1 GENNAIO 1915
ANNO XXXIX - N. I
PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
Sommario. - Il Sac. Paolo Albera ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane - L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1914 - Il Centenario di Don Bosco - Tesoro spirituale - Ai piccoli amici di Don Bosco - Lettere dei Missionari - Il Culto di Maria SS. Ausiliatrice - Alcuni fatti ascritti all'intercessione di Don Bosco - Note e Corrispondenze - Necrologio e Cooperatori defunti - Cooperatori Salesiani o modo pratico di giovare al buon costume e alla civile società.
Torino, 1 gennaio 1915.
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
SE il capo d'anno è sempre accompagnato da lieti augurii , e da generosi propositi, noi non dovremmo far a meno di rallegrarci e di concepire le piú liete speranze al sorgere del 1915, l'anno centenario della nascita del Ven. Don Bosco e dell'istituzione della festa di Maria SS. Ausiliatrice. Ma pur troppo quella viva letizia onde ce l'avevamo immaginato ricolmo, è tristamente offuscata. Speravamo di vedere una moltitudine di ex-allievi e di ammiratori accorrere a Torino da ogni terra per acclamare quell'uomo di Dio, quell'Apostolo di carità, quel dolcissimo Padre della gioventú, che fu il nostro Don Bosco: e avevamo pur la certezza di contemplare quasi tutte le genti prostrarsi ai piedi di Colei che fu (ed è sempre) di Don Bosco e dell'Opera Salesiana Madre, Ispiratrice e Patrona. Ma forse saremo costretti a rinviare la solenne celebrazione delle due date centenarie, poichè da altri pensieri oggi son preoccupate le menti.
Il tremendo spettacolo che offre da cinque mesi l'Europa, non può non tenere tutto il mondo trepidante: e anche a noi è causa di particolare tristezza. In vero, come non essere tristamente accorati, se da un lato un'orrenda guerra minaccia di tuffar nel sangue la prosperità di molte nazioni verso le quali la Famiglia Salesiana ha fortissimi vincoli di riconoscenza, e dall'altro le conseguenze dell'immane conflitto paralizzano la vitalità di tanti altri popoli presso i quali i nomi di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco suonano egualmente cari e benedetti? Com'è a noi possibile far pompe solenni e intonare l'inno della piena esultanza, se molti confratelli sono coinvolti nel vortice della guerra, quindi esposti a tragica morte (e morti ne abbiam pianti parecchi): se vari istituti, un tempo lieti e fiorenti, son ora spopolati di giovanetti o ridotti a miserrima vita: se intere falangi di Cooperatori sono presentemente da noi staccate e all'oscuro di ogni notizia nostra, attesa l'impossibilità di far giungere ad esse il Bollettino?...
Per parte nostra, atterriti dalla notizia della vasta conflagrazione, fin dal 2 agosto u. s. cominciammo dinanzi l'altare di Maria Ausiliatrice le piú ferventi preghiere invocando la pace ; e le umili suppliche continueranno a elevarsi ogni giorno, e con fervore sempre crescente, finché non piaccia alla divina clemenza esaudirle. Anche il 24 di ogni mese, che il coure di arderti devoti ha piamente consacrato a rievocare e quasi a rinnovare mensilmente l'annuale solennità di Maria SS. Ausiliatrice, insieme con le suppliche piú filiali secondo le intenzioni del Santo Padre, qui si rinnova con unanime slancio da tutti i nostri alunni e da una compatta moltitudine di fedeli la stessa preghiera. Faccia la Vergine Ausiliatrice che s'avveri il voto espresso piú volte dal nostro Venerabile Padre: che nuovi e insigni benefizi, elargiti da questa Madre tenerissima al genere umano, spronino fortiter et suaviter tutti i popoli a prostrarsi dinanzi ai suoi altari e prometterle divozione imperitura!
Noi intanto che faremo? Senza dubbio il momento è grave: è l'ora di una grande espiazione sociale. Iddio vuol far comprendere ai popoli che la la loro felicità temporale ed eterna è riposta nella pratica degli insegnamenti del S. Vangelo: quand'essi l'abbiano compreso, non tarderà a spuntare il giorno della restaurazione di ogni cosa in Gesù Cristo, che a nuovi trionfi addurrà la stessa attività umana. Quindi guardiamoci bene, o cari Cooperatori e pie Cooperatrici, di darci in preda alla paura o allo sconforto, ma in quella vece raddoppiamo i nostri umili sforzi perché regni Gesù Cristo in mezzo alla moderna società. A questo scopo riponiamo tutta la nostra fiducia in Maria SS. Ausiliatrice, la quale, come fu in ogni tempo l'aiuto dell'umanità afflitta., Ella sola darà anche oggi all'Europa e al mondo la pace sospirata.
Premessa questa esortazione, vengo, in conformità del Regolamento, al primo dei due scopi principali di questa lettera, vengo cioè a una breve esposizione di quel po' di bene che con l'aiuto divino e mercé il sostegno della vostra carità abbiam potuto compiere l'anno passato.
Qui giova ricordare che l'Opera di Don Bosco, prima ancora che morisse l'indimenticabile Don Rua, aveva raggiunto tale sviluppo da abbisognare annualmente di piú di due milioni di lire solo pel mantenimento e l'educazione di poveri giovanetti, orfani e abbandonati, senza computare in tal cifra le enormi somme occorrenti per le Missioni fra i popoli selvaggi e per tutte le altre opere di civiltà e di religione. Ora il fatto che noi abbiam potuto continuare una cosí ampia beneficenza, non vi pare che basti da solo a colmarci di ammirazione e riconoscenza verso la bontà del Signore?
Ma sia Egli benedetto, anche per l'assistenza accordataci nel compiere nuove imprese. Parlare d'una nuova spedizione di missionari nelle strettezze attuali sarebbe parso un errore! Eppure, non potendo in niun modo respingere le istanze commoventi che da vari punti mi venivano ripetute pressoché ogni giorno, confidando nella Divina Provvidenza ci decidemmo ad allestire anche nello scorso autunno una spedizione di ben 25 nuovi missionari. Parve opportuno di dar a essi l'addio privatamente, nella cappella annessa alle camerette di Don Bosco: ma il fatto sta che la spedizione si compi, benché le spese siano state ancor più gravi dell'usato.
Sia pur benedetto il Signore, per essersi degnato di rallegrare con nuovi germogli l'albero salesiano.
Tali infatti furono qui in Italia le nuove parrocchie di S. Agostino a Milano e della S. Famiglia a Firenze e ad Ancona, affidate alla nostra Pia Società, che son certo faranno un gran bene nei quartieri popolosi cui son destinate.
All'Estero ho il conforto d'additarvi due nuove fondazioni carissime al mio cuore negli istituti di Unter-Waltersdorf presso Vienna nell'impero AustroUngarico, e a Talavera presso Toledo nella Spagna: due piccoli Seminari destinati a coltivare le vocazioni ecclesiastiche e sopratutto a fornir di nuovi membri la nostra Pia Società.
Un'altra fondazione, non meno necessaria e provvidenziale, si è compiuta nella popolosissima città di Filadelfia nel Nord America, a vantaggio dei figli dei numerosi italiani ivi immigrati.
Eziandio le Missioni si allietarono dell'apertura di nuove residenze.
Una di queste si ebbe a Comodoro Rivadavia, nella Repubblica Argentina in Patagonia, in quegli immensi Territori dove, come ben sapete, sarebbe necessario pòr mano fin d'oggi a più decine di tali fondazioni. Un'altra residenza venne stabilita ad Indanza fra i Jivaros dell'Equatore, grazie lo zelo del Vicario rìpostolico, il nostro amatissimo Mons. Costamagna; e di quest'ultima il Bollettino vi ha già dato alcuni particolari, che da soli bastano a dimostrare di quanto coraggio e di quale spirito di sacrifizio abbisognino quei figli di Don Bosco che vi spendono le loro fatiche.
Un nuovo assètto, e perciò un vero sviluppo, ebbe anche la Missione dell'Heung-Shan in Cina. Quei buoni confratelli si son diviso tutto quel vasto territorio ed ora, mercé il loro zelo, non solo vengono regolarmente assistite le piccole cristianità già esistenti, ma sorgono nuove cappelle e coll'aiuto di Dio si hanno anche frequenti conversioni.
Finalmente quasi queste e tutte le altre terre di Missione a noi affidate fossero un campo troppo ristretto per l'umilissima nostra Società, obbedendo al vivo desiderio espresso dalla S. Sede, abbiamo accettato la Prefettura Apostolica del Rio Negro nel Brasile, disagiatissimo e difficilissimo campo che ha già stancato la robusta fibra di altri zelantissimi Missionari. Deh! faccia il ,Signore che non abbiano a svanire le speranze in noi riposte dal compianto Pio X
Motivi di conforto.
Ho voluto ricordare a bello studio questo nome, per ripetere pubblicamente a quel Santo Pontefice la nostra riconoscenza imperitura per l'affetto paterno che ebbe ognora verso i gigli di Don Bosco e l'aiuto generoso che munificamente prestò a molte opere nostre. La storia della nostra Pia Società, fra le mille prove di benevolenza accordateci da Pio X, registrerà a caratteri d'oro come Egli abbia guardato con occhio di predilezione i nostri Confratelli del Matto Grosso, tra i quali non solo elesse il Vescovo Ausiliare dell'Ecc.mo Arcivescovo di Cuyabà, nella persona del giovanissimo figlio di D. Bosco Mons. Francesco d'Aquino Correa, ma scelse anche il primo Vescovo della nuova Prelatura di Araguaya, la quale abbraccia tutte le Missioni del Matto Grosso, nel carissimo Mons. Antonio Malan, instancabile apostolo di quelle terre.
Al nome santo di Pio X mi sia permesso unir quello del sapientissimo suo Successore, il regnante Pontefice Benedetto XV. La gioia piú grande che provò il mio cuore nell'anno decorso fu quella che ebbe ai piedi del nuovo Papa. In quell'ora indimenticabile che mi tenne al suo fianco, non solo gustai quell'ineffabile soddisfazione che ha il cuore di un credente nell'esser dinanzi al Supremo Pastore, al Maestro infallibile, al Vicario di Gesú Cristo, ma godetti pure di quella gioia profonda che innonda il cuore di un umile beneficato che può ossequiare il suo primo protettore. Io non so, o cari Cooperatori e benemerite Cooperatrici, se Don Bosco stesso, che amava tanto il Papa, avrebbe gustato egual dolcezza nel vedere una cosí perfetta consonanza degli ideali suoi con quelli del Vicario di Gesú Cristo e nello scorgere cosí apprezzata da Lui l'opera sua!... Grazie, Beatissimo Padre; finché vivremo, noi porteremo scolpiti nel piú profondo del cuore i Vostri augusti desideri e gli amorevoli Vostri incoraggiamenti.
E giacché ho fatto cenno alla maggiore delle consolazioni da me provate l'anno passato, permettetemi, o cari Cooperatori, che accenni brevemente altri fatti, che ci furono anch'essi di non piccola consolazione.
L'annunzio delle prossime ricorrenze centenarie di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice destò tale entusiasmo in ogni parte, che, quasi traboccando, spinse anche dai piú lontani paesi numerosi pellegrinaggi a Torino. Qui infatti avemmo l'onore e il piacere di salutare piú di trecento divoti accorsi dalle Alpi Apuane sotto la guida di quel zelantissimo Vescovo di Massa Carrara, che è il nostro Mons. Giovani Marenco; e prima e dopo questi ci fu dato di accogliere altri pellegrini ancor piú numerosi, provenienti dall'Italia e dall'Estero, tra cui non posso tacere quelli accorsi dall'Austria, dalla Spagna, dalla Colombia e dal Messico, guidati pur essi da illustri membri dell'Episcopato e del Patriziato Cattolico. Noi non dimenticheremo mai la religiosa pietà con cui tutti celebrarono le loro funzioni nel Santuario di Maria Ausiliatrice, né la venerazione con la quale visitarono le camerette di Don Bosco e di Don Rua e le loro tombe in Valsalice, né le parole di ringraziamento che ebbero la bontà di rivolgerci per le umili ma cordiali accoglienze ricevute. Alcuni ebbero a dire che l'impressione piú cara che riportavano dal loro pellegrinaggio in Italia, dopo la commozione provata ai piedi del Papa, era indubbiamente la spirituale allegrezza gustata all'ombra del Santuario di Maria Ausiliatrice. Dio ve ne rimeriti, cari pellegrini, e Maria SS. Ausiliatrice tenga ognor disteso su voi il suo manto benedetto !
Un altro prezioso conforto per noi e per tutti gli amici di Don Bosco fu l'introduzione della causa di Beatificazione e Canonizzazione del pio alunno di Don Bosco, Domenico Savio. Se « la santità dei figli, come diceva il sapientissimo Leone XIII, è la prova migliore della santità del Padre », noi abbiamo giustamente esultato nel vedere cosí onorato dalla Santa Chiesa un semplice alunno di un tanto Padre. Certo la fama di santità di Don Bosco contribuí non poco a quella di Domenico Savio ; ma anche la fama di santità di Domenico illustrerà vieppiú, specialmente d'ora innanzi, quella di Don Bosco. Tali erano i sentimenti che provò l'imponente assemblea presieduta dall'Em.mo Card. Arcivescovo di Torino, dalle LL. AA. RR. i Duchi di Genova con gli augusti loro figli, e da parecchi eccellentissimi Vescovi, adunatasi nello scorso aprile per la splendida commemorazione che del pio alunno di Don Bosco fece qui all'Oratorio l'eloquente Vescovo di Bergamo, il compianto Mons. Radini-Tedeschi.
Né voglio passar sotto silenzio il magnifico slancio di filiale affetto dato dai nostri ex-Allievi alla cara memoria di Don Bosco. Non contenti di raccogliersi periodicamente negli istituti ove diedero i primi passi nella via della virtú e del sapere per ritemprarvisi alla pratica degli insegnamenti ricevuti, essi andarono a gara per continuare a raccogliere la somma necessaria per l'erezione del Monumento, che ricorderà degnamente ai posteri la celebrazione del I Centenario della nascita di Don Bosco. Si abbiano pur essi l'espressione del mio paterno affetto e della mia viva riconoscenza.
E che dirò, o buoni Cooperatori e zelanti Cooperatrici, della bontà con la quale molti di voi risposero al mio appello per i restauri del Santuario di Maria Ausiliatrice? Per confessione vostra io so che la Madonna medesima si è preso l'incarico di darvene il premio dovuto: e perciò a me non resta che pregarla ad accordarvi sempre la sua special protezione coll'augurio che il vostro esempio venga imitato nel corso di quest'anno da altri, in modo da poter condurre a termine la santa. impresa.
Ma è ornai tempo che io venga, o cari Cooperatori, ad additarvi quelle opere, cui attenderete con special cura nel nuovo anno.
Il 1915 è l'anno Centenario delle Nascita di Don Bosco e della Festa di Maria SS. Ausiliatrice ; orbene sia esso un. anno di fervore e di pietà, e per questo:
I) Pratichiamo e diffondiamo la divozione a Maria SS. Ausiliatrice, come l'inculcava Don Bosco.
Questo nostro buon Padre ci diceva sempre che la divozione alla Madonna non deve limitarsi a un ossequio di preghiere vocali o a un culto esterno per le sue immagini o i suoi Santuari, ma deve radicarsi nell'intimo del cuore, e dare ai nostri pensieri, alle nostre parole, alle nostre opere, insomma a tutta la nostra vita, un carattere profondamente cristiano. Maria SS. è la Madre di Gesú Cristo, e poiché Gesú Cristo si è degnato di chiamarci e di volerci suoi fratelli, noi abbiamo il dovere di divenire tali, cioè di essere cristiani non solo di nome ma anche di fatto. Quindi la divozione a Maria Ausiliatrice deve aiutarci sopratutto a vivere da cristiani, cioè a imitare N. S. Gesú Cristo. Tale, secondo Don Bosco è insieme lo scopo e il frutto della divozione alla Madonna. Noi pertanto ci studieremo di raggiungere siffatto nobilissimo ideale.
Affine poi di facilitar meglio un tal possesso anche ad altri, desidererei che ovunque è un nucleo di Cooperatori, o almeno là dov'è una chiesa, una cappella o un altare dedicato a Maria SS. Ausiliatrice, s'introducesse la pia pratica di consacrare ad onore di questa dolcissima Madre il 24 di ogni mese.
Tutti sanno che il Santo Padre Pio X si degnò concedere indulgenza plenaria a tutti quelli che avrebbero preso parte a siffatta unzione, la quale, ove abbia il suo massimo splendore in una vera affluenza ai SS. Sacramenti, sarà sempre apportatrice di frutti consolanti.
E perché, in fine, sia comune e quindi piú cara a Dio la nostra preghiera, invito quelli che vorranno porre in pratica questa proposta a offrire ogni mese la divota funzione secondo le auguste intenzioni del Sommo Pontefice, il quale come padre di tutti i cristiani, sa meglio di noi quali sono i bisogni del popolo cristiano, e sa pure meglio di noi ciò che convien domandare a Colei che invochiamo col dolcissimo titolo di nostra Ausiliatrice.
II) Viviamo dello spirito di Don Bosco e diffondiamolo in mezzo alla società.
