BS 1900s|1906|Bollettino Salesiano Giugno 1906

ANNO XXX. N. 6.   GIUGNO 1906.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Il V Congresso dei Cooperatori Salesiani    Pag. 161 Gl'insegnamenti del S. Cuore di Gesù nel bicentenario della liberazione di Torino    » 163

Il Congresso Salesiano di Lima    » 166 Il Successore di D. Bosco in Sicilia, a Malta e nel Napoletano    » 169 La catastrofe di S. Francisco di California . . » 172

Tesoro spirituale    » 174

DALLE MISSIONI - Bolivia: Un'escursione al Territorio delle Colonie   . . .   . flag. 175

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Le feste solenni del Santuario di Valdocco - Un nuovo favore ai Cooperatori Salesiani - Grazie e graziati - Orario   .   132 NOTIZIE VARIE : In Italia: Castellamare di Stabia; Potenza; Roma; Susa - Dall'America: Buenos Aires; Puntarenas; Troy; Viedma . . . » 189 Necrologia e Cooperatori defunti    » 190

Il V Congresso dei Cooperatori Salesiani.

A QUAL FINE - dirà taluno - questo succedersi di Congressi Salesiani? In men di due lustri Bologna, Buenos Aires e Torino non videro le stesse adunanze, non fecero gli stessi studî, non formolarono le stesse proposte? Solo di questi mesi un quarto Congresso si è- raccolto a Lima; a che dunque un quinto Congresso Salesiano ?

« Ho una lieta comunicazione da farvi, scriveva il sig. D. Rua ai sigg. Direttori e Condirettori diocesani. La seconda festa di Pentecoste, lunedì 4 giugno p. V. l'Eminentissimo sig. CARD. ANDREA CARLO FERRARI, Arcivescovo di Milano, appagherà uno dei voti più ardenti del mio cuore, procederà cioè alla solenne benedizione della nuova Chiesa.di S. Agostino, in gran parte innalzata e compiuta presso l'Istituto Salesiano di quella industre città.

« A celebrare degnamente quest'avvenimento che certo rimarrà scolpito a caratteri d'oro nella storia della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, il Comitato Salesiano Milanese, assecondando i voti di molte illustri persone ed incoraggiato paternamente da quell'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, mi fece la proposta di convocare a Milano il V° Congresso Internazionale dei Cooperatori, ed io ben volentieri ho annuito.

» Spero che dall'imminente Convegno sia per derivare alla nostra Pia Unione un indirizzo pratico per rendere sempre più efficaci le varie opere da noi iniziate, specialmente quelle dirette a favore della gioventù, secondo lo spirito di D. Bosco.»

Questo adunque è il fine del V° Congresso - nè solo del quinto ma di quanti altri saranno per seguirlo - cioe studiare le deliberazioni dei Congressi precedenti per renderle ognor conformi ai bisogni del tempo.

Nell'ampiezza della sua espanzione, l'Opera di D. Bosco tende per natura ad informarsi ai bisogni del tempo, e qualora uscisse di questa via, prima mancherebbe al suo carattere, secondariamente vedrebbe languire la sua attività e paralizzata la sua azione. Per questo essa deve continuamente tener fisso lo sguardo all'età che si svolge.

Ma come non basta aver studiato fino a ieri la continua fioritura di aspirazioni, di bisogni, d'idee, d'invenzioni e di scoperte che di giorno in giorno divien sempre più rigogliosa e molteplice, per chi vuol restare al corrente della coltura e dell'evoluzione del pensiero presente, così a noi non bastano l'esperienza e gli studi dei Congressi passati.

Nata pel popolo, se resterà ognor fedele al suo programma, l'Opera di D. Bosco può confidare di vivere vita vigorosa finché vi saranno al mondo delle schiere giovanili da preservare o da riabilitare, delle barbare tribù da convertire, dei fratelli emigrati da confortare ed assistere, delle opere di carità da compiere pietosamente. Ma perchè possa continuare quest'azione molteplice e continuarla efficacemente, è di assoluta necessità che essa si perfezioni del continuo secondo le nuove forme che l'evoluzione dei tempi viene a rendere indispensabili. A tal fine è pur necessario che si adunino spesso i nostri Congressi, ove mercè l'affiatamento personale o scritto dei Cooperatori di molte provincie e nazioni si accumulano tesori di esperienza, che un'unica aspirazione compendia e concreta in un unico indirizzo che bisogna seguire, e che non potrebbe essere più pratico od efficace, coane quello che meglio d'ogni altro risponde ai bisogni del tempo.

Non lamentiamoci dell'età, non esageriamo i mali della società presente, non sentenziamo con dolorosa indifferenza che si va alla rovina. L'età nostra ha delle risorse che non ebbero le età precedenti ed anche delle nobili aspirazioni. Avviciniamola, studiamola, aiutiamola; diradiamo le sue tenebre, curiamo le sue piaghe versandovi a piene mani il balsamo della carità, interessiamoci dei suoi interessi, amiamola cordialmente e potremo farle un gran bene.

Il compianto Card. Parocchi, Protettore dell'Opera nostra, cercando qual ne fosse la fisionomia ed il carattere

« Se ne ho ben compreso, diceva (Vedi. Boll. di giugno 1884), se ne ho ben afferrato il concetto, se non mi fa velo all'intelligenza, il suo scopo, il suo carattere speciale, la sua

fisionomia, la sua nota essenziale è la carità esercitata secondo le esigenze del secolo ! » E continuava: « Bisogna adattarsi al secolo.... »

Pertanto agli indefessi nostri Cooperatori ed agli altri egregi, che sotto la Presidenza dell'Eminentissimo Card. Andrea C. Ferrari e di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Pasquale Morganti si radunano a Congresso in Milano nei giorni 5 e 6 corrente per trovar nuovi mezzi di rendere l'azione salesiana sempre più rispondente ai bisogni dell'età, voli, col nostro plauso, il più riverente saluto. Figli di D. Bosco, « di quel grande in cui risplendeva il modello di ogni cri stiana virtù, principalmente della carità (1) » non possiamo non sentirci riconoscenti a quanti si studiano di appianarci la via ad un più largo e più sicuro esercizio di questa virtù, per cui applaudiamo fin d'ora con entusiasmo alle sapienti proposte dei nostri Congressisti Milanesi.

Ia SEZIONE. - Istruzione ed educazione della gioventù.

a) Educazione in genere (relatore Sac. Avv. GARELLI di Torino). Oratori e ricreatori festivi. - Scuole serali e festive. - Circoli educativi. - Circoli di sport, di musica, di drammatica.

b) Gioventù studiosa. Collegi, educandati, pensionati o case-famiglie. - Libri e periodici scolastici.

c) Gioventù operaia (relatore Sac. D. CARLO GRUGNI di Milano). Scuole ed istituti professionali. - Convitti per giovani operai e per giovani operaie. - Opere di preservazione pei giovani usciti da tali istituzioni.

d) Istruzione agraria (relatore Avv. ANGELO MAURI di Torino). Scuole e colonie agricole. - Pubblicazioni agrarie.

2a SEZIONE. - Missioni salesiane.

a) Opere di assistenza e di patronato per gli emigranti (relatore Mons. CARLO LocATELLI). b) Mezzi per sostenere le Missioni salesiane

c) La lingua patria tra gli emigrati (relato)-e Dott. GIUSEPPE GALLAVRESI di Milano).

3a SEZIONE. - Proposte varie.

a) Opera di S. Agostino per la gioventù. - Chiesa di S. Agostino in Milano (relatore Sac. D. LORENZO SALUZZO, salesiano).

b) Comitati femminili d'azione salesiana (relatrice nob. MADDALENA CRAVENNA BRIGOLA).

L'ufficio di presidenza è composto, oltre la Presidenza onoraria di Em.mi ed Ecc.mi Presuli, del Presidente effettivo rev.mo Sig. D. Michele Rua, Rettor Maggiore dei Salesiani e del Comitato esecutivo.

Lunedì 4 Giugno.

SECONDA FESTA DI PENTECOSTE.

Ore 16. - Benedizione della Chiesa di S. Agostino, compiuta da S. Em. Rev.ma il Cardinale Arcivescovo. - Solenne trasporto del SS. Sacramento dalla Cappella dell'Istituto alla nuova Chiesa. - Te Deum di ringraziamento e Benedizione col Santissimo.

Martedì e Mercoledì 5 e 6 Giugno.

Ore 7.   - Messa con Comunione Generale celebrata da un Eccellentissimo Vescovo.

Ore 9,30. - Messa celebrata dal Rev.mo Sig. D. Michele Rua al primo giorno e da un Eccellentissimo Vescovo al secondo per tutti i benefattori della Chiesa.

Ore 19.   - Discorso tenuto da un Eccellentissimo Vescovo e Benedizione col Santiss mo.

Giovedì 7 Giugno.

SOLENNITÀ DI MARIA SS. AUSILIATRICE e chiusura del S° Congresso Salesiano.

Ore 7.   - Messa con Comunione Generale celebrata da un Ecc.mo Prelato.

Ore 10.   - Messa solenne pontificale celebrata da S. Ecc. Rev.ma Mons. Pasquale Morganti,

Arcivescovo di Ravenna. - Panegirico di Maria SS. Ausiliatrice.

Ore 16.   - Solenne accademia ad onore di S. Agostino nel salone dell'Istituto ed artistica illuminazione.

(1) Lett. Si consentanea di Papa Pio X a D. Michele Rua, in data 17 agosto 1904.

Gl'insegnamenti del Cuor di Gesù nel bicentenario della liberazione di Torino

IL 12 maggio u. s., in quel giorno cioè in cui, 20o anni or sono, l' esercito francoispano dava principio alle sue operazioni militari per l'assedio di Torino, l'antica capitale del Piemonte iniziava i suoi festeggiamenti religiosi e civili per la commemorazione di quel glorioso bicentenario che tante memorie racchiude di fede e di amor patrio. La rievocazione che fece di que' giorni lontani quel dotto ed eloquente oratore che è Monsignor Condio, alla presenza delle più illustri Autorità ecclesiastiche, civili e militari, fu tutta un inno de' più soavi e de' più gloriosi.

Ma fra le grandi figure che illustrarono quell'epopea luminosa, accanto a' nomi del duca Vittorio Amedeo II e del principe Eugenio, di Pietro Micca e di Maria Bricca, risalta mirabilmente pur nella sua oscurità l'anima soavissima ed intrepida di un umile Filippino, del B. Sebastiano Valfrè. Non si saprebbe dire se in lui fosse maggiore lo spirito di fede e di pietà o l'ardore della carità e del sacrificio. Certo è però che l'opera sua salvatrice in quei difficili momenti è una nuova glorificazione dell'umiltà, di quell'umiltà che egli aveva così bene attinto al Cuore Sacratissimo di Gesù. L' umiltà del B. Sebastiano, umiltà avvalorata dall'eroismo della fede, avvivata dalla carità di Gesù Cristo, alimentata dalla più pura ed ardente carità, è quella che operò prodigi in quei giorni e concorse potentemente alla liberazione di Torino.

Gesù Cristo, predicava un giorno nella Metropolitana di Genova il principe de' conferenzieri sacri moderni, l'Alimonda, Gesù Cristo nel gran lavoro del Cristianesimo scolpì intera la propria fisionomia; ,questa è l'umiltà (1). Sublimi parole che rivelano di per se sole il carattere, come i doveri del vero divoto del Cuor di Gesù. Poichè questo carattere e questi doveri si riassumono e si compiono nella pratica soprattutto di quella fra le virtù del Divin Redentore, che egli amò come la cosa più cara, e l'ansò non solo con le parole inculcandola agli altri, ma l'amò con gli esempi e con le opere facendone la regola costante di tutta la sua vita e - ponendola a base, a fondamento della religione da lui predicata.

E la pratica dell'umiltà, o cari Cooperatori e benemerite Cooperatrici, pratica scaldata dalla fede e dall'amore all'Eucaristia, è appunto la base, su cui poggiò tutta l'opera sua di restaurazione individuale e sociale quell'ardente e illuminato promotore della divozione al S. Cuore di Gesù, che fu il nostro S. Francesco di Sales. E poichè di questa restaurazione debbono essere anzi tutto modello ed esemplari gli Ordini religiosi, egli volle che le Figlie della Visitazione da lui fondate, vivessero appunto dello spirito di abnegazione e di annichilimento di Gesù, il cui nascondimento non pur agli occhi, ma agl'intelletti stessi, durò ben 28 anni interrotto una volta sola da un lampo, quello cioè della sua conversazìone co' dottori del Tempio di Gerusalemme e della divina risposta alla Madre Maria. Voi siete morte, predicava con le parole e con gli scritti, ripetendo le parole di S. Paolo, il santo Vescovo di Ginevra alle Figlie della Visitazione, voi siete morte, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio (1). Vale a dire voi siete morte alle cose della terra, al mondo, agli affetti terreni, e la vita spirituale, soprannaturale di cui vivete nascoste in Dio con Gesù Cristo, che è principio e fonte di essa vita, non è intelligibile fuorchè alla fede ed all'amor di Dio, perchè appunto nella cognizione e nell'amor di Dio essa consiste. Ed affinchè queste parole col significato che contengono, rimanessero profondamente scolpite nella loro mente e nel loro cuore, volle che fossero ad esse pronunziate e come lasciate a perenne ricordo nel momento più solenne della vita religiosa, quello cioè della professione.

Nè si dica che queste parole e queste massime che S. Francesco indirizzava alle Figlie della Visitazione, valgono solo pe' religiosi e per le religiose. No mai; s. Paolo, da cui egli le trascrive, le rivolgeva indistintamente a tutti i cristiani di Colossi e per essi a tutti i cristiani del mondo che risorti con G. C. debbono spogliarsi dell'uomo vecchio e rivestirsi dell'uomo nuovo, creato da Dio nella giustizia e nella santità della verità.

No, non vi ha Cristianesimo senza umiltà, che è virtù anzi tutto interiore, nè può dirsi vero divoto del Cuor di Gesù chi non lavora efficacemente a formarsi a quello spirito di abnegazione, di nascondimento e come annientamento di se medesimo, che ne costituisce il carattere principale.

Vogliamo noi vincere quella lotta, quella guerra, che sentiamo quotidianamente in noi fra la ragione, illuminata dalla fede, che c'impone il bene, la virtù da operare , e la volontà, soverchiata dalla concupiscenza, che vi si ribella ; lotta e guerra che costano tanti dolori e tante angoscie ? Attacchiamoci all'umiltà, facciamo che essa animi e regoli tutte le nostre azioni ; umiltà vera, non di parole; umiltà generosa, non egoismo mascherato. E per riuscirvi modelliamoci sul Cuor di Gesù, sì, di Gesù, che non potendo, quanto alla divinità, stimarsi un nulla, perchè è ogni bene in se stesso e fonte di ogni bene per gli altri, pur riconobbe subito, appena fatto uomo, che egli era nulla, e tutto doveva al suo Eterno Padre (1). E non solo lo riconobbe in astratto, ma nella pratica, facendo della sua vita una catena non interrotta di atti di umiltà, e l'umiltà invitando, anzi comandando d'imparare da lui pel conseguimento di quella pace, che è il sospiro di tutti, l'ideale supremo dell'umanità, di quella pace promessa agli uomini di buona volontà, che s. Tommaso definì bellamente la tranquillità nell'ordine. L'umiltà fu nelle mani di Dio lo strumento dell'opera sovrannaturale della creazione e della redenzione; per l'umiltà fu Maria SS. corredentrice del genere umano; l'umiltà predilige particolarmente il Cuor di Gesù. Procuriamo adunque, o buoni Cooperatori e Cooperatrici, di mostrarci veri divoti del Divin Cuore col far sì che l'umiltà sia la regola costante così dei nostri pensieri, come delle nostre azioni.

(1) Il sovrannaturale nell'uomo, vol. I, conf. 12a.

(1) Mortui enim estis et vita vestra est abscondita cum Christo in Deo. Coloss. III, 3.

(1) Substantia mea tamquam nihilum ante te. Salmo xxxviii.

Il Congresso Salesiano di Lima

ANNO 1902 riunitosi a conferenza in Lima l'Episcopato Peruviano, collocavasi la prima pietra della splendida Chiesa che il Perù voleva consecrata alla memoria di San Toribio A. Mogrovejo, e determinavasi di celebrare solennemente il III Centenario della morte di questo Santo che scadeva il 23 marzo 19o6. Fu in quella medesima circostanza che anche i Salesiani del Perù, desiderosi d'assecondare le disposizioni di quei sacri pastori, pensarono di prender parte alle future feste grandiose, e stabilirono di allestire un' Esposizione professionale agricola regionale ed un Congresso di Cooperatori Salesiani.

Preparare un'esposizione decorosa di lavori eseguiti dagli alunni de' nostri collegi, benchè cosa ardita, era fattibile; ma allestire -,in Congresso Salesiano era certo cosa più difficile. La distanza dall'antico continente, il voler dare alle adunanze una forma nuova, onde non fossero semplicemente una copia dei Congressi precedenti e l'incessante lavoro che richiedevano, erano difficoltà serie e gravi, ma furono felicemente superate.

Sua Ecc. Rev.ma Mons. Emmanuele Tovar, Arcivescovo di Lima, non solamente ne approvò ed incoraggiò il disegno, ma se ne fece zelante sostenitore, benedicendolo ed accettandone la presidenza onoraria. Intanto fra i Cooperatori locali si formò un Comitato centrale incaricato di organizzare, preparare e stabilire i lavori, il quale, attese le simpatie di cui gode l'Opera Salesiana nel Perù, fu così composto

Presidente effettivo : - Sig. Carlo M. Elias, Ex-Presidente del Consiglio dei Ministri ed attuale Direttore della Beneficenza.

Vice-Presidenti : - Sig. Dr. Filippo Barreda Osma, Senatore; sig. Dr. Eulogio Romero, exministro.

Oratori : Sig. Pietro Beltràn, Presidente della Giunta dipartimentale; sig. Vittorio Gonzales Orbegoso ; sig. Dr. Alessandro Romana, ExPresidente del Consiglio dei Ministri.

Segretario Generale : - Sig. D. Vittorio Gonzales Olaechea, Relatore della Corte.

A segretario particolare venne eletto il sac. Isacco Sicher, salesiano.

Riunito in adunanza il I febbraio p. p. il Comitato Centrale stabilì di nominare la Presidenza onoraria, che venne formata dalle LL. EE. RR.me Mons. Alessandro Bavona, Delegato Apostolico, Mons. Emmanuele Tovar, Arcivescovo di Lima, Mons. Sebastiano Pifferi, Arcivescovo di Sucre, Mons. Emmanuele Ballón, Vescovo di Arequipa, Mons. Emmanuele Medina, Vescovo di Trufillo, Mons. Ismaele Puirredon, Vescovo di Puno, Mons. Antonio Falcòn, Vescovo del Cuzco, Mons. F. Nicola Armentia, Vescovo di La Paz, Mons. Fedele Olivas Escudero, Vescovo di Ayacucha, Mons. F. Mariano Holguin, Vescovo di Huaraz, Mons. Pietro Paolo Drino, Vescovo di Huànuco, Mons. Giuseppe Irala, Vescovo di Chachapoyas.

A Vice-Presidenti onorari furono eletti : - Mons. Luigi F. Polanco, Vicario Generale della Archidiocesi e Mons. Carlo Garcia Irigoyea, Segretario particolare di Mons. Arcivescovo di Lima; a Membri onorari - i Superiori degli Ordini e Comunità religiose e i Presidenti delle società cattoliche.

Intanto veniva inviata, per mezzo del signor D. Rua, una lettera al S. Padre domandando la Benedizione Apostolica; ed un'altra venne diretta allo stesso nostro Superiore per chiedergli un suo rappresentante nella persona del Rev.mo Mons. Giacomo Costamagna, Vescovo tit. di Colonia.

In un'altra adunanza preparatoria, si trattò della formazione del programma, il quale affinchè avesse qualcosa di speciale si volle diviso in 4 parti : delle quali, la prima ebbe luogo il 18 marzo coll'inaugurazione dell'Esposizione Didattico-Professionale-Agricola ; la seconda , coll'apertura del Congresso, il 25 dello stesso mese di marzo ; la terza venni: fissata pel 3 maggio, e l'ultima, quella di chiusura, venne fissata pel giorno 24 viaggio, coronata dalla collocazione della prima pietra della futura Chiesa che i Cooperatori Salesiani di Lima vogliono innalzare ad onore di Maria Ausiliatrice , per essere il 24 maggio anche il giorno anniversario del faustissimo arrivo di S. Toribio alla Città dei Re, e della proclamazione che egli fece di Maria SS.ma a Patrona dell'Archidiocesi, collocandone un veneratissimo simulacro nella Cattedrale.

18 Marzo.

Inaugurazione dell'Esposizione professionale.

Splendida risultò la cerimonia dell'inaugurazione dell'Esposizione Professionale-Agricola.

Poco prima delle tre pomeridiane prendevano posto nell'aula maggiore dell'Istituto il Presidente della Repubblica, Ecc.mo sig. Pardo, il suo decano colonnello Somocurcio, il Delegato Apostolico Mons. Bavona, il vescovo Salesiano Mons. Giacomo Costamagna, i membri del Comitato effettivo dell' Esposizione, signori Mariano Ignazio Prado y Ugarteche, Alfredo Benavidez ed Enrico Góngora ; il presidente e il segretario generale del IV Congresso dei Cooperatori Salesiani, sig. Carlo M. Elias e sig. Vittore Gonzalez Olaechea, ed altre illustri persone.

Gremivano l'aula anche moltissimi sacerdoti e le famiglie degli alunni dell'Istituto.

L'atto si iniziò col canto dell'inno nazionale eseguito dagli alunni con accompagnamento di banda.

Quindi il dott. Prado y Ugarteche, presidente del Comitato, declamò un concettoso discorso, rilevando l'utilità che deriva al paese dall'Opera di D. Bosco, il cui ideale è d'interessarsi dell'educazione della gioventù povera ed operaia, formandone uomini aventi una chiara coscienza (lei loro doveri morali e sociali, e cittadini di azione preparati alle lotte della vita.

Dopo un'altra cantata degli alunni, il nostro D. Marchand lesse un discorso sull'importanza dell'istruzione agricola e meteorologica , che il Bien Social di Lima nel numero del 21 marzo riportò integralmente nelle prime colonne.

Quindi la banda eseguì una sinfonia e poi l'antico alunno Giorgio Moreno y Mogrovejo lesse un discorso di affettuoso ringraziamento all'Opera Salesiana. « Che sarebbe stato di me e dei miei antichi compagni, egli disse, se non fossimo stati rifugiati sotto le ali benefiche della carità cristiana ? » E concludendo, rivolto all'Ecc.mo Presidente della Republica, soggiungeva : « Non posso terminare queste frasi scolorite, proprie di chi non ha fatti studi superiori nè ha potuto prepararsi convenientemente, senza esprimere la nostra esultanza a Sua Ecc. il Presidente della Repubblica per l'interesse e l'amore che dimostra per quest'Opera. Conosciamo, e ne abbiam oggi una prova, la simpatia che Egli ha per l'Opera Salesiana, che è lavoro di salvezza per la patria e per la società in generale ; ed attivo e intraprendente qual è , Egli senza dubbio tradurrà in azione la sua simpatia, accrescendo così la popolarità, l'amore e il rispetto che tutta la nazione gli professa. »

Un alunno offerse quindi al Presidente un magnifico quadro, contenente il ritratto di S. E. coli lo stemma nazionale e l'iscrizione : « I Salesiani a S. E. il Presidente della Repubblica - Lima 25 marzo - 24 maggio 19o6. »

Il Presidente inneggiò con calore all'Opera di D. Bosco cui promise tutto il suo appoggio, augurandosi di veder moltiplicate le fondazioni Salesiane a benefizio delle classi lavoratrici. Le sue parole furono accolte da fragorosi applausi, che si rinnovarono alla sua uscita dall'Istituto.

L'Esposizione riuscì decorosa. Vi presero parte le Case Salesiane di La Paz e Sucre in Bolivia, e quelle del Cuzco e di Arequipa, Callao e Lima.

Vennero esposti copiosissimi saggi delle scuole de' sarti, calzolai, tipografi, stampatori, fabbri, meccanici, scultori, ebanisti e pittori; nonchè studi, collezioni, prodotti e campionari delle scuole di agricoltura. Figuravano altresì vari testi scolastici preparati da quei nostri confratelli ed i programmi dettagliati dei vari Istituti.

25 Marzo.

Apertura del IV° Congresso Salesiano.

Nel pomeriggio del 25 marzo venne inaugurato nel palazzo dell'Esposizione il IV Congresso dei Cooperatori. Presiedevano le Loro Eccellenze Rev.me Mons. Bavona, Delegato Apostolico al Perù, Mons. Tovar arcivescovo di Lima, e Mons. Costamagna in qualità di rappresentante del sig. D. Rua. Numerosissimi i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, le rappresentanze di comunità religiose, e signori e signore della più alta aristocrazia.

L'adunanza si aperse col canto dell'inno salesiano; quindi Mons. Tovar diede lettura di una lettera indirizzatagli dal S. Padre a proposito del IV Congresso Salesiano, che a noi spiace di non potere ancor presentare ai nostri lettori. In seguito propose il seguente telegramma da inviarsi al S. Padre : « Il Congresso Salesiano, riunito oggi, saluta riverentemente Vostra Santità e chiede nuovamente la Benedizione Apostolica. - L'Arcivescovo. »

Il sig. Carlo M. Elias, presidente del Comitato organizzatore, pronunziò un discorso sopra l'influenza che è destinata a produrre l'Opera di D. Bosco : « Proteggere i Salesiani, egli disse, aiutarli nella grande impresa cui li guida Don Bosco, è un'opera di previsione, di vera convenienza sociale, di patriottismo ; e i Cooperatori Salesiani, col loro denaro, colla loro influenza e con tutta la loro buona volontà, devono contribuire al progresso di quest'Opera così eminentemente popolare e democratica. »

Il ch.mo dottor Rodrigo Herrera tenne un secondo discorso, che fu un inno alla cara memoria di D. Bosco ed all'Opera de suoi Cooperatori.

Quindi salì la tribuna il sig. Ismael Portal a dimostrare l'importanza dell'educazione cristiana. Dopo di avere svolto eloquentemente il suo assunto e salutato in D. Bosco uno degli uomini più benemeriti della cristiana educazione della gioventù : « Ah ! Signori, conchiuse, il fuoco si vince con l'acqua, le fiere s'incatenano o si addomesticano, le epidemie si combattono con la scienza e per le tempeste v'ha un riparo... ma un popolo senza fede e dato all'inerzia, un popolo che ignora di essere stato posto sulla terra perchè egli vi viva coi sudori della sua fronte, un tal popolo è uno strumento di esquilibrio che maneggiano a loro piacimento gli sciagurati che gavazzano nel pantano delle idee sovversive... Sì, o Signori, sento accendersi sotto i miei piedi un vulcano di anarchia, che se non si domina , se non si spegne con l'educazione cristiana, minaccia di distruggere la società civile e di seppellirci in un'eruzione d'infinite sciagure. »

Chiuse la serie dei discorsi il sig. Guglielmo Bosombrio, trattando dell'azione salesiana a benefizio della famiglia.

Quindi prese la parola Mons. Costamagna, per rallegrarsi con i Cooperatori Peruani della felice organizzazione del Congresso.

Mons. Delegato Apostolico aggiunse i più fervidi voti, perchè l'Opera di D. Bosco abbia anche nel Perù il maggiore sviluppo; e Mons. Arcivescovo di Lima, a nome del S. Padre, impartì ai presenti - circa un migliaio di persone - la Benedizione Apostolica.

La Schola Cantorum e la Banda musicale dell'Istituto intercalò l'adunanza con applauditissimi pezzi.

Diamo senz'altro i voti e le deliberazioni di questa prima sessione. Il rendiconto delle seconda e terza adunanza, fissate pei giorni 3 e 24 maggio, ai prossimi numeri.

Voti presentati di IV° Congresso.

I.

EDUCAZIONE.

Considerando che il principale studio o lavoro dell'apostolato di D. Bosco fu l'educazione cristiana della gioventù; che oggi sono cresciuti in sommo grado i Pericoli contro la fede e i buoni costumi;

che per l'istruzione e l'educazione morale è indispensabile l'insegnamento cristiano;

che è dovere d'ogni cattolico e specialmente dei padri e delle madri di famiglia che questo insegnamento non manchi;

che gli istituti di educazione posson essere secondo i Principi esposti o scuola di virtù o semenzajo di vizi e d'idee sovversive;

che uno dei mezzi Più efficaci Per l'educazione dei fanciulli è di accompagnarla con onesti divertimenti, il che si consegue cogli Oratori festivi;

per tali ragioni le Commissioni riunitesi nei passati mesi han preso le seguenti risoluzioni:

I° - I Cooperatori Salesiani, i quali ne abbian tempo disponibile, si consacrino volentieri e

con zelo all'educazione delle gioventù, mettendo in pratica gli esempi e le massime di Bosco.

2° - I suddetti Cooperatori preparino convenientemente ed a debito tempo i fanciulli alla prima Comunione.

3° - Procurino e si adoperino che sia introdotto nelle scuole primarie l'insegnamento del Catechismo, e nelle scuole medie quello della Religione.

4° - I Cooperatori, secondo le proprie forze, concorrano al mantenimento ed allo sviluppo degli Oratori festivi dove questi esistono, e cooperino alla fondazione di nuovi, specialmente nei centri popolosi.

5° - Si facciano un obbligo d'inviare a detti Oratori i proprii dipendenti.

6°- Nello scegliere scuole e collegi, procedano con criterio e coscienza, informandosi su quanto concerne la fede e la morale.

7° - Sostengano generosamente i Salesiani nell'Opera dei Collegi ed Ospizi, non solo pei già esistenti, ma anche per la fondazione di nuovi.

II.

PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI.

Considerando che il fine che si Propongono i Cooperatori Salesiani, eminentemente sociale e moralizzatore, è indispensabile per sostenere e promuovere l'azione salesiana; - che è d'imperiosa necessità unir tutti gli sforzi Per conseguire questo fine; - che è necessario moltiplicare il numero dei Cooperatori affinchè in tutte le parti si possa sentirne praticamente il benefico influsso, le Commissioni particolari che si adunarono nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, d'accordo col Comitato Centrale organizzatore, hanno stabilito:

I° - Nella città di Lima si formi un Comitato Centrale permanente di Signori e quello delle Signore che già esiste continui a fiorire ed abbia nuovo impulso.

2° - Sotto la protezione e col dovuto permesso dell'Ordinario, si proceda all'elezione dei direttori, decurioni e vice-decurioni nelle città dove ancor non esistono.

3° - Ognuno dei Soci si adoperi in ogni occasione e in ogni tempo per aumentare il numero dei Cooperatori.

4° - Essendo il Bollettino Salesiano l'organo della Pia Unione, si diffonda il più largamente possibile.

5° - Siccome la Pia Unione non lega i suoi soci con vincoli di coscienza, ne entrino a far parte le famiglie, secolari e religiose, e gl'istituti e collegi per mezzo dei rispettivi loro capi o Superiori.

Il successore dì Don Bosco in Sicilia, a Malta e nel Napoletano

SUBITO dopo Pasqua, il signor Don Rua si rimetteva in viaggio alla volta della Sicilia per visitare le fondazioni salesiane che non aveva ancor vedute e spingersi a questo medesimo scopo fino all'Isola di Malta.

Nell'andata sostò brevemente a San Pier d'Arena, Pisa, Livorno, Roma (ove visitò i lavori della nuova Chiesa al Testaccio) e toccò pure Genzano e Napoli. Accompagnavalo, come abbiamo annunziato, il rev.mo Teol. D. Giulio Barberis.

IN SICILIA.

Giunse a Messina il 21 aprile, ricevuto al Ferry Boat dall'Ispettore delle Case di Sicilia, D. Francesco Piccollo, dai Direttori di varii Istituti salesiani, da una rappresentanza degli alunni del Collegio S. Luigi e da buon numero di cooperatori e cooperatrici messinesi.

La sera proseguì per Catania, ove giunse alle ore 22, atteso dagli alunni nel cortile dell'Istituto S. Francesco di Sales, elegantemente illuminato. Fu accolto a suon di banda e con fragorosi battimani e grida incessanti di evviva. Tanto chiasso richiamò facilmente l'attenzione del vicinato: e fu un accorrere di gente, meravigliata di tanta festa a notte... inoltrata.

Il giorno 22, fece visita all'Eminentissimo Arcivescovo, Card. G. Francica Nava, dopo di aver prima chiuso gli Esercizi Spirituali degli alunni del nostro Istituto, lasciando loro salutari ricordi che rafforzarono tanti generosi propositi. Visitò pure l'Oratorio S. Filippo Neri e il Collegio femminile M. Ausiliatrice.

Il 23 aprile proseguì per S. Gregorio, vivamente atteso da tutta la popolazione radunata all'entrata del paese.

Appena si scorse in lontananza la carrozza, uno stuolo di ragazzi prese la corsa giù per la china, elevando all'aria un coro di voci argentine, felici di essere i primi a salutarlo. Indi gli mossero incontro i chierici dell'Oratorio S. Cuore. Il sig. D. Rua scese allora di carrozza e volle fare a piedi il resto della via. Fu un'entrata trionfale. Ossequiato dal sig. Cav. R. Di Bella, grande benefattore dei Salesiani, dal sindaco sig. Puglisi, dalle autorità civili ed ecclesiastiche, preceduto e seguito da un' onda di popolo devoto, dalle varie associazioni con stendardi e bandiere al suono giulivo della banda municipale, fra lo sparo continuo dei mortaretti e il suono delle campane, il sig. D. Rua si diresse alla Chiesa Matrice, dove ringraziò con accento commosso e impartì la benedizione.

Il dì seguente fu per poche ore a Pedara per visitare l'Istituto S. Giuseppe. Anche colà le accoglienze non furono meno trionfali di quelle ricevute a S. Gregorio : lo stesso concorso di autorità e di ammiratori, desiderosi di rivedere il nostro Superiore che avevano già conosciuto nel 19oo. Ritornò verso sera a S. Gregorio, ove ebbe la consolazione di compiere alcune funzioni religiose che gli stavano molto a cuore.

Il 26 celebrò la santa Messa nella nuova cappella in costruzione, presente anche la popolazione, per cui ebbe brevi affettuose parole ; e in quello stesso giorno, dopo di aver fatto visita a Mons. Genuardi, vescovo di Acireale, nel Monastero di S. Anna, ritornò a Catania per proseguire alla volta di Malta.

A MALTA.

La visita del Successore di D. Bosco a Malta fu un vero avvenimento. Il suo arrivo fu preannunziato da varii giornali con articoli improntati alla più viva simpatia.

Il giornale locale Malta Herald scriveva

I nostri augusti Sovrani si son degnati recentemente di visitare la nostra isola ; principi e principesse di sangue reale si susseguirono l'uno dopo l'altro, l'Imperatore di Germania, la regina del Portogallo, dignitari della Chiesa ed altri personaggi ci onorarono pure della loro presenza, e oggi Malta riceverà per la prima volta un uomo, che benchè umile agli occhi del mondo, non è meno importante, date le sue attribuzioni di Superiore generale della Pia Società Salesiana, che ha per iscopo l'educazione della povera gioventù abbandonata. Il nome venerato di Don Bosco, il fondatore della Pia Società, è conosciuto a sufficienza in tutto il inondo civile. Don Rua, che noi salutiamo quest'oggi, è l'immediato successore di D. Bosco e non sarà fuori luogo in questa fausta occasione di dare ai nostri lettori alcuni cenni sulla vita laboriosa di lui, di quella vita ch'egli ha tutta impiegata con vivissimo zelo pel bene dell'umanità... » E seguivano lunghi cenni biografici improntati alla più grande ammirazione.

Il sig. D. Rua giunse a Malta all'una dopo mezzanotte, a bordo del vapore Adria. Erano ad attenderlo al porto il Sac. Angelo Lovisolo, Ispettore Salesiano, il Direttore dell'Istituto S. Patrizio, e numerosi cooperatori salesiani dell'isola.

Arrivando all'Istituto, il veneratissimo nostro Superiore fu assai commosso nel vedersi festosamente accolto dai giovanetti, che per niun costo non avevano voluto prender riposo !... ma si erano affaccendati ad illuminare vagamente l'ampio fabbricato con palloncini multicolori.

A Malta il sig. D. Rua fu oggetto di squisite cortesie da parte di tutti, specialmente dal sig. Governatore o Vicerè di Malta, da cui fu ricevuto in cortesissima ed affettuosissima udienza, da Mons. Arcivescovo, dalle autorità e dai cooperatori, fra cui notiamo con singolare compiacenza Mons. Farrugia, benemerito ed instancabile direttore diocesano, il sig. Alfonso Gàlea, insigne benefattore e caldo ammiratore dell'Opera Salesiana, e il sig. Zammut.

Non ci è possibile descrivere la gioia intensa dei buoni giovanetti dell'Istituto S. Patrizio, che vollero dare affettuosamente un riuscitissimo trattenimento drammatico, intercalato da delicati componimenti di esultanza e di omaggio, nelle lingue italiana ed inglese, nè la venerazione che dimostrarono al nostro Superiore tanti affezionati Cooperatori. Il signor D. Rua potè parlare con ciascuno degli alunni, tenne una conferenza ai Cooperatori, visitò varii istituti di beneficenza ; e partì portando dell'isola il più grato ricordo.

NUOVAMENTE IN SICILIA.

Di ritorno da Malta, il I maggio arrivava alla città di Siracusa, dove lo volle ospite il rev.mo Can. Ferdinando Lantieri, il quale gli fece le più festose accoglienze. Quindi continuò per Noto, ove fece visita a Mons. G. Blandini, che volle riceverlo solennemente alla stazione in un coi RR. Canonici, il clero del suo Seminario e l'Istituto S. Luigi. Anche Modica ebbe una visita benchè brevissima del sig. D. Rua, e i RR.mi Canonici Romano e Papa furono lietissimi di fargli osservare un vasto locale preparato pei Salesiani, nella speranza che vadano presto ad abitarlo.

