ANNO XXX. N. 7. LUGLIO 1906.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D.BOSCO
SOMMARIO: Il venerabile Giuseppe Cafasso pag. 193 Il giorno della riconoscenza . . 196 Le feste di Milano: L'inaugurazione della Chiesa di S. Agostino e il V. Congresso dei Cooperatori Salesiani » 197
Dopo la catastrofe di S. Francisco » 207
Tesoro spirituale » 209
DALLE MISSIONI - Cina: Abbiamo finalmente incominciato! - Dall'Italia alla Cina (Diario) . » 210
Esercizi spirituali per le maestre e signore . . , 215 IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Echi della festa titolare - I ricordi del mese - Pel 24 corrente - Grazie e graziati » 216
NOTIZIE VARIE : Borgo S. Martino, Catania, Parma, Pisa, Roma » 222
QUANDO, quarantasei anni or sono, il sac. Giuseppe Cafasso, Rettore del Convitto Ecclesiastico di San Francesco d'Assisi in Torino, abbandonava questo mondo per volare in seno a Dio, uno dei luoghi dove maggiormente si pianse e si pregò, fu l'Oratorio di S. Francesco di Sales.
Era il 23 giugno, vigilia della Natività di S. Giovanni Battista. Ogni lieto preparativo per la festa onomastica di D, Bosco, per ordine di D. Bosco medesimo, venne tosto sospeso; e il buon Padre, raccolti i suoi giovanetti, colle lacrime agli occhi, annunziava loro la gran perdita che aveva fatto l'Oratorio ed invitavali a suffragare copiosamente l'anima dell' insigne benefattore. Ne pago di ciò, disponeva che diciassette giorni dopo (il 10 luglio 186o) si celebrasse per D. Cafasso un sontuoso funerale nella chiesa dell'Oratorio. Egli stesso, il buon Padre, volle tessere l'elogio del venerato Maestro. Disse che la morte di lui era stata « sciagura pei buoni, infortunio pei poveri, disastro pel clero, calamità pubblica per la religione » e con mirabile sintesi ricordò « le principali azioni di quell'uomo meraviglioso ».
« Vi dirò, esclamava D. Bosco, che confrontando la malattia e la morte del sacerdote Cafasso con quella di S. Carlo Borromeo, di S. Francesco di Sales, di S. Filippo Neri e di altri gran santi, parmi di poter con franchezza asserire essere egualmente preziosa agli occhi di Dio. E come poteva essere altrimenti? Se fu egualmente santa la sua vita, perchè non doveva esserne del pari santa la morte? »
E conchiudeva: « Tra le ultime parole di D. Cafasso sono le seguenti, e sono veramente degne di eterna ricordanza. Quando sarò disceso nel sepolcro, egli disse, desidero e prego il Signore di far perire sulla terra la mia memoria, sicché mai più nessuno abbia a pensare a me fuori di que' fedeli che nella loro carità vorranno, siccome spero, pregare per l'anima mia. Io accetto in penitenza de' miei peccati tutto quello, che dopo la mia morte nel mondo si dirà contro di me. »
« Caro Don Cafasso, soggiungeva affettuosamente D. Bosco, questa vostra preghiera non sarà esaudita; voi desideravate d'umiliarvi in modo che la vostra gloria andasse con voi nella tomba. Ma Dio vuole altrimenti. Dio vuole che la grande vostra umiltà sia esaltata, e voi siate coronato di gloria in cielo. La vostra memoria è quella del giusto che durerà in eterno. In memoria aeterna erit justus.
» La vostra memoria durerà presso i sacerdoti perchè foste loro modello nella santità della vita, e maestro nella scienza del Signore. La vostra memoria durerà presso ai poveri che piangono la vostra morte come quella d'un tenero padre; durerà presso ai dubbiosi cui deste santi e salutari consigli ; presso gli afflitti, cui in tante guise avete portato consolazione; durerà presso gli agonizzanti da voi confortati ; nelle carceri ove sollevaste tanti infelici ; presso a tanti condannati che la vostra carità mandò al cielo. Durerà presso i vostri amici, e vostri amici sono tutti quelli che vi hanno conosciuto; presso a tutti quelli che stimano i grandi benefattori dell'umanità, quale foste voi in tutto il corso della vostra vita mortale.
» Infine la vostra memoria durerà tra di noi, perchè la carità che aveste per noi in terra, ci assicura che voi siate nostro protettore presso Dio, ora che siete glorioso in cielo!... »
Era perciò naturale, che all'Oratorio dove si versarono tante lacrime alla morte di D. Cafasso, ora vivamente si esultasse ai sorti albori del giorno solenne del suo trionfo.
Il Santo Padre PIO X, nel dì precedente la festa di Maria SS. Ausiliatrice, 23 maggio u. s., approvando il decreto della S. Congregazione dei Riti circa l'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di
Dio il sac. Giuseppe Cafasso, ci assicurava che la Chiesa con quella prudenza che Le è propria, esaminerà la vita e le memorie tutte di quest'uomo di Dio, indagherà il fine della sua esistenza e le aspirazioni dell'anima sua nobilissima, pondererà l' eroismo delle sue virtù, discuterà le prove soprannaturali della sua santità, ossia i miracoli operati per sua intercessione, e felicemente compiute queste scrupolose indagini, solleverà il Venerabile all'onore degli altari.
Oh! noi affrettiamo con tutta l'anima la pienezza di quel giorno avventurato, perchè la sanzione solenne della santità del venerabile Giuseppe Cafasso, sarà pur la sanzione di quell'intima persuasione che della venerabilità di questo servo di Dio c'infuse nel cuore D. Bosco, ed anche perchè l'apoteosi del Maestro per noi sarà un pegno sicuro della santità del Discepolo
*
D. Cafasso e D. Bosco!... Quante memorie soavi, unite dai mutui vincoli della più alta venerazione ed affetto, non desta il ricordo di questi due umili sacerdoti
Nati ambidue a Castelnuovo d'Asti, come nell'infanzia e nella giovinezza respirarono le stesse aure, così ebbero le stesse sante aspirazioni e crebbero negli stessi entusiasmi per la propria santità e per la conquista delle anime.
Il Cafasso, nato il 15 gennaio 1811, aveva poco più di quattro anni che il nostro D. Bosco; ma la pietà, la venerazione che questi ebbe per lui fu quella di un figlio pel più affezionato dei padri, come l'amore che Don Cafasso ebbe per D. Bosco fu quello di un tenerissimo padre pel più caro dei figli. E difatti , per circa 25 anni , il ven. Cafasso amorosamente guidò e soccorse il nostro Padre Don Bosco nella vita spirituale e nelle sue materiali e morali necessità.
D. Bosco era pressochè ogni giorno al Convitto Ecclesiastico, e frequentava, potendo, le Conferenze di Morale. Sovente vi andava al mattino ; e poi mutando ora, verso le quattro pomeridiane, e non ne partiva che verso le nove accompagnato da alcuno dei servi del Convitto. Quelle cinque ore le passava in gran parte in biblioteca, ove faceva i suoi studi senza disturbo e vi preparava le sue operette così feconde di spirituali vantaggi in difesa della religione. Ma non mancava mai di visitare il ven. Cafasso ; che dipendeva da lui in ogni cosa, sia nel regolare la propria coscienza, sia nell'indirizzo dell'Opera che andava svolgendo ; e di rado usciva dalla stanza di lui a mani vuote. E a Lui, finchè visse, obbedì interamente e senza osservazioni. In certe settimane, nelle quali sentivasi così stanco che a stento poteva. trarre il respiro, una parola , uno sguardo, un sorriso, un gesto del Venerabile, ravvivava le sue forze, e ispiravagli sempre maggior coraggio nel continuare la sua missione. Spesso trattenevasi pure con lui in lunghi e segreti colloqui; ed è in uno di questi che, sul principio del 1851 , egli disse al suo Maestro che avevalo interrogato: « Il tempo che a lei ancor rimane di vita non oltrepasserà i dieci anni ! » e il fatto riuscì secondo la previsione.
Anche il Venerabile aveva per Don Bosco una cura, una stima ed un affetto singolare.
Quando, sul principio della sua vita sacerdotale, D. Bosco stava ancor perplesso se per meglio servire il Signore non dovesse rendersi religioso, il Venerabile, serio serio, fissò in volto Don Bosco e con una cert'aria di solennità paterna gli disse: -- Mio caro Don Bosco, abbandonate ogni idea di vocazione religiosa , e continuate la vostra opera a pro dei giovani. Questa è la volontà di Dio e non altra!
E quando, come narra il Despiney nella sua opera su Don Bosco, alcuni amici del nostro Fondatore, a lui peraltro affezionatissimi, s'indirizzavano al Venerabile rappresentandogli che sarebbe stato un vero servizio reso alla Chiesa il segnar limiti precisi ad uno zelo troppo intraprendente, D. Cafasso, sorridendo e con la massima calma ascoltava queste rimostranze che or sotto un aspetto, or sotto un altro, gli pervenivano frequentissime, ma poi « Sapete voi bene chi è Don Bosco? rispondeva; per me, più lo studio, meno lo capisco ! Lo vedo semplice e straordinario, umile e grande, povero ed occupato in disegni vastissimi e in apparenza non attuabili, e tuttavia benchè attraversato e direi incapace , riesce splendidamente nelle sue imprese. Per me D. Bosco è un mistero! Sono certo però ch'egli lavora per la gloria di Dio, che Dio solo lo guida, che Dio solo è lo scopo di tutte le sue azioni » e invariabilmente concludeva con tono grave e con accento come profetico : « Lasciatelo fare, lasciatelo fare !... »
Era dunque non pur conveniente ma anche doveroso, che la data dell'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del ven. Giuseppe Cafasso, venisse solennemente commemorata nell'Oratorio. Come pure non poteva sciegliersi giorno più opportuno del 24 giugno, poichè, ricordando il 46° anniversario della morte gloriosa del Venerabile, insieme con tante feste lietissime celebrate in omaggio a Don Bosco, a noi rammentava altresì lo schianto e il lutto del nostro buon Padre nell'onomastico suo del 186o...
Ed ora il buon Dio, nei pietosi consigli della sua Provvidenza, faccia sì che spunti presto il giorno, in cui delle lodi al santo Maestro di Don Bosco, insieme colla Basilica della Consolata ove riposano presentemente le spoglie mortali del Venerabile, possano risuo nare nella gioconda celebrazione dei santi misteri il Santuario di Maria Ausiliatrice e tutte le Chiese Salesiane.
La commemorazione fu onorata della presenza di S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, del sig. D. Rua, del can. D. Giuseppe Allamano, nipote del Venerabile, di una rappresentanza del venerando Capitolo Metropolitano e del Convitto Ecclesiastico e di altri sacerdoti e molti benemeriti signori e signore.
Il discorso di occasione fu pronunziato dal rev.mo can. Colombero, curato di S. Barbara, raccoglitore di preziose memorie del ven. Gius. Cafasso ed autore di una preziosa sua biografia, il quale rilevò mirabilmente come il Venerabile sia stato il consigliere, la guida e il sostegno del nostro D. Bosco.
Le glorie di D. Cafasso, confessore di Don Bosco e confessore dei carcerati e dei condannati all'estremo supplizio, furono cantate con brio ed eleganza dal prof. D. Giovanni Battista Francesia.
Altri componimenti, in prosa e in verso, tutti improntati alla più viva esultanza ed alla riverenza più filiale, intrecciarono un magnifico serto di lodi al Maestro e al Discepolo, cioè al ven. Cafasso e a Don Bosco, le cui dolci immagini paterne dominavano il palco d'onore, ove sedevano i più illustri personaggi convenuti alla solenne commemorazione.
Il S. Padre e l'Em.mo Card. Arcivescovo, insieme colla loro adesione, inviarono la benedizione a tutti gli adunati.
L'assemblea si sciolse dopo un'affettuosa improvvisazione di Mons. Giovanni Cagliero, conterraneo del Venerabile e di D. Bosco, e brevi parole paterne del sig. Don Rua, lasciando in tutti la più cara impressione.
LA sera precedente la festa della Natività di S. Giovanni Battista, il giorno sacro per l'Oratorio di Valdocco alle solenni dimostrazioni di filiale riconoscenza a D. Bosco ed al suo degno Successore, richiamò anche quest'anno attorno al venerato padre D. Rua una folla di illustri ammiratori e benefattrici.
Il trattenimento si aperse con alcune affettuose parole del Direttore, esprimente i sinceri voti augurali di tutta la casa.
Quindi l'antico poeta di D. Bosco, il venerando D. Giovanni Battista Lemoyne, in un inno affettuosissimo, ripieno di gioconde rimenbranze e musicato con larga vena dal M° Dogliani, cantò il fascino delle benedette aurore più solenni per l'Oratorio, cioè il 2 maggio e il 2 giugno.
All'inno tennero dietro vagamente intrecciandosi, per più di due ore, inni e canti ed auguri e voti, pòrti assai gentilmente da rappresentanze di quasi tutte le Case Salesiane vicine a Torino.
Una lunga serie di adesioni e di telegrammi, inviati da Cooperatori e da Case Salesiane d'Italia ed anche di lontane regioni, rese più solenne ed intensa l'affettuosa dimostrazione di riverenza e di amore al rev.mo sig. D. Rua, il quale, nel ringraziare i signori intervenuti ed i giovanetti presenti, asseri che negli ultimi viaggi compiuti in Italia e all'Estero, benchè ricevesse ovunque le più vive manifestazioni di affetto, pure egli sentiva in ogni luogo la nostalgia del suo caro Oratorio. Un applauso prolungato e vive esclamazioni di gioia salutarono il paterno pensiero gentile.
All'indomani, alle 9 ant. ebbe luogo l'adunanza degli Antichi Allievi. Il sig. Ottavio Viale lesse il discorso d'omaggio sull'eccellenza e sui vantaggi dell'educazione ricevuta nell'Oratorio ; e il sig. D. Rua espresse a tutti gli aderenti la sua viva soddisfazione pel dono che gli facevano nel 19o6, mettendo a sua disposizione un'offerta a vantaggio de' suoi piccoli Calabresi.
La dolcissima festa, come già si disse, ebbe termine con la solenne Commemorazione in onore del Venerabile Cafasso e di D. Bosco.
Il sig. D. Rua col 9 giugno u. s. entrava nel 70° anno di età. Per la fausta ricorrenza la famiglia intera dell'Oratorio - più di mille persone - volle ritrarsi in uno splendido gruppo fotografico coll'amatissimo Padre, quasi per dirgli di volerlo ancora lunghi e lunghi anni in mezzo a sè. nel caro Oratorio!
Al venerando Superiore tornino graditi anche i più caldi auguri di tutti i Cooperatori.
L' INAUGURAZIONE della Chiesa di S. Agostino
La benedizione rituale.
A sera della solennità di Pentecoste, autorizzato dall'Eminentissimo Card. Arcivescovo, il rev.mo signor D. Rua, giunto a Milano il dì innanzi ed accolto con le più vive dimostrazioni di filiale esultanza, procedeva alla benedizione di tre campane pel nuovo tempio, affinché anche la loro voce festiva aumentasse il giubilo delle solennità imminenti. Il nostro venerato Superiore lavò, unse di sacro crisma e benedisse i piccoli bronzi ; spiegò ai giovanetti e ai fedeli presenti il significato della cerimonia compiuta, e si augurò che alla voce argentina delle squille benedette abbia presto ad unirsi la voce di altre campane maggiori, e non da un luogo posticcio, ma dalla monumentale torre campanaria, che verrà edificata a chiesa compiuta.
All'indomani, 4 giugno, il dì stabilito per la solenne inaugurazione, eransi già accolti nell'Istituto vari cospicui ecclesiastici, tra cui Sua Ecc. Rev.ma Mons. Doimo Dvornik Arcivescovo di Zara e Primate della Dalmazia.
Nel pomeriggio giungeva pure Sua Ecc. Rev. Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, che dell'Opera Salesiana in Milano fu il primo ed indefesso promotore.
L'Istituto, adorno di drappi, di bandiere e di fiori, e rigurgitante di ammiratori e di amici, poco prima delle 4 pomeridiane accoglieva solennemente anche l' Eminentissimo sig. Card. Andrea Ferrari, Arcivescovo di Milano, che in una splendida lettera, datata la vigilia di Pentecoste, aveva già manifestata tutta la gioia del suo cuore per questa nuova affermazione dell'Opera di D. Bosco in Milano.
Sua Eminenza indossò i sacri paramenti ; quindi preceduto da numeroso clero ed assistito dai suoi cerimonieri s'avviò processionalmente alla nuova chiesa per compierne la benedizione. Il rito non fu quello della consecrazione, in attesa dell'erezione della parte rimanente del sacro edificio, ma non poteva riuscire più decoroso e solenne.
Aperte al pubblico le porte, insieme coi quattrocento giovanetti interni dell'Istituto e i membri del benemerito Comitato Salesiano, una gran folla di popolo, che da qualche tempo s'era raccolta sulla pubblica via, si riversò nel tempio. Nel provvisorio Sancta-sanctorum, insieme col reverendissimo D. Rua, assistevano alla cerimonia le Eccellenze Rev.me degli Arcivescovi di Ravenna e di Zara, il rev.mo D. Luigi Rocca, Economo gen. della Pia Società Salesiana, assai benemerito dell'opera nostra in Milano, D. Lorenzo Saluzzo, Ispettore delle Case Salesiane lombarde, il Prevosto di S. Gioachino ed altri distinti ecclesiastici.
