Anno XXVI. Luglio 1902. N.7
SOMMARIO - Gli annali delle Missioni . . . . pag. 193 Le feste di Maggio a Torino 195 Pagina intima 201 Per l'Obolo di S. Pietro - Esercizi spirituali per secolari 202
Per gli emigrati italiani 203 Il Rappresentante di D. Rua in America . . 204 Missioni - Equatore : Mons Costamagna. - Matto Grosso Da Cuyabá alle rive del vorticoso Araguaya 206
Le nozze d'oro delle Letture Cattoliche 209
Congresso internazionale mariano 210 Grazie di Maria Ausiliatrice 211 Notizie compendiate (Avigliana - Bobbio - Cagliari - Chieri - Cuorgnè - Ferrara - Genova - Gualtieri - Intra - Modena - Montemagno - Oleggio - Rapallo - Riva di Chieri - Sampierdarena - Sanluri - Torino - Urbania) 214
Scuola di ceramica artistica . 220
Necrologia: Buzzetti Giosuè - Luciano Freddi - Maria Gilardi e Maddalena Avataneo 221
Rivista Bibliografica 222
Cooperatori defunti . . . . . . . 223
Illustrazioni - Presidenza e rappresentanze del Congresso degli Oratori festivi tenutosi in Torino , pag. 197. - Saggi della scuola di Ceramica e Plastica della Casa di Milano 210, 215, 219.
I giornali didattici, e quelli in particolare che si occupano di geografia e di espansioni coloniali, non hanno mai mostrato di accorgersi di alcuni loro confratelli i quali, benchè abbiano per scopo principale la propagazione della fede, offrono tuttavia notizie preziose di etnografia, di costumi, di viaggi straordinari in mezzo a popoli e attraverso paesi poco o punto conosciuti.
Questi periodici, come la Propagazione della fede, le Missioni Cattoliche, la Santa Infanzia, il Bollettino Salesiano, giungono quasi solamente nelle mani di persone pie, le quali si commuovono al racconto di fatiche, di patimenti incredibili; dividono le gioie ed i dolori di quelle eroine e di quegli eroi che, lasciata la casa e la patria, si avventurano tra i selvaggi di mente e di cuore per un altissimo ideale di religione e di civiltà. Intorno a loro non si fa nessun chiasso; le loro imprese e la loro morte, che spesse volte è un martirio, non commovono le agenzie telegrafiche, come accade delle spedizioni militari o scientifiche. Dopo mesi ed anni i genitori verranno a sapere che in una landa selvaggia, fra un popolo feroce, o lungo un fiume sconosciuto, o tra i lebbrosi della Colombia, sono morti i loro cari, e forse nessuna croce distingue le loro ossa.
Ma se scopo principale di questi periodici è quello di far conoscere come si va propagando la fede, e di fare appello alla carità dei lettori, vi si possono pure spigolare svariatissime notizie che interessano la scienza, e delle quali potrebbero arricchirsi, i giornali scientifici, i dizionari geografici e le nostre scuole.
Veramente in Francia qualche cosa si fa; poichè non è molto che la Società geografica di Parigi assegnava la medaglia d'oro al P. Stanislao Chevalier, missionario della Cina, per i suoi importanti studi sui tifoni di quei mari, e un prezioso atlante astronomico. Ma si può dire che quasi tutti i fascicoli di codesti giornali, dedicati alle Missioni, contengono qualche notizia importante di viaggi attraverso paesi inesplorati, descrizioni di usi, di costumi, di credenze, rilievi topografici, e carte geografiche che non si possono trovare in nessun atlante, compresi quelli minutissimi del Reclus.
E non si tratta solamente di isole per date negli oceani, dove pure è arrivata la voce del missionario, ma di intere regioni che si aprono o sono già aperte ai nostri emigranti. In Italia s'è parlato spesse volte di una Società che voleva studiare il modo di colonizzare una parte della Patagonia a beneficio degli italiani. Ebbene, nell'ultimo Bollettino Salesiano si lege che «gli edifizi fabbricati dai Salesiani nella Patagonia, sono cinquantasei tra ospedali, chiese, cappelle, laboratorii, case agricole, case per gl'indigeni e per le Missioni, asili, scuole maschili e femminili »,
Tutto questo rappresenta un lavoro immenso di pazienza, di carità, di coraggio e, nello stesso tempo, di preparazione per quegl'italiani che volessero approfittarne. I Salesiani vi descrivono la vita dei patagoni e dei fueghini, come cacciano il loro leone, il puma, come costruiscono le loro capanne, come coltivano la terra. Possono servire di intermediari tra gli emigranti e gli indigeni, e non solo nelle parti più meridionali, ma nell'immenso Brasile dove i Salesiani si sono messi a contatto cogli Indi su per le impenetrabili foreste delle amazzoni.
Da parecchi numeri il Bollettino Salesiano viene pubblicando il viaggio di D. Albera che, come rappresentante di Don Rua, successore a Don Bosco, visita tutte le case dell' Istituto sparse nell'America meridionale; e contemporaneamente vi dà relazioni di pericolosissimi viaggi attraverso le foreste dell'Equatore, e in mezzo alle selvagge tribù dei Cajabìs nel Matto Grosso. Oltre che essere questo il poema della fede che si canta in ogni lingua e sotto ogni cielo, è altresì la glorificazione dell'energia cristiana, che non si scoraggia mai, che si rinnova sempre e dilata le sue forze a tutto quello che può tornare utile, non solo alla vita religiosa, ma anche alla vita materiale, alla elevazione intellettuale, alla scienza sotto qualunque forma. Ma la scienza, anche qui, viene dopo la fede. Nessuna accademia, nessun congresso di dotti potrebbe condurre alla civiltà i popoli barbari. I dotti sanno allestire delle spedizioni scentifiche, vanno a fare delle triangolazioni per verificare i meridiani, vanno a studiare la flora e la fauna, il corso dei fiumi, l'altezza delle montagne, la ricchezza delle miniere, l'etnografia, la geologia, tutto quello che volete; molte volte si espongono coraggiosamente a gravissimi pericoli, spesso sono vittime di insidie, di climi micidiali, di costumi cannibali. Tutto questo è eroico; il martilogio scientifico è di tutte le nazioni civili, e si arricchisce ogni anno di nuove e illustri vittime. Ma non c'è un angolo in tutta quanta la terra conosciuta dove la scienza abbia tratto dalle barbarie il più piccolo nucleo sociale. Anzi è accaduto che certe esplorazioni, accompagnate da colpi di fucile e seguiti da mercanti esosi, hanno ritardata e resa difficilissima l'opera della civiltà.
Avrebbero, dunque, molto da imparare anche i dotti esploratori se leggessero gli annali delle Missioni, se, deposta qualunque prevenzione, si mettessero in compagnia o seguissero le orme dei missionari, i quali sono sempre stati e saranno sempre i soli pionieri della civiltà.
(1) Ringraziamo vivamente l'egregio Cittadino di Brescia per aver pubblicato nel suo numero del 29 aprile scorso questo bel articolo firmato Astori.
INTENDIAMO parlare delle feste nostre, feste intime, di famiglia, tutte spiranti il soave olezzo della fede e pietà così potentemente fatta rivivere in mezzo alle nostre buone popolazioni d'Italia e dell'estero ancora, mercè la divozione verso la benignissima Ausiliatrice di D. Bosco, propagata presso tutte le nazioni con le mirabili istituzioni da lui fondate.
Noi vorremmo poter aver parole bastanti e spazio conveniente per ridire le impressioni e gli affetti sempre nuovi che in noi lasciano queste solennità; vorremmo sopratutto far intendere alle famiglie di quelli che leggono il nostro periodico quanto di anno in anno vadano crescendo e prendendo sempre maggiori proporzioni e regolarità i pellegrinaggi al Santuario, sovranamente caro e divoto, dell'Ausiliatrice in Valdocco ; ma ciò facendo ci allontaneremmo dal nostro scopo che è solo quello di dare ai nostri lettori e tramandare ai posteri una breve e semplice notizia delle cose più importanti accadute in questa sempre fausta e gioconda circostanza. Perciò, obbligando la nostra penna allo stile freddo della cronaca, lasciamo che ciascuno intoni di per sè l'inno dell'amore figliale verso Maria Ausiliatrice e, leggendo morta prosa, la converta in cuor suo in viva poesia.
Il mese della nostra Madonna cominciato il 23 aprile, attrasse tosto nella simpatica valle dei martiri, nella vera città dell'Ausiliatrice, numerose turbe di divoti, desiderosi di sentire mattino e sera la parola facile e calda del predicatore D. Emerico Talice, nostro buon confratello ed esimio cantore delle glorie della nostra eccelsa Madre. La sua predicazione fatta, come voleva il nostro buon Padre, con l'eloquenza del cuore, fu un continuo eccitamento all'amore ed alla fiducia in Maria la cui effigie, sull'altar maggiore, tutta spirante soavità e dolcezza, pareva sorridere con più tenerezza materna ed agli ossequi dei figli rispondere con maggior copia di grazie. E queste grazie si moltiplicavano tutti i giorni come lo attesta la moltitudine degli ex-voti e dei cuori d'argento nuovi, delle candele e lampade che dì per dì venivano offerti alla Vergine. Anzi abbiam potuto ammirare una nuova splendida corona d'oro con quattro brillanti sul capo dell'Ausiliatrice e varie collane preziose, monumento di recentissime e segnalatissime grazie. Così il romito Valdocco diviene per Maria calamita dei cuori e questo appare viemeglio durante la novena che precede il gran giorno dei trionfi dell'Ausiliatrice nostra, e che segna l'inizio di quelle funzioni grandiose che sono (secondo l'espressione di un giornale torinese) una specialità del Santuario Salesiano.
Omai è un continuo affluire di collegi, istituti e pie carovane di pellegrini provenienti da tutti i paesi d'Italia, dai confini della Svizzera e della Francia per onorare e ringraziare la Madonna di D. Bosco degli innumerevoli favori impetrati mercè la sua potente intercessione. Il mirabile si è che questi pellegrinaggi non sono clamorosi, né organizzati al modo di vere processioni di pietà come suol essere in tanti altri Santuari: ma i pellegrini vengono a gruppi, alla chetichella, paese per paese, nazione per nazione , però a più riprese, senza suscitare né l'ammirazione e neppure i sospetti della polizia; vengono attratti da una potenza misteriosa che li muove indipendentemente gli uni dagli altri perchè ciascuno dei venienti a Maria Ausiliatrice si crede di essere fra tutti il più privilegiato dalla materna bontà di Lei.
È un'onda continua, così l'Italia Reale, di uomini e donne, vecchi e giovani che affluiscono a Valdocco dove, nel Santuario che canta i prodigi di D. Bosco, il figlio primogenito dell'Ausiliatrice, tutti versano lagrime di riconoscenza ed alzano al cielo la voce del cuore per impetrare nuovi favori. É una manifestazione di fede solenne quella che si ripete annualmente in questa circostanza; e la Madonna nostra la premia con sempre nuova e più viva effusione di grazie. Abbiamo potuto raccogliere il nome di alcuni dei paesi da cui provengono questi numerosissimi divoti di Maria e li registriamo a comune edificazione ed eccitamento. Essi sono: Castel S. Giovanni (Piacenza); Chieri, Novara, Terno d'Isola, Bergamo, Settimo Vittone, Mornese, Gera Gambarogno (Svizzera), Locarno, Bellinzona, Rivera Bironico (Svizzera), San Remo, Castagnole Monferrato, Mezzana Biglia, Arquata Scrivia, S. Benigno, Alba, Saluzzo, Canale, Valle della Torre, Cannobio di Tortona, Felizzano, Trinità di Mondovì, Tresigaro di Ferrara, Chiusa S. Michele, S. Benedetto Po, Finalmarina, Trino Vercellese, Barge, Cremona, Cuneo, Lugano (Svizzere), Pozzoli Formigara, Mondovì, Firenzuola d'Arda, Giarole, Pecco, Ascona (Svizzera), Asti, Vercelli, Pinerolo, Valenza, Piacenza, Cannero, Borgo San Dalmazzo, Milano (oltre 150 pellegrini), Susa, Cassolnovo, Bra, Vigevano, Modena, Bologna, Cornegliano d'Alba, ecc. ecc. Notiamo però che qui non v'è che una minima parte dei nomi, quelli cioè che qua e là abbiamo potuto raccogliere in passando. Un cenno speciale devesi fare del pellegrinaggio della valle di Aosta composto di oltre 160, alla testa del quale era l'ill.mo e Rev.mo Can. Clos, penitenziere della Cattedrale d'Aosta : vivo plauso si merita la pietà di quei forti vallesani la cui fede è salda e tetragona come i macigni che ricingono la loro valle.
Eccellente idea fu quella di far unire quest'anno alla pietà dei numerosissimi pellegrini anche la loro azione sociale, indicendo poi giorni 21 e 22 il Congresso degli Oratori Festivi, le cui adunanze sì generali che particolari tutte assai ben riuscite, furono per molti, specialmente del clero, una vera rivelazione. « L'importanza, così si esprime l'ottimo periodico Fede e Scuola di Brescia, specie nell'ora presente, dell'educazione popolare sia per la civiltà che per la fede esigeva questo 2° Congresso, e gli infaticabili Salesiani hanno provvidamente presa l'iniziativa. Il primo Congresso si era tenuto in Brescia nelle feste centenarie di S. Filippo Neri celebrate con uno sfarzo che rimarrà memorabile nella Chiesa della Pace : il Rev. P. Cottinelli, l'autore del prezioso Manuale per gli Oratori festivi, che consacrò la sua vita, la sua mirabile attività e il suo cospicuo patrimonio al primo degli Oratori Bresciani, se non per data, certo per il numero, così da poter dire d'aver da solo fornito di molti sacerdoti la diocesi, di moltissimi abili campioni il movimento nostro cattolico, certo vide in quella prima adunanza la data di nascita dei grandiosi Congressi per gli Oratori che sotto l'ombra di S. Filippo e di D. Bosco si sarebbero poi raccolti con immenso vantaggio della Chiesa e della Patria. Ed ora il suo pensiero comincia a compiersi : il Congresso di Torino, sotto la presidenza onoraria degli E.mi Card. Richelmy, Ferrari, Svampa e Sarto ed effettiva del R.mo D. Rua nel suo vasto programma, sentirà il bisogno di richiamarsi ad un terzo, ed indi ad una serie, che diverrà abituale man mano che andranno , per le necessità dei tempi e per un più vivo risveglio d'azione, moltiplicandosi gli Oratori, e adattandosi all'ambiente nuovo in cui sono destinati a compiere la loro missione.
Le previsioni del Fede e Scuola furono pienamente avverate : le adunanze di Torino per gli Oratori festivi, non avendo potuto esaurire appieno il vasto programma (1), prepararono il materiale per altri congressi in cui il tempo - per noi e per lo scopo troppo ristretto - e l'intervento di molti altri benemeriti degli Oratori festivi - forzatamente assenti questa volta - permetteranno una piena ed adeguata trattazione di questo vitale argomento.
Il Congresso iniziò splendidamente i suoi lavori il 21. Alle funzioni inaugurali, così il resoconto pubblicato sull'Italia Reale cui lasciamo ben volentieri la parola , in Maria Ausiliatrice ed in S. Teresa parlarono con vita e calore Mons. Barone, Vescovo di Casale ed il Can.° Grosso. Le discussioni della mattina alle sezioni in Arcivescovado procedettero animatissime ed intonate a grande praticità. Il prof. Don Simonetti di Biella presiedeva alla Sezione Oratori maschili; il Teologo Muriana a quella delle Scuole di Religione, cui intervenne il Vescovo di Casale; e il Teologo Diverio a quella degli Oratori femminili.
La sala delle adunanze generali nell'Oratorio salesiano presenta un aspetto grandioso : alle 15 giungono, applauditissimi, l'E.m° Cardinale Richelmy, seguito dagli Ecc.mi Vescovi di Acqui, Alba, Casale, Susa e Tiberiade , da Mons. Limonta, rappresentante del Card. Ferrari, da Mons. Colomiatti e varii Canonici. Presiede Don Rua, circondato dai vice-Presidenti e dal Comitato promotore. Al banco della stampa notiamo i corrispondenti di vari giornali cattolici.
Appena Sua Eminenza il Cardinale fa atto di levarsi per benedire, tutti sorgono in piedi, e, recitata la preghiera, ripetono il triplice saluto a Gesù Sacramentato. Poi Sua Eminenza, evidentemente commossa di viva esultanza, rivolge la parola all'assemblea con un'allocuzione tutta soavità e sapienza; egli invoca sui lavori del Congresso le celesti benedizioni, di cui è arra l'approvazione ed il gradimento che il Santo Padre si è degnato fargli esprimere per mezzo dell'Eminentissimo Cardinale Rampolla: soggiunge che spera i più copiosi frutti dal Congresso, perchè è posto sotto la protezione della Madre di Dio, alla vigilia della festa di Maria Ausiliatrice. Rievoca la memoria del venerando D. Bosco, il cui spirito certamente esulta in Cielo alla vista di questo Congresso, che ha per iscopo ciò che fu lo scopo di tutta la sua vita in terra, cioè la salvezza delle anime, la salvezza della gioventù in particolare, e sopratutto la maggior gloria di Dio. « Lavoriamo per la gloria di Dio, - conchiudeva l'Eminentissimo Principe - non mai per altro fine: non nobis Domine, sed nomini tuo da gloriam : quanto più ci adopreremo a dar gloria a Dio, tanto meglio raggiungeremo lo scopo; tanto più abbondanti saranno i frutti delle povere nostre fatiche. »
Applaudito pure D. Rua. D. Trione, segretario, legge l'adesione di oltre 30 Vescovi, e numerosissime di direttori di Oratori festivi e notabilità laiche. Il dott. D. Carlo Manucci riferisce sui lavori fatti dalla sezione Oratorii maschili. - Il Parroco di Mezzanile ha una interessante relazione sugli effetti dell'Oratorio nella sua parrocchia. - Il giovane Barone Iocteau, catechista dell'Oratorio S. Felice di Torino, fa una viva esortazione sulla frequenza dei Sacramenti.
Don Masera, Vicario Generale della diocesi di Fossano, legge con vigoria un'applaudita relazione di Mons. Alessi. Don Trione con brio e vivacità dà schiarimenti sulla gara catechistica. Un grande applauso accoglie le parole che alludono al giubileo sacerdotale di Mons. Spandre.
Una duplice salve di applausi accoglie la proposta che i Prelati presenti vogliano firmare la supplica al Sommo Pontefice per la introduzione delle cause dei servi di Dio, Don Giuseppe Cafasso e Don Giovanni Bosco. Quasi tutti i Sacerdoti presenti si fermano dopo l'adunanza per sottoscrivere pur essi la supplica. Il Teol. Barberis dice con molta vivacità e praticità della predicazione negli Oratori festivi. Il Teol. Diverio rappresenta a forti tinte l'opera deleteria delle fabbriche per le giovanette.
Mons. Spandre ringrazia dell'attestato di benevolenza datogli dai congressisti e Mons. Barone chiude l'adunanza con un caloroso invito a non trascurare la coltura religiosa dello studente nelle Scuole di Religione, ch'è una nuova opera cresciuta nello splendido albero delle molteplici istituzioni di Don Bosco.
(1) Programma del Congresso.
1a SEzioNE: Erezione, Organizzazione e Personale dell'Oratorio festivo.
2a SEZioNE : Funzioni religiose, Frequenza dei Sacramenti, Predicazione e
Catechismo.
3a SEZIONE: Disciplina, Divertimenti, Scuole di Musica e Drammatica.
4a SEZioNE: Classe Adulti - Compagnie e Circoli - Sezioni Giovani - Biblioteche
Circolanti - Periodico.
5a SEZIONE: Oratori nei giorni feriali - Patronati - Scuole Serali.
6a SEZIONE : Scuole di Religione.
7a SEZIONE: Oratori femminili.
**
Il dì seguente continuarono i lavori del Congresso con grande animazione: i congressisti aumentarono di quasi il doppio. Nelle singole sezioni, ma specialmente in quella degli Oratori maschili, furono discusse proposte di vitale importanza e che segneranno il principio di una vita novella per gli Oratori. Per l'importanza degli argomenti trattati e l'interesse suscitato dal contributo di esperienze recato da molti congressisti, il Comitato promotore ha deciso di raccogliere in tre distinti manuali per gli Oratori maschili, per gli Oratori femminili e per le Scuole di Religione le memorie e notizie presentate e le conclusioni delle sezioni.
Alle 15 si apre la seconda adunanza generale. L'inno del Congresso, premiato nel concorso imbandito dal Comitato promotore, si gusta oggi in tutta la sua grandiosità. Il maestro Balladori ha fatto un lavoro che incontrerà favore in tutte le società.
S. E. il Card. Richelmy, accolto da fragorosi applausi, entra accompagnato dall'Arcivescovo di Vercelli, dai Vescovi di Acqui, di Casale, di Tiberiade e da numerosi Canonici.