Fu quindi a Terranova, dove visitò quell'Oratorio festivo, e tosto proseguì per Aragona.

Le accoglienze colà ricevute furono veramente straordinarie. Uomini, donne, vecchi e fanciulli, autorità civili ed ecclesiastiche, bandiere, stendardi, ecco quello che si poteva scorgere in quell'agitarsi convulso di migliaia di persone, plaudenti incessantemente, e con tale forza da coprire il suono delle musiche e lo scampanio festoso dei sacri bronzi, poichè tutti volevano avvicinarlo, baciargli le mani od almeno le vesti. Rarni d'olivo, simbolo di gioia e di pace, erano nelle mani di tutti.

Per soddisfare la pietà universale, il giorno seguente, D. Rua celebrò la S. Messa nella Matrice. Al termine della funzione, la gente che stipava la chiesa volle sfilare innanzi a Lui per baciargli con riverenza la mano ; e la si dovette accontentare. Quindi partì per Palermo.

A Cammarata, appena il diretto si fermò, irruppero nella stazione per vedere D. Rua ed essere da lui benedette circa 300 persone : avevano fatto 3 ore di strada per giungervi ! Il capotreno si trovò non poco imbarazzato per sbrigarsi di quella folla di gente e rimettere in marcia il convoglio. Una banda musicale, viaggiante nello stesso diretto assecondò quell'entusiasmo di popolo coll' inno reale.

A Palermo pure egli ebbe accoglienze entusiastiche. Ai numerosi Cooperatori palermitani tenne una conferenza nella chiesa del S. Salvatore, ufficiata da Mons. Catalanotto, Direttore diocesano. Ossequiato da Mons. Bova vicario della Diocesi, fu accolto festosamente da Monsignor Arcivescovo, in episcopio.

Quindi fu anche a visitare l'Istituto S. Cuore in S. Giuseppe Iato.

La festa dell'Apparizione di San Michele Arcangelo volle passarla nell'Istituto S. Francesco di Sales in Catania. La mattina del giorno 8 maggio celebrò la messa della comunione generale : alle 10 fu dato in suo onore un bel trattenimento musico-letterario, cui presero parte signori e signore dell'aristocrazia catanese, e larga rappresentanza del clero e degli Istituti Salesiani di Sicilia.

Di quella stessa sera partì per Bronte: di là continuò per Randazzo, Alì, Messina, ovunque festeggiatissimo... e il 10 maggio proseguì per le Calabrie.

NEL NAPOLETANO.

Ripassato lo Stretto, la prima visita del signor D. Rua fu al Seminario di Bova ; quindi proseguì per S. Andrea del Ionio a visitare una veneranda benefattrice, e per Borgia e Soverato. Una schiera di fanciulli corse ad incontrarlo a due chilometri fuori di Borgia ; e il sig. D. Rua provò la più dolce soddisfazione nel vedere il bene che già si compie in quelle due nuove fondazioni a pro' della povera gioventù calabrese, tanto cara al suo cuore.

La mattina del 14 maggio giunse a Potenza. « Erano a riceverlo alla stazione (così un benemerito nostro corrispondente), Mons. Giuseppe Naddeo, Vicario Generale per la Diocesi di Potenza, a nome di S. E. Mons. Vescovo, trattenuto per dovere del suo santo ministero, nell'altra sua Diocesi di Marsico ; il rev.mo D. Valentini Canonico della Cattedrale, l'intero Seminario e tutta la famiglia Salesiana.

« All'affettuoso saluto che i figli rendevano al carissimo Padre si unirono molti viaggiatori che vollero baciargli la piano. D. Rua, sostando nella sala d'aspetto, rivolse ai presenti alcune consolanti parole. Alle ore 10 celebrò la S. Messa nella Cappella del Seminario, durante la quale i Seminaristi, malgrado l'ora tarda, vollero tutti avere la consolazione di ricevere dalle sue mani la SS. Comunione. A mezzogiorno, si raccolsero a mensa intorno a lui, insieme ai Seminaristi e ai Salesiani, Mons. Vicario, il Dottore Marotta medico del Seminario, ed altri distinti amici ed ammiratori. Ma le ore volarono : ed alle t9 accompagnato di nuovo alla stazione da tutti i suoi figli, il buon Padre partiva per Otranto lasciando in tutti il dolore della brevità della sua visita, insieme però al conforto di averla ricevuta ».

Da Potenza andò a Corigliano d'Otranto e a Bari. Lieto del profitto e della bontà degli alunni della Colonia Agricola di Corigliano, ebbe anche a rallegrarsi dello splendido avvenire che è serbato all'Orfanotrofio Leone XIII di Bari, mercè la carità e la generosità del Canonico Beniamino Bux, riunifico fondatore.

In ultimo fu a Sansevero, la florida città delle Puglie, ove l'anno scorso si apriva un Oratorio festivo. Di là, fatta una breve sosta ad Ancona, egli faceva ritorno all'Oratorio, dove giunse la sera del 19 maggio.

A conclusione di questi rapidi appunti, innalziamo dal profondo del cuore un inno di fervido ringraziamento alla Divina Bontà che volle riserbate al Successore di D. Bosco tante consolazioni in questo suo viaggio, il quale fu un vero trionfo. Chi accompagnò varie volte Don Bosco ne' suoi viaggi e ultimamente accompagnò D. Rua, ci attestò che la stessa venerazione e lo stesso entusiasmo circondarono il nostro Fondatore e il sig. Don Rua ; parole queste soavissime al cuor nostro di figli.

Che il buon Dio ci conservi ancor lunghi anni un tanto Padre !

La catastrofe dì S. Francisco di California

La Chiesa dei SS. Pietro e Paolo distrutta - Quella del "Corpus Domini" danneggiata - I Salesiani tutti salvi.

I.

Oakland, 2o aprile 19o6.

Amatissimo sig. Don Rua,

Il telegrafo Le avrà già portato la notizia e i particolari della terribile catastrofe di S. Francisco, cominciata col terremoto mercoledì passato, giorno 18 aprile, alle 5.15 di mattina, e proseguita dal fuoco divoratore. Oggi è il 3° giorno dell'incendio e forse l'ultimo, perchè non avrà che più bruciare.

San Francisco, città di circa 350 mila abitanti, non è più, il fuoco l'ha divorata ! Da ieri ad oggi è tutta un oceano di fiamme, di cui nessuna forza umana potette domare la rabbia divoratrice. E si noti, che non spiravano venti, anzi l'atmosfera era in perfetta calma. Ma siccome nove decimi degli edifizi sono in legno, le fiamme fecero presto a divorarli.

Tutte le chiese, con rara eccezione, sono state rovinate ; questa mattina, durante un'ora, anche la nostra cara chiesa dei SS. Pietro e Paolo, insieme colla casa, è stata distrutta. Quella del Corpus Domini è rimasta solo danneggiata (1).

Più di 20o mila fuggitivi si sono raccolti qui in Oakland, altri si son rifugiati altrove. I nostri cari Italiani da immigrati dovranno tornare emigranti. Ogni specie di negozio è distrutto. Un cento mila persone , le quali vivevano col proprio lavoro quotidiano (chi da domestici o commessi, chi da lavoranti nelle fabbriche o nelle fattorie), sono proprio nella miseria, perchè tutte senza lavoro e senza speranza di averne tra breve. La città è un ammasso di ceneri !

Pel momento si sono organizzati comitati di soccorso per alimentare queste centinaia di migliaia di bisognosi. Fin da ieri sera , qui in Oakland, si è dovuto pensare a sfamare duecentomila persone. Negli Stati Uniti, è vero, il denaro non manca : in due giorni, secondo le notizie che arrivano da tutti i punti, si sono sottoscritti due milioni di scudi pei disgraziati ; ma i danni si fanno ascendere a due miliardi di dollari ed oggi come oggi S. Francisco, da città fiorente e prosperosa, è divenuta la città della miseria.

Noi ci accingevamo a collettare per le vittime disgraziate del Vesuvio. Aveva pubblicato sui giornali italiani un appello di carità e fatto stampare migliaia di circolari, quando la stessa mattina che mi sarei messo all'opera, un colpo tremendo di terremoto diè il cenno della catastrofe. Al terremoto successe immediatamente il fuoco, per essersi spezzati i fili elettrici negli edifizi; e mentre scrivo, come le ho detto, la città è ancor tutta in fiamme. Non è quindi più possibile pensare ai danneggiati del Vesuvio. Gli stessi nostri fratelli vicini, dico gl' italiani qui emigrati, fanno pietà.

Che sarà anche di noi quind'innanzi ? e che dovremo fare? Per ora non sappiamo dirlo. Sarà questo un assunto di un'altra lettera.

Intanto, amatissimo Padre, benediciamo il Signore, perchè per sua misericordia non sumus consumpti! Lei pure ci benedica di cuore.

Tutti i Confratelli la salutano affettuosamente : ed io Le bacio le mani professandomi suo dev.mo figlio in Domino

Sac. RAFFAELE M. PIPERNI Missionario Salesiano.

(1) I Salesiani avevano a S. Francisco due parrocchie. a benefizio dei numerosi emigrati italiani. La più ampia, insieme con la casa annessa, è rimasta completamente distrutta; quella del Corpus Domini, alquanto fuori di città, ha subito dei danni, ma potrà essere riparata.

II.

L'aspetto della città incendiata - 300 italiani ricoverati presso i Salesiani di Oakland.

Oakland, 28 aprile 19o6.

Rev.mo Signor Don Rua, ritorno or ora dal visitare la distrutta città di San Francisco. Appena usciti dalla imponente stazione ferroviaria dalla maestosa torre, che sarà presto demolita per essere in pericolo di cadere, giungemmo sulla lunga piazza, una volta ingombra di carri elettrici e di mille vetture in un moto straordinario di commercio, or divenuta un' immensa estenzione di rovine, ancora fumanti. I pochi muri, rimasti in piedi, vengono atterrati a forza di dinamite.

Il nostro intento era di visitare la nostra chiesa dei SS. Pietro e Paolo ultimamente abbellita di pitture ed affreschi e di vetri dipinti. Il passaggio era ingombro di rottami, il suolo ancor caldo e l'aria ripiena di cenere e di fumo smosso da un venticello che spirava. In varii punti il selciato era spaccato e i binari dei carri elettrici rotti, ricurvi, staccati dal suolo e spezzati come deboli fili di ferro. I pali telegrafici e telefonici con le loro fitte reti di fili, giacevano a terra mezzo bruciati dalle fiamme, o ridotti semplici mozziconi, ingombrando per ogni dove il passaggio.

Giunti in Dupon Street, il quartiere italiano, non incontrammo neppure un piccolo muro in piedi, tutto venne raso al suolo ed incenerito; la sola chiesa di S. Francesco d'Assisi dominava quei rottami con la sua facciata ed alcuni pezzi di muri cadenti, dando a quella scena l'aspetto d'un cimitero da secoli abbandonato.

Arrivati al luogo della nostra chiesa, non ci era possibile rintracciare il posto preciso dove sorgeva, se due croci di granito della gradinata non ce ne indicavano l'antica soglia. La distruzione è stata completa; casa, chiesa, muri, statue, quadri, organo, campane e campanile, tutto fu fuso e consumato dalle fiamme. Sul lastrico dell'entrata, una famiglia di italiani ed un'altra di neri avevano innalzato le loro tende, come custodi di una necropoli e nulla più. Quel luogo, pochi giorni prima pieno di gente e di un numero stragrande di giovani italiani, baldi ed allegri, era divenuto un deserto raccapricciante. Il SS. Sacramento, i vasi sacri e i registri della Chiesa fortunatamente erano stati posti in salvo.

Giunti alla cima del colle, quale spettacolo!... I palazzi più alti, le torri, gli ufficii pubblici, le caserme, le prigioni, avevano qualche muro alzato, ma i vòlti e l' interno, abbruciati e sprofondati. I magazzini delle ferrovie, dei battelli, dei commercianti, ripieni d'immense ricchezze, le banche, le scuole, le chiese, i teatri, tutto fu preda del fuoco inesorabile. Le fiamme si avanzarono con tanto furore che fu necessario usar la forza per spingere via la popolazione. Si pubblicò immediatamente la legge marziale, e nei posti più pericolosi si tirò il cordone militare, tuttavia, per brama di salvar della roba o di ladroneccio, alcuni furono vittima delle palle.

Da Oakland non era più permesso di andare a San Francisco, ma quelli che si trovavano in San Francisco potevano indirizzarsi al luogo che volevano, e in poche ore si rifugiarono ad Oakland più di duecento mila persone.

Fa meraviglia la prontezza e la generosità con cui si viene in aiuto a tanti piombati sul lastrico. In poco tempo le sottoscrizioni raggiunsero la cifra di 8 milioni di dollari, e da ogni lato arrivavano treni dopo treni, pieni di viveri, tetti, coperte, tende, vestimenta, e d'ogni cosa necessaria per alimentare e coprire un trecento mila persone. Noi abbiam potuto alloggiare e mantenere 300 italiani, e si continuerà così finchè non troveranno lavoro.

Ritornando passammo per la via California, prima una delle più belle e più popolate della città ed ora distrutta da capo a fondo. Solo qualche sconquassata parete di ferro rimane ad indicare ove sorgevano i migliori edifizii. Il palazzo di giustizia, tutto di granito, aveva la sua cupola di ferro piegata da un lato, minacciante rovina.

Dove scorsi maggior desolazione fu lungo la via del Mercato, un tempo la più ricca e la più ampia della città. Le perdite subite in quell'estenzione, nelle botteghe di gran lusso, delle grandi mercanzie d'ogni genere accumulate nei loro magazzini, ascende a bilioni di dollari.

Sinora sono poche le vie nelle quali si può passare e a stento ; ma il municipio è in grande attività per farle sgombrare od aprirvi almeno dei passaggi , e già si parla di fabbricare una Nuova San Francisco più bella di prima. Fa pur meraviglia come la popolazione, in tanto flagello, non abbia avuto nè lamenti nè disordini ; la speranza di poter presto rifarsi delle perdite subite è vivissima.

I nostri Confratelli di San Francisco dapprima si ritirarono da noi, quindi per incarico di Mons. Arcivescovo si recarono ad assistere i rifugiati ne' varii punti della città ; ritornano solo di quando in quando per riposarsi. I punti cui essi debbon giungere son molto lontani ; e vi debbono arrivare a piedi, poichè per ora neppure un carro può passare per le vie.

Come membro del Comitato Cattolico centrale di Oakland, devo attendere due volte al giorno alle adunanze che si tengono per meglio organizzare l'assistenza dei 200.000 rifugiati in città. Don Galli dirige la distribuzione del vitto e del vestiario ai rifugiati presso di noi. Ieri abbiamo ottenuto dal Governo 25 mila dollari per affrontare le spese e provvedere ai bisogni più pressanti della popolazione. I nostri coadiutori sono impiegati nel far cucina e nel servizio di tanti ; devono lavorare continuamente per attendere a tutto.

In mezzo a tante sciagure, dobbiam ringraziare il Signore che tutti i Salesiani di California siano sani e salvi, e in grado di poter fare del bene.

I telegrammi mandatici dai nostri confratelli di New York coi quali ci offerivano aiuto, ci giunsero una settimana dopo ; tanta era la moltitudine dei telegrammi che giungevano e partivano da e per tutte le parti.

Amatissimo sig. D. Rua, ho scritto in fretta per darle queste altre notizie della grande catastrofe. Speriamo di veder presto la nostra chiesa risorgere. Ella intanto preghi per noi, e ci raccomandi alle preghiere dei nostri Cooperatori

Suo Um.mo Figlio in G. Cristo

Sac. ANDREA BERGERETTI Missionario Salesiano.

TESORO SPIRITUALE.

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati, divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o, se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA

ogni mese

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;

dal 10 giugno al 10 luglio

1) il 10 giugno, festa della SS. Trinità;

2) il 14 giugno, solennità del Corpus Domini;

3) il 24 giugno, la Natività di S. Giovanni battista.

4) il 30 giugno, Commemorazione di S. Paolo apostolo;

5) il I° luglio, festa del Preziosissimo sangue di N. S. Gesù Cristo;

6) il 2 luglio, la Visitazione di Maria Vergine;

Inoltre, recitando 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella. E tutte queste indulgenze le potranno acquistare tutte le volte, che pei fini indicati reciteranno i suddetti 6 Pater, Ave e Gloria, in qualunque luogo, senza bisogno di confessione o di comunione o di visita, purchè siano in grazia di Dio.

In ultimo torniamo a ricordare, che tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori

I) sono applicabili alle anime sante del Purgatorio;

Il) che pel loro aquisto è richiesta per tutti la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri, secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, óra pro nobis.

Dalle Missioni

Bolivia

Un'escursione al Territorio delle Colonie. (Relazione dell'ispettore D. Ciriaco Santinelli *). AMATISSIMO E REV.MO SIG. D. RUA, Di ritorno dal Collegio di Sucre, dovendo restar fermo due giorni a La Paz prima d'incamminarmi alla volta del Cuzco, me ne approfitto per stendere una breve relazione della nostra gita al Beni. Il caro D. Reyneri, so che le ha già descritto il viaggio nostro da questa città al Mapiri ; io quindi le dirò qualcosa solo del rimanente.

Cortesia del capitano - Tristi fantasie - A Carura.

All'indomani della grave disgrazia che mise seriamente in pericolo la vita di D. Reyneri, non appena calmata la forte emozione, mi decisi a riprendere la missione ricevuta da Lei e da questo Governo. E poichè D. Reyneri sentiva già i sintomi della terzana che si suol cogliere in questi paraggi e che non l'abbandonò per qualche mese, mi decisi a continuare il viaggio da solo, pensando, che se molti per un vile interesse espongono la vita a mille pericoli e soffrono mille disgraziati incontri, eppure vanno avanti pur di guadagnare; trattandosi della salvezza delle anime, cioè di un fine mille volte più glorioso, l'indietreggiare sarebbe stato viltà. E se il Signore avesse voluto anche il sacrificio della vita, non dovevamo esserne contenti ?

Il 25 agosto pertanto partivo dal porto di Mapiri, su di un callapo carico di merci per Rurrenabaque e San Buenaventura, imbarcazione appartenente alla Società di trasporti di Guzman Schmith y Co. Manifestando la mia risoluzione al sig. Guzman, uno dei proprietari della stessa Società di trasporti, che personalmente viaggia coi barcaiuoli che guidano le imbarcazioni indicate, gli feci osservare, che io non aveva più nulla, nè proviande, nè coperte o abiti e nemmeno il denaro occorrente per la spesa del tragitto. Il buon signore mi accettò egualmente, anzi mostrò un grand'interesse per questa spedizione, dandomi a conoscere che aveva avuto ordini dal generale Pando di condurmi felicemente a destino.

