BS 1900s|1902|Bollettino Salesiano Settembre 1902

Anno XXVI.   Settembre 1902.   N. 9.

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO - Una data memoranda    pag. 257

Alla vigilia dell'apertura delle scuole    259

Attenti, o genitori, e scegliete    261 Importantissimo pei genitori 263 Sulla Santissima Eucaristia - Enciclica di Leone XIII. 264 Le Figlie di Maria a Roma. . 267 Missioni - Patagonia : Escursioni Apostoliche - Matto Grosso: Da Cuyabà alle rive del vorticoso Araguaya - Equatore: La vita in mezzo ai Jivaros - Venezuela : Un battesimo in alto mare - In fascio : Bosa -. Neuquen    242

Grazie di Maria Ausiliatrice   27 Notizie compendiate (Arequipa - Biella - Buenos Aires -Caltanisetta - Gorizia - Lesi - Londra - Mantova - Pedara - Pirano - Quartucciù - Roma - S. Benigno Canavese - Vicenza    279

Necrologia: Mons. Aurelio Zonghi    285

Spigolature agrario    285 Cooperatori defunti . . 287 Illustrazioni : Tempietto con la statua dell'Ausiliatrice p. 269 - Scuole salesiane di Battersea in Londra, 273 - Ricordo della visita di Don Rua a Londra, 282.

Una data memoranda

1852 - OTTOBRE - 1902

LA prima domenica del prossimo ottobre, consacrata dalla Chiesa alla Vergine del Rosario, segna il 50° anniversario di un avvenimento semplice e comune in se stesso, ma di capitale importanza per la nostra pia Società. In quella domenica memoranda lassù ai Becchi - l'immortale borgata di Castelnuovo d'Asti ove nacque D. Bosco - cinquant'anni or sono, un giovinetto, assorto con la mente in quell'ideale santo che crea gli apostoli e feconda di santi la città di Dio, genuflesso appiè dell'altare di quella devota cappella, riceveva dalle mani del R.m° Teol. Giovanni Bertagna, presentemente Arcivescovo di Claudiopoli, le sacre insegne della milizia ecclesiastica. Allora la Chiesa faceva acquisto di una novella recluta sacerdotale e gli angeli in cielo cominciarono - sotto la dettatura della divina Pastora che più volte era apparsa, su per i colli Castelnovesi, al pastorello Bosco - a scrivere nel gran libro della vita, quelle splendide pagine che da 50 anni incoronano il nome di MICHELE RUA, il fortunato chierico di quel di lontano, l'immediato e attuale successore di D. Bosco!

Salve, o Padre diletto, salve ! Il ricordo della tua vestizione chiericale è argomento di santa letizia non solo per ogni buon figlio di D. Bosco, ma per tutti gli ammiratori e cooperatori tuoi nella continuazione e consolidazione della grand'Opera che D. Bosco ti lasciò in retaggio. Sì, tutti prendono vivissima parte a questo lieto cinquantenario del tuo primo passo nella carriera sacerdotale, e lassù ai Bechi vogliono ricordarlo con speciali festeggiamenti nel veniente ottobre , i quali non è a dubitare che riusciranno degni della circostanza se si tien calcolo che il primo ideatore ed inspiratore di queste feste fu l'E.mo ed amatissimo Cardinale Arcivescovo di Torino, il dotto e pio Mons. Richelmy. Noi intanto, preludiando a quel giorno, vogliamo, con tua benigna venia, fregiare le colonne del Bollettino Salesiano di un articolo, pubblicato lo scorso giugno dall'Osservatore Cattolico di Milano, intorno a D. Rua, arlicolo che ridice in poco e per sommi capi quanti tesori abbia fruttato in 50 anni la prima tua veste chiericale.

« Don Michele Rua è la copia più perfetta dell'immortale D. Bosco, di cui è il primo discepolo e il primo successore nella direzione della grande opera salesiana. Quando il 31 gennaio del 1888 l'anima del grande Apostolo torinese si spense placidamente nella modesta cella, sita all'ombra dell'artistico tempio della sua dolce Madonna, D. Rua fu chiamato ad occupare il posto del padre e del maestro. E furono davvero giorni di tristezza e di trepidazione quelli, in cui la navicella salesiana, priva del suo vecchio timoniere incedeva sotto un cielo bigio e fra le onde inquiete del mare della vita. Ma furono giorni brevi, e le nubi scomparvero per lasciar posto al sereno effuso del cielo, brillantato dai raggi dorati del sole.

» Sulla tomba del padre dormente al rezzo della collina di Valsalice si erano piegati mestamente i salici piangenti, e su quella tomba adorata la Congregazione Salesiana , che alcuni uomini di poca fede vedevano già sfasciarsi e andar dispersa, si consolidò e trasse nuovo impulso e nuova energia per continuare l'opera grande del suo fondatore. Don Michele, fin dagli inizii del suo superiorato aveva mostrato di aver ereditato dal padre tutto lo spirito di santità e di sacrificio, e novello Eliseo coll'esempio e colla parola, di cui tanto fascino emana, fece sì che la stella campeggiante nell'azzurro intenso dello stemma salesiano non s'offuscasse, s'arrestasse mai, ma proseguisse sempre a segnare lo sviluppo e il progresso dell'opera di Don Bosco, il mite pretino della cascina dei Becchi.

» E le case di educazione, i collegi, gli oratori festivi, si moltiplicarono in un modo veramente straordinario, offrendo ricovero ed educazione a molti giovani, che altrimenti sarebbero cresciuti sui marciapiedi della strada o fra la corruzione dei bassifondi delle grandi città. La voce di Don Bosco, quella voce piena di santo seduzioni, che sapeva commovere qualsiasi animo, che perfino quella dell'incredulo Victor Ugo ne rimase tocca, era muta, eppure gli apostoli non mancavano. La Congregazione così minuscola dapprima, andò man mano ingrossando le sue file; giovani ardenti volavano a lei ad offrirle il proprio cuore e la propria mente. E si rinnovarono le numerose spedizioni di missionari per le lontane Americhe e là fra i rigori della Terra del Fuoco e della Patagonia Mons. Cagliero e Mons. Fagnano rinnovarono i miracoli del Saverio. Don Unia moriva sorridendo dopo di aver consumato l'esistenza soccorrendo i poveri lebbrosi, e Don Calcagno veniva sfrattato dall' Equatore in odio alla religione d'amore che egli ed i suoi confratelli insegnavano. I selvaggi del Matto Grosso e quelli del Paraguay avevano trovato dei pazienti pronti ad aprire il loro cuore al soffio soave e fragrante della religione, che ne ingentiliva i costumi e svelava loro orizzonti inesplorati e nuovi di civiltà. Lo spirito caritativo di Don Bosco, che in un sogno ardente di amore, aveva scritto sulla sua bandiera: Da mihi animas caetera tolle, era stato conservato dal mite e dolce Don Rua, che a sua volta lavorava affinchè pervadesse e si infiltrasse per tutte le arterie dell'organismo morale dalla Congregazione Salesiana. E davvero lo spirito di carità prosegue a sviluppare e a perfezionare sempre più l'opera monumentale che il povero figlio di mamma Margherita iniziava così poveramente un mezzo secolo fa, fra il verde dei prati di Valdocco in Torino.

» Che cammino non s'è mai visto dalla morte di D. Bosco! Quanto progresso, quanto sviluppo, quante simpatie acquistate ! Questo lo si deve certamente all'opera di Dio innanzi a tutto, ma non è estranea l'azione instancabile di Don Michele Rua.

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» Egli potrà contare 64 anni. Alto, esile, magro, più che magro scarno, diafano, colla fronte spaziosa, cogli occhi quasi sempre arrossati e malati per le lunghe veglie, egli è una vera figura ascetica spirante soavità e dolcezza ineffabile. La sua parola tenue e modesta, ricorda duella del fondatore che nella sua semplicità sapeva ricercare le fibre più delicate del cuore e farle vibrare. E di una bontà inenarrabile e d'una attività straordinaria.

» Egli dorme pochissimo e quando vive la sua vita ordinaria a Torino, ciò che capita di rado, dal mattino alle 4 circa alle 24 e anche più tardi non ha un minuto libero. Nella sua anticamera c'è quasi sempre una folla varia di visitatori. Dalla marchesa alla pezzente, dal frate al militare, dalla suora allo scienziato, dal prete vecchio e stanco al giovane studente esuberante di vita; quell'anticamera è un vero cinematografo dove passano, con tutte le loro sfumature, le varie classi sociali. E D. Rua è là nella sua modesta stanzetta di santo, vicina a quella del padre, quasi per riceverne l'ispirazione, sempre pronto a troncare a metà i suoi lavori per dare udienza a qualsiasi. Ho detto però che ciò capita di rado, ed è vero. In questi ultimi anni poi egli ha intrapreso dei lunghi viaggi per visitare le moltissime Case Salesiane, che si sono andate impiantando in Italia ed all'estero. Nel 1899 visitò le Case di Francia e di Spagna, suscitandovi dovunque passava gli entusiasmi di cui D. Bosco era stato accolto a Parigi nel 1883. Le folle lo ricevevano frementi di gioia, acclamandolo come un santo, strappandogli i bottoni del soprabito che conservavano come reliquie; un vero delirio !

» Più tardi fu nel meridionale d'Italia e nella Sicilia ed in questi ultimi mesi, non badando alle noie ed ai disagi del viaggio, visitò le Case della Svizzera, del Belgio e dell'Inghilterra...»

Salve, o Padre diletto, salve ! Gradisci l'umile, ma ardente nostro omaggio con l'augurio che la Vergine Ausiliatrice ti conservi ancora per lunga e feconda età al nostro affetto ed al bene della Società Salesiana, cui degnisi il Signore nella sua misericordia inviare numerosi imitatori tuoi nell'operare la salvezza delle anime.

Alla vigilia dell'apertura delle scuole

Considerazioni dedicate ai genitori

LA storia di questi ultimi tempi deve pur troppo registrare fatti che hanno commosso il mondo intero non tanto per la loro gravità, benchè siano gravissimi, quanto perchè hanno fatto nascere in ogni cuore un triste presentimento, essere essi cioè il semplice preludio di una imminente catastrofe sociale. Ci sentiamo sopra un terreno vulcanico, e ci accorgiamo, volere o non volere, che la società presente ha già sviluppati nel suo seno gli elementi che l'hanno da precipitare in un disordine, in un caos tremendo.

Dio ha fatto sanabili le nazioni e ci rimane la speranza che i popoli ritorneranno un giorno sui loro passi, e la società purgata nel suo sangue tornerà a fiorire nella pace e nel trionfo della giustizia. Ma quando avverrà questo ritorno? Ecco quello che più d'ogni altra cosa accascia l'animo nostro. Si sono già moltiplicate le disillusioni, molti occhi si sono aperti ed hanno incominciato a cercar salute donde solo può venire. Si sono fatti e si fanno continuamente degli sforzi per fermare la corrente del male, per richiamare gli uomini sul sentiero della virtù. Pure dobbiamo notare una cosa che ci sta lì dinanzi a persuaderci che questo ritorno sarà molto, ma molto lontano, e che la prova sarà ben lunga; ed è la total fiacchezza di volontà, la mancanza assoluta di carattere che noi dobbiamo constatare nelle generazioni che crescono ai giorni nostri.

Se infatti ci facciamo a considerare lo spettacolo che ci dà l'educazione intellettuale della nostra gioventù, è qualche cosa di lacrimevole. Intelligenze anemiche, un disordine di pensieri , una mancanza dei principii più elementari della logica. Giovani che si pascono di vaporose idealità, di concezioni le più strane, che vanno vivendo d'una vita di sogni e di fantasime, e che al primo dispiacere, alla prima contrarietà rimangono sbalor diti, non si sanno dar conto come mai la realtà della vita sia così diversa da quel ch'essi si erano immaginato. Poveri disgraziati, che certo si sarebbero assuefatti per tempo a valersi un po' più della propria ragione, se non fossero stati cacciati in un ambiente che non era il loro, se ai loro occhi non si fosse fatto luccicare una carriera che non era per loro, se fin dai più teneri anni non si fossero collocati in un mondo di illusioni e di vanità, di godimenti da cui avrebbe dovuto essere premurosamente allontanato l'animo loro. Intelligenze di forza più che sufficiente per comprendere quel corredo di verità che bastavano a guidarli in una modesta vita privata, dovettero spesso loro malgrado riempirsi di un cumulo di cognizioni che erano incapaci di abbracciare in sintesi armonica non poterono riuscire che veri mostri intellettuali. E la tremenda responsabilità di questo su chi mai ricadrà se non primieramente sui genitori?

Volontà floscie, incapaci di un atto di fortezza, quasi unicamente non più guidate da ragione, ma da brutali istinti, e sotto l'impero di feroci passioni sono pure lo spettacolo ancor più sconfortante che ci danno i gìovani dell' età nostra (1). Li ritroviamo viziosi, hanno il cuore depravato prima ancora che abbiano potuto conoscere che cosa voglia dire vizio, che cosa sia virtù. Anime fiacche che al primo urto cedono, alla prima difficoltà si danno per vinte. Il perseverare in una buona risoluzione costa lor troppo: non possiamo quasi più aspettarci neppur l'ombra d'un carattere, perché il carattere è fedeltà ai dettami della coscienza, ed essi mostrano di non aver neppure più i primi elementi della coscienza. Se fossero stati raddrizzati nei loro teneri anni, se quelle passioni fossero state rintuzzate, indirizzate fin da principio, avrebbero potuto tramutarsi in virtù. Di tanto male di chi sarà la responsabilità se non principalmente dei genitori

Ma nell'età adolescente vi è un periodo in cui l'azione dei genitori per sè diventa impotente se non si trova appoggiata a qualche cosa di più alto, di più forte. Il giovinetto sente che l'occhio dei parenti e dei superiori non può dominarlo in ogni momento; sente di poter compiere un'infinità di azioni che sfuggono ad ogni sindacato umano, sente sopratutto di aver tutta la libertà nel suo pensiero, nel suo cuore. Sente di poter esser malvagio a dispetto degli uomini, e l'autorità e la forza esteriore quando gli impedirà di palesarsi malvagio, non avrà fatto che un ipocrita. Un pensiero forte di religione, una fede viva di un Essere superiore avrebbe potuto sviluppare in lui uu sentimento delicato di coscienza, fare a lui paventare di dover provarne un giorno il rimorso per una colpa commessa. Ma chi gli insegnò la religione ? Chi gli ha fornito le necessarie cognizioni in proposito ? Chi diede alla religione medesima tutta quella parte che doveva avere nell'educazione del fanciullo, sì che essa avesse potuto impossessarsi del suo pensiero, del suo cuore? Povero insegna, mento religioso, povera religione! Fu stimata argomento di altra età, fu talvolta tollerata appena, o, quando pure essa si volle, la si volle come un semplice ornamento: e se dopo tutto essa non potè esercitare tutta la sua salutare influenza di chi la responsabità?

E al povero nostro fanciullo si aspettano pure le ore dell'angoscia, le ore tormentose del pianto, le disillusioni, gli amari sacrifizi. Oh! come in quei momenti sentesi tutto il vuoto che hanno le parole anche di un amico, di una persona cara, perchè semplici parole. E nel chiudersi della scena della vita, allora che si sente l'immensa vanità di quanto aveva formato l'oggetto delle nostre aspirazioni, chi potrà far apparire un raggio di luce consolatrice in quei momenti tormentosi? Oh! noi che abbiamo ancor avuto la fortuna di crescere in un'atmosfera di religione, di pietà, e che quindi per quei momenti ci ripromettiamo i conforti di quella religione che abbellì già i nostri primi anni, non ce la possiamo immaginare tutta l'angoscia, crudele angoscia, che dovrà essere tristo retaggio di chi della religione o quasi non sentì parlarne o solo si assuefece a mirarla come cosa vana del tutto! Ma dell'aver reso inconsolabili i momenti del pianto, dell'aver accresciuto il numero dei dolori, a queste povere vittime d'un educazione falsata di chi la responsabilità?

La risposta noi la lasciamo a quei sconsigliati genitori che non cercano di assicurarsi della bontà dell'istituto cui intendono affidare le loro creature : su di loro pesa questa tremenda responsabilità dell'avvenire delle nuove generazioni. Noi vorremmo che le presenti considerazioni animassero tutti i padri e le madri nel santo proposito di superare qualunque difficoltà, combattere qualunque leggerezza per arrivare a dare ai loro tesori un'educazione atta a renderli felici nella vita presente ed avvenire. E difficoltà e sacrifizi ne prepara loro il lavorare per far crescere buoni i proprii figliuoli. Ma il vincolo di carità, di amore ardentissimo che li unisce a loro li deve rendere superiori a tutto. Avranno il merito di aver cooperato a salvar la patria nostra forse da un disastro, avranno il conforto di poter dire che ai loro figli hanno preparato un'età migliore. Essi ne vedranno forse neppur l'alba lontana di quell'età, ma ben possono essere certi che un giorno la loro memoria sarà in benedizione e sulla loro tomba non obliata poserà un fiore, si scioglierà una preghiera dettata dalla gratitudine.

(1) Avevano appena raccolte le presenti considerazioni, che ci cadde sott'occhio un articoletto di tutta attualità dell'Italia Reale dal titolo: verso il precipizio ! Ci pare opportuno riferirlo per intiero

« La Gazzetta di Torino di ieri ha un telegramma da Roma, in cui si dice che « fra stanotte e stamane vi furono quattro tentati suicidi.» Quattro, adunque, furono i disgraziati che hanno attentato alla loro vita, e tutti in giovane età : « tre giovanette ed un operaio » come telegrafano al suddetto giornale. C'è da rattristarsi assai.

» Del resto la cronaca romana di ieri, non differisce gran che da quella dei giorni scorsi, nei quali altri suicidi o tentati, si sono registrati nelle circostanze più o meno drammatiche, e per cause più o meno futili.

» Solo pochi giorni fa un foglio liberale lamentando questa mania suicida, l'attribuiva alla « educazione tutta superficiale » e al « sentimento religioso - freno massimo della famiglia - scosso, deriso, infranto.» E concludeva: «Torniamo all'antico.» Si fa presto, però, a dire : torniamo all'antico, ossia diamo ai giovani un'istruzione reale e profonda, radichiamo nei cuori il sentimento religioso, rialziamo la dignità umana, cessando d'insegnare che l'uomo è un bruto indipendente da qualunque legge religiosa e civile, che è un essere messo al mondo per capriccio non si sa di chi, e che per capriccio proprio può sottrarsi agli immancabili dolori della vita e adagiarsi nel nulla.

» Si fa presto a dire tutto ciò; ma quando il cattivo esempio viene dall'alto; quando si vuole, s'impone che l'educazione sia laica nel peggior senso della parola; quando si è voluto e si mantiene attorno alla nuova generazione un ambiente corrotto e corruttore; quando la stampa deride ogni principio di autorità divina ed umana, inneggia al vizio, fomenta le più sfrenate passioni, fa propaganda di immoralità; quando da un Governo incosciente o scientemente perverso si lascia libero il freno a tutti gli agitatori che sovvertono il senso morale, che avvelenano la mente è il cuore nella predicazione quotidiana di una uguaglianza utopistica, nel sollecitare desideri irrealizzabili, nell'affermazione di diritti impossibili, nell'eccitamento a odii fatali, rovinanti la pace delle famiglie prima, e poi tutto l'ordine sociale nella negazione di ogni principio di autorità; tutte le invocazioni a tornare all'antico non saranno che buoni desiderii, che constatazione di una necessità imprescindibile, che una confessione preziosa in bocca a coloro che hanno cooperato a creare questo doloroso stato di cose ; ma nulla più. Nella via del male si è camminato a corsa, e in fondo alla via c'è il precipizio.

Attenti, o genitori, e scegliete!

È questa l'epoca in cui le famiglie sogliono scegliere un collegio per riporre nel prossimo anno i propri figli : genitori attenti ! Pur troppo in molti collegi che pur vorrebbero passare per buoni, avvengono ogni anno scene che sdegnano ogni cuore bennato... Genitori, attenetevi solo ai collegi cattolici dove assieme all'istruzione si impartisce una sana educazione: attenti da certi istituti dove anzichè instillare nei giovani cuori il seme di ogni virtù, si cerca di far loro assaporare innanzi tempo le arie fetide del mondo, instillando con una superficiale istruzione una educazione immorale e pestifera.

Genitori, l'obbligo sulla scelta d'un buon collegio, è un obbligo esenziale, importantissimo dipendendo da una gioventù ben avviata l'avvenire più o meno prospero della nostra cara patria. Noi per aiutarvi nella scelta abbiamo messo in questo fascicolo l'elenco dei collegi affidati alle cure dei Salesiani e delle figlie di Maria Ausiliatrice; ma perchè meglio possiate scegliere, accenniamo qui ad alcune solenni premiazioni degne di particolare menzione.