Aperta l'adunanza colla preghiera d'uso e col triplice saluto a Gesù Sacramentato dall'E.mo Cardinale, D. Trione annunzia l'ordine dell'adunanza: propone un plauso agli Em.mi Cardinali Svampa, Ferrari e Sarto; legge un gran numero di adesioni giunte dall'Italia, dall'America del Sud, dalla Spagna, dall'Austria, dalla Francia, dalla Svizzera, ecc. ecc. Vivamente applaudite le adesioni dell'apostolo della gioventù, Don Orioni di Tortona e di Mons. Morganti. Il telegramma del conte Paganuzzi suscita grandi. applausi.
Don Casanova di Savona dà un'ampia relazione dell'Oratorio festivo della sua città, intorno al quale sorsero varie sezioni, attissime ad attirare i giovani studenti ed operai. L'avv. Fino parla, sulla relazione delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli cogli Oratorii festivi : breve, pratico ed interessante: è assai applaudito. Il prof. Bettazzi stigmatizza con vibrate parole la pornografia invadente e suggerisce mezzi pratici per distogliere i giovani dai pericoli onde sono ovunque circondati: la sua parola brillante, convinta e profondamente cristiana ottiene un vero successo. Il teologo Muriana riferisce sulle Scuole di Religione. L'accenno ai primi tentativi di Scuole di religione iniziato, nel 1874, dall'Em. Richelmy in Torino, è vivamente applaudito.
Don Trione fa varie comunicazioni e propone ai nuovi Congressisti sacerdoti arrivati di firmare le suppliche al S. Padre per le cause di D. Cafasso e D. Bosco. D. Simonetti, brillantissimo, accenna ai motivi vani a bene sperare sui frutti di questo Congresso, nel quale, abolita la rettorica dei voti, si sentì non tanto quello che si deve fare, ma quello che si è fatto in ogni parte d'Italia e del mondo per mezzo degli Oratorii e delle Scuole di Religione. Le sue parole sono spesso interrotte da fragorosi applausi. D. Trione annunzia l'adesione degli Ecc.mi Mons. Cagliero e Mons. Costamagna, e di D. Albera,, rappresentante del successore di D. Bosco in America.
Il Teol. Diverio, relatore degli Oratori femminili, accennate le conclusioni della relativa sezione, plaude alle venerando Suore ed alle nobili signore che consumano la loro vita negli Oratori festivi. L'assemblea applaude al nume del martire degli Oratori festivi, l'abate di Robilant. Mons. Pampirio, Arcivescovo di Vercelli, raccomanda la Società di S. Gerolamo di Roma per la diffusione dei Santi Evangelii.
Chiude invocando la benedizione del Signore sugli Oratori festivi e sulle Scuole di religione e si augura di vederli sorgere e moltiplicare nella sua città ed Archidiocesi. Profondamente commosso sui pericoli della povera gioventù applaude al nome di D. Bosco e a tutti quanti si occupano dell'opera santa.
L'E.mo Richelmy chiude l'adunanza sollevando l'inno di ringraziamento al buon Dio che in modo tanto evidente benedisse il Congresso. Porge un ringraziamento ai Prelati ed a quanti cooperarono alla riuscita del Congresso. Raccomanda a tutti e specie ai direttori di Oratori la virtù della santa umiltà e di mostrarsi ossequenti ai Reverendi parroci: la stessa virtù raccomanda ai Parroci, ai quali ricorda il dovere della carità avanti ad ogni altro diritto, mettendo sopra ogni altra cosa la salute delle anime. S. E. è grandemente applaudito. Fra la generale soddisfazione ed il più grande entusiasmo si pone termine all'adunanza ed ai lavori del Congresso.
Splendido epilogo del riuscitissimo Congresso fu l'accademia tenutasi la sera del 22, alle ore 20,30 nel teatro dell'Oratorio salesiano, ad onore dei Congressisti. La musica, la poesia e l'eloquenza si unirono in armonioso concerto per inneggiare ai generosi, che nel nome di Maria, di S. Carlo, di S. Filippo e di D. Bosco, si raccolsero a Torino per riconfermarsi nel santo proposito di salvare la gioventù.
Un pubblico eletto si affolla nel vasto teatro, invadendo ogni spazio disponibile. Grande è l'aspettazione per questa che deve essere la festa dell'arte e della riconoscenza. Un'imponente ovazione, unita alle note trionfali della banda dell'Istituto Salesiano, accoglie l'entrata dell'Ecc.mo Mons. Pampirio, Arcivescovo di Vercelli, degli Ecc.mi Vescovi Mons. Barone di Casale, e Mons. Marchese di Acqui, di D. Rua ed altri distinti personaggi del clero e del laicato.
L'esecuzione del programma riesce magnifica per la varietà dell'assieme e la finitezza dei particolari.
I cori sono eseguiti con diligenza tutta speciale dalla Scuola di canto dell'Oratorio, diretta dal maestro cav. Dogliani. Facile, melodiosa e piena di sentimento la Lode a Maria del maestro De Valle, su parole di S. E. Mons. Ressia. Grande omogeneità di suono, precisione inappuntabile degli attacchi e delle riprese nell'avvicendarsi mirabile delle parti; delicatissime gradazioni di colorito e sopratutto sfumature di sorprendente nitidezza resero l'Ave Maria di Palestrina in tutta la sua ideale bellezza.
Anche la parte letteraria è svolta egregiamente. Apre la serie delle letture il noto e popolare prof. Don Giuseppe Pavia, che con brio e calore declama una di quelle sue poesie che lo rivelano non meno chiaro poeta, che valente educatore. Al valente polemista Mons. Ruffoni , succede il prof. Don Francesia, sempre felice nel vestire delle più eleganti forme poetiche le più soavi memorie della famiglia salesiana. I nostri biricchini, declamati dall'avv. Bianchetti, con rara nobiltà di porgere , sono una viva e perfetta descrizione della vita chiassosa nel gioco, ma piamente raccolta in chiesa. Il cav. Bonino dice con brio Un saluto ai congressisti, denso di concetti. originali e lepidi. Arte perfetta di dicitura mette in splendida luce il canto Per l'ideale bandiera degli Ora torii dell'avo. Fino. Vivissimi applausi salutano i valenti poeti.
Il Teol. Diverio, a nome del Comitato, invita l'adunanza ad un applauso che suoni omaggio alla memoria di D. Bosco, riconoscenza all'ospitalità salesiana, ringraziamento ai collaboratori e salute a tutti i congressisti. Il prof. D. Simonetti, con sintesi brillante e spiritosa , riassume i canti dei poeti della serata e li invita ad unirsi per comporre un inno che canti in D. Bosco l'uomo dal cuore di padre, il pedagogista massimo dei tempi moderni, il padre dei figli del popolo. Una generale ovazione saluta il felice oratore.
Don Rua, accolto da una duplice salve di applausi, interprete dell'augurio inaugurale dell'Em.mo Arcivescovo, rende gloria a Dio ed a Maria Ausiliatrice pel felice esito del Congresso e rende vive azioni di grazie agli Ecc.mi Prelati ed a quanti collaborarono ai lavori del Congresso.
L'Ecc m° Arcivescovo di Vercelli, raggiante di gioia pel commovente e grandioso spettacolo cui assistette, in brevi e smaglianti parole , scioglie un nuovo inno di ringraziamento alla Bontà divina, e, assecondato dall'assemblea plaudente, chiude il memorando Congresso al grido di Viva Gesù Cristo, Viva Maria!
Questo Congresso non mancherà di produrre frutti copiosissimi. « Un frutto intanto già accertato, come scrive l'Araldo di Mondovì, è questo: che molti e molti sacerdoti e laici , d'ogni parte d'Italia, tutti animati d'un grande zelo per la povera gioventù, si sono trovati in fraterno convegno, si sono conosciuti, si sono scambiate le idee, hanno imparato molto gli uni dagli altri, gli uni e gli altri hanno animato a far meglio e a fare di più. Ognor meglio essi hanno compreso quale urgente necessità siivi di venir in aiuto ai poveri giovanetti in tanti modi insidiati, cogli Oratori festivi e colle Scuole di Religione!
Si può dire che in queste due opere sta principalmente la loro salute, e che queste due opere, se sono relativamente facili nell'esecuzione, sono poi infallibili nei loro risultati. Speriamo che gli effetti salutari del Congresso non si limiteranno agli intervenuti, ma che degli studi fatti e dei dati eccitamenti si gioveranno, in tutte le parrocchie, quelli che vogliono davvero il bene della gioventù. »
*
La Conferenza Salesiana tenutasi al 23 maggio in Maria Ausiliatrice alle 15,30 ebbe gran concorso di Cooperatori e Cooperatrici sia della città come pellegrinanti. Il Santuario era quasi gremito : dopo una breve lettura ed il canto di un sacro mottetto, arrivato Mons. Vescovo d'Acqui, Don Rua ed altre notabilità ecclesiastiche, salse il pulpito il R.m° Conferenziere, D. Michele Borghino, Missionario Salesiano, il quale con piena convinzione e con parola efficace, accennato alle presenti solennità, disse dei prodigi dell'Ausiliatrice in America nei 27 anni delle nostre Missioni, sopratutto colle Missioni in mezzo ai patagio, coll'istituzione di Oratorii festivi e con la validissima protezione prestata ai nostri emigrati.
Fu il canto del figlio per tanti anni lontano dalla casa paterna, nell'onomastico della madre diletta che lo protesse con la sua potenza durante il suo lungo e laborioso apostolato.
**
Il giorno dell'Ausiliatrice, l'affluenza del popolo a questo celeberrimo fra tutti i Santuari di Maria, secondo l'espressione dell'E.mo Card. Arcivescovo, fu veramente enorme. Dalle ore 3 del mattino in seguito la Chiesa rimase sempre gremita di fedeli i quali erano ansiosi di poter soddisfare le loro divozioni, cosa però che per moltissimi tornò impossibile stante l'angustia dello spazio e dei confessionali disponibili. Oltre 10.000 furono le sacre particole consacrate e distribuite nell'unica Comunione che durò tutta la mattinata nonostante che la circolazione nell'interno del Santuario fosse pressochè impossibile.
Nella sacrestia era un continuo affluire di fedeli per chiedere la benedizione di Maria Ausiliatrice e far registrare le grazie della Madonna che saranno poi pubblicate sul nostro Bollettino. Le sante Messe si succedettero a tutti gli otto altari senza interruzione fino a mezzodì.
La Messa pontificale delle ore 10, cantata da Mons. Disma Marchese, Vescovo di Acqui, durò fin oltre mezzodì ; tutte le navate della Chiesa, i corretti e le adiacenze formavano una testa sola di popolo divoto , che gustava le divine armonie della cantoria dell'Oratorio , la quale con inappuntabile esattezza eseguì il suo vario programma di mirabile effetto e di ancor più mirabile divozione. Dopo la Comunione della Messa pontificale disse uno splendido elogio dell'Ausiliatrice il valente predicatore del mese Mariano D. Emerico Talice. La sua parola calda, facile e popolare crebbe l'entusiasmo della moltitudine la quale non sapeva staccarsi dal caro Santuario, mostrandosi così impaziente di assistere al trionfo della solenne processione della sera.
Nel pomeriggio crebbe l'entusiasmo e noi vorremmo poter riprodurre tutte le espressioni popolari che in tutti i canti della città dell'Ausiliatrice si sentivano: erano un'inno potente e vivo alla Madonna di Don Bosco.
E la processione fu un vero imponente trionfo. Chi non ha assistito a quello spettacolo di fede non può farsi un'idea di ciò che gli operai e le operaio di Valdocco hanno saputo organizzare, perché la dimostrazione della loro pietà a Maria riuscisse solenne e devota. Va subito tribu tata una lode sincera alle Direzioni degli opifici industriali di Valdocco, per aver disposta l'anticipata chiusura degli stabilimenti, affinchè gli operai potessero trovarsi in tempo alla processione.
Già dalle ore 16 la vasta piazza, Maria Ausiliatrice, ed i cortili dell'Istituto Salesiano andavano riempiendosi di divoti e di associazioni : tutto il percorso lunghissimo per cui doveva passare la processione era occupato da popolo fittissimo quasi tutte le case addobbate, specialmente quelle di Via Cottolengo e strade adiacenti: grandissima la profusione di fiori. Il sole, poco prima splendente, si oscurò leggiermente allo sfilare del corteo, contribuendo così a dare un'impronta di divoto raccoglimento alla processione.
Verso le 18,30 incominciò la sfilata, secondo l'ordine annunziato (1), durò 40 minuti. La processione ha un'impronta tutta particolare che la distingue da ogni altra. Eccezione fatta delle nobili e venerande Dame di Maria Ausiliatrice, è tutto un mondo giovane ed operaio che porta in trionfo Maria: quale lieto auspicio per l'avvenire della società ! La comparsa della statua sulla soglia del Santuario, preceduta dal Clero e dall'Ecc.mo Vescovo d'Acqui, è salutata da grandi applausi, che si ripercuotono per tutta la piazza. Dopo la statua vengono le rappresentanze delle associazioni cattoliche con bandiere : notiamo quelle del Coraggio cattolico, e dell'Unione operaia cattolica, della classe Aspiranti sezione S. Secondo, della Società Cattolica e sezione Aspiranti Borgo S. Donato, della sezione giovani e Comitato parrochiale della Crocetta, del Circolo di perseveranza S. G. B. La Salle, dell' Unione democratica cristiana; ecc. ecc.; quindi grande concorso di popolo. Facevano servizio nella processione i corpi musicali dell'Oratorio S. Francesco di Sales, dell'Oratorio festivo di Valdocco e del Martinetto.
Verso le ore 21 aveva termine la processione per dar luogo ad un altro grandioso e sublime spettacolo. Mentre nel Santuario di Maria Ausiliatrice echeggiavano le note armoniose della cantoria salesiana, l'immensa moltitudine sulla piazza intonò le note solenni del Tantum Ergo. Fu un momento di commozione profonda, indescrivibile quella della solenne benedizione col SS. Sacramento, impartita dall'Em. Cardinale Arcivescovo dalla porta del Santuario. Seguì un applauso devoto, entusiastico a Gesù Cristo ed a Maria e il canto del Vi adoro.
In tanto affollamento non si è avuto a deplorare il menomo incidente, e questo si deve in parte all'opera efficace e solerte dell'Autorità politica e cittadina ed al Comitato operaio organizzatore della processione: a loro quindi la meritata lode.
La processione doveva essere il suggello delle grandiose feste di Valdocco. Il popolo tuttavia le volle continuare e numerosi pellegrini giunsero ancora domenica e lunedì da Pinerolo, Novara, Vercelli, San Damiano, Moretta, Milano, Acqui, Verzuolo, Pavone, Chieri, Giaveno, Trofarello, S. Ambrogio, Moncrivello, Morigliani, Cannero, Intra, Locarno, Parma, Varazze, Tortona, Mattie di Bussoleno, ecc. ecc. I pellegrini dopo di avere soddisfatto alla loro pietà nel Santuario della Madonna, si recavano numerosi a visitare la modesta camera di Don Bosco e la sua tomba a Valsalice.
È davvero consolante il vedere come di anno in anno vada crescendo il concorso dei fedeli al santuario di Maria Ausiliatrice : segno il più evidente della bontà di Maria verso i devoti che qui la invocano.
La parte musicale nelle feste di Maria Ausiliatrice.
Per quanto riguarda lo svolgimento del programma musicale lasciamo la parola al periodico la Musica Sacra di Milano, la quale così si esprime « Tacere di queste importanti esecuzioni che costituiscono delle vere e grandi manifestazioni dell'arte musicale sacra, è commettere una grave imperdonabile mancanza, inquantochè sono da annoverarsi fra le prime d'Italia. Si è per esse che ci sono oggi note pressochè tutti i capolavori dei più insigni maestri appartenenti alle varie scuole.
« E questi capolavori di stile vario, i zelanti figli di D. Bosco, sotto la guida intelligente del maestro Giuseppe DOGLIANI, maestro d'un attività rara, li affrontano impavidi e sereni sicuri della vittoria. Valga a riaffermare ciò il fatto che nel programma di quest'anno oltre ai nomi di PALESTRINA, RAVANELLO, BOTTAZZO, PAGELLA, DOGLIANI, MAGRI, DEVALLE, BIANCHINI, PEROSI; figuravano i due colossi, WITT e RHEINBERGER dallo stile diametralmente opposto.
» Giunga quindi gradito il nostro sincero plauso al maestro DOGLIANI, alla sua valorosa massa vocale e al suo degno e valente collaboratore all'organo m. MATTHEY, nonchè al disciplinato e e distinto corpo di Musica dell'Oratorio, che sotto la direzione del prelodato m. DOGLIANI, ha dato prova della sua non comune valentìa, svolgendo la sera della festa un programma non dei più facili con affiatamento, intonazione e colorito.
» Chiudendo questo breve cenno, ci auguriamo che al troppo modesto m. DOGLIANI sia possibile disporre di maggior tempo nella esplicazione delle sue pur belle doti di compositore. »
(1) La processione percorse Via Cottolengo, Corso Principe Oddone, Corso Regina Margherita, Piazza Emanuele Filiberto ritornando per Via Cottolengo.
L'ordine della sfilata fu il seguente: ragazzo dell'Oratorio femminile, Cooperatrici Salesiano e signore, Banda delle Scuole Apostoliche, Rappresentanze Oratorii festivi di S. Agostino, S. Luigi, S. Giuseppe, S. Francesco di Sales, Collegi ed Ospizi, Banda Ora. torio festivo S. Francesco di Sales, Compagnia della Consolata, Figlie di Maria, Dame di Maria Ausiliatrice, Banda, Clero con cotta, ministri parati e Vescovi, statua di Maria Ausiliatrice, Rappresentanze Società Cattoliche, Circoli con bandiere, ecc. popolo.
Apriamo il cuore ad un sentimento di legittima compiacenza, e spontanea ci esce dal labbro la parola della gratitudine la più viva che si converte in preghiera fiammante. La nostra Pia Unione dilata sempre più le pacifiche sue tende nell'acquisto ognora crescente di nuovi zelanti Direttori e Decurioni, i quali, reclutando in mezzo ai loro conoscenti buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, propagano il culto dell'Ausiliatrice e ci forniscono i mezzi indispensabili per sostenere le nostre numerose Missioni fra le tribù selvagge; per dar ricovero a tanti orfanelli, lasciati sul limitare della vita senza guida, pane e tetto; ed infine per raccogliere negli Oratorii festivi i poveri figli del popolo bisognosi solo di trovare un cuore che li ami e li comprenda per crescere insensibilmente onesti cittadini fedeli a Dio e alla patria.
Il pensiero di questo quadro consola e dice ad ognuno il cumulo di tesori che acquista partecipando attivamente alla vita salesiana, vita intensa di opere eminentemente umanitarie e prodigiosamente feconde. Nella nostra Pia Unione la carità non solo giova a chi la riceve, ma ancora a chi la fa; giova per la vitalità che comunica, pei mali che previene, pel dovere che induce a compiere, pel sublime ministero che imita e continua. Nel campo salesiano la carità, che è intelletto d'amore, diventa apostolato. Qual nobile, qual sublime missione è mai quella cui siete chiamati a compiere!
E grazie, a voi, o generosi, che aderendo all'umile nostra preghiera, vi accomunaste volenterosi con noi nel compimento di questo salutare apostolato; grazie di cuore! Scendano copiose le benedizioni di Dio sopra di voi che fate discendere la beneficenza sui derelitti : ricompensi il cielo coi suoi benefici i benefici che per mezzo delle istituzioni di D. Bosco versate sulla terra. La preghiera che è onnipotenza, la promessa di Dio che è verità, il sangue di Cristo che è merito infinito si sono insieme riuniti, per ottenervi nel gran giorno della finale retribuzione, l'unica verace ricompensa cui aspirano i vostri cuori magnanimi.
Per norma di tutti i membri della nostra Pia Unione, continuiamo la pubblicazione dei nomi di quei benemeriti che nella loro squisita bontà degnaronsi accettare, dietro nostro invito, l'incarico di Direttore Diocesano o di Decurione dei Cooperatori nelle singole Parrocchie.
A) - Aci S. Antonio: Leonardi D. Rosario, curato.
B) -- Bagnarola: Callegari D. Giovanni, arciprete - Barletta : Piccoli Can° D. Ruggiero -Barano d'Ischia: Buono Sac. Giovanni - Belluno: Palazzon Don Giuseppe, vice rettore Seminario -Borgomanero: Strola D. Gaudenzio, Coad. Titol. - Bratta: Rebecchi Don Francesco, parroco.
