PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XLIII - N. I GENNAIO 1919
SOMMARIO
Il Sac. Paolo Albera ai Cooperatori e alle Cooperatrici di Don Bosco.
Al rev. Clero e per le adunanze mensili: -- La Conferenza per la Festa di S. Francesco di Sales.
La Ia pietra del nuovo Collegio Salesiano a Lima.
Per l'educazione cristiana dai figli dei popolo - 2) Il primo decennio dell'Oratorio Festivo "Ven. D. Bosco" in Valsalice-Torino.
L'insegnamento religioso negli Istituti Salesiani dell'Argentina.
Tra gli orfani di guerra: - Una visita all'Istituto "Domenico Savio" di Grugliasco.
Dal Brasile: -- Il Governo di Minas Geraes e la Scuola Don Bosco di Cachoeira do Campo-- Una patriottica dimostrazione a Rio Janeiro.
Fatti e detti di Don Bosco: -- XII) Una "Casa di Don Bosco"
Dalla Cina: L'importanza dei catecumenati - L'omaggio d'una scuola di fanciulle pagane alla Madonna.
Il Culto di Maria Ausiliatrice: Pel 24 corrente -- Perché onoriamo Maria SS ma? -- Grazie e graziati. Riconoscenza al Ven. Don Bosco.
Note e Corrispondenze: Omaggio internazionale dei Cooperatori Salesiani alla Sacra Famiglia - Una lettera del Presidente della Colombia al sig. Don Albera
Notizie varie: In Italia: -- All'Estero. Necrologio.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO 32- TORINO
Torino, 1° gennaio 1919.
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
Il dovere della riconoscenza, che ci stringe al Signore e che al sorgere d'ogni anno fortemente e soavemente c'invita a ripetergli l'inno del ringraziamento, oggi si fa sentire più vivo per speciali ragioni.
Non v'ha dubbio che l'esser giunti all'alba di questo giorno è per ciascuno di noi un benefizio tanto più segnalato, quanto più numerose furono le vittime che la morte andò mietendo dappertutto nell'infuriare di un morbo, mite in apparenza e dalla scienza non ben definito, ma che dovunque apparve s'è mostrato contagioso e fatale. E purtroppo anche i Figli di Don Bosco hanno a lamentar delle perdite dolorose, rese ancor più sensibili dai vuoti fatti antecedentemente nelle loro file dalla guerra.
Ma le grandi preoccupazioni di questa son omai scomparse: non soltanto sono cessate le ostilità, ma sono pur imminenti le trattative per una pace giusta e duratura. « A spiegare un così subitaneo avvenimento - ammoniva il S. Padre nell'Enciclica Quod iam diu del I° dicembre u. S. -molteplici e svariate cause potrebbero addursi; ma se si vuole ricercarne la ragione suprema, bisogna assolutamente assorgere fino a Colui che governa tutti gli eventi, il quale, mosso a misericordia delle perseveranti preghiere dei buoni, ha concesso all'umanità di riaversi alfine di tanti lutti ed angosce. » È per così « insigne benefizio » che dobbiamo rendere « somme grazie alla bontà del Signore »; e questo è per tutti il più forte invito a ringraziarlo.
Per la Conferenza della Pace.
Ma un altro dovere c'incombe e pur esso ci è ricordato dal Papa: -
« Impetrare dalla divina clemenza che il dono elargitoci abbia il suo coronamento. Fra poco i delegati delle varie nazioni si aduneranno a solenne congresso per dare al mondo una pace giusta e duratura: avranno pertanto a prendere deliberazioni sì gravi e complesse che simili non furono mai prese da umana assemblea. Perciò non è a dire quanto abbiano bisogno di essere supernamente illuminati, perchè possano ben assolvere il loro mandato. E poichè si tratta di decisioni che interessano sommamente il bene di tutta l'umanità, senza dubbio i cattolici, che debbono per coscienza favo rire l'ordine e il progresso civile, hanno il dovere d'invocare su coloro che parteciperanno alla Conferenza della Pace la Divina assistenza. »
Noi pure, benemeriti Cooperatori, dobbiamo perciò assecondare interamente e con slancio le disposizioni che l'Episcopato Cattolico, in ossequio all'invito del Santo Padre, ha diramato ai propri fedeli; e memori degli insegnamenti e degli esempi del Ven. Don Bosco - cui ogni desiderio del Papa era un comando - dobbiam proporci d'elevare allo stesso intento devote preghiere a Maria SS. Ausiliatrice. È mio desiderio che si continui, privatamente e pubblicamente, a supplicare questa nostra dolcissima Madre secondo l' intenzione del Papa come s'è fatto ogni giorno durante la guerra, e insieme che il 24 del mese, o la domenica seguente, tutta la gioventù che frequenta i Collegi, gli Ospizi, gli Educandati e gli Oratorii di Don Bosco, sia invitata e debitamente disposta ad una Comunione generale per il buon esito della Conferenza per la pace. Affido ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice e anche a voi, o zelanti Cooperatori, il fissare quelle norme che si riterranno localmente più opportune per rendere imponenti e devote le proposte funzioni eucaristiche!
Ringraziamenti.
Dopo le feste giubilari del Santuario di Maria Ausiliatrice, alle quali la vostra delicata attenzione e quella dei miei amatissimi figli volle intrecciato il ricordo della mia Messa d'oro, un'unica brama mi restava in cuore, quella di attestare la vivezza della mia riconoscenza a quanti m'erano stati larghi d'indimenticabili attenzioni e gentilezze. Ho procurato, un po' alla volta, di compiere questo do vere con ciascuno in particolare; ma nel timore d'aver commesso qualche involontaria dimenticanza e nel desiderio di far conoscere quanto sia profonda la riconoscenza che conservo per tutti, voglio ripetere in pubblico l'espressione dell'animo mio ognor memore e profondamente riconoscente.
Per lo stesso motivo avrei desiderato, fin dal mese di giugno, affrettare la mia andata a Roma sentendo ognor più vivo il bisogno di prostrarmi aì piedi del Santo Padre, che, dimentico quasi della sua sublime dignità, aveva voluto abbassarsi alla pochezza della Pia Società Salesiana e del suo Rettor Maggiore, e, primo fra tutti, con munifici doni e ulna preziosissima Lettera Autografa, prender parte all'intima nostra letizia. Impedito da vari motivi, non potei procurarmi una così dolce soddisfazione prima del 18 dello scorso dicembre; ma la bontà, con la quale fui accolto dal Vicario di Gesù Cristo, mi fece in un attimo dimenticare il mal sofferto indugio.
Ai piedi del Santo Padre.
Se la lunghezza, già abitualmente soverchia di questa mia, non mel vietasse, vorrei intrattenervi a lungo, o cari Cooperatori, sull'indimenticabile Udienza Pontificia.
Nella sua delicata bontà il Santo Padre gradì assai gli auguri che gli feci, anche in. nome vostro e di tutti i Salesiani, per le Feste Natalizie, e le condoglianze che gli presentai per le pene che angustiavano il suo cuore per la perdita dolorosa e la grave malattia delle più care persone dell'Augusta Sua Famiglia.
Si disse contento della felice riuscita delle nostre Feste Giubilari, e, con incomparabile amabilità, volle sapere se Don Albera aveva usato alla messa del 9 giugno la pianeta ricevuta in dono dal Papa.
Passando a intrattenersi sullo stato dell'Opera Salesiana, fu molto soddisfatto nel sentire che non si dovettero chiudere delle case per mancanza di personale durante la guerra; e soggiunse che si rallegrava assai per il ritorno di molti confratelli militari. fidente che ripiglieranno con impegno l'antico lavoro per la cristiana educazione della gioventù.
A questo proposito fu assai contento nell'apprendere che un Salesiano fa scuola di Grecità cristiana all'Università di Torino, ove spiega le Lettere di San Paolo; e avendo udito dai Procuratore Gen. Don Munerati che il Circolo Universitario Cattolico di Roma, di cui questi è Assistente Ecclesiastico, s'era accresciuto quest'anno di molti nuovi membri, ne provò grande consolazione e incoraggiò l'Assistente ad averne molta cura.
Si disse pur contento del bene che vanno facendo le Figlie di Maria Ausiliatrice, ed ebbe per esse parole d'encomio per aver ben accolta la nomina del Rettor Maggiore dei Salesiani a loro Delegato Apostolico.
Finalmente con le più paterne parole dichiarò che, nel darmi la Benedizione Apostolica, intendeva di benedire tutti i Salesiani e i loro allievi, le Figlie di Maria Ausiliatrice e le loro Alunne, e tutti i cari Cooperatori e le benemerite persone che io voleva a Sua Santità all'uopo particolarmente raccomandate. Eterna sarà in me la memoria della bontà con cui il Santo Padre degnossi intrattenermi così a lungo e così cordialmente alla sua Augusta presenza; e perciò vi prego a innalzare con me preci fervorose al buon Dio perchè conservi a lungo alla Chiesa un tanto Pastore, non sapendo in qual altro modo ci sia possibile dimostrare, almeno in piccola parte, la pienezza della nostra filiale devozione.
Resoconto dei 1918.
Ma è tempo, o miei cari Cooperatori, che in conformità del Regolamento della Pia Unione e sulle orme del Ven. Don Bosco e dell'amato Don Rua, passi a darvi un breve ragguaglio delle opere compiute dalla Pia Società Salesiana nel 1918 e poi v'esponga per sommi capi il programma che merce l'aiuto della Divina Provvidenza e l'appoggio della vostra carità confidiamo di svolgere quest'anno.
1) Opere compiute dai Salesiani.
Sembrava a tutti che il 1918, ancor più degli anni precedenti, avesse a riuscire assai critico per l'Opera nostra. La guerra, man mano che andava aggravando la nostra situaziòne economica e l'estrema penuria di personale, veniva ad accrescere il numero dei giovanetti bisognosi d'aiuto e assistenza speciale, e con irresistibili inviti chiamavaci a occuparcene. Ma ci lagneremmo a torto, se non esaltassimo insieme la special bontà con cui piacque alla Divina Provvidenza di - assistere l'Opera di Don Bosco.
Sotto il manto materno di Maria.. Ausiliatrice le nostre Case non solo rimasero aperte ma continuarono a rigurgitare di.. giovanetti; e circa trecento furono i nuovi orfani di, guerra caritatevolmente accolti e mantenuti, e più di cinquecento i piccoli profughi dalle terre invase, con i quali ci fu caro dividere il pane e le affettuose sollecitudini da noi prodigate quotidianamente a un numero assai maggiore d'orfani o di poveri giovani, bisognosi di tutto. Chi per poco rifletta all'enorme, rincaro dei viveri, non può non ravvisare, solo in questo fatto, un pegno della particolare assistenza del Signore.
Ma v'ha di più. In più luoghi, infatti, i Salesiani non solo poterono proseguire importanti opere iniziate e condurne alcune a compimento, .ma osarono accingersi a opere nuove.
Fra tutte m'è caro ricordare in primo luogo il Santuario eretto in gran parte con le offerte dei vostri figliuoli, ad onore di Maria Ausiliatrice, di fronte alla casetta ove nacque il Ven. Don Bosco, a Castelnuovo d'Asti. L'entusiasmo della moltitudine convenuta alle cerimonie inaugurali, rese più solenni dalla presenza di Sua Ecc. Reverendissima Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, e del nostro venerato Cardinale, l' Eminentissimo Giovanni Cagliero, parve a molti, e fu realmente, felice presagio del prossimo compiersi del Voto fatto nel collocare la prima, pietra del sacro edifizio, cioè dell'auspicatissimo avvento della pace. Le preghiere, che or quotidianamente s'innalzano nel nuovo Tempio dai pellegrini che v'accorrono e dai buoni conterrazzani di Don Bosco, affrettino il dì in cui s'eleverà a Dio il cantico del supremo ringraziamento da ogni punto della terra.
Con un nuovo tempio per la Madre, nel 1918 s'inaugurarono anche nuove case per i suoi figli prediletti.
A Torino, il bisogno di provvedere all'istruzione religiosa di folte schiere giovanili nella periferia della città ci mosse ad aprire una nuova casa nella Borgata S. Paolo, destinata ad Oratorio Festivo e a dopo-scuola quotidiano; e grande fu la consolazione che provai l'8 dicembre u. s. nel vederla inaugurata con l'ambita presenza di circa 400 giovanetti. Nel medesimo gorno, in un altro punto della città, nella Borgata Monterosa, a istanza del comm. Luigi Grassi, consigliere comunale, altamente benemerito dell'educazione dei Figli del popolo, accettammo la direzione d'un altro Oratorio festivo, intitolato « Ricreatorio Margherita Bosco », fiorente pur esso di circa duecento giovanetti.
Anche le opere per gli orfani di guerra presero consolante sviluppo. Nella casa aperta a Monte Oliveto presso Pinerolo, avendo allestita una nuova cappella, che fu dedicata a Maria Ausiliatrice, e convertita l'antica in dormitorio capace d'oltre 25 letti, si portava a ottanta il numero degli orfani ricoverati. A Roma si è pressochè ultimato il nuovo edifizio della Scuola Pratica d'Agricoltura, destinata a orfani di contadini morti in guerra, e quindi, fin da quest'anno, potrà salire a cento il numero dei ricoverati. Anche a Livorno, in Toscana venne condotta a compimento un'ala dell'Istituto Salesiano in costruzione, che verrà occupata da un'altra schiera d'orfani e vedrà sorgere accanto un gran tempio al S. Cuore:
Nè mancarono, quasi a prova della simpatia e del favore che incontra dappertutto l'Opera di Don Bosco, nuove fondazioni salesiane negli opposti paesi belligeranti. A Fiume, sull'Adriatico, nel gennaio u. s. s'aperse un Oratorio Salesiano con un pensionato per giovani studenti e artigiani. A Wurzburg, in Baviera, abbiamo assúnta la direzione d'una casa di protettorato per giovani operai. A Kielce, nella risorta Polonia, s'è inaugurato un istituto salesiano per orfanelli, che presentemente non sono più d'una ventina, ma non appena le condizioni, finanziarie lo permetteranno, i locali saranno ampliati in modo da poterne accogliere più centinaia, studenti e artigiani, come a Oswiecim. Intanto presso il nuovo istituto sorge un bel tempio, sede d'una parrocchia di 1o.ooo anime, affidata pur essa ai Salesiani. In ultimo si aperse una nuova casa Salesiana a Cracovia, particolarmente importante, per essere destinata alla formazione di nuovo personale per i nostri istituti.
Anche in America si ebbero due nuove fondazioni.
Una di esse, destinata allo stesso importantissimo scopo della formazione di nuovo personale, sorse negli Stati Uniti N. A. a Cold Spring ; mentre a Williamsbridge si riaperse il Collegio Italiano già fiorente ad Hawthorne nei locali distrutti due anni or sono da terribile incendio. L'una e l'altra fondazione sono dovute alla generosa bontà del compianto Card. Farley, Arcivescovo di New York, cui doni Iddio mercede condegna.
II) Opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, sollecite, sull'esempio del comun Fondatore, ad accorrere là ove maggiore urge il bisogno di fare del bene, videro fiorire, in Italia e all'Estero, il loro pio Istituto; e numerose furono le loro case che si allietarono temporaneamente di nuove sezioni o si adattarono con santa prontezza a nuovi generi di apostolato: come sale di lavoro e scuole professionali gratuite, scuole di buona massaia e case di protezione per giovinette profughe, nidi di bambini e asili per orfani o figli di richiamati, ospedaletti infantili e nuove sezioni di ospedali territoriali. Così avvenne a Napoli, Ierago e Bosto in Lombardia, a Bronte, Formigine, Lugo di Romagna, Sanluri, Gravellona-Toce e Nizza Monferrato; e, fuori d'Italia, a Salamanca (Spagna) e Lima Prado nel Perù.
E non mancarono, nemmeno alle Figlie di Maria Ausiliatrice, importanti fondazioni.
Ad Avigliana (Torino), invitate dall'« Italica Gens » tennero la direzione dei magazzini per la distribuzione dei viveri e delle cucine economiche, annesse al Dinamitificio « Nobel », con profitto anche spirituale di quella numerosa colonia di lavoratori. - Ad Aulla (Sarzana) accettarono un nuovo Convitto per giovani operaie, addette all'« Iutificio Spezia ». - A Casalmonferrato e a San Giorgio Lomellina assunsero l'assistenza di due nuovi ospedali militari.
A Casalmonferrato, coll'aiuto della Divina Provvidenza, poterono acquistare una casa al Valentino, con annesso terreno, e aprirvi un Oratorio festivo che dà già frutti consolanti.
A Genova, per iniziativa della nobile marchesa Cattaneo Adorno, presidente dell'Opera « Protezione della Giovane », apersero una casa per le giovinette profughe, che la sventura lanciava sole ed inesperte nel mezzo d'una città sconosciuta, - e, in Salita Battistine, iniziavano un Asilo per orfani di guerra; - mentre consimile istituzione accettavano a San Olcese di Valpolcevera, alla dipendenza dell'« Albergo dei fanciulli Umberto I» di Genova, mercé lo zelo del presidente comm. Luigi Filippo Acquarone.
All'estero aprivano nuove scuole con Oratori festivi a Braz e a Ribeirào Preto, nel Brasile, per le figlie d'immigrati italiani; - a Mahwah, negli Stati Uniti del Nord America, accettarono l'assistenza della figliuolanza degli operai addetti a un grande stabilimento inglese; - e finalmente, nei pressi di Lima (Perù), aderendo all'invito del Governo, assunsero con vera abnegazione il servizio d'un Lazzaretto per i colpiti dalla peste bubbonica.