Partimmo adunque verso le 7 1/2 del 25 agosto, senza che nessuno se ne avvedesse, giacché sia per la separazione dal carissimo confratello, sia pel timore di quello che mi poteva accadere, avrei mal dissimulato la mia commozione. Sul callapo si pose vicino a me il sig. Guzman che non lasciò di prodigarmi mille attenzioni... ma, dico il vero, ogni piccolo sbalzo mi faceva sempre temere una nuova disgrazia. Di qui, immagini Lei, quanto dovetti rimanere impressionato dopo due e più ore di navigazione, nel rivedere il luogo del naufragio, chiamato Salgebra. Lo riconobbi da lontano , mentre il sig. Guzman mi animava a non temere. E grazie a Dio, no, non temevo una seconda caduta nell'acqua, ma l'immaginazione tornava a rappresentarmi il fatto accaduto, con tutti i suoi particolari. Mi pareva di rivedere il capovolgersi della barca, il rimolinar delle acque che trascinavano a fondo il caro D. Reyneri, e udire il grido del Capitano che mi diceva di attaccarmi al callapo. E fu allora che mi ricordai come incontratomi uno dei barcaiuoli sott'acqua, mi ponesse sopra il capovolto callapo, donde spaventato vidi il caro D. Reyneri che si andava sommergendo. Gridai e pregato il capitano che lo salvasse, con tutta la fede di quei momenti, invocava l'aiuto potente di Maria SS. Ausiliatrice. Ed ecco che il capitano, rintracciatolo, gli tende un remo che il meschino afferra e per cui avvicina il callapo ed è salvo. Chi può descrivere ciò che passò nei nostri cuori dopo sì grave pericolo, vedendoci salvi per miracolo ?...

Mentre nella mia fantasia si rinnovava la tristissima scena, i barcaiuoli col loro callapo seguirono felicemente la corrente dell'acqua, sì che in un batter d'occhio ci allontanammo di là ; ma la mia mente rimase sempre assorta nel medesimo ricordo, finchè non giungemmo, sul far della sera, a una hacienda di gomma del sig. Goytia, detta Carura. L'amministratore, un certo Bollati, italiano, molto amico del sig. Guzman, mi disse d'essere stato in Arequipa nel 1896, cioè nel prim'anno della fondazione di quella casa, e che era molto amico dei Salesiani.

Ci preparò una buona cena, e mi promise che al ritorno mi avrebbe condotto sulla sua barca fino a Charopampa, vicino al porto Mapiri.

Lungo il Mapiri - Indii Lecos e Napos - Loro usi - Finalmente si riparte! - A Wito Ponte.

Dopo una lieta conversazione, partimmo di nuovo per passar la notte in un piccolo caseggiato degli stessi barcajuoli non molto distante dal luogo detto Culebra. Così ebbi agio di cominciare a farmi un'idea della gente che vive in quelle regioni. Una parte sono Indii; quelli che vivono lungo il fiume Mapiri son chiamati Lecos e da Rurrenabaque all'ingiù Napos; son tipi assai marcati, hanno un dialetto proprio, ma intendono e parlano lo spagnuolo. Vivaci assai e amanti della pulizia paiono anche intelligenti e suscettibili di una pronta educazione. Forti, robusti, affrontano con calma e quasi con piacere qualunque pericolo. Anche le donne amano lavorare, e si vestono con una specie di tonaca che le copre dal collo fino ai piedi che chiamano tipoi. Nelle feste si adornano con collane intrecciate di coralli e semi di alberi.

Il loro livello religioso è vario. Quelli convertiti ed appartenenti alle Missioni francescane, conce son quelli di S. Ana, Covendo, Tumupasa ecc. si mantengono fervorosi cristiani, docili e rispettosi al Sacerdote. Gli altri che vivono internati nei boschi di gomma, sia per l'isolamento, sia per l'uso che fanno di bevande spiritose son molto irreligiosi. Anche lungo il fiume s'incontrano di quelli che di religione hanno appena l'idea, però rispettano molto il battesimo e passando di là qualche sacerdote, ricevono anche il sacramento della cresima e del matrimonio. Ma, per la loro ignoranza religiosa, mescolano alle loro feste canti, balli ed altre cose profane.

Le loro capanne, fatte di una canna che chiamano charo, e coperte con rami di palme, sono sparse lungo il fiume, e spesso molto lungi l'una dall'altra. Per loro sostentamento coltivano platani e yuca, allevano galline ed è per loro un oggetto indispensabile, benchè di lusso, la macchina da cucire in ogni casetta. Gli uomini cacciano, pescano, però la maggior parte son contrattati dalle Compagnie di trasporto sul fiume. Ordinariamente essi devono ai loro padroni sempre una buona somma, ed è ciò che li fa rimanere al lavoro per un dovere di giustizia; se non fosse così, non facendo alcun conto del contratto sparirebbero per andarsene a cacciare o a pescare. Nondimeno, specie in qualche festa, spesso sparisce un barcaiuolo, che fa sospendere la marcia del callapo, per cui il padrone deve affannarsi a ricercarlo o rassegnarsi ad interrompere la navigazione. Noi stessi, giunti a Culebra, dove passammo la notte, di buon mattino toccammo con mano quello che le ho detto. I barcaiuoli avevano fatto sciopero, o meglio si erano eclissati, sicchè un impiegato della Società Guzman e Co., certo Celso Sagardi, uomo educato ed istruito, con lo stesso sig. Guzman fu costretto ad andare in cerca dei nostri galantuomini. Avvicinavasi la festa dell'8 settembre che quegli abitanti celebrano con gran trasporto, e i bravissimi barcaiuoli non volevano andare a Rurrenabaque, poichè difficilmente sarebbero stati di ritorno pel giorno solenne. E intanto erano le 8 del mattino ed ancora non si era pronti per riprendere il viaggio... Si dovettero snidare uno alla volta dalle loro case.

Finalmente ci rimettemmo in viaggio. E bella e commovente la partenza di vari callapos. In quel momento sulla spiaggia è sempre una turba di gente. Son vecchi, ragazzi e spose che dànno affettuosamente l'addio ai loro cari. Queste ultime in una specie di borsa che dicono mari, han recato il fa bisogno pei loro mariti: vesti, munizioni da caccia ecc. ecc. L'entusiasmo dei barcaiuoli in quel momento raddoppia, tirano alcuni colpi di fucile, e salutando i loro cari che restano; con febbrile animazione cominciano a maneggiare i remi, mentre la turba che rimane li segue coll'occhio lagrimoso.

Verso le 11 antimeridiane del 26, giungemmo a Wito Ponte dove la Società Guzman Schmith, tiene l'Agenzia principale.

Gli altri soci, ivi residenti, ci ricevettero con molta cordialità, preparandoci una refezione. Di fronte v'ha la piccola popolazione del Guanay, composta di circa 500 abitanti, ove sono stabilite altre Società di trasporti. Gli abitanti vivono di pesca e caccia, e del servizio che prestano quali barcaiuoli in dette compagnie.

Il paesello di Guanay, situato fra il fiume Tiguani e il Mapiri, venne fondato nel 18o5 dal P. Michele Dieguez; trovasi al 15° 17' 32" di latitudine e 67° 09' 16" di longitudine. Il fiume da noi percorso ha vari nomi. Al principio si chiama Mapiri, ed è formato dai fiumi Sorata, Camata, Consata, Stilique ed Ateú. In seguito cominciando da Guanay, ad un giorno di barca seguendo la corrente e quattro giorni risalendola, prende il nome di Kaka o Guanay, nome che mantiene fino al porto Pando ; all'incontro del fiume La Paz e del Guanay prende il nome di Rio Beni. A Guanay comincia ad aumentare considerevolmente il volume delle acque, unendosi a lui il Tipuani, il Challana ed il Coroico.

Ma torniamo a Wito Ponte. Avendo il signor Guzman tutto disposto per la partenza, verso le 6 di sera ci coricammo un poco nella spiaggia sotto una stessa tenda.

I barcaiuoli appena messo piede a terra, vanno in cerca di legna per prepararsi la cena; e dopo pochi momenti li vedeva in vari gruppi attorno la loro pentola a far cuocere il minestrone di brodo di chalona (carne secca) coll'indispensabile platano cotto. Due erano a disposizione del signor Guzman per preparare, spreparare, ed aggiustare il toldo. Mi parvero assai educati, industriosi, docili ed affezionati coi loro padroni.

In quei luoghi deserti havvi un costume, che noi chiamiamo carità cristiana ; cioè se alcuno degli stessi barcaiuoli non ha il platano e la chalona, viene cordialmente servito dagli altri. Lo stesso signor Guzman non mangiò mai senza che non dividesse coi suoi inservienti ora un pezzo di formaggio, ora un po' di dolce e via discorrendo.

Questo buon signore, viaggiando, porta con sè delle medicine e dei regali per le famiglie e pei ragazzi : poichè fermandosi in una hacienda e ricevendo dalla cordialità dei padroni carne, caffè, ecc. sarebbe un offenderli il dar loro denaro; ed è provvidenziale, in questi luoghi dove c'è scarsezza di viveri, questa carità reciproca.

Ma mi perdoni le mie disgressioni. Sotto una tenda passai cogli altri la notte. Il 27 seguitammo il viaggio e giungemmo nella hacienda di Isapuri, appartenente ai gommali di una grande Società di Chicago. L'amministratore, un tal Monasterio, come altri altrove, ci diede caffè, ed alimenti. Qui incontrai il rev. P. Rodriguez, Mercedario, parroco di Sorata, che ritornava da un'escursione a Reyes sul Beni, che dista da Rurrenabaque 7 od 8 leghe a cavallo. Andava in missione per battezzare, cresimare, amministrare il sacramento del matrimonio, in ispecie lungo il fiume Mapiri, dove difficilmente passa un sacerdote. Al mio ritorno lo lasciai nel Guanay, dove aveva fatto una novena in preparazione alla festa dell'8 settembre, che quel popolo celebra con grande solennità.

Fondato timore - Ritorna la calma - Un piccolo saggio della flora e della fauna di queste regioni.

Il giorno 27 doveva essere per me indimenticabile. In quel giorno si dovevano passare i punti più difficili e pericolosi del Mapiri. Gli stessi barcaiuoli mettono sull'avviso i passanti dei pericoli che vi s'incontrano, e non mancano di segnalare i passi del fiume chiamati Carrera, Malagua, Retama, Nubes, il Veo, ed altri.

Verso il mezzodì ci avvicinammo ai più difficoltosi. In tutti questi punti s'incontrano pietre colossali contro cui sbatte la corrente impetuosa, e gorgoglianti molinelli che gettano al tondo le barche. Il signor Guzman, come colui che era abituato a quei pericoli, nel medesimo tempo che cercava di farmi coraggio, mi narrava i naufragi accaduti, le perdite di merci, le vittime, ecc. Egli stesso temeva pe' suoi callapos; non s'affondassero, dico, e avesse a perdere tutte le merci. Si figuri come stava il sottoscritto, ancor impressionato dell'accaduto in Salgebra, a quei racconti... Vedevo chiaramente che c'era proprio bisogno d'implorare una grazia speciale di Maria SS. Ausiliatrice. Difatti l'udire il rumore delle acque flagellanti le pietre, il vedere l'affannarsi dei barcaiuoli per guidare il callapo, le onde spumeggianti che ricoprivano in certi momenti tutte le imbarcazioni, furono per me una vera agonia ; ma la confidenza in Dio e l'abbandono completo nelle mani della Divina Provvidenza mi sostennero. Mai però in vita mia aveva passato momenti sì angosciosi.

Infine, come Dio volle, senza alcun danno smontammo dopo il pericolo sulla spiaggia, contammo le barche e le mercanzie ; tutto era presente all'appello e al completo. Tutti però notarono in me una forte agitazione ; difatti in quei momenti risentii quella palpitazione di cuore, che mi colse nel 1896 in occasione dell'esilio dell'Equatore e nell'incendio di Guayaquil. Riposato alquanto, ed assicurato che pel resto del viaggio non c'era più alcun pericolo, proseguii calmo e tranquillo il mio viaggio, fra le voci allegre dei barcaiuoli e la buona compagnia dell'egregio signor Guzman.

Come le diceva, rev.mo sig. D. Rua, il Mapiri unendosi col fiume La Paz forma il gran Rio Beni, spazioso più di un cento metri, tranquillo e navigabile in vapore. Noi lo percorremmo nei giorni 28 e 29 per giungere a S. Buenaventura ed al porto di Rurrenabaque. Tolti alcuni piccoli incidenti, è un vero piacere navigare in quei luoghi, non solo per la tranquillità delle acque ma anche per le maraviglie della natura, che si presentano all'occhio del viaggiatore. Se le volessi descrivere le impressioni ricevute al canto dei mille uccelli svariatissimi per forma e colore, in mezzo a quella vegetazione tropicale, mi sarebbe impossibile. Dico la verità, a quella vista si risvegliavano in me più forte la fede in Dio, la gratitudine e l'amore ; e dal mio cuore prorompeva spontaneo un canto di lode alla Provvidenza considerando la grandezza, onnipotenza, bontà e sapienza divina nelle cose create !

Che ricchezze indescrivibili ! Uno sguardo anche fugace alla vastissima regione orientale delle Ande basta far conoscere la ricchezza immensa di vegetazione che copre quelle terre fortunate; poichè la vastissima zona del Beni, appartenente alla Republica della Bolivia, non è inferiore alle altre zone appartenenti al Perù, all'Equatore, all'Argentina, ed al Brasile. Oltre quello che hanno visto i miei occhi, nei dati da me raccolti sulla flora, la varietà di piante d'importanza economica, commerciale, ecc. è grande.

Tra tutte prìmeggia ìl Cedro o Colocedro, conosciuto per le sue qualità, che s'incontra ad ogni passo in quei luoghi ; sorpassa ogni altra pianta per la sua altezza. V'ha una gran varietà d'alberi quasi uguali, il cui legno è bianco o nero o giallo, a seconda della specie, e tutti ottimi per mobili d'ogni genere, come ad esempio tintas, catasallas, guaracoús, caneloús, ed altri. V'è un laurel (lauro), di tre specie differenti, bianco , giallo e caffè ; una specie di palma chiamata charo, che serve per affumicare lo gomma e per incannucciare le case, e le sue foglie a far tetti ; il suo frutto dà un latte che serve di alimento per gl'indigeni, chiamato da essi chari ; le sue estremità sono scope eccellenti e colle sue radici si fanno pettini. Oltre moltissime altre piante mi rimase impresso il palosanto: un bell'albero alto, di foglie mezzane, il cui tronco è abitato da un innumerabile esercito di formiche, di tal modo che esso non può vivere senza le formiche, nè esse senza dell'albero. Esteriormente le formiche non si lasciane vedere, ma appena si tocca l'albero, esse escono di sotto la corteccia in quantità innumerevole. Ma più di ogni altro, debbo per la sua grande importanza ricordare l'albero della gomma, che tanta ricchezza rinserra in queste immense selve. Presi le più minute informazioni su questo traffico, e sul modo di estrazione, sui costumi e sulla vita dei picadores che attendono a quel lavoro.

Quante piante medicinali poi ed economiche sono in quei posti ! si figuri che il generale Pando mi diceva che in pochi mesi e senza molto interessarsene aveva potuto raccoglierne 8o qualità differenti da mandare al Governo degli Stati Uniti e, fra quelle, molte medicinali.

Se dagli alberi, o dal regno vegetale, passiamo al regno animale, quante nuove bellezze, colà non posseggono l'acqua, l'aria e la terra. Vi hanno dei pesci ricercatissimi e di grandi forme. Fra i più conosciuti il suchi, un gran pesce senza squame delle proporzioni d'un toro ; poi il mojarra, il ppma, il longo, il cumuluis, piccoli tutti, quali rossi e quali bianchi, inoffensibili e gustosi al palato. Il migliore pel suo sapore è il sabalo. Durante il viaggio, specie al ritorno, i nostri barcaiuoli pescavano con dinamite. V'è pure una specie di testuggine di fiume, che depone le grosse uova nell'arena della spiaggia, prelibate assai.

Quanto agli uccelli posso dire che vi son poche regioni che ne hanno tanta varietà come questa. Quanti pappagalli dalle voci interminabili, e corvi, e gazze, e pavoni, e variopinti uccelli del paradiso ! Questa terra par proprio un terrestre paradiso ! Notevoli e ricercati dai cacciatori sono il caloma, che si assomiglia alla nostra pernice, l'huichi, il buitudo, che sembra una gallina, il diosdarà (Iddio darà) uccello dal becco lungo, di color nero, con ciuffo bianco, giallo e rosso, bellissimo, che vidi più volte nel viaggio. V'è l'amarista grosso come un tordo , giallo e nero, il quale col suo canto imita l'abbaiar d'un cane ; come vi son altri uccelli che imitano il fischio del treno, ed altri che di notte rompono il silenzio notturno come sentinelle appostate.

Fra i quadrupedi le ricorderò l'anta, ricercato assai, della forma d'un asino, in altre parti detto Tapiro (Tapirus Americanus) ; il maiale silvestre color di fango, con pelo flessibile, una specie di cinghiale (Dicotyles torquatus), che vive a schiere nei boschi. Nel viaggio di ritorno i barcaiuoli si fermano intere giornate a cacciare pei monti, uccidendo degli animali ricordati ed anche delle scimmie, la cui carne è squisita in quei paraggi. Io mangiai carne di Maiale montano e la trovai eccellente. Abbondano anche cervi, tigri, lepri, conigli, orsi, fra cui l'orso formichiere. Come nell'acqua, così nella terra vi sono testuggini (testudo terrestris). E che dirò degli insetti? delle farfalle? avrei voluto poterne raccogliere una collezione pel nostro Museo di Valsalice, che sarebbe stata una delle più importanti... Finirò col ricordar fra i serpenti una specie di coccodrillo o caimau di proporzioni degne di un'istantanea... Ma mi permetta, amatissimo signor D. Rua, di tacere di molte altre maraviglie da me contemplate in quei luoghi rigogliosissimi.

A S. Bonaventura - La Ia Messa nel Territorio delle Colonie - Il general Pando - Idea topografica e climatologica dei dintorni di Rurrenabaque e di San Buenaventura.

Rianimato dalla tranquillità delle acque, dove scorreva placidamente l' imbarcazione , e da tante e tante maraviglie della natura, non m'era accorto dell'avvicinarsi che facevamo ad una hacienda detta di San Michele. Là ci aspettava un incaricato del general Pando, il sig. Capitan Salinas. Allora lasciammo il callapo e col signor Guzman e detto signor Salinas seguitammo il viaggio in una barca o balza. Alle 7 di sera del 29 agosto si giungeva al porto di Rurrenabaque, cui di fronte sorge la nuova popolazione di San Buenaventura, residenza del generale Pando, Delegato Nazionale del Territorio delle Colonie. Il Capitan Salinas ci fece scendere a terra e corse ad annunziarci al Generale. L'incontro fu un momento di commozione. Il Generale aveva saputo l'incidente di Salgebra e stava aspettando nuove notizie, dubbioso della nostra venuta ; a me poi, essendo arrivato al porto, pareva d'esser passato da morte a vita. Fatti dunque i primi convenevoli che furono i più affettuosi, dategli le notizie dell'accaduto, del carissimo D. Reyneri che egli conosce personalmente ed è stretto con lui in intima amicizia, si cenò fra la viva commozione e la speranza di un futuro Istituto Salesiano di Arti e Mestieri in S. Buenaventura.