Sua Eminenza, compiuto il rito, non potè comprimere la sua gioia ed improvvisò una splendida allocuzione. Si rallegrò della parte del tempio già aperta al culto e ne ringraziò prima Dio, poi coloro che strumenti della divina volontà aiutarono in tant'opera i poveri figli di D. Bosco, cioè i Cooperatori, i generosi benefattori, in ispecie le patronesse, rilevando come gli uni e le altre dovessero sentirsi confortati pensando alle benedizioni meritatesi da Dio con la loro generosa operosità. Quindi rievocò i rapporti fra sant'Ambrogio cui è dedicato l'Istituto e la nuova chiesa sacra a Sant'Agostino; ed allegando una frase del Santo Vescovo d'Ippona sulle caratteristiche del tempio santo di Dio, dimostrò come la casa di Dio sia scuola di vita cristiana e di giustizia per gli insegnamenti che vi riceve il popolo che la frequenta. Conchiuse coll'impartire solennemente a tutti la pastorale benedizione.
Allora si presentò all'uditorio D. Trione, e ricordando come con la stessa funzione volevasi pur inaugurato il Congresso Salesiano, dava lettura di un preziosissimo Breve inviato dal S. Padre al Presidente del Congresso medesimo, ed invitava i presenti a partecipare alla processione solenne pel trasporto del SS. Sacramento dalla cappella interna alla nuova Chiesa.
Anche l'Eminentissimo Cardinal Arcivescovo si recò alla cappella vestito degli abiti pontificali, ne tolse l'Augustissimo Sacramento, e preceduto da un lungo corteo, formato dai giovanetti e dalle patronesse, seguito dagli Arcivescovi di Ravenna e di Zara e dalle rappresentanze di varie associazioni con vessillo, si avviò solennemente al nuovo tempio. Fu quello l'istante più commovente. Le campane suonando a gloria si disposavano alle note armoniose di due bande musicali ; e la via Copernico, gremita di divoti e adorna di drappi multicolori, echeggiava di cantici sacri. Quanti ardentissimi voti finalmente venivano a compimento ! Non appena l'Ostia Santa fu deposta sull'altare, la Schola cantorum colla nota valentia eseguì un classico Tantum ergo del Piel, e Sua Eminenza impartì, in rito ambrosiano, l'eucaristica benedizione.
A notte, in segno di gioia, la facciata del nuovo tempio venne illuminata nelle sue belle linee architettoniche, fra la gioia più intensa degli abitanti dei dintorni e degli alunni dell'Istituto.
Le prime funzioni nella nuova Chiesa.
Le sacre funzioni, compiutesi nella nuova Chiesa di S. Agostino durante il V Congresso dei Cooperatori Salesiani, riuscirono quanto mai decorose, essendo state onorate dall'intervento delle LL. EE. Rev.me gli Arcivescovi di Ravenna, di Zara e di Sebaste, del rev.mo nostro Superiore Don Rua, e di quasi tutti gli altri nostri primari superiori.
La mattina del 5 celebrò pel primo nel nuovo tempio il rev. D. Lorenzo Saluzzo, Ispettore delle Case Salesiane Lombarde e primo Direttore dell'Istituto di Milano. A lui si successero nella celebrazione dell'Augusto Sacrifizio e nel pregare per tutti i benefattori vivi e defunti e per tutte le zelanti benefattrici, Mons. Cagliero che amministrò pure il Sacramento della Confermazione ad uno stuolo di alunni, Mons. Morganti ed il sig. D. Rua. Alla sera predicò ed impartì l'Eucaristica Benedizione Mons. Arcivescovo di Sebaste.
La sera del giorno 6 predicò Sua Ecc. Rev.ma Mons. Morganti, che disse della convenienza di un tempio in onore di S. Agostino in Milano.
Se dovunque sorge un tempio, esclamava Mons. Morganti, che ricorda la mutazione del zelante e violento Fariseo di Tarso in fervido Apostolo di Cristo, quasi ovunque se n'erge a' suoi fianchi un altro, per rìcordare il sofistico Manicheo di Tagaste, tramutato in invitto difensore della Fede Cattolica. I cristiani di 14 secoli unirono sempre insieme nei loro cuori Damasco e Milano, Paolo ed Agostino.
» La nostra meraviglia però e compiacenza a buon diritto tocca il colmo, mirando elevarsi maestoso, e direi quasi degno di lui, un nuovo tempio al gran traviato convertito, ad Agostino, in questa Milano ed in questo secolo!... »
Ed in vero la nuova Chiesa di S. Agostino, quando sia compiuta, sarà un'imponente e squisita opera d'arte, che farà onore alla città di Milano, e in particolar modo ai nostri Cooperatori.
Pei benefattori defunti.
Si voleva, non appena inaugurato il sacro edifizio, confermare solennemente con un ufficio funebre la nostra perenne riconoscenza per tutti i benefattori defunti, ma le prescrizioni liturgiche fecero rinviare la mesta commemorazione al giorno 11.
Al mattino i giovanetti alunni si accostarono in gran numero alla Santa Comunione ; e alle 9,30 intervennero tutti alla messa solenne. Nel mezzo del tempio sorgeva un modesto catafalco, presso il quale convennero insieme coi nostri, a pregare la pace e il premio dei santi a tutti i benefattori defunti, molti signori e signore del Comitato.
Celebrò l'Ispettore D. Lorenzo Saluzzo, come quegli che meglio d'ogni altro poteva perorare presso il Signore la causa di tante elette anime compiante. La Schola cantorum accompagnò la sacra liturgia con gravi note musicali e con canto gregoriano. La mesta cerimonia si chiuse coll'assoluzione rituale impartita dal sacerdote celebrante presso il tumolo.
Una visita illustre.
Il giorno 12 alle ore 10,30, Sua Altezza Imperiale e Reale la Principessa Laetitia di Savoia Napoleone, Presidente delle Dame e Patronesse Torinesi per l'Opera di D. Bosco, giungeva in automobile all'Istituto S. Ambrogio di Milano, accompagnata dalla contessa Balbis, sua dama d'onore, e dal conte Bonvicino.
Fu ricevuta dal suono della marcia reale, fra il giubilo di tutti i giovanetti. Erano convenuti ad ossequiarla il principe D. Carlo Gonzaga, il conte Emiliano Parravicini, l'architetto Cecilio Arpesani ed altri signori e signore del Comitato Salesiano Milanese.
Un giovanetto declamò un indirizzo di omaggio all'augusta visitatrice, e i giovanetti cantori eseguirono un delicatissimo coro del Carissimi.
S. A. si compiacque di visitare minutamente l'Istituto, accompagnata da Mons. Giovanni Cagliero, da Don Saluzzo e da Don Antonio Dones direttore dell'Istituto.
S'intrattenne particolarmente cogli orfanelli calabresi che le umiliarono un lavorino in ceramica ; e visitò con alta soddisfazione la nuova Chiesa di S. Agostino.
Accompagnava Sua Altezza nella visita all'Istituto anche Donna Amalia Capello, segretaria del Comitato Torinese delle Patronesse dell'Opera di Don Bosco.
L'albo d'onore.
In pegno d'imperitura riconoscenza nell'atrio della nuova chiesa venne murata una lapide marmorea coll'iscrizione seguente
Alle Preghiere dei posteri si ricordano i nomi dei Benefattori e delle Benefattrici che generosamente concorsero all'erezione di questa chiesa
S. Em. il Card. Andrea Ferrari Arcivescovo di Milano - S. Ecc. Mons. Pasquale Morganti Arcivescovo di Ravenna - Can. Don Andrea Trombini - Avv. Francesco Zucchi Pecoroni - Donna Maria Balbiano Belgioioso ved. ZucchiMons. Giuseppe dei Conti Lyrani - Cav. Lorenzo Rocca - Donna Francesca De-Maestri Colleoni - Contessa Maria Santarosa Negrone - Donna Francesca Manara Negrone - Sig.a Elena Chiesa Vercesi - Donna Giuseppina dei Conti Giulini - Sig.a Vaj Luigia - Sig. Angelo e Antonietta Volonteri - Sig. Ferdinando Valerio - Signore Ida e Luigia Sorelle Besesti - Sac. Luigi Cislaghi - Donna Adele Muroni Ducloz - Donna Adele Maroni - Cav. Francesco Riva - Signora Barbara Frassi - Sig.a Luisetti Martinez - Sac. Cesare Mandelli.
Che il glorioso elenco abbia a registrare i nomi di numerosi altri Benefattori e numerose altre Benefatricì in modo che il sacro edificio possa essere, senza interruzione, portato a compimento !
celebrare più degnamente l'inaugurazione del nuovo tempio di S. Agostino fu ottimo pensiero del Comitato Salesiano Milanese d'indire a Milano il V° Congresso dei Cooperatori Salesiani. Il pensiero, attesa l'importanza dell'avvenimento e la diffusione mondiale della Pia Unione dei Cooperatori, certo fu colto troppo tardi ; tuttavia l'esito confortante del Congresso medesimo e i frutti copiosi che ne proverranno alla gioventù mercè l'attuazione delle sagge deliberazioni, ci affidano che l'idea venne dal Signore, come dal Signore fu largamente benedetta.
Le adesioni.
Numerose e insigni e quanto mai lusinghiere ed incoraggianti furono le adesioni pervenute alla Presidenza del V° Congresso, che verranno inserite negli Atti.
Intanto ci facciamo un dovere di segnalare quelle autorevolissime di ben 22 Eminentissimi Principi di S. Chiesa, cioè degli Eminentissimi Signori Cardinali Rampolla del Tindaro, nostro venerato Protettore, Respighi Vicario di S. S., Della Volpe, Vives y Tuto, Gennari, Segna, Cassetta, Tripepi e Cavicchioni, degli Eminentissimi Cardinali Arcivescovi Richelmy di Torino, Svampa di Bologna, Capecelatro di Capua, Nava di Catania, Boschi di Ferrara, Prisco di Napoli, Portanova di Reggio Calabria, Fischer di Colonia, Lecot di Bordeaux, Coullié di Lione, Skrbensky di Praga, Gruscha di Vienna, e del Card. Netto, Patriarca di Lisbona. A queste son d'aggiungere ben 100 altre adesioni di Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi di ogni parte del mondo, ed un preziosissimo Breve del S. Padre.
IL BREVE DEL SANTO PADRE.
AI diletto figlio, il Presidente del Congreso generale dei Cooperatori Salesiani. - Milano.
PIO PP. X. Diletto Figlio, salute ed apostolica benedizione.
Abbiamo appreso con somma letizia che a Milano si terrà un Congresso di coloro che si fregiano del nome illustre di Cooperatori Salesiani ornai sparsi in ogni parte del mondo, con animo di promuovere sia l'incremento della Pia Unione, sia il maggior bene religioso e sociale.
Quanto e quanto di cuore, Noi bene auguriamo a tali Congressi, a voi lo dice il ricordo dei congressi precedenti e ve lo conferma luminosamente sia la nostra continua benevolenza verso i Salesiani, sia il programma medesimo che voi stabiliste di svolgere nelle adunanze. Invero Noi troviamo che gli argomenti comunicatici son tutti della più alta importanza e di ?riversale interesse; quali sono ad esempio, conte attendere alla educazione della gioventù studiosa ed operaia, come venire in aiuto materiale e spirituale alle masse popolari, con quali nuovi mezzi provvedere all'assistenza degli emigrati e finalmente come avanzare la fiaccola della Fede cattolica e quindi della civiltà in mezzo ai popoli selvaggi. Perciò vivamente ci rallegriamo che siasi stabilito di rivolgere gli studi del congresso su questi argomenti, e ne diamo lode ai promotori, i quali, mentre cercano lo sviluppo della Pia Unione, hanno pure di mira assai convenientemente i bisogni del tempo.
Accompagniamo pertanto il Congresso colla brama più ardente dell'esito più fruttuoso, e senz'altro teniamo per certo che alla nostra aspettazione abbiano a rispondere e il numero e l'operosità dei congressisti. Nelle deliberazioni e nei voti che si faranno, vi assista benignamente la divina bontà col donarvi l'abbondanza dei celesti favori. Auspice dei quali e pegno della Nostra benevolenza sia l'apostolica Benedizione che a te e ai singoli congressisti, con effusione d'affetto, impartiamo nel Signore.
Dato a, Roma, presso S. Pietro, il 22 maggio dell'anno 1906, terzo del nostro Pontificato. PIUS PP. X.
LA PRIMA GIORNATA (5 giugno).
L'adunanza del mattino. Opere di assistenza e di patronato per gli emigrati -
Educazione popolare : Oratori festivi, Circoli di sport, ecc.
Tutte le adunanze di sezione si tennero nel Palazzo Arcivescovile e sebbene poco numerose, riuscirono nondimeno assai importanti ed eminentemente pratiche.
La Ia adunanza, tenutasi nel mattino del 5 giugno, venne presieduta da Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Pasquale Morganti, avente ai lati il rev.mo Mons. Balconi, arciprete del Duomo e zelante Direttore del Comitato Salesiano Milanese, e il rev.mo Mons. Carlo Locatelli, Prevosto di S. Stefano. Il dott. prof. Giuseppe Mauri fungeva da segretario generale.
La discussione cominciò dalle opere di assistenza e di patronato a favore degli emigranti e degli emigrati.
Il rev.mo Mons. Locatelli fece la relazione in proposito e presentò al Congresso importantissimi voti, che verranno inseriti per intero negli Atti. Tra gli altri espresse il più vivo desiderio perchè essendo stata creata , mercè lo zelo di Mons. Coccolo e colla benedizione di Dio e del S. Padre Pio X, la Pia Società dei Cappellani di emigrazione, ossia Sacerdoti ammessi a viaggio gratuito sulle navi in partenza dall'Italia sino a destinazione perchè i viaggiatori non manchino di spirituale assistenza, si abbia a curare dalla città o paese di partenza che gli emigrati trovino imbarco sulle navi assistite da tale provvida istituzione. Ove occorra, il Bollettino Salesiano non mancherà di far conoscere tali navi ai Cooperatori.
Il parroco D. Domenico Pasi, direttore diocesano di Faenza, con un forbito ed elegante discorso, riferì sull'istruzione ed educazione popolare della gioventù in generale e sugli Oratori festivi in particolare.
» Vi porto il saluto, egli disse, della Romagna ed in particolare della mia Faenza, centro d'attività dei figli di D. Giovanni Bosco, e mi è grato parlare a voi in qualità di relatore sugli Oratori Festivi, perchè, allievo io pure dell'Oratorio Festivo Salesiano, posso con cognizione di causa dirvi i benefici effetti di una sì santa, benefica, geniale istituzione... »
-Ritornando alla discussione, Mons. Morganti insistè perchè i Cooperatori Salesiani si persuadano di essere obbligati più degli altri a fare del bene.
Mons. Carlo Locatelli rilevò l'utilità che provenne alle scuole parrocchiali dall'istituzione della scuola di contabilità ; conchiudendone di tener conto dei bisogni tutti della gioventù per farle il maggior bene possibile ; e il sac. prof. A. Merisi, caldeggiò l'istituzione delle scuole e degli oratori autunnali a beneficio dei giovani studenti, e l'impianto di sane colonie alpine giovanili, umiliandone il voto alle case salesiane.
L'avv. teol. don Guido Garelli di Torino, compreso dello spirito di D. Bosco che voleva attuati tutti i mezzi, purchè leciti, a fine di guadagnare al bene la gioventù, parlò delle grandi attrattive che presentano ai giovani studenti ed artigiani i vari rami dello sport, la musica e la drammatica, e presentò allo studio del Congresso varie proposte importanti.
Quanto allo sport il Congresso fece voti perchè negli Oratori, nei Circoli e anche fuori di questi si promuovano e si moltiplichino Sezioni o Società cattoliche sportive, ove attendendosi allo sport, siano nello stesso tempo i singoli soci pronti alle pratiche religiose e istruzione ed educazione cristiana. Raccomandò poi che tutti i rami dello sport, secondo i bisogni e le convenienze, vengano adottati in modo da appagare le esigenze di tutti i buoni, e porgere loro un mezzo, perchè non abbiano alcun pretesto per inscriversi in società, in cui la religione e la morale non sono rispettate. In fine stabilì che nel promuovere gite collettive, in cui si abbia ad impiegar il giorno festivo, si accluda una funzione religiosa, che assicuri ai giovani e testifichi al pubblico l'osservanza del precetto divino ed ecclesiastico ; procurando altresì che tali gite, oltre il carattere ricreativo, abbiano anche un carattere istruttivo.
L'adunanza si svolse seria ed animatissima. Alcuni bravi giovani milanesi vi portarono un contingente di modernità e di praticità davvero preziosa, e in tutti apparve dominante la brama di trovar nuovi mezzi per giovare più largamente alla gioventù, di cui gran parte, purtroppo altrimenti ci sfugge.
L'adunanza pomeridiana.
Gioventù studiosa (Collegi, educandati, pensionali, ecc.) - Gioventù operaia (Scuole e Istituti professionali, ecc.) - Missioni Salesiane.
Nel pomeriggio i lavori di sezione si ripresero puntualmente alle due. Presiedeva il zelantissimo mons. Balconi, Direttore del Comitato Salesiano Milanese.