Forse questa proposta, com'è concepita, potrà parere a taluno un po' audace, ma non a voi, che siete gli amici e i benefattori di Don Bosco, come noi siamo i suoi figli. E non è precisamente la comune ammirazione per l'apostolato compiuto da questo eroe della carità, che ci ha avvinti in modo da formare una sola famiglia? D'altra parte il voto che ho espresso, non è mio: esso usci dal cuore grande e santo di Pio X, il quale, scrivendo a Don Rua appunto dei Cooperatori Salesiani, si espresse con queste testuali parole: « Dall'intimo del cuore Noi facciamo voti che codesta Unione dei Cooperatori Salesiani... prenda di giorno in giorno incremento maggiore e la Dio mercé arrivi a tale che dappertutto, sia nelle città, sia nei villaggi, o si viva dello spirito del Fondatore dei Salesiani, o se ne coltivi l'amore, e cresca di nuovi seguaci, a ciò cooperando sopratutto lo zelo dei Vescovi (1) ».
Orbene, ecco quanto reputo conveniente proporvi a un tal fine.
1° Ciascuno nella propria sfera si studi d'imitare Don Bosco, cerchi di far proprio il suo spirito. I genitori, ad esempio, procurino di educare cristianamente i loro figliuoli, adoperando quella diligenza e quell'industriosa vigilanza che previene il male, come faceva Don Bosco con i suoi figli adottivi. Un maestro abbia sempre in mira non solo l'istruzione, ma anche e più ancora la formazione cristiana degli alunni. Un sacerdote procuri d'avvampare di carità e di zelo all'altare, nel confessionale e sul pulpito; e prediliga sull'esempio di Don Bosco i fanciulli, i poveri, i vecchi, e gl'infermi. In breve, ogni Cooperatore s'ispiri nell'adempimento dei propri doveri agli esempi ed allo spirito di Don Bosco.
2 ° A quest'azione individuale unisca chi può la propria cooperazione a ogni opera buona, come sarebbe il prestarsi in aiuto ai Parroci e ai direttori degli Oratori nell'insegnamento della dottrina cristiana, il diffondere la buona stampa, il promuovere affermazioni religiose, e simili. «Quando i Vescovi e i Parroci, diceva Don Bosco, verranno a conoscere che l'Opera dei Cooperatori serve a dar loro un potente aiuto per la conservazione della Fede e l'esercizio della carità nelle loro diocesi e parrocchie, non potranno far a meno di favorirla in ogni guisa ». Conviene adunque assecondare le mire sante di Don Bosco.
3° Ma v'ha ancora di piú: alcuni dei Cooperatori son chiamati ad una missione piú generosa, quale è quella di ricopiare direttamente Don Bosco col dar vita a nuove opere di salvezza per la gioventú. Io non intendo parlare soltanto di coloro che, forniti da Dio di largo censo, possono offrire a tal fine le somme necessarie ; ma più specialmente intendo parlare di quelli che, da soli o uniti con altri in attivi comitati, possono dar vita a un nuovo oratorio festivo, a un circolo, a un istituto a favore della gioventú, secondo lo spirito di Don Bosco. Son già molti i generosi che hanno toccato questa nobile méta che segna il programma massimo assegnato ai Cooperatori Salesiani; e mentre godo nel vedere che il Bollettino ha cominciato con edificazione di tutti a passar in rivista i loro nomi e le loro opere, prego Maria Ausiliatrice a voler contrassegnare l'anno Centenario dell'istituzione della sua festa e della nascita del suo gran Servo con una lieta fioritura di tali opere sante.
Queste, cari Cooperatori, mi paiono le migliori proposte che possa farvi quest'anno. Forse nell'accingervi a praticarle voi non mancherete d'incontrare qualche difficoltà; ma poiché la causa non potrebbe essere piú santa, sull'esempio di Don Bosco medesimo non perdetevi di coraggio, lavorate e il Signore coronerà col piú fruttuoso successo le vostre fatiche.
In ultimo io racccmando alla vostra carità, e specialmente alla carità delle vostre preghiere, le Opere Salesiane.
Il Regolamento della Pia Unione, scritto da Don Bosco, dice chiaramente che i Cooperatori Salesiani possono cooperare e quindi realmente cooperano in quattro modi. Alcuni lavorano direttamente secondo lo spirito della Pia Unione; altri inviando il loro obolo al Successore di Don Bosco lo mettono in grado di sostenere le Opere Salesiane e di dar loro sviluppo; altri si adoperano a trovare altre persone che facciano ciò che essi non possono fare ; altri in fine, pur non potendo cooperare in alcuna delle maniere suaccennate, pregano il Signore a benedire l'Opera di Don Bosco. Quest'ultima maniera di cooperazione è quella che io raccomando a tutti, essendo la piú facile e piú fruttuosa.
(1) Lett. Si consentanea del 17 agosto 1904.
Termino, o cari Cooperatori e benemerite Cooperatrici, coll'assicurarvi che non passa giorno che non vi raccomandi tutti nella S. Messa. Io prego il Signore a volere, per l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, liberarvi da ogni male e colmarvi di ogni bramata benedizione insieme colle vostre famiglie; e la stessa preghiera si ripete ogni giorno nei vari istituti nostri di educazione, in tutte le nostre chiese e nelle cappelle delle nostre Missioni. Voi quindi in ogni momento difficile o doloroso fate pur assegnamento sulle nostre preghiere, e rivolgendovi anche voi a Gesú Sacramentato ed a Maria SS. Ausiliatrice supplicateli con fiducia ad ascoltare le vostre e nostre suppliche.
Nella speranza che sia per sorgere presto un'epoca più serena, in modo che nella pienezza del giubilo santo possiam celebrare le nostre Feste Centenarie, vi rinnovo l'assicurazione della mia profonda riconoscenza e umilmente mi professo
Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Obbl.mo Servitore
Nota della Redazione. - Fin dal prossimo numero verremo illustrando, secondo il desiderio del rev.mo nostro Rettor Maggiore, le due proposte che egli fa ai Cooperatori per quest'anno 1915, in omaggio a Maria Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco.
ANCHE le Figlie di Maria Ausiliatrice, l'istituto fondato dal Ven. D. Bosco per compiere direttamente fra la gioventù femminile il medesimo apostolato di prevenzione e redenzione da lui affidato ai Salesiani, nel 1914 ebbero nuovi e chiari pegni di predilezione della Provvidenza Divina. Sommano a 14 le nuove Case che esse ebbero il conforto di aprire, delle quali 9 in Italia. Queste sono le seguenti.
A Legnano, dove ampliarono l'opera loro nel Convitto Borghi con un asilo e un Oratorio Festivo, assunsero la direzione di un nuovo Convitto Operaio presso lo Stabilimento Banfi.
A Casinalbo, provincia di Modena, apersero un Asilo con una scuola di lavoro e l'Oratorio festivo.
Alla Spezia, in Via Colombo 1, presso la marina, per lo zelo dell'esimia cooperatrice signora Marchesa Emilia Merani, insieme con un Pensionato per giovanette studenti e un Asilo d'infanzia, iniziarono anche un Oratorio festivo.
A Roma, grazie allo zelo instancabile del rev.mo Mons. Faberi, nostro insigne Cooperatore, accettarono la direzione dell'Orfanotrofio di Gesú Nazzareno in Via Dalmazia, 25, che ha annesso un Oratorio festivo e un Dopo-Scuola.
A Marano di Napoli presero la direzione del Collegio-Convitto S. Maria delle Grazie con Giardino d'infanzia, Scuole esterne e Oratorio festivo.
A Martina Franca, provincia di Lecce, apersero un Oratorio con Scuole Elementari per le figlie del popolo e Scuola di lavoro.
A Calatabiano, provincia di Catania, dove furono chiamate per i Catechismi domenicali e per l'Oratorio Festivo, inaugurarono pure un corso di Scuole elementari, una Scuola di lavoro e un Asilo infantile.
Identica fondazione compivano a Pachino, provincia di Siracusa; e a Guspini in Sardegna aprivano un Giardino d'infanzia con una Scuola di lavoro e un Oratorio festivo.
Le fondazioni compiute all'Estero vanno così distribuite: una in Austria, tre nel Brasile, una nel Nord America.
A Sagrado, presso Gorizia, accettarono la direzione di un Convitto Operaio presso lo Stabilimento « Cascami Seta di Milano ».
Nel Brasile presero la direzione di una Casaricovero per vecchi ed invalidi a Guaratinguetà, di un nuovo Ospedale per malati di ambo i sessi a Corumbà, ed apersero una quarta residenza fra i Bororos, a Palmeiras, a esclusivo vantaggio di quelle indigene civilizzate.
Finalmente a Niagara Falls negli Stati Uniti, esse accettarono la direzione di una Scuola parrocchiale di un Oratorio festivo.
E che dire dello sviluppo dato a molte opere già iniziate e di altre splendide iniziative ? Non vogliamo, ad esempio, passar sotto silenzio l'opera caritatevole spiegata da alcune Figlie di Maria Ausiliatrice fra le Nazioni belligeranti, dove, dopo essersi abilitate nei rispettivi corsi come infermiere, offersero volenterose l'opera loro in ospedali ed ambulanze : e ci piace pur ricordare il rinforzo di personale inviato da esse in Oriente, alle case di Damasco e Adalia, sussidiate dall'Associazione Nazionale per soccorrere i Missionarii cattolici italiani, dove oltre d'impartire alle allieve l'insegnamento della lingua italiana consacrano le cure piú amorevoli nell'Ospedale-ambulanza, che è un'opera veramente provvidenziale per i nostri connazionali.
Ora è certo che tanta vitalità, in un anno cosí critico e difficile come fu già l'anno passato, va riguardata senza tema d'errare come una novella prova della particolare assistenza che Maria Ausiliatrice ha per quell'Istituto che il Ven. nostro Padre, in pegno perenne delle sua devozione e riconoscenza verso la benedetta Madre di Gesù, volle intitolato dal nome dolcissimo di Maria Ausiliatrice.
Altra fonte di gaudio per tutto il pio Istituto fu il compimento del primo Processo informativo sulla vita, virtú, fama di santità e grazie attribuite all'intercessione della loro prima Superiora Generale, la Serva di Dio Suor Maria Mazzarello, tenutosi con autorità vescovile nella veneranda Curia di Acqui. Gli atti, come già annunziammo, si stanno alacremente ricopiando per essere recati quanto prima a Roma alla Sacra Congregazione dei Riti. Faccia Iddio che questa Causa possa compiere presto e felicemente il suo corso! Ne verrà nuovo lustro all'intero Istituto e un cumulo di buoni esempi alle singole religiose ascritte al medesimo, alle quali con affetto fraterno rinnoviamo il santo augurio d'ispirarsi sempre alla vita ed allo spirito del comun Fondatore, per moltiplicare di anno in anno i frutti piú eletti nel mistico campo loro affidato dalla bontà del Signore.
Questa data, vivamente attesa dalla Famiglia Salesiana, vien salutata con affettuoso entusiasmo anche fuori di essa. Abbiamo avuto diversi calendari per il nuovo anno, e tutti commemorano la data memoranda.
La « Buona Strenna », edita dalla S.A.I.D. « Buona Stampa » e che ebbe l'onore di esser scelta dalla « Società Editrice Romana » come dono per tutti gli abbonati ai suoi giornali, reca in fronte una bella tricromia del ritratto di Don Bosco, eseguito dal Reffo, e:
« Don Bosco - scrive - consacrò la sua vita a estendere il regno di Dio sulla terra, e il Signore, oggi più che mai, dopo cento anni dalla sua nascita, circonda il nome di Lui di nuova luce e di nuova gloria: la vita del Venerabile, le sue opere, il suo grande cuore hanno riempita d'ammirazione e accesa d'entusiasmo la moltitudine dei suoi beneficati, de' suoi ammiratori, de' suoi Cooperatori, i quali - nell'agosto di questo anno 1815 - vogliono con un grandioso monumento riaffermargli solennemente e pubblicamente la loro entusiastica ammirazione e riconoscenza, eternando nel bronzo la cara immagine paterna dell'Uomo semplice e pur tanto meraviglioso, umile e grande.
» Il monumento sorgerà a Torino, proprio nel luogo dove, in un'estasi di tranquilla confidenza, il Servo di Dio gettava il seme minuscolo dell'Opera sua; in Valdocco (la valle degli uccisi), terreno consacrato dal sangue di martiri, dove cadde il granellino di senapa che spuntò, verdeggiò, crebbe in albero gigantesco.
» Sorgerà il monumento davanti al tempio di Colei che fu l'ispiratrice, la guida, l'aiuto visibile dell'Opera Salesiana, di Colei che è detta dal popolo la Madonna di D. Bosco!
» Maria Ausiliatrice e Don Bosco! Due nomi inseparabili, bellamente intrecciati, che stanno a significare gli stretti e teneri vincoli che passarono tra l'umile Servo e la Celeste Regina, e piú ancora la visibile e divina protezione nel compimento d'un'opera grande... »
L'Almanacco delle Famiglie Cristiane, edito dal noto stabilimento tipografico Benziger e C. ad Ensiedeln nella Svizzera, ha un lungo articolo con splendide illustrazioni. L'articolo comincia cosí
« Compiendosi quest'anno il primo centenario della nascita di Don Bosco, il San Vincenzo de' Paoli italiano, non sarà discaro ai lettori di questo almanacco che noi evochiamo a grandi tratti la stia cara e soave memoria.
» Fu difatti il 15 agosto del 1815 , che Giovanni Bosco vide la luce ai Becchi di Castelnuovo d'Asti, da Francesco e Margherita, contadini. Sendogli morto il padre, quando avea appena tocchi i due anni, ci passò la prima infanzia, lavorando con la madre ed i fratelli ne' prati e ne' campi, e conversando amorevolmente, a somiglianza di Francesco d'Assisi, con gli uccelletti.
» Margherita era donna di poche lettere, ma, in cambio, ornata di tutte le virtú cristiane e principalmente di una grande carità.
» Nella casa dei Bosco tutti sapevano che un pane per i poverelli non mancava mai, né un sorso di vino pei malati.
» Cordiale, generosa ospitalità vi incontravano quanti bussavano alla porta, viaggiatori, militari, perfino malviventi vagabondi, che spesso ne uscivano convertiti alle parole di Margherita e ai sermoni assennati e precoci del piccolo Giovanni... ».
Il Sorriso in Famiglia, edito dalla S. Lega Eucaristica dei PP. Carmelitani Scalzi della chiesa del Corpus Domini di Milano, cosí parla alla sua volta di Don Bosco
« Ricordano ancor molti la sua nobile figura un numero immenso di giovani ha usuffruito della carità delle sue provvidenziali istituzioni; una folla di ammiratori di ogni partito venera in lui uno dei piú grandi benefattori dei figli del popolo. Ecco perché quest'anno si commemora con un entusiasmo non comune il primo centenario della nascita di Don Bosco.
» Un omaggio unanime di amore e di riconoscenza si prepara in innumerevoli città e paesi sparsi per tutto il mondo, come se si volesse far risaltare piú glorioso il contrasto che ha per termini da una parte il presente trionfo e dall'altra l'umile nascita del grande benefattore, avvenuta in una famiglia povera di Castelnuovo d'Asti il 15 agosto 1815 ...».
E l'articolo si chiude con quest'accenno alla morte e alla memoria immortale di D. Bosco:
« Vittima di straordinarie fatiche, lo colse la morte il 31 gennaio 1888.
» La storia ricorda questa data di lutto; ma il tempio non è piú parato a nero quando si prega per Don Bosco, perché la Chiesa l'ha dichiarato Venerabile ».
Nei mesi di novembre e dicembre in piazza Maria Ausiliatrice si è compiuto lo sterro necessario e si son gettate le fondamenta per l'erezione del Monumento.
Intanto lo scultore Gaetano Cellini sta alacremente lavorando attorno il gruppo dell'u Umanità inchinata al bacio della Fede », che promette di essere di un'espressione artistica affascinante come il gruppo principale di «Don Bosco in mezzo ai fanciulli », pronto omai per il getto in bronzo.
Di questa insigne opera d'arte l'« Arte Cristiana » del 15 dicembre u. s. ha un articolo di entusiastica ammirazione che incomincia con l'additare questa prima ragione di plauso « Cosí Don Bosco fu visto per le vie di Torino, cosí ce lo raffiguriamo nel pensiero, inghirlandato di fanciulli, sui quali diffonde il fascino del suo sorriso. Cosí lo vide nella commossa fantasia Gaetano Cellini e seppe tradurlo in forme plastiche vive e pure ».
Nel prossimo numero riporteremo per intero la prima parte dell'articolo insieme colle incisioni che lo illustrano, per poterlo far comprendere e gustare interamente.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle indulgenze, 2 ottobre 1904):
Ogni mese:
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno dell'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunano in conferenza;
dal 10 gennaio al 10 febbraio.
1) il 23 gennaio, Sposalizio di Maria Vergine; 2) il 24 gennaio, festa della S. Famiglia;
3) il 25 gennaio, Conversione di S. Paolo apost.; 4) il 29 gennaio, festa di S. Francesco di Sales
(visitando in tal giorno una chiesa salesiana, ove esiste, altrimenti la chiesa accennata di sopra).
5) il 2 febbraio, Purificazione di Maria SS.ma.
Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno S Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Alcune lettere edificanti.
TUTTI parlano di guerra... e vogliamo parlarne anche noi. Ecco alcune lettere autentiche di due cari giovanotti, partiti per la guerra da uno dei nostri piú fiorenti Oratori che abbiamo all'Estero, ov'erano zelanti catechisti. Ambedue dovevano iscriversi di quest'anno all'Università. Dolenti di veder troncati i loro studi non si preoccupano punto di questo, ma si dolgono della cessata frequenza all'Oratorio e dell'impossibilità di vivere pel momento di quella vita.