Castelnuovo d'Asti. - La premiazione dell'istituto Paterno D. Bosco riuscì oltremodo cara e solenne. Vi presiedeva il Rev.mo Prof. D. Celestino Durando e vi accorse, oltre le autorità locali e dei paesi vicini, una numerosa schiera di benefattori e di ammiratori.

Parlarono plauditissimi il Rev.mo Vicario di Castelnuovo, il Prof. D. Antonio Rossi e l'Ill.mo Cav. Avv. Lorenzo Pangella, deputato provinciale, i quali espressa la loro soddisfazione per il progresso sensibilissimo di questo recente istituto, appoggiarono il caldo appello rivolto agli invitati dal direttore dell'Istituto perche continuassero quel generoso aiuto che fino allora aveano pre stato allo sviluppo dell'opera salesiana in Castelnuovo. Dai giovanotti dell'Istituto fu esaurito con grazia e precisione un ricco programma di 20 numeri fra declamazioni e canti svariatissimi.

Cuorgnè. - Il Collegio Salesiano sostenuto dalla benevolenza dì ottimi amici delle Opere di Don Bosco, va fiorendo mirabilmente, dando ogni anno risultati felicissimi d'educazione e di istruzione. Oltre all'esito lusinghiero dei pubblici esami di licenza ginnasiale ed elementare, ottimi risultati continuano a dare gli allievi che compiuti ivi le classi ginnasiali proseguono i loro studi di filosofia, o di liceo nei seminari vescovili o nelle pubbliche scuole governative. Il programma poi del ginnasio inferiore è alquanto ampliato con indirizzo tecnico-commerciale per quegli allievi che non possono continuare gli studi classici.

Fossano. - Il Collegio Convitto Civico diretto dai Salesiani con Regie Scuole Ginnasiali Tecniche ed Elementari comunali ebbe anche in quest'anno uno splendido risultato finale con la quasi totale promozione, già nella sessione di luglio, de' suoi allievi del ginnasio e dell'elementari e le migliori classificazioni nei corsi tecnici.

La commodità delle Regie Scuole interne al Convitto, il grandioso palazzo quasi del tutto rimodernato e provveduto di tutti i sussidii voluti dall'igiene e pedagogia (ampie e ben illuminate sale - bagni - doccie - teatrino ecc.) la soda educazione civile e morale, il favore incontrato, per cui in soli tre anni il collegio fu al completo, gli ottimi risultati finali rendono questo Istituto molto ricercato dalle famiglie. Siamo lieti di poter riportare un brano della Relazione del bilancio 1901, in cui si parla del Convitto, fatta al Consiglio dall'On. Giunta Municipale. « Si dovette incontrare non lievi spese per rimodernare il nostro Civico Convitto... ma siamo lieti constatare che la presente direzione nulla lascia a desiderare nell'andamento civile, morale e disciplinare sia interno che esterno. Il numero dei convittori fu quest'anno al completo anzi si dovette in maggio provvedere d'urgenza 10 letti elastici a rete metallica, per soddisfare a nuove ed insistenti domande. » (Tornata del giugno 1902).

Noi lo raccomandiamo in ispecial modo a quei genitori che desiderando procurare ai loro figliuoli la legalità degli studi e li vogliono in pari tempo informati a sani principii morali e religiosi. Possano trovasi a mezza via sulla Torino-Cuneo.

Gualdo Tadino. - Il 20 luglio distribuzione dei premi agli alunni interni ed esterni del corso tecnico ed elementare. Mons. Calai, commosso, disse del fine della premiazione e con quale amore si deve studiare. I canti e le poesie degne della solennità che terminò fra gli applausi e gli evviva ai premiati.

Lanzo Torinese. - Collegio Convitto di S. Filippo Neri. - Questo stupendo e rinomato Collegio, fra i primi e più importanti, che abbia stabilito il nostro Venerato Padre, noi lo raccomandiamo ai padri ed alle madri di famiglia, che ad una solida educazione e sicura istruzione amano unire in un posto di montagna il mezzo più proficuo e favorevole per lo sviluppo fisico dei loro figli. I numerosi giovani che dal 1864 sono usciti dal Collegio di Lanzo e gli splendidi risultati negli esami, specie di licenza, hanno saputo mostrare con quale serietà in esso si sappia educare a soda virtù, a seri e forti studi. La sua incantevole ed invidiata posizione sopra il punto culminante di squarcio delle Alpi Graie, il magnifico giardino, i prati , i boschetti, i cortili che prospettano a sud-ovest la vallata e le montagne, a nord-est parte della montagna e l'immensa pianura del Canavese fanno del Collegio una dello più desiderate villeggiature.

Splendida la distribuzione dei premi e l'anno non poteva chiudersi meglio, poiche le licenze elementare e ginnasiale che si ottennero con un risultato splendido quanto si può desiderare vennero a coronare gloriosamente l'opera e i sacrifici di quegli infaticabili confratelli.

Loreto. - La premiazione ebbe luogo il 21 luglio con discorso del direttore sul bisogno del rispetto all'autorità, con ben scelte poesie declamate con molto brio e spigliatezza. L'esito degli esami delle scuole ginnasiali ed elementari fu consolante, di alcuni anche splendido secondo la Patria d'Ancona la quale si congratula vivamente con professori ed alunni che seppero ottenere si buoni risultati.

Messina. - Alla distribuzione dei premi del 4 agosto presiedeva la commissione governativa per gli esami di licenza e di proscioglimento con effetti legali. La festa è riuscita attraente per declamazioni graziose e canti classici, ma sopratutto per la sua brevità. - Il Sole del Mezzogiorno, dopo aver riferito i particolari della festa, conchiude con queste parole: « Alla inesplicabile persecuzione dell'anno scorso contro l'Istituto Salesiano, segue il giudizio sereno dell'anno in corso. L'Istituto ha dato in quest'anno saggio eloquente di ciò che s'impartisce nelle sue scuole e come s'impartisce. Esso ha mandato agli esami di licenza e di promozione nei pubblici ginnasi ben 26 alunni di cui 21 sono stati approvati a primo esame. Gli altri cinque caddero solo in qualche materia che ripareranno facilmente in ottobre. La commissione governativa per gli esami di proscioglimento, è rimasta ammirata del come vengono sapientemente istruiti i giovani in quell'istituto e quali cure loro si apprestano. - Le autorità scolastiche sono ormai convinte che la macchina montata l'anno scorso a danno di questo centro veramente educativo fu un tiro birbone. -- Ci consola il sapere ciò, perche è il giudizio che noi, con tutte le forze dell'animo nostro, sostenemmo l'anno scorso, convinti di difendere la giustizia oppressa e conculcata. »

Mogliano Veneto. - La distribuzione dei premi in quel nostro Collegio fu tenuta il 7 agosto. Applauditissimo lesse il discorso d'introduzione il dott. A. Michieli, antico allievo dello stesso collegio. Il risultato degli esami colpì ognuno per la non mai smentita prova che sogliono dare i nostri giovanetti. La media dei voti ottenuti fu superiore all'8 1/2: gli alunni di V elementare,, alla licenza, furono tutti promossi con media suddetta. Questo fatto si ripete da più anni con meraviglia delle autorità scolastiche, ed il R. Provveditore ebbe a lodarsene ed a voce e per iscritto.

Orvieto. - L'esito consolante degli esami di quest'anno conferma una volta più che i giovani nel Collegio Leonino traggono vero e grande profitto negli studi. Quest'anno i solo quattro licenziati dal R. Ginnasio di Gubbio sono giovani mandati da Istituti Salesiani ed il primo riuscito con splendida votazione, è stato un giovane del Collegio Leonino. - La commissione governativa per gli esami di licenza elementare con sede nel prefato Collegio, licenziava con ottimi voti tutti gli alunni della V elementare.

Trevi. - Gli alunni del nostro Collegio di Trevi ottennero uno splendido esito alla licenza ginnasiale e dalla commissione governativa per la licenza elementare furono approvati nella prima sessione ben sette candidati sopra dieci, rimanendo di tre ben piccola cosa da ripetere alla seconda sessione.

Verona. - All'Istituto D. Bosco il 3 agosto vi fu il saggio finale e la premiazione degli alunni delle Scuole elementari e delle quattro prime ginnasiali. Fu in tutto e per tutto una vera festa scolastica sia per il programma letterario musicale svolto dai giovani, sia per il concorso di egregie persone, così del clero come del laicato. - Del profitto che vi si fece sta come prova certissima il buon esito degli esami degli alunni presentati alla licenza ginnasiale presso il R. Liceo e alla licenza elementare data nell'istituto stesso dalla commissione governativa.

Importantissimo pei genitori.

Per comodità di quanti desiderassero affidare a noi i loro figli per la carriera degli studi elementari, ginnasiali e liceali diamo qui l'elenco degli Oratori, Ospizi e Collegi Salesiani e degli Educatori diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice, assicurandoli di tutta la nostra sollecitudine per quanto riguarda religione, morale, sanità e profitto negli studi così scientifici come letterari.

Collegi ed Ospizi Salesiani per i ragazzi.

Oltre l'Oratorio di S. Francesco di Sales e l'Istituto di S. Giovanni Evangelista in Torino, l'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena, l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, le Scuole di S. Paolo alla Spezia, l'Oratorio di Maria Immacolata a Firenze, l'Oratorio del Sacro Cuore di Gesù a Trino Vercellese, di N. S. della Misericordia a Savona, di San Filippo e San Francesco di Sales a Catania, di San Luigi Gonzaga a Messina, di S. Michele a Castellamare di Stabia, l'Istituto di S. Francesco di Sales a Faenza, e di S. Giuseppe a Macerata, l'Istituto Leonino ad Orvieto, D. Bosco in Verona, S. Giuseppe a Modena, S. Ambrogio in Milano, S. Lorenzo Prete Martire in Novara, della Madonna di S. Luca in Bologna, di S. Giuseppe in Alessandria. S. Davide in Legnago, San Rocco a Sondrio e l'Istituto Paterno D. Bosco a Castelnuovo d'Asti; vi sono i Collegi di Borgo S. Martino, Lanzo Torinese, Varazze, Alassio, Mogliano Veneto, Este, Parma, Fossano, Loreto, Treviglio, Trevi, Colle Salvetti, Ferrara, Cuorgnè, Intra, Frascati, Caserta. Randazzo, Bronte e Terranova in Sicilia, Lanusei in Sardegna, Balerna ed Ascona nel Canton Ticino, nonche l'Istituto Salesiano di Trento nel Tirolo e il Convitto italiano di S. Luigi nella Gorizia.

In questi Collegi l'insegnamento comprende il corso elementare e ginnasiale, eccetto quello di Sondrio, dove vi sono soltanto le classi elementari; è impartito da maestri e professori patentati ed a norma dei programmi governativi. Nel Collegio di Alassio e Terranova vi è di più il Liceo. Nell'Istituto di San Giovanni Evangelista in Torino si accettano eziandio esterni alla semplice scuola. In quello di Ascona vi sono classi preparatorie pere giovani stranieri che desiderano imparare la lingua italiana; è raccomandabile anche per l'insegnamento del francese e del tedesco. Nel Convitto Civico di Fossano vi sono eziandio i regi corsi tecnici con le regie scuole ginnasiali.

Per gli adulti che desiderassero abbracciare lo stato ecclesiastico.

Per sopperire al bisogno sempre crescente di operai evangelici, il nostro caro Don Bosco di v. m., oltre ai vagii Ospizi e Collegi ha pure istituita l'Opera così detta di Maria Ausiliatrice, che ha per iscopo di raccogliere giovani adulti (dai 16 ai 30 anni) che abbiano decisa volontà di abbracciare lo stato ecclesiastico, facendo gli studi letterarii per mezzo di corsi appropriati.

Noi quindi anche in quest'anno, raccomandiamo l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico, e facciamo caldo appello ai nostri ottimi Cooperatori e specialmente ai RR. Parroci, perchè ci vogliano indirizzare molti di tali giovani.

Per norma degli allievi e di coloro che se ne dovessero incaricare e che desiderano più ampie notizie dell'Opera di Maria Ausiliatrice, si è stampato apposito programma, che si può facilmente ottenere rivolgendosi alla nostra Direzione, oppure ai direttori dell'Ospizio S. Vincenzo in Sampierdarena presso Genova; delle Scuole Apostoliche (Casa primaria dei Figli di Maria dell'Alta Italia, in Torino (Via Carlo Vidua, 18); dell'Oratorio S. Giuseppe in Lugo nelle Romagne, che ha pure annesso il corso elementare per fanciulli; dell'Oratorio di S. Luigi in Chieri, eccellente per posizione topografica e salubrità d'aria; dell'Istituto S. Giuseppe in Pedara (Sicilia), che sono tutte Case Salesiane, destinate appunto per gli adulti che desiderassero abbracciare lo stato ecclesiastico.

Educatorii per giovinette diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Come i Salesiani per i ragazzi, così le Suore di Maria Ausiliatrice s'incaricano di dare un ottima educazione alle fanciulle in molti Educatorii, tra i quali accenniamo : quello di Nizza Monferrato, sotto il nome della Madonna delle Grazie ; quello di Chieri, sotto il titolo di S. Teresa con speciali corsi di perfezionamento; quello di Torrione di Bordighera, di Novara, di Lugo, di Casale Monferrato, di Varazze, di Cannara nell'Umbria, di Giaveno, di Conegliano Veneto, di Bronte, di Mascali, di Trecastagni, di Alì Marina, presso Messina e di Catania. Tutti questi Educatorii sono diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice.

Scopo di queste Case di Educazione si è di dare l'insegnamento scientifico e morale in modo che non' lasci nulla a desiderare per una giovinetta di onesta famiglia, cioè arricchirne la niente di utili cognizioni , educarne il cuore a sode e cristiane virtù, addestrarla ai lavori femminili ed informarla a quei principi di civiltà che sono richiesti dalla sua condizione.

Per avere i relativi programmi e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai direttori e alle direttrici dei singoli Istituti ed Educatorii.

SULLA SANTISSIMA EUCARISTIA

Lettora Enciclica del santissimo signor nostro Leone per divina Provvidenza PAPA XIII

(Continuazione e fine)

L'Eucaristia fomenta il mutuo amore tra gli uomini.

Oltre ciò, se si cerca la causa dei mali presenti, si troverà che procedono da questo, che, raffreddandosi la carità verso Dio, anche la carità fra gli uomini stessi venne a languire. Si sono dimenticati d'esser figli di Dio e fratelli in Gesù Cristo: non curano se non che ciascuno le cose sue proprie; le altrui non solo trasandano, ma oppugnano spesso ed invadono. Quindi fra le diverse classi di cittadini frequenti turbolenze e contese: arroganza, durezza, frodi nei più potenti: miserie, odii, scioperi nei da meno. Ai quali mali indarno si aspetta il rimedio dalla provvidenza delle leggi, dal timor delle pene, dai consigli dell'umana prudenza. Bisogna procurare con ogni sforzo, ciò che più volte noi stessi abbiamo più di proposito inculcato, che le classi dei cittadini si conciliino tra loro mediante uno scambio di buoni ufficii che, derivato da Dio, produca opere informate al vero spirito e alla carità di Gesù Cristo. Questa Cristo portò sulla terra, di questa volle infiammata ogni cosa, come di quella che sola potrebbe fin d'ora non solo all'anima ma anche al corpo far gustare qualche saggio di beatitudine : perchè reprime nell'uomo lo smoderato amore di se stesso e l'avidità delle ricchezze comprime, la quale è radice di tutti i mali (I Tim. VI, 10.). Sebbene poi sia giusto che fra le classi dei cittadini tutte le parti della giustizia siano convenientemente tutelate; pure coi presidii e temperamenti suggeriti dalla carità sarà dato ottenere che nell'umana società si faccia quel l'eguaglianza (II Cor. VIII, 14.), che persuadeva S. Paolo, e fatta si conservi. Ecco dunque ciò che intese Cristo nell'istituire questo augusto Sacramento eccitando l'amor di Dio, volle fomentare il mutuo amore fra gli uomini. Perchè questo da quello, com'è chiaro, di sua natura deriva e spontaneamente si effonde; nè potrà mai in niuna parte mancare, anzi sarà necessario che vigorisca e divampi, se si ponderi la carità di Cristo verso gli uomini in questo Sacramento ; nel quale, come magnificamente spiegò la sua potenza e sapienza, così effuse le ricchezze del divino suo amore verso gli uomini (3). Dopo questo insigne esempio di Cristo, che tutte le sue cose ci dona , oh quanto dobbiamo noi amarci e soccorrerci a vicenda , con fraterno vincolo ogni giorno sempre più stretti ! E si noti che anche gli esteriori segni di questo Sacramento, sono opportunissimi incitamenti d'unione. Al quale proposito S. Cipriano: Finalmente anche lo stesso sacrificio del Signore dichiara l'unanimità cristiana con ferma e inseparabile carità congiunta a lui. Perchè quando il Signore chiama suo corpo il pane, fatto coll'unione di molti grani, significa che il popolo nostro da lui condotto è un popolo riunito insieme: e quando il suo sangue chiama vino, che è spremuto da grappoli ed acini moltissimi e fuso in uno , significa similmente che il nostro gregge è composto di una moltitudine raccolta insieme (Conc. Trid. sess. XIII, De Euchar. c. II. ). Al modo stesso l'Angelico Dottore , inerendo a un sentimento di S. Agostino (Ep. 69, ad Magnum n 5 al 6), così parla : Nostro Signore ci lasciò rappresentato il corpo e il sangue suo in quelle cose che da più si raccolgono in una : perchè l'una d'esse, cioè il pane, è un tutto formato da più grani; l'altra, cioè il vino, è un tutto composto di più acini: e però Agostino diceva altrove : o Sacramento di pietà, o segno d'unità, o vincolo di carità (Tract. XXVI, in Ioann. n. 13. 17)! Le quali cose tutti si confermano con la sentenza del Tridentino Concilio, che insegna aver Cristo lasciato alla Chiesa l'Eucaristia « come simbolo » di quella unità e carità , con la quale volle » che i cristiani fossero congiunti e uniti fra » loro... simbolo di quel corpo uno, di cui egli è il Capo, e al quale volle che noi come » membra, fossimo uniti con istrettissimo vincolo » di fede, di speranza e di carità (Sess. XIII - De Euchar. c. II.). »

E questo aveva detto Paolo: Dapoichè un solo pane, un solo corpo siamo noi molti, quanti di quel solo pane partecipiamo (I Cor X, 17). Ed è davvero una bellissima e giocondissima mostra di cristiana fratellanza ed uguaglianza sociale, l'accorrere elle fanno promiscuamente ai sacri altari il patrizio e il popolano, il ricco e il povero, il dotto e l'ignorante, partecipando ugualmente al medesimo convito celeste. - Che se giustamente nei fasti della Chiesa nascente si attribuisce a lode sua propria che la moltitudine dei credenti era un sol cuore e un'anima sola (Act. IV, 32) ; certamente apparisce che questo gran bene essi dovevano alla frequenza della eucaristica comunione; perchè leggiamo di loro: erano assidui alle istruzioni degli Apostoli e alla comune frazione del pane (Act. II, 42). - Inoltre la grazia della mutua carità fra i viventi, che tanta forza e incremento riceve dal Sacramento eucaristico, in virtù specialmente del Sacrifizio si partecipa a tutti quelli che sono nella comunione de' Santi. Imperocchè, come tutti sanno, la comunione de Santi non è altro che una scambievole partecipazione d'aiuto, d'espiazione, di preghiere, di benefizìi tra i fratelli o trionfanti nella celeste patria, o penanti nel fuoco del purgatorio, o tuttavia pellegrinanti in terra, da' quali tutta risulta una città sola, che ha Cristo per capo, per forma la carìtà. Sappiamo poi dalla fede che, sebbene l'augusto Sacrificio solo a Dio possa offerirsi, pure si può altresì celebrare in onore dei Santi che regnano in cielo con Dio, che li ha coronati, a fine di ottenere il loro patrocinio, ed anche, come abbiamo per tradizione apostolica, per cancellare le macchie dei fratelli, che morti già nel Signore, non siano ancora interamente purgati. - Adunque quella sincera carità, che a salute e vantaggio di tutti, tutto suol fare e patire, scaturisce e divampa operosa dalla santissima Eucaristia, dov'è lo stesso Cristo vivente, dove allenta il freno al suo amore per noi, e spinto da un impeto di carità divina rinnova perpetuamente il suo sacrificio. Così facilmente apparisce donde abbiano avuto origine le ardue fatiche degli uomini apostolici, e donde tanti e sì svariati istituti di beneficenza insieme coll'origine traggano le forze, la costanza e i felici successi.