Proposte per il 1919.
Nella fiducia che non tardi a spuntare il giorno della pace, confido che maggiore sarà il bene che potranno compiere i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice nel dopo guerra.
A delinear meglio - in conformità dello scopo dell'Opera di Don Bosco e dei nuovi bisogni dei tempi - qual abbia a essere il programma del nostro futuro lavoro, affretto, con vivo desiderio, il momento in cui si possa te ner a Torino uno scambio d'idee con gl'Ispettori e i delegati delle varie case della Pia Società Salesiana. In quella circostanza spero che si potrà scoprire l'artistico Monumento che gli ex-allievi degli Istituti Salesiani volevano inaugurare ad onore di Don Bosco nell'agosto del 1915, cioè in occasione del primo Centenario della sua Nascita, sulla piazza di Maria Ausiliatrice. Lasciando subordinate, e l'accennata riunione familiare e la contemporanea solennità, allo svolgersi del Congresso per la Pace, tuttavia non possiamo esitare un istante sulla necessità di dar sollecita mano a molte opere che la lunghezza della guerra ha rese di un'urgenza al tutto eccezionale. Permettete, cari Cooperatori, che ve ne accenni le principali.
I) Già prima della guerra la Pia Società Salesiana aveva iniziato la costruzione di varie chiese, urgentissime, di gran mole e d'eguale dispendio, le quali - solo per essere state lungamente interrotte - corrono rischio di subire danni incalcolabili, qualora si lascino un po' più a lungo abbandonate. Tali sono ad es. il tempio monumentale di S. Agostino a Milano, e quelli della S. Famiglia a Firenze e del S. Cuore di Gesù a Casalmonferrato. Urge quindi riprendere la costruzione di queste e altre chiese, con tutta l'alacrità possibile, non appena faccia ritorno la buona stagione.
II) Durante la guerra varie Case e Chiese, nostre subirono dei danni così gravi che reclamali pur esse una pronta riparazione. Così è avvenuto nel Belgio, nella Polonia, nel Veneto e in Palestina, cioè nei paesi ove l'esercizio della carità cristiana si presenta a ogni passo in una forma così bisognosa di generosità e solidarietà universale, che mi dispensa dall'aggiunger parole per dimostrarvi come le riparazioni accennate attendano, particolarmente da voi, benemeriti Cooperatori, il contributo più efficace.
III) Cessata la guerra, ecco affacciarsi vari altri problemi, che negli anni scorsi ci apparivano tanto più gravi, quanto più lontano temevasi il giorno in cui avremmo potuto affrontarli. Dai paesi `di Missioni a voi noti, dalla Patagonia, dalla Terrà del Fuoco, dal Matto Grosso e dal Rio Negro nel Brasile, dall'Oriente dell'Equatore, dall'India e dalla Cina, ci giungono ogni dì le suppliche più commoventi per l'invio di mezzi materiali e di personale. In vero sono quattro anni - se si eccettua la piccola spedizione compiuta nell'anno scorso per la Cina - che il Santuario di Maria Ausiliatrice non risuona più delle preci di nuovi Missionari partenti per quelle terre lontane, mentre il bisogno di nuovi rinforzi è divenuto tale, che, ove più si tardi, si corre rischio di perdere, anche là i sudori e i sacrifizi di tanti anni di lavoro. Non pochi salesiani temprati sui campi di battaglia alle più aspre fatiche e ai più ardui cimenti, già fanno generosamente richiesta d'esser inviati a quelle terre; il fuoco della carità di N. S. Gesù Cristo, forzatamente compresso per lungo tempo, sente il bisogno di dilatarsi e avvampare. Non mancano quindi le anime pronte a dar l'addio ai parenti e alla patria per il più santo degli ideali, qual è quello di dilatare il Regno di Gesù Cristo sulla terra, recando la luce del Vangelo e i benefici della civiltà ai popoli che ancor l'ignorano. Mancano soltanto i mezzi, e anche per questo santissimo scopo faccio fiducioso appello al vostro buon cuore, o zelanti Cooperatori.
IV) Per la restaurazione cristiana della società. -.Un'altr'opera che in se converge la sollecitudini e lo zelo di tutti i cuori amanti della gloria di Dio e della salvezza delle anime è la cristiana ricostituzione della società: opera importantissima sopra le altre, alla quale noi recheremo modesto ma pratico contributo, se calcheremo fedelmente le orme tracciate dal Ven. Don Bosco per l'educazione cristiana della gioventù. Ritenete, o benemeriti Cooperatori, che la sana educazione delle nuove generazioni sarà sempre il mezzo più semplice e più pratico per render cristiana la società. Ma perchè i frutti d'una buona educazione riescano a trionfare in mezzo al male che c'è nel mondo, è necessario moltiplicarli, moltiplicando i propugnatori instancabili e i propagandisti zelanti di questo santo ideale. Se i Cooperatori Salesiani ad esempio, che sommano, solo in Italia, a più di centomila, facessero loro proprio questo santo apostolato, qual maggior bene alla Religione e alla Patria!
Mi pare quindi ottimo pensiero il raccomandare ai Cooperatori Salesiani di ogni parte e alle loro famiglie - in quest'ora memoranda per tutte le nazioni d'ispirarsi agli esempi della Sacra Famiglia di Nazareth. Se i padri di famiglia cercassero di modellarsi sulle virtù domestiche e sociali di San Giuseppe, se le madri si studiassero d'imitare Maria Santissima, oh! presto anche i loro figliuoli troverebbero facile il ricopiare gli esempi di Gesù adolescente.
A diffondere praticamente questo studio, propongo ai Cooperatori Salesiani d'ogni nazione di consacrarsi, insieme con le loro famiglie, alla Sacra Famiglia di Nazareth. E perchè resti un ricordo e un richiamo perenne 'a tale consacrazione, vi invito tatti quanti all'erezione d'un nuovo
Tempio Votivo alla S. Famiglia, dove in perpetuo s'innalzeranno speciali preghiere per voi e, insieme, si pregherà quotidianamente copioso frutto di bene alle varie opere dirette alla cristiana educazione della gioventù e la grazia della perseveranza agli Ex-allievi nostri e alle Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Lascio al « Bollettino Salesiano » il compito d'illustrare il mio appello e m'auguro che si possa, fin da quest'anno, metter mano all'impresa, perchè abbiamo troppo bisogno delle benedizioni di Dio.
Il nuovo Tempio Votivo sorgera in Torino, presso il nuovo Oratorio aperto, nella Borgata S. Paolo, e recherà in fronte le parole: - Alla Sacra Famiglia di Nazareth i Cooperatori Salesiani d'ogni nazione nel cristiano rinnovarsi della società.
Conclusione.
Affidiamoci, o cari cooperatori, alla bontà del Signore; quando si ha fede in Dio e si tratta di opere rivolte interamente alla sua gloria e a vantaggio delle anime sugli esempi di D. Bosco premiati anche con prodigi - non dobbiamo fermarci nè indietreggiare d'un passo.
Avvaloriamo, sì, le nostre fatiche e i nostri poveri sforzi con la preghiera: questo è un sacro dovere.
Pregate Voi, zelanti Cooperatori e Cooperatrici, per le Opere nostre e chiedete specialmente che tutti quanti i Salesiani. e le Figlie di Maria Ausiliatrice sieno fedeli allo spirito del Venerabile Fondatore, perchè, corrispondendo alla loro vocazione, possano raccoglier copiosi frutti di vita eterna.
Per parte mia v'assicuro che noi vi abbiamo sempre presenti nelle nostre orazioni, e che ogni giorno, insieme con la gioventù alle nostre cure affidata, v'invochiamo da Dio e da Maria SS. Ausiliatrice le più ampie benedizioni temporali ed eterne.
Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, obbligatissimo servitore
Al Rev. Clero e per le adunanze mensili.
La Conferenza per la Festa di S. Francesco di Sales.
Ai Benemeriti signori Direttori Diocesani, Decurioni e Zelatori, e alle Benemerite Zelatrici.
A ben formare i singoli Cooperatori allo spirito della Pia Unione e quindi a un'azione concorde a prò dei più vitali interessi della Chiesa e della Civile Società, giovano assai le Conferenze Salesiane. Per questo il Ven. Don Bosco stabiliva che se ne tenessero almeno due all'anno.
« Nel giorno di San Francesco di Sales e nello festa di Maria Ausiliatrice (si legge nel Regolamento della Pia Unione) ogni Direttore, ogni Decurione radunerà i suoi Cooperatori per animarsi reciprocamente alla devozione verso questi celesti Patroni, invocando il loro patrocinio a fine di perseverare nelle opere incominciate secondo lo scopo dell'Unione ( Cap. VI, art. 4).
Avvicinandosi la festa di San Francesco di Sales, ci sembra opportuno il rinnovare ai Benemeriti Direttori Diocesani, Decurioni e Zelatori e alle pie Zelatrici, anche in nome del nostro Rev.mo Superiore Generale, signor Don Albera, alcune raccomandazioni.
I°) - Si provveda per tempo a organizzare questa prima Conferenza annuale, prescritta dal Regolamento: e perchè abbia l'esito buono che si desidera, si aduni in antecedenza il Comitato Salesiano ove esiste, o almeno alcuni Cooperatori e Cooperatrici zelanti, e si promuova uno scambio d'idee per concretare e prendere insieme le disposizioni necessarie.
In più luoghi son le Figlie di Maria Ausiliatrice che, da vere Zelatrici, cooperano a cotesta preparazione. Anche a loro, specialmente là ove mancano Direttori e Decurioni, facciamo viva preghiera di rivolgersi per lo stesso scopo ai più autorevoli fra i Cooperatori e le Cooperatrici locali, e specialmente a qualche benevolo Parroco o Rettore di Chiesa.
Altrettanto raccomandiamo a quelle zelanti Cooperatrici, le quali, credendo di non poter far di più, son solite radunarsi privatamente per leggere qualche pagina del Bollettino Salesiano che tratta d'Azione Salesiana e studiare il modo di metterla in pratica. Si presentino anch'esse al proprio Parroco o ad altro zelante sacerdote, e procurino di combinare una breve Conferenza in pubblica chiesa.
II°) - L'esperienza ci ha fatto conoscere che anche nei piccoli centri il tenere le Conferenze Salesiane in pubblica chiesa, in giorno e ora conveniente e presente tutto il popolo, nè più nè meno come si fa per i discorsi della Santa Infanzia, della Propagazione della Fede e simili, è il miglior modo di accrescere il numero dei Cooperatori e di promuovere più larga irradiazione di bene. Così soleva fare lo stesso Ven. Don Bosco.
III°) - Per ottenere miglior frutto religioso e morale nei Cooperatori e negli altri uditori, si preghi il conferenziere di non trattare di tutta l'Azione Salesiana in generale, ma di un puntò qualsiasi in particolare, ad es: dell'educazione cristiana della gioventù in famiglia e fuori di famiglia - della cooperazione, diretta al trionfo del Regno di N. S. Gesù Cristo in mezzo alla società, mercè la formazione cristiana della nuova generazione, o le Missioni cattoliche fra popoli idolatri - della buona stampa..- della vita cristiana secondo lo spirito di San Francesco di Sales e del Ven. Don Bosco, ecc. ecc., - e non si trascuri - in quest'ora - di accennare ai bisogni locali del dopo guerra e ai nuovi giovanetti orfani e derelitti da assistere o ritirare in qualche buon Istituto.
IV°) -- Nelle nostre conferenze, sì pubbliche che private, se benevolmente presiede il Vescovo Diocesano o qualche Prelato, o altro illustre ecclesiastico, lo si inviti ad aggiungere una parola d'incoraggiamento e di esortazione al discorso dell'oratore. In loro assenza è utile che prenda la parola il Superiore Salesiano locale, o il Direttore Diocesano, o il Decurione, per un breve ragguaglio delle opere locali, o per opportuni ringraziamenti ed esortazioni.
A queste norme, d'indole generale e più importanti, ci permettiamo d'aggiungerne altre che ci sembrano di particolare interesse per la buona riuscita della Conferenza che si dovrà tenere nella prossima festa di San Francesco di Sales.
a) In essa si faccia cenno, ove se non se ne dia lettura, almeno parziale, della Lettera annuale del Successore di Don Bosco che si trova nelle prime pagine dei Bollettino Salesiano di Gennaio, contenente un po' di resoconto di ciò che s'è fatto nell'anno precedente e un po' di programma per l'anno nuovo.
b) Nella stessa occasione si riveda l'elenco dei Cooperatori per eventuali nuove iscrizioni o correzioni d'indirizzi, che è bene comunicare sollecitamente, insieme con breve relazione sulla Festa e Conferenza, alla Direzione Generale.
c) Non si trascuri di raccomandare, tanto nell'Invito alla Conferenza come nella Conferenza stessa, una Colletta a beneficio delle Opere Salesiane. È vero che i Cooperatori sogliono inviare direttamente al Successore di Don Bosco la propria offerta annuale per il Bolletlino e per le altre Opere e Missioni Salesiane, come sempre han fatto col Ven. Don Bosco e con il compianto Don Rua; tuttavia non si tralasci di raccomandare l'accennata Colletta, anzi se ne prenda argomento per far presente ai Cooperatori, che, atteso il bisogno ogni dì crescente di nuovi soccorsi per le Opere e Missioni Salesiane, massime in questi anni, urge aumentare, pur a costo di qualche sacrifizio, la propria generosità individuale nel corrispondere con il Superiore dei Salesiani.
d) Altre norme, sia per la Conferenza, come per l'Azione Salesiana in generale, si trovano nel Manuale Direttivo della Pia Unione, di cui siamo pronti a inviare copia a chiunque la richieda.
Un nuova Collegio Salesiano a Lima.
Come coronamento e ricordo delle feste celebratesi in Lima in omaggio alla Messa d'oro di Mons. Costamagna, il 27 settembre, 27° anniversario dell'arrivo dei Salesiani nel Perù, si solennizzò colla benedizione e posa della prima pietra del nuovo Collegio Salesiano con la facciata sul corso della Maddalena, a mezzogiorno del nuovo tempio di Maria Ausiliatrice in costruzione.
Pontificò lo stesso Mons. Costamagna, il quale, rivestito dei sacri paludamenti e preceduto dal piccolo clero, si diresse processionalmente al luogo destinato, seguito dai padrini e dalle madrine.
Eran presenti S. E. il Ministro della P. I. Dott. Flores, S. E. il sig. R. Agnoli, Ministro d'Italia;, il dott. Perez Figuerola, Direttore Generale dell'Istruzione, il Dott. Gamarra Hernandez, Direttore degli Istituti delle Scuole Medie, vari Direttori Salesiani, la rev.a Suor Decima Rocca, Ispettrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e molti esimi Cooperatori. e Cooperatrice Salesiane.
Dopo breve allocuzione, nella quale spiegò il significato liturgico della funzione che stava per fare, Monsignore intonò le preci di rito e benedisse la pietra, che pendeva in luogo a tutti visibile, inghirlandata di fiori.
In seguito l'ispettore Don Revneri diede lettura del verbale della cerimonia, firmato in antecedenza da S. E. il Presidente della Repubblica, da S. E. il Nunzio Apostolico, dall'Ill.mo e Rev.mo Mons. Arcivescovo, da Mons. Costamagna e poi dai presenti; e collocatolo con altri oggetti in un tubo di cristallo, lo depose dentro la pietra, sulla quale gettarono la prima calce Monsignore, i padrini e le madrine.
Ciò fatto, la pietra, alla quale erano legati vari nastri di gala tenuti dalle madrine, al suono dell'inno nazionale venne lentamente abbassata al luogo stabilito.
Prese quindi la parola il sig. Cuneo Vidal, felicitando l'Istituzione Salesiana nella persona, di Mons. Costamagna, che in un giorno così significativo compiva una funzione così promettente e beneaugurante per la Patria Peruana, e innalzò fervidi voti affinché presto venga ultimato tutto l'edifizio che offrirà un maggior campo allo zelo dei Figli di Don Bosco.
Così i Salesiani « con un atto nobile e patriottico, » - come disse un periodico locale, - hanno stimato bene di chiudere le feste giubilari di una delle loro più gloriose figure, l'illustrissimo e rev.mo Mons. Costamagna. »
Ecco il documento collocato nella prima pietra:
In Lima, ciudad de los Reyes, il ventisette di settembre dell'anno del Signore millenovecento diciotto, quinto del Pontificato di S. S. Benedetto XV felicemente regnante; essendo Presidente della Repubblica Peruana l'Eccellentissimo Sig. Dottor Josè Pardo, Nunzio Apostolico S. E. Mons. Lorenzo Lauri, Arcivescovo di Lima l'ill.mo e rev.mo Dott. Mons. Emilio P. Lissón, sindaco di Lima il Dott. Luigi Miró Quesnada, Rettor Maggiore della Pia Società di S. Francesco di Sales il rev.mo Don Paolo Albera, Ispettore delle Case Salesiane del Perù e Bolivia il rev.mo Don Giuseppe Reyneri, l'Ill.mo e Rev.mo Monsignor Giacomo Costamagna, della Pia Società Salesiana, Vescovo titolare di Colonia e Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza, procedette alla benedizione della Prima Pietra del nuovo locale del Collegio Salesiano annesso al tempio di Maria Ausiliatrice in costruzione, che i Salesiani innalzano in terreno di loro proprietà con facciata sul Corso della Maddalena.
