello, scritta dalla località detta Ponte de Pedra, sulla via delle Colonie a Cuyabà, e giunta a Torino il 3 marzo u. s. col timbro di « Corumbà 23 gennaio 1911 », stralciamo questi Particolari della morte di uno dei nostri missionari, il caro D. Raffaele Traversa.
... Il 28 novembre, partii dalla Colonia del S. Cuore alla volta del Sangradouro resistendoalle insistenze di D. Colbacchini che voleva che protraessi la partenza al giorno 30. La mia insistenza non aveva altro scopo che quello di potermi fermare alcuni giorni di più al Sangradouro, ma il Signore la disponeva ad altro fine.
Il viaggio fra le due Colonie lo compimmo in 3 giorni, mentre di solito, con muli di carica, vi si impiegano 4 giorni. Sicchè vi giunsi la sera del 30 novembre.
Il primo coadiutore che vidi, salutandomi, mi disse: -Arriva provvidenzialmente!... Don Traversa, che domenica era leggermente indisposto, ora aggravò e va rapidamente avvicinandosi alla fine.
Fui subito a trovare il buon Confratello, che non appena mi vide, esclamò
- Come son contento ! È Dio che la manda ; lo sapeva bene che il Signore non mi avrebbe lasciato morire senza sacerdote!
E di lì a un poco guardando in su, al cielo, soggiunse:
- A Dio piacendo, domani farò un bel salto!
Il buon vecchietto (gli mancavano una ventina di giorni per compiere 72 anni) lietamente si avvicinava proprio alla morte.
Don Balzola era in giro per visitare tutte le aldee dei Bororos; quindi fu davvero a proposito il mio arrivo.
Alla sera il malato volle confessarsi, e al mattino (1° dicembre) ricevette il S. Viatico con edificante pietà Benchè fosse pienamente in sè, aveva quasi completamente perduto la favella; tuttavia passò la mattinata mormorando ininterrottamente preghiere.
Alle 14 1/2 si aggravò ed io gli amministrai l'Estrema Unzione, poi gl'impartii la Benedizione Papale in articulo mortis , e visto che si avvicinava alla fine, gli lessi le preghiere dei moribondi. Che morte tranquilla! Di lì a un poco, mentre si recitavano le preghiere della Buona Morte, si pose a sedere sulla sponda del poverissimo letto e sorretto da me al capo e da due confratelli alle spalle, sorridendo, si spense placidamente nelle nostre braccia!
Che sarebbe stato, se fossi partito dalla Colonia del Sacro Cuore il giorno 30, o se il viaggio l'avessimo compiuto in quattro giorni anzichè in tre? Il caro Don Traversa sarebbe morto senza i conforti religiosi. Era la Provvidenza divina che disponeva quella mia fretta di viaggiare a scopo ben diverso da quello che mi prefiggeva.
Alla morte del buon Missionario assistevano curiosi ed anche commossi parecchi Indi, fra cui il feroce Bo'e Migera (Capitano del Popolo) e Perigo, che in altro tempo fu il terrore dei civilizzati.
Questi, davanti a quel cadavere era pensieroso; i suoi occhi fiammeggianti avevano perduto il lampo sinistro, e gli s'era fermato il moto convulsivo e continuo delle labbra. Chissà quali pensieri passavano pel suo cervello! Dal chierico Pessina volle spiegazione di ogni rito, chiese perchè si vestisse il morto con cotta e stola, e perchè gli si ponesse un libro, un crocifisso, ed una corona fra le mani... e mi parve che la spiegazione calmasse l'irrequietezza del suo carattere.
C'è proprio da credere che la morte di Don Traversa servirà ad avvicinare sempre più i Bororos al Cristianesimo.
Il mattino seguente, dopo Messa, in una poverissima bara che neppure meriterebbe tal nome, fu portato al vicino camposanto coll'accompagnamento di tutti i Confratelli e di circa 6o indii, quanti erano i vestiti decentemente. Era il primo sacerdote Salesiano morto nel Matto Grosso, e morto fra i Bororos. Quanto sarebbe stato opportuno un funerale solenne con musica e canti! I Bororos non hanno, si può dire, altra pratica religiosa se non un culto intenso alle anime (Aroe) dei loro trapassati ed una fede superstiziosa nel loro Bari. Il culto delle anime pervade tutte le azioni sociali, caccia, pesca, pasti in comune, canti.... e la morte di un di loro è preceduta, accompagnata, e seguita anche fino a 15 giorni, da prolungatissime funzioni religiose con canti (Bakururú come li chiamano i Brasiliani), cerimonie, balli, lotte, ecc.... Anzi essi accusano i civilizzati di non aver venerazione per i loro morti.
Ora un funerale solenne come avrebbe impressionato quelle teste, specialmente giovani, meno refrattarie alle nostre usanze!... Forse avrebbe indotto qualcuno a preferire i nostri riti a quelli che la consuetudine loro impone. Finora nessuno (tranne un solo) dei loro morti, anche dei battezzati, potè essere sepolto nel cimitero, e scesero tutti nella loro « Laguna delle anime ».
Ma noi non potevamo face di più : ci mancavano persino i paramenti! ... Di cotte ve ne erano appena due; una la portava io e l'altra... Don Traversa entro la bara ! Ciò non ostante l'accompagnamento e tutta la funzione ha prodotto un'ottima impressione sull'animo dei Bororos
CINA
La festa delle pignatte.
(Dal diario dei nostri Missionari *).
IL titolo che reca in fronte questa pagina risveglierà forse il pensiero d'una carnevalata, o qualcosa di somigliante... Un po' di pazienza! e si comprenderà subito che non si tratta punto delle pignatte, appese alle corde, che in più luoghi si sogliono rompere durante il carnevale, a scopa di divertimento.
Ecco come ebbe origine la nostra festa!.... Stavamo osservando qualcuno dei nostri codinetti, tutti intenti negli angoli del cortile, moniti di scatolette di latta, a cucinare con discreta bravura crostelli di pane e altre cosucce serbate furtivamente dal pranzo.
Di qui nacque l'idea:
- Mettiamo alla prova l'abilità culinaria dei nostri fanciulli!
- In che modo?
- Si dia a ciascuno una sommetta di danaro e libertà completa di comprare e confezionare il pranzo, a loro piacimento. Tutto serve per meglio conoscerli!
- E saranno contenti?
- Pensiamo!
Si doveva per l'appunto fare una gita di svago il giorno dopo la festa di S. Luigi.
La sola proposta destò un vero entusiasmo; un movimento insolito. I giovanetti si raccolsero presto in gruppi di cinque o sei, e a ciascuno fu distribuita la quota di danaro, corrispondente a una mezza lira italiana.
Si noti però: con tal somma bisognava provvedere a tutto: riso, pietanze, frutta, dolci e thè, perfino le stoviglie e le pignatte. La legna soltanto sarebbe stato un soprappiù della somma elargita.
Detto fatto! Le minuscole società elessero i loro mandarini, i quali studiarono non poco il difficile problema: «in qual modo cioè dalla minima spesa trarre il massimo profitto! »
Il solo imbroglio, anzi il più imbarazzante era la compra assolutamente indispensabile delle pignatte.
« E le pignatte (riflettevano i più intelligenti) non si mangiano!...»
Comunque, i Cinesi godono d'una rara qualità, anche nei momenti più critici della vita: l'assoluta freddezza del sangue.
Raccolti quindi a grave consulta, per alcuni giorni non furono occupati in altro che a ponderare ben bene quale e quanto si sarebbe potuto cavare dall'enorme somma di due lire e mezzo per cinque persone! E solamente quelle benedette pignatte pareva turbassero alquanto la serenità dei calcolatori.
Ma il Direttore tenne fermo:
Vi dovete comprare anche i tegami, le padelle, e le pignatte!
Alla vigilia della passeggiata i capoccia uscirono alla compra. Non si fidavano di nessun economo, guai se fossero stati derubati! Eppoi un'altra idea li stimolava : s'erano sfidati a chi più e meglio avrebbe saputo provvedere.
Uno dei primi caporioni ebbe il felice pensiero di far l'acquisto d'un bel pollastro. Gli altri non vollero essere da meno, e in breve nel cortile si trovarono a beccare insieme una mezza dozzina di quei graziosi bipedi, un istante prima tra loro affatto sconosciuti... che dettero occasione a delle scenette curiose.
Amatissimo Padre, a questo punto, troncherei la futile relazione, se non riflettessi quali giulive scampagnate sapeva combinare, nei tempi così detti eroici, il nostro buon padre D. Bosco. Per lui una scappata all'aperto aveva un significato ben più alto d'un semplice esercizio sportivo. Quindi tiro innanzi.
Una scena curiosissima fu la partenza!... Bisognava vederli i nostri giovanetti: avevan tutti, in barba al loro codino, l'aria di piccoli soldati in marcia per la guerra; o meglio tutti sovraccarichi di fagotti, di ceste e cestelli, parevano un branco di poveri emigranti, che andassero in cerca della fortuna. La gente s'affollava alle finestre... e i curiosi facevan ressa al passaggio, sorridenti di compiacenza e non mai sazii di contemplare lo strano spettacolo.
Passato il mare, dopo un'ora di cammino ci trovammo sprofondati nella deliziosa gola di due montagne dell'isola di Lapa, fra cui scorre rumoroso e limpido un torrente d'acqua, al riparo dal sole, tra la frescura di ombre amenissime.
Sotto una larga tettoia stanno disposte dodici belle tavole di sasso, cui il generoso padrone lascia in balia dei primi occupanti.
Quivi, deposti i preziosi fardelli, fu subito un lavoro febbrile per rompere pietre e adattare i fornelli per la cucina.