È il centro di tutta la vita cristiana.

Queste poche cose in materia sì ampia non dubitiamo che torneranno utilissime al gregge cristiano, se per opera vostra, Venerati Fratelli, saranno opportunamente esposte e raccomandate. Ma però un Sacramento sì grande e sì per ogni parte efficace non si potrà mai da nessuno nè lodare, nè venerare secondo il merito. Sia che esso si mediti, sia che divotamente si adori, sia ancora che puramente e santamente ricevasi, deve riguardarsi qual centro in cui tutta la vita cristiana raccogliesi : gli altri modi di pietà, quali ne siano, tutti a questo conducono e in questo finiscono. E quel benigno invito e quella più benigna promessa di Cristo : Venite da me, o voi tutti che siete affaticati e aggravati, e io vi ristorerò (Matth. XI, 28), ha luogo principalmente in questo mistero e in esso si compie ogni giorno. Finalmente esso è ancora come l'anima della Chiesa, e ad esso la stessa amplitudine della grazia sacerdotale dirigesi poi varii gradi degli ordini. E di là attinge ed ha la Chiesa tutta la virtù e gloria sua, tutti gli ornamenti dei divini carismi, infine ogni bene; ed essa perciò pone ogni cura nel preparare e condurre gli animi dei fedeli ad una intima unione con Cristo mediante il Sacramento del Corpo e Sangue suo; e però con l'ornamento di cerimonie santissime gli accresce venerazione.

La perpetua provvidenza di santa madre Chiesa in questa parte emerge chiarissima principalmente da quella esortazione, che fu fatta nel sacro Tridentino Concilio, spirante una certa carità e pietà mirabile, al tutto degna di essere qui da noi tutta intera ripresentata al popolo cristiano « Con paterno affetto ammonisce il Santo Sinodo. » esorta, prega e scongiura per le viscere della » misericordia del nostro Dio, che tutti e sin» goli quelli che appartengono alla professione » cristiana, in questo segno di unità, in questo » vincolo di carità, in questo simbolo di con» cordia pur finalmente una volta si uniscano e » si accordino ; e memori di tanta maestà e di » tanto esimio amore di Gesù Cristo Signor no» stro, che diede la diletta anima sua a prezzo » della nostra salute, e la sua carne ci porse a » mangiare, con tanta costanza e fermezza di fede , con tanta divozione e pietà e culto di cuore credano e adorino questi sacri misteri del corpo e sangue di lui, che possano frequentemente ricevere quel pane soprasostanziale,

» e questo sia veramente per loro vita dell'anima » e perpetua sanità della mente; dal cui vigore » confortati, possano giungere dalla via di questo » misero pellegrinaggio alla patria celeste, dove » mangeranno senza alcun velo questo medesimo » pane degli angeli, che ora ricevono velatamente (Sess. XIII. De Euchar. c. VIII). »

La storia poi ci mostra che la vita cristiana allora fiorì più rigogliosa, quando fu più in uso lo spesso accostarsi a questo divin Sacramento. Per contrario è manifesto che quando gli uomini avevano questo pane celeste in noncuranza e come in fastidio, a poco a poco veniva languendo il vigore della professione cristiana. Il quale affinchè un giorno non si estinguesse del tutto, opportunamente provvide nel Concilio Lateranense Innocenzo III, gravissimamente ordinando che ogni cristiano dovesse comunicarsi almeno per Pasqua. È chiaro poi che questo precetto fu dato a malincuore, e come rimedio estremo ; perchè il desiderio della Chiesa fu sempre questo, che ad ogni Messa vi fossero alcuni partecipanti a questa divina mensa. « Bramerebbe il sacrosanto

Sinodo che nelle singole Messe i fedeli assi» stenti si comunicassero, non solo spiritual» mente, ma anche col ricevere sacramentalmente » l'Eucaristia , affinchè potessero percepire in » maggior copia il frutto di questo santissimo » sacrificio (Conc. Trid. sess. XXII, c. VI). »

I frutti dell'Eucaristia in quanto Sacrificio.

E certamente un'ubertosa copia di salute, non solo pei singoli, ma per gli uomini tutti ha in sè questo augustissimo mistero, in quanto è Sacrifizio : e però dalla Chiesa suole assiduamente offerirsi per la salute di tutto il mondo. Del quale sacrifizio è conveniente che tutti i buoni si colleghino ad ampliare la devozione ed il culto; anzi ai dì nostri è assolutamente necessario. E però vorremmo che le sue molteplici virtù fossero e più largamente conosciute e ponderate più attentamente. - Sono principii chiari al solo lume naturale, che Dio creatore e conservatore ha un supremo ed assoluto dominio sugli uomini in privato e in pubblico; che quanto

siamo e quanto abbiamo di bene in, privato e in pubblico, tutto ci viene dalla divina bontà; e che per conseguenza noi dobbiamo somma riverenza a Dio, come Signore, e gratitudine massima, come munifico benefattore. Ma questi doveri quanti son oggi che apprezzino e osservino come e quanto pur dovrebbero? Se altra mai, l'età nostra riottosa s'inalbera contro Dio, e fa sonare di nuovo contro Cristo quella nefanda parola: Non vogliamo che costui regni sopra di noi (Luc. XIX, 14), e quel nefando proposito : Sterminiamolo (Ier. XI, 19) ; nè altro con maggior forza cercano molti, se non che Dio dal civile anzi da ogni umano consorzio venga sbandito. E sebbene non da per tutto si viene a tanto eccesso di scellerata demenza, è però lagrimevole il vedere quanti son vivano affatto dimentichi della divina Maestà e de' suoi benefizii, e specialmente della salute apportataci da Gesù Cristo. Orbene questa sì grande nequizia o infingardaggine che dir si voglia, bisogna che sia risarcita da un aumento d'ardore della comune pietà nel culto del Sacrifizio eucaristico ; del quale nulla può tornare a Dio più onorevole, nulla più giocondo. Chè l'ostia che immolasi è divina; e però tanto d'onore all'augusta Trinità per lei si rende, quanto l'immensa dignità di questa n'esige ; offriamo altresi al Padre un dono e per prezzo e per soavità infinito, l'Unigenito suo; e così non solo alla sua benignità porgiamo grazie, ma veniamo ad offrirle un vero ricambio. - E un altro doppio insigne frutto si può e si deve da tanto sacrificio cavare. Ci stringe il cuore al pensare quanta colluvie di peccati, messa in non cale, come dicemmo, e disprezzata l'autorità di Dio, da per tutto dilaga. Una gran parte del genere umano sembra proprio voler chiamarsi sul capo l'ira celeste; sebbene i mali stessi che ci premono, chiaro ci mostrano che il giusto castigo già è maturato. Bisogna dunque eccitare i fedeli anche a questo, che piamente gareggino nel placare il giusto giudice Dio, e nell'implorarne gli opportuni aiuti al secolo calamitoso. Or queste cose, s'intenda bene, principalmente per mezzo di questo Sacrifizio sono a cercarsi. Chè il soddisfare abbondantemente alla giustizia di Dio e l'impetrar largamente i doni della sua clemenza, non può altrimenti farsi dagli uomini se non in virtù della morte sofferta da Gesù Cristo. Ma questa stessa virtù, sia d'espiare, sia d'impetrare, volle Cristo che tutta intera restasse nella Eucaristia, la quale non è già una vuota e nuda memoria della sua morte, ma ne è una vera e mirabile , sebbene incruenta e mistica, rinnovazione.

Motivi di Conforto.

Nel rimanente, non poco Ci rallegra, e lo palesiamo volentieri, che in questi ultimi anni si noti nei fedeli un certo risveglio dell'amore e dell'ossequio verso il Sacramento eucaristico; donde prendiamo augurio e speranza di tempi e cose migliori. Molte infatti e varie cose di questo genere, come da principio dicemmo, furono dalla solerte pietà introdotte, specialmente Sodalizii, sia per accrescere lo splendore del culto eucaristico, sia per l'adorazione perpetua dell'augustissimo Sacramento, sia per la riparazione delle ingiurie e contumelie che gli si fanno. In queste cose però, Venerabili Fratelli, non dobbiamo fermarci nè Noi, nè voi : che troppe altre ne restano o da promuovere o da intraprendere, affinchè questo divenissimo dei doni, presso quei medesimi che adempiono i doveri della religione cristiana, sia posto in quella luce e in quell'onore che merita, e un mistero sì grande sia venerato il più degnamente che far si possa. Il perchè le opere già avviate si hanno a condurre sempre più innanzi : le antiche istituzioni, se in qualche luogo andarono in disuso, richiamare in vigore, come sarebbero i Sodalizi eucaristici, le preghiere delle Quarantore, le solenni processioni, le visite al divino tabernacolo, ed altre simili pratiche sante e saluberrime ; e di più s'ha da intraprendere tutto quello che la prudenza e la pietà siano per suggerire a questo proposito. Ma soprattutto bisogna adoperarsi perchè rifiorisca in ogni parte del mondo cattolico la frequenza all'eucaristica mensa. Questo ci dicono i sopra allegati esempi della Chiesa nascente : questo i decreti dei Concilii; questo l'autorità de' Padri e de' Santi di tutti i secoli; perchè come il corpo, così l'anima spesso abbisogna del proprio cibo; or l'alimento più vitale è fornito appunto dall'Eucaristico Sacramento.

Tutti all'opera.

Per la qual cosa bisogna affatto sbandire certi pregiudizi degli avversi, certi vani timori di molti, certi pretesti per astenersene; si tratta di cosa, della quale niun'altra è più vantaggiosa ai fedeli, sia per redimere il tempo dalle troppe cure terrene, sia per risvegliare lo spirito cristiano e mantenerlo costantemente. A questo aiuteranno molto le esortazioni e gli esempi delle classi più ragguardevoli, soprattutto poi la solerzia e l'industria del clero. Chè i sacerdoti, a' quali Cristo Redentore commise l'uffizio di celebrare e dispensare i misteri del Corpo e Sangue suo, non possono meglio rimeritarlo del sommo onore ricevuto , che col promuovere con ogni studio l'eucaristica di lui gloria, e coll'invitare e condurre, secondando così i desiderii del suo sacratissimo Cuore, tutte le anime ai salutiferi fonti di un tanto Sacramento e Sacrificio.

Così avverrà, ciò che grandemente bramiamo, che gli eccellenti frutti della Eucaristia sempre più abbondanti ogni giorno si percepiscano, mediante il felice aumento della fede , della speranza, della carità, d'ogni cristiana virtù; il che tornerà altresì a salute e vantaggio della pubblica cosa; e sempre più si faranno aperti i consigli della provvidentissima carità del Signore, che un tale mistero stabilì in perpetuo per la vita del mondo.

Con la quale speranza, Venerabili Fratelli, a pegno dei doni divini e a testimonio della carità Nostra, a tutti voi, al vostro clero ed al popolo amorevolmente impartiamo l'apostolica benedizione.

Dato in Roma presso S. Pietro il XXVIII maggio, vigilia del Corpus Domini, l'anno MDCCCCII, del nostro Pontificato anno XXV.

LEONE P. P. XIII.

Le Figlie dì Maria a Roma.

Dal 5 al 10 ottobre avrà luogo il pio pellegrinaggio internazionale delle Figlie di Maria a Roma più volte annunciato. Vi sarà ricevimento particolare di Sua Santità. Sonvi vistose facilitazioni ferroviarie con partenza libera a piccoli gruppi nei giorni 5 e 6. Per maggiori informazioni e adesioni rivolgersi alla promotrice: Damigella Lorenzina Mazé de la Roche, corso Vinzaglio, 26, Torino; al R.mo Mons. Cesare Massarini, cameriere segreto di S. S. Pesaro, e al cav. Oreste Macciotta, via Arcivescovado, 12, Torino.

N.B. - Il concorso per il ricco ed artistico Stendardo che figurerà nel prossimo Pellegrinaggio, e poi sarà estratto a sorte tra tutte le Pie Unioni aderenti, come pure le Iscrizioni delle offerte collettive o particolari nel prezioso Album da offrirsi al Santo Padre, resteranno aperti sino alla vigilia della presentazione dei doni a Sua Santità, e perciò, quelle Pie Unioni o persone private che ancora non hanno inviata la loro adesione, sono tuttora in tempo di farlo, onde godere dei relativi vantaggi.

MISSIONI

PATAGONIA

Escursioni Apostoliche nella Pampa Centrale.

(Continuazione e fine della relazione di D. Giovanni Hellestern*).

Missione nella estancia del sig. Coggiola - La Copelina - La Ramada - Spaventosa piena del fiume Salado - Pericoli e danni.

Avvicinandosi l'epoca della piena del fiume Salado, mi congedai dalla famiglia Aralia e per affrettare il ritorno, tralasciata la missione sul fiume Colorado e quella del Juzgado, che confina con la Provincia di Mendoza, venni alla estancia del sig. Coggiola, italiano e antico abitante del Tigre. Il Tigre è un villaggio della sezione prima e colà egli aveva un importante stabilimento. Però desideroso di accrescere il suo capitale, venne con 15,000 capi di bestiame a stabilirsi sul fiume Salado, la qual cosa però gli costò ben cara perchè nel viaggio gli vennero a mancare ben 10,000 bestie parte smarrite e parte morte per sete. Il sig. Coggiola è uomo di buon cuore, ma disgraziatamente, come succede a tanti figli della bella Italia quando vengono a stabilirsi in questi lontani luoghi, perdette le sue convinzioni religiose e, a quanto si dice, contrasse matrimonio con una signora protestante. Tuttavia mi trattò assai bene e son certo che metterà sempre la sua casa a mia disposizione tutte le volte che mi avessi a recare in quei luoghi.

Nella Copelina mi formai circa due giorni, e siccome il padrone aveva fatto correr la voce della venuta del missionario, potei esercitare con frutto il mio ministero. Però non tutte le famiglie dei dintorni poterono intervenire a motivo delle grandi distanze, o quelle che vennero giunsero mezzo sfinite per il gran calore. Quivi battezzai oltre 30 bambini, amministrai la cresima a molti, alcune comunioni e benedissi vari matrimoni.

Nel frattempo vengo avvisato che il fiume Salado era straripato spaventosamente, inondando il campo per più leghe. Che fare? Fermarmi colà per mesi interi o mettermi a rischio di annegare nel vorticoso fiume? Decisi tentare di attraversarlo presso Algarrobos. Il fiume era veramente straripato, ed era da temerario affidare la propria vita alle sue torbide acque; ma il Signore non abbandona chi per lui lavora ed in lui confida.

Il 23 dicembre a notte fatta, giunsi alla Ramada, villaggio distante cinque leghe dal fiume, dove m' attendevano alcune famiglie per far battezzare i loro bambini. Soddisfeci il buon desiderio la notte stessa, battezzando a cielo scoperto ed al chiarore di un piccolo falò dieci creature. Aveva in animo di partire all'alba, ma, smarritisi i miei cavalli, dovetti rimettere la mia partenza al pomeriggio, giungendo al fiume Salado solo al tramonto del sole. Naturalmente si dormì all'aperto, tormentato dai moscherini, ma il peggio si era che in quel luogo non v'era zattera alcuna. Fortunatamente giunsero pure colà il fattore ed i giornalieri del sig. Otto, con un carro ed un canotto, per prendere merci depositate sulla sponda opposta del Salado piccolo. Quanto esperti quegli uomini in quei pericolosi lavori ! Essendo la corrente impetuosa e le sponde del fiume tutto pantano, temetti di perdere i miei cavalli, estenuati dalle fatiche, ed il brek. Però la perizia di quegli uomini salvò ogni cosa ed io sulla zattera nulla ebbi a soffrire. Tuttavia non era ancor fuor di ogni pericolo perchè doveva superare le moltissime pozzanghere esistenti fra il Salado Grande ed il Piccolo e transitare quest'ultimo. Fra l'uno e l'altro fiume v'è una distanza di circa sei leghe, la più parte inondate, ma coll' aiuto di Dio, potei arrivare senza disgrazia alcuna alla sponda del Salado piccolo il 25 dicembre : il 26 era in salvo. Il passaggio del Salado piccolo si effettuò senza novità, aiutato sempre dagli uomini del sig. Otto. Quanto debbo a quella buona gente! Senza di essa io mi sarei irremissibilmente perduto in mezzo a tanti pericoli: anche i più pratici talvolta soccombono, come avvenne al fattore del sig. Otto che poco dopo d'avermi salvato s' annegò mentre correva in aiuto dei suoi compagni.

Missione in La Esperanza - Insuccesso - Ritorno a Victorica.

La Esperanza è casa di negozio del signor Avellino Covian, ma quivi la missione non diede i frutti che si speravano, causa lo straripamento del fiume che impedì alla maggior parte degli abitanti di intervenire. Il signor Covian è spagnuolo ed è uno dei pochi buoni che abitano in quelle regioni , gli altri sono tutti dediti alla più ripugnante ubbriachezza. Mi fermai colà sei giorni, dopo i quali mossi alla volta di Victorica passando per la estancia del sig. Rodriguez. Poco mancò che non affondassi in un pantano: Nella estancia del sig. Rodriguez diedi ben 30 battesimi; ai Pozos di Leonte Blanco, benedissi un matrimonio e pochi giorni dopo potei riabbracciare il confratello D. Roggiero che già mi credeva perduto per il campo. Veramente era di troppo lunga durata questa missione, ma poste le gravi difficoltà e le immense distanze, non fu sprecato il tempo. Percorsi più di 200 leghe, cioè 1000 km., amministrai in tutto 130 battesimi, 400 cresime, 42 matrimoni e circa 40 comunioni.

Termino questa mia relazione e la prego di volermi benedire

Suo aff. in C. J.

Sac. GIUSEPPE HELLSTERN.

MATTO GROSSO

Da Cuyabà alle rive del vorticoso Araguaya (Continuazione della relazione di D. Antonio Malan *)

Il bota-fora - Perché gli Indi si ungono tutto il corpo - Companatico vivente - Potenza delle formiche rosse - Nuove peripezie - A Barreiro de Cima - Squadra volante - Felici presagi.

Nella tenuta del dottor Dos Santos vige, come nei principali villaggi del Brasile, il bota fora, così si chiama in quei luoghi il costume - che è sempre un dovere per la famiglia che dà ospitalità ai viandanti- di accompagnare gli ospiti, quando sen partono , per lungo tratto di via. Così fece con noi la famiglia Santos, la quale ci preparò pure un abbondante e scelto matu-lagem, un vero buffet ambulante, che ci ristorò nel nostro viaggio fino a Baneiro. E noi, rifatti dalle precedenti fatiche nei due giorni passati presso sì generosa famiglia, provvisti di biancheria da bucato, reti per le notti e abbondante vettovaglia (matu-lagem), divorammo lo spazio, dimenticando che ci trovavamo a 400 km. dal mondo civilizzato mattogrossense.

L'unica difficoltà, inevitabile ed insopportabile, erano le zanzare, i carapatos, (specie di cimici, ma assai più terribilì) i polvoa borrachudas, ed altri insetti ì quali tutti durante il cammino e nelle fermate, bersagliavano la nostra povera umanità con l'attività febbrile che caratterizza chi fa il male. Si può dire che eravamo mangiati vivi da quegli animaletti! Gli indii per liberarsi da queste terribili bestiole non trovarono altro modo che ungersi tutto il corpo con resina, succhi d'alberi ed erbe aromatiche. Questo loro rimedio è il risultato dell'esperienza ed io, quando per sollevarmi pensava prendere un bagno, dava loro intiera ragione. Di più questi insetti nuociono anche quando s'ha a mangiare perche non si può trangugiare boccone senza inghiottirne tre o quattro. Guai se in questi viaggi obbligasse la legge dell'astinenza ! Non si potrebbe più aprir bocca. Nelle fermate il più delle volte accendevamo grandi falò essendo preferibile soffrire maggior calore e respirare fumo che esser punzecchiati da quegli insetti. Una guardia della linea telegrafica mi mostrò il braccio destro tutto infiammato, violaceo e quasi in cancrena per la morsicatura d'un borrachudo avvelenato.

Il giorno della festa del Nome di Maria facemmo 10 leghe (66.666 metri) quantunque la notte precedente non avessimo potuto riposare neppur un istante. Un esercito di formiche rosse aveva assalito il nostro accam pamento attaccandosi colle loro terribili mandibole agli stivali, alle calze, alle reti, a tutto quanto avevamo. Disgraziato il viaggiatore che non se n'accorge in tempo, perchè queste formiche rosicchiano chetamente i legami che sostengono la rete agli alberi ed il tranquillo dormente cade a terra, in mezzo al campo nemico. Per evitare una simile disgrazia noi abbandonammo senza alcun rossore il campo di battaglia alle inesorabili vincitrici. Palhare, il nostro moretto, in quella notte esaurì tutto il suo repertorio contro le signore formiche, le quali però non gli badavano punto, intente alla loro opera di distruzione.