In detta pietra, entro un tubo di vetro chiuso e sigillato, furono poste col presente verbale diverse monete di differente valore, medaglie e giornali della data.
Oggi si compie il ventisettesimo anniversario dell'arrivo dei Salesiani al Perù, e si celebrò questa funzione come corona e ricordo delle feste di Lima in omaggio al Giubileo Sacerdotale ,dell'Ill.mo Mons. Costamagna.
Questa nuova opera sarà posta sotto lo speciale patrocinio di S. Giuseppe e per condurla a termine si fa assegnamento sui mezzi che la Divina Provvidenza si degnerà inviare.
I disegni del nuovo edificio sono del valente Ingegnere architetto Salesiano, R. D. Ernesto Vespignani, e sono eseguiti sotto la direzione del Capomastro costruttore Sig. Giuseppe Salassa.
Seguono le firme dei Padrini e delle Madrine
2) Il primo decennio dell'Oratorio festivo "Ven. D. Bosco" in Valsalice-Torino
Questo Oratorio è d'un tipo così speciale per luogo e mezzi che può offrire materia di utile esperienza per chi si trovasse in analoghe condizioni.
1) - Un Oratorio dentro un Seminario.
Dieci anni or sono fu aperto questo Oratorio con poverissimi principii. Pareva che Don Bosco dalla gloriosa tomba non si accontentasse di udire i suoi chierici salesiani pregare, studiare e giuocare, ma desiderasse di allietarsi, morto, di quei giovani, che, vivo, considerò come la porzione sua diletta. Bisogna notare che il locale è lontano un quarto d'ora dalla città, tutto chiuso e con un'unica entrata, e, come tale, non fu mai creduto atto per un Oratorio Festivo
Don Bosco s'incaricò di chiamare un gruppetto di bambini della collina alle rappresentazioni teatrali date dai chierici; dopo il divertimento quel gruppetto usciva di casa regolarmente fino a che un sacerdote, venuto su dagli Oratorii festivi, cominciò a trattenerli con giuochi nel cortile. Col giuoco venne la confidenza e colla confidenza la promessa di soddisfare al precetto domenicale della Messa nella chiesa del Seminario. Il piccolo gruppo s'andò ingrossando fino a raggiungere, in questi ultimi anni, il bel numero di circa 300 inscritti. Di questi però solo da 15o a 200 sono assidui e ciò si deve alla grande distanza dalla città e alla scomodità di vie spesso infangate, e, per questi due ultimi anni, senza illuminazione di sera.
Così lentamente si venne formando una famiglia dentro una famiglia, perchè i giovani dell'Oratorio entrano, per la porticina del Seminario, usano della sola Cappella del Seminario, giuocano nell'unico. cortile, si servono del solo teatro, avendo l'Oratorio a sua esclusiva disposizione solo due modeste stanze.
II) - I vantaggi.
Il primo dei vantaggi, che può offrire questo piccolo Oratorio, si è quello di aver dimostrato che quando si vuole davvero, l'Oratorio si può aprire in qualunque luogo, con qualunque locale, o esclusivo o in comune. Don Bosco aveva un prato... Certo che importa dei sacrifici: disturbi di via vai, rumori continui durante le ricreazioni, qualche banco un po' infangato, qualche mela o pomidoro preso nel minuscolo orticello ecc.; ma sono sacrifici da nulla in paragone del bene che diffonde. Il quale bene è di natura notevolmente stabile, perchè la distanza e l'incomodità del luogo andò selezionando i giovani, in modo che l'Oratorio viene frequentato dai soli volenterosi di approfittare elettivamente.
Sono infatti quasi sempre gli stessi, tanto che la sezione del Circolo è formata da coloro che frequentano fin dai primi anni d'apertura. Don Bosco esercita dalla sua tomba una misteriosa attrattiva tanto che l'Oratorio diede già vocazioni ai Seminari e confratelli alla nostra Pia Società. A ciò contribuì lo spettacolo dei chierici allegri in cortile e molto divoti in chiesa.
Il secondo vantaggio che offrì questo Oratorio fu quello di mettere a disposizione, dei chierici, che non sono mandati agli altri Oratorii Salesiani di Torino (1), la comodità d'esercitarsi in casa in questo santissimo campo e di farvi le prime prove sotto gli occhi dei superiori e professori. E anche in ciò i frutti furono consolanti e tali da presentarsi come esempio.
III) - Le classi di Catechismo.
L'Oratorio è diviso in 8 classi di Catechismo : Classe A per i non ammessi alla 1a Comunione; - Classe B per gli ammessi alla 1a Comunione, e che fanno la seconda o terza elementare; - Classe C per gli allievi di 4a elementare; - Classe D per gli allievi del Corso Popolare (5a e 6a elementare); - Classe E degli operai; Classe F degli studenti; --Classe G per la sezione Aspiranti; - Classe H per- l'Unione o Circolo dei grandi. Ogni Classe ha in media, presentemente, una trentina l'inscritti, dei quali una buona metà sono assidui.
Le Sezioni di catechismo, affidate, le prime a quattro chierici catechisti, e le altre a professori sacerdoti, sono tenute nelle aule scolastiche del Liceo e Normale, che alla domenica sono disimpegnate. I bacchi, la cattedra, la lavagna e le carte murali offrono un buon sussidio didattico. In generale tutti i catechisti prendono per guida i volumetti del Catechismo del Bairati, esposto con metodo ciclico-intuitivo (2). Così ogni anno viene insegnata e ripetuta l'intera dottrina, con svolgimento più o meno ampio, a seconda dell'età, di modo che, se un giovane frequenta per un solo anno e poi lascia ogni Oratorio, avrà udito almeno una volta li compendio delle grandi verità cristiane.
IV) - Aspiranti « Michele Magone ».
L'esperienza di questo decennio insegnò che una cura tutta particolare va rivolta ai giovanetti che oscillano fra gli undici e i quattordici anni. È un'età critica dal punto di vista oratoriano. Non sono più bambini e non sono ancora giovani. Se l'Oratorio non offre loro qualche speciale attrattiva che li leghi, in generale si squagliano. L'Oratorio di Valsalice ha trovato utilissimo d'istituire la sezione degli Aspiranti al Circolo, che abbraccia precisamente i giovanetti dagli undici ai quattordici anni. Sono circa una trentina gl'iscritti; col loro Consiglio Direttivo, con tessera e giornalino speciale, con saletta particolare per i catechismi e adunanze, con bibliotechina e foot-ball pure particolari.
Affidati alla direzione di un esperto catechista sacerdote, si mantengono fedeli e s'avviano a diventare giovani di salda e intima coscienza cristiana. A loro è affidato l'onore di servire all'altare, come piccolo clero o Compagnia del Ss. Sacramento. Il loro titolare e modello è Michele Magone, l'ardente giovanetto che da birichino diventò un santino alla scuola di Don Bosco.
V) - Unione « Domenico Savio ».
Dalla Sezione Aspiranti i giovanetti passano all'Unione che prende nome da Domenico Savio, cioè da colui che più di tutti seppe concretare nella vita cristiana gl'insegnamenti di Don Bosco. L'unione conta quattro anni di vita, ed ha 55 soci regolarmente inscritti, con tessera della Gioventù Cattolica, col «Giovane Piemonte » al privato indirizzo, con sala per le adunanze e catechismi, con biblioteca circolante, con sezione drammatica e filarmonica (violini, mandolini e chitarre). Data la distanza dalla città la vita dell'Unione si esplica nei convegni domenicali, nelle adunanze mensili, e nelle prove teatrali due o tre volte alla settimana. In compenso i soci sono assidui alle sedute e ritrovi della Federazione Giovanile Cattolica Piemontese, in via Roma 20, dove prestano l'opera loro per la buona stampa, la propaganda, ecc.
Durante la guerra la giovane Unione diede 32 soldati, dei quali d'un solo, fatto prigioniero, non si sa se sia vivo o morto. Gli altri presero parte a combattimenti, furono feriti, ma tutti dicono di dover a Don Bosco la loro salvezza. Per tener viva e tangibile l'unione fraterna fra i soci valse molto l'uso di scrivere ogni domenica ai soci soldati lettere collettive da parte di tutti i soci in sede. Oltre a ciò fu a loro inviato quasi regolarmente un giornaletto quindicinale, poligrafato, dal titolo « L'Eco di Valsalice ». Al riceverlo varii dissero di aver pianto per la commozione e d'averlo letto tutto tre o quattro volte da capo, mentre si trovavano in trincea o in caserma.
L'Unione «Domenico Savio» non ebbe mai quelle dannose crisi, che qualche volta rovinano i circoli. Ciò si deve a una speciale cura nelle accettazioni fatte una per una, dopo maturo esame, da parte del Consiglio Direttivo; al fatto che i giovani si affezionarono risolto alla Tomba, al luogo e ai Superiori dell'Oratorio, quasi sempre stabili; ed in fine al modo con cui venne formato il Consiglio Direttivo. Si è provato che bisogna evitare i due estremi: d'un Consiglio imposto dal Direttore (che, se assicura dalle crisi, toglie molta iniziativa e spontaneità) e d'un Consiglio tutto eletto ed esclusivamente dai Soci (che se favorisce l'affiatamento e l'ardore, può degenerare in un'autonomia rovinosa). Il giusto mezzo fu trovato nel contemperare i due metodi. Il Consiglio Direttivo è composto di sei membri, dei quali tre sono eletti dall'Assemblea a maggioranza di voti, e tre sono nominati dal Direttore (che in generale tiene conto delle designazioni date dai voti dispersi).
Fra questi sei il Direttore nomina il Presidente, il Segretario, il capo della drammatica e i varii consiglieri. Così si evita di veder crescere nell'Oratorio uno stato dentro uno stato; il Direttore rimane sempre in tutto il superiore e si toglie ai soci la tentazione di far consistere quasi tutta la vita di circolo nel combattere o cambiare il Consiglio Direttivo
VI) - Feste e premiazioni.
Di gradita attrattiva furono sempre le feste religiose, celebrate colla massima solennità. In circa otto o nove occasioni si suole offrire una modesta colazione a tutti i giovani indistintamente. Si notò sempre una lodevole frequenza alla S. Comunione in queste solennità, più ridotta pelle domeniche ordinarie, data la troppo grande distanza. Ogni domenica a sera si offre un trattenimento, alternando le proiezioni luminose (non il cinematografo) con i teatrini. Le proiezioni avute in gran parte dal benemerito Consorzio Nazionale (Piazza Statuto 17, Torino), offrirono modo di educare nella religione, nella morale e nel pratriottismo i giovani che seguono con massimo interesse le spiegazioni fatte davanti al quadro luminoso.
Grazie alla carità di pie persone, fra le quali tiene il primo posto l'Em.mo Cardinale Arcivescovo, si potè fare una premiazione vicino alle feste di Natale con libri sani e divertenti, con oggetti di cancelleria e con qualche capo di vestiario. Le passeggiate annuali (sospese durante la guerra) furono un'immensa attrattiva.
VII) -- La tomba di Don Bosco.
Questo piccolo Oratorio di Valsalice si è assunto l'onorifico e dolce incarico di rappresentare, davanti alla tomba di Don Bosco, tutte le migliaia di oratoriani sparsi nel mondo.
Quando nel pomeriggio, prima di avviarsi al catechismo, i giovani si schierano divisi in in classi, sotto i portici, davanti al glorioso sepolcro e lanciano con entusiasmo l'inno salesiano di Don Pagella « Cantiam di Don Bosco - fratelli, le glorie », i Torinesi che affollano la vicina strada di Valsalice, si fermano, tendono l'orecchio meravigliati fino a che il motivo musicale cantato e quasi gridato più alto spiega loro il mistero: e Don Bosco, Don Bosco, è un canto infinito - che udranno del mondo le mille città ». E certo egli, il buon Padre, lo farà udire dove i figli suoi lo portarono, andando incontro con le braccia aperte, col sorriso in volto e col cuore largo, ai figli della strada e del marciapiede.
Commovente è la divozione di quei giovanetti per Don Bosco. Lo salutano arrivando, lo salutano specialmente partendo. Con lodevole usanza stringono tutti (anche i piccolini) la mano ai Superiori e catechisti, augurando buona settimana, poi vanno presso la tomba, s'inginocchiano e dicono una preghiera a voce alta, guidatii da un catechista o da uno stesso di loro, toccano la tomba e fanno il segno di croce come per prendere la benedizione paterna.
Una sera dell'inverno passato, il Direttore mentre salutava e congedava i giovani, verso le sette, vide uscire dalla tomba, tutto solo, un piccolino di sette anni.
- Non hai paura, gli disse, di stare solo, in una tomba con un morto a quest'ora di notte?
Il bambino alzò la faccia ridente e quasi illuminata da una luce interiore e poi disse in dialetto:
- Non è... un morto quello lì!
Il Direttore sentì un nodo alla gola e pensò che ancora una volta dalla bocca dei fanciulli era uscita la lode e pregò in cuor suo che quello lì diventi sempre meno morto per la salvezza dei giovanetti!
(1) Ved. Boll. di dicembre u. s.
(1) Presentemente gli Oratori Salesiani in Torino sono sette, cioè l'Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco, e quelli di « Don Bosco » in Valsalice, di S. Luigi, S. Giuseppe, S. Alfonso, S. Paolo, e di « Margherita Bosco » nella Borgata Monterosa.
(2) BAIRATi Teol. A. - La Dottrina Cristiana insegnata col metodo ciclico-intuitivo: Eleganti volumetti illustrati. Per la 1a classe o,30, per la 2a 0,40, per la 3a 0,50, per la 4a 0, 75, per la 5a L. 1. Torino, Libreria Buona Stampa.
In attesa di un resoconto più ampio che a titolo di edificazione e istruzione - c'invieranno quei nostri cari confratelli - non ci pare inopportuno il dare fin d'ora alcuni cenni sull'organizzazione dell'insegnamento religioso negli istituti salesiani dell'Argentina, compiutasi in ossequio all'Enciclica del S. Padre Pio X « Acerbo nimis ».
I. Programma.
Il programma di studio comprende cinque classi, vale a dire una classe preparatoria e quattro classi regolari. Nella prima si insegna il Catechismo Piccolo cioè l'essenziale a sapersi da ogni buoi, cristiano: nelle altre quattro si svolgono con criterii scientifici, teorici e pratici, le quattro parti della Dottrina Cristiana secondo il testo di S. S. Pio X, di s. m.
II) -Saggi
Ogni anno, coloro che hanno preso parte alla scuola dànno un pubblico saggio del loro profitto con una prova scritta (riguardante l'intelligenza della materia studiata) ed una orale di memoria.
III) - Gare Catechistiche.
In tutti i Collegi ed Oratorii Salesiani della Repubblica si celebra la Gara Catechistica collo stesso metodo e collo stesso programma, come pure cogli stessi saggi d'intelligenza (per iscritto) e di memoria (a voce).
IV)., - Gara Generale.
I sette primi eminenti con 10 od almeno 9/10 nel primo saggio (intelligenza), che non abbiano meno di 8/10 nel secondo saggio (memoria) ed i sette primi che riportarono 10 od almeno 9/10 nel secondo saggio (memoria) e non meno di 8/10 nel primo (intelligenza), oltre al premio ed al distintivo onorifico che guadagnarono nel rispettivo Collegio, possono concorrere alla Gara Generale, che si tiene nella Casa Ispettoriale del Collegio S. Carlo in Buenos Aires.
V) - Diploma di Catechista.
Gli alunni che abbiano preso parte alle gare dei quattro anni del Corso Catechistico riportandone classificazioni di eminenti od almeno di lodevoli (specialmente per ciò che riguarda il saggio d'intelligenza), ed abbiano tenuto buona condotta morale e religiosa, ricevono il Diploma di Catechisti od Aiuto-Catechisti che li abilita presso le Autorità Ecclesiastiche per l'insegnamento del Catechismo e la partecipazione alle Congregazioni Parrocchiali della Dottrina Cristiana.
VI). - Risultati ottenuti.
I risultati ottenuti sono veramente confortanti, sia per il movimento entusiastico nella gioventù per l'apprendimento della Dottrina Cristiana, sia per la splendida riuscita delle gare che si son celebrate dal 1909 al 1918, con immenso profitto della gioventù argentina e consolazione di quello zelante Episcopato. Questo calorosamente approvò l'organizzazione suddetta fin dal 1909, quando fu proposta alle adunanze episcopali da Don Vespignani.
Una visita all'Istituto "Domenico Savio" di Grugliasco.
Il simpatico Istituto ispirato dalla carità e benedetto da Dio non poteva che prosperare. Come sempre, il piccolo granello di senapa riscaldato dall'amore cristiano ha germogliato, l'albero è venuto magnifico e i frutti abbondanti non si son fatti aspettare.
L'Istituto Domenico Savio, che le Figlie di Maria Ausiliatrice, con lo slancio che distingue ed anima tutti i figli di Don Bosco, e con l'aiuto prezioso di molti generosi, aprivano nel 1916, s'iniziava con trentacinque maschietti, dai tre agli otto anni. Ben presto il numero dei piccoli ospiti aumentò e più di ottanta furono i fanciulli che trascorsero liete giornate sotto lo sguardo buono delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Di questi ottanta ne rimangono oggidì una cinquantina: per quelli minori ai sei anni s'è aperta la casa di Sassi, quelli invece che avevano raggiunto gli otto anni sono andati nell'Istituto di Monte Oliveto a Pinerólo, ove, ancora dalla carità dei Figli di Don Bosco, secondo le speciali attitudini, sono indirizzati all'occupazione che più tardi darà loro il necessario per la vita.