E le pignatte non mancavano! Io non esagero; quei codinetti lavorarono con tanta intelligenza di causa che in un attimo tutto fu spiumato, squartato, preparato; spargendosi all'intorno il grato profumo dei cibi e delle salse più svariate e piccanti.
Corre fama in Europa che i Cinesi inghiottono indifferentemente le cose più ributtanti del mondo. Ma noi ne avemmo una prova tutto in contrario. A titolo di curiosità e di studio di nomenclatura cinese, mi detti a passare in rassegna le diverse qualità di vivande provviste; ma, arrivato al numero di cinquanta, deposi la matita, incantato dall'attività tanto gioviale e concorde di quegl'improvvisati dilettanti dell'arte culinaria.
Nessuno era disoccupato, e a mezzogiorno ciascuna minuscola società ebbe il conforto di vedersi imbandita una mensa di ben dieci piatti almeno, tutto compreso: riso, carne, salse, insalate, dolci, thè, e via via una varietà ch'era uno stupore.
Era frutto dei loro sudori, quindi se lo godettero con soddisfazione maggiore, non senza prima far parte graziosamente ai Superiori degli assaggi di così rara maestria. Fu una giocondità la più schietta, coronata al termine del pranzo, col regalare degli avanzi abbondanti molti poverelli tirati dal chiasso e dagl'insoliti odori. Così l'opera buona riaccese l'allegrezza del cuore.
E le pignatte? - Furono tutte gelosamente raccolte e conservate per altre consimili circostanze. Giacchè c'erano due severe proibizioni: - comprar vino o liquori, e... rompere le pignatte!
Mi permetta di aggiungere, amato Padre, che la buona mensa destò perfino la vena poetica. Un frugolino, sveglio non men di testa che di lingua, volle a ogni costo felicitare il Direttore. E alzatosi, fra la meraviglia di tutti, esordì testualmente a questo modo:
- Go italia maniera fallar, muito comer, hotó funhei. Siamo contenti. Rezar muito per te. Viva Tonkà!...
Si spiega in questo modo:
- Io italiana maniera parlare, molto mangiare, molta allegria. Siamo contenti. Pregare molto per te. Viva il Direttore!
È uno stuffatello, come ben vede, di lingua cinese, italiana, portoghese, produzione tutta personale, ch'ebbe il merito di accrescere, s'era possibile, l'allegria all'allegria.
Nel pomeriggio i lieti Codini furono condotti a godersi il verde delle montagne...
Tutto riuscì, per grazia di Dio, con soddisfazione generale ; un solo incidente parve turbare la gioia comune. Proprio mentre si poneva piede sulla soglia della casa, il giovane, che s'era recato sul dorso, con infinita attenzione, il fardello prezioso delle pignatte, non si sa come, in un attimo una dopo l'altra le vide scivolare a terra. Risero i compagni; ma al poveretto, alla vista di quegli irreparabili cocci, spuntarono due grosse lagrime sul ciglio.
Il Direttore fu pronto a dirgli:
- Sta' allegro; un'altra volta ci penserò io a comprar le pignatte.
Allora, sciolti i veli lagrimosi, tornò a lui la serenità sul volto e nel cuore; e non potemmo a meno d'esclamare:
- Quanto è dolce l'allegria di chi serve il Signore in santa letizia!
Sac. GIOVANNI FERGNANI.
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,
Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo quest'intenzione generale
Implorare da Maria Ausiliatrice ogni bramata benedizione su quanti La invocheranno nel suo mese dolcissimo.
Feste e date memorande.
BORGOMASINO. - La domenica 13 febbraio, il rev.mo sig. Arciprete D. Pietro Cerotti benedisse un quadro di Maria Ausiliatrice nella sua bella chiesa parrocchiale. Prima di compiere il sacro rito, rivolse la parola alla popolazione presente per animarla al culto più tenero verso Maria Ausiliatrice, elle da qui innanzi (com'egli disse) non mancherà di prendere anche Borgomasino sotto la sua special protezione. Benedetta quindi la sacra effigie, intonò il S. Rosario fra l'entusiasmo della popolazione, che sciolse unanime un inno di lode e di trionfo alla Vergine Santa.
CORUMBÀ (Matto-Grosso Brasile). - Presso il Collegio di S. Teresa si sta innalzando uno splendido santuario in onore di Maria SS. Ausiliatrice. Ne benedisse la prima pietra S. E. Rev.ma Mons. Cirillo de Paula Freitas, Vescovo titolare di Eucarpia ed Ausiliare dell'Arcivescovo di Cuyabà. Alla memoranda cerimonia, fecero da padrino e madrina il sig. Colonnello Giovanni Pinto d'Almeida e la signora d'Azambuja Pereira, circondati dalle Autorità e gran folla di popolo. Il Vescovo officiante cantò messa pontificale all'aperto.
MORELIA (Messico). - In omaggio al tenerissimo culto elle Maria Ausiliatrice riscuote in quasi tutte le città messicane, presentiamo ai lettori l'interno del Santuario eretto in onore di Lei nella città di Morelia. In esso - come in molte altre chiese della Repubblica - il 24 di ogni mese è sempre festa solenne. Numerose son le schiere divote che si succedono alla Sacra Mensa ; prima fra tutte quella dei bravi alunni dell'annesso Collegio Salesiano, ove nel mezzo del cortile campeggia un graziosissimo monumento con la statua della Celeste Ausiliatrice. È veramente caratteristica la diffusione presa dal Culto di Maria Ausiliatrice in tutto il Messico.
CARACAS (Venezuela). - Nel Santuario di Maria Ausiliatrice, dal 12 al 15 gennaio si tenne con solennissima pompa l'adorazione delle Quarant'ore. La messa cantata del giorno di chiusura fu celebrata dal dott. D. Riccardo Arteaga, con musica a grande orchestra ed assistenza di S. E. il Gen. Colmenares Pacheco, Governatore del distretto federale, accompagnato dai suoi segretari e da altri illustri personaggi, che insieme con Sua Eccellenza si recarono ad alto onore di reggere le aste del baldacchino alla processione. Questa riuscì di un'imponenza singolare, per la straordinaria affluenza e pel contegno del popolo, che fe' ala al passaggio del pittoresco corteo, composto di tutte le associazioni religiose e di tutto il Clero regolare e secolare della capitale.
GRAZIE E FAVORI
Quanto è potente Maria Ausiliatrice! (*) Un'altra volta da queste colonne resi pubblicamente nota una grazia speciale ottenuta per l'intercessione sua , ed ora con giubilo ne segnalo un'altra, non meno importante.
Una mia bambina d'anni 3 ammalatasi la vigilia del p. p. Natale d'una polmonite delle più insidiose, andò in men che si dice così aggravandosi nel male che i due medici curanti avevano perduta essi pure la speranza di salvarla. Fu invero un continuo succedersi di giorni trepidanti ed alla notte dell'Epifania sembrava proprio che la bimba dovesse spegnersi per sempre ; gli occhi vitrei, le membra semigelide, il colore cadaverico indicavano la catastrofe imminente.
Lo strazio mio, di mia moglie, di mia madre e sorelle, era al colmo; fu allora che fidente ricorsi alla potenza di Maria SS. Ausiliatrìce iniziando una novena, ed essa fu ancora veramente indulgente e mi esaudì. La malattia cominciò a decrescere ed al termine della novena, sentii dichiarare dai medici che la piccina era fuori pericolo. Ora essa è sana e vispa ed io riconoscentissimo ringrazio quanto so e posso Colei che me l'ha salvata.
Inverigo, 5 marzo 1911.
ANDREA CASTELLI
Segret. comunale.
A Maria Ausiliatrice non si ricorre invano.
Io devo tanto a Lei la sua protezione su me, sui miei cari, e il suo materno soccorso in ogni pericoloso evento! Ma in questi ultimi tempi da Lei fui fatta segno a tratti di così delicata, di così evìdente bontà, che mi sento in dovere di invitare tutto il mondo a riporre in Lei ogni fiducia.
Mi guarì miracolosamente, l'una dopo l'altra, due persone carissìme e già viaticate , perchè dichiarate anche dal medico curante agli estremi, e a corona di tanta bontà, ecco una nuova grazia segnalata.
Per un'imprudenza di persona a me legata e carissima, vìdi me e lei e altri ancora, seriamente minacciati nell'onore e nelle sostanze. Le cose piegavano male assai, quando io, nell'angoscia della minaccia, prendendo in mano la sua statuetta che tengo sempre in casa e a me dapresso, supplicai: - Oh Maria! Quando mai ho chiesto a te una grazia, e tu non me l'hai fatta ? Io ho sempre avuto in te piena confidenza e l'ho anche adesso, e tu mi esaudirai !
Ebbene?... Il domani spuntò subito una leggera speranza, e le cose si andarono con prodigio evidente disponendo in modo che due giorni dopo il pericolo era interamente scomparso! Ah ! Maria Ausiliatrice non resiste all'invocazione fidente, e non lascia nel pianto i suoi divoti !
Fedele alla promessa, faccio pubblica la grazia, invocando ancora e sempre, su me e sulle opere mie, la sua materna, confortantissima protezione!
Torino, 7 marzo 1911.
N. N. Quanto è buona la Madonna !
Tre anni or sono, dopo 3 mesi di studio io mi recavo in famiglia, felice di poter dire a mia madre: - Guarda! i tuoi sacrifizi sono stati coronati dal cielo !
Ma quale dolore, o mio Dio, mi attendeva. Mia madre lottava con la morte ed io ero ignaro di ogni cosa. S'immagini quale non fu la mia disillusione, quando entrando in casa venni accolto con un pianto generale dalla sorella e dal fratello. - Mamma! - allora balbettai, e pazzo dal dolore mi spinsi precipitoso nella sua stanza.