Il prof. Arduino di Brescia, considerando come la ristorazione sociale secondo i principi inconcussi della religione cristiana richieda necessariamente un'opera di previdente apostolato a favore delle giovani generazioni, particolarmente di coloro che a mezzo dello studio diverranno un giorno le forze direttive dell'organismo civile, umiliò al Congresso, tra gli altri, questi due importantissimi voti, che vennero entusiasticamente approvati
I. Che tutti i Cooperatori Salesiani si valgano di ogni mezzo consentito dalle leggi per rivendicare il diritto alla libertà dell'insegnamento, e per far rispettare l'obbligo scolastico dell'istruzione religiosa almeno nelle forme garantite dagli attuali ordinamenti, nei diversi stati;
2. che i genitori pongano la massima cura nella scelta della scuola e del Collegio a cui destineranno i propri figliuoli, e reagiscano con tutti quei mezzi che sono a loro disposizione contro gli abusi che insegnanti poco scrupolosi si permettessero di tentare, a danno di quelli, contro il patrimonio delle loro credenze religiose.
Il Congresso fu pur concorde nell'affermare la necessità di procurare l'iscrizione dei maestri all'Associazione Magistrale nazionale, e di fare un lavoro di penetrazione in tutti quelle istituzioni che hanno per iscopo la diffusione della coltura.
Il rev. D. Carlo Grugni di Milano interessò altamente l'uditorio a favore della gioventù operaia. Le sue proposte lumeggiarono in modo mirabile le scuole e gli istituti professionali, i convitti per i giovani operai e le giovani operaie. A proposito dei pensionati cattolici, fece rilevare il gran bene che farebbero quei Cooperatori Salesiani, i quali potendo tenessero in pensione alcuni giovani studenti od operai, prendendosene con somma prudenza e con necessaria larghezza l'assistenza necessaria.
L'avv. Gallavresi elevò un inno stupendo sulle benemerenze dei missionarii salesiani per l'insegnamento della lingua italiana all'estero : « I missionari salesiani non domanderannno mai ai bisognosi donde vengano prima di recar loro sollievo, quando essi giungono ad aprire le braccia caritatevoli anche a coloro che ignorano la fede . cristiana ; ma al tempo stesso i nostri missionarii non sono a nessuno secondi nel consacrare alla patria un affetto vivo e fecondo e dall'apostolato loro intendono far derivare all'Italia tutti i possibili benefizi... I reverendi missionarii salesiani hanno da tempo percorso come pionieri la via che si addita ; essi hanno istituito scuole d'italiano fin nelle più remote regioni d'America, hanno saputo richiamare intorno a tali iniziative il favore del clero locale pur di diversa origine, e mutatisi di difensori in conquistatori non esitarono a promuovere la diffusione della nostra bella lingua, perfino fra le popolazioni indigene. »
In fine il sac. Stefano Trione riferì di vari modi di venire in aiuto alle Missioni desiane.
Allo sciogliersi dell'adunanza Mons. Lancieri di Siracusa portò il saluto riconoscente degli abitanti di Modica alla generosità di Milano, cui Mons. Balconi : « Ed io, rispose, a nome di Milano l'assicuro, che non verrà mai meno la sua generosità in qualsivoglia sventura. »
L'adunanza delle Patronesse.
Durante l'adunanza pomeridiana dei Congressisti, nella Cappella Arcivescovile, con intervento delle LL. Eccellenze Reverendissime Mons. Morganti Arcivescovo di Ravenna, Mons. Cagliero Arcivescovo tit. di Sebaste, nonchè del rev.mo D. Rua e del sig. D. Lorenzo Saluzzo, si tenne un'adunanza delle Signore Cooperatrici.
Parlò la contessa Rosa di S. Marco con entusiasmo, vivacità e splendore di parola.
Accennato al gran fatto vero, che ci prova conce la donna sia sempre stata la cooperatrice dell'uomo, affermò che è ancora la donna che ha da cooperare efficacemente e direttamente a quella cristiana ristaurazione che Pio X ci addita come programma del suo pontificato : « Instaurare omnia in Christo ». D. Bosco chiedendo l'aiuto e la cooperazione della donna, aderì a una legge naturale, nè ci dobbiamo gran che meravigliare se la donna così generosamente corrispose ; la donna, dotata da natura di virtù eminentemente educativa, doveva sentire tutta la potenza e la bontà dell'Opera di D. Bosco, sì, la donna, ch'è ancor oggi chiamata a compiere il suo dovere con quei mezzi che la progredita civiltà pone a sua disposizione. Osservò che purtroppo anche fra le signore buone e pie, è facile trovare chi non accolga con serena fiducia l'opera della donna colta, spesse volte svisata ; osservò che pur troppo anche fra le stesse signore è invalso l'uso di giudicare superba la donna, che arditamente parla e tenta di vincere il comune andazzo che la porterebbe a vivere una vita lontana da ogni nobile iniziativa.
Mons. Morganti fece sue le osservazioni dell'esimia signora contessa e si rallegrò colle signore presenti, ricordando i primordi dell'Opera di D. Bosco a Milano, alla quale portò sempre tanto aiuto l'attivissimo Comitato delle signore. « Ed invero è grande l'opera vostra, esclamò Mons. Morganti. Il venire in aiuto alla povera gioventù, e sotto la guida di D. Bosco e dei suoi figli, è tal'opera che si può giustamente ritenere come una grazia speciale che a non tutti il Signore concede, nè tutti sanno riconoscere. Avanti adunque ! poichè mi sia permesso di dirlo (aggiungeva Monsignore) io non parlo mai a nessun gruppo di signore intente a qualche pia o nobile impresa, senza che loro proponga ad esempio il Comitato Salesiano Milanese. »
Mons. Cagliero confermò le lodi di Mons. Arcivescovo di Ravenna e si disse felice di poter aggiungere alcune parole di plauso, di consiglio, e di vivo ringraziamento.
Il sig. D. Rua aggiunse candidamente che egli non vien mai a Milano, senza sentirsi accrescere la stima per tanti eletti benefattori e il vivo desiderio, che i Salesiani abbiano a corrispondere sempre meglio a cotanto zelo e a tanta benevolenza.
L'adunanza si sciolse colla pastorale benedizione, impartita da Mons. Cagliero.
LA SECONDA GIORNATA (6 giugno).
L'adunanza del mattino.
Istruzione agraria - Comitati femminili - Proposte varie - Pel mese dei S. Cuore.
L'adunanza di sezione, tenutasi in Arcivescovado come le precedenti, fu presieduta dall'Ecc.mo Mons. Pasquale Morganti.
Il sac. Stefano Trione, in sostituzione dell'avv. Angelo Mauri all'ultima ora impedito di portare al Congresso la sua preziosa collaborazione, riferì delle scuole e colonie agricole e delle varie pubblicazioni agrarie salesiane, conducenti a popolarizzare i metodi moderni di agricoltura razionale.
Il medesimo relatore raccomandò vivamente i comitati femminili di azione salesiana ; e Mons. Morganti prese la parola per approvare caldissimamente le relative proposte del Congresso. « I disegni, disse Mons. Arcivescovo di Ravenna, di ogni grande istituto di beneficenza li fanno sempre bravi ingegneri, ma i capomastri che li eseguiscono son sempre Comitati femminili. »
L'adunanza proruppe in un applauso a Sua Eccellenza, che fu fondatore e per molti anni direttore ed anima del Comitato Salesiano Milanese, cui si deve lo sviluppo dell'Opera di D. Bosco a Milano.
Il segretario generale dott. Giuseppe Mauri presentò il sac. Luigi Adamoli di Milano, il quale riferì di una nuova opera che alcuni ecclesiastici, coll'approvazione dei loro superiori, vogliono iniziare a profitto degli emigranti. All'Adamoli si associò con interesse il sac. Domenico Milanesio, uno dei più benemeriti evangelizzatori della Patagonia, cui l'assemblea sciolse un applauso.
Dopo alcune proposte varie, serenamente discusse, concluse Mons. Morganti col raccomandare a tutti di adoperarsi, ognuno nel campo a sè possibile, a tradurre in pratica tante sagge proposte formulate, massimamente a favore della gioventù.
Quanti son qui presenti, disse Sua Eccellenza, son persuasi della necessità di lavorare a vantaggio della gioventù ; ebbene io vorrei che tutti facessero il proposito (come se avessero fatto una meditazione) di essere ora attivi operatori ciascuno in quella parte, ove non solo gli riesce possibile, ma dirò anche facile, il cooperare all'azione dei figli di D. Bosco ».
L'adunanza prima di sciogliersi, approvò pure per acclamazione una pia proposta, inviata dalla Direzìone Generale dell'Apostolato del Mese del S. Cuore di Gesù. E con ragione. Infatti, considerando che la Divozione al Cuore SS. di Gesù è la divozione provvidenziale dell'età nostra, per gli individui e la società ;
che il mezzo migliore di estenderla e perfezionarla è l'esercizio, ben fatto, del Mese del Sacro Cuore ;
che ragioni speciali di spirituale figliuolanza e di social ministero fanno della divozione al S. Cuore, e per essa dell'Apostolato del Mese del S. Cuore, uno special compito dei Cooperatori Salesiani ;
che il V° Congresso stesso, forse non senza particolare disegno della Divina Provvidenza, adunavasi nei primi giorni del Mese consacrato al S. Cuore;
il V ° Congresso dei Cooperatori Salesiani accolse tosto il voto che tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiani sparsi in tutto il mondo facciano specialmente loro l'Apostolato del Mese del S. Cuore, sicchè per essi, questo pio esercizio divenga quanto prima universale, e sia universalmente ben compiuto.
L'Adunanza plenaria in S. Pietro Celestino.
Nel pomeriggio del giorno 6, alle 2,30, nella Chiesa di S. Pietro Celestino in via Senato, convenne un numero stragrande di Cooperatori e Cooperatrici in adunanza plenaria.
Ai posti d'onore sedevano Sua Eminenza il veneratissimo Cardinale Arcivescovo, gli Arcivescovi Mons. Cagliero, e Mons. Morganti, Mons. Arcivescovo di Zara, Mons. Balconi, Mons. Locatelli, varii Monsignori del Duomo, ed altri distinti ecclesiastici, tra i quali ricordiamo Mons. Gian Carlo Balestrino di Genova, Mons. Olcese di Sampierdarena, il Can. Boni di Parma, il parroco Pasi di Faenza, Mons. Lantieri di Siracusa, l'avv. Teol. Garelli di Torino ; nonchè il nostro Superiore Generale D. Rua insieme agli altri primari Superiori D. Rocca, D. Durando e Don Albera. Accanto gli eccellentissimi Prelati sedevano i consiglieri Gori e Giulini quali rappresentanti della Città di Milano.
L'architetto ing. Cesare Nava, Presidente della Congregazione di Carità di Milano, prese pel primo la parola mostrando eloquentemente l'opera sociale delle molteplici istituzioni di Don Bosco.
« Fra i ricordi più preziosi della mia esistenza, egli esordì, io conservo quello delle ore benedette passate con D. Bosco, qui a Milano, quando vi fu l'ultima volta, ospite venerato del compianto arcivescovo Mons. Calabiana.
» Il corpo era affralito dagli anni e dalle infermità, ma lo spirito conservava tutta la freschezza e l'elasticità della gioventù.
» Ed io ricordo che pur osservando con sguardo ammirato quell'apostolo, non mi sapevo quasi convincere, come un uomo, tanto modesto all'apparenza, umile, sorridente del sorriso calmo di un buon padre che discorreva coll'arguta bonomia e colla semplicità di un tranquillo parroco di campagna, come un tal uomo, che nulla aveva della esteriorità che noi attribuiamo comunemente agli apostoli di un'idea qualsiasi, avesse potuto compiere tanto e tanto bene, fondare tante opere, stabilire un regno di carità, pel quale meglio ancora che non per quello di Carlo V si può dire che non tramonti mai il sole !
Eppure, a ben considerare, il segreto della molteplice e colossale attività di D. Bosco, stava precisamente nell'equilibrio meraviglioso della sua mente e del suo cuore, che gli permetteva di rilevarne ed apprezzare con obbiettività serena i bisogni sociali dell'epoca nostra, e di provvedervi generosamente con mezzi sempre adeguati e rispondenti sempre allo scopo... »
L'oratore fu replicatamente interrotto da vivissimi applausi.
Quindi Mons. Locatelli, prevosto di Santo Stefano, con frase alata e vena poetica efficacissima lumeggiò i beneficii delle missioni salesiane in tutto il mondo, ove portano il soffio dell'incivilimento cristiano.
« I Salesiani hanno le Missioni, conchiudeva l'egregio Prelato, e noi abbiamo una missione. Vexilla regis prodeant!
» Al grido di Dio lo vuole i Vescovi passano benedetto il vessillo nelle mani dei prodi. Oggi è nostra missione mettere nelle mani del Salesiano il vessillo della Croce e ad un tempo i mezzi a comporre il grande programma di cristiana e civile redenzione....
» E ti piaccia, o Signore, dal tetto natio onde emigrò l'italiano e dal tetto ove nacque e vive l'infedele convertito, trarre un popolo tutto ricco di religione e di civiltà, instaurato in Cristo, il popolo di cui parla S. Ambrogio : ut populus Christi diceremur.
« Siano le Missioni Salesiane nell'uno e nell'altro emisfero il popolo di Cristo che fu e sarà nei secoli. (prolungati applausi). »
Seguì D. Stefano Trione, che riferì felicemente delle discussioni compiutesi nelle adunanze parziali a favore della gioventù, degli emigrati e delle missioni; e delineò magistralmente l'Opera
Salesiana a Milano, levando il voto che i cooperatori salesiani imitino lo zelo e l'irrefrenabile operosità di quell'Em.mo Card. Arcivescovo. Inviò pure un applauso agli Eminentissimi Promotori del I° e 30 Congresso, e conchiuse esprimendo il voto che la sospirata apoteosi di D. Bosco, decretata dall'oracolo supremo del Sommo Pontefice, dia presto un impulso ancor maggiore alle Opere Salesiane.
Don Rua a sua volta presentò i più umili ringraziamenti all'Eminentissimo Card. Arcivescovo, Presidente Onorario, a Mons. Morganti e a tutto il Congresso ; toccò dei bisogni dell'Opera Salesiana in Milano compiacendosi di quanto venne compiuto finora, e si augurò caldamente che non le manchi il favore dei generosi per portare a compimento quanto fu arditamente e felicemente iniziato.
Chiuse l'adunanza un discorso, tutto improntato ad amorevole zelo pastorale, dell'Eminentissimo Card. Ferrari, che ringraziati quanti lavorano per lo sviluppo delle opere salesiane, li eccitò a proseguire, augurando copiose le benedizioni di Dio sulle meritorie fatiche a pro della gioventù.
« Non è D. Rua che deve ringraziare me, esclamava l'Eminentissimo Porporato, ma son io che devo ringraziare Don Rua e i Salesiani a nome di Milano.... Arcivescovo di questa città non posso non apprezzare il prezioso concorso di quanti mi coadiuvano generosamente nel mio pastoral ministero. » E conchiuse augurandosi di veder presto compiuto l'Istituto di S. Ambrogio e la monumentale chiesa di S. Agostino. « Allora , disse Sua Eminenza, intoneremo con tutto il cuore l'inno del ringraziamento. »
L'ULTIMA GIORNATA (7 giugno). Solenne funzione di chiusura in S. Agostino.
FU ottimo pensiero del Comitato organizzatore di chiudere le adunanze del V° Congresso dei Cooperatori Salesiani con solenni funzioni ad onore di Maria Ausiliatrice.
Infatti se D. Bosco tutto ripeteva da questa celeste Patrona delle Opere Salesiane, anche l'Opera di D. Bosco in Milano sentiva il bisogno di sciogliere la più viva preghiera di lode e di ringraziamento a Lei, da cui in così pochi anni venne resa così mirabilmente rigogliosa e feconda.
Nel mattino celebrarono nella nuova chiesa e distribuirono numerosissime comunioni le LL. Eccellenze Rev.me Mons. Arcivescovo di Zara e Mons. Giovanni Cagliero. Alla Messa solennne pontificò l'Arcivescovo di Ravenna Mons. Pasquale Morganti, presente quasi tutto il Capitolo Superiore della nostra Pia Società con a capo il sig. D. Rua, e gli Eccellentissimi Arcivescovi di Zara e di Sebaste.
Mons. Pogliani, prevosto di S. Vittore al Corpo in Milano, tenne al Vangelo uno splendido discorso su Maria Ausiliatrice e le Opere Salesiane.
La Schola cantorum, ammaestrata dal maestro Caudana, fu superiore ad ogni elogio nell'intepretazione della splendida messa in honorem S. Augustini, appositamente scritta per la circostanza dal maestro Donini, Vice-Direttore della Cappella di Loreto. Dirigeva il canonico Andreoni, all'organo sedeva il maestro Ramella organista della Metropolitana ; il cav. Luigi Mapelli, prof. di contrappunto al R. Conservatorio, e il M. Caudana accompagnavano coll'armonium.
L'Adunanza degli Antichi Allievi.
Non doveva mancare a questo trionfo dell'Opera di D. Bosco in Milano l'intervento di quegli antichi allievi, che testimoni dell'umiltà e della difficoltà dei suoi principi potevano ora constatare meglio di tutti quanto la Divina Provvidenza amorosamente assista prosperi e fecondi l'apostolato salesiano. E difatti alle ore 14, nella chiesa interna dell'Istituto si raccolse una numerosa schiera di ex-allievi lombardi, quasi tutti sacerdoti.
Scopo dell'adunanza era quello di formulare un regolamento, per istituire la Società degli Antichi Allievi Salesiani Lombardi: e il regolamente, brevemente discusso, fu entusiasticamente approvato.