C) - Cagnano Varano: Di Pumpo Can' D. Pietro Carmignano : Pieral!i D. Francesco - Casabianca Verolengo : Giovannini D. Luigi, prevosto-Casamicciola Jaccarino Can.° Pietro - Cascina: Conti D. Francesco, cappucino - Castagnole (Piemonte): Quaglia Teol. D. Lorenzo - Castellamare di Golfo: Picciurro D. Gaetano - Corniso: Perna Can.° Raffaele - Cortanze : Barbaro D. Paolo, prevosto - Cosenza: Dattilo Can.° Gaetano, Cancelliere Arciv. - Castigliole (Saluzzo): Elia D. Francesco, priore - Chieri: Chiaffrino Can.' Giacomo, condirettore.
D) - Damaso: Sac. Prospero Bellesini - Dresano: De-L orenzi D. Filippo, parroco.
F) - Fontana Liri : La Porta Sac. Luigi - Forno Volasco: Simonetti D. Salvatore, vicario - Francavilla: Rossi D. Biagino.
G) Gandino: Alberti D. Andrea, prevosto.
I) -Imola: Minganti Can.° D. Sante, Direttore Diocesano - Iglesias (Sardegna): Melis D. Nicolino, Vice Parroco.
M) - Malo: Casentini D. Francesco - Mezzago: Ferraris D. Paolo, Parroco - Montecchio: Minardi Don Marco - Montecorvino Rovella: Lia Can.° Vincenzo - Montefsascone: Bartolozzi D. Gioachino, Par. - Monterotondo : Moscetti D. Alessandro - Mornese : Pistarino D. Domenico - Montefusco: Can. Amati D. Ernesto, condirettore.
N) - Napoli: Persico D. Giuseppe Maria - Nola Precchia Can.° D. Pasquale.
O) - Orcenigo Superiore: Cassini D. Luigi.
P) -Palermo: Loverde D, Lorenzo, vice-direttore - Pallanza: Barazzone D. Giovanni Can.° Prevosto - Paterno: Racito Can.° D. Mariano - Penango: Garavelli D. Giuseppe, Prevosto - Pennabilli: Marchini D. Giuseppe - Pertusio: Favero Teol. Tommaso, Prevosto - Pignataro Maggiore: Della Peruta D. Pietro, Arciprete - Portici: Bottigliero D. Edoardo - Putignano: Cisternino D Saverio - Prata di Pordenone: Còncina D. Giov. Maria, Parroco, Vie. For.
Q) - Rapallo: Sacco Can.° D. Lorenzo.
S) - Saluggia: Carando D. Antonio, prevosto - S. Giovanni di Giarre: Leonardi D. Salvatore - San Martino: Quarello D. Andrea, arciprete - S. Martino d'Albaro: Bacigalupo D. Lorenzo - S. Margherita: Fiocchi D. Carlo, parroco - S. Antonino di Susa: Napoli D. Augusto, Vice-Parroco - Sassello : Pastorino D. Michele, vice-parroco - Serranzanna: Murru Teol. D. Fedele.
T) - Tivoli: Bernardini D. GB. - Todi: Astancolle Mons. Luigi, canonico.
U) - Urbania. Gulini Can. D. Pasquale, parroco. V) - Valle di Pesio : Mondino D. Francesco, priore - Vigone: Vallero teol. D. Giuseppe, Prevosto- Vigevano: Manzi D. Pietro, cappucino, Vice-Direttore. Z) - Zafferana Etnea : Di Prima D. Rosario - Zanco Monferrato: Mellana D. Pietro. parroco.
Si conferì eziandio la carica di Zelatore e Zelatrice alli seguenti: Piriatti Pietro fu Antonio (Prata di Pordenone) - Pentore Secondo (Viarigi) - D. Vincenzo Laterza (Patignano) - Berardo Giuseppe (Posana) - Gelluzzo Arno dei Gaetano (Palermo) - Can. Francisco Saracino (Barletta) - Bruno Marianna Maestra (Rubiano) - Cucchietti Clementina (Chieri) - Gilardi Trombetta Maria (Chieri) - Lantier Teresina ved. Molino (id.) - Patrito Margerita (id.) - Tabasso Luciotta (id.) - Tabasso Carolina (id.) - Vergnano Felicina (id.).
A tutti e tutte presentiamo i più vivi ringraziamenti a nome del R.mo Sig. D. Rua. Noi continueremo la pubblicazione degli altri in altri numeri. Se poi qualcuno degli antichi nostri Direttori e Decurioni non avessero ancora il Diploma grande, non hanno che a farne richiesta alla Direzione del BOLLETTINO, Via Cottolengo, 32, TORINO.
Nella Pagina intima pubblicheremo eziandio in questi mesi l'elenco dei nostri Istituti che ci ritornano le schede della sottoscrizione voluta dal nostro Venerato Rettor Maggiore per l'obolo di S. Pietro quale omaggio al Papa nel suo Pontificale Giubileo.
Il 1° elenco è il seguente:
San Vincenzo degli Orti (84) - Intra: Collegio S. Luigi (95) - Fossano: Collegio Convitto Civico (53) - Foglizzo : Casa S. Michele (205) - Treviglio: Istituto S. Famiglia (249)- Jesi: Oratorio festivo (104) - Napoli: Oratorio festivo (18) - Penango: Istituto S. Bonifacio (73) - Siracusa: Orfanotrofio Gargallo (26) - Ferrara: Collegio S. Carlo (49) - La Marsa (TUNISI): Oratorio S. Agostino (25) - Liegi: Orfanotrofio S. Giovanni Berkmans (340) - Alvito: Collegio S. Nicola (30) - Catania: Istituto S. Francesco (192) - Lubiana: Istituto Maria Ausiliatrice (16) - Fossano Collegio D. Bosco (44) - Trento: Istituto Maria Ausiliatrice (132) - Ascona: Collegio Pontificio (59) - Treviglio: Oratorio festivo (634) - 01giate Olona: Oratorio femminile (49) - Lanzo Torinese: Suore di Maria Ausiliatrice (59) - Casale Monferrato: Istituto Sacro Cuore (114) - Riva di Chieri: Oratorio festivo (104) - Asilo Infantile Ved. Marone (100) - Cassolnovo: Oratorio femminile (158).
Si noti che le cifre indicano solo il numero delle firme: le offerte si pubblicheranno a parte.
Le altre liste si pubblicheranno un po' per volta.
parecchi dei nostri Cooperatori Salesiani già fin dai tempi del venerando nostro D. Bosco ci si faceva insistenza che combinassimo nella stagione estiva in qualche stazione climatica, in luogo solitario, ameno ed atto al ritiro uno speciale corso di Spirituali Esercizi pei soli laici. Ora siamo lieti di poter annunziare che tale desiderio sarà appagato ed in luogo ben adatto, presso l'antico Santuario di Piova fra Cuorgnè e Castellamonte in diocesi d'Ivrea. Ivi fin dall'epoca dell'erezione adibivasi già ad Esercizi anche per laici e poi non continuò che per ecclesiastici, pei quali continuerà tuttora a servire ogni anno. (quest'anno frattanto dopo il corso riservato ai sacerdoti avrà luogo dalla domenica 27 luglio fino al sabato successivo quello riservato ai signori secolari.
S. S. Rev. Mons. vescovo Diocesano affidò tale cura ai Salesiani, i quali da parecchi anni uffiziano quel Santuario della Beata Vergine delle Grazie.
Il trattamento sarà signorile e tuttavia l'offerta personale che si designerà all'uopo non sarà che di L. 15.
Ci gode l'animo di poter annunziare che la Rivista d'Agricoltura di Parma (Cooperazione popolare) tiene aperti abbonamenti speciali per il corrente anno. Chi desidera approfittarne chiegga entro il mese corrente programma delle condizioni e dei premi all'Amministrazione - Piazzale S. Benedetto Parma. Noi raccomandiamo caldamente tali facilitazioni ai nostri Cooperatori sicuri di far loro cosa grata e sommamente utile.
L'Opera degli operai italiani a Liegi - Gli Esercizi spirituali pei venditori di crema e gelati - Cortesie dei Belgi verso gl'italiani - Regolarizzazione di 30 matrimoni; rimpatrio di otto inabili ai lavoro ed altri frutti consolantissimi - Bisogno di soccorso.
A Liegi, nel Belgio, dove i nostri confratelli dirigono l'Opera degli operai italiani, per l'assistenza dei suonatori e venditori ambulanti di crema, gelati, ecc.; ci giungono giornali recanti notizie assai consolanti sul bene colà operatòsi, specialmente negli ultimi esercizi, fatti appositamente per quei poveretti nel gennaio scorso. Spigoliamo le cose più importanti dal giornale « Nouvelles du jour » e dalla « Gazette de Liège ».
Per poter faro un poco di bene a quei nostri connazionali, si dovette prima di tutto pensare al modo di allontanarli dalle distrazioni degli affari e quindi provvedere al loro mantenimento per cinque giorni. Ma se questo poteva bastare pei piccoli garzoni, non era sufficiente pei padri di famiglia, ai quali si combinò di regalare uno scudo a testa alla fine degli esercizi. E così quei giorni di predicazione costarono alla nostra casa di Liegi L. 600. Ma la consolazione di vedere tanti assidui alle prediche, e fervorosi ad accostarsi ai SS. Sacramenti quei poveri infelici, ha fatto dimenticare a quei nostri confratelli il grave sacrifizio che s'imponevano.
Quando, la sera del 13 gennaio, i Fratelli della Dottrina Cristiana videro giungere al loro cortile gruppi di giovani malmessi negli abiti e uomini dalla lunga barba e dagli occhioni neri e scintillanti, dal corto mantello e dal cappello a larghe tese, armati ciascheduno di lungo bastone, si intimorirono assai, credendosi di fronte a dei rivoluzionarii, e corsero al nostro confratello D. Vincenti, perchè si mettesse anche lui in guardia. Ma lo spavento dei Padri si mutò in una specie di venerazione, quando videro quella turba seguire mansueti D. Vincenti e con lui pregare e poi ascoltare divoti ed attenti la divina parola.
Non pochi venivano da lontano per trovarsi alle 6 del mattino alla Messa nella Chiesa di S. Nicolà, dove dicevano le preghiere e cantavano delle Laudi Sacre. Quindi passavano in una sala, gentilmente favorita dal signor Dottor Francotte, presidente zelantissimo del Circolo della gioventù cattolica, per fare le meditazioni e ricevere le istruzioni catechistiche, fatte colle celebri immagini del Catechismo illustrato. Quando, dopo la meditazione, il missionario diceva : «fate un poco di riflessione » tutti si gettavano in ginocchio per terra, le mani giunte, gli occhi levati al cielo ed il capo nascosto fra le mani e pregavano lungamente e con grandissimo fervore.
Dopo la refezione si concedeva qualche poco di tempo libero per passeggiare nell'orto e nel cortile, ma molti si affrettavano a ritornare nella sala di preghiera e gli altri seguivano l'esempio; di guisa che avanti l'ora erano già la preparati per il nuovo sermone. Tutti fecero la Confessione e la Santa Comunione. Alcuni dopo un mese ritornarono ai Sacramenti come avevano promesso, sebbene a quei giovanotti costasse un chilometro di strada coperta di ghiacci e sotto i fiocchi d'abbondantissima neve. La chiusura degli esercizi è stata una vera festa di famiglia ; anzi tratto d'unione tra il caro ed ospitalissimo popolo Belga Italiano. L'amabilissimo signor direttore dei Fratelli dello Dottrina Cristiana ha avuto la gentile idea di far preparare da due dei nostri italiani, Marziale e Vincenzo Prete, il piatto favorito dei napoletani, i maccheroni. Uno dei Vicari ha dato pel pranzo 20 bottiglie di Bordeaux, un altro sigari a piacere. Il signor Decano, venuto a causa delle sue grandi occupazioni un istante, troppo breve per il desiderio dei buoni suoi parrocchiani italiani, è stato ricevuto con fragorosi applausi. Vivi applausi coronarono pure le parole del direttore di Liegi, D. Scaloni, che brindò alla generosa ospitalità del popolo Belga, e quelle del missionario D. Vincenti; che segnalò alla loro riconoscenza i benefattori degli Esercizi e specialmente la signora Contessa De-Stainlein-Saalenstein, la sig. Contessa Beldimano, la sig. Del Court, la sig. Pirlot, le Damigelle Jullien, Klein et Oliviers; ed il signor Cav. Rossi di Schio, che in quel giorno aveva fatto pervenire al Missionario un plico assicurato con cento franchi. Ma il più bello e pratico coronamento di quegli Esercizi. furono le 250 Comunioni, fatte, colla pietà più fervente, da quei poveri nostri connazionali.
Risultati pure consolantissimi del lavoro dei Salesiani per l'Opera degli operai italiani a Liegi sono le cifre seguenti.
L'Opera degli operai italiani a Liegi ha regolarizzato una trentina di matrimonii; ha trovato lavoro e pane ad una ventina di operai; ha distribuito per circa 300 lire di Catechismi, libri di pietà, Corone, Immagini, Medaglie, ecc. Ha soccorso una dozzina di uomini che, per disperazione erano sul punto di fare qualche cattivo passo, somministrando un poco di danaro, alloggio e nutrimento per due giorni, trovando loro lavoro e così rimetterli sul sentiero dell'onore e della salvezza. Si fecero rimpatriare otto persone che, non potendo più lavorare, ritornarono nel seno della famiglia. Si prepararono sei uomini alla 1a Comunione; si aiutò a ben morire 14 ammalati nei varii spedali; si diedero otto corsi d'esercizi di 5 giorni cadano; si ritornarono alla pace varie famiglie che si erano divise fra loro o stavano per dividersi, regolando anche la posizione dei poveri figli.
Ma se non arrivano dall'Italia i soccorsi, i nostri confratelli non possono assolutamente continuare un si gran bene per l'anno venturo perchè non oserebbero più andare di nuovo dai Belgi. Quindi se altri non seguono il nobile esempio del signor Cav. Rossi la pia opera non potrà più seguitare e la si dovrà abbandonare.
(Relazione del Sac. Calogero Gusmano*)
Da Cuyabà a S. Paolo - I soldati e gli indi - I veri pionieri della civiltà - Nel porto di Santos - In ferrovia fino a S. Paolo.
S. Paolo (Brasile), ottobre 1901.
SE il Brasile avesse ferrovie in abbondanza noi il viaggio da Cuyabà a S. Paolo l'avremmo fatto per terra ed in poco tempo, mentre invece si dovette navigare attraverso perecchi fiumi, tornare al Paraguay, all'Argentina, toccar Montevideo e poi metter vela nell'Oceano atlantico fino al piccolo porto di Santos che dista solo tre ore da S. Paolo.
Il giro lungo col male ebbe commisto un po' di bene, procurandoci la gioia di rivedere i confratelli di Rosario di S. Fè e di Buenos Ayres ; quelli di Montevideo no, perchè un decreto, che causò e causa tuttora meraviglia, proibisce rigorosamente a qualunque sottana o tonaca di entrare in quella Repubblica ; e l'ufficialità di porto è tutt'occhi per impedire che se ne introduca qualcuna clandestinamente. Un buon uomo, di professione calzolaio, veniva da Puntarenas a Montevideo ; ad un impiegato troppo zelante, perchè senza barba, parve sacerdote travestito... quindi lo tempestarono di domande, e come non si veniva a capo di nulla, conchiusero che non l'avrebbero lasciato entrare nella città perchè aveva sembiante da prete. Buon per lui che si ricordò in tempo di presentare le callose ed annerrite sue mani domandando se anch'esse erano da prete. L'argomento invero era schiacciante e non osarono andare più avanti nel loro intempestivo zelo, degno al certo di miglior causa. Con noi però furono gentili ed al ritorno dal Brasile ci accordarono otto giorni di licenza da passare coi nostri confratelli.
Da Corrientes a Buenos Aires abbiamo viaggiato con molti militari, specialmente graduati, i quali recavansi alla capitale causa lo stato di assedio che il Governo dovette decretare perchè il popolo, contrario all'unificazione del debito pubblico, vi si era sollevato. Ritornavano volontieri, fosse pure per sedare il popolo tumultuante. Erano due anni, mi diceva uno di essi, ch'eravamo dimenticati là nel Chaco lottando non sola con gli Indii, ma col clima micidiale e con ogni sorta di difficoltà, senza venire a capo di niente. L'Indio mai e poi mai patteggerà col soldato... ha troppo paura del suo fucile ! Ed intanto distrugge noi col suo sistema di guerriglie e l'imboscate, dileguandosi dopo l'assalto nel fitto dei suoi boschi, dove certo non può penetrare una squadra compatta di soldati. Il clima poi aiuta a nostro danno l'opera dell'Indio. Capirà, soggiungeva, rivolto al sig. D. Albera, che l'insieme di tutte queste circostanze, il desiderio di farla finita cori una vita impossibile , alcune volte ci fa commettere azioni che, giudicate da lontano, non appaion giuste e tanto meno umanitarie. Il soldato sotto certe impressioni non ragiona più! Io credo, continuava quel buon ufficiale, che loro preti potrebbero fare assai di più... E senza saperlo ripeteva le parole che l'immortale Valdivia scriveva da Araúco al Re Filippo II di Spagna: I vostri soldati armati di spada e di lancia sono inutili tanto come i vostri cannoni per ridurre questi Indii a vita sociale. Ritirateli, mandandoci al loro posto zelanti missionarii, ed in poco tempo tutta questa terra sarà cristiana ed ubbidirà alle vostre leggi.
Ora che siamo qui nel Brasile la verità di quelle parole ci appare circonfusa di luce maggiore. La storia registra a centinaia i fatti in cui alla voce del missionario l'Indio abbandona i suoi favoriti boschi e viene a por tenda attorno all'umile Cappella del missionario, dove poi, istruito, riceve il carattere sacro di cristiano. Questo fu il principio di molte città del Brasile che sono ora emporio di ricchezza e centro di progresso : attorno alla croce che impiantavano i missionarii gl'Indii spianavano il terreno e diretti ed aiutati dagli stessi missionarii s'innalzavano le chiese e si formavano le popolazioni. I Padri Gesuiti, ovunque apportatori di civiltà, qui son ricordati con viva riconoscenza anche dopo tante generazioni : il nome di Gesuita non può essere separato dalla storia di questo immenso paese. Una guerra di esterminio aveva spopolati i territorii del Brasile : Olinda, Spirito Santo e Porto Seguro erano stati ridotti in cenere quando due sacerdoti, penetrando fino ai toldi dei barbari, riuscirono ad ispirar loro sentimenti di pace e di riconciliazione fino allora ad essi sconosciuti. Non dubitarono quegli eroici mediatori di restare in ostaggio in mano ai selvaggi, e comprare colle loro prolungate agonie la salvezza per le colonie europee e la civilizzazione pei feroci abitanti delle selve. Questi due uomini memorabili erano due Gesuiti, ed i nomi di Anchieta e Nobrega li conserverà la storia a lettere d'oro nelle sue pagine e passeranno benedetti di generazione in generazione. Senza i Gesuiti il Portogallo avrebbe perduto la miglior parte del nuovo territorio che i francesi gli disputavano. I selvaggi credevano quei buoni Padri dissimili dagli altri uomini vedevano in essi gli amici di Dio, i loro protettori naturali, esseri infine mandati dalla Provvidenza per raddolcire le pene senza numero che la dominazione straniera aveva portate con sè. Non deve quindi sembrar strano veder questi medesimi Gesuiti esercitare un ascendente grandissimo sopra i popoli, vederli disarmare i loro feroci guerrieri e convertirli in alleati degli Europei, e che questi ad essi ricorrevano tutte le volte che una nuova tempesta si addensava sopra le nascenti colonie. La storia di quei tempi riferisce mille fatti prodigiosi operati da questi Padri e i dotti e il popolo li ripetono volentieri e con riconoscenza. Eppure in nome della civiltà il marchese di Pombal espulse i Gesuiti dal Brasile! Le missioni abbandonate, le Chiese in ruina, i popoli che furono ed oggi non sono più, i selvaggi ritornati alle selve di dove li avevano tolti con tanto zelo e sacrificio i loro apostoli; introdotti di nuovo gli antichi costumi, soppresse le scuole con tanta abnegazione fondate; in una parola il regno dell'idolatria dove prima si adorava la croce di Gesù Cristo, ecco la civilizazione apportata dal decreto del 1° ministro di Portogallo. Senza dubbio, l'anno 1790 che vide esulare i Gesuiti, fu pel Brasile uno dei più nefasti.