Leggano i buoni Cooperatori queste lettere, e perché meglio conoscano qual benefico influsso eserciti sui giovani l'Oratorio festivo sappiano anche in confidenza che ambedue gli scriventi sono figli di genitori, che non li incoraggiano certo ad essere ferventi cristiani.
I. (1)
6 novembre 1914.
Miei amatissimi ragazzi,
Come posso esprimere tutta la mia grande consolazione, la viva gioia, il conforto che mi avete dato esprimendomi i vostri sinceri e affettuosi auguri pel giorno del mio onomastico. Con quanto piacere leggevo quelle parole, tutti quei nomi a me tanto cari.
Mi pareva di essere proprio in mezzo a voi, o giovanetti miei cari, leggere sul vostro volto quel bel sorriso che tante volte mi confortava, vedere i vostri occhi innocenti ch'esprimono tutto il candore dell'anima vostra.
Oh! sí, vi dico sinceramente che il piú bel regalo che ho ricevuto è stato il pensiero che voi avete pregato per me.
Potete esser certi che non avete pregato invano, perché quantunque lontano dai miei cari quel giorno l'ho passato proprio lietamente e in santa pace.
La prima settimana avevamo un caporale superiore che non diceva una parola senza proferir una bestemmia; dava un comando e poi bestemmiava. Mi faceva grande impressione il sentirlo, e quantunque non posso e non dobbiamo odiare nessuno, pur non lo vedevo troppo di buon occhio. Pochi giorni dopo egli aveva perduto la voce e non poteva comandar piú; il giorno seguente venne cambiato e cosí non mi trovo piú alla sua presenza.
Quanto strana mi è la vita militare, non tanto per le fatiche e privazioni che bisogna sopportare, ma per il diverso ambiente a cui ci costringe. Qui non è piú quella buona compagnia che trovavo all'Oratorio, come quella vostra, miei buoni ragazzi; non piú quella gioventú educata nel santo Timor d'Iddio, come quella che cresce all'ombra diletta del nostro Oratorio e sotto la protezione di un nome santo, il nome caro e venerato di Don Bosco. Qui non sento piú quell'istruzione religiosa che con tanto amore ci dànno i nostri reverendi Superiori!
Oh! pregate, ragazzi, pregate affinché resti sempre lontano dal peccato anche in mezzo ai cattivi esempi, e pregate anche per quelli che hanno tanto bisogno di rimettersi sulla retta, via per giungere alla salvezza dell'anima loro. E questo a maggior gloria e lode del nostro Signore!
Neppure lontano non cesserò mai di animarvi . alle pratiche religiose e a voler essere sempre assidui e costanti all'Oratorio e nella nostra cara compagnia.
Il piacere mio fu maggiore nel leggere ben 6o nomi; mi pareva che ogni nome mi facesse una promessa, quella cioè di essere degni seguaci di S. Luigi!
Vogliatemi sempre bene.
Il vostro per sempre aff.mo
CARLO G
II.
9 novembre 1914.
Carissimo sig. Direttore,
Che dirà del mio troppo lungo silenzio? Lei ci ha indirizzato due lettere e piene d'affetto, piene d'amorosi consigli, e noi non abbiamo risposto. Ma Lei saprà scusarci; lei saprà quale mutamento d'abitudini porti con sé il principia della vita militare. Quel non avere le comodità che si hanno in famiglia, quella disciplina rigorosa, quella mancanza d'ogni buona parola e d'ogni dolce sentimento, quell'ambiente corrotto e viziato, sono cose che da principio stordiscono, impressionano, creano confusioni, incertezze, abbattimenti.
Poi a poco a poco ci si avvezza a tutta questa vita, le idee si rischiarano, si delineano, l'ambiente appare quale è in realtà e contemporaneamente balza vivo alla memoria il ricordo della famiglia, della casa, delle persone care. Allora si comprende la vera amicizia, si conosce la vera riconoscenza, fatta non di parole ma di realtà per chi ci ha fatto del bene. Cosí noi abbiamo compreso che cosa sia per noi l'Oratorio e abbiamo sospirato tante volte, nelle lunghe ore monotone, durante le notti insonni, il dolce ritrovo , la nostra Chiesa , i ragazzi e tutta la nostra vita di anni, alla quale ci eravamo più che affezionati, e abbiam sentito un nodo alla gola e gli occhi umidi di pianto ripensando, domenica mattina, alla nostra chiesa piena di ragazzi, alle note argentine delle lodi, al suono delle preghiere. E tutta la giornata ci domandavamo: - Che cosa faranno ora all'Oratorio? Andranno in chiesa... saranno a teatro... avranno ricreazione
Come potremo noi ringraziarla delle sue due lettere?
Come potrò io adeguatamente risponderle? Non ho il calore della sua prosa, l'esuberanza del suo sentimento, la spontaneità dell'espressione. Sentimmo vibrare in quelle righe la sua anima generosa, il suo cuore gentile, la sua squisita bontà. E se Lei alla nostra partenza si commosse, io posso dirle che nessuno di noi pianse nello staccarsi dalla mamma, dalla famiglia, ché tutti si fecero forza, ma quando Lei ci salutò e ci salutò con la voce del pianto, tutti comprendemmo il suo immenso dolore e piangemmo con Lei. Fu quello il momento più doloroso della nostra partenza, il momento che resterà piú impresso nella nostra memoria
Noi tre siamo sempre a ..., in attesa di poter partire. Non sappiamo neppur approssimativamente quando partiremo, potrebbe essere da un momento all'altro. Gli altri sette sono stati tutti divisi... Non sappiamo dove li hanno mandati, probabilmente nei villaggi vicini
Noi stiamo abbastanza bene. Le fatiche non sano tanto grandi ancora. Siamo trattati non troppo bene, tanto nel mangiare che per dormire. Ma pazienza...
E all'Oratorio come va? Mi scriva. Mi dica anche come va in città, che si pensa, che c'è per aria. Qui non si sa nulla. Saluti a tutti dal suo
GIULIO P....
...12 novembre 1914.
Mio Direttore carissimo,
Mi perdoni se ho lasciato trascorrere parecchi giorni senza rivolgerle tre o quattro righe. Non fu già per, dimenticanza, ma per il poco tempo disponibile che ho per la corrispondenza. Come potrei dimenticarla, dimenticar lei che con le premure piú affettuose d'un vero padre amoroso ha cercato di alleggerire più che sia possibile la nuova vita, che abbiamo incominciato. Oh! quanto differente mi è ora la vita militare, non già per le fatiche e privazioni che dobbiamo sopportare, perchè grazie alla buona costituzione che il Signore volle concedermi, non fanno altro che rinforzare il mio corpo... ma per l'ambiente! Quante cose brutte mi tocca sentire; però sopporto tutto con pazienza e rassegnazione e so anche tutto compatire.
Poveri giovani! Almen sapessero l'errore in cui vivono. Vorrei che questi nuovi compagni provassero anche loro le dolcezze e consolazioni di una vita morigerata e buona. Io non posso fare altro che pregar per loro.
I miseri imprecano alla guerra e non sanno che appunto gli empi sono essi che la vogliono; è questo il castigo del cielo, il flagello del Signore; e i buoni sono troppo pochi per placare l'ira d'Iddio con le preghiere; ma verrà ancora il tempo della misericordia, e la pace di nuovo trionferà; lo speriamo, lo vogliamo!
Con quanto piacere ho letto la sua cara lettera. Mi pareva di rivivere quei giorni felici del nostro Oratorio, mi pareva sentire quelle parole uscire dalla sua viva voce. La ringrazio dal profondo del cuore anche per gli auguri pel mio onomastico.
Quello però che mi rincresce e di cui siamo certi si è che domani sera partiremo per .... Invece di avvicinarci, ci allontaniamo sempre più dalla nostra bella città, e ci avviciniamo verso il nord. Anche la facilità di rivederci è diminuita.
Addio, mio carissimo Direttore, mi conservi sempre il suo affetto e amor paterno, ed io non mi dimenticherò mai di lei e della sua grande bontà.
La prego ancora di volermi salutare profondamente tutti i suoi cari confratelli ai quali tutti vorrei scrivere, ma mi manca il tempo. Mi saluti di cuore anche i miei amati ragazzi e compagni dei quali ci raccomandiamo alle innocenti preghiere.
Lei pure preghi per me, anch'io pregherò per lei, e cosi, nella preghiera che innalzeremo insieme al Signore, saremo santamente uniti.
L'abbraccio coll'animo. Suo per sempre
aff.mo ed um.mo
CARLO G....
Fa' tutto, soffri tutto per guadagnare anime al Signore.
Sac. Giovanni Bosco.
(1) É diretta ai soci della Compagnia di S. Luigi.
VARI Cooperatori hanno espresso il desiderio di vedere nel Bollettino una pagina adatta per i loro figliuoli, contenente qualche buon consiglio, qualche bell'esempio, qualche buona parola che serva a stimolarli alla virtú.
Lieti di poterli soddisfare - trattandosi di una domanda cosí opportuna - ci piace aprir questa rubrica con alcune esortazioni rivolte da Don Bosco ai giovani dell'Oratorio in quegli anni in cui, avendone egli stesso la direzione, affettuosamente raccomandava loro quello che stimava piú necessario per renderli felici in questa e nell'altra vita.
Ed ecco uno di questi discorsetti, che, massime al principio di un nuovo anno, può destare generosi propositi nei giovani lettori. Si figurino di essere nel numero dei giovani allievi di Don Bosco, di sorridere anch'essi al sorriso inalterabile di questo buon Padre, e di ascoltare ognuno le sue parole come dirette a sé in particolare.
Un gran pensiero.
Un gravissimo pensiero occupa la mia mente e non posso fare a meno di manifestarvelo. Ascoltate. Se entrate nel laboratorio dei calzolai e domandate: « Perchè state, qui a lavorare dal mattino alla sera, a cucire le scarpe, impegolare lo spago...? » vi sentirete rispondere: « Per imparare il mestiere, per divenire buoni calzolai. ».
Andate nel laboratorio dei falegnami e domandate a quei giovani: « Perché piallate il legno, maneggiate il martello, la squadra e il compasso? » Vi risponderanno: « Per diventare buoni falegnami e guadagnarci, quando saremo grandi, un pezzo di pane ».
Bene, miei cari giovani, io domando a voi: e Perché avete lasciato le vostre case, perché siete venuti qui nell'Oratorio? » Voi mi direte: « Per studiare, per istruire la nostra mente, per farci uomini ! »
Ma se tanto si fa per imparare un'arte, per avanzarvi nelle scienze, io domando di nuovo a tutti: « E che cosa state a fare in questo mondo ? »
E voi mi rispondete a una voce:
- Noi siamo venuti a questo mondo per conoscere, amare, servire il Signore, e poi andarlo a godere nella celeste patria.
In altri termini, non è vero? voi mi rispondete che siete in questo mondo per salvare l'anima vostra!
È da qualche tempo che ho nella mente questo pensiero; oggi piú che mai mi stava fisso nel cuore, e ve lo volli manifestare.
Oh ! potessi dirvelo coree lo sento! Ma le parole mancano, tanto è importante e sublime il soggetto. Oh! se voi tutti aveste d'innanzi questa grande verità! se lavoraste unicamente per salvare la vostra anima!... Non ci sarebbe piú bisogno né di regolamenti, né di ammonizioni, né di Esercizi di buona morte (1), perché avreste tutto ciò che è necessario alla vostra felicità. Se tutte le vostre azioni avessero per iscopo un fine sí importante, che fortuna sarebbe per voi, che felicità per Don Bosco! Sarebbe tutto ciò che desidero di meglio! L'Oratorio diverrebbe un paradiso terrestre e non succederebbero piú né furti, né discorsi cattivi, né letture pericolose, o mormorazioni, o disubbidienze. Tutti farebbero il loro dovere; perché, persuadiamocene, lo studente e l'artigiano, il ricco e il povero, tutti devono lavorare a questo fine ; altrimenti sarà vana ogni fatica.
Eppure vi sono alcuni che lo sanno e non vi pensano menomamente. Tutte le loro mire sono per gli spassi, per fare una buona merenda... e simili.
E perché non usano per l'anima la stessa diligenza, lo stesso ardore? Perché non vanno in cerca di qualche compagno per indurlo a fare un'opera buona, e andare in sua compagnia a visitare per qualche minuto Gesú Cristo in Sacramento? Quanto sarebbe meglio! Mi ricordo che una volta ascoltando gli esercizi spirituali predicati dalla buon'anima di Don Cafasso, egli trattò cosí bene delle cure immense che gli uomini si prendono per le cose temporali e della niuna cura che han per le cose dell'anima, che quella sera, andati tutti a cena, nessuno ebbe coraggio di mangiare; cosí grande fu l'impressione che ci fece quella terribile verità!
Miei cari figliuoli, pensiamo seriamente anche noi una buona volta ad un affare di cosí grande importanza. Siamo furbi e non stolti! corrispondiamo alle grazie che Dio ci fa perchè ci salviamo, altrimenti verrà il giorno che dovremo piangere la nostra stoltezza.
I giovanetti, accostandosi in questo mese ai SS. Sacramenti, ricordino quest'ardente raccomandazione di Don Bosco e chiedano al Signore la buona volontà di accogliere e assecondare quei buoni consigli, che, mese per mese, la parola o gli esempi di quel grande loro amico che fu Don Bosco daranno nel 1915 in questa pagina del Bollettino.
(1) È la pia pratica di accostarsi ai SS. Sacramenti ala fine o al principio di ogni mese, con tali disposizioni di animo, come se si fosse in punto di morte. Don Bosco la promosse con ardentissimo e illuminato zelo, e con gran frutto, tra i suoi alunni.
REPUBBLICA ARGENTINA
Dal Territorio del Chubut. Preghiere per la pace europea.
(Lettera del Missionario D. Bernardo Macchina).
Rawson (Chubut), 24 ottobre 1914. AM.MO E REV.MO SIG. D. ALBERA,
ATTERRITi dal rombo della guerra e dall'onda che fa rosseggiare di sangue cristiano il suolo di tante nobili nazioni, ci siamo con gran premura al primo scoppio delle ostilità rivolti a Dio, che fa misericordia nello sfogo stesso della sua giustizia e perdona nel tempo della tribolazione i peccati di quelli che a Lui si umiliano nella sincerità del cuore.
E a mali straordinarii, straordinarii rimedii; cosí abbiam pensato di scuotere l'animo di questa nostra cara gioventù con brevi missioni, in differenti luoghi.
I primi ad averla furono i nostri alunni interni, esterni e oratoriani, qui a Rawson. Antecedentemente preparati nelle scuole e nei catechismi, ne ricavarono ottimo profitto. Si vide rinnovato tra loro, in quest'occasione, l'edificante spettacolo dei primi tempi dell'Oratorio, perché quasi tutti si presentarono al confessore collo scartafaccio delle loro miserie, di cui neppur una vollero dimenticata. E bisognò lasciarli fare.
Anche al presente van benone e ci lusinghiamo che sarà per germogliare tra loro qualche bel fiore di vocazione religiosa, perché parecchi parlano di raggiungere quattro dei loro compagni, che l'anno scorso da Rawson e Trelew si recarono al nostro Piccolo Seminario delle missioni. Dio lo faccia!
In Trelew i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice non hanno internato, ma le loro scuole rigurgitano di esterni. Indetta la missione pro pace, i primi ad averla nel loro cuore furono loro, perché tutti attesero con vero slancio alla missione, tre volte il giorno, e le preghiere e comunioni che si fecero per scongiurare i mali presenti non resteranno inesaudite. Infatti là pure abbiamo la consolazione di vedere che il frutto ottenuto perdura colla buona condotta.
Avutane licenza dalle primarie autorità locali si fissò una terza missione per i carcerati dello Stato che sono assai numerosi. Ve ne sono di tutte le razze, cinesi, turchi, protestanti, maomettani e pagani: e tutti vi presero parte spontaneamente e volentieri.
La Direzione delle Carceri giudicò conveniente di mandare un picchetto di guardie per tutela dell'ordine, ma non ve ne fu bisogno, perché i rinchiusi si mostrarono tutti attenti, docili e assidui. Le semplici e terribili verità eterne lasciarono in loro profonda impressione e ne ho visti non pochi ben penetrati e commossi. Molti le sentivano per la prima volta. A tutti si raccomandò che si presentassero a qualcuno de' missionari; se non volevano confessarsi si sfogassero almeno con un cuore amico; ne riceverebbero certamente conforto. Accondiscesero quasi tutti. Cosí molti poterono essere disposti alla S. Comunione; altri promisero di farlo dopo maggior istruzione e da tutti si cavò qualche buon frutto. E bisogna confessare che la misericordia di Dio fu ben grande, perché più di trenta sono accusati di omicidio con circostanze aggravantissime.
Per la chiusura si preparò una bella e cara festa. Noi ci andammo coll'armonium, la banda e i cantori. Nel carcere non vi è cappella. Ci approfittammo del camerone che serve loro di laboratorio, refettorio e riparo nelle intemperie. Si ripulí, si ordinò, e, tappezzata un po' la parete, quella a cui si appoggiò l'altare portatile, la chiesa fu bell'e preparata.
Alle 7, tutti là raccolti, sotto gli sguardi pietosi di Dio, incominciò la S. Messa.