Di questi giorni fui a Grugliasco, a vedere i cinquanta frugoli che vi sono rimasti. La Direttrice dell'Istituto mi accolse con la cordiale e semplice gentilezza che è un distintivo delle case di Don Bosco. Quando arrivai alla bianca quieta palazzina, che la carità del Conte di Collegno e di altri generosi trasformarono in ridente istituto, i fanciulli erano nella sala di studio, occupati a fare i compiti di scuola.
Come ho detto più sopra, son cinquanta gli ospiti dell'Istituto Domenico Savio, ma erano così tranquilli, così intenti ai loro lavori, che la casa mi parve vuota e domandai alla Direttrice se i ragazzi erano fuori. La buona Suora sorrise e... mi aperse la scuola. D'un balzo i cinquanta frugoli furono in piedi, a darci, con bel garbo, il buon giorno. Parevano soldatini sull'attenti. I visini freschi e paffuti erano seri, gli occhi vivaci e birichini mi guardavano un po' curiosamente.
Ad un mio cenno sedettero e tranquilli ed attenti ripresero le loro occupazioni. Ricordo tra gli altri un ornino di sei anni, che appoggiò i gomiti al piano del banco, abbandonò la testina tra le palme e chinò gli occhi sul sillabario: aveva la serietà di uno studente di liceo.
« Tita, non dici niente alla signora? » disse a questo punto la Direttrice; e prima ch'io avessi capito a chi erano indirizzate queste parole, un bel ragazzetto di sei anni, paffuto e fresco come una rosa, con gli occhi neri, vivacissimi, mi stava davanti. Fece il saluto alla militare, poi un piccolo passo avanti, mi stese la manina, e si presentò: - «Soldato Tita! »
Guardai stupita la Suora e da lei seppi la storia del ragazzino. Orfano dei genitori, un po' trascurato dalla balia cui era stato affidato in un giorno del dicembre del 1915, Tita fu trovato piangente, in un campo poco distante dalla casa della balia, dal colonnello di un reggimento di marcia. Impietosito, il colonnello lo prese con sè, ed ottenutolo senza molte difficoltà dalla balia, lo condusse alla sede del reggimento, ove divenne il beniamino di tutti i soldati. Tita aveva allora circa tre anni, essendo nato il 28 dicembre 1912. Il reggimento poi cambiò di fronte ed il bimbo fu affidato al colonnello direttore di sanità di non so più quale corpo d'armata. Tita aveva cambiato i compagni, ma non la simpatia che lo circondava. Indossò la divisa di soldatino di sanità e molte volte fu visto montare la guardia con il suo bravo sottogola. Ma tutto ciò non poteva durare: la vita del campo non è per i bambini. Si fecero pratiche per collocare definitivamente il fanciullo, e venne affidato ad un Sacerdote Salesiano, cappellano dell'Ospedale da campo 0143, di residenza a Rivoli Veronese. Rimase con lui qualche tempo e anche là Tita divenne l'idolo di tutti: cambiò soltanto occupazione: il soldatino divenne, in qualche circostanza, serviente di sacrestia.
Da una ventina di giorni ora è a Grugliaseo; tutti i ragazzi gli vogliono un gran bene e lo guardano in modo speciale: quasi con ammirazione. Sfido! Tita è stato al fronte, ha vissuto proprio con i soldati, ha montato la guardia!
Mentre la Direttrice mi narrava la storia del bambino, egli era tornato al suo banco, aveva frugato nella cartella ed ora tornava a lite con un librettino fra le mani. La suora mi disse come su quel libretto fosse segnato un bel dieci di condotta, meritato da Tita nella scuola. I piccoli ospiti dell'Istituto Domenico Savio frequentano le classi elementari di Grugliasco, dirette dai Fratelli delle Scuole Cri stiane. Complimentai il ragazzetto, che, pur così vivace, aveva saputo meritare un voto così bello e gli dissi di farmi vedere anche i suoi quaderni. Tita tornò al suo banco e ricominciò a frugare nella cartella.
Intanto io avevo notato tra gli altri un ragazzetto, serio e pensoso, che mi parve dovesse essere d'una sensibilità eccessiva. Appena i suoi occhi s'incontravano con i miei si abbassavano rapidamente e il suo viso si faceva di brace. Lo indicai alla Direttrice: - Sapesse! mi narrò. Suo padre era venuto in licenza. Alla vigilia della partenza disse alla moglie: « Stassera non preoccuparti per la cena, andremo fuori: godremo meglio, domani ti lascio e... se non ti dovessi più rivedere?...,» La moglie aveva rabbrividito al triste pensiero ed era andata a prepararsi nella stanza vicina. Ma ad un tratto un tonfo sordo, cupo, come d'un corpo caduto, aveva fatto sussultare il marito. Corse nella stanza dove pochi minuti prima era entrata la moglie e la trovò stesa al suolo. Che cosa era avvenuto? Il pensiero che il padre dei suoi figli poteva morire, che forse quella era l'ultima sera che trascorreva con lui, l'aveva tanto turbata che la sua vita s'era spezzata. Iddio aveva permesso così! Dopo due giorni anche la bambina, una cara ragazzetta di nove anni, morì improvvisamente ed il povero padre, che il dovere di cittadino chiamava al fronte, ci affidò l'unico figlio che gli rimaneva. Quando giunse all'Istituto il piccino era inconsolabile: non voleva lasciare il babbo. Però le buone maniere delle suore prevalsero, ii pianto cessò e quando alla sera lo portarono in dormitorio e gli fecero vedere quale sarebbe stato il suo lettino, giunse le mani ed esclamò: « Com'è bello! tutto bianco! » e si lasciò mettere a letto docilmente e riposò tranquillo come un angiolo. Ora la vita dell'Istituto gli piace assai: è molto cheto e molto sensibile. Quando lo si complimenta per qualche cosa di bene che ha fatto si commuove tutto, e guarda lungamente chi l'ha lodato con i suoi occhi dolci, nei quali c'è sempre un po' di tristezza... -
Un altro fanciullo mi additò la Suora: un po' più alto, un po' fiero: al poverino fin dalla nascita mancarono le carezze dei genitori: è un povero abbandonato. Viveva con una zia, il cui marito partì soldato. Non è un orfano di guerra, ma entra in quella categoria di ragazzi che hanno il babbo soldato e la mamma occupata fuori di casa, e per i quali le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno pure aperto il loro istituto. Ha quasi otto anni ed il suo cruccio è di non poter sapere chi siano i suoi genitori. Giorni fa il maestro di scuola aveva, tra il resto, dato per compito di scrivere il nome del babbo e della mamma. « Come faccio io che non li ho? » domandava crucciato al vicino di banco, suo compagno di classe e molto amico suo. Il compagno, imbarazzato a trovargli la risposta, gli parlava invece della mamma sua, che si chiama Luisa, che gli vuol tanto bene, che verrà a prenderlo quando avrà undici anni e sarà alto, e la potrà aiutare ora che il babbo è morto. L'altro ascoltava serie, poi d'un tratto gli disse: « Bene, io metterò un nome qualunque, ma tu di' alla mamma tua che prenda anche me, che mi tenga per figlio, io l'aiuterò, sarò buono: poi noi siamo già tanto amici!... » Povero e caro ragazzo!
Intanto Tita aveva finito di frugare nella cartella e tornava a me un'altra volta con un quaderno ed una cartolina illustrata. Non volle ch'io sfogliassi gran che il suo quaderno, mi disse che v'erano solo dei pasticci, volle invece che ammirassi la cartolina che avrebbe mandato al Cappellano. Alludeva al sacerdote salesiano, che lo tenne lungo tempo con sè e che lo condusse a Grugliasco. Il ricordo del Cappellano è vivissimo in lui, lo nomina con molto frequenza e vuol mandargli tutte le cose belle che gli vengono tra le mani. Quanto affetto e quanta riconoscenza nel cuoricino di questo ragazzetto!
Ma l'ora dello studio era ormai trascorsa e i cari fanciulli non dovevano perdere la loro ricreazione. Si alzarono ordinati e passarono nel cortile: il sole di dicembre metteva delle note gaie sulle foglie dei sempreverdi e un po' di luce e di caldo dappertutto. I ragazzi cominciarono i loro giuochi: la serietà era rimasta nella sala di studio: anche l'omino serio del sillabario non pareva più quello: erano, in una parola, i cari birichini di Don Bosco.
Tita però rimase con noi: voleva condurmi a vedere il suo lettino e salimmo ai dormitori. Le camerate pulite e spaziose, piene di luce e di sole, i lettini tutti bianchi, portanti il nome dei benefattori che li hanno provvisti, mi facevano pensare ai sonni placidi e tranquilli di quei ragazzi, su cui s'era aggravata la sventura, che però la carità di Cristo ha saputo consolare e disperdere. Attraversammo un piccolo dormitorio in cui erano cinque lettini soli: la Direttrice m'invitò a leggere il nome dei donatori. Con meraviglia lessi il nome di cinque scuole:
Antonio Rosmini - Giuseppe Mazzini - Vittorino de Feltre - Aristide Gabelli -Ricardi di Netro. - Guardai, interrogando, la suora.
- Sì, mi rispose essa, le scuole di Torino han lavorato assai per i nostri orfani, son venute più volte a trovarli, e con sottoscrizioni spontanee hanno procurato ì lettini ch'ella vede.
Quanto mi piacque e mi commosse la cosa!
Tita intanto era arrivato al suo lettino e, quando vi giungemmo la suora ed io, me lo fece vedere quasi con orgoglio. « Non l'hai fatto tanto bene » gli disse la Direttrice, osservandolo. Non dimenticherò mai il gesto rapidissimo con il quale il fanciullo fece passare una delle manine tra i ferri del lettino, per dare un gran colpo... ad una prominenza che ne guastava la fattura.
Ridiscendemmo, e poichè la visita era già durata assai e troppo avevo abusato della bontà e del tempo della Direttrice, presi congedo. Ed anche Tita volle essere presente all'ultimo saluto.
Mentre il treno mi portava a Torino, ripensando a quanto avevo osservato ed ammirato nel pio istituto, ove aleggia in protezione lo spirito angelico di Domenico Savio, dicevo tra me:
- Quante cose la guerra ha distrutto, ma quante ne ha inspirate ai cuori veramente cristiani! E com'è bello aiutarle e sostenerle!
(1) Abbiam pregato un'egregia cooperatrice, insegnante nelle scuole mucipali di Torino, di far una visita agli istituti, aperti dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice per orfani di guerra, nelle vicinanze della città; e siamo lieti di poter pubblicare questa prima relazione.
Il GOVERNO DI MINAS GERAES e la Scuola Don Bosco di Cachoeira do campo.
Il Congresso dello Stato di Minas-Geraes (Brasile) ha dato una prova nobilissima delapprezzamento suo per l'Opera Salesiana con apposita Legge.
Legge N. 731 in data del 1° Ottobre 1818. - Autorizza il Governo a far registrare nelle ripartizioni statali competenti i titoli di agronomo conferiti dalla « Scuola Don Bosco » di Cachoeira do Campo.
Il popolo dello Stato di Minas Geraes per mezzo dei suoi rappresentanti decretò, ed io, in suo nome, sanziono la seguente legge:
ARTICOLO UNICO.
Rimane il Governo autorizzato a far registrare nelle ripartizioni statali competenti i titoli di Agronomo conferiti dalla « Scuola Don Bosco» di Cachoeira do Campo, rivocate le disposizioni in contrario.
Ordino pertanto a tutte le Autorità, alle quali interessa il conoscimento e l'esecuzione della presente legge, che l'osservino e la facciano osservare interamente così come risulta dal contenuto.
Il Segretario di Stato di Agricoltura, Industria, Ferrovie, Opere Pubbliche, la faccia imprimere, pubblicare e circolare.
Dato, nel Palazzo del Presidente dello Stato di Minas Geraes, a « Bello Horizzonte », il 1° ottobre 1918.!
ARTHOUR DA SILVA GUIMARAES, Presidente.
Clodomiro Ang. de Oliveira, Segretario.
Una patriottica dimostrazione
A RIO JANEIRO.
Alle solennissime feste patrie celebratesi in Rio Janeiro presero parte vari battaglioni Salesiani, con un insieme di 1400 alunni in perfetto equipaggiamento. La maggior parte provenivano dei primi istituti salesiani dello Stato di S. Paolo, trasportati alla capitale in treni speciali, posti dal Governo Federale a loro disposizione.
Il Presidente della Repubblica, sig. Venceslao Braz, li ricevette nel palazzo Cateté, circondato dai Ministri e da altre eminenti personalità. Dopo aver abbracciato il piccolo oratore che lo salutò in onore dei suoi compagni, dice « O Jornal », il Presidente dichiarò sentirsi completamente soddisfatto per l'atto di civismo che gli offrivano i giovani soldati dei battaglioni dei Salesiani, degni d'encomio non solo come educatori della fanciullezza, ma anche come ispiratori dell'amore alla patria, altissimo elemento di educazione. Dopo una visita all'Em.mo Cardinal Arcoverde, la brillante colonna di ginnasti giunse alla redazione del giornale suddetto, in atto di omaggio a tutta la stampa di Rio Janeiro. Il direttore capo, deputato Felice Pacheco, rivolse, ai visitanti un magnifico discorso:
« Nessuna visita - egli disse - potrebb'essere per noi più gradita della vostra. Voi siete il Brasile di domani, il gran Brasile dell'avvenire, della nostra bella terra rafforzata nel culto della patria e nel timore di Dio, che per l'uomo è la prima sorgente di valore. Siete venuti da lontano per assistere nel cuore della patria ai festeggiamenti del giorno senza pari.
» I due amori simboleggiati nelle stelle che adornano il vostro brillante uniforme, sono forze armoniche che non possono non influire poderosamente nella nostra speranza di giorni migliori per il nostro paese.
» L'anima di Don Bosco, la guida buona e dolce dei fanciulli salesiani che si preparano ad essere uomini utili col lavoro, palpita di orgoglio lassù, vedendo come nel Brasile s'interpreta il suo pensiero cristiano, e come si pratica nella formazione della fanciullezza lo splendido programma della più stretta unione fra la religione e la patria.
» Senza rispetto a Dio non si avranno mai cittadini degni di questo nome. Le grandi virtù patriottiche nascono da Lui e dalla Croce con assai maggior forza che da ogni altra sorgente!
Memorie inedite.
XII. Una "Casa di Don Bosco"!
La « Casa Laboratorio di Maria Ausiliatrice in Medellin (Colombia) » è per eccellenza la Casa di Don Bosco... Se ne vogliano prove? Nei primi mesi della fondazione (non si contano le gravi strettezze e le singolari provvidenze d'allora) le buone Suore vollero dare un corso di Esercizi Spirituali alle povere alunne raccolte, ma fin dal primo giorno si dissero : - Bisognerebbe aver un libro da leggere a queste ignorantelle... p. es. quello delle Massime Eterne di S. Alfonso ; ma in Casa non c'è e soldi da comperarlo neppure!
Si era sciolto da poco il gruppo delle Suore che avevano così esposto il loro pensiero, quando si presenta in portieria la serva del Canonico D. Urribe, un santo vecchietto, assai infermiccio e tutto di Don Bosco e dell'Opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Medellin.
La donna, spiccia spiccia, dice alla portinaia:
- Dia alla Superiora questo libro; glie lo manda il sig. Canonico. - Si apre il plico e vi si trova il libro: « Le Massime Eterne di S. Alfonso ».
Naturalmente è una meraviglia per la Direttrice... che va da suora a suora domandando: -- Chi s'è preso l'incarico di ricorrere al Canonico senza, dirmi nulla? - Non si trovò chi ne sapesse qualche cosa: nessuna s'era mossa di casa, nè aveva potuto aver comunicazione con estranei ! La Superiora allora, presa da curiosità e da stupore, va a portare il suo grazie al Canonico, anche per assicurarsi del come fosse avvenuta la cosa: e s'introduce subito dicendo:
- Signor Canonico, qual angelo buono venne
fin qui a dirle il nostro bisogno?
- O buona Superiora, non fu lei a mandarmi un ragazzino con un biglietto di richiesta? - Io? no!
- Eppure arrivò qui un ragazzino tutto trafelato, con un pezzetto di carta, su cui era scritto a matita: - La Casa di Maria Ausiliatrice ha bisogno del libro: « Massime Eterne » per le sue alunne raccolte in Esercizi... - ed era firmato: « Don Bosco »! Io ho creduto fosse lei che, scherzando, mi avesse mandato a prendere il libro in nome di Don Bosco
- No, signor Canonico, no, davvero!!!
- Oh! che cosa strana!!! E il ragazzo?
- Ma!... quel ragazzetto si è subito allontanato come un birichino che avesse dovuto correre a terminare una lieta partita incominciata sulla piazza coi suoi compagni, e il biglietto venne benissimo alla serva che aveva da alimentare la fiammella sotto la pentola... Ma peccato, peccato, non aver rattenuto il ragazzo e non aver conservato il biglietto ! Oh! buona Superiora, lavori felice nella sua piccola Casa, perchè si vede che Don Bosco la considera proprio casa sua!