Quale spettacolo ! Il volto deforme, gli occhi vitrei, le labbra paonazze, i capelli scarmigliati, mi dicevano che ormai la catastrofe era vicina... Mi accostai, la chiamai più volte, ma invano la mamma non conobbe il figlio suo ! In quel frangente un'ispirazione mi venne alla mente : Maria Ausiliatrice mi ridarà la mamma! E senza perder tempo, mi tolsi dal collo la sua medaglia e la posi al collo della mamma, invitando anche gli altri di famiglia a unirsi con une a pregare la taumaturga Regina di Valdocco , sicuri che Ella avrebbe ascoltati i preghi dei suoi devoti, e ridonata agli afflitti figli la loro amata genitrice. E Maria ci esaudì! A poco a poco la febbre che rodeva la mamma andò scemando e in poche settimane l'inferma si ristabilì totalmente con stupore di tutti.
Un'altra importantissima grazia.
La signora Giuseppina Vanero, giovine madre di due figli, veniva colpita da tifo viscerale ed in breve ridotta agli estremi. Quando la notizia dell'imminente sciagura che stava per piombare su quella famiglia, mi giunse all'orecchio, accorsi al letto della morente e quantunque già licenziata da varii medici le feci appendere al collo una medaglia di Maria Ausiliatrice e incominciai una novena in suo onore, promettendo che se anche questa volta avrebbe esaudite le nostre preghiere, avrei fatto pubblicare la grazia. Maria ebbe pietà delle innocenti creature che la giovine madre lasciava, ed anche questa volta volle far conoscere quanto sia grande il suo amore per i suoi divoti.
Ancora!... Due mesi fa mi si scrisse da casa che un mio cugino stava gravemente ammalato. Lo raccomandammo a Maria SS. Ausiliatrice e la grazia non tardò ; pochi giorni dopo seppi che egli era migliorato, ed oggi gode perfetta salute !
Riconoscente ne ringrazio pubblicamente Maria ed esorto tutti a ricorrere a tanta madre.
Torino, 10 marzo 1911.
CH. VICO.
Cerasco. - Da parecchio tempo mia moglie soffriva grandemente di gastrica: e purtroppo ogni più attenta ordinazione del medico curante, invece -di calmarle il male, non faceva che irritarla. Quand'ecco la sera della vigilia di Natale, tenendo in rasano il Bollettino Salesiano e ripassandolo più volte, mi fermai sulle grazie e favori che Maria SS. Ausiliatrice dispensa a chi ricorre a Lei, e risolsi di ricorrere io pure con una novena a questa cara Madre, promettendole di pubblicare la grazia, qualora avesse ridonato la salute a mia moglie.
O bontà grande di Maria! Il secondo giorno della novena il dolore cominciò a diminuire, ed il terzo giorno disparve completamente. Adempio con gioia la fatta promessa. Siano rese grazie a Maria SS. Ausiliatrice !
24 gennaio 1911.
ENRICO USLENGHI.
Vicoso. - O Maria, ancora una volta sperimentai la vostra grande bontà e come veramente Voi siete l'Aiuto dei Cristiani ! Più volte la mia piccola bambina cadde gravemente ammalata, gettandomi in grave angoscia ed apprensione per la sua morte. Fiduciosa io sempre mi rivolsi a Voi e sempre mi consolaste salvandomi la mia cara bambina, che ora trovasi sana e robusta.
Grazie di cuore, o Maria SS., la mia riconoscenza e la mia fiducia in Voi non verranno mai meno. Così tutti gli afflitti ricorrano a Voi e sempre ne andranno consolati!
27 gennaio 1911.
MARIA MARIANI.
Brescia. - Riconoscenza e dovere mi portano ai piedi di Maria SS.ma, Aiuto dei cristiani !
Nel principio di aprile u. s., il maggiore dei miei figli, Tomaso Almici, d'anni 22, veniva colpito da un duplice morbo: pleurite e nefrite. Portato al civico ospedale di Brescia, era dai periti sanitari dichiarato inguaribile. In tanta sventura, non sentendomi rassegnata a perdere il figlio, sostegno della famiglia, con le lagrime agli occhi e con la più viva confidenza in cuore, lo votai a Maria SS. Ausiliatrice, la cui bontà già conoscevo essendo io Cooperatrice Salesiana, e la scongiurai ad aver pietà del malato e a confortare il mio cuore di madre. Nell'impotenza di grandi offerte, promisi di far celebrare tre messe, a grazia ottenuta. Ed ecco che il malato incominciò a migliorare; e dopo 4 mesi di cura, guarito faceva ritorno in famiglia per riprendere con energia e costanza il lavoro di falegname.
Adempiuta la promessa della piccola offerta, non mi rimane che pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano.
19 gennaio 1911.
MARGHERITA MARCHETTI, ved. ALMICI.,
Caluso. - Devo la più sentita riconoscenza a Maria SS. Ausiliatrice per una grazia segnalatissima che si degnò concedermi. Mio marito ai primi di questo mese doveva subire una pericolosissima operazione. Io, temendone la morte immediata, non volli lasciarlo operare, ma lo raccomandai vivamente alla Madonna facendo promessa di una piccola offerta.
L'Ausiliatrice mi esaudì, ed ebbi la fortuna di vederlo in breve riacquistare la sua salute. Ne ringrazio di cuore la Mamma nostra e adempio alla mia promessa.
21 dicembre 191o.
CATERINA BIANCHETTI.
Villadossola. - Col cuore innondato di gioia, pubblico un nuovo pegno della bontà di Maria Ausiliatrice. La mia amata nipotina, di anni tre, venne colpita da meningite. Non solo il nome della malattia c'incusse terrore e spavento, ma anche lo stato della bambina, che era così disperato che temevamo da un momento all'altro di perderla.
Fu allora che con tutta fede ci rivolgemmo alla potente Ausiliatrice colla novena consigliata dal Ven. Don Bosco, promettendole a grazia compiuta un'offerta per le Missioni Salesiane e la pubblicazione della grazia sul Bollettino. Oh! bontà di Maria; eravamo appena alla metà che la bambina cominciò a migliorare, e il miglioramento fu tale che passati i nove giorni la bambina fu fuori pericolo ed oggi trovasi in salute, vispa e sorridente come prima.
20 gennaio 1911.
GIUSEPPINA VITTONI.
Motta Alciata S. Maria. - Da sei mesi mi trovavo affetta da infiammazione intestinale, creduta dapprima appendicite. Mi raccomandai alla Madonna di D. Bosco promettendo la pubblicazione della grazia sul Bollettino se avessi avuto la guarigione. In cominciai una novena all'Ausiliatrice, e nel terzo dì presi a migliorare ed al termine della novena mi sentii intieramente guarita. Adempio alla promessa ed invio per le Missioni una tenue offerta.
27 febbraio 1911.
ANGIOLINA DEMARCHI.
Regalbuto (Catania). - Povero zio! Da circa 20 anni soffriva per catarro gastrico, e già una volta era arrivato in fin di vita per una doppia polmonite, ed ora la febbre malarica e la nefrite, che gli impediva l'uso del chinino, lo avevano nuovamente ridotto agli estremi. Chiamato a vederlo, lo raccomandai a Maria Ausiliatrice e gli misi una medaglia sotto il guanciale. Tutti credevano vana ogni speranza; ma si pregava e si piangeva da tutti.
Passarono così tre giorni e l'ammalato cominciò a migliorare e finalmente il 19 c. m. potè celebrare la prima messa in ringraziamento. Lo zio è l'arciprete di Regalbuto, il quale mi incarica di pubblicare la grazia, affinchè tutti ricorrano a Maria SS.ma Ausiliatrice per grazie e favori.
24 febbraio 1911.
Ch. GIUSEPPE SCRAVAGLIERI.
Antibo. - Con viva riconoscenza rendo infinite grazie a Maria SS.ma Ausiliatrice , per avermi ottenuto un favore segnalato. Mio figlio all'età di 17 mesi venne colpito da polmonite doppia, con febbre giunta a 41 grado. Il medico curante disse essere difficile che passasse la giornata. Col cuore addolorato, ma pieno di fiducia, ricorremmo a Maria SS.ma Ausiliatrice (dalla quale abbiamo già ottenuto altre grazie) promettendo se ci esaudiva di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Non tardò l'Augusta Ausiliatrice a venirci in aiuto. Il figlio andò a poco a poco migliorando, ed ora è perfettamente guarito.
Oh! imparino tutti, quanto sia generosa la Beata Vergine nel dispensare grazie e favori a chi ripone in Lei la sua fiducia !
21 febbraio 1911.
PIETRO ISNARDI.
Incisa Belbo. - Pochi momenti ancora e due famiglie sarebbero rimaste prive dell'unico loro sostegno. Tre anni or sono un mio nipote moriva, affidando al fratello la cura della moglie e dei suoi sei figliuoli. Ora anche questi, seriamente aggravato da interno malore, dovette subire una dolorosa operazione; quando per la violenza del male, i punti dati alla ferita si strapparono, facendo temere che l'opera medica riuscisse inutile. Il poveretto, vistosi in procinto di morte, volando col pensiero alla famiglia, pianse dirottamente.
Ma come è potente Maria! A Lei l'avevo affidato ed Ella mi ha esaudita. I medici incominciarono il loro compito e contro ogni aspettativa l'operazione riuscì felicemente. Tornato in seno alla famiglia, il caro nipote ha già ripreso la sua vita laboriosa e buona.
26 febbraio 1911.
MARGHERITA BENZI,
Cooperatrice Sales.