L'Adunanza passò quindi all'elezione delle cariche, e su proposta di Mons. Morganti nominò a Presidente effettivo il rev.mo D. Angelo Rigoli, prevosto di Somma Lombardo. In fine, fra devoti e cordialissimi applausi, acclamò suo Presidente Onorario lo stesso Ecc.mo Mons. Morganti.
L'Assemblea votò pure un telegramma al S. Padre che rispose benedicendo, e un indirizzo d'omaggio all'Eminentissimo Card. Arcivescovo; quindi si sciolse a malincuore, lieta però di essersi unita in fraterno sodalizio per tener vivi nell'animo gl'insegnamenti avuti nelle case di Don Bosco.
L'accademia di chiusura.
Splendida - è questa la parola - fu l'accademia letterario-musicale che alle 16 coronò il Congresso e le solennissime feste:
Profittando all'uopo del tempo propizio, la seduta ebbe luogo sotto l'ampio porticato attiguo alla cappella dell'Istituto, cui fu aggiunto un tratto del vasto cortile riparato da tendoni ed ornato di fiori, drappi e bandiere. E non ci voleva meno per accogliere una vera folla d'invitati, fra' quali rappresentanti delle congregazioni religiose di Milano, alcuni monsignori del Duomo, molti prevosti della città e della campagna e moltissimi altri sacerdoti, le signore Patronesse, i cooperatori.
Al posto d'onore insieme con Mons. Morganti, Mons. Cagliero, Mons. Balconi. sedevano il sig. D. Rua, e i Superiori nostri D. Rocca, D. Albera, D. Durando e D. Barberis. Il Card. Arcivescovo all'ultimo momento venne impedito di prender parte alla seduta.
Il programma, disposto con fine criterio, fu assai gustato nella parte letteraria e ancor più nella parte musicale eseguita con mirabile colorito, mandando convinto l'uditorio della soda educazione e dell'insegnamento che ricevono nell'Istituto i giovani alunni, che furono calorosamente e cordialmente applauditi.
Il dott. D. Matteo Ottonello lesse un dotto discorso sopra S. Agostino e la Grazia, illustrando la lotta che durò in S. Agostino tra la natura e la grazia, il trionfo di Dio sopra Agostino e di Agostino sopra se stesso, e l'azione grande che il grati Convertito esercitò poi nella Chiesa in difesa della verità.
All'annunzio di un dispaccio del S. Padre, l'assemblea sorse in piedi in atto di riverente omaggio, e Mons. Balconi diè lettura del seguente telegramma
Card. Ferrari Arcivescovo, Milano.
Santo Padre compiacesi riconoscenti sensi espressi dal Quinto Congresso dei Cooperatori Salesiani, e, confermando benevolenza, imparte implorata benedizione.
Card. Merry del Val.
Conchiuse Mons. Morganti bene augurando al Congresso ed eccitando il Comitato e i Cooperatori Milanesi a intensificare gli sforzi per fornire i mezzi occorrenti a compiere la Chiesa e l'Istituto, ricordando che in soli tre mesi si dovettero una volta respingere più di 3000 domande di ricovero di fanciulli, per mancanza di locale.
« I Salesiani, egli disse, si sacrificano intieramente per i nostri giovani, lasciatemeli ancora chiamar così, e con qual esito lo vedete. Questa bella festa artistica vi prova eloquentemente che essi non atrofizzano il fanciullo, ma adoperano ogni mezzo per educarne la mente e ingentilirne il cuore. Ma non dobbiam credere che questi 400 cari giovani presenti sieno tutti quelli che attendono dai figli di D. Bosco il pane dell'educazione cristiana, essi non sono che una rapprensentanza di quelle migliaia di altri giovani che picchiano alla porta dell'Istituto.
» Ebbene si compia la grande impresa. Si conduca a compimento il tempio di S. Agostino e al di là si estenda l'altr'ala dell'Istituto. Milano può compiere il miracolo.
» Quando penso ai principi di quest'opera, nella quale anch'io posso dire che ebbi gran parte, e li paragono alla realtà presente, resto meravigliato e dico : Questo è un miracolo del nostro secolo, che tanto avvezzo a mentire da parer quasi che non sappia far altro, in Milano invece ha saputo nel nome di D. Bosco non solo dire ma fare, innalzando un tempio e un Istituto che saranno porto di salvezza per tacite migliaia di giovani, mentre formeranno la meraviglia delle generazioni future.
» Avanti adunque, Cooperatori Milanesi : è riservata a voi la gloria di operare un tal miracolo ! »
Insistenti e fragorosi applausi interruppero più volte e coronarono la splendida allocuzione finale dell'Arcivescovo di Ravenna. E noi - dai Cooperatori Milanesi specialmente - vorremmo che essa fosse spesso richiamata al pensiero, come un soave ricordo e un ardentissimo voto del Congresso di Milano.
A tutti i Cooperatori poi un'altra parola : - Benediciamo il Signore che ci ha chiamati a lavorare sotto il vessillo di D. Bosco , e procuriamo di tener alto il prestigio del nome di Cooperatori Salesiani.
Lo slancio della carità - Alla Parrocchia Salesiana dei SS. Pietro e Paolo - Inutile salvataggio - Bisogna ricominciare !
Le condizioni degli italiani.
Oakland, 12 maggio 1906. AMATISSIMO SiG. D. RUA,
Ora che il fuoco è cessato e si sono incominciati i lavori di una Nuova S. Francisco più bella della distrutta, posso darle notizie più dettagliate della nostra situazione.
Fin dal principio del disastro si proclamò in città lo stato d'assedio che fu rigorosamente mantenuto per varii giorni, duranti i quali, quanti eran colti a rubare venivano inesorabilmente fucilati ; tant'è vero che tra essi perirono anche vari innocenti. Nessuno poteva entrare in città senza un passaporto, e quelli che erano ancor dentro, erano spinti a fuggire in altri luoghi. I battelli, le ferrovie offersero gratuitamente ogni mezzo di trasporto, cosicchè in poche ore più di duecentomila persone si trovarono in salvo fuori della zona del fuoco o nelle città vicine. Questa città aperse le sue chiese e le sue case per alloggiare la fiumana di gente che si riversava per le sue vie, e si diè pure ad alimentarli e coprirli con una generosità ammirabile. Fin dalla prima notte trovarono riposo al coperto più di cento cinquanta mila fuggiaschi. Noi pure ne ricoverammo 350, quasi tutti italiani, che potemmo alimentare e cercammo di coprire nel miglior modo possibile.
Intanto il telegrafo recò in tutto il mondo la notizia del gran disastro e fin dal secondo giorno cominciarono ad arrivare treni di soccorso dalle città circonvicine. Il governo decretò un primo soccorso di un milione e cinquecento mila dollari, che, unito ad altri, ascese a 6 milioni. L'America si mostrò davvero all'altezza della situazione e con spontanea generosità continua a mandare convogli di abiti, letti, conserve, pane, farina, uova, prosciutti, paste e fagiuoli, in tanta quantità che si potè alimentare ed aiutare un 300,000 fuggitivi. Presentemente la distribuzione dei viveri e dei vestiari è meglio ordinata, e quindi esente dalla rapina degli ingordi e degli speculatori. Una gran parte dei fuggitivi vive accampata sotto tende, o in famiglie particolari. Molti di essi sono già occupati nel lavoro dello sgombro della città con una paga di due scudi e mezzo al giorno, altri attendono ad aggiustare le case che non furono gettate al suolo ; molti altri partirono per altri paesi o ritornarono in Europa.
Qui in Oakland fummo salvi dal fuoco, ma non dal terremoto che recò gravi danni alla città. Di fronte alla nostra casa una fabbrica di guanti, appena finita, ed un'altra fabbrica di canapa furono completamente distruttte. La nostra chiesa e la nostra casa soffersero solo alcune screpolature nell'intonaco e la rottura di due statue.
I nostri confratelli della Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo si tenevano sicuri dal fuoco e già si credevano salvi, per cui non pensavano nemmeno di salvar quello che avrebbero potuto. Ma i lor conti andarono a vuoto; il fuoco che da principio sembrava lontano, in poco sempo li investì da due lati, sicchè in tutta fretta dovettero porsi in salvo.
Alle due dopo la mezzanotte del secondo giorno, giunse in Oakland D. Piperni col SS. Sacramento salvato da due chiese, dalla nostra e da quella degli Spagnuoli, e con alcuni libri e registri della chiesa. Per evitare le fiamme ed arrivare al luogo d'imbarcazione dovette costeggiare la baia, nonostante l'aria infocata che spirava all'intorno. Don Redahan e Don Buss rimasero ancora alcune ore sul luogo, asportando quanto poterono degli oggetti di chiesa ad una casa di un italiano, sulla cima del Telegrafi hill. E come videro la nostra Chiesa investita dalle fiamme, in pericolo di venir pur essi investiti dal fuoco, si affrettarono a mettersi in salvo per l'unico passaggio che ancor rimaneva. Senonchè temendo che la casa ove avevano deposto i pochi oggetti salvati si abbruciasse come le altre, trasportarono alcune di quelle casse in campo libero, dietro ad un promontorio ; ma le fiamme, non so come, giunsero anche colà, abbruciando tutti i paramenti e gli stendardi delle Congregazioni parrocchiali, mentre le casse rimaste nella casa dell'italiano furono salve come per miracolo. Difatti tutti gli edifizii all'intorno erano già in preda al fuoco ed i soldati avevano intimato ai padroni di uscire. Questi ubbidirono, ma volendo fare un ultimo sforzo per salvare la loro abitazione entrarono inosservati da un altro lato, e, saliti sul tetto, in mancanza d'acqua usarono del vino per spegnere il fuoco ogni qualvolta i muri venivano attaccati dalle fiamme. Con questo mezzo riuscirono nell'intento e così furono salvi anche quei pochi oggetti ivi lasciati in deposito. Anche altre famiglie salvarono le loro case usando migliaia di barili di vino per spegnere il fuoco. Però la nostra bella Chiesa ultimamente ristorata e decorata, colle sue statue, i banchi, il gran quadro classico di San Pietro, l'organo, tutto insomma, fu divorata dal fuoco. La campana scomparve fusa dal calore; persino la scala di granito, ch'era alla soglia, fu spaccata e guasta dall'incendio. Ora si deve cominciare da capo e cercare i mezzi per rifabbricare. Don Piperni pel momento ha ridotto a cappella una rimessa, ove raduna gli italiani accampati sulla spiaggia. Don Redahan e Don Buss vanno in giro per gli accampamenti, aiutando gli italiani, assistendoli in tutto come meglio possono, dicendo messa a cielo aperto o nelle tende. Don Piovano e D. Puch sono a Corpus Christi ed attendono ai cattolici da quel lato. Quella Casa e quella Chiesa furono alquanto screpolate ma restarono in piedi e si possono ancora usare. Noi di Oakland ci prendiamo cura degli Italiani e dei Portoghesi che sono al di qua della baia. Il numero di quelli cui dobbiamo assistere è aumentato considerevolmente, ma non tutti, è naturale, rimarranno in Oakland.
Sin che durerà la distribuzione dei soccorsi, ognuno potrà vivere senza grandi inconvenienti. Tuttavia lì lavoro in San Francisco va ogni giorno aumentando ; più di 15o mila han già trovato lavoro. Si sbarazzano le strade, si riparano i binari dei trams elettrici, smossi e contorti dal terremoto come se fossero stati un semplice fil di ferro. Molti fabbricano già anche delle casette provvisorie, altri riaprono piccole botteghe, mentre altri gettano di nuovo le fondamenta di grandi fabbricati ed i carri elettrici tornano a correre per le vie principali.
Però, molti ricchi ed anche alcuni milionari dalimmane catastrofe vennero eguagliati ai più misebili. Della Colonia italiana, che oltrepassa i trenta mila, molti avranno nuovamente da lottare per farsi un poco di fortuna. La situazione degli Italiani andava prosperando ; essi avevano già quattro banche, due chiese, varie scuole, molte botteghe di vendita all'ingrosso, e in larga scala l'industria della vendita dei vegetali e della frutta. Anche la pesca, si può dire, era un'industria esclusiva degli Italiani... Molti erano impiegati nelle fabbriche, e queste sono state distrutte. Altri avevano piccole proprietà, ma senza assicurazione, ed ora tutto è rimasto abbruciato. Più di trenta nostri connazionali rimasero vittime del disastro ; altri furono feriti. Pel momento più di 20,000 di essi sono senza casa e senza denaro, con numerosa famiglia cui provvedere, insomma abbisognano di pronto aiuto. Pel momento vivono colle pubbliche elargizioni di soccorsi; ma il loro futuro è incerto, perchè l'aiuto che ora ricevono può mancare da un momento all'altro. Il peggio si è che i protestanti, disponendo di mezzi in abbondanza, si serviranno di questa calamità per fare dei proseliti, e pur troppo non pochi degli italiani perderanno la fede per avere un soccorso materiale. Che dolore il non poter giungere a tutto !...
Le ho scritto questa lunga lettera per tenerla al corrente della nostra situazione. Troverà la mia relazione senz'ordine e senza grammatica, poichè dovendo cambiar lingua ad ogni istante, mi avvedo che finisco per confondere tutte le lingue in una, e beato colui che saprà cavarne i piedi. Ad ogni modo, nella sua bontà Ella passerà sopra tutto, e non lascierà di benedirci e pregare pei suoi figli della desolata California. San Francisco faceva gran progresso nella prosperità, ma lo faceva altresì nella corruzione e nel vizio; e Iddio la fermò a mezzo il cammino, forse per chiamarla sulla via del bene. La lezione è stata terribile; avventurati coloro che sapranno approfittarne.
La prego a presentare i nostri rispetti a tutti i Superiori, ed ai nostri confratelli i nostri saluti, mentre nel baciarle la mano, mi professo
Della S. V. Rev.ma
Umil.mo Figlio in G. C. SAC. F. ANDREA BERGERETTI, Salesiano.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati, divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o, se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA
ogni mese
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno:
2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;
dal 10 luglio al 10 agosto
1) il 16 luglio, Commemorazione della B. V. del Monte Carmelo ;
2) il 6 agosto, Trnsfigurazione di N. S. Gesù Cristo.
Inoltre, recitando 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Cina.
Abbiamo finalmente cominciato) L'Orfanotrofio è pei piccoli Cinesi abbandonati. (Lettera del Sac. G. Fergnani al sig. D. Rua)
Macao, 2 aprile 1906.
AMATISSIMO PADRE,
UNA serie di minute circostanze, di niun conto in apparenza, ma che hanno per noi la massima importanza, ecco il motivo della presente.
S'arriva dunque a Macao, come Ella fu subito informata, accolti con grande espansione dal clero più distinto della città, dopo ventisei giorni i quali più che un lungo viaggio di mare ci parvero una gita di piacere.
La prima settimana fummo ospiti degli ottimi PP. Gesuiti, reggenti il Seminario, che ci usarono attenzioni squisitamente fraterne per farci meno sentire l'amarezza del primo distacco della cara patria lontana.
Entrammo quindi soli soletti nella nostra casetta ; poichè, non essendo noi attesi che parecchi giorni dopo, non era in condizione tale da poter albergare anche gli orfanelli.
Ma ora finalmente possiamo dire : Abbiamo cominciato !
Quando si consideri, amato Padre, e lei può saperlo meglio di qualunque altro, da quanti anni la Cina fu oggetto d'ardenti aspirazioni, aspirazioni sempre andate a vuoto per contrasti sopravvenuti, è questa senza dubbio una grande parola. E noi la diciamo con soddisfazione completa, col cuore riboccante di riconoscenza verso Dio e Maria Ausiliatrice. Sì, sia ringraziato il Signore : anche nel vastissimo Impero Celeste abbiamo cominciato !
Lei certamente, ottimo Padre, ripeterà con gioia non minore questa bella parola a tutti i nostri Benefattori, i quali non possono che rallegrarsi dall'intimo del cuore nell'intendere, come il regno di Dio, per effetto delle loro preghiere e soccorsi, vada sempre allargando i suoi confini.
Abbiamo cominciato! - L' albero salesiano, precìsamente come il granello evangelico della senapa, in breve germogliò ; inaffiato dai sudori di D. Bosco e de' suoi figliuoli, crebbe rigoglioso e dilatò i suoi rami in modo da stenderli da un capo all'altro del mondo. Sotto l'ombra benefica quanti giovanetti riparò, quante anime protesse dall'imperversare delle mondane bufere. Ma l'albero prodigiosamente gigante non aveva ancora sentito il favore del caldo sole estremorientale. Ora, per bontà di Dio, anche nella Cina, un tenero virgulto è germogliato. Quanto spazio da occupare, quanti infelici da salvare ha qua l'albero salesiano ! Padre, se a buon diritto, non possiamo dimenticare il giorno del nostro arrivo, difficilmente ci passerà dalla memoria la data del nostro umile inizio.
La Divina Provvidenza operò verso di noi con la stessa amorosa bontà con cui gli uccelli preparano il nido. Tutti i giorni una paglia, un fuscellino, sicchè la nostra casetta il 2 aprile poteva aprire la porta e accogliere una trentina di poveri fanciulli. Peccato che un'altra dozzina al più vi possano capire !
Eppure quante domande, quante insistenze ! Le basti sapere che, generalmente parlando, nella Cina la miseria è in ragione diretta della sua sterminata popolazione.