Se avesse sentito, signor D. Albera, come pregavano a voce spiegata e con affetto e divozione! Sui volti dei più stavan scolpite la fede e la pietà; parevano una comunità religiosa. E l'emozione si fece più intensa, quando i cantori incominciarono a diffondere le soavi e devote note del canto per la comunione che fu assai numerosa. Oh io credo che l'orazione dell'innocenza e del pentimento avrà trovato favore al trono del Signore. Sono troppo belle queste armonie dell'anima, perché il buon Dio non se ne debba compiacere.
Dopo messa ebbero tutti colazione con cioccolata, pane fresco e sigarette. La Missione Salesiana fu contentissima di poter offrir loro questo conforto. Anche i nostri convittori che avevano pregato e s'erano comunicati con loro, li vollero rallegrare colle loro amene cantate, con discorsetti e declamazioni, e tutto fu gradito festeggiato e applaudito con un subisso di evviva e battimani e con ogni cordialità. E avendo la banda preludiato con un valtzer domandarono il permesso di far quattro salti, divenendo la festa cosí intensamente gioconda e gaia, quale in vita mia non vidi mai altra volta! Era proprio l'espansione viva di cuori in pace con Dio e con tutti.
Alla funzione di chiusura, si pregò per la perseveranza, per gli amici e i nemici, per le autorità e per la pace. Dati gli ultimi ricordi, cantato un inno alla Madonna, impartii la benedizione papale coll'indulgenza plenaria e fini con generale rammarico la miglior parte della festa.
Si fece ancora un po' di musica e i nostri presero commiato dai loro nuovi amici. I ragazzi avevano fatto bene e di gran cuore: e se ne andarono colmi di ringraziamenti e benedizioni, portando seco il cuore dei poveri rinchiusi.
Quanto sono belle e come affratellano le feste della carità! Ne potessimo fare piú spesso!
Io, fermatomi ancora un poco per ringraziare il Direttore delle Carceri, che doveva venire per la distribuzione di un buon bicchiere di vino, tornandomene poi solo verso casa, pensava come succeda anche oggi quello che succedeva nei tempi, in cui predicava il Divino Salvatore: la sua dottrina disprezzata da molti, rinnegata da moltissimi, sdegnata o trascurata dai piú, é ricevuta con amorosa docilità dagli umili e semplici di cuore, dai disgraziati e dai peccatori rinsaviti, i quali vi trovano pace, luce e conforto.
Oh! la intendessero i moderni farisei se non vogliono incorrere nella sventura dei loro disgraziati predecessori.
Dell'operato nelle carceri si pensò far relazione al Ministro di Giustizia perorando la causa dei prigionieri, e spero di ottener loro qualche sollievo di comodità materiali ed igieniche.
Missione chiama missione. Il capitano del Corpo di guardia, avendo ascoltato qualche predica, giudicò, e giudicò rettamente, che una missione non sarebbe stata un male anche per la sua gente d'armi, e me ne fece parola. Pensi Lei se non aderii volentieri! Stiamo già affrettandone l'ora col desiderio.
Si sono indette preghiere pubbliche per la pace anche nelle popolazioni di Trelew e Rawson. Sul nostro periodico « La Cruz del Sur » ne abbiamo inculcato e dimostrato il dovere, la convenienza e la necessità di farle. Qualche cosa s'ottenne già, il resto verrà colla novena dei morti e il mese di Maria Immacolata, che sogliono essere molto frequentati.
E ci arride la speranza che Iddio misericordioso vorrà accogliere benignamente le preghiere, che si elevano a Lui da questo remoto e quasi sconosciuto lembo della terra, e ci ridonerà la pace tanto sospirata. Questa orrenda e non mai piú vista guerra portò lo squilibrio economico in tutto il mondo, e anche da noi si comincia a sentirne il peso schiacciante. I generi alimentari, anche di primissima necessità, costano un occhio e il sostenimento delle nostre opere di religione e beneficenza si va facendo un problema che solo la Divina Provvidenza potrà risolvere. Affidiamo a Lei i nostri orfani, indigeni, poveretti ed ammalati: a Lei affidiamo le stesse nostre missioni della Pampa senza confini; Ella sola è la nostra speranza e sarà la nostra risorsa. Lo speriamo, lo crediamo.
In fine, amatissimo Padre, non posso occultarle la pena grande che tutti proviamo, per non poter uscire alle missioni della campagna da quasi tre anni, per mancanza di personale. Nove preti per attendere a cinque paesi, a una colonia, e a cinque collegi, all'ospedale e alle carceri, son già troppo pochi. Ma i reclami che ci piovono da ogni parte per lettera, per telegrafo e verbalmente, sono incessanti e pressantissimi. E siccome dobbiamo sempre differire e anche negare, le lamentanze e le proteste si elevano anche a regioni superiori.
Che possiam fare? In Buenos Ayres, trovatomi col nostro sig. Ispettore, gli esposi lo stato della nostra Missione. Mi ascoltò tutto accorato, cercammo di combinare qualche cosa con ogni buona volontà, ma restai convinto, che egli, malgrado il suo zelo sempre attivo ed efficace, non potrà prestarci valido aiuto. Ci siamo insieme confortati colla speranza degli aiuti che V. S. ci avrebbe mandati. Ma oramai pur questa speranza va svanendo. La guerra assorbi le braccia anche di quelli che si erano impegnati nelle battaglie del Signore e Dio lo ha permesso. Pazienza!
Raggranellate con economie personali, le vogliam mandare cento cinquanta lire per i restauri della Basilica di Maria Ausiliatrice, pel monumento del Ven. Don Bosco e per la Causa del Servo di Dio Domenico Savio. Gli spiccioli son pochini e le intenzioni son molte, è vero; pure è nostra volontà che la piccola somma porti con sé il carattere di vero sacrifizio espiatorio e propiziatorio secondo le attuali circostanze. Il nostro Venerabile dovrà ricordarsi di questa non esigua parte della sua vigna e infondere nei coltivatori il suo spirito e vigore. Savio Domenico s'incaricherà di ottenere ogni benedizione sulla fanciullezza e gioventù di qua, scegliendo quelli che vuole arruolati nelle schiere salesiane. Dalla nostra Madre pietosissima, Maria SS. Ausiliatrice, vogliamo ottenere che faccia risplendere come nel secolo scorso l'iride di pace su tutte le nazioni, di maniera che, cessato il divino flagello, popoli e troni rinsaviti conoscano e confessino che Dio solo è vero re e padre, cui si deve sudditanza e fedeltà, amore ed ubbidienza. Faccia la potente Ausiliatrice germogliare dalle zolle inaffiate dal sangue dell'espiazione sempre più rigoglioso l'albero della Fede cattolica; e diffonda ovunque lo spirito di Religione, per cui, amorosi e docili, tutti ascoltiamo umilmente la voce della Chiesa, maestra delle genti, e ci lasciano tutti guidare da Colui che è il dolce Cristo in terra, sotto la cui paterna protezione e guida godremo la tranquillità dell'ordine, coi maggiori frutti di ogni prosperità e progresso spirituale e materiale. Amen !
Ci benedica tutti in Domino.
Suo aff.mo figlio
Sac. BERNARDO VACCHINA.
MATTO GROSSO (Brasile) Nuova escursione al Rio das Mortes.
(Lettera del missionario D. Giovanni Balzola).
Colonia S. Giuseppe al Sangradouro, 3 settembre 1914.
VEN.MO e REV.MO SIG. D. ALBERA, DEO GRATIAS! Tra le contrarietà e i sacrifizi quotidiani della vita di un povero missionario, la Divina Provvidenza manda sempre qualche conforto per sorreggerlo nell'ardua impresa.
L'anno scorso al principio di agosto le dava la notizia di un'esplorazione fatta verso il Rio das Mortes (1), promettendole di tornarvi quest'anno, e la promessa, grazie a Dio, si compiva con esito felice.
Approfittai dell'occasione, in cui quasi tutti gli indii erano andati al solito maguru (caccia e pesca per diverse settimane). Presi con me solamente due di casa e tre giovanetti indii con un mulo da soma per portarci dietro l'indispensabile alla vita, affine di potere, essendo piú liberi, raggiungere piú facilmente l'intento.
La partenza avvenne il giorno di San Lorenzo, 10 agosto. La prima tappa fu al luogo che avevamo denominato pouso o accampamento di San Bonaventura. E di là, invece di seguire le tracce verso Nord, piegammo a N. E. aprendoci una nuova strada.
Fatti pochi chilometri, su di un ponte improvvisato transitammo il torrente alla cui foce l'anno scorso facemmo alt e innalzammo la Croce, e passammo la seconda notte piú in là, essendovi ottima erba per gli animali e buon'acqua.
Il giorno seguente, partimmo di buon mattino e battendo sempre la medesima direzione di N. - N.E. - E. credevamo esser giunti verso sera al Rio das Mortes. L'oscura foresta e la qualità del terreno ce l'avevano fatto sperare e invece ci eravamo inoltrati in un terreno pantanoso, certo impossibile a transitarsi in tempo di pioggie.
Spiammo ansiosi da una parte e dall'altra per vedere se potevamo avvicinarci al Rio o almeno trovar buon'acqua, perché già cadeva la notte, ma in fine essendo già tardi dovemmo fermarci e accamparci alla meglio.
Al mattino, appena svegliati, gli indii con gioia mi dissero:
- Padre, il Rio è vicino, perché questa notte udimmo il rumore delle cascate.
Prestando noi pure attenzione, udimmo verso levante un rumore, cupo cupo, che pareva tuonasse a molta distanza. Mi abbassai al suolo per udir meglio; e certi di esser vicini al fiume si riprese allegramente il cammino. Dopo dodici chilometri circa eravamo infatti su quelle splendide rive, nel punto in cui le continue cascate tra immensi macigni producono quel grande rumore.
Ci apparvero subito le vestigia della tribú nemica sulla sponda opposta, nel campo tutto bruciato e nelle loro stesse pedate.
Era nostro vivo desiderio di passar colà il resto della giornata in esplorazione per prender la via del ritorno il giorno seguente, ma non ci fu possibile, perché il luogo era tutto secco e i nostri animali avevano già passato male la notte anteriore. Ci bastò di aver identificato il fiume e trovata la giusta direzione per andarvi, facendo poco piú di 5o chilometri.
Così, a Dio piacendo, l'anno venturo andremo con tutti i nostri indii al maguru in quella parte facendo conto di mettere l'accampamento principale sulle rive del fiume e poi passar i nostri animali dall'altra sponda, e accompagnati da alcuni dei nostri indii valorosi inoltrarci verso il Nord in direzione della gran Serra do Roncador e del Rio Paranatinga, proprio dove siamo arrivati nel 19oo in cerca dei feroci Cajabis. Sarà un'escursione in una zona completamente inesplorata, abitata non saprei se dagli Indii Cayapós o Chavantes, o fors'anche dagli stessi Cayabis. Questo è l'omaggio che ci proponiamo di tributare a Maria SS. Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco nel loro centenario!
Chi vuol farsi un'idea piú esatta del luogo, l'osservi sulla carta geografica dal 14° al 16°' di latitudine sud e all'11° di longitudine, dove vede completamente isolati i nomi del Sangradouro e di altri piccoli affluenti, per cui passa la strada delle nostre Colonie.
Appena tornato dalla suddetta escursione, ne dovetti intraprendere un'altra verso il Sud per compiere la promessa fatta ai nostri neofiti di far loro una visita al maguru nell'alto Rio, Vermelho e nel San Lorenzo.
Avevo disposto di partire la domenica 23 dopo la S. Messa e la benedizione col SS. Sacramento, quando al momento di andare all'altare giunse il telegrafista a dirci che in quell'ora a Cuyabà tutte le campane suonavano per la morte del Papa Pio X. È facile comprendere l'impressione che ci produsse una tale notizia. Quantunque lo considerassimo un santo, tuttavia applicai subito la S. Messa e feci recitare il S. Rosario da Requiem per quella grande anima e le affidai nel medesimo tempo il viaggio che stavo per intraprendere.
Terminata la funzione, insieme con uno di casa e due Bororos mi avviai felicemente verso le foreste del Sud, seguendo le tracce del recente passaggio dei nostri indii, che non hanno mai un sentiero ben battuto per recarsi da un luogo all'altro, ma cambiano facilmente affine di percorrere nuove terre e trovare maggior caccia. Infatti è già la terza volta che mi reco verso il Sud in visita ai nostri e sempre ho dovuto, passare per sentieri nuovi, aperti da noi o da loro.
Questa volta pensavo di trovar presto la prima turma, ma rimanemmo ingannati. Viaggiando sino verso sera, si arrivò al luogo dove pochi giorni prima una nostra guida li aveva visitati, ma non c'erano più; avevano trasportato l'accampamento nell'interno presso il fiume Porubbi, dove abbondano i pesci.
Il dì seguente, 24, levatici di buon mattino,, proseguimmo le nostre ricerche. Incontrammo due altri accampamenti abbandonati, quindi attraversammo una boscaglia, arrivando in margine di alti precipizi, dove si presentarono al nostro sguardo monti, valli e burroni con oscure foreste: uno splendido panorama, ma che per noi presentava serie difficoltà.
Grazie a Dio, spingendo lo sguardo per cercare la direzione da prendere, le due guide videro in lontananza innalzarsi un poco di fumo. Ci dirigemmo a quella parte e in breve fummo là, ov'erano tutti uniti perché il giorno prima gli uomini, andati alla pesca, erano ritornati carichi di grossi pesci.
Il nostro arrivo inaspettato in quel nascondiglio produsse le solite esclamazioni:
- Padre, curi arregoddu
E ai primi complimenti, pieni di meraviglia, alcuni aggiunsero:
- Ormai non c'è piú luogo dove i Bororos possano nascondersi e il Padre non li raggiunga!
E tutti andavano a gara per offrirmi pesci fritti e miele silvestre che accettammo da alcuni. Si erano accampati lontani da corsi d'acqua, contentandosi di acqua torbida di luoghi pantanosi, e una pioggia improssiva forni miglior acqua da bere.
Visitai gli indisposti e ne trovai uno che per un colpo di scure sul piede aveva un'enorme ferita, coperta appena con un piccolo straccio. Poveretti! Quando sono sani, si aggiustano a trovarsi da mangiare e se ne stanno allegri; ma quando si ammalano, se la passano ben male. Medicai la ferita, la fasciai... ma bisognava rinnovare il rimedio almeno due volte al giorno, e invece, come la fasciai, cosí sarà rimasta. .finché non si sarà consumata la benda.
Veneratissimo sig. Don Albera, voglia gradire la buona volontà che abbiamo di tenerla al corrente delle cose nostre perché sia mantenuta più viva la memoria dei nostri bisogni spirituali e temporali, e cosí ci venga in aiuto.
Ci benedica tutti, ma specialmente chi ne sente maggiore il bisogno, il suo
Um.mo e aff.mo figlio in Gesú e Maria
Sac. Giov. BALZOLA, Missionario Salesiano.
(N. d. R.). - Il caro Don Balzola, allorché scriveva questa lettera, non aveva ancora, ricevuto notizia del mandato affidatogli di recarsi insieme con Don Solari a fare una visita alla nuova Prefettura Apostolica del Rio Negro, come abbiamo già comunicato ai lettori. Egli, quindi, o si è messo o si metterà gesto in viaggio a quella volta. Vogliano, al Par di noi, accompagnarvelo colle loro preghiere i buoni Cooperatori.
LA MISSIONE DI SEUNG-CIAU
(Lettera del Missionario D. Pedrazzini al rev.mo sig. D. Albera).
Macao, 31 ottobre 1914.
AMATO PADRE,
SAPRA come ultimamente, da buoni fratelli, ci siamo diviso il territorio della Missione ed a me, per diritto di... vecchia conoscenza, toccarono i territori classici della pirateria Cantonese, cioè il Vong-Leong-To ed il Leong-To. Il primo è formato da una serie di isole montuose, nelle cui valli s'annidano popolosi villaggi, murati e merlati. Queste isole sono unite le une alle altre da lande interminabili, quasi periodicamente coperte per intero dall'alte maree, dove rareggiano i villaggi, e questi sono costrutti con bambù e fango. La gente quivi è poverissima e vive della pesca e della caccia all'anitra selvatica.
Il Leong-To invece è un vero giardino. Dall'alto della giunca si ammirano i piú pittoreschi panorami e le coltivazioni più svariate: dal pettinato orto alla soffice risaia, dall'ondeggiante canna da zucchero al fermo arancio, dal gelso al tabacco. E tutto è distribuito con grazia attorno a villaggi lindi e bianchi, che risentono del villaggio d'America o d'Australia, ove il cinese industrioso ha fatto la sua fortuna.
Ecco, amato padre, il paese affidato alle mie povere cure dalla Provvidenza. Bisognava visitarlo per bene, conoscerne i punti piú strategici per iniziare la grande opera, quindi ... exit qui seminat seminare.
Il mio caro A-Leng, il fedel servo, trotta avanti coi due cesti e il lanternino. La città di Seak-Kei va man mano risvegliandosi.
Siamo finalmente allo scalo e monto sulla giunca già piena di merci e passeggeri.
Fosse la stanchezza, fosse l'odore d'oppio che ammorbava l'aria, il fatto fu che quando mi svegliai era alla mèta, alla ridente SeungCiau. Questo villaggio di circa mille abitanti si adagia ai piedi di un monte boscoso, mentre dinnanzi gli si stende la risaia a perdita d'occhio.
Nel centro del paese attorno alla chiesetta vive una piccola comunità di ferventi cristiani. Sono una quarantina circa e sarebbero molti di più, se la continua persecuzione non avesse provato al crogiuolo la loro fede che risale a tre generazioni.