* *
Il 14 luglio a mezzogiorno il nostro vapore getta le ancore nel porto di Santos. È domenica. Santos è una piccola città , tutta data al commercio ; il porto è uno dei più comodi del Brasile. L'entrata pittoresca, la prospettiva bellissima, il paesaggio incantevole. Le colline si succedono alle colline, annunziando i monti della Sierra do Mar che s'intrecciano in modo capriccioso e sono coperti di una vigorosa e robusta vegetazione. D. Albera col suo compagno desideravano, dopo varii giorni di mare, vedere una Chiesa per ringraziare Gesù del buon viaggio avuto, e là nelle vicinanze di Santos sulla cuspide di una elevata montagna, che ripara dai venti la popolazione, si vede una devota cappella. Quante volte il cuor del navigante, che ebbe a lottare col procelloso mare, si sarà rivolto col pensiero a quel sacro recinto!... E scendemmo : il tempo non ci permise di salire fin là, ma fummo alla vicina parrocchia dove D. Albera si fermò molto avanti Gesù Sacramentato, fin quando vennero ad avvisarci che D. Peretto, Superiore delle Case del Brasile del Sud, accompagnato da due confratelli ci cercavano. Lasciammo che il vapore seguisse per Rio e noi fummo per terra a S. Paolo. Son tre ore di ferrovia, che passano quasi senza avvedercene tanta è la varietà della natura. La ferrovia, fatta ad uso di funicolare, monta quasi sempre e si perde in mezzo al labirinto di quelle montagne, seminate quasi tutte a caffè. Che quantità mai se n'è prodotta quest'anno! Sembrerebbe che il Brasile dovesse versare in ottime condizioni finanziarie e pur troppo è tutto al contrario. Il Barone di Araras ci diceva che con un prodotto tre volte e più maggiore non ricava quanto altri anni, perchè il caffè non ha quasi valore. Ciò è dovuto a tante cause, non ultima l'essersi molti dedicati al coltivo di esso , così che si ha una quantità stragrande di produzione in confronto allo smercio.
A mezzogiorno siamo a S. Paolo, città europea bellina. Poggia sopra un altipiano e va ogni dì estendendosi meravigliosamente. Quando giunsero nell'86 per la prima volta i nostri confratelli non arrivava agli 80,000, ora si approssima ai 300,000, di cui un terzo circa italiani. È la città del Brasile che ne ha di più. I campi elisei, dove sorge il Collegio nostro, era deserto, fuori della città, ora è un punto centrale. Nelle più gloriose pagine della storia brasilena rifulge sempre S. Paolo, che da molti si vorrebbe capitale della federazione mentre già ora primeggia moralmente.
(Continua).
EQUATORE
MONS. GIACOMO COSTAMAGNA Vescovo titolare di Colonia e Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza alla volta dell'Equatore.
Togliamo dal Cristoforo Colombo di Rosario dell'8 maggio la seguente consolantissima notizia
« Questo benemerito figlio di Don Bosco, terzo Vescovo Salesiano , il giorno 30 dello scorso aprile partì dalla sua residenza di Santiago del Chili alla volta dell' Equatore ove si trovano i vasti territori di Mendez e Gualaquiza, popolati dagli Indi Jivaros, la cui conversione la Santa Sede affidò alle sue cure fin dal 1895. Sono ben note le cause della sua dimora nel prendere possesso del Vicariato. Colà Mons. Costamagna è vivamente desiderato ed aspettato dai Missionari di Don Bosco che lavorano alacremente alla conversione e civilizzazione di quei feroci indigeni. Essi avranno in Sua Eccellenza un vero Padre e Maestro che ha pieno il cuore di santo affetto e di zelo apostolico e la mente ricca di lunga esperienza e di molteplici cognizioni. I Collegi Salesiani tanto dell'Argentina quanto del Chili vanno debitori di immensa gratitudine verso l'illustre Prelato, specialmente i primi che furono quasi tutti da lui fondati e sapientemente diretti per molti anni. »
MATTO GROSSO
Da Cuyabà alle rive del vorticoso Araguaya. (Relazione di D. Antonio Malan*)
QUESTI luoghi erano stati già da me traversati nel 1894 quando era diretto alla colonia S. Lorenzo: da quel tempo in quella popolazione di circa 600 anime non era mai comparso un sacerdote. Ebbi pertanto occasione di amministrare ad una medesima persona il Battesimo e la Cresima, benedirle il matrimonio e battezzare i figli. Molto si rallegrò il signor Diego al conoscere il fine della nostra escursione; ed avendo visitata la colonia Teresa Cristina quando noi ne eravamo direttori, e dopo della nostra dipartita, descriveva coi più neri colori lo stato di rovina in cui si trova, per l'incuria degli incaricati, i quali non si portarono via il terreno per la sola ragione che non era loro possibile. E gli Indii, infelici, senza missionari che loro insegnino il timor di Dio e la pratica dei suoi santi comandamenti, ritornarono agli antichi costumi; fuggono dalla civiltà che li rende schiavi, e s'internano nella foresta, e pur troppo siamo obbligati di riconoscere la complicità di più dì uno dei governatori nei dolorosi fatti che stiamo per raccontare.
Traversammo il grande fiume San Lorenzo, ed arrivammo sull'imbrunire a Capim-Branco, centro importante della linea telegrafica in in cui si vedono già degli edifici murati e coperti con tegole : è situato in una bella pianura e circondato da una corona di montagne. quasi simmetriche, di un bellissimo effetto. Il fiume San Lorenzo corre vertiginoso alla distanza di circa 400 metri prima di arrivare alla stazione centrale, circondata da una cinquantina di case quasi tutte di impiegati al servizio della linea. Dista 26 leghe (6,666 metri) da Cuyabà e più di cinquanta al di qua della nostra colonia.
Alle istanze dei buoni abitanti di questa stazione e per dare un poco di riposo agli animali, principalmente a quelli da soma, tutti feriti e male andati, risolvemmo di riposare ivi per due giorni. Nel fare visita agli abitanti, entrammo in casa del collega di Pietro Fernandez, il sig. Francesco Ignazio, Ispettore della linea. Povero uomo! nel giorno prima del nostro arrivo assisteva allo sboscamento di una parte della foresta colla intenzione di sostituirla con un campicello piantato a frumento ed a fagiuoli; volle anche lui per un po' di tempo dar di mano alla scure e ferire spietatamente un superbo albero che doveva cadere cogli altri, futuro pasto dei grandi falò di ottobre. Disgrazia volle che l'albero, gemendo orribilmente si schiantasse prima del tempo e l'Ispettore, nel ritirarsi fu colpito da uno dei rami nella gamba sinistra, che lo riversò sopra di un tronco, gli slogò un ginocchio, lasciandolo in preda a crudeli dolori e torture.
Immobile nel suo letto il sig. Ignazio solo invocava l'aiuto celeste, ripetendo ad ogni momento: Maria SS. aiutatemi ! alleggerite i miei dolori! Gli prestammo quegli aiuti che ci furono possibili, e nel giorno 8, festa della nascita di Maria SS., celebrai pubblicamente la Messa secondo l'intenzione dell'ammalato e del numeroso popolo intorno a me divotamente inginocchiato, affinchè loro non mancasse mai la protezione divina, della quale è pegno e sicurtà la divozione alla SS. Vergine, come loro dissi, la cui natività celebravamo così lontani dal fragoroso agitarsi del inondo. L'ammalato, dopo la funzione, si sentì assai sollevato e baciò più volte con trasporto la medaglia di Maria Vergine che a lui toccò in sorte nella distribuzione che feci ai presenti; erano le primo medaglie e rosarii che vedevano quegli abitanti, e s'immagini Lei, amatissimo Padre, con che rispetto ed amore li mirassero e baciassero ripetutamente. Che eloquente esempio per coloro che non vogliono vedere negli oggetti del culto esterno quei mezzi ingegnosi con cui la nostra Santa Madre Chiesa cerca richiamarci alla memoria il santo che praticò eroicamente le virtù compatibili alla debolezza umana.
La nostra dimora in Capim-Branco fu di giovamento principalmente al sig. Francesco Ignazio, poichè, incominciando dalla notte del giorno 7, che passammo al suo letto, e dopo una legatura che gli facemmo al ginocchio con bende di lino imbevuto nel vino della Messa, si sentì sempre meglio fino al punto di poter stendere le gambe alcune ore dopo.
Il medico di Cuyaba chiamato per telegrafo avrebbe impiegato tre giorni per arrivare, e l'ammalato non si poteva rassegnare a veder partire coloro che lo avevano liberato da tanti dolori. Maggiore ancora era il nostro dispiacere : il nostro cuore soffriva immensamente nel vedere quel popolo così numeroso e così bisognoso di istruzione religiosa , tanto disposto a cavar frutto dalla parola divina, ma tanto abbandonato! Crescono credendo in Dio e sperando di ritrovarsi un giorno tutti in paradiso, e non c'è chi loro distribuisca il panne degli angeli, chi loro insegni la strada della virtù, spieghi loro le divine pagine del Vangelo!
Ma avanti, avanti sempre, chè i Bòrorós ci aspettano, ed essi sono ancora più infelici! Il nitrire dei cavalli ci avverte che la dimora si è già prolungata di troppo e che ancora è lunga la via da percorrere. Al salutare quella buona popolazione i nostri volti erano composti ad allegria, ma era torturato il cuore del povero missionario che si sente annientato alla vista dell' immenso campo che si apre alle sue apostoliche fatiche.
Guidati dal sig. Emmanuele Do Campo, persona ivi molto influente, che ci offrì i suoi servigi per il principio della nostra missione, oltrepassammo il luogo chiamato Roncador, e ai nove di settembre facemmo sosta in casa del sig. Maggiore Moreno, il quale ci accolse con quella bontà che lo distingue: ci preparò un lauto pranzo, in cui cogli svariati frutti agresti e coltivati, facevano ottima comparsa differenti qualità di carne di animali domestici e di scelte cacciagioni dei boschi, e di ottimi pesci del vicino fiume.
Il nostro grande amico il sig. Maggiore Emmanuele Da Cunha Moreno, distinto ufficiale dell'esercito, stanco del mondo, comprò una porzione di terreno e fece ivi costrurre una bella casa, e in quel ritiro passa tranquillamente i suoi giorni, occupando il suo tempo nell'educazione dei figli e della numerosa parentela, nella coltivazione della terra e nello allevamento delle migliori razze di bestiame bovino ed equino.
La notte fu rapidissima essendo stati serviti delle cose migliori che possedeva in sua casa : alla mattina ci volle servire egli stesso di ottimo latte, munto colle sue proprie mani, e di dolci fatti con riso e farina ecc., in una parola ci usò tanti riguardi, dei quali solamente la Vergine Ausiliatrice gli potrà rendere il guiderdone. Ma non s'arrestò qui l'amabilità del sig. Moreno : diede ordine ai suoi dipendenti di fornirci abbondantemente di formaggi e di ogni specie di alimenti per noi e per gli animali : pose a mia disposizione una buona mula, che fu veramente provvidenziale per la nostra carovana; e ci offri spontaneamente un prezioso toro Zelù , di razza ricercata, ed alcune vacche, per non dar principio alla colonia, come lui diceva, coll'ablativo assoluto.
Anche qui, come negli altri luoghi, gli abitanti si mostrano al principio timidi per il grande rispetto che hanno per il Sacerdote ; però appena sanno che siamo figli dell'amabile D. Bosco, ci attorniano subito per fino con una grata importunità. Ma è precisamente in questa conversazione famigliare che si manifesta il grande cuore del popolo brasiliano. Essendosi tra loro sparsa la voce che il Maggiore ci aveva offerto qualche animale, si suscitò in tutti una santa emulazione ; uno degli influenti promosse una sottoscrizione in nostro favore ed in breve tempo diventammo possessori di venti e più buoi, vacche, cavalli, ecc. Che provvidenza, amatissimo Padre! come si manifesta la carità cristiana in questi buoni figli della prateria, lontani dal mondo, dove tutto si corrompe, dalle massime del vangelo fino ai sentimenti naturali della carità e benevolenza, sopratutto meno praticata da coloro che la proclamano sotto il pomposo nome di filantropia
Passammo la notte seguente in una capanna fatta di legno e coperta da larghe foglie di burity, utile ed abbondante palma. Durante, la notte si scatenò un temporale preceduto da furioso vento, tra i vivi chiarori del fulmine e le forti detonazioni del tuono. Coperti con un cuoio di bue i poveri animali, procurammo, ma invano, liberarci dall'umidità in principio e poi dalla pioggia forte ed impertinente. Ci coprivamo con tutto ciò che ci veniva in mano, ma non ci fu dato un minuto di riposo. Quando ci era dato di prendere una posizione meno esposta all'acqua, ecco cambiare la direzione del vento, ed eccoci di nuovo in piedi a cercare in un'altra parte della capanna un posto più riparato ; e le posso assicurare che soffrirono meno coloro che stesa la loro rete tra albero e albero in essa si coricarono, lasciando piovere, come diceva l'impagabile Palliare, a volontà; fra questi andirivieni trascorse tutta la notte, meditando le pene che si soffrono nel purgatorio e nell'inferno.
Il dì seguente si giunse alla fattoria del sig. Teofilo Lorges : e sull'imbrunire arrivammo a Lagoa secca, quando neri e minacciosi nuvoloni sembravano volerci divertire col gioco della notte precedente. Una nube di moscherini di tutte le specie, e di celebri Perpendicolares pernilongos bianchi, (così chiamati perchè nel succhiare il sangue si stendono molto, estraendo contemporaneamente l' umore maligno che si concentra all'intorno della ferita, producendo forte prurito ed infiammazione cutanea (di sei a otto centimetri di diametro), svolazzavano sopra di noi, penetrando nelle maniche della veste e del collo : non si esita a cambiare quelle punture colla disciplina più austera degli ordini più rigorosi. Eravamo giunti fino alla sera colla sola colazione della mattina, e non c'era mezzo di accendere un poco di fuoco e far cuocere un poco di riso : l'uragano distruggeva tutto, e ci colse la notte à la Dieu merci. Commosso il buon Dio dalle preghiere e necessità dei suoi figli, serenò un poco il cielo verso le nove di sera, dipingendo l'atmosfera di un bell' azzurro seminato da migliaia di stelle, con tutti gli incanti del cielo brasiliano, contemplato da quelle solitudini. Si rinforzarono le nostre membra, e col sorriso sulle labbra faceva anche capolino l'appetito che ci divorava. Il terribile borrachudo e l'ancor più temibile Polvera (piccolissimo e quasi quasi invisibile moscherino, che punge con una forza incredibile), gli gli importuni Lambe-olhos (altra piccola creatura che a sciami perseguita tutto il giorno la bocca del viaggiatore che non fuma) questa volta non apparvero, dispersi dal vento. Con divozione recitammo le preghiere prima e dopo per ringraziare il Signore dell'alimento che ci aveva mandato. Il nostro africano, ridicolo come sempre, solo taceva durante il pasto, poichè aveva buona bocca; anche così non ci priva di poter ridere alle sue spalle, spettando a lui di accendere il fuoco e prepararci il lauto pranzo di riso ed acqua, fagiuoli senza sale, e the con le prime foglie di albero che gli venivano tra le mani. Cercando tra l'erba la legna per accendere il fuoco, alzava la sua voce nasaluta e diceva - Ho paura di qualche serpente, quest'animale è traditore : quando uno si spaventa esso ha già morso : attenzione perciò...
Il 12 settembre ci fermammo sulle rive di un delizioso ruscello presso una fitta e oscura foresta vergine, uno degli spettacoli più sublimi della creazione, che, nella frase di un celebre scrittore, s' avvantaggia sull' oceano in misteri, in esuberanza di vita, in una magnificenza tale che l'intelligenza umana alla presenza di sì grandioso spettacolo, s'innalza quasi istintivamente all'idea della Divinità. Di tanto in tanto si sentiva echeggiare un robusto e cupo ruggito, che ci diceva il signor Pietro Fernandes, era di tigre macchiettata la quale molte volte abbonda in questi luoghi, ed anche del Formichiere o Tamandua, pachiderme di lunga e pelosa coda, grande unghie e prodigiosa forza nelle zampe, che uccide un toro ed anche una tigre se cade sotto le sue zampe : si alimenta di formiche che raccoglie facendo penetrare nei formicai l'enorme e sottile sua lingua che impassibile ritira assaltata dalle eroiche vittime.
Dalla stazione telegrafica di Sangradouro mandai un telegramma ai nostri confratelli di Cuyabà ed al sig. Emanuele Murtinho, dal cui nome s'intitola il nuovo centro che si va formando in quel luogo. Il posto di fermata fu questa volta in casa del dottore Emanuele Gioacchino Dos Santos. Era esso partito per Cuyabà, chiamato dal Governo, ma, conosciuto il nostro viaggio, dalla capitale telegrafò all'ottima sua sposa Donna Leonora Dos Santos che ci venne a ricevere nel cammino, offrendoci un vero banchetto, con tutte le attenzioni e riguardi di una fina educazione. Il dottore Dos Santos è un ottimo medico della marina brasilena, con numerosa clinica in Cuyabà, dove è addetto alla Scuola apprendisti marinai e grande benefattore dell'opera salesiana, essendo già da sette anni che presta i suoi servigi gratuitamente, e ad ogni richiesta, nei nostri quattro collegi di Cuyabà. Padre di un intelligente fanciullo, nostro alunno, stanco del mondo, dal quale pensa staccarsi del tutto colla pensione che aspetta, il nostro dottore Dos Santos fece acquisto di una bellissima regione di un cinquanta chilometri di lunghezza e tanti e più di larghezza, attraversata da numerosi fiumi e ruscelli che innaffiano belle praterie tra verdi e gentili colline e boschi dei più ricercati legni: jacarandà, cedro, arneiro, vinhatico, ecc., ecc. Tutto questo in un clima delizioso, in un altipiano di quasi settecento metri sopra il livello del mare, con panorama sorprendenti, con molte specie di bestiame che stanno sotto le cure del sig. Dos Santos, il quale scelse quel ritiro per passarvi il resto della sua vita attiva e caritatevole. Celebrammo il Santo Sacrificio coll'assistenza di tutto il personale della villa Santos, distribuii alcune Comunioni, lasciando i battesimi, le benedizioni de' matrimoni, le cresime per il ritorno.
(Continua).
SALUTATA dai figli di D. Bosco, dai loro Cooperatori e da quanti amano il bene, si approssima nell'aprile del veniente 1903 la data che segna il decimo lustro del provvidenziale apostolato delle Letture Cattoliche.
Entrando in tante case delle nostre buone popolazioni, troveremo, sebben anche assestata alla meglio, una biblioteca che non potrà ostentare il lusso delle biblioteche cittadine, ma che pure nella sua modestia presenta il più desiderabile assortimento. Nè essa difetta della sua storia, e quale gioconda istoria! Quegli che, forse già brizzolato di bianco ai capelli, ora è nonno o padre di famiglia, nei begli anni di sua gioventù raccolse quei volumetti fino dai primi numeri , li ordinò come meglio seppe, e se gli fu possibile, li rilegò, per quanto si voglia, rusticamente: operazioni rudimentali, ma che rivelano l'amore, la cura per la loro conservazione; alla fine, allestito uno scaffale, diede loro forma di biblioteca, che tosto rese circolante. E qui è bello seguirlo nelle sue industrie, ammirarlo apostolo di questa novella salutare missione. Quei libri non solo li gusta da sé, ma, appreso che ha il leggere sui banchi della scuola, o tra le stesse pareti domestiche sotto la scorta del padre, come solevasi in quei tempi ancora patriarcali, mette già a frutto i suoi primi talenti col leggerli alla famiglia raccolta, massime nelle veglie invernali. E non ci par questa una scena soave? Mentre il padre tesse vimini o giunchi per le ceste e le sedie, o dà opera ai lavori ed agli arredamenti di casa, e la madre fila colla sua conocchia, o rammenda gli abiti de' suoi, o ne confeziona dei nuovi, o lavora di maglia ed i fratellini e le sorelline dipannano tra sé le matasse, o semplicemente siedono accanto agli amati genitori ; tutti ascoltano con soddisfazione la lettura di lui, che a sua volta procaccia momenti di consolazione alla madre specialmente, che se lo vede lì sotto gli occhi informato a tanto buono spirito, e si allieta ne' più ridenti pronostici. Il quadro è stupendo.
Non è quella la lettura di uno di quei libri seducenti, che il nostro Poeta qualificherebbe galeotti, e che pullulavano anche allora, tristo rimessiticcio del paganesimo volteriano ; nè di quegli altri che, per lo meno, saturano la mente di panzane o strampalaterie; no, sono libretti modesti, ma che nella loro semplicità, somministrando un innocente svago, educano ad un tempo realmente il cuore e formano così la famiglia, dirizzandola a quei savi e santi ideali, oggi da tanti sprezzati o misconosciuti, ma che pur rimarranno qual indefettibile sole da cui solo irradiansi i supremi nostri destini. - La medesima scena si rinnova al dì di festa, e con maggiore animazione nella stagione dei lavori rurali. Tal giorno è desiderato, perchè più liberi e riposati, possono godere della compagnia di quei libretti allora anche i vicini si associano volentieri alla famiglia del nostro giovane lettore, là tutti al rezzo del fronzuto gelso domestico o del pergolato della vite.