I nostri Codinetti poi sono d'una arrendevolezza e docilità che consola : in pochi giorni si sono adattati perfettamente all'orario, in modo che tutto procede colla regolarità delle case provette. Possiamo anche aggiungere, senza tema di sbagliare, che hanno una abilità non comune nell'apprendere, essendo essi forniti di due qualità non indifferenti : la riflessione e la pazienza.
Ma mi pare ch'Ella, amato Padre, m'interrompa per chiedere : « E per la lingua come vi aggiustate ? »
Rispondo che la stessa Santa Provvidenza ci procurò fin da primi giorni un ottimo chierico del seminario, il quale avendo teminati gli studi ed essendo cinese per giunta è il nostro interprete in tutto e per tutto. Anzi è il medesimo che al mattino e alla sera fa scuola ai cari orfanelli. D'altra parte, le difficoltà della lingua, per quanto siano gravi, non ci fanno paura. In primo luogo lei sa come l'amore possiede un linguaggio secreto, misterioso, a cui non occorrono punto i suoni materiali delle parole per farsi capire. Tant'è vero che i nostri cari ragazzi ci corrono e saltano intorno, cinguettando senza posa, come fossimo amici di vecchia data. E hanno tante cose da dire, da raccontare... E noi ?... con la stessa confidenza e sicurezza rispondiamo in italiano e talvolta persino in piemontese, sicuri in questo modo che almeno per un po' di tempo non ci sarà contrasto tra le loro e le nostre idee. E non le par già un bel guadagno questo ?
In secondo luogo non credo dire uno sproposito affermando che la lingua patriarcale dei Cinesi, se ha triboli e spine in fatto di scrittura, in quanto alla pronuncia non è poi una cosa dell'altro mondo. Una prova patente siamo noi medesimi, che, (a parte i lunghi dialoghi riservati alla lingua patria, come testè le dissi) possiamo ripetere non poche cose proprio in cinese, colla fiducia in capo a qualche mese di farci intendere in maniera di poter fare loro il catechismo.
A questo punto mi permetta sciogliere un dubbio che nascerà nella mente di non pochi di coloro che amano conoscere le nostre nuove. « Ma voi non state in una colonia europea, anzi nella più antica colonia cristiana? Vivete per conseguenza in un ambiente civilizzato, al nostro modo d'intendere, dove si parla quindi una lingua, diciamo così, nostra. » Tutto ciò è vero. Soggiungo anzi che è un doppia fortuna : sia perchè il portoghese è una lingua facile, e sia perchè godiamo del favore europeo. Comunque, se i Portoghesi non mancano, se non mancano gl'indigeni, detti Macaensi, sono nondimeno molto pochi di fronte ai Cinesi. La statistica che ci fu data come certa è la seguente : sopra 8o.ooo abitanti di Macao almeno nove decimi son Cinesi. Non abbiamo perciò (almeno per ora) bisogno d'avanzarci oltre per trovare la Cina. Etnograficamente parlando siamo in perfetta Cina. La qual cosa ci spinge maggiormente a lavorare per i figli dell'Impero Celeste, essendo insieme i più numerosi e i più bisognevoli di soccorso.
A proposito ; allorquando si stava facendo la scelta delle tante domande venne fra mano quella d'un poverino raccolto dalla via. Era segnato col solo nome di battesimo. Il vocabolo portoghese rua suggerì a Monsignor Vescovo il grazioso pensiero d'imporgli il suo nome e cognome, o amato Padre : Giuseppe Michele Rua. Sicchè possiamo essere contenti che non a Torino soltanto, ma anche fra noi abbiamo un Rua Michele !... La differenza, si capisce, è troppa ; tuttavia anche tale particolarità serve a ridestarci sempre più viva nel cuore e nella mente la sua cara immagine paterna. E vogliamo anche sperare ch'Ella non se l'avrà per male ! L'omonimo in questione può vederlo nel gruppo fotografico alla destra di Monsignore !
Padre amatissimo, dovrei far punto, per non tediarla rubandole un tempo tanto prezioso ; ma non posso terminare senza parteciparle un'altra notizia che le farà ugualmente piacere.
Oggi, primo venerdì del mese e giorno di Maria SS. Addolorata, la nostra casa, diciamolo con una frase del giorno, principia ufficialmente. Il vero padrone, prese possesso della sua abitazione : non essendo cioè ancor benedetta la cappella, noi mancavamo del tesoro più prezioso, il SS. Sacramento. A tale scopo venne pertanto S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Paolino de Azevedo e Castro, nome caramente noto a Lei, ma che noi trascriviamo e ripetiamo riconoscenti ; perchè non solo Sua Eccellenza c'invitò nella sua diocesi, ma perchè è lui solo presentemente lo strumento per noi della Divina Provvidenza.
Oh se l'avesse visto quanto era felice nel vedersi circondato dalla gaia corona di quei fanciulletti, ch'Egli con maggior diritto di tutti può chiamare suoi teneri figliuoli ! Rispose a un complimentino letto in doppia lingua, cinese e portoghese, da due orfanelli con gran foga e commozione. Affermò considerare quello uno dei giorni migliori della sua vita, perchè vedeva realizzato finalmente uno dei voti più ardenti che tormentarono il suo cuore di padre fin dal primo istante in cui pose piede nella diocesi affidatagli da Dio. E soggiungeva quasi lacrimando « La maggior porzione del mio gregge è cinese ; ai Cinesi quindi dovevo subito rivolgere le mie cure particolari. E poichè gl'istituti maschili e femminili per i Portoghesi non difettano, io bramava ardentemente che sorgesse un Orfanotrofio soltanto per piccoli Cinesi abbandonati ; affinchè vi crescano buoni cristiani e operai capaci di guadagnarsi il pane. Ora il mio voto è compiuto. » E seguitava con parole di venerazione per D. Bosco, e improntate d'affetto per i Salesiani, concludendo coll'esortare vivamente i giovanetti a corrispondere a tant'amore, a tanti sacrificii.
Gli orfanelli ricevettero alla fine dalle stesse mani di Monsignore una corona del Santo Rosario, che recitano ogni mattina pei loro benefattori con l'allegro, cinguettio d'uno stormo d'uccelli.
Finisco, amato Padre, con una preghiera e un augurio.
Il nuovo campo affidatoci dalla Provvidenza è per avventura il più vasto che attende l'Opera Salesiana ; ma ai nostri Cooperatori amatissimi spetta l'aumento dei nostri cari orfanelli. In una parola : abbiamo bisogno d'una casa che contenga almeno un centinaio di poveri fanciulli.
Se poi la posta non sgarra, la presente, amato Padre, arriverà in tempo a recarle gli augurii della sua piccola famiglia cinese per la prossima festa di S. Michele. Ebbene, li accetti anche in gergo cinese : noi le auguriamo lo spirito del cavallo! Strano augurio, che significa qua ogni vigoria e benestare
E con tal augurio che Dio le conceda sempre molta salute per condurre gloriosamente il benedetto carro della Pia Società Salesiana, domandole la paterna benedizione,
Per incarico del sig. Direttore e a nome di tutti, mi sottoscrivo
Di V. P. Rev.ma
Aff.mo figlio in G. M.
D. GIOVANNI FERGNANI, Missionario Salesiano.
Dall' Italìa alla Cina.
Dal Diario del Viaggio dei nostri Missionari (1).
Da Porto Said a Suez.
(Nodi 87 - Km . 167,124)
Lunedì, 22 gennaio. - Tutto il giorno passò fra cielo e mare, mare sempre bello, di un nero fulgente, variato qua e là da larghe fascie di verde e d'azzurro : un incanto ! Verso sera la comparsa dei fagiani, e più che altro le acque, le quali, perduta la loro trasparenza cristallina, si fanno verdastre, quasi melmose, sono i sicuri indizii d'un approdo vicino.
Dopo cinque giorni di continua navigazione si desidera, si vuole la terra ! Gli occhi di tutti sono quindi intenti verso il continente nero o meglio di nessun colore, perchè ancora non si vede nulla.
Finalmente alla nostra sinistra, appena percettibile, si delinea un lungo filare di piante fra cui spicca una specie di torre, un faro senza dubbio. E' Alessandria , l'ultima dimora, che incontriamo per via, di nostri confratelli.
Nella parte, si può dire diametralmente opposta, abbiamo Gerusalemme. Santi luoghi, che invisibili allo sguardo, ci state presenti al cuore, noi vi salutiamo con un sentimento di riverente rispetto!
Intanto si nota un movimento, una vivacità insolita nei passeggieri. Ed ecco un gruppo di case pare emerga dalle onde . case bianche, piatte, dai larghi terrazzi, fra cui spicca un minareto e un campanile.
Porto Said. -- Finalmente ci siamo arrivati. E siamo arrivati, lo si vede subito, in un mondo nuovo che con il mondo europeo ha quasi nulla che fare.
E' questa la chiave degli Oceani, da cui entra ed esce il commercio e la civiltà di tutta la terra. E' quindi naturale che qua ci sia un movimento, una vita meravigliosa. Da ogni parte dell'orizzonte partono ed arrivano piroscafi che in lontananza sembra scivolino sur una linea, un punto solo, lasciandosi addietro una lunga criniera di fumo. Quelli poi che sono ancorati in porto non si contano. E le numerose barchette dei turchi variopinte, quelle dei carbonai tutti interamente neri, dànno al porto un colorito, una varietà quanto mai caratteristica.
L'orizzonte, così luminosamente vasto da ogni lato, si tinge di rosso marcato verso ponente. E il sole, un bel sole di giugno, cade fiammante dietro l'arabo paesaggio. Dalla luce viva si passa all'oscurità delle tenebre. Allora luci e lanterne spuntano e s'agitano da ogni banda specchiandosi sull'onda mobile del porto.
Tra la penombra del crepuscolo morente facciamo in tempo a vedere in questo convegno mondiale due corazzate russe : l'Aurora e l'Oleg...
I fanali d'ogni colore si moltiplicano traforando le dense tenebre. Ma sopra tutti, alcuni fasci luluminosi, partendo dall'alto del faro, girano come braccia misteriose vegliando sui dormienti vapori. Sono terminati gli arabi schiamazzi e tutto torna nel silenzio della notte.
Soltanto ai fianchi estremi del nostro piroscafo splendono sinistre parecchie lanterne di carbone acceso dentro gabbiette di ferro.
Davanti ai rossi riflessi di quelle fiamme tremolanti si vedono passare vociando e gridando le nere figure di centinaia di carbonai, i quali corrono su e giù vertiginosamente, rovesciando i loro cesti di carbone nelle bocche aperte delle tramoggie. Che scena triste, e che orrore cupo mette nell'animo quel quadro di bolgia dantesca.
Nel Canale di Suez.
Martedì 23 gennaio. - Oggi ci siamo svegliati fra due grandi continenti, separati soltanto da una linea azzurrognola : il Canale. Alla vastità sconfinata dei mari sono successi gli orizzonti sterminati di terre deserte e sabbiose. A volte però, dal lato destro di chi cammina verso Suez, s'incontrano immensi bacini, che hanno tutto l'aspetto di mari più che di laghi salati. E quanti quanti uccelli ravvivano quelle morte gore; veri eserciti raggruppati in isole candide. Ma quelli che levano il volo, ingombrano interminabili spazii dell'aria, scintillando alla luce del sole nascente. Si tratta di stormi che misurano parecchi chilometri di lunghezza.
Gare du Cap. - Quattro casette bianche, dai tetti rossi, nascoste fra un ciuffo d'alberi verdi, vera oasi nel deserto, rompono deliziosamente l'odiata uniformità giallastra delle ardenti sabbie.
Proprio di riscontro, entro tristi burroni sabbiosi vediamo agitarsi strane figure, più simili a mummie che a uomini viventi: - là è l'Arabia.
Il nostro vapore è così enorme che pare debba ostruire il canale... E come spicca terribilmente sul livello pianeggiante del deserto ! Per assicurarti che passa davvero sull'acqua, devi chinarti dal parapetto, donde vedi le acque scappare furiose contro le rive.
Dopo Kable, un paesello arabo, su cui torreggia un minareto, s'incontra un piroscafo austriaco, ritiratosi in una radura, quasi pauroso del nostro arrivo : Kaerner.
A quando a quando, sopra una sponda del canale ci rallegra la corsa d'una bella e piccola vaporiera, che unendo con una sola spranga esterna due grosse ruote lucenti, trascina vertiginosamente pochi vagoni di legno, eleganti. I passeggeri della terra salutano quelli del mare. Sono grida, addii fuggitivi, raccolti dalle onde, perduti nelle sabbie... Non si può a meno di riflettere : pochi anni or sono, qui non regnava che il silenzio del morto deserto. Il bravo ingegnere Lesseps immaginava appena l'opera gigantesca nel 1854... che quindici anni dopo era già compiuta !
Ma un' idea santa, un sacro ricordo circonda di un' aureola luminosa tutti gli altri pensieri.
Questi stessi luoghi furono trascorsi dal fanciulletto Redentore insieme con Maria e S. Giuseppe. I suoi occhi divini girarono su queste medesime arene, Egli respirò quest'aria medesima che noi ora respiriamo...
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Siamo alla Gare de Ferdane, dove il piroscafo solleva ondate fangose. Niente paura, lentamente, cautamente, ma si va, si va sempre.
Freschi sbuffi di vento ci annunziano che stiamo per entrare in un bel laghetto perfettamente circolare, contornato all'estremità da molte case, dietro alle quali nereggia una boscaglia fitta, quasi tutto oscura.
E' un paesaggio quanto mai pittoresco. Il grazioso bacino è pure animato dal movimento di barche, vapori, e dal volo di grossi uccelli. Ma nel centro spicca il bianco ed enorme scafo di un piroscafo immobile, da farti sospettare che siasi sprofondato nella sabbia. Porta il nome di Arcadia. Come si può chiaramente distinguere è un carico di carne umana, d'infelici Russi, reduci dal fatale oriente... Già un'ora prima ci aveva contristati il miserando spettacolo d'un altro fitto popolo di soldati della stessa nazione stivati sul Rhaetia.
Erano certo più d'un migliaio!... eppure passando presso a loro, non un saluto, non quel lieto gridio che ti rimescola il sangue ogniqualvolta un vapore incontra un altro vapore, ma un silenzio quasi glaciale. Parecchi feriti tenevano il braccio al collo...
Il laghetto si restringe di nuovo fra le sponde del Canale, ma alquanto più largo. È questa la ragione per cui la parte più profonda, voglio dire la parte navigabile è chiusa fra una doppia linea di gruppi di pali appena sporgenti dalle acque, stretti alla sommità da spranghe di ferro. Molto probabilmente, tra queste catene di pali è tirata una palizzata, la quale raffrena l'accumularsi delle mobili sabbie. E pur troppo, la sabbia è l'elemento che predomina.
Un alito di vento e un filare d'alberi verdi sulla sponda destra ci dànno un po' di sollievo. Ecco, finalmente, in distanza altre dighe, le quali circondano grandi spazii azzurri : « il Mar Rosso, il Mar Rosso!» si sente ripetere.
Verso le quattro siamo proprio persuasi d'essere arrivati a Suez. Ma non è vero. Infatti leggiamo Gare du Deversoir, km. 97.850 È anch'esso un nido di casucce pulite sotto l'ombra delle solite palme e banani, sormontati dalla solita antenna sulle cui funi pendono i dischi di segnalazione. Comunque, si tira un respiro di sollievo. Dopo 13 ore di stentato cammino, cammino che si sarebbe potuto fare in un terzo meno di tempo, l'Alice, quasi uccello uscito di gabbia, ripiglia il lieto volo. E i fiotti s'alzano spumanti, orgogliosi d'accogliere in seno così bel mostro.
L'Africa è la terra delle sorprese. Ma così grossa nessuno se l'aspettava. Dopo 2o km. circa di una corsa lieta e frettolosa, il piroscafo rallenta. Che è ? Il mostro creduto Mar Rosso (è chi non l'aveva creduto ?) sta per chiudersi. E la nostra è una sospensione piena di curiosità, osservando come si va incontro alla terra ferma senza scorgere uscita di sorta. Diamine ! non si striscierà certamente nella sabbia ? Vedremo...
Un' altra piccola stazione, su cui leggiamo Gare de Kabret, km. 12o.830, segna il posto in cui il creduto mare svolta in una specie di larga laguna. Dove sia Suez, e quali altri fenomeni succederanno l'ignoriamo affatto...
Pochi momenti dopo il sole calava dietro alte dighe di sabbia, tingendo prima di rosa, quindi d'aranciato vivo le nuvolette sovrastanti.
Sparito il sole, dal caldo si passa al fresco d'una tramontana pungente. Strana illusione ! Ci pare ancora di andare contro a terra. L'illusione nasce da questo che noi seguiamo la maggior curva dell'acqua a sinistra, mentre in realtà essa s'allarga verso la parte opposta.
Lo spettacolo del tramonto si fa imponente non una nuvola ; ma il crepuscolo vespertino, accendendosi vivissimamente dietro lunghi monti oscuri, piglia il pauroso aspetto d'una vasta conflagrazione...
Con non poca maraviglia, dopo cena, tornando all'aria fresca, ci siamo trovati chiusi nuovamente fra due strette sponde come al mattino. Non v'ha dubbio : siamo dunque sempre nel Canale, ma alle nove e mezzo finalmente termina davvero. Una lunga fila di lumi semi-circolari segnano la banchina del porto di Suez...
Sul Mar Rosso.
(Suez-Aden. Nodi 1221-Km. 2261.292)
Mercoledì 24 gennaio. - E' impossibile dare anche una pallida idea della profonda commozione dell'animo.