Genova. - Ebbi la mia piccola Rosetta gravemente ammalata, colpita da bronco-polmonite, e i medici dichiararono la cosa assai seria, anche perchè ad aggravare il male si aggiunse il morbillo. Ero disperata, quando mi rivolsi all'Aiuto dei Cristiani; ma questa tenera Madre esaudì le mie preci, ed ora la bambina è completamente ristabilita.
1 marzo 1911.
TERESA GATTI.
Casalgrasso (Cuneo). - Una mia nipotina di appena 6 mesi fu sorpresa da terribili convulsioni. Era da due giorni che agonizzava, quando alle r di sera del 17 corrente, sembrando che volesse veramente dare l'ultimo respiro, chiamai il medico, il quale sentenziò, che non aveva più di 10 minuti di vita. Desolata, feci ricorso con tutti i miei di famiglia a Maria SS.ma Ausiliatrice. Oh prodigio! Dieci minuti dopo, invece di spirare, incominciò a star meglio, ed il miglioramento fu così repentino che a mezzanotte si trovò guarita! Grazie ! grazie infinite a Te, o vero aiuto dei Cristiani!
Gennaio 1911.
TABERNA DOMENICA.
Pietraperzia (Cagliari). - Sento il dovere di rendere pubblicamente le più vive grazie a Maria SS.ma Ausiliatrice per due grazie segnalate che mi ha ottenute colla sua potente intercessione. A Lei vado debitrice se posso compiere i miei doveri in famiglia. Mi aiutino i devoti di questa dolcissima Madre a ringraziarla convenientemente d'avermi ridonata la sanità.
Febbraio 1911.
G. H.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A*) - Agliano d'Asti : Anna Garbaroglio, 10 - id.: Maria Truffa, 5 - Alassio : C. M., 5 - id. V. T., 5 - Albissola : Siccardi Giuseppina Ved. Cirolo, 2 - Alessandria : Gorretta Luigia Ved. Valenza, 12 -Altdorf (Canton Uri-Svizzera): Sigwart Amstadt, 2 -Ancona: Bigozzi Olga, 5 -Arquata Suor Benigna Fava, 2.
B) - Balzola : C. R., 3 - Bellinzago Novarese Patteroni D. Luigi, 15 - Palazzo Can.: Borghino Genesio, 2 - Bianzè : Giuseppe Cavallone, 2 - Bienna (Svizzera): Giocondo Socchi (particolarmente grato per ricuperata salute, dopo aver inutilmente sperimentato ogni risorsa dell'arte), 2 - Boca : Vittorio Del-Boca, 5 - Borgaro Torinese Cumino Barbara, 2 - Bra : G. M.
C) - Campomolino : Vivan Maria - id.: Riccardo Baratella, 5 - Candia Lomellina : Praga Giovanni, 2 - Carmagnola : Abrate Caterina, 6 - Casabianza di Verolengo: P. A., 3 - Casalborgone: Torre Giuseppe, 3 - Castellanza : bandoni Romeo, io - Castello d'Annone: Manetta Rosa, 5 - Cervatto-Sesia : D. M., io - Collesalvetti : Bertocchi Yole, i - Conegliano Veneto : N. N., 2 - id.: N. N., 3 - Cortemilia : Molinari Giuseppina, 2 - Cuorgnè : G. N., 5.
D) - Divignano : Parachini Anselmo, 5.
F) - Fiavè (Austria): Simoni Filomena, 2 Fiume: Angheben Albino, io.
G) - Gardone Riviera (Brescia): Bellicini Don Bortolo, 5 - Genova : Pretto Carolina, 25 - Grosotto: Caterina Robustelli.
H) - Hóne : P. A., 5.
I) - Introbbio : Artusi-Selva Angelica, 5.
L) - Lanusei : Stochino Lai Marianna, 5 - Livigno : H. V., 15 - Lucca : N. N. - Lujàn (Argentina): Scagliotti Maria, io.
M) - Magliano Alpi: Ravera Margherita, 5 - Marina di Bova : Foti Umberto, 5 - Metti (Pellegrino Parm.): Borella Adele, 5 - Milano : Borletti Ester, 20 - id. : Tognetti Rosina, 2 - Mombello Torr : Conio Antonio - id.: Gianasso Lucia, i - Moncalieri : Garneri Giuseppina, 3 - Monteforte Cilento : D. S. Giordano, 4,50 - Monte grosso d'Asti: Santero Francesca, 5 - Montese : Monvari Ermenegilda, 5 - Morsasco : Stoppino Prosperina, 2 - Mosso S. Maria : Regis Giovanna, 12.
N) - Negarine : Righetti Rosalia, 2 - New York: Siragusa Serafina, 5 - Nizza Monferrato Suor P. M. F. di M. A. - Novara : Crestina Tomasina, 20.
O) - Oncino (Valle Po): Allisio Domenico,4 - Orrnea: Trinceri Eufrosina, io - Ozzano Monf.: Rosa Gino, 5.
P) - Padova : Elena Lion Ved. Benvegni, 15 - Pallanea : Renzo D. R., 2 - Parma : Dozzo Nina, 5 - id.: M. C., 12 - Pergine : Morichetti D. Luigi, 5o - Piana Biglini d'Alba: Macagno Domenica e Giuseppe, 20 - Poca paglia : Dacomo Giuseppe, 20 - Pozzomaggiore, Serra Pietrina, 2 - Pralormo Givogre Lucia. 5.
R) - Roasio : Ponte Costanza, 5 - Roma : Salvatore De Siinoni, 5 - id. : Scribante Carlotta, 5 Rosignano Monf.: Beccaris D. Luigi, 24 - Ruginello : Terroli Virginio, i.
S) - Sale Marasino : Picchi Battista, 5 - Saluggia : De Caroli Teresa, 2 -,id. : Cerruti Maria ed Annunziata, 4 - San Bonifacio : N. N., 2 - San Gaudenzio : Zelaschi Giuseppina, io - San Giovanni (Brasile): Bimbato Marcellino - S. Salvatore Monf.: Rola Giovanna, 5 - id. : Rola Amalia, i,5o - id.: Suor Giuseppina Uslenghi, 6 - S. Sebastiano Po : Birolo Metilde, 6 - Savigliano : Giovanni Sismonda, 4 - Schio : R. D., 3 - id.: L. L- Sesiri Ponente : Samengo Maddalena, 20 - Settimo S. Pietro : Secci Giovanni, 2 - Sommacampagna,: Pia ed Irma F. Sondrio: Direttore Istituto S. Lorenzo, io - Sopracornola: Rota Cristina, 5 - Sorina Monf.: N. N., 2 - Spezia : Spina Hecle, 5 - Stella S. Martino : Nicoletta Pozzi, 20 - id. : Giuseppina Chiossone, io, per segnalatissima grazia.
T) - Tempio d'Ormelle : Pasetto Amalia, g - Tonengo : M. Angela Grua, i -Torino: Castagnotto Rosa, 3 - id.: Cattaneo Pietro, io - id.: Chierighino Faustina, 2 - id.: Dolzi Caterina; 5 - id. Ferrando Caterina, 5 - id. : Gallo Margherita, 2 - id.: Girardi Eugenio, 6 - id.: G. A., 2 - id. Lanza Carolina - id.:. Meaglia Giovanni, 5 - id.: Perosino Michelina, 2 - id.: M. T. D., i - id.: Olietti Rosa, 2 - id.: Praglia Secondina, io id.: Robino Teresa, 2,50 - id.: Rosso Antonio, 3 - id.: R. G., 5 - id.: Spinello Domenica, i - id.: N. N., io - id.: Irene Micellone Roboni - -Treseorre Balneario : N. N., 1o - Troia : Badessa Antonia, 0,50.
V) - Valenza : Luisa Devoto, 25 - Varazze : M. F., 5 - Venezia : N. N., 4 - Ventimiglia : Vallerga Giuseppina, 5 - Vercelli : Capriolo Giovanni, 3 - Verolengo : Giglia Carlo, io - id.: Prof. D. Passera Ferdinando, 5 - Verona : Teresa Zoppi, 5 - Verucchio : Zanni Maria, 2 - Vicenza : Schiezzari Angelo, 2 - Vigone : Pussetto Caterina, 2 - id. Gay Giuseppe, 18 - Villanova d'Asti: Grella Teresa ved. Bosio - Villarosa: Marietta di Salvo, i.
Z) - Zavattarello : Cavalieri Venanzio, 2.
X) - Laiolo Antonio, 10.
Santuarìo di Maria Ausìlìatrìce
TORINO-VALDOCCO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, ed anche per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 aprile al 10 maggio:
12 aprile: Mercoledì Santo - Ore 17, Canto dei divini uffizi.
13 aprile: Giovedì Santo - Ore 6,30, Messa solenne - Ore 17, Canto dei divini uffizi - Ore 19, Lavanda dei piedi.
14 aprile: Venerdì Santo - Ore 6,30, la funzione di rito - Ore 17, Canto dei divini uffizi - Ore 19, Via Crucis.
15 aprile: Sabato Santo - Ore 6,30, Benedizione del fuoco, Profezie, Messa solenne - Ore 19,15, Rosario e Benedizione solenne.
16 aprile: Pasqua di Risurrezione - Ore 6 e 7,30, Messa della comunione generale - Ore 9,30, Messa solenne - Ore 15,30, Vespro, discorso e Benedizione solenne.
23 aprile: Apertura del Mese dl Maria Ausiliatrice - L'orario del mese è il seguente:
Giorni festivi: Messe dalle 4,3o alle 11,30 - Ore 5,30 e 7,30 Messe delle due Comunità - Ore 10, Messa solenne - Ore 15 e 16,30, Vespri, predica, litanie e benedizione solenne.