Dopo cena, lo stesso egregio generale in persona, che vive in una casetta di canne coperta di palme, mi preparò un letto nel suo studio.

Il giorno seguente, 3o d'agosto, festa di Santa Rosa di Lima, patrona dell'America, desiderava di celebrare la S. Messa, per ringraziare la Santa d'avermi condotto sano e salvo al porto, tanto più che S. Rosa è la patrona della nostra Ispettoria e titolare del Collegio nostro di Lima, dove ogni anno ha sempre gran festa... Aveva condotto con me l'altare portatile, ma l'aveva lasciato sul callapo, che giunse verso le 10. Aspettai, e verso le 11 potei dire la S. Messa ed offrire il Divin Sacrifizio nella cappella di S. Buenaventura. Vi assistettero il generale, varie autorità e la popolazione. Ringraziai la Divina Provvidenza pei tanti benefici ricevuti nel viaggio, ed interposi la Santa, quale patrona dell'Opera di D. Bosco nel Perù e nella Bolivia, perchè a suo tempo la protegga pure in queste Colonie. Erano vari giorni che non diceva più messa, così che fu quella una vera consolazione per me, e mi sentii crescere la confidenza che il buon Dio avrebbe accettato il sacrificio del nostro viaggio pel bene delle anime e pei progresso materiale e morale di quei luoghi lontani.

Il generale Giuseppe Emmanuele Pando, fin dal tempo in cui era presidente della Bolivia, s'interessò vivamente per colonizzare quelle ricche ed importanti regioni. Egli ben le conosceva, avendole visitate altre volte per incarico dei Governi anteriori e ne aveva intuito lo splendido avvenire. Quindi, finito il tempo della presidenza, accettò la nomina di Delegato Nazionale di quel Territorio, e per amor patrio rinunziò a quella di Ministro plenipotenziario a Londra, per poter colonizzare quei luoghi e giovare al suo paese, pur rassegnandosi a mille privazioni e sacrifici. Non è ancora un anno che è cominciato il lavoro , ma grazie all'attività del Generale Pando, coadiuvato dalle autorità civili, fiscali, giudiziarie e da uno squadrone di 20o soldati residenti in Rurrenabaque, lo stato di quelle popolazioni ha già migliorato assai sotto vario aspetto. Si son già aperte delle vie; si stanno fabbricando nuove case, è già quasi compiuto il nuovo Ospedale, si stanno progettando piccoli battelli per i trasporti, aumento di coloni, nuovi stabilimenti commerciali, e tutto grazie all'attività dell'ottimo Generale, degno di altissimo plauso e dell'appoggio continuato del Governo e delle Camere, specialmente pe' suoi progetti di vie di comunicazione, unico mezzo per porre in atto realmente e stabilmente il progetto di colonizzare quelle terre coll'immigrazione.

S. Buenaventura, come Rurrenabaque è ai 14° 16' di latitudine Sud (P. Armentia). S. Buenaventura fu fondata dal P. Raffaele Sanz nel 1882, ha una popolazione di 15o abitanti ed è situata sopra una collina. Rurrenabaque si trova al lato opposto del fiume Beni ; è una popolazione di più antica fondazione e conta 56o abitanti. Fiorente pel commercio, col progetto di colonnizzazione andrà migliorando ancor più. Le posizioni topografiche di queste due popolazioni sono importantissime sotto ogni punto di vista. Sono la chiave del commercio di quei luoghi, poichè sono i punti centrali dai quali si diramano strade e vie di comunicazione per per ogni parte. A Nord comunicano col fiume Beni per la via di Balenones, a Sud col Mapiri, Puerto Pando e col fiume La Paz, ad Est colle popolazioni di S. Ana e Reyes : all'Ovest colla provincia di Caupulican.

Il clima, che senza dubbio è caldo come in ogni parte dell'Oriente, ha una temperatura media di 24 centigradi ; ma la località è assai ventilata, senza i moscherini che abbondano nella maggior parte del Beni, e più che tutto senza pericolo di febbri terzane. Perciò, relativamente, son luoghi sani; e compiute che siano le vie di comunicazione, le ferrovie, ecc. (specialmente quella che partirebbe dalla città di La Paz), saranno senza dubbio mèta di numerose immigrazioni.

La fertilità delle terre poi è maravigliosa ed esuberante. Compiuto il disboscamento, son feraci d'ogni genere di piantagione; vi allignano rigogliosamente la canna di zucchero, la yuca, il riso, il granturco, il cacao, il tamarindo, le guayabas, il linconi, il naranci, l'albero del pane, e paetas, caffè, cotone, ecc., ed ortaggi d'ogni genere. V'è pure abbondanza di acque e pascoli per abbondanti greggi, e molti animali bovini e suini.

Come le diceva, una delle popolazioni d'importanza che hanno relazione con S. Buenaventura e Rurrenabaque è quella di Reyes con 8oo abitanti, distante 7 leghe ; Tumupasa di 8oo abitanti, anch'essa, a un 16 leghe, in magnifica posizione. Vi sono altre popolazioni, ma di minor importanza, come S. José, Iscamas, ecc.

L'immenso dipartimento del Beni è di 264.455 km2 con una popolazione di 32.180 abitanti. La capitale è Trinità con 429 anime. Il Territorio nazionale delle Colonie ha 11.883 abitanti con un' estensione di 90.000 chilometri quadrati. La capitale è Rurrenabaque.

L'Opera di D. Bosco nel Territorio Nazionale delle Colonie e nel Beni - Un giorno di missione in S. Buenaventura - L'addio.

I 4 giorni che rimasi col generale Pando in S. Buenaventura, li passai studiando e domandando informazioni sulla possibilità dell'opera nostra in quelle lontane regioni. Da quello che potei raccogliere, vedere ed osservare, non c'è dubbio che l'Opera di D. Bosco vi potrebbe fare molto bene. Si tratterebbe di cominciarvi una Scuola d'Arti e Mestieri ed una Scuola pratica Agricoltura.

In generale qui son egualmente trascurate e l'agricoltura e le arti. Con una scuola di simil genere e l'appoggio del Governo, si potranno formare a poco a poco nuove generazioni, che si dedicheranno a far produrre quelle fertilissime terre, dando impulso a nuove manifatture per lavorare i prodotti immensi della regione.

Pel lato morale e religioso, i PP. Francescani hanno le loro missioni in S. Ana, Covendo, Tuscupasa, ecc., ma non sarebbe di più anche l'opera salesiana, specie in Rurrenabaque, lungo il fiume Mapiri poichè le dette popolazioni sono ancora abbandonate.

L'ultimo giorno di mia fermata fu una specie di missione. Il 2 settembre dissi la Santa Messa in Rurrenabaque, presenti il Generale, le autorità e l'esercito colla maggior parte della popolazione. Alla fine avvisai che il 3 settembre in S. Buenaventura si sarebbe data ogni comodità pei battesimi, per le cresime, pei matrimoni, ecc., e diffatti l'indomani, dopo la S. Messa, rimasi occupato fin verso mezzogiorno nel ministero sacerdotale.

Per me fu un giorno di santa letizia, che mi accrebbe il desiderio di una fondazione salesiana colà, vedendo il gran bene che potremmo farvi e l'abbandono in cui si trova quella povera gente.

Anche l'8 settembre, consacrato alla Natività di Maria, potei celebrare sotto un toldo nella spiaggia, ritornando al Mapiri : il sig. Celso Sagardi mi servì la S. Messa.

Il generale Pando, nel tempo che restai con lui, mi trattò non dico bene, ma con considerazioni ed attenzioni speciali. Egli, come mi ripetè varie volte, ha studiato l'Opera di D. Bosco, i vantaggi che arreca alla società, il bene pratico che apporta alla gioventù povera ed abbandonata : ed è d'opinione che in S. Buenaveutura la fondazione salesiana sarà uno dei principali fattori di colonizzazione. Ammirato del suo rapido sviluppo, m'incaricò di ringraziare Lei, rev.mo signor D. Rua, per l'interesse che mostrò coll'aggiungere come clausola del convegno l'invio di una Commissione d'informazione. Al partire da S. Buenaventura, sapendo che io avevo seguitato il viaggio dopo l'accaduto in Salgebra, senza mezzi, alimenti, ecc., ordinò al Tesoriere della Delegazione che mi desse vettovaglie e vesti necessarie pel ritorno fino alla città di La Paz, e le spese di viaggio fino a Lima. Perciò non posso trattenermi dal tributargli un attestato di pubblica ed affettuosa gratitudine per le considerazioni che ebbe con lite e per l'alta stima ed interesse che dimostrò per l'Opera di D. Bosco. Voglia il buon Dio ricompensarnelo col soddisfare i voti suoi che son pur quelli del Supremo Governo, colla pronta fondazione di una casa salesiana nel Beni !...

Vicino a prendere la via di ritorno, dico il vero, per la cordiale e schietta accoglienza del Generale, delle Autorità e dei commercianti di Rurrenabaque, sentivo il distacco da tanti amici, che avevo conosciuto solo in quei giorni.

Erano le 2,30 pom. del 3 settembre, quando il sig. Ottaviano Guzman, sempre coerente all'amicizia fatta nel viaggio, mi venne ad avvisare che tutto era pronto per partire ; e sopra una balza, fatta di grossi legni, insieme con lui io dava l'addio a S. Buenaventura. , Allora più che mai sentii la speranza che altri figli di Don Bosco vi sarebbero presto ritornati per prendere possesso, dirò così, di quella gioventù e di quella missione. Intanto addio !... e Maria Ausiliatrice benedica alla prima visita.

Di ritorno fino al Mapiri - Dal Mapiri a La Paz - Il voto di riconoscenza - A Sucre.

Siamo di ritorno : e il ritorno è sempre più lungo dell'andata, almeno tre volte, poichè bisogna risalir la corrente, dovendo tirare, in certi punti, l'imbarcazione con la mora (corda vegetale) e alle volte rassegnarsi a dei bagni involontari... Quanti hanno fatto questo viaggio, tanti mi han detto di essere stati in pericolo della vita. In un anno si contano sempre quattro o cinque annegati, ed io vidi i resti di un naufrago nel fiume dopo cinque giorni che era perito Poveri barcaiuoli ! facevano sforzi erculei per avanzare contro corrente.

Il viaggio di ritorno è anche più monotono giacchè si fa poco cammino, e spesso conviene smontare e proseguire a piedi sulla spiaggia con un calore che soffoca ; eppure è indispensabile, specie nei passi pericolosi di Retama, Nubes, ecc. Ma anche a piedi si trova il cammino faticoso, dovendo arrampicarsi per rupi, saltar grosse pietre... e che salti !

In Retama, camminando a piedi lungo la spiaggia e colla mia valigia sulle spalle, caddi da una grossa pietra sopra un' altra sottostante, sì che tuttora mi risento del forte colpo.

I moscherini poi accrescono la molestia del viaggio specie quando uno si ferma a prendere un boccone ; ma là, essi sono i padroni del campo, e quindi entrano per la bocca, per gli occhi e pel naso, quasi bramosi, più che di mangiare, di essere mangiati. Fuori di celia, sono un vero tormento! Dovevamo coprirci la testa, le mani, e starcene tutti avviluppati, poichè le loro punture fanno delle grosse enfiagioni. Quindi, non è proprio da ridere, se dirò che avendo perduto i guanti preparatimi all'uopo prima di partire, credetti bene di usare un paio di calze, al posto dei guanti. Fortuna che le avessi disponibili !

Dopo 12 giorni giungemmo in Charopampa, vicino al porto Mapiri. Gli ultimi 4 giorni, cioè da Carura, m'accompagnò l'amico Bollati, mantenendo la promessa fattami all'andata, conducendomi nel suo battello.

Così giunsi al termine della navigazione nell'indimenticabile, per me, fiume Mapiri.

Addio, acque formidabili, io vi saluto nuovamente come vi salutai allorchè posai il piede a terra, quando, come dice l'Alighieri

... l'animo mio, che ancor fuggiva, si volse indietro a rimirar lo passo, che non lasciò giammai persona viva.

Certo che a quanti si debbon mettere in viaggio per quelle acque, oltrechè raccomandarsi a tutti i Santi, io consiglierei di ripetere con gran frequenza e con fede : - A flumine « Mapiri » libera nos, Domine

In Charopampa mi ricevettero colla nota gentilezza. I buoni amici, il sig. Adolfo Ortega, e Germano Decher, s'interessarono per facilitarmi il resto del viaggio a cavallo fino a Sorata e la signora Guglielmina moglie del signor Decher mi preparò il necessario pel viaggio, come avrebbe fatto una buona madre.

Nel pomeriggio del 17 settembre ero già in cammino per Sorata. In Tolapampa, passai la notte nel secondo giorno, e dovetti soffrire. In luogo isolato e deserto, dormii entro una capanna senza tetto, al freddo, e spesso senza aver posto !... Stanco del viaggio, e con un forte mal di testa, sentiva il bisogno di un po' d'acqua calda. Mi accompagnava un povero indio che non mi intendeva... Che fare ? La necessità fa miracoli. Io andai in cerca d'acqua e l'indio in cerca di legna, e così potemmo far bollire un po' di farina e poi adagiarci in mezzo agli animali che ci conducevano.

Amatissimo signor D. Rua, devo dirle ad onore della verità che in questi lunghi viaggi si prova davvero la vita del missionario cattolico! Lontani dal consorzio umano , privi di ogni comodità, esposti a malattie, e colla stanchezza di lunghi e disastrosi viaggi, non si ha talvolta alcuna cosa per levarsi la fame ! Eppure la fede fa sopportar volontieri tali privazioni, affinchè la Provvidenza mandi molti e zelanti sacerdoti a tante anime ; e ci si prova davvero tanta pace e tanta consolazione, che non si cambierebbe colle stesse agiatezze e comodità onestamente procurate. E proprio divina la nostra missione!

Ma ritorno al viaggio.

Da Sorata a La Paz nulla di nuovo. In Sorata, dove dovetti aspettare due giorni la diligenza, alloggiai dai benemeriti PP. Mercedari, che mi accolsero con grande carità. Il signor Sottoprefetto, Sergio del Castillo, come nell'andata, così nel ritorno, volle invitarmi in sua casa a pranzo e cena trattandomi con una gentilezza, degna del suo cuore generoso e cavalleresco.

Giunsi al nostro Collegio di La Paz il 25 settembre, mentre si stavano preparando per ricevermi. Vi sono circostanze nella vita, rev.mo signor D. Rua, che a descriverle perdono il loro merito. Così come potrei descrivere l'affanno, e poi la gioia dei Salesiani e degli alunni nel rivedermi

La prima cosa fu gettarmi ai piedi del Santissimo Sacramento e di Maria Ausiliatrice, per ringraziarli di tanti benefizi : poi il nostro Bonelli mise in moto i suoi giovani musici e volle suonare una delle più belle melodie, sì che ancor adesso ricordo le melodiose note.

Eccomi, amato Padre, reduce dal Beni, pieno di gratitudine e ringraziamento al Supremo Governo, al Sottoprefetto di Sorata, ai PP. Mercedari, al signor O. Guzman, al gen. Pando ed anche ai confratelli ed alunni dell'Ispettoria che fecero preghiere speciali per me. A queste ascrivo la liberazione da tanti pericoli.

Arrivato a La Paz, mi preparai per partire per Sucre. Altri sette giorni di viaggio ; due in diligenza e cinque a cavallo. Benchè mi consigliassero di non farlo, tuttavia mi parve conveniente: e dopo due giorni di permanenza a La Paz, m'incamminai per Sucre. E qui m'incolse un vento così forte che l'oscurità e la polvere m'impedirono di proseguire. Da La Paz ad Oruro dovetti andare colla posta : e il 27 ottobre, seduto sopra i sacchi di lettere, mi coperse la neve. Certo , dopo i calori del Beni, la neve così vicina era un compenso !

La malattia del conducente, gli scherzi delle mule (da farmi cadere), fecero sì che a stento potei fare il viaggio da Challapata a Sucre.

Tuttavia, al ritorno da Sucre , rimasi in viaggio solo tre giorni, camminando anche di notte e facendo da 16 a 20 leghe al giorno.

Il freddo, la stanchezza, e gli incommodi di questo viaggio da Sucre a La Paz subito dopo quello del Beni, mi potevano portare qualche malattia ; ma grazie a Dio, sono in perfetta salute.

Nel Collegio di Sucre, ordinato e fiorente, assistei alla distribuzione dei premi. Per la prima volta vi ricevettero il loro diploma di maestri 6 giovani alunni artigiani. Le Autorità e la società di Sucre apprezzano assai l'Opera Salesiana e l'appoggiano, come Ella sa da altre relazioni. Anche il Collegio di La Paz va avanzando sempre più, sviluppando fedelmente il suo programma professionale.

Finisco questa relazione, mentre sto visitando il nuovo Collegio del Cuzco nel Perù, che in pochi mesi ha preso un grande sviluppo. Nel Cuzco ed in altre parti, dobbiamo la più profonda riconoscenza ai Vescovi, alle Autorità civili, ai Cooperatori, al Clero che cooperano per l'incremento dell'Opera nostra, specialmente nei suoi primordi che sono sempre i tempi più difficili.

Finisco, amatissimo Padre. Benedica ai suoi figli delle Republiche del Perù e della Bolivia, a tutti i cooperatori ed alunni, ed in modo speciale al sottoscritto che si professa con affetto

Cuzco (Perù) 20 ottobre 19o5.

Suo umil.mo figlio in G. C.

Sac. CIRIACO SANTINELLI

Missionario Salesiano.

Il Culto di Maria SS. Ausiliatrice

Le feste solenni nel Santuario di Valdocco

OMAGGIO tributato alla celeste Patrona delle Opere Salesiane nel suo primo Santuario dall'immenso popolo, convenuto anche da lontanissimi paesi, ebbe lo stesso meraviglioso splendore degli anni antecedenti e riuscì davvero un trionfo. Fu un trionfo della pietà e del fervore di migliaia e migliaia di divoti, un trionfo anche di D. Bosco che edificava lo splendido tempio e in ogni parte del mondo diffondeva la dolcissima divozione, ma fu soprattutto un trionfo grande e commovente di Maria SS. Ausiliatrice.

La preparazione - Pietà e fervore. La solenne novena.

L'affluire delle pie moltitudini innanzi la Taumaturga Immagine, la pietà e il loro affollarsi alla sacra mensa ebbero, in ogni giorno del mese che precedette la grande solennità titolare, un santo stimolo dalla predicazione continuata del prof. D. Francesco Zublena, il quale con elegante parola trattò dei doveri del cristiano, intrecciando ad essi con compiacenza figliale le glorie di Maria Ausiliatrice. A lui si unì con zelo, nell'inneggiare alla soavissima nostra Regina, il rev.mo sig. Giuseppe d'Isengard, prete della Missione e prof. di S. Eloquenza nel Seminario Arcivescovile di Torino, che nelle ultime nove sere in dotti e morali ragionamenti illustrò le virtù di Maria.