Alle due e mezza pomeridiane dello stesso giorno arriviamo a Paredao grande (grande muraglia) formato da un gran numero di roccia in posizione verticale di 400 metri e più. Sopra v'è una specie di pianerottolo coperto di alberi enormi ed in mezzo scaturiscono due sorgenti d'acqua cristallina. Peccato che al nostro arrivo vi fosse colà una nube di lamba alhos, moscherini che non lasciano mai in pace la vista e l'udito, e sono dotati d'una forza tale di mandibole che, trapassando il letto, vanno a ferire anche la pelle.

Ci rifociliamo sulle rocce del Paredào Sunho (piccola muraglia) che vien subito dopo il grande. Il magnifico panorama che abbiamo dinanzi a noi mi fa sentire vie più la perdita delle nostre macchine fotografiche, avvenuta nella già lontana Pindahyral: quante incantevoli vedute avrei potuto fissare per illustrare il Bollettino! Verso le ore cinque sostiamo al Coqueirao, luogo frequentato dalle tigri, dai cervi, dai tapiri (quadrupedi a tromba corta e mobile) e da molti altri animali di ogni grandezza che si danno il ritrovo, alcuni di giorno e gli altri di notte, in quel luogo. Molto piccole roccie riunite in quel luogo con numerose significative particolarità, ci ricordano l'arca di Noè, ma nello stato di putrefazione.

Son già due giorni che il vento non ci permette di celebrare la santa Messa, ma per ciò stesso avvantaggiamo d' assai nel nostro cammino. A mezzodì in punto, così segnavano i nostri orologi, arriviamo felicemente al Barreiro de Cima. Lasciati riposare per alcune ore i nostri cavalli formiamo una squadra volante - composta del sig. Ispettore Pietro Fernandes, del sig. Benedetto Magalhaes, custode della linea, conoscitore esperto dei luoghi che dobbiamo visitare, di D. Balzola e dello scrivente - al fine di cercare nei dintorni un luogo salubre, ameno e conveniente in cui stabilire il nostro centro coloniale per l'evangelizazione di queste feroci e finora renitenti tribù selvagge, e così realizzare il desiderio nostro, dei nostri Cooperatori del Matto grosso e di tutto il mondo.

Dopo d'aver esplorato un vasto territorio, troviamo un luogo dell'estensione d'una lega quadrata, ricco di buoni pascoli, di eccellenti e preziose piante, di campi che coltivati daranno ottimi risultati e di vari corsi d'acqua. A poche centinaia di metri dalla linea telegrafica troviamo pure un terreno inclinato indicatissimo per costrurre i locali della futura colonia. Una roccia di pietra molle, alta 30 metri formerebbe il piazzale su cui elevare la futura chiesa, vasti laboratori e case per i catecumeni. Dai lati della roccia ed anche dal centro, scaturiscono abbondanti acque che dapprima qua e là si disperdono insensibilmente pel terreno e fra le roccie e poi, a circa 200 metri di distanza, vengono a formare un canale della larghezza di cinque metri disegnando sul terreno un cuore che misura nella sua maggior estensione circa 500 metri di larghezza. Questa configurazione è per noi di felice augurio, ma non è l'unica. Sui lati dell' immensa roccia, tagliata dalla natura in modo di muro, vi sono anche delle belle nicchie naturali, ed una nel bel mezzo ha più d'un metro di luce e pare che aspetti la statua del Sacro Cuore di Gesù cui il Santo Padre Leone XIII felicemente regnante volle testè consacrato l'universo intiero e per conseguenza anche questi poveri indii. Queste sono felici circostanze che fortificano il nostro coraggio e ci riempono di ardore nel compimento dell'intrapresa.

Lo stupendo panorama delle foreste vergini - Una pagina di Alfonso Celso - Fertilità prodigiosa - Eterna primavera - Libera democrazia delle piante - A Registro do Araguaya - Congratulazioni - Sui confini dei Goyaz - Il più grande esploratore di queste regioni.

Vorrei possedere la feconda immaginazione di Bernardino de Saint-Pierre per descrivere tutte le meravigliose particolarità che circondano il gran cuore scoperto così a proposito nella nostra escursione. Sì, amatissimo Padre, vorrei poterle descrivere lo stupendo panorama che dall'alto di quella roccia, futuro centro della nostra missione, s'offre allo sguardo del viaggiatore estasiato alla vista dell'immenso orizzonte e delle foreste vergini. Ma non potendo far ciò, mi accontento di trascrivere alcune pagine del sig. Alfonso Celso nelle quali egli ritrae mirabilmente e artisticamente le foreste vergini della sua nobile patria, un tempo terra di Santa Cruz ed oggi Confederazione Brasiliana. Gli stessi pensieri s' affollavano alla mia mente ed identiche ed anche superiori impressioni provai io stesso contemplando le profonde foreste che circondano la nostra colonia.

« Nelle foreste vergini del Brasile, così il Celso, che occupano uno spazio uguale a quello d'una vasta potenza, si gode uno dei più sublimi spettacoli della creazione : è la natura nella sua completa espansione e libertà: è un oceano di prodigiosa vegetazione in cui ogni punto rappresenta un mondo di cose preziose e meravigliose. Quà un silenzio misterioso e là un fragore lontano, una riu nione di concenti armoniosi che innalzano naturalmente l'anima a Dio e nello stesso tempo infondono un mistico terrore. Da questi mari di verdura si diffondono per la circostante atmosfera profumi acri ed imbalsamanti, che l'uomo aspira con immenso piacere quasi fossero rimedio alle suo miserie e sollievo alla sua melanconia. Da principio l'occhio non distinguo nella folta foresta alcuna forma precisa, ma solo un'ammasso di verdura intercalato da torri, muraglie, barricate, volte, piramidi, colonne di foglie, agglomerazione di tronchi, liane intrecciate, piante in alto, in basso, da tutto parti; foreste sopra foreste, successione interminabile di fogliame.

» Passando quindi a poco a poco di sorpresa in sorpresa si intravede la brillante varietà dei contorni , dei colori, delle forme brutali o delicate, fantastiche o grottesche, ridenti o minacciose. Sono pennacchi ondulanti, ventagli che si aprono, pergolati che si formano, candelabri che si sospendono, banderuole che si agitano, ghirlande sospese, archi che si curvano, alberi da bastimento che carichi di cordami e di bandiere sembrano voler innalzarsi fino ai cieli. E al disopra di tutto questo, i jeguitibas, re della foresta, spiegano le loro superbe cime. Qua e là sono disseminate, in forma di graziose aiuole, le preziose pìante che producono il legno rosa, satin, viola, e più oltre, giganti di varie specie, forse dieci volte secolari , che quai dominatori stendono i numerosi. loro rami alla cui ombra potrebbero trovare riparo migliaia di persone. Vi si ammira il jacarandà, sopranominato il legno santo tanto è bello ed utile ; il camaoubà, che fornisce al coltivatore, alimento, bevanda, luce, vestimenta e casa: laggiù in lontananza si vedono numerosi palmizi di varie specie, svelti, diritti e d'un altezza tale che sembrano perdersi nelle nuvole: qui i cepos, specie di liane, e altre piante arrampicanti, che o cadono verticalmente dai rami altieri, o li uniscono per mezzo di ponti aerei tanto da confonderli in un solo, o li attorcigliano a spirali, o si stendono come nastri ondulanti, o pendono a festoni, o serpeggiano tra gli alberi per raggiungere incredibili altezze, stendervisi e fiorire.

» Altrove si contemplano le orchidee, dai colori brillanti e multiformi, che formano disegni simmetrici quasi fossero delineati da un artista capriccioso sopra il velluto e la seta. Quei fusti eleganti, quei cespi di ricci, quelle estensioni erbose formanti stravaganti zig-zag, quelle piante delicate o robuste, belle tutte, perche seminate di fiori, sembra formino immensi bouquets. Le foglie rappresentano nelle loro forme le più originali figure; queste color di porpora, quelle color di fuoco; le une morbidi e di una delicatezza eccessiva, le altre spinose ed aggressive, oppure larghe e grottesche. Mille altri fiori, umili o magnifici, risplendenti come stelle, ornano, quasi fossero perle azzurre, verdi, gialle, viole, ecc., il fondo oscuro di quel caos interminabile.

» Le foreste brasiliano si distinguono per qualità speciali. Il legname per costruzioni supera in bellezza quello delle altre parti del mondo. Sono in gran numero le piante medicinali e industriali di una fecondità inesauribile. La primavera ivi è eterna e le piante sempre verdi, conservano sempre il loro aspetto lussureggiante. Danno frutti ad ogni stagione: piegano ancora sotto il peso della raccolta antecedente che già da tutte parti sbocciano innumerevoli bottoni ed a stento l'agricoltore può tener dietro a questa fecondità invadente. Se si brucia o si taglia una foresta in pochi anni ne cresce un'altra più vigorosa di prima. Non v'è un pollice di terreno arido; le piante arrampicanti coprono gli spazi privi d'alberi. Ogni terreno abbandonato è tosto invaso da una vegetazione attiva che in breve crea sul suolo un magnifico tappeto smeraldo vago di mille fiorellini : la fecondità è sorprendente, qui la natura non si esaurisce, ne si stanca mai. Essa trae nuovi elementi di vita dalla stessa incessante ed infinita vegetazione per mezzo della decomposizione delle piante cadute e delle foglie secche, I luoghi più poveri hanno l'aspetto di giardini abbandonati.

» La flora Brasiliana non è monotona; ogni albero ha la sua fisonomia speciale che lo distingue affatto dagli altri: essa, leggera o massiccia, fragile o atletica, è sempre deliziosa. Secondo l'osservazione di un illustre viaggiatore le foreste brasiliane sono così compatte che vi si potrebbe camminare sopra: rappresentano la democrazia libera della grande famiglia delle piante, democrazia la cui esistenza consiste nella lotta incessante per la conquista della libertà, dell'aria e della luce. Non v'è famiglia che monopolizzi una zona ad esclusione delle altre: crescono insieme le più svariato specie, fraternizzano e fanno alleanza in un intrecciamento meraviglioso. Da questa alleanza e fraternità che., nessuno può sciogliere, scaturisce la varietà nell'unità e le manifestazioni del bello sotto forme multiple e diversissime.

» La foresta brasilana è abitata da una moltitudine immensa di mammiferi, di api, formiche, cicale, uccelli mosca, lucertole, pappagalli, scimie, lucciole, miriadi di farfalle dalle ali d'un colorito indescrivibile. Il Brasile è la più ricca terra... Ruscelli ombreggiati diffondono sulle rive una dolce frescura; fiumi vorticosi l'attraversano in tutti i sensi, ma, per quanto profondi , non sono navigabili a motivo dell'immensa vegetazione acquea che li ricopre... Il sole indora coi suoi raggi la cima degli alberi, ma non penetra attraverso lo stesso tappeto di verdura che è allo stato crepuscolare producendo la grave semioscurità delle cattedrali o delle grotte marine. Solo nei luoghi privi d'alberi si vede un po' l'azzurro del firmamento ed ancora in generale, è una luce che sembra melanconica tanto è debole. L'insieme è sublime e pare un riflesso mistico delle cose sopranaturali. Tutti i sensi cadono in estasi, e le inclinazioni artistiche godono a sazietà perchè nella foresta brasilena si riscontrano a profusione i capilavori d'agricoltura, scultura, pittura, musica e specialmente di poesia divina. »

Questa citazione benchè un po' lunga non mancherà di interessare i lettori del Bollettino ed ora ritorniamo al nostro viaggio. Riuniti ai nostri compagni leviamo il campo e lasciamo Barreiro de Cima. Durante il cammino il sole era così cocente che ci fece prendere un vero bagno a vapore: gocciolavamo tutti di sudore e la polvere della strada, sollevata dalle cavalcature, veniva ad unirsi al sudore della fronte formando così sui nostri visi una larga e noiosa crosta. Attraversiamo una borgata detta Aguas Comendadas e nel pomeriggio del 19 settembre si arriva alla stazione telegrafica di Borreiro de Baiseo. La guardia, fratello d'uno dei nostri allievi del Collegio S. Gonçalo, fece di tutto per riceverci bene. Questa stazione della linea telegrafica Rio S. Paolo-Cuyabà, fu fondata nel 1890 ed è posta in un bellissimo sito sulle sponde del fiume Barreiro. a un chilometro dall'imboccatura del Paredâo. Attualmente vi sono sei ranches abitati da sei famiglie civilizzate di cui una italiana la quale ha per capo un uomo di circa 60 anni che là vive felice ed allegro, soddisfatto dell' eccessiva fecondità della terra perchè gli rende il centuplo di quello che semina.

Tutti quei luoghi come i due Barreiro, Garcas, Bonito, Claio, Cayapò, e Araguaya, sono i centri prediletti delle escursioni degli indii, i quali ultimamente hanno commesso misfatti ed assassini, sperando di rimanere impuniti perchè il governo, ingannato dalla falsa tranquillità dei selvaggi, aveva richiamato le guarnigioni militari di Registro e Branco che bastavano a mantenere in soggezione tutta la tribù. Desiderosi di conoscere de visu tutti quei paraggi spesso ci allontanavamo dalla strada internandoci di qua e di là. Quindi dopo aver pranzato presso il nostro amico sig. Domenico da Costa Perreira c'imbarchiamo, io, D. Balzola, Gabet, il nostro ospite e vari altrì, in una barca di cinque metri di lunghezza per 1,40 di larghezza formata d'un sol tronco d'albero incavato. Era nostro scopo visitare tutti quei fiumicelli che vengono a versarsi nel Barreiro, da O Passa Vinte fino al famoso fiume Das Garcas ove il viaggiatoro francese Castelnau e l'ex-presidente del Matto Grosso Conte Magalhaes pretendono che si trovi il braccio di fiume su cui nel 1680 navigavano i Missionari della Compagnia di Gesù da Belem, capitale del Parà sotto la linea equatoriale, fino alla Repubblica del Paraguay, centro di quelle floride missioni. Essi compivano quest'immenso viaggio, eccettuate appena 15 leghe, tutto per acqua, cioè la distanza che separa il Paredâo dal Hygnyra affluente navigabile del fiume S. Lorenzo, il quale alla sua volta è affluente del Paraguay. Osservai un punto molto appropriato per una colonia succursale in cui si coltiverebbero immensi campi di cereali per l'alimentazione degli indii, la qual cosa diminuirebbe d'assai le spese per i viveri che avevamo l'intenzione di comperare nello Stato di Goyaz ove tutto è relativamente meno caro che a Cuyabà.

Il 21 settembre c'incamminiamo verso Registro do Araguaya meta ultima del nostro lungo viaggio. Ci tocca attraversare una quantità di ruscelli e torrenti ed alle 10 di notte bussiamo alla porta del Jugaço cascina appartenente ad un ricco negoziante di Coxipò, fornitore dei nostri Collegi. All'indomani non celebriamo portando con noi appena lo stretto necessario per celebrare nei luoghi più popolati. In sull'imbrunire vediamo la bella borgata di Registro dove siamo accolti dal sig. Callisto. Questa borgata è sulla sponda sinistra del fiume Araguaya: conta 40 case ben allineate e distribuite in quattro vie con nel centro un bel viale, e il tutto è dominato da una bella Cappella a Nostra Signora della Pietà. La popolazione vive affatto dimentica delle pratiche di religione giacché senza parlar di sacerdoti non v'è nemmeno una persona laica che s'incarichi d'istruirla intorno alla legge di Dio. Tuttavia quella povera gente non mauca di buona volontà e n'ebbi una prova nei due giorni che passai con loro. Al mattino più di 30 persone vennero ad assistere la prima Messa; li invitai per una piccola funzione in sul far della notte e ne vennero più di 200 ad ascoltare la mia predica. Parlai loro della vera vita cristiana, dei comandamenti di Dio e della Chiesa, li eccitai a fermarsi a recitare con noi il santo Rosario e li invitai. di nuovo ad intervenire all'indomani alla stessa funzione. Bastò quest'invito perchè la sera seguente tutta la popolazione di Registro riempisse la piccola cappella. Tutta quella buona e semplice gente fu lietissima nell'apprendere che avevano intenzione di stabilirei in Barreiro de Cima distante più di 160 chilometri da Registro. Sopratutto esultavano di gioia quelli che, per sottrarsi alle razzie degli indii, avevano preso la risoluzione di emigrare a Goyaz.

Da questa stazione telegrafai a D. Albera che, secondo i miei calcoli, doveva trovarsi a S. Paolo, ma egli mi rispose poco dopo da Rio de Janeiro dove si trovava già da alcuni giorni. Ricevetti pure vari altri telegrammi di congratulazione alla missione salesiana per il felice successo dell'impresa. Fra gli altri mi piace ricordare quello dell'ing. dottor Candido Mariano capo costruttore della linea telegrafica Cuyabà-Corumbà, grande ammiratore di coloro che in qualche modo lavorano per la evangelizzazione degli indii. Ecco le sue belle ed incoraggianti espressioni: - Faccio voti sinceri perchè i vostri lodevoli sforzi siano coronati dal più felice successo e che un giorno la nazione brasilena vi copra delle sue benedizioni per i servigi resi alla famiglia, alla patria e all'umanità con la Missione cui avete dedicato le vostre vite. -

Sostammo sui confini dello Stato di Goyaz il quarto, del Brasile per estensione (747.311 km. q.). E situato al centro di quella grande nazione e limitato dagli Stati di Parà, Maranhao, Pianhy, Bahia, Minas Geraés e Matto Grosso da cui lo separa l'importante Araguaya, affluente del re dei fiumi, le Amazzoni.

L'Araguaya, il fiume degli indi Cayarabàs, è maestoso e ha l'estensione di 2800 km. di cui 1200 bagnano le terre del Matto Grosso. Discende modesto ruscello dalla catena di montagne del Coyapò ed ha diversi nomi fino all'unione del gran fiume Rosso che riceve a destra almeno 12 affluenti da 3 a 400 km. di lunghezza cadano ed a sinistra altri dieci di un percorso non minore e d'un volume d'acqua superiore. A 72 km. dall' imboccatura del Caixà si divide in due grandi braccia formando la spaziosa isola S. Anna che costeggia per ben 477 km.: in seguito scorre, largo 3000 metri e ricco di numeroso cascate fino alla confluenza del non meno grande Tocantino e così terribilmente cresciuto va ad unirsi al fiume delle Amazzoni al 1° 40° e 26 di latitudine. I primi ad esplorarlo furono nel 1625 il monaco Custodio che lo rimontò fino a Belem e più tardi il famoso oratore Gesuita Antonio Vierra col capitano di 1a classe Ignazio Rego Barreto che arrivarono alle cascate il 23 dicembre del 1635. Per esplorare i confini del Matto Grosso e de Goyaz furono fatte dal governo o da commercianti ben quattordici grandi spedizioni, ma quasi tutte andarono fallite causa le grandi difficoltà provenienti principalmente dalla stagione delle piogge, epoca in cui i fiumi straripano da tutte le parti e non son più navigabili per la loro impetuosità. Solo cinque di queste spedizioni ebbero un risultato soddisfacente giungendo fino alle miniere d'oro o di diamanti scoperte dal sergente Pascheco do Conto nel 1731. Il più grande esploratore di queste regioni fu certamente l'energico sig. Conte Magalhaës il quale, dotato di una straordinaria volontà, fece trasportare per terra per il percorso di oltre 600 km. di strade orribili tre vaporini, l'Araguaya, il Colombo ed il Mineyro, stabilendo la navigazione a vapore da Leopodina fino a Januaria cioè sopra un estensione di oltre 1000 km. Disgraziatamente fu una breve fase di progresso perche dipendeva soltanto dall'attività del genio intraprendente di Magalhaës, il quale fu rapito troppo presto all'affetto e all'ammirazione di tutti i suoi compatrioti. Ma l'esempio della sua attività e le opere compiute perpetuano il suo ricordo nel cuore di ogni brasiliano.

(Continua).

EQUATORE

La vita in mezzo ai Jivaros (Lettera di Don Luigi Giaccardi)

REV.m PADRE,

Gualaquiza, 16 marzo 1902.