Così le Letture Cattoliche riescono altrettanti cari e benefici amici. A riprova di che, amiamo trascegliere un episodio, di cui possiamo prestare autentica testimonianza. Una madre, donna dello stampo antico cristiano, custodiva gelosamente un fascicolo delle Letture Cattoliche, perche esso poteva conferire a meraviglia al bene del diletto suo figlio. Tratto tratto gliene leggeva questa o quella pagina ella stessa, ma solo a riprese per lasciargli intravvedere da quei saggi quanto fosse eccellente tutto il libro, perchè così egli se ne invaghisse sempre più della lettura. E sì che il piccolino ardeva del desiderio di poterlo avere a sua disposizione per tutto goderlo a suo agio. Ma la madre a mostrarsene costantemente ritrosa e solo alle istanze persistenti del figlio ed a titolo di premio, a dichiarargli :-Se starai buono, domenica ti darò a leggere quel libro. - Il figlio prometteva e manteneva la parola; intanto la domenica veniva, e la madre lo compiaceva con consolazione indicibile del figlio e più ancora di lei, che con questo trovato se lo vedeva crescere nel santo timor di Dio. La settimana successiva si stipulavano le medesime trattative, a cui teneva dietro il rispettivo premio, e così si avvicendava una gara in cui non saprebbesi se più ammirare la semplicità e la virtù di un cuore giovanile o l'amore cristiano per lui della madre. E quale lo strumento di tanto bene? Un fascicolo delle Letture Cattoliche, che va segnalato ad onore ed omaggio all'Autore : Il Pastorello delle Alpi, dello stesso venerando fondatore delle Letture Cattoliche, D. Bosco.
Or rifacendoci al nostro giovane, lo troveremo avanzato negli anni, ma coll'età ha accresciuto il contingente della sua biblioteca delle Letture Cattoliche, e prima di chiudere i suoi giorni, gode in affidarlo in caro pegno, come altro patrimonio, alla famiglia. E come egli trovò in esse l'utile e il dolce lungo i suoi tempi, così quelli della famiglia in questo deposito da lui loro trasmesso troveranno non meno d'utile e di dolce pei tempi loro. Oggi invero che il leggere, più che una smania, è divenuto una manìa, e che dappertutto, anche nelle umili borgate, sorgono edicole, sale di lettura e biblioteche d'ogni stampo, riesce provvidenziale una pubblicazione sicura per le famiglie. Ed ecco a questo mandato rispondere già da mezzo secolo le Letture Cattoliche. Attesa la loro semplicità ed esiguità di costo, non escono col lusso di copertine galanti, dai caratteri elzeviriani, dalle decorazioni ed incisioni finissime e da altrettanti lenocinii che seducono tanti incauti che abbacinati dal bagliore esterno della coppa ingoiano il blando veleno; non pertanto anch'esse non mancano delle loro attrattive dell'arte, specie colle vignette e le testate ai capitoli, sì che nel testo e nella copertina si rendono sempre più presentabili e gradite. Questo poi che sarebbe solo l'involucro, si avvantaggia per il contenuto, la sostanza delle Letture. Molti e pressochè infiniti sono oggi gli scrittori che si cattivano gioventù e popolo. Noi però ai nomi di costoro possiamo collocare in felice riscontro altri nomi, quelli di tanti collaboratori delle Letture Cattoliche, che mentre hanno il merito di gradire, non hanno la colpa di tradire.
Ecco quanto bene sono destinate a produrre le Letture Cattoliche, la cui più competente raccomandazione è la stessa longevità, poichè mentre altre pubblicazioni loro contemporanee o posteriori decaddero, esse si avanzarono sulla loro traiettoria con un crescendo d'anno in anno più consolante, accennando pur tuttavia ad un'evoluzione e praticità moderna, ad un avvenire assicurato.
Rinfocolata dai cattolici Congressi, che in onore della Santissima Vergine si radunarono sullo scorcio del secolo XIX a Livorno , a Firenze, a Torino ed a Lione , la divozione a Maria, specialmente inculcata e raccomandata dal sapientissimo Leone XIII come precipuo mezzo di salvare la società riconducendola a Dio, pentita e credente fra le braccia della Immacolata sua Madre, preso nuovo più fervido slancio.
L'anima dell'umanità si ridesta oggi in un palpito redentore di fede: l'umanità che soffre, anela alle supreme consolazioni delle immortali speranze.
L' umanità, che travia, sospira il perdono e la pace e la voce dei popoli fa eco al suo lamento, lanciando all'orbe cristiano l'invito per un Congresso Mariano Internazionale che avrà luogo a Friburgo, nella Svizzera, dal 18 al 21 prossimo agosto, onde trovare nell'amorosissimo Cuore della Vergine il coraggio per combattere le lotte nuove , la fortezza per vincere il nemico e insieme la promessa di nuove vittorie.
Il carattere universale di quest'Adunanza, la vastità del programma che vi si devo svolgere in molteplici studi, secondo l'indole del tempo e le questioni gravissime che urgono ed incombono sull'ora presente , la necessità di temprare le fibre in una visione ideale di celeste purezza che fughi i miasmi del vizio ond'è inquinata la terra, e insegni a debellare le irrompenti passioni , il magnifico splendore delle feste religiose e civili che la renderanno solenne e memoranda, tutto fa ritenere che il concorso dei fedeli d'ogni regione sarà degno dell'alta causa che ivi li chiama.
Situata, per così dire, alla frontiera di parecchie nazioni, vicina alla Francia, all'Austria , alla Germania , facilmente unita al Belgio, all'Inghilterra, all'Ungheria, alla Spagna, al Portogallo ed all'America con linee ferroviarie di rapida comunicazione, la città di Friburgo pare naturalmente indicata ad essere il centro del movimento cattolico che porta le genti d'ogni paese al trono della celeste Regina.
Divotissima sempre di Maria, pur tra gli errori di Calvino, la vaga città elvetica possiede una delle chiese più antiche, dedicata all'Immacolata Concezione, e di questa Chiesa, che testifica come il dogma prima di essere promulgato dal Pontefice, fosse già professato per unanime consentimento dei cuori, si celebrerà in agosto il VII centenario con funzioni pari alla grandezza dell'avvenimento.
Posto sotto il Patronato di S. E. R.ma Monsignor Deruaz, Vescovo di Losanna e di Ginevra, affidato allo zelo del R.mo Monsignor Kleiser, Protonotario apostolico e canonico di Notre Dame a Friburgo, il Congresso Internazionale, che offrirà a Maria le primizie spirituali del xx secolo, avrà senza dubbio felicissimo esito.
Facciamo voti intanto che, fra le nazioni cattoliche, l'Italia, prediletta della Vergine, abbia ad essere largamente rappresentata nell'auspicato, benedetto convegno, indetto ad onorare ed esaltare la Vergine Madre del Cristo.
AMIAMO l'Ausiliatrice e, dopo Gesù sia Ella il più tenero oggetto del nostro amore. Qual cosa più dolce che amare la madre? Qual cosa più consolante che abbandonarsi nelle sue braccia, riposare sul suo cuore, versare nell'anima di lei tutte le pene ed i dolori della nostra? Qual mano può esser più soave nell'asciugar le nostre lagrime? Qual cuore, come, il suo, ci può tanto amare, ed avere per noi tanta compassione, indulgenza e misericordia?
Nelle distrette della vita, nei nostri bisogni ricorriamo alla nostra benigna Ausiliatrice, speriamo in essa ed affidiamoci. alla sua bontà. Speriamo ogni cosa dalla bontà di Lei perche alla tenerezza questa Madre aggiunge la potenza, e il suo divin Figliuolo non Le diniega grazia alcuna per quei figli ch'egli ha affidato alla sua materna sollecitudine e che Egli stesso ama come suoi fratelli e coeredi.
Una prodigiosa guarigione.
La mia ultima bambina, di appena sei mesi, si ammalò ai primi di marzo per una broncopolmonite, complicata con tosse asinina. Fattesi gravi le condizioni del cuore, reso debole dalla malattia, la bambina peggiorò fino a ridursi in pericolo : sopraggiunto di poi un principio di polmonite catarrale, fu dichiarata gravissima il giorno di S. Giuseppe, e si trovò infine di vita la mattina del 20 marzo con sintomi di morte non lontana.
Fin dal principio della malattia si erano fatte preghiere alla Vergine Ausiliatrice, perchè serbasse la piccina all'affetto dei suoi genitori; e sempre più ardenti ed insistenti si fecero al peggiorare del male. La mattina di S. Giuseppe, vedendo il pericolo , mi recai presso il degnissimo e caro D. Rua, perchè mandasse la sua benedizione alla bambina, e recitasse un'Ave Maria acciocché la Madonna di D. Bosco concedesse a questa la salute. Uscendo da lui gli chiesi, nel congedarmi, se potevo andare a casa più consolato: ed egli, dopo avermi dato una medaglia per la piccina, col suo sorriso, allora quasi più dolce del solito, mi disse: « Stia tranquillo, se è per la salvezza dell'anima della sua bambina, la Madonna farà la grazia. »
Come ho accennato le cose continuarono male tutto quel giorno, 19, e peggiorarono, fino alla mattina seguente, 20 marzo, quando ogni speranza umana parve perduta, tantochè il medico, nel partirsi verso le 9, senza avere osato di esaminare le condizioni dei polmoni, come faceva le altre volte, a causa del gravissimo stato, che sconsigliava qualunque movimento dell'ammalata, accennò al timore di non trovarla in vita nella visita del pomeriggio.
Quella mattina la bambina fu sempre in agonia ; ed io con mia moglie, col cuore straziato, stavamo attendendo di momento in momento l'ultimo respiro.
Ma la Vergine Santa, da noi pregata tanto, volle che così fosse, acciocchè apparisse più chiara la sua bontà per noi; e lasciò che le cose giungessero, umanamente, fino al termine, perche fosse più visibile la mano del cielo. Verso il mezzogiorno la piccina aprì gli occhi, e li volse alla mamma, quasi chiedendole si avvicinasse ; ed avendo questa voluto provare se per caso desiderasse poppare, le porse il seno, e la piccina si mise a succhiare benissimo per un tempo considerevole, mentre da due giorni aveva rifiutato il latte che la mamma doveva spremerle goccia a goccia nella bocchina semiaperta, e quella mattina si era sospesa anche questa scarsa alimentazione a causa dello stato gravissimo della bambina. Dopo la poppata questa si riebbe alquanto, e rimase di poi più sollevata.
Nel pomeriggio il medico, che potè visitarla, non la trovò nelle deplorevoli condizioni che temeva, e dette anch'egli qualche speranza e da allora in poi il miglioramento continuò, lento, ma costante, talchè la piccina potè essere dichiarata fuori di pericolo, ed ora, sebbene conservi ancora le tracce della grave crisi superata, è sul guarire, e le va cessando anche la tosse asinina, che di per sè sola costituiva un pericolo a causa dell'età, anche dopo il miglioramento della bronco-polmonite.
Senza misconoscere l' efficacia delle cure mediche e dell'assistenza usata alla bambina si deve nonostante convenire esser chiaro l'intervento della Vergine Ausiliatrice, invocata tante volte, nel concedere una grazia segnalatissima; e per questo, con tutta la mia famiglia, a Lei ne rendo grazie vivissime, e pubblico questa notizia sul Bollettino Salesiano in adempimento alla promessa fatta a Lei la mattina della festa del suo santo sposo Giuseppe.
Torino, 29 aprile 1902.
Prof. RODOLFO BETTAZZI.
Albugnano d'Asti. - Un freddo tumore ad un ginocchio, ribelle ad ogni operazione chirurgica, uri ridusse in breve tempo impotente ad ogni fisico movimento di mani e di gambe. Resa così immobile su di un letto, mi si gonfiarono la faccia e gli occhi, e la bocca si trasformò in guisa da non poter più articolar parole, nè ricever cibo alcuno se non diluito e liquido. A ciò s'aggiunse una completa sordità, che mi rendeva così inconscia di quanto accadeva intorno a me. Passai lunghi mesi in questa dolorosa condizione, abbandonata da tutti i medici quale incurabile, quand'ecco, ricorsa con tutta fede alla potenza di Maria Ausiliatrice, dopo lungo tempo di dolori e patimenti, cominciai a migliorare, ed a poco a poco riacquistare senza alcuna dolorosa conseguenza la mia primiera salute. Debitrice della vita a Maria, piena di riconoscenza la ringrazio pubblicamente, acclamandola mai sempre il vero Aiuto di chi in Lei confida.
Marzo 1902.
SERRA CAROLINA.
Bassano Veneto. - Si era d'aprile e la stagione correva ancora rigidissima, quando l'unico mio adorato figliuolo Cirillo cadde ammalato di gastro-enterite infettiva. Il medico curante, zelante ed intelligentissimo, dopo accurate visite ne disperava la guarigione, tanto più che l'ammalato bambino, essendo disgraziatamente cieco, non voleva prendere cosa alcuna temendo inganni. Era ornai ridotto agli estremi, e tutti stavano in attesa dell'annunzio del suo ultimo alito. Già aveva ricevuto le benedizioni e raccomandazioni dell'anima, ed io nel mio cuore di madre non mi pareva possibile che dovesse affliggermi una tanta disgrazia. Mi feci animo, affidai il mio figliuolo nelle mani di Maria Ausiliatrice, sperai, pregai in un con sacerdoti e pie persone, con novene e voti ed ottenni la sospirata grazia. E dopo due mesi di letto il 21 giugno, proprio il giorno di S. Luigi, il simpatico mio Cirillo, quantunque barcollando, si recava col papà alla Chiesa a ringraziare Maria, la potente Regina Celeste, della grazia grande ottenuta.
Ottobre 1901.
MATILDE SIVIERO.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti
A*) - Acqui: Genoveffa Gartarino L. 5, a nome di una famiglia riconoscente. - Agliano d'Asti: Sac. Francesco Franco 50, a nome di pia persona in rendimento di grazie speciali. - Alice Belcolle (Alessandria): Sac. Luigi Savio per guarigione da fiera risipola. - Asiago (Vicenza): C. Carli 25, per insigne grazia ricevuta. - Asti: Ballarlo Virginia per una seconda guarigione della mamma da grave malattia : Emilia Vineis 2, per grazia ottenuta.
B) - Bassignana (Alessandria) : N. N. 2, per Messa di grazie. - Bellinzago (Novara) : Giacomo Frattini 25, per diverse guarigioni ottenute per se e per la sua consorte nel periodo di quattro anni, ed in adempimento di promessa fatta dalla stessa sua figlia. - Bellinzona (Svizzera) : N. N. 100, per grazia segnalatissima. - Bobbio : Repetti Angelo per la guarigione di sua figlia colpita da polmonite e del suo Cesare preso da forte bronchite complicata con febbre altissima. - Bressana Argine: N. N. per guarigione da malattia giudicata grave. - Busca (Cuneo): M. A. 10, per grazia.
C) - Cabella Ligure (Alessandria) : Angela Cogo un anello d'oro, in rendimento di grazie. - Caerizio di Padova (Vicenza): Amelia Bogon nata Miatto 2, per grazie ricevute. - Cagliari : Spissu Luigi 2, per conto di Fanni Pierino in segno di riconoscenza per grazia ottenuta. - Calciavacca (Torino) : Giorgio Castagneris 2, per grazia ottenuta da sua moglie. - Capo d'Istria : Girardelli Marino 6, per grazie. - Cap pellazzo (Torino) : Abrate Tommaso 5, per la guarigione da pericoloso vaiuolo, che a giudizio dei medici doveva portargli dolorose conseguenze. - Gange ano: Grandiglio Carolina per grazia. - Casabbuttano (Cremona) : Mainardi Cesira 1, in rendimento di grazia.Casale Monferrato: Abate Giuseppe 3, per grazie ottenute. - Casale di Scodosia (Padova) : Manfrin Antonio 10, per segnalata grazia. - Casatisma (Pavia) : Rosina Albini-Moroni 3, in seguo di riconoscenza per grazia ottenuta. - Castellinaldo : Bordino Rosa 14, per grazia ottenuta e per impetrarne delle altre. Castrogiovanni (Caltanisetta) : Eugenia Dibiglio 5, in rendimento di grazie. - Cavaglio d' Agogna : Snor Celestina Mellano 10, a nome di pie persone riconoscenti a Maria per aver loro benedette le campagne. - Cavallermaggiore (Cuneo) : Allione Catterina 5, per grazie ottenute. - Ismoda-Ganisa Domenica 5, per essere stata liberata da dolori crudeli agli occhi, dopo d'aver subito vario operazioni chirurgiche. - Cerqueto (Perugia) : Agatina Ottaviani 5, per grazia ricevuta con preghiera d'ottenere la completa salute a persona a lei immensamente cara. - Chiusa S. Michele : Girardi Olimpia 5, per guarigione da gastrite. - Chivasso : Carpegna Angela 5, per grazia speciale ottenuta da sua nipote Delprato Catterina. - Cicagna : A. Garbarino 5, per grazia ricevuta. - Collegno (Torino): Angelino Margherita nata Ratti 3, per grazia. - Corrisi (Siracusa): Cavallo Salvatore 20, per grazie ottenute. - Como M. T. Besozzi 2, per miracolosa guarigione di una giovinetta che implora di conservare colla salute del corpo l'innocenza dell'anima.- Coniolo (Alessandria): Martinotti Giovarmi 5, per essere scampato da mortale pericolo. - Conselve: B. C. 10, per grazie ricevute. Conzano (Alessandria). Scagliotti Maria 10, per importante grazia ottenuta. - Coriano (Forlì) : Rosa Mauri in Tomaselli 8, in rendimento di grazie. - Cortabbio: Agostoni Giuseppe 3, a nome della famiglia Melesi per la guarigione della figlia Rosa, ammalata di polipi al naso. - Crevacuore (Novara) : Riccardi Carlo a nome di pia signora che ottenne da Maria la guarigione da crudele e contagiosissima malattia del suo caro bambino - Campo S. Pietro (Treviso): Giulia Meteuzzi 10, gravemente ammalata ricorse a Maria Ausiliatrice e fu esaudita, ringrazia con viva riconoscenza.
F) - Fara Novarese: Angelina Stoppani-Pisanti 3, per grazia. - Fossano : Giaccardi Catterina per grazia ottenuta. -- -Frassinetto Po (Novara) : Novelli Barbara 2, per grazia ricevuta, suplicando Maria a fargliene altre.
G) - Gavirate (Como): Famiglia Sordelli Pietro 5, per la guarigione di un bambino. - Genova : E. Giangrandi per essere stata esaudita e soccorsa in momenti di gravi dispiaceri : Emilia Scarsi 5 , per grazie speciali ottenute da lei e dalla sua famiglia. - Girgenti : Pasqualina Siracusa 1, per la guarigione da menengite del. suo figliuoletto. - Gradisca (Udine) Missana D. Giuseppe 2, per grazia. - Grancona: Cestaro-Miotte Isabella 2, in riconoscenza di grazie ricevute.
I) - Isola della Scala (Verona) : Zecchetto Luigi 20, per la guarigione di sua moglie affétta da grave e pericolosa malattia. - Itri (Caserta) : De-Fabritiis Francesco Paolo 10, per l'ottenuta guarigione di una sua figlia gravemente ammalata.
L) - Lanciano: Can. Rocco Basti 2, per grazia ricevuta. - Legnano (Milano): Sac. Giovarmi Bergonzolo 0,90, a nome di pia persona in rendimento di grazie. - Londra: Maria Chiapponcelli 80, e ci scrive: « Per repentino mal di gola sopravvenuto al mio Giacomino, me lo vidi, per ordine del medico, strappare dal seno per chiederlo nell'ospedale, dove non più uno sguardo, un bacio, un amplesso materno poteva avere il mio caro bambino. Maria però che a prova conosce tutte le angosce di una madre, da me coli cuore invocata, dopo sei lunghe settimane, mi ridonava sano e salvo il mio diletto Giacomino. » - Lonigo : N. N. riconoscente per moltissime grazie ottounte.
M) - Mango (Cuneo) : Vola Marietta 5, per grazia. - Marassi (Genova) : N. N. 10, per messe di grazie. Margherita (Cuneo) : Angelo Dalmasso 3, per la guarigione della unica sua figlia. -Meda: Fratelli Motta 1, per grazie ottenuto. - Meduna di Licenza (Treviso): Maria Piva fra Luigi 10, in rendimento di grazie. - Milano: Sig. Carones 5, per la guarigione del babbo. - Lodovico Cassani 2, per la buona e pronta riuscita d'una quistione scabrosissima. - Misier (Svizzera) Germano Rosa 5, per grazia speciale. - Monbarcaro Lunetta : Berchialla Teresa 6, per la prodigiosa guarigione di dite suoi figliuoli. - Monbercelli d'Asti: Ferrero Filippo 10, per la buona riuscita di varie operazioni chirurgiche all'orecchio. - Mondovì: Pulacini Pietro 5, per grazia. - Mondovì - Carassone : Sac. Efisio Rossi 3,10, a nome di una sua pia parrocchiana per una grazia che le stava molto a cuore. - Monesiglio (Cuneo): Rosalia Ciarlone ved. Bianchi 5. per essere stata preservata con tutta la sua famiglia ed i suoi parenti dalla malattia infettiva, per la quale ernie già morta il marito. - Monza: Ch. Maroni Francesco 2, por grazia speciale. - Giuseppina Volpati 8, in rendimento di segnalate grazie.