Giorni feriali: Messe dalle 4,3o alle 10,30 - Ore 5,30 Messa, predica, benedizione - Ore 7,30, Seconda Messa della Comunità - Alle ore 2o: lode, predica, benedizione.
Oratore: Sac. Antonio Fasulo.
24 aprile: Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice - Indulgenza plenaria.
5 maggio: Primo Venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tuffo il giorno.
7 maggio.: Festa del Patrocinio di S. Giuseppe - Orario festivo.
Indulgenza Plenaria
dal 10 aprile al 10 maggio:
1) il 13 aprile, Giovedì Santo;
2) il 16 aprile, Pasqua di Risurrezione;
3) il 3 maggio, festa dell'invenzione della S. Croce; 4) l'8 maggio, festa dell'Apparizione di S. Michele Arcangelo sul Monte Gargano.
In onore di S. Francesco di Sales *).
Ad Acqui il 29 gennaio si tenne nel Santuario della Madonnina la prescritta conferenza ai Cooperatori ed alle cooperatrici. Il conferenziere fu - come negli anni passati - il zelantissimo direttore diocesano Mons. Francesco Negroni, Vicario Generale, che, dopo la recita del Rosario, disse delle Opere di Don Bosco e quindi impartì la Benedizione col Santissimo.
A Caltagirone, nella chiesa di S. Nicolò, parata a festa, con intervento dei giovanetti dell'Istituto Domenico Savio e dell'Oratorio festivo, celebrò la messa della comunione il Sac. Francesco Traversa, il quale prima della Comunione rivolse calde parole di fervorino specialmente a quelli - ed eran moltissimi - che per la prima volta s'accostavano alla Mensa Eucaristica. Dopo la Messa solenne cantata dal Can. Caristia, Mons. Vescovo amministrò il Sacramento della Cresima ad alcuni fanciulli. Alla sera vi fu un riuscitissimo trattenimento, che fu reso più bello dalla presenza di Mons. Vescovo, del Prosindaco Sue. Cav. Dottor Luigi Sturzo, di molti Canonici della Cattedrale, e di altre distinte persone del Clero, e del Laicato.
A Catania la conferenza si protrasse al 12 marzo per poterla tenere in locale privato e in forma accademica: parlarono D. Fasulo, il direttore diocesano Can. Puglisi, il sig. La Zara e l'Ispettore delle Case Salesiane della Sicilia, dott. D. Bartolomeo Fasce, alla presenza di un pubblico eletto.
A Fossano il 2 febbraio celebrò la S. Mesi: a nel Collegio D. Bosco Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giosuè Signori, il quale impartì la S. Cresima a 20 giovanetti e tenne egli stesso la conferenza. Disse esser dovere d'ogni vero cooperatore concorrere cm ogni mezzo morale e materiale al mantenimento ed allo sviluppo delle opere di D. Bosco. L'esimio Prelato lasciò nell'uditorio e negli alunni la più cara impressione.
A Girgenti, conferenza del rev.mo Can. Gaglio, direttore diocesano, nella chiesa di S. Giuseppe, che parlò degli inizi e dello sviluppo dell'Opera di Don Bosco.
A Lombriasco tenne la conferenza ai Cooperatori -accorsi anche dai vicini paesi - il rev. D. Giovanni Grosso. Delineò i doveri dei cooperatori e delle cooperatrici, esortando tutti a collaborare sulle orme di D. Bosco alla salvezza della società.
A Marsala il 29 gennaio disse il panegirico di S. Francesco il rev. D. Antonino Fiorito, che predicò anche il triduo in preparazione; e cantò messa il Can. B. Tancredi, presente un buon numero di Cooperatori.
A Milano, nella chiesa di S. Agostino, celebrò la messa della comunione generale il prevosto di S. Gioachino, D. Francesco Norbeni, e la cantata il prevosto di S. Francesca Romana, D. Zaccaria Bigatti, il quale disse anche delle orme gloriose lasciate da S. Francesco di Sales nel campo della Chiesa.
- Il 26 febbraio si celebrò festa solenne nella chiesa di S. Babila pei Cooperatori. Pontificò Mons. Dott. Carlo Ronchetti, Canonico della Metropolitana, il quale tenne pure il discorso infra missam.
A Novara il 5 febbraio, recitò il panegirico del santo il rev.mo P. Oldrà S. J. che lo presentò come perfetto modello di ogni virtù cristiana ed opportuno titolare delle Opere Salesiane.
A Parma, dinanzi un eletto stuolo di Cooperatori e cooperatrici, tenne la conferenza nel salone dell'Episcopio il rev. D. Giovanni Battista Sammory. Presiedeva l'Ecc.mo Arcivescovo-Vescovo Mons. Guido M. Conforti, che aperse l'adunanza con parole di alta ed affettuosa benevolenza per le opere di D. Bosco.
Preceduta da un triduo con predicazione del rev. P. A. Bonanni, le funzioni celebratesi nella chiesa di S. Eufrasia in Pisa furono più solenni per la presenza di S. E. Mons. Fiorini, Vescovo di Pontremoli, che disse la messa della Comunione ed assistè alla solenne. Alla sera impartì la benedizione il rev.mo Mons. Giuseppe Calandra.
A Penango Monferrato tenne la prescritta conferenza, alla quale furono invitati e convennero numerosi i cooperatori dei dintorni, il rev. Don Giuseppe Rinetti, che additò il bene che poteron compiere D. Bosco e D. Rua coll'aiuto di ogni classe sociale.
A Stella S. Martino, presso Varazze, si teneva la prescritta conferenza la sera della domenica di quinquagesima nella chiesa parrocchiale; e v'intervenne col solito trasporto gran parte della popolazione.
A Trevi, solenni funzioni nella Chiesa monumentale di S. Francesco, con buona musica liturgica.
A Varese nell'insigne Basilica di S. Vittore, la seconda domenica di febbraio, il rev. D. A. Anzini tenne una conferenza sulle Opere Salesiane. L'uditorio era scelto ed affollatissimo.
TORINO. - Un'ottima iniziativa. - Sotto la presidenza della Contessa Teresa Rebaudengo Ceriana è sorto un Comitato di Signore, le quali col titolo di Amiche delle Lavoratrici si propongono di promuovere un'azione materiale e morale a vantaggio delle giovani lavoratrici ed operaie che in numero considerevole frequentano l'Oratorio festivo diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Detto Comitato a meglio provvedere ai molteplici bisogni ha indetto un Banco di beneficenza, che si terrà pubblicamente nella prossima solennità di Maria Ausiliatrice. Qualunque oggetto od offerta a vantaggio del medesimo, sarà ricevuto con riconoscenza dalla segretaria signorina Lorenzina Mazè de la Roche (Corso Vinzaglio, 25, Torino) o dalla Direttrice dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Piazza Maria Ausiliatrice, Torino).
SPEZIA. - Il 29 gennaio i soci della Compagnia di S. Luigi inauguravano la loro bandiera.
Al mattino, dopo la messa della Comunione generale, il rev.mo Can. D'Isengard, abate di S. Maria, benedisse il vessillo tricolore, portante nel centro l'immagine di S. Luigi circondata da una corona di fiori ; e, compiuta la cerimonia, rivolse le più affettuose parole ai giovani della Compagnia esortandoli a praticare le virtù simboleggiate dai colori del vessillo: la speranza, la fede e la carità.
Alle 15 una grata visita del Vescovo Mons. Carli compì la festa. Sua Eccellenza parlò paternamente della gioventù di S. Francesco, esortando i 300 giovani all'imitazione del Santo.
CASAL MONFERRATO. - All'Oratorio del Valentino la domenica 5 febbraio si inaugurò un ampio salone per riunioni, palestra del Circolo sportivo, e teatrino. « Com'era giusto e doveroso - scrive il corriere - esso fu intitolato a D. Bosco, il grande educatore della gioventù, che così bene seppe comprendere l'anima giovanile, traendola per la via del divertimento onesto al sentimento della propria dignità, all'amore del lavoro, alla pratica della religione ».
Alla festa inaugurale presero parte Mons. Vescovo, il Sindaco e molte altre illustri e nobili persone, con un'onda di popolo.
SLIEMA (Malta).- II carnevale santificato. -Il Malta, giornale quotidiano che si pubblica nell'isola omonima, nel numero del 4 marzo ha un breve resoconto dei « varii trattenimenti teatrali, svoltisi, durante il Carnevale, nel Teatro della Domus pei giovani dell'Oratorio Salesiano di Sliema », seguito da queste parole:
» Quello che più ci consolò si fu il sapere che quei vispi giovanetti che tripudiavano nella vasta sala fra lo schioppettio delle risa più gioconde, e quei giovani che dal palcoscenico trattenevano così abilme te la gran folla stipata nella sala, al mattino avevano compito, a turno, l'adorazione a Gesù Sacramentato, solennemente esposto fra lumi e fiori nella cappella dell'Oratorio.
» Domenica, lunedì e martedì u. s. dopo la messa della Comunione, che fu ogni giorno generale, fu consolante il veder sfilare divotamente, secondo il turno stabilito, i giovanetti adoratori, in veste talare e cotta, ed ogni quarto d'ora altri venivano a sostituirli, fino a mezzogiorno, ora in cui, dopo il canto del Rosario del SS. Sacramento e del Pange lingua, s'impartiva la Benedizione Eucaristica. Ai giovani non mancarono di unirsi molti fedeli, amici e benefattori dell'Oratorio che parteciparono con vera pietà alle comuni adorazioni...»
ITALIA.