Eccomi, dopo tanto tempo, a darle alcune notizie della sua prediletta Gualaquiza. In questa epoca di pace anche tra i selvaggi di Gualaquiza, la Missione va pigliando un po' di lena e si può già fare maggior bene e con tranquillità. Il direttore, D. Mattana, in agosto u. s. approfittando della pace riunì tutti i Jivaros di Gualaquiza che potè, ed i coloni, e dopo aver esposto le ragioni della riunione, coll'approvazione degli uni e degli altri, elesse, tra i selvaggi, due dei più pacifici, e li costituì, capi o capitani dei Jivaros che vivono e risiedono attorno alla missione. Quindi li esortò a venire tutte le domeniche ad assistere alla santa Messa, ed a vendere sulla piazza i prodotti delle loro arti o della loro cacciagione. Accettata all'unanimità la proposta il direttore regalò a ciascun capitano una camicia di lana rossa e i pantoloni come divisa, e così li congedò. Con tutto ciò alcuni Jivaros, gli uccisori del povero Ramón, colle loro famiglie ne rimasero malcontenti perchè avrebbero voluto per capitano uno di loro, onde poter continuare le nimicizie coi parenti del Ramón; e questi per vendicarsi, non vengono nè alla Messa, nè a visitarci. Questo ci affligge assai e forse sarà necessario eleggere un terzo capitano. I Jivaros di Gualaquiza sono in pace, non però quelli dei dintorni : Gamorra, Chuchumbleza, Pongo, Proveduría, Mendez etc., i quali sempre hanno voglia di stuzzicarsi. In Mendez, un mese fa, uccisero una famiglia di Jivaros, parenti di quei di Indanza e Gualaquiza. Questi pensarono tosto alla vendetta, ma li si potè calmare un poco con regali e collo spiegar loro il catechismo circa il perdono.

Alcuni del Pongo, chiamati Patacumas, appartenenti pure al nostro Vicariato, uccisero altri del Chuchumbleza, i quali vennero furiosi a Gualaquiza a chiedere aiuto di altri Jivaros per correre alla vendetta. Ma, coll'aiuto di Dio, si potè anche questa volta calmare alquanto gli animi, e nessuno di quelli di Gualaquiza prese parte e così neppur gli offesi poterono compiere la loro vendetta perchè, quantunque fossero decisi di combattere da soli, vedendo un orda di Patacumas, pronti a difendersi ed a far peggiori guai, si ritirarono in attesa di più propizia occasione.

Ebbi pure in questi giorni una non piccola consolazione da parte dei Jivaros. Si ammalò gravemente uno di essi, chiamato Giuseppe Maria Iugma, e tant'oltre andò il suo male, che tutte le donne e gli uomini di quella casa ne uscirono in pianti disperati, e correndo al Collegio, mi pregarono d'andar a curarlo. V'andai subito portando meco alcune medicine ed il rituale etc. Avvicinatomi all'ammalato, e visto che il polso era debolissimo, procurai eccitarlo nella fiducia in Maria. Ausiliatrice, la qual vuol tanto bene ai suoi poveri Jivaros. Datagli quindi la benedizione dell'Ausiliatrice e quella degli infermi adulti, gli feci bere alcuni rimedii e gliene lasciai pure altri da prendere a certa distanza... II giorno dopo il povero moribondo viene al collegio a ringraziare la Regina del cielo ed i missionari chiedendomi una coperta per ripararsi dall'aria. Cinque giorni fa, udendo nuovi strazianti lamenti vicino alla Jivaria, accorsi subito, ed ecco dopo pochi passi imbattermi in un Jivaro, detto Antonio Nantipa, cogli occhi gonfi pel pianto. - Che hai? gli domando. - Ah! padre cito, mio hijo muriendo pensando, mucho enjermando, mucho disenteria teniendo, uno remedio darás. - Diedi una medicina colle indicazioni corrispondenti ed il povero padre ritornò a casa sua. Un ora dopo un altro Jivaro viene trafelante e piangente: - Padre, padre, pronto viniendo vos mismo, mi sobrino, Nantipa hijo, ya muriendo pensando. E quasi per farmi risolvere ad andare più presto, aggiunse : - A caso el otro día vos no curando mio Iugma ? Vos rezando, remedio dando! mio huambra sanando. Oh Padre, ve, yo te traigo yuca para vos; e continuò in questi termini finchè non mi vide deciso d'andare subito, benche fossero già le cinque di sera. Entrai in quella casa, dove, tra l'abbaiar dei cani e il piangere dei Jivaros, specie la madre del bambino infermo, mi parve un quid simile della fin del mondo ed un fortissimo dolor di testa m' assalse che appena poteva star in piedi. Benedissi il ragazzo infermo facendo pregare anche i parenti, diedi alcune medicine, consolai i genitori dando loro altre cosette ed indicazioni, e ritornai al collegio stanco si, ma contento d'aver fatto un po' di bene. Ho voluto raccontarle questi due fatti fra i mille che ci succedono affinché si abbia un' idea di quanto penosa sia questa Missione, particolarmente perchè non possono stare riuniti i confratelli dovendo sempre uno di noi andar per le Diocesi dell'Equatore in cerca di elemosine per la Missione.

Benedica, o Padre, la nostra Missione e mi creda

Suo Obbl.mo figlio in G. e M,

Sac. LUIGI GIACCARDI.

VENEZUELA

Un battesimo in alto mare (Lettera di Don Giuseppe Oreni) R.mo SIG. D. RuA,

Caracas, 10 maggio 1902.

Sebbene in ritardo spero non le saranno sgradevoli alcune notizie sul nostro viaggio. So che altri già le hanno scritto in proposito, io mi limiterò ad esporle una particolarità dagli altri omessa. Il nostro viaggio fu eccellente anzi ottimo; buono il personale di bordo, buoni i passeggeri, placido l'Oceano : che vuole di più i Oh! le sue preghiere per i poveri naviganti ascendevano qual incenso al cospetto di Dio e non ne ripartivano senza esserne esaudite.

Grazie, amato Padre, grazie mille!...

Il 16 novembre fu giorno di festa sulla nave. Era nata una bambina, e si doveva amministrare il Santo Battesimo. Sugli alberi della nave sventolavano le bandiere di diverse nazioni e venne pure pavesato a festa con vessilli il lato destro della nave. Io fui incaricato dell'amministrazione del S. Sacramento. Padrino fu il capitano sig. Francesco Schiaffino e madrina la signora Luigia Ravello : alla bambina furono posti i nomi di Luigia, Enrica, Etruria. Tutti i passeggieri assistevano rispettosi alla sacra cerimonia. Il padre ch'è arabo, ma cattolico, gongolava di gioia e non sapeva come esprimermi la sua riconoscenza. Essendo egli povero si raccolse per lui un gruzzolo di denari, circa un centinaio di lire; ed alcune signore si posero a fare vestine per la neonata. Per tutto il giorno la bella cerimonia fu argomento delle nostre conversazioni, e molti aggiungevano : meglio sia nata una bambina che morto alcuni di noi; ci liberi Iddio dalla morte in mare. E chi mai avrebbe pensato che un mese dopo sulla stessa nave Etruria, il giorno 16 dicembre un nostro confratello, Rossetto Giovanni, vi avrebbe trovato la morte? E' proprio vero che si deve sempre stare pronti a morire; perché la morte è come un ladro che viene all'improvviso. Ma il nostro confratello, come ce ne attesta la lettera mortuaria, stava pronto e già si era preparato con una buona confessione prima di esporsi a questo lungo e pericoloso viaggio.

Noi giungemmo felicemente alla Guayra, porto della Venezuela, il 25 novembre. Voglia anche S. V. ringraziare con noi il buon Dio pel prospero viaggio che ci ha concesso e gradisca i cordiali omaggi miei e dei confratelli ritenendomi sempre per

Suo Aff.mo figlio in G. C. Sac. GIUSEPPE ORENI.

IN FASCIO

BOSA (COLOMBIA). - Il confratello D. Martino Caroglio scrive in data 26 dello scorso febbraio: « È appena passato un mese che scrissi al signor D. Scappini perchè le comunicasse mie notizie credo che la mia lettera le sia pervenuta. Sono a Bosa incaricato di questa parrocchia e tengo con me due chierici professi triennali. Ultimamente abbiamo potuto ottenere di tenere noi le scuole pubbliche dei ragazzi : le Suore tengono già quelle delle ragazze. Finora le cose camminano bene: abbiamo pace in casa e con quelli di fuori. Unica molestia è quella della rivoluzione, ed ho guerriglie nel territorio della mia parrocchia da ben tre mesi : già fecero varie visite alla spicciolata, ma specialmente fecero solenne comparsa domenica scorsa venendo in buon numero per saccheggiare il paese : appena ho fatto in tempo a terminare la S. Messa e pormi in salvo. Ruppero la porta della casa parrocchiale col calcio del fucile ed entrarono asportando però solo poca cosa: mi cercarono molto e certo non per confessarsi. Maria SS. volle far vedere la sua protezione : la invocammo nel pericolo e ci esaudì : avevamo incominciato la novena in suo onore, e per rendimento di grazie facemmo una solenne processione portando la sua bella immagine. Così Maria Ausiliatrice prese solenne possesso di questo paese. Questa nostra buona Madre ci difenda da altri pericoli possibili. »

NEUQUEN (PATAGONIA). - Il confratello Don Beraldi, manda in data 12 maggio queste belle notizie: « Di ritorno dalla missione del Neuquen, dove ho avuto l'onore di accompagnare il nostro Mons. Cagliero, il mio primo pensiero vola naturalmente a Torino per salutare D. Rua e raccomandarmi alla sue preghiere.

» La fiorente missione del Neuquen la compendio con queste poche parole del S. Vangelo: Messis quidem multa, operarii autem pauci. Abbiamo fatto 3167 Comunioni: 3481 cresimati: 519 battesimi, quasi tutti indii di età avanzata, perfino anziani di 80 e più anni: si benedissero e santificarono 158 matrimonii. Ci siamo proprio trovati in mezzo agli indii, li abbiamo istruiti nelle verità della fede, li abbiamo battezzati... ed era bello vederli ricevere la loro prima Comunione con grande pietà e riverenza.

» L'altra popolazione quasi nella sua totalità viene dal Chilì ed è molto cristiana, si confessano e ricevono la S. Comunione anche due o tre volte all'anno. Il nostro D. Gavotto fa dei grandi miracoli di carità in mezzo a questa buona gente. È la missione più bella e consolante della Patagonia: è un giardino della Chiesa Cattolica : è il territorio più ricco, più fertile, più cristiano della Repubblica Argentina e quasi direi di tutta l'America. La sua popolazione si calcola di 30.000 anime, delle quali più di 5000 sono indii.

» È un territorio tutto montagnoso e sembra in molte parti la Svizzera Italiana in America. Vi sono molte miniere d'oro, d'argento, rame, ferro, piombo, marmo, gesso, carbon fossile e petrolio. Una superficie di circa 70.000 chilometri quadrati è coperta di boschi, di piante naturali di pomi e le fragole si trovano come il fieno. Le future generazioni faranno del Neuquen la più ricca provincia Argentina. »

GRAZIE dì Marìa Ausiliatrice

Dal letto di morte al Santuario di Maria.

A gloria di Maria SS. Ausiliatrice ed a speranza e conforto dei suoi divoti prego venga pubblicata sul Bollettino Salesiano la grazia di completa guarigione, che io ebbi la fortuna di ottenere dalla Madonna di Don Bosco, da una malattia dal medico dichiarata gravissima.

Il 10 Dicembre 1901 il Signore mi consolava della nascita di una cara bambina ; ma dopo alcuni giorni mi assilì una febbre infettiva, gravissima. Il dottore curante mise in opera quanto la medicina e la chirurgia suggeriscono al riguardo, ma la malattia si complicava ogni giorno più, per il che fui creduta agli estremi. Di già confortata della Santa Comunione ricevetti l'Olio Santo, ed a lucidi intervallì mi andava disponendo a certa partenza da questo mondo. Qual fosse lo strazio del mio caro marito e della famiglia è impossibile ridire. Chiamato per telegrafo volano al mio capezzale le mie amate sorelle ed il carissimo fratello D. Antonio Ferzero, salesiano. Questi addoloratissimo mi veglia tutta la notte e da vero figlio di D. Bosco, mi anima a confidare nella protezione di Maria SS. Ausiliatrice; mi mette sul cuore una medaglia benedetta, mi fa recitare alcune preghiere, che io ripeto macchinalmente dopo di lui. Tre lunghi giorni passarono in questo stato angoscioso di pena e di preghiera.

Sul far della notte del terzo giorno, domenica 22 dicembre, il dottore, vedendo il mio caso disperato, domanda ai miei il permesso di tentare un'ultima operazione radicale. Essi si raccomandano a Maria SS., e certamente da Essa inspirati si pronunziano per l'esecuzione dell'operazione. Inconscia di me stessa io era completamente nelle mani di Maria SS. e del chirurgo.

Tolta con felice esito la causa d'infezione, il miglioramento incominciò, alquanto lento nei primi giorni, ma poi si fece rapido tanto che ben presto scomparve ogni pericolo e tutti si congratulavano meco dei celeste favore ottenuto. Il 13 gennaio io era completamente guarita, ed ora sto benissimo al par di prima e non mi sembra vero di essere stata ammalata.

Riconoscentissima alla potente Ausiliatrice dei cristiani, sciolgo oggi il mio voto di venirla a visitare nel suo Santuario di Valdocco in Torino, in compagnia del mio marito e di far pubblicare la grazia ricevuta,, serbando nel mio cuore imperitura memoria e grato ricordo della Madonna di Don Bosco.

Caramagna Piemonte, maggio 1902.

GALLO MARIA nata Ferzero. Guarito da grave malattia.

Grazie ne avete fatte molte, Madonna cara, e a me e alla mia famiglia ; ma questa la vorremmo pubblicata e saputa da tutti, perché aumenti la devozione verso il tuo titolo glorioso di Aiuto dei cristiani: Tu, o Vergine Santa, sei buona con tutti i tuoi devoti.

Al principio del novembre dell' anno passato mio fratello Francesco, che si trovava a Verona da oltre un anno sotto le armi, cadde malato. Fu tosto trasferito all'ospedale militare di quella città; ma, non ostante le cure mediche, il male in breve crebbe tanto, che il mio fratello, ricevuti già tutti i conforti di nostra santa religione, era disposto e rassegnato alla morte. Migliorò poi alquanto e potè ritornare a casa con tanto di congedo illimitato ; cattivo segno, perchè doveva fare ancora un tempo notevole di servizio militare. Il peggio fu che il medico del paese dichiarò la grandissima difficoltà di poterlo rimettere in salute. In tali distretto mia madre angosciata, non tralasciando ogni cura verso il caro malato, si rivolse a Colei che poteva aiutarla: pregò e fece pregare l'Ausiliatrice di Don Bosco, promettendo di far pubblicare la grazia ottenuta e far celebrare una Messa in ringraziamento nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino. - Le nostre speranze non furono deluse: Francesco che, appena arrivato a casa, dovette porsi a letto, tra poche settimane è notevolmente migliorato, ripiglia le forze con una facilità, non isperata; ed ora in assai buona salute può attendere alle sue faccende a sostegno e conforto della madre amata e della numerosa famiglia.

Adempiamo grati ed esultanti la nostra promessa, pregando la Vergine Madre che a suo tempo ci chiami tutti al cielo a renderle le dovute grazie per questo favore e per tutti gli altri da Lei ricevuti. - Felici tutti i tuoi veri devoti, o Vergine Ausiliatrice, perché, in vita riceveranno da Te molte grazie e quando muoiono, avranno la vita eterna.

Mogliano Veneto, maggio 1902.

Ch. PIETro TREVISAN

Grazie, o Maria, grazie!

Sì, grazie della tua bontà e protezione, grazie del segnalato favore che hai voluto nella grande generosità del tuo bel cuore largire a me ed ai miei figli. Ah! come è pur vero che a te non si ricorre mai invano! Ed era veramente importante e ad un tempo difficilissima la riuscita di quel mio interesse) Tutto si opponeva, tutto diceva essere inutile lo sperarne in bene, perche chiusa era ogni via di raccomandazione e soccorso. Quand'ecco a nostra meraviglia ogni cosa si cambia in nostro favore, ogni difficoltà si dilegua; qual densa nube all'apparir del sole, appagando così i miei desideri e voti. Maria dall'alto dei cieli aveva ascoltato la mìa povera ma fervida preghiera accompagnata da quella innocente dei miei figlì, e diede all'affare un esito felice. Ai piedi pertanto di sì buona e potente Madre depongo con animo riconoscente l'offerta di lire cento, qual promessa fattale se veniva esaudita, fiduciosa che Ella sarà sempre la divina protettrice in tutte le lotte e le difficoltà della mia vita.

Bordighera-Torrione, 23 giugno 1902.

CARLOTTA TRAVERSO E FIGLI.

Alfiano Natta. - Sorpreso da grave infermità il 15 passato dicembre 1901 .fui presto ridotto in istato assai dubbio di vita o di morte, nonostante le amorevoli cure prodigatemi dal dottore curante. L'angoscia della famiglia nel vedermi in tale stato era al colmo, e fu allora che io mi rivolsi alla gran madre Maria SS. Ausiliatrice, promettendo di fare una novena di preghiere colla famiglia e di recarmi a Torino in occasione delle feste, che ogni anno si celebrano in suo onore, per ringraziarla personalmente nel suo diletto tempio di Valdocco. Non era ancora terminata la novena che io era di già entrato in convalescenza e di lì a poco pienamente ristabilito; ed ora sono lieto di poter compiere la mia promessa sciogliendo ai piedi di sì buona madre il tributo della mia più viva riconoscenza.

23 maggio 1902.

CAPRA CARLO.

Torino- Sull'alba del 28 aprile di quest'anno la nostra cara madre veniva colpita da forte paralisi, gettando nella costernazione tutta la numerosa, nostra famiglia. Esauriti tutti i mezzi dell'arte medica, affranti e privi di ogni speranza. subito ci rivolgemmo a Maria Ausiliatrice, pregandola a voler serbare ancora fra noi l'aerata genitrice. Ed ecco la nostra inferma riacquistar subito la parola, migliorare ogni dì più, ed abbiamo ferma fiducia che fra breve sarà completamente guarita.. Pieni di riconoscenza facciamo palesi a tutti l'immensa pietà usataci da Maria Ausiliatrice, colla viva, speranza che Ella non cesserà di stendere sempre su di noi la sua materna protezione.

26 luglio 1902.

Famiglia Ronco.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti:

A) - Acireale: Francesco Todara di Gioacchino 100, per la guarigione della sua, cara bambina. - Albegno (Bergamo): Orlandi. Arrigoni Caliruero 5, per grazia speciale. - Albissola Superiore: P. F. per grazie. - Amatrice (Aquila): Tondinelli-Paschetto 5, per messa di grazie. - Aviano : N. Noè 5, in adempimento di voto.

B) - Baldichieri: Demarie Emma Bassi per la salute di suo figlio. Bellinzona (Novara): Miglio Filomena 10, per segnalatissime grazie largite alla sua famiglia. - Bibiana (Torino) : Maria Ramello 2,50, ,per grazia. - Bormio (Sondrio): Giacomelli Virginia 5, per la guarigione della madre. - Borgo S. Martino (Casale): D. T. 2, per grazia. - Busto Garolfo: D. A. Tettamanzi 50, a nome di devota persona in ringraziamento di varie c segnalate grazie ricevute nel corsa di quest'al,-,u. - Famiglia N. N. 2, per grazie.

C) - Cagliari: Pinna Peppina 1, per grazia. - Calascibetta (Caltanisetta): Corvaja Elisa Tita 5, per messe di grazie. - Caltagirone (Catania): Sac. D'Amico Luigi 2, per la miracolosa guarigione di sua sorella Teresina affetta di polmonite. - Caluso: Don Giovanni Salvetti 25, per una serie di grazie. - Canto (Cuneo) : Sac. Massa Giovanni parroco 1, a nome di Dialot Fiorenzina, guarita da un grave morbo. - Cagnano Varano: Can. Pietro di Pumpo 20, per sua guarigione da pleurite essudativa e per quella del fratello Donato da terribile malattia di risipola. - Capelli (Alessandria): Sorelle Ghione 8,50, per diverse guarigioni da malattia. - Carloforte: Ch. Giuseppe Puddu 1, per il buon esito degli esami. - Carmagnota: Tesio Ottavio colla consorte 5, per grazia. S. F. riconoscente per grazio. - Caronno Ghiringhello: Ch. G. Ghiringhelli 5, per Messa di grazie. - Casa Nova d'Offredi (Cremona): Donnini Leopoldo 10, per grazia. - Castrogiovanni (Caltanisetta): Gaetano Ragasa 1, per grazia. - Cavallermaggiore (Cuneo): Abbono Catterina 50, per guarigione da grave malattia. - Cernusco Lombardone (Como): Sac. Giuseppe Viganò 35, in riconoscenza a Maria per la grazia di poter celebrare la S. Messa e diventare sacerdote di Dio. - Chivasso: Carossa Emilio e famiglia 2, per messa di grazie. - Chiostro di S. Matteo (Genova): Catterina Canevello 25, per la guarigione di una sua nipote e di una sua amica. - Colere (Bergamo): Speranza D. Giovanni 5, per grazia. - Conselve (Padova) B. T. 20, per grazie ottenute. - Cremona : Ernesta Moglia Notti 5, per la guarigione del proprio marito. Cuneo: Peano Catterina 5, per grazia.