N) - Negrar (Verona): Dallora Angela 3,50, per grazia.-Nizza Monferrato : Una cooperatrice salesiana 5, per la guarigione ottenuta di un suo nipote Muratoreo Domenico, colpito da grave paralisi che l'aveva reso incapace di qualunque movimento e privo di favella. - Novara: Bravo Erminia 2,20, per grazia ottenuta. - Snor Luignia Cerruti riconoscente a Maria la ringrazia pubblicamente di averlo tolto l'impedimento della poca salute per entrare in religione.
O) - Oleggio (Novara) : Bronzini Vedani Maria 2,50, per la guarigione della sua cara bambina. - Osimo : M. Bucci 5, per grazia.
P) - Padova : Pozza d'Acida Orsolina 4, per importante grazia spirituale. - Ziccolini Francesco 25, per grazia speciale. - Pallanza: Tusillo ed Elisa Signorelli 1, per grazia ottenuta. - Pavone: N. N. 25, per aver esatto un credito che umanamente parlando non potevasi più esigere, e per altre grazie. - Perzacco (Verona): Giulia Dompieri 2, per grazia. - Piacenza : Provera Angelo 1, per grazia. - Pianga (Venezia): Asti Vescovo Amalia 3, per messa di grazie. - Pietra Ligure (Genova) : Sac. Pastorino Giov. Battista 5, a nome di pia,persona riconoscente a Maria. - Virano (Austria) : Filomena Petronio 3, per messa di grazie. - Pisa: Sac. Giov. Mariotti 5, nome di persona graziata da Maria. - Pozzolo Formigaro (Alessandria): Giuseppe Coda 5, per guarigione ottenuta. Pralornmo: Cavagnero Pasqualina riconoscente per grazie ricevute.
R) - Racconigi : Robasto Catterina 3, per Messa di grazie. - Raucate (Cantora Ticino) : Belloni Adelaide 5, per grazia. - Riva di Chiesi (Torino) : Cattorina Torta 10, per grazia segnalatissima. - Rivoltella: M. E. V. 5, per grazia speciale. - Roalto d'Asti: N. N. 1, pel decoro del Santuario in rendimento di grazie. - Ronta: M. Ferrari 10, per essere stata la stia numerosa famiglia liberata da una forte epidemia. - A. P. 10, a nome di una famiglia italiana dimorante a Cascatinha (Brasile), riconoscente per grazie ricevute.
S) - S. Michele Prazzo (Cuneo) : Ponte Giovanna Maria, maestra 2, per messa di grazie. - S. Cipriano (Genova): Semino Luigi 15, per grazie ricevute.
T) - Terna d'Isola : Centurelli Lucia 5, per grazia. - Torino : Ester e Teresa Debernardi 20, per grazie ricevute ed invocandone altre. - Vittoria Garibaldi 1, per grazia singolarissima di benedire gli studi di suo fratello, provvedendo a lei il lavoro affine di aiutarlo. - Picco Angela n. Settanio 3, per grazia ottenuta. N. N. nn cuore d'argento per aver trovato un impiego. - Tricerro Vercellese: Un padre di famiglia per la guarigione da pleuro-polmonite. - Trinità (Cuneo): Damilano Catterina 8, in adempimento d'incarico avuto da altra persona che da Maria ottenne la liberazione del sentimento di disperazione che invalse il cuor del padre: la confessione prima del matrimonio di una persona a lei immensamente cara ; la guarigione d'una sua nipote da malattia mortale. - Trodale: Malagoni D. Antonio per messa di ringraziamento.
U) - Uggiate (Como) : N. N. 1, per grazia speciale.
V) - Valfenera (Torino) : Quarona Andrea per grazia ottenuta. - Valle S. Bartolomeo (Alessandria) : Pasino Catterina 5, per una serie di segnalate grazie. - Valnegra (Bergamo): Boffelli Domenica 6, per aver ottenuto d'essere esente dal servizio militare il suo caro figliuolo. - Varazze : Lucia Marchese 2, per grazia. - Varzi (Voghera) : D. Luigi Chiesa 5, a nome d'una sua parrocchiana liberata da un grave malore pel quale avrebbe dovuto subire operazioni dolorosissime. - Varzo-Ossola: Mazzurri Felice 2, per la guarigione d'un suo fratello affetto de tifo in Ginevra. - Venezia : Ch. Ad. Zanin 2, per aver ottenuta che non si asportasse tiri occhio del padre in causa ad operazioni chirurgiche. - L. D. B. 5. in segno di grazia ricevuta. - Vertova (Bergamo) - Don Luigi Perani 2, per messa di grazie; 5, a nome di una madre di famiglia riconoscente; 10, per altra pia persona cine implora la prosperità tanto spirituale come corporale dei suoi figli. - Vinovo : Sibona Paola 10, per grazia. - Volvera: Famiglia Martinengo 5, per diverse grazie.
X) - Elisa Covi 10, per grazia specialissima ottenuta. - G. C. P. per la visibile protezione di Maria in gravi imbarazzi finanziarii. - Emma Luciani 7,50 a nome di Zaccherini Severina in rendimento di grazie. - M. M. G. 5, per grazia speciale. - Teol. Maliano 50, per aver ottenuto da Maria la salite e la grazia di essere sacerdote. - M. F. 3, per ottenuta guarigione. - Sac. Antonio Rosso 5, in rendimento di grazia segnalata ottenuta. - Schiavi Clotilde 2, per messa di grazie. - Angiola Santi in rendimento di grazie per la ricuperata salute di una sua figliuola. - Suor Giacinta Trezotinela 5, per grazia.
AVIGLIANA (TORINO). - Brevi cenni del Santuario della Madonna dei laghi. - Gli abitanti di questo ameno paese sono intenti a preparare solenni festeggiamenti per il 50° anniversario della incoronazione della Madonna venerata nel Santuario detto dei Laghi perche situato presso i Laghi di Avigliana a fianco della strada provinciale che da Susa tende a Pinerolo. Le prime origini di questo divoto Santuario furono assai modeste ; perocchè sul sito ove sorge la Chiesa, che si vede di presente, esisteva da tempo immemorabile un pilone sii cui stava dipinta una divota immagine di Maria Vergine in atto di allattare il Bambinello Gesù, il quale tenevasi tra le mani una rondinella; per la qual cosa, secondo il parere di alcuni, veniva chiamata la Madonna della Rondine.
Secondo alcune tradizioni il detto pilone fu edificato per ottenere, mediante l'intercessione di Maria SS., la liberazione da una grave infezione simile all'odierna crittogama, che anche in quei tempi guastava i frutti della campagna, e specialmente l'uva; altre memorie poi accennano che il pilone venne eretto dai buoni Aviglianesi unicamente per la tenera divozione che professavano verso la Beata Vergine, la quale invocavano propizia nei loro viaggi, protettrice delle loro famiglie e guardiana delle case e campagne loro. Se non che avendo in questo luogo manifestata in modo singolare la Beata Vergine la sua potenza e bontà verso i suoi divoti, il pilone, di cui sopra si è detto, dava origine ad una piccola cappella consacrata ad onorare la Divina Maternità di Maria SS. ; la quale cappella, che veniva racchiudendo il pilone medesimo, venne eretta circa l'anno 1360 dalla pia contessa Bona di Borbone sposata ad Amedeo VI, Conte di Savoia, in ringraziamento alla Vergine benedetta di una grazia ricevuta, cioè della nascita di un figliuolo, che fu poi il Conte di Savoia Amedeo VII.
Da questo tempo il concorso di fedeli al Santuario, che già da molti anni prima aveva incominciato, si fece più numeroso ed assiduo e crebbe ancor maggiormente quando all'effigie di Maria SS. dipinta sul pilone, racchiuso, come fu detto, nella chiesetta venne sostituita (probabilmente circa il 1615) l'immagine dipinta su legno, che si osserva ancora presentemente sopra l'altar maggiore del Santuario, rappresentante il Mistero augusto dell'Annunziazione di Maria; dono prezioso di Carlo Emanuele I, Duca di Savoia, il quale volle abbellire la divota cappella di questo prezioso dipinto per conciliare così con maggior venerazione alla Gran Madre di Dio con una più bella e più espressiva immagine di Lei. Il quale Duca Carlo Emanuele I volle di più nella sua pietà e generosità, pochi anni appresso, erigere dalle fondamenta una nuova e più decorosa chiesa, che è quella che esiste tuttora, insieme coll'annesso convento; al che concorsero pure i fedeli colle loro oblazioni.
Il concorso sempre crescente di divoti che visitavano il Santuario della Madonna dei Laghi fu pure la causa che il Consiglio Municipale d'Avigliana stabilisse che i Padri Cappuccini assumessero l'officiatura del Santuario medesimo.
Il venerando simulacro ossia immagine della Vergine SS. che già da molti anni era quivi oggetto di venerazione di tanti cuori, venne incoronato più volto, cioè il 14 aprile 1652; poi altra volta nel 1752 ai 30 aprile, e finalmente nel 1852 ai 22 agosto ebbe luogo la terza solenne incoronazione della Sacra Immagine di Maria che ora appare insignita di triplice corona.
Fu massimamente in quest'ultima occasione che numerose processioni accorsero non solo da Avigliana, figlia prediletta della Madonna dei Laghi, ma altresì da tutti i paesi circonvicini ed altresì da luoghi più lontani nel giorno della solennissima festa e nei giorni di tutta l'ottava a venerare la Vergine e professare la loro sudditanza alla Celeste Regina del cielo e della terra; si celebrarono solennissime funzioni al Santuario con intervento di Vescovi e di numeroso Clero e con gran frequenza ai SS. Sacramenti. - Tra le processioni religiose che presero parte alla memoranda festa si notano, oltre le processioni di Avigliana, quella di Buttigliera Alta, di Coazze, di Cumiana, di Giaveno, di Orbassano, di Piossasco, di Rivalta e di Villarbasse; le quali popolazioni, oltreche in questa straordinaria occasione, sogliono tutti gli anni, nel tempo pasquale, recarsi in divota processione al Santuario della Madonna dei Laghi. Il pio rito di queste annuali processioni, che contraddistingue così bene il Santuario di Avigliana, non consta precisamente da qual tempo e per quale motivo abbia avuto origine; ma certo fu originato da segnalati favori dispensati dalla B. Vergine alle menzionate popolazioni, le quali o per voto fatto, o per consuetudine immemorabile le praticarono sempre colla massima esattezza recandosi ogni anno dai detti paesi in divote processioni nei giorni festivi a ciò assegnati.
Da alcuni anni il Santuario venne affidato ai Salesiani e noi facciam voti che essi, coadiuvati dalla popolazione, possano ritornarlo in tutto il suo splendore. Delle prossime feste parleremo altra volta.
BOBBIO. - Ci scrivono: « Alla festa di San Francesco di Sales, solennemente celebrata nell'insigne basilica di S. Colombano, tenne dietro un triduo di conferenze sull'opera salesiana e sul modo di cooperare ad essa, bellamente recitate dal Revmo D. Filippo Teol. Mosconi, Can. della Cattedrale e professore nel vescovile Seminario. La benedizione col SS Sacramento impartita dal Dl. R. Prevosto di S. Colombano, Vice-direttore diocesano, dava compimento alle conferenze, le quali se hanno servito a far sempre meglio conoscere il gran bene che fa l'Opera di Don Bosco non pur in Italia, ma nel mondo tutto a vantaggio della Religione e della civil società, ha pur sempre reso più vivo il desidero di avere anche tra noi i figli di Don Bosco a educatori della nostra cara gioventù bobbiese ».
CAGLIARI. - Scrive l'ottima Sardegna Cattolica del 24 maggio: « Sempre care e soavi le feste di Maria; ma quella che stamane si celebrò in S. Antonio a Maria Ausiliatrice, ha tutta la poesia e la bellezza di fiori che sorridono a Maggio. Maria che col suo Bambino da quella nicchia t'incanta e innamora; l'altare arredato con una eleganza e suntuosità che armonizza col resto di quella chiesa, scintillante d'oro purissimo al riflesso di tanti ceri che ardono innanzi alla celeste Madre, l'olezzo dei fiori i più delicati, i più vaghi sparsi a profusione, ma con gusto; il canto di voci soavi che sotto quella cupola hanno un'armonia misteriosa; le preghiere più ardenti che si sollevano dai cuori pieni dì fede e di amorei sospiri, le lacrime di quei che soffrono e cercano un sollievo a Maria, alla Potente Regina che mostra il suo scettro materno, ecco in breve il quadro che ci ha inebriato lo spirito di gioie celesti.
» Celebrò la Messa della Comunione Generale Mons. Canepa, che dopo il Vangelo rivolse agli astanti belle e sentite parole. Alle 10 3/4 dalla comunità di S. Eulalia si diè principio alla Messa cantata col panegirico di Padre Porpora, la cui eloquenza non ha bisogno di esser encomiata. Belle pure le funzioni della sera. »
- Conferenza salesiana. - « Dinanzi ad un scelto uditorio, ieri mattina, così la, Sardegna Cattolica, il M. Rev. Don Adeodato Massa, diede una mirabile conferma di quella nobiltà di concetti, eleganza di dire che lo distinguono, ma sopra tutto del suo affetto e della sua ammirazione per l'opera dell'immortale Don Bosco. La sua conferenza che durò circa un'ora, avrebbe fatto una bella comparsa anche nella più brillante accademia, fu un inno il più dolce alla carità cristiana, un inno che vibrava nell'anima fremiti incessanti,. commuoveva, rapiva. Non ripetiamo quanto egli ci disse di D. Bosco, delle sue opere, dei suoi figli che muoiono giovani e forti in terre selvagge, perche sono fatti ormai noti a tutti - la prova più eloquente della forza divina della carità che a tutto resiste anche alla morte. Diciamo invece che egli ci strappò le lacrime quando parlò dell'opera di Don Bosco in Sardegna, nella Sardegna che è l'ultima in tutto ed anche nel lungo cammino percorso per tutta la terra, dall'uomo provvidenziale, appare dopo la Patagonia e la Terra del Fuoco.
» Annunziò come un grande avvenimento la visita che Don Rua, successore di Don Bosco, farà alla Sardegna nel prossimo giugno, per inaugurare il Collegio di Lanusei e l'Asilo di Sanluri e terminò coll'animare i Cooperatori all'esercizio della loro grande missione, assicurandoli che se saranno veri Cooperatori di Don Bosco saranno anche a loro riserbati i trionfi e le vittorie della carità. Le sue parole ci arrivarono tutte al cuore, ci lasciarono pieni di speranza, animati dai più santi propositi. »
CHIERI - Gli Esercizi Spirituali ai giovanetti dell'Oratorio S. Luigi. - Scrive la Scintilla Chierese del 17 maggio scorso: « L'idea lanciata di invitare gli esterni agli Esercizi Spirituali dettati la scorsa settimana per gli interni Figli di Maria divenne una consolante realtà. Oltre cento giovanetti intervennero mattina e sera alle prediche pratiche e piene di vita del Missionario D. Guglielmo Rinaldi, Salesiano, tenendo tutti un edificante raccoglimento. Giovedì mattina ebbe luogo la chiusura con tutta solennità. Celebrò la S. Messa il Rev.mo Prof. D. G. B. Francesia, Superiore delle Case salesiane del Piemonte, venuto appositamente da Torino, ed i giovani fecero tutti la loro santa Comunione. Poscia lo stesso Superiore li animò alla perseveranza lasciando per tutti pratici ricordi. Colla benedizione papale per l'acquisto delle indulgenze, col canto del Te Deum e benedizione del SS. Sacramento ebbe termine la cara funzione, la quale i giovani entusiasmati e migliorati si augurano si abbia a ripetere tutti gli anni. »
- «La festa di Maria Ausiliatrice che si celebrò demenica scorsa nella Chiesa omonima in Via Palazzo di Città riuscì, scrive lo stesso giornale nel suo numero del 31 maggio, splendida sotto ogni rapporto. Al mattino verso le ore 6 fuvvi la Messa della Comunione Generale, celebrata dal M. R. Teol. Giulio Barberis venuto appositamente da Torino. Assistettero a questa Messa oltre i numerosi Cooperatori e Cooperatrici le Educande ed Esterne dell'annesso Oratorio . ed in numero di circa 200 i giovani dell'Oratorio di S. Luigi i quali, portando sul petto la medaglia dell'Ausiliatrice , attraversarono la nostra città destando la curiosità e l'ammirazione dei passanti. La Comunione Generale, preceduta da breve fervorino, durò senza interruzione per più di mezz'ora. Dorante la Messa le ragazze dell'Oratorio di S. Teresa cantarono egregiamente vari mottetti. Alle ore 10 Messa solenne, e le suddette Oratoriane unitamente ad alcune Educande eseguirono assai bene la Messa del Maestro Falconara.
» Nel dopo pranzo poi ebbe luogo la funzione di accettazione di 20 nuove Figlie di Maria e 20 aspiranti, poscia verso le 5 saliva il pergamo il valente predicatore Don Emerico Talice, Salesiano e predicatore del mese dell'Ausiliatrice nel Santuario di Torino, il quale con parola facile e vibrata tessè le lodi di Colei che a giusta ragione viene invocata sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, e per ultimo s'impartì solennemente la benedizione col Santissimo.
» Alla sera festa in cortile e trattenimento musico-drammatico. Questa cara festicciuola che segna senza dubbio un nuovo passo del movimento Salesiano in Chieri ha lasciato in tutti grata rimembranza e ci auguriamo che s'abbiano a rinnovare di frequente tali sempre salutari funzioni. »
CUORGNÈ. - Anche quest'anno nella chiesa del Collegio salesiano si celebrò con gran pompa nella prima domenica di giugno la festa di Maria Ausiliatrice. La sera precedente si tenne l'annuale conferenza salesiana con grande intervento di cooperatori e di cooperatrici. Alla Messa solenne pontificò S. E. Rev.ma Mons. E. Montagnini, conte di Mirabello Protonotario Apostolico, il quale pure tenne uno splendido discorso su Maria Aiuto dei Cristiani. Bella la processione che si svolse la sera nei giardini del Collegio coll'intervento anche delle cooperatrici salesiane e di gran folla di popolo. A tutte le sacre funzioni si eseguì scelta musica.
FERRARA. - Il 25 maggio fu una data solennissima per il Collegio San Carlo. Il mese di Maria, celebrato dai buoni giovani collegiali con molto impegno, la novena e il triduo solenni ne furono ottima preparazione. Al mattino l'Eminentissimo Cardinal Arcivescovo, Mons. Giulio Boschi, si degnò di celebrare la Messa della Comunione rivolgendo parole bellissime a cinque fanciulletti che per la 1° volta si accostarono a ricevere Gesù nel loro cuore. Alla Messa cantata come pure ai Vespri intervennero parenti di ragazzi e ammiratori delle opere salesiane. Il panegirico fu tenuto dal P. Carlo Fauro degli Agostiniani. La musica fu scelta e ben eseguita. Alla sera una riuscitissima illuminazione apparechiata dai giovani e ben eseguiti fuochi pirotecnici rallegrarono, unitamente a un scelto concerto messo a nostra disposizione da un parroco cooperatore, e pubblico e ragazzi. Regnò la più schietta allegria, quella che nasce dal cuore in pace con Dio.
- Il giorno 8 giugno aveva luogo nella Cattedrale davanti a numerosissimo pubblico la prescritta conferenza salesiana. Oratore fu il P. Ignazio Carmelitano che non smentì la fama di dotto e pio predicatore acquistatosi giustamente nella predicazione del mese mariano. Si manifestò inoltre amoroso conoscitore di D. Bosco e della molteplice opera sua e di ciò maggiormente gli siamo grati. Si raccolse una considerevole somma, di cui oltre metà fu mandata a D. Rua per le Missioni, il rimanente fu devoluto a favore dell'Oratorio festivo.
- Lo stesso giorno, 8 giugno, i giovani dell'Oratorio festivo, in numero di circa 300, guidati dal loro direttore, dai chierici e dai più grandicelli dell'Oratorio stesso costituenti la società filodrammatica, facevano la loro passeggiata a Masi Torello, paese poco distante da Ferrara. La giornata passò allegrissima e speriamo che quei giovanetti vorranno trarre da essa maggior amore per l'Oratorio e impegno per frequentarlo.
GENOVA. -- L'Ingresso solenne del novello Arcivescovo Mons. Pulciano. - Questo memorando avvenimento, che merita di essere segnalato ai nostri lettori sopratutto per le benemerenze di Mons. Arcivescovo verso l'Opera di Don Bosco, ebbe luogo la domenica 11 maggio, e noi lo riferiamo con le stesse parole dei giornali quotidiani che ce ne tramandarono l'eco festosa. Essi unanimemente lo descrivono su per giù in questo modo.