MILANO. - Una conferenza sulle missioni salesiane nell'America del Sud. - Il ig febbraio, l'avv. Giuseppe Serralunga-Langhi - reduce dall'America, dove ritorna professore di economia politica all'Università di Buenos-Aires e direttore dell'istituendo Ufficio di informazioni ed assistenza degli emigranti d'Italia - tenne nel salone dell'Istituto dei ciechi, una conferenza sul tema: « L'Opera civile, morale e religiosa di D. Bosco nell'America del Sud ».
L'oratore cominciò col ricordare il 14 novembre 1875 quando da Genova, benedetti da D. Bosco, salparono per l'Argentina il teologo G. B. Cagliero e D. Fagnano, i quali furono i pionieri di quell'opera che oggi si estende in tutta l'America del Sud e che conta numerosissime fondazioni. Accennato alle ragioni di una tale diffusione in così poco tempo:
« Nell'Argentina - egli disse - nella quale gli Italiani sono oltre il sesto della popolazione, i Salesiani non soltanto oggi, in cui il fare sfoggio di italianità può anche essere una cosa vantaggiosa, ma sempre si sono ricordati della terra che vide gli albori della loro grande famiglia, e quando nessuno pensava a scuole di lingua italiana in suolo argentino, essi hanno sempre non solo parlato, ma insegnato l'italiano nelle loro scuole... ».
Registrando questo fatto di cronaca, per amor di verità a noi piace soggiungere come la Commissione Salesiana per l'Emigrazione con circolare 2o febbraio u. s. facendo sua una raccomandazione del compianto D. Rua, ricordava alle Case Salesiane « il determinato disegno di sviluppare e moltiplicare nei limiti delle nostre forze, ogni opera di assistenza a favore di tutti coloro che per necessità o per convenienza sono indotti o allettati a mutare le terre natie con lidi stranieri.
» Contando ora la Pia Società Salesiana vari membri appartenenti a molte differenti nazioni, ci sarebbe omai più facile, ove non ci difettassero i mezzi, il poter istituire in più parti segretariati ed altre opere di assistenza per gli emigrati delle varie nazioni, come si è fatto fin qui con felice successo per gli emigrati italiani ».
PARMA. -- Il Circolo Universitario C. M. Baratta il 17 gennaio inaugurava il locale della sua sede in via XX Marzo. Il prof. D. Paolo Lingueglia rievovocando il vecchio Circolo Leone XIII, di cui il compianto Baratta era stato amoroso ispiratore, esortò gli intervenuti a imitare i giovani d'allora di cui parecchi, senza aver fatto dedizione dei loro principii, occupano brillanti posizioni in società. Il dott. Grassi portò il suo saluto, accennando quanto e famiglia e società e religione s'aspettino dalla gioventù. Il dott. Boni delineò la simpatica figura di Don Baratta e in seguito, con bell'esempio, presero la parola parecchi giovani mostrando di comprendere l'importanza della loro unione e delle sue finalità e il proposito di voler impadronirsi di quest'arma moderna della parola. Fu innalzato un evviva caloroso all'ecc.mo Arciv.-Vescovo Mons. Conforti.
VERONA. - L'Em.mo Card. Bacilieri, accompagnato dal suo segretario Mons. Tomba, il 9 febbraio si recava a visitare l'Istituto D. Bosco e specialmente l'Esposizione dei lavori, della quale abbiamo fatto cenno il illese scorso.
L'Em.mo fu ricevuto al suono della banda musicale, ossequiato dal Direttore e da tutti i Superiori lieti della preziosissima visita, e dai convittori schierati sotto i portici del cortile interno ; ad essi l'illustre Porporato, dopo aver dato la sua benedizione, rivolse brevi parole di saluto.
Fatta una breve sosta nell'ufficio di direzione, l'Em.mo passò a visitare i lavori esposti, per i quali mostrò la sua piena soddisfazione. Quindi volle vedere i singoli laboratori ove i giovani si erano già distribuiti in attesa del Cardinale, e alla cui presenza mostrarono in qual modo da essi si attenda al lavoro. E l'Em.mo, tanto ai capi d'arte come ai ragazzi tutti, rivolse la sua parola d'incoraggiamento.
Compiuta la visita e recitata una breve preghiera nella cappella dell'Istituto, Sua Eminenza si degnò entrare nella sala del teatrino, ove si compiacque presenziare una rappresentazione cinematografica. Quindi passò nella sala di studio degli alunni delle classi elementari e in quella degli alunni delle classi ginnasiali, che esortò ad essere disciplinati e studiosi per corrispondere alle cure dei loro superiori, alle speranze dei genitori e ad assicurarsi in tal modo una buona posizione in società.
« Possiamo dire - scrive il Verona Fedele - che l'impressione avuta in tutta la visita dall'Em.mo Presule fu della più viva soddisfazione e che Egli ebbe parole di viva congratulazione per i superiori, specialmente per l'instancabile Direttore prof. Don Luigi Ciprandi, e di incitamento a tutti nell'opera tanto necessaria della educazione ed istruzione di operai e di studenti, bravi e buoni, anzi prima buoni e poi bravi e.
TREVIGLIO. - Premiazione scolastica. - La seconda domenica di febbraio, nel Collegio Salesiano si fece la solenne distribuzione dei premi agli alunni delle scuole ginnasiali, tecniche ed elementari. L'On. Cameroni tenne un breve discorso, trattando dell'istruzione in Italia e dell'ideale nella coltura. Con rapidissima sintesi toccò dei grandi italiani, illustrando l'alto spirito di idealità che li animò; e rivolse un caldo appello ad ispirarsi su di quelli e a seguire docilmente l'indirizzo di studio dato dai Salesiani « che senza dimenticare le esigenze del momento, sanno così nobilmente educare e. Vivissimi e ripetuti furono gli applausi del numeroso pubblico e cordiali le congratulazioni delle autorità presenti. Seguirono poesie declamate da giovani del corso ginnasiale, tecnico ed elementare, intercalate da classica musica, egregiamente eseguita.
In fine l'on. Cameroni volle fregiare di sua mano i giovani segnalatisi per studio nelle varie discipline e per buona condotta, avendo per tutti parole di congratulazione e di incoraggiamento. La riuscitissima festa si chiuse col maestoso coro a 5 voci : e Lodate Jahve! -» del M.° Dott. D. Vincenzo Cimatti.
ESTERO.
BRUXELLES (Belgio). - Inaugurandosi le nuove Scuole Parrocchiali di S. Filippo Neri e di S. Croce a la Chaussée de Boendael, a pochi passi dall'Esposizione Internazionale, Sua Eminenza il Card' Mercier, Arcivescovo di Malines, ebbe la bontà di recarsi a compiere egli stesso la cerimonia rituale. Il Conte Eugenio de Meeus, presidente del Comitato disse uno splendido discorso di circostanza; e quindi prese la parola il piissimo e dotto Porporato per ringraziare quanti avevano dato mano all'erezione del nuovo edifizio, al quale nulla manca, « nè l'ampiezza, nè il gusto artistico, nè l'aria, nè la luce, essendo stato tutto distribuito nel miglior modo e secondo le prescrizioni dell'igiene ». Venendo poi ad augurare al medesimo le più copiose benedizioni: « Ho fiducia, conchiuse Sua Eminenza, nello sviluppo di un istituto che s'inaugura con le più lusinghiere speranze; la mia fiducia si fonda sullo zelo di coloro che lo dirigono e sulla protezione del Ven. D. Bosco e di D. Rua, che dall'alto del Cielo, assistono a questa festa e pregano per noi ».
Le nuove Scuole contano già 280 alunni.
SALTA (Repubblica Argentina). - Una nuova fondazione. - In omaggio alla parola data dal compianto D. Rua al Vicario Generale di Salta, Mons. Toscano, venuto appositamente a Torino per ben due volte, a nome di quel zelantissimo Vescovo Mons. Mattia Linares e di un insigne cooperatore, si è inaugurato in quella città un Oratorio festivo con Scuole popolari, colla speranza di por mano ad una Scuola d'Arti e Mestieri.
L'opera cui venne dato il nome di Oratorio e Collegio « D. Rua » è raccomandata ai Cooperatori Salesiani della Repubblica, come monumento alla memoria del 1° Successore di D. Bosco.
MONTEVIDEO (Uruguay). -- Dal Collegio 0. Bosco riceviamo questi appunti: Oratorio festivo. - Uno dei migliori frutti del nostro oratorio festivo nello scorso anno fu la prima comunione che gli Oratoriani fecero l'8 dicembre, festa dell'Immacolata. Erano pressochè cento cinquanta fanciulli, a cui si aggiunse un centinaio di fanciulle, mercè lo zelo delle Madri Cristiane e delle Figlie di Maria.
Organo degli oratori festivi nell'Uruguay è, come già sanno i lettori del Bollettino, il foglietto domenicale « El Amigo de la Niñez » (L'amico dei fanciulli). Sono più o meno sette mila copie che si spargono tutte le domeniche, come uno sciante di piccoli ma efficaci messaggeri della divina parola, per i collegi e le parrocchie di questa repubblica. Recentemente esso ha raccolto ventimila firme, tutte di fanciulli, che recheranno ai piedi del Vicario di Gesù Cristo una protesta d'amore e di fede dell'infanzia americana.
Esposizione professionale. - L'esempio di Torino ci stimolò a chiuder l'anno con una esposizione di lavori eseguiti dai nostri alunni artigiani. Oggi, ad esposizione chiusa, siamo ben contenti dell'esito.
L'esposizione fu visitatissima. Amici ed avversari andarono d'accordo nel ponderare l'efficacia dei nostri programmi, e le lodi ebbero un'eco sonora nella stampa cittadina.