D) - Diano Marina: P. M. 100, per segnalatissime grazie ottenute. - Dogliani (Cuneo): Gabetti Maria di Celso 4,50, per grazia. - Drusacco (Torino): Campo Marietta 5, per Messa di grazia.

(*) L'ordine alfabetico qui segnato è quello delle città e dei paesi, cui appartengono i graziati da Maria Ausiliatrice.

F) - Famigola (Udine): Poletti Elisa 2, per grazia. - Fossano: M. C. 5, e scrive: « Trovandomi inferma confidai in Maria SS. Ausiliatrice, promettendolo l'offerta di L. 5 so fossi scampata da necessaria e dolorosissima operazione chirurgica. La Vergine mi esaudì pienamente. » - Frascano (Alessandria): Barisone Teresa 2, per grazia .

G) - Gavirate (Como): Binda Maria in De Bernardi 5, per grazia speciale ottenuta. - Genova: Barabino Lina 5, per grazia. - Suor Teresa Solari superiora della Piccola Casa della Divina Provvidenza 10, in rendimento di grazio ed implorandone delle altre. - Gorgo al Monticano (Treviso) : Tommasi Ester 25, come promessa fatta dai suoi cinque figli pel buon esito d'un affare di grande importanza.

J) - Ischia: Sac. Francesco Colonna 25, per grazie speciali ottenute. Itri (Caserta): Francesco Paolo De Telenstiis 10, per grazia.

L) - La Morra: Viberti Ottavio, riconoscente a Maria per aver conseguito una grazia di somma importanza. - Lanusei (Sardegna): Una famiglia riconoscente 5, per grazia. - Loreto Aprutino (Teramo) Chiola Gina 5, per messa di grazie.

M) - Mandello Vitta (Novara): Maderna Gaudenzio 5, per Messa di grazie a nome di una stia amica:. - Marsala: Lo Surdo Bartolomeo colla consorte in rendimento di grazie. - Massiola (Cuneo): N. N. 5, per Messa di grazie. - Mazzarino (Caltanisetta) : Giuseppina Giambusso maestra 11, per grazie ricevute. - Melide (Lugano): N. N. 5, per grazia. - Milano: Preda Maria 5, per Messa di grazie. - Moggio (Como): Margherita Locatelli , 9,50, per la guarigione di sua figlia Carolina. - Moncalieri: Masi Maria 3, per specialissimo favore ottenuto. - Mondacce (Svizzera): Maria Balemi 10, per grazia ottenuta. - Montelupo d'Alba Cuneo): De-Stefanis Odorina 1, per grazia.Morello (Torino): Sola Pietro e Catterina, 40, e ci scrivono : « Il nostro Bartolomeo da due anni teneva il letto in conseguenza di gravissima polmonite. Più volte visitato e più volte fattosi consulto dai migliori medici di l'orino, s'ebbe nessun miglioramento. Ricorremmo alla Vergine Ausiliatrice colla promessa di una offerta al suo Santuario, e poco tempo dopo nostro figlio era completamente guarito. » - Murello (Cuneo): Cravero Margherita 4, per grazia.

N) - New York (Stati Uniti): Sandomenico Domenico 15, per la guarigione da fiera polmonite acuta con bronchite intestinale. - Nicotera (Catanzaro): Corso Don Ubaldo 2, a nome di Vincenzina Panza d'Ambrogio, graziata da Maria. - Nizzole Frezzoleno (Verona): Luigi Zamloni 10, per guarigione da biennale malanno assai complicato. - Noli (Genova) : Maria Antognotti fu Giacomo 5, per l'esito felicissimo di una pratica. - Novara : A. S.: 10, per grazia ottenuta.

O) - Olginate (Conto): Orlandi Arrigoni Simone 10, per grazia. - Olivastri : G. G. riconoscente a Maria per la buona riuscita d'un affare, dal quale dipendeva il benessere della sua famiglia. - Orvieto: Bandelli Pietro 10, a nome di pia persona graziata da Maria.

P) - Palermo: Diac. Franco 1, per grazia. - Parma: Contessa Maria Zileri dal Verme 20, per grazia speciale. Filippello G. B. 10, in rendimento di grazie segnalatissime. - Yung Annunziata 3, per grazia. - Parona all'Adige (Verona): Graziani D. Massimino parroco 10, a conto di Righetti Catarina graziata da Maria. - Mavani Antonio 5, per messa di grazie. - Pecetto Torinese: Claudina Bogliolo riconoscente alla Vergine Ausiliatrice per la guarigione miracolosa di stia figlia da cinque anni gravemente inferma. - Piacenza : Losi Rachele 2, per Messa di ringraziamento. - Pontelongo (Padova) : Azzalin Imelde ved. Gavagnini 1, in rendimento di grazie. - Ponzone (Alessandria): A. C. V. 20, per guarigione da catarro bronchiale. - Porto Said: Tito Gennaro 10, per aver trovato un impiego dopo una novena a Maria.

R) - Ragusa (Siracusa) : Schembari Giovannina 10, per grazia ricevuta. - Raveo (Udine) : Ariis Maria 2, in rendimento di grazia specialissima ottenuta. - Reggio Emilia: Maria e Luigia Torregiani 2, per Messa di grazie. - Rimini: Bignardi Ciro 2 , per le Opere Salesiane. - Riva di Chieri: T. C. 10 , e ci scrive : « Il mio secondogenito, militare da parecchi anni, a causa d'una grave calunnia, stava per essere sottoposto a processo e disonorato. Nel doloroso frangente mi raccomandai con fiducia alla cara Madonna di D. Bosco, promettendo una tenue offerta e la pubblicazione della grazia, se l'innocenza di mio figlio fosse riconosciuta. Maria Ausiliatrice mi esaudì, ed io, piena di gratitudine, sciolgo con gioia la fatta promessa. » Roccaforte di Mondovì : Basso Giovanni 5, in rendimento di grazie e per le Missioni. - Roma: Calata Luigi 5, per grazia. - Romano Canavese : D. Faletto 6, a conto di pia persona graziata da Maria.

S) - Santena (Torino): Bene Margherita riconoscente a Maria per l'ottenuta guarigione delle sue due sorelle. - Cavaglià Eugenio 10, in ringraziamento e per implorare la protezione di Maria su di tutta la sua famiglia. - Serralunga d'Alba : N. N. 2, per grazia. - Sant'Ambrogio di Susa: Farnetto Luigi 15, per la completa vittoria di una lite assai importante e minacciante la rovina di tutta la sua famiglia. - S. Damiano d'Asti: Montanara Fiorenza, riconoscente per guarigione ottenuta. - S. Antioco: Antioca Agus 5, per messa di grazie. - S. Fermo (Verona) Noemis Santo 20, per grazia speciale ottenuta. - S. Margarita Ligure : Pietro Can. Dassi 2, per guarigione di una sua nipotina.- S. Sebastiano da Po: Birolo Giuseppe, 5, per guarigione da crudele malattia. - San Sebastiano Curone (Alessandria): Giani Alessandro, 5, per Messa di ringraziamento. - Stevani di Rosignano: Adelaide Francia che coll'offerta così ci scrive : « Fin dal febbraio 1900 mia figlia Rosmina, già ventenne, fu sorpresa da catarro gastrico intestinale, che nè le illuminate cure del medico, nè i riguardi della famiglia valsero a mitigare. Perduta ogni speranza e vista l'ammalata deperire sempre ogni dì più, mi rassegnava già alla dolorosa catastrofe, quando nel maggio scorso capitatimi tra mano vagii numeri del Bollettino Salesiano, alla lettura delle moltissime grazie concesse da Maria Aus. si ravvivò la mia fede, ed in Maria posi tutta la fiducia. Da quel momento l' ammalata cominciò a migliorare, ed ora si può ritenere come interamente ristabilita. » - Stradella (Pavia): Marietta Daciò ved. Sabbia 20, per grazia. - Sordevolo (Biella): Rubino Ambrogio ringrazia Maria per averlo salvato da certa morte nella caduta da un'altezza di 8 metri.

T) -Torino: G. L. 5, per il felicissimo viaggio di suo nipote. - Garabelli Giulietta 1, per essere stata da Maria favorita e protetta in critici momenti e per la ricuperata salute. - Sommi Litigi 15, per grazia. - Collegio Valsalice 4, per messe di ringraziamento. - Vercelli Ernesto per la guarigione da grave polmonite. - Torre Pollice: D. Perrot Michele 5, in rendimento di grazie. - Tricerro : Cavallone Clotilde per guarigione da malattia che la condusse in fin di vita. - Troina (Catania) : Lo Giudice C.co Silvestro 10, a nome di pia persona graziata da Maria. - Tuili (Cagliari): Zucca Angelina 1, per grazia ricevuta.

V) - Venezia: L. D. B. 10, per Messe di grazie. - Vergato (Bologna) : Maria Raccolini 2, per guarigione d'un suo bambino gravemente infermo di bronchite e polmonite. - Vergante : Angelina Macario per la buona riuscita d'un'operazione chirurgica ad una gamba da cinque anni ammalata. - Verucchio: Giuseppina Ferri Amatori 1, per Messa di grazie. - Vigo (Verona): Gnardalbene Ettore 5, perla guarigione di una sua nipote da grave malore. - Vesime: Cirio Mario 5, a nome di Cirio Consolata graziata da Maria. - Vobamo (Brescia): Gozza Francesco 3, a conto di Giassi Giustina per Messa di grazie. - Vodo (Belluno): Zammichiel 2, per Messa di ringraziamento. - Voghenza (Ferrara): Jole Cerruti 5, a beneficio delle missioni ed in rendimento di grazie.

Z-X) - Zincella (Verona) : Rossi Giovanna Raimondi 5, per grazia ricevuta. - Bertolo Margherita 5, per grazia ottenuta. - Concettina Monastra 1,50, in rendimento di grazie. - D. Caccia 2, a nome di pia persona riconoscente a Maria. - Una figlia di Maria Aus. riconoscente per aver ottenuto la liberazione di una grave sciagura che minacciava piombare nel dolore e nell'infelicità la sua famiglia. - N. N. 3, per Messa di grazie. - N. N. 5, per guarigione da fortissime febbri.

NotiZie compendiate

AREQUIPA (PErù). - Per la Madonna di Don Bosco. -- Anche nel lontano Perù, e nella città d' Arequipa, si festeggiò quest'anno con tutto l'ardore possibile il bel mese dell'Ausiliatrice, la cui festa si celebrò la domenica seguente. Al mattino del giorno designato , i nostri musici, vollero al posto della costante campana, dar il segnale della sveglia, colle argentine note dei loro strumenti ed al nome di Viva Maria SS., i Salesiani ed i giovani respiraravano l'aria del giorno di Maria. Disse la Messa della Comunità, l'amato direttore D. A. Sacchetti, dipoi seguì la Messa del R.mo Mons. M. Palma, Vicario della Diocesi, per le Signore del Comitato per l'erezione della Chiesa a Maria Ausiliatrice. Alle 9, Mons. Manuel Silva, infaticabile e vero amico dei Salesiani, benedisse la bella statua di Maria, posta sopra il nostro piccolo altare, opera di un nostro antico alunno, maestro di scultura nella Casa; e dipoi cominciò la S. Messa cantata. L'elogio dell'Ausiliatrice lo fece egregiamente il bravo oratore sacro R.mo Padre Naranjó, dei Domenicani, il quale dipinse l'opera divina dell'Ausiliatrice in relazione coll'umanità, colla Chiesa, con la scienza ed in fine colla gioventù, facendo risaltare chc quest'ultima missione si era compiuta per mezzo di D. Bosco, strumento ineffabile di tanta Madre.

Dopo pranzo, vi fu una piccola rappresentazione, davanti alla parte più scelta della città, ed ai nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici. Dopo di che, riuniti nel salone del medesimo teatro, giovani e Salesiani presero una modesta refezione, alla quale assistevano molte autorità ecclesiastiche e civili fra cui il sullodato Mons. Silva ed il Prefetto della città Colonello Parra. Il detto sig. Prefetto in sul finire diresse la parola ai Salesiani ed ai giovani, congratulandosi con tutti, dichiarandosi contentissimo di presiedere una festa di famiglia, ed arcicontento d'aver potuto udire per alcuni minuti l'allegro ronzio come di un'alveare di api, e voleva alludere all'allegro cicaleggio dei nostri giovani che prendevano una più abbondante refezione nella medesima sala, circa 100 interni. - A me, disse, piace il lavoro: ho appena lasciato di dirigere 300 operai, e vengo a vedere una festa dei Salesiani, propagatori del lavoro : essi, che v'insegnano, o giovani, Dio, Patria e lavoro, amateli, rispettateli e siate loro grati. - Le parole del degno Prefetto furono accolte conce dovevano, con belle ovazioni. - A notte, rallegrati dalla nostra banda, godemmo l'allegro spettacolo dell'illuminazione e dei fuochi d'artificio. Così finì la gioconda festa, e sia questa una supplica a Maria, perchè presto voglia terminare la grandiosa opera del suo tempio in Arequipa.

BIELLA. - La posa della 1a pietra del nuovo Oratorio salesiano. - Scrive la Biella Cattolica del 2 luglio : « C'è veramente da rallegrarsi nel vedere cune la cittadinanza biellese mostri di apprezzare ogni giorno più l'opera dei Reverendi Salesiani a bene della gioventù, specialmente delle classi popolari.

« La festa di domenica scorsa a San Cassiano riuscì una novella prova della simpatia che non poteva a meno di assecondare gli sforzi che da parecchi anni si fanno per l'impianto d'un'istituzione la cui necessità è da tutti sentita senza distinzione di partiti. Dopo molte peripezie, inseparabili dagli inizii di ogni opera buona, l'opera salesiana entrava domenica in una fase nuova e promettente, benedicendosi e collocandosi la pietra fondamentale della casa che deve albergare coi figli di D. Bosco, tanti figli del popolo per istruirli, educarli cristianamente , fornir loro un luogo di lieto ritrovo e di onesto ricreamento.

» Fin dalla sera di sabato ora giuuto fra noi il Rev.mo Superiore Generale dei Salesiani, D. Michele Rua, il quale nel mattino di domenica nella Chiesa di S. Cassiano di buonissima ora attese a ricevere le confessioni dei fedeli, finché alle 7 ne fu distolto per celebrare la S. Messa, durante la quale amministrò la SS. Comunione a buon numero di persone, notantemente a una bella schiera di giovanotti dell'Oratorio festivo, che tennero un contegno lodevolissimo. Prima della Comunione stessa rivolse ai comunicandi un discorsetto riboccante di pio affetto sull' ancore di Gesù, che trova le sue delizie nell'abitare coi figli degli uomini.

» Ma la funzione solenne della sera chiamava a S. Cassiano una vera folla di gente, tra la quale notavansi gli ecclesiastici e laici più cospicui della città e molte signore. Monsignor Vescovo accolto alla porta della Chiesa dal Rev.mo D. Rua e dal direttore locale D. Roccia , assunse tosto i sacri paramenti e preceduto dal clero si portò al luogo dove deve sorgere la nuova casa, nell'angolo della via Vittorio Emanuele II e compì il rito della benedizione della pietra fondamentale, collocandola egli stesso a suo luogo e ponendovi sopra la prima calce. In detta pietra, scavata internamente, furono poste alcune medaglie di Maria Ausiliatrice, del Sommo Pontefice e monete colla effigie del nostro Re, insieme con una pergamena commemorativa del fatto e firmata da Monsignor Vescovo, da D. Rua, da D. Eugenio Berk e dalle altre autorità.

» Datasi poi in Chiesa la benedizione, sotto l'ampia tettoia del cortile dell'Oratorio festivo, su apposito palco presero posto Monsignore, Don Rua, il sig. Poma, l'Assessore municipale, signor Cucco Alessandro in rappresentauza del Sindaco e gli oratori designati per l'occasione. Tutt'attorno un popolo misto di ogni età, sesso e condizione si pigiava per sentire i discorsi e la musica. La banda dei giovani dell'Oratorio festivo di Cavaglià, diretta dal valente maestro Gaspari, eseguì scelti pezzi con brio e sicurezza. La Schola cantorum di Sordevolo a sua volta fece risuonare l'Inno a Gesù Redentore ed un cauto religioso del Perosi. E ai canti, ai suoni si intrecciavano i discorsi, tutti sentiti, caldi e applauditi.

Il direttore Don Roccia presentò gli omaggi e ringraziamenti dovuti a S. Eccellenza ed al signor D. Rua, indi implorò la cooperazione di tutti i buoni per l'opera nascente cui esso ed i suoi confratelli si consacreranno con tutte le loro forze. Il prof. D. Simonetti colla sua ben nota eloquenza e facilità di concetti e di frasi mostrò le meraglie della Carità di Gesù Cristo che si perpetua nella Chiesa Cattolica, rifulgenti nell'opera di Don Bosco a favore della gioventù. Il canonico prevosto teol. cav. Eliseo Maia parlò delle opere cui più urge attuare subito nella nascente istituzione: il compimento dell' Oratorio festivo e la Scuola di Religione. Il pubblico non potè a meno che far vivo plauso alle ragioni addotte forbitamente in favore delle annunciate opere.

» Il Rev.m° D. Rua ricorda con quale slancio abbiano corrisposto i Biellesi al primo appello fatto alla loro carità per l'erigendo Istituto salesiano e si dice pieno di fiducia che tale appoggio e concorso non verrà meno per l'avvenire. I Salesiani da parte loro, soggiunge , son disposti a fare quanto possono per la gioventù biellese, e qualunque opera venga giudicata utile essi son pronti a cercarne l' attuazione. I giovanetti artigiani biellesi furono i primi a popolare l'Oratorio festivo di Don Bosco fin dal primo suo sorgere mezzo secolo fa in Torino. Egli ha creduto di rendere omaggio a D. Bosco venendo a Biella per la funzione della pietra fondamentale , sebbene non sia nelle sue consuetudini intervenire personalmente a tali feste. Conchiude accennando la protezione di S. Pietro, la cui solennità ricorreva in tal giorno, perchè la nuova casa sia fondata veramente supra firmam petram, la pietra della carità di N. S. Gesù Cristo.

» Corona la festa un'improvvisazione felicissima di Monsignor Gamba che si compiace vivamente dell'interessamento che i Biellesi mostrano per le opere salesiane, augurando che abbiano a prosperare presto e moltiplicare i loro frutti a bene della gioventù tanto cara al suo cuore di Vescovo.

» Termineremo questa succinta relazione, chiedendo la cooperazione efficace di tutti i buoni al compimento della casa fondata sotto sì fausti auspicii. I lavori sono spinti innanzi alacremente, vi attendono una cinquantina di operai, i quali tutti hanno diritto , al giorno determinato, alla meritata mercede, come i fornitori dal canto loro aspettano a breve scadenza il saldo pel materiale provvisto... I Biellesi ricordino quello che diceva e lasciò scritto nel suo testamento D. Bosco : che tutti i giorni vedeva che quelli che largheggiavano di offerte colle opere salesiano erano prosperati da Dio anche nei loro interessi temporali. »

BUENOS AIRES-ALMAGRO. - Festa di Maria Ausiliatrice. - Ci scrivono: « Sabbato 24 maggio nella parrocchia di San Carlo in Almagro si è solennemente festeggiata Maria Santissima Ausiliatrice. La sera precedente Mores. Giovanni Cagliero benedisse la nuova statua, opera che destò grande ammirazione e che fa grande onore ai laboratori della Casa-Madre di Torino. Monsignore disse brevi, ma succose ed accalorate parole della divozione a Maria Ausiliatrice, propria dei figli di D. Bosco e di quante partecipano alla loro opera, facendo voti che il nuovo tempio a Lei dedicato in Almagro sia un richiamo del Santuario di Torino e possa gareggiare con quello in diffondere in queste spiaggie la divozione alla Vergine benedetta. La festa non avrebbe potuto riuscire più solenne sia pel concorso dei fedeli, che per le numerose prime Comunioni, come pure per la Comunione generale, per la buona scelta ed esecuzione della musica, per l'eloquente panegirico e per lo slancio ed entusiasmo che tutti animava quel giorno, di che si diede particolare manifestazione alla sera colla solenne e divota processione, che fu la prima fatta in onore di Maria Ausiliatrice. Ufficiava Mons. Cagliero, accompagnato da numeroso clero, preceduto da ben sette compagnie di giovani vestiti con candidi camici e cappe di distinti colori e coi relativi stendardi. Vi presero parte rappresentanze delle diverse Case salesiane della capitale e durante la processione si alternavano le melodie di due bande salesiane (quella del Collegio Pio IX e degli « Orfanelli di Don Bosco » coi devoti inni, cantici e preghiere dei fedeli. Ma ciò che attirava lo sguardo e l'attenzione di tutti era il magnifico tempietto, ove risiedeva la Vergine, artistico lavoro di scultura e doratura ideato e diretto dal confratello Don Ernesto Vespignani ed eseguito nei laboratorii del Collegio Pio IX. È di stile gotico-italiano e consta di otto preziose colonnine ritorte fissate su piattaforma quadra smussata agli angoli che sorreggono quattro maestosi frontespizii corrispondenti alle quattro faccie, e quattro minori sulle testate d'angolo. Una voltina a crociera in sesto acuto è impostata negli otto angoli e da questa ne nasce un grazioso cupolino di coronamento all'edicola. Il tutto è lavorato con finezza di fogliami , trafori e riquadrature multiformi e così bene armonizzati da ricordare i bei monumenti gotici italiani e specialmente il famoso campanile di Giotto in Firenze, che Michelangelo disse degno di essere conservato in una campana di vetro. Non pretendiamo tributare ugual lode a questo magnifico lavoro, ma facciamo voti acciò che questo bel tempietto colla devota immagine sia quanto prima custodito, come fu unanimemente dichiarato degno, fra le sacre pareti del nuovo tempio, e ci sorride la dolce speranza che Maria Santissima da quel maestoso trono si attiri molti devoti, ispirandoli a contribuire col loro generoso obolo all' erezione del sontuoso altare che Le si vuol preparare. »

CALTANISETTA (SICILIA). - Togliamo dall'Aurora del 15 giugno : « Quest'anno il bel Quadro di Maria SS. Ausiliatrice della Cappella rurale di Firrio ebbe un culto speciale nella Chiesa della Misericordia, con triduo solenne predicato dal Rev.mo Can. Prof. Fiandaca, il quale il giorno 25 cantava una Messa solenne per tutti i Cooperatori Salesiani. Così il culto si protrasse fino al giorno 8 giugno, in cui la venerata Immagine della. Vergine SS. si dovette riportare processionalmente nella propria Cappella.