Dalle prime ore della mattina, un insolito movimento, una agitazione febbrile, si vedeva per ogni dove nella città di Genova e mentre gli agitatori dei partiti sovversivi allontanavano dalle vie coloro cho forse avrebbero potuto turbare la quieto cittadina, invitandoli a comizii operai socialisti e repubblicani , la rimanente parte della cittadinanza. accorreva festosa a rendere tributo d'omaggio, a vedere per la prima volta il Pastore novello della nostra Archidiocesi.
E con soli pochi minuti di ritardo verso le 10,20 giungeva da Novara in vagone salon, espressamente inviato dal comitato delle onoranze, S. E. Mons. Pulciano, nella principale stazione della nostra città. Erano a riceverlo il Sindaco e la maggioranza degli assessori e consiglieri comunali, nonche le rappresentanze dei principali istituti di beneficenza ed opere pie. Il lieto scampanio di tutte le campane della città annunzia l'arrivo del treno in stazione alla folla numerosissima assiepata per le vie, e Sua Eccellenza vien fatta entrare nell'ufficio del Capo Stazione, ove con belle parole l'avvocato Cappellini, a nome di tutti i presenti e di tanti che attendevano impazienti all'esterno, gli presenta il dono della cittadinanza genovese, consistente in una splendida croce pettorale con ricco cordone.
Risponde poche parole di ringraziamento Sua Ecc. Mons. Arcivescovo e si avvia quindi all'esterno ove sale in ricca vettura in compagnia del sindaco avv. Pozzo, dell'avv. Cappellini e del suo segretario per avviarsi al Duomo. Numerose vetture, su cui prendono posto le autorità presenti all'arrivo e tutto il seguito di Sua Eccellenza, tengono dietro alla prima in mezzo a fitta ala di popolo.
L'accoglienza al novello Presule fatta da quell'immensa folla che da alcuno ore stazionava compatta per le vie, non poteva essere più entusiastica, nè più cordiale. Un battimani continuo, un ripetuto gridare di « Viva il nostro Arcivescovo! Viva Mons. Pulciano ! » lo accompagnò ininterrotto pel non breve percorso , finchè si giunse alla chiesa di Sant'Ambrogio, parrocchia gentilizia della famiglia Pallavicini, e da questa messa a disposizione del Comitato per le onoranze. Ivi si trovano radunati i parroci, i canonici delle varie Collegiate, i seminaristi e il Capitolo metropolitano, oltre a ristretto numero di invitati, essendone formalmente escluso il pubblico ad evitare un eccessivo affollamento.
Sua Eccellenza scende fra le più entusiastiche acclamazioni della folla dalla vettura ed entra nella Chiesa ove gli viene presentata la croce che bacia ginocchioni e l'aspersorio con cui benedice sè ed il popolo. Il suo ingresso vien salutato col canto dell'Ecce Sacerdos magnus, nonche di un'ode espressamente composta e musicata, eseguiti dalla cappella di S. Ambrogio.
Rivestiti quindi gli abiti pontificali, Sua Eccellenza si avvia processionalmente , preceduto dai Parroci della Città, Canonici delle varie collegiate, Seminaristi e Capitolo Metropolitano, sotto ricco baldacchino alla volta del Duomo, percorrendo la piazza Umberto I° e la via e piazza S. Lorenzo a grande fatica per l'agglomerarsi eccessivo della folla, nonostante i più vivi sforzi delle guardie comunali e di città e dei carabinieri che facevano ala al passaggio. Ricchi arazzi pendevano alle finestre e un nembo di rose e di fiori scendeva da esse lungo il percorso del novello presule nostro.
Nuovamente baciata la croce , e benedetto il popolo nella cattedrale di S. Lorenzo, Sua Ecc. Mons. Arcivescovo saliva il pergamo ove col cuore traboccante e commosso pronunziava una splendida omelia in cui tessuta per rapidi tratti la propria storia faceva alla novella Diocesi alle sue cure affidata caldi augurii di bene dichiarandosi pronto a dare tutto se stesso pel bene delle proprie pecorelle; e l'augurio sincero da tutti i presenti veniva a lui rinnovato, che Dio per molti anni lo conservi, sempre vivo di zelo ed amore, al bene di Genova e della intiera Liguria!
L'intiera cittadinanza, di tutte le gradazioni sociali, prese parte vivissima alla solenne festa senza che il più piccolo incidente venisse menomamente a disturbare la gioia generalmente diffusa negli animi di tutti.
Degnisi Monsignor Arcivescovo gradire l'umile nostro omaggio e l'augurio figliale di tutti i Salesiani, specie della Liguria, i quali gioiscono nel pensiero di aver trovato un Padre per loro tenerissimo. Che il Signore lo conservi ad multos annos al nostro affetto ed al bene delle anime!
- Festa di Maria Ausiliatrice. - Fu piena di dolci e sante intimità quella che si svolse il 27 maggio nella insigne basilica di S. Siro per cura dei benemeriti figli di D. Bosco a comodo dei Cooperatori e specialmente ad onore della Vergine Ausiliatrice. Celebrava il M. R. Can. Prof. C. Trombetta della Collegiata di S. M. Assunta in Carignano, e fu eseguita la Messa e il Te Deum del M° Perosi. Infra missam quel forbito oratore che è il M. R. Can. G. Saporiti della insigne Collegiata del Rimedio tessè un panegirico pieno di slancio, dell'opera grande che la Madonna ha compiuto in aiuto dei cristiani per mezzo di D. Bosco e dei suoi successori. Ebbe dei momenti veramente felici, come quando narrò gli inizii del primo Oratorio Salesiano in Torino, le difficoltà immense che dovette vincere il benemerito suo fondatore, e lo sviluppo che prese l'Opera in pochi anni in Europa e in America, e specialmente quando delineò la nobile figura del Missionario Salesiano e della Suora di Maria Ausiliatrice. Terminò incoraggiando vivamente i Cooperatori a prestare sempre il loro efficace concorso alla dilatazione della famiglia salesiana per tutte le parti del mondo, e promettendo loro, in nome della Vergine, ogni benedizione dal Cielo.
A benefizio dell'Ospizio di Sampierdarena, uno dei primi e più cari a D. Bosco, fu fatta, durante la funzione, la questua da alcuni sacerdoti del Comitato degli Antichi Allievi.
GUALTIERI (GUASTALLA). - Anche in quest'anno la Società delle Donne Cattoliche in Gualtieri aventi per loro protettrice la B. Vergine Ausiliatrice nel giorno 25 maggio hanno fatto una bellissima e devota festa. Assai numerose le Comunioni fatte. Le giovani del sodalizio di S. Luigi cantarono varii mottetti e canzoncine nella Messa ed in tempo della distribuzione della Sacra Eucaristia. Il chiarissimo Sacerdote D. Giustiniano Scrinzi di Soave, predicatore del mese mariano in Guastalla, con acconcio ed infervorate parole eccitava i divoti ad accostarsi alla Sacra Mensa. Nella Messa cantata parlò con vero slancio ed erudizione delle glorie di Maria Ausiliatrice infervorando il popolo alla divozione di Lei. Nel pomeriggio poi dopo i vespri ed il Tantum ergo in musica, impartita la benedizione dell'Augustissimo Sacramento, si terminò la festa con una bella canzoncina alla B. V. Ausiliatrice, musica di Mons. Costamagna. Anche in questo paese la Madonna di D. Bosco viene onorata con speciale devozione.
INTRA (LAGO MAGGIORE). - Alla Cronaca Novarese, in data 5 aprile, scrivono: « La sera di martedì proveniente da Novara arrivava in città il Rev. Don Rua, Generale dei Salesiani, accompagnato dal Consigliere Rev. Don Bertello. Ricevuto all'Imbarcadero da due squadre di Collegiali e dai Superiori si recò direttamente al Collegio S. Luigi, ove ebbe luogo, tra luminarie e getti d'acqua, il benvenuto con canti e suoni. Mercoledì mattina visitò il Collegio e nel pomeriggio la Casa delle Suore di Maria A., l'Oratorio femminile, e il Convitto Muggiani, diretto da quattro Figlie di Maria A. Giovedì lasciò Intra e si recò a Cannero, a Cannobio per andare in seguito a Zurigo in Svizzera. Noi, che abbiamo avvicinato la veneranda persona di Rua, possiamo dire che D. Bosco ha un successore ben degno e che per la santità che gli traspira sul volto è caro a quanti hanno la fortuna di avvicinarlo. Facciano voti che presto venga fra noi in modo più solenne e non di passaggio, ed Intra saprà mostrare quanta venerazione ha per lui e le sue opere.
MODICA (SIRACUSA). - Per la prima volta nella Parrocchia di S. Giovanni Evangelista si è fatta la festa di Maria Ausiliatrice. In sei mesi si è potuto raccogliere la somma per l'acquisto di una statua della nostra Madonna, la quale, giunta alcuni giorni prima che cominciasse la solenne novena, venne collocata sull'altar maggiore con sommo giubilo di tutti i fedeli. La novena fu fervorosa e divota assai per le pie pratiche compiutesi, specialmente dalle Oratoriane e nel triduo, mercè l'operosità e lo zelo del clero della Parrocchia, si aggiunse anche ogni sera una bella predica. Il giorno della festa, 24 maggio, numerosa la Comunione Generale con fervorino, ed imponente la Messa solenne. Alla sera venne cantato il Te Deum in ringraziamento a Dio dei benefizi accordateci per l'intercessione di Maria, cui tenne dietro l'atto di consacrazione alla Madonna, un bel discorso sulle opere compiute per mezzo di D. Bosco, e con la benedizione del Santissimo si chiuse la cara solennità.
MONTEMAGNO. - Una cara visita allietava nella prima domenica dello scorso aprile i numerosi giovanetti che frequentano l'Oratorio festivo - Monsignor Luigi Lasagna - di Montemagno. Il M. R. sig. D. Francesco Cerruti , di passaggio per quel cospicuo borgo del Monferrato, volle per alcune ore rallegrare dell'amata sua presenza tutti quei vispi giovanetti. Accolto da applausi ed evviva, egli rivolse a tutti i suoi più vivi ringraziamenti, e rievocando la soave memoria del compianto Mons. Lasagna, di lui giovanetto ne tratteggiò in breve l'ammirabile sua vita, tutto spirito di allegria, tutto costanza nel lavoro e nella preghiera, che tanto lo distinse prima a Mirabello come alunno, e più tardi ad Alassio come chierico. Si augurava che altri ancora di Montemagno sorgessero a tener alta la bandiera già issata dall' intrepido Missionario martire, ed era pienamente convinto che il di lui esempio li avrebbe sempre spronati a frequentare ed amare ogni di più l'Oratorio, ed a corrispondere alle solerti cure del loro infaticabile direttore. Impartiva quindi la santa benedizione, dopo la quale il venerato Superiore non isdegnava distribuire a tutti le caramelle che un benefattore aveva regalato per la circostanza. Nuovamente acclamato ed applaudito, il M. R. D. Cerruti si recava ad ossequiare il Cav. Rinetti, nostro insigne benefattore, lasciando in tutti i giovanetti dell'Oratorio le più care impressioni.
OLEGGIO (NOVARA). - Per benigna concessione del Revmo sig. Arciprete locale, il M. R. sig. D. Luigi Bilieni, dell'istituto di Novara, teneva la prescritta conferenza salesiana ai buoni e numerosi Cooperatori di quell'insigne borgo novarese. La chiesa vastissima era letteralmente gremita, e l'efficace parola del conferenziere sull'educazione della gioventù e sul fecondo apostolato di Don Bosco nella seconda metà del secolo scorso, speriamo produrrà frutti copiosi di cristiana pietà. Intanto giungano cordiali i nostri vivi ringraziamenti al Revmo Arciprete D. Guglielmo Piola della sua squisita bontà e del suo generoso affetto alle opere salesiane.
RAPALLO. - Per il Giubileo Pontificale. - Anche i Salesiani han voluto tributare un omaggio al S. Padre Leone XIII pel suo Giubileo Pontificale. La sera del 18 maggio verso le 20 il teatrino, che era stato addobbato degnamente per la circostanza, e nel bel mezzo del quale spiccavano il ritratto e lo stemma papale, accoglieva i numerosi giovani e molte notevoli personalità. Presiedeva il comm. Corsanego Merli, il quale, dopo un affettuoso discorso di apertura dell'avv. Delle Piane ed alcuni pezzi musicali , intrattenne gl'intervenuti parlando delle benemerenze dei Salesiani e dell'attaccamento che i giovani devono avere al Sommo Pontefice, per riuscire utili alla famiglia, alla Chiesa, alla società. Molto gustate le composizioni per canto del Cagliero e le suonate per pianoforte dalla Sig.a Costa Teresina sopra musica del Beccucci, del Lanzo e d'altri illustri compositori. Si fecero anche onore i giovanetti dell'Oratorio festivo nello svolgimento della parte letteraria del programma loro affidata, nei cori eseguiti con ammirabile affiatamento e nelle marcie per banda che furono vivamente applaudite. L'avv. L. Ricci lesse il telegramma di risposta del Papa e disse brevi parole improntate ai più nobili sentimenti. Così a tarda ora si chiuse la bella accademia, segno anche questo dell'amore che i Salesiani nutrono pel Sommo Pontefice.
RIVA DI CHIERI. - Il 25 maggio nell'Oratorio femminile, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, ebbe luogo la cara festicciuola in onore di Maria SS. Ausiliatrice. Alle ore 6,30 tutte le figlie dell'Oratorio in numero di circa duecento, accompagnate dalle Suore si portarono alla Parrocchia. Durante la S. Messa alcune di esse cantarono lodi sacre, ma il momento più consolante fu quello della SS. Comunione per il devoto contegno con cui vi si accostarono. Alle ore 11, dopo la Messa cantata, il M. R. T. Vastapane disse con elegante parola il panegirico di Maria Ausiliatrice, lasciando alle figlie dell'Oratorio preziosi ricordi.
Dopo le funzioni della sera, alle ore 18 vi fu una breve, ma simpatica accademia, alla quale assistettero il Rev. Priore e tutti i Rev. Sacerdoti, anche quelli delle borgate, alcuni amministratori dell'Asilo, le esimie Signore Visitatrici, tanto benemerite dell'Opera Salesiana in Riva, non che i genitori delle fanciulle. Tutti ne rimasero soddisfatti ed il Rev. Priore lo manifestò con alcune parole di chiusura.
Possano i religiosi sentimenti ed i molteplici affetti santi di sì cara giornata, rimanere sempre nei cuori di così care fanciulle.
SAMPIERDARENA. - La domenica 25 maggio, nella chiesa di S. Gaetano si celebrò solennemente la festa dell'Auxilium Christianorum cori la Conferenza ai Cooperatori della città e delle parrocchie limitrofe. Grande fu il concorso durante la mattina nelle Messe e frequenza ai SS. Sacramenti. Alla sera il bravo predicatore del mese, Don Lino Cambiaso di Genova, nel tessere il panegirico dimostrò quanto benigna sia l'Ausiliatrice verso coloro che propagano e sostengono le opere Salesiane. Si chiuse la cara festa con la benedizione del SS. Sacramento.
SANLURI (SARDEGNA). - Una nuova fondazione. - Rileviamo dalla Sardegna Cattolica del 15 maggio che il giorno 9 dello stesso mese quattro Figlie di Maria Ausiliatrice si stabilirono a Sanluri, chiamate da Sua Eccellenza Mons. Ingheo a dirigere l'Asilo infantile che volle regalare alla diletta terra nativa, a dar principio ad una scuola di lavori femminili per le giovinette più grandicelle e all'Oratorio festivo. La popolazione di Sanluri è piena di riconoscenza per l'opera munifica del suo illustre concittadino Monsignor Ingheo, ma quella parte della cittadinanza che più vivamente mostrò i sentimenti del proprio animo, furono le piccole Sanluresi. Sebbene il locale non fosse ancora del tutto fornito delle suppellettili necessarie e le suore non fossero ancora in grado di occuparsi della loro missione, tuttavia le buone fanciulle nel pomeriggio di domenica perpetrarono una vera invasione nel recinto dell'Istituto. Vollero senz'altri indugi conoscere le loro future educatrici ed entrare subito con loro nella famigliarità più intima e cordiale, sicchè, volere o no, fu necessario far loro buon viso e dar principio a canti ed a solazzi che durarono fino a sera.
Sua Eccellenza che voleva rimandare a tempo più propizio l'inaugurazione dell'opera sua fu così vinto dalla mano delle sue piccole concittadino e l'inaugurazione senza tante cerimonie fu un fatto bello e compiuto. Ma il venerando Prelato non poteva nello stesso tempo aspettarsi una migliore testimonianza di questa per vedere quanto accetta e vantaggiosa debba riuscire l'opera sua a tutta la popolazione di Sanburi.
- La 1a Comunione ed il principio dell'Oratorio festivo. - La domenica di Pentecoste, ventidue giovinette dopo rinnovati i voti battesimali ricevettero infra Missam la 1a Comunione e poi vestite dello scapolare della SS. Vergine del Carmine si recavano, accompagnate dal Parroco e dalle insegnanti del Catechismo, presso le Figlie di Maria Ausiliatrice nel locale grandioso dell' Asilo infantile. Queste, con a capo la direttrice suor Onorina Lanfranco , ricevettero le fanciulle con tutta l'espansione del loro bel cuore, colmandole di carezze e regalando a ciascheduna una bella immagine di Maria Ausiliatrice, colla raccomandazione della recita quotidiana di un'Ave Maria affinche la Vergine SS. le custodisca sempre , le conservi buone e non dimentichino giammai il più bel giorno della loro vita. Indi condottele nell'Oratorio dell'Asilo, recitate alcune preghiere e baciato il piede della bella statua di Maria SS. Ausiliatrice, furono congedate coll'invito di ritornare di sera alle ore 14 in cui si darebbe principio all'Oratorio festivo. Le fanciulle del paese non furono restie all'invito: vi si affollarono in numero di circa 200, vi si divertirono, impararono belle cose, vi cantarono lodi a Maria e poi verso le 16 dalle stesse suore furono condotte in Parrocchia per la pratica del mese mariano, ascoltare la predica ed assistere alla chiusura delle 40 ore occorrenti in tal giorno, festa di Pentecoste. Nel seguente giorno, 19, fu aperto l'Asilo. Per ora il numero dei bambini e bambine ricevutisi è di cinquantasei, ma non tarderà a raggiungere il centinaio come non tarderanno molto le famiglie sanluresi a riconoscere non solo i benefizi dell'educazione religiosa, morale e civile dei loro bambini e bambine impartita dalle suore Salesiane, ma anche i vantaggi economici e sociali che ridonderanno dal provvido Instituto che ora è stabilito in questo cospicuo comune.
TORINO. - L'accademia tenutasi all'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales nel giorno 25 maggio, rimarrà sempre profondamente impressa nella mente di tutti quelli che vi parteciparono. Mentre la brava banda di detto Oratorio diretta dal M. Garbellone eseguisce una assai bella marcia d'introduzione, la tela del teatrino s'alza, e tra applausi universali appare la bella Vergine Ausiliatrice soave e ridente tutta cinta di fiori e di ceri accesi. Il quadro è commovente, e trasportati come in altra atmosfera si prova una pace , un tal senso di beatitudine che ci appaga appieno.
Segue poscia il discorso del sig. A. Michellotti, ma più che un discorso è un caldo appello che egli rivolge alle donne italiane in nome di Maria. La sua parola è facile ed eloquente ed accennato al maestoso sviluppo della divozione alla Vergine Madre attraverso i secoli, ricorda come Maria fu l'instauratrice della famiglia e la Redentrice della donna. E parlando della missione di questa nei tempi odierni, la invita ad indirizzarsi alla Potente Regina che certo le sarà guida sicura nelle sue aspirazioni di cooperatrice amorosa dell'uomo. Vennero recitati dialoghi e poesie, tutte belle e piene di affetto, intercalate da svariati canti, e dalla splendida esecuzione della battaglia di Lepanto, ed il Sacerdote Giuseppe Pavia, rivolgendo la parola a quattrocento giovanotti circa, conciliò con una magnifica poesia le glorie dell'Ausiliatrice col trionfo del Papa.
Salutato da entusiastici applausi è l'illustre conte Cesare Balbo, che, non contento di essersi degnato, in compagnia di altri distinti signori e signore, di presiedere alla modesta accadere b, volle prendere la parola per tratteggiare mirabilmente l'utilità ed il bene immenso che si può fare in un Oratorio festivo. L'oratore pone termine al suo discorso con caldi incoraggiamenti pei giovani e manda un plauso all'infaticabile direttore D. Giuseppe Pavia che sì bene sa dirigere per la via della virtù tante anime a lui affidate dalla Divina Provvidenza.
Noi pure ci uniamo al nobile conte e facciamo vivi voti che il sopraccennato fiorentissimo Oratorio abbia ad essere diga potente al lavorio di scristianizzazione che lentamente va compiendosi nella società, e porgiamo vivi e sentiti elogi ed incoraggiamenti a quanti coadiuvarono la splendida riuscita di questa accademia.
