ANNO XXX. N. 5. _ MAGGIO 1906.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Ai sigg. Direttori, Decurioni e Cooperatori - Il V Congresso Salesiano, . pag. 129 Al « Bollettino Salesiano » (Card. A. C. Ferrari) » 130 La protezione di Maria Ausiliatrice . . . . 131 Conferenze Salesiane : Azione e preghiera . . » 133 Un indulto importante ecc.. . . 134 I PRODIGI DELLA CARITÀ: X) 1875. La prima spedizione di Missionari: La partenza . 135 Le nostre Chiese. Una nuova chiesa per i Polacchi a Londra » 137
Tesoro spirituale 138
Il Successore di D. Bosco in Portogallo . pag. 139
MISSIONI : Matto Grosso : Attraverso le foreste dell'Alto Araguaya; Dalla Colonia del S. Cuore; 82 indii alla Colonia dell'Immacolata - India » 141
IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE: Feste e date memorande - I ricordi del mese - Grazie e favori - Elenco dei graziati - Orario » 150
NOTIZIE VARIE: In omaggio - A Valdocco - In Italia - Ancora in onore di S. Francesco - In Oriente - Dall'America » 155
Necrologia e Cooperatori defunti » 158
Ai sigg. Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici raccomandìamo vivamente la 2a Conferenza, prescritta dal Regolamento nella solennità di Maria Ausiliatrice. All'uopo invitino qualche illustre conferenziere, o preghino l'oratore del Mese Mariano od il predicatore domenicale della chiesa princìpale del luogo a voler consacrare un discorso alle glorie di Maria SS. Ausiliatrice, poìchè siam certi, che lo zelo industre e fervente dei benemeriti Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici saprà realizzare solenni onoranze alla dolcissima Madre non solo per l'incremento della nostra Pia Unione ma anche pel maggior bene delle anìme, preghiamo d'inviarci con sollecitudine ìl cenno delle feste compiute da inserire nel Bollettino, per non costringerci a tornare più volte sul medesimo argomento.
A tutti i Cooperatori poi forniamo a raccomandare di iscriversi all'Associazione dei divoti di Maria SS. Ausiliatrice. Agli ascrìtti sì propongono due cose: - Promuovere la glorìa della Madre del Salvatore, per meritarsi fa protezìone di Lei in vita e par?ficolarmente in punto di morte; e promuovere e dìlatare la venerazione a Gesù Sacramentato.
In ultimo, sìamo lieti di preannunziare il 5° Congresso dei Cooperatori che si terrà a Mìlano il 6 e 7 di giugno, sotto la presìdenza dell'Em. Card. Andrea C. Ferrari, allo scopo di coordinare le Deliberazioni deì precedentì Congressi e renderle sempre più rispondenti all'indole e ai bisogni del tempo. Tutti ne implorino il buon esito da Marìa Ausiliatrice: e chi può, approfittandosi dei rìbassì concessì per l'esposizione Internazionale non manchi di prendervi parte.
Al " Bollettino Salesiano ,,.
SALVE, caro Bollettino Salesiano ! All'aprirsi del mese di Maria Ausiliatrice mi hanno chiesto una parola per te, ed io ben volentieri te la dico, e coll'affettuoso saluto ti mando un augurio : l'augurio sincero della protezione di Maria Ausiliatrice dei Cristiani.
Tu ti presenti sempre coll'invocazione mariana, lasciala siccome parte della ricca sua eredità ai figli suoi dal grande Don Bosco; e tu facendoti eco di tante opere della benemerita Famiglia Salesiana, intraprese in patria e all'estero, tra i fedeli e gl'infedeli, cooperi efficacemente a quell'apostolato, che fin dai primi dì ebbe a godere del valido patrocinio della Vergine.
Tu mi sei particolarmente caro, perchè mi ricordi anche quei primi secoli, nei quali i cristiani avevano cura di tenersi fra loro uniti per iscritto, comunicandosi vicendevolmente i terrori delle persecuzioni, e i trionfi della fede; e questo riusciva di comune conforto, li animava a continuare fervorosi e pazienti nel cammino faticoso segnato a loro dal Maestro Divino. Così tu ci rechi or notizie liete, or tristi annunzi. Ma che dico, tristi annunzi? Le persecuzioni ed i martirii sono trionfi per la Chiesa, perchè omnia propter electos.
Continua adunque, caro Bollettino, a riferirci e gioie e dolori, dolori coronati poi di santo gaudio, perché i tuoi pii lettori attingano da te argomento di conforto, di cristiana pazienza e fortezza.
Maria Ausiliatrice, con te protegga i degni figli di D. Bosco e quanti sono Cooperatori Salesiani ; per tutti ottenga dal Divin Figlio abbondanza di grazie e di benedizioni.
Milano, aprile 1906.
ANDREA C. CARD. FERRARI Arcivescovo di Milano.