Il ritratto di Don Bosco per la poverissima Casa di Medellin non era stato ancora provveduto, nè alcuna delle alunne raccolte sapeva la minima cosa della vita e delle virtù di Don Bosco, meno ancora ne conosceva le sembianze; quando un mattino si sente un bisbiglio insolito nel refettorio, perchè una delle ultime arrivate non finiva di raccontare un sogno, che per la terza volta le si ripeteva quasi identico
Vedeva un sacerdote, piuttosto vecchietto e curvo, ma sorridente e felice, a passeggiare per tutta la Casa. Indossava sopra la veste talare una piccola mantellina; la berretta da sacerdote gli ricopriva il capo ricciuto; e con un gesto particolare della tremole mani, accompagnava le parole che ripeteva passando di stanzone in stanzone, di cortile in cortile
- Questa casa è proprio mia!
L'assistente del refettorio e, più tardi, quella della ricreazione, avevano tentato di far cessare più d'una volta quel cicaleccio, per il quale si moltiplicavano i gruppi e i crocchi; e la sognatrice non finiva di ripetere: « Ma se l'ho visto io! »
Qualche giorno dopo, la stessa figliuola entrava in parlatorio, dove poche ore prima erasi messo il ritratto di Don Bosco; e proprio, quando sta per gettarsi nelle braccia della mamma, si avvede che di fronte v'è un nuovo ritratto che la colpisce. Ristà commossa, e, volgendosi alla suora portinaia, esclama:
- È lui, suora! È il sacerdote che ho visto! che ho visto tre volte!...
- Ma dove?
- In sogno, suora; in sogno!... tre volte! Oh che bel sacerdote! Come si chiama? Come dev'essere buono il vecchietto! - e gli mandava baci di contento e di riverenza affettuosa.
La cosa è delle più semplici, e non siamo noi che vorremo dirla soprannaturale; ma come non pensare che questa Casa non sia la Casa di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice?! È piena di povere bimbe e giovanette, nel maggior numero orfane e negrette, birichine e abbandonate; si mantiene di lavoro e di elemosine; nè finora le si è fissato altro scopo che questo: Ricevere povere fanciulle e prepararle ad essere modelli di operaie cristiane in mezzo al mondo! Oh! voglia Maria Ausiliatrice, conservarsi la sua casa tale quale è; e sia sempre Don Bosco a difenderla per mantenerle quell'aria di carità e di semplicità che vi si respira a pieni polmoni!
(Dalla Cronaca della Casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Medellin),
CINA L'importanza dei catecumenati.
L'omaggio di una scuola di fanciulle pagane alla Madonna.
Heung Shan (Cina), 29 settembre 1918
Rev.mo Sig. Don Albera.
una grande consolazione pel cuore del Missionario, sperduto fra popolazioni pagane il versare di quando in quando su qualche anima eletta l'acqua battesimale. Questa consolazione l'ebbi in quest'ultimo trimestre, in cui il numero di coloro cui toccò questa felice sorte, raggiunse i novanta.
Come non si può conservare un giardino senza il vivaio donde trarre le provviste a suo tempo, così se una Missione vuole vivere e prosperare deve conservare sempre florido il suo vivaio, che è il catecumenato, il quale perciò va organizzato metodicamente.
Un buon catechista che voglia presentare al missionario nelle principali solennità dell'anno un nucleo di persone da battezzare, deve far del suo meglio per mantenere sempre alto il morale dei catecumeni, già considerarli quasi membri della cristianità, farli partecipare a certe funzionì e cerimonie: in una parola, imitare i primi tempi del Cristianesimo, conservando in loro viva la speranza del Battesimo e facendolo sospirare e desiderare come il più prezioso di tutti i doni.
Ed il missionario deve guardarsi bene dall'esaurire tali vivai con dei battesimi generali, ma all'opposto lasciar sempre un po' di semenza per la riproduzione. Dove vede l'abbondanza dei fiori da trasportarsi alla Chiesa, ne colga a piene mani; ma dove ve ne sono pochi procuri che prima abbiano ad allignar bene, mettano radici e si propaghino, e così potrà, nelle grandi solennità, amministrare solenne mente il Battesimo ai migliori quasi a titolo di vero premio.
E quindi assolutamente necessario che il Missionario non si lasci assorbire dalle Cristianità già formate con detrimento dei catecumeni. Qui, nel distretto di Heung Shan, in grazia al lavoro intelligente dei missionari che mi hanno preceduto e allo zelo dei Catechisti, vi sono catecumenati molto fiorenti. Tai-Wong-Po è sempre stato ed è anche oggi un magnifico vivaio. Nello spazio di quattro anni la comunità cristiana si elevò a più di cento membri senza pregiudizio del numero dei catecumeni che aumenta di giorno in giorno.
Presentemente dà belle speranze il villaggio di San-Wai (villaggio di pescatori con trecento anime, a tre chilometri da Shek-Ki). Nel giorno della Pentecoste ebbi la consolazione di battezzare tre vegliardi del paese, e imposi loro i nomi dei tre grandi patriarchi Abramo, Isacco Giacobbe. Furono una trentina gli. uomini più influenti caduti nella rete di Gesù Cristo. Tutti gli altri, uomini, giovani, fanciulli e donne, studiano il catechismo e sospirano l'ora del battesimo.
Lo stesso può dirsi delle regioni di VangKang, Siu-Lam e Kong-Tok-Sa.
Un magnifico catecumenato era in TamChau, ma per l'errore d'aver fatto un battesimo generale, si esaurì il vivaio e si dovette tornar daccapo, il che importa un lavora duplicato.
Altri catecumenati si sarebbero potuti fondare in altri centri, ma mancano i catechisti e le maestre per le donne. La messe è grande, e matura: fanno però difetto i lavoratori.
Parimenti si nota un gran movimento in favore della nostra S. Religione nella classe alta della società di Shek-Ki. Ne fan prova il battesimo di un letterato, una delle migliori penne del giornalismo locale, e la conversione d'una medichessa e di un membro della giunta municipale.
Com'Ella vede, si va avanti, ma assai di più si potrebbe fare se potessimo, ad imitazione dei protestanti, aprir scuole, ospedali e sale di lettura.
Con un po' di mezzi finanziari si potrebbero fare miracoli nell'Heung Shan, dove godiamo stima e simpatia.
Ed ora due parole sulla festa dell'Assunta, sicuro che Le sarà di conforto il sapere come i nuovi cristiani di Shek-Ki si sforzano d'onorare la nostra celeste Patrona, la SS. Vergine.
Fin dalla sera del 14 agosto numerose rappresentanze di tutte le cristianità della Missione riempivano un ampio locale gentilmente concesso dalla proprietaria a disposizione dei pellegrini.
Si era avvisato dianzi che a causa delle pre senti difficoltà la missione non poteva fornire nè riso, nè legna, nè altra cosa, all'infuori del riparo per l'alloggio. Ed i nostri cristiani, pieni di buona volontà e d'entusiasmo, hanno saputo aggiustarsi mirabilmente con tende, banchetti e piccoli spacci improvvisati, ove ciascuno trovò secondo il suo gusto e la sua condizione tutto ciò che gli faceva d'uopo.
Fin dal piattino io aveva, con l'aiuto di alcuni giovani di Shek-Ki, addobbato il giardino cori festoni e banderuole ed i miei cristiani finirono con addobbarlo completamente con altre bandiere da essi recate, così che la nostra missione offriva l'aspetto di una caserma di soldati vittoriosi.
Chi non ha assistito mai ad una festa della missione, non può farsi un'idea dell'allegria ed entusiasmo che regna in tale circostanza.
Alle diciasette (come segnava il grande orologio della posta della Chiesa) vi fu l'esame di catechismo ai catecumeni, che erano giunti a maturità. Dovevano comparire innanzi ad una commissione composta dai catechisti e dai cristiani più istruiti, e bisognava vedere come i prescelti a tanta carica si davano importanza e sussiego!
Alle diciotto confessioni degli uomini: alle venti, orazioni in comune e due parole di buona notte, come s'usa nelle nostre case.
Venne il mattino sospirato; ma ahimè! era poco a proposito per una festa. Alle sei, apertasi la chiesa, pioveva così forte con un vento casi impetuoso da spaventare chiunque, ma non i nostri bravi e coraggiosi cristiani che, impavidi, a quattro, a cinque, a drappelli di ragazzi, a comitive, vengono alla chiesa abbastanza bagnati, ma lieti come pasque. Diedi principio alle confessioni delle donne.
Alle otto, dopo le orazioni, amministrai il Sacramento del Battesimo e cominciai la celebrazione della Santa Messa. Alle dieci e mezzo tutta quella folla si sparge nella piazza. La pioggia cessa per qualche tempo. Sembra una fiera. S'odono fischietti, petardi, mortaretti, e grida di ragazzi giulivi e di venditori al minuto che invitano a comprare, ed animate conversazioni di gente soddisfatta. È un quadro veramente indescrivibile. I neofiti sopra tutto sono oggetto dei complimenti di tutti per le medaglie e crocifissi ed immagini, onde erano stati regalati dai loro padrini.
Finalmente posso uscire anch'io e portarmi in mezzo al mio gregge. È un'onda di popolo, una calca festevole attorno à me. Oh le buone e semplici pecorelle che mi vengono d'attorno; tutte, tutte, senza eccezione, .hanno preso parte al banchetto eucaristico. Ora la loro allegria è così intensa che i loro visi sembrano trasfigurati; pare che esalino raggi celesti.
- Il Signore vi benedica tutti, o miei cari figliuoli! mi misi ad esclamare con profonda commozione.
Un'ovazione generale accolse le mie prime parole, prolungandosi in espressioni di benedizione e di felicità.
Peccato che il tempo non permise d'effettuare i giuochi e la luminaria, come s'era progettato.
Un particolare da non dimenticarsi. Maria Ausiliatrice raccolse, in questa circostanza, un omaggio singolare. Il suo altare era ornato di fiori, e di fiori freschi, dai colori vivi e dal profumo delicato. Sa, amatissimo Padre, da chi venne il dono gentile? Dalle alunne di una vicina scuola pagana! Quando le vidi recare quel tributo alla Madonna, non potei frenar le lagrime, e mi vennero spontanei i bei versi del Manzoni, e li ripetei ad alta voce con un fremito di commozione, mentre il pensiero, corso rapidissimo attraverso i continenti e i mari alla statua dorata che torreggia sulla cupola di Maria Ausiliatrice in Valdocco, abbracciava simultaneamente la desiderata visione di molti drappelli di Figlie di Maria Ausiliatrice circondate da schiere di fanciulle cinesi:
In che lande selvagge, oltre quali mari; - di sì barro nome fior si coglie che non conosca dei tuoi miti altari le benedette soglie?
Sì, quei fiori venivano da animucce delicate che non sanno ancora chi sia la-Madre di Gesù; ma le attrattive sue, l'incanto che si sprigiona dalla sua immagine, hanno già lanciato un vivissimo raggio in quei teneri cuori! O Maria, o Maria Ausiliatrice, anche questo tributo era riserbato a Voi, nell'anno cinquantesimo dall'erezione del Vostro Santuario ! ... Non dimenticatelo, ve ne prego ancor una volta, e in cambio aiutateci a conquistar tutte queste anime al Regno del vostro Divin Figlio!
Ah quanto bene potrebbero fare le Suore in una città come questa, ove l'elemento femminile è preponderante! Non potendo avere le Suore, procuro di collocare alcune bambine presso le Reverende Canossiane di Macao, le duali, a onor del vero, non ostante la mancanza di mezzi, sono sempre sollecite nell'accogliere le mie suppliche. Le anime generose sieno gli angeli della Provvidenza anche verso detto Istituto, affinchè possa aumentare il numero di quelle tenere bimbe che esso salva dalla rovina spirituale e temporale.
Ma è tempo che finisca... perchè non ho tempo d'aggiungere altro. Ella mi benedica, amatissimo don Albera, e mi creda sempre
Suo Obbl. figlio in Corde Iesu
SAC. GIOVANNI PEDRAZZINI.
NEL SANTUARIO Il 24 di ogni mese, si ripetono mattino e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa 'della Comunione generale, seguita dalla Benedizione col SS. Sacramento. Alla sera poi, memori del grande insegnamento di Don Bosco, di unire sempre nelle nostre preghiere l'invocazione a Gesù Sacramentato e alla Beata Vergine, si compie in forma solenne, all'altare stesso di Maria Ausiliatrice l'adorazione pubblica al SS. Sacramento. È il buon popolo di Valdocco, con tutte le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorre alla devota funzione, che si compie alle ore 19,45.
Vogliano tutti i buoni Cooperatori e tutte le pie Cooperatrici unirsi in ispirito a queste sacre funzioni mensili, le quali hanno, anche ora, due fini principali: pregare secondo le intenzioni del Santo Padre e per la felice conclusione della Pace!
Ogni sera alla benedizione col SS. Sacramento si continua sempre a far pubbliche preghiere per il medesimo fine. Nella stia infinita clemenza, e per intercessiòne di Maria Ausiliatrice, le esaudisca il Signore, inaugurando un'era di prosperità in tutta quanta la terra!
Agli Ascritti all' "Associazione„ di Maria Ausiliatrice.
Sotto questa rubrica intendiamo di pubblicare una serie di articoletti nei quali metteremo sotto gli occhi di tutti gli Ascritti quanto dobbiamo fare:
io per corrispondere ai disegni che il Ven. Don Bosco si propose nell'istituire questa Associazione:
2° per ottenere il fine che ci siamo proposti nel darvi il nostro nome; il qual fine si è, come ognuno sa, « di meritarci la protezione della Divina Madre in vita e particolarmente in punto di morte..»
Noi seguiremo il piccolo Statuto che il Venerabile stesso scrisse; e speriamo che tutti gli Ascritti ci seguiranno con premurosa attenzione, con vero profitto delle anime loro.
E la grazia che domandiamo a Maria Ausiliatrice nel prendere la penna per iscrivere di Lei.
I.
Perchè onoriamo Maria SS.ma?
1) Onoriamo Maria perchè Dio l'ha onorata!
Egli la preservò dalla colpa originale; l'arricchì di tutti i tesori di natura e di grazia e l'innalzò a di sopra di tutte le creature con la divina maternità, conferendole così una dignità che al dire di San Tomaso ha un alcunchè d'indefinito e la viene come a imparentare con la SS. Trinità.
Il Verbo volle nascere e dipendere da Lei; a sua intercessione anticipò l'ora dei miracoli; e dopo che Ella morì non permise che il suo corpo fosse soggetto alla corruzione del sepolcro, ma la risuscitò e l'assunse in cielo; e in cielo la coronò di gloria, la costituì regina degli angeli e dei santi e dispensiera di tutte le grazie, onde i dottori l'hanno chiamata l'onnipotenza supplichevole, perchè se Dio è onnipotente per natura, Maria è onnipotente per grazia.
Dìo nulla nega a Lei e nulla se non per Lei concede. Onde è noto il detto a Lei rivolto dal Poeta:
Donna, sei tanto grande e tanto vali
Che qual vuol grazia e a Te non ricorre, Sua disianza vuol volar senz'ali
(Par. 33)
II) Onoriamo Maria, perchè la Chiesa l'onora!
Che non ha fatto e che non fa la Chiesa per Maria? Per Lei innalza cappelle e basiliche; a Lei dedica cattedrali e altari; in suo onore stabilisce feste e processioni; istituisce ordini religiosi e pii sodalizii; a Lei si rivolge nei grandi pericoli e nelle grandi calamità; Lei prega e in Lei spera; e debellati i nemici, spente le eresie e cessate le mortalità, a Lei innalza l'inno del ringraziamento e della vittoria. A Lei rende un culto speciale detto iperdulia, superiore a quello che rende ai santi e agli stessi angeli, perchè Maria forma tutta da sè un ordine e un inondo superiore a tutto il creato, inferiore solo a Dio.
III) Onoriamo Maria perchè tutti i Santi l'hanno onorata!
Vi santo che non sia stato divoto di Maria? Vi è santo che non abbia invocato il suo aiuto? non sia ricorso alla sua protezione, non abbia confidato nella sua misericordia? Essi l'hanno eletta per loro Madre come Santa Teresa e Santo Stanislao Koska; l'hanno proclamata tutta la loro speranza come San Bernardo; il loro rifugio come Sant'Agostino; il loro aiuto come San Pio V; e han cantato le sue glorie come Sant'Alfonso; han proclamato quasi infinita la sua dignità, come San Tomaso; e nella loro ardente devozione e nel loro filiale affetto hanno trovato i titoli più nobili da attribuirle e le espressioni più soave e forti insieme per celebrare la sua grandezza e dimostrarle il loro amore. L'hanno presa a maestra delle virtù che volevano praticare; hanno messo sotto la sua protezione i loro studii, i loro lavori, le loro opere, la salvezza stessa dell'anima loro, e ben fu detto ché in cielo non vi è anima che non si sia salvata per Maria o con la divozione di Maria.
IV) Onoriamo Maria Perché i grandi del mondo l'hanno onorata!