URBANA (PADOVA). - Urbana ha voluto in quest'anno per iniziativa del zelantissimo Arciprete il M. R. Don Remigio Dalmaso e di alcune pie persone farci cosa gratissima invitando a tener quivi una conferenza Salesiana il M. R. Don Augusto Sossella, direttore del Collegio Salesiano di Porto Legnago, il quale, dopo di aver indirizzate affettuosissime parole ai giovanetti ed alle giovanette della Dottrina Cristiana, commosso alla vista di quel mondo piccino che lieto accorreva ad offrire il suo piccolo obolo per le missioni Salesiane, saliva un apposito pulpito provvisorio intrattenendo per più d'un'ora un numerosissimo uditorio sull'Opera veramente provvidenziale di D. Bosco.
Le sue parole vibranti di vivo e sentito affetto furono ascoltate con attenzione e lasciarono in quanti ebbero la sorte di sentirle una profonda ed incancellabile memoria e ci fa sperare che al più presto possibile il nostro R.m° Arciprete ed i buoni Cooperatori e Cooperatrici , assecondando le brame del nostro cuore, ci regaleranno altre volte di simili consolazioni.
RIcORDERANNO i lettori del Bollettino come altra volta si ebbe occasione di parlare di questa Scuola che seppe in breve tempo meritarsi dalla stampa gli elogi più lusinghieri. Crediamo ora far cosa a tutti gradita riproducendo alcuni degli splendidi suoi lavori.
Il primo gruppo rappresenta il Calvario. Da un piedestallo a forma di monte, raffigurante il Golgota, s'erge una rustica croce, circondata da una schiera di Angeli che in mesti atteggiamenti adorano il divino Morente. Gesù, abbandonata la testa di martire sull'omero, con una suggestionante espressione di dolore, tiene rivolto lo sguardo alla madre sua, che straziata dal dolore, mira il divin Figlio che sta per esalare l'ultimo respiro. È un quadro stupendo che non si può mirare senza rimanere profondamente commossi. Tutto il gruppo è in ceramica a gran fuoco con smalto bianco, ed ebbe già l'onore di varie riproduzioni. Una di queste fu eseguita per una nobile e ricca famiglia di Russia, la quale ebbe occasione di ammirare le ceramiche dell'Istituto Salesiano di Milano all'esposizione, chiusasi da non molto, a Pietroburgo, dove pure lo Czar e la Czarina la trovarono di loro gusto ed acquistarono alcuni oggetti.
Il secondo lavoro il Redentore, fu offerto in dono a S.S. Leone XIII in occasione del XXV anniversario del suo glorioso Pontificato, e pel quale ebbe il Santo Vegliardo parole di alto encomio. Il bassorilievo raffigura la testa del Salvatore dalla quale traspira una serena tranquillità e maestosa dolcezza. È pure esso in ceramica a gran fuoco con smalto bianco e fondo bleu, che ricorda i lavori di Luca della Robbia. La cornice che lo racchiude, in legno noce, ricca di finissimi fregi in stile sec. XV° puro e sormontata dallo stemma Pontificio, è un bel lavoro della Scuola di Scultura, annessa a quella di ceramica nel medesimo Istituto.
Anche la scuola di Plastica fece rapidi progressi; e lo dimostra la bella statua di S. Giuseppe che qui presentiamo, nella quale il Santo ci si presenta nell'atto di porgere ai devoti il divin Pargoletto.
Tutto insomma ci fa presagire che dette scuole, guidate con la rara abilità del Cav. G. B. Minghetti, contribuiranno assai ad accrescere la stima che ora meritamente è tributata dai milanesi all'Istituto di S. Ambrogio.
dal 4 agli 11 del prossimo agosto in NIZZA MONFERRATO presso l'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si detterà, da Sacerdoti Salesiani, un corso di spirituali Esercizi ai quali potranno prender parte pie secolari, Maestre e Signorine. La retta è fissata per tutte a L. 15. Per le domande rivolgersi alla Superiora Generale SUOR CATTERINA DAGHERO, non più tardi del 30 luglio.
N. B. Delle grandiose feste compiutesi in Sardegna lo scorso giugno in occasione della visita del Rm° Signor Don Rua e dell' inaugurazione del nuovo Collegio di Lanusei, diremo in altro numero.
Gìosuè Buzzettì.
LA vigilia della festa di Maria Ausiliatrice cessava di vivere in Torino, nella ancor vegeta età di anni 61, questo intelligente e probo impresario capo-mastro costruttore, amico affezionatissimo del nostro venerando fondatore D. Bosco e nostro benemerito Cooperatore. Nato a Caronno Ghiringhello in quel di Como e recatosi giovanissimo a Torino insieme coi fratelli Carlo (morto il 21 maggio 1891) e Giuseppe (morto il 13 luglio 1891), si formò, colla assidua frequenza alle scuole serali di disegno architettonico, una non comune pratica ed intelligenza in costruzioni murarie, guadagnandosi in breve due medaglie d'oro, tre d'argento, una di bronzo e sussidi diversi pel complemento della sua istruzione. Così da semplice garzone muratore seppe crearsi col suo ingegno, con la sua attività ed onestà, la propria posizione sociale. Col fratello Carlo costrusse in Torino ben sette Chiese, fra le quali, degne di esser ricordate, quella di Maria Ausiliatrice, dell'Immacolata Concezione, di S. Secondo, di S. Giovanni Evangelista ecc. senza contare gli edifizi pubblici e privati, come la palazzina Bardelli, quella dell'Avv. Cav. Guazzone, le Officine ferroviario, l' Istituto dei Sordo-Muti alla Barriera di Francia ecc., innalzati da lui in gran numero anche in altre città. Fu pure socio attivo nel risanamento di Torino.
Schivo d'ogni onore sempre rifiutò decorazioni e solo intese alla sua famiglia ed ai nipoti dopo la morte del fratello Carlo. Nella nostra Congregazione aveva il fratello Giuseppe, uno fra i primi seguaci del compianto D. Bosco. Buon cooperatore e buon cattolico lascia di sè largo rimpianto in numerosi amici, nella vedova, nei figli, fratelli, nipoti. Il suo accompagnamento funebre, avuto luogo addì 25 maggio, fa un trionfo pel largo intervento di rappresentanze ed amici. Lo confortarono D. Rocca e D. Cerruti, la nipote Madre Angelina, Economa Generale delle Suore di Maria Ausiliatrice.
Alla desolata famiglia, orbata del suo capo, le nostre condoglianze ; D. Bosco, di cui fa grande amico, D. Sala, D. Bonetti, i fratelli Carlo e Giuseppe ora lo godono in Paradiso.
Lucìano Freddi dì Paterno d'Ancona.
IL 29 aprile u. s. rendeva l'anima a Dio in Paterno d'Ancona più che ottuagenario Luciano Freddi. Fra le molte beneficenze con cui santificò la propria vita vanno ricordate quelle onde incoraggiò gl' inizii dell' Istituto Salesiano di Ancona sua patria: istituto che volle copiosamente sovvenire anche con testamentarie disposizioni.
Che Iddio renda all'anima pia e generosa la più ampia mercede, e che il suo esempio sia fecondo di molti imitatori l
Marìa Gìlardì e Maddalena Avataneo dì Chieri.
Raccomandiamo in modo speciale alle preghiere comuni queste due benemerite signore passate a miglior vita gli scorsi mesi nella loro nativa città. Colla preghiera, colle offerte e colla mano d'opera cooperarono efficacemente allo sviluppo dell'Opera Salesiana in Chieri. La signora Gilardi era devotissima dell'Ausiliatrice di D. Bosco, e quando in Chieri fu eretta l'attuale bella Chiesa ad onor della nostra Madonna, vi passava le lunghe ore sia pregando, sia prestando l'opera sua vigile per la pulizia del sacro tempio. Donna di vivissima fede, morì da santa come santamente visse.
La signora Avataneo era tutta anch'essa per la Chiesa di Maria Ausiliatrice, ma di lei va ricordato in particolare lo zelo ardente nel diffondere il Bollettino Salesiano e le Letture Cattoliche, unitamente alt' instancabilità con cui si industriava in raccogliere offerte per le Missioni Salesiane. A queste due benemerite Cooperatrici l'imperitura nostra riconoscenza ed il tributo dei nostri suffragi.
Conte CARLO SANMINIATELLI ZABARELLA Colonnello. - Lo assedio di Malta. - Tipografia Salesiana, Torino. L. 10.
Nella serie gloriosa dei fatti guerreschi, che frenarono l'audacia mussulmana e impedirono che l'Italia e l'Europa intiera non cadessero sotto la barbara dominazione della Mezzaluna, particolarmente degna di esser ricordata è la difesa di Malta fatta dai Cavalieri dell'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme sotto il comando del loro Gran Maestro Giovanni Parisot de la Vallette. Poichè, come ben dice il Sanminiatelli, sulle aride scogliere di Malta fu segnato il primo e più umiliante scacco, che avessero fino allora toccato i Turchi, scacco, che fu il preludio delle altre più famose vittorie riportate dai cristiani a Lepanto ed a Vienna, scacco, da cui può dirsi incominciato per l'impero ottomano quel periodo di lenta, ma incessante decadenza , che l'ha condotto allo stato miserando, nel quale oggi lo vediamo.
L'autore, dato un breve riassunto della storia dell'Ordine dalla sua origine fino al 1565, illustrata da una tavola rappresentante la vera effigie di tutti i Gran Maestri della Sacra Religione fino al La Vallette, entra senz'altro a descrivere le cause e le vicende dell'assedio.
I Cavalieri di S Giovanni venuti al possesso dell'isola nel 1530 correvano colle loro navi le acque del Mediterraneo dando la caccia ai pirati mussulmani ed infliggendo loro non lievi perdite. Nei ciuque anni , che precedettero l' aprirsi del 1565, le galere della Religione avevano nelle loro carovane predato agli infedeli più di cinquanta legni fra grossi e piccoli e menati schiavi circa un paio di migliaia di Mussulmani.
Al vecchio Solimano II, da' suoi detto il Magnifico, che nel segreto del cuore covava i più superbi disegni di conquista contro l'Europa, non pareva vero che un pugno di audaci, quali erano i Giovanniti, osassero attraversargli la strada, contrastandogli il dominio del mare. Lo scoglio di Malta rimaneva confitto come cuneo di ferro a dividere le forze, che i Mussulmani avevano nell'uno e nell'altro dei due grandi bacini del Mediterraneo, e bisognava rimuoverlo.
Radunato nell'ottobre del 1564 il suo gran consiglio, deliberò la spedizione contro quei figli di cani, che per le loro continue rapine ed insulti, meritavano di essere finalmente schiacciati e distrutti.
Il 18 maggio dell'anno seguente la flotta turchesca composta di più che 200 legni portanti circa 40000 uomini di mare e poco meno di 30000 uomini di terra, con un formidabile parco d'assedio, sotto il comando dei bascià Mustafa e Piali giungeva alla vista di Malta. Poco dopo era ancora rafforzata da 15 navi condotte dal feroce Dragut vicerè di Tripoli, da 28 legni di Hassan bey vicerè di Algeri e da altri 15 legni di minori pirati barbareschi. Erano dunque circa ottantamila uomini rotti ad ogni fazione di terra e di mare, animati da odio feroce e da cieco fanatismo e risoluti di far sapere quanto prima al loro geloso monarca che i suoi ordini erano stati eseguiti.
A queste forze il gran Maestro dei Giovanniti non aveva da opporre che 700 de' suoi cavalieri e da otto a nove mila soldati , per la massima parte reclutati fra gli abitanti dell'isola.
L'assedio durò tre mesi e mezzo, nel qual tempo i combattimenti si rinnovarono con instancabile pertinacia giorno e notte ed il risultato si fu che i Maomettani dovettero abbandonare Malta, lasciandovi trentamila morti , il fiore delle loro soldatesche e la fama d'invincibili, che fino a quel tempo li aveva accompagnati.
Di questo memorando assedio l'autore facendo, come egli dice, il diario più che la storia, porta il lettore sulla faccia dei luoghi e lo fa assistere allo svolgersi degli avvenimenti, riempiendolo ora di ammirazione ed ora di terrore, quasi fosse parte dei medesimi.
Egli scrive da soldato e da credente; ma se l'una qualità lo mette in grado di meglio comprendere e rappresentare i fatti, che narra, l'altra non gli toglie nulla di quella imparzialità, che allo storico si conviene. Ed a mostrare quanto egli sia ardente amatore del vero, protesta di aver rovistato press'a poco tutti gl'innumerevoli volumi, nei quali l'assedio di Malta fu particolarmente, o anche nelle sue linee generali soltanto trattato ed, a comodità di chi volesse consultare, dà ripartito in tre gruppi l'elenco di ben 34 opere da lui compulsate.
Parco e ponderato ne' suoi giudizi, non può tuttavia fare a meno di pronunciarsi sul contegno tenuto in quell'occasione da taluni fra i potentati cristiani, ed alla luce dei fatti e dei documenti fa risaltare parecchi errori, in cui sono caduti alcuni storici, o per poca diligenza, o per ispirito di parte.
Giovano all'intelligenza dei fatti e formano un bell'ornamento dell'opera una carta dell'isola di Malta e dieci altre zincotipie rappresentanti i vani fatti d'armi, tratte da incisioni dell'epoca.
Lo splendido volume di 700 pagine, elegantemente impresso dalla Tip. Salesiana di Torino, si apre con una magnifica zincotipia rappresentante il Gran Maestro Giovanni Parisot de la Vallette nella sua splendida armatura, colla spada sguainata in atto di dirigere la battaglia e si chiude con un elenco di tutti i Gran Croce, Balì, Commendatori, Cavalieri, Cappellani e fratelli serventi darmi, che si trovarono a parte dell'impresa, elenco in cui figurano i nomi delle più nobili far miglio d'Italia, Francia, Spagna e Germania.
Per la qual cosa il libro del Conte Sanminiatelli non solo merita, come pregevole opera di storia, di entrare nel patrimonio di qualunque pubblica e privata biblioteca di qualche importanza, ma deve essere con premura ricercato da tutte quelle famiglie che hanno la gloria di annoverare fra i difensori di Malta alcuno dei loro antenati.
1. Abbate Giuseppina - Milano.
2. Aicardi Cav. Alessandro - Roma. 3. Alosina Ambrogio - Torino.
4. Alfaoo Filomena - S. Vincenzo (Salerno).
5. Appiani Cont. Antonina-Torino. 6. Arnaldi Luigia in Cova- Torino. 7. Arnendo D. Giacomo - Prazzo (Cuneo )
8. Azzario Melania - Riva Pinerolo (Torino)
9. Baratta Prof. Vincenzo - Desenzano sul Lago (Brescia).
10. Bettoni Margherita - Azzone (Bergamo).
11. Boero Giovanni - Demonte (Cuneo). 12. Bonacina Giuseppe -- Meda (Milano).
13. Brunnati Adelaide - Torino.
14. Cercato Rizzando - Vicenza.
15. Ciresa Prof. Afrodisio - Torino. 16. Crestetto -Butto City (America). 17. Crozara Antonio - Rimini.
18. Daffara Angolo- Palestre (Pavia). 19. D'Agliano Michelangelo - Torino. 20. Ferrero Adelaide - Torino.
21. Fiorino Maria -Cbivasso(Torino). 22. Fraire D. Lorenzo - Buffo (Cuneo). 23. Gallo Cav. Cesare - Torino.
24. Galluzzi D. Serafino - Cisterna (Roma).
25. Giobbi Giacomina-Gallarate (Milano).
26. Girardi Valentino - S. Didero (Torino).
27. Iacona Castronovo Salvatore - Misconi (Caltanisetta).
28. Lobatti Domenica - Mondovi Piazza (Cuneo).
29. Manzone Antonia - Sassello (Genova).
30. Massidda Cont. Teresa Filippa - Torino.
31. Menazzi P. Giacomo - Lovaria di Pradamano (Udine).
32. Milani Pietro - Cona (-Venezia). 33. Missia Mons. Giacomo - Gorizia (Austria)
34. Montuoro D. Filippo - Torino.
35. Moretti Beatrice - Bologna.
36. Mosconi Francesco-Nova Padova (Brasile).
37. Negri Catterina - S. Remo.
38. Nicolis di Frassino dam. TeresaTorino.
39. Novarese Angiolina - Verrua Savoia (Torino).
40. Padre Pio Assandro - S. Margherita Lig. (Genova).
41. Pancia Antonia n. Enria - Cavallerleone (Cuneo).
42. Peli Rosa Maria - Ome (Brescia). 43. Pellegrini Cav. Ing. Giovanni - Luino (Como).
44. Picchietti D. Alessandro Cav, - Limite (Firenze).
45. Raffagnotti D. Giovanni -Invozi° (Novara).
46. Ricci D. Domenico - Treviso. 47. Rolando Maria - Torino. 48. Rollini Olimpia n. Gancia.
49. Roncalli Angelina Va Daretti - Ancona.
50. Ronzoni Giovanni - Meda (Milano). 51. Rossi Natalina-Gravedona (Como). 52. Rota Teresina - Chiari (Brescia). 53. Santi Franchino - Azzone (Bergamo).
54. Savio D. Ascanio - Torino.
55. Schiavo Mons. Angelo - Vicenza. 56. Simona Francesco - Locarno (Svizera ).
57. Sinibaldi Rinaldo - Macerata. 58. Taroni D. Paolo - Faenza.
59. Tollis Maria - Nove (Vicenza).
60. Tonoli D. Antonio - Provezze (Brescia).
61. Uttime D. Carlo - Piacenza.
62. Viano Catterina-Rocca Grimalda (Aleessandria).
63. Vita D. Francesco - Maratea (Potenza).
64. Zampetti D. Bernardo - Filattieri (Massa Carrara).
65. Zubani D. Francesco - Tavernole (Brescia).
1. Atzeri Ottavio - Cagliari.
2. Ballerini Can. Prof. Francesco - Bobbio
3. Bamborchek Teresa - Trieste.
4. Barberis D. Andrea - Stroppiana (Novara).
5. Beltrame Luigia - Valvasone (Udine).
6. Berci Colomba - Bagnacavallo.
7. Biglieri D. Giuseppe - Genova.
8. Bonino D. Giuseppe - Foreste di Cavallermaggiore (Cuneo).
9. Boschi Marchese Paris - Bologna. 10. Bosco Catterina - Torino.
11. Bruni Margherita di Giovanni - Collio (Brescia).
12. Campagna Giovanni - Bra.
13. Canevello Mons. Paolo - Genova. 14. Caraven Matilde - Genova. 15. Coda Enrico - Torino.
16. Converso Giovanni - Santena (Torino).
17. De Colle D. Angelo - Orsaria (Udine).
18. Del Canto Paolina - Genova.
19. Della Cà Ignazio - Sampierdarena. 20. Ferrero Giov. - Baldissero (Torino). 21. Figari Carolina Ved. Ollese - Genova.
22. Franceschini Elisabetta fu Antonio - S. Ambrogio di (Verona).
23. Frassinetti Giuseppe - Sampierdarena.
24. Gambero Laura -Lumezzane-Pieve (Brescia).
25. Gauthier Baronessa C. - Chieri. 26. Grandis Cav. D. Simone - Caramagna (Cuneo).
27. Iripino Giuseppe - Rossano (Cosenza)
28. Lanardi Regina - Prova (Verona). 29. Marroni Can. Achille - Gualdo Tadino.
30. Padre Diego. Missionario Capppuccino - Cama (Svizzera).
31. Padre Vincenzo da Nocera - Nocera de' Pagani.
32. Pallavicino Marchesa Rina - Genova.
33. Parodi Carlotta - Genova.
34. Parodi Maria nata Queirolo - Sampierdarena.
35. Pendola D. Giovanni - Genova. 36. Persano Maria - Rivarolo Ligure (Genova).
37 Podestà Benedetto - Sampierdarena. 38. S. Em. il Cardinale Ag. Riboldi, Arcivescovo di Ravenna.
39. Rivelli Don Paolo, Missionario nel Chen-Sì Merid. (Cina).
40. Rolla Giuditta - Genova:
41. Rossi Catterina nata Cassetti - Mellea (Cuneo).
42. Sanguinetti Mens. Luigi - Genova. 43. Semino Can. Giov. Batt. - Genova. 44. Spreafico Angelo - Marconaga (Milano).
45. Storni D. Ernesto - Monza.
46. Tognazzi Francesco - Someo (Svizzera)
47. Tasca Maria Maddalena - Chieri. 48. Tozzi Carlo - Pitiano (Firenze). 40. Toxero Can. Andrea - Genova. 50. Trincilla Giacomo fu Gaetano - Marsala.
51. Valvason Carlo - Valvasone (Udine). 52. Veris Don Antonio - Melpignano (Lecce).
Pater Ave Requiem