La protezione di Maria Ausiliatrice
MENTRE - nella più viva effusione dei cuori - ogni parte del mondo inneggia alla benedetta Madre del Salvatore, e in tutte le Chiese Salesiane ognor più armonioso ed intenso divien l'inno della riconoscenza e della lode a Lei - qual pietosa Ausiliatrice dei Cristiani - commossi allo spettacolo di fede che dal 23 aprile offre il Santuario di Valdocco, noi non possiamo non presentarci ai lettori che nel nome santo di Maria Ausiliatrice. Anzi, se ci fosse possibile assecondare un vivissimo desiderio del cuore e rinviare ogni altro argomento e qualsiasi comunicazione , tutto intero - dalla prima all'ultima pagina - vorremmo consacrato questo numero alle glorie della Taumaturga nostra Regina
Tuttavia, non manca - neppur quest'anno - il suono di una voce autorevole in questa circostanza. Umilmente ci volgemmo al veneratissimo Arcivescovo di Milano, e Sua Eminenza, il sig. Card. Andrea Carlo Ferrari, annuì con paterna bontà all'invito inviandoci il saluto affettuoso, che abbiam comunicato ai lettori, « con l'augurio sincero della protezione di Maria Ausiliatrice dei Cristiani! »
La protezione di Maria Ausiliatrice dei Cristiani
Nella storia della Chiesa e delle nazioni civili, alla protezione di Maria si debbono le pagine più gloriose. Lepanto, Vienna, Torino (Torino col memorando assedio e con la conseguente vittoria dell'anno 1706, argomento delle presenti solennità bicentenarie) rammentano gloriosamente alcuni dei grandi prodigi Mariani. Ma non sono i soli. Se l'aiuto di Maria a pro' del popolo cristiano rifulse segnatamente nei pericoli e nelle strettezze, non è men vero che non si debbano a Lei, negli altri tempi, la tranquillità della pace, il fiorire della virtù e l'abbondanza delle divine benedizioni. L'insegnamento di san Bernardo è noto: -- Dio ha voluto che dal cielo in terra ogni grazia discenda per le mani di Maria.
Voi quindi, o schiere di anime riconoscenti , che , o dal letto di mortali agonie, o dal pelago di amare tristezze, o dal lurido fango del peccato, o da qualsiasi altra lacrimevole condizione, levaste alla Vergine di Valdocco un grido supplichevole e foste esauditi, nel nome santo di Maria Ausiliatrice, sciogliete l'inno della riconoscenza.
Ma voi altresì , o devoti suoi voi , o ferventi Cooperatori e zelanti Cooperatrici che sotto il manto di sì tenera Madre mai non provaste ne ansietà, nè affanni, ne sgomenti, nè mortali tristezze, nel Nome Santo di Lei sciogliete voi pure l'inno del ringraziamento. Anzi, la riconoscenza vostra dev'essere ancor maggiore, perchè più soave fu la protezione e continuo il benefizio
In questi giorni pertanto, pellegrinando in ispirito al Santuario di Valdocco, andiamo tutti a gara per onorare, amare e lodare la Beata Vergine Ausiliatrice, implorandone la potentissima protezione. Noi non riusciremo ad amare, onorare e lodare questa tenerissima Madre, com'Ella si merita; ma Corredentrice qual'è del genere umano, dopo l'aiuto del Figlio di Dio, da Lei - al dire di s. Anselmo - noi potremo avere in ogni necessità l'aiuto maggiore.
« Vi sono gli Apostoli, è vero, i Patriarchi, i Profeti, i Martiri, i Confessori, le Vergini, buoni ed ottimi intercessori ; ma tu, o Signora, (esclama il il Santo) sei l'Ausiliatrice più potente di tutti, chè di tutti gli Angeli e d'ogni altra creatura sei Regina. Quello che essi possono insieme con Te, Tu lo puoi da sola senza di loro. Se tu non ti muovi a compassione, nessuno pregherà per noi, nessuno ci aiuterà : Te tacente, nullus orabit, nullus iuvabit. Ma se Tu pregherai tutti pregheranno per noi, tutti ci daranno aiuto: Te orante, omnes orabunt, omnes iuvabunt (Alloquia coelestia, XVI).
Ecco la sopreminenza della protezione dell'Ausiliatrice, e l'ampiezza dell'augurio dell'Eminentissimo Arcivescovo di Milano, il quale su tutti e specialmente su i figli di D. Bosco e quanti sono Cooperatori Salesiani invoca da sì tenera Madre « abbondanza di grazie e di benedizioni ».
Si compia l'augurio!
Si compia la preghiera dell'Em.mo Principe della Chiesa, e discenda cotest'abbondanza vivificatrice, feconda di consolazioni ineffabili e di strepitosi trionfi , particolarmente sul Romano Pontefice, la cui veneranda missione ebbe in ogni età così intimo nesso con la missione esercitata dalla Vergine a vantaggio dei Cristiani. Discenda cotesta attesa abbondanza su tante anime dolenti, inferme o bisognose, che in questi giorni ricorrono con commovente pietà alla Taumaturga Regina di Valdocco, implorando anche la forza delle altrui preghiere. Discenda pur copiosa su tutte le Opere Salesiane. nelle sue missioni, nei suoi istituti, nei suoi singoli membri, la Famiglia Salesiana tutta quanta abbia a godere delle materne finezze di Maria SS. Ausiliatrice !