» Per le ore pomeridiane si organizzò quindi una bella sfilata delle verginelle di 1a Comunione, che facevano corona alla portantina ornata di ceri e fiori a profusione; seguiva la banda dell'Ospizio di Beneficenza, che allietava con le sue festose marce, e quindi un immenso popolo devoto. La processione, avendo percorse le strade del Collegio, Re d'Italia, s'immetteva per le vie S. Calogero, Cassetti, Maida le quali per l'occasione si presentavano tutte quante ornate di biancheria, d'innumerevoli striscie con evviva Maria SS. Ausiliatrice e di fiori, con archi trionfali, fra cui bellissimo quello che comincia la via. rurale del Redentore appiè di S. Flavia. Anche la via rurale che porta alla Cappella della Madonna era tapezzata a festa dando un bellissimo spicco alla processione in quel verde e fra i fiori campestri che era una delizia.

» Giunta la processione al piano della Cappella tutta quanta ornata di archi di edera e fiori, e di multicolori lampioncini alla veneziana, si intuona da tutto il popolo una solenne Litanie seguita da entusiaste evviva a Maria SS. Ausiliatrice, chiudendosi con razzi, girandole e giuochi vari pirotecnici. Dopo di che, alla vicina casina del Prof. Michele Cucugliata, instancabile Cooperatore, che ogni anno non cura fatiche per solennizzare la Vergine SS. Ausiliatrice dei Cristiani, fra una gaia illuminazione si servivano dei rinfreschi mandandosi in aria dei palloncini graziosi.

» Così anche quest'anno rimane una grata memoria della festicciola della Madonna dei Salesiani. Un bravo al prelodato Prof. Cucugliata e a quanti han concorso a festeggiare Maria, la Madre nostra. »

GORIZIA. - Conferenza. - Il 15 giugno si tenne la conferenza Salesiana nella sala del vecchio Convitto S. Luigi. Il direttore Mons. Alpi, rivolse la parola all'adunanza rilevando l'accordo tra Maria Ausiliatrice e l'Opera Salesiana, che cioè Maria SS, scelse ai nostri tempi D. Bosco quale suo docile strumento all'aiuto dei cristiani, specialmente della gioventù abbandonata e a lui commise l'incarico di educarla e salvarla. Accennò quindi alla disposizione testamentaria della Signorina Rosa Scapolo a favore del Convitto S. Luigi ; ai progressi del Convitto e dell'Oratorio festivo, alla luttuosissima perdita del Cardinale Arcivescovo tanto benevolo per l'Opera Salesiana; al successore di lui S. E. Rev.ma Mons. Jordan ed infine diede la parola al conferenziere il M. R. Giovanni Kren. Questi tenne un brillante discorso su Don Bosco e la questione sociale; discorso che ricevette l'omaggio sincero e meritato d'un vivissimo applauso. Il discorso venne stampato per intiero dall'Eco del Littorale.

JESI. - Riuscitissima la festa di San Luigi presieduta da S. E. il Card. Achille Manata, Vescovo d'Ancona cui facevano corona S. Ecc. Mons. Gandolfi, Vescovo di Poggio Mirteto, Mons. Gianfranceschi , Vicario Capitolare di Jesi , nonchè molti R.mi Canonici, parroci e distinti signori della città.

All'accademia musico-letteraria del 12 luglio, dopo mi inno d'occasione , musicato dal Maestro Reviglio salesiano, e cantato dai giovanetti dell'Oratorio, il Can. Zanini lesse un discorso d'introduzione, dimostrando come per rigenerare la famiglia e la patria, sia necessario che la gioventù imiti le virtù del Gonzaga. Seguirono brillanti ed applauditi, i canti, i suoni e le declamazioni dei giovanetti. Infine il Cardinale, commosso, disse poche e semplici parole di vita ed impartì a tutti la benedizione.

Il 13, Sua Eminenza celebrò la Messa della comunità, distribuendo ai giovani la S. Comunione. Più tardi volle assistere anche alla Messa solenne, sempre in compagnia di Mons. Gandolfi. La sera accompagnata la processione del Santo, il Cardinale, salito su di un piedestallo, rivolse la sua paterna parola al popolo numeroso, radunato in mezzo al cortile, dicendo delle virtù di S. Luigi ed invitando i giovanetti ad imitarle.

LONDRA. - La Visita di D. Rua alle Case di Inghilterra. - Ci scrivono: « Dopo il corso di nove lunghi anni abbiamo avuto nuovamente la bella sorte di vedere fra noi il nostro amatissimo Superiore Generale, Don Rua. Egli era venuto nel 1893 in occasione della consacrazione della Chiesa, ed ora ritornava e per così dire, constatava coi proprii occhi, come, non ostante le difficoltà nè poche nè lievi, anche in questa isola l'Opera di Don Bosco va sviluppandosi ed estendendo la sua benefica azione.

» Il signor D. Rua, accompagnato dal sig. Don Bertello, arrivava al porto di Dover il primo maggio, ed allo scalo era atteso e ossequiato da Don Macey, direttore della Casa di Battersea e recentemente creato Ispettore. Alle sette e mezzo di sera essi arrivavano alla Casa in Battersea. Fu senza dubbio una grata sorpresa per il Successore di Don Bosco di trovarsi di fronte all'ampio edifizio che forma ora The Salesian School e fronteggia Surrey Lane. Per anni la famiglia salesiana in Londra aveva occupate quattro piccole casette in Orbel Street, locale assai ristretto ed incomodo, sebbene assai limitato fosse pure il numero degli interni : ed il sig. Don Rua aveva soggiornato colà nelle sue duo prime visite. Nel 1896 si potè prendere possesso di un vasto terreno con una casa la quale venne in seguito ampliata ad Ovest, e più recentemente ad Est, risultandone un edifizio ampio ed igienico che permise di raccogliervi tutta la comunità ora assai cresciuta di numero. Non è senza speciale provvidenza che questo bel tratto rettangolare di terreno di un ettaro di superficie che si estende dalla casa alla Chiesa sia rimasto libero finche era diventato per noi un'imperiosa necessità di provvedere altro locale. Nelle casette in Orbel Street, nella scorsa primavera venne a stabilirsi un piccolo stuolo di Suore di Maria Ausiliatrice.

Gli interni comprendono le due sezioni di studenti ed artigiani , questi ultimi pure vanno pian mano crescendo in numero coll'ampliarsi dei laboratorii. Le scuole esterne o parrocchiali continuano a fiorire e sono frequentate da oltre 450 fra alunni ed alcune, e sono oramai insufficienti (1).

» La stessa sera del suo arrivo il signor Don Rua espresse la sua soddisfazione di quello che aveva veduto, e annunziò che il mattino seguente, primo venerdì di Maggio, avrebbe celebrato la S. Messa in onore del Sacro Cuore in ringraziamento di sì evidente benedizione. In quel giorno cadeva pure la chiusura degli esercizi spirituali dei giovani ed egli celebrò la Messa della Comunione generale e impartì poi la Benedizione del SS. Sacramento. La sera ebbe luogo in suo onore un trattenimento consistente di varii tablaux vivants, intercalati da pezzi musicali e composizioni in varie lingue. Noto di passaggio che simili tableaux, tratti da soggetti sacri, erano stati dati al pubblico anche in quaresima ed erano preparati con gusto sì squisito che anche un giornale non cattolico il giorno appresso ne parlò assai bene sotto il titolo di Ober-Ammergau at Battersea.

» Sabato mattina il sig. Don Rua insieme col sig. D. Bertello e D. Macey recossi ad ossequiare Monsignor Bourne. Questo prelato nutre grande affezione per Don Bosco e per l'opera sua; ed i Salesiani della sua diocesi hanno ricevute tante e tali prove di benevolenza che mai potranno essere da loro dimenticate. La prima domenica di ogni mese viene segnalata nella nostra Chiesa con una dìvota funzione ad onore del Sacro Cuore di Gesù, più numerose pure sono le Sante Comunioni. Questa volta fu celebrata anche con maggior splendore. Il sig. D. Bertello cantò la Messa solenne ed il sig. Don Rua funzionò alla Processione del SS. Sacramento ed impartiva la Benedizione. Il coro poi che gode bella riputazione per eseguire ogni domenica buona musica, fece del suo meglio. La chiesa, già bella, venne resa anche più elegante mercè l'opera di alcuni confratelli che negli ultimi anni l'arricchirono di decorazioni e pitture, e continua ad essere ben frequentata. Accanto alla chiesa venne pure eretto tempo fa un modesto locale per il Club o circolo cattolico. L'esercizio del sacro ministero però non è solo limitato a questa missione, poichè oltre l'aiuto che si dà frequente ad altre missioni, si presta pure il servizio regolare ad un ospedale e ad un work house o ricovero municipale, mentre un sacerdote attende ogni giorno alle prigioni in qualità di cappellano.

Il lunedì cinque maggio il nostro Superiore Maggiore recossi a visitare la casa di Burwash. Nel 1897 venne assunta la cura di quella Missione e scuole esterne poco distanti, si ampliò in seguito il locale e si diede principio al noviziato. La casa è situata fra le colline della Contea di Sussex, lontana da ogni abitato; è un vero asilo di raccoglimento e studio. Vi si trova una chiesina di assai buona ed elegante costruzione, che serve ora, come prima, ai pochi cattolici sparsi nei dintorni.

» Ma il tempo della sua dimora fra noi era pur troppo assai limitato, quindi il mercoledì mattina lasciò Burwash, ma non senza prima esprimere la sua soddisfazione e facendo voti che quella casa abbia presto a diventare un semenzaio di molti e buoni figli di Don Bosco. La visita alla nuova casa di Farnborough nella contea di Hamshire dovette limitarsi a poche ore. Come è noto, Sua Ecc. Mons. Cahill, vescovo di Portsmouth, affidava l'anno scorso quella missione ai Salesiani perche vi aprissero pure un ospizio, specie pei figli di soldati e marinai, e questo venne aperto appena trovato un sito conveniente. Fin allora per chiesa parrocchiale si era usata la scuola della missione, cosa incomoda per molti capi , vi si sostituì una cappella eretta a fianco dell'Istituto su disegno e sotto la direzione di un confratello e riuscì graziosa, e per ora sufficiente ai bisogni dei fedeli e per uso degli alunni. Un sacerdote di quella casa attende in qualità di cappellano militare a parte dei cattolici delle truppe che si trovano colà al campo di Aldershot. Il sig. Don Rua mostrossi contento dell'avviamento di quella nuova fondazione e se ne ripromette molto bene. La sera di quel giorno stesso ritornarono a Battersea per ripartire quasi subito pel Belgio. Fu una visita di troppo breve durata se si considera il nostro desiderio , ma che ben crediamo apportatrice di molte benedizioni come ha pure lasciato negli animi nostri memorie soavi ed incancellabili. »

(1) Gli Ispettori ed Esaminatori Governativi dell'ultima ispezione da loro fatta nelle scuole parrocchiali diedero il seguente resoconto :

Classi maschili. - L'istruzione è impartita con diligenza e con risultati in generale soddisfacenti. Vi si osserva un progresso notevole.

Classi femminili. - La disciplina e l'insegnamento sono eccellenti. L'istruzione è seria e le alunne fanno buon progresso. Classi infantili. - I fanciulli e le fanciulle vengono allevati e istruiti con buon metodo e assai buon risultato. Lo stato e il progresso della scuola fa onore alle insegnanti.

E gli Ispettori ed Esaminatori diocesani dell'esame di istruzione religiosa che tennero nelle scuole interne lo scorso giugno diedero la seguente relazione : « Questa è una bella scuola, e vi si compie un lavoro degno di ammirazione I programmi di ogni sezione vennero pienamente e diligentemente sviluppati, e una caratteristica dell'istruzione impartita è la cognizione intelligente elio gli alunni mostrarono di avere della Sacra Scrittura. La classe più avanzata portò all'esame il Vangelo di San Marco e la maggior parte degli Atti degli Apostoli con onore degli alunni o degli insegnanti. L'esame scritto pure sembra bene eseguito. »

MANTOVA.- Conferenza. - Scrive il Cittadino di Mantova dell'11 giugno : « Mercoledì sera della settimana scorsa il Can. D. Luigi Bravo parlò, con robusta ed eletta eloquenza di Maria Santissima Ausiliatrice, in ordine a Don Bosco ed alle sue Opere, facendo bellamente risaltare la relazione, come di causa ad effetto, che corre tra l'Ausiliatrice e le Opere di Don Bosco, del quale tratteggiò efficacemente la luminosa figura di apostolo eminentemente moderno. La proposizione d'assunto svolta dal chiarissimo oratore fu questa Maria è davvero Ausiliatrice, perche alla immensa sua potenza presso il cuore di Dio , accoppia la volontà sincera ed efficace di soccorrerci : noi le dobbiamo essere devoti e come cattolici e come italiani. La bella predica avrebbe meritato un uditorio più numeroso. »

PEDARA (SICILIA). - Per Maria Ausiliatrice. - La domenica, 8 giugno, ebbe luogo la festa di Maria Ausiliatrice in quel nostro Istituto, ove, come si esprime la Luce di Catania, ben sessanta giovanotti , tutti aspiranti allo stato ecclesiastico, gareggiavano fra loro nel manifestare alla Madonna di Don Bosco la loro figliale riconoscenza.

Tutti si accostarono alla Mensa Eucaristica, infervorati dall' accesa e cordiale parola del loro principale benefattore Sac. Alfio Barbagallo, che celebrovvi la S. Messa. Alla Messa solenne, tessè il panegirico di Maria Ausiliatrice il Rev. Sac Giuseppe La Rosa, la cui parola concisa ed elegante tutti animò a sempre maggior divozione verso l'Ausiliatrice dei Cristiani.

Nel pomeriggio ebbe luogo una riuscitissima accademia musico-letteraria, nella quale, ai varii e classici cori del Capocci, del Winter, del Gounod e del Verdi, erano bellamente intrecciate le declamazioni di prose e poesie in italiano e latino, tutto lodevolmente eseguito dai giovani stessi ad onore dell'Ausiliatrice.

Con parola animata dallo zelo proprio di un salesiano per l'onore ed il culto di Maria Aiuto dei Cristiani, il direttore dell' Istituto chiuse la festa, accennando ai vantaggi principali dell'Opera dei figli di Maria Ausiliatrice per le vocazioni allo stato ecclesiastico , con tanto zelo caldeggiata dall'immortale D. Bosco. E veramente un'Opera cotanto provvidenziale, merita di essere caldamente raccomandata; tanto più che anche in Sicilia e precisamente in Fedara, da circa cinque anni essa si va esplicando. Quivi sono accettati giovani dai 16 ai 30 anni ed anche più, i quali si sentono chianiati allo stato ecclesiastico o in Seminario, oppure presso qualche Istituto religioso. In soli tre anni di studi classici possono essi abilitarsi agli studi filosofici.

La retta mensile è tenuissima, dovendosi pagare solo L. 25 al mese, ed alla entrata L. 15 una volta tanto. I copiosi frutti raccolti già in tale Istituto anche a maggiore incremento dei Seminarci della Sicilia, come sono prova della opportunità dell'Opera , così saranno pure argomento di speciale raccomandazione presso coloro, cui sta a cuore la gloria di Dio, il bene delle anime e la conversione degli infedeli, nelle quali cose specialmente deve esplicarsi la Missione del Sacerdote.

PIRANO (ISTRIA). - Conferenza. -Domenica 15 giugno si tenne nella sala del Ricreatorio festivo maschile la conferenza salesiana che avrebbe dovuto tenersi per la festa di Maria Ausiliatrice. Premise alcune parole il Decurione Can. Maraspin, raccomandando la Pia Associazione dei Cooperatori Salesiani ed invitando ad iscriversi (giacchè v'erano presenti oltre ai cooperatori anche altre persone), raccomandando poi la colletta che si farà durante la conferenza, la quale andrà a vantaggio del Ricreatorio, giusta il permesso avutone dal Rev.mo D. Michele Rua. Presentò poi agli intervenuti il conferenziere nella persona del M. R. D. Giovanni Janossevich, Cooperatore parrocchiale nella Chiesa di S. Antonio in città nuova a Trieste, il quale lesse una forbita e riuscitissima conferenza sul tema dell'educazione. La colletta fruttò pure discretamente quantunque, per la stagione poco propizia per siffatte adunanze, scarse fosse il numero degli intervenuti.

QUARTUCCIU' (CAGLIARI). - Per Maria Ausìliatrice. - Domenica 6 luglio in questo paese, dove un piccolo Oratorio è dedicato a Maria Santissima Ausiliatrice, se ne celebrò la festa a cura dei giovani di San Luigi che venerano Maria sotto questo confortante titolo, come loro speciale Patrona. L'Oratorio che è il primo in Sardegna dedicato a Maria Ausiliatrice si deve allo zelo del Rev. Don Luigi Pinna, Parroco di S. Eulalia in Cagliari; la statua è dono del Teol. Mario Piu, direttore dei Cooperatori Salesiani in segno dello speciale affetto che lo lega al suo paese natio. Ed egli stesso domenica ci parlò delle glorie di Maria Ausiliatrice riconosciuta sotto il titolo di Madonna di Don Bosco, durante la Messa cantata. Di sera si portò in processione la statua per le principali vie del paese, seguita da un popolo immenso che a Maria innalzava la prece più sublime, col canto del S. Rosario. Fu una cara festa che ricorderemo con piacere, che dimostra la fede e l'amore a Maria del popolo di Quartucciù, e i trionfi di Maria invocata sotto il titolo di Ausiliatrice dei cristiani.

ROMA. - I Salesiani a Leone XIII. - Ieri, così l'Osservatore Romano del 21 giugno, ebbe luogo nel teatro dell'Istituto dei Salesiani al Castro Pretorio una simpatica festa in onore del Santo Padre Leone XIII. Venne rappresentata un'Opera in musica del Sacerdote Salesiano Don Raffaele Antolosei, intitolata Leo ed illustrante un episodio della storia del. Papa Leone I all'epoca delle guerre degli Unni nel V secolo. L'azione scenica ed il canto erano completamente affidati agli alunni dell'istituto, mentre lo stesso autore dirigeva l'orchestra.

Non esitiamo a dichiarare che la musica dell'opera Leo è assolutamente bella, specialmente sotto il punto di vista di delicatezza melodica e di graduazione proporzionale delle voci e delle intonazioni. Di squisito sentimento sono i cori nei quali le voci infantili danno una freschezza ed una grazia attraentissima. Fra i cori ci piacque assai quello col quale finisce la prima scena del II atto, e l'inno finale. L'esecuzione fu buona assai e fece onore agli alunni ed a coloro che ne furono gli intelligenti istruttori; l'orchestra fu inappuntabile.

Assistevano in posti distinti gli E.mi signori Cardinali Satolli, Cassetta, Martinelli, Gennari, Tripepi, e Cavagnis, S. E. il Maggiordomo di Sua Santità Mons. Cagiano de Azevedo ed alcuni Prelati. Sceltissimo pubblico gremiva il teatro applaudendo frequentemente e fragorosamente.

Ci uniamo pure noi ad esso nell'inviare i nostri rallegramenti al bravo giovane Sacerdote, sperando che l'opera Leo venga di nuovo rappresentata e gustata, e che ben altri lavori egli possa dare alla buona arte musicale cristiana.

S. BENIGNO CANAVESE. - Festa del Sacro Cuore. - I nostri confratelli e alunni di S. Benigno Canavese ebbero la seconda domenica 13 luglio tali festeggiamenti , che, a detta di un foglio locale, riuscirono un avvenimento. Si solennizzava la festa del Sacro Cuore di Gesù, e si enceniava con rituale benedizione il nostro nuovo mulino per la confezione delle farine per le sacre particole coll'annesso stabilimento idraulico-elettrico. La festa ebbe un lustro, di cui andrà sempre glorioso : l'intervento di S. Em. il Cardinale Agostino Richelmy Arcivescovo di Torino, di S. Ecc. il Vescovo Diocecesano Mons. Matteo Filipello, del Rev.mo signor D. Rua con rappresentanza del Capitolo, e di altre notabilità, tra cui il direttore dell'Italia-Corriere e il direttore delle Officine di Savigliano.

Si preludiò alla festa con istraordinaria frequenza ai SS. Sacramenti, massime nella Messa celebrata dal Rev.mo sig. Don Rua nella parrocchiale. Alle 9.10 con ineffabile esultanza si muove l'istituto, colle Autorità ecclesiastiche e civili locali per la stazione. Il sibilo festivo e prolungato della locomotiva annunzia il desiderato arrivo di S. Eminenza, e quando quell'augusta figura compare ammantata nella sua porpora e resa ancora più attraente dall'amabile sorriso che sempre ne sfiora il labbro, fu una giocondità, un fremito incoercibile di affetti. La banda erompe in un'entusiastica marcia di saluto, e tutto all'intorno è un'acclamazione al Cardinale, che è accolto dal direttore dell'Istituto D. Luigi Nai, dal Prevosto Vicario Foraneo, D. Andrea Giochetti e dal Sindaco Avv. Antonio Bruni colla Giunta Municipale ed altri dignitarii, ai quali tutti rispondo Sua Eminenza: il corteo sfila alla volta del Collegio. Ed ecco , poco dopo, l'arrivo in vettura da Montanaro di S. Ecc. Rev.ma il Vescovo diocesano Mons. Matteo Filipello, che anch'egli a sua volta si ha le più cordiali accoglienze al suono dei musicali strumenti e tra i plausi dei giovani schierati al suo passaggio.

Ed ora metterebbe conto dire della sontuosità, dello sfarzo con cui si svolsero le funzioni e la festa tutta. Ma l'angustia dello spazio qui concessa dal Bollettino non consentendolo ci limitiamo a riportare in nota il programma (1).

(1) Ore 6. - Messa della Comunione Generale celebrata dal M. R. sign. D. Michele Rua.
Ore 9,10. - Ricevimento alla stazione, di Sua Em. Rev.ma il Cardinale Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino. - Saluto delle Autorità ecclesiastiche e civili.
Ore 9 1/2. - Ricevimento in Collegio di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Matteo Filipello, Vescovo d'Ivrea.
Ore 10. - Messa Pontificale, celebrata da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo con assistenza in Cappa Magna di Sua Eminenza. Al Post Communio, Discorso di Sua Eminenza.
Terminata la S. Messa, si procederà da Sua Eminenza alla benedizione del mulino e dell'annesso Stabilimento idraulico-elettrico.
Ore 16. - Vespri con assistenza di Sua Ecc- Mons. Vescovo. Allocuzione di Sua Eminenza agli alunni dell'Istituto. Benedizione Eucaristica impartita da Sua Eminenza.
Ore 18 1/2. - Accademia Melo-Lirica in onore del Sacro Cuore di Gesù.
Partenza di Sua Eminenza e di Sua Ecc.

VICENZA. - Conferenza. - Nel giorno 9 giugno, fissato quest'anno nel Calendario della Chiesa vicentina per la festa di Maria Ausiliatrice, aveva luogo in questa Chiesa di San Gaetano l' annuale Conferenza dei Cooperatori Salesiani, solita a tenersi in questa circostanza. Dopo la Messa delle ore 11 diceva un breve discorso il sacerdote salesiano Don Emerico Talice, il quale di ritorno allora da Torino, dopo presentati ai Cooperatori i saluti ed i più affettuosi e cordiali ringraziamenti del sig. D. Rua, il degno successore di D. Bosco, li esortava ad una tenera e confidente devozione a Maria, onorata sotto il caro e glorioso titolo di Ausiliatrice del popolo cristiano, celebrandone i benefizi segnalatissimi , specialmente nel tempo nostro, dei quali non ultimo certamente il salutare apostolato in pro della gioventù povera ed abbandonata, iniziato felicemente da D. Bosco e continuato ed esteso dal suo e da altri istituti congeneri, sotto gli auspizi e la visibile protezione della gran Madre di Dio. Raccomandava di aiutare questa santa impresa colle preghiere, col favore e per chi ne ha la possibilità anche coll'allargare la mano.

Durante il discórso da due giovanetti veniva fra i presenti raccolta una straordinaria offerta per le Opere di D. Bosco. Si chiudeva la devota ed edificante adunanza, come di consueto, colla benedizione del SS. Sacramento.

NECROLOGIA

Monsìgnor Aurelio Zonghi

POCHI mesi or sono la città di Jesi vedeva partire, in mesto convoglio, il suo amatissimo Vescovo Mons. Aurelio Zonghi. Una lunga malattia, ribelle ad ogni rimedio, lo aveva reso impotente a reggere la Diocesi. E il Santo Padre, accettava finalmente l'atto di rinuncia, eleggendolo, in vista dei suoi meriti, ad Arcivescovo di Stauropoli.

Così questo vecchio venerando, consunto dalle sofferenze, abbandonava piangendo i suoi figli di Jesi, e si ritirava nella nativa Fabriano. Un filo di speranza tenne ancora sospesi gli animi... mentre Egli con eroica pazienza e singolare pietà attendeva l'ora suprema. Il 27 giugno la morte troncò la crudele alternativa del male, e il nostro Vescovo spirava nel bacio del Signore.

Dei suoi meriti d'insigne storico, archeologo e paleografo molto parlarono e parlano tuttora i giornali d'Italia : le sue preziose, innumerevoli pubblicazioni resteranno monumento imperituro della sua gloria. Sinigaglia,, che lo ebbe Vicario Generale, Sanseverino e Jesi , che lo ebbero Vescovo zelantissimo, e Fabriano, gloriosa d'avergli dato i natali, ne piangeranno inconsolabilmente la morte.

E in lui i Salesiani di Jesi coi loro giovanetti hanno perduto un padre amorosissimo ed un grande benefattore. Egli vide sorgere il nostro Oratorio, e ne promosse sempre l'opera benefica con le parole e coi fatti. Ed oh, come godeva di trovarsi qui, in mezzo ai fanciulli, che gli facevano bella corona, quando compariva nel nostro cortile!

La memoria di Lui, legata all'affetto e al sacro debito di riconoscenza resterà sempre viva nei nostri cuori. E mentre ogni giorno, coi giovanetti alle nostre cure affidati, pregheremo per lui l'eterna pace, seguiremo da lontano l'esempio delle sue eroiche virtù e delle sue mirabili opere.

(Dall'Eco di D. Bosco di Jesi)

SPIGOLATURE AGRARIE

Come si può indurre l'azoto Esempi

(Vedi Bollettino di giugno)

SOMMARIO - Rotazione trifoglio-frumento - Altre Rotazioni - Vantaggi delle medesime - Esempio del sig. Mazzini - Del sig. Boasso - Conclusione.

ABBIAM promesso dii indicare il tipo di Rotazione biennale e quadriennale ed eccoci a mantenere la promessa. Avvisiamo però chi ci legge che spigoliamo in due operette dell'ing. Boasso (Fiaccadori - Parma - Rudimenti di agricoltura moderna L. 0, 25 e Cultura dei terreni, L. 0, 75) perchè proprio non sapremmo come esprimerci meglio.

*

La Rotazione biennale tipo è trifoglio-frumento. Però al trifoglio, a seconda dei luoghi, si può sostituire una leguminosa diversa che possa nascere nel frumento o subito dopo; e dare poscia nell'anno seguente un buon raccolto ; come pure al frumento si può sostituire segale, avena ecc. a seconda dei casi. Spiegando la rotazione trifoglio-frumento diremo solo quanto è nuovo, lasciando la pratica dei lavori perchè ben conosciuta dai contadini.

Nella primavera (appena passati i freddi invernali) ed il più di buon ora che sia possibile, si passa nel frumento (segale ecc.) e si semina il trifoglio buttando 25 kg. circa di seme per ogni Ettaro. Sparso il seme con un buon rastrello (e chi l'ha coll'Erpice snodato Goward) si rastrella il frumento , coprendo così il seme di trifoglio. Non si abbia paura che questa operazione guasti il frumento perchè , se lì per lì sembra danneggiarlo, dopo un dieci giorni si vede invece che gli ha recato molto vantaggio. Mietuto il frumento a tempo debito senza guastare il trifoglio, si procuri di non lasciare i mucchi nel campo per non soffocare le tenere piantine. Se si crede di levare la stoppia si faccia pure, sarebbe però più conveniente forse raccoglierla più tardi verso l'autunno insieme a quel po' di trifoglio che sarà cresciuto facendo la così detta meschia un po' magra, se si vuole, ma che può servire nell'inverno in qualche caso a compensare la deficienza di foraggio.

In sul finire di agosto od ai primi di settembre, quando il caldo incomincia a scomparire, si sparge sul trifoglio la doppia concimazione che deve servire e pel trifoglio e pel frumento che si metterà poi l'anno dopo. La concimazione da darsi è questa:

Q.li quattro di perfosfato minerale titolo 15-16 % Q.li quattro di cloruro potassico titolo 50 % Q.li quattro di gesso.

Qualcuno arriccierà il naso perchè insistiamo sui famosi 4 - 4 - 4 ; pazienza ! Sappiamo che altri la pensa diversamente, ma sappiamo anche che in certi luoghi dove da anni si usa fare in questo modo, si son trovati contenti sempre solo quelli che hanno rispettata la formula che abbiamo accennato. Adunque si diano per ogni Ettaro q.li 4 di perfosfato, q.lí 4 di potasso, q.li 4 di gesso.

Per spargere meglio il concime è bene mescolarlo tutto insieme, aggiungendovi il doppio di terra fina o sabbia e poi, fatti due mucchi, spargerne uno andando per il lungo del campo e l'altro andando per il largo.

Se poi alcuno non si sentisse di fare la concimazione per Ettaro che abbiamo indicato, piuttosto concimi meno trifoglio ad es. mezzo Ettaro solo.

La spesa, che serve così per due anni (cioè pel trifoglio e pel frumento), puó arrivare a 150 lire circa, cioè 75 per anno.

*

Passato l'inverno e giunta la primavera si erpica il trifoglio (o si rastrella) e potendo si sparge ancora un po' di gesso (dai due ai quattro q.li per Ettaro) e si aspetta che la stagione porti i suoi benefici effetti. Il primo taglio del trifoglio si faccia al cominciare della fioritura e non più tardi e si badi di falciarlo un po' alto perchè germogli più presto. Il secondo taglio si faccia quando è in piena fioritura. Generalmente due buoni tagli danno un ottimo raccolto, e dopo é conveniente arare (rompere) per preparare il terreno pel frumento. Sarebbe cosa ottima lasciar crescere il trifoglio ancora un mezzo palmo, e poscia spargervi sopra della calce viva in polvere e sotterrare il tutto con una aratura superficiale. Quando si suppone che l'erba sotterrata sia marcita, si fa un'aratura profonda come appunto è necessario per seminare il frumento. Poscia a tempo debito e colle regole conosciute da ogni esperto agricoltore si semina il frumento senza più dare nessun concime.

Però questa Rotazione se è usata su tutto il campo non si presta bene per i lavori della campagna e per tenere puliti i terreni. In generale se ne usa un altro tipo che si presta pure per l'impiego di tutto il letame del fondo. Questo nuovo tipo è la

Rotazione quadriennale. Si divide il podere in quattro appezzamenti e poi nel 1° si mette una pianta sarchiata (granoturco, patate, barbabietole ecc.), nel 2° grano (o segale ecc.), nel 3° trifoglio (od altra leguminosa che sia adatta), nel 4° grano. Non cì fermiamo troppo su questo tipo di Rotazione, perchè è cosa pressoche impossibile dar delle spiegazioni chiare senza passare i limiti di un articolo, rimandiamo perciò i lettori ai volumetti citati in principio del presente articolo e specialmente ai Rudimenti di agricoltura moderna che costa solo L. 0,25. Non possiamo però tralasciare i vantaggi portati da questo tipo di rotazione che trascriviamo dal citato libretto : « questa rotazione scompartisce bene lungo l'anno il lavoro così degli uomini come degli animali ; provvede abbondanza di mangimi pel bestiame ed in conseguenza molto stallatico, il quale viene usato regolarmente ; dà prodotti svariati e lucrosi; conserva il terreno purgato dalle male erbe e fornito di umo o terriccio tanto necessario per ogni coltura. »

Usando in questo modo delle leguminose possiamo arrichire i nostri terreni di una buona quantità di azoto senza pagarlo , e mettiamo il terreno in condizioni di maturare gli altri concimi più completamente, cosa sommamente necessaria perche la pianta trovi in ogni tempo un nutrimento adattato.

Però non si dimentichi la concimazione della pianta leguminosa. È inutile illudersi ancora ! Se la leguminosa fu concimata colla doppia anticipazione compenserà lautamente le nostre fatiche e la nostra spesa prima con abbondante ed ottimo foraggio e poi con un raccolto abbondante di grano. Avremo così il mezzo per poter continuare in quest'opera di redenzione delle nostre terre, opera che ridonda tutta in vantaggio nostro e dei nostri fratelli.

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Vorremmo ora citare alcuni esempi per corroborare le nostre asserzioni , ma essi sono tanti che quasi non sapremmo quali scegliere. Ne citeremo solo due per non essere lunghi e poi perche desideriamo che ognuno provi da sè, nel piccolo prima, e poscia in tutti i suoi poderi.

1° Esempio. - Il sig. P. Mazzini di Chiavari possiede in Reggio Emilia un podere che egli chiama Casino. Era di 29 Ettari, lo ridusse a 21 solo e volle applicare il sistema Solari. Egli prima aveva sempre applicata la rotazione biennale di grano e e granoturco, ottenendo una media di sei Quint. di grano per Ettaro. Dopo l'applicazione del Sistema Solari la produzione è salita a 100 Quint. di fieno proveniente dal trifoglio e ad una media di 24 Quint. di grano per Ettaro. Applicato il sistema anche al granoturco salì da un prodotto medio di 6 Quint. a 23.

Questo podere alimentava prima dodici capi di bestiame fra grossi e piccoli, il Sistema Solari coll'aumento del foraggio gli permette di alimentarne 36, dei quali 20 grossi. Calcolando a L. 18 il granoturco, a L. 5 il fieno di trifoglio, a L. 25 il grano, a L. 3 la paglia si ha il seguente prospetto

Prodotto lordo conseguito in due annate successive da un Ettaro di terreno asciutto coltivato a mais e grano secondo l'uso Reggiano e secondo il sistema Solari. 

Come si vede anche tolte le spese del concime abbiamo una differenza di L. 1094 - 310 = Lire 784 per Ettaro in due anni ossia una differenza annuale di L. 392. C'è da esser soddisfatti !

2° Esempio. - Lasciamo gli altri per prenderne uno in Piemonte. Il valente agronomo sig. Boasso di Mondovì nei suoi terreni per mezzo del sistema Solari faceva salire il raccolto del grano da 10 sementi nel 1890 a 20 sementi nel 1893. Egli stesso scrive che quanto a foraggio, malgrado la siccità patita nel 1893, vi ebbe tale abbondanza che non gli bastarono i locali per metterlo al coperto e contro ogni sua voglia dovette venderne una parte considerevole.

In generale però non si dubita più della riuscita dopo innumerevoli fatti che ci provano splendidamente quanto diciamo, è sulla spesa che si fa osservazione. Per ora basta : vedremo nel prossimo numero di dare qualche nozione che possa capacitare anche í più restii.

Coopèratori defunti dal 15 Luglio al 15 Agosto 1902.

1. Arione Carlo - Diano d'Alba (Cuneo).

2. Aymini Giuseppina - Ivrea.

3. Benedetti D. Giov. Battista - Marano di Valpolicella (Verona).

4. Beretta Carlotta - Genova.

5. Borgogno Angela nata Graziano - Torino.

6. Braga Filomena-Fornaci (Brescia). 7. Camogli Cav. Ing. Giov. Battista Varazze (Genova).

8. Carra Giacinto - Torrechiara (Parma).

9. Castellini Maria - Basella (Bergamo).

10 Caussoro D. Domenico - Treviso. 11. Cavigioli Can. D. Giuseppe - Borgomanero (Novara).

12. Chistino Giovanna-Borgo S. Martino (Alessandria).

13. Cima Pietro - Settimo Rottaro (Torino).

14. Corso Michele - Mombaruzzo (Alessandria).

15. Costamagna Maddalena ved. Testa - Torino

16. Cuffia Prof. Cav. D. Francesco - Cuceglio (Torino).

17. Davitti Adele - Montepulciano (Siena).

18. Dell'Oro Antonia - Valmadrera (Como).

19. Del Poro Giulio di Domenico - S. Damiano d'Asti.

20. Sua Ecc. R. ma Mons. Demartis Salvatore, Vescovo di Nuoro.

21. Falciola G. Domenico - Pinerolo. 22. Filipello Tool. Don Francesco - Castelnuovo d'Asti.

23. Fizzotti Ch. Giovanni - Pernate (Novara).

21. Floquet Zenaide - Roma.

25. Gallina Don Carlo, Prevosto - Cassolnovo (Pavia).

26. Ghiglione Carolina nata Mondane Roascio (Cuneo).

27. Gilberti Maria - Cenate S. Martino (Bergamo).

28. Gioiggi Angelo - Sacconago (Milano).

29. Gualzetti D. Giacomo, Can. - Sondrio.

30. La Selva Rosina - S. Marco in Lamis (Foggia).

31. Lisa Carlo Giuseppe - Torino.

32. Lungo Domenico di Giuseppe - Montecchio Maggiore (Vicenza). 33. Manzoni Maria - Zagabria (Austria).

34. Marconi Pierina - Marano di Valpolicella (Verona).

35. Marini Silvia- Colombaro (Brescia). 36. Martire Michela Maria - S. Ferdinando di Puglia (Foggia). 37. Masieri Ildegonda nata Contessa Ubaldini Catalani - Ferrara. 38. Oberto Martino - Ozegna (Torino). 39. Parodi Cav. Ing. Giuseppe - Voltri (Genova).

40. Passali Avv. Francesco - Ascoli Piceno.

41. Pazzini Cav. Carlo - Torino.

42. Peld Agostino fu Angolo - Este (Padova).

43. Pignatari Amalia - Napoli.

44. Pilotto Giuseppe - La Loggia (Torino).

45. Pozzi Mistica - Corenno Plinio (Como).

46. Pozzi Carlo - Masate (Milano). 47. Prato Giuseppina nata Pola-Valdellatorre (Torino).

48. Rabino D. Pietro - Gorrino (Cuneo). 49. Ralpaldi Pasqua - Camaiore (Lucca).

50. Reyneri Maddalena-Allemandi, Maestra - Acceglie (Cuneo). 51. S. Ecc. R.ma Sericci Mons. Tullio, Vescovo di Comacchio.

52. Spagnoli Eugenia - S. Marco in Lamis (Foggia).

53. Tarditi Giuseppe Domenico - Falicetto (Cuneo).

54. Tivano D. Michele - Carignano. 55. Tomassini Orsola nata Fontana - Penna S. Giovanni (Macerata). 56. Tosi D. Matteo-Guardasone (Parma.)

57. Viganò D. Giuseppe -- Cernusco L. (Como).

58. Vignolo Teologo Don Giov. Maria Vic. For. - Cavour (Torino).

59. Visini Giovanni - Poschiavo (Svizzera).

60. Zandomeneghi D. Antonio, Arcip. - S. Michele Extra (Verona). 61. Zanotta Maddalena Viazzo - Caresana (Novara).

62. Zullian Maria - Gorizia (Austria).

Pater, Ave, Requiem.