Al fervore de' sacri oratori non poteva meglio rispondere la pietà dell'uditorio. Ogni giorno, a tutte le messe, che si celebravano senza interruzione dalle quattro del mattino alle undici, grande era il concorso di fedeli ; le sante comunioni ogni giorno sorpassarono il migliaio, come ogni giorno le sacre funzioni del mattino e della sera si ammantarono di particolare splendore.

Naturalmente, siffatta pietà e già sì grande splendore crebbero ancora al principiar della novena. Il Santuario ornato de' superbi drappi rinnovati nelle solennità dell' Incoronazione , prese a rigurgitare di fedeli. Erano gli abitanti del quartiere di Valdocco, che amano tenerissimamente la loro Madonna, erano numerosissimi cooperatori e cooperatrici di Torino e dintorni, erano istituti femminili e comunità religiose , che a tutte le sacre funzioni si alternavano sotto le vòlte del tempio con un contegno edificante.

A questa gara di figliale pietà parteciparono anche i nostri istituti di S. Giovanni Evangelista e delle Scuole Apostoliche di Torino, il Seminario delle Missioni Estere di Valsalice, la Casa Salesiana di Foglizzo, e l'Oratorio di S. Benigno Canavese che eseguì scelta musica alla messa solenne della domenica fra la novena. I nostri giovanetti poi andarono crescendo, di giorno in giorno, in raccoglimento e in fervore.

Ma il tempo, che da qualche settimana si mostrava molto incostante, divenne piovoso addirittura, e piogge e temporali succedevansi ogni giorno con insistenza. Tuttavia nulla valse ad arrestare il continuo aumentare dei divoti ; particolarmente nella domenica accennata e, prima ancora, nel III anniversario della Pontificia incoronazione (17 maggio) in cui l'Eccellenza Rev.ma di Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza, e Vicario Generale dell'Archidiocesi, celebrò nel Santuario ed impartì l'Eucaristica Benedizione. In quel giorno la nostra Schola cantorum eseguì con mirabile correttezza d'interpretazione la messa a 4 voci del maestro Gruber ed un Tantum ergo del Conte Carlo Gromis.

Il cielo finalmente cominciò a rasserenarsi, e i due giorni precedenti la festa furono uno splendido trionfo di sole nella fresca gaiezza della più smagliante primavera. La piazza e le vie sboccanti al Santuario, resesi animatissime, assunsero il carattere più festivo e presero a risuonare dei lieti accenti di numerosi pellegrini. Quante esclamazioni di gìoia alla vista del Santuario ! e quante e quali espressioni affettuose molti non avevano nel varcarne e baciarne la soglia ! E veramente, chiunque riusciva a guadagnarsi - a stento - un posto nel santuario durante le funzioni solenni, al mirabile colpo di vista che esso presentava nel suo serico ammanto, nelle maestose volute degli archi dalle tocche splendenti e nello sfavillìo delle numerosissime lampade elettriche disposte in vaghissima forma tutt'intorno la cornice del dipinto taumaturgo e l'altar maggiore, le vòlte, le pareti e i cornicioni del maestoso edifizio, esclamava spontaneamente

- Sembra il paradiso!

La vigilia.

Il mattino giunse in devoto pellegrinaggio il Collegio Giusto Morgando di Cuorgnè.

La sera poi, degnissimo preludio ai solenni festeggiamenti fu la conferenza tenuta ai Cooperatori dal prof. D. Albino Carmagnola. Con frase viva e fluente egli provò che non si può più nominare Maria SS. Ausiliatrice, senza che il pensiero voli a D. Bosco che ne propagò la divozione in tutto il mondo ; per cui, dovendo i Cooperatori ricopiare in sè tutto lo spirito di D. Bosco, anche tra le divozioni verso la Madonna essi debbono conseguentemente prediligere quella che a Lei si professa sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani. - Dopo che ebbe soggiunto come si abbia a praticare una tal divozione, conchiuse affettuosamente coll'animare l'eletto uditorio alla speranza delle benedizioni più elette nell'imminente solennità patronale, speranza che si dipinse sul volto di tutti insieme colla più intensa commozione.

Alle 6 cominciarono i primi vespri, pontificati da Monsignor Luigi Spandre, Ausiliare dell'Eminentissimo Card. Arcivescovo, che dopo la predica impartì anche la benedizione. Compiute le sacre funzioni, la splendida illuminazione della facciata e dei pressi del Santuario nonchè il concerto musicale della banda dell'Oratorio festivo attrassero e trattennero fino a tarda ora un'onda immensa di popolo.

Le grande solennità - 5.ooo comunioni. La solenne processione.

Il Santuario, che nella vigilia rimase aperto e pieno di popolo fino alle 1o,3o di sera, si riaperse l'indomani mattina alle 3, allorquando la celebrazione delle sante messe era già cominciata. E nonostante il tempo nuovamente vario, anzi talvolta piovigginoso e quasi sempre oscuro, tuttavia il 24 maggio u. s. segnò negli Annali del Santuario di Maria Ausiliatrice un'altra data gloriosa ed eternamente memoranda. Fu davvero un trionfo e non è possibile darne, in poche parole, un'acconcia descrizione. E inutile il dire che il Santuario rimase tutto il giorno gremito. La celebrazione delle sante messe si protrasse fin oltre il mezzogiorno e l'affluenza ai Santi Sacramenti fu straordinaria; e ciò nonostante che poco dopo il principio della messa solenne, venisse, pel troppo agglomeramento, impedita qualunque circolazione. Le sante comunioni distribuite nella mattinata furono più di cinquemila.

E si spiega tanta pietà : l'elenco delle persone che deposero relazioni di grazie fu numerosissimo; numerosi ceri arsero continuamente in segno di preghiera e di riconoscenza, e centinaia di ex-voto d'argento ornarono la statua della Vergine Taumaturga.

Sua Eminenza, il sig. Card. Agostino Richelmy, veneratissimo nostro Pastore, celebrò all'altare della Madonna alle 7,15 e Mons. Luigi Spandre ebbe la bontà di pontificare alla messa e ai vespri solenni. Infra missam disse eloquentemente il panegirico il sig. prof. Giuseppe d'Isengard, predicatore della novena.

Verso le sedici, prima delle funzioni serali, a soddisfare la pietà dei molti che dovevan partire, previo il canto delle litanie, s'impartì la benedizione. Ma di cantici e di preghiere il Santuario risuonò continuamente tutto il pomeriggio.

Finalmente alle 6 cominciarono i vespri pontificali. Il tempo minaccioso sembrava che volesse impedire la processione, e difatti allorchè questa cominciò a sfilare, lunga e devota, realmente pioveva. Ma poi la pioggia cessò e la bella statua della Vergine Ausiliatrice - preceduta dall'imponente corteo, reso più solenne da tre bande musicali e da numerosissimo clero presieduto dall'Ecc.mo Mons. Spandre in abiti pontificali - uscì dal Santuario seguita dalle numerose associazioni cattoliche, di cui 14 con vessillo, e passò trionfalmente tra due fittissime ale di popolo devoto, schierato lungo la via Cottolengo, il Corso Principe Oddone e il Corso Regina Margherita.

Al suo rientrare nel Santuario, la facciata s'illuminò per incanto ; quindi l'Eminentissimo Cardinal Arcivescovo impartì, dall'altar maggiore e dall'alto della soglia del tempio, l'Eucaristica Benedizione. All'apparire del SS. Sacramento alla porta del Santuario la folla che occupava la piazza, raccolta in religioso silenzio piegò la fronte e le ginocchia ; ma ricevuta la benedizione non si trattenne dal fare a Gesù Sacramentato un'ovazione solenne. Mancava un quarto alle nove. Il santuario rimase gremito fino alle 10 e mezzo risuonando sempre di cantici e di preghiere, mentre pur la piazza era affollata di popolo esultante.

Della chiusura dei solenni festeggiamenti nel prossimo numero. Mentre scriviamo (26 maggio) l'affluenza dei divoti e dei pellegrini continua in modo consolante. Che la Vergine Taumaturga esaudisca tante preghiere e le ricambi per tutti in una pioggia di benedizioni temporali ed eterne.

Ringraziamenti. Il venerabile Giuseppe Cafasso.

I nostri sentiti ringraziamenti all'Eminentissimo Card. Arcivescovo, agli Eccellentissimi Vescovi e a tutti i venerandi ecclesiastici, che, nella loro bontà, resero col loro intervento più imponenti le funzioni delle solennità e della novena.

I nostri rallegramenti poi ai bravi giovanetti cantori, che con pazienza ed affetto mirabile, impararono tanta bella musica, e l'eseguirono con alta ammirazione degli intelligenti (1).

E finalmente il nostro più vivo ringraziamento al Signore, che non solo benedisse a tutte le nostre solennità le quali si svolsero nell'ordine più perfetto, ma ci serbò - proprio nel giorno di Maria Ausiliatrice - un annunzio sospirato e dolcissimo. Il processo ordinario per la Beatificazione del gran servo di Dio, D. Giuseppe Cafasso, sacerdote torinese e guida illuminata del nostro padre D. Bosco, venne nella seconda metà del mese u. s. approvato dalla S. Congregazione dei Riti e dal S. Padre, e la cara notizia giunse il giorno di Maria SS. Ausiliatrice! Egli quindi, d'ora innanzi, avrà il titolo di Venerabile.

E di lui, del Venerabile Giuseppe Cafasso, come vogliono la riconoscenza e il cuore, non mancheremo di tenere quanto prima nell'Oratorio una Commemorazione solenne, e d'intrattenere anche i lettori nel prossimo numero.

Un nuovo favore peì nostri Cooperatori.

Siamo lieti di poter annunziare ai nostri Cooperatori che S. S. Papa X con Rescritto della S. Congregazione delle Indulgenze, in data 8 del p.p. maggio, degnavasi concedere che in avvenire essi pure possano lucrare direttamente come i Salesiani, i loro allievi e gli ascritti al l'Associazione dei Divori di Maria Ausiliatrice,. l'indulgenza di 300 giorni ogni volta che divotamente e con cuore almeno contrito reciteranno la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis, Maria Aiuto dei Cristiani, pregate Per noi.

(1) A proposito della musica eseguita nella festa di Maria Ausiliatrice, togliamo dal Momento del 25 maggio: « A Maria Ausiliatrice, venne eseguita, per la massima delle solennità del Santuario, la « Missa solemnis in laudem SS. Salvatoris » del M. I. Mitterer. E fu esecuzione degna della fama della ormai celebre cappella musicale...
» La Messa venne preceduta dal mottetto « Sacerdos et Pontifex » dei M. Pagella, salesiano, che sedeva all'organo. Il mottetto è efficace, ed in esso alcuni effetti di intensità sonora vocale e strumentale vi sono curati con grande abilità. Tanto in questo mottetto quanto nel poderoso Inno eseguito alla sera il maestro Pagella si mostrò degno della fama sua di valorosissimo contrappuntista e compositore sacro.
» I falso bordoni del maestro Dogliani apparvero composizioni di rara varietà e purezza di stile e di tonalità, e prepararono egregiamente i piccoli cantori all'esecuzione - un'esecuzione veramente ideale - di quel portentoso Magnificat del divino Palestrina il quale anche in questa composizione accoppia tutte le suggestioni del canto e della tonalità gregoriana con gli intensi effetti di una tecnica contrappuntistica che non ha pari nella storia dell'arte. »
Il maestosissimo Tantum ergo del M.° Matthey, cantato alla vigilia e ripetuto la sera del 24, venne « eseguito anche esso alla perfezione e con amorosa cura ».

I RICORDI DEL MESE

Dagli Annali del Santuario

1868. - Il 9 giugno Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Alessandro Ottaviano dei Marchesi Riccardi di Netro, assistito dai canonici della Metropolitana consacrava solennemente il Santuario. La consacrazione cominciava alle 5 1/2 del mattino e terminava alle 1o 1/2. Quindi S. E. celebrava la prima messa nella nuova chiesa e D. Bosco, immediatamente, saliva anch'egli all'altare dopo l'Arcivescovo.

Le feste dell'Ottavario furono solennissime; varii eccellentissimi Vescovi, predicando e pontificando, resero imponenti tutte le sacre funzioni ; e un numero stragrande di pellegrini e di graziati fece fin d'allora prevedere la grande affluenza di devoti che avrebbe sempre chiamato a sè la Vergine Ausiliatrice e l'abbondante effusione delle sue benedizioni.

GRAZIE E FAVORI

Il 24 del mese.

Trovandomi in istrettezze di mezzi e senza risorse di mio marito, col cuore oppresso dal dolore ma pure speranzoso, mi rivolsi alla Vergine Ausiliatrice, perchè in qualche modo mi togliesse da quelle dolorose condizioni. Promisi di recitare tutte le sere tre Ave con la giaculatoria : Maria SS. Ausiliatrice, pensateci Voi! Questa Vergine cara, che non abbandona nessuno e tutti esaudisce, esaudì pur anche la mia preghiera, e il 24 febbraio 19o6 mi fece ottenere un posto stabile per mio marito. Riconoscente a questa Madre di misericordia, inviamo secondo la promessa fatta una piccola offerta per gli orfanelli di D. Bosco.

Treviso, 10 aprile 19o6.

MARIA CALIARI e Consorte.

Una prodigiosa guarigione.

Fin dal 20 settembre 1905 mia sorella soffriva ogni giorno di febbre elevata, la quale, come si conobbe alla fine, proveniva da affezione e guasto al fegato. La malattia si presentò con caratteri allarmanti, sicchè fu d'uopo amministrarle i Sacramenti. Tutti i medicinali e le cure assidue di parecchi medici di questa città non le giovarono: anzi gli stessi dottori in medicina non sapevano persuadersi da qual causa derivasse la febbre acuta e continua.

Da parecchi anni pregava con fiducia Maria Santissima Ausiliatrice. Però la sera del 25 gennaio u. s., cioè dopo 4 mesi , si rivolge alla SS. Vergine dal titolo suddetto con tanto fervore ed umiltà, che io ebbi a persuadermi che a tal fede non poteva esser negata la grazia della guarigione. Ed in vero la stessa notte gittò un calcolo grosso quanto una nocciola ed altri due il giorno seguente; quindi altri dodici più piccoli e poi altri sino al numero di ventisette e più. Da quel periodo cessò la febbre e va sempre migliorando.

Ho voluto aspettare sin oggi per accertarmi meglio della grazia fatta.

Essa offre alla Madonna lire 10, ed io ne aggiungo 5 per le Opere di D. Bosco. Girgenti, 13 aprile 19o6.

Decano Don ANGELO MARCHICA Vicario Generale.

Un buon consiglio.

Ortolano Matteo, abitante alla Serra di Capriglio, gravemente colpito da polmonite, trovavisi in fin di vita, quando consigliato da un suo amico, cooperatore salesiano, a ricorrere alla cara Madonna Ausiliatrice, incominciò con lui una novena con solenne promessa che, ottenuta la guarigione, si sarebbe recato al suo Santuario in Torino a ringraziarla, ad offrirle il suo tenue obolo ed una Comunione. Oh potenza di Maria! Incominciata appena la novena, si senti subito come a togliersi il male ed in pochi giorni fu perfettamente guarito.

Ora unitamente al suo caro amico, che così bene lo consigliò, qui sottoscritto ringrazia la SS. Vergine Ausiliatrice, adempie le fatte promesse e prega di pubblicare nel Bollettino Salesiano questa grazia veramente miracolosa.

Serra di Capriglio d'Asti, 8 aprile 19o6.

ORTOLANO MATTEO.

Rina. - La signora Maria Zecchini di Tiarno, Valle di Ledro, prega di voler inserire nel Bollettino, un caldo ringraziamento a Maria SS. Ausiliatrice, cui appena fatta spedire da me un'offerta per una Novena, onde ottenere la guarigione, (a detta del Medico aveva una complicazione di malattie) si sentì subito migliorata ed ora sta bene.

La suddetta era in preda alla più desolante disperazione, dovendo abbandonare, come tutti dicevano, cinque teneri bambini, uno di soli 5 mesi...

31 marzo 19o6.

Ved. DAL RI.

Bergamo. - Nel marzo dello scorso anno essendo mio nipote gravemente ammalato di tifo e meningite, dopo aver consultato valenti medici ed esperite tutte le cure che la medicina poteva suggerire, mantenendosi tuttavia in istato gravissimo, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice invocando l'aiuto suo con promessa che se fosse guarito avrei pubblicato la grazia sul Bollettino .Salesiano e fatto un'offerta. Infatti, fra non poco si riscontrarono dei migliorameuti ed ora nella gioia di vederlo completamente ristabilito, ringrazio di vero cuore sì buona Madre e adempio il mio voto.

3o aprile 19o6.

BONA ASTORI.

Bologna. - Col cuore pieno di una riconoscenza che non avrà mai fine, sento imperioso il bisogno di deporre ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice, i miei voti di ringraziamento per segnalata grazia ricevuta. Ai primi di gennaio del corrente anno, mio fratello cadde gravemente ammalato di risipola facciale che si estese in breve a metà il corpo. L'infermo peggiorava di giorno in giorno, tanto che si dovè ricorrere per ben tre volte ad operazioni chirurgiche nel viso e nella gola. Da questo male terribile era aperta, a dir dei medici, la via a tante altre complicazioni, così che la vita dell'amato fratello era seriamente in pericolo. Nell'ambascia di quei tristi momenti, mi rivolsi con fiducia alla consolatrice degli afflitti. Incominciai una novena, e poi un'altra, ed una terza ancora, promettendo d'inviare una tenue offerta per una messa di ringraziamento all'altare di Maria e di pubblicare la grazia nel Bollettino, qualora mi fosse stata concessa. Oh! bontà infinita di Maria ! le mie preghiere furono esaudite e l'infermo cominciò subito a migliorare, ed in breve fu dichiarato fuori di pericolo ed ora che scrivo è già completamente ristabilito. Grazie a te, Maria Ausiliatrice, che ti sei degnata conservare in vita il figlio ad una madre inferma e ottantenne, il padre a tre teneri figliuoletti, il marito ad una giovine sposa! Continua, ti prego, a proteggerci e dégnati di conservare sempre sano il mio fratello, chè avrai perenne la più viva riconoscenza di una intera famiglia.

15 aprile 19o6.

CLELIA MADONI.

Bajedo (Valsassina). - Nello scorso marzo la mia consorte veniva colpita da polmonite, che senz'essere grave nel principio, andò sempre progredendo, così che fu munita di tutti i conforti religiosi, e si disperava ormai da tutti di poterla salvare. Per una settimana circa la vidi nella dura altalena di vita e di morte. La fiducia dei soccorsi umani era caduta, mentre la speranza nell'aiuto della pietosissima Vergine era l'unico pensiero che mi confortava. La sera del 30 marzo, essendo l'inferma ancor più grave, raccolsi i miei piccoli figli davanti all'immagine della Vergine, e La supplicammo sotto il titolo di Ausiliatrice, promettendole di fare un'offerta per la celebrazione di una Messa di ringraziamento in Suo onore nel devoto e celebre Santuario di Torino, e di pubblicare la grazia.