Antichi allievi. - In quest'opera così geniale, sebbene ancor lontani dalla mèta, pure siamo sulla buona strada. Attualmente vi sono nell'Uruguay sette Circoli giovanili bene organizzati e due si stanno organizzando. Ogni collegio avrà il suo.
Per le manifestazioni di vita collettiva e per l'appoggio mutuo già si sono confederati sotto un Consiglio superiore, con sede in questo Collegio.
Segretariati dell' « Italica Gens ».-- Si son fon= dati presso tutti i collegi dell'Uruguay. Se per, le condizioni speciali di questo paese non hanno ancor molto da fare, non importa. Il lavoro verrà il giorno, in cui colla pace e coll'ordine l'onda dell'emigrazione entrerà pure in una repubblica che per il clima, la posizione e la fecondità delle terre è chiamata ad essere « la perla » dell'America del Sud.
Degno di encomio è l'interesse con cui il Ministro d'Italia nell'Uruguay, il sig. Comm. Vittorio Cobianchi, segue lo sviluppo di questi segretariati. Egli stesso volle assistere alla festa con cui si inaugurò il Segretariato centrale qui nel Collegio Don Bosco, ed oltre alle informazioni personali, volle avere un resoconto scritto di quanto si fece finora per trasmetterlo al Commissariato Generale d'Emigrazione in Roma.
AGUA DE DIOS (Colombia). - Dal periodico locale « La Beneficencia » togliamo varie notizie edificanti:
- I Salesiani incaricati della direzione spirituale del lazzaretto sono instancabili nel promuovere il bene morale e materiale degli infermi. Da pochi mesi hanno stabilito una Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, ed una Società femminile di Mutuo Soccorso; ed ambedue le associazioni compiono un gran bene fra le famiglie più bisognose del lazzaretto.
- Sul finir dell'anno scolastico, nell'Asilo Michele Unia, che conta 67 alunni interni, ebbero luogo regolarmente gli esami. Quello che attirò maggiormente l'attenzione della Commissione esaminatrice furono i lavori esposti dai falegnami e dai tessitori. Secondo la relazione inviata dal direttore dell'Asilo all'Amministratore del Lazzaretto, si rileva che nel provvidenziale istituto regnano concordi, come voleva D. Bosco, la preghiera e il lavoro.
- Il 9 dicembre Sua Ecc. Rev. il Delegato Apostolico Mons. Ragonesi e l'Ecc.mo sig. Presidente della Repubblica dott. Carlo E. Restrepo visitarono il Lazzaretto. Mons. Delegato benedisse un nuovo altare dedicato a S. Antonio nella chiesa pubblica, e il Presidente fece da padrino alla sacra cerimonia. L'altare è bello per arte e decorazioni: ne diresse i lavori lo stesso cappellano Don Raffaele Crippa. Nel pomeriggio del medesimo giorno i due augusti ospiti visitavano con grande soddisfazione l'Asilo Michele Unia.
- Le 4o Ore riuscirono una tenera dimostrazione di fede a Gesù in Sacramento. Il pio esercizio ebbe termine con la commovente processione del Santissimo per i corridoi e i cortili dell'Ospedale, tra molti lumi e molti infermi che si prostravano supplichevoli al passaggio del Salvatore. Solo la nostra Religione santissima conosce il segreto della vera felicità anche in mezzo alle tribolazioni.
S. E. Mons. Pasquale Guerini.
Fece una morte da santo la sera dell'8 febbraio u. s. nel Collegio pontificio albanese di Scutari. Era nato a Perzagno il 17 maggio 1821. Eletto Vescovo tit. di Pafo e Coadiutore dell'Arcivescovo di Scutari il 6 maggio 1879, subentrò al governo diretto di questa sede il 23 novembre del 1886 e lo tenne sino alla fine del 1909, quando, dietro sua rinunzia, fu nominato Arcivescovo tit. di Melitene. Pio, mite e zelante, fu il vero modello del buon Pastore ! Per D. Bosco, per D. Rua e per le Opere Salesiane ebbe vivo e cordiale affetto. Una prece per l'eterno riposo di questo illustre Cooperatore !
Can. Gioachino Lemoyne.
Si è spento serenamente a Genova, ov'era il decano della Collegiata di N. S. delle Vigne, la sera del 17 marzo, assistito dai fratelli Don Giovanni Battista e D. Vincenzo.
Nato nel 184o dal dott. Luigi Lemoyne, medico del Re di Sardegna, e dalla contessa Angela Prasca, fin da tenera età si sentì chiamato al sacerdozio.
Zelantissimo della gloria di Dio e della salute delle anime, passò la vita nell'esercizio più ope roso del S. Ministero, sopratutto predicando con ornata, ma facile ed efficace eloquenza, la divina parola.
Tenerissimo per i giovani, godeva vederli sottratti dai pericoli delle vie nei giorni festivi, edera felice di passar fra loro le ore, non risparmiando alcun mezzo per guadagnarli al Signore. Già fin da chierico, insieme all'apostolo della gioventù D. Luigi Sturla, di v. m., si dedicò all'opera degli.oratori dallo stesso Sturla fondata, e vi perseverò fino alla morte nell'Oratorio di San Bartolomeo dell'Olivella.
Noi siamo convinti che i molti meriti accumulati nel corso della vita lo abbiano già messo in possesso della gloria celeste: tuttavia lo raccomandiamo con affetto a devoti suffragi.
Sig. Francesco Bosco.
Chi soleva recarsi a far visita a D. Rua, più d'una volta avrà osservato in anticamera o incontrato per le scale o pei cortili dell'Oratorio, un uomo alto, dalla bella barba spiovente e dal viso spirante una grande bontà, che andava o veniva con premura, ma sempre con serenità costante. Era il figlio primogenito di Giuseppe Bosco e quindi un nipote carissimo del Venerabile nostro Fondatore. Egli pure non è più! da quasi un anno la sua salute andava deperendo, ed alle prime ore dell'8 marzo u. s. volava serenamente al Cielo.
Francesco Bosco nacque ai Becchi di Castelnuovo d'Asti il 25 marzo 1841. Accolto dal Venerabile nell'Oratorio in età di 6 anni, vi rimase fino ai 14, quando fe' ritorno alla casa paterna. A 22 anni perdette il padre, ma egli, d'indole retta e di fine criterio, seppe far da padre ai fratelli ed alle sorelle ; finchè accasatosi, rivolse ogni pensiero all'educazione della sua famiglia, dando alla figliuolanza una perfetta educazione cristiana. Uomo di pietà convinta, si disse fortunato di dare tre figlie all'Istituto di Maria Ausiliatrice. Consigliere Comunale per 15 anni, si guadagnò la stima e l'affetto di tutti i Castelnovesi per la sua illuminata partecipazione ad ogni importante discussione.
Da 16 anni, abbandonando la terra natale era venuto a stabilirsi a Torino presso l'Oratorio, mosso da una viva affezione all'opera dell'immortale suo zio. Difatti si mise tutto a disposizione di D. Rua, che per 15 anni lo adibì quotidianamente in uffici delicati.
Ma purtroppo la morte di D. Rua, che portò lo strazio in tante anime, fu anche un gran colpo al cuore di questo zelantissimo Cooperatore. Dopo d'allora, più non gli si vide sul labbro quel suo sorriso, dolce ed espressivo, e continuò nella sua mestizia finchè non l'incolse la malattia che lo trasse alla tomba!
Rinnoviamo alla famiglia, in special modo alla consorte ed alla figlia Sr. Eulalia, Ispettrice delle case dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Piemonte, le nostre condoglianze e la promessa di affettuosi suffragi.
Il prof. Luigi Olivi.
Spirava placidamente il 7 marzo, a Treviso, nella quiete della villa di Selvana, circondato dai congiunti e da alcuni intimi amici.
Era nato a Treviso nell'ottobre 1847 da onoratissima famiglia. Compiuti gli studi, prima si approfondì nelle lingue straniere, poi s'iscrisse all'Università di Padova, e in breve superava gli esami di concorso per la cattedra di Diritto Internazionale nella R. Università di Pisa, dove insegnò parecchi anni e da cui passò a quella di Modena.
Ottimo sposo e padre, cittadino esemplare, cattolico fervente, di grande pietà e pieno di carità con tutti, stimato dal S. Padre e da molti Prelati, egli va anche ricordato fra i più zelanti fautori del processo per la Causa di Beatificazione del prof. Contardo Ferrini. Prese parte a numerosi Congressi cattolici interessandosi in modo speciale degli emigranti, in favore dei quali egli parlò anche al 3° Congresso dei Cooperatori Salesiani. Fu pur uno dei più autorevoli relatori del I° Congresso Salesiano, tenutosi a Bologna nel 1895.
Addolorati per la sua perdita, porgiamo alla famiglia sentite condoglianze ed innalziamo al Signore i voti più ferventi perchè affretti all'operoso cattolico la gloria dei Santi.
Cav. Antonio Fiorio.
Volò a ricevere il premio delle sue virtù, specie della sua carità, il 13 gennaio u. s. a Torino.
Cooperatore affezionato e generoso fin dai tempi di D. Bosco, conservò inalterata la sua benevolenza all'Opera Salesiana, anche dopo la morte del Fondatore. Vogliano tutti i lettori unirsi a noi nel pregare la meritata ricompensa al caro estinto.
FACCIAMO anche particolari suffragi pei seguenti defunti dal 1° aprile al 1° novembre 1910.
Cereseto Porcile Maria - Pegli.
Ceretti Angiolinetta - Intra.
Cerutti Avv. Ambrogio - Arenzano. Cerrutti Grato Luigi - Saluggia. Chiaria Felice - Trino.
