ANNO XXXV - N. 11. Torino, Via Cottolengo 32. NOVEMBRE 1911.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Della fiducia nei mezzi sopranaturalí e del loro uso 321 Nuovi Direttori Diocesani . . . 323 La spedizione di 5o nuovi Missionari: Una nuova missione in Cina - Una fondazione nelle Filippine - Un'altra importantissima Missione al Congo 324 Tesoro spirituale 325 Il Primo Convegno delle Ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Torino, 23-25 settembre) . . 326 Per gli Oratori Festivi e le Scuole di Religione . 331 DALLE MISSIONI: Terre Magellaniche: Folk-lore Fueghino - Cina: In un bazar di beneficenza 332
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pel 24 corrente - Nuove Chiese e Cappelle - Grazie e graziati 341 NOTE E CORRISPONDENZE: A Valdocco - Gli ExAllievi - Notizie varie: In Italia, all'Estero . 347 Necrologio e Cooperatori defunti 350
DA un secolo specialmente quante e quali indagini per investigare e sorprendere nella natura nuove forze, rimaste ignote per tanti secoli precedenti! E, scoperte tali energie, quanta sagacia per farle fruttare largamente! Quel fiume per secoli e secoli non giovò che a girare la ruota di uno sgangherato mulino, oggi invece è fonte d'una strana energia, che ti illumina un'intera regione, mette in vertiginoso movimento treni interminabili, e tante macchine e infiniti ordigni nei diversi opificii, con una produzione prodigiosa.
Quanti studii e quanti tentativi e quante indagini per trarre svariati e immensi vantaggi dalla sola elettricità dopo che la scovava in seno alla pila il grande e cattolico Volta, che (sia detto di passaggio) svelava dalla cattedra di Pavia le meraviglie del Creato ed esaltava i dogmi cattolici sul Creatore nei banchi della dottrinetta nella sua parrocchia di Como
Altrettanto fece e continua a fare la chimica per trovare con nuove combinazioni nuovi agenti più poderosi dei precedenti. Quanto non si tormenta il genio dell'uomo per iscrutare la natura, gli elementi costitutivi e la potenza di quel gran mistero che è il radium !
E questi velivoli che solcano rapidissimi l'atmosfera, sorvolano le più alte cime, attraversano laghi, mari, fiumi, abissi, che, quasi non più favolosi titani, si elevano ardimentosi ed agili verso gli astri?
Tutto questo non rivela altro se non la smania nell'uomo di conoscere, dominare e sfruttare le inesauribili energie, che la natura nasconde gelosamente nel suo seno fecondo.
Ma la Provvidenza, come fu prodiga di tante forze fisiche, utili nei nostri bisogni materiali, non lo fu meno nel largircene altre spirituali, necessarie e vantaggiose alla miglior parte di noi, cioè all'anima. Come tutta la massa del globo è messa in continuo fervore dall'elettricità, che tutto lo pervade, come n'è pregna tutta l'atmosfera, nella quale come da un immenso teatro essa narra coi tuoni, dipinge coi lampi la gloria di Colui che tutto muova; così la grazia, ossia la forza dello Spirito Santo, la virtù di Dio, riempie le nostre persone, i nostri cuori, satura di sè stessa tutta la nostra atmosfera morale. In quo vivimus, movemur et sumus (Act. 17, 28) ; Spiritus Domini replevit orbem terrarum et continet omnia (Sap. 1, 7). - E come questo spirito aleggiava sul primitivo caos infondendo alla materia bruta ed inerte tante delicate e vigorosissime forze, perchè vegetasse e generasse con sì mirabili e svariatissime produzioni: Spiritus Dei ferebatur super aquas (Gen. 1, 2), così quella stessa virtù divina, la grazia, continua ad influire su di noi, anche a nostra insaputa, meglio che non la luce, l'elettricità e l'aria e il radium sul nostro sistema nervoso.
Ma chi, oggidì, chi, appunto perchè distratto da tante meraviglie nel campo naturale, pensa a queste altre energie divine, infinitamente più nobili e proficue? Chi pensa a questa forza onnipotente ed inesauribile, chi cerca di sfruttarla?
Certo ci pensava S. Paolo, quando sfiduciato di sè per la violenza delle sue passioni e tribolazioni, si confortava sino all'eroismo pensando alla forza della grazia: Omnia possum in eo, qui me confortat (Phil. 4, 13). Sufficit tibi gratia mea (12, 9, 11 Cor.)
Vi pensava certo Pietro, allorchè, dopo aver inutilmente esaurita tutta l'arte sua nel pescare, gettava però fiducioso le reti nelle stesse acque quando vide intervenire la virtù divina del Maestro, al quale sapeva essere tutto facile, anche quando è impossibile all'uomo: Praeceptor, per totam noctem laborantes, nihil cepimus; in verbo autem tuo laxabo rete (Luc. 5, 5)
A questa gran verità - l'onnipotenza della grazia - pensarono e ricorsero tutti i Santi, e di conseguenza anche il Venerabile Padre nostro Don Bosco, la cui storia non è che una serie di prodigi della grazia. A chi avesse chiesto, additando il bambino Giovanni: Quis putas puer iste erit 2 (Luc. 1, 66) chi dico, non vedendo che il figlio di poveri contadini, avrebbe potuto dire: Erit magnus (Luc. 1, 15), sarà un grande, che riempirà del suo nome e del suo fuoco tutto il mondo ed i secoli futuri? Eppure D. Bosco fu e rimarrà nella storia un grande, perchè, mancando come Pietro di capacità e mezzi propriì, li attinse nel gran pelago dell'onnipotenza divina, nella grazia. Il che egli compiacevasi ripetere spesso, asserendo col più profondo convincimento, che la sua opera era tutta di Dio, per mezzo specialmente della sua gran Madre Maria Ausiliatrice, alla quale commetteva tutto se stesso e le cose sue con una incrollabile e non mai disillusa fiducia.
Altrettanto egli inculcò facessero tutti i suoi figli , alunni e Cooperatori , ai quali pertinacemente insinuò che in qualsiasi distretti ricorressero a Lei, che giustamente per questo il popolo chiamò La Madonna di Don Bosco.
Orbene noi tutti, suoi allievi e Cooperatori, ai quali incombe nelle varie parti del mondo diffondere gli insegnamenti del nostro gran Padre, dobbiamo fra l'altro propagare con vivissimo zelo la fiducia e la divozione a Maria Ausìliatrìce, che nel grandiosa suo tempio, decorato di recente dalla benignità del Sommo Gerarca col titolo di Basilica, come da un impetuoso vulcano continua a spandere per dovunque le divine energie della sua bontà e potenza. Sì, noi dobbiamo indicare a. tutti questa fonte di bontà e potenza, rivelatasi la prima volta a Cana di Galilea, ove Maria strappò il prima miracolo, Initium signorum (Jo. 2, 11), dalle mani onnipotenti del suo Figlio Dio, pur mostratosi renitente sulle prime, appunto perchè brillasse più fulgidamente la bontà e potenza della Madre nel pregarlo in nostro favore, insegnandoci così a ricorrere a Lei...
Queste parole - che l'ultimo giorno del I° Congresso Internazionale dei nostri ex-Allievi sgorgavano con una espressione di meraviglioso calore dal labbro facondo di Mons. Pasquale Morganti, allorchè si fece a proporre all'assemblea il voto che la festa di Maria SS. Ausiliatrice abbia presto ad essere estesa lìturgicamente a tutte le Chiese del mondo cattolico (1) - a noi tornano particolarmente care ed opportune in questo mese.
Abbìamo sempre il dovere di richiamare alla memoria l'uso di quei grandi mezzi sopranaturali che la divina bontà ci ha posto in mano, come ne abbìamo sempre bisogno e sempre corriamo rìschio di dimenticarli. Ma, per più ragioni, dobbiamo in special modo giovarci di essi presentemente.
E ancor viva la gioia che ci destava in cuore l'atto pio e munifico con cui il Santo Padre Pio X ìnnalzò alla dignità di Basilica il tempio di Valdocco; e noi dobbiamo trarne motivo per accrescere i nostri omaggi personali e gli omaggi altrui all'Augusta Ausiliatrice.
Nè basta.
Dìrettì a varie mète e a vari porti delle Americhe, dell'Africa e dell'Asia, solcano i mari in questi giorni vari drappelli dì Missionari Salesìani, e noi abbiamo il dovere di accompagnarli colle nostre preci nei loro lunghi e pericolosi viaggi.
La patria stessa sente prepotente in questi giorni il bisogno delle speciali benedizioni di Dio!... Son noti a tutti gli avvenimenti che si svolgono al Sud, pei quali particolarmente molte famiglie vivono in attesa angosciosa. Preghiamo quindi anche per la patria nostra, affinchè, senza sangue e senza lacrime, si affretti il compimento delle pietose disposizioni della Provvidenza!
E, pregando, non dimentichiamo di rivolgerci con fiducia a Colei, che è la Gloria nostra, la Stella del mare, l'Aiuto del popolo di Dio! Da ogni parte corriamo in ispirito a Valdocco, prostriamoci fidenti ai Suoi piedi, serriamoci ogni giorno con santo zelo sotto le vòlte della Sua augusta Basilica ; e la prece unanime che a Lei salirà dai nostri cuori in odore di soavità, tornerà certo in terra, mutata in una pioggia di benedizioni.
In Calabria, grazie al deferente e concorde interessamento dell'Episcopato, sono stati costituiti i seguenti Direttori diocesani:
Bova: Dieni don Giovanni, Arciprete della Cattedrale - Cariati: Arena don Cataldo. Cassano all' Jonio : Mons. De Giacomo Giuseppe, Arcidiacono. - Catanzaro : Caporale dottor Francesco, Parroco di S. Maria di Cataro. -Cosenza: Dattilo don Gaetano, Cancelliere Vescovile. -- Cotrone: Graziano don Luig, Arciprete della Cattedrale. - Gerace: Spanò prof. Attilio.- Mileto: Gulotta prof. Giuseppe, Abate Curato della SS. Trinità. - Nicastro: Leone don Vincenzo, Parroco di San Teodoro.
Nicotera e Tropea: Tramfo don Francesco. Cantore. Oppido Mamertino: Carrozza don Pasquale, Canonico della Cattedrale. - Reggio Calabria: Barreca don Giovanni, Parroco di Santa Lucia. - Rossano: Bruno don Nicola, Penitenziere. - San Marco Argentano e Bisignano : Ferralis dottor Luigi. - Santa Severina : Mons. Caruso Giuseppe Antonio, Arcidiacono.
Per la circostanza, in più città si tennero pubbliche conferenze, onorate dall'intervento e dalla parola degli Ecc.mi Ordinari.
Ai Venerandi Prelati i vivissimi nostri ringraziamenti.
UNA NUOVA MISSIONE IN CINA - UNA FONDAZIONE NELLE FILIPPINE
UN'ALTRA IMPORTANTISSIMA MISSIONE AL CONGO
LA sera del 12 ottobre, nella Basilica di Maria SS. Ausiliatrice, compivasi la sempre cara cerimonia dell'addio di cinquanta nuovi Missionari, fra i voti di una folla fervente di Cooperatori e Cooperatrici, e con la benedizione di Sua Em. Rev.ma il Sig. Card. Agostino Richelmy.
Dopo il canto di un sacro mottetto, saliva in pulpito il missionario Don Luigi Costamagna, il quale, con teneri accenti, si accomiatava a nome di tutti dai Superiori, dai parenti, dai confratelli e da tutto il popolo raccolto nel Santuario; e con rapidi tocchi, delineato il quadro delle Missioni Salesiane nella Patagonia e nella Terra del Fuoco, nel Brasile e nell'Equatore, in Africa e in Cina, dopo aver toccato di volo anche le altre opere stabilite all'estero dai Figli di D. Bosco per l'educazione di molte migliaia di fanciulli e le numerose iniziative a pro degli Emigrati, implorava il necessario aiuto della preghiera e dell'elemosina.
Finito il discorso, pontificalmente recavasi all'altare l'Em.mo Cardinal Richelmy, il quale, , com'ebbe impartita la benedizione col SS. Sacramento e recitate le preci liturgiche sui partenti, saliva all'altare a benedire le croci che distribuiva a ciascun missionario, e, infine, con un'elevata allocuzione esprimeva ad essi ed ai fedeli presenti tutta la tenerezza di cui aveva pieno il cuore in quell'ora solenne.
« Sono anni molti - esclamava l'Em.mo Principe - che la Cattolica Torino assiste a questa commovente funzione, la quale ogni anno con nuovi vincoli d'amore lega insieme i Cattolici del Piemonte e gli abitanti dei più remoti confini della terra. Il pensiero nostro si porta volentieri all'inizio dell'Apostolato Salesiano ed alcuni di noi ricordano ancora la prima funzione che si svolse allo stesso fine in questo tempio. Con quanta solennità si compì e con quale ansia vi assistettero i nostri padri!
Ma il ripetersi ogni anno forse ha tolto alcunchè di quell'esteriore e diciamo anche di quell'ansia interna, che tutti allora provavano ; anzi io credo di poter asserire che, oggi, più non hanno ordinariamente le spedizioni dei missionari tutto quel fascino che avevano un tempo. E spiego il mio pensiero.
La terra ai giorni nostri si è come ristretta. I mezzi di comunicazione hanno fatto sì che noi possiamo stimarci vicini a quelli che altre volte dicevamo lontani lontani; gli stessi viaggi non richiedono più tanto tempo, e si compiono senza molte difficoltà, perchè queste oggigiorno sono scomparse.
Ma la partenza di una nuova schiera di missionari non deve essere stimata all'esteriore, secondo il secolo: e perciò io dico ai missionari partenti ed a voi, o miei fratelli e concittadini, che la forza dell'amore, qual piace al Signore, deve considerarsi e misurare all'interno. Omnis gloria eius... ab intus. Or questo ricordo io lascio : diamo importanza a tutto ciò che è interiore : e tutte le nostre azioni, anche le più piccole, diverranno più preziose cl cospetto di Dio. Allora solo potremo concepire le più belle speranze!... Quindi, amore purissimo verso il buon Dio, amore che non può e non deve andar disgiunto dall'amor del prossimo. Charitas Christi urget nos.
E appunto perchè la terra pare più ristrette, anche tra i missionari d'oggi e quelli che restano devono essere i vincoli più stretti. La stessa unità cui va sempre più avvicinandosi la famiglia umana importa la necessità di considerarci come fratelli e vera fratellanza non si ha che nella religione.
Partendo dall'Italia voi, o Missionari, non dovete dimenticare gli Italiani, nè i bisogni e le necessità dei tempi nostri, specie d'Italia, dico, e di questa vecchia Europa, ove il demonio cerca di rialzare il suo trono. Offrite quindi al buon Dio le vostre azioni e i sacrifici del vostro apostolato non solo per gl'infedeli, ma anche perchè Egli faccia scendere le sue benedizioni sulla nostra Patria, che tanto ne abbisogna.
D'altra parte, dinanzi ai vostri esempi ed alla santità delle opere vostre, noi non possiamo essere indifferenti pel bene che si compie in luoghi a noi remoti. Quindi anche noi dobbiamo ricordare i Missionari ed amarli insieme con i popoli cui portano la luce del Vangelo. Anche noi, giovandoci delle mutate condizioni dei tempi, dobbiamo essere più uniti ai popoli più lontani. Epperò non sia mai egoista l'amore nostro; amiamo la patria nostra; ma amiamo altrettanto il mondo intero, perchè tutti gli uomini sono nostri fratelli.
A questo fine moltiplichiamo le nostre preghiere, moltiplichiamo le nostre elemosine, facciamo una sola famiglia con i Missionari; e così potremmo avere fondata speranza di ricevere insieme con i Missionari il premio riserbato a coloro che cooperano alla dilatazione del Regno di G. Cristo.
Com'ebbe terminato di parlare, l'Em.mo si ritirò; e tutti i Missionari sfilarono dinanzi i Superiori, ricevendone commossi il fraterno abbraccio. Il primo a salutarli fu Don Albera, il quale - sull'esempio di D. Bosco e di Don Rua - non mancò di sussurrare all'orecchio di ciascuno un'ultima parola di consiglio, di conforto e d'incoraggiamento. La folla teneva fisso lo sguardo sui partenti, sommessamente pregando ; e dall'orchestra dolce si spandeva pel tempio un'armonia solenne, quasi a ritrarre il remeggio delle ali degli Angeli recanti ai vari popoli il lieto annunzio !
LA MISSIONE DI HEUNG=SHAN in Cina.
Alcuni dei partiti raggiungeranno i Missionari rifugiatisi da Macao ad Hong-Kong, per dar principio ad una missione al nord di Macao, in un vastissimo territorio cinese, ecclesiasticamente dipendente dal Vescovo di Macao, e popolato interamente di infedeli. E un nuovo campo laborioso, che si apre allo zelo dei nostri Missionari, che fisseranno la loro sede centrale ad Heung-shan.
UN ORFANOTROFIO A MANILA nelle Filippine.
Altri Missionari son partiti alla volta delle Filippine, ove per le reiterate istanze del zelantissimo Arcivescovo di Manila, assumeranno in quella città la direzione di un Orfanotrofio con Scuole di Arti e Mestieri a favore della gioventù pericolante. Manila è la città più importante della Malesia, con circa 250,000 abitanti. Siamo orgogliosi di registrare questa nuova fondazione, perchè è un primo passo che l'Opera di D. Bosco fa verso l'Australia.
LA MISSIONE DI BUNKEIA nel Congo Belga.
Quasi contemporaneamente alla cerimonia compiutasi a Valdocco, se n'era svolta un'altra consimile - l'8 u. s. - nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice a Liegi, con immenso concorso di popolo per la partenza di 6 missionari salesiani destinati al Congo.