In attesa, principiammo una novena.

In omaggio alla verità debbo dire, che la SS. Ver gine Ausiliatrice accettò subito il nostro voto, giacchè quella sera stessa la carissima nostra ammalata cominciò a migliorare, e col terminar della novena la SS. Vergine restituiva sana e salva ai figli la propria madre, ed a me la mia cara consorte.

3o marzo 19o6.

ORLANDI FRANCESCO fu CARLO.

Cassolnovo Lomellina. - Mia figlia Giuseppina doveva subire una pericolosa operazione per un grave tumore, che ci faceva temere della sua vita. Noi ci rivolgemmo a Maria Ausiliatrice ordinando una novena al Santuario di Valdocco. L'inferma si munì dell'immagine dell'Ausiliatrice, a Lei raccomandandosi continuamente con gran fede, e l'esito dell'operazione fu tanto felice, da farne altamente stupefatti i medici stessi. Noi di famiglia siamo quindi convinti essere stata una vera grazia di Maria Ausiliatrice, da cui già ricevemmo qualche anno fa un altro segnalato favore, per cui quanto prima compiremo un pellegrinaggio di riconoscenza al suo Santuario.

Febbraio 19o6.

ENRICO COVA.

La Direttrice di una pia associazione femminile ci scongiura di pubblicare quanto segue: - Evviva Maria Ausiliatrice, la nostra buona, la nostra tenera Madre! Per un giusto provvedimento preso dal nostro Direttore, si scagliò contro la nostra compagnia tale una tempesta, che solo chi si è trovato presente potrebbbe immaginarla. Non sapendo a che partito appigliarci, ci volgemmo con fiducia a Maria Ausiliatrice, promettendole un'offerta di lire cinque e la pubblicazione della grazia sul Bollettino. E Maria Ausiliatrice si mostrò davvero la Madre nostra. Ella aggiustò la cosa in un modo al quale noi non avremmo nemmen pensato e l'aggiustò appena fatta la promessa. Col cuore commosso La ringraziamo pubblicamente e invitiamo quanti leggeranno queste parole a confidare in Maria in ogni loro bisogno.

20 marzo 19o6.

S. Martino d'Albano (Genova). - La nostra cara mamma fu colpita da grave malattia che mise in serio pericolo la sua vita. Piena di fiducia nella Vergine Ausiliatrice ci rivolgemmo a Lei implorando la grazia della guarigione della diletta genitrice, facendo la promessa di far celebrare una messa al suo altare nel Santuario di Valdocco. Fatta la promessa la mamma cominciò subito a migliorare, ed oggi grazie alla Vergine Benedetta trovasi fuori di pericolo e quasi guarita. Oh quanto è buona Maria!

9 marzo 19o6.

IDA e JONE Sorelle LERTORE Cooperatrici.

Firenze. - Avendo nel febbraio l'influenza colpito con febbri assai alte i miei due bambini Filippo di anni 9 ed Elena di soli 2, promisi alla Vergine SS., se loro avesse concessa una sollecita guarigione senza complicanze, di pubblicare nel Bollettino la grazia, e d'inviare una tenue offerta, mentre incominciavo una novena. Adempio l'una e l'altra cosa avendo la Vergine SS. benignamente ascoltate le mie preghiere, godendo ora i miei figliuoli un'eccellente salute. Cosi li protegga poi sempre nella salute dell'anima, come ha reso loro quella del corpo!

23 marzo 19o6.

EDOARDO DUFOUR BERTE.

Borgotaro - Quanto sei buona, o Maria! A Te lo slancio più riconoscente del mio cuore, a Te il grazie fervido di tutti i miei cari. Rapida e terribile una crudele malattia (nefrite e risipola alla testa) colpiva il nostro amato genitore, già in età di 72 anni, gli ultimi giorni del mese di gennaio. Accasciati ed affranti dal dolore a Lei ci rivolgemmo che è la salute degli infermi e l'Aiuto dei Cristiani. Inviammo infatti un'offerta per una S. Messa e novena di preghiere al suo Altare, novena che noi pure in pari tempo si faceva in famiglia. Ed oh, gioia ineffabile. Non si era peranco giunti al termine della consolante novena, che già risuonavano al nostro orecchio le parole dei periti nell'arte L'infermo migliora! Maria Ausiliatrice l'aveva salvato.

Con raccapriccio ricordo i momenti più crudeli della crisi, quando l'infermo con potente sforzo, postosi a sedere sul letto chiamò a sè tutta la famiglia, la quale, ancora ben incerta di sua guarigione si aspettava di udire parole di sconforto... Ma invece: - « Recitiamo 3 Ave alla B. Vergine in ringraziamento » spasimando ci disse. Di che ringraziamento parlava? Interrogatelo ai piedi dell'altare, mentre in florida salute ringrazia Maria Ausiliatrice.

C. GIOVANNI RUGGERI e Famiglia.

Lendinara. - La famiglia Torchio ringrazia Maria Ausiliatrice del favore concesso alla sorella Eleonora, già spedita dai medici ; e compie il suo voto inviando un'offerta per le Opere Salesiane con preghiera di pubblicare la grazia. Affida la breve relazione alla stessa graziata, che in compagnia dei suoi viene a ringraziare la pietosa Benefattrice nel suo Santuario.

3 aprile 19o6.

D. SIGISMONDO TORCHIO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti..

A*) - Agrate (Novara): T. G. 4 - Alassio: A. G. 1 - Alessandria : Una divota di M. SS. A. 5 - Arona (Novara): N. N. di Mercurago 2 - Asso: Silvia Puricelli.

B) - Bagnacavallo: Giovannina Visani, riconoscentissima - Bagnone (Massa-Carrara): P. Bellegotti, 3 - Barano d'Ischia (Napoli) : D. M. Q. 3.30 e un braccialetto - Bellagio (Como): Maranesi Teodoro 2- Benevento: Jorizzo N. 2- Boario: Gandelli Teresa 5 - Bollengo: Gauna Maria 7 - Borgo S. Martino: Carolina Lupano e famiglia - Borgotaro: Conti Margherita 5 - Bosco Chiesa Nuova: Tomellini Abramo, 5 - Bossolasco: Coniugi Montaldo 4.

C) - Calamandrana: Zaccola Giuseppina 5 - Canale: Montrucco Annetta -Carmagnola: Abrati Teresa; Ponzio Maria; T. F. - Carignano: Gambiglio Bartolomeo - Carugo: Bonatti Maria 5; id. 10 - Casoni di Mussotente: S. M. 4, 15 - Cassano: Teresa Detomasi 5 - Castel Rosso: Barbero Vincenza - Castellamonte: P. B. 3 - Castelletto Stura (Cuneo): Caula Clotilde nata Giuggia 5 - Casalmonferrato: N. N. - Castro: Martinoli Giustina di Fortunato, 5 - Castronovo: Vimi Maria 5 -Castronovo di Sicilia:Giuseppe Lino di Giuseppe 2 - Catania: De Franco Angelina - Catena Nuova (Catania): Procaccianti Concettina 7, per la guarigione del figlio, 5 - Cavaglio d'A gogna (Novara): Cartoia Giovanni 1 - Cavalese (Tirolo): Giovannozzi Catterina, 21 - Cellore d'Illasi: Un chierico 2 Cercenasco: Galfione Guglielmo - Ceresetto Monferrato: Leporatti Giuseppe- Cossano Belbo: Martini Giovanna - Cordenons: Coniugi Zidoli 5 - Champorcher: Pevruchon Giuseppe 5 - Chivasso: T. Giuseppe - Crava di Rocca de' Baldi: Mondino Maria - Cremolino : Pronzatti Benedetta 2 - Cremona: Stagnati Marietta.

F) - Faenza: Francesca Bonini 5 - Farneto: Ricci Claudia 3 - Ferrara: Virginia Masini --- Firenze: Maria Pieri 10; E. Righini 5 - Fontanile: Thea Carmelina, 3 - Fossano: Valentin Antonio.

G) - Gagliano del Capo: (Lecce): Nisani Filomena 2 - Genova: Ducati Catterina 5 - Confredi Giuseppina 5 ; F. Gambaro 3 - Genola: T. T. - Gordona Chiavenna (Sondrio): Persenico D. Giov. Battista 1,20-Gorzegno (Cuneo): Prandi Luigi 2.

I) - Imara: Saccomani Maria 2 - Imola: Enrica Galeati 2 - Iseo: N. N. 10.

L) - La Loggia (Torino) : Tamieto Giov. Batt. i - Langasco (Genova): Vigo Giuseppina 3 - Lupia (Vicenza): Balasso Catterina 2 - Lusiglii (Torino): Giuseppe Marchetti 2.

M) - Mandas (Cagliari): Pirano Angelina 5 - Masone: Manio Camillo 7-Milano: Gina Baragiola gioia De Guglielmi 20 ; Brazzodaro Antonietta Modica: Angelica Romano Scala 10 - Modica Alta (Sicacusa): Assenza Giuseppina - Molino Nuovo: Antonietta Somazzi 10 -Molo di Borbera: Ceretti Luigi -Monforte: G. M. 5-Morra (Cuneo) Stroppiana Maria nata Borsa 20 - Montespluga (Sondrio): N. . 10 - Muzzolone (Vicenza): Antonio Callicelli 4.

N) - New York: Frammese Angela 30.

O) - Ornignano: C. D. - Ottobiano: Una figlia di Karia- Ovada: Pirella Marcello 2,50.

P) -- Padova: Clementina Corradi Boschi 2 - Paesana: Tolosa Giovanni 2 - Peccia (Canton Ticino): Una divota persona 5 - Prarolo (Vercelli): D. Corana, 25 - Ponzone d'Acqui: Ivaldi Virginia di Pietro, 10- Porto Maurizio: C. M. S. 20.

Q) - Quittengo: (Biella): Macciotto Costanza.

R) - Reggio Calabria : Augusto Lista 15 - Rivera: Addestro Teresina - Rocca Grimaldi: Viano Giuseppe 5 - Rocca Vignale: Berruti Carolina 5 - Roma: Giuseppina Marino 6 per tre grazie ricevute, i5 a nome della mamma Ersilia Federici - Romezzano: Mariani D. Paolo 2 - Rovegno: Arrigoni Giovanni 5 - Rosignano Monferrato: Degiovanni Elmira 2.

S) - Saliceto: Valle Adele 10 - Saronno: Renoldi Emilio, 20 - S. Ambrogio Olona: Pianezzi Maria Rosa 2 - Santena: Romano Agostino - S. Germano Monferrato: Una Cooperatrice - S. Orsola (Trentino): Gaspare Paoli i5 - S. Sebastiano Po: Una pia persona - S. Stefano Belbo: Giuseppe Virano 3 - Savigliano: di Romagna: Margherita C. Serravalle Scrivia Ch. Marcello Bottoghello del Seni. di Stazzano 1 - Stradella: Teresa Marchetti Omboni 5; Angliolina Bilieni- Suzzar a (Mantova) O. Bigliardi.

T) - Talamone: De Santis Maria - Terno Isola: Barbara Gambirasio, 4 - Tonengo (Alessandria): Valle Margherita 3,25 - Torino: Maria Fasso; Ch. Felice Giordano; Ch. Paolo Contu 2; Amalia Cardoni; Colombo Margherita Gay; N. N. 1,10; N.N. 4; Contessa Callori per pia persona 5; Vincenza Marenco ved. Bonondi ; Valenza Enrichetta ved. Bria; Lina Ilario Peraglioni; Rendono Placido - Trensasco: Canale Luigia 20 - Trezzo Tinella: F. G. 5

U) - Udine : Teresa di B. 1,50 ; Moretti Antonio 2.

V) - Varazze : (Genova): A. D. P. 5 - Venaus: M. C. V. 10 - Vesime: Bertonasco Eugenia 2 - - Verolengo: Rosa Marcello - Vicenza: Zin Ortensia 5 ; Zanella Carolina 5 ; - Vische (Torino): Gianetto D. Eucherio 10.

X) - V. M. cooperatrice per guarigione da grave mal d'occhi - M.M. - Steffe Francesca 2 - R. S. 10 -Una studentessa.

Santuario dì Marìa Ausiliatrice

TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi commissione in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7,30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 giugno al 10 luglio.

14 giugno - Solennità del Corpus Domini. - Alle r6, esposizione del SS. Sacramento, vespri solenni, discorso e benedizione.

24 giugno - Solennità di S. Giovanni Battista e Commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice - Induldulgenza plenaria. - Alle 5,30 e 7,15 messa della comunione generale ; alle 10 messa solenne; alle 16 vespri solenni, discorso e benedizione col SS. Sacramento.

30 giugno - Solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo. - Al mattino come nella Festa di S. Giovanni; alla sera, alle 16 : vespri, discorso e benedizione.

1 luglio - Festa di S. Luigi Gonzaga, Compatrono dell'Oratorio - Indulgenza plenaria. -- Alle 5,30 e 7,15 messa della comunione generale; alle 10 messa solenne; alle 15,30 vespri solenui, discorso, processione nell'interno dell'Oratorio e benedizione col SS. Sacramento.

6 luglio - Primo venerdì del mese ad onore del SS. Cuore di Gesù: Esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno (dalle ore 5,30 del mattino alle ore 8 di sera).

8 luglio - Solennità del S. Cuore di Gesù. -- Ore

5,30 e 7,30 messa della comunione generale; alle 10 messa solenne; alle 16,30 vespro, predica e benedizione.

In Italia.

CASTELLAMARE DI STABIA - Conferenza Salesiana - Il zelantissimo Mons. Placido Gambardella, Canonico-Parroco della Cattedrale e Direttore Diocesano dei Cooperatori, tenne nella medesima Cattedrale, alla presenza di Mons. Vescovo e di tutto il suo Seminario, una splendida conferenza sulle opere di D. Bosco, durante la novena di Maria Ausiliatrice e precisamente la domenica 20 maggio p. p. alle 18. La schola cantorum del fiorente Collegio Salesiano esegui prima e dopo la conferenza scelta musica classica, e prima della Benedizione un Tantum ergo del Perosi. Una violenta bufera scoppiata poco prima diminuì il numero degli uditori, ma la fama delle belle cose dette da Mons. Gambardella giunse all'orecchio di molti che non erano in chiesa. All'illustre Conferenziere, a S. E. Rev.ma Monsignor Michele Jorio, Vescovo di Castellamare, tanto buono coi Salesiani, e al venerando Seminario giunga gradita l'espressione della nostra riconoscenza.

POTENZA - Gara Catechistica - Ci scrivono: « Domenica 13 maggio, nella cattedrale della città ebbe luogo la prima solenne gara catechistica tra i giovanetti che frequentano l'Oratorio Salesiano aperto da circa due anni dai Salesiani. La gara con squisiti intermezzi musicali, dialoghi e canti sacri in lingua italiana e francese, si svolse spendidamente dinanzi ad un folto pubblico accorso ad attestare di persona il suo sommo gradimento, per l'opera santamente civile, che i Salesiani hanno iniziato con tanto fervore anche tra noi, dove da troppo tempo, per ragioni dolorose, la gioventù cresce abbandonata a sè stessa, senza che alcuno la sorregga a vincere i bassi adescamenti delle sette o il turpe lenocinio delle passioni a cui è prona l'età!

Ai giovanetti vincitori della gara, e a tutti i loro compagni i quali discussero tanto valorosamente, che si dovette ricorrere a uno scrupolosissimo rigore per le necessarie eliminazioni, col plauso della meritata lode, vada l'augurio del nostro cuore, che duri perenne nelle anime loro fatte adulte, l'alto entusiasmo per la santa fede e per la sana morale che essi han così bene imparato nell'aureo libretto che l'una e l'altra compendia e concorda. »

ROMA - Una visita illustra ali Ospizio del S. Cuore. - Ci scrivono: « L'Opera di D. Bosco al Castro Pretorio una volta ancora può rallegrarsi del plauso e dell'approvazione di illustri personaggi.

» Il 17 maggio u. s. le LL. EE. il sen. Urbano Rattazzi, nepote del noto uomo di stato piemontese ed il senatore Adeodato Bonasi onorarono di una loro visita l'Ospizio del S. Cuore. Furono ricevuti dal Direttore dell'Istituto, che ringraziatili prima di tanta bonta, dette loro brevemente un'idea delle opere salesiane che l'Ospizio abbraccia. E fermandosi in ispecial modo a parlare dei numerosi artigianelli, che in quell'istituto si addestrano a guadaguare il pane, fece bene rilevare la praticità e modernità del metodo seguito dai Salesiani, per cui l'alunno è potentemente stimolato al lavoro ed esce dopo pochi anni abile operaio, munito pure di una discreta somma che, partecipando a seconda del merito agli utili, si potè metter da parte negli anni di formazione.

» Uno squillo di tromba annunziò ai giovani schierati in bell'ordine nel vasto cortile l'arrivo delle LL. EE. E dopo una brillante marcia, ad un felice invito del Direttore, caldo proruppe dal petto di quei giovanetti un evviva agli ospiti illustri.

» Si passò poscia alla visita dei singoli laboratori: dei falegnami, tipografi, legatori, sarti, e calzolai ; e le LL. EE. vollero conoscere e quasi esperimentare la bravura di ogni alunno, e per tutti ebbero parole di somma lode. Ed a quelle parole ed al tocco di quelle mani paterne, gli occhi di quei piccoli lavoratori, quasi consci della loro forza, s'illuminavano di gioia e di gratitudine.

Nella gran sala di studio, la disciplina ed il raccoglimento di tanti biricchini fu alle LL. EE. cagione di altra ammirazione. Dappertutto poi, nelle scuole, negli ampi dormitori ecc. notarono con vivo senso di compiacenza l'ordine, la pulizia che, a prima vista, appariva non propria di un sol giorno di parata, ma continua ed attenta. E nel passare da una visita all'altra, il senatore Rattazzi, rievocando la memoria dello zio, raccontava quante volte avesse da lui stesso sentito magnificare l'opera di D. Bosco, della quale era stato uno dei più insigui benefattori quando ancora era nei suoi inizi - e ricordava come egli nello stesso tempo in cui, come primo ministro del Regno di Piemonte, applicava le leggi contro le Corporazioni Religiose, entusiasta dell'opera dell'umile sacerdote gli suggerisse come potesse legalmente costituire una Società, che lo coadiuvasse nella sua azione.

» Dopo aver assistito ad un nuovo riuscitissimo saggio di musica istrumentale ed alle evoluzioni ginnastiche di tutti gli alunni, le LL. EE. si congedavano assicurando il Direttore dell'ottima impressione riportatane e ringraziandolo della consolazione loro procurata di vedere come bene vengono educate le speranze della Religione e della Patria.

SUSA - Nella Chiesa di S. Francesco, l'ultima domenica di aprile ebbe luogo una conferenza salesiana, presieduta da quel zelantissimo Vescovo, Mons. Carlo Marozio. Il Sac. prof. Giuseppe Mossetto svolse l'argomento « Don Bosco e la gioventù », suscitando nel numeroso uditorio viva simpatia per. le Opere di Don Bosco. Prese quindi la parola Mons. Vescovo, il quale, dopo aver dimostrato come ed in qual modo si possa e si debba essere cooperatori salesiani, sciolse un inno tenerissimo alla memoria di Don Bosco.