I re, come Santo Stefano d'Ungheria e San Ferdinando di Spagna, hanno a Lei offerto e consacrato i loro regni; le regine le loro corone; i guerrieri, i vincitori di Lepanto e di Vienna le loro spade e i loro trionfi; i celebri navigatori, come Colombo, l'esito delle loro ardite imprese. I poeti da Dante e Petrarca al Manzoni, per restringerci ai nostri, han cantato le sue lodi ed invocato il suo aiuto. I pittori, dai primi, che tentarono con arte rozza di riprodurne l'immagine nelle catacombe, come orante, o come Advocata nostra, interceditrice presso Dio per noi, fino all'affermarsi nel mosaico e nella miniatura dopo l'uscita dalle catacombe, e giù giù fino ai tre maghi del pennello, Cimabue, Giotto e Duccio Senese, e da questi ai secoli posteriori con le. loro vario scuole, prima le Italiane e poi le Estere, tutti tutti hanno consacrato il loro pennello a Maria. E quello che si dice dei pittori va detto degli scultori, degli architetti, dei musici e di tutti i cultori delle arti belle, cosicchè si può dire che il fior fiore dell'umanità ha sentito il bisogno e si è fatto un dovere di onorare Maria. E del popolo, non parliamo, perché nessuna divozione è più popolare di quella alla Vergine Madre.
V) Noi onoriamo Maria, perchè è Madre di Dio e Madre nostra.
Sono note le acclamazioni entusiastiche con cui il popolo di Efeso accolse la definizione del Concilio, tenuto in quella città, che Maria doveva dirsi Madre di Dio. È madre di Gesù; ma Gesù è Dio, dunque è Madre di Dio. Ma una madre è onnipotente sul cuore d'un figlio buono e amoroso; dunque se Dio è onnipotente per natura, Maria lo è per concessione o grazia.
Ma a noi non basta che sia potente. Quanti potenti nel mondo i quali non ci fan del bene? perchè, sebbene possano, non vogliono. Maria non solo può, ma vuole, perchè è Madre nostra ed è tal Madre che in bontà non ha, non dirò chi la superi, ma la possa uguagliare.
In te misericordia, in te pietate,
In te magnificenza, in te s'aduna Quantunque in creatura è di bontate.
Gesù ce la diede per Madre sulla, Croce; Maria accettò e sempre esercitò ed esercita verso tutti tale amoroso uffizio; e non solo ci aiuta pregata, ma ancora previene le nostre preghiere. E bene di Lei cantò il Poeta:
La tua benignità non pur soccorre A chi domanda, ma molte fiate Liberamente al dimandar precorre
(Par. 33).
Noi quindi onoriamo Maria perché è degna di ogni onore in sè e perchè può e vuole aiutarci e ci aiuta. (Continua).
Un buon consiglio.
Il cuore dolcissimo della più tenera fra le madri volle un'altra volta farmi toccar con mano quanto efficacissimo sia invocarla col titolo di Auxilium Cristianorum.
Colpito dalla febbre contagiosa e chiamato il medico, questi sul principio asserì trattarsi di cosa lieve: ma con stia e nostra Sorpresa, passato qualche giorno, dichiarò trattarsi di bronco-polmonite. Oltre a questo facea temer molto una grave emorragia sopravvenuta. Il caso era più che grave. Inutile descrivere lo stato d'animo mio e dei miei cari che mi circondavano. Visitato da un ottimo amico, mi fè conoscere essere urgentissimo il bisogno di aiuto celeste. Affidati alla Madonna di Don Bosco, mi disse, e guarirai!
Il consiglio del carissimo amico era quale lo desiderava. Unitamente ai miei di casa si iniziò la novena all'Ausiliatrice, interponendovi la mediazione del Ven. Don Bosco, con promessa di pubblicare, la grazia, appena ottenuta.
Mentre la scienza medica incerta e dubbiosa stava studiando il rimedio per combattere il morbo contagioso che mieteva tante vittime, ecco Maria SS. già pronta coll'efficacissimo suo aiuto; e tanto fu palese il soccorso dell'Ausiliatrice che, nell'istesso giorno in cui aveva terminato la novena, il Dottore dichiarava cessato per me ogni pericolo.
Oh cara Madre, quanto Ti debbo! Salga a Te l'inno della mia riconoscenza, di quella dei miei cari e di quanti Ti invocarono per me.
Torino, 8 dicembre 19o8.
N. N.
La fede d'una popolana.
Una buona giovane, che si trova a servizio presso una famiglia di cooperatori, scrive in data i dicembre u. s.
Avevo due fratelli alla fronte, per i quali ho sempre pregato, perché la Vergine SS. li tenesse sotto la sua protezione e benché essi cercassero sempre di persuadermi che stavano bene, che erano fuori pericolo, tuttavia uno di ossi fu ferito tre volte, l'ultima volta nel settembre 1917. In quei giorni, recatomi a casa, mentre egli vi era in convalescenza, ebbi occasione di leggere una parte del suo diario di guerra e potei così constatare quante volte la Vergine Ausiliatrice, che spesso invocavo, lo favoriva di speciale protezione. Ma con tutta la mia fiducia non cessava in me il timore di ricevere da un giorno all'altro qualche terribile notizia.
Recatami un giorno per incarico della mia signora (sono a servizio) a una frazione lontana dal paese, per non trovare il cammino troppo lungo presi un Bollettino Salesiano, e lo lessi camminando. Fu durante questa lettura, che mi venne l'idea di rivolgermi a Maria SS.ma Ausiliatrice, e invocare l'intercessione del Ven. Don Bosco. E perchè fosse esaudita la mia preghiera, promisi di ripeterla giornalmente, finchè non avessi ricevuta la grazia, promettendo insieme un'offerta per le Opere Salesiane. La preghiera fu questa: io domandai non solo la salvezza dei miei fratelli, ma la salvezza dell'Italia e la vittoria completa, implorando che l'avessimo prima della fine dell'anno, o che avessimo almeno un inizio della fine, parendo ancor lontana l'idea della pace; e chiesi pure non solo che i miei fratelli fossero risparmiati, ma che piccolo fosse il numero dei caduti, così da risparmiare maggiori dolori alle famiglie che hanno già tutte tanto sofferto; che i poveri soldati non avessero a cominciare un altro inverno in mezzo alle nevi e a soffrir tanto freddo; e che lievi fossero i combattimenti, così da evitare molto spargimento di sangue da ambe le parti.
Non ho ragione di dire che la grazia fu superiore ad ogni aspettativa? I miei fratelli stanno bene (uno è a Trento e mi mandò buone notizie); spero fra breve saperli a casa.
Invoco una preghiera di ringraziamento! Che il buon Dio conceda alla mia famiglia sempre buona unione e salute e buon proseguimento di vita cristiana, e alla Patria nostra le più grandi benedizioni.
Avigliana, 8 dicembre 1918.
A. D.
MERCATELLO (Pesaro). - 26-XI-1918. - Con l'animo riboccante di gratitudine adempio la promessa di far pubblica la grazia ottenuta dalla nostra potente Ausiliatrice.
Caduto gravemente ammalato, i medici mi riscontrarono, fra l'altro, un tumore negli organi addominali. Mi si propose, ripetutamente necessaria, un'operazione assai delicata e difficile se desideravo guarire. Il male intanto cresceva e mi consumava divenendo spasmodico. Mi rassegnai a malincuore al parere del medico di sottopormi all'operazione; e che potevo io fare in tali frangenti, se non rivolgermi a te, o Ausiliatrice dei cristiani? Lo feci con tutta la fede possibile, e cominciai una prima, e poi una seconda novena, senza mai perdermi di speranza nel celeste aiuto, promettendo un'offerta e la pubblicazione della grazia, se potevo guarire senz'essere operato.
Non fu vano il ricorso a Maria. Il medico curante, già prima così risoluto nella necessità dell'operazione, cambiò parere, e m'incominciò una cura semplicissima con due cartine al giorno.
Passarono ancora lunghi giorni nel dolore, ma già la Madonna aveva rivolto sui di me i suoi occhi misericordiosi e cominciava a guarirmi senza essere operato. Migliorai sensibilmente ogni giorno, e dopo qualche tempo cessò affatto lo spasimo, cessò la febbre e non sentii più nulla.
Oggi, dopo circa due settimane di convalescenza, mi trovo guarito, e in ottimo stato di salute.
Eternamente grato alla nostra tenerissima Madre Ausiliatrice, sciolgo il voto con l'offerta promessa e la pubblicazione della grazia
Sac. UMBERTO SEBASTIANI, Salesiano.
DAL VENETO. - 9-xI-1918. -Tu, o Vergine, per intercessione del Ven. D. Bosco esaudisti le nostre preghiere, allorchè l'animo nostro oppresso, avvilito, e timoroso per l'invasione nemica con fiducia ricorse a te. Ci salvasti e salvasti i nostri cari combattenti. Grazie!
E noi fedeli alla promessa inviamo a Tuo onore, per le opere di D. Bosco, L. 500, con promessa di mandare altra offerta equivalente appena ricevute altre grazie che ci abbisognano.
Due Cooperatrici Salesiane.
INTROBIO. - 23-xI-1918 - L'onda di gaudio che ci erompe dall'animo riconoscente è confusa ad un profondo sentimento di vene, azione da renderci costantemente oranti dinanzi all'immagine del Ven. Don Bosco, pregato, invocato da noi con formale promessa, dall'inizio della guerra sino ad oggi, per una grazia che volevano proprio strappata, per mezzo suo, dalle mani di Maria SS. Ausiliatrice. Ed ora, con nostra somma gioia, la grazia non solo è ottenuta, ma triplicata nel suo giusto valore. Vogliamo perciò che sia pubblicata sul « Bollettino», perchè chiaramente conosca il popolo cattolico la potenza di Maria SS. Ausiliatrice pel merito del suo servo Don Bosco.
Un nostro nipote nel mese di marzo - 25 - del 1915 lasciava la famiglia con la madre vedova, la moglie, due figlioletti, e due fratelli nel più grande abbandono per andare a compiere il suo dovere di cittadino e figlio della Patria! La separazione fu dolorosa oltremodo, ma ancor più angoscioso era il triste presentimento che ci pervadeva di non vederlo più ritornare! - Strana cosa che il nome di Don Bosco ci era sempre dinanzi, quando si pregava pel caro nipote militare. Allora conoscemmo esser voler di Dio che fosse a lui raccomandato ed affidato, e lo facemmo tosto con fede incrollabile e con illimitata confidenza, sicure di non restarne deluse. Ponemmo in posto d'onore un'immagine di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice, ne inviammo un'altra al caro assente, e fedelmente recitammo dinanzi all'immagine un Pater, Ave, Gloria ogni di.
Per le ripetute notizie che dal fronte c'inviava -- fu più volte a tu a tu col nemico e tra il fuoco dell'accanita lotta - si temette, si pianse e si tremò assai, ma in fondo al cuore una voce ci suggeriva a sperare, ci rassicurava anzi, e ci rialzava l'animo abbattuto. E non ne fummo deluse, perchè è tuttora sano e salvo il nostro caro nipote.
Ma non un nipote solo vedemmo partire pel servizio militare bensì, successivamente, un secondo, e poi un terzo, e così i tre fratelli furono tra gli orrori della guerra e del fuoco, e presero parte ai più aspri combattimenti. E furono: Dolci Bernardo, Dolci Martino e Dolci Paolo fu Giacomo. - Accresciuto, triplicato il dolore, da divenire immenso come il mare, aumentò pure la nostra confidenza in Maria SS. Ausiliatrice per mezzo del suo fedel servo e devoto Don Bosco, che costantemente pregammo e che ringrazieremo sempre con crescente venerazione ed immensa riconoscenza anche per averlo a protettore in eterno.
I nipoti sono sani e salvi tutti e tre! Non dobbiamo dunque dire che triplice fu la grazia ottenuta? Oh! salgano gl'infiniti ringraziamenti nostri sino a Te, o Maria, a dirti tutta la nostra gratitudine!
A compimento della promessa fatta uniamo altra offerta a quella spedita tre anni or sono, perchè voglia la potente Vergine Ausiliatrice col suo diletto servo Don Bosco continuarci la sua protezione e benedire con noi i nostri nipoti, conservandoceli buoni.
DOLCI LUCIA E MARIA fu MARTINO.
ESTE. - 28 - vIII - 1918. - Per una cattiva interpretazione data ad un mio reclamo, correvo pericolo di essere denunciato al tribunale militare, per rifiuto di obbedienza. Stando ancora la questione nelle mani del mio superiore, nel silenzio della mia cella volsi il pensiero a Maria Ausiliatrice, essendo nel mese di maggio ed in giorno di sabbato, mettendo nelle sue mani la giustezza della mia causa, con promessa di pubblicazione nel Bollettino. Il cielo si rasserenò subito. In quello stesso giorno ebbi un interrogatorio : si videro le cose come stavano, e tutto si sciolse con una punizione che fu salutare all'anima ed al corpo. Di tutto sia lode alla nostra cara Madre, che mai abbandona chi in Lei confida.
Un Sacerdote soldato..
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il nuovo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane e per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
A) - A. A. di Dogliani, A. D. di Nardò, A. M. di *..., Abiati G., Adagna D., Adanno G., Agnelli M., Agosteo M., Alberghi V., Albonico C., Alborghetti G., Alciati M., Aldrighetti A. Alessandri ch. A., Aletto. B., Alexandre G., Almici G., in Tonelli, Amichini B., Amico S. Roseas, Arrosso F., Ammirati B., Andruccioli F., Angeli d. A., Apostolo C., Apostolo T., in Miglio, Argnani d. D., Arlisi G., Arrighetti G., Arrigoni M., Asteggiano F., in Cravero, Astrobi G., Avattaneo M.
B) - Babini d. P., Bachetti O., Bacchio G. soldato, Bigini d. A., Baietti G., Baldi M., Baldino A. Balducci P. in Pozzi, Balemi M., Balestra M. in Dagna, Balestro T., Baletti V., Ballanno M., Ballatore M. cooperatore salesiano, Ballero G. in Rossi, Balocco C., Balzani I, Balzano C., Banchio M., Baratta M. in Mannucci, Baratta M. di Napoli, Baratta T., Barazzotto O., Barbero F., Barbero M. Barbieri I,. in Greggi, Baronchelli L., Barresi V., Bassani S., Battaglia A., Battaglia F., Battistoni, P. in Carrara, Baudino C., Baudino E., Bazzica R., Bedischi M., Belisargo M., Bellasio G., Bellavia A., Bellone T., Belloni E., Belotti A., in Cattaneo, Beltrame-Pomi d. C., Beltramo A. Beneducci A., Beretta M., Beretta M. in Pandini, Bergamini . I., Bernini M., Bertino D., Bextolino M., Bertone D. Bertrand C., Besutti C., Bevilacqua P., Bezza G. Bianchi can. P., Bianco A. in Vacca, Bianco L., Biasci E. cooperatore salesiano, Bicchieri P., Bigaglia F., Biglia I,., Biglia T., Bignamini F., Birelli eh. G., Biroli L., Blanco S., Bletton G., Boano L. L., Bocca E., Boccaccio G., Boccassino G., Bodini Z., Bodratti M., Boetto B., Boi R. in Manca, Bolla E., Bollarino M. in Buscaglino, Bollo I, Bologna M. in Bernardini, Bombelli A., Bombetta V., Bonaccorsi I., Bonaria M. in Ferrando., Bonavia M. in Ranise., Bondone C., Bonetti G., Bongiorni G., Bonifacio d. G., Bonomo G., Borelli A., Borgaro. C. in Vota, Borgogno A., Borgogno S, Borlengo L. in Mellino, Bormetti E., Borreani M. in Groppiolo, Borsarelli I., Borsellini I., Bortoli C. Bortolini G., Bosca G., Boscaglia M., Boschetti G., Bosoni P., Bosso A., Bosco V., Bosisio G., Botta M., Bovio P. in Brusati, Bozzano P., Bracchi C., Brandellero L., Brenta A., Brero M., Bressa L., Brunetta E., Brunetto M., Bruno M. N., Bugada F., Buierro P., Bulanti G. in Pila, Buriani A., Burzio V., Busso e.
C) - C. C. di Grava, C. E. di Stupinígi, C. G. di Ayas., C. I. d'Impruneta, C. M. di Santulussurgiu, C. S. di Cornmessaggio, Cabras I., Cabras M. ed N., Cademartori G. B. di Cerisola, Cademartori G. B. di Rapallo, Caffi I., Caforio B.. Cagnasso C., Cagnoli A. in Renzi, Cagnolo G., Cairo D,, Calabro P., Calegari A., Calvisi ch. P. R., Camino C., Canale C., Candusso I., Cannonero L., Cantone P., Cantamessa R., maestra Cantisani d. P., Canzian, A., Capelli A., Caravaggi A., Cardola A., Carera M. Cari-aro E., Caruso G. in Inghilleri, Casetta M., Cassano e., Castelli E., Castorina C., Cavetta M.,. Cernuto G., Cerrato M., Chiappero M., Chiapusso A., Chiapuzzi R., Chiara G., Chiereghino R;., Chonquer A., Cimino A., Cimossa A., Cismondi G., Cittadoni d. E., Cobiddu L., Cocco G., Cocco M., Coffaro M. Colanti M. in Travaglini, Colizzi M. in Fiocco, Colombo P., Colussi G.; Comelli P., Convoli V. farmacista, Comprini L., Congin B., Coniugi Garberoglio, Zanetti, Conti M. A., Chessa, Cooperatrice Salesiana di Pastorello, Corbò G., Corrias G., Cortesi V., Cremonesi A., Cremonesi G., Cristini C., Cretier T., Crosetto G., Curioni M.
D) - D. G. di Stupinigi, D. P. di Torino, D'Abbraccio V., Dal Clero A., Dallora M., Damiani M. in Baresi, De Ambrogio C., De Filippi N., De Garayalde G., De George I., De Giorgis V.a A., De Giuli Sac. Raffaele per la guarigione della mamma secondo il voto fatto, Del Duca A., Del Tetto T., De Luca A., De Luigi M., Del Rio V. in Baldi, De Maria S., Demichelis Prof. A., De Pascalis G., De Rossi T., Dezzana G., Diletti d. D., Di Mario d.. P., Donadi A. in Ferrero, Dondegnaz M., Dorato E. maestra.
E) - Eccli A. in Manni, Emanuelli G., Ex-allieva di Nizza Monf.
F) - F. F. A. P. di Ferrara, Fabris L., Facchinello S., Famiglie Butti, Cereda, Corti, Frassati, (3 iordano, Negri, Sala, Fasoli D., Federle G., Ferrando D. in Spandre, Ferrante C. in Messina, Fe-rario ch. F., Ferraro G., Ferraro I., Ferraris G., Ferrero A., Ferrero G., Feyles A., Fiandaco L., Filotea B., Fimognari O., Fontana V., Forlani E. Forni d. G., Forni R., Fornoni d. F., Fracchia A. in Tornalini, Fracchioni T., Francescato V., Franco A., Franco G., Frattini G., Frigerio, C., Frisone M., Frontini T., Fronzero F., Fumagalli G.
G) - G. A. di Testona, G. C. S. di Casal Monferrato, G. G. di Mongrando, G. M. di Stupinigi, G. N. di Mondovì, G. S. di Serdiana, Gabellini M., Gabottini R., Gagliardi A., Gagliardi R. Galantina R., Galletti R., Galli A., Galli d. A., Galli I., Gallo E sergente, Gallotti E., Gamaleri M., Gangemi A. Cani I. ingegnere, Garatti G., Garavaglio B., Gar barino ch. A., Garbelli P. Lattaio, Garesio C., Garibaldi P., Gasperini D., Gatti d. L. Prevcsto, Genovese C., Gensollen M., Gera V., Giaietto C., Giambianco C., Gianelli T., Giordani Gerace Lucrezia di Roma, Gibello T. ved. Vercellone, Gila P., Gioda E., Giorda G., Giordano E., Giovannini G., Giovannini M., Giuffrida R., Giva A., Givo; netti B., Gorbelle M. in Bettiaz, Gorini V., Gcaglia G. in Testore, Granara d. A., Grassi G., Gregori F. in Abrate, Grimaldi M., Grossi E., Guardalleri D., Guidoni G.
I) - Iaccad F., Favarone C., Telline D., Incutti, Innocenti Causate di Groppello Cairoli, Invernizzi A., Ivaldi M., Ivaldi N.
L) - I,. G. I. di Asti, L. V. di Carmagnola, Lago G. B., La Marco I. in Vizzini, Lattanzio d. A., Leidi C., Lemasson L., Leopardi S., Lesca B., Lipuma A., Lomagno M., Londero A. ed A., Longato A. soldato, Lorenzetti G., Lacci Teresina, Luzzoli T.
M) - M. A. di Santulussurgiu, M. A. di Torino, M. C. G. di Torino, M. V. G. di Roma, M. T. cooperatrice salesiana di Montaldo Tor., Magnagnagno E., Malgaroli F., Malvezzi-Campezzi L., Mambretti E., Manolino G., Manzoli M., Marabotti G. in Schiavina, Marca C., in Medano, Marcellino F., Marchi I, Marchini E., Marchisio M., Marconi E., Marega d. A., Marescalchi L., Mariani C., Marinelli L. in Cassano, Marini A. in Rossi, Màrmugi F., Martinelli Q., Martinetto P., Marzucco A., Masera M. Masero E., Massa E., Massari M. in Gori, Massolino M., Masueri G., Mazzoni L. in Brugnini, Mazzucchi E., Medure M., Merlo A., Messina R., Mezzadra E., Mezzane G., Migliarid R. in Coi, Ililone E., Minozzi F., Modica M., Molinari G., Molinari L., Mommanno F., Monchetti d. P., Mondadoni S., Morandini d. G., Mortara M., Moscone R. Motolese P., Motta C., Mularoni V., Muiler M., Muzio A. ved. Spadacini, Muzzo L.
N) - Nai C., Negri E., Negro P., Nervi G., Nicolis G., Nifosi E., Novarra G.
O) - Occhetta M., Olearo F., Olivieri V., 01learo G., Ombrellina M., Ongaro E., Orrù R., Osella. G.
P) - P. M. di Torino, P. R. di Rosignano Monf., Pacchioni G., Paganini I., Pagetti E., Pallavicino
Mossi Avogadro Marchesa I, Panero F., PangellR., Parisi Coc. C., Parodi M. di Crocefieschi, Pai rodi M. di Genova, Patente A. e M. cooperatrici salesiane, Paviato E., Pedrina M., Pedrini . A., Peircne P. maestro, Penango I. in Riva, Penna L., Perfumo M., Peschiere C., Petrina L., Piantoni A. Piantoni P. segretario comunale, Piazza L., Pie persone e cooperatrici salesiane di Alba, Albino Asti, Bardolino, Carrara, Casabianca di Verolengo, Castellamare Stabia, Castiglione, Siculo, Cesare, Costa Serina, Desana, Firenze, Fontanile, Gattinara, Loazzolo, Mondovì, Negrar, Nuoro, Pavia, Piacenza, Riva di Chieri, Sondrio,, Torino, Tremezzo, e Trino Vercellese; Pietrasanta d. M., Piola d. A., Pistone E., Podio A., Poggi A., di Valle di Rovegno, Poggi A. di Montaldo Pavese, Pontevia M., Porrini, Porro E., Porta M., Pozzi C., Pozzi D. Prina A., Provera L., Proto A., Puliserti G.
Q) - Quintarelli R.
E) - R. M. di Torino, Ragazzi d. F. Ragazzo S. Ramolfo A., Ratto P. soldato, Ravetti C., Rebuffo G., Recchia T. in Isotta, Richieri M. in Cipolla, Ridella d. A., Riola A., Roasio A., Roca can, d. L. Parroco di Rodello d'Alba, Rocca P. in Durandi, Roccati A., Roccati E., Rocco G., Rellina M, in Serra, Rolione E., Rodsagnani I. in Govoni, Romanengo L. in Gazoppi, RRomerio A., Rossi G., Ronini M. in Bartocci,Rossi R., Rossi U., Rossignoli C., Rossini P., Rugeri A., Ruffini G., Ruffino V., Rusconi C.
S) - S. P. di Ottiglio Monf., Sacchiero T., Saccone d. E., Saglietti T., Salarsi L., Sale M., Salis M., Salvadori M., Salvi M., Sambo T., Sannelli A., Sansalone C.co G., Santamaria O., Santonello E Sarti-Sartori B., Sanino M. v. Gastaldo, Sarti M. in Gravier, Scarlata G, Scavarda R , Schiavetti G-, Schicchi N; Scibona C., Scioratto P,, in Bologna, Scondetti M , Scordino G., Scudiero G , Sebastiani d. U. Salesiano, Seghezzi G., Seghezzi P., Selva G. Selva L., in Spandri, Semini G., Severi ch. P. Simondi eh. G., Soder, Sorelle di Bivono, Sorelle Ballino, Brusadini, Cattaneo, Cifra, Dolci, Molino, Pasinetti, Penna, Spanò, M, in Palma, Stella G., Steri G. in Marca, Sticca M., Stufferi T. in Cappella-i, Sulpizi Prof. G., Suor Garra N., Suor P. C. di Pavia, Suor Peputo G.,
T) - Taglia erri d. M., Taioli A., Tamburino Cav. C., Tamietti F. maresciallo, Tassera A., Taverna F., Tedeschi d. E., Tedoldi M., Tempini M., Tessari S., Testa B., Thiebat M., Togni M., Tomassone G., Torroni G., Traversi E. in Clementi, Tteppunti L., Trocelli A., Trucchi M., Turco I.
U) - Ullio G., Uva C.
V) - Vacchina E in Bagna, Vacchina T., Valagusa A., Vallino C., Vaona A., Vattolo d. U. Parroco, Vaudini A., Veglia M., Ventura Baronessa di Polizzello, Venturi A., Verney F., Viazzone A., Vicino T., Villa E., Vincenzi d P., Vinco T., Viola L., Virzì G., Visona A., Vitali R., v. Grumelli, Voliuzza V. .
Z) - F. C. di *..., Zacheddu A., Zadra E., Zambelli F., Zampare d. C., Zanchi R., Zandrino E., Zanone A., Zanotti d..G., Zazzi M. in Chiesa, Zoja D., Zoso d. C.
Nel parlare del Ven. D. Bosco, torniamo sempre a protestare chiaramente che non vogliamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.
Da morte a vita.
Caduta vittima del morbo infettivo - mentre già da molto tempo soffrivo di molteplici infermità - fui ridotta presto in fin di vita. L'arte medica disperò di salvarmi, ma i miei parenti, cui pareva impossibile rassegnarsi ad una perdita troppo dolorosa per delicate circostanze di famiglia, ricorsero a D. Bosco e alla potente Ausiliatrice dei Cristiani, al cui amore io ero stata educata fin da bambina. La loro speranza e la mia furono premiate. Nel giorno stesso in cui mi venivano amministrati gli ultimi conforti religiosi e poco dopo di aver ricevuto il Santo Viatico, caddi in un sonno profondo e tranquillo che segui l'inizio di una guarigione oramai completa e che fu definita, da 'chi lo poteva e lo sapeva, un miracolo. Ed io non dubito di ascrivere il miracolo alla cara Madonna e a D. Bosco, cui sarò in eterno legata dai vincoli della più tenera divozione.
Foglizzo, 8 dicembre 1918.
ALICE FERRERO.
L'efficace intercessione del Ven. Don Bosco.
Per ben quattro anni fui sotto l'incubo angoscioso causato dal tintore molto grave di perdere una somma, assai forte, la cui perdita avrebbe recato un dissesto finanziario troppo disastroso per la mia famiglia. Nel bisogno ricorsi all'intercessione del Ven. D. Bosco, a ciò ispirata dalla lettura dei fatti edificanti che di Lui narra mensilmente il Bollettino Salesiano. Nè fu delusa la mia fiducia. Or fu un mese - in modo inopinato - ricuperai tutta la mia somma sino all'ultimo centesimo. Grata compio la promessa fatta di offrire L. 1oo per i poveri orfani di guerra raccolti nell'Istituto di Monte Monte Oliveto.
Pinerolo, 10 dicembre 1918.
ROLETTI PETRONILLA.
Grazie, o Don Bosco!
Volgendo l'anno al termine, m'è caro soddisfare a un duplice debito di riconoscenza verso il Ven. D. Bosco, largo sempre con me di speciali favori.
Nella scorsa primavera, a Lui mi rivolsi in un caso disperato, essendo il mio nipotino ammalato di polmonite doppia. Il Venerabile si degnò gradire la fiducia che in Lui io avevo risposta ed il bacio che il malatino fece alla Sua reliquia; presentò a Maria Ausiliatrice tutte le ansie del mio cuore e mi ottenne la desiderata grazia.
In ottobre mi trovai in circostanze ancor più penose, trovandosi mio marito ammalato di bronco-polmonite ed in grave pericolo di lasciarci. Più col pensiero che con le parole, mi rivolsi nuovamente a Don Bosco, posi la sua reliquia sotto il guanciale dell'inferno ed aumentai la mia fiducia. Si unì alle mie preghiere la famiglia tutta; promettendo una visita di ringraziamento alla tomba del Venerabile... Pochi giorni dopo, il pericolo era scomparso, con evidente meraviglia del dottore.
Giunga dunque a D. Bosco il mio duplice sentito ringraziamento, lo presenti Egli per me alla cara Vergine Ausiliatrice, ed ottenga da Lei nuore benedizioni sulla mia famiglia.
Torino, 23 dicembre 1918.
B. C.
Benedetto l'amato Collegio e benedette le amatissime Educatrici che mi appresero il nome santo del Grande Venerabile D. Bosco e m'insegnarono ad invocarlo! Quanti conforti, quanti aiuti, quante grazie non ottenni, rivolgendomi a Lui!
Mentre di tutte voglio ringraziarlo commossa, intendo di segnalar quella con cui rispose al grido d'angoscia che gli gettai, invocandolo per la mia piccola Anna! Il rinchiudersi violento di una porta fece quasi troncare la falange del dito pollice alla mano destra della mia povera piccina, alla cui grida io non ebbi che un nonne, una invocazione: « D. Bosco! D. Bosco! pensateci Voi ».
Lo specialista, a cui feci immantinente portare la bimba, esitava assai di poter rinsaldare al dito la quasi troncata falange, rimasta attaccata per un filo!... Ma non ne dubitai io, che avevo affidato la prodigiosa impresa, più che all'arte medica, al Venerabile mio protettore. E la mia fiducia non fu smentita. La mia piccola Anna, mostrando ora il ditino, cui non rimane neppur traccia dello strazio sofferto, va balbettando giuliva: « D.
Bosco! D. Bosco! »
Oh Venerabile Padre, continua alla mia famiglia diletta la Tua potente protezione, e gradisci il mio grazie nella offerta, che a compimento del voto fatto invio con la presente per il Santuario che sorge nella fortunata tua terra natalel
Roma, febbraio 1918.
EMMA NECCHI FERRARI, ex-allieva.
OMAGGIO INTERNAZIONALE DEI COOPERATORI SALESIANI ALLA SACRA FAMIGLIA.
Ossequenti all'invito del Rev.mo Sig. Don Albera (ved. pag. 7 di questo numero) nel prossimo mese prenderemo ad illustrane il pio disegno di consacrare le famiglie dei Cooperatori Salesiani alla Sacra Famiglia di Nazareth.
Insieme con l'atto vi consacrazione e l'elenco dei favori riservati a quanti concorreranno al/'erezione del nuovo Tempio Votivo per la cristiana ricostituzione della Società, invieremo ai Cooperatori apposita scheda dove ciascuno potrò scrivere i nomi dei singoli membri della propria famiglia.
Una lettera del Presidente di Colombia A DON ALBERA.
Avendo il nostro Rettor Maggiore Don Albera inviati i suoi devoti auguri al nuovo Presidente di Colombia il giorno stesso che entrava in carica, 7 agosto u. s., ne riceveva questa nobile risposta.
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
Bogotà, 21 ottobre 1918.
Rev.mo Sig. D. Paolo Albera
Superiore Generale dei Salesiani - Torino.
Rev.mo Signore.
Quanto- mi è caro che il degno Successore del Vera. Don Bosco si sia degnato scrivermi! Quanto m'incoraggia e mi conforta il sapere che la santa Famiglia che lasciò in questo mondo quel benefico genio della carità e della Fede, mi assiste con le sue preghiere!
I rallegramenti che la S. V. Rev.ma si degna inviarmi nell'amabile sua lettera del 7 agosto, in occasione di sapermi incaricato del primo impiego di questa Repubblica, sono per me del più alto valore, e li conserverò fra i più onorevoli
possa ricevere.
La S. V. Rev.ma abbia la bontà d'esprimere ai venerandi suoi ausiliari nella direzione della Pia Società Salesiana la gratitudine d'un fratello che li venera e d'un figlio che fa assegnamento sull'aiuto celeste delle loro preghiere.
Esse m'ottengano la grazia ai compiere i miei doveri e d'osservare specialmente quello che le leggi della Nazione Colombiana dispongono in
favore della Chiesa Cattolica. Esse m'impetrino da Dío conforto alle mie profonde amarezze personsali. Della S. V. Rev. ma
Amico riverente e figlio devotissimo MARCO FIDEL SUÀREZ.
In Italia.
ANCONA. - BENEDIZIONE DI BANDIERA. -Il 24
novembre, celebrandosi nella Chiesa Salesiana della Sacra Famiglia la consueta Commemorazione di Maria ,.ausiliatrice, si benedisse il nuovo vessillo dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice. La benedizione fu solennemente impartita dall'ill.mo e rev.mo Mons. Felice Canelli, essendo padrino l'ill.mo sig. Ing. Mengoni Ferretti Conte Cesare, e madrina la sua gentile figliuola Contessina Sandra.
Alla Comunione, il prelodato Monsignore disse elevate e commoventi parole, invitando i numerosissimi presenti ad innalzare alla Vergine Ausiliatrice preci ferventi di ringraziamento per la tregua d'armi ottenuta, e a corrispondere, con una vita sempre fattiva di opere cristiane, a tanta grazia.
A ricordo della festa tu distribuita un'apposita immagine colla seguente dedica, dettata dal medesimo mons. Canelli:
A raccolta sempre ci chiama ai Medi di Maria Ausiliatrice - bianco vessillo di pietà di amore - a ridir nei secoli la potenza di sua intercessione - la tenerezza di nostra riconoscenza.
BOLOGNA.. L'ISTITUTo SALESIANO della Beata Vergine di S. Luca, non ostante le gravi strettezze di mezzi e di personale, nell'anno decorso proseguì attivamente l'opera sua.
«Nelle tristi giornate passate - leggiamo in un resoconto della direzione- ispirandoci alla pratica ed agli insegnamenti del nostro Venerabile Padre Don Bosco, ci siamo messi a completa disposizione delle Autorità e così ben oltre quaranta giovanetti profughi trovarono caritatevole ospitalità, usufruendone chi per più, chi per meno tempo, e alcuni ancora oggi sono con noi, impazienti di rivedere quanto prima il loro dolce, anche se misero, tetto natale...