Troppo grandi, troppo noti, troppo divinamente tracciati dalla penna mosaica, sono i fatti rammentati, scolpiti anzi in questi luoghi, perchè altra penna tenti guastarli.
Dirò solamente, come non saprei per qual intimo fenomeno, il pensiero più che occuparsi del presente, di quanto stava sotto gli occhi, correva negli anni beati della fanciullezza risvegliando la magnifiche impressioni suscitate nell'anima vergine alla lettura della Storia Sacra.
Tutto era bello, stupendamente bello in quel libriccino prodigioso! Ma quando s'arrivava alla lotta tra Mosè e Faraone, alle susseguenti piaghe, e finalmente al tragitto del mar Rosso, allora l'entusiasmo toccava l'esaltazione. Un solo desiderio, come un vuoto, un abisso, rimaneva nel cuore : spaziare sul regno ampio dei venti, vedere un giorno quei luoghi.
E noi eravamo su quelle acque, che al tocco della verga miracolosa s'apersero alzandosi come due muri, vi passarono gli Ebrei sul letto asciutto, vi passarono anche gli Egiziani persecutori ; ma soffiò lo spirito di Dio, e il mare li sommerse quasi piombo nelle acque ruggenti.
Questa storia narrano e narreranno attraverso i secoli i gorgoglianti flutti del Mar Rosso.
La grandezza del panorama e lo splendore della mattinata erano degni della magnificenza dei biblici ricordi.
La costa egiziana, cui passiamo rasenti, a volte piana e deserta, è variata più sovente di monti altissimi, sfogliati, scogliosi, terribilmente brulli ; .senza una pianta, un solo fil d'erba. Ora s'alzano gigantescamente frastagliati, ed ora s'abbandonano in povere dune lunghissime, per tornare ad ergersi all'improvviso in altri picchi elevati e rocciosi : immani reliquie, di chi sa quali caotici cataclismi.
Altri monti, o piuttosto una catena di monti, stanno di fronte a queste cime africane. Si delineano nitidamente sul chiaro orizzonte gli alti profili del Monte Sinai. Il Sinai ! Ecco un teatro ancor più sublime delle meraviglie del Signore.
Il sole, un sole maestosamente grande, si spargeva in quell'istante fra i due' più alti picchi di quel declivio aspramente seghettato guglie e di punte, quasi a ricordare... la gloria di Dio
Giovedì, 25 gennaio. - Equipaggio e passeggeri hanno fatto una trasformazione radicale addirittura. Tutto un albore candido, un allegro svolazzio d'abiti, bende e cappelli bianchi. I nostri abiti neri erano i soli che contrastavano con quel biancore nivale ; tanto che il Capitano se ne meravigliò assai. Abbiam risposto che non ne avevamo che di colore oscuro... Sicchè, sebbene gran parte dei paesi d'Europa siano candidi essi pure, ma candidi per neve, nonostante che il calendario si sforzi a rammentarci che oggi è nè più nè meno che il 25 gennaio, il termometro segna 26 gradi precisi di calore, e di mattino per giunta. Ottimo augurio pei giorni venturi. Figuriamoci : se fa tanto caldo al passaggio del Cancro, che sarà quando toccheremo la linea equatoriale ?
Venerdì, 26 gennaio. - Oggi il Mar Rosso, ad onta del suo nome, si presenta con la superficie gialla. E' immobile. Ai raggi orizzontali del sole or ora comparso, riflette larghi riverberi sinistramente olivastri. Non sembra più un mare, ma un bacino di olio, di olio bollente, senz'alito di vento, che non lasciandosi penetrare dal calore tropicale ce lo ributta tutto sul viso.
Trenta gradi, così all'improvviso, bruciano la pelle più che cinquanta in luglio. Chi è esperto di questi luoghi non ne fa meraviglia. Gli Arabi hanno già definito da un pezzo Gedda una fornace, Aden un forno e Massaua un inferno. Ora passiamo proprio di fronte a Massaua. In buon punto, viene a distrarci una scenetta di carnevale. Sono i bravi giovinotti di servizio, che dopo di sacrificarsi in mille guise per tutti, s'industriano anche: a divertirci allegramente
Aden.
(Aden-Colombo. Nodi 2o93-Km. 3876.236J..
Sabato, 27 gennaio. - Il sole splendidamente estivo batte sulle creste marine sempre spumanti. Tutto l'equipaggio in montura da festa si raccoglie sul ponte di prima classe, dove il Capitano li arringa con brevi e vibrate parole, coronate da un. triplice formidabile « Hoc! Hoc! Hoc! » gridato in sieme, come al cenno di bacchetta musicale. Ai tre hoc! segue l'inno nazionale, durante il quale tutti si scoprono facendo voti sul libero mare che il grande Kaiser Guglielmo, che compie oggi 48 anni, possa vivere ancora a lungo alla felicità del suo popolo.
Il mare rugge più cupo, e poche ventate raccozzano verso levante un nero turbine, che si scioglie in breve e abbondante acquazzone ; ma poi un'iride stupenda attraverso ad una nuvolaglia inquieta incornicia vagamente le aspre rocce che subito s'attirano l'attenzione per la singolarità delle forme.
Più lontano, alquanto verso settentrione compare finalmente la deserta spiaggia arabica. Le orribili rocce ora si succedono senza interruzione per dar luogo a un paesaggio quanto mai nuovo e caratteristico.
Un immane cratere spaccato per mezzo ed occupato dal mare è l'immagine perfetta di Aden.
Appena vi fummo ancorati vediamo uno sciame di barche vogare alla nostra volta come saette, piene di creature seminude, le quali cantano allegramente certe loro nenie monotone cadenzandole al ritmo dei remi tuffati nell'acque... Sono moretti che vengono a vendere le loro mercanzie.
(Continua).
Dal 20 al 27 del prossimo agosto, in Nizza-Monferrato, presso l'Istituto delle Figlie di Maria Ausi liatrice, si detterà da Sacerdoti Salesiani un corso di spirituali Esercizi, ai quali potranno prender parte pie secolari, Maestre e Signorine. La retta è di L. 15 a meno che si richiedano speciali riguardi pel vitto e per la camera.
Per le domande rivolgersi alla Superiora Generale Suor Catterina Daghero, non più tardi del 34 luglio.
Noi siamo persuasi, che nelle vicende dolorose dei tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo, e tra questi l'intercessione potente di quella benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto del Cristiani. PIO PP. X.
ECHI DELLA FESTA TITOLARE
La vera divozione alla Madonna non consiste nella pompa esterna delle sue solennità. « Nessun ossequio, scrive il regnante Pio X (Enc. Ad diem illum del 2 febbraio 1904), è più desideraible a Maria quanto il conoscer noi come si conviene e amare Gesù. Accorrano pertanto i fedeli nei templi, si faccia pompa di ornamenti, sia pubblica gioia nelle città ; tuttociò non è di piccolo giovamento per alimentare la pietà. Però se a siffatte cose non vada congiunta la volontà, avremo delle esteriorità, che solo dànno parvenza di religione. E la Vergine nel vederle potrà con giusto rimprovero usar con noi le parole di Cristo
Questo popolo mi onora con le labbra, ma il cuore è ben lungi da me. (Matth. xv, 8).
« Imperocchè sincera devozione alla Vergine quella è solamente che sgorga dall'animo ; nè in ciò punto vale l'operare esterno del corpo, se sia diviso dall'operare dell'animo. Or questo operar dell'animo fa mestieri che miri unicamente a far sì, che noi obbediamo in tutto ai comandi del Figlio divino di Maria. Giacchè se quello solo è amor vero, il quale abbia forza di congiungere la volontà ; la volontà nostra e quella di Maria, uopo è che sia una sola, servire cioè a Cristo Signore.... »
Or questa appunto ci par che sia la caratteristica delle solennità che si celebrano ad onore di Maria Ausiliatrice. Non son esse una pompa vana, ma frutto di pietà profonda come appare dall'affluenza copiosa ai Sacramenti della Confessione e Comunione.
Pertanto, a pascolo di cristiana pietà e ad eccitamento di divozione sempre più viva e salutare, ci sian permessi questi rapidi appunti su alcune feste celebratesi quest'anno ad onore della Taumaturga nostra Regina.
ASCONA. - Al Collegio Pontificio. - Dato l'intervento di S. E. Mons. Peri-Morosini, Vescovo di Lugano, quest'anno, assunse pompa speciale. Alla messa solenne, cui assistette Monsignore si cantò egregiamente la Missa Pontificalis del Perosi e il Rettore del Collegio disse così bene dell'Ausiliatrice che il suo fu un soavissimo inno filiale. Ai vespri, Sua Eccellenza stessa tenne la Conferenza ai Cooperatori intrattenendoli circa un'ora con limpido fulgore di eloquenza su D. Bosco. Disse di lui come atleta e apostolo che chiamò tutti alla vera felicità, come organizzatore avveduto ed una delle figure più belle che onori la Chiesa e che riscuota tributo di ammirazione e di affetto da tutti i cattolici. Lo seguì ne' suoi palpiti e nelle sue lotte cogliendo con finezza ed evidenza di tocchi le scene più belle della sua vita di pacifico agitatore, e fece dell'Opera Salesiana un elogio paterno, ottenendo una gioconda efficacia di commozione e di entusiasmo nell'animo degli ascoltatori. Sua Eccellenza parlò pure della Cooperazione Salesiana, intellettuale, amorosa, materiale ; e a nome suo e dei Sommi Pontefici, caldeggiò quest'opera.
Dopo la conferenza, ebbe luogo la processione. Quale trionfo i V'intervennero le Società Operaie Cattoliche del Locarnese con musica e numerose bandiere : era una folla che si pigiava, un mondo di teste che piegavansi riverenti. - Seguì un'accademia che fu un'apoteosi della Madonna. Il rettore del Collegio Pontificio, D. Giovanni Mellano, leggeva questo telegramma: « Il Santo Padre benedice con affetto quanti insieme con Lei presero parte ai festeggiamenti religiosi e accademici Ausiliatrice Cristiani » Anche a Mons. Vescovo giungeva l'assicurazione della somma benevolenza papale «Santo Padre, lieto della riunione diretta a promuovere Opere Salesiane, benedice V. S. e singoli intervenuti. »
Mons. Vescovo ebbe a dire che dopo la sua venuta nel Ticino quella era la festa più bella. Così ne parlarono anche tutti i giornali del Cantone.
La Patria terminava il suo brillante resoconto con queste parole : « Senza timore di smentita, lo diciamo : Il Collegio Pontificio di Ascona è un vero focolare pieno di calore e di vita attorno il quale crescono le migliori speranze per l'avvenire del Ticino e della Nazione. » Infatti, ci sia lecito rammentarlo, anche alla lieta agape di quel giorno parlarono il Conte di Loupinot cameriere di Cappa e Spada di S.S., l'avv. Zenettini, il sig. Pedrazzini direttore della Cronaca Ticinese, il sig. Giacomo Bianchetti, Presidente della Società Cattoliche Ticinesi, e tutti ebbero parole di encomio pei Salesiani del Collegio Pontificio. Sua Eccellenza levò un plauso solenne al Rettore, che da dieci anni attende all'incremento ed alla prosperità del fiorente istituto.
BOLOGNA. - Il 12 giugno all'Istituto Salesiano - Nel giorno antecedente s'inaugurò il nuovo organo collocato in fondo all'abside dell'elegante cappella interna, alla presenza dell'Em.mo Card. Arcivescovo, di Mons. Carpanelli, molti cooperatori e moltissime cooperatrici.
Compiuta la cerimonia della benedizione Mons. Carpanelli, solertissimo direttore diocesano, presentava con poche e forbite parole la schiera delle Cooperatrici al Cardinale, invocando, insieme alla benedizione, una parola d'incoraggiamento, perchè continuassero con sempre maggior lena nel difficile compito di favorire e propagare l'Opera Salesiana.
L'Eminentissimo rispondeva tosto rallegrandosi della operosità pietosa e disinteressata che le egregie signore spiegano in favore delle molteplici opere di Don Bosco, accennando che in più d'un caso i Salesiani hanno potuto superare ostacoli fortissimi mercè la loro preziosa cooperazione. Quindi le esortava a continuare nell'impegno così vantaggioso alla sua città e diocesi, mostrando che la buona riuscita è assicurata quante volte la loro cooperazione consista nella preghiera per ottenere da Dio il maggiore sviluppo dell'opera, nel procurarle il favore del pubblico mostrandone gl'insigni vantaggi e sussidiandola tanto più largamente quanto maggiori e più sentiti si fanno ora i bisogni, e quanto maggiore è il lavoro a cui i figli di Don Bosco si sobbarcano con tanto sacrifizio. Dopo averle assicurate delle divine ricompense e della gratitudine di tutti i buoni, concludeva con felice pensiero dicendo che anche le belle melodie dell'organo che stavano per rallegrare gl'intervenuti erano effetto di concorde cooperazione.
Dopo la benedizione dell'Eminentissimo furono eseguiti alcuni pezzi di musica liturgica da valenti maestri che rilasciarono dello strumento il più ampio collaudo, ed anche i giovanetti cantori dell'Istituto fecero gustare ai presenti vari pezzi di musica sacra.
All'indomani si festeggiò Maria Ausiliatrice. Massimo lustro della festa fu l'intervento di Sua Em. il Cardinale D. Svampa, Arcivescovo, il quale celebrava la Messa della Comunione Generale e rivolgeva agli alunni, specialmente ai fortunati che per la prima volta si accostavano all'Eucaristica Mensa un ispirato discorsetto. L'Eminentissimo rilevava il tesoro di benedizioni compartito da Gesù Cristo alle anime nostre nella S. Comunione, additandola sopratutto come fonte della fortezza necessaria per resistere all'urto delle passioni e mantenerci saldi nella fede e nella pratica dei cristiani doveri.
Dopo la divota processione svoltasi verso sera negli ampi locali dell'Istituto, Sua Eminenza, prima di impartire la benedizione solenne, compiacevasi rivolgere ancora la sua smagliante parola al numeroso uditorio , celebrando le lodi di Maria Ausiliatrice.
E nella divozione alla S. Vergine l'Em.mo Principe trovò la ragion di essere delle opere fondate da Don Bosco, che da Maria Ausiliatrice seppe ottenere aiuti di ogni genere, lume e conforto nelle difficoltà, zelo e prudenza nelle sue imprese meravigliose, particolarmente nell'educare la gioventù alla religione ed al ben vivere sociale.
Durante la funzione della mattinata e del pomeriggio fu ottimamente eseguito uno scelto programma di musica sacra e di canto gregoriano dalla Schola cantorum. Anche la banda musicale dei giovani artigianelli fece egregiamente in quel giorno gli onori di casa.
CALTANISETTA- Il 24 maggio nella Chiesa _dell'Ospedale. - Grazie allo zelo del Direttore diocesano Can. D. Francesco Pulci ed alla pietà dei numerosi cooperatori, Caltanisetta anche questo anno rese un omaggio decoroso a Maria SS. Ausiliatrice. Il Rettore della Chiesa dell'Ospedale permise gentilmente che il venerato simulacro della nostra cara Madonna rimanesse esposto alla pubblica venerazione per tutto il mese nella sua chiesa, ove i Sacerdoti Cooperatori andarono a gara nel predicare le grandezze della Celeste Patrona ai numerosi fedeli che accorsero ogni giorno alla devota funzione.
Il 24 fu festa solennissima. Grande l'affluenza alla Mensa celeste. Tutto il giorno si succedette un continuo pellegrinaggio di devoti ai piedi della Madonna ; e la sera dopo il canto dei secondi vespri, il prelodato Direttore. recitò l'orazione panegirica. La festa divotissima lasciò una cara impressione in tutti i cuori bramosi di onorare come si conviene la Gran Madre di Dio.
Il 25, nella chiesa di S. Sebastiano e ad un colto e numeroso uditorio, un Sacerdote Salesiano tenne la prescritta Conferenza. Egli di volo passò a rassegna tutte le opere, che lo zelo di D. Bosco instituì a favore dei giovani, facendo vedere il gran bene che n'è derivato, non solo in una sola regione, ma in tutte le parti dove sorgono e si sviluppano tali istituzioni.
CAMMARATA. - Ci scrivono: La devozione alla Madonna di D. Bosco, che fra noi ha preso un largo sviluppo mercè lo zelo del rev. Sac. Salvatore La Corte Carmeci, Rettore della Chiesa di S. Domenica, dove ha sede la Confraternita dei divoti e dov'è la magnifica cappella in onore dell'Ausiliatrice, quest'anno ebbe nuovo impulso dalla novena di preparazione, predicata, ad invito del prelodato Sac. La Corte, da D. Argeo Mancini, direttore dell'Istituto del S. Cuore a S. Gregorio. Essendo insufficiente la chiesa di S. Domenica, la statua di Maria SS. Ausiliatrice, venne, come l'anno scorso, pomposamente trasportata all'altar maggiore della Chiesa più ampia e più centrale di S. Domenico, gentilmente concessa e artisticamente parata. La parola dell'oratore piena di zelo e di santo entusiasmo, si cattivò subito le simpatie di tutti. La predica era preceduta dalla recita del Rosario : e seguita dal canto delle Litanie e dalla benedizione col Santissimo Sacramento.
» La sera del 23, con largo intervento di Clero, si cantarono i Vespri solenni. L'aurora del 24 venne salutata dall'allegro suono delle campane e dallo sparo di numerosi mortaretti; quindi all'altare di Maria Ausiliatrice si lessero varie Messe. In quella di Don Mancini ebbe luogo la Comunione Generale numerosissima, preceduta da apposito fervorino. Alle i i si cantò Messa solenne con assistenza di clero e panegirico. Nelle ore pomeridiane l'oratore salì ancor una volta il pergamo per la prescritta conferenza, interessando vivamente i Cooperatori sulla sorte di tanti fratelli emigranti in America. Assecondando l'invito del predicatore, il sac. La Corte, con la cooperazione di varii benemeriti signori, si assunse l'incarico di fondare a tal uopo un Segretariato. Alla conferenza tenne dietro il canto del Te Deum e la benedizione del SS. Sacramento, impartita dal nostro Arciprete G. Gueli, dopo un efficace sermoncino di circostanza.
» Vada un pubblico attestato di lode al rev. sac. La Corte, decurione dei Cooperatori, cui si deve tanta divozione per la Madonna di D. Bosco in Cammarata, e la solenne commemorazione del 24 di ogni mese nella Chiesa di S. Domenica. »
(Continua).
Dagli Annali dei Santuario
1902. - Con rescritto 29 luglio, il Santo Padre Leone XIII concedeva a tutti gli ascritti all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice - se dimoranti nei luoghi dove non esiste chiesa salesiana o dell'associazione - l'indulto di lucrare colla visita della rispettiva chiesa parrocchiale (e a quelli che dimorano in comunità colla visita della propria cappella privata) quelle particolari indulgenze per l'acquisto delle quali è prescritta la visita di alcuna chiesa salesiana o dell'associazione.
Pel 24 corrente.
Oltre le private intenzioni dei nostri benefattori, nelle sacre funzioni che si celebreranno nel Santuario il 24 corr., avremo anche quest'intenzione generale che raccomandiamo a tutti i lettori
Che Maria SS. Ausiliatrice tenga lontano ogni pericolo corporale e spirituale dalla gioventù, educata nei collegi cattolici, durante il periodo delle vacanze l
Viva l'Aiuto dei Cristiani!
Sì, viva in eterno la Madonna di D. Bosco che in una dolorosa sircostanza mi si è mostrata veramente Madre !
Attendevo un giorno a tagliare i gelsi quando avendo fallito il colpo, il falcetto invece di troncare il ramo, colpì il mio povero ginocchio. Il ferro era penetrato nelle carni ed aveva toccato l'osso; sicchè per estrarlo, ognuno può immaginare quali spasimi dovetti sostenere! Passarono alcuni mesi di dolori inauditi ed essendo tutti gli sforzi dell'arte riusciti inutili, mi vidi costretto di recarmi a Torino. E dopo una visita accurata all'ospedale San Giovanni, mi si disse che era indispensabile, e colla massima sollecitudine, l'amputazione della gamba ! Chi può ideare lo stato mio alla dolorosa prospettiva: o una morte certa, o una vita infelice più triste forse della stessa morte!
Mi rivolsi di cuore a Maria Ausiliatrice, mi feci condurre al suo Santuario, e, o bontà della Vergine Santa i non avevo ancora terminata la mia preghiera e la promessa d'un'offerta con la pubblicazione della grazia nel Bollettino Salesiano, che già mi sentivo sollevato.
Pieno di fiducia nella potenza di Maria presi la via del mio paese, invece di quella dell'ospedale. Il viaggio fu buono ; ma quale non fu la mia gioia e lo stupore di tutta la famiglia, quando, arrivato a casa e sfasciata la gamba, ogni male era sparito, non rimanendo che una piccola cicatrice quasi a testificare la grazia segnalata?
Grazie infinite, o Vergine Benedetta; la mia gratitudine per tanto favore sarà eterna. Caramagna (Piemonte), 31 maggio 19o6.
BONo DOMENICO.
Savona. - Domenica, 3 giugno scorso, una schiera di qualche centinaio di fanciulli dell' Oratorio Festivo di Savona, fatta la Santa Comunione nella parrocchia di S. Gaetano in San Pier d'Arena e invocato il patrocinio di Maria Ausiliatrice pel buon esito della passeggiata, si metteva in cammino alla volta di Genova per visitare la città.
Strada facendo, un grazioso fanciullo di circa dieci anni, per nome Sguerzo Vittorio, abbandonando d'un tratto la sua squadra, volle attraversare la via, e non s'avvide che dietro lui giungeva rapidissimo un carrozzone del tramvai elettrico. Il fanciullo fu sbattuto al suolo e la vettura lo coprì intieramente, non lasciandogli scoperto che il capo.
Fu un urlo di spavento negli astanti. Il frenatore aveva bene stretto subito i freni, ma non aveva fatto a tempo. La gente piangeva, gridava atterrita ; i più coraggiosi accorsero, altri distoglieva lo sguardo per non vedere lo scempio di quelle tenere carni. Si credeva di trovare il povero Sguerzo sfracellato, fatto a pezzi.
Si fece retrocedere la vettura cautamente e il bimbo saltò su da sè, lesto come uno scoiattolo e sorridente. Non s'era fatto nulla, proprio nulla, neppure sgualcito gli abiti.
Il fanciullo recava al collo la medaglia di Maria Ausiliatrice, e perchè a Maria fu raccomandata la gita, e anche perchè tutta la gente che aveva fatto capannello intorno al bimbo, compresi gli addetti al tramvai, replicavano E' un miracolo della Madonna! mando al Bollettino Salesiano la relazione del fatto, acciò sia registrato tra le grazie ottenute dalla nostra Celeste Madre.
I° luglio 19o6.
Sac. CARLO MARIA VIGLIETTI.
Fenegró (Como) - Paolina, l'unica mia bimba di quattro anni, fu colpita nello scorso aprile da gravi malattie, pleurite, polmonite e menengite che la ridussero ben presto agli estremi.
Da un consulto fatto, si constatò che vana sarebbe tornata ogni arte umana. Nel momento in cui maggiormente infieriva il male, mi rivolsi con viva fede a Colei che è l'Aiuto dei Cristiani. La pregai, La feci pregare, misi al collo della bimba la sua benedetta medaglia ed oh ! prodigio! ... subito scorsi un po' di miglioramento. La febbre improvvisamente scomparve e con essa il pericolo della disgrazia imminente. Ora la bambina è in piena convalescenza. Grazie, o Maria.
13 giugno 19o6.
BESANA EMILIA.
Cagliari - Ho intrapreso gli studi da sacerdote in tali condizioni che la speranza di riuscire poteva parere un sogno, promettendo alla Vergine Ausiliatrice di far pubblica la grazia se fossi riuscito. Oggi sono stato ordinato sacerdote, e riconoscente adempio la promessa, pregando la Vergine Santa di continuarmi la sua protezione.
9 giugno 19o6.
Sac. IGNAZIO MATTA.
Spezia - Assistendo la mia mamma gravemente inferma di polmonite e mal di cuore, leggevo nel Bollettino di aprile u. s. la relazione di una grazia in identico caso ottenuta per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice.
Feci come in quella relazione è detto ; e prima della fine della novena, il male, gravissimo per sè e per l'età dell'inferma che ha 79 anni, principiò a diminuire e poi cessò affatto.
Con l'animo pieno di gratitudine verso Maria SS. Ausiliatrice adempio la promessa di far dire la messa di ringraziamento, e di pubblicare sul Bollettino la notizia della grazia.
21 maggio 19o6.
VINCENZO VIANELLI.
Da un paese lombardo - Colpito alcuni anni or sono da grave malattia fisica e da più gravi angustie morali con pericolo di perdere la mente e l'anima, furono pregati tanto per me il Sacro Cuore, di Gesù e la gran Vergine Ausiliatrice...
Se non ho ancora ottenuto la guarigione corporale, mi vennero però concesse grandi grazie spirituali ben più preziose. Di esse nella cara festa di Maria SS. Ausiliatrice rendo pubblici ringraziamenti sul Bollettino, e invio la mia offerta chiedendo alla celeste Madre, a cui mi riconsacro totalmente, la rassegnazione, la perseveranza e una buona morte.
24 maggio 19o6.
N. N.
Todi (Umbria) - La vedevamo soffrire, soffrire lentamente ; ripetute volte le domandavamo se ombra di miglioramento fosse sopraggiunto, ma invano. Ci rivolgemmo al valente dottore curante ed avemmo una risposta piena di dubbi, d'incertezza, di spavento. Col cuore in lacrime invocammo l'aiuto della Madonna e piene di fede, d'amore, di speranza innalzammo calde preghiere alla potente Ausiliatrice.
La Vergine ascoltò gli ardenti voti delle figliuole che la invocarono e dopo tre novene di comunioni fummo felicemente esaudite. Sentite e vive grazie a Maria SS. Ausiliatrice.
7 giugno 19o6.
Le Alunne dell'Istituto Provvidenza.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti
A) - Acqui: Rosina Acquina, 25-id.: Vasina Rosa - Agliano d'Asti: Filippa Luigia - Id.: Giuseppa Baravalle- Id.: Filippa Assunta - Arluno: Colombo Luigi 20 - Alba: Bergni Marietta: Aosta: Martinetti Teopista - Artena: D. Angelo Caimi e Mariano La Bella riconoscentissimi - Avigliana: Giraudi Teresa 2.
B) - Bagnolo Mella: E. Fasani - Belluno: Luigia Sterpone - Bientrate: Ghigo Anna - Binasco: Paolassa vedova Soldato 5 - Boca (Novara): Farinoli Maria 2 - Bondo Petello (Albino): Luigia Gelmi 2- Bor ghetto di Borbera: Emilia Galanti 2Borgo S. Bernardo (Carmagnola): Gandiglio Margherita - Borgo di Nus (Aosta): V. P. - Bosconero: Pistonatto Domenica - Boves (Cuneo) Martini Giusta - Busca: Ghio Lucia 5 - Busto Garofalo: Stera Gina 10 - Bra : N. A. - Bregnizzo (Austria): Maestri D. Eligio 5,50 - Brescia: Gerevini Francesca, 5 - Bricco Scavia (Cisterna d'Asti): Povero Lucia, 5 e catenella d'oro - Bricherasio: Gerleri Caterina nata Merlo - Brusasco: Bonansea Angela.
C) - Caerano di S. Marco: D. E. 2 - Cagliari: Boy Antonio 5 - Calosso d'Asti: Netro Barbero Clementina - Caltanisetta: Francesco Vendemmia - Gabella Ligure: D. Guidobano, 10 - Caluso: Giovanni Battista Giuliano 2 - Cannobio (Lago Maggiore): Canonico Cesare Bagnati 10 - Caprile: Forno Cristina 3 - Caramagna: Coniugi Perlo - Caranovo: Simonetta Marietta 15 - Caria: Pugliese D. Francesco 5 - Carignano: R. A. 5 - Casorate Sempione: Galli Giuseppina 15 - Carmagnola: Stella Lucia - Casabianca: Diano Anna - Casalgrosso: Ceresio Teresa - Cascina de' Rossi: Morano Maria 2 - Castagnito d'Alba: Cassinelli Teresa 7-id.: Nasquetto Emilia - Castellamonte Canavese : G. G. - Ciconio (Torino) : Ponzetti Angela 6 - Cilavegna: Fiocchi Elisabetta - Cisterna: Pacco Enrico - Como: Ch. Nomini Attilio 2 - id.: Gario Camilla 2 - Camprovasco (Canton Ticino): Toschini Maria 5 - Cordenons (Udine): Pasqualini Teresa e Fantin Teresa i S - Cornogiovine (S. Stefano al Corno): Torrani Erminia i - Cravanzana (Cuneo) : Scavino Erminia - Cremona: Maglia Ernesta 5 - Cuneo: Famiglia Malcotti.
D) - Diano d'Alba (Cuneo): Lacchio Clotilde; Bergini Margherita ; Stresia Fortunata ; Sinistrero Maria ; Arione Carolina ; Sinistrero Catterina ; - Dogliani (Cuneo): Viotti Anna 3 - Entraque: Rinaldi Adriana - id.: Ghigo Anna.
F) - Faenza: Ghezzo Anna e Clementina io - id.: B. D. 2 - Fontanella: Girardi Margherita 5 - Ferrere d'Asti: Monticone Anna - Frassineto Po: Bobba Marina.
G) - Gavirate: Tamborini Giuseppina r - Genova: Valentino 2 - id.: Rosa Scotto per la guarigione del babbo - id.: L. B. S. - id.: Teresa Razzi C. 2, 50 - Giaveno: Volta Carlo 20 - Gordola (Svizzera): Marci Martina 10 -Goricizza e Pozzo (Udine): Pellizzoni Anna 5 - Grancona di Vicenza: Costantina Leonardi- Grava (Alessandria): Arzani Vincenzina 2.
I)-Inzago: Ghezzi Clementina 5-Ivrea: Bronzino Patrizio.
L) - La Morra d'Alba : Servetti Margherita ; Viberti Maria e figlia Teresina ; Viberti Ludovica di Domenico - Legnano: N. N. 5 - Leontina (Canton Ticino): Ved. Teresa Gianetta - Livigno: Silvestri Domenica 20 - Lodi: Mazzagalli Francesco 2 - Loiano: Pagani D. Augusto 5.
M) - Macao (Cina): D. Luigi Versiglia - Madonna di Tirano: P. S. 5 - Mala: Fancon Pietro 15 - Muretto d'Asti: Compia Francesco - Meda: Antonio Lanzani 2 - Melazzo: Tarditi Antonia - Mestre (Venezia): Faustina Fapanni Ponci 5 - Mercurasco: Omarini Catterina 1 - Messina: M. D. L.- Mergoscia (Canton Ticino): Ghisla Maria - Milano: Jardini Corinna 5 - id.: L. Casanova - Id.: D. Luigi Porta per la sig.a Basezzi Giuditta, 30- Mirabello Mon f.: Ricaldone Fedele 3 -Molina di Ledro: Angelina Bitteleri-Molo Borbera: Ceretti Luigi - Mombarcaro: Famiglia Rossi - Moncrivello: La Direttrice dell'Istituto S. Rosa per la guarigione di un bimbo, 2 a nome dei genitori del graziato- Mondovì-Breo: Sorelle Tomatis - Mondovì-Carassone: Suor Giuseppina Revelli, Domenicana - Mondonio: Cerutti Carlo.
N):-- Napoli (Pigna al Vomero): Michelina Castaldi a nome di Maria Tafuri - Narzole: Marengo Sebastiano 5 - Naters: D. Giuseppe Oddone, Salesiano - New-York: Antonia Perniciaro in Ferrara - id.: Angiolina Aimone Prina, 20 - Nibbiola (Novara): Birola Luigia io - Nicosia: Alfonsina Cuva, insegnante e direttrice dell'Orfanotrofio - Nizza Monferrato: Giuseppina Vigna - Noto: Milardi Vincenzina 10 - Nus: L. A. M. 5.
O) - Oleggio: Branzini Tommaso 10 - Orbassano: Giai Minetti Filippo - Orsara Bormida:, Votero Paola - id.: Carlini Clementina 12 - id.: Pranzeto Catterina 5 - Ottobiano (Pavia) : Milesi Giuseppina 6.
P) - Pagliano (Perugia): D. A. 2 - Palermo: Matilde Giachery 5 - Pavia: D. A. Anzini 3, a nome di una pia signora - Pavone Canavese: Q. M. - id.: Pecchio Catterina. - Pergola (Pesaro): Jacarella Giudista 2 - Peveragno: B. C. 2. - Piasco: Fam. Barale a nome di un cooperatore di Rossana 3 Piazza Armerina (Caltanisetta): Can. Prestifilippo Francesco 5 - Pietra Ligure: Sac. Negro Giacomo 3 - Pinerolo: Aimar Rosa - id.: O. A. 40 - id.: Minchianti Margherita 8-Ponte di Legno (Brescia) Signorini D. Giov. Battista, 2,50 - Potenza: Carolina Magni 5 - Povigliano (Verona): N. N. 6 - Pralormo: Ferrero Secondo - Presezzo (Bergamo): Lucia Vaisecchi 5
R) - Roma: Bonaffini Liborio 2 - id.: Albina Luciano 20 - Romano Canavese: Panetto Vigna Teresa, a mezzo Giov. Bertone, 5 - id.: Vaio Maria - Roseto di Cherasco: Lamberti Maddalena -Rosellant (America del Sud): Boaro Maria d'Albiano 5 Ruino: Gasio Ester Pometo 5 - Rossigliano: M.: Sarzano Maria 3 - id.: Una povera madre di famiglia - id.: Rossi Marietta 2 e Rossi Maria 2.
S) - Schiavan: B. Stefani 5 - Saluggia: Lino Momo - Sampeyre: Girordo Chiaffredo 7 - Samassa: Caboni Anna 3 - Sannazzaro dei Burgondi: Fornasetsi Beatrice 5 - S. Ambrogio di Torino: Croce Camilla - S. Antonino di Susa: Giovale Merlo Giovanni 2 - S. Benedetto Belbo: Pesce Francesca - S. Cipriano (Genova): Semino Giovanni 5 - id.: Grasso Gaetana 5 - S. Germano Vercellese: Maddalena Torazzo 3 - id.: Paggi Antonia 5 - S. Giorgio Richenvelda: Pasquini Fortunato 2 - S. Marzano Oliveto : Sac. Alfredo Zerbino io- S. Pietro di Legnago: Maria BragantiniS Stefano Roero: Sibona Anna - Santa Massenga (Tirolo): Maria Poli Conti 5 - Santa Vittoria d'Alba: Bongiovanni Ascheri Serafino 5 - Saronno (Lombardia) : Coniugi Tanzi 15 - Savigliano Santi Lucia 5 - Savona: Mondino Ferdinando - stazzano:: Sac. Pietro Grosci 2 - id.: eh. Pietro AZongiardini 2-Sommacampagna (Verona): Flores Rocco 1,25 - Stellanello: Stalla Tommasina 7
T) - Tirano: Gisella Meneghini 2 - Torba: T. M. 5 - Torino: Novelli Luigi o, 5o - id.: Cordero Delfina 2 - id.: G. F. 5 - id.: Russo Alessandro - - id : Staumia Lucia Ferri 5 - id.: Bistolfi Filomena - id.: Troncati Rosa - id.: Balbo Giuseppina - id.: N. N. 2 - id. Maria Pia De Michelis 5 - id,: Missore Maria 5 - id. T. G. D. F. - id.: Gai Savino - id.: Peretto Alemanni Caterina - id. Morando Luigia - id.: Leone Maria - id.: Tommasi Carolina - id.: Linella Carolina - id.: Luigi Pellisson - id. N. L. - id.: Emmanueli Bernardino - id. C. Garbarino per essere stato libero due volte dal terremoto - id.: Ghirardi Laura - id.: Prevignano Vittoria, i,5o-id.: Ravetti Pietro - id.: Praglia Cristoforo - id.: Famiglia Garino - - id.: Vercelli Delfino - id.: Giannini Albertina - id.: un sacerdote per segnalatissima grazia - Tortona: Cantù Maria 5 - Trento -Prato di S. Lorenzo. Angelica Rigotti per segnalatissima grazia - id.: Prof. E. B. 5 - Trinità: Damilano Catterina 3 - Trino (Novara): N. N. o,5o -id.: G. S. e R. G. 5 - Trissino (Vicenza): Lazzari Anna 5 - Triona (Catania): Monastra Crocifissa i ; Monastra Margherita o,50 ; Castiglione Marianna, 0,50; Marino Silvestra 0,30 ; Schifani Grazia o.50 ; Levatrice Giuseppina o,6o ; Plumari Angela 0,40; Conticello Grazia o.5o ; Poeta Rosina 5; Castiglione Michela 0,50.
V) - Val della Torre: Vallero Maddalena - Valgioie (Torino): Amprimo Paolo 5 - Varallo Sesia: Monzini Angiolina - Veneria Reale: Cumino Barbara - Vercelli: Barnabino Eusebio - id.: Ferraris Teresa 2 - Verolengo: Vaschetto Giuseppe e famiglia - Vicenza: Francescato Vittoria 5 - Villafranca (Verona): Righetti Rina 5 - Villa Reggio (Pavia): Albertini Adele 5- Vignole Borbera: Re Luigi e consorte Maddalena Zoo, riconoscentissimi - Villadossola (Novara): Maestra Maria Terrazzi 5 - Villanova Canavese: Luigia Bertolini 6 - Vinchio d'Asti : Laiolo Domenico - - id.: Giovane Pasqualina - Vinovo: Aliberti Anna - Vische Canavese: Baro Antonio.
X) - N. N. narra la guarigione di una sua parente - G. Francesca io per la guarigione della mamma - Suppo Eugenia - Sig. Barbieri Sebastiano - C. C. 4 - Chiesa Giuseppina - Ruzzi Angela 5 - Lanza Anna Maria 6 - Vallino Brigida 3 - Un ufficiale di cavalleria per una insigne grazia ricevuta -N. N. 5.
TORINO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi commissione in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 luglio al 10 agosto.
24 luglio - Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice - Indulgenza plenaria. Speciali pratiche di pietà alle 5.30, 7.30 e 19-30
3 agosto - Primo venerdì del mese ad onore del SS. Cuore di Gesù : Esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno (dalle ore 5,3o del mattino alle ore 8 di sera).
BORGO S. MARTINO - Il primo Congresso degli antichi allievi del Collegio S. Carlo richiamò il 31 maggio all'ombra del I° Collegio Salesiano oltre duecento antichi allievi e il pensiero di migliaia di altri, dolenti di non potervi intervenire.
La sera antecedente giunse da Torino il sig. Don Rua, accompagnato dal rev.mo D. Giuseppe Bertello e da altri antichi Superiori del Collegio. Da Frascati era pur giunto l'ultimo direttore, il prof. D. Giuseppe Isnardi. Il sig. D. Rua venne ricevuto alla stazione dai superiori, dagli alunni e dalle autorità del paese, e salutato da un convittore a nome dei compagni e da un bel numero di ex-allievi. Il viale della stazione, il Collegio ed il paese, gaiamente imbandierati, avevano un aspetto festante. Nell'interno dell'Istituto, tra una gloria di colori e di verde, spiccavano bellissime epigrafi d'occasione.
Al mattino il rev.mo D. Rua, che fu il primo direttore del Collegio S. Carlo, celebrò la Messa della Comunità. Verso le 9 giungeva da Casale, accompagnato da Mons. Vicario Generale Can. L. Calcagno, antico alunno del Collegio, e dal Canonico Riva, S. E. Rev.ma Mons. Gavotti, Vescovo diocesano, accolto dal suono della banda e dagli applausi dei presenti. Alle 10, con assistenza di Mons. Vescovo, vi fu Messa solenne, cantata dal prof. D. Bertello, già direttore del Collegio per 13 anni. Si eseguì una Messa di Piel (S. Cecilia) con mirabile interpretazione. Infra missam lo stesso D. Rua parlò di Maria Ausiliatrice, della sua potenza e misericordia, e del bisogno che abbiamo di invocarla.
Sul mezzodì giunsero ancora da Alessandria molti ex allievi ed il Provveditore degli studi Dott. Vigoni, salutati dalla banda di Ticineto e dalle fanfare del Collegio e dell'oratorio, e dai convittori che sfilarono in bell'ordine sotto la guida del loro professore di ginnastica.
Verso il tocco nel vasto refettorio addobbato con gusto e magnificenza, ebbe luogo il pranzo sociale di circa 250 coperti, animato dalla più schietta letizia. Oltre Mons. Vescovo, D. Rua, e i personaggi ricordati notavansi tra i commensali il R.° Ispettore Cav. Solito de Solis, le Autorità di Borgo, il prof. Rho, ecc. Ma il momento in cui l'entusiasmo toccò il colmo fu al dopo pranzo, quando e superiori e alunni si susseguirono in una palestra oratoria veramente ammirabile. Applauditissimo e commovente sino alle lagrime, il dott. D. Bertello manifestò con concettose e splendide parole tutta la sua bell'anima di salesiano e di educatore, a lui facendo eco altri superiori del Collegio. Moltissimi gli antichi alunni che pure parlarono fra gli scroscianti applausi dei covenuti. Anche i bravi convittori eseguirono varie cantate di bellissimo effetto e declamarono componimenti d'occasione.
L'attuale direttore D. Rinaldi comunicò le numerosissime adesioni ricevute e vari telegrammi, primo tra i quali questo del S. Padre
« Santo Padre augurando che primo congresso « antichi allievi codesto Collegio valga a cementare vincoli cristiana amicizia e ad infondere nuova lena per osservanza precetti religiosi appresi dai figli di D. Bosco imparte di cuor& speciale benedizione a quanti interverranno domani fraterna riunione. - « Card. MERRY DEL VAL ».
Fra riverenti applausi vennero pure approvati due telegrammi, inviati l'uno al Papa in ringraziamento, e l'altro al Re in atto di riverente omaggio.
Da ultimo si alzò a parlare D. Rua che disse di far suoi tutti gli auguri ed evviva formati. Ricordò altri salesiani benemeriti del Collegio come Mons. Lasagna, ed invitò i presenti a due appuntamenti: a celebrare nel 1913 il 50.° anniversario della fondazione del Collegio e poi... a trovarsi tutti in Paradiso, come augurava tante volte D. Bosco.
Chiuse la fraterna adunanza Mons. Vescovo, il quale, benché non antico allievo, si dichiarava antico ammiratore delle opere di D. Bosco. Si disse contento di trovarsi Vescovo di una Diocesi che tanto deve ai salesiani e tanto attende dalla loro opera, e lieto di essere intervenuto ad una festa sì bella in mezzo a molti suoi sacerdoti, ex allievi del Collegio, ben di cuore impartiva l'implorata benedizione.
La data del 31 maggio 1906 resterà davvero memoranda negli annali del Collegio e nel cuore di tutti gli antichi allievi di Borgo S. Martino.
CATANIA - L'Oratorio Salesiano ebbe un nuovo attestato di somma benevolenza dal S. Padre.
Per mezzo di Mons. Bressan, il Sommo Pontefice inviò al direttore sei splendidi volumi di opere apologetiche e letterarie, finamente legati in raso bianco con fregi ed impressioni in oro; più due volumi in brochure sulla Storia Medica di Lourdes del Dott. Boissarie e sei medaglie (tre in oro e tre in argento) portanti la Sue Auguste Sembianze.
Sappiamo che questi premii serviranno per una feconda ed interessante gara fra i giovani studenti della Scuola Superiore di Religione dell'Oratorio S. Filippo Neri.
Partecipando anche noi alla gioia dei fortunati alunni, che per la seconda volta ricevono tanto onore dal Papa, vogliamo rilevare come il Sommo Pontefice prediliga le scuole di religione e gli Oratori Festivi. Sua Santità non si contenta di raccomandare, ma colla sua munificenza cerca di suscitare nei giovani l'amore allo studio della Religione. Serva l'augusto esempio di sprone efficace per tutti.
PARMA -- Premiazione agli alunni della Scuola di Religione. - Il 21 maggio nel teatrino del Collegio S. Benedetto, gremito d'invitati, ebbe luogo la solenne distribuzione dei premi alla scuola vescovile di religione. Aprì l'accademia musico-letteraria il direttore della scuola D. Ottonello, dando relazione dei lavori presentati pel concorso al premio ed esponendo un interessante programma da svolgersi nel venturo anno scolastico.
Lesse quindi un telegramma del Santo Padre nei quale S. S. attestava la sua più alta soddisfazione per i frutti recati dalla scuola medesima e benediceva professori, alunni ed intervenuti.
Dopo di lui prese la parola il rev.mo prof. Don G. Ghiot di Verona, che tratteggiò con mirabile armonia e con frase smagliante lo studio della religione di fronte all'odierno movimento scientifico. L'oratore fu salutato da lunghi incessanti applausi.
La distribuzione dei premi in denari, libri e medaglie d'argento si svolse al suono della banda dell'oratorio festivo.
Il 1.° premio di L. 75 fu conseguito a pari merito dai signori Arturo Lelli e L. Tonelli. - Il 2.° premio di L. 5o dal sig. I. Corini. - Il 3.° di L. 25 a merito pari dei sigg. A. Ferrarti e A. Pescatori.
Chiuse la simpatica festa Mons. Vicario Generale, congratulandosi a nome anche di Mons. Vescovo coi bravi giovani, ed esortandoli ad essere sempre fedeli a questa Scuola, che è vanto e gloria di Parma.
PISA - Solennissimi festeggiamenti all'Oratorio Salesiano. - La domenica 20 maggio, oltre quaranta giovanetti dell'Oratorio raccolti nell'aula del Teatrino ornata a festa, bellamente disposti nel palco, gareggiarono per circa due ore nel rispondere ad ogni domanda dell'intero Catechismo diocesano, che veniva estratta a sorte.
Riuscirono vincitori i giovani Macchi R. e Della Croce Giuseppe, il quale ultimo fu dichiarato Principe della Gara. Un bravo di cuore perché i due vincitori sono operai e il tempo per lo studio l'hanno tolto al riposo.
La premiazione venne rinviata, insieme con quella di tutti i giovanetti dell'Oratorio, alla seguente domenica. Fin dalla vigilia il cortile e l'atrio dell'Oratorio erano ornati con festoni e numerose bandiere. Dovevasi eziandio inaugurare il vessillo del Circolo D. Bosco. Infatti,, di buon mattino, i bravi soci del medesimo in composto drappello si recavano all'Arcivescovado, dove S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo solennemente benedisse il nuovo vessillo. Ritornavano poco dopo a bandiera spiegata, ed entrati per la porta maggiore della chiesa di S. Eufrasia si disponevano in bell'ordine nel presbiterio ove con edificante contegno, con al petto ciascuno il suo distintivo, assistettero al S. Sacrificio celebrato dal sig. D. Calandra, segretario di S. E. che commosso al vederli cosi numerosi accostarsi alla S. Mensa rivolse loro affettuosissime parole, rievocando i bei giorni di sua gioventù passati nelle case di D. Bosco.
Alla sera, con intervento dell'Arcivescovo S. E. Rev.ma Mons. Pietro Maffi, e di un'eletta schiera di sacerdoti, signori e signore, ebbe luogo la premiazione. Si aperse l'accademiola colla lettura del seguente telegramma pontificio ai giovani del circolo: - « Consapevole della prossima inaugurazione del vessillo di codesto Oratorio Salesiano, Santo Padre esorta i giovani del Circolo D. Bosco a prendere a norma di loro vita il motto Lavoro e Preghiera che leggono nel vessillo, e di cuore benedice quanti interverranno alla detta inaugurazione.
- Card. MERRY DEL VAL ».
Si lesse pure una lettera del sig. D. Rua il quale si doleva di non poter intervenire alla festa, ed unito in ispirito alla medesima, applaudiva e benediceva ai vincitori della gara. Assai applauditi parlarono il sig. Avv. Martino Pozzolini su I giovani e la vita; e il ch. Prof. Braccini sulla necessità d'un pronto ritorno allo studio della Religione. Lasciò molto buona impressione il resoconto della Gara e la proclamazione e l'incoronazione del principe Giuseppe Della Croce, per le mani di Sua Eccellenza. Parteciparono alla gara 42 giovani e ne furono premiati 34. I giovani dell'Oratorio inscritti quest'anno sono 297: alla Scuola di Religione 76 e premiati 27. I premi consistettero specialmente in pezze di stoffa, libri di sana lettura, libretti di credito alla cassa di risparmio ed orologi. Il trattenimento fu chiuso col bozzetto : Fiori avvelenati, brevi scene piene di educativi ammaestramenti.
Coronò ogni cosa il discorso di Mons. Arcivescovo, sempre felice, anche nell'improvvisare. S. E. da quanto fu svolto nel programma seppe trarre utili ammaestramenti, ed augurandosi di trovarsi ad altra festa di simil genere nel prossimo anno esortò i presenti, specialmente i giovani, a star lungi dai fiori avvelenati della colpa, a tesoreggiare e deporre sempre nuovi risparmi sulle cartelle di credito ricevute in premio, ma specialmente a deporre sulla banca del Signore tesori di buone opere e di virtù, perchè il Banchiere celeste dà maggiori interessi che non i terreni ; e a servirsi degli orologi nel misurare il tempo tanto prezioso perché serve a guadagnarsi l'eternità. Terminò impartendo a tutti la sua benedizione.
ROMA - Ai piedi del S. Padre. - La domenica, 3 giugno, un centinaio di signorine maestre, studenti al R. Magistero e professoresse, accompagnate dalle Figlie di Maria Ausiliatrice di via Marghera ebbero la fortuna di essere ammesse alla presenza del Santo Padre, nella sala del Concistoro.
Sua Santità entrò nella sala verso il mezzogiorno e subito ne fe' il giro per dar agio alle presenti, disposte in semicerchio, di baciargli la mano.
Intanto suonava mezzogiorno: e il Santo Padre arrestandosi, intonò ad alta voce l'antifona Regina Coeli, cui tutte risposero con grande raccoglimento e divozione.
Quindi S. Santità si assise e paternamente disse alle astanti:
« Vi ringrazio, prima di tutto, della visita che mi avete fatto. Vi benedico molto volentieri perché il Signore vi conservi buone ed esaudisca tutti i vostri desiderii.
» Benedico i vostri genitori e le vostre famiglie tutte, perchè abbiano sempre a trovare in voi il loro conforto, e il modello di quelle virtù che le vostre buone Suore cercano di istillarvi.
» E devo anche dirvelo? Benedico in modo speciale i vostri esami. Che tutte, senza distinzione, possiate superarli bene e riportare buoni voti i quali sieno ricompensa e corona alle vostre fatiche, e consolazione delle vostre Suore e dei vostri genitori.
» Ma in modo speciale benedico quelle fra voi che termineranno il loro corso di studi; perchè esse, nel posto che otterranno. abbiano ad essere veri apostoli di religione e di bene. E ciò non solo nelle lezioni di lingua e di storia che darete, o nell'insegnamento in generale, ma più che tutto con l'esempio, con la santità della vita e dei costumi.
» Non vi nascondo che pericoli di ogni genere vi circondano e tenteranno di farvi cadere. Ma voi siate forti, pie, religiose e il Signore non mancherà di benedirvi. Allora le creature, le bambine e i bambini che dovrete istruire vi vorranno bene, vi serberanno riconoscenza, e voi potrete veramente esercitare una missione sulla terra, guidando a Dio delle anime.
» E sopratutto vi raccomando la preghiera, la frequenza dei SS. Sacramenti e il buon esempio. Se farete così, avrete la protezione del vostro buon Angelo Custode, la benedizione e l'aiuto di nostro Signore.
» Sia lodato Gesù Cristo ! »
Le fortunate, che udirono dal labbro stesso del Vicario di N. S. Gesù Cristo così preziosi conforti e consigli, non li dimenticheranno davvero per tutta la vita !