Coda Giuseppe - Pozzolo Formigaro. Codino Antonio - Stella S. Martino. Colombo Paolo - Ponte S. Pietro.
Convoglio Maria di Lodovico - Calciavacca. Consolini Maria V.va Russo - Abeto (Marradi). Cozzani Valdimira - Spezia Cucco D. Alessio, Parroco - Ponderano. Dall'Orso Enrico - Sampierdarena. Della Ca Nascimbene Carolina -Voghera. Della Valle Antonio - Crescentino. De Maria Giuseppina -- Arcireale. Dentella Lorenzo - Chiari.
De Regibus Torazzi Emilia - Mongardino d'Asti.
Di Angili Marco - S. Joao di Alfredo Chaves-Brasile. Domani Giacomo - Lodoino (Brozzo). Duce Annunziata V.va Ciulfardi - Ponzò. Emmanueli D. Giuseppe, Parroco - Villò. Fabbri Suor Lorenzina Giovanna -- Marradi. Fabbri D. Pietro - S. Stefano Monlevecchio. Faccoui Cantoni Bianca - Crema. Favelli Vitale - Roccavignale. Facio Floriano - Bolognano (Trentino). Ferlin Antonio - Nova Padova (Brasile). Ferrari D. Gaspare - Milano. Ferreri Giuliana - Carriù.
Flumini D. Carlo, Parr. Vic. For. - Pievefavera. Foletto Giordani Caterina - Almisano di Lonigo. Forti Enrica - Romma.
Fossa Mons. Antonio - Ronta.
Franchini Tomnuasa - Lubiana (Austria).
Frassinetti P. Giovanni dei PP. Sacramentini - Torino. Frittoli Teresa - Cignone.
Galvagni Sac. - Lissana.
Gambone Nicola - Torino.
Gartolino Vogliotti Teresa - Torino. Gargatagli Giovanni - Rivarolo Mantov. Gatti Ch. Armando - Lovoleto.
Gentilucci Ab. Antonio, Vie. F. - S. Donato. Gibeiti Malcina - Argenta. Giacomelli Antonio - Montasico. Giannetto Maria - Villareggia.
Giordani D. Giovanni - Pedersano (Trentino). Giordana D. Guglielmo - S. Secondo di Pinerolo. Giordano Maria Maddalena V.va Cambiano - Genova. Gobba Giovannina - Sano. Griglio Cav. Giovanni - Torino. Guarnieri Cav. Avv. Valentino - Villa Ronche. Gallino Lucia - Torino.
Guliniuelli Emilia - Bagnacavallo.
Guzzardi Giarusso Antonia - Vizzini. Isonni Giacomina - Pisogne. Jorio Maria Antonia - Campolongo.
Lamarca Giuseppina n. Santangelo - Leonforte. Lavi Maria - Bergamo.
Linda D. Giacomo - Udine. Lodigiani Delia - Lodi.
Lorenzi N. - Ventimiglia.
Lovari Luigi - Amborzasco.
Maggini D. Giosuè - Moggia.
Maniredi Comm. D. Carlo, Vie. For. - Strambino. Mmdredini Contessa Teresa - Rovigo. Marchelto Alessandro - Este. Marchio Can. Sebastiano - Pirano. Marchisio Orsola - Cigliano. Marchisio Carolina - Buttigliera d'Asti. Marini Angelo - Capriolo.
Maiocchino Lucia - Vercelli.
Marzoratti Ambrogio - Saronno. Mattei Contessa Maria - Roma. Mauro Suor Ursola - Malta.
Mazzetti Aiuta in Lombardo - Montemagno, Mazzola Giovanni - Gratia Monf. Mazzoleni D. Gregorio, Parr. - Verano. Merlotti D. Liberato - Sermide. Mezzano Vincenzo - Tronzano. Milani Giovanna - Vanzaghello. Milesi D. Adamo - S. Giovanni Bianco. Millia Mons. Bernardino, Vescovo - Larino. Mi taglia Luigia - Caltanisetta. Missaglia Mons. Pietro, Parr. - Venezia. Montabono Marianna -- Collegno. Monteverde Luigi - Amborzasco.
Morandi Malesi Antonia - Barzesto di Schilpario. Mordelli Emanuela n. Ponsella - Vizzini. Morelli Bettoni Antonia - Arzone. Muretto Giovanna V.va Tarchetto - Torino. Morghen Giuseppe - Bolognano (Trentino). Mortesino D. Vincenzo, Parroco - Padova. Murru Maria - Sardara.
Nalin Sesto Napoleone - Legnago.
Nani Teresa V.va Fornonzini - Berbenno Valtell. Nasi Matteo - Vicoforte.
Nicoletti Angela - Villareggia.
Nicolosi padre Carmelo - Mazzarino. Novelli Mons. Giovanni - Tortona. Olivari Vincenzo - Gromo.
Orsini Olivari Angela - Gromo S. Marino. Pagliero Luca - Pinerolo.
Palazzi Bisacco Giannetta - Venezia. Panetti D. Pietro, Maestro - Foglizzo. Paoletti Maria - Busca.
Pastornio Pasquale -- Catena.
Pasquero Teresa V.va Grifa -- Torino. Pavissinotti Angelo - Visinale. Pellarin Raffaele - Sequals. Pellegrini Carolina - Ponte Giurino. Personemi Antonio - Valnegra.
Pefris De Dolamare Mons. Lorenzo, - Cherso (Istria). Pezzotti Serio - Adrio.
Piazza D. Alessandro - Mortara.
Picinnio Carola n. Chiaravanna - Pinerolo.
Piovano Margherita - Cambiano. Pizzinato D. Antonio - Sarone. Porro Giuseppina - Orero. Pozzi Faustina - Lesa. Pozzi Clementina - Scaldasole. Prato Luigia - Torino.
Pronzato Martino - Sampierdarena. Quaglia Ch. Giuseppe - Mondovì. Raggi Giovanni - Amborzasco. Raggi Pellegrina - Amborzasco. Raimondo Catterina - Cuneo. Rangoni Angela V.va Ceretti - Intra. Rapetti Aurelia V.va Belzer - Morsasco. Ravagli Prof. Francesco - Carpi.
Ravetti D. Giovanni, Rettore - Pianceretto. Re Can. Cav. Giuseppe - Torino. Regazzi Maria - Cereseto. Reita Paolo - Govone. Ricci Teresa - Acqui.
Rizzarli Ravignani Contessa Orsolina - Castennano. Rolle Ramerone Giuseppe - Villanova Piemonte. Rosani Dorotea - Calvisano. Russato Pia V.va Bianchi - Legnago. Rossi Luigi - Prada (Ticino). Rossino Biagio - Trino.
Rosso Teresa V.va Canossini - Reggio Emilia. Rosso I'etronilla - Roddi. Rostoni Ambrosina - Vanzaghello. Rubiuato Geltrude V.va Pastezza - Meirgano. Russo D. Pietro - Adernó. Salvary Filippa Albertina - Pinerolo. Sandrone Maria - Racconigi. Sangiuliano Can. Litigi Filippo Lanciano. Sassetti Prof. Filippo - Pollenzo. Saporito Salvatore - S. Cataldo. Sartore Giovanni -- Laigueglia. Sartori Antonio - Torri Sabino.
Sbraina Eugenio - S. Joao di Alfredo Ch. (Brasile). Scannarotti Luigia - Bruni. Scartezzini Eugenio - Genova. Scarpis Elisabetta V.va P. Pollini - Villore. Seccatore Carlo - Villatalla. Seghetti Domenico - Torri del Benaco. Serdù Giuseppe - S. Pietro in Poggio Bustone. Siccardi Margherita - Canto d'Alba. Sintosato Vittore - Nova Padova (Brasile). Solinas Can. Antonio Giuseppe - Bosa. Sordin Andrea - Vigo.
Sesso Cav. D. Matteo. Parroco - Robelle. Spagna Giovanni - Milano. Spinipolo Paolo - S. Salvarlo Veneto.
Stoli Suor Maria Camilla - Torre dei Specchi (Roma). Stunimbeclc - Landslmt (Germania). Stupenengo D. Giuseppe, Prevosto - Ronco. Tachi Angela - Vanzaghello. Tachi Luigia - Vanzaghello. Targhetta Martino fu Seb. - Alice Sup. Telan Paolo - Visinale.
Tempini G. B. - Capo di Ponte. Tesoriera Mons. M. Giuseppe - Polizzi. Testa Giuseppe - Grana Monf. 'festa Pierina - Vanzaghello. Tiraboschi Giovanni - Marcignago. Tommasini Giuseppe - Ascoli Piceno. Tosi D. G. Battista - Albaredo d'Adige. Trissino Conte Giorgio - Vicenza. Tropea Giacomo - Padova. Ubertis Cav.. Pietro - Frassineto Po. Valenzano Comm. Avv. Gian Carlo - Roma. Vaschetti Dott. Francesco - Vignale Monf. Vaselli Rosa - Piandentena. Vaudagna Maria V.va Silvestro - Osasio. Vecchini Binelde - Granarolo di Faenza. Vecchiotti D. Francesco - Ascoli Piceno. Vola Teresa V.va Granzini - Mango. Zanicotti Celeste - Gallarate.
Dal 1° novembre al 1° aprile 1911.
Adamo Maddalena - Verzuolo.
Agostoni Giuseppe - Cortabbio. Airola Giuseppa - Torino.
Alessandria Vincenzo - S. Vittoria d'Alba. Aletti Paolina in Rigoli - Lambrugo. Alladio Giacomo - Falicetto. Alloatti Caterina - Torino. Almi Pietro - Besano. Anzi D. Gaetano - Vicenza. Arcangeli Can. D. Pio, Parroco - Roma.