I lettori ricorderanno la tenera visita che l'Em.mo Card. Mercier, Arcivescovo di Malines, fece al venerando D. Rua sul letto di morte. L'Eminentissimo Porporato era latore a lui di una speciale Benedizione del S. Padre ed anche delle più vive istanze del Governo Belga, caldamente appoggiate dalla Santa Sede, per far accettare ai Salesiani una nuova missione alle sorgenti del Congo.
I primi missionari, destinati ad appagare questi voti, partivano da Liegi il 14 ottobre u. s. per giungere l'ultimo del mese a Cape Town, e verso il 15 corrente novembre ad Elisabethville, ove si fermeranno alcune settimane. Quando tutti i bagagli, trasportati a spalla da 15o negri, saranno giunti a destinazione, anche i nostri faranno a piedi i trecento chilometri che li separano dal più vicino centro civilizzato. La casa di missione si stabilirà a Bunkeia, Katanga, Congo Belga.
*
Ai nuovi apostoli vada il più affettuoso saluto, e le nostre preghiere quotidiane felicemente li accompagnino al campo delle loro sante imprese.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità a propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza Plenaria:
ogni mese: `
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;
dal 10 novembre al 10 dicembre:
1) il 21 novembre, Presentazione di Maria Verg.; 2) il 22 novembre, festa di S. Cecilia, vergine e martire;
3) l'8 dicembre, Solennità dell'Immacolata.
Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime Sante del Purgatorio, ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.
TORINO, 23=25 SETTEMBRE
L'IDEA buona sorse da una piccola schiera di Ex-Alunne di Nizza, Torino, Chieri, Giaveno, che sentirono vivo il bisogno di rinnovarsi e rinnovare la falange innumerevole delle compagne « nei propositi di una vita cristiana, veramente informata a quella pietà serena e soave, a quella carità operosamente benefica e sociale, che sono le grandi caratteristiche dello spirito di D. Bosco ».
Detto, fatto: un manipolo della piccola schiera ardita ed entusiasta si presentò - costituito in Comitato promotore - alla Rev.ma Suor Caterina Daghero, Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, inoltrando insieme la domanda ed il programma dell'ideato Convegno. L'approvazione venne larghissima ; e all'idea geniale, rapidamente diffusa da un capo all'altro dell'Italia a mezzo di un Numero Unico, risposero numerosissime e cordiali adesioni.
IL 1° GIORNO.
La cerimonia inaugurale. - Modo pratico di istituire !e associazioni delle Ex-Allieve e loro spirito caratteristico.
Chi nel pomeriggio del sabato 23 settembre si fosse trovato a Torino in Piazza Maria Ausiliatrice, avrebbe veduto una densa folla femminile - giovani piene di vita e donne mature, dotte insegnanti ed umili lavoratrici, signore aristocratiche e semplici popolane- entrare nell'ampia casa, ove presentemente dimorano le Figlie di Maria Ausiliatrice. Erano le loro exAlunne, circa 700, convenute da ogni parte. Su tutti i volti brillava un gaudio ineffabile, ed era in tutte un senso di rinnovata giovinezza.
Alle 17 squilla la campana, e tutte si dirigono verso l'elegante cappella, sul cui sfondo sorride la dolce Patrona dell'Istituto. Ella, prima, benedirà le figlie, già cresciute all'ombra protettrice del suo manto ed ora raccolte nel suo Nome augusto; e la benedizione della Madre Celeste scende infatti, con quella di Gesù in Sacramento, sulle fronti composte a profonda adorazione.
Si avanza quindi alla balaustra il Veneratissimo nostro Rettor Maggiore D. Paolo Albera, per rivolgere alle convenute il suo saluto augurale. Egli è evidentemente commosso: comincia piano, rievocando le brame intense del cuore di D. Bosco per la salvezza, non della sola gioventù maschile, ma ben anco della femminile - che riesce gloria o rovina della famiglia e della società, a seconda dell'educazione che le viene impartita. -- E continua dicendo come il Venerabile abbia fondato per essa l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che Dio benedisse in modo meraviglioso. Si rallegra con l'imponente schiera che gli sta dinanzi, venuta a ringraziare la Madonna della cristiana educazione ricevuta, a manifestare i sensi d'una inalterabile gratitudine alle Superiore e Maestre, dando così prova non dubbia dell'efficacia del sistema educativo di D. Bosco. Quindi le esorta a far onore all'Istituto, con la feconda bontà della vita « ritemprandosi sopratutto nella pietà soave e confortatrice, che ne imbalsamò gli anni giovanili, e che tanto conforta nei molteplici dolori dell'esistenza ».
La sua voce, profondamente persuasiva, si eleva sotto le vólte sacre, invocando in fine una preghiera per le assenti, le erranti, e per quelle che forse dimenticarono i buoni principi. Un supplice coro, inneggiante all'Ausiliatrice potente e pietosa, risponde all'invocazione, mentre la compatta schiera si raccoglie nel teatrino, dove ha luogo il Convegno.
*
La vasta sala, adorna di piccoli trofei di bandiere, e dominata dal sorriso del Ven. Don Bosco e dal limpido sguardo di Madre Maria Mazzarello, la prima Superiora Generale di cui è in corso il Processo Ordinario per la Causa di Beatificazione, è in breve stipata.
Un lungo, fragoroso applauso, saluta l'apparire del sig. D. Albera, accompagnato dal sig. D. Filippo Rinaldi e da altri sacerdoti, che prendono posto a sinistra del tavolo della presidenza. A destra, è la Superiora Generale col suo Consiglio: e nella platea, sul proscenio, nelle gallerie laterali, dovunque è possibile penetrare, una fittissima selva di teste, silenziose, attentissime.
La nuova Ispettrice delle case piemontesi apre il Convegno, porgendo - a nome della Superiora Generale - il grazie più sentito a tutte le componenti il Comitato Promotore e il Comitato Esecutivo, e il saluto affettuoso e commosso alle numerosissime ex-Alunne. Dice quanto la Madre si compiace di loro, che in numero sì grande hanno risposto all'invito vincendo forse gravi ostacoli, compiendo certo non lievi sacrifici; invita tutte alla manifestazione non trepida, non timida o ritrosa, ma spontanea, ma coraggiosa, dei pensieri e delle idee; al cordiale scambio delle esperienze, delle osservazioni, delle riflessioni personali, per il conseguimento di un altissimo bene comune. Ricorda la fede, l'entusiasmo di D. Bosco per la sua missione redentrice a vantaggio della gioventù femminile, e le sublimi aspirazioni del compianto Don Rua per la più ampia diffusione del bene; e dopo un vivo, impressionante quadro dello stato attuale della società, minacciata nelle sue stesse basi dall'azione nefasta della donna settaria, passa a tracciare le linee generali del lavoro da compiersi « per la salvaguardia -- dice - dei più vitali interessi che ne riguardano come donne cristiane, e come discepole e figlie di D. Bosco ». Applausi calorosi interrompono spesso, e coronano alla fine, la magnifica allocuzione.
Risponde con parola nitida, vigorosa insieme ed affettuosissima, la Prof. Maria Vittoria Chiora, della R. Scuola Normale Domenico Berti di Torino, ringraziando la Madre Generale e tutte le buone Superiore che « tanta letizia di cuori, e soavità di ricordi suscitano in loro ». E si augura che « la giovanissima istituzione delle ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, esca dal suo primo Convegno già forte e matura di quel vigore e di quella ponderazione, di quello spirito di disciplina e di ordine, che caratterizza tutte le istituzioni di D. Bosco; le quali, sotto l'egida augusta di Maria Ausiliatrice, con ammirevole unità e armonia di voleri e di mezzi, si avanzano sicure per le vie del bene ».
La valente oratrice, interprete fedele dei sentimenti e dei voti comuni a tutta l'assemblea, è cordialmente e ripetutamente applaudita.
* *
Subito dopo è costituita la Presidenza.
Presidente onorario : il rev.mo Don Paolo Albera; - Presidente effettiva: Prof. M. Vittoria Chiora di Torino; - Vice-Presidenti: Prof. Ida Barberis di Genova, Signorina Di Bella Concetta di Bronte e Prof. Teresa Franzini di Roma; -- Segretarie: signorina Prof. Maria Allatere di Udine e Contessina Vittoriana Panigai di Venezia.
Segue la lettura dei telegrammi proposti pel Sommo Pontefice e per S. Em. l'Arcivescovo di Torino. Quello inviato al S. Padre diceva
S. Padre Pio X - Roma. - Ex-Allieve Figlie Maria Ausiliatrice, mosse desiderio rinnovare santi Propositi vita cristiana, cui furono educate secondo spirito Ven. Don Bosco, convenute presso Santuario Augusta Madre Ausiliatrice, inviano Vostra Santità filiale omaggio profonda devozione, e protestando conformare vita paterni Vostri insegnamenti Donne Cattoliche Italiane, implorano Apostolica Benedizione. - Suor Caterina Daghero , Superiora. -Prof. Maria Chiora, Presidente.
La sig. Matilde Fasano Masera di Chieri riferisce quindi sul 1° Tema
« Modo pratico di istituire le associazioni delle ex=Allieve e loro spirito caratteristico ».
La relatrice, dopo aver accennato a larghi tratti tutte le ragioni che consigliano la costituzione di dette Unioni, dimostra con acute indagini e copiosi dati di fatto le vie più brevi e più sicure per riuscirvi ; con delicatezza mirabile fa sentire, più che non dica, la natura del soffio vitale che deve animarle e distinguerle tra le infinite altre congeneri ; e, fra l'attenzione più viva e gli scroscianti applausi dell'assemblea, termina con l'indicare vari mezzi pratici per conseguire l'importantissimo fine. « Noi ci varremo delle nostre Unioni - esclama - per rianimare la nostra pietà, per diffondere nelle famiglie, nelle case, nei laboratori, nelle scuole, in tutte le manifestazioni molteplici e varie della vita la parola di Dio, la morale del Vangelo, conscie della rovina a cui va incontro la civile società nella nostra diletta patria, se Cristo Gesù non sarà nel cuore e nella mente della donna ». E viene alla lettura dell'ordine del giorno
Il 1° Convegno delle Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice:
considerando che alla vita e prosperità di qualunque istituzione sono necessarie l'iniziativa entusiasta di alcune persone volonterose ed abili, e la benevola corrispondenza morale e materiale di quanti Potranno avere rapporti coll'opera costituenda;
ritenuto che, fra le diverse forme di Associazioni femminili, una delle più consone all'animo gentile della donna e rispondenti alle odierne aspirazioni ad una verace fratellanza cristiana è quella che mira a riunire periodicamente le antiche compagne di Collegio, Oratorio, ecc. intorno alle proprie educatrici allo scopo nobilissimo e soavissimo
a) di testimoniare il Proprio grato animo per l'educazione cristiana ricevuta;
b) di rivivere, almeno alcune ore, l'antica vita familiare della prima adolescenza e giovinezza, e specialmente
e) di giovare e giovarsi vicendevolmente nelle nuove condizioni di vita, com'è detto nei voti del secondo Tema;
afferma il proposito di promuovere - d'accordo colle Superiore locali - Associazioni di Ex-Allieve, dove ancora non esistono, e - dovunque e sempre - favorirle moralmente e materialmente, conservandone il particolare spirito familiare, tutto proprio delle istituzioni di Don Bosco; e indica i seguenti mezzi:
1) far conoscere alle Direttrici locali il nome e l'indirizzo di Ex-Allieve;
2) gradire gl'inviti alle feste religiose, alle accademie e ai divertimenti che soglionsi fare negli Istituti di Maria Ausiliatrice, facendo in modo che vi possano essere invitate le ex-Allieve non ancora conosciute dalla Superiora;
3) parlare sovente dei vantaggi morali, intellettuali ed economici che si possono ottenere dalle frequenti riunioni di ex-Allieve;
4) combinare, presso l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, speciali ritrovi e convegni per gettare e coltivare l'idea delle Associazioni;
5) spiegare alle riottose o incerte che l'Unione non impone per sè particolari obblighi religiosi o economici o impegni gravosi di qualunque genere;
6) ove le condizioni del luogo consentano o richiedano, completare l'azione dell'Associazione con opere di carattere sociale ed economico, sull'esempio dell'Associazione di Torino.
Vivaci applausi, ad invito della presidente, salutano ancora una volta la signora Matilde Fasano Masera ; quindi si leggono parecchie adesioni, fra le quali, applauditissime, quelle provenienti dall'Estero e quella di Mons. Giovanni Marenco Vescovo di Massa Carrara, ed accolte da un'effusione di commossa gratitudine quelle di Suor Enrichetta Sorbone, Vicaria Generale dell'Istituto - che trovasi oltre oceano in visita alle missioni - e di Suor Elisa Roncallo, del Consiglio Superiore, impedita per motivi di salute di presenziare il Convegno.
A queste, su proposta della Vice-Presidente sig.na Ida Barberis, è inviato un affettuoso telegramma di risposta.
Il rev.mo D. Filippo Rinaldi pone termine all'adunanza, invitando le ex-Allieve a trovarsi il mattino seguente nel Santuario dell'Ausiliatrice, dove il sig. D. Albera celebrerà per loro la S. Messa. Un ultimo applauso risponde all'invito e l'aula si vuota.
L'impressione della seduta inaugurale è in tutte carissima: vi ha nell'ambiente un così alto senso di spiritualità e di squisita gentilezza che solleva, sprona e conforta. Che differenza fra questa riunione e le tempestose adunanze in cui altre donne vanno a proclamare inconsulti diritti, calpestando con la fede e la morale - l'aureola sacra della vergine, della sposa e della madre cristiana!
IL II° GIORNO.
La funzione religiosa - Come diffondere nelle famiglie e nella società lo spirito di D. Bosco - L'agape.
Il 2° giorno s'inizia con l'annunciata funzione religiosa nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Nulla di più commovente ! Celebra il rev.mo D. Albera e tutte si accostano alla S. Comunione. Alle note soavissime di un Inno a Maria Ausiliatrice (parole e musica di due Professoresse dell'Istituto) segue il canto popolare «Noi vogliam Dio » ; l'uno e l'altro mirabilmente rispondenti ai propositi dell'anima di ciascuna.
Così, accese di nuova fiamma interiore, tornano a raccogliersi nella sala del Convegno, per proseguire con maggiore alacrità la trattazione del còmpito prefisso.
Dopo la lettura di numerose adesioni, pervenute d'ogni parte, quasi solenne plebiscito di fratellanza e solidarietà, si apre la « Conversazione » sul 1° tema, svolto la sera antecedente dalla sig.ra basano Masera. Approvati senz'altro i considerando premessi dalla relatrice alle conclusioni, si dà lettura della parte che riguarda le deliberazioni; e si invitano le convenute ad esporre le loro idee in proposito.
Alquanto timida ed incerta dapprima, la discussione si avviva a grado a grado, accendendosi poi intorno alla proposta, brillantemente sostenuta dalla segretaria sig.na Allatere, di fondare un giornale delle Ex-Allieve, che divenga l'organo della nuova Associazione, e serva a tenerle unite nel mondo e a conservare in loro lo spirito di D. Bosco. La proposta si concreta col deliberare di chiedere soltanto alcune pagine alla direzione del « D. Bosco » di Milano, avendo già quest'egregio periodico lo scopo precipuo di diffondere la conoscenza e la pratica del sistema educativo di D. Bosco.
Il comma 5° dei mezzi pratici per istituire le associazioni, è largamente discusso per la forma con cui era esposto; ma, poi, al pari degli altri è approvato all'unanimità.
In seguito la Prof. Lucia Babini di Lugo riferisce sul 2° tema:
« Modo di diffondere nella famiglia e nella società lo spirito benefico di D. Bosco, specialmente per la educazione ed assistenza religiosa, civile, economico-sociale della gioventù ».
Mentre l'oratrice rileva la somma influenza della donna sulla famiglia e sulla società, entra nella sala il rev.mo Prof. D. Francesco Cerruti, accolto da un applauso unanime.
Ritornato il silenzio, la sig. Babini continua dimostrando « dove si possa - per le Ex-Alunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice - attingere con minore fatica e maggior risultato, quella vigoria di forze informative e fattive, che dànno l'impulso alle fervide credenze, il suggello ai generosi propositi, il carattere alle opere degne ». Ah! noi lo sappiamo bene! ella esclama ; e in una felicissima rievocazione , lumeggia « la mite, la santa figura d'Apostolo, dinanzi alla quale il mondo s'inchina riverente e plaude, e i figli si commovono e benedicono »; e fa sentire tutto l'avvincente fascino della sua missione, tutta l'ansia infinita del suo cuore e l'effusione immensurabile della sua carità, per formare alla Chiesa, egualmente che alla Patria, una legione di anime forti e buone. « Ma fu Egli pago si domanda - di espandere la prodigiosa attività nell'epica concezione del suo ideale? No, come tutti i grandi conquistatori, egli pervase del suo spirito una duplice legione di generosi seguaci, che dovevano perpetuarlo nei secoli, diffonderlo sino agli ultimi confini della terra ». E prosegue dicendo che le Figlie di Maria Ausiliatrice chiamano oggi a raccolta - nel nome del Padre - le innumere figlie plasmate alla sua scuola, e dicono a tutte. « Lavorate con noi! combattete con noi la buona battaglia! ». E detto quanto la proposta sia bella, traccia la linea direttiva della « piena, conscia, forte azione riparatrice e conservatrice » che le ex-Alunne devono opporre alla fangosa marea dell'indifferenza vile e del sovvertivismo: indicandone i mezzi e l' applicazione. Termina scongiurando che si vogliano da tutte, a qualunque costo, le altissime finalità della nuova e già fiorente Associazione, che riassume in sintesi mirabile le responsabilità familiari e sociali della donna cristiana. La relatrice conclude fra gli applausi scroscianti dell'assemblea, con la lettura dell'ordine del giorno.
Il 1° Convegno delle ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice:
ritenuto che uno dei fattori più efficaci della prosperità e della restaurazione religiosa, morale ed economica della famiglia e, conseguentemente, della società, è la donna, informata a sodi principii ed alla pratica della vita cristiana;
considerando che è proprio dello spirito pratico di D. Bosco tendere, con incessante, industriosa ed amorevole sollecitudine, al rimedio dei mali sociali, formando alla Chiesa ed alla Patria una gioventù pia, sana, laboriosa e serenamente lieta;
affermando che non è possibile illudersi di ottenere tali risultati, se non si imita Don Bosco, anche nell'uso di nuovi mezzi, richiesti dalle odierne condizioni sociali, per salvare la fede e la purezza della gioventù, specialmente femminile;
fa voti:
1) che le ex-Allieve si facciano un dovere
a) di conoscere sempre meglio lo spirito di D. Bosco, leggendone gli scritti e quelle pubblicazioni che ne sono la sicura e fedele illustrazione ;
b) di dare la maggior diffusione possibile a tali scritti e pubblicazioni ;
2) che nell'educazione della gioventù da essa dipendente mettano a base la Religione, la persuasione ed una ben intesa amorevolezza; e si offrano esse stesse - in ogni condizione di vita - efficace esempio di donne secondo il Vangelo;
3) che diano ogni appoggio, materiale e morale, alle varie istituzioni delle Figlie di Maria Ausiliatrice, inviando ed indirizzando fanciulle e giovanette ai loro Educandati, Convitti Operai, e specialmente agli Oratori festivi ;
4) che assecondino gl'inviti delle Figlie di Maria Ausiliatrice per completare l'opera degli Oratori festivi, secondo gli attuali bisogni di alcune città, rendendoli quotidiani, serali, istituendovi scuole di buona massaia, scuole professionali, uffici di collocamento, opere di assistenza economica e sociale; in modo che le giovanette possano trovare nel loro Oratorio tutti gli aiuti necessari a formarsi una posizione sociale e professionale, senza la necessità di ricorrere ad istituzioni, presso cui può essere messa . in pericolo la loro fede e virtù.
La presidente ringrazia l'oratrice con viva compiacenza; e, dopo la lettura di altre adesioni, il Prof. D. Cerruti corona stupendamente la seconda adunanza illustrando - con quella densità di concetto e limpidezza di eloquio che gli son proprie - le « responsabilità » accennate dalla relatrice, responsabilità, egli rileva, mirabilmente scolpite nella celebre frase: « L'uomo fa le leggi, la donna fa i costumi ». Dimostra come questi, più assai che non quelle, formino la grandezza o la rovina dei popoli, a seconda della loro maggiore o minore integrità; e conclude esortando le convenute a dar tutte, volenterose e concordi, quel tanto che - dalla donna educata a sani principi di fede e di morale - aspettano, specialmente nella triste ora che volge, la Religione e la Patria. Le nobilissime parole sono accolte da interminabili applausi.
È mezzogiorno suonato; il Convegno è sospeso, e le ex-Allieve, scambiandosi vivacemente impressioni e commenti, si riversano nel cortile, sotto i porticati, e nelle sale dell'istituto, dove sono imbandite le mense per l'agape comune, offerta dalla Superiora Generale; la quale accolta da un fragore assordante di evviva e di battimani, si asside al posto d'onore, circondata dal suo Consiglio, dalla presidenza e dalle componenti il Comitato esecutivo. Dopo la preghiera, l'agape principia fra il vocio più giocondo e gentile, che domina il quadro animatissimo per circa due ore. Sul levar delle mense, molte antiche alunne portano alle Superiore e compagne il loro brindisi, vibrante di tutta la commozione del momento, esaltando con viva gratitudine l'Istituto suscitato da D. Bosco per la salvezza della gioventù femminile. Applauditissime : la Presidente, l'egregia Prof. Chiora ; e la Dottoressa Maria Martinotti, la quale, con frase semplice ma cordiale, inneggia alla carità di Don Bosco ispirata alla carità di Cristo, che opera in mezzo al mondo tante meraviglie.
*
Verso le 16, la sala delle adunanze si popola nuovamente. É annunziata la desideratissima benedizione dell'Em.mo Card. Richelmy, e si passa alla discussione del 2° tema.
La presidente propone ed ottiene, come per il 1°, l'approvazione in blocco dei considerando,quindi dichiara aperta la discussione sui voti che li seguono.
La discussione si svolge assai più vivace che al mattino; molte fra le convenute domandano la parola per indicazioni o richieste di mezzi pratici e geniali, atti a diffondere nella famiglia e nella società lo spirito benefico di D. Bosco; recando l'esempio di ciò che s'è fatto in alcuni luoghi, ed il prezioso contributo delle osservazioni, delle esperienze, delle lotte e delle vittorie individuali. È una bella gara, che rivela brame intense, sforzi generosi, tesori di fede e di coraggio per l'attuazione d'un vasto programma di rigenerazione familiare e sociale; dona come un senso di sollievo, di ristoro; e ravviva la fede nei destini delle più vitali istituzioni, oggi così minacciate dal disastroso orientamento di tanta parte del sesso femminile.
Dopo due ore di fecondo lavoro, tutti i voti della relatrice sono approvati. Vengono accolte per acclamazione le seguenti proposte, presentate la 1a dalla sig.na Ida Barberis, la 2a dalla Contessina Panigai, la 3a, importantissima, dalla sig.na Allatere.
1) Offrire efficace esempio alla gioventù femminile educata dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, in quelle giovinette che in modo particolare ne profittarono, lasciando di sè ricordo incancellabile; e iniziare tosto la serie delle biografie con quella di Marina Scapino da Trino Vercellese.
2) Concorrere all'erezione del monumento a Don Bosco sulla piazza di Maria Ausiliatrice in Torino nel Centenario della sua nascita.
3) Costituire un Comitato centrale promotore, con sede a Torino, per dare il massimo incremento alle Associazioni di Ex-Allieve.
Presentato dalla presidente ed accolto da un fragoroso applauso, prende la parola l'avvocato Saverio Fino, il quale in uno smagliante discorso, che elettrizza l'uditorio, suscitando commozioni irrefrenabili e provocando scoppi d'entusiasmo, illustra la missione della donna cristiana nella sua qualità di figlia, sposa, madre: sia dessa operaia o maestra, patrizia o popolana. Ad esempio radioso, addita due donne mirabili : Margherita Bosco che - egli disse - « ben degna di essere madre al sovrano Apostolo-Educatore dei tempi moderni », e Maria Mazzarello « esecutrice prima e più fedele del meraviglioso programma di D. Bosco per la redenzione femminile ». Il valoroso oratore, interrotto spesso e salutato alla fine da un'interminabile ovazione, conchiudeva coll'invitare tutte le ex-Allieve a portare in società onorato il loro nome come la Prof. M. Vittoria Chiora, e a dare tali consolazioni alla famiglia, quali sa darle alla sua veneranda genitrice la predetta esimia Presidente (vivissimi applausi).
Questa con nobilissime parole lo ringrazia anche a nome dell'adunanza, la quale sorge e in religioso silenzio ascolta la lettura del seguente telegramma
Superiora Generale Figlie di Maria Ausiliatrice - Torino. - S. Padre, gradito filiale, devoto omaggio coteste Ex-Allieve, imparte a tutte di cuore implorata Apostolica Benedizione, auspice divini favori, e conferma buoni propositi. - Card. Merry del Val.
La Sig.na Silvia Bellotti accenna all'iniziato Processo per la Causa di beatificazione della veneranda 1a Superiora Generale nella Curia vescovile di Acqui, e propone un plauso a S. E. Mons. Disma Marchese per la solerte attività con cui presiede al medesimo.
La Presidente ringrazia quindi la Superiora Generale, il suo Consiglio e tutte le Figlie di Maria Ausiliatrice, il Comitato promotore ed esecutivo, le giovani dell'Oratorio festivo Sant'Angela, e quanti e quante contribuirono alla riuscita del Convegno; col fervido voto « che i buoni propositi, i quali già lasciano nell'anima tanta e tanto viva soddisfazione, non siano sterili fuochi di paglia accesi a vespero e già spenti a sera, ma possano presto divenire fatti compiuti fecondi e fiorenti di bene ». Termina con una splendida apostrofe a Maria Ausiliatrice, la cui immagine spicca a tutte sul petto nell'elegante distintivo-ricordo, donato dalla Superiora Generale a tutte le presenti.
D. Rinaldi infine esprime il suo vivo compiacimento alle Ex-Alunne per la grandiosa dimostrazione d'affetto che hanno data all'Istituto da cui furono educate; e termina invocando tutte le benedizioni di Maria SS.ma Ausiliatrice perchè « i forti propositi di una più intensa azione familiare e sociale abbiano da Lei la consacrazione augusta e la potenzialità di attuazione pratica ».
« Certo, questa prima riunione delle ExAlunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice, non è a giudicarsi - come egregiamente scrisse la più zelante e valorosa fra le convenute - alla stregua di ogni altro qualsiasi congresso, dove lo sfoggio dell'arte oratoria, la disinvoltura dei congressisti, la preparazione individuale dànno alle sedute quella spigliatezza, che vi può venire portata da congressisti di professione. Nel nostro convegno mancò molto di tutto questo. Le uditrici non hanno preso alle discussioni quella parte attiva e movimentata, che forse si sarebbe potuto desiderare... Ma... chi ha voluto giudicare il Convegno con l'occhio dello spirito, ha scoperto che, sotto l'impreparazione, la meraviglia, la timidità, covavano energie latenti, che si svolgeranno ora, e che daranno al mondo uno spettacolo nuovo della mirabile plasticità con cui la fede nostra può corrispondere ai più vasti problemi dei tempi... ».
Alle 20.30 la sala delle adunanze -- che ha ripigliato la sua fisionomia naturale di vero e proprio teatrino - si popola ancora una volta di tutte le ex-Allieve, accorse a godersi l'accademia musico-letteraria, che le Oratoriane di Torino offrono fraternamente in loro onore. Sono due ore di godimento elettissimo. Ecco come ne scrisse una delle presenti, commentando il programma
« La vivace giocondità dell'assemblea è ben presto dominata e soggiogata dalle note armoniose del « Natilie » cui seguono il bellissimo coro a « D. Bosco » e le strofe alate del suo immortale « Poema »... Il bozzetto « Eroina del bene », composizione di una professora dell'Istituto, fa con lei trepidare nella lotta ogni cuore, ed ogni cuore gioire con lei della vittoria. Infine il caro sorriso di «Mamma Margherita» desta un palpito in tutti, e gli angioletti folleggianti «Tra cerchi e fiori » lasciano nello sguardo una visione di luce, nell'anima il rimpianto dell'addio ».
Sulla tomba del Padre.
L'ultima tappa del Convegno fu a Valsalice, dove lo spirito del Padre aleggia così particolarmente vivo e vivificatore. Le ex-Alunne delle Figlie sue andarono là - la mattina del lunedì 25 settembre - a pigliare il congedo, a chiedergli un raggio della sua fede, una scintilla della sua carità per continuare nel mondo la grande opera iniziata da lui!
Celebra alla cappella della tomba venerata il rev.mo D. Rinaldi e tutte seguono il sacro rito religiosamente, sparse in gruppi pittoreschi sulle scalinate laterali, nelle aiuole del giardino
adiacente, sul terrazzo prospettante il cortile. Ognuna prova un senso profondo di amor filiale; dai volti traspare una commozione intensa, e molti sguardi si velano di lacrime! Quali ammonimenti escono dal paterno avello? Certo una misteriosa rispondenza passa tra il cuore del Padre e quelli delle figlie, suscitando in queste tesori di energia, di generosità, di coraggio.
Man mano che le fervide schiere hanno ricevuto in petto il Dio Sacramentato, sfilano religiosamente nella chiesa vicina, la quale n'è gremita, e risuona delle parole dell'ultimo addio. E D. Rinaldi che augura a tutte di essere, ad imitazione di D. Bosco, quasi palme nel deserto della vita: « palme sempre verdi di giovinezza spirituale, e sempre cariche di frutti soavi, recando a tutti e dappertutto lo spirito genuino del comun Fondatore ».
*
Questo infatti - di far sì che lo spirito di D. Bosco pervada salutarmente le famiglie e la società - fu il proposito e l'affermazione unanime di tutte le generose giovani, spose e madri, accorse al memorando Convegno dell'exAllieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, come era stato il pensiero dominante dei mille ex-Allievi nostri, riuniti pochi giorni prima a Congresso.
Ci piace conchiudere col rilevare questa felice comunione d'idee, vedendo in essa la miglior caparra di quella copiosa messe di consolantissimi frutti che, con l'aiuto di Dio, tutti ci ripromettiamo dalle due adunanze.
« Un Congresso - dicevamo lo scorso luglio a proposito del V° Congresso degli Oratori Festivi e delle Scuole di Religione - non produce mai tutto il bene che può, se la sua influenza rimane limitata alle persone che vi presero parte. Fate invece che quanto si è in esso proposto, discusso e raccomandato, giunga a cognizione di molti altri, ed ecco facilmente duplicata, triplicata e illimitatamente accresciuta l'azione salutare delle vostre adunanze ».
Per questo il rev.mo nostro Rettor Maggiore D. Albera, Presidente effettivo di detto congresso, ha fatto compilare un grosso fascicolo di 1oo pagine a due colonne, ove è abbondantemente raccolto quanto di meglio si è detto e proposto anche nei Congressi antecedenti. Il fascicolo è già in corso di stampa, e, appena stampato, sarà spedito ai RR.mi Ordinari, ai Sigg. Rettori dei Seminari e a tutti i Parroci d'Italia.
TERRE MAGELLANICHE „Folk-lore" fueghino.(1)
VESTITO. - Il costume ona si riduce per gli uomini solamente a pelli di guanaco cucite assieme in modo da formare una specie di coperta con pelo. La cucitura è eseguita dalle donne, le quali a questo scopo usano per ago una specie di lesina fatta o da una spina, o da un osso appuntito ed ora da un ferro acuminato con manico di osso. Per filo usano tendini di animali stirati coi denti. Se la tengono appoggiata sulle spalle e la fermano anteriormente colle mani disposte in croce sul petto e questa posizione delle braccia è in loro abituale anche quando indossano vesti europee. Taluno usa legarsi la pelle con una cinghia sul petto. Portano le pelli di guanaco col pelo in fuori, e richiesti del perchè non usino il pelo all'indentro rispondono:
« Come la porta il guanaco? Forse col pelo all'indentro? Noi facciamo come lui », e non c'è modo di persuaderli a fare diversamente.
Le donne usano una pelle di guanaco, legata a guisa di grembiale, e un'altra appoggiata sulle spalle e che avviluppa tutto il corpo, come gli uomini.
Un vestito così ridotto non è certo sufficiente a ripararli dal freddo, che sovente è assai intenso, nè si può dire che gli Ona non lo sentano perchè amano il fuoco, vicino al quale abitualmente dormono e spesso ne riportano bruciature, ed anche perchè desiderano vivamente vestito europeo. La causa di questa quasi totale nudità sta nel fatto che in quelle regioni non trovavano materie tessili per farsi dei vestiti. Inoltre la loro circolazione sanguigna, resasi più ricca alla periferia del corpo, come viene dimostrato dalla elevata temperatura della pelle, la quale al tatto di una mano europea fa quasi l'impressione di una scottatura, concorre a spiegare la loro resistenza al freddo, che combattono con un'abbondante alimentazione grassa. I bambini in genere sono quasi sempre nudi e tutti vanno a capo scoperto, perchè non si deve considerare come un copricapo quella specie di infula triangolare, che gli uomini portano in fronte.
Ai piedi, specialmente nei grandi freddi, portano una specie di ciabatta. È un pezzo di pelle di guanaco un po' più ampio del piede, i cui margini bucati possono venir raccolti da una cinghia e legati attorno al malleolo. Dentro a questa specie di sandalo pongono spesso del fieno.
ORNAMENTI. - Le donne si adornano il capo, il collo, i polsi, il malleolo, la faccia ed il corpo. L'ornamento del capo si riduce alla sola acconciatura dei capelli, i quali vengono lasciati cadere lunghi sulle spalle, mentre davanti vengono tagliati all'altezza delle sopraciglia orizzontalmente. Al collo portano collane formate o da semplice tendine intrecciato, oppure da piccole conchiglie forate, da frammenti di femori, tibie ed anche trachee di uccelli infilate con un tendine di animale, semplice, oppure intrecciato, e sovente vi intercalano conchiglie più grandi; e talvolta vi aggiungono come pendagli, valve di patella: al polso un piccolo monile fatto coi medesimi oggetti, ma più piccoli; al malleolo lo stesso. La faccia ed il corpo in determinate circostanze è dipinta a strisce con fango bianco o con terra rossa e grasso.
Gli uomini portano i capelli come le donne e si adornano la fronte con una specie di infula triangolare, fatta con pelle di guanaco e legata posteriormente; sono quasi privi di barba e quel poco che cresce viene da loro strappata pelo per pelo accuratamente dopo di essersi sfregata la faccia con cenere calda. Come le donne, anche gli uomini si dipingono il corpo con terra bianca e resa e la faccia a righe e macchie dei medesimi colorì ed anche in nero.
Fra gli Ona non si trovano che tracce di un vero tattuaggio; inoltre si osservano sulle braccia di molti giovani alcune cicatrici circolari di scottature operate per giuoco mediante un piccolo tizzone; e pare che non ne soffrano molto perchè, quando vedono sollevarsi la piccola vescica prodotta dalla bragia, meravigliati ridono. Interrogati perchè ciò facciano, rispondono: « Per giuoco! ».
ARMI. - Non posseggono alcuna arma di difesa; la pelle di guanaco in qualche caso viene protesa a guisa di scudo per arrestare o deviare le freccie. Le armi di offesa sono l'arco, la freccia e la fionda. L'arco è di faggio o di leña dura, con piccola curvatura, appuntito ai due corni e più grosso nella parte mediana: è semplice, senza rinforzi ed ornamenti. La corda è fatta con tendini di guanaco, sottoposti a una lunga masticazione e poscia con le mani uniti e torti in modo da formare un regolare cordone assai fine (mm. 2 1/2 - 3 di diametro). Reca meraviglia che un cordone così sottile possa reggere alla trazione necessaria alla piegatura dell'arco; il quale, benchè privo di rinforzi, ha però una struttura che lo rende molto resistente e richiede una forza considerevolissima di braccia e di dita per essere incurvato. Difatti la sua sezione in qualsiasi punto presenta una forma ovato-triangolare, con la base all'esterno ed il vertice verso la corda. La superficie dell'arco non è levigata e presenta sempre delle strette fascie parallele che lo percorrono in tutta la sua lunghezza. Le dimensioni dell'arco sono: da 1,5o a 1,7o di lunghezza e la sua sezione nel punto mediano è di cm. 2 1/2 di larghezza massima, e 3 - 3 1/2 di altezza.
La freccia risulta di tre parti: l'asticella di legno calafate (Berberis heterophylla), la punta che anticamente era di pietra ed ora è di vetro e raramente di osso, le piume che ne dirigono il volo. L'asticella è il prodotto di un lungo e paziente lavoro. Un ramo di calafate lungo da 7o a 8o centimetri e del diametro di cm. 2 1/2, mediante un piccolo cuneo di pietra e, quando l'hanno, un coltello di ferro, viene diviso in due metà, ciascuna delle quali a sua volta viene suddivisa. Questa operazione è assai facilitata dalla struttura del legno, il quale agevolmente si rompe nel senso longitudinale delle fibre, e persino seccandosi si spacca in tal modo spontaneamente. Le quattro porzioni che così risultano sono sempre torte ed angolose e quindi l'indio comincia con smussarne gli angoli mediante coltelli di pietra anticamente, di ferro adesso; poi corregge le curve scaldando sul fuoco la regione convessa, e, mentre il legno è caldo, sotto la guida dell'occhio piega con le due mani i punti difettosi fino a rendere il bastoncino perfettamente diritto. L'arrotondamento, pulitura e levigatura, è ottenuta successivamente da raschiature con vetro e poi da sfregazioni dentro scanalature di blocchi di arenaria, gradatamente più fine, e da ultimo da ripuliture con foglie e panni. Ne risulta un bastoncino leggermente rigonfio nel centro e di sezione perfettamente circolare in tutti i punti (1). Le due estremità portano due intaccature, una delle quali sarà la cocca e l'altra porterà la punta. Essendo il calafate l'unico legno usato per le asticelle, gli indii abitanti una regione che ne è priva (per es. quasi tutta la parte mediana della costa est dell'isola), devono procurarselo o con lunghi viaggi o mediante scambi
A quanto dissi sulle frecce rimangono da aggiungere alcuni dati sulle dimensioni. Al nostro museo delle Missioni in Valsalice esistono più di duecento frecce degli Ona delle quali dieci solo con punta di pietra e le altre con punta di vetro. Su questo considerevole materiale furono eseguite delle misurazioni, alcune riguardanti l'asticella, altre riguardanti le punte. Le asticelle hanno una lunghezza che va da un minimo di 63 a un massimo di 74 cm.; un diametro di mm. 7 1/2 a 10 nella parte mediana, di 4 1/2 a 6 nella parte inferiore e superiore. La lunghezza delle punte va da un minimo di 2 cm. a un massimo di 8, ed il contorno presenta tre forme: rettilineo proprio di quelle, i cui lati del triangolo sono perfettamente rettilinei; concavo proprio di quelle, i cui lati del triangolo sono a curva concava; convesso quando i detti lati sono a curva convessa.
MANEGGIO DELL'ARCO. - Gli Ona quando usano l'arco, lo tengono in un piano più o meno verticale, impugnato nella parte mediana colla mano sinistra, sull'indice e pollice della quale viene a posare l'asticella della freccia. La corda generalmente è tirata dall'indice e pollice della mano destra, i quali stringono la cocca; quando però vogliono frecciare molto lontano, vi aggiungono l'aiuto dell'anulare e del medio che posano direttamente sulla corda. Nel maneggio dell'arco gli Ona si mostrano di un'abilità straordinaria in grazia di un continuo esercizio che iniziano fin da bambini mediante archi di forme minuscole e regolari, oppure di un ramo qualsiasi curvato da un tendine. Hanno un occhio eccellente che di rado falla un bersaglio ed una forza straordinaria che spinge la freccia ad assai grandi distanze...
IL TURCASSO. - Preferiscono farlo con pelle di foca perchè più resistente e duraturo; però, per necessità, ricorrono pure a pelle di guanaco ed ora anche di pecora.
Misurando i vari tipi del nostro museo risulta che il turcasso maggiore è lungo circa 8o centimetri e largo 14 nella parte mediana, 13 in alto e 12 in basso. Il fondo presenta una forma lanceolata colla parte appuntita dal lato della cucitura, con dimensioni di 12 cm. per lungo e tre circa per largo. Evidentemente esso ha lo scopo di tenerlo gonfio quanto basti per contenere le frecce. La cucitura tanto del fondo come della linea longitudinale viene eseguita con tendini di guanaco fatti passare dentro fori alquanto radi, praticati mediante una punta di osso e, quando possono averla, di ferro. Il turcasso nella parte superiore, dal lato della cucitura, porta una striscia di pelle cucita a forma di largo occhiello, che serve per sospensione. Le frecce dentro al turcasso stanno colla punta all'ingiù e colle ali sporgenti alquanto.
Essendo queste le armi uniche degli Ona, facendo esclusione della fionda, vengono costrutte colla massima cura e rivelano nell'indi un notevole sviluppo mentale, il che manifestamente contradice a quanto, dopo Darwin, fu detto di quella razza, da qualcuno ancor ora collocata all'infimo grado della scala umana.
La fionda è un'arma che conoscono da moltissìmo tempo, come si vede nel mito di Kuanip. Consiste in una strisciolina di cuoio, alle cui due estremità sono attaccate due treccie di tendine, oppure due corregge: la forma e l'uso non è diverso dalla fionda dei nostri monelli.
Il coltello, di cui si servono per fabbricare l'arco e la freccia, anticamente era di pietra (selce, retinite, ecc.), ed ora di ferro, quando l'hanno. Qualsiasi scheggia silicea con margini recenti, e quindi taglienti, veniva ed anche ora, in mancanza di meglio, viene usata come coltello improvvisato; però nelle capanne solevano avere una certa provvista di coltelli silicei fatti con maggior cura. Prendevano una selce allungata e piana da una faccia e con appropriati colpi di pietra scheggiavano l'altra faccia ai due lati; poi di questa medesima faccia asportavano la prominenza mediana ed ottenevano così una selce con margini paralleli e taglienti ed a sezione trapezoidale.
Il coltello di ferro è conosciuto da poco tempo, da quando cioè alla spiaggia trovarono cerchi di botti, avanzi di naufragio o buttate a mare. Prendono un pezzo di cerchio, ne aguzzano sulle pietre il margine di larghezza e fissano l'estremità opposta ad un manico di legno, rivestito di pelle di guanaco, con o senza pelo. Lo usano come uno scalpello, impugnandolo colla mano destra e indirizzando il taglio verso il petto. Il nostro museo conserva un prezioso esemplare di un coltello ottenuto pure da un cerchio di botte, ma che nella forma imita i nostri. Ha le dimensioni di 30 cm. per la lama e 10 per il manico di legno, rivestito dalla solita pelle.
Arpone. - Per le forme di pesca possibili agli Ona, che saranno più sotto descritte, fanno uso di un arpone, formato di un manico di roble lungo circa metri 1,5o, armato da un'estremità con una punta di osso, lavorata a due o più uncini da uno o da ambo i lati. Questa punta viene assicurata al manico con una forte correggia di pelle di guanaco ed il tutto regolarmente tinto in rosso.
(Continua). Dott. ANTONIO COIAzzi.
(1) La perfezione nel drizzare e levigare queste asticelle è assai grande ed il lavoro di imitazione di Europei, anche se profondi conoscitori dei loro usi, viene subito riconosciuto. Guglielmo Bridges volle una volta costruire un'asticella e vi pose tutta la cura perchè riuscisse simile alle altre, ed a lui pareva di aver raggiunto la perfetta uguaglianza. Presentatala poi a un indio e dicendogli, per ingannarlo, di averla trovata nel campo, questi appena la vide fece un atto di meraviglia, l'esaminò minutamente, chiamò il consiglio di altri compagni e poi tutti recisamente si pronunziarono così: « Questa certamente non è opera di Schelkenam! (di Ona).
CINA
In un bazar di beneficenza. (Dal diario dei nostri Missionari) (1). IV.
Il ritorno all'ospedale - Le visite agli infermi - - Nell'abitazione della morte - L'oasi nel deserto.
Non occorre dire, se, con il capo rintronato dal tramestio di tante cose, alla sera noi si tornava lieti alla pacifica dimora dell'ospedale.
Questo ricovero di ogni umana miseria, di proporzioni assai vaste, è diviso in due reparti, a seconda del sesso. Noi alloggiamo nella graziosa palazzina dei dottori, che sorge nel centro, isolata per un largo spazio da vaghi giardini.
Era tuttavia impossibile che l'amenità del luogo facesse dimenticare come attorno a noi tanti infelici gemono nel dolore. A quando a quando, dovrei dire tutti i giorni, andavo dunque, e dove mi era concesso anche coi giovanetti, a visitare gl'infermi.
Negli ampii saloni dei poveri tubercolosi e dei consunti fumatori d'oppio entravo solo. Dopo di aver rivolto un saluto particolare a quei numerosi pazienti, camminando lentamente tra due lunghe file di miseri giacigli, levavo più forte la voce, ricordando il padre comune, Dio.
Verso notte, quando regnava la quiete assoluta all'intorno, doveva impormi un sacrificio maggiore per indurmi a penetrare in una stamberga, che si potrebbe chiamare il ricettacolo della disperazione, giacché raccoglie gl'invalidi disperati dai medici. Il lezzo, la miseria, l'abbandono di quel luogo è cosa che mette raccapriccio, solo al pensarci.
Eppure quei disgraziati sono là macilenti, cadaverici, ma nello stesso tempo stoicamente rassegnati alla morte che si avvicina. Del resto, che importa morire a chi non ha mai apprezzato il valore della vita? Morire! non è forse per costoro il termine di tutti i malanni? Ogni giorno appena spira qualcuno, il suo posto è sgombro per un altro.
Anche nell'abitazione della morte risonò il santo nome di Dio.
Fui testimonio di scene commoventi, indimenticabili. Quante volte certi infelici, stretti fra le morse del morbo fatale, alla comparsa di una persona amica, essi, a cui più nessuno al mondo rivolgeva il pensiero, facevano l'estremo sforzo per appoggiarsi ai gomiti, aggrapparsi a' miei abiti sperando la salute.
Una volta però ebbi a rabbrividire. Mentre già tanto impressionato, mi aggiravo in quel teterrimo ambiente, dicendo col singhiozzo alla gola, parole di conforto, scorsi uno di quegli infelici girare gli occhi semispenti, e, guardatomi con disprezzo, invocò sopra di sè la maledizione di Dio. Infelice! Io fuggii pieno di orrore... e il giorno seguente egli era cadavere stecchito. I suoi colleghi di sventura, quasi a scusare l'atto cattivo, fecero capire più coi gesti che con gli accenti, come quel cotale era poco di buono.
Non lungi dall'ospedale vi è una chiesetta dedicata al patriarca S. Giuseppe. Come le carovane trovano refrigerio nelle oasi solitarie, così per noi era un indicibile sollievo il poterci rifugiare tutte le mattine in quel sacro recinto.
I pochi cristiani che l'attorniano vi accorrevano volenterosi per udire la S. Messa. Non ci eravamo mai veduti, molto meno conosciuti, eppure i nostri cuori battevano all'unissono quali fratelli, come gli antichi fratelli di Roma, sperduti, ma uniti in un sol vincolo di fede, in quel vastissimo deserto di uomini pagani.
Ristorati doppiamente nell'anima e nel corpo, malgrado il tempo piovoso, tornavamo al bazar. La nostra esatta ed intrepida costanza ebbe un'eco d'encomio nei giornali cittadini.
V.
Teatro cinese - Matrimonio cinese che finisce alla maniera americana - Il giusto mezzo della Chiesa - La processione del drago negli scompartimenti del bazar.
Un giorno si dovette lasciare il solito chiosco per fare il servizio nell'interno di un gran baraccone trasformato in teatro.
Lo spettacolo prometteva d'essere interessante quanto mai, perchè vi sarebbe stata una rappresentazione alla maniera europea. Il teatro essenzialmente cinese è di una monotonia insopportabile. Sono sempre le stesse avventurose storie, cantate da goffi istrioni dalle barbe e dai cappelli esageratamente zingareschi. Un chiasso poi indiavolato di pifferi e tamburi accresce pregio alla declamazione.
Stavolta no. Saranno riprodotte con verità scrupolosa le cerimonie di un matrimonio cinese con tutte quelle minuzie e insieme quella pompa solenne che gli conferisce un carattere di gravità religiosa.
Attirano subito l'attenzione gli abiti di una ricchezza e di uno splendore abbaglianti. La sposa novella porta il viso bendato da una specie di aureola di fiocchetti bianchi, che l'involano agli sguardi indiscreti. Dopo molti inchini, genuflessioni senza numero, promesse ai genitori e a vicenda di ubbidienza e fedeltà, la prima parte sta per essere esaurita. Avviene quindi un mutamento brusco di scena.
La sposa (o meglio il giovane camuffato da sposa, giacchè non è mai permesso in Cina alle donne comparire sul palco), la quale mostra di aver già respirato le libere arie dell'America, insofferente di tutto quel pesante cerimoniale, con vero scandalo de' suoi parenti ed amici, si strappa di dosso e getta in un canto il pudibondo velario, che le fascia il capo ed il viso e si ritira tra le quinte. Poco dopo rientra in scena con giubbetto di seta bianca serrata ai fianchi e la gonnella all'europea.
Così il matrimonio svoltosi con tanta solennità al modo nativo, finisce in quattro e quattr'otto, come essi dicono, all'americana.
La compagnia comica, la quale, non senza ardimento si prefigge lo scopo di modernizzare i suoi connazionali, pare, almeno cogliendo la prima impressione sul volto degli spettatori, che abbia ottenuto precisamente l'effetto contrario.
Dovetti riflettere in quel momento che la Chiesa Cattolica in un affare di così capitale importanza tra i popoli dà nel giusto mezzo con la sobria santità de' suoi riti, lontani ugualmente da ogni lungaggine superstiziosa, come da una spiccia ed atea precipitazione.
Uscendo incontriamo un altro spettacolo di carattere affatto nazionale che appassiona in singolar modo l'anima prettamente cinese. Si tratta della processione che il drago fa nei vari scompartimenti del bazar, affine di spargervi le sue benedizioni
Cosa più grottesca e più insopportabile credo sia impossibile immaginare.
L'enorme testa del drago di un metro di diametro - è sostenuto in alto, a braccia tese da un individuo molto esperto nel farlo ballonzolare a destra, a sinistra, su, giù, in mille goffi atteggiamenti, tanto più goffi in quanto che sono accompagnati da strani slabbramenti e dallo sciocco ciondolare delle pupille.
Dal maiuscolo testone si distende una lunghissima stoffa, tutta intessuta a guisa di scaglie serpentine, ricchissime, smaglianti d'oro e d'argento, sostenuta a sua volta da una turba di venti, trenta e anche più divoti, i quali hanno il seriissimo còmpito di guizzare in ogni lato in maniera da dare a quella comica e grandiosa mascherata tutto l'aspetto di un vero e mastodontico icosauro antidiluviano. Il dragone leggendario del bel cavaliere S. Giorgio è niente in confronto dell'imbestiato mostro cinese.
Bisogna anche notare che i dondolamenti, i ballonzoli, gli scatti, tutti insomma gli stratagemmi biscieschi sono regolati dal ritmo infernale (in Cina non fa mai difetto la musica ed è per questo che un ministero si occupa di questa arte divina) di certi sonorissimi gong e dai tam tam, battuti incessantemente, furiosamente da molte nerborute braccia, che si dànno lo scambio per non privare di un minuto solo le orecchie di quelle deliziose e patriottiche note cinesi.
Il rintronamento rimbomba insistente per ore ed ore, cupo, sinistro. Io avevo la testa più grossa di quella del drago e sarei fuggito mille volte, stranamente stupito dell'imperturbabile calma dei cinesi, i quali parevano anzi godere a quel diabolico fracasso più che noi alle dolci melodie del Verdi.
VI.
Attraversando la città di Canton di notte - I colloqui in famiglia -- Sentenze morali - Strana maniera di scrivere le sentenze - Il campanone della cattedrale nel silenzio notturno.
Pioveva, pioveva sempre. Ed io ero preoccupato al pensiero di dover transitare da un capo all'altro la città di Canton, di notte, in quelle vie, con quel tempo!
L'attendere era inutile, se non peggio.
Coraggio e avanti! Era un buio pesto, che si sarebbe potuto tagliar con il coltello, impregnato di grassa umidità che non lasciava scorgere di qui lì. Qualche raro fanale appeso alle pareti, lontano lontano, c'impauriva esagerando le distanze.
A un certo punto scappò in tutti, anche ai ragazzi e agli uomini cinesi, una esclamazione di contento. Lo sfolgorio inaspettato di un negozio, illuminato a gas acetilene non poteva essere il simbolo più eloquente del progresso sfavillante tra le tenebre cieche d'un fossilismo sterile e caparbio.
Poi oscurità più fitta di prima: s'aveva quasi paura di parlare. A volte poi sarebbe stato impossibile procedere, se i nostri buoni amici del bazar non ci avessero provveduto la scorta di parecchi coolies, i quali, mentre si avanzavano sicuri nel buio, facevano lume a noi con dei poveri lampioncini pendenti dietro le loro spalle.
Assai più poetica era la gita notturna, quando eravamo forniti di un ramo di pino ciascuno. Tra le vive fiamme crepitanti, avvolti in un denso fumo e l'acre odore resinoso sembravamo tanti fossori vaganti per le catacombe.
All'arrivo nell'ospedale i dottori e tutte le persone di servizio si mostravano sempre pieni di una paterna e premurosa deferenza.
Quanto volontieri ricordo la loro compagnia! Rotta ogni barriera di razza ci sentivamo in famiglia. Si discorreva a lungo, piacevolmente. Gli argomenti della conversazione cadevano spesso intorno ai nostri usi europei, così diversi dai loro. Sovente lo sguardo era pure attratto da sentenze morali scritte, a comune edificazione, sulle pareti. Ci sembrava cosa assai curiosa come il nostro venerabile Padre s'era incontrato nella stessa idea coi cinesi. Fra l'altro rammento i detti seguenti:
Shuto ho 2 va 3 - touk 4 ho2 chu1
Tsoko ho2 yan1 - pang1 ho2 sz3 (1).
S'interpretano a questo modo:
Di' oneste parole - leggi buoni libri Fa' il galantuomo - opera il bene.
La specialità di tali aforismi non era tanto il senso, facilissimo d'altronde, quanto l'essere stati tutti questi dodici caratteri tracciati in un sol colpo dall'abilissima mano dello scrittore. Avevano tutta l'apparenza di un lungo scarabocchio, tirato con una scopa intinta d'inchiostro sopra una larga tela.
Discutere sul valore reale di un'arte fatta a quel modo, era tempo perso. E si finiva, senza che le proprie opinioni fossero minimamente scosse, coll'andare a riposo.
Stupivo tutte le volte che mi era messo in letto nel sentire quanta quiete, quanto silenzio incombe su quella città vastissima. Non un grido, nessun rumore, all'infuori, a quando a quando, di un colpo di gong che un vecchio settantenne, un vero metronomo notturno, infagottato in cinquanta gabbani, batteva regolarmente, con l'esattezza di un orologio, in vista alle stelle ecl esposto per dodici ore al freddo nebbioso.
Un altro suono rimbombava più forte, solenne, qualche volta nel silenzio della notte. Lo conoscevo: era la voce del campanone della cattedrale...
Chi non l'avrebbe detta, in quella solitudine indisturbata e grandiosa, una parola viva, animata?
- Svegliatevi - pareva dicesse - poveri pagani, dal torpore vergognoso di tanta millenaria ignoranza. Aprite il cuore docilmente. Udite: io sono la voce di Dio che vi dice la gran parola della verità e della misericordia!
Ma ohimè ! (io rispondevo mestamente ai pietosi e sonori rintocchi del campanone della cattedrale) questa voce, questa gran voce solenne chi sa per quanti secoli ancora richiamerà inutilmente quei narcotici addormentati al tanto invocato risveglio di vita.
(1) Romanizzando i caratteri cinesi si è costretti accompagnarli con numeri o altri segni convenzionali, i quali indicano la diversa tonalità, con la quale vanno pronunciati. È un mezzo utilissimo per ritenerne esattamente il suono.
VII.
Le visite ai grandi Mandarini - Musica allegra durante un lutto cinese - Le cortesie di un presidente della « Anti-opium » - Dall'ex-Ministro degli esteri - L'ultimo atto di attenzione dei signori del Bazar - Attraverso il porto - Poetici incontri sul Fiume delle perle - « D. Bosco passi e trionfi ! »
Nell'ultimo giorno il lavoro ordinario doveva essere aumentato da quello delle visite. Accenno tra le principali le seguenti.
L'illustrissimo sig. Tch'an-tchouk piangeva da un mese circa la perdita della madre. A lui sembrò che il suono della nostra banda, la cui fama s'era già diffusa in tutta la città, gli avrebbe sollevato il cuore da tanta ambascia.
Infatti noi si va. Fummo tosto pregati di entrare in una gran sala assai curiosa, gremita da un popolo che albeggiava in tuniche lunghe fino ai piedi.
- Arrivano!- annunzia una timida voce al padrone, e, nel subito rimescolìo destato dalla nostra presenza, notai nello sfondo un luccicare più vivace e alcuni bonzi rapati in movimento, intorno ad un altare, dinanzi al quale giaceva da tanti giorni la salma venerata, chiusa ermeticamente in un prezioso cofano di legno.
Non ebbi tempo di reprimere un fremito di sdegno all'idea che fossimo stati introdotti proditoriamente, affine di presenziare a un funerale pagano, superstizioso.
Ma con pace dell'animo mio si svoltò in una stanzetta, di fianco, la quale per una eccezione rarissima in tempo di lutto mostrava sul nostro capo penduli cestini di fiori profumati.
E qui cominciò il bello, o piuttosto il caratteristico, e ci volle non poco per non tradire la serietà di quel momento solenne.
Quella turba in bianche gramaglie, separata da noi appena da una semplice parete e da un uscio aperto, attendeva. Attendeva che cosa? Forse una musica flebile che avesse acuito il dolore al padrone e agli amici dolenti? Oibò! s'era venuti per sollevare gli animi affranti, questo lo scopo principale della nostra presenza. Non ci voleva di meglio per l'imperturbabile Carmagnola. Egli dà un segnale risoluto, imboccando lui stesso lo strumento a gote rigonfie. E giù le più strepitose marce italiane, di quelle che intonano così bene con la luce brillante del sole ed il chiasso spensierato e variopinto dei nostri paesi di montagna in festa.
In un ambiente ristretto di molto figuratevi qual frastuono tremendo! Tremavano i vetri ed io sentivo scoppiarmi il cervello, peggio che alle sinfonie del drago. Ma feci uno sforzo erculeo per contenermi; e mi credetti compensato ad usura nel mirare gli occhi umidicci dalla commozione dei festeggiati in lutto. Il successo era indebitato. Altrove in una circostanza consimile ci avrebbero addirittura lapidati. Qua si compiva un atto pietoso!
Una capatina . non meno importante fu al sig. Vou-sheuifoung, uno dei presidenti della benemerita ed oramai diffusissima « Società Antiopium ». Uomo di alti intendimenti fa di tutto perchè si scancelli dalla sua patria quella macchia vergognosa.
Non si possono noverare le cortesie di questo gentiluomo, cortesie ch'ebbero il colmo in un sontuoso pranzo, pagato a sue spese ai giovanetti in un albergo di lusso.
Se avessimo dovuto dar ascolto a tutti, non si sarebbe finito più. Nulladimeno non potemmo esimerci dal rendere ossequio a S. E. Ló-mingfan, ex-ministro degli esteri a Pechino. Anche qua dolci, thè, sigari a profusione. In quella circostanza tanto onorifica per dei poveri orfanelli, l'allegrezza fu accentuata dalla presenza di un signore, ancor giovane, il quale da sè aveva girato tutta l'Italia e n'era entusiasta.
Al volgere di un melanconico tramonto noì ci trovavamo dal primo all'ultimo sul ponte di coperta di un piroscafo, che ci avrebbe ricondotti alle umili occupazioni giornaliere.
Eravamo ancora più storditi che inebriati di tanti onori ricevuti, quando, con somma maraviglia, vediamo salire a bordo in abiti di sfarzo quel gruppo di nobili signori componenti il Comitato del riuscitissimo Bazar. Vollero vederci e significarci ancora una volta tutto il loro gradimento, mentre gli squilli delle trombe erano incapaci di contraccambiare un atto di così squisita attenzione.
Finalmente noi rimaniamo soli davvero; e come eroi di ritorno da una felice impresa, facciamo la rassegna del bottino, o meglio delle onorifiche insegne riportate. Quattro medaglie pendevano sul petto di ciascuno; tre grandi bandiere sventolavano gloriosamente all'aria, sul ponte; un drappo di seta rossa, omaggio di grande considerazione, e per coronare l'opera, un corbello di fuochi d'artificio.
Potevamo dirci, e lo eravamo realmente, soddisfatti.
L'ora della partenza è arrivata... Frotte di curiosi corrono alle sponde del fiume: si assiepano, guardano, ascoltano.
Il piroscafo ha già preso l'abbrivo. Le acque si slargano, si profilano lontani monti, e la città in un attimo è tutta coperta di un oscuro involucro di nubi minacciose.
L'ultima novità ridesta per un istante l'esultanza, la vita. Eccoci tutti in piedi, ad ammirare l'avanzarsi di un superbo piroscafo inglese.
I due vapori s'incrociano strisciando l'un l'altro così da vicino che si distinguono perfettamente le fisionomie e si ode lo scambio dei saluti festosi.
- Coraggio, ragazzi, fiato alle trombe! E il God save the King si confonde religiosamente col fruscio delle onde scomposte.
I passeggieri levano il cappello entusiasti e si chiedono a vicenda col gesticolare delle mani.
- Chi sono quei simpatici sonatori, che ci hanno voluto regalare così bella improvvisata?
- D. Bosco sul fiume delle Perle passa e saluta!...
Pochi momenti appresso si rinnova la graziosa scena all'arrivo di un piroscafo francese. Le patriottiche note della marsigliese vibrano gravi e possenti. Monsignor Merel appare e benedice. Nell'equipaggio la stessa contentezza, lo stesso stupore e movimento interrogativo.
- D. Bosco sul fiume delle Perle passa e saluta....
E come oramai in ogni angolo della terra e specialmente sopra le rapide e fluenti arterie delle lontane Americhe, così non soltanto sul Fiume delle Perle, ma presto anche attraverso le onde imperiali del Fiume Azzurro e del Fiume Giallo, D. Bosco con le schiere infinite de' suoi baldi fanciulli, lieti di suoni e di canti, passi... e trionfi!
Sac. GIOVANNI FERGNANI.
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,
Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario-Basilica avremo quest'intenzione generale:
Ricorrendo in questo mese il XXXVI Anniversario della la Spedizione dei Missionari di D. Bosco (i i novembre 1875), raccomandiamo con particolar affetto alla Vergine Ausiliatrice tutte le Missioni Salesiane.
Nuove Chiese e Cappelle.
NEW YORK. - Il 24 settembre, S. E. R. Mons. Farley, il zelantissimo Arcivescovo di New York, assistito dal Vescovo Ausiliare Mons. Eduards, da Mons. Murphy e numeroso Clero, procedeva all'inaugurazione della nuova chiesa eretta sulla 12a via, in onore di Maria SS. Ausiliatrice.
Cominciatisi gli scavi in marzo, se ne benediceva la prima pietra la prima domenica di giugno da Mons. Eduards, e in meno di quattro mesi il basement del tempio progettato era condotto a termine e aperto al divin culto.
Alle 10.30 parti la processione dall'antica cappella e, compiuto il sacro rito, il missionario D. Innocenzo Montanari disse della gratitudine che quei nostri connazionali devono a Dio ed a Maria Ausiliatrice per la prima parte di un'opera tanto dispendiosa, così felicemente compiuta.
La splendida cripta, alta più di 5 metri, lunga 51 e larga 21, colle finestre a vetri istoriati, i banchi nuovi, e tre altari, dedicati il primo a Maria Ausiliatrice e i laterali al S. Cuore di Gesù ed all'Immacolata, per tutto l'Ottavario si gremì di bravi italiani, cui - dopo l'Arcivescovo, che offerse il terreno - è dovuto il merito dell'impresa. Tremila furono le S. Comunioni in quei giorni dispensate e tutto fa sperare, che presto, accanto alla nuova chiesa, si possa por mano alla costruzione delle Scuole parrocchiali, che accoglieranno quotidianamente non meno di 5oo fanciulli, figli dei numerosissimi italiani (circa 20.000) che godono del beneficio della nuova Casa di Dio.
SAN SALVADOR (Centro America). - Il 23 agosto Mons. Vescovo degnavasi benedire nella cappella dell'Episcopio un'immagine di Maria Ausiliatrice, presenti i bambini e le bambine delle principali famiglie, i quali, recitando il S. Rosario, l'accompagnarono poi devotamente alla chiesa di S. Giuseppe, ove il 24 di ogni mese sarà onorata con speciali funzioni. Vivi rallegramenti al Comitato delle Signore Cooperatrici, cui si deve la bella iniziativa, specie alla Presidente, signora Angela de Palomo.
GIUSSANO=BRIANZA. - In questa parrocchia il 30 luglio veniva solennemente benedetto, e così inaugurato, il nuovo Oratorio Femminile, del quale fa parte principale la cappella consacrata a Maria Ausiliatrice, con una elegantissima statua, uscita dalle scuole professionali dell'Istituto S. Ambrogio di Milano. «In questa cara cappella -ci scrive una zelante Cooperatrice - converranno d'ora innanzi le nostre figliuole quando verranno a trovare all'Oratorio, prima dell'onesto svago del dì festivo, la parola detta appositamente per loro; quando passeranno a domandare la benedizione sui loro studi e sui loro lavori nel corso della settimana, prima di accingervisi nei locali adiacenti, dove le Suore tengono appunto corsi di lezioni in lavori donneschi e dell'istruzione elementare. Ouivi ancora i nostri bambini e le nostre bambine si raduneranno per ascoltarvi la S. Messa, sfollando la Chiesa Parrocchiale, fatta ormai incapace. Come non ripromettersi grazie e favori speciali dalla Taumaturga Signora sopra tanta gioventù che si affollerà ai suoi piedi?... »
GRAZIE E FAVORI
Non cesseremo di ringraziarti, o Maria! *)
Per la seconda volta veniamo a testificare pubblicamente la visibile protezione di Maria sulla sventurata nostra famiglia.
Il figlio maggiore teneva da parecchi anni un grande negozio che destava l'ammirazione di tutto il paese per il felice e continuo successo degli affari. Chi avesse considerato anche leggermente la grande affluenza dei clìenti di ogni parte, la simpatia e la fiducia di cui godeva presso ogni ceto di persone, non avrebbe dubitato di chiamarlo umanamente fortunato e di predirgli una cospicua ricchezza.
Ma come è pur vero che i beni di questa terra sono caduchi e che ad essi non dobbiamo attaccare il nostro cuore! Quando più grande era la nostra illusione, il Signore permise alcuni avvenimenti, che in poco tempo causarono alla florida azienda un deficit superiore di circa due terzi al capitale. L'onore e forse le sostanze di tutta la famiglia erano in evidente pericolo e noi tutti si gemeva amaramente, sebbene l'apparente sicurezza del figlio ci rincorasse alquanto. Ma chi può descrivere il doloroso momento in cui egli, un giorno, rientrato in casa alle 10 di sera, con faccia sconvolta disse agli onorati genitori« Dopo tanto... ho fallito ! » e scoppiò in lagrime, nascondendo la faccia tra le mani. Solo la religione può in simili casi trattenere dalla disperazione; noi l'abbiamo provato. Il nostro pensiero non trovò riposo che nella fiducia della bontà divina e della certa protezione di Maria SS.ma Aiuto dei cristiani. Ricorremmo a lei col più infuocato ardore e non ne restammo delusi.
Si consegnarono i conti e come era da aspettarsi l'autorità giudiziaria fece tosto apporre i sigilli alle porte. Si soffriva, ma si pregava; e Marìa dìfese la causa. Due giorni dopo il negozio fu riaperto al pubblico colle cautele prescritte dalla legge per l'interesse dei creditori e nell'agosto ultimo scorso il tribunale salvò il figlio dalla macchia del disonore: i creditori accettarono le condizioni offerte ed egli riprese con pieni poteri la sua azienda.
Adempiendo la promessa di pubblicare la grazia ricevuta, ancora una volta protestiamo che giammai noi cesseremo di ringraziarti, o Maria!
2o settembre 1911.
Una famiglia devota di Maria Ausiliatrice.
S. Pier d'Arena. - Da 10 anni non mi accostavo alla confessione per imbrogli di coscienza. Lessi un giorno nelle Letture Cattoliche una grazia spirituale ottenuta per mezzo di Maria Ausiliatrice e m'invogliai a pregarla per me, promettendo di far pubblicare la grazia ottenuta. E di fatti poco dopo mi accostai alla confessione dopo esserne stata per tanto tempo lontana. Di tutto cuore ringrazio la Celeste Benefattrice.
17 giugno 1911.
C. B.
Cardè. - La sig.a Laura Setto in Peirano, colpita da violenta polmonite , convertitasi poscia in tifo con minaccia di meningite, disperata dai medici, versava in così grave stato che si era ritenuto necessario amministrarle gli ultimi Sacramenti. In tale frangente la famiglia si ricordò della Vergine Ausiliatrice e fe' ricorso a lei, raccomandandole la povera ammalata: e non furono vane le preghiere, perchè in breve si riebbe e migliorò così, che in poche settimane potè essere dichiarata convalescente ed ora quasi perfettamente ristabilita rende pubbliche grazie alla Vergine SS. dell'insigne favore ottenuto.
26 luglio 1911.
T. T. P.
Borgomanero. - Il mio piccolo Antonio fu gravemente ammalato di appendicite, che rese necessaria un'operazione. Avendo tutta la fiducia nella Madonna Ausiliatrice, raccomandai a così cara Madre il felice esito della cura e fui benignamente esaudita. Riconoscente alla sua bontà, ne resi pubbliche azioni di grazie, pellegrinando al Santuario insieme col figlio e facendo quell'elemosina che avevo promesso in voto.
5 luglio 1911.
MARIA CATTANEO.
Monticello d'Alba. - Mio figlio ventenne fu colpito da acutissima pleurite, che la condusse all'orlo della tomba. I medici stessi avevano dichiarato essere inutile ogni tentativo che l'arte umana sapesse suggerire. Col cuore straziato, ma sostenuto (la viva speranza venni nell'idea di raccomandare il figlio morente all'Ausiliatrice dei Cristiani, promettendo un'offerta ed una visita al suo Santuario di Torino. La Madonna di D. Bosco mi esaudì e il giorno à luglio potei adempiere la mia promessa in compagnia del figlio completamente ristabilito.
24 luglio 1911.
ERNESTA VIASSONE.
S. Michele di Piave. - Grazie a Te, Vergine Benedetta, che esaudendo le preghiere delle anime buone che per me intercessero, ti degnasti di farmi grazia. Grazie a Te, Madre Eccelsa, che nell'ora del temuto pericolo, stendesti a me la tua mano e mi serbasti all'affetto de' teneri figli, dell'adorata famiglia. Un'altra grazia aggiungi, Maria SS., Ausilio nostro: fammi degna di questa vita che per Te donommi Iddio.
4 luglio 1911.
GIUSEPPINA CAMATTA ZANDONADI.
Canale d'Alba. - E con viva riconoscenza che rendiamo infinite grazie a Maria SS. Ausiliatrice per averci ottenuto un favore segnalato. La nostra piccola Cristina, d'anni u, il 9 settembre scorso anno cadeva dal terzo piano, e battendo del capo sopra un ciottolo si produceva una gravissima ferita grondante sangue , e non dava più segno di vita. Si chiamò subito il medico che ebbe a constatare la rottura del cranio ; le condizioni adunque erano disperate. Per un mese fummo sempre in grande apprensione perchè il medico curante non poteva darci una parola di speranza. Ricorremmo con fede a Maria SS. Ausiliatrice ed ecco notarsi un po' di miglioramento che andò sempre progredendo fino a completa guarigione. Riconoscenti adempiamo la nostra promessa.
2o maggio 1911.
COniugi FRANCESCO ed ANNA DASSANO.
Pinerolo-Cantalupa. - Nel novembre scorso mia figlia maggiore fu presa da forte bronchite. In dicembre le si aggiunse l'influenza e così seguitava a tossire ogni volta più e nessun rimedio valeva, finché in febbraio si presentarono certi sintomi che facevano impensierire. Insieme con la figlia, ci raccomandammo di cuore alla Vergine Ausiliatrice ed al glorioso S. Giuseppe, promettendo di pubblicare la grazia se ottenevamo la guarigione. La tosse cominciò subito a diminuire, come pure la febbre, ed in poche settimane cessò perfettamente in modo che il medico potè assicurarci che tutto era scomparso e diffatti essa gode perfetta salute.
Ottobre 1911.
FELICITA COASSOLO, COOp.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A*) - Abbiategrasso: Ernesto M., 5 -Acri: Suor Maria T. De Vincenti - Agira : Benedetto Greco, 5 - Alba: Gueme Margherita - Alessandria : Suor Maria Bono, 5 - Alice Castello : Maria Bondonno, 5 - id.: Francesca Massara, 2 - Altavilla Monf.: Rosa Calzone - Aranengo: Maria Boglietti - Arenzano : N. N., 8 - Arequipa Julia Meneséz Arten : Sorelle Simonetto, 30 - Asti: Francesco Laustra, 10 - Attimis : Giuditta Bimotti, 4,90 - Avola: N. N., 5 - Ayas: Michele Favre, 15.
B) - Bagnacavallo : D. Giuseppe Mattedi, 5 - Balzola : Giuseppina Massinello, io - Barghe Maria Soardi Ved. Guerra, 20 - Bassanello : Mariani Giusto -Bindo: Luigi Spandri, io -Bobbio Francesca Pertusi, 2 - Boligo : N. N., io --- id. N. N., io - Bologna : I. G., 10 - Borgomanero Carlo e Cristina Valesia, 5 - id. : B. C., 5 - Borgovercelli: D. EusebioPalestro, io -Bronie: Nunzia Camuto Ved. Laitta - Brusasco : Antonio Bolla, 15 - Buccheri : Sac. G. Salofia, 5 - Buenos Aires Tito Coppola - Butera : R. Lo Stimolo, 3 - id. Can. Carmelo Caltavituro, 5,50 - id.: Teresa Cigna, 5.
C) - Cagliari : Giuseppina Ricolfi, io - Calizzano : N. N. Coop., 5 -- id.: Domenico Regis, io - Canelli : Adelina Ghione, 15 - Carmagnola Sorelle Bertero, io - id.: C. P., 2 - id.: N. N., 3
N) L'ordine alfabetico è quello delle città e dei paesi cui appartengono i graziati. - Carrara : una signora a mezzo di D. U. B., 5 - Cartosio Acqui : N. N., 5 - Casa Bianca di Verolengo : Rosa Giovannina, 3 - Casarsa della Delizia Giovanni Bertolin, 3 - Cascina Schioppaccaccia Margherita Costanzo, 5 - Casoni : Cirillo Saviero Casteggio : M. D. T., i - Castelletto d'Orba: Dina Orsini - Castelnuovo d'Asti : Umberto Febbraro - Castelrosso : Secondo e Giovanni Gareggio, 4,50 - Castiglione d'Asti: Giuseppina Gardino, 2 - Castronovo Val Roveto : Gioacchino Cicchinelli, 5 - Cavallerleone : Maria Giordano, 5 - Cavallermaggiore : Teresa Gastaldi, 2 - Cavazino di Castellano (Trentino): Litigi Pederzini, 5 - Cellamonte : Maria Copo, 5 - Ceresole : Maria Manso - Cereto : Olimpia Cagnazzi, 2 - Cervesina : Rosa Torci, 15 - Cesarò : N. N., io - id.: Giuseppina Travaglianti, 5 - id.: S. Varvello, io - Ceva : Caterina Torchio, 5 - Champorchér : Rosa Petit, 5 - Cherasco : Caterina Marengo, 1,50 - id. : Angelo Coro, 2 - id. Agnese Boglione, 2 - Chieri : Calcia Giovanna, 8 - Cicagna : Nina Foppiano, 2 - Gigliano : Elisabetta Grazio, 7 - id. : N. N., 5,50 - Cisterna d'Asti G. B. Berardi, 2 - Colognola ai Colli : Antonio Rama, 5, - Conegliano Ven.: Giulia Collodel, 20 - Conzano : Lucia Novelli, 3 - Crespano Ven. Emma Albanese Chiavacci, 24 - Crusinallo Francesca e Pierina Campani, 5 - Cuneo : Lucia Giordano, io id.: N. D. Ved. Stafferi - id.: Chiaffredo Giletta - Cureggio : Cometi Costantina.
D) - Deglio Faragli : Bernardo Grossi - Desio D. G. Brambilla, io - Diano Marina : N. N. - Dogliani : Maria Gabetti, 22 - Dronero: Luigi Morri.
E) - Ello : D. Achille Strada, 15 - Encantado (Brasile): Gioachino Micheli, 16.
F) - Faenza : D. Antonio Marchetti, 5 - id. A. M., io - Favara : Suor M. Concetta, 5 - Fietta d'Asolo: Rosalia Ved. Andreatta, 3 - Figu (Cagliari): Basilio Piga, 5 - Firenze : Adele Marchettini, 5 - Fiume (Udine): Giovanni Marcherin, 5 - Fognano : D. Luigi Continovi, 6 - Fontanile Suor Carolina Vigna- Fossano: Annetta Bertola - Frassi Ottone (Pavia): Ch. Giuseppe Muzio, 5.
G) - Gabbiano: G. Maurizio, 10 - Gallavate Elina Rabitti, 5 - Galtellì : D. Giovanni Gallus, 6 - Gattico : Rosa Bacheta - Genova : Ernesto Anfosso, io - id.: Carolina Marinelli, 5 - id.: Angela Marengo, 2 - id.: Costantino Barberis, 2 - id.: Ch. Tommaso Molinari -- Giaveno : Luigi Astreri, 3 - Granarolo di Faenza : Angelina Fenati, 5 - Genola : Gallo Gallo, 2 - Grezzana : Giuseppe Grazielli, 5 - Groppoli : D. Corrado Mori, 5 - Guarene : N. N., 4.
I) - Iglesias : Antonio Moni, 2 - Incisa Belbo Giuseppina Bagnasco, 2 - Intragna (Svizzera): Maria Cavalli.
L) - Lavertezzo (Svizzera): Coniugi Gagetta, 15 - Lecco : Alessandrina Todeschini - Lenta : Don Alberto Antoniazzi, 5 - Licata : Concetta Lanzia, 5 - Locarno (Svizzera): Virginia Giannoni, 7 - Lodi : Carolina Mariconti, 5 - Losona : N. N. - Lucca : Dott. Luigi Roncagli, io - Lucento Luigia Asteila, 1 - Lula : D. Mauro, 5
M) - Maivano : Pasqua Cornoletti, 5 - Man dello Lairo : Emilio Zucchi, io - Mantova : Virginia Bisentina Ugolotti, 5 - Masone (Genova): - G. P., 2 - id.: Coniugi Macciò Ottonello, 20 - Marcos Zuaréz (Argentina): Sebastiano Giraudo Marsiglia : Vittoria Isnar, 5 - Martina Franca L. Ved. Lepora, io - Messina : Giampaolo Munascò, 2 - Milano : Giuseppina Bianchi, 5 - id. Noemi Calzavara, 7 - id.: Giuseppina De Micheli, 21 - id.: Remo Tonietti, 2 - Mineo : Agrippina Vitale, r - Mistretta : Maria Di Salvo, 5 - Modena : Contessa Giannina De Piosztory Bentivoglio - Moggio Ud.: D. D. T., i5 - Mondovì Breo : N. N., 25 - Monfestino : Giovanni Bosi 2 - Monleone di Cicagna: Serafina Valenti, io - Montedoro : Ch. G. Rizzo Alfano, 2 Montenzagno C. R., io - Montese: N. N., io - Mortara: Sorelle Roeda, 5.
N) - Nante (Svizzera): M. Elisa Perini, io - Nizza Mare : Egidio Ghiglione, 0,50 - id.: F. Saracco Maccarini - Novale : Ester Zamperetti Lova, 20 - Novi Lig.: Luigi Egregio, 5 - Nuranimis Antonietta Piras, 5.
O) - Occhieppo Inf.: Giuseppe Miglietti, 5 - Oliena : Giuseppa G. S. Tolu Bette, 2,.5o Orbassano : Teresa Rogia - Orrnea : Teodora Arduino, 5 - Orsara Bormida : Maddalena Rapetti, 4 - Ossona : D. Paolo Nardi, 5 - Ovada : A. Campora, 5.
P) - Padola : Rosina dell'Onta, 20 - Paesana Anna Alberti, 5 - Palermo : Rosa Canella, i - Parona Valpol.: N. N., 5 - Pavia : N. N., 30 - Perosa Arg.: Adelina Barbaglia - Pescantina N. N. - Petralia Sop.: Maria Lio, 4 - Piacenza Maria Reynaud - Pian fei : N. N., 3 - id.: Famiglia Blangetti, 5 - Pian di Lago : Rosa Ozzelli Giuliano, io - Pietraperzia : Giuseppina Cremona, 40 - Pinerolo : Sorelle Poet - Po-abro : Marina Colussi, io - Pontecasale : Bettino Turri, io - Ponte di Legno : D. Giovanni Signorini, 3 - Pontestura : Giacomo Martinotti, io - Pordenone Maria Torre, 5 - Postiavo (Svizzera): Gabriele Crameri, 5 - Pralormo: N. N., io - id.. D. Givogre, i.
R) - Ragusa Inf.: Giovanni Tumin, i - Reggio Emilia: Ch. Emilio Stazzoni, 2 - id.: Italina Lodesani, io - Resutana : Giuseppe Pistorio, 5 - Revignasco : Giovanni Lana, io - Rivanazzano Adele Pernigotti - Rivarolo Can.: F. C., io - Roccatebaldi : Coniugi Aime - Roma : Coniugi Frateili, 5 - id.: Andrea Cremaschi, 2 - id.: N. N., 2 - Rosasco Lom.: Maria Bellone, io.
S) - Saconado : Fiorina Verdusio, 5 - Saluzzo Bernardino Giraudo, 45 - S. Damiano : N. N., 5 - S. Daniele Friuli : Emilio Patriarco, 2,50 - S. Gregorio (Catania): Anna di Mauro, 5 - id.: Concetto Pennesi, 5 - id.: D. B. R. - S. Martino di Lupari : Maria Cecato, 6 - San Pier d'Arena: P. A. Chiesa, 5 - id.: Maria Pittaluga, 5 - S. Rocco (Cuneo): Giuseppe Arnaud, 5 - S. Cristina di Borgomanero : Angela Giuria, 5 - S. Vittoria di Alba: Maria Manzoni, 4 - id.: Vittoria Montanaro, 2 -- id.: Carlo Damilano, 5 --- S. Antonino di Torazza: D. Giovanni Goglioda, 5 - Santena Eugenia Cavaglia, 13 - S. Vito al Tagliamento: Pia Fancello, 3 - Savona : Paolina Folco id.: N. D. Maria Viola Carretto, 5o - id.: Giulia Guastavino, i - Scaldasole : Giovanni Poltroneri, 5 - Schio : Lucia Levato - Sedrina : Margherita Gregis, 3 - Senigallia : Maria Lazzarini, 46 - Settimo Torinese : Domenico Arduino, 5 - Soave Anna Fogini, io - Sondrio: Teresa Menotti, 7 - Sordevolo : Carolina Orla, 5 - Staffolo : Bianca Biscottini, 2 - Stabbio : L. C., 5 - Sulzano : D. Francesco Fallizioli, 5 - Susa : G. C., 2 - Suzzara Giuseppina Cabrini, 2.
T) - Tirano : Giovanna Toniolini, io -Torbe di Prun : Rosa Quintarelli, 5 - id.: Maddalena Borro, 2 - Torino : R. F. D., i - id.: Maddalena Francone, 3 - id.: Albertina Muttis - id.: E. R. - id.: M. M. - id.: Filomena Faroppa, 2 - id.: N. C., i - id.: Innocenza Mila, 25 - id.: V. C., 15 -- id.: Solero Weber, io - id.: Gino Lue, 2,50 - id.: Maria Brambilla, 2 - id. : Egidio Braida, 2 - - id. : N. N. - id.: Giuseppe Ferrero - id.: Giuseppe Prelli - id.: Domenica Pasquini 1,20 - id.: Luigia Preti - id.: Onorina Dagnies, 1,5o - id.: Giovanni Actis, 2 - id.: Fiorentina Mellano, 5 - Tortona : Gregorio Tonani, 5 - Treviolo : Rachele Piazzalunga, 5 - Tunisi : Carolina Andreoni.
V) - Valenza: Eugenia Beva, 5 - Valfenera d'Asti : Luigia Arduino, i - Valle di Cernbra (Trentino): N. N., 5 - Val Vasone : Anna Facchini, 3 - Varazze . Tommasina Fassio, 2 - id.: Stefano Guastavino, 6 - Varese : N. N., 2 - Varzi : Rosa Bozzolo, 5 - Vergiate : Faustina Poleti, 5 - Verolengo : Margherita Cucco - Veruno : N. N., 8 - Vesime: Caterina Bertonasco, 2 - Vezza d'Alba: Giovanni Fassino - Vignale Monf .: Carolina Grangiotti - Vignolo : Carlo Zucchini , 4 - Vigo Cavedino (Trentino): Emma Merlo, 16 - Villafranca Piem.: Lorenza Nicola - Villanova d'Asti: Serino Bosio, 5 - Villalvernia : Giuseppa della Cd, 3 - Villa S. Secondo : Luigia Merlone, 2 - Villastellone : Maria- Cinquatti - Villata : Enrichetta Galantè - Vimonio: Agnese Paroli, 2 - Vobbia D. C. Assali, 5 - Voltana di Lugo : Fam. Ortolani, 5 - Volvera : P. M., 3 - Vomero (Napoli): Benigna da Costa Texeira.
X) - Catterina Ardizzone, io - Suor Maria Rosa Pace, io - Coniugi Panianti - Rita G. - Maria Panier - A. G.
Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice
TORINO-VALDOCCO
Ogni sera dei giorni feriali, benedizione alle 17.
Dal 10 novembre al 10 dicembre.
24 novembre - Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice.
1 dicembre - Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS.mo Sacramento dalle 6 alle 17 - cori benedizione alla messa delle 6 ed alle ore 17.
5, 6 e 7 dicembre - Triduo dell'Immacolata - ore 6, Messa e benedizione; ore 17, Benedizione.
8 dicembre - Solennità di Maria SS. Immacolata - ore 6 e 7,30 messe della comunione generale; ore 10 messa solenne; ore is, vespro, panegirico e benedizione solenne.
A Valdocco.
Il COMITATO TORINESE delle Dame Patronesse delle Opere di D. Bosco, di cui è Presidente Onoraria Sua Altezza I. e R. la Principessa Maria Laetitia, Duchessa d'Aosta, si fece promotore di una funzione propiziatoria per le nostre armi a Tripoli. Essa si tenne la domenica 15 ottobre nella Basilica di Maria Ausiliatrice, il cui titolo glorioso ricorda i passati trionfi delle armi cristiane. Tenne discorso di circostanza il sac. Stefano Trione, e funzionò all'altare il Curato D. Riccardi. In appositi banchi presenziavano la cerimonia le nobili Signore del Comitato, con a capo la presidente Contessa Edmea Nicolis di Robilant-Clary e la segretaria Contessa Amalia Capello. Il Santuario era gremito. Numerosissimi fedeli s'intrattennero, dopo la funzione, a recitare collettivamente il Santo Rosario.
LA DOMENICA 22 OTTOBRE, la Basilica di Maria Ausiliatrice si gremiva delle rappresentanze delle Associazioni Cattoliche dell'Archidiocesi raccolte a Torino a festa federale in omaggio all'Em.mo Card. Richelmy nel suo Giubileo Episcopale. Lo stesso Em.mo Principe, prima d'impartir l'Eucaristica Benedizione, saliva in pulpito per ringraziare i suoi figli dell'imponente dimostrazione e per eccitarli ad una viva divozione verso la Gran Madre di Dio ed Aiuto nostro, Maria SS.ma.
OSPITI ILLUSTRI. -Furono a visitare il Santuario, l'Oratorio e le camere di D. Bosco le LL. Eccellenze Rev.me Mons. Paolo Jacuzio, Vescovo di Capaccio e Vallo, in provincia di Salerno; Mons. Luigi Pellegrino Mondaini, dei Minori, Vescovo tit. di Sinao in Frigia, Vicario Apostolico dell'Hu-nan Meridionale in Cina ; Mons. Leopoldo Varady, Vescovo di Gyór in Ungheria; e Mons. Emilio Cottafavi, Delegato Pontificio per Reggio e Messina.
Agli esimii Prelati rinnoviamo i nostri umili omaggi.
Nota. - L'eco del I° Congresso Internazionale, tenutosi dall'8 al 9 settembre, è stato e continua ad essere per molti una soddisfazione ed una sorpresa. Quasi ogni giorno ci giungono lettere elle esprimono vivo rammarico di non aver avuto in antecedenza alcuna notizia del Congresso, e - festose - ci recano le più cordiali adesioni. Riconoscenti a tali prove di memore affetto, rinnoviamo a tutti i più cordiali ringraziamenti.
FAENZA. - A caratteri d'oro resterà scritto nel cuore degli ex-allievi convenuti nell'Istituto di S. Francesco di Sales il 27 agosto u. s. Dopo la funzione religiosa celebrata dal direttore D. Finco ed alcune elevate parole del rev.mo Can. Lanzoni, rappresentante di Mons. Vescovo, venne scoperto un elegante ricordo al compianto Mons. Paolo Taroni ed al primo direttore dell'Istituto, prof. D. Giov. Batt. Rinaldi.
Alle 11 si tenne adunanza per la nomina alle cariche sociali e per lo studio dei temi proposti al 1° Congresso Internazionale. Lietissimo il banchetto, che venne seguito a sera da un'accademia musico-letteraria, e a notte da un trattenimento cinematografico e bandistico. Fra i telegrammi inviati alla presidenza meritano di essere ricordati quello del secondo direttore Dott. D. G. Daghero e quello dell'Em.mo Card. Segretario di Stato, recante la Benedizione del S. Padre agli accorsi ed alle loro famiglie.
S. BENIGNO CANAVESE. - La stessa domenica 27 agosto ebbe luogo un convegno di ex-allievi anche nelle Scuole Professionali di S. Benigno Canavese.
Il convegno, tutto improntato al dolce ricordo dei giorni passati all'ombra delle vecchie mura di Fruttuaria, fu onorato dall'intervento delle autorità locali, del Teol. Don Giulio Barberis, Direttore spirituale della Pia Società salesiana e già primo Direttore di quelle Scuole, e del rev.mo don Pietro Ricaldone.
All'agape brindarono felicemente parecchi ex allievi e superiori manifestando la loro unione più intima di mente e di cuore nel nome di D. Bosco. La musica, il canto, e un saggio ginnico degli allievi attuali ad onore dei loro fratelli maggiori, riuscirono ottimamente. La festa lasciò in tutti il più dolce ricordo.
MAROGGIA. -La 1a domenica di ottobre conveniva al Collegio D. Bosco un forte nucleo di ex-allievi di Mendrisio e di Balerna: avvocati, medici, ingegneri, professionisti, commercianti, uniti da vin coli della più schietta amicizia e della più viva riconoscenza agli antichi superiori. La funzione religiosa fu compiuta dall'ex-direttore D. Francesco Garassino; e a mensa, a lui e a tutti i Salesiani brindarono affettuosamente, insieme all'ex-Consigliere di Stato dott. Giorgio Casella, l'avv. Staffieri l'avv. beoni, l'avv. Censi, il dott. Mondada ed altri.
In Italia.
ROMA. - Una memoranda Udienza Pontificia. - All'invito per il convegno di chiusura del terzo anno di conferenze per soli uomini, che si tengono con tanto frutto nella Parrocchia del S. Cuore, rispose un concorso numeroso oltre ogni speranza. E il nostro confratello D. Arturo Gianferrari rievocò da amico ad amici le origini dell'opera e illustrò le difficoltà scoperte ed i consolanti risultati ottenuti pel comune buon volere dei convenuti, ai quali die' in fine ogni utile istruzione per il ricevimento promesso dal S. Padre.
Ogni parola dell'oratore fu sottolineata da segni di approvazione, che si cambiarono in un applauso vivo e nutrito all'accenno della tacito desiderata udienza pontificia.
Tutti infatti, all'ora prefissa, si trovarono al portone di bronzo del Vaticano; ed in gruppo imponente, per la scala ed il cortile di San Damaso, lo scalone d'onore e la sala Clementina, si avviarono alla grande aula del Concistoro. Quella lunga fila di quasi trecento uomini di ogni età, di ogni condizione sociale, appartenenti ad un rione nuovo della città, raccolti unanimi di sentimento, insieme col loro Parroco, intorno al trono del Vicario di Cristo, presentava uno spettacolo impressionante, che non è sfuggito al Sommo Pontefice, rimasto visibilmente commosso quando entrando fu salutato da un applauso pieno di schietto entusiasmo.
Assisosi il S. Padre sul trono, tra il più religioso silenzio, D. Gianferrari con voce dapprima tremula per emozione, poi man mano sempre più sicura, lesse un affettuoso indirizzo - eco dei sentimenti di tutti gli astanti - al quale il S. Padre si degnò rispondere con queste parole
« Io mi congratulo con voi, caro figliuolo, della compiacenza che mi procurate nel presentarmi queste persone tanto sollecite per imparare la dottrina di Cristo e per avere argomenti onde difenderla dagli attacchi dei nostri nemici, e mi congratulo ancora con voi che per tre anni captino, anche con sacrificio, state compiendo questo che d'altra parte è dovere di ogni sacerdote.
Se io domandassi a ciascuno di voi, o figliuoli, se siete veramente cristiani, voi mi rispondereste colle parole del catechismo : - Sì, lo sono per grazia di Dio - e se io soggiungessi : - Che cosa vuol dire essere cristiano? - voi mi rispondereste che cristiano è colui che fa professione della fede di Gesù Cristo e crede e pratica, secondo gli insegnamenti della Chiesa, la santa legge di Dio.
» Belle risposte, che fanno onore e chi le ha date.
Ma per credere e praticare la fede, bisogna conoscerla. Quando si esercita un'arte, una scienza, od una professione, bisogna dedicarsi allo studio di questa scienza, arte, o professione con tutto l'impegno, e non potranno certamente esser buoni professionisti, nè un avvocato che ignori i primi articoli del codice, nè un dottore che non abbia bene appreso la medicina, nè infine un ingegnere che non sappia le regole della misurazione. Così pure voi, cari figliuoli, non potete professare bene la legge di Cristo se non la conoscete.» Ma per conoscere bisogna imparare, e per imparare bisogna studiare. Mi congratulo dunque con voi della vostra diligenza nel frequentare queste istruzioni religiose. Sono certo che frequentandole imparerete non solo la verità della fede, ma anche i precetti della morale, e potrete così mostrarvi nella vita veri cristiani; perchè senza lo studio e la pratica della religione sarete battezzati, sua non cristiani. Per essere tali bisogna credere almeno le verità principali della fede.
» Mi compiaccio pertanto con voi, o miei cari figliuoli, che dimostrate di volervi conservare degni seguaci di N. S. Gesù Cristo e della Chiesa, per la docilità colla quale accorrete a queste conferenze religiose ed apologetiche, col proposito di consolidare sempre più il vostro ancore per la nostra santa religione, la quale tanto più si ama quanto più si conosce. E pur troppo noi vediamo infatti tanti disgraziati nostri avversari che combattono la Chiesa e Gesù Cristo perchè non li conoscono : blasphemant quae ignorant.
» Voi invece adoperatevi con impegno per approfondirvi sempre meglio nella scienza della verità, anche per poterla difendere all'occasione, e così esercitare tra i vostri compagni un santo apostolato di fede.
» Per questo invoco sopra di voi, delle vostre famiglie e delle persone che vi sono care la benedizione del Cielo, della quale vi sia caparra la benedizione apostolica che con tutta l'effusione del cuore ora io vi impartisco ».
Non era ancor cessato il suono dell'ultima parola della pontificia benedizione, che quei trecento uomini, prima inginocchiati, si levarono come di scatto scoppiando in una ovazione solenne, interminabile, clic seguì insistentemente il Sommo Pontefice finchè non si ritirò dalla sala, dopo di essersi più volte amorevolmente rivolto a salutare e bene dire paternamente.
Le approvazioni e gli incoraggiamenti del Vicario di Gesù Cristo restino profondamente scolpiti nelle anime dei trecento ammessi all'udienza, come segneranno nella storia della santa iniziativa una data indimenticabile.
NOVARA. - Rilievi interessanti. - La Gazzetta di Novara nel numero 12-13 agosto scrive: - « Ogni volta che ci siamo occupati dell'Istituto Salesiano (il cui magnifico palazzo abbella il baluardo Lamarmora nella nostra città) abbiamo provato un senso di viva soddisfazione, perchè sorretti dal convincimento di venire a dimostrare la grande opera di carità sociale - pro infanzia - spiegata dalle Istituzioni Salesiane in Italia e fuori.
a Con eguale soddisfazione ne parliamo oggi, a ciò incitati da una recente visita che abbiamo avuto occasione di fare all'Istituto, desiderosi di vedere e di sapere quali siano stati i risultati del testè chiuso anno scolastico.
L'Istituto Salesiano ha iniziato l'opera sua con l'anno scolastico 1897-98 con 10 ricoverati gratuiti e 44 a pagamento mensili di rette che vanno dalle 5 alle 35 lire. Il numero degli allievi gratuiti è venuto gradualmente aumentando fino a divenire 57 nel 1905-06 per decrescere poscia a 36 al 1° settembre 191o; il numero degli allievi paganti è costantemente in ascesa sino a raggiungere all'epoca sovracitata i 168. - Complessivamente gli alunni compresi nelle due categorie sono, nell'anno corrente, 197, un numero rilevante come ognun vede.
» Le spese incontrate per il mantenimento, di corredo, vestimento, ecc., per gli alunni gratuiti formano un totale di L. 349.772,08 ripartite in 13 esercizi, e dunque con una media di circa 26.28o all'anno. A queste spese si devono aggiungere quelle per il personale insegnante, manutenzione dell'edificio, consumo di oggetti d'arte e d'arredamento, tasse, ecc., ecc., che richiedono certamente ogni anno una somma assai vistosa.
E le rendite? Nessuna. L'Istituto non ha rendite proprie; non ha proventi speciali; non ha sussidii; vive della filantropia di zelatori delle Opere Salesiane dei quali havvene pure in Novara nostra, Non utili ricavandi dalle arti e mestieri che si insegnano o si esercitano nell'Istituto, perchè la scuola è scuola nei pretto senso della parola e non officina di produzione; perchè è sbandito ogni spirito di concorrenza o di speculazione.
A parte l'insegnamento elementare espletato sulle traccio dei programmi governativi, e del quale insegnamento non è il caso di dire poichè non si eleva - e come potrebbe elevarsi? - dalla comune, degno di menzione è invece l'insegnamento delle varie arti e dei vagii mestieri per cui l'Istituto ha speciali sezioni e speciali laboratori...».
E passati in rassegna con parole di altissima lode i vari saggi esposti nella mostra collettiva annuale, conchiude:
« Abbiamo pertanto creduto opportuno segnalare questi risultati ai nostri concittadini, pere è una volta di più si convincano che l'Istituto Salesiano compie splendidamente la propria missione, di formare cioè onesti cittadini ed intelligenti artieri ».
MILANO. - In via Copernico, 18, presso l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice si accettano in pensione Signorine che intendono frequentare le scuole pubbliche della Città, oppure che hanno impieghi presso qualche Ditta o che desiderano perfezionarsi in qualche utile lavoro.
A brevissima distanza dal Pensionato trovansi le Scuole Comunali della Città, dove le alunne potrebbero frequentare il Corso Elementare completo.
Per programmi, rivolgersi alla direzione.
All'Estero.
GORIZIA. - Per l'inaugurazione di un salone nel Convitto S. Luigi. - È una sala superba, che soddisferà a vari impellenti bisogni dell'Oratorio festivo, fabbricata libera in mezzo all'aria sana, di cui riceve copia abbondante da tutte le parti.
È lunga 30 metri, larga 10, con una galleria per 30o persone.
All'inaugurazione convennero rappresentanti di tutte le classi cittadine: il conte Enrico Attems e Consorte, il conte Silverio de Baguer con la famiglia, il consigliere Sbisà, il consigliere scol. Culot, il Vice-Procuratore Dr. Marinaz, molte dame dell'aristocrazia e della borghesia goriziana ed un bel numero di benefattori dell'Opera Salesiana.
La cerimonia s'iniziò col canto di un inno d'occasione. Un fragoroso battimani chiuse questo coro vigoroso, salutando insieme l'apparire in palco del Dott. D. Ugo Mioni, che tessè le lodi dei martiri e degli eroi della carità, svolgendo - con mirabile splendore di frase e densità di concetto - il tema: «L'Oratorio festivo ed il Ven. G. Bosco ».
Accolta da applausi salì quindi il palco la simpatica figura del Giudice barone de Rinaldini, per trattare il tenia: « Gioventù e delinquenza ». Con amore di bene e entusiasmo il giovane giurista. e moralista analizzò diligentemente l'importante questione della delinquenza dei giovani.
« E una caratteristica del nostro secolo il mirabolante progresso dell'umanità nei campi della tecnica e di ogni scienza positiva -. come la si vuol chiamare. - Ma è da tempo che tutti i buoni si domandano, se il progresso nella moralità, e del resto in ogni campo della vita spirituale, ma più specialmente in quello del bene, abbia proceduto di pari passo col progresso tecnico.
» Ebbene, conviene essere franchi per non ingannare se stessi: se non si vogliono mettere sul conto del progresso nel bene certe innovazioni e certi perfezionamenti che alla fine dei fatti non sono che d'indole puramente sociologica e tecnica, ben poco confortante sarà un confronto istituito fra il progresso tecnico e quello nel campo del bene ».
E fatto diligentemente il confronto, il ch.mo oratore prese a parlare della prevenzione della delinquenza, inneggiando al sistema educativo di D. Bosco ed all'Opera Salesiana di Gorizia.
Al barone Rinaldini tenne dietro il cav. Simzig con una bella e pratica conferenza su « Le abitudini »; uno studio nuovo, interessante quanto mai, che seppe tenere attento per lungo tempo il colto uditorio.
Ultimo prese la parola il dott. Luigi Pontoni « su l'igiene nell'educazione », con un discorso pratico ed acclamatissimo.
Prose e poesie, graziosamente declamate e scelti pezzi musicali, squisitamente eseguiti, resero più splendida l'inaugurazione.
BETLEMME. - Dall'Orfanotrofio Cattolico. - Nello scorso giugno due divisioni della nostra squadra navale toccarono i porti dell'Oriente; ed una parte degli equipaggi approdati a Giaffa ebbe il permesso di salire fino a Gerusalemme. La sera del 21 vi giungeva pure il Vice-Ammiraglio Aubry, comandante in capo della squadra, ricevuto alla stazione dal R. Console e dalle autorità turche locali. Gli presentarono le armi uno squadrone di fanteria e numerosi cavalieri, mentre la banda militare del presidio suonava la Marcia Reale.
Il 23 l'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme celebrava la festa del S. Cuore, che si svolge con la medesima solennità degli altri anni. Alla processione del dopo pranzo, il Venerabile era portato da Mons. Piccardo, Vescovo ausiliare, e l'animazione ed il concorso di popolo fu veramente straordinario.
Il giorno appresso, alle 8 del mattino, giungeva a Betlemme l'Ammiraglio con un bel numero di ufficiali. Nella piazza dela Basilica della Natività erano ad attenderlo i giovani interni e gli esterni dell'Orfanotrofio, l'asilo delle Suore di Maria Ausiliatrice e la nostra banda. Al suo arrivo fu ossequiato dalle autorità del paese che gli venivano presentate dal Cav. Nicodemo, cancelliere e dragomanno del R. Consolato d'Italia. Si era altresì adunato molto popolo attratto dalla banda, ed il ricevimento riuscì imponente. Dopo la S. Grotta, l'Ammiraglio visitò col suo seguito la Casa nova e poi si recò al nostro Orfanotrofio.
Tutti i giovanetti esterni e interni, erano schierati nei corridoi; la banda lo attendeva alla porta. Un orfano gli lesse un indirizzo di omaggio e Sua Eccellenza ebbe parole di elogio per la bella pronunzia e la facilità di lettura del giovane, e constatando com'egli fosse arabo, gli fece le più vive congratulazioni. Visitò quindi tutti i locali, mentre gli ufficiali si divertirono ad interrogare gli alunni, specialmente i più piccoli, domandando loro il nome delle Loro Maestà e delle città principali d'Italia, ed azzardando fin qualche interrogazione sui fatti storici più noti; e non poterono far a meno di mostrare la loro meraviglia per le spigliate e giuste risposte.
La sera stessa l'Orfanotrofio ebbe la visita del contrammiraglio Garelli con altri ufficiali; e nello stesso tempo vi si riversarono una sessantina tra marinai e sott'ufficiali; e i piccoli musici diedero fiato nuovamente ai loro strumenti.
Il 25 si compì una solenne funzione al S. Sepolcro, ove l'Ammiraglio ed il Contrammiraglio con gli ufficiali ed i marinai che erano in città assistettero alla messa cantata; ed alle 16.30, con solenne apparato, fu benedetta da Mons. Piccardo la prima pietra del nuovo Ospedale italiano, che sorge a cura dell'Associazione Nazionale.
Questi appunti di cronaca sarebbero incompleti, se-non accennassimo alla cara ed anzi ottima impressione lasciata in Terrasanta dai nostri marinai.
Nel mese - sacro alla memoria dei trapassati - salga dal cuor nostro e dal nostro labbro, più frequente e più fervorosa, la prece pei nostri defunti !
Lorenzo Fonseca.
L'Opera di D. Bosco in Colombia ha perduto nel signor Lorenzo Fonseca uno dei suoi più insigni benefattori.
Privato della consorte e rimasto senza prole, adottò come figli i nuovi figli di D. Bosco e loro offerse generosamente la sua casa, vivendo con essi più di sette anni, dando esempio di ogni più bella virtù.
Fervente cristiano, nella fede trovò la forza per sopportare i terribili dolori dell'ultima infermità, e nella sua intemerata coscienza la fiducia di cogliere nell'altra vita il premio delle sue opere buone.
Volò al cielo con una morte invidiabile l' 11 giugno u. s. Insieme coi Salesiani, tutto il popolo di Mosquera pianse in lui il modello del cristiano, l'amico di tutti, il consigliere disinteressato, e il cuor generoso che contribuì efficacemente all'erezione della chiesa di Maria Ausiliatrice, sotto il cui manto riposa la sua salina. Pace all'anima benedetta.
Baronessa Maria Comi-Corina.
Anima eletta di donna e di madre cristiana, spirava serenamente in Corigliano d'Otranto, tra il compianto dell'intera popolazione, il 12 settembre u. s.
Della sua vita, tutta consacrata all'educazione dei figli ed alle opere di carità e di pietà, scordiamo solo due particolari. Aveva una cura somma che delle sue richezze nulla andasse perduto o fosse malamente speso, perchè non ne fossero defraudati i poveri e gli Istituti di beneficenza, verso i quali largheggiava in continui soccorsi; e, morendo, con un ultimo esempio di umiltà e insieme di carità, volle che il suo corpo fosse rinchiuso in una rozza cassa, a tutto vantaggio dei bisognosi.
La defunta baronessa nutriva un affetto vivissimo per l'Opera Salesiana, particolarmente per la Colonia agricola di Corigliano d'Otranto, che deve alla famiglia Comi la sua fondazione. Il Signore la ricompensi in cielo.
Rosina Burger nata de Gossieth.
A Hrastnigg l'ultimo giorno di agosto si spense serenamente nel bacio del Signore questa pia e veneranda matrona, nell'età di 83 anni. Degna sorella della nobile Baronessa Emma de Seppi -- la « mamma» dell'Oratorio Salesiano di Trieste - ella merita da noi il più affettuoso suffragio. Nessuno manchi di dar questo conforto all'insigne nostra benefattrice.
Contessa Paolina d'Attimis-Maniago.
La sua morte fu un lutto cittadino. L'immenso popolo, accorso da Maniago e dai paesi vicini per accompagnarne la salma all'ultima dimora, rese la migliore testimonianza alle sue eccelse virtù. In vero la nobile Signora non visse che per fare del bene; e nell'amplissima sua carità nutrì viva simpatia per le Opere Salesiane. Le doni il Signore il premio condegno.
Cont.a Eleonora C. Bellini di Lajolo nata Massel di Caresana.
Donna di alti sensi cristiani ed affezionatissima a D. Bosco, a D. Rua ed alle Opere salesiane, volò al cielo da Torino, ricca di meriti. Con lei noi abbiam perduto una delle nostre più antiche e più affezionate Cooperatrici. Il Signore le doni la gloria dei Santi!
Alla sorella, Contessa Teresa di Bricherasio, le più sentite condoglianze.
Mons. Luigi Podestà.
Arcidiacono della Cattedrale di Sarzana, dottore in teologia, Cameriere segreto di Sua Santità e già Vicario Generale della Diocesi, morì nel giugno u. s. nella tarda età di 95 anni. Era membro della R. Deputazione di Storia Patria, ed affezionato Cooperatore Salesiano, fin dal primo arrivo dei Salesiani alla Spezia. Pace alla cara anima sua !
Mons. Luigi Tomsig.
Prelato domestico di SS., Decano del Capitolo Metropolitano di Gorizia e Consigliere Consistoriale effettivo, passò a miglior vita dopo breve e dolorosa malattia il 29 agosto u. s., munito di tutti i Sacramenti. I suoi funerali riuscirono la più bella attestazione della sua vita, spesa tutta nel bene. Il compianto Prelato fu uno dei principali promotori della Casa Salesiana di Gorizia. Riposi in pace!
Don Giovanni Maria Finco.
Si spegneva placidamente, con lo sguardo fisso ai cielo, la mattina dell'8 maggio nella florida età di 40 anni. Sacerdote pio, zelante, caritatevole, da 13 anni parroco di Laverda, era il mecenate dei giovanetti che bramavano dedicarsi agli studi. Quanti ne condusse qui all'Oratorio! e quante lacrime egli ha asciugate! Era il padre dei poveri, degli orfani, il consolatore d'ogni sofferente. I funerali imponentissimi dissero di quale amore egli era circondato!
Don Pietro Curti.
Parroco di Casalino, in diocesi di Novara, spirava nella bella età di 75 anni il 6 luglio u. s. dopo breve malattia sopportata con santa esemplare rassegnazione, nutrito di tutti i conforti religiosi. Il venerando sacerdote amava sinceramente l'Opera Salesiana ed era uno dei più affezionati cooperatori. Un nostro suffragio gli acceleri la gloria de' santi!
Isidora Cantone ved. Bosia.
Moriva ad 8o anni a Castelnuovo d'Asti, patria di D. Bosco. Donna ricca di elette virtù, di vero zelo cristiano per l'educazione dei figli, di rara pietà, e di grande carità pei poverelli, lasciò la più cara memoria.
Le nostre preghiere le implorino dal Signore una preziosa corona in cielo.
FACCIAMo anche particolari suffragi per i seguenti defunti dal I° novembre 1910 al 1° maggio 1911.
Colli D. Cesare - Casei Gerola.
Combi Catena - Moggio. Combi Luigi - Moggio.
Corso cav. Giov. B. - Torino. Corva Efisia - Borutta.
Cordero Giuliani Luigia - Torino. Corradini Gìovanni - Refrontolo.
Crema Teresa ved. Cotella Cerri - Torino. Cremata Faustina ved. Guiddo - Finalpia. Criscuoli Amalia - Pagani. Cumino D. Pietro, vicario - Vigone. Cupitò sac. Antonino - Militello. Daglio Francesca - Volpara. Dal-Zotto Mons. Gaetano - Fonzaso. Danesi in Lavinia -- Venezia. Daniele suor Maria di Gesù - Torino. De Alexandris Alberto - Torino. Degiani Biagio - Alba. Della Latta cari. Domenico - Camaiore. Dell'Ubri Calocero - Caltanisetta. De Luise Giosuè - Casamicciola.
De Pisztory Montecuccoîi Maria - Modena. Dezzani cav. Carlo - Asti. Di Giusto D. Giusto - Chiasiellis. Donati Carlo - Castelfranco Sopra. Dufour D. Alessio -- Cornigliano Lig. Enrica Bonifacio - Montanaro.
Fabbri Lucia ved. Graziosi - Montecolombo. Fabbri Almerici Margherita - Modena. Fabbro Augusto - Cembra (Trentino). Faris Cateriua - Muina. Fabroni Maria - Marradi. Faccio Pietro - S. Anna (Niella T.) Felici sac. Vincenzo - Jenne. Ferrari Priori Nunziatina - Ventimiglia. Fevies Martino - Torino. Filippi Francesco - Alcamo. Flecchia Carolina - Cavaglià. Fogazzaro comm. sen. Antonio - Vicenza. Fontana mons. Ernesto, vescovo - Crema. Fonticelli cont. Eleonora in Zucchini - Faenza. Fraudrini Giuseppe - Varana.
Frizzi Bortolo - Viadana.
Frogaroli Camilla - Bagnatica. Frola Maria - Casabianca. Fusaro Maria - Martellavo. Fusco Pasquale - Resina. Fusi Carlo - Bagolino. Gaffuri Giuseppe - Orlate.
Gai Can. Antonio - Fossombrone. Galiani Veneranda - Galignano. Galiniberti Francesco - Alzate.
Galleani Luigi dei Conti d'Agliano - Torino. Galli di Mastica cont. Albertina - Torino. Gastaldi Santi can. Ezio -- Torino. Gazzelli di Rossana Maria - Torino. Garlanda Palma Tonella - Pray. Garrone Luigia - Casabianca. Gentile Giovanni - S. Agata Militello. Gerbotto Maddalena - Vai di Pesio. Ghirardelli Benedetta ved. Figollo - Rapallo. Gioia Domenico - Busto Garolfo. Giove coram. Filippo - Roma. Gobbi Vittorio - Gragnano Trebb. Goitre D. Giacinto - Cavour. Grabinski conte Giuseppe - Bologna.
Gracco Maria - Schio.
Granello Mons. Tommaso, Arcivescovo tit. di Seleucia - Roma. Gravetta conte Corrado di Villanovetta - Savigliano. Graziola Gioachino - Castellano (Austria). Gromis cont. Delfina di Trana ved. Gino - Torino. Guerra prof. Filippo - Cesena. Guglielmone Giovanni - Torino. Guidi Eugenia ved. Morri - Rep. S. Marino. Invernizzi Valsecchi Rosa - Castellaro de' Giorgi. Lamberto Agostino - Torino.
Lanzarini suor Eletta - Treviso. Lapeyriére suor M. Elena - Roma. La Rosa sac Giovanni - Palermo. Leggiaro Angela ved. Pagliano - Gabiano. Leto sac. Vincenzo - S. Stefano Quisquita. Levis Polisseta in Gariazzo - Barazzetto. Lo Giudice Filippo - Valguarnera. Lorenzi Costantino - Ventimiglia. Lucco Margherita - Angrogna. Luchino Antonia - Peveragno.
Lupi Delfina - Bobbio.
Lusso Giuseppe - Castelrosso, Maggioni Giov. Batt. - Milano.
Mandrioni D. Paolo - Besana Brianza.
Manfredda Giuseppe - Romentino.
Manghi Lucia - S. Donato (Parma). Marchesi Patrizi Caterina - Sernio.
Marchetli Luigia - Varzi. Marcosanti Antonio - Cesena.
Marino Sapienìa suor Serafina - Catania. Martinelli Angiolina - Fiorano sul Serio. Martinolo Rosalia ved. Martini - Torino. Masalo Prima Maria Luigia - Nureci. Massinelli D. Gaetano -- Montale. Massa Carlotta n. Lazzeri - Chieri. Massari Luigi - Casal Litta. Mautino Giov. Domenico - Torino.
Mazzi Giov. Pietro - Palagnedra (Svizzera). Mazzolli Giuseppe - Vigevano Mazzetti not. Bernardino -- Cologne. Medotti Maria - Udine.
Meneguzzo Giuseppe - Arzignano.
Meraldi Nicolò - Bormio. Mezzo Giuseppe - Vercelli. Miglio Bartolomeo - Fossano.
Moncagatta Margherita - Strevi. Monto Jenny ved. Caramello - Torino. Morri ved. Eugenia - S. Marino. Moscolo Nazarena - Torri del Benaco. Mazzetti D. Vincenzo -- Bassano. Muzio dott. Ferdinando - Frosolone. Navarotto Faggi- Maria - Schio. Negri Regazzi Angela - Rivalta d'Adda. Nicolis di Robilant cont. Lidia -- Torino. Noberasco Aiuti v. d Zitto - Savona. Nurchis Mura Giuseppina - Iglesias.
Olmo Paola ved. Pavia - Torino.
Origlia Giovanni - Chieri. Orsetty cali. Giovanni - Cividale. Paglieri D. Attilio - Gualtieri. Panciera suor M. Luigia - Bassano. Panebianco conte Nicolo - Terranova. Paroli Maddalena - Printaluna. Paseri Giov. Batt. - Sampeyre.
Pasiui Domenico di Bart. - Rioumggiore. Passanisi Anna n. Cattizzaro - Vizziui. Passarelli Luigi - Morbegno. Pazziui Giuseppina - Torino. Pedrana Cristoforo - Livigno. Pasiani mors. Gustavo - Roma. Perrone Caterina - Torino. Peirano Bonifacio - Lingotto. Pelisetto Marianna - Chieri.
Peluzzi D. Giovanni - Marcallo.
Pennino mons. Antonino - Palermo. Fertile Domenico - Gallio.
Perucatti Giacinto - Villa S. Secondo. Petya sac. Frane. P. -- S. Giov. Gemini. Piacentino Carlotta - Anguillara Sab. Piacenza Antonio - Zell (Prussia). Piardi Francesco - Lavone (Pezzase). Piccino Rosa - Grazzano Monf. Piccone D. Ambrogio - Varazze. Poggio cav. Giovanni -- Torino. Polizzi can. Giuseppe - Caltanisetta. Ponchia Giuseppe - Torino. Poni D. Gaetano - Valtopina. Porzio Teresina - Roma. Procacci can. Gerardo - Roma. Prono Carlo - Arborrea. Presbitero Teodora - Azeglio. Puggelli Achille - Prato. Pugno Emilia - Ivrea. Poppati Giovanni - Chiavris (Udine). Quaglia can. Domenico - S. Apollinare. Quaregna Secondina - Gaglianico. Regazzoni Marletta - Como. Renna D. Vincenzo Benef. - Palermo. Rissone Alessandrina - Torino. Ricagno D. Paolo - Castelrocchero. Riffero Giacomo di Giov. - Mattie.
Ringo can. Salvatore - Caltanisetta. Riva Umberto Giuseppina - Foglizzo. Rosada Annida - Malantocco. Russi Bevilacqua Giuseppina - Schio.
Ruberi Marianna - Sommariva Bosco.
Sacchetti Antonietta - Siena.
Sambucetti mons. Cesare, arciv. tit. - Roma. Santalena Mons. Giovanni - Treviso. Sai toro Andrea Scialino - Torino.
Sardi Anna n. Aosta - S. Damiano. Sartore Eugenia - Genova. Sartori Elisabetta - Conegliano. Scalvini Rocco - Basalumis. Scamparle Rosa - Fumane. Scarella Stefano - Alassio. Scartelli Agnese - Roma. Segna card. Francesco - Roma. Stretto Fietro - Lussello.
Signorino can. Giovanni - Alessandria. Sillano Felicina - Occimiano.
Smargiassi D. Giovanni - Poggio Mirteto. Songia cav. Bernardo - Cherasco. Soubeyrard Giorgio - Torino.
Spada D. Lamberto Dom. - Villa del Conte. Stoppani mons- G. Batt. - Sondrio. Tabanelli Vittoria - Massa Lomb. Taddei dott. Nicolò - Povo (Trentino).
Tanel Giov. Battista - Spormaggiore. Tarditi cav. Alfredo - Torino. Tarizzo D. Giuseppe - Rivara. Tesio Giuseppe - Lombriasco.
Tognetti Gia,v,mo - Mondacce (Svizzera). Tomasi Giuseppe Carlo - Roma. Tornatore Giovanni - Bra. Torriccìa Carolina - Forli. Tosco Domenico - Torino. Tosello Pietro - Limone Piem. Truccano Giuseppe - Borgiallo. Udesclritti Giulia - Milzano.
Usino (fratello delle scuole cristiane) - Grugliasco. Vallana Rina - Torino.
Valle Teresa - Pietra Lig. Vallet Battista - Saint-Pierre. Valsecchi Giusèppe - Barzio. Venturelli Orsola - Borro. Vercellotti Giuseppe - Casabianca. Versotto Teresa - Bellagio.
Vestri cav. uff Luigi - Pieve del Cairo. Viari Stefano - Torino.
Violato Maddalena - Noventa Vicentina. Zattdini Fausto - Roma. Zaninetti Pietro - Fontanetto d'Agogna. Zanola Caterina - Varallo. Zanoni D. Gaetano - Lazise. Zanotto Elisabetta veri. Dulce - Schio. Zerbuio D. Sebastiano - Molare.
Zerman Lodovico - S. Giovanni Lupatoto. Zocchi Giuseppina ved. Stampini - Torino.