All'indomani lo stesso sacerdote tenne nella Chiesa del Suffragio una seconda conferenza, esclusivaniente per le signore zelatrici e cooperatrici salesiane, che fu pure presieduta da Mons. Vescovo. Il conferenziere dimostrò quale dev'essere la missione della donna cattolica in questi tempi, in cui tante teorie e dottrine mirano a traviarne la mente ed il cuore ; ed anche questa volta Mons. Vescovo ebbe la bontà di aggiungere belle ed efficaci parole.

Dalle Americhe.

BUENOS AIRES - I lavori del nuovo tempio di San Carlo sono a buon punto. In marzo si compì l'ultimo tratto della cupola in cemento armato, e l'8 aprile, domenica delle palme, si procedette al solenne battesimo delle campane. La solenne cerimonia fu compiuta da Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Arcivescovo Espinosa. Da padrini e madrine fungevano otto cooperatori ed otto cooperatrici dei più zelanti dell'opera. Alle otto campane, fuse dalla rinomata ditta Poli di Udine, vennero imposti i nomi:

S. Cuore di Gesù - Maria Ausiliatrice - S. Giuseppe - Immacolata Concezione - S. Carlo Borromeo - S. Francesco di Sales - S. Luigi Gonzaga - S. Antonio da Padova.

Che la voce melodiosa delle benedette campane, merce la benedizione di Dio e l'aiuto di tanti e così potenti avvocati, chiami fino alla fine dei secoli un numero immenso di giovanetti e di fedeli sotto le ardite volte del nuovo artistico tempio!

PUNTARENAS - Il Cacico Mulàto - Il Sac. Maggiorino Borgatello, Parroco di Punta Arenas, inviando al sig. D. Rua alcune fotografie tra cui la piazza di quella città, ove nitidamente si scorge la nostra bella parrocchiale, le accompagnava con questa notizia: - Il Cacico Mulato, uno degli ultimi cacichi Tehuelches della Patagonia Meridionale, evasi da poco tempo recato a Santiago, colla sua famiglia, per supplicare il Governo a volergli concedere un poco di terreno dove poter vivere coi numerosi armenti, ma nel ritorno toccando Valparaiso dove infieriva il vaiuolo, contrassero tutti il morbo fatale. Una nipote del cacico morì qui a Puntarenas; la famiglia partì tosto pel campo per ristabilirsi nuovamente nello stesso toldo che avevano provvisoriamente abbandonato; ma non appena giunta si ammalò di vaiuolo il capo, cioè il cacico Mulato, che dopo pochi giorni moriva. La moglie spaventata lasciò il toldo ed andò a stabilirsi in Coyle con altri indiani della stessa tribù : ma appena giunta colà, si ammalò anch'essa di vaiuolo e morì. Per ultimo si ammalò pure il figlio e morì anche lui. Di modo che in brevi giorni spariva dalla terra tutta la famiglia di Mulato, che era uno degli ultimi cacichi Tehuelches... Sia benedetto il Signore, che si degnò di chiamarli alla luce della Fede prima di toglierli da questa vita!... »

TROY - (New York) - Nella Chiesa della Trasfigurazione, la domenica 29 aprile, ebbe luogo con tutta solennità la distribuzione della prima comunione ad un ampio stuolo di fanciulli e fanciulle. Celebrò la Santa Messa l'ispettore D. Borghino, e un fervorino di D. Coppo, detto con parola facile ed affettuosa, servì a maggiormente disporre quelle anime semplici a ricevere per la prima volta il pane del Cielo.

Era uno spettacolo che inteneriva, il cuore. La chiesa gremita di gente, le armonie dell'organo, il melodioso canto di sacri mottetti, mentre i 230 comunicandi s'appressavano all'altare, tutto rendeva commovente la sacra cerimonia. Dopo la messa per cnra dei Salesiani e delle suore missionarie del S. Cuore, a tutti, ragazze e ragazzi, venne servita una colazione e in fine distribuiti dei ricordi.

Alle due pomeridiane giunse S. E. Mons. Cusack, che amministrò la S. Cresima a moltissimi della parrocchia.

In una sala Monsignore si ebbe la sorpresa d'una piccola accademia, in cui bambini e bambine andarono a gara per mostrargli il lor affetto e la loro devozione. La giornata si chiuse con un piccolo trattenimento nel basement della Chiesa.

VIEDMA - (Patagonia) - Si sono ripresi alacremente i lavori di costruzione del nuovo tempio, che sarà senza dubbio il più bel monumento di Viedma. Il Comitato dell'opera, presieduto dal rev.mo Don Stefano Tagliere, approvò a pieni voti il nuovo disegno, presentato dall'architetto D. Ernesto Vespignani, il quale, presente all'adunanza, motivò le correzioni introdotte nell'antico disegno suggeritegli dall'economia, dal buon gusto e dall'arte. Facciam fervidi voti, perché sia felicemente condotta a compimento quest'opera, che sta tanto a cuore al Vicario Apostolico, Mons. Giovanni Cagliero.

NECROLOGIA

Monsignor Enrico Grazioli Arcivescovo titolare di Nicopoli.

QUESTO piissimo e zelante Prelato, fervente Cooperatore Salesiano, volava a cogliere la palma dei santi ai primi di marzo. Era nato a Minerbio, arcidiocesi di Bologna l'11 marzo 1837. Promosso alla chiesa titolare di Samosata il 18 marzo 1895, venne traslato a Guastalla nel 1896 ; donde poco dopo dimissionario, era promosso arcivescovo titolare di Nicopoli il 24 marzo 1898.

Mons. Grazioli amò l'opera di D. Bosco d'intensissimo affetto e non mancò mai di aiutarla cordialmente. Sia pace eterna all'anima eletta del santo Pastore.

Il Can. Giovanni Scaurì Direttore dei Cooperatori di Parma.

QUEST'umile apostolo, che fece completo sacrifizio di sè a testimonianza della sua fede e il cui nome va additato ai superstiti, si è spento repentinamente il 31 marzo u. s.

Fu sacerdote e parroco zelantissimo a Traversetolo ove stette molti anni acquistandosi la stima illimitata e l'affetto di tutti di quel paese, pei quali egli seppe essere, sempre e a tutti, padre, amico e fratello amoroso. Canonico della Cattedrale di Parma, Direttore spirituale del Seminario Urbano e Direttore dei Cooperatori Salesiani, portò da per tutto l'opera sua amorosa e saggia, profondendo i tesori inesauribil del suo gran cuore. L'Istituto nostro di Parma l'ebbe tra i primi e i più ferventi amici.

I suoi funerali riuscirono imponenti. L'ufficio di trigesima venne celebrato solennemente nella Cappella del Collegio Salesiano di S. Benedetto, con l'intervento dei Cooperatori e Cooperatrici

Salesiane, e colla Commemorazione funebre del del rev.mo Sac. Dott. D. Roberto Simonazzi, Arciprete di Traversetolo.

La Signora Margherìta Costamagna nata GALLO, da Caramagna.

IL 22 aprile, alla vigilia dell'apertura del mese di Maria Ausiliatrice, volava a celebrarlo in paradiso questa piissima signora, che di Maria Ausiliatrice fu sempre fervente divota.

Modello di figlia, sposa e madre cristiana, educò i figli nel santo timor di Dio, e tutti li consacrò al Signore. Una prece per l'anima sua.

Al figlio D. Luigi, e a tutti i suoi desolati congiunti, le nostre sincere condoglianze.

Facciamo anche particolari suffragi pei seguenti Cooperatori defunti

Dal 15 gennaio al 15 marzo

Mulattieri Andrea - Serra di Pamparato, Cuneo. Munari Angelina - Vicenza.

Muttis cari. D. Gio. Battista - Saluzzo, Cuneo. Natali Paolo - Pietrasanta, Lucca;

Nazzari D. Angelo - Lodi, Milano.

Negri Marani Adelaide - Verona.

Negri Selene - Vescovato, Cremona.

Nichetti D. Luigi, parroco - Suburbio di Padova. Nicolini Carlotta V.a Mazzucchelli - Vallio, Brescia. Nistri Marianna - Prato, Firenze.

Noceto D. Teobaldo, prevosto - Pontinvrea, Genova. Noli Teresa fu Settimio - Pedemonte, Genova. Norcia Maria in Isola - Novi Ligure. Nuzzo prof. Alfonso - S. Maria a Vico, Caserta Oggero Teodolinda, maestra - Carcerano d'Asti. Olivero D. Filippo, cappellano - Bovtes, Cuneo. Onetto D. Ariodante canonico - Pavia. Orlandi Arrigoni Simone - Olgirate, Conio.

Ortenzi D. Bernardino, curato - Rocca-Randisi, Aquila. Ottino D. Giuseppe - Crescentino, Novara. Padovani Teresa - Parona Valpolicella, I'erona. Paiatti Agata V.a Maffolini - Piancamuno, Brescia. Passamonti Giuseppina fu Bartolomeo - Rodallo, Torino. Pelizzoni D. Cesare, rettore - Rivalta. Veronese. Pepino Maddalena - Torino.

Perdicaro Giaseppe - Pietraperzia, Caltanisetta. Perini Margherita - Troia, Foggia.

Pescio D. Severino, coad. parr. - Borgo Pile, Brescia. Petterino Margherita - Gattinara, Novara. Piasentin Girolamo - Vado, Venezia. Piccioli D. Girolamo - Tirano, Sondrio. Piccone Bartolomeo di Eugenio - Genova. Pilati D. Giuseppe, parroco -- Castelguelfo, Parma. Pinton D. Pietro, vicario - Padova.

Pironti Francesco - Montoro Inferiore, Avellino. Plebani D. Giuseppe, parroco - Urgnano, Bergamo. Pozzi D. Eusebio - Grossotto, Sondrio.

Preti D. Carlo, prevosto Vie. For. - Landriano, Pavia. Prendici D. Antonio - Salvaterra, Rovigo. Presultari D. Nicola, parroco - Palorito, Macerata. Ranza Luigia V.a Vacciago - Piacenza. Ratti Angiolina - Gattinara, Novara. Ratti-Provasoli Amalia - Milano.

Remondini Luigia V. `' Caviglia - Genova.

Resicca di Palazzolo contessa Leopolda - Torino.

Ricci Filomena V.a Galli - Montecopiolo, Pesaro Urbino. Ricci P. Francesco - Mondaino, Forlì. Rigoni D. Gio. Battista - Galliate, Novara. Rizzi Ernesta - Pavia.

Rizzo avv. Rosario - Piazza Armerina.

Roggeri contessa Eleonora - Casale Monferrato. Rolando Emanuele fu G. B. - Muzio, Portomaurizio.

Ronchi D. Pasquale, prev. Vic. For. - Omegna, Novara. Rota Evasio fu Lorenzo - Lu Monferrato, Alessandria. Sacchero Emilia V.a Castelli - Caracas, Perù. Salvini D. Giacomo, curato -- Poggio, Aquila. Sanzin Michele - Trieste.

Sala Angela V.a Rossetti - S. Benigno, Torino. Salviati D. Rainero - Piove di Sacco, Padova. Sangiorgi Carolina - Faenza, Ravenna. Sartorigi Maria-Angeleri - Voghera, Pavia. Sartorelli D. Leopoldo, coad. tit. - Desio, Milano. Savini avv. Augusto - Bologna.

Scappini D. Ferdinando - Cassinotto Menza, Pavia. Schiffini D. Angelo - Grazie, Genova. Seminara D. Giuseppe, parroco - Agira, Catania. Sereno D. Amedeo - Vercelli. Serra Angela n. Scuffier - Torino. Severi Annina - Modena. Sibilla D, Natale - Martina Franca, Lecce. Sigoli Battista, maestro -. Riva di Sotto, Bergamo. Slongo D. Vincenzo - Rasai di Seren, Belluno. Spada cav. Ansonio - Passagno, Treviso. . Stangherlin Regina -- Nova Padova, Brasile. Sticca Maria - Torino.

Stival Mansueto - Vervesa, Treviso. Strazzi Gaetano - Coriano, Mantova. Superiore Generale Pii Operai - Napoli. Tarantini D. Vincenzo - Corato, Bari. Toffano Mons. Giuseppe - Treviso.

Tomè Anna -- Parona Valpolicella, Verona. Tonelli D. Antonio, curato Gleris. Udine. Tortello Bartolomeo -- Torino.

Tortella D. Giuseppe, prev. - S Martirio, Reggio Em. Tesi D. Leopoldo, curato - Passalacqua, Alessandria. Traverso D. Matteo - Alice, Alessandria. Turco Giuseppe - Ponte S. Nicolò, Padova. Ungaro Carmela -- Fiumedenisi, Messina.

Vaggioli D. Giuseppe, curato - Tavernella, Massa Carr, Vallino Luigi fu Sebastiano - Saluggia, Novara. Varengo Petronilta V.a Caraglio - Cuneo. Vercellone D. Virginio - Bianzè, Novara. Vedana Felice - Nova Padova, Brasile. Ventura Luigia V.a Fornasero - Torino. Vera Bernardina - Racconigi, Cuneo. Vettoretti Anna Maria - Bigolino, Treviso. Vischia Domenico, parroco - Rottanova, Venezia. Zanchetta Bortolo - Bassano, Vicenza. Zepponi Filomena - Iesi, Ancona. Zigliani D. Giuseppe, parroco - Solato. Brescia. Zorzi Catterina - Gheli, Brescia.

Dal 15 marzo al 10 maggio

Acerbis Irene di Battista - Albino, Bergamo.

Agosto Celestina - Monforte, Cuneo. Alfassio-Grimaldi Luigi - Asti.

Altieri D. Lorenzo, arciprete - Francolino, Ferrara, Amatori D. Gentile, parroco - Maiolati, Ancona. Amongero Giuseppe fu Michele - Cisterna d'Asti. Antonutti Carlo - Colloredo di Prato, Udine. Arresti Gigino - S. Antioco, Cagliari. Aresu Gio. Ant. - Osini, Cagliari. Arzi Giuseppina - Caslano, Ticino (Svizzera). Bacco D. Agostino, parroco -- Lissaro, Padova. Baglietti D. Girolamo, parroco -- Carbuta, Genova. Balduccini Corrado - Macerata. Basile Onofrio, avvocato - Messina.

Barberis Francesco, salsamentario - Casale Monferrato. Beri Amadio - Barcone, Como. ` Berizia Vincenzo - Acireale, Catania. Bernardini Girolamo - Urbino. Berra Teresa - Castelrosso, Torino. Berretta D. Angelo - Pavia. Bertella Giuseppe - Borghetto di Vara, Genova. Bertolotti Domenico, fabbro - Lombardore, Torino. Bicci P. Damiano, rettore - Cavriglia, Arezzo. Bidogni D. Eligio, rettore - Mancasale, Reggio Ersilia, Bili Antonio fu Lorenzo - Lombardore, Torino. Biondi Costantina in Donato - S. Rocco di Bussetto.

Pia Opera di S. Agostino per la preservazione dei giovani pericolanti e la conversione dei traviati eretta nell'Istituto Salesiano di Sant'Ambrogio in Milano coll'approvazione dei Sommi Pontefici Leone XIII e Pio X, del Card. Ferrari e del Superiore Magg. D. Rua.

STATUTO DFLL'OPERA..

I. Può iscriversi nell'Opera di S. Agostino qualunque persona giunta all'uso di ragione, o come socio zelatore o come protetto.

Sono Soci zelatori tutti coloro che si uniscono piamente in questo sodalizio per ottenere da Dio la preservazione o la riabilitazione di tanta gioventù pericolante o pericolata.

Sono Soci protetti quei giovani, che anche a loro insaputa ed anche contro la loro volontà vengono iscritti all'Opera dai zelatori per raccomandarne a Dio la salvezza o promuoverne la conversione.

II. I zelatori procureranno

a) di fare ogni giorno una breve preghiera a Dio per l'intercessione di S. Agostino a favore di tutta la gioventù bisognosa di aiuto spirituale, e all'uopo potrà giovarsi di qualcuna delle orazioni poste in calce al manualetto ;

b) di ricercare i poveri giovani pericolanti o pericolati, accostarli, correggerli, esortarli ;

c) d'ajutarli ad avvicinarli a qualche zelante sacerdote, che li disponga e li riconcilii con Dio

d) quando ne sia il caso, di trovar loro qualche istituto di ritiro e di correzione, o di iscriverli in qualche oratorio festivo, esibendosi volentieri a quei sacrificii di tempo e di borsa che la carità rendesse necessari

e) di raccomandarne la cura ed il soccorso alle persone che ne siano in grado, quando i zelatori stessi non potessero tutto da sè soli.

III. Il centro dell'Opera è fisso nell'Istituto Salesiano di S. Ambrogio (Via Copernico 9 Milano) ed è governato dal Direttore di quella casa.

IV. Il Direttore è incaricato della manutenzione dei Registri e dell'impiego delle elemosine; della corrispondenza coi Socii e coi diversi postulanti, e della esecuzione delle singole domande straordinarie come delle pratiche stabilite di regola.

V. Nella Chiesa dedicata a S. Agostino, la grande conquista di Ambrogio, si celebrerà almeno una volta ogni settimana, e preferibilmente al giovedì, una Messa applicata pei bisogni di tutta la gioventù pericolante ed in particolare dei giovani per cui saranno state chieste preghiere speciali.

Prima della Messa che sarà celebrata a favore dei socii sì zelatori che protetti, saranno lette anonime le domande speciali ed ultimamente pervenute per eccitare ed interessare più vivamente gli astanti a pregare pei raccomandati, a pro' dei quali sarà applicato anche il santo Rosario.

Alla sera, colla stessa intenzione, esposto il SS. Sacramento, sarà letta un'apposita preghiera pei raccomandati e si chiuderà la funzione colla Benedizione.

VI. Il Direttore accetterà pure da chi lo bramasse per bisogni speciali l'incarico di far celebrare in qualunque giorno della settimana, anche per tridui o novene iutiere, la S. Messa secondo la determinata intenzione dell'offerente: - oppure di impartire la Benedizione del SS. Sacramento - o d'applicare Comunioni ed altre pratiche pie da compiersi da tutta la comunità.

VII. Per ciascuno che si iscrive o che si vuol far iscrivere nell'Opera è richiesta l'offerta d'una lira una volta tanto, di cui si varrà il Direttore per coprire le spese dei varii esercizi pii. Se provvidenzialmente affluissero in copìa queste offerte fisse, od altre straordinarie fatte per procurare preghiere o funzioni particolari a favore di qualche raccomandato, si potrà realizzare il desiderio già vivo nei promotori dell'Opera di render più frequente ed anche quotidiana la Messa in favore dei raccomandati.

Il S. P. Leone XIII, approvando l'Opera, concesse con rescritto 21 Agosto 7900 Indulgenza Plenaria nel giorno della Conversione di S. Agostino il 5 Maggio ; nella sua festa, 28 Agosto ; nel giorno dell'ascrizione all'Opera, e in articolo di morte.