*
Ed ora, in attesa del giorno solenne, prostrandoci innanzi l'altare, donde, con benignità materna e maestà regale, l'Incoronata Regina di Valdocco distende a tutto il mondo la sua destra ausiliatrice, affettuosamente preghiamola con un altro Santo (1)
« O Vergine purissima, degna di ogni lode e di ogni ossequio, colle tue preghiere, per la tua autorità materna efficacissime, reggi e governa la nave dell'ecclesiastica Gerarchia e la conduci al porto tranquillo della pace e della felicità. Rivesti i sacerdoti della giustizia e dell'esultanza della fede la più salda, o Immacolata. Conserva in tranquillo e prospero stato gli scettri e tutti i governi cattolici, i quali più che nello splendore della porpora, dell'oro e delle pietre preziose, han trovato in Te il loro diadema e paludamento reale e la sicurezza più ferma del regno. Conserva e sostieni il gran popolo cristiano, affinchè perseveri secondo i comandamenti di Dio nel giogo soave dell'ubbidienza. Libera quelli che celebrano le tue lodi da ogni pericolo e da ogni interna tristezza ; spezza le catene agli schiavi del peccato ; ai poveri, privi di tetto e di qualsivoglia protezione sìi Tu di aiuto; e a tutto il mondo distendi la tua destra ausiliatrice! »
Sì, o gran Vergine, distendi la tua mano pietosa in aiuto alla società intera che mìnaccia di rimaner sepolta nell'indifferenza e nelle preoccupazioni della vita presente; sàlvala dall'abisso, additandole i suoi immortali destini! Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
(1) S. Germano, Vesc. di Costantinopoli.
Azione e preghiera.
AZIONE e PREGHIERA, ecco il programma del fervoroso cristiano e conseguentemente del buon cooperatore.
Azione.
L'operosità è il gran precetto di Dio. Sulle soglie dell'Eden diceva Iddio all'uomo: In sudore vultus tui vesceris pane (Gen. III, 19). Questo comandamento lo conobbero gli uomini di ogni paese e di ogni età. Nei fondachi, per le vie e per le piazze delle città, nei villaggi, nei campi, sui monti e nelle valli leggesi sulla fronte di tutti : In sudore vultus tui vesceris pane. Questo è il grido delle macchine, che nelle officine, sulle linee ferrate o sui piroscafi sviluppano immensurabile attività: questo leggesi sui monumenti di ogni tempo, sulle pergamene, sulle tele e nei marmi; questo ripetesi dalle cattedre e sui banchi delle scuole, sui lìbri e giornali d'ogni di.
E la gran parola oggi si compie più che nei primi secoli. Siam chiamati al lavoro; e L'operosità è richiesta pei beni materiali e peì beni spirituali ed eterni.
Gesù Cristo medesimo ce ne die' l'esempio. Nella sua vita evangelica Egli passava le notti in orazione, ed i giorni interi predicando, curando gli infermi, convertendo i peccatori, facendo del bene a tutti e non riposando neppur in croce, Egli che tutto avrebbe potuto fare con una sola parola, con un solo effluvio della sua grazia divina.
E i Santi, questi veri eroi, imitarono Gesù Cristo. Quando ricordiamo le splendide glorie degli Ordini religiosi, di quelle immense famiglie di Santi, di quei conventi che furono ad un tempo baluardi della fede, santuarii delle lettere e delle scienze, prodigio di cultura, civiltà e santità, non dobbiamo dimenticare l'operosità dei loro fondatori ed i sudori degli operosi lor figli, che ne perpetuarono gli esempi a traverso i secoli per diffondere le benefiche istìtuzioni per tutto il mondo. S. Tommaso d'Aquino muore a 49 anni, ma lega alla scienza diciassette volumi in foglio, che formano tuttora la meraviglia dei primi ingegni; S. Francesco Saverio, predicando e battezzando, gira tanta parte di mondo, quanta nè Alessandro, nè Cesare uniti insieme ne corsero ; Sisto V aveva famigliare il detto Morire in piedi! - Azione adunque, zelo, operosità, lavoro, ecco la lezione dei santi, il precetto di Dio.
Anche la cara memoria di Don Bosco ci inculca il lavoro. La sua vita fu un lavoro continuo. Ci pare ancora di udire il venerando Padre ripeterci la calda esortazione: Figliuoli, lavorate, lavorate! Una delle parole che proferì prima di morire, parola che ripetè più volte negli ultimi suoi giorni, fu questa: Lavoro! Lavoro ! Era l'eco fedele di tutta la sua vìta.
L'esempio di Don Bosco, la sua raccomandazione, il suo ricordo valgano per noi, o carissimi Cooperatori e Cooperatrici, di eccitamento continuo a durare nella santa impresa di lavorare indefessi, perchè sempre più si estenda il regno di Gesù Cristo. Non dormono i nemici di Dio e della sua Chiesa; deh! non dormiamo noi pure seguaci di Gesù Cristo, che è Via, Verità e Vita.
All' « azione » uniamo la « preghiera ».
Non tutti possono cooperare in tutti i modