ANNO XXXV - N. 3. Torino, Via Cottolengo 32. MARZO 1911.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Il soprannaturale nell'Opera di Don Bosco 65 Nel 19 marzo . 67 L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice: I) L'origine - II) L'espansione - III) Le fondazioni 68 Spigolature (da riviste e giornali) - Per D. Rua 75 LETTERE DI FAMIGLIA: Dalla Calabria: La generosità del S. Padre 78
Tesoro spirituale . . 79 DALLE MISSIONI: Cina: Una visita a Canton - I Salesiani di Macao - In fascio . . . . 8o IL CULTO DI MARIA SS. AusiLIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Grazie e graziati . 84
NOTE E CORRISPONDENZE: In onore di S. Francesco di Sales - Italia - Palestina - America . 88 Necrologio 94
La pubblicazione della VITA DI DON Bosco ha destato tal senso di gioia fra i Salesiani e i Cooperatori, che ci par meraviglioso. Le espressioni di soddisfazione e di giubilo con cui fu accolto universalmente l'annunzio della comparsa del I° volume (1), le numerose richieste che subito ne pervennero e ne pervengono alla Libreria Editrice, le molte lettere di congratulazione e di ringraziamento indirizzate al benemerito Sacerdote, che ha speso e spende tutta la vita nel coordinare con rara diligenza la copiosa raccolta delle Memorie Biografìche del nostro Venerabile Fondatore, dicono chiaramente che la venerazione per Don Bosco, al pari della simpatia per le sue Opere e dell'ammirazione per le sue virtù, anzichè diminuire, col volger degli anni cresce grandemente. Di lui dunque, senza voler prevenire il giudizio della Chiesa, con esultanza possiamo ripetere:
In memoria aeterna erit justus ! Ciò che è avvenuto nei 23 anni dalla sua morte, è pegno di gloria non caduca, ed anche attraverso i secoli futuri Don Bosco continuerà quel meraviglioso apostolato, a cui attese con eroico zelo tutta la vita!
É questo il pensiero che sorge spontaneo nell'animo di chi legge la sua affascinante biografia.
Chiunque, credente o no, prende in mano l'opera del Lemoyne, al vedere da quali umili principî e fra quali lotte Don Bosco riuscì a stabilire l'Opera sua ed a quale scopo e a quali criteri la volle informata, non può non riconoscere in lui un uomo superiore, e non sentirsi riempir l'animo di sincera ammirazione.
Ma la soddisfazione migliore che nasce dalla lettura di quelle pagine, è propria del credente: perchè la vita di Don Bosco è una delle più splendide apologie del soprannaturale in pieno secolo decimonono, e delle più grandi e caratteristiche affermazioni o manifestazioni della Divina Provvidenza.
Dinanzi ad una serie ininterrotta di meraviglie, davvero « una più strepitosa dell'altra » - a cominciare dalla luce divina che avvolge l'anima del novenne pastorello di Castelnuovo d'Asti, fino all'incrollabile convinzione che egli, giovane sacerdote, ripete a tutti intorno lo straordinario sviluppo che avrebbe preso l'umilissima Opera sua, mentre appena nata sembra perire non avendo più un sol palino di terra ove raccogliere la prima delle infinite turbe di monelli a lui promesse - come non ravvisare al di sopra dello zelo perseverante dell'uomo e del sacerdote, l'azione onnipotente della mano di Dio, che getta essa stessa la piccola semenza, e dai piedi delle Alpi, ove educa amorevolmente la tenera pianticella che cresce albero gigante, la vuol trapiantata in ogni parte del mondo?
Come negare l'intervento della mano del Signore, di fronte ad un umile sacerdote che esce incolume dai più insidiosi attentati, allo scorgere i terribili casi incorsi a chi a lui s'oppone, ed al contemplare l'ammirabile gara delle più illustri famiglie per generosamente coadiuvarlo?
Come non dire che egli sia stato un uomo inviato da Dio, se mille altri casi umanamente inesplicabili accompagnano i suoi detti, i suoi atti, il suo ministero sacerdotale e tutte le opere sue?
Da questi fatti singolari, che si vedono pienamente documentati in dette pagine, noi prendiamo argomento per ripetere una parola di conforto a noi ed ai nostri Cooperatori.
Nelle lotte che ordinariamente accompagnano l'impianto, lo sviluppo e la continuazione di un'opera buona, non v'ha cosa che maggiormente conforti l'animo di chi ha sacrificato ad essa le sue energie, quanto la certezza di avere sposato una santa causa.
Ebbene la vita di D. Bosco dimostra che l'Opera Salesiana è opera di Dio; e poichè Dio non abbandona nè disperde le opere sue, così l'Opera di D. Bosco, a quella guisa che nonostante mille contrarietà sorse e si svolse in modo tanto prodigioso, finchè riterrà lo spirito che la suscitò continuerà vittoriosamente dinanzi agli occhi del mondo meravigliato la sua santa missione.
Benedetta la Divina Provvidenza, che con affetto materno esalta, anche quaggiù, i suoi umili Servi ! e benedetto il suo misericordioso consiglo che fra i mali e i bisogni dell'età moderna suscitò molte anime grandi, e fra esse anche D. Bosco! Oh! possano tutti i suoi Figli e Cooperatori comprenderne sempre meglio lo spirito e seguirne fedelmente le orme gloriose, per lavorare efficacemente a vantaggio della Chiesa e della Civile Società, sopratutto educando a Cristo, fortemente e soavemente, le novelle generazioni
(1) SAC. Giov. BATTISTA LEMOYNE: Vita del Venerabile Servo di Dio Giovanni Bosco, Fondatore della Pia Società Salesiana, dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori Salesiani.
DALL'intimo del cuore si innalzi, o buoni Cooperatori e Cooperatrici, l'omaggio della fede e dell'amore al più augusto e al più buono dei Padri; il giorno 19, sacro al Patriarca S. Giuseppe, è l'onomastico di Papa PIO X.
Il Papa è il Vicario di Gesù Cristo. Per lui specialmente Gesù ripete le grandi parole: Chi ascolta voi, ascolta me! chi disprezza voi, disprezza me! Il Papa ha la stessa missione che ebbe Gesù dal suo divin Padre - la missione di dare a tutti gli uomini la vera vita ! -- Infatti dove è il Vescovo di Roma, ivi è Pietro; e dove è Pietro, ivi è la vera Chiesa, cioè l'unità, la santità, la cattolicità, la dottrina apostolica.
Al supremo fastigio della dignità il regnante Pontefice accoppia in modo meraviglioso le virtù più rare, come la fortezza e la soavità, la pietà e la scienza, la semplicità e la santità della vita!
E tuttavia quanti insulti sacrileghi ed inverecondi all'indirizzo della sua Sacra Personal
Cooperatori e Cooperatrici !... il 19 facciamo omaggio di filiale devozione al Vicario di Gesù Cristo e di affettuosa riconoscenza al S. Padre PIO X. Affolliamoci numerosi ai piedi degli altari, accostiamoci alla Sacra Mensa, e con spirito di fede associamoci alle solenni funzioni che verranno pubblicamente celebrate secondo le sue sante intenzioni: Oremus pro Pontifice nostro Pio!
E voi, Padre Santo, gradite il nostro umile omaggio e benedite a noi, ai nostri giovanetti, ai nostri cooperatori, ai nostri benefattori e a tutte le opere salesiane! Ad multos, ad multos annos!
L'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice
Intanto Gio. Bosco fondò l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nel quale entrarono per prime le giovani, che nel paese di Mornese, nella diocesi di Acqui, il pio sacerdote Domenico Pestarino aveva avviato alla pietà ed aveva sotto la sua direzione spirituale; e morto questi nel 1874. diè ad esse un altro superiore, scelto fra i Salesiani. Così la religiosa famiglia delle Figlie di Maria Ausiliatrice fu tenuta come il Secondo Ordine dell'istituzione Salesiana (1).
I.
L'origine.
Non è possibile non ravvisare l'ammirabile intervento della Divina Provvidenza nella fondazione dell'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice.
L'anno 1862 il Sacerdote D. Domenico Pestarino, di Mornese, stabiliva di aggregarsi alla nascente Società Salesiana; ma D. Bosco, pur accettandolo fra i suoi figli, volle che rimanesse in patria, perchè là egli doveva cooperare ad un'altra importantissima impresa che il Signore avrebbe affidato al Venerabile.
Fin dall'8 dicembre 1855 D. Pestarino, coadiuvato da una buona giovane diciottenne, la maestra Maria Maccagno, aveva fondato in Mornese l'Associazione delle Figlie di M. Immacolata. Era questa una specie d'istituto secolare, nel quale le ascritte, anche rimanendo in mezzo al mondo o nelle loro famiglie, procuravano di conseguir egualmente la, perfezione cristiana colla pratica dei consigli evangelici, povertà, obbedienza e castità. Il semplice regolamento venne approvato il 2o maggio 1857 da Mons. Modesto Contratto, Vescovo di Acqui, e la Pia Associazione si propagò con tanta rapidità che nel 1862 era stabilita in molte provincie d'Italia.
D. Bosco riconobbe la necessità sii non privare la Pia Unione delle Figlie di Maria Immacolata di Mornese del suo indefesso Direttore; ma previde che, passati dieci anni, egli avrebbe scelto alcune di quelle giovani per dar principio all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice?
Pare di si, perchè nel 1863 Carolina Provera di Mirabello, sorella a Francesco Provera, uno dei primi Salesiani, desiderosa di entrare in qualche Comunità religiosa ne aveva fatto parola a D. Bosco, e questi le aveva risposto:
- Se volete aspettare un po' di tempo, anche D. Bosco avrà le Suore Salesiane come adesso ha i suoi Chierici ed i suoi Preti.
D. Pestarino intanto, pieno di santo zelo, nell'ottobre del 1864 gettava in un suo terreno le fondamenta di una casa di educazione per giovanetti. Alla costruzione di quella fabbrica concorse volonterosa la popolazione con offerte di materiali e con prestazione gratuita di mano d'opera, lieta di avere fra breve un Collegio di D. Bosco.
Nel 1867 la Cappella era finita e il giorno 13 dicembre lo stesso D. Bosco la benedisse e vi celebrò la prima Messa.
Mentre per le solerti cure di Don Pestarino sorgeva il collegio designato pei fanciulli, Iddio preparava nell'umiltà e nel silenzio coloro che avrebbero in realtà preso possesso di quella Casa di benedizione.
Queste dovevano essere alcune delle ascritte alla Pia Unione di Maria Immacolata, le quali o perchè rimaste sole al mondo, o perchè di cagionevole salute, o perchè desiderose di meglio attendere alla pietà, si erano unite in una casetta a far vita comune, dividendo il tempo fra la preghiera ed il lavoro con edificazione di tutto il paese. Ad esse le madri affidavano volentieri le loro fanciullette, cui le buone figlie insegnavano qualche semplice lavoro di maglia e di cucito, instillando in pari tempo nel loro cuore il santo timor di Dio e l'amore alla virtù.
D. Pestarino a sua volta servivasi di loro per assistere qualche persona inferma, dar ricovero a qualche fanciulla povera ed abbandonata, e specialmente per fare il Catechismo domenicale in parrocchia.
Infatti, terminate le funzioni, se il tempo lo permetteva, le buone figlie conducevano le loro alunne del Catechismo a qualche passeggiata pei colli od alla visita di qualche cappella, cantando lodi alla Madonna.
Giunse l'anno 1870. Nel mese di maggio Don Bosco andò a Mornese e vi rimase alcuni giorni accompagnato dal giovane sacerdote D Giacomo Costamagna, in occasione della prima Messa di D. Giuseppe Pestarino, nipote di Don Domenico. Nell'anima del Servo di Dio si andava maturando il generoso disegno. Già al principio di quel mese, allo stesso fine egli aveva adunato il Capitolo Superiore dei Salesiani, composto di D. Michele Rua Prefetto, D. Angelo Savio Economo, D. Giovanni Cagliero Direttore Spirituale, Don Celestino Durando, D. Carlo Ghivarello e Don Paolo Albera, Consiglieri. Subito dopo la preghiera d'uso, disse d'aver a comunicare una cosa di molta importanza, e:
- Molte autorevoli persone, continuò, ripetutamente mi hanno esortato a fare anche per le giovanette quel po' di bene che per la grazia di Dio noi andiamo facendo pei giovani. Se dovessi badare alla mia inclinazione, non mi sobbarcherei a questo genere di apostolato; ma siccome le istanze mi sono tante volte ripetute e da persone degne di ogni stima, temerci di contrariare un disegno della Provvidenza, se non prendessi la cosa in seria considerazione. La propongo quindi a voi; imitandovi a riflettervi dinanzi al Signore; a pesare il pro' e il contro, per poter poi prendere quella deliberazione che sarà di maggior gloria di Dio e di maggior vantaggio alle anime. Perciò durante questo mese le nostre preghiere comuni e private siano indirizzate a questo fine: ad ottenere dal Signore i lumi necessarii in questo importante affare!
Non occorre il dirlo; tutti i membri del Capitolo si ritirarono portando con sè una profonda impressione. Trascorso il mese, egli li radunò nuovamente e richiamata la cosa alla memoria dei presenti, ne chiese a ciascuno il parere, cominciando dal prefetto D. Rua. Tutti furono unanimi nel dichiarare esser conveniente che D. Bosco provvedesse alla cristiana educazione della gioventù femminile, come aveva fatto per la maschile. Udito il parere di tutti, D. Bosco conchiuse:
- Ebbene, ora possiamo considerare come cosa sicura esser volontà di Dio che ci occupiamo anche delle fanciulle. E per venire a qualche cosa di concreto, propongo che sia destinata a quest'opera la casa che D. Pestarino sta ultimando in Mornese.
Evidentemente il Servo di Dio aveva fatto assegnamento sulle buone Figlie della Immacolata, che Don Pestarino dirigeva in quella Parrocchia e tra le quali Iddio gli aveva preparato la pietra angolare della nuova istituzione.
Nell'anno 1871, D. Bosco in « una privata udienza che ebbe dal S. Padre Pio IX di gloriosa memoria, gli manifestò il pensiero di stabilire un istituto di religiose e lo supplicò di un opportuno consiglio sulla convenienza o non convenienza di un tale divisamento. Il Vicario di Gesù Cristo ascoltò tutto, e poi gli rispose:
» - Vi penserò sopra e in un'altra udienza vi dirò il mio parere.
» Dopo alcuni giorni Don Bosco ritornò dal Santo Padre, il quale per prima cosa gli disse:
» - Ho pensato sul vostro disegno di fondare una congregazione di religiose, e mi è parse della maggior gloria di Dio e di vantaggio delle anime. Il mio avviso adunque si è che abbiano esse per iscopo principale di fare per la istruzione e per la educazione delle fanciulle, quello che i membri della Società di San Francesco di Sales fanno a pro' dei giovanetti. In quanto poi alla dipendenza, dipendano esse da voi e dai vostri successori a quella guisa che le Figlie della Carità di S. Vincenzo de' Paoli dipendono dai Lazzaristi. In questo senso formulate le loro Costituzioni e cominciate la prova. Il resto verrà in appresso (1) ».
Don Bosco comunicò a Don Pestarino il divisamento di fondare la nuova istituzione, e gli disse che a darle principio gli parevano atte le Figlie dell'Immacolata di Mornese; poichè essendo da lui dirette, erano già alquanto informate allo spirito salesiano: quindi lo esortò a vedere se tra quelle giovani ve ne fosse alcuna che inclinasse a vita più perfetta, mostrando vocazione religiosa; e in fine gli palesò che, invece dei giovani, avrebbero preso possesso del compiuto edifizio quelle figlie che avrebbero voluto accettare il nuovo metodo di vita.
Don Pestarino, sebbene persuaso che Don Bosco fosse guidato da Dio, tuttavia in simile impresa vide delle difficoltà quasi insormontabili. Le sue figlie di Maria, per quanto virtuose, eran esse disposte a farsi suore? Egli le sapeva contente del loro stato, ma nessuna aveva mai pensato a ritirarsi dal mondo. Egli stesso, anzichè incamminarle per quella via, le aveva sempre esortate a rimaner quali erano, per il bene della parrocchia. Mille difficoltà adunque si affacciarono alla mente del buon Sacerdote, e questa sopratutto: « Che dirà il paese a così improvviso cambiamento? »
Nondimeno confortato dalle parole di Don Bosco che lo assicurava esser quella la volontà di Dio, si dispose a compierla, nonostante il malumore che ne prevedeva in paese e fuori, e chiese al Servo di Dio:
- E come farò a conoscere quali tra quelle figlie hanno vocazione?
- Quelle, gli rispose D. Bosco, che sono ubbidienti anche nelle cose più piccole, che non si offendono per qualche correzione, e mostrano spirito di mortificazione.
Al ritorno di Don Pestarino le Figlie dell'Immacolata furono sorprese di non vedere sul volto del loro Direttore quell'aria di santa letizia, che egli era solito di riportare dopo qualunque visita fatta a D. Bosco.
« Le altre volte tornava a casa come imparadisato (cosi si esprime Suor Petronilla Mazzarello) e quella volta si mostrava invece pensieroso, turbato, afflitto. A noi fece tale impressione, che osammo chiedergliene il motivo; ed egli, dopo essere stato alquanto perplesso, ci rispose: - Vi sono grandi novità, figliuole: nientemeno D. Bosco non vuol più mettere al collegio i giovani; ma vuol metterci delle figlie. - Noi non sapevamo neppure cosa dire, tanto eravamo lontane dal pensare quello che ne seguì. Che si parlasse di noi e che un giorno saremmo state Suore, neppur lo sognavamo! Sapevamo però comprendere che un tal fatto avrebbe messo il paese sossopra e cagionato non poche pene al povero D. Pestarino (1) ».
Mentre questi stava studiando com'eseguire l'ordine di Don Bosco, un caso provvidenziale venne a toglierlo d'imbarazzo. La casa parrocchiale minacciava rovina e bisognava pensare ai ristauri; e non si sapeva dove mettere il Parroco. Si pregò D. Pestarino a cedergli una casetta di sua proprietà, allora abitata dalle Figlie, ed egli:
- Ma dove metterò le figlie?
Gli si rispose:
- Le mandi per ora al collegio; non è tutto vuoto e a sua disposizione?
Ravvisando in ciò la mano di Dio, il buon Sacerdote non se lo fece dire due volte, e nel modo più quieto che potè, ad impedire ogni commento, fece eseguire il trasloco delle poche masserizie. Ciò avveniva la vigilia del Corpus Domini del 1872.
Ma poichè il collegio era allora abitato da D. Pestarino e dai suoi famigliari, e non v'era tempo di farvi una conveniente separazione, egli pel momento assegnò alle figlie una casina di campagna di sua proprietà, detta Carante, attigua al collegio stesso.
Prima di compiere questo trasloco, prudentemente aveva già fatto intendere alle Figlie di Maria le intenzioni di D. Bosco e chiesto ad una ad una se fossero disposte ad accettare il nuovo metodo di vita. Quelle si consultarono a vicenda, e ne nacque un po' di agitazione, giacché non comprendevano pienamente la cosa ed eran persuase che potevano far molto bene continuando a vivere come avevano fatto fino a quel punto. Anzi la direttrice Maria Maccagno si dichiarò contraria. D. Pestarino lasciò che vi riflettessero con agio, volendole pienamente libere in una scelta di tanta importanza ; e quelle che si determinarono a provare il nuovo genere di vita passarono alla nuova dimora, e le altre se n'astennero.
Quando in paese si venne a conoscere la cosa, sorse tale un mormorio di disapprovazione, che fu solo per la grande riverenza che si aveva per D. Bosco, se non si ebbero a lamentare delle violenze contro la persona di Don Pestarino. Vennero criticate anche le Figlie, perchè si eran chiuse, come si diceva, e sepaparate dalle famiglie e dalla popolazione, sulla quale esercitavano sì benefico influsso. Gli stessi parenti si rifiutarono di prestar loro i soliti soccorsi, e le generose ebbero talvolta a soffrire anche la mancanza del necessario!
D. Bosco intanto, previe le necessarie intelligenze con Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe M. Sciandra, Vescovo di Acqui e Principe del S. Romano Impero, aveva scritto una breve regola secondo la parola di Pio IX e l'aveva mandata a D. Pestarino. Le aspiranti alla nuova Istituzione l'accettarono con trasporto di gioia e s'impegnarono ad osservarla con esemplare esattezza. Benchè tuttora in abiti secolareschi, era tale il fervore delle loro anime, che poteva paragonarsi a quello delle più ferventi religiose.
Sul finir di luglio, per invito di D. Bosco, si stabili di dar loro il conforto di una muta di esercizi spirituali, in preparazione alla cerimonia della vestizione religiosa.
Quei primi esercizi furono dettati dal Sac. Raimondo Ulivieri, Can. Arciprete della Cattedrale di Acqui e dal rev. D. Marco Mallarini, allora Vicario Foraneo di Canelli; ed ogni giorno la piccola comunità ebbe la consolazione di ascoltar la Santa Messa celebrata dal Vescovo stesso Mons. Sciandra.
D. Bosco, che aveva già designato il colore e la modesta forma dell'abito, che desiderava non diverso da quello di una buona e semplice figlia di famiglia, quantunque avesse promesso a D. Pestarino che si sarebbe trovato presente alla cerimonia della vestizione, non essendo troppo bene in salute e ben sapendo come si trovasse presente a Mornese lo stesso Vescovo di Acqui, credeva all'ultimo di potersi dispensare dall'intervenirvi, nonostante i replicati inviti di D. Pestarino. Ma il Vescovo diocesano volle che ad ogni costo fosse presente al grande atto il Ven. Fondatore dell'Istituto, e mandò lo stesso suo segretario D. Francesco Berta, tuttora vivente, a prenderlo a Torino.
Egli giunse a Mornese alle ore 9 1/2 pomeridiane del 4 agosto, e siccome , doveva ripartirne all'indomani perchè già impegnato in una muta di esercizi pei Salesiani, fu disposto che la funzione della prima vestizione e professione avrebbe luogo il dì seguente, sacro alla Madonna della Neve, quantunque gli esercizi non si sarebbero chiusi che il giorno 8.
Cosi quelle buone giovani ebbero la consolazione di vedere e parlare col loro Fondatore prima di vestire l'abito religioso, e riceverne preziosi consigli circa il nuovo stato di vita che stavano per abbracciare.
Sua Ecc. Rev. ma Mons. Sciandra, viva soddisfazione del suo cuore, benedisse adunque il santo abito alle prime religiose del nuovo Istituto di Maria Ausiliatrice, assistito dal Ven. Giovanni Bosco, e nel medesimo dì undici di esse fecero pure i primi voti triennali nelle mani del Vescovo celebrante.
Alle nuove religiose D. Bosco diè il nome di Figlie di Maria Ausiliatrice, come ad esse stesse aveva fatto intendere alcuni anni avanti, perchè, come spiegò più tardi con accento commosso, voleva che l'Istituto delle Figlie di M. Ausiliatrice fosse un monumento perenne di riconoscenza pei singolari e molteplici favori da lui ottenuti da si buona Madre.
A memoria del fatto, il giorno in cui si chiusero gli esercizi, si stese il seguente verbale:
Già da molto tempo il M. Rev. Giovanni Bosco, Fondatore e Direttore Generale di molli collegi per la cristiana e civile educazione dei giovanetti, desiderava di aprire una casa che fosse il principio di un Istituto per cui si estendessero uguali benefici alle zitelle, precipuamente della classe del popolo, e finalmente un tale suo voto veniva appagato.
Il giorno 5 del corrente mese nella cappella di questa casa vestivano l'abito della nuova Congregazione: - Maria Mazzarello di Giuseppe, di Mornese; Petronilla Mazzarello fu Francesco, di Mornese; Felicita Mazzarello di Giuseppe, di Mornese; Giovanna Ferrettino fu Giuseppe, di Mornese; Teresa Pampuro fu Lorenzo, di Mornese; Felicita Arrecco di Giov. Ant., di Mornese; Rosa Mazzarello di Stefano, di Mornese; Caterina Mazzarello fu Giuseppe, di Mornese; Angela Jaudet di Luigi, di Torino, Maria Poggio fu Gaspare, da Acqui; Assunta Gaino di Antonio, da Cartosio; Maria Grosso di Francesco, da S. Stefano Parodi; Corinna Arrigotti di Pietro, da Tonco; Clara Spagliardi di Lorenzo, da Mirabello; delle quali le prime undici fecero professione religiosa con voti a tre anni, emessi in mano di Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Giuseppe M. Sciandra, Vescovo di questa Diocesi, il quale poco prima aveva loro indossato l'abito religioso, imponendo alle novizie la medaglia di N. Signora Ausiliatrice ed alle professe il Crocifisso.
La funzione religiosa fu commoventissima e vi intervenne, per grazia speciale del Signore, il prelato Molto Rev.do Giovanni Bosco, che più non si aspettava per sua malferma salute, e le novelle religiose ebbero la consolazione di ricevere da lui i più importanti avvertimenti per corrispondere alla grazia della vocazione nell'Istituto religioso da esse abbracciato. Vi è un cumulo di circostanze che dimostrano una speciale provvidenza del Signore per questo nuovo Istituto.
Già il maggior numero delle succitate zitelle aveva ricevuto in Mornese la medaglia di Maria SS. Immacolata dalle mani di Mons. Modesto Contratto, di venerata memoria; e Mons. Sciandra suo immediato Successore, essendosi degnato di accettare l'ospitalità in questa Casa a lui offerta, unicamente perchè in quest'aria salubre si riavesse da una sofferta malattia, compiva l'opera con presiedere egli medesimo alla funzione sunnotata. Questa si doveva fare al termine dei santi esercizi dettati dal rev. Sig. D. Raimondo Olivieri Can. Arciprete della Cattedrale di Acqui e dal rev. Sig. D. Marco Mallarini Vicario Foraneo di Canelli, cominciati alla sera del 31 luglio p. p., ma attesa la presenza del M. Rev. D. Bosco che doveva tosto ripartire per Torino, si anticipò, tanto più che il giorno 5 era sacro a Maria SS. della Neve. Gli esercizi finivano quest'oggi giorno 8 e Monsignor Vescovo, il quale nel corso di essi aveva tutte le mattine celebrata la S. Messa alla religiosa famiglia e loro aveva distribuita la SS. Eucaristia, in modo più solenne assisteva alla chiusura, cui coronava con alcune parole d'incoraggiamento e salutari ricordi a queste nuove sue figliuole in G. Cristo, e loro impartiva con tutta l'effusione del cuore la sua pastorale benedizione.
E perchè consti di quanto sopra, fu redatto il presente Verbale, copia del quale verrà deposto per ordine di Mons. Vescovo nell'Archivio Par rocchiale di Mornese, ed altra copia nella Curia Vescovile di Acqui.
Mornese, 8 agosto 1872.
+ Sciandra Giuseppe M., Vescovo. Sac. Domenico Pestarino, Direttore dell'Istituto.
Sac. Olivieri Raimondo, Can. Arciprete Cattedrale, Acqui.
Sac. Marco Mallarini, Priore Vicario Foraneo di Capelli.
Sac. Carlo Valla, Prevosto di Mornese. Sac. Pestarino Giuseppe. Sac. Ferraris Tommaso. Sac. Francesco Berta, Segretario Vesc.
Il Sacerdote D. Pestarino fu anche il primo Direttore Spirituale del novello Istituto fino al 15 maggio 1874, in cui colmo di meriti, dopo aver celebrato la S. Messa, veniva colto da violento ed improvviso malore, che lo portava alla tomba in età di 57 anni. Negli annali della Pia Società Salesiana e dell'Istituto. delle Figlie di Maria Ausiliatrice la sua memoria vivrà imperitura.
Morto D. Pestarino, D. Bosco mandò a Mornese il Teol. Giovanni Cagliero, ora Arcivescovo titolare di Sebaste, a confortare le sue figlie e a dar loro un nuovo direttore nel salesiano Don Giuseppe Cagliero. In seguito la piccola Comunità venne affidata al Sac. Giacomo Costastamagna (ora Vescovo Tit. di Colonia), che la diresse fino al settembre del 1877, quindi al Sac. Giovanni Lemoyne, e poi ad altri salesiani. Come crebbe, e presero ad aprirsi altre case, Don Bosco non mancò di dare all'Istituto anche un direttore generale, che compisse verso il medesimo le sue veci, alla qual carica fu eletto dapprima il Teol. Giovanni Cagliero sunnominato ; quindi il Sac. Giovanni Bonetti, di sempre cara memoria ; poi per qualche tempo tenne il delicato ufficio lo stesso Don Rua, che in seguito lo volle affidato al Teol. D. Giovanni Marenco, or Vescovo di Massa Carrara, e in fine al prof. D. Clemente Bretto, oggi Economo Generale della Pia Società Salesiana ; i quali ebbero tutti il medesimo impegno : - quello che l'Istituto delle Figlie di M. Ausiliatrice si sviluppasse secondo lo stesso spirito informatore della Pia Società Salesiana.
(1) Ecco il testo del DECRETUM « revisum » dalla S. Congregazione dei Riti: Interim Congregationem fliarum Marise sub titulo Auxiliatricis Joannes instituit, in quam primum cooptatae sunt puellae, quas in oppido Mornese, Dioocesis Aquensis, pius sacerdos Dominicus Pestarino excoluerat et in spiritu redigebat; atque ipso demortuo an. 1874, alterum Praesidem ex suis Sodalibus Salesianis suffecit. Ita religiosa puellarum Familia, ecc.
(1) Cfr. Vita di Suor Maria Mazzarello: Capo IV: La prima superiora generale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Bollettino Salesiano, anno 1882, p. 50).
(1) Così attestano Suor Petronilla Mazzarello, prima Vicaria Generale dell'Istituto e Suor Teresa Pampuro, decessa in Nizza il 23 febbraio 19o8.
II.
L'espansione.
NEL giugno del 1874 Don Bosco si recava a Mornese, ove il giorno 14, radunate le componenti il nascente Istituto, col loro consenso e con immensa gioia di tutte eleggeva a Superiora Generale Suor Maria Mazzarello, la prima delle ferventi figlie dell'Immacolata che aveva dato il nome all'Istituto e la più esemplare di tutte.
Suor M. Mazzarello ne tenne il governo per sette anni e, fornita com'era di doni speciali per la direzione delle anime, seppe dargli tale sviluppo, che ebbe a meravigliarne lo stesso Fondatore.
Ci limitiamo a brevissimi appunti.
L'8 ottobre del 1874 si aperse una seconda casa a Borgo S. Martino presso Casalmonferrato, e il 9 febbraio del 1876 una terza a Bordighera, alle quali seguirono nello stesso anno quelle di Torino-Valdocco e di Biella, e in seguito altre ed altre (Asili d'Infanzia, Scuole, Oratori festivi, Educatori, Orfanotrofi) in Liguria, in Sicilia, in Francia, ed oltre l'Oceano.
Nel 1875 e nel 1876 due drappelli di Salesiani partivano in missione per l'America del Sud. Colà applicatisi in modo speciale all'istruzione di poveri fanciulli italiani ed indigeni, non tardarono a scorgere il bisogno che altri cuori generosi si prendessero cura delle fanciulle. Ne scrissero a D. Bosco, e questi nel 1877, d'accordo colla Superiora Generale, decise d'inviare in America anche il primo drappello di Figlie di Maria Ausiliatrice. Egli stesso benedisse al porto di Genova l'umile schiera, che tanto raggio di fede e tanta luce di civiltà doveva apportare a molti popoli.
Nel 1878 la casa-madre dell'Istituto fu trasportata nella città di Nizza Monferrato, ov'è presentemente e presso cui fiorisce il tanto rinomato Collegio-Convitto di N. S. delle Grazie, con giardino d'infanzia e scuole elementari, complementari e normali, pareggiate. Nel 188o quattro Figlie di Maria Ausiliatrice scendevano animose nella Patagonia. Il giornale l'America del Sud di Buenos Ayres segnalava i nomi delle generose, chiamandole eroine di carità. Tre di esse erano italiane e cioè la direttrice Suor Angela Vallese, attuale ispettrice delle case della Patagonia Settentrionale ; Suor Giovanna Borgna, dal 1904 Superiora delle Missioni dell'Equatore ; e Suor Angela. Cassulo, che trovasi tuttora nella casa centrale delle Missioni a Viedma. La quarta era Suor Laura Rodriguez, americana.
Il 14 maggio del 1881, in età di soli 44 anni, Suor Maria Mazzarello mori, lasciando il più soave olezzo di ogni più cara virtù; per cui, quanto prima, nella Curia Vescovile di Aqui si porrà mano alla costruzione del Processo ordinario sulla sua vita, virtù, fama di santità e doni soprannaturali, in ordine alla sua causa di Beatificazione e Canonizzazione.
Il 12 agosto dello stesso anno 1881, era chiamata a succederle la rev.ma Suor Caterina Da ghero, la quale con mirabile zelo, saggezza ed esperienza, regge tuttora le sorti di questo provvidenziale Istituto. Sotto di lei le Figlie di Maria Ausiliatrice videro moltiplicarsi ogni anno le loro case, non solo in Italia, ma altresì in Francia, nella Spagna, nel Belgio, nell'Africa, nell'Asia, in Inghilterra, mentre numerosi drappelli si andarono succedendo in aiuto alle generose che si erano già recate nella lontana America.
Dall'Uruguay e dall'Argentina, si sparsero nella Patagonia Settentrionale e Meridionale, nel Brasile, nel Messico, nel Chilì, nel Perù, nell'Equatore, nella Colombia, nel Paraguay, e nel Salvador e nell'Honduras, occupandosi ovunque dell'educazione delle fanciulle, nelle città popolose come nelle sconfinate campagne, a benefizio di colonie d'emigrati italiani, che lungi dalla patria in cerca di pane benedicono a chi si prende cura dell'educazione ed istruzione dei loro figliuoletti. Anche la civilizzazione delle Indie, la cura delle lebbrose sono oggetto di speciali cure delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che vedono ovunque confortate di copiosi frutti le loro fatiche.
L'opera che non manca in nessuna delle loro case è l'Oratorio festivo, lieto ritrovo per le giovanette, ove queste, lontane da ogni pericolo, possono liberamente espandere l'animo loro, ricrearsi in mille trastulli e formarsi in pari tempo alla pratica di quelle virtù, che le rendono angeli della famiglia. Quest'opera da poco venne opportunamente integrata coll'Associazione delle Ex-allieve.
Ma l'Oratorio festivo non è l'unico campo d'azione, ove le Figlie di Maria Ausiliatrice spiegano la loro attività; ogni opera buona che le mette a contatto con le figlie del popolo, secondo lo spirito di D. Bosco, dev'essere da loro abbracciata con amore e coltivata con zelo. « Preghiera e lavoro » è anche il loro programma ; e per questo, mentre pregano per mantenersi all'altezza della loro missione, lavorano e lavorano indefessamente.
Lavorano cioè d'intelletto, applicandosi a studii severi, affine di abilitarsi all'insegnamento nelle scuole primarie e secondarie; lavorano coltivando le arti belle, per rispondere alle esigenze di una compita educazione ; lavorano negli asili d'infanzia e di protettorato pei bimbi abbandonati ; lavorano sopratutto nelle case di educazione, nei laboratorii, nei convitti operai e nelle scuole popolari gratuite, facendosi ausiliatrici serene di migliaia di giovinette, che le riguardano, col più grande affetto, come le guide più amorevoli della loro età inesperta.
III.
Le fondazioni.
L'ISTITUTO delle Figlie di Maria Ausiliatrice presentemente conta le fondazioni seguenti
Europa
In ITALIA esse hanno 2o Educatorii - 88 Asìli d'Infanzia - 79 Laboratorii - 24 Convitti operai-5 Orfanotrofi - 5 Convitti per Normaliste - 7 Ospedali - 4 Pensionati per Signore - 116 Oratorii festivi - 67 Corsi elementari - e 6o Scuole popolari, diurne, serali, festive per giovani operaie.
SPAGNA: Barcelona-Sarrià (1886) ; Ecija (1895); Jerez de la Frontera (1897); Sevilla, Educatorio (1894); Sevilla, Collegio S. Inés (1899); Valverde Huelva (1893) ; Barcelona (1896); Salamanca (1904); Valencia (1903).
BELGIO: Liegi (1891); Lippeloo (1903); Tournay (1904); Gran Bigard (1900); St. Denis Westrem (1898); Florzé (19o9).
INGHILTERRA: Chertsey (1903); Farnborough-Hants (19o5); Londra Battersea (19o2).
NB. - In FRANCIA avevan aperte le case di Fouquières (1891); Guines (1886); La Crau d'Hyères (1878); Lilla (1891); Marsiglia (1881); Mompellier (1896); Nizza Mare (1876); Saint-Cyr (1881); Saint-Denis (1898); S. Marguerite (1891); e dall'Ispettoria francese dipendevano le case di Manouba (1895) ; Mers-el-kebir (1893); Porto Farina (1898); Eckmuhl (1898) in Africa.
Turchia Asiatica:
PALESTINA: Bejtgemal (1892); Betlemme (1891); Gerusalemme (19o6).
America
REPUBBLICA ARGENTINA (Provincie e Territori): Bernal (1898); Bahia Blanca (1890); Brinknzann (1904); Buenos Aires-Almagro (1879); Buenos Aires-Boca (1879); Buenos Aires-Avellaneda (1910) ; Buenos Aires-Barracas (189o) ; Buenos Aires-Brasil (1895) ; Buenos Aires Maldonado (1901); Carmen de Patagones (188o); Conesa (1891); Generai Acha (19oo); Junin de los Andes (1898); Mendoza (1895); Morón (1882); La Plata (1898); Pringles (1881); Rawson (1893); Roca (1891); Rodeo del Medio (1902); Rosario (1893); S. Isidro (1881); S. Nicolas (1891); Trelew (19o8); Uribellarea (1894); Viedma (1884).
PATAGONIA MERID. e TERRE MAGELLANICHE: Cabo Peña (1895); Dawson, Missione Maria Ausiliatrice (189o) ; Dawson, Missione Buon Pastore (1898); Porvenir (19o8); Port Stanley (1907); Puntarenas, Collegio Convitto (1888); Puntarenas, Orfanotrofio (1904); Rio Gallegos (1901); Rio S. Cruz (1904).
URUGUAY e PARAGUAY: Asunción (1900); Canelones (1889); Concepción (1903); Colon (19o6); Montevideo (1891); Paysandù (1887); Santa Isabel (1908); Villa Colon (1877); Villa Muñoz (1906).
BRASILE: Araras (1895); Batataes (1904); Cachoeira do Campo (1904); Guarentiguetà, Collegio (1892); Guaratinguetà, Ospedale (1900); Lorena, Istituto (1895); Lorena, Ospedale (19o2); Ouro Preto (1896); Pontenova, Istituto (1896); Pontenova, Ospedale (1904); Ribeirao Preto (19o5); S. Paolo, Collegio (1907); S. Paolo, Orfanotrofio (1894); Nictheroy (19o9).
CHILE: Iquique (1900); Santiago, Scuola Normale (1895); Santiago, Scuole parrocchiali S. Michele (1894) ; Santiago, S. Giacomo (1907) ; Santiago, Istituto Immacolata (1908); Talca (1894)
PERÙ: Callao (1897); Cuzco (19o6); Lima Breña (19o2).
COLOMBIA: Bogotà, Collegio Convitto (1907); Bogotà, Oratorio (19o5); Bogotà, Istituto (1897); Chia (1909); Contratación (1898); Medellín (1906); Soacha (19o5); Guatavita (1907).
EQUATORE: Cuenca (1904); Gualaguiza (1902); SigSig (1908).
CEFTRO AMERICA: S. Salvador (1903); S. Tecla (1906); Tegucigalpa (1910).
MESSICO: Guadalajara (19o6); Messico (1893); Monterrey (19o6); Montemorelos (1909); Morelia, Orfanotrofio (1902); Morelia, Collegio (1909); Puebla, Laboratorio (1895); Puebla, Collegio-convitto (1903).
STATI UNITI N. A.: Paterson (19o8).
Da quest'elenco ognun vede come D. Bosco sia stato anche l'Apostolo della gioventù femminile, e come la parola di Pio IX che lo esortava a far per le fanciulle quanto aveva già fatto pei fanciulli, fosse ispirata. L'opera sua eminentemente sociale non sarebbe stata perfetta se si fosse arrestata ai fanciulli; a pervadere con efficacia le famiglie e per tal modo cooperare potentemente alla cristiana ristorazione della società, doveva avvicinare anche le figlie del popolo per farne delle giovani e delle spose cristiane.
Chiuderemo questi brevi appunti con un ricordo pieno di sapienza e di soavi speranze. Secondo noi, il programma dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, al pari dell'ampiezza del suo felice sviluppo, fu mirabilmente tracciato del venerando D. Rua la sera del 5 aprile 1910, vigilia della sua morte, allorché disse alla 2a Superiora Generale dell'Istituto queste parole: - Conservate lo spirito di Don Bosco ed avrete le benedizioni di Dio!
L'Opera di D. Bosco in genere e la sua azione per la gioventù germanica.
Il « Katholische Missionskorrespondenz » di Berlino, del 1 gennaio 1911, scrive:
« Una Società, che merita davvero d'essere meglio conosciuta in Germania, è la Pia Società Salesiana, fondata da quel grand'uomo ed amico della gioventù, che è il Ven. Don Bosco. Essa esercita la sua azione non soltanto nella maggior parte dei paesi d'Europa, ma anche nei paesi più barbari del mondo, come nelle foreste del Matto-Grosso nel Brasile, nelle Pampas della Patagonia, nella Cina, nelle terre calde di Mozambico ecc.; e vi esercita un'azione intensa, benefica.
» Quel santo successore di Don Bosco, Don Rua, morto di recente, sotto il cui mite regime il numero dei salesiani e degli istituti s'è sviluppato straordinariamente, era un grande amico dei tedeschi. E il 16 agosto 191o (novantesimo quinto natalizio di Don Bosco) egli ebbe un successore nella persona di Don Paolo Albera, fin'allora. direttore spirituale della Società, degnissimo sacerdote.
» Qual fatto consolante per noi tedeschi e insieme interessante nella storia della Pia Società vogliamo rilevare che al principio del settembre i9io si potè aprire il nuovo Istituto dei Salesiani a Vienna. Fra le altre mansioni il personale di quell'istituto ha la direzione di un Oratorio per artigianelli e del Collegio « Salesianum », al quale è unito un Convitto, ove giovani studenti possono avere con modesto compenso un domicilio, che sostituisce la casa paterna.
» Dobbiamo poi ricordare un altro Istituto che compie molto e molto bene, ed è frequentato principalmente da giovanotti tedeschi, l'Istituto Germanico S. Bonifacio, per Figli di Maria, a Penango-Monferrato (Italia), nel quale specie molti ex-allievi del Gesellenverein (Associazione Cattolica degli Artigiani) vengono formati a Sacerdoti Missionari. Ultimamente dieci tedeschi ebbero la fortuna di ricevere, sebbene adulti, l'ordinazione sacerdotale. Essi sono nativi di Daun nell'Eifel, Losheim e Burweiler presso Treveri, Berthelmingen nella Lorena, Luneburg e Lorup nell'Annover, Geisingen nel Baden, Niedersonthofen nell'Allgau e Auerbach nella Svevia. Degli alunni attuali molti appartengono alla Silesia, ed alla Baviera.
» Finalmente dobbiamo una lode alla IIIa Esposizione Generale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane che ebbe luogo l'ultima estate. In esse erano largamente rappresentate le arti grafiche e la sezione didattica. Anche le sezioni dei falegnami ebanisti, sarti, sellai, legatori, tornitori e scultori, e quella delle Colonie Agricole diedero prove di operosità e dell'azione eccellente che la Società Salesiana esercita anche nelle Missioni
» Quando verrà il momento in cui questa Società sommamente benefica - che conta già numerosi membri tedeschi fra le sue giovani forze - piglierà piede anche nel terreno tedesco? »
Ai giovani delle nostre scuole professionali.
Il Cav. Attilio Fontana nel discorso: Le scuole dei Salesiani, letto alla distribuzione dei premi agli alunni dell'Istituto Salesiano di Novara, e stampato nella Rassegna Nazionale di Firenze (fascicolo 1° gennaio 1911), ha questa pagina:
«... o giovani delle scuole professionali. La vostra missione non è meno nobile. E io sono quasi tentato di dire che per esercitarla, voi siete, di fronte ai vostri compagni delle scuole tecniche , in posizione privilegiata. Difatti quando uscirete dal collegio, corazzati dall'arte imparata e dell'educazione ed istruzione ricevuta, voi vi troverete immediatamente a contatto delle classi operaie. Quale campo d'azione per voi ! Non è qui il luogo di fare della politica, ed io che vi vivo in mezzo quotidianamente, sono ben lieto di dimenticarla, almeno per un giorno. Ma non credo costituisca politica affermare che oggi tra le classi operaie e quelle dirigenti esiste un profondo e diffuso spirito di diffidenza, il quale difficulta ogni cordiale e buona intesa, col danno evidente, economico e morale, non solo delle classi, ma dell'intiera società. Questa, infatti, che ripete la sua forza materiale e morale dalle singole parti che concorrono a formarla, non può non risentire sul suo organismo tutti i disordini che accadono nelle parti stesse, fino a rimanerne, quando i disordini siano gravi ed abbiano carattere di permanenza, gravemente indebolita nella sua compagine. E società debole, è società in decadenza, così moralmente che materialmente.
» Ora chi meglio di voi può trovarsi al caso di predicare, coll'esempio e colla parola, la necessità dell'amore tra individui e individui, tra classi e classi, infine la necessità della concordia sociale? Nessuno; imperocchè, se imparare un'arte è dato anche fuori di qui, soltanto qui, coll'arte, è possibile suggerire quei principii mo rali e sociali, i quali formando o rassodando la coscienza del dovere e allargando l'orrizzonte dell'intelligenza mettono in grado di resistere a certi pregiudizi correnti e di abbracciare «nel suo complesso la società per vedere quale cosa veramente le giovi, quale le nuoccia; e così, per esempio, se la odierna lotta accanita, frutto dell'odio che si combatte tra alcune sue parti, sia per riuscirle, alla lunga, di vantaggio o di danno.
» Insomma è uno sguardo vasto ed un giudizio sintetico, che occorrono, per persuaderci della perniciosità di certi metodi, i quali, se sembrano talvolta dare delle vittorie parziali, concludono infine a veri disastri collettivi.
» Ho esaminato i programmi delle vostre scuole professionali, apprendendo con piacere che, unitamente alla morale, vi si insegnano i principii della Sociologia con speciale riferimento alla cosidetta questione sociale. Bene! Ciò vi illuminerà sui più ardui problemi - la questione sociale non è che un complesso di problemi - dell'epoca moderna, dandovi la giusta misura dei vostri diritti e dei vostri doveri. Così fosse per ogni artigiano! Comunque per un tal fatto, si fa anche più grande e preciso in voi l'obbligo di dare opera, una volta usciti dal Convitto, affinchè i conflitti tra il capitale e il lavoro vengano risolti con sincero spirito di fraternità cristiana e di giustizia »
Il Successore di D. Rua.
Il Piemonte di Torino nel n. 2. dell'anno II (12 gennaio 1911) pubblica un articolo della nobile Contessa Amalia Capello su l'Opera Salesiana.
Ne trascriviamo l'introduzione:
« Un giornale che si intitola dal nome glorioso di Piemonte, non poteva tralasciare di occuparsi della beneficenza, di quella beneficenza che sotto vari aspetti torma del Piemonte una delle Morie più pure. E io vorrei avere una penna alata per dire con efficacia di quelli che furono e a noi prepararono tanti esempi di virtù e di forza.
» Moltissime sono le opere di beneficenza piemontesi, quasi tutte improntate a quella fede che animava i nostri padri e a quello spirito di praticità, di buon senso e di abnegazione che fu sempre loro vanto.
» A poco a poco discorrerò delle principali, ma oggi darò la precedenza alle opere salesiane, perchè la seduta parlamentare del 5 dicembre, richiamò su di esse l' attenzione di tutta Italia. Il Governo, rispondendo ad una voce discorde, dava loro la più autorevole sanzione e chiamava Don Rua, continuatore di Don Bosco e superiore generale dei Salesiani, un luminare di carità, benemerito della carità e della Patria
Quindi l'esimia scrittrice passa in rassegna gli ungili principi e la diffusione dell'Opera di Don Bosco, il sistema educativo in essa in vigore, la figura e l'azione di D. Rua, e la nomina del suo Successore.
« ...Don Albera è il terzo superiore generale. Egli fu ancora discepolo di Don Bosco il quale vagheggiava su di Lui i più cari disegni, fu condiscepolo di D. Rua. Egli visitò palmo a palmo le missioni dell'America del Sud, e non è a dire le sofferenze che dovette sopportare fra i selvaggi nei Brasile e nella Patagonia. Il suo viaggio avventuroso, come delegato di Don Rua, fu conosciuto ed apprezzato dai lettori del Bollettino Salesiano, che in nove lingue porta le notizie della grande istituzione al mondo intiero: la sua vita ascetica e santa è uno specchio di quella dei fondatori. A Marsiglia lo chiamavano: « le petit Don Bosco »; io credo di fare una giusta profezia, dicendo: « Egli sarà un grande Don Bosco! », continuatore di lui e di Don Rua; e a questo proposito rammento la leggenda Hughiana.
» La ricordate? Una madre aveva perduto il suo primogenito e piangeva inconsolabile. Un altro angioletto le era nato, ma ella non lo amava come il suo primo nato e non poteva trovare conforto. Una notte sognò: le apparve il bambino perduto e le disse: - Consolati, mammina, le petit c'est moi!
» Così ha ragione di rallegrarsi l'immensa famiglia salesiana. Don Albera?!.... E Don Bosco! è Don Rua!... ».
Alla memoria di D. Rua.
S. E. Mons. Geremia Bonomelli, Vescovo di Cremona, in un'opera recentissima (Un manipolo di Rut, la Moabita ; Milano Tip. Ed. L. F. Cogliati 1911) a pag. 29, in una conferenza sull'Anticlericalismo rende uno splendido omaggio alla memoria dell'indimenticabile nostro Superiore Don Rua, della cui morte il 6 aprile p. v. ricorre il primo anniversario.
«...a Torino moriva Don Rua, il figlio e degno successore di D. Bosco. Visse lavorando, soffrendo, amando e beneficando quanti potè.
« Era di umili natali, come D. Bosco, figlio del popolo... Pose sempre ogni studio nel nascondersi al mondo, pur facendo bene a tutti; non conobbe partito; fu alienissimo dalla politica, modello di tutte le virtù comuni e pratiche. Nella sua vita abbastanza lunga non levò mai rumore intorno a sè. Era stimato, amato, venerato da tutti, ma più dai poveri, dai figli suoi, da quanti lo avvicinavano; mori come visse povero, in mezzo ai poveri. Potevasi credere che il mondo non si curasse di lui, anzi ignorasse il modestissimo religioso e scendesse nella tomba, come vi discendono infiniti altri in silenzio, ricordati appena da alcuni amici e conoscenti.
» Non fu così. La sua ultima infermità trasse improvvisamente sopra di lui l'attenzione di tutti. Quasi non si sapeva che esistesse quel povero Religioso e ad un tratto tutti si interessavano e domandavano di lui. Sulla bocca di tutti era il suo nome. Lunga fu la sua agonia, tranquilla la sua morte.
« Tutta Torino pareva in lutto, quasi tutta Italia volse un mesto pensiero al figlio di Don Bosco e il suo nome fu ripetuto fuori d'Italia, fino nella lontana America. Popolani e borghesi, ricchi e nobili, Magistrati, Generali, Deputati, Senatori, antichi Ministri, il presidente della Camera, l'israelita Luzzatti, Vescovi, Cardinali, i membri della Famiglia Reale, il Sommo Pontefice pensarono a lui, ebbero per lui una parola di lode, di ammirazione, di compianto: e non era che un umile prete, che visse sempre e mori nella sua nuda cella. L'intera città di Torino lo volle vedere steso cadavere sul letticciuolo, si inginocchiò dinanzi alla sua salma consunta dalla diuturna infermità e dal lavoro incessante, pregò per lui e migliaia di operai quasi in trionfo lo accompagnarono all'ultima dimora. Raramente si vide spettacolo sì spontaneo e si commovente nell'antica capitale di Piemonte e di Italia. Questo fatto sì strano e sì solenne al giorno d'oggi, mentre risuona ancor l'eco delle gazzarre anticlericali, che cosa ci dice? Ci dice che il sentimento religioso e la fede antica non è ancora spenta nelle masse popolari e nemmeno nell'alta Società, e questo in una grande città; in molti è sopita, ma vive ancora. Il Sacerdozio è come un albero che sotto la ripetuta gragnuola, sotto il furore delle bufere è sfrondato, ha molti rami spezzati; lo stesso tronco si è piegato, ma le radici sono salde, e passato il nembo, sotto i raggi del sole si coprirà ancora di frondi, di fiori, di frutti. Sì: la fede è scossa in molti, è vero, ma non è morta; vive ancora nelle sue radici. Come può risorgere all'antico splendore? Colle opere di carità secondo il vangelo: Don Rua lo insegna! ».
Preghiamo caldamente i benemeriti Cooperatori e le zelanti Cooperatrici a commemorare con devoti suffragi il 1° anniversario della morte di D. RUA, che ricorre, come abbiamo dello, il 6 aprile p. v.
DALLA CALABRIA La generosità del Santo Padre.
ABBIAMO già detto di molteplici prove di paterno interesse e di amplissima carità date dal S. Padre a favore dei fratelli dell'estrema Calabria e della costa orientale della Sicilia, visitati dal terremoto. Abbiamo accennato allo splendido padiglione donato al Seminario di Bova Marina; a quelli annessi alla nuova e graziosa chiesa parrocchiale di S. Giuliano ed all'Oratorio S. Luigi in Messina; al generoso contributo prestato ai restauri dell'Educatorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Ali Marina; ed alle due scuole Femminili, con asilo d'infanzia, classi elementari, scuola di lavoro ed Oratorio Festivo, aperte una alla Mosella, l'altra alla Giostra, nella risorgente Messina; - ed ora abbiamo da pubblicare due altre prove di ammirabile generosità, una chiesa cioè ed un Oratorio alla Marina di Palizzi ed un'altra chiesa per un Oratorio Festivo alla Marina di Bova.
Se a queste, che particolarmente ci riguardano, noi potessimo aggiungere tutte le altre opere di culto, assistenza religiosa, sollievo materiale, e di educazione e istruzione intellettuale e morale - le quali sono pressoché infinite - che fin dal principio del 1909 l'inesauribile carità del S. Padre va disseminando in quelle terre, i nostri lettori comprenderebbero sempre meglio la grandezza e la tenerezza del cuore di Papa Pio X, che il Signore conservi ancor lunghi anni a gloria della Chiesa!
ALLA MARINA DI PALIZZI. (Lettera di D. P. Scelsi).
Bova Marina, 11 gennaio 1911. REV.MO SIG. D. ALBERA,
SENTO insistente il bisogno di metterla a parte delle consolazioni spirituali che ci va procurando la buona popolazione di Marina di Palizzi, attorno alla quale spendiamo da quattro anni le nostre umili fatiche.
Perchè la S. V. Rev.ma possa comprendere tutta la portata della soddisfazione e della gioia che inonda il nostro cuore, è necessario premettere che quando quattro anni addietro la cura spirituale di quel nascente villaggio fu affidata ai Salesiani, c'era proprio da esclamare col profeta Geremia:
Viae Sion lugent, eo quod non sint qui veniant ad solemnitatem ! Era un vero sconforto ! Noi, nelle nostre visite festive, demmo subito mano ad ogni mezzo, che ci pareva dovesse suscitare un risveglio di fede : messa, predica, catechismo, visite a malati, a persone più bisognose di aiuti spirituali, esortazioni a questo, buone parole a quello. E il terreno, bisogna dirlo ad onor del vero, corrispose e nulla rimase senza frutto.
Mentre si verificava questo risveglio di fede e di pietà cristiana, capitò da queste parti il delegato pontificio Mons. Emilio Cottafavi, il quale cedendo alle insistenze di un'anima pia, la signora Teresina Cordova, fece dono alla Marina di Palizzi di due magnifici padiglioni, uno per la Chiesa, l'altro per l'Oratorio festivo. Gran parte della popolazione, ed era la più aristocratica, la quale, causa l'enorme distanza dell'antica chiesa, non usava soddisfare il precetto festivo, cominciò a frequentare la nuova chiesina donata dal S. Padre, e prese gusto alle sacre funzioni interessandosi particolarmente della celebrazione di esse.
Il Signore ha voluto benedire questo movimento di fede, apportando ai buoni Palizzesi, nell'occasione del S. Natale quella pace che Egli è venuto a offrire spontaneamente a tutti, ma che pochi si curano di cercare. Se avesse visto, amatissimo Padre, la calca di gente devota che gremiva la chiesina pontificia la notte del S. Natale ! Sui volti di tutti si leggeva che eran finalmente contenti di quella contentezza che invano avevano cercato per anni e anni.
Nè creda, amatissimo Padre, che tale spettacolo di religioso entusiasmo sia stato effetto provvisorio della funzione di mezzanotte, che alcuni vedevano per la prima volta dopo tanti anni! Durante la novena in preparazione ci recammo ogni sera a Palizzi due sacerdoti per essere pronti l'indomani alle quattro, il sottoscritto per le funzioni nell'antica chiesa e il confratello D. Enrico Talamo per quelle nella chiesa nuova. L'affluenza era consolante in tutte e due, ma a causa di varie scosse di terremoto avvertite la notte del secondo giorno, il numero maggiore accorse nella chiesa nuova, che, essendo di legno, offriva maggiori garanzie.
Le prediche furono ascoltatissime, cosicchè la vigilia della solennità, tutti, uomini e donne, grandi e piccoli. domandarono di riconciliarsi con Dio, mercè il Sacramento della Penitenza.
Oh! quel giorno abbiamo benedetto di cuore il Signore per le copiose benedizioni accordate alle nostre povere fatiche.
L'entusiasmo dei buoni Palizzesi, dei quali non si trovò nessuno, assolutamente nessuno, che non fosse intervenuto alla messa di mezzanotte, giunse al punto da indurli a mandare il loro grido di fede e di gratitudine al Sommo Pontefice, al quale indirizzarono il seguente telegramma:
« Sua Santità Pio X - Roma. - Estremo lembo Italia Cattolica Palizzi Marina, offre riverente augurio Vostra Santità assistendo sacre funzioni Natale celebrantesi prima volta chiesa donatale Vostra munificenza, implorando Apostolica Benedizione ».
E il Santo Padre degnavasi rispondere il medesimo giorno del S. Natale:
« Arciprete Palizzi - Marina - Reggio Cal. - Santo Padre graditi figliali auguri invia apostolica benedizione. - Card. Merry del Val. »
Ecco, amatissimo Padre, quel che sentivo il bisogno di comunicarle. Raccontando ora alle sue preghiere e a quelle dei buoni Cooperatori e delle pie Cooperatrici l'opera incominciata dal Signore per mano nostra, perchè sia duratura e copiosa di frutti.
Il suo aff.mo figlio in G. C. SaC. SCELSI PAOLO.
ALLA MARINA Dl BOVA.
Togliamo dal Reggio Nuova di Reggio Calabria (anno III, n. 5, febbraio 1911):
« Da parecchi anni nella giovane Marina di Bova era imperiosamente sentito il bisogno di un locale, in cui raccogliere nei giorni festivi le turbe dei fanciulli abbandonati nei trivi e nelle piazze al turpiloquio e al mal costume.
» Se non che tutti i generosi desideri dei buoni andavano ad infrangersi contro uno scoglio: la deficienza dei mezzi.
» A questa ovviò nello scorso giugno la munificenza del S. Padre Pio X, il quale per mezzo del suo Delegato, Mons. Emilio Cottafavi, provvide che anche questo nascente paesello fosse messo a parte dei tesori inesauribili della sua carità, facendogli dono di uno di quei tanti padiglioni-chiesa sorti nei desolati paesi Calabro-Siculi in seguito all'infausto terremoto del 19o8.
Il prof. D. Eusebio Calvi, Rettore del Seminario... spiegò tutto il suo zelo e la sua attività per volgere a favore della gioventù pericolante il munifico dono del S. Padre.
A tal uopo ottenne gratis dalla generosità del dott. Luca Pugliatti il terreno non solo occorrente per la chiesa, ma anche per un oratorio festivo....
» Domenica scorsa, 29 gennaio, se ne fece la solenne inaugurazione. Una gran folla di gente, fra cui le persone più distinte e le autorità civili e militari poterono ammirare con soddisfazione una magnifica chiesetta, un ampio cortile e tre graziosi locali, per il personale addetto all'oratorio e per gl'istituendi circoli giovanili.
» La chiesa fu solennemente benedetta da S. E. Rev.ma Mons. Domenico Pugliatti, Vescovo della Diocesi, e per l'occasione parlò il prof. Pasquale Garneri, antico alunno dei Salesani, e il Sac. Angelo Piscitello, amendue ascoltati con visibile consenso di sentimenti dall'affollato uditorio. La Schola Cantorum del Seminario eseguì con esattezza e con espressione la Missa Pontificalis del M.° Perosi... ».
Indulgenza Plenaria
I) il 7 aprile: I 7 dolori di Maria SS.ma; 2) il 9 aprile: Domenica delle Palme.
CINA
Una visita a Canton. (Dal diario dei nostri Missionari). III (1).
Alla pagoda dei cinque piani - Tristi rimembranze - Quando saremo tutti fratelli? - I guai nel mal tempo - L'Europa in Cina - L'inferno dei pagani.
Il giorno dopo l'ottimo P. Gervaix mi condusse gentilmente alla Pagoda dei cinque piani. Stavolta si preferì trattar colle proprie gambe; ma era addirittura un giuoco di scherma continuo per evitare l'urto e l'impaccio degli ombrelli aperti. Il cielo lagrimava noioso.
Ng hang lao (cinque piani) più che una pagoda si direbbe un vastissimo torrione dai muri colossali, con forti colonne e larghi palchi di legno. Di là si abbraccia in un colpo d'occhio il panorama della vera metropoli cinese, divisa per mezzo del Fiume delle Perle.
Un leggier velo di nebbia limitava l'ultimo orizzonte, ed io guardavo sopra pensiero la mesta e compatta uniformità di case, rotta appena da pochi alberi e da varie torri piatte e dalle due svelte guglie della cattedrale; unica espressione di alti ideali su quell'ampiezza sterminata, dove vivono da uno a due milioni di abitanti.
Misterioso era il silenzio incombente sopra una città così immensa. Triste era il cielo, tristissimo quel quadro; ma più tristi erano i nostri colloqui. Si ricordava fra l'altro, come da quella stessa pagoda, tramutata in forte inespugnabile, nel 1857 furono appuntati i cannoni europei contro la città ancora immersa nel sonno. Le palle rombanti nell'aria caddero sfondando quelle serrate abitazioni, facendo vittime senza numero.... Cento trenta bocche di fuoco vomitarono insieme per sedici ore consecutive lo sterminio e la morte!
Il gran Mandarino, ossia il Vicerè, chiuso nella sua portantina, arrivava finalmente a chiedere pietà per i suoi sudditi, temendo egli stesso d'essere arrivato agli estremi. Mistero della debolezza umana! Le cortesie degli ammiragli inglesi e francesi, in luogo di accaparrargli l'animo abbattuto, lo fecero montare in superbia. Mal per lui, che fu subito tradotto in catene, mentre la pace fu stipulata col generale tartaro, che più accorto del suo principale, credette meglio usare altri modi col nemico vincitore.
Quando cesserà la cruda vicenda di lotte fratricide e di odio implacabile tra le razze umane? quando nella terra ci sentiremo davvero fratelli, fatti tutti a sembianza d'un solo? Imperscrutabile enigma! giacchè questa immensa città, più di qualunque altra contrada cinese, persiste tenace nell'errore e nell'avversione allo straniero. Il numero dei cattolici cantonesi di fronte a quello dei pagani è cosi piccolo da far piangere di compassione: su due milioni di abitanti, alcune migliaia di cristiani!...
Non auguro a nessuno di capitare a Canton in giorni di pioggia. Ci sono due guai specialmente: la difficoltà, come dissi, di trovare lo spazio sufficiente per la cappa aperta del paracqua, e l'altra di poter star ritto sui piedi nella viscida melma...
Era diretto allo Cha-men.
Il contrasto fra la Cina e l'Europa non potrebbe essere più reciso e stridente.
Un poliziotto si affretta ad aprire a voi il cancello impenetrabile ai figli dell'Impero Celeste. E voi, puro sangue europeo, vi aggirate in quel largo viale, fra villini e palazzi, entro cui vi par proprio di respirare l'aria nativa, l'aria dell'ordine e della civiltà. E allora come soffocare un certo senso di orgoglio, al confronto del popolo dal codino con noi?
Mi restava ancora un giorno: studiai quindi tutti i mezzi e presi tutte le misure affine di approfittarne a dovere.
Un'alta lettiga, munita della forza di tre buoni coolies, era pronta a mia disposizione dal mattino alla sera.
Il programma era bello e stabilito: una visita alla decantata Pagoda dei supplizii, presenziare la gran cerimonia di proclamazione dei novello Imperatore, e, in fine, era risoluto di scovare a ogni costo il venerato simulacro di Marco Polo.
Dopo giri e rigiri pei soliti ed interminabili andirivieni, eccomi di fronte al tempio detto Sing-wong-min.
Nel vestibolo d'entrata due idoli, che si guatano l'un l'altro in cagnesco, sono i primi a darvi il benvenuto.
Confesso il vero: se mi avessero contato una cosa somigliante, non ci avrei tanto facilmente creduto. Mi avvicino non senza ribrezzo: sono i protettori dei passionati succhioni dell'oppio. Orribili ! questi viziosi del lento veleno impiastricciano la bocca e il viso del loro dio con la pasta nera e viscosa dell'oppio, in modo da deturparli schifosamente. Divozione invero degna di tali divoti e di chi li protegge ! Però stringe il cuore l'abbiezione del vizio, così vivamente dipinta in quei mostri lordati.
Dopo una dozzina di grandi nicchie, che racchiudono, da una parte e dall'altra, i numi principali di ciascuna provincia dell'Impero, colossi insignificanti, dai mustacchi e pizzi lunghissimi, pendenti, e dagli occhioni semichiusi di gattoni dormienti, ecco una novità che desta il più vivo interesse.
Vedo adunque disposti nello stesso ordine parallelo, parecchi bugigattoli, vere grotte oscure, dove con molta efficacia sta rappresentato l'inferno dei seguaci di Confucio o di Budda, il che fa tutt'uno.
Passo ogni cosa in rassegna con la massima attenzione. E vi noto successivamente i supplizii che seguono, corrispondendo ciascuno a una caverna speciale: - il taglio della testa -- un individuo soffocato da una campana - bagno nell'olio bollente - colpi di martello sul ventre - una macina schiacciante un paziente che sbatte i piedi per aria - la metamorfosi di un uomo cangiato in una testa di cane o vacca - strazio del petto con un rastrello di ferro - lingua strappata da una tanaglia, ecc., ecc.; tanti altri supplizii da non finirla più.
Nel centro di una di quelle stanze infernali si ammira uno specchio, o meglio una specie di disco in bronzo ben levigato, dentro la cui lucida sfera le anime dei morti si affacciano per leggervi le propie colpe: un vero esame di coscienza. Non manca la stamberga destinata al giudizio finale, ove vedete un meschinello starsene ginocchioni dinanzi a un idolo dal cipiglio severo, mentre molti altri attendono il lor turno, tremando.
Dal lato opposto una men truce spelonca dà ricetto a idoli più benigni, i quali compiono il grato ufficio di premiare le opere buone, compiute alla bella luce del sole, non so bene se distribuendo manciate di sapeche o qualcosa di simil genere.
Noto inoltre che ogni buca infernale ha uno dei lati delle pareti tutto sollevato a guisa di rilievo montagnoso, che raffigura il mondo di qua, sulle cui balze e franate pendici errano gl'incauti viventi, parecchi dei quali nell'atto di piombare negli abissi.
Bisogna anche aggiungere che oltre i miseri pazienti, una turba di anime dannate è lì tutta paura e sgomento alla vista del supplizio che le attende.
Ma nello sfondo opposto di chi guarda, si scorge sempre un grosso idolo, coll'indice teso in basso e gli occhi di fuoco, il quale assiste impassibile, inesorabile, all'esecuzione della tortura ; il tutto, animato da atteggiamenti ad evidenza parlanti. Tale spettacolo ci dice chiaro come il concetto della giustizia di Dio, malgrado la diversità di religioni, sta scolpito nel cuore di tutti i popoli.
Nello scompartimento principale della pagoda, propriamente in quello di sfondo, dietro una mensa, o altare occupato da una rotonda pignatta e varii altri vasi votivi dal colore di alluminio splendente, sta spiando seminascosto l'idolone più maiuscolo. A suoi fianchi, gli fanno onore due terribilissimi e nerissimi mostri armati di lance enormi.
Niente poi toglie al rispetto di quel luogo che dentro al sacro recinto vi siano tavolate di uomini intenti a mangiare tranquillamente, numerosi istrioni che vi pregano di lasciarvi tirare l'oroscopo, e sciami di accattoni ronzanti pietosi all'intorno: Hó sam, hó sam! (o voi, che avete buon cuore!).
Nell'atto d'andarmene accennai con la punta dell'ombrello al cicerone più accalorato le tristi buche infernali, caso mai egli fosse stato un versipelle. Intese benissimo ciò ch'io volevo significargli, piegando il capo pieno di compunzione ; ma di sotto all'abito il mariuolo stese la mano per la mancia !
IV.
Come rappresentai l'Italia - Gli auguri al novello Imperatore - Cerimonia diplomatica - Pompa di mandarini civili e militari - Nella pagoda dei cinquecento sapienti - Marco Polo.
Il tempo incalzava, quindi incitai la triplice pariglia a far presto. Essi compresero: l'occasione era così rara e solenne che, scambiandomi certo per un pezzo grosso, non ostante gli ostacoli continui, marciarono di buona lena.
Dopo un'ora circa mi trovo in una via stretta e lunga, tutta fiancheggiata di soldati dall'aria non troppo marziale, a dire il vero: abito nero e un berretto presso a poco alla marinaia, listato di bianco intorno alla visiera, di sotto al quale tralucevano sinistramente gli occhi tagliati a mandorla di quei figli di Marte o di Saturno.
Passano in grandi portantine le primarie autorità, con la scorta di parecchi pedoni e qualche cavaliere.
Passo io pure ravvolto nel mistero della mia piccola abitazione vagante, dalla quale mi è dato vedere, senz'essere visto. Gli occhi mi si appuntano: forse un mandarino o un diavolo europeo?
Smonto, e di botto mi presento con franco ardimento al picchetto di soldati, che sbarra l'entrata. Con gesto cortese, un ufficiale fa per trattenermi, significandomi più con gli occhi che con le mozze parole, come quel luogo è assolutaniente impenetrabile ai buoni diavoli dell'occidente, a meno che.... e restò con atteggiamento e sguardo perplesso.
In quel momento mi balenò un'idea. Nel linguaggio di Confucio gli dichiaro di voler rappresentare l'Italia; non ignoravo che in Canton non risiede alcun diplomatico italiano.
L'ufficiale abbassò tosto gli occhi sulla mia barba, e si ritirò pieno di sacro rispetto, inchinandomi ripetutamente. Entrai...
In varii angoli, dentro grandi stanzoni, specie di tettoie all'aperto, è tutto uno splendido brulichio dei più alti Mandarini delle due province del Kouang-tong e Kouangsi, radunati in questo luogo per le rituali prostrazioni dinanzi alla tabella che reca il nome del piccolo Imperatore (Pon-yi), con l'augurio di cento milioni di anni di vita, non rammentando (oh ironia della grandezza umana!) come sua Maestà Kouang-su, ad onta d'essere figlio del Cielo e dopo aver ricevuto lo stesso augurio, era morto in quei giorni nel fior dell'età, non ancor quarantenne!
Finalmente si nota un certo movimento. Che avviene?.... Arrivano i piccoli e terribili mandarini europei, i quali, incilindrati, com'è di rito, solennemente, si affrettano verso un modesto salone a sinistra, scoperto dinanzi, ornato però in giro da magnifiche sedie d'ebano lucente, intarsiato di bianche perle.
La cerimonia è semplicissima. Il decano dei consoli legge poche righe di complimento in lingua inglese, in istile pomposamente orientale, di faccia alla maestà del Vicerè, ritto sopra i suoi piedi, tai-yan, l'illustre Teheung-yan-tseun, come significa il suo titolo: un vecchiotto di statura regolare, dai pomelli ripieni e con un bel pizzo bianco cadente sul petto.
Per mezzo dell'interprete si dice e si risponde; il momento diviene solenne. I cilindri però torreggiano giusta l'usanza del paese, immobili sulle nuche. Alla fine il prammatico bicchierino di champagne e una breve seduta, tra lo scambio di poche parole.
Nel frattempo ebbi l'agio di ammirare tutta la pompa mandarinesca. Era uno spettacolo veramente sfarzoso ! Ciascuno indossava una ricca giacca sopra una specie di sottana lunga fino ai piedi, ornati a lor volta di bellissime pantofole a preziosi ricami.
Ciò nondimeno che dà importanza al mandarino e lo fa distinguere nella scala de' suoi pari, è il bottoncino posto sulla cima del berretto: rubino, corallo, zaffiro, lapislazzuli, cristallo, pietra di lama, oro liscio, oro cesellato e in ultima l'argento, che dice la più umile distinzione.
Anche una fascia pettorale che gli gira la vita, sotto le ascelle, come pure il fermaglio della cintura hanno impressi i varii segni del loro grado.
Fra i mandarini civili e militari passa soltanto questa differenza, che i primi portano riccamente disegnato sul pettorale la figura di qualche uccello: gru, fagiano dorato, pavone, oca selvatica , fagiano d'argento , airone, anitra, quaglia, gazza; mentre gli altri recano quella di un animale feroce, il quale dice per se stesso la fierezza della professione: liocorno, leone, leopardo, tigre, orso, gatto selvatico, orso screziato, foca, rinoceronte.
Di terribile però non hanno che l'insegna ; tanto l'una come l'altra categoria di mandarini eran degli uomini ben portanti, di statura più che mediocre, dal bel codino lucente lungo le reni, e un magnifico berretto ornato da piume superbe, piegate al basso.
La prontezza disinvolta del congedo fu per me un indizio non sospetto conte quella eterogenea mescolanza fosse vicendevolmente incresciosa.
Il Vicerè, gran degnazione ! accompagnò i Consoli fino alla scala esterna del gran porticato. Altri profondi inchini, altre scosse di mani chiuse come colpi d'incenso, e poi via. Ripassa la lunga sfilata dei mandarini europei coi portatori in livrea, passo anch'io coi miei poveri coolies, e si alzano ugualmente i fucili! Quasi quasi ebbi la tentazione di credermi anch'io qualcosa di grosso ! fortuna che le cortine della mia sedia vagante m'involavano in parte all'indiscrezione degli sguardi profani!...
Eccomi finalmente alla pagoda di Ng-pak-lóhon, vale a dire dei cinquecento Buddi, o sapienti che siano.
Non ostante che mostri colossali con occhiatacce di bestie selvagge e mustacchi lunghi un metro, brandendo spadoni da disgradarne la clava di Ercole, ghignassero ferocemente quasi per interdirmi l'ingresso, io corro dentro con la lieta furia di chi arriva in un luogo lungamente sospirato.
M'importavano poco i quadrati cortili e i templi polverosi; un bonzo se ne avvide, e, passandomi lesto dinnanzi, biascicava senz'erre: Ma-co Polo ! Ma-co Polo !
- Si, Marco Polo, è proprio lui ch'io desidero.
S'aprì un largo portone e fui introdotto in una sala di vaste proporzioni: era la tranquilla Sede dei cinquecento.
Lungo parecchi corridoi, che s'intrecciano con bella simmetria nel mezzo, stanno collocati i sapienti. La prima impressione è di cosa solenne, mai vista, che v'incanta col barbaglio dorato. Nella parte centrale, una gran vetriata riverbera sui preziosi simulacri una luce blanda, suggestiva. Ma tosto che mi appressai a quei figuri. la poesia scomparve.
Nell'entrata, il primo è un Budda enorme, dal gran ventre sul quale ruzzano cinque o sei minuscoli bamboccini, più piccoli d'un gatto, uno dei quali ha pur la bizzaria di tirare per un orecchio l'amabile genitore, sempre lieto e bonario.
Il resto è una varietà di mostri strambissimi, indescrivibili; tipi di tranquilli bonzi rapati, grinte rabbiose ed ironiche, figure ordinarie dalle braccia tese, sproporzionate, lunghe più di tutto il corpo, una testa triangolare con tre facce uguali, mostri che lasciano vedere altri mostri nel petto squarciato, dai visi arcigni, sorridenti, meditabondi, estasiati, minacciosi, cagneschi, bestiali.
Il dotto bonzo mi accennò con una certa compiacenza un figuro di Maometto arrabbiato, dandomelo per S. Tommaso Apostolo. Mi si disse esservi pure l'effige di Maria SS.ma e forse del Signore; ma preferii non vedere una cosi sacrilega profanazione in quel gregge d'idoli insensati.
Corsi invece difilato verso l'uomo (per i bonzi un venerabile Budda) ch'io cercavo. Il solito cicerone, dal capo raso e camicione poco pulito, fermatosi al lato destro dell'altare di sfondo, dentro cui minaccia inutilmente uno dei soliti tartari guerrieri, mi annunzia, con aria di trionfo, infervorato certo dalla speranza della mancia:
- Ma-co Polo!
Me gli arresto di fronte. A differenza de' suoi venerabili compagni, Marco Polo tiene in testa, da buon veneziano, un largo cappello rotondo. Perchè si avvicinasse maggiormente a una divinità ideale, l'hanno scolpito tozzo, corpulento (per i Cinesi la sapienza ha sede nel ventre) con baffi e barbetta a giri di corda sopra una facciona di luna piena, che scoppia dalla gonfiezza
Stavo immobile a contemplarlo e il mio pensiero vagava lontano. Ad un tratto sparvero d'intorno il bonzo, i buddi e la pagoda : mi ritrovai in un attimo fuori di Canton, sui liberi mari, rivolando alla patria, all'Italia, a Genova ; e mi parve che il monumento di Cristoforo Colombo, per un prodigio fantastico, si fosse accostato al simulacro dorato di Marco Polo. Vedevo, dico, simultaneamente l'un l'altro con un sol colpo di vista, e fui preso da profonda commozione...
Grandi vie, orizzonti nuovi e sterminati... non apersero ambedue al Vangelo?
Sac. GIOVANNI FERGNANI.
I Salesiani di Macao.
I Missionari Salesiani che dirigevano l'Orfanotrofio dell'Immacolata in Macao, riparatisi - come abbiam detto - a Hong-Kong, quanto prima probabilmente si stanzieranno a Canton, ove quel zelantissimo Vescovo vuole ad essi affidata la direzione di un Orfanotrofio, e insieme porranno mano ad un'altr'opera importantissima a favore della diocesi di Macao.
Sollecitiamo le preghiere dei nostri Cooperatori e delle benemerite Cooperatrici, affinchè si possano, superate tutte le difficoltà, tradurre in azione i santi disegni vagheggiati dagli Ecc.mi Vescovi di Macao e Canton ed ai quali pur sospirano con acceso zelo quei nostri Confratelli.
VIEDMA. - I funerali del Missionario D. Evasio Garrone , Direttore dell'Ospedale Salesiano di Viedma, ebbero luogo la mattina dell'8 gennaio. Dinanzi alla sua salma, composta in cappella ardente, sfilò quasi tutta la popolazione. Le estreme onoranze ebbero luogo nel tempio monumentale, non ancor compiuto, e vi parteciparono le rappresentanze di tutte le associazioni di Viedma e di Patagones. Il tempio era gremito. Il direttore del « Flores del Campo » disse l'elogio funebre, ricordando teneri episodi della vita religiosa ed apostolica dell'estinto. L'accompagnamento fu imponente; molti avevano le lagrime agli occhi. Al camposanto salutarono la salma in nome dei medici il Dott. Riccardo Spurr; in nome della popolazione il dottore Emilio de Rege di Donato, presidente del Circolo Operaio. Ad istanza del pubblico, prese la parola anche l'Ecc.mo Governatore del Territorio del Rio Negro, sig. Carlo R. Gallardo, che in un'ispirata allocuzione fece l'apoteosi della carità dei missionari, di cui D. Garrone fu un illustre esemplare.
Pellegrinaggio spirituale poi 24 corrente,
Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo quest'intenzione generale:
Ricorderemo alla SS. ma Vergine, per l'affetto che l'unì al suo castissimo Sposo S. Giuseppe, Protettore della Chiesa Universale e degli Operai, le intenzioni del Sommo Pontefice Pio X e i molteplici bisogni delle masse lavoratrici.
GRAZIE E FAVORI
Fu un'ispirazione (*) !
Nel 19o9 la mia figlia Luigia, l'unico sostegno della famiglia, colta da improvviso e repentino malore, in brev'ora per ben due volte si trovò in fin di vita! Buon per noi che, essendo Cooperatori Salesiani, tanto la prima che la seconda volta, ricorremmo con fiducia alla Vergine Ausiliatrice, onorata nel Santuario di Valdocco a Torino. Fu proprio un'ispirazione del cielo, quella che nello sconforto e nell'immenso strazio che ci feriva il cuore, al vedere per la seconda volta la povera nostra figlia già quasi cadavere, mi disse: « Per te non c'è più altra speranza, che il ricorrere a Maria Ausiliatrice! » Subito innalzai una preghiera a questa cara Madre; e in quel medesimo istante vidi la figlia aprire gli occhi e riprendere insieme la conoscenza e la vita, sicchè in pochi giorni potè alzarsi perfettamente sana. E tale si mantenne sino ad oggi. Lo sappia tutto il mondo il favore che ci ha concesso la Vergine benedetta, alla quale saremo riconoscenti per sempre!
Villa Garibaldi (Rio Grande do Sul)
31 dicembre 191o.
ANGELO CATTELAN, Coop.
Ricorrete a Maria Ausiliatrice !
La sera del 3 ottobre u. s. mentre stavo sollevando da terra un grave peso, mi mancarono improvvisamente le forze per una grave estorsione alla gamba sinistra. Costretta al riposo, ricorsi all'opera di un distinto medico che giudicò assai grave il mio caso, dandomi lontana speranza di guarigione nel termine di sei mesi. Non mi diedi vinta e ricorsi ad uno specialista che, nonostante tutta la perizia nell'arte sua, non mi apportò alcun sensibile miglioramento. Leggendo di quei giorni il Bollettino Salesiano, dissi fra me: « Son tanti gli infelici che, ricorrendo a Maria, ottengono la grazia che domandano; una grazia, son certa, la Madonna l'avrà anche per me! » E quel giorno cominciai una novena a Maria Ausiliatrice, promettendole che, a guarigione ottenuta, sarei andata a venerarla nel suo Santuario di Valdocco, offerendole il mio tenue obolo, e facendo pubblicare la grazia sul Bollettino. Il settimo giorno della novena, verso le undici sentendo peggiorare il male rinnovai con gran fiducia la mia promessa, e non era ancor giunta la sera che, come per incanto, il male svanì completamente. Mi provai a camminare, e mi reggevo in piedi benissimo.
A scioglimento della mia promessa mi recai al Santuario di Valdocco, dove prostrata ai piedi di Maria le dissi: « Grazie, Maria Ausiliatrice; per la vostra potente intercessione io son guarita ! »
(Cuneo) Murello, 31 gennaio 1911.
MARGHERITA CRAVERO.
Raveo (Udine). - Alla signora Lucia De Marchi, affetta da malattia intestinale cronica, sopravvenne una appendicite. Lo stato fisico di molto indebolito e la avanzata età della paziente non permisero l'operazione, e il mcdico curante ed altro chirurgo chiamato d'urgenza dichiararono il caso disperato; l'inferma non sarebbe vissuta più di tre giorni. Lo strazio della famiglia fu indescrivibile: tutti compresero che per salvarla era necessario un miracolo: e questo avvenne non appena si ricorse a Maria Ausiliatrice colla preghiera e colla promessa di una offerta e di pubblicare la grazia.
Appena l'inferma ebbe ricevuto il S. Viatico sentì un non so che di inesprimibile nella parte ammalata, e nell'indomani il medico curante, con grande suo stupore, dichiarò scomparso quasi del tutto dall'intestino cieco il liquido purulento, e la signora miracolosamente fuori di pericolo. Per circa un mese la malata andò sempre migliorando, ed oggi la famiglia scioglie con me l'inno della gratitudine a Maria Ausiliatrice e manda l'offerta promessa.
1 dicembre 191o.
D. G. G.
Aosta. - Avevo un figlio amatissimo ma che disgraziatamente stava per traviare, pregai, pregai e la Madonna mi esaudì. Il figliuol mio si fece buono ed io ne provai grande consolazione e mi sentii madre più fortunata che mai. Oh! vorrei ispirare a tutte le mamme di questa terra la confidenza ch'io sento nella Madonna... Vorrei dire a tutti: Pregate e fidatevi in Maria ! Essa, di certo, non vi verrà meno !...
17 dicembre 191o.
F B.
S. Gennaro (Rep. Argentina). - Da più di un anno la mia povera moglie, Maria Bressan, soffriva un male alle orecchie, le quali continuamente emanavano abbondante materia fetida, e nonostante le cure prescritte da due medici, che successivamente la visitarono, non si vedeva nessun miglioramento.
Fu allora che, perduta ogni speranza negli aiuti umani, con viva fede mi rivolsi a Maria Ausiliatrice, facendo voto di mandare il piccolo obolo al Suo Santuario e di fare pubblicare la guarigione che aspettavo. E la desiderata grazia non l'attesi invano, perchè in breve mia moglie guarì ed oggi si trova sana e contenta, innalzando atti di ringraziamento alla SS. Vergine che miracolosamente l'ha salvata dalle sue sofferenze.
8 novembre 1910.
BATTISTA SANTULIANO.
Venezia. - Tre anni fa io ricorrevo a Maria Ausiliatrice, perchè ridonasse la salute a un mio caro allievo, colpito da ileo-tifo, e la mia speranza non andò perduta. Appena inviato il telegramma al Santuario, perché si chiedesse la grazia a Colei che consola ed aiuta sempre, il piccolo infermo migliorò e guarì! Sia benedetto Iddio e la cara Madonna di D. Bosco, che risponde subito a chi l'invoca con fede! Altra volta pure, feci pregare per la guarigione d'una inferma, ed ebbi la consolazione di vederla risanata!
31 dicembre 1910.
U. FIORETTI.
Torino. - Compio colla più viva riconoscenza il mio voto. Dopo un'operazione dolorosissima ricomparvero i sintomi della rinuovazione del male. Oltremodo accorata, ma fidente nella Celeste Madre Maria Ausiliatrice mi rivolsi a Lei, e dopo un triduo scomparve ogni sintomo, e mi sentii guarita. Oh! è proprio vero che non si ricorre mai invano alla Vergine Ausiliatrice.
8 dicembre 1910.
Suor FELICINA TORRETTA.
Pontelongo (Padova). - Sento il dovere di rendere pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice. Nel mese di agosto, mia figlia Adele fu colpita da febbre e tifo, che sembrava ribelle a tutte le cure. Ebbi l'ispirazione di ricorrcre con fiducia alla Vergine Ausiliatrice con promessa di una offerta per una messa al suo altare e per le Opere Salesiane. Fui esaudita, poiché la piccola ammalata a poco a poco migliorò ed ora è perfettamente guarita. Con tutta l'effusione del mio cuore ringrazio Maria Ausiliatrice per la grazia ricevuta e per tante altre concesse ai miei bambini.
31 dicembre 1910.
MARIA AGRALIN GUARNIERI.
Genova. - Partito il 23 di febbraio da Buenos Aires arrivai a questo porto il 15 marzo, ove cominciò per me una via dolorosa, perchè, esaurite le poche risorse, mi trovai senza occupazione e senza mezzi in una città affatto nuova. Tutto sconsolato entrai in una chiesa ed incominciai una novena a Maria Ausiliatrice. Presto vidi che non aveva ricorso invano a questa buona Madre! Al nono giorno della novena trovai un impiego, con offerta di uno stipendio maggiore delle mie stesse speranze. Con cuore riconoscente ne la ringraziai e, confuso, perchè tardi, adempio al dovere di pubblicare la grazia.
13 dicembre 191o.
BOHDAN MARYANSKI.
Lombriasco. - La mia piccola Anna aveva da più di un anno male agli occhi. Dopo aver impiegato i rimedi conosciuti, la raccomandai a Maria Ausiliatrice ed ogni indisposizione e dolore scomparve e la sua vista si è intieramente ristabilita. Adempio la mia promessa mandando una piccola offerta per una santa messa.
31 dicembre 191o.
CRAVERO MARIA.
Olmeneta (Cremona). - Il 29 agosto u. s. il mio povero marito fu colpito da forte paralisi. Spedito da parecchi medici, il suo stato fu allarmante per oltre un mese; ma allorquando mi convinsi che la scienza umana, quantunque assistito con ogni premura dal medico curante, non poteva nulla sul mio povero malato, mi rivolsi con tutta fiducia a Maria, sapendola Ausiliatrice dei Cristiani e salute degli infermi ; e fu allora che ebbi conforto e speranza. Oh, potenza della Fede, quanto balsamo versasti nel mio cuore affranto!.... Colla medaglia di Maria Ausiliatrice sotto il guanciale, l'infermo cominciò a migliorare. Invio una tenue offerta per una santa Messa di ringraziamento al suo altare.
2o dicembre 1910.
LUIGINA MANFREDINI CAPELLI.
Lamporo Vercellese. - Mesi sono, il mio diletto figlio Pierino fu colpito da una bronco-polmonite così seria, che fece disperare della guarigione. Quante lacrime versai accanto la piccola culla, col cuore angosciato, travagliata dal tintore crudele ili perdere il caro angioletto ! Che fare in tanto sconforto? Mi rivolsi con fiducia a Colei che è chiamata Aiuto dei Cristiani, promettendole di far pubblicare la grazia sul Bollettino, qualora avesse ridonata la salute al mio caro figlioletto... e il mio diletto Pierino a poco a poco guarì. Ora che la voce giuliva del piccolo innocente risuona di nuovo festante per la casa, col cuore pieno di riconoscenza adempio la promessa fatta, colla certezza che la Vergine benigna gli continuerà la sua protezione.
3o dicembre 191o.
MARIA VERCELLI-GRASSO.
Torino. - Con tutto l'animo ringrazio Maria SS. Ausiliatrice d'avermi ottenuto la grazia che da Lei imploravo. Mio nipote Mario Graglia, colpito in America da una tremenda malattia, potè sopportare il lungo viaggio del ritoruo a Saluggia, dove ora si trova perfettamente guarito. La SS. Vergine Ausiliatrice si degni accogliere l'umile offerta dell'infinita e perenne mia riconoscenza.
Dicembre 1910.
GRAGLIA MARIA.
Scaldasole. - Il 16 dicembre 1909, mentre attendevo a tagliare degli alberi, venni disgraziatamente colpito con tanta violenza da uno di essi, che ne fui gravemente contuso, perdetti nell'istante la conoscenza, e rimasi fuori di me fino al 2o gennaio 1910. In tanta sventura fui raccomandato alla Vergine Ausiliatrice, e questa buona Madre mi ridonò perfetta salute. Nell'anniversario dell'implorato favore iuvito tutti a ringraziare con me la Vergine Benedetta.
24 gennaio 1911.
COSTANTE TACCHINI.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - Acireale : Giovannina Garaffo-Russo 11 -Alba: Adelaide Avogliero, 6 -Albino: N. N., 5 - Alice Belcolle : M. M. C., 12 - Alice Sup. Maddalena Targlietta, 3 - Arenzano : Antonietta Anselmo V. Vallarino, io - Arias (Repub. Argentina) : Costanzo Astesano, 21.70 - Asiago Sorelle Cunico di Domenico, 5 - Asolo : Pia Fietta, 2 - Asti: N. N. - Avigliana : G. T., 5.
B) - Ballabio Inf. : Adele Invernizzi-Milesi, io - Bento Gonçalves (Brasile): Giovanni Schenato - id. : Giuseppe Vigolo - id.: Giuseppe Schenato - id.: Antonio Signori - id.: Luigi Lazzari - Bergamo - Laura Gabriella, io - Bologna : Orsolina Valentinotti Terri, 2 - id.: Ildegarde Govoni Romagnani, i - Bordighera : Pasqualina Anfossi, 5 - Borgo Masino : Direttrice Asilo Infantile, 5 - Borgo Vercelli : Adele Gallo, 20 - Bra : Cesira Burdese, 10 - Buriasco : Giovanni e Rosa Peano, 4 - Busca : G. L., 2 - Buttigliera N. N., 2
*) L'ordine alfabetico è quello delle città e dei paesi cui appartengono i graziati.
C) - Cagliari : Saturnina Siglienti, 3 - Capriglio d'Asti : Antonio Agagliati, 2 - Carini Carmela Cicala, 5 - Casanova : Caterina Casazza, 2 - Castell'Alfero : Serra Ida, 5 - Castella» conte Giovanni Anselmino, 3 - Castelnuovo : Giovannina P. ved. Poggio, 3 - Cavaglià : Sorelle Flecchia, 5 - Cerami : Giuseppe Testuccia, 5 - Ceresole : N. A., 5 - Champorcher : N. N., 5 - Chaux de Fonds (Svizzera): Caterina Bernardini - Cherasco : Rina Prasca, 10 - Chiavari : T. V. C., 5.- Chieri : Can. Giuseppe Cocchis, 5 - Chivasso: Anna Bononio, 1 - Cisterna di Asti: Antonio Pavarino, 5 - Conzano : Luigi Calligaris, io - Clusone : Catty Semperboni, 5o - Crusinallo A. C., io - Cugnasco : Maria Consolascio, 10.
F) - Fénis : Caterina Borel, 5 - Firenze : A. L., 20 - Formigine : Suor Rosalia Dolza, 6 - Frascati: A. C., 5 - Frasco (Svizzera): N. N. 5
G) - Garessio : C. F., - Gargallo : Francesco Galleazzi, 2 - Genova : Maria Romanengo, .5 - id. : Matilde Graziani, 10 - Guarene: Tarsilla Gramaglia, 3.
I) - Inveruno: Giulia Brusadelli, 5o - Ivrea Clelia Scognamiglio, 2.
L) - Livorno Piemonte : Brigida Miglietta, 2 - Locarno (Ticino): Maria Schira, 15 - Loreto Francesca Topi, 5 - Lu: Francesco Coggiola, 5 - id.: Maddalena Scamussi, 30
M) - Macerata: Oreste Liviabella, io - Marzabotto : Gemina Vivarelli, 5 - Masserano : Maria Gatti, 20 - Mede : C. M., 3 - Melazzo: C. S., - Mendrisio (Svizzera): Angiola Soldini, 15 - Modica Alta : Rosina Gerratana, 5 - id.: Concettina Gerratana Zacco, 3 - Murialdo: Margherita Salvetto, 5.
N) -Noli: Romeri Teresa fu Gianno, 5 - id. Maria Antognetti, 2 - id.: Caterina Saccone n. Musso, 2 -Nyons (Francia): Madame Rochier, 30.
O) - Olginate: P. Greppi Giovannina, 10 - Olivola Monf.: Amalia Berrone, 5 - Ormea : Caterina Merlino, 2,50 - Orsara Bormida : Biagio Robino, 7 - id.: Alessandro Sesino, 7 - Ossona Sac. Paolo Nardi, 5.
P) - Padenghe : Martina Viviani, 3 - Paderno Dugnano: Fortunato Polelli, io- Pieve Fosciana: D. Giovanni De Perioni, 3 - Piriasca : Teresa De Giovanni, 5 - Pont St. Martin : N. N., 12 -Pontecasale: Bettino Turri, 20 - Ponte Valtellina Pietro Dorigo e Compagni, 75 - Pozzengo : Guazzotti Camilla, 5.
R) - Randazzo : N. N. 1oo - Refrancore : Cristina Casalone - Rio de Janeiro (Brasile): Carolina Peluso, 6 - Roma : Suor Maria Nicolina Visetti, 3 - Rovescala : N. N., 5 - Rovello : Natale Robbiani, 5 .
S) - Sanluri : Congia Giusta, 5 - S. Maurizio Can.. Giuseppe Fiorito, 5 - S. Pier d'Arena Coop. Pittaluga per 4 grazie - S. Vittoria d'Alba Giuseppe Bongiovanni, 4 - id.: Bartolomeo Viale. 5 - Sarego: Caterina Fracasso, 25 - Savigno di Bologna : Famiglia Orlandi, 4 - Sedrina : Teresa V. Marchesi, 10 - Serra S. Bruno: Sac. Biagio Scrivo, 1,50 - Soave : Busello Bettoli Carolina, io - Soncino: Clementina Benedetti, 11 - Susa Vittoria Rocci, 3.
T) - Taglio di Po : Luigi Russo, 3 - Thiene D. Giovanni Fabris, 5 - Torino: Coniugi Bertolino - id.: Antonietta Bianco, 5 - id.: Giordani Cavilla, 5 e due pizzi preziosi per altare - id.: Maria Brio, o,6o - id.: Ottavia Capitolo, 2 - id.: Coniugi Colombini, 2 - id.: Coniugi Rosa - id.: Giovanna Orsetti Pretonari, 6 - id.: G. E. e M. F., 50, implorando una specialissima grazia - id.: G. L., 10 - id.: Caterina Gallino, 2 - id.: Angiolina Giudice, 2 - id.: Cristina Magliano, 5 - id.: N. N., i - id.: Antonio Robin, 3 - id.: Faustina Sobrero - id.: Simone Valperga, 5 - id.: Antonia Vercelli, 3 - id.: T. A. St. - Torre Pellice : Grassi Maria, 7 - Toriona : C. B. C. A., 1 - Trento : Luisa Biasi Bertoni, 5.
V) - Valgioie: Giuseppina Maritano, 2 - Valtournanche: Joseph Herin, io - id.: M. A., 5 - Varzi : Luisa Marenzi, 5 - Varzo : Tito Furlan, 5 - Velate : Pianezzi Maria, 2 - Venezia; Virginia Scarpa, 3 - Vercelli : Famiglia Capriolo, 3 - id.: Angelo Tata, 4 - Vezza d'Alba : P. S. - Vicenza: R. S., io - Vignale Monf.: Pierina Cossetta, 2 - Vigo Redena : Teresa Chiappani, 5 - Villadossola: N. N., 15 - Villafranca Piemonte Carlo Mellica e fratello, io - Villardora : M. A., 5 - Vugliano d'Asti : Alciati Massimo, 3
Z) - Zanco : De Marchi Luigi, 15.
X) - Martini, 1,5o - M. P. R.
Santuarìo di Maria Ausìliatrìce
TORINO-VALDOCCO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, ed anche per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 marzo al 10 aprile.
16 marzo: - Triduo in onore di S. Giuseppe - Dopo la messa delle 6, benedizione.
19 marzo: - Festa di S. Giuseppe - Ore 6 e 7,30, messa della comunione generale. Ore 10 messa solenne - Ore 15.30, Vespro, panegirico e benedizione.
24 marzo: - Commemorazione mensile di Maria SS.ma Ausiliatrice.
25 marzo: - Annunciazione di Maria Vergine: al mattino, dopo la 1a messa della comunità, predica e benedizione - Alle ore 19, Compieta, predica e benedizione.
7 aprile: - Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacra. mento per tutto il giorno.
9 aprile: --- Domenica delle Palme - Ore 9,30 funzione solenne.
NB. - Dal 1° marzo la benedizione coi SS. Sacramento nei giorni feriali si dà alle ore 19.30: però le funzioni nel pomeriggio dei giorni festivi continuano a compiersi alle ore 3 e alle 4,30.
In onore di S. Francesco di Sales.
PREANNUNZIATA ai Cooperatori di Torino da un'apposita circolare del sig. Don Albera, solennissima per concorso di fedeli e per frequenza ai SS. Sacramenti, fu la festa celebratasi il 29 gennaio nel Santuario di Maria Ausiliatrice a Valdocco, in onore del celeste Patrono dell'Oratorio e di tutte le Opere Salesiane. La messa (SS. Salvatoris del M.° Bottazzo) e i vespri, in semplice gregoriano, furono pontificati da un illustre figlio di D. Bosco, S. E. Rev.ma Mons Giovanni Marenco, Vescovo di Massa Carrara; ed anche per questo la gioconda solennità riuscì una vera festa di famiglia, alla quale presero parte numerosissimi Cooperatori.
La conferenza, illustrata da proiezioni lumìnose, si tenne il giorno 2 febbraio a S. Giovanni Evangelista, dal nostro D. Trione. L'oratore toccò di volo le principali opere cui posero mano il venerabile D. Bosco e il compianto Don Rua; ricordò con parole di entusiastico omaggio il venerabile D. Giuseppe Cafasso, prima guida e insigne amico e benefattore di D. Bosco nei primi anni del suo ardimentoso apostolato; lumeggiò specialmente l'opera delle scuole professionali per la formazione del giovane operaio, l'opera delle missioni estere e l'assistenza agli emigranti ; ed inneggiò alla protezione celeste che la Vergine Ausiliatrice mai sempre manifestò verso D. Bosco e D. Rua, e che ora continua a manifestare verso il degnissimo loro Successore.
Anche solo spigolando, l'oratore seppe presentare l'Opera di D. Bosco in tutta la sua meravigliosa grandezza, coll'efficace documentazione di tanti quadri luminosi tratti dal vero, in cui specialmente apparvero nella loro benemerenza le provvidenziali istituzioni per la gioventù e per la civilizzazione di popoli selvaggi.
Chiuse la funzione il rev.mo D. Albera colla benedizione solenne, dopo la quale fu un affollarsi riverente di signori e signore nella sacrestia per ossequiare il Successore di D. Rua.
In molte altre città e paesi, mercé lo zelo dei benemeriti sigg. Direttori, Condirettori, Decurioni e Zelatori e Zelatrici, con solennissimi riti e pubbliche conferenze si tributò splendido omaggio a S. Francesco di Sales. Ci limitiamo a far cenno delle relazioni ricevute dall'Italia.
A Bobbio si festeggiò con un triduo di predicazione del rev.mo Can. D. Crescenzio Lupi sulle Opere di D. Bosco.
A Biella cantò messa il rev.mo Teol. D. Eliseo Maia, Prevosto della Cattedrale; e nel pomeriggio, dopo il discorso del rev.mo Can. Arciprete Don Giuseppe Botta, impartì la trina benedizione l'Ecc.mo Vescovo Mons. Giovanni Andrea Masera.
I bravi Cooperatori di Caluso la domenica 5 febbraio si raccolsero nella Cappella dell'Oratorio Festivo S. Andrea, ove un nostro confratello tenne loro la prescritta conferenza spiegando che cosa sono i Cooperatori Salesiani, che cosa fanno, che cosa devono fare. Il numero consolante degli intervenuti e le abbondanti offerte raccolte dimostrano come l'Opera Salesiana vada di anno in anno acquistando le simpatie di quella buona popolazione Canavesana.
A Cuneo si celebrò con religiosa pietà nell'Oratorio di Maria SS. Ausiliatrice, ove la sera il reverendissimo P. Bonifacio Donato. d. C. d. G., sempre fervente ex-allievo di D. Bosco, svolse questi tre punti: « 1° Perchè fu eletto S. Francesco Patrono delle Opere del Ven. D. Bosco; 2° L'importanza mondiale di dette Opere; 3° La provvidenziale disposizione della direzione delle medesime affidata di recente al rev.mo D. Albera, erede della pietà e dottrina dei suoi venerati predecessori ».
Alla conferenza tenutasi nella cappella di San Michele in Foglizzo Canavese intervennero insieme con oltre un centinaio di giovani, che compongono la sezione adulti dell'Oratorio Festivo, numerose persone antiche e benevole verso l'opera salesiana, alle quali il Teol. D. E. Vismara disse della missione molteplice dei salesiani, ed accennò al gran bene che possono compiere i cooperatori e le cooperatrici coi loro aiuti materiali, morali ed anche semplicemente colla loro simpatia e benevolenza.
A Genova quest'anno saliva il pergamo dell'insigne Basilica di S. Siro Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Marini, Vescovo di Norcia. L'esimio oratore, scrive il Cittadino di Genova, a parlò del Santo Vescovo di Ginevra e dell'Istituzione, che da lui prende il nome, delle opere del Venerabile D. Bosco, del molto bene che i suoi figli sparsi omai in tutto il mondo, prodigano al popolo, ed in ispecial modo alla gioventù, cogli istituti d'arti e mestieri, coi collegi, cogli oratori festivi, colla stampa. Ricordò le Missioni Salesiane nelle Americhe e nelle altre parti del mondo, infine raccomandò la benefica istituzione alle preghiere ed alla carità dei buoni Cooperatori ». La bella conferenza, come era stata preceduta dalla celebrazione della S. Messa, ebbe termine colla benedizione del SS. Sacramento, impartita dallo stesso Mons. Marini.
Nella vicina Sampierdarena vi fu festa solenne il 5 febbraio nella Parrocchia di S. Gaetano, con intervento di Mons. Francesco Olcese.
A Napoli, la mattina del 29 vi fu messa solenne nell'Istituto dei sordomuti, e nel pomeriggio l'illustre Oratore P. Pio Cinti tenne nel gran salone un discorso sulle Opere Salesiane. Sotto la direzione del prof. Morgigni e con la cooperazione di eccellenti artisti si esegui un vasto programma musicale. Anche alcuni dei piccoli sordo-muti dissero con bel garbo dei brevi componimenti.
A Perosa Argentina nella chiesetta pubblica. dell'Istituto S. Filippo 15o fanciulli eseguirono mirabilmente all'unisono la Missa de Angelis, e il rev.mo Prevosto D. Paolasso tenne la conferenza istituendo un parallelo fra l'apostolato di S. Francesco di Sales e quelle di D. Bosco, parlando del loro zelo indefesso, della loro carità operosa, delle provvide istituzioni suscitate dal loro cuore apostolico e delle lotte che ebbero a sostenere.
A Schio le solenni funzioni mattutine e vespertine. celebratesi nella cappella dell'Oratorio, furono onorate dall'intervento del nuovo Arciprete Sac. Dott. Elia della Costa, che si disse fortunato di avere nella sua parrocchia un Oratorio e dimostrò brillantemente come un Oratorio meriti di essere sostenuto. Al mattino tenne il discorso il rev.mo D. Ottavio Ronconi.
A Somma Lombardo, per iniziativa del rev.mo proposto D. Angelo Rigoli, la conferenza si anticipò al 22 gennaio. cioè all'indomani della festa patronale di S. Agnese. La tenne il Direttore del Collegio S. Luigi di Intra. La vasta chiesa parrocchiale era gremita.
Alla Spezia, nel Santuario di N. S. della Neve, il 29 gennaio celebrò la messa della Comunione Sua Ecc. Rev.ma Mons. Carli, che si degnò assistere pontificalmente alla messa solenne. Dopo i vespri disse il panegirico con profondo sentimento di devozione e di dottrina il rev. Padre Paolo, Guardiano dei Francescani di Gaggiola. La conferenza ai Cooperatori ebbe luogo la vigilia.
- Il 5 febbraio con egual pompa e con l'intervento dello stesso ecc.mo Mons. Vescovo, si celebrò egual festa nella Cappella di Maria Ausiliatrice a Migliarina a Mare, sul Corso Nazionale.
A Trino ebbe consolante successo la conferenza tenuta nella Chiesa del S. Cuore dal rev. Don A. Ferzero. Parlò della necessità d'istruzione religiosa e segnalò il bene che quell'Oratorio festivo compie in favore di 300 fanciulli e segnatamente di una settantina di giovani adulti, che cinque volte ogni settimana convengono ad mia utilissima Sala di Lettura.
A Verona, nell'Istituto D. Bosco, celebrò la messa il presidente del Comitato dell'Opera Salesiana mons. Conte Serenelli, che dispensò la
S. Comunione ad oltre 25o alunni. Il cav. prof. Scappini disse il panegirico nel quale istituì un felicissimo parallelo tra S. Francesco di Sales e D. Bosco.
Dopo la funzione religiosa i cooperatori e le cooperatrici passarono a visitare una piccola mostra di lavori eseguiti nelle scuole professionali dell'Istituto, e a sera ebbe luogo una splendida accademia poetico-musicale alla quale intervennero moltissimi invitati.
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Anche dalla Sicilia ci sono giunte molte care notizie.
A Cammarata, nella chiesa di S. Domenico, tenne la conferenza il rev.mo D. Nicolò Mendola, alla quale presero parte tutte le autorità civili, militari e giudiziarie, un buon numero di Sacerdoti cooperatori, molte signore e signorine, le Suore della Misericordia, e una larga rappresentanza dei cooperatori di S. Giovanni - Gemini, nonchè il Direttore dell'Oratorio festivo di quel conduce con una schiera di giovani.
In Canicatti, promossa da apposito Comitato, si svolse nella chiesa di S. Domenico dove è venerato il quadro di 5. Francesco. Al mattino, messa cantata; nel pomeriggio, conferenza salesiana detta dal rev.mo P. Gioachino Fontana, Provinciale degli Agostiniani e presieduta dall'Arciprete Don Luigi La Lomia e dal Vicario D. Vincenzo Germano.
A Castellamare del Golfo le funzioni religiose si svolsero solennissime nella Chiesa di Maria SS. delle Grazie, e la conferenza si tenne nella sala del Circolo Cattolico, i cui soci si prestarono quanto mai per la splendida riuscita. Oratore fu il benemerito presidente dello stesso circolo, sig. Dr. Giuseppe Caiozzo, che svolse l'argomento: « D. Bosco, la sua vita e le sue opere ».
A Castronovo, prov. di Palermo, divotissima funzione nella parrocchiale, per iniziativa del Condirettore Can. D. Giuseppe Traina.
A Mascali di Catania, solennità nella Matrice. Tenne la conferenza il rev. D. Gaetano Leopardi, che disse delle molteplici opere di carità create dal Ven. D. Bosco e continuate dai suoi figli.
Anche in Palagonia , provincia di Catania, grazie allo zelo del M. R. sig. Parroco D. Francesco Blandini, che tenne la conferenza, e delle giovanette che frequentano l'oratorio festivo, la festa assunse una pompa speciale.
Nel Collegio S. Basilio di Randazzo, precedutada un triduo devoto, il giorno 29 vi fu messa solenne cantata dal Decurione Can. D. Francesco Paolo Tripoli. L'oratore del triduo, D. A. Fasulo, scolpì la figura del Santo, presentandolo nella sua luce caratteristica, del santo della dolcezza. Nel pomeriggio lo stesso tenne la prescritta conferenza, presieduta dal rev.mo Mons. Francesco Fisauli che chiuse la bella funzione colla benedizione eucaristica.
Il 29 gennaio, insieme coi cooperatori, si raccolsero la prima volta nello stesso sentimento di devozione a S. Francesco di Sales e di simpatia per le opere di D. Bosco anche i fedeli di S. Alessio di Aspromonte, di Sciara e di Trapani. Tanto le fun-
zioni religiose, come le conferenze, riuscirono di grande edificazione.
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Dalla Sardegna.
Per la prima volta anche a Sassari venne festeggiato S. Francesco di Sales. Celebrò la messa della Comunione S. E. Rev.ma Mons. Bernardo Pizzorno, ex-allievo dell'Oratorio Salesiano di Torino, Vescovo eletto di Crema, già Ausiliare dell'Arcivescovo di Sassari. L'Arciprete Cherchi cantò la messa solenne. I chierici del Seminario eseguirono la messa di Santa Cecilia del Bottazzo, e le parti variabili in canto gregoriano. Alla sera il signor Vittorio Nicola, prete della missione, disse il panegirico, e il can. Frazioli impartì la Benedizione col Venerabile. La festa si chiuse con un trattenimento musicale per l'interessamento gentile del prof. R. Siotto e di padre Barracciu dei Conventuali.
Il 31 gennaio il prof. Don Matteo Ottonello commemorò D. Bosco. Parlò a lungo della vita e delle opere del Venerabile, rendendo più interessante l'argomento con molti ricordi personali.
CALUSO. - Oratorio Festivo S. Andrea. - Il 26 dicembre, ebbe luogo in questo fiorente Oratorio la premiazione annuale. V'intervennero il rev.mo sig. Arciprete Teol. Ravetti, il Cons. Provinciale Avv. Cav. Ubertini, l'ill.mo sig. Pretore, l'egregio, sig. Sindaco cav. uff. Bianco, il sig. avv. Severino Bianco, il Direttore dello studentato teologico di Foglizzo D. Grosso, le rev. Suore dell'Immacolata e molte notabilità del paese, nonchè gran numero di parenti di alunni. I giovanetti premiati furono un centinaio circa, cioè coloro, tra i 25o che frequentano l'Oratorio, che maggiormente si distinsero per assiduità d'intervento. Chiuse la bella festicciuola il Prevosto, congratulandosi con quanti meritarono il premio e augurando all'opera benefica dell'Oratorio un ognor più fecondo apostolato.
CHIOGGIA. - Il Circolo S. Giusto celebrò solennemente il secondo anniversario di fondazione. Tutti i soci e varie associazioni locali ascoltarono la S. Messa letta nella cappella dell'istituto da S. E. Mons. Vescovo, che espose il suo contento nel vedere radunati ai piedi dell'altare tanti giovani. Nella sede del Circolo venne offerto agli intervenuti un vermouth d'onore. Alla sera, nel teatro rigurgitante di pubblico, ebbe luogo un trattenimento musicocinematografico con il resoconto morale e finanziario del Circolo. Parlò acclamatissimo il direttore Giuseppe Donaggio, che, dopo aver riassunto l'operato, tracciò la nuova via che il Circolo ha in animo di battere valorosamente.
FERRARA.- Nell'Oratorio festivo la terza domenica di gennaio, si svolse una piccola premiazione ai giovanetti che più si distinsero per frequenza e buona condotta. I pregni consistevano in vestiti, tagli di stoffa per camicie, maglie, fazzoletti e giocattoli. La festicciuola ebbe carattere intimo, e perciò non v'assistevano che pochi invitati, ma moltissimi soci del Circolo Ars et Labor.
Prima della premiazione il direttore disse poche parole per incitare sempre più i giovanetti alla frequenza all'Oratorio, e soggiunse che la premiazione che si faceva non era altro che un pegno della premiazione solenne che avrà luogo in fin d'anno. Durante la festa prestò servizio il concerto dell'Istituto S. Carlo. Lo sviluppo di quest'Oratorio dimostra sempre più la necessità di esso, perchè ben 15o furono i giovanetti premiati, sopra una frequenza ordinaria di oltre 300. Un plauso ai cooperatori ed alle cooperatrici che aiutano quest'opera.
SCHIO. - L'Oratorio è frequentato quotidianamente da circa 15o giovanetti e da 6oo circa nei giorni festivi. Oltre la dottrina cristiana nei giorni festivi, si tiene ogni giovedì dopo pranzo una Conferenza religiosa con proiezioni luminose. Consolante è pure la frequenza ai SS. Sacramenti. Il primo venerdì del illese di dicembre vi furono 230 Comunioni e 300 circa il giorno dell'Immacolata. Quante grazie il S. Cuore di Gesù, che tanto predilige i fanciulli, avrà versato su loro, che non risparmiarono sacrificii per riceverlo nel Sacramento dell'amor suo!
SAVONA. - Il teatrino dell'Oratorio di N. S. della Misericordia la sera dell'8 gennaio era affollatissimo di ragazzi e di giovanetti per la festa della « Befana ». Dopo un discorso dell'avv. Gustavo Cuneo, che rilevò il gran bene operato dagli Oratori di D. Bosco e la necessità che siano sovvenuti affinchè possano maggiormente esplicarsi ed intensificare il loro benefico influsso nell'educazione del popolo, si compì l'estrazione dei nomi dei premiandi, i quali scelsero, su d'un grande banco, ricco di numerosissimi doni - dallo scudo d'argento al cartoccio di caramelle, dal taglio di vestito al grazioso giuocattolo - quell'oggetto che più tornava loro gradito. In ultimo il Direttore fece una larga distribuzione di dolci, di frutta e di balocchi ai più piccini.
- Il Circolo Sportivo « D. Bosco » inviò una squadra alla Gara Regionale Ligure di Rapallo e vi ottenne una corona d'alloro. La stessa squadra era stata classificata fra le priore al Concorso Nazionale di Padova.
FIRENZE -- Nell'Oratorio della Sacra Famiglia la terza domenica dopo l'Epifania si celebrò la festa titolare. Dei giovani più di 16o si accostarono ai SS. Sacramenti, ricevendo la S. Comunione per mano di S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Mistrangelo, che fu dolcemente sorpreso dal numero e dal contegno dei giovani adulti.
L'Oratorio conta presentemente più di 300 assidui; 1oo dei quali sono allievi delle scuole elementari diurne, che D. Rua, di sempre cara memoria, volle aperte di fronte ai protestanti, per porre un argine alla propaganda che fino a pochi anni addietro essi facevano in quei paraggi.
La festa ebbe il suo epilogo con solenni funzioni religiose nel pomeriggio, e con un trattenimento drammatico assai ben riuscito.
GENZANO DI ROMA. - Il 18 dicembre si compi la premiazione dei giovani più assidui all'Oratorio festivo e la consegna dei premi riportati dalla squadra ginnastica « Cynthianum » nel Concorso nazionale di Padova. L'ampio salone, addobbato per la circostanza, era gremito di pubblico, con a capo Mons. Arciprete, Mons. Santoni, il can. De Angelis, D. Nazario, il Direttore Didattico Don Filippo, il Dott. Francavilla, il prof. Pantani, l'esimia signora Pagliaroli fondatrice dell'Istituto, il sig. Jacobini, e la signora Giulia Jacobini.
Dopo un inno egregiamente eseguito, prese la parola il prof. Biagio delle Scuole Cristiane, presidente del Consiglio Regionale della F. A. S. C. I. e con elevate parole inneggiò alle nobili finalità dello sport cristiano. Riuscitissimo il saggio dei bravi ginnasti, specialmente le ardite piramidi sulle parallele che riscossero i più calorosi applausi. Dopo la consegna della corona e della medaglia d'oro, l'infaticabile prof. Biagio volle decorare la bandiera d'una terza medaglia per la buona condotta della squadra al concorso di Padova. Seguirono i premi di frequenza e furono 56 i premiati che si ebbero tagli d'abito, tele ed altri oggetti. Chiuse il trattenimento il direttore dell'Oratorio il quale, ringraziati gli intervenuti, con calde parole raccomandò l'opera dell'Oratorio agli egregi benefattori ed ai genitori tutti. « La ginnastica, egli disse, la fanfara, il canto non son altro che mezzi ad un fine ben più alto: noi dobbiamo mirare alla salvezza di questi cari giovanetti ! Quei premi, quelle corone con cui vediamo fregiata la loro bandiera, non sono altro che emblemi di quella corona di virtù cristiane con cui vogliamo ornare l'anima loro !
VALPARAISO (Chile). - Ci scrivono : « Viva l'Immacolata !... fu questo il grido che usci spontaneo da 200 petti all'aprirsi la porta dell'Oratorio Festivo di Valparaiso l'8 dicembre p. p.. L'Immacolata è per il popolo chileno la festa più simpatica e che celebra con maggior divozione. Nell'Orarorio avevamo la festa della Prima Comunione e la benedizione di una preziosa bandiera del Circolo Robur; per dare maggiore solennità alla festa era venuto da Santiago il nostro Ispettore D. Nai.
» Alle 8 si celebrò la S. Messa ; e fu davvero commovente il vedere una cinquantina di giovani accostarsi a ricevere per la prima volta Gesù in Sacramento. Usciti di chiesa, si servì a tutti un'abbondante colazione.
Più tardi ci fu la benedizione della bandiera. La banda del Collegio, all'uscir di chiesa, intonò l'inno chileno, e colla bandiera alla testa i soci del Circolo sfilarono sotto i lunghi portici della casa applauditi freneticamente.
» Si die' quindi principio ad un saggio ginnastico che fu seguito dalla distribuzione di medaglie d'argento ed oggetti artistici ai vincitori.
» Una benefattrice, la signora Clara de la Piedra de Nieto, distribuì a tutti dei capi di vestiario secondo il merito di assistenza di ciascun giovane, mettendo così al colmo l'allegria di questi cari figli del popolo. Più di 300 furono i premiati ».
ITALIA.
CHIERI. - La domenica 11 dicembre ebbe luogo il saggio scolastico e la distribuzione dei premi alle alunne dell'Istituto S. Teresa, che si distinsero in condotta, studio e lavoro durante l'anno scolastico 1909-1910.
Fu una festa intima, nella quale le alunne mezzane dissero il desiderio di un premio che rivelasse ai parenti il loro buon volere, e le maggiori diedero prova non dubbia che la loro educazione esteriore è cornice gentile ad un animo informato ai nobili sentimenti di virtù e di amore alla famiglia ed alla patria. Portarono la nota allegra i piccini del Giardino d'Infanzia che con le loro marcie e i loro giuochi rivelarono tutta la pazienza di cui furono oggetto da parte delle maestre. Chiuse la geniale riunione S. E. Rev.ma Mons. Bortolomasi, che parlò del bene compiuto dall'Istituto S. Teresa ed animò le giovani allume a seguire la via retta e sicura, additata loro con la parola e con l'esempio dalle zelanti educatrici.
- La domenica 17 le ex-allieve davano un trattenimento a favore delle annesse scuole popolari, ove già fin dall'anno scorso accorrono volenterose e felici oltre 350 alunne.
LIVORNO. - La festa della premiazione ai fanciulli ed alle giovanette della Scuola Parrocchiale della Dottrina Cristiana a S. Ferdinando (Crocetta) segnò col suo splendido saggio un vero progresso nell'istruzione ed educazione della gioventù nei sodi e santi principii della religione. Un tale suc cesso a Crocetta, come ebbe a dire S. E. Rev.ma il Vescovo Mons. Gialli, che presiedeva alla festa, fu « quasi un miracolo ».
A Sua Eccellenza Rev.ma facevano bella corona i Parroci ed eletta parte del Clero. I nobili coniugi Pate, cioè i generosi propagatori dell'opera catechistica, distinti Signori e Signore, le Signorine del Corso di Religione dell'Asilo Santo Spirito, numerosi parenti dei premiandi, assisterono a quella gara di sapere, genialmente intramezzata da scelti canti, eseguiti con arte e squisitezza di gusto dalla Scuola della Pia Opera della salvezza della gioventù, sotto la direzione del bravo M. Zaccarella. I bimbi e le bimbe, nonchè le giovani del Catechismo delle doti, diedero una bellissima prova dello studio fatto nell'anno catechistico, mercè lo zelo di quel rev.mo Parroco e le cure sollecite delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
- Le medesime Figlie di Maria SS. Ausiliatrice, tanto benemerite dell'insegnamento della Dottrina Cristiana, della Scuola Femminile di Religione, delle Gare Catechistiche e della riforma stessa della musica sacra e del canto gregoriano in Livorno, hanno raccolto fra le alunne, la maggior parte ciel popolo, nelle loro scuole ed asili, la somma di S40 lire per la Propagazione della Fede, e l'hanno presentata in oro alla Direzione Diocesana dell'Opera. t da cinque anni che esse s'impegnano in questa opera che da principio sembrava impossibile, e con felice progresso sono giunte alla somma suddetta; la quale, unita a quelle degli amni precedenti, raggiunge la bella cifra di 1449,65 lire.
Orbene, pel tramite di quell'Ecc.mo Vescovo - a cui, non mino che ai loro Benefattori, umiliano i più vivi ringraziamenti - il Santo Padre ha mandato alle buone religiose il prezioso autografo, riportato a pagina 73.
ROMA. - Prime Comunioni e premiazioni. - Il primo giorno dell'anno nuovo fu una cara festa per l'Ospizio del S. Cuore. Un'eletta schiera di ben ottantasette alunni, premesso un corso speciale di esercizi spirituali, si sono accostati per la prima volta alla S. Comunione, In omaggio alle recenti disposizioni pontificie, alcuni raggiungevano appena i sette od otto anni, ma tutti colla loro serietà hanno dimostrato di ben comprendere l'importanza della grande azione che compivano. La cerimonia si svolse nella cappella interna, addobbata ed illuminata conte nelle grandi solennità. A mezzodì tutta la vispa brigata sedette a mensa coi Superiori ed alla sera assistette ad una bella rappresentazione drammatica in suo onore.
Premiazioni catechistiche. - A cura dell'Arciconfraternita della Dottrina Cristiana, nel decorso anno vennero indette varie gare catechistiche fra le parrocchie e le scuole di Roma. Il 13 novembre p. p., nella Chiesa di S. Apollinare ebbe luogo la premiazione della gara maschile fra gli alunni delle Scuole Elementari, ed in essa riportarono il premio due alunni dell'Ospizio del S. Cuore, ed uno dell'Oratorio festivo.
- Il 28 dicembre una squadra dei giovani del ginnasio assisteva nella sala dell'Artistica-Operaia alla premiazione della gara fra gli studenti delle Scuole Secondarie; e di essi, su dodici che si erano presentati all'esperimento, ben otto furono premiati.
PALESTINA.
GERUSALEMME. - Nell'Istituto Maria Ausiliatrice, o « Scuola femminile italiana di Gerusalemme a la domenica 18 dicembre ebbe luogo la solenne distribuzione dei premi alle alunne della Scuola e del Laboratorio. Nel geniale trattenimento musico-letterario numerose giovanette svolsero con arte, disinvoltura ed ottima pronunzia, tino scelto programma di declamazione e canti in lingua italiana, cori qualche intermezzo di francese e di arabo. Presiedevano Sua Beatitudine Mons. Filippo Camassei, Patriarca Latino di Gerusalemme, il Conte Carlo Senni, Console d'Italia ed il Rev.mo P. Roberto Razzòli, Custode di Terra Santa; ed erano pur presenti molti distinti personaggi del Clero e del Laicato. Tutti espressero ripetutamente sentite parole di felicitazione e di encomio alle brave maestre, elle hanno in breve tempo saputo istruire assai bene nella cara nostra lingua quelle giovani intelligenze ; e si rallegrarono pure con le alunne pel notevole profitto fatto in quattro anni nello studio e nel lavoro.
AMERICA.
BUENOS AIRES. -- Nello stadio della Società Sportiva Argentina l'ultima domenica di novembre si svolse l'annuale concorso ginnastico fra i battaglioni scolastici della Repubblica. Cinquemila furono i ginnasti accorsi; 1300 dei collegi di La Plata, 400 della Società Sportiva Argentina, 700 dei Collegi Nazionali della Capitale, 250 dell'Asilo degli Orfani della Società di Beneficenza, 120 dell'asilo degli Orfani de' militari, 2oo del Rosario, e duemila dei Collegi Salesiani. Dopo le gare libere di squadra arrivò il Presidente della Repubblica l'ecc.mo Dott. Saenz Peña, accompagnato dalla stia signora; e tutte le bande e le fanfare presenti con vigoroso accordo attaccarono l'inno nazionale. Salito ch'egli fu alla tribuna officiale insieme con il Ministro della Guerra gen. Vélez, il gen. Allaria, il gen. Ramón Ruitz, i colonnelli Munilla e Manzano e il sig. Demarchi, cominciò la sfilata d'onore di tutti i battaglioni, che si disposero ordinatamente in campo per gli esercizi collettivi. Questi si compirono al comando dell'ispettore generale di ginnastica dell'Esercito, il M. Pini, e furono di un effetto meraviglioso, incantevole.
Il sig. Edoardo Castagneto, maestro di ginnastica e scherma nel Collegio Pio IX, ebbe la prima classificazione fra tutti i maestri e il premio « Presidente della Repubblica », consistente in un cronometro d'oro.
Nelle gare libere di squadra risultarono primi in graduatoria e conseguirono una medaglia d'oro offerta dal Ministero della Guerra i Collegi Salesiani Pio IX in Almagro con 1o decimi e menzione speciale, Leone XIII con 9,80, e S. Giovanni Evangelista con 9,75. Il secondo premio fu riportato dal
Collegio Salesiano del S. Cuore di La Plata con punti 9,5o. Anche negli esercizi individuali il maggior numero dei prendi fu raccolto da alunni dei collegi salesiani.
- Il 23 dicembre nel Collegio Pio IX si compì la distribuzione dei Premi agli alunni studenti ed artigiani, che si segnalarono nell'anno scolastico professionale, chiuso di quei giorni. Nella stessa circostanza si fe' la solenne consegna delle onorificenze riportate al Concorso Ginnastico del Centenario Patrio, promosso dalla direzione Generale di Tiro e Ginnastica, ed al Concorso Annuale di Esercizi Fisici.
Pur degna di ricordo è la premiazione degli exalunni vincitori al concorso patriottico letterario ed a quello di declamazione, promossi dalla Sezione Studi Letterari dell'Unione Ex-Allievi.
- La fine del 1910 fu allietata in tutti i Collegi Salesiani dell'Argentina dalle feste di chiusura dell'anno scolastico, accompagnate dalle distribuzioni dei premi. Ricordiamo fra queste, quella degli Huerfanitos de D. Bosco il 16 dicembre; di Rodeo del Medio il 21 dicembre, con scelto programma musicale; e quelle solennissime, per frequenza di autorità e cooperatori. di Cordoba e di Rosario.
- Contemporaneamente agli esami di religione si svolsero, quasi ovunque, opportune gare catechistiche. Splendida quella del Collegio di S. Giovanni Evangelista alla Boca, che si tenne il 24 novembre e si protrasse per più ore fra l'ammirazione più schietta dei numerosi spettatori. In essa fu proclamato imperatore il giovanetto Francesco Nicolini, primo principe Paolo Dilernia, secondo principe Giuseppe Gasperini, e a questi tennero dietro in graduatoria i giovani Raffaele Zuppone, Giuseppe Morte, Benigno Fernandez e Natale Cravin, dei quali riproduciamo il gruppo-ricordo.
- Gli ex=allievi del Collegio Santa Caterina il 6 gennaio compivano una gita sociale alla Colonia Agricola di Uribellarea. Dopo solenni funzioni nella cappella di N. S. di Lujan, si raccolsero a fraterno banchetto sotto i viali della Colonia, fraternizzando amabilmente cogli allievi della medesima, di cui ammiravano i lodevoli saggi nell'apprendimento teorico-pratico dell'agricoltura.
- Ad multos annos !... Fra la gioia di tutti i suoi parrocchiani il 19 dicembre celebrava le sue nozze d'argento sacerdotali il rev.mo Mons. Giuseppe Amerigo Orzali, Curato di S. Michele. Volino al degno Pastore, che contiamo fra i più cari Cooperatori, anche le nostre affettuose congratulazioni.
ROSARIO (Rep. Argentina). - Il decreto sull'età della Prima Comunione, provvidenzialmente pubblicato dal Regnante Pontefice, va raccogliendo frutti consolanti.
L'8 dicembre nel collegio salesiano di Rosario oltre settanta giovanetti si avvicinarono per la prima volta alla sacra Mensa tra cui parecchi piccini, i quali serberanno certamente eterna riconoscenza verso il Pontefice che ha loro procurato tanta fortuna.
Anche nel collegio di Maria Ausiliatrice di quella città, circa 170 fanciulle si accostarono alla prima Comunione, e le Suore Cappuccine ne prepararono un altro centinaio.
Tutte queste anime fortunate si unirono nel prender parte alla solenne processione elle in onore della Vergine Immacolata era stata organizzata dal nostro Collegio.
Non meno di quattromila persone intervennero alla solenne dimostrazione di fede! Le associazioni della Cappella vi accorsero con i loro stendardi, conte pur quelle di :Maria Ausiliatrice. Lungo la via si cantarono inni sacri e s'implorò la protezione dell'Immacolata con la recita del S. Rosario. Ciò che commoveva più di tutto era la vista di tanti cari angioletti, promossi alla prima Comunione, col sorriso dell'innocenza sul labbro!
BAHIA BLANCA (Argentina). - Concorso ginnastico. -- Organizzato dal professore di ginnastica sig. Enrico Choumiño e sotto il patronato del Municipio, si è da poco tenuto a Bahia un gran concorso ginnico-sportivo in occasione e in omaggio dei i ° Centenario dell'Indipendenza della Repubblica. Vi parteciparono vari istituti, tra cui la Scuola normale, la Scuola di commercio, il Collegio nazionale, quello Alemanno, quello Anglo-Spagnuolo ed anche il Collegio Don Bosco. Questo ottenne molti premi individuai e la prima graduatoria come corpo in uniforme.
- Bahia Bianca è un campo immenso di lavoro pei nostri confratelli. In lui solo trimestre dello scorso anno furono registrate 575 nascite di cui 3 soltanto restarono senza battesimo; nel civile si registrarono 119 matrimonii, di cui 96 furono benedetti solennemente; e si fecero nella sola parrocchia 19,535 coniuuioni, di cui prime 168; senza contare le altre numerosissime che si amministrarono nelle tre Chiese annesse ai nostri collegi. Si è pur fondata nelle parrocchie la Congregazione della Dottrina Cristiana. L'insegnamento del catechismo nei giorni di festa è impartito in media a 1400 giovanetti, non contando quelli ancor più numerosi che ricevono negli accennati collegi l'istruzione religiosa.
PUNTARENAS (Stretto di Magellano). - L'otto dicembre u. s. si celebrò con tutto lo splendore possibile la simpatica festa dell'Immacolata Concezione e nel tempo stesso la chiusura del mese mariano. Il bel mese di Maria venne predicato tutte le sere ed è stato frequentatissimo. Settecento furono le Comunioni distribuite il giorno della festa nella Parrocchia e nelle due cappelle delle Suore; e si accostarono per la prima volta al banchetto eucaristico ben 82 fanciulli e 94 fanciulle biancovestite. La Schola Cantorum del Collegio della Missione riscosse grandi elogi non solo alla messa solenne ed alla funzione della sera, ma altresi per tutto il mese di Maria. La funzione del pomeriggio del giorno 8 fu riuscitissma. La Processione colla statua di Maria Ausiliatrice fu imponente e molto devota ; enorme fu il concorso del popolo e non si ebbe a lamentare il minimo incidente. Anche il tempo parve prender parte alla solenne funzione, poiché mentre da oltre un mese soffiava giorno e notte un vento gagliardo da sembrare un ciclone e riprese subito a soffiare nello stesso modo, quel giorno sospese come per incanto le sue raffiche noiosissime.
VALPARAISO (Chili). - All'Esposizione industriale tenutasi a Valparaiso in occasione delle Feste centenarie per l'Indipendenza Chilena, concorsero anche quelle scuole Professionali Salesiane, in apposito reparto, ove in certe ore e a piccoli drappelli gli alunni recaronsi anche a lavorare sotto gli occhi dei visitatori. La Giuria assegnò alle medesime un 2° premio ed una medaglia d'argento.
SANTIAGO (Chili) - Cinquantaquattro alunni del Patrocinio di S. Giuseppe, che il 25 dicembre u. s. dovevano ricevere il premio conseguito negli esami finali, contentandosi del solo diploma rinunziavano ai libri ed alle medaglie, cui avevan diritto, a favore dei lavori di ricostruzione del Collegio di Concepción, distrutto, come si disse, da un incendio. Il generoso e delicato pensiero commosse profondamente l'eletto pubblico, presente alla festa dei premi.
SUCRE (Bolivia). - Nel Collegio D. Bosco si tenne sul finir dell'anno un'esposizione dei lavori delle scuole dei legatori, tipografi, ferrai, meccanici, sarti, calzolai, falegnami, che fu molto visitata ed apprezzata. Contemporaneamente si compì la distribuzione dei premi agli alunni che più si segnalarono nell'anno passato. Il trattenimento, apertosi al suono dell'inno nazionale, fu reso più vario da una rappresentazione drammatica.
S. E. Mons. Filippo Nakic.
Il 19 dicembre, colto da improvviso malore, compianto dal clero e dal laicato e da quanti poterono apprezzare le sue alte doti, rendeva la sua bell'anima a Dio il Vescovo di Spalato, la diocesi più vasta della Dalmazia e la più antica dell'Impero Austro-Ungarico. Vescovo dotto e zelante, tutto dedito all'azione cattolica ed al decoro della Casa di Dio, ebbe anche affetto e stima grande per l'Opera Salesiana.
La sua morte inaspettata ha impressionato vivamente tutta la diocesi. Sia pace all'anima sua e conforto agli orfani figli!
S. E. Mons. Fortunato Vinelli.
Si addormentò nel Signore la mattina del 26 dicembre compianto da quanti lo conobbero. Amicissimo del Card. Alimonda, da lui imparò ad amare D. Bosco e per dar lavoro ai suoi orfanelli affidava alla nostra scuola tipografica la pubblicazione di alcuni suoi scritti (Verità e menzogne e Di veglia in veglia), che meglio rivelarono la sua dottrina, la sua pietà e la sua squisita arte oratoria. Fu il primo Vescovo della Diocesi di Chiavari, eretta da Papa Leone XIII; e il suo pontificato fu pieno di opere insigni. Ciò che non trovò, creò; ed ampliò, ornò, arricchì. La sua morte fu quella del giusto. Il Signore doni all'anima sua il premio dei santi!
Mons. Francesco Favero.
Cameriere segreto di Sua Santità,, Arcidiacono della Cattedrale d'Ivrea e Rettore emerito del Seminario, spirò il 16 novembre nella veneranda età di 83 anni. Conobbe ed amò assai D. Bosco, e per noi e per tutte le Opere Salesiane ebbe sempre un grande affetto. Sia pace all'anima sua, retta e piissima !
D. Ambrogio Sala.
Parroco di Vignate, nell'Archidiocesi di Milano, ivi mori lacrimato e benedetto dai suoi parrocchiani. Dal compianto fratello D. Antonio aveva imparato a conoscere D. Bosco e ad amare l'Opera Salesiana. Un suffragio per l'anima sua.
Bar. Gabriella Ricci des Ferres.
A Torino, la mattina del 9 febbraio, nella pace dei giusti confortata da tutti i Sacramenti e da una speciale Benedizione del Sommo Pontefice, rendeva l'anima a Dio la baronessa Gabriella Ricci des Ferres, nata Beraudo di Pralormo.
Mentori delle beneficenze senza numero elargite dalla nobile famiglia Ricci des Ferres a Don Bosco ed all'Opera Salesiana, porgiamo ai figli della veneranda estinta ed alle loro famiglie l'espressione delle più vive condoglianze con promessa di devoti suffragi.
La Contessa Vittoria Callori ved. Balbo di Vinadio.
Anima eletta, dotata di virtù non comuni, in special modo di una fede vivissima e di una tenera divozione al S. Cuore di Gesù, si addormentò improvvisamente nel Signore il 15 febbraio a Villa Peschiera presso Bergamo, ricca di opere sante. Dei beni di fortuna seppe fare il miglior uso; nel suo stesso palazzo volle che si stabilisse un collegio delle Figlie dei S. Cuore, ove si provvedesse non solo all'educazione di nobili fanciulle, ma anche delle figlie del popolo. Il Signore le doni la più ampia mercede nella patria dei santi.
Ai parenti, specie alla veneranda sua madre, Contessa Callori di Sambuy, le nostre vivissime condoglianze.
Giovanni Battista Albera.
Si spense serenamente il 27 gennaio in età di 84 anni, a None Torinese. Fino all'ultimo conservò la più perfetta lucidità di mente e vivezza di fede. Visitato il dì innanzi dal fratello D. Paolo, nostro veneratissimo Rettor Maggiore, s'intrattenne con lui in santi pensieri e volle esserne benedetto. Un devoto suffragio dei nostri lettori gli accelerino l'ingresso in paradiso!
Giacomo Daghero.
Padre della Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, morì in età di 86 anni, il 13 gennaio a Piossasco, ove si era recato da Cumiana a visitare alcuni parenti. Modello di bontà e di lavoro, seppe in tutta la vita amar Dio e coll'esempio inculcarne l'amore in quanti lo conoscevano. Sii pace all'anima sua !
Signora Clementina Gianotti Ved. Rovinazzi.
Il 3o novembre dopo lunga e penosa malattia, sopportata con la più eroica rassegnazione cristiana, volava al Paradiso la bell'anima di questa zelante Cooperatrice.
Sempre ammirò e protesse l'Opera di D. Bosco, e la sua mano generosa non cessò mai dal lasciarsi guidare dalla voce della carità per la gioventù povera e abbandonata. I Salesiani di Bologna ne piangono la perdita, e pregar pace sulla sua tomba deponendovi il fiore della riconoscenza.
Maria Bozzo fu Giov. Battista.
Pia, affezionata e generosa cooperatrice salesiana, si addormentò nel Signore a Vanzone d'Ossola, in provincia di Novara. Amò ogni opera buona, ed uno dei suoi più cari ideali fu di poter cooperare alla formazione di qualche sacerdote. Tanta fede e tanta pietà le ottengano, insieme colle nostre preci, la gloria dei santi!
Domenico Gioia.
Era uno dei più antichi nostri Cooperatori. Pieno di ammirazione per le Opere nostre, nutri un culto tenerissimo per Maria Ausiliatrice e pel suo Santuario. Che la Vergine Benedetta doni, in compenso, all'anima sua la gloria celeste!