Queste persecuzioni infierirono ancora pochi anni fa e obbligarono una diecina di famiglie a esigliare. Quando il nostro Don Olive fu incaricato di quella missione non erano ancora spenti gli odi, anzi egli stesso fu minacciato di morte e si vide ostacolata in mìlle modi l'erezione di una cappellina. Si arrivò persino ad avvelenare il più influente cristiano, quello che colla sua autorità teneva a freno i pagani e non permetteva ad un perfido apostata di appropriarsi dei beni della Missione.
Si voleva castigare e tradurre i colpevoli ma mancavano le prove, e i cristiani stessi pel timore di vendette maggiori dissuasero il missionario. Tutto allora sembrava perduto quando si trovarono nuovi documenti e Don Olive riuscì ad onta di mille difficoltà ad innalzare la cappella dedicata al S. Cuore e, con la cappella, il morale di tutta quella cristianità.
Io succedo a lui nella cura di queste anime e posso dirmi veramente fortunato.
Ed eccomi alle prime case del paese. Il servo marcia speditamente, ed io con lui. I ragazzi della scuola pagana mi hanno visto, e, data l'importanza... del personaggio, si permettono istantaneamente vacanza! Chi corre avanti, chi indietro e tutti, pagani e cristiani, mi salutano cortesemente. La buona vecchia, che tien le chiavi della casetta, ha già spalancate le porte e inginocchiata sulla soglia della cappella domanda la benedizione. Benedico, e mi prostro a ringraziare il S. Cuore del viaggio felice.
All'uscita del piccolo santuario trovo già schierato il mio piccolo gregge di cristiani che mi saluta col sorriso più schietto. Due giovani spose mi presentano i loro piccoli primogeniti, perchè li benedica. Sono due maschietti che mi sorridono dolcemente e pare m'invitino a dar loro presto il battesimo. Saluto i miei cari cristiani e li rimando dicendo:
- Domani faremo grande festa! Battezzeremo questi bimbi col nome dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.
E mi ritirai nella mia cameretta, mentre quella brava gente entrava in chiesa a pregare.
Oh! se sentisse, amato padre, com'è dolce la preghiera nell'accento cinese, ma specialmente nel dialetto di Seung-Ciau. Si può dire che ogni sentimento ha la sua melodia! Mentre in una orazione i monosillabi cadono squillanti e lenti come colpi di martello sull'incudine, in altre s'affievoliscono, si combinano, tremano come note fuggenti da un violino incantato.
L'atto di contrizione poi commuove, tanto è è la delicatezza in cui vien recitato! Un coro a quattro voci, di vecchi, di giovani, di donne e donzelle che piange i suoi falli avanti al suo Dio!... Le note, da prima sicure, adagio adagio si velano, tremano e finiscono in un morente che costringe al pianto... Come son comprese queste anime semplici dalla sovrana maestà di Dio!
Dopo una settimana di santa dimora fra quei buoni cristiani, con Comunione generale tutti i giorni e l'orazione serale in comune, partii edificatissimo, per visitare il resto della Missione.
Or qui vorrei proprio ricordare ai nostri zelanti Cooperatori che se a Seung-Ciau potessimo aprire una scuola avremmo la consolazione di avere tutti i giovani nelle nostre mani, il che varrebbe la lenta conversione dell'intero villaggio. Chi ce ne può dare i mezzi?!
Amato padre, preghi per noi e ci benedica.
Aff.mo ed obbl.mo figlio in C. J.
DON GIOVANNI PEDRAZZ1NI.
NEL SANTUARIO I restauri.
Venne ridotto il numero degli operai, ma i restauri non vennero sospesi neppure il mese passato. Difatti venne provvisto allo scolo ed all'incanalamento delle acque piovane, e si costrusse una pensilina a fianco dell'esterno del Santuario, nell'interno dell'Oratorio, per avere un passaggio coperto dalla portieria ai portici che mettono alla prima costruzione ove si trovano le camerette di Don Bosco. Ma il problema che è ancora da rìsolvere è la facciata. Non c'è qualche benemerito Cooperatore o zelante Cooperatrice che sia disposto - a onore della Madonna - a facilitarcene la soluzione ? Attendiamo con fiducia - e con imperitura riconoscenza - qualche risposta.
IVa Funzione solenne per la pace e per il S. Padre.
Il 24 u. S. la rigida mattinata non impedì l'accorrere di una fitta moltitudine al Santuario. Spiccavano in essa il pio Istituto delle Suore di S. Pietro, una squadra di alunne della Opera Pia Barolo e una larga schiera di Figlie di Maria Ausiliatrice, che risposero con magnifico effetto agli inni e ai sacri mottetti eseguiti dalla Schola cantorum dell'Oratorio Salesiano, i cui alunni, insieme con le rappresentanze di tutti gli altri Oratori e Circoli salesiani della città, resero con la loro partecipazione alla Sacra Mensa Eucaristica piú imponente la cerimonia. La Basilica era tutto uno scintillio di serici drappi su cui s'infrangevano le numerosissime luci che adornavano l'altare e il tempio gremito. Celebrò il rev.mo D. Albera, che rivolse ai fedeli una tenerissima allocuzione ben appropriata alla vigilia della natività del Re della Pace, e in nome del Suo Vicario impartì, col voto della pace universale, la Benedizione Apostolica. Queste funzioni mensili hanno assunto uno splendore e una pietà veramente singolare. Esaudisca Iddio tante preci ferventi !
Pellegrinaggio spirituale.
Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni, che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale
In omaggio al desiderio del nostro Superiore Generale Don Paolo Albera continueremo a pregare con le piú vive istanze la Vergine Santa , che fu in ogni tempo l'aiuto della Chiesa e del Popolo Cristiano, perché riconduca la Pace in mezzo al mondo, e benedica a tutte le sante intenzioni del Sommo Pontefice BENEDETTO XV.
Nuove Chiese e Cappelle.
Colombia. - Colla benedizione di S. E. Rev.ma Mons. Eladio Perlaza, Vescovo di Cali, per iniziativa di un gruppo di Cooperatori si è eretta una cappella in onore di Maria Ausiliatrice nella Colonia di Pichinde.
Similmente nella città di Tumaco è in costruzione un nuovo tempio, ove il rev. Parroco ha stabilito di dedicare una cappella alla nostra celeste Ausiliatrice.
Spagna. - Nel paesello di Cubo de Don Sancho presso Salamanca, ove la divozione a Maria Ausiliatrice è la divozione dominante, è stato solennemente inaugurato un bel quadro di Maria Ausiliatrice nella chiesa pearrocchiale. Su 8oo abitanti, 15o sono ferventi Cooperatori.
A Matarò (Spagna) la benedizione della nuova chiesa, annessa a quel fiorente Collegio Salesiano, adunò il 29 novembre una gran folla di Cooperatori e di fedeli. Compi la cerimonia, per delegazione di Mons. Vescovo di Barcellona, il nostro Ispettore Don Giuseppe Manfredini. Il nuovo elegantissimo tempio, sorto su disegno dell'architetto Emilio Cabañes, è dedicato a Maria SS. Ausiliatrice.
Un reggimento infantile.
Il sig. avv. Gioachino G. Naranjo, di Siviglia, nostro esimio cooperatore, scrive al sig. Don Albera:
« Con i giovani del quartiere della Gracia si è formato un reggimento scolastico che ha preso il
nome della nostra buona Madre Maria Ausiliatrice ; la cerimonia inaugurale venne compiuta dall'Em.mo Cardinal Arcivescovo. Ne offro a V. S. l'alta direzione insieme con la più alta carica del reggimento medesimo ».
Nei nostri istituti di Spagna e di tutta l'America latina fioriscono da vari anni tali associazioni giovanili. Ne riproduciamo alcune nelle incisioni di questo numero.
GRAZIE E FAVORI (*)
Salvi da meningite.
Mio figlio Antonino, un vispo fanciulletto di 8 anni appena, fu improvvisamente colpito la notte del 13 febbraio 1914 da gravissima meningite spinale che fra spasimi atroci lo ridusse in fin di vita. Per strappare il tenero fiore da morte quasi certa, furono tentate, ma invano, tutte le risorse della scienza. Due medici e un illustre professore, chiamati a consulto, lo diedero come spedito. In preda al piú straziante dolore riposi ogni speranza in Maria Ausiliatrice e iniziai tosto una novena in suo onore, promettendo che avrei fatto pubblica la grazia sul Bollettino Salesiano, se la Madonna si fosse degnata d'esaudirmi. Piú volte il fanciullo si trovò fra morte e vita, ma col progredire della novena la violenza del male s'andò attenuando fra la meraviglia universale; e la gioia dei parenti tutti fu completa quando fu dichiarato fuori di pericolo. Grazie a Maria Ausiliatrice oggi Antonino è perfettamente ristabilito. Riconoscente invio un'offerta in ringraziamento alla Vergine con preghiera di pubblicare la grazia, in adempimento della promessa, affinché tutti nelle loro necessità ricorrano a questa buona Madre, certi che saranno esauditi.
Besnate, 24 novembre 1913.
ELISA Visco GILARDI POZZO.
Il 1° gennaio 1912 mio figlio Giuseppe di anni 18 fu colpito da insolazione e da meningite che faceva fortemente temere della sua esistenza. Il 5 dello stesso mese gli fu dal nostro parroco amministrata l'estrema unzione e dai presenti si preparava la stanza mortuaria, perché tutta la sera rimase immobile da parer morto: anche il padrino Avv. Antonio Gina gli preparò la corona. Quando mio marito entrò nella stanza, mi disse: « Perché non ti raccomandi a Maria SS. Ausiliatrice? Ho letto tante volte che la medesima concede molte grazie ». Ascoltai il suggerimento e invocai la potente Madre di Dio per ottenere la grazia tanto sospirata. Da quel giorno le condizioni dell'ammalato cominciarono a migliorare e dopo poche settimane mio figlio, cosí gravemente infermo, fu restituito sano e salvo all'affetto della famiglia e degli amici. Riconoscentissimi alla nostra buona Madre, Ausiliatrice dei cristiani, preghiamo di voler pubblicare questa grazia.
Lanusei, 2o aprile 1914.
Coniugi BIAGIo e LuIGINA MULAS.
Provaglio d'Iseo. -Ancora una volta, grazia o Madre, amorosa Ausiliatrice! Il mio unico angioletto giaceva oppresso da penosa malattia, ed io, coll'angoscia nell'anima, non sapeva darmi pace. Fu allora che, piena di fiducia, invocai il Tuo aiuto celeste. Fui esaudita! in poco tempo il mio bimbo era perfettamente ristabilito.
Piena di letizia, adempio la promessa di inviare una tenue offerta a favore dell'Opera di Don Bosco e rendo nota la grazia sul Bollettino Salesiano.
24 ottobre 1914.
G. B.
Breccia. - Fin dallo scorso maggio, mio padre fu preso da un malessere interno, che, non sapeva spiegare né come, né donde provenisse. Nonostante le cure più solerti, il male s'aggravò talmente che il medico curante disperava di vincerlo. Allora io ricorsi, piena di fiducia, alla Madonna Ausiliatrice la supplicai implorando pietà e misericordia, e incominciai una novena in suo onore, colla promessa d'inviare un'offerta al suo Santuario e far celebrare la grazia nel Bollettino Salesiano. Non appena ebbi terminata la novena, il babbo entrò in via di miglioramento e di completa guarigione. Rendo vivissime grazie alla Madonna per la grazia ricevuta, adempiendo le mie promesse.
1 agosto 1914.
M. MARIANI.
Sedrina. - Colla piú viva riconoscenza mando la mia offerta alla Vergine Ausiliatrice. Una grazia grandissima Ella ha concesso a mia figlia. Medici bravissimi mi consigliavano di lasciarla all'Ospedale Maggiore per sottoporla all'amputazione della gamba; operazione ch'essi giudicavano indispensabile. Ma la mia Santina non volle fermarsi ad ogni costo. Allora io sentii come una forte ispirazione di ricondurre a casa la figlia e di ricorrere alla Madonna Ausiliatrice. Feci pregare in codesto Santuario e ogni giorno noi pure pregavamo con tutta confidenza. Mia figlia per provare alla Madonna che confidava in Lei sola (giacché i medici l'avevano dichiarata inguaribile) non volle piú la visita del Dottore per tutto il mese di maggio. Maria SS.ma però voleva provare la nostra fede : perchè il male cresceva e i dolori si facevano sentire piú atroci.
Ma, oh, meraviglia ! Proprio nel giorno 24 di maggio, l'ammalata ebbe un notevole miglioramento che andò ogni giorno crescendo cosí che oggi, con grande meraviglia dei parenti e amici, trovasi perfettamente guarita.
Noi riconoscenti sciogliamo l'inno del nostro ringraziamento a Maria Ausiliatrice.
19 agosto 1914.
CAROLA GHISALBERTI in SALVI.
Lugagnano. - La nostra bimba Maria di anni 4, fu nel marzo di quest'anno, che volge ormai al termine, assalita da violenta bronchite con minaccia di meningite. Il medico che, pur prestava alla povera piccina le piú sollecite cure, non esitò a dichiarare il caso assai grave e quasi ci disponeva all'inevitabile perdita della bimba. In tanta angustia, unitamente a mio marito, mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, promettendo di far pubblica la grazia se la nostra cara figliuoletta fosse guarita. E Maria SS. Ausiliatrice ascoltò la supplica del nostro cuore desolato e ci esaudí, ottenendoci la completa guarigione della nostra piccola Maria.
Pieni di gratitudine rendiamo pubblica la grazia, pregando la Vergine di Don Bosco a tenere sotto il suo manto celeste la carissima nostra piccina.
16 novembre 1914.
Coniugi Rossi.
Montemagno. - Nei primi giorni di agosto una persona a me carissima e stretta pure da parentela dovette partire da Torino e traversare l'Europa nel momento appunto che la grande guerra era incominciata. Da dieci giorni nulla si sapeva di quella persona e le nostre ansie per una possibile disgrazia erano continue e non ci lasciavano pace... Subito pensai di rivolgermi a Maria Ansiliatrice e volli a lei raccomandarmi. Mi recai al Santuario e dopo aver con viva fede pregato la Vergine SS. ordinai un triduo di benedizioni. Questo triduo si stabilì di cominciarlo solo due giorni dopo: intanto mi procurai una immagine di Maria Ausiliatrice, un ritratto del Venerabile Don Bosco e piena di speranze mi recai a casa mia.
Ebbene, proprio il primo giorno del triduo arrivò un telegramma con ottime notizie e qualche giorno dopo quella cara persona giungeva a destinazione. E da notare che il telegramma portava la data del giorno e dell'ora precisa in cui ebbe principio il triduo, quando il minore dei miei figli, ancora bambino, che mi accompagnava, sacrificando parte di una piccola somma alla quale ci teneva, la metteva con vero slancio di fede nella bussola dell'altare della Madonna.
Queste circostanze precise come le scrivo mi hanno molto impressionata e credeudo aver ricevuta da Maria Ausiliatrice una vera grazia, desidero che il fatto sia noto, piena di riconoscenza.
6 settembre 1914.
A. C. B.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don bosco, i seguenti
A*) - Aci Catena : Agatina Soldano in Arena, io - Aci Sant'Antonio : Una pia persona, io - Acqui : Maria Tarditi - Airasca : Olimpia Chiar bonello - Alassio : Maria Tabbò fu G. B., 15 - id.: Aldo Gianazza, 5 - Alba: Ida De Giacomi - Alessandria: Dante Benzi, 2 - Alice Castello: S. G., i - Alvisopoli : Teresa Peresa in Trevisan, io - Aranno (C. Ticino): N. N., io - Asti: N. N., 2 - Azzone : Giacomo Morelli, 100.
B) - Bagnacavallo : E. L. - Bagnatica : Battista Maestroni, 2 - id. : Domenico Maestroni, 5 - Bardonecchia : Delfina Menso, 2 - Bari : Ing. Pietro Tramonte, 17 - id.: Maria Anito, 2 - Barzago : Francesco Longhi, 5 - Benna : Raffaele Lanza, 15 - Besnate : Elisa Visco Gilardi Porro, 25 - Bologna : Ernestina Belli - Borgomanero : F. Bruni, 1o - Borgo San Martino : N. N., 5 - Breno : O. E., 5 - Bressana : Angelo Bellinzona - Brusson : N. N., 5 - Buenos Ayres (R. Argentina): N. N.
C) - Caluso : Cristina Giuliano, 20 - Caltanisetta : Francesco Vendemmia, 5 - Campoligure : Can. D. Giuseppe Salvatore Olivieri, 45 - Canicatti: Marietta La Lumia in Caramazza, 20 - Caprino Veronese : Elena Becherlz, io - Casale Monferrato: D. Oreste Ghigo, 5 Casalgrasso: N. N., 3 - Castelnuovo nei Monti - Mons. Giovanni Bertoldi, 5 - Castelnuovo Scrivia Enrica Coda - Castel Rosso : Teresa Ladda - Castronovo Sicilia : Maria Rosa Vinci. 5 - - Catania : D. Vincenzo Portaro, 5 - Cavallermaggiore N. N., 5 - Cerrina Monferrato: Giuseppina Bollo, io - Certosa di Rivarolo : Signora Tomassini - Cessole : Giuseppe Mascarino, 20 - ia Zeffirina Gallo - Challant Saint-Anselme : Carolina Brun, 1.25 - Cherasco : Luigi Viberti, 2 - ia T. G. F., 5 - Chiampo : Rosina Dal Cason i - Cicagna: G. Bacigalupo, 2 - Cividale, Maria Ludici in Missio Maestra, 5 - Cologne Bresciano Faustino Giardini, 2 - Coneglia : Famiglia Fabris, 5 - Cornigliano : Ligure : L. C. -- Cravanzana : Agnese Secco - Cremolino : Giuditta Giacobbe, 5 - Croce S. Spirito di Castelvetro Piacentino : Clementina Croci in Belli, 11.20 -- id.: Pierina Belli, 4 - id.: Luigia Barone Ved. Raimondi, 2.io - id.: Maria Belli in Belli, 1.20 - id.: Barbara Rizzi in Croce, 3 - id.: Delfina e Rosa Morandi, 10,76 - id.: Unione Cattolica Femminile, 5 - id.: Giovanna Aimi, 4.
F) - Faenza : Teresa Rissi in Gentili, 5 - Faeto di Monfestino : Francesca Candeli in Casolari - Fa ria Canavese : Maria Cattaneo, z - Firenze:. Attilia Buchi, i - id.: N. N. 2 - Forano : D. Francesco Riccliini, 5 - Fossano : Federica Tallone in Masera, 25 - Frassinello : Felicina Sardi in Necco, 50 - Fresonara : Bartolomeo Barco, 5.
G) - Gallarate : Regina Forni V. Rabitti, 5 - Galliano : Maria Merani, 5 - Garessio : Giuseppina Ghiglione - Cavi : Emilia Maragliano, 3 - Genova : Luigi Mezzoliso, 3 - id. : Erminia Brigatti in Repetti, 5 - id.: Clementina Muroni Ved. Mereu, io - Gergei: Rita Anna Angioni - Girgenti : Assunta Di Caro, i - Gorno : Maria Varischetti in Nicolis, 5.50 -Grammichele : Dott. G. Mazzone, 5 - Gropparello : N. N., 5.
I) - Imola : Enrica Galeati, 5 - Ivrea : N. N. 5.
L) - Lanciano : Dalinda Piccoli, 3 - Lecce N. N. - La Paz (America): Alessandro Salcedo e consorte - Lugagnano : Coniugi Rossi, 5 - Lugano (C. Ticino): Giacomino Tarabola, io.
M) - Malvino : Edvige Ivaldi, 2 - Marano Valpolicella : N. N. - Mede Lomellina : Carolina Celada, 6 - Milano : E. Camusso in Febbraro, 5o - Mombarcaro : Teresa Roello in Rossi, 3 -Mombello Torinese : Giovanni Cerutti - Monasterolo : Sebastiano Astegiano - Mondacce (C. Ticino): Geltrude Decarli, 5 - id. : Martina Balemi, 5 - Mondondone : D. Marcello Cantù, 5 - Montebelluna : Italia Nardes, 1.25 - Montegridolfo: Albina Renzi, io - Montedimalo: Emilia Casara, 5 - Morosolo : Antonietta De Micheli, 15 - Mura : Antonio Valgonio, io - Murano : A. M. V. D., 25 - Muravera : Dr. Enrico Murgia, 5.
N) - Negrar : N. N., 17 - New York (St. U.): Annetta Fioretta, io - id.: Agatina Pianeta, io - Novareglia: Caterina Martinallo, 2 - Novi Ligure : Gina Lasagna, 5 - Nunziata : Suor Maria Cardano, 1o -Nuoro: Nicolò Falchi, 5o - id. E. M. G., 1o.
O) - Occimiano : Carolina Provera, 3 - Orgiano : Giuseppina Dalla Libera in Saggiorato, 5 - Ormea : Isolina R., 3 - Ortona a Mare : Raffaele De Ritis, 2 - Orzinuovi : Marta Bresciani, 5 - Ottaiano: Annunziata Raffaele, io.
P) - Paularo : Luigia Clama in Fabiani, 20 - - Pavia : N. N., 5 - Pedara : Domenica Bonacorsi, 25 - Perosa Argentina : Giuseppina Laggiard - Pian Camuno : Due divote contadine, 9 - Piani di Valle Crosia : M. T. - Pietraperzia Giuseppina Di Blasi in Cremona, 15 - Pilastro Frignano : Enrichetta Villa, 5 - Piossasco Giuseppe Comandone - Ponte S. Pietro : Giulia Rota Ved. Bulla, 2 - id.: Angiolina Nespo in Bonzanni, 30 - Ponzana Novarese : Vittoria Varalda, 5 - Ponzó : Camilla e Annunziata Ciuffardi, io - Preseglie : Maria Tirroni in Caini, 2.
Q) - Quinto Vicentino : Luigi Bortolasso, io.
R) - Riese : Italia Parolin, 25 - Rivanazzano Colombina Leidi, 6 - Roddi d'Alba: Domenica Bollano, io - Roma: B. G. O., io.
S) - Saluggia : Marietta Donoto - Sant'Alfro: D. Venerando Coco, 34 - S. Anna d'Alfaedo Brigida Carrara, io - S. Benedetto Po : Ch. Luigi Nosari - S. Candido : Giovanni Carpignano, 7 - S. Clemente : Giovanni Tovini, 5 - S. Damiano d'Asti: Gabriella Franco, io - S. Giorgio Canavese : N. N., 1o - Santulussurgiu : Maria Francesca Massidda, 18 - S. Michele d'Asti: Caterina Givogre - S. Pier d'Arena : Maria Rolando, 20 - S, Vittoria d'Alba: Domenica Cavallotti, 5 - Savigliano : B. Bruno Caterini, 2 - Schio : G. B., 2
- Sillavengo : Ferdinando Crosa, 5 - Sizzana Novarese : Guglielmo Varalda - Stallavena : D. Gioachino Maccadunza, iio - Stroppiana: G. G., 3 - Spezia : Annunziata Onorato, io - Spilimbergo : Augusta Da Spilimbergo, 2 - Stella S. Martino : Tommaso Poggi.
T) - Talucco : Clemente Berti, 5 - Tavoleto Bettina Ceccaroli, 15 - Taranto : Spina Hegle, 2 - Terra del Fuoco : Battista Remezzaldiero, 4 Thiene : Sac. Gaetano Patronat, 2 - id.: D. Francesco Vezzaro, 2 - Torino : N. N., 5 - id.: F. A. - id.: Lucia Ghebar, 3 - id.: Annetta Sacco - id.: Clotilde Faggiani, 3 - id.: Clotilde Faggiani, 3 - id.: Maria Bernardi - id.: M. T. C., io - id.: Giovanni Serilli, 5 - id.: C. S. - id.: Giovanni Cresto, 5 - id.: Elisa Guidoni, io - id.: Ved. Fontana - id.: Caterina Romate, 3 - id.: Giuseppe Sauli - id.: Maria Ibertis - id.: Elena Uberti in Corte, io - id.: Dam. Camilla dei Conti Schiari - id.: F. R. D., 5 - id.: Maria Pignatello -- Torre Pellice : F. R. D. 5 - Trecate Costantino Tirone, 5 - Tromello : Annita Cappa, 2.
V) - Venegono Superiore : Rosa Alberti, 2 Vercelli : U. E. - Verduno : Maria Laneri -- id. Maria Fava - Vermiglio : Domenica Gabrielli, 20 - Verolengo : Giustina Vaschette, 5 - Vesime : Emilio Giordano, 14 - Vicenza : M. G., 5 - Vico Canavese : F. Z. A., 2 - Vignale : Famiglia Giovanni Pozzoli, 5 - Voghera : Elvira Pagani, 2.
Z) - Zeme Lomellina : A. B., 5 - Zoppola Rosa Pighin Ved. Finos, 6.
X) - N. N., 4 - Carlo Reviglio, 2 - Paola Gualdi - R. A., 3.
Santuario di Maria Ausiliatrice TORINO-VALDOCCO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque anodo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi sempre all'indirizzo del Sac. Paolo Albera, Via Cottolengo, 32 Torino.
Ogni sabato, alle 7.15 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice..
Dal 1° gennaio al 10 febbraio:
24 gennaio - Va funzione solenne per la pace e per il S. Padre, alle 7,15.
26.27.28 gennaio - Triduo in prepazione alla festa di S. Francesco di Sales - Dopo la messa delle 6, predica, Benedizione -Alle 17, lode, predica e benedizione.
29 gennaio - Festa di S. Francesco di Sales. - Messe dalle 4,30 alle 11,30 - Ore 1o Messa Pontificale - Ore 15,30 Vespri pontificali, panegirico e benedizione.
30 gennaio - Tutte le preghiere latte nel Santuario sono applicate in suffragio dei Salesiani, Cooperatori e Benefattori defunti.
2 febbraio - Purificazione di Maria SS. - Orario delle feste soppresse.
5 febbraio - Primo venerdì del mese -- Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.
Per la Biografia di D. Bosco.
(Due guarigioni prodigiose).
(N. d. R.). - Ci venne inviata la seguente relazione, che illustra l'ultima visita fatta dal Ven. D. Bosco a Varazze nel 1886, prima di recarsi a Barcellona, e ben volentieri la pubblichiamo. Chi avrà la bontà d'inviarci notizia diretta di qualche fatto speciale della vita di D. Bosco, ci farà un vero regalo.
Al gran numero di grazie singolari ascritte all'intercessione del Ven. Don Bosco, ne aggiungo due strepitosissime, che forse potrebbero cadere in oblio.
Un mio nipote, certo Anselmo G. B., ora giovane robustissimo, di ventotto anni, ammogliato e padre di tre bambini, era nato affetto da grave atresia. Tutte le celebrità mediche erano concordi nell'affermare che il piccino avrebbe dovuto essere vittima del suo male, poiché la scienza era impotente innanzi a un male di tale gravità. Parecchie volte fu tentata l'operazione dai medici curanti, ma sempre con iscarsissimo risultato. In ultimo insieme ai parenti, volli portare il piccolo malato a Genova, colla speranza che chirurgi piú valenti assicurassero la vita al bambino. Ma quale non fu la delusione e la disperazione nostra, allorché ci sentimmo rispondere che sarebbe stato inutile il tentare di ripetere l'operazione, poiché si sarebbe sottoposto il bambino a una lunga tortura col solo risultato di prolungargli di qualche giorno la vita. Abbandonata allora ogni speranza nei mezzi umani si pensò di ricorrere all'aiuto di Chi solo poteva darlo; e approfittando della venuta di Don Bosco a Varazze (l'ultima volta che vi si fermò), fu portato il bambino malato nel paese suddetto allo scopo di ottenergli una benedizione da Don Bosco. Questi posò le mani sopra il capo del bimbo, raccomandò ai parenti di pregare e di avere fiducia in Dio ed egli pure fece una breve preghiera. Il bambino, che aveva dato continui segni di sofferenza, non emise piú alcun lamento, le funzioni dell'organismo si stabilirono in modo perfetto, e i medici non fecero che constatare con meraviglia e stupore il fatto strepitoso, senza potersene dare spiegazione e chiamandolo essi stessi un miracolo.
Dopo tre anni di sofferenze e di patimenti, quanti n'aveva d'età, un altro bambino, certo Anselmo Carmelo, mio nipote anche questo, nato in Montevideo, era stato trasportato in Italia, dopo che i medici americani avevano dichiarato impossibile la guarigione da un'ernia strozzata da cui era affetto quasi fin dalla nascita; e impossibile era anche un'operazione date le condizioni in cui si trovava per il rigonfiamento impressionante della parte malata. Egli aveva trascorsi, in questo stato, altri tredici anni di crudeli sofferenze, senza neppure la speranza di un lenimento, poiché i professori di Genova ebbero a dichiarare che, per lo stato di gravità in cui il sofferente si trovava nulla si poteva fare. Il giovanetto era costretto ad una immobilità quasi assoluta. Approfittando dell'occasione in cui Don Bosco si trovava di passaggio a Varazze (la stessa occasione accennata di sopra) fu portato alla sua presenza. Introdotto che fu, il Ven. D. Bosco gli rivolse queste parole:
- Quanti anni ha
- Sedici.
- Bada a mantenerti puro, esclamò Don Bosco; la via che ora intraprendi sarà quella che seguirai per tutta la vita; prega spesso e volentieri.
E lo benedisse. Quindi promise che appena fosse giunto a Torino, di ritorno dalla Spagna, verso cui era incamminato, avrebbe fatto una preghiera all'altare della Madonna e intanto si vivesse con fiducia in Dio e si pregasse. Da quel momento stesso il male andò mori mano diminuendo finché, dopo brevissimo tempo, scomparve del tutto senza intervento né di medici, né di operazioni. Non è questo un altro fatto miracoloso da aggiungersi ai tanti, che mercé l'interccessione di D. Bosco si sono ottenuti?
Arenzano, 12 marzo 1914.
BENEDETTA ANSELMO Va CALCAGNO.
D. Bosco e Maria Ausiliatrice.
I nomi di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco, come frequentemente corrono uniti sulle labbra di quanti conoscono l'Opera Salesiana, si uniscono pur frequentemente nelle suppliche e nelle voci del ringraziamento.
Riconoscente e divota alla B. V. Maria, Aiuto dei Cristiani, non dimentico mai di pregare anche il Ven. Don Bosco, Fondatore della chiesa di Maria Ausiliatrice. Tengo perciò a render noto che avendo riposta tutta la mia fiducia nel Ven. Don Bosco per ottenere una grazia da Maria Ausiliatrice, a Lui mi sono rivolta con fede, affinché volesse intercedermi la grazia e con somma mia soddisfazione mi vidi tosto esaudita. Invio un'offerta come modesto tributo di ringraziamento.
Acqui, 18 maggio 1914.
FRANCESCA DELLA GRISA.
La grazia di Maria Ausiliatrice e del suo fedele Servo il Ven. D. Bosco è tornata a visitare la mia casa!... Proprio la vigilia del 24 maggio ho ricevuto questa grazia, che anzi, perle difficoltà che presentava, si può dire miracolo singolarissimo. Il Ven. Don Bosco, a cui tanto mi sono raccomandato, ci ha pensato e me l'ha ottenuta da Maria, pronta, completa, come io la desiderava.
Roma, 24 maggio 1914.
COmm. PIETRO FLORIDI Cooperatore Salesiano.
Con mano tremante per la commozione compio ben volentieri il dovere di rendere pubblica nel Bollettino la grazia segnalatissima ricevuta dal Divin Cuore di Gesú per l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice e del Ven. D. Bosco.
Fin dal luglio dell'anno passato ammalai cosí gravemente di itterizia, che fui costretta a tener il letto per lunghi mesi. E il male, invece di diminuire, crebbe a tal punto che io chiesi e ricevetti i SS. Sacramenti, nulla piú confidando nei mezzi umani. Persino i medici che mi curavano, la vigilia della festa d'Ognissanti, confessarono che piú nulla potevano contro la violenza del male.
In tal frangente, come in tutta la durata della mia malattia, io mi sentii mossa a una fiducia specialissima nell'intercessione del caro e Ven. Don Bosco, e proprio in quella notte terribile, finché ebbi un filo di voce, sempre sospirai: « Caro Don Bosco, aiutatemi!... », mentre il guardo torbido errava sulla sua dolce figura, che tenni sempre sul mio letto di dolore, insieme con l'immagine del Dìvin Cuore di Gesú e di Maria SS. Ausiliatrice. Cosí avvenne che mentre tutti disperavano di mia vita, quella notte passò e il male cominciò a perdere la sua violenza e a poco a poco mi riebbi da morte a vita.
Se non fosse per la mia età e per le forze ancor deboli, mi sarei già recata in persona a Torino nel caro Santuario di Maria SS. Ausiliatrice e sulla tomba del Ven. Don Bosco a sciogliere il mio voto. Tutti i miei buoni parenti e conoscenti sono ancora adesso sotto l'impressione di vedermi come risuscitata da morte!
Cervatto (Valsesia), 20 maggio 1914.
MARCHESA ANNA, Maestra.
Mia cugina Marietta Rota di Almenno San Bartolomeo, cadde gravemente ammalata di arterio-sclorosi, ed i professori e medici che la visitarono furono concordi nel pronunciare che non vi era piú speranza di guarirla. Intanto ella passò sei mesi tra dolori atroci e quando da un momento all'altro si aspettava la catastrofe, ricevette tutti i conforti di nostra Santa Religione.
Nel vedere il marito e i figli disperati per la grave perdita che s'aspettavano, io suggerii loro di ricorrere al Ven. Don Bosco affinché mediante la sua intercessione ottenesse dall'Ausiliatrice la salute alla cara sofferente, promettendo un'offerta per le Opere Salesiane e di pubblicare la grazia sul Bollettino.
Don Bosco ci esaudi; mia cugina è completamente guarita ed i professori e medici che avevano pronunziata la sentenza di morte, ora con grande loro stupore l'hanno dichiarata perfettamente sana.
Bedulita, 8 agosto 1914.
GIOVANNINA MOSCHENI.
Da parecchi anni una persona di mia famiglia era afflitta da un persistente malore allo stomaco che producendole vivissimi dolori non le lasciava requie né di giorno né di notte. Dopo aver ricorso invano a parecchi medici e fatto uso di molte medicine, in fine si rivolge fiduciosa a Maria SS. Ausiliatrice perché per l'intercessione di Don Bosco metta fine alle sue sofferenze, promettendo di pubblicare la grazia nel Bollettino e di mandare un'offerta per le Opere Salesiane. Perfettamente guarita, adempie la promessa.
Torino, 24 maggio 1914.
Una Cooperatrice.