I posti furono tutti occupati, non uno rimase vuoto! « L'anno scolastico passò assai regolarmente e fu coronato da felicissimo esito negli esami sostenuti presso le pubbliche scuole.
»Neppur nel tempo delle vacanze l'Istituto rimase inoperoso, ora continuò ad ospitare colla dovuta assistenza, scuola, ecc. oltre 5o giovani interni, che nei giorni più caldi passarono per turno un po' di campagna a Castel de' Britti, mentre nn centinaio e più di giovanetti esterni frequentò la scuola estiva, fermandosi nell'Istituto per tutta la giornata.
» Causa la requisizione dei locali, l'Oratorio Festivo e il Circolo Don Bosco si trovano tuttora un po' a disagio, ma vivono e sono pronti ad una vita rigogliosa non appena si potranno riavere i locali.
Ci torna di grande soddisfazione poter pubblicamente attestare che ciò che ci ha dato coraggio a superare le molteplici difficoltà, è stato anche il grande affetto dei benemeriti Cooperatori e delle zelanti Cooperatrici.
» Di grande conforto ci tornò pure il costante incoraggiamento del veneratissimo e ben amato sig. Card. Arcivescovo Giorgio Gusmini, nonchè delle Autorità Civili e Militari. A tutti i più vivi ringraziamenti.
» Ed ora?
» È giunto ormai il tempo di pensare efficacemente all'apertura della Scuola di meccanica e di elettricità, senza trascurare le scuole professionali già esistenti, che hanno-pur bisogno di non lievi spese per le riparazioni ed il graduale completamento del macchinario. Anche l'Oratorio Festivo, per essere fiorente, esige spese continue e non lievi. »
Quei nostri Confratelli sono stati incoraggiati dai Superiori a dar più intenso sviluppo alle opere iniziate. Vogliano assisterli generosamente i buoni e zelanti Cooperatori di Bologna.
VIGEVANO. - AL CIRCOLO DoMENICO SAVIO, in occasione del 3° Convegno Giovanile Cattolico della Lomellina, è pervenuta un'adesione di Don Albera con queste autorevoli parole:
« L'angelico giovanetto che vi siete scelti a Patrono, fu uno dei più bei fiori dell'Oratorio di San Francesco di Sales, di questo giardino di virtù e di santità che il nostro Ven. Padre Don Bosco ha stabilito e coltivato con tanto ancore qui in Valdocco e che fu anche la culla della nostra Pia Società. Non possono perciò i Salesiani non sentirsi solidali con un'associazione che da Lui ha voluto intitolarsi, non rallegrarsi sinceramente e caldamente del suo fiorire, della benefica propagazione ch'essa va operando nel mondo giovanile, degli esempi luminosi da Lui lasciati.
» A nome dunque della Famiglia Salesiana vi mando le più cordiali felicitazioni...
TRIESTE. - IN MORTE DEL DIRETTORE dell'Oratorio Salesiano, sac. Federico Moratti, avvenuta poche settimane prima che Trieste fosse ricongiunta all'Italia, la locale Gazzetta scriveva queste belle parole:
« All'Ospedale Maggiore spegnevasi serenamente Don Federico Moratti, Direttore dell'Oratorio Salesiano di Trieste. Da parecchio tempo sofferente di gravi disturbi dovette alla fine sottoporsi ad un'operazione che l'avrebbe conservato alla vita, quando non fossero subentrate delle complicazioni, che purtroppo tolsero ai sanitari ogni speranza di salvarlo!
« Con lui scompare un degnissimo figlio di Don Bosco, un salesiano tutto compreso dello spirito del Fondatore, che egli sapeva trasfondere negli altri, e con zelo prudente adattare alle imperiose esigenze dei tempi moderni. Trieste, specie il popolarissimo rione di S. Giacomo, deve molto all'umile sacerdote per l'educazione morale e civile dei fanciulli del popolo. L'uomo di Dio sapeva avvincerli con la dolcezza, con la soavità dei suoi metodi educativi, che mentre li cattivavano all'istituzione, tendevano a correggerli, a renderli migliori dentro e fuori del ricreatorio. Ed i ragazzi lo corrispondevano di grande affetto, che oggi dimostrano col loro sincero dolore, col rimpianto, come prima lo dimostravano con l'obbedienza e la venerazione. E non era questo il solo campo in cui diffuse i tesori della sua attività sacerdotale, così che a lui si può applicare il pertransiit benefaciendo, passò beneficando ».
Torniamo a raccomandare ai Cooperatori i bisogni della gioventù triestina. Come dicemmo lo scorso mese, indumenti e offerte possono inviarsi al Sac. Michelangelo Rubino, presso il Vescovo Castrense, Collegio di Spagna, BoLoGNA. - Di là saranno inviati a destinazione con la maggiore sollecitudine.
All'Estero.
BUENOS AIRES. - PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO Di LUJÀN. - Il 12 ottobre è la data tradizionale del pellegrinaggio dei Collegi Salesiani d'Argentina al Santuario di Lujàn. Nella notte dell'11 un gruppo di coraggiosi giovani del Collegio Pio IX volle aprire la strada andando pel primo a gettarsi ai piedi dell'immagine veneratissima. Alle 6 del mattino del 12 parti il primo treno cogli alunni di tre collegi: Pio IX, S. Francesco, e S. Antonio; il secondo partì alle 6 e 3/4 coi collegi di Bernal, D. Bosco, S. Giovanni Evangelista; San Caterina e S. Cuore di Gesù della Plata: tra tutti e due i treni portarono un totale di duemila e centoventi alunni.
Nel percorso si recitò il Santo Rosario e s'intonarono canti religiosi. Celebrò la S. Messa nella basilica il rev. D. Giuseppe Vespignani, Ispettore delle Case Salesiane, e la migliore preparazione alla
S. Comunione venne ispirata dal suo fervorino. A drappelli si accalcavano i giovanetti per ricevere Gesù Sacramentato dalle mani di varii sacerdoti che si alternavano nella distribuzione della S. Eucarestia.
Il resto della giornata trascorse in devote visite al santuario, a invocare la protezione della Vergine SS. e in piccole escursioni all'aria balsamica nelle campagne circostanti.
Alle quattordici e mezzo la Basilica era di nuovo stipata: salì sul pergamo il rev. D. Giuseppe Clemente Silva, direttore del Collegio di S. Francesco di Sales, che destò nel cuore degli uditori la più soave e tenera divozione verso la Madonna, evocando grati ricordi giovanili e mettendo tutti i presenti sotto il manto materno di Maria.
Seguì La benedizione eucaristica impartita dall'Ispettore; quindi l'organo fece udire i primi preludi del magico e commovente « addio » di Mons.
Costamagna. Eseguirono le parole musicali i cantori della Scuola di S. Rufino e S.ta Cecilia del Collegio Pio IX, ed i piccoli artisti aumentarono la fama della loro valentìa. Con l'anima ripiena di grati sentimenti tornarono tutti in ordine ai treni che li dovevano trasportare alla propria residenza. Nell'atto della partenza le bande musicali eruppero in marcio trionfali e gli sguardi si volsero ancora una volta per dare un ultimo saluto, un ultimo palpito al venerato Santuario.
Questo pellegrinaggio dei Collegi Salesiani al Santuario di Luján è il più caratteristico distintivo dell'educazione secondo il metodo di D. Boco.
Questi giovanetti che oggi si prostrano all'altare di Maria SS.in corpo sociale, non si vergogneranno di fare altrettanto domani, quando saranno uomini, e così la Religione e la Patria si allieteranno del carattere di questi giovani che, mentre nelle scuole si formano alle virtù civili, ai piedi degli altari si temprano alle virtù cristiane.
PUNTA ARENAS - NELL'ORAToRIO DEGLANGELI CUSTODI. - Ci scrivono : - Anche quest'anno abbiamo celebrato la festa titolare dell'Oratorio « Angeli Custodi » in forma solennissima. Essendo il 2 ottobre giorno feriale, abbiamo trasportato la solennità alla domenica seguente 6 ottobre. Precedette un triduo di preparazione. Il giorno della festa, alla primi Messa con fervorino molti si accostarono alla Mensa Eucaristica, tra cui un gruppo di ragazzi e ragazze per la prima volta. Alle 9 1/2 vi fu messa cantata con discorso, dopo la quale fu distribuita a tutti i presenti un'immaginetta dell'Angelo Custode. Tutte le Comunioni furono fatte secondo l'intenzione del signor Don Albera, in omaggio al suo Giubileo Sacerdotale.
La solennità rivestì un carattere ancor più solenne nel pomeriggio. Il nostro Vicario Apostolico, Mons. Aguilera, amministrò il sacramento della Cresima, e dopo un caro discorso impartì l'Eucaristica Benedizione. La Chiesa era gremita e molti dovettero accontentarsi di assistere alla sacra cerimonia dal cortile.
In seguito, nel salone che serve per le classi di Catechismo, ebbe luogo una modesta e semplice accademia in onore degli Angeli Custodi, presieduta dallo stesso Mons. Vescovo, circondato dal Console dell'Uruguay, dall'ing. signor Mogli e da molte illustre persone. Verso la fine furono premiati i giovani più assidui all'Oratorio, e Monsignore chiuse il trattenimento con eloquenti parole sull'importanza dello studio del Catechismo, inneggiando al Ven. Don Bosco che mercè gli Oratorii festivi ha dato ai giovanetti un mezzo efficacissimo per conoscere, amare e servire Iddio, imparando con frutto la Dottrina Cristiana che è il fondamento della vera civiltà.
S. FRANCISCO DI CALIFORNIA. - L'EPIDEMIA, che ha infierito tra noi, ha fatto strage anche in molte nazioni americane. Scrive il Bollettino della Parrocchia Salesiana per gli Italiani ci S. Francisco di California (numero di novembre u.s.)
« La nostra colonia è in lutto! E vero non solo gl'Italiani, ma la Città, ma lo Stato, ma la Nazione sono stati terribilmente colpiti da quest'epidemia, chiamata influenza spagnuola; però il nostro pensiero, il nostro affetto, il nostro cordoglio vanno specialmente diretti ai nostri Parrocchiani, anche perchè di tutte le sezioni della città la nostra è stata la più colpita. Abbiamo avvicinato i nostri come preti, compiendo di preti il dovere d'amministrare i conforti di N. S. Religione; abbiamo avvicinato i nostri come rappresentanti ufficiali della Croce Rossa, procurando dottori, infermiere, medicine, donne per aiutare, mandando cibo, facendo trasportare subito all'Ospedale i malati gravi ; e viva Dio, possiamo tenere alta la nostra fronte d'aver compito tutto il nostro dovere, giorno e notte tutti noi Preti Salesiani addetti a questa Chiesa, mentre siamo grati al Signore, che nella sua bontà ci ha risparmiati, a differenza di altri, caduti vittirne gloriose del dovere...
» La mano del Signore ci ha colpiti! Quante precauzioni necessarie prese dall'ufficio di sanità della Città, quante maggiori precauzioni ancora prese in particolare, ma da quanti trascurata la medicina più salubre, la precauzione più sicura, cioè l'avvicinamento a Dio con la preghiera, con l'abbandono del peccato. Quanti colpiti dal dolore e dalla disgrazia si sono rivolti contro il Cielo, verso cui avrebbero dovuto rivolgere lo sguardo, solo per cercare forza, pazienza, rassegnazione; quanti hanno infierito contro il destino, parola stupida e priva d'ogni qualsiasi senso; quanti non si sono commossi spiritualmente, non diciamo moralmente o materialmente, davanti ad un numero straordinario di malati, davanti a una teoria senza fine di funerali e funerali da mane a sera
» Mentre scriviamo queste righe affrettate, l'epidemia è nella parte discendente della parabola: e speriamo che più non rinfierisca Il lavoro opprimente, quanto pietoso, è di molto diminuito, ma quante famiglie immerse nel dolore, quanti orfani a cui pensare! Il nostro compito non è finito: saremo sempre qui ad aiutare spiritualmente e materialmente; rivolgetevi ad uno qualunque di noi, e, nel vero spirito di carità e di amore, troverete in noi degni figli del nostro grande Padre e Fondatore, il Ven. Don Giovanni Bosco! »
Mons. Lorenzo Chieppa.
Ci scrivono
« Vescovo di Lucera, altamente benemerito dell'azione cattolica, morì sulla breccia, amministrando i sacramenti ai colpiti dell'epidemia, onde anch'egli contrasse il male e ne fu vittima.
» Gloria all'eroe ! Era ancora giovane d'anni, ne contava cinquantacinque, e s'era reso benemerito dell'azione cattolica, che avrebbe voluto splendida, efficace, operosa, non solo nella Diocesi di Lucera, ma in tutta la provincia, e per la quale non lesinò mezzi, non fece mai scialacquo di parole, ma con le opere si mostrò pioniere ardito e fecondo.
» In quest'anno pensava di tenere il Convegno Cattolico della provincia nella sua Lucera, come avea saputo preparare le forze giovanili, come avea saputo organizzare le donne cattoliche, come avea saputo elevare e sollevare le forze economiche della diocesi.
» Possa il suo esempio infonder in tutti maggior impulso a lavorare senza stanchezza, per lo stesso ideale, santo, luminoso, per la salute delle anime e per Dio. »
Una prece per il zelante Pastore che fu pure assai benemerito della Casa Salesiana di Sansevero, e vive condoglianze al Clero della sua Diocesi.
Elisabetta Darbesio Ved. Pianzola,
Si spense serenamente l'8 novembre, a 83 anni, lasciando largo compianto.
Di cuor grande e generoso, fu austera solo con sè e buona e indulgente cogli altri e sempre seppe compiere i sacrifizi più penosi senza lamenti e senza vanto, con semplicità, come si compirebbe un dovere facile e gradito. Madre esemplare, rimasta vedova in giovane età, dedicò tutta la sua attività ed energia nel fare dei suoi figli uomini cristiani e nell'infondere in loro i principi di onestà e rettitudine tradizionali nella sua famiglia. A missione compiuta, quando li vide, uomini fatti, seguire la loro via di virtù e di dovere a capo delle nuove famiglie da loro costituite, seppe ecclissarsi e vivere sola, dedicando la sua opera al bene dei poveri.
La sua vecchiaia fu serena e tranquilla allietata dall'amore dei figli, delle nuore, dei nipoti, e le sue doti squisite, benchè velate da un'umiltà sincera e profonda, riconosciute ed appezzate, le cattivarono la stima e l'affetto di quanti l'avvicinarono.
Esempio di rassegnazione cristiana, negli ultimi suoi anni sopportò con ammirabile pazienza la dolorosa infermità che la teneva immobile, usando. ogni cura per evitare ai famigliari disturbi e noie. Da tempo attendeva la sua ultima ora, e ne parlava ai suoi cari e a quanti l'avvicinavano, rassegnata e serena. E piamente spirò nell'ottava dei Santi.
Ai congiunti le nostre più vive condoglianze: per l'estinta che fu tanto affezionata a Don Bosco, a Don Rua e all'Opera Salesiana, devoti suffragi.
Maestro Carlo Rastelli.
Sposo e padre esemplare, cattolico d'antico stampo e per affabilità di modi caro a tutti, si spense nella nostra città la notte dell' 11 dicembre u. s.
Quest'esimio cooperatore, ascritto alla Pia Unione dallo stesso Ven. Don Bosco, era valente maestro e compositore di musica, cui si dedicò fin da giovinetto. Nato il 6 giugno 1848 a Castelletto Scazzoso (Alessandria), a 14 anni era organista nella nella parrocchiale del luogo natio, poi in S. Salvatore Monferrato, dove diede prova non comune della precoce sua valentìa. Più tardi, nel 1861 trasferitosi a Torino, fu organista nelle chiese di San Massimo, S. Antonio da Padova, S. Giovanni Evangelista, all'Ospedale Maggiore e in altre chiese.
Tre anni or sono fu colpito da arteriosclerosi e ora dopo lunghe sofferenze, quasi improvvisamente, munito dai conforti religiosi, assistito amorosamente dal figlio sacerdote, si spense santamente come visse. Possa presto l'illustre musicista bearsi nelle armonie celesti! Noi glie lo preghiamo di cuore, mentre ripetiamo al figlio Don Tommaso le nostre sentite condoglianze, e l'assicurazione dei nostri suffragi.
Clemente Fracchia.
Rendeva l'anima a Dio nel giorno .dell'Immacolata nella veneranda età di anni 81, in Rivarone (Alessandria) .
La sua scomparsa destò il più vivo generale rimpianto in paese, dove la sua figura era resa popolarissima e simpatica dal suo tratto garbato e famigliare con tutti, dal suo attaccamento alle buone tradizioni, dall'interessamento generoso ad ogni buona iniziativa e particolarmente dalla sua fortezza cristiana nel sopportare non comuni sventure domestiche,
Ai funerali oltre ai numerosi parenti prese parte l'Unione Rurale S. Croce, della quale era socio, con numeroso stuolo di amici. Commoventissima la messa cantata dal figlio, Direttore del Collegio del Sacro Cuore di Trino Vercellese.
Alla vedova, ai figli superstiti, D. Pietro e Don Edoardo salesiani, ai parenti tutti che lo amavano come secondo padre, le più sentite condoglianze.