Era nel mese di gennaio 1914; e tutto ad un tratto mi trovo a mancare due carte di valore non piccolo. Dopo molte ricerche infruttuose, disperata mi venne l'idea di ricorrere al Ven. Don Bosco che per mezzo della Vergine Ausiliatrice me le facesse trovare, promettendo che ne avrei fatto cenno nel Bollettino Salesiano. Ebbene, fin dall'indomani subito le trovai, e fuori di casa! Il Venerabile e la Vergine Ausiliatrice mi concedano altre grazie e continuino a benedire tutta la mia famiglia.
Sorino, 1914.
RE EFFISIA GALLIA.
Maria SS. Ausiliatrice vuole esaltato il suo Servo.
Per affrettare al Ven. Don Bosco l'onore degli altari è necessario che il Signore moltiplichi mediante la sua intercessione le grazie piú strepitose anche ora, come fece durante la sua vita. Noi quindi mentre vediamo con piacere che i benemeriti Cooperatori associano il nome di Don Bosco a quello di Maria SS. Ausiliatrice, vogliamo anche umilmente e prudentemente fare ad essi notare che quand'uno ha piena fiducia di ottenere dal Signore (che è il solo autore di ogni grazia) qualche straordinario favore per l'intercessione di Don Bosco, è bene che in questa sua domanda non faccia appello a nessun'altra intercessione, né della B. Vergine né dei Santi, affinché ottenuto il favore la Chiesa possa nella sua prudenza prenderlo in considerazione come fatto miracoloso attribuito unicamente all'intercessione di Don Bosco.
Questo, come accenna qualche relazione, pare che sia anche la volontà di Maria SS. Ausiliatrice, che vuole esaltato il suo fedelissimo Servo.
Col cuore stretto e con la disperazione nell'animo per continui dolori e avversità che da tempo si succedevano con vero mio spavento, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice. Feci due novene senza alcun risultato. Non mi perdetti per questo di coraggio e ne cominciai una terza rivolgendomi questa volta al Ven. D. Bosco che scelsi per avvocato mio, promettendogli una piccola offerta per l'Opera sua. Ed ecco, nel sesto giorno di questa novena, come per incanto si arrestò la triste sequela di dolori e di avversità e come per incanto tornò la tranquillità e la pace.
Al Ven. Don Bosco la mia eterna riconoscenza e devozione.
Sanguinetto (Verona), maggio 1914. FRANCESGHINA ELEONORA in GRANDIS.
Per ottenere un aiuto speciale dal Signore nel disimpegno di un lavoro superiore alle mie forze, ritenni opportuno promettere al Ven. Don Bosco un'offerta e la pubblicazione della grazia, qualora tutto andasse bene.
Per la verità debbo dichiarare che riconobbi effettivamente l'intervento di una protezione superiore, la quale appianò quelle difficoltà che per me sarebbero state insormontabili; e quindi col cuore pieno di riconoscenza invio un'offerta e la presente dichiarazione per soddisfare il mio debito, con preghiera di darle pubblicità.
Bologna, 21 maggio 1914.
N. N.
Se sono ancora in vita, dopo Dio, lo debbo all'intercessione del Ven. Don Bosco. Il 4 settembre dell'anno 1903 venni assalita dal terribile morbo del tifo e fu tanta la violenza della febbre da farmi rimanere per circa quindici giorni fuori dei sensi con terribili convulsioni, sì da mettere in grave pericolo la mia vita. Inutili furono le diligenti cure di due valenti medici e le premure affettuose che mi erano prodigate. Il male andava rapidamente progredendo e si faceva sempre più grave: pareva proprio dovessi soccombere. Giunta alla seconda settima, dopo 36 ore di accelerato movimento del capo in modo che nessuno, neppure con forza, poteva tenermi ferma, le presenti, impietosite del mio grave stato, misero sotto il mio guanciale una reliquia del Ven. Don Bosco e si rivolsero a Lui con grande fiducia. E Don Bosco non fu sordo alle loro suppliche, ché da quell'istante incominciai a star ferma e subito a rniglic.are sensibilmente sino a completa guarigione.
Borgomanero, 24 settembre 1914.
Saor TERESINA RANOTTI, Figlia di Maria Ausiliatrice.
Ho il piacere di far pubblica l'istantanea guarigione d'una persona appartenente alla mia famiglia. La signorina Adele Calderón de la Barca, figlia d'una mia sorella, avendo dovuto trasferirsi alla Capitale, pel mutamento di clima contrasse reumi sí acuti che durante 25 giorni non le permisero più alcun movimento, passando lunghe ore del giorno e alle volte tutta la notte fra gemiti e grida strazianti. Il 30 giugno p. p. un sacerdote salesiano le applicò una particella ex indumentis del Ven. Gio. Bosco. All'istante sentissi sollevata e quel dí stesso poté assidersi sollevata alla mensa comune. Ora è circa un mese che non ha piú sentito sintomo alcuno della malattia con meraviglia del medico, e va di bene in meglio, potendo attendere senza difficoltà alle sue occupazioni. In fede
Messico, 28 luglio 1914.
FRANCESCO URANZA Y SAENZ, Vescovo di Sinaloa.
Il signor Giuseppe Maccari, di S. Benedetto Po, era oppresso da mortale malattia; e omai gli rimanevano poche ore di vita. Da buon cristiano ricevette i SS. Sacramenti e, continuando il male minaccioso, si raccomandò al Signore interponendo l'intercessione del Ven. Don Bosco. Ed ecco che in pochi giorni usci di pericolo. Ora guarito del tutto, a gloria di Dio e onor del suo servo il Ven. Don Bosco desidera sia pubblicata la grazia.
Mantova, 29 novembre 1914.
Ch. LUIGI NOSARI.
Per la Festa di S. Francesco di Sales.
Facciamo umile preghiera ai sigg. Direttori, Condirettori e Decurioni, perché nella Festa di s. Francesco di sales vogliano raccogliere a Conferenza i Cooperatori e le Cooperatrici a norma del Regolamento, per lucrare l'indulgenza plenaria e per trattare di quegli argomenti che giudicheranno piú alti a promuovere la gloria di Dio secondo lo spirito della Pia Unione.
L'Opera di Don Bosco all'Esposiz. Coloniale di Genova.
L'Opera di Don Bosco, che prese parte all'Esposizione Internazionale di Genova in unione all'Associazione Nazionale per soccorrere i Missionari Cattolici Italiani all'Estero, può andar lieta delle onorificenze conseguite. La Pia Società Salesiana e l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice ebbero - complessivamente - ambedue la Medaglia d'oro col gran diploma d'onore, mentre altre 14 medaglie d'oro e d'argento vennero assegnate a vari Istituti Salesiani in particolare e 7 medaglie d'oro e d'argento ad altri Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Tra gli Istituti premiati primeggiano quelli dell'Oriente, tra i quali ricordiamo quelli di Adalia e Costantinopoli, verso cui, non ostante le gravi difficoltà presenti, partirono alcuni nuovi Missionari sul finire dell'anno passato. Due di essi che dovevano recarsi a Smirne, impediti, vennero assegnati ad Alessandria d'Egitto.
Anche la Biblioteca Agraria Salesiana di Siviglia, della quale ci occupammo largamente, riportò la Medaglia d'oro.
Fraterni rallegramenti.
NIZZA MONFERRATO - Le ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice con pietoso pensiero si raccolsero il 25 novembre in numero di centocinquanta circa, nella cappella dell'istituto, ad una solenne funzione di suffragio per le compagne defunte. Fu una gara nobilissima di affetto tra le allieve presenti e le passate; chè le buone convittrici dell'Istituto N. S. delle Grazie non solo vollero assistere alla Santa Messa, che era stata annunziata come messa letta, ma la vollero solenne e in correttissimo gregoriano, eseguito dalla loro scuola di canto.
TORINO - La festa dell'Immacolata ebbe una speciale impronta per la benedizione e la consegna della bandiera alla fiorente Società Ginnastica « Filiae Sion », sorta da qualche mese nell'Oratorio festivo di piaiza Maria Ausiliatrice.
La solenne funzione del mattino, che raccolse nella cappella numerosissime oratoriane, allieve, signorine studenti interne ed ex-allieve, preludiò alla riuscitissima accademia del pomeriggio. Alla presenza di eletto pubblico, canti, componimenti in versi ed in prosa, si alternarono cogli esercizi ginnastici; e le varie squadre dai nomi gentili « Lilium », « Candor », « Labor », « Virtus », tutte, dalla minuscola dei bimbi dell'Asilo a quelle delle fanciulle maggiori dell'Oratorio, furono calorosamente applaudite nei loro esercizi. E l'applauso era diretto anche all'opera saggiamente educatrice delle Suore di Don Bosco, che non solo le anime adolescenti a loro affidate vogliono elette e buone, ma anche alla vigoria del corpo intendono con cura materna.
SCUTARI D'ALBANIA. - Dall' Orfanotrofio Italiano. - Ci scrivono : Una povera giovane cattolica di Kashtrati fu obbligata dalla famiglia a sposare un turco. Ben presto dimenticò la sua fede e la pratica de' suoi doveri; tanto che di cristiana non le restò che il nome.
In seguito divenne madre di due bambine che il marito volle fossero di religione maomettana e l'infelice dovette acconsentire, pena la vita. Rimasta vedova con le due bimbe e convivendo nella famiglia dello sposo defunto, da un fratello di questo non riceveva che busse e da un altro cognato le più lusinghiere promesse perchè si facesse sua sposa. L'infelice vedova, sola, senza appoggio, avrebbe quasi ceduto alla profferta; ma coll'aiuto di Dio superò se stessa, e piuttosto che sposare un secondo turco pensò d'allontanarsi alla prima occasione da Giakova, dove allora si trovava.
Nel 1913 la guerra turco-montenegrina sollevò le popolazioni e Giakova si ebbe la sua parte: incendi e saccheggi ridussero gli abitanti alla miseria. Anche la casa della vedova venne incendiata, ed ella fuggí allora con le sue piccine e si recò a Scutari a cercare pane e lavoro. Pie persone consigliarono la profuga a ricorrere all'Arcivescovo Mons. Sereggi, che l'udí con paterna bontà, s'informò della sua fede e delle figliuole, se mai qualche parente vantasse diritti su di loro, e in fine provvide per l'infelice e fece ritirare le due orfanelle nell'Orfanotrofio.
Quivi si pensò di catechizzarle e di fondarle bene nella nostra santa religione e Mons. Arcivescovo delegò Mons. Giovanni Bushati, Parroco della Cattedrale, per amministrar loro il S. Battesimo. La cerimonia si compi il 4 luglio u. s. in forma privatissima nella Cappella dell'Orfanotrofio. Abiurando la religione mussulmana per abbracciare quella di N. S. Gesù Cristo, la maggiore prese il nome di Maria, e la minore quello di Anna.
Il 16 luglio poi, sacro alla Beata Vergine del Carmine, insieme con altre 12 orfanelle e 18 fanciulle esterne del nostro Oratorio Festivo furono ammesse alla prima Comunione e ricevettero anche il Sacramento della cresima dalle mani di Mons. Arcivescovo nella stessa Cappella, dopo un triduo di preparazione.
Si degni Maria SS. Ausiliatrice, nostra patrona, tener viva nei vergini cuori di queste due innocenti quella Fede che hanno con tanto fervore abbracciata.
ALASSIO. - La domenica 20 dicembre si compì solennemente l'annuale premiazione dei giovanetti che frequentano l'Oratorio Festivo. La cerimonia fu allietata da scelti pezzi musicali, belle declamazioni e un elegantissimo saggio ginnastico della squadra Sol. Tenne il discorso il dott. Arnaldo Carraroli, direttore delle Scuole Tecniche di Albenga, commemorando il 1° Centenario della nascita di D. Bosco, di cui rievocò efficacemente la dolce figura, illustrando l'opera sua per l'Oratorio Festivo.
FRASCATI. - Premiazione all'oratorio Pio X. - « Presieduta dall'Em.mo Cardinale Cassetta, Vescovo della Diocesi, Protettore, Padre anzi dell'Oratorio, onorata dalla presenza di Mons. Brennan e di quanto ha di meglio Frascati e nel clero e nel laicato cattolico, fu davvero - scrive l'Osservatore Romano - la prova piú palpabile di quanto sanno fare i Salesiani in mezzo ai figli del popololo.
» Il direttore dell'Oratorio espose quanto si era fatto nell'anno trascorso, rivolgendo con alate parole un inno di riconoscenza all'Eminentissimo e a quanti cooperarono all'opera santa. Ottima prova dettero i giovanetti e nella declamazione e nel canto. Ma ciò che sopratutto consolò gli intervenuti, fu la distribuzione dei premi: interi vestiti, altri oggetti di uso pratico, libri, quadri, orologi, a seconda del merito di ognuno e della condizione della sua famiglia.
» I premiati furono centocinquanta circa; eppure, s'intende, non erano premiati che quei giovani che erano stati piú assidui all'Oratorio e di miglior condotta. Vi fu chi disse: - Questa è la generazione di domani ! Speriamo dunque bene per la nostra città.
» L'Em.mo Cardinal Cassetta, per mostrare la sua grande soddisfazione per l'opera dei Salesiani in Frascati, si degnò, nel ritorno, di fare una sosta al Convitto Villa Sora, pure diretto dai Figli di Don Bosco. Fu subito circondato dagli alunni del Convitto, ai quali ebbe la bontà di rivolgere paterne parole d'incoraggiamento al bene e d'impartire la sua benedizione ».
MIRABELLO MONFERRATO.- La memoria di Don Bosco, tuttora viva e benedetta in quest'amenissima terra del Monferrato (che ha il vanto di aver avuto per alcuni anni il primo collegio aperto dal Venerabile fuori di Torino) non è rimasta infruttuosa: ed è sopratutto il grande amor suo per la gioventú che rivive in essa di florida vita.
L'Oratorio femminile Don Rua e il Ricreatorio maschile Ven. Don Bosco, col fiorentissimo Circolo giovanile S. Vincenzo Martire, ne sono la più splendida prova. Canto, declamazione, ginnastica, sono gli allettamenti che richiamano ai due Oratorii tutta la gioventú del paese, la quale, educata nella religione secondo il metodo di Don Bosco, prende parte attiva ad ogni solenne manifestazione di vitalità religiosa, fiorentissima nella Parrocchia.
Alla testa di questo movimento giovanile è il prevosto D. Felice Mellana, zelantissimo Cooperatore salesiano, cui si deve la fondaziome dell'Oratorio maschile e di un periodico mensile La buona parola, che è un bollettino interessantissimo, vario, ameno, tutto rivolto a educare, che si distribuisce gratis alle famiglie del paese.
Rallegramenti cordiali all'egregio e instancabile Sacerdote !
In Italia.
BORGOMANERO (Novara). - La visita di Don Albera al Collegio Manzoni. - Togliamo dal Momento del 12 dicembre: - Nei giorni scorsi ebbero luogo al Collegio Manzoni simpatiche feste religiose e scolastiche presiedute dal venerato sig. Don Albera, Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana. Egli, atteso con affettuosa impazienza dai giovani e dai superiori, giunse a Borgomanero accolto da un vero stuolo di cittadini, dai convittori, e dal suono di briose marcie della locale banda cittadina. Indi nel teatrino del collegio, addobbato per la circostanza, presiedette all'accademia musico-letteraria ed alla premiazione dei giovani distintisi nel trascorso anno in pietà, studio e condotta.
» Tenne il discorso d'occasione il rev. sac. Don Baroli, vice rettore del Seminario Vescovile di Arona, seguito da briosi componimenti in prosa e poesia, egregiamente detti dai convittori. Parlarono poscia il sig. consigliere scolastico Don A. Malleus, il sac. cav. D. Tacca rettore del collegio, l'egregio dottor F. Bono: chiuse la serata un paterno discorso del sig. D. Albera.
» L'indomani nella cappella del Collegio si celebrò la festa dell'Immacolata, di cui tessè le lodi il predetto Successore di Don Bosco. Alla sera dinnanzi a distinto pubblico tenne la conferenza con proiezioni luminose sulle opere salesiane il prof. D. Fasulo ».
L'omaggio reso dalla gentile Borgomanero al Successore di Don Bosco non poteva -- com'ebbe a confessare lo stesso Don Albera - essere piú cordiale e solenne. Esso fu uno splendido tributo alla memoria di D. Bosco e del suo piissimo allievo Domenico Savio, di cui il Teol. Baroli fece nel suo discorso una fine e dotta commemorazione.
IVREA. - Conferenza Salesiana. - Si tenne la domenica 2o dicembre nel Teatro Civico, a beneficio dell'Opera di Don Bosco all'Estero, grazie allo zelo di alcune Signore Patronesse, con a capo la Signora Contessa Maria Clotilde de Jordanis di Montaldo. Il teatro era gremito. Nel palco del Sindaco assisteva Sua Ecc. Mons. Matteo Filipello, Vescovo diocesano. Il nostro D. Trione svolse il tema « l'Emigrazione Salesiana e l'Opera di Don Bosco nelle Americhe », illustrandolo con numerose proiezioni. Ci auguriamo che l'ottima impressione prodotta susciti nuovi Cooperatori.
All'Estero.
BOGOTA (Colombia). - II Presidente della repubblica, S. E. il Dott. Giuseppe Concha, nell'ottobre u. s., accompagnato dal Ministro della Pubblica Istruzione e da altri insigni personaggi visitava il Collegio Salesiano di Bogotà. Ricevuto al suono dell'inno colombiano, gradi il saluto riverente di alcuni alunni, quindi passò a visitare tutte le sale, fermandosi a lungo nelle scuole professionali, di cui ammirò con viva compiacenza i numero e il funzionamento. La bontà squisita, con cui S. E. famigliarizzò con Superiori ed alunni, rimarrà a lungo uno dei ricordi piú cari in questo Istituto.
- Il Servo di Dio Domenico Savio venne solennemente commemorato nel teatrino dello stesso collegio il 1° di novembre. Assistevano alla cerimonia le LL. EE. RR. Mons. Delegato Apostolico e Mons. Arcivescovo Restrepo, Primate di Colombia, con altri illustri Ecclesiastici. Erano persenti anche gli Ecc.mi Ministri della Pubblica Istruzione e delle Finanze, il senatore dott. Gonzàlez Valencia, il dott. Guizado e il Governatore del dipartimento, tutti concordi nella più schietta ammirazione per questo splendido giglio del giardino salesiano !
IBAGUÉ (Colombia). - La nuova chiesa parrocchiale, che era da molti anni oggetto di vive sollecitudini per quei nostri confratelli, finalmente è stata inaugurata. È un grande, bello e solido tempio dedicato a N. S. del Carmine. La sua costruzione fu accompagnata da molte grazie, che fanno ricordare quelle che avvennero durante la costruzione del Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino. Facciamo voti che la Beata Vergine raddoppi questi pegni di sua materna bontà dal nuovo splendido trono che le è stato consacrato.
Al Rev. Clero, ai Genitori e ai giovani cristiani !
Una delle opere alle quali il Ven. D. Bosco attese con zelo indefesso in tutta la vita e che lasciò come missione determinata alla Pia Società Salesiana e ai Cooperatori è quella della diffusione di libri buoni, scritti appositamente per la gioventù e per il popolo. Mai le produzioni librarie ebbero una simultaneità cosí universale e vertiginosa come nell'età nostra ; la stampa, qual impetuoso torrente, omai ha rotto ogni argine e penetra dappertutto, nelle famiglie, nelle scuole, nelle officine, nelle città, nelle campagne, scorrendo con rapidità fulminea da un capo all'altro del mondo. E purtroppo la massima parte dei libri e dei giornali che vengono alla luce, fatta eccezione di pochi, sono leggeri, procaci, atei, scristianizzati e scristianizzanti per professione, e quei pochi che vengono contrapposti a paralizzare la loro opera nefasta e devastatrice non sono conosciuti né diffusi come si dovrebbe. Volendo noi giovare - meglio che ci è possibile - alla causa della buona stampa, siam venuti nella decisione di additar ogni mese un buon libro ai nostri Cooperatori, buono sotto ogni aspetto; e lo faremo, non a titolo di réclame libraria, ma per la propaganda del bene e nel desiderio di giovare efficacemente al popolo e alla gioventú. Cosí voleva D. Bosco; basta consultare le prime annate del Bollettino.
Il libro che raccomandiamo questo mese è un libro uscito or ora alla luce: Purezza! del prof. Rodolfo Bettazzi, della R. Accademia Militare e del R. Liceo Cavour di Torino; e lo raccomandiamo al rev. Clero e ai genitori cristiani, perché lo presentino a quei giovanotti dai diciott'anni in su, ai quali vogliono bene e vogliono far del bene.
Tutti sanno che la piaga del malcostume è la piú diffusa e micidiale nella società odierna. E schianta il cuore il vedere come anche la maggior parte dei giovani che si sono conservati onesti nei primi anni, giunti ad una certa età, cadano miseramente. Se se ne ricercano le cause, si viene a conoscere che mentre alcuni cedono fatalmente dinanzi all'irrompere sfrenato delle proprie passioni che oggi trovano tanti incentivi dovunque, la maggior parte sono vittime miserabili del cattivo esempio altrui, il quale non solo sommerge nel pestifero pantano i cuori inesperti, ma li spoglia di ogni fiducia in se stessi e di ogni briciolo di volontà e d'energia. Così ingrossa sempre più la falange dei corrotti, pei quali, falsato il concetto della vita, la purezza è un'ipocrisia, un'assurdità.
Il libro del prof. Bettazzi dimostra invece che la purezza è un dovere; addita, quali siano i nemici che la insidiano, quali i mezzi piú acconci per custodirla; esalta la bellezza dell'amore cristiano ; stimmatizza a dovere le follie e le degenerazioni dell'amore profano; e termina con alcune splendide pagine sui doveri sociali dei giovani.
Si regali, si ponga in mano ai giovanotti questo aureo libro, pieno di senno e di Fede.
Ne trarranno in primo luogo la serenità dello spirito e la robustezza del corpo - poiché nella purezza, dice l'autore, è la forza -- e ne riceveranno insieme quei saggi consigli e tutte quelle migliori norme pedagogiche che giovano efficacemente alla formazione del carattere e allo sviluppo armonico di ogni facoltà, fisica e spirituale.
Ma poco approderebbero i saggi consigli e le norme migliori, quando in un cuore si è spenta la Fede o inaridita la pietà. Di qui la necessità e l'efficacia della pratica della religione: il giovine, per la custodia della propria purezza bisogna che ricorra a Dio. « E preghi, preghi, lo consiglia l'autore; preghi acciocché Iddio gli conceda il grande aiuto della sua forza, per la custodia di quella virtú che a Dio è tanto cara. E nel pregare, se lo faccia con umiltà e con ardore, si sentirà attratto verso l'oggetto della sua preghiera, e avvertirà il bisogno di rendersi meno indegno di Lui e il desiderio di possederlo. E allora gli si presenteranno, come bisogno del cuore, i Sacramenti, quello della Penitenza che lo riconcilia con Dio e quello dell'Eucaristia che lo congiunge alla Sorgente dell'amore.
» Quali aiuti non troverà il giovine, per la custodia della sua purezza, nella frequenza a questi Sacramenti! La Penitenza gli toglie le colpe che possa aver commesso, e cancella anche i piú piccoli néi dell'anima sua. Ora chi sa quanto sia facile cadere una seconda volta nella colpa quando già si sia commessa una prima volta senza che la misericordia di Dio l'abbia ancora cancellata dall'anima, e d'altra parte riflette quanta gioia inondi il cuore all'uscire dinanzi al sacerdote che con una parola divina e con un segno di croce ci assolve, e come si senta in quei bei momenti l'anima disposta al bene, intende qual tesoro si racchiuda nella Confessione per la custodia della purezza, giacché l'anima ne esce libera dal peso di quelle colpe che sono tremendo incentivo a commetterne delle altre.
» Ma tesoro piú grande ancora troverà il giovine nella frequenza della Comunione, perché il contatto colla stessa Forza e collo stesso Amore gli dà una difesa cosi potente, che nessun altro mezzo gli darà mai. La stanchezza per le lotte che egli già sostenne, lo scoraggiamento per la grave tendenza che avverte in sé, lo sgomento per le altre lotte che sente di dovere ancora combattere, tutto scompare quando lo stesso Gesú, ardente d'amore, si posa sul labbro e discende nel cuore del giovine cristiano. Viene Egli, e porta seco la pienezza delle sue grazie: da conforto, aiuto, forza , e con Lui ogni lotta è sicura, perché è l'Infinito stesso che combatte contro le forze umane e contro quelle della natura e del tristo nemico del bene, che di fronte a Dio si accasciano come fuscelli sotto il vento.
» Sorrida pure chi non ha fede; non sorridete voi, giovani cristiani, cui sono rivolte le parole mie. Se poté l'Eucaristia dar forza alle vergini per resistere ai tristi che ne insidiavano la illibatezza, potrà darla anche al giovine che voglia contro ogni avverso nemico conservare la sua purità: e se bastò a dare sopranaturale energia ai cristiani condannati alla morte, i quali si accostavano alla Sacra Mensa e scendevano poi sorridenti nel Circo, divenuti martiri impavidi di Cristo, a cui facevano volentieri il sacrifizio piú grande, quello della vita, basterà anche a dare al giovine combattuto fra gli inviti del senso e gli allettamenti del mondo quella padronanza di sé che gli è necessaria per quei sacrifizi e quelle rinunzie che la purezza domanda; sacrifizi e rinunzie che diverranno dolci se, ricevuto il Corpo Santo di Gesú, egli dirà a Lui con dolce confidenza: « Ecco: io li offro a Te ! ».
Abbiam voluto riportare questa pagina anche per far conoscere - a chi per avventura non lo conosceva ancora - qual tempra di cristiano sia l'autore del preziosissimo libro. Non gli manca nulla dello zelo sacerdotale piú illuminato, mentre l'abito suo secolare lo rende forse piú accetto e caro a molti. Fate, o buoni Cooperatori, che egli si avvicini a qualche giovanotto che abbisogna di un ammonimento o di un consiglio; voi avrete preservato un cuore dal vizio, o spezzata una catena ignominiosa che l'avrebbe reso infelice per sempre.
« Purezza ! » del Bettazzi si trova presso la S.A.I.D. Buona Stampa, Corso Regina Margherita, 176, Torno, e presso tutti i principali librai al prezzo di L. 2.
Per la memoria di Pio X.
Fra le funebri onoranze tributate nelle nostre Case alla s. m. di Pio X ci piace ricordare quelle che si compirono nel Santuario del S. Cuore di Gesù a S. Paulo nel Brasile. Il vasto tempio era gremito. Doveva pontificare S. E. Mons. Malan, ma essendo egli caduto malato, lo surrogò l'Ispettore D. Pietro Rota. La cerimonia riuscì imponentissima. Disse l'orazione funebre ìl nostro confratello Don Consolini.
Mons. Ferdinando Merighi.
Il 25 novembre si spegneva serenamente in Ferrara fra il compianto di quanti lo conoscevano, nella grave età di 84 anni. La parrocchia di San Giorgio fu il campo nel quale non ancor trentenne cominciò a spiegare il suo zelo per la salute delle anime e pel decoro della sua chiesa.
Di lui si può dire con ragione: omnibus omnia factus. La sua caratteristica speciale era la carità inspirata dal desiderio di giovare a' suoi parrocchiani infermi e alla numerosa schiera dei poveri, nessuno dei quali ha mai fatto inutilmente appello al suo nobile cuore.
Ammiratore dell'Opera Salesiana, ne fu sempre generoso benefattore. Maria Ausiliatrice e il Ven. Don Bosco accolgano nella pace dei giusti, la cara anima sua.
Avv. Pietro Chesnelong.
Nostro insigne benefattore, spirò religiosamente a Lilla il 22 settembre u. s. Cattolico convinto e praticante, compi costantemente, colla parola e coll'esempio, una vera missione attorno a sé. Valga il ricordo delle sue virtú a lenire il dolore della consorte e dei figli, cui porgiamo, colle piú vive condoglianze, l'assicurazione di ferventi suffragi.
Maria P. Marengo.
Veramente preziosa fu la morte di questa insigne cooperatrice salesiana, avvenuta il 21 ottobre u. s. a Buenos Aires. Si addormentò nel Signore dopo essersi munita dei conforti religiosi alla presenza di tutta la sua famiglia. Durante la infermità non le usci mai dalla bocca un lamento; era dolente di una cosa sola: di non potere piú ascoltare tutti i giorni la S. Messa! Ai figli e a tutta la famiglia affettuose condoglianze.
Mons. Giuseppe Sartori.
Era Provicario Generale delle diocesi di Tuscania. Recatosi a Viterbo per il corso di esercizi, dopo breve malattia confortato dalla benedizione del S. Padre, rendeva serenamente l'anima a Dio.
Tessere le sue lodi, enumerarne le molte opere di carità, dire come esercitasse il sacerdotale ministero non ci è possibile. Fu insegnante per oltre cinquant'anni nelle scuole ginnasiali di Tuscania. Sacerdote esemplare e còlto, si distinse nella predicazione, nella quale eccelleva sempre, nonostante la tarda età. All'esimio Cooperatore doni Iddio ampia mercede!
Adami Antonietta Dell'Oro - Baveno.
Amalio Pierina - Scanno.
Angehno Mons. D. Francesco - Occimîano.
Asutari di S. Mariano contessa Livia u. Baroni Boggio - Torino, Bergia Giac. Ved. Barberis - Fossano. Berlato Piazza Silvio - Codigoro. Boccolari Boschetti Laura - Modena. Bocchio Giuseppe - Casale Monferrato. Calli ari Giovanni - Dercolo.
Camerana coram. conte Edoardo - Torino. Chigi Albani Principe D. Mario - Roma. Coli Teresina - Volterra. Eberle Catterina - Monte Màgrè. Enrico Giuseppina Ved. Pezzi - Torino. Fazzio Giuseppe - Ensenada (America). Ferrando Giuseppe - Fubine. Ferraris Catterina - Acqui. Franceschetti Angela - Fumane. Fratino Ambrogio - Molate.
Gazzola Rosa n. Costa - Savona.
Giani Pasquale Golasecca. Gavinelli Pietro - Bellinzago.
Hilter Teresa Ved. Alliney - Costigliole di Saluzzo. Macchieia Delfina Ved- errero - Fossano. Macchioni Rosa - Prignano sulla Secchia. Marcolla Gregorio - Ensenada (America). Miglio Molineris Domenica - Fossano. Molta Angelina -- Vigevano. Parlati D. Andrea - Montescaglioso.
Pelà Antonietta fu Angelo Este. Pezzi Iena - Dercolo (Austria). Ravina Carlo - Milano. Rolla Can. Bartolomeo - Sibona Felice - Lequio Berria. Tommasi Giuseppe - Negrar.
Valerio Laspro, Arcivescovo --. Salerno. Versino Giuseppina - Viù Vicini Giuseppe - Galliano.
Zappata Maria n. Pucci Baudana - Torino.
Il Bollettino Salesiano è il periodico mensile che s'invia gratuitamente ai Cooperatori, alle Cooperatrici, e a tutti gli ammiratori delle Opere di Don Bosco. Si pubblica in nove lingue (italiano, francese, spagnuolo, tedesco, inglese, polacco, portoghese, ungherese e sloveno) e, complessivamente, in piú di trecentomila esemplari.
Il Ven. Don Giovanni Bosco (nato il 16 agosto 1815 a Castelnuovo d'Asti, morto a Torino in concetto di santità il 31 gennaio 1888, dalla Chiesa dichiarato Venerabile il 24 luglio 1907), fu l'apostolo della gioventú nel secolo XIX. Incominciò l'opera sua in Torino l'8 dicembre 1841, con un catechismo ad un garzone muratore, al quale si associarono subito molti altri. Incompreso e contrariato, andò vagando per qualche tempo con lo stuolo de' suoi giovani, predicendo però sempre il meraviglioso incremento dell'Opera sua.
Infatti nella Pasqua del 1846 riuscí a darle stabile sede in Valdocco, ove la portò al desiderato sviluppo con un ampio Ospizio, Scuole d'arti e mestieri e Classi ginnasiali interne, fondando contemporaneamente numerosi altri Istituti congeneri, Collegi, Colonie agricole e Oratorii Festivi, in Italia e all'estero, santificando la pedagogia con un sistema tutto suo, basato sulla vigilanza piú amorevole e continuata, e sull'efficacia della Religione. Dotato di eroico zelo, egli attese insieme ad altre opere di carità, all'esercizio piú attivo del sacro ministero riportandone mirabili frutti, alla diffusione della buona stampa, e sopratutto alla formazione della Pia Società Salesiana, cui affidò un nuovo campo di lavoro con estesissime missioni fra i popoli selvaggi e ogni opera di assistenza per gli Emigrati. Per esercitare lo stesso caritatevole apostolato a pró della gioventú femminile, Don Bosco fondò pure l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e dei numerosissimi suoi ammiratori e benefattori formò la pia Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane.
Dopo Don Bosco tenne la direzione delle Opere Salesiane e diè loro un grande impulso il Sac. Michele Rua, morto fra il compianto universale il 6 aprile 1910. A lui successe il rev.mo Don Paolo Albera, che è il II° Successore di D. Bosco.
I Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane si propongono di vivere secondo lo spirito di Don Bosco e di diffonderlo in mezzo alla Società, d'invocare la benedizione di Dio sull'Opera Salesiana e di concorrere al suo sostenimento con spontanee offerte, possibilmente annuali.
L'elenco dei Cooperatori Salesiani si vanta dei più bei nomi del Clero e del Laicato, a cominciare dai Sommi Pontefici e dai membri più illustri di reali e imperiali famiglie e della più alta aristocrazia, fino ai più umili ma volonterosi gregari di ogni classe sociale, amanti della gioventù.
I Cooperatori Salesiani regolarmente inscritti hanno i seguenti vantaggi:
I) Partecipano al merito delle opere di carità e di zelo che si compiono dai Salesiani in tutto il mondo;
2) Godono della celebrazione di una messa quotidiana secondo la loro intenzione e di speciali preghiere che si fanno ogni giorno nel Santuario di Maria Ausiliatrice per invocare le benedizioni di Dio sopra i Benefattori delle Opere di Don Bosco e sulle loro famiglie;
3) Possono lucrare molte indulgenze e godere di altri favori spirituali direttamente ad essi concessi;
4) Dopo morte saranno perpetuamente suffragati affetto in tutte le Case Salesiane.
Le condizioni per essere ascritti all'Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane sono: 1° Età non minore di 16 anni; 2° Godere buona riputazione religiosa e civile; 3° Essere in grado di promuovere, o per sé o per mezzo d'altri, con preghiere, offerte, limosine o lavori, le Opere della Pia Società Salesiana.
Chi desidera ascriversi fra i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, non ha che farne domanda al Successore di Don Bosco: Rev.mo Sac. Paolo Albera, Via Cottolengo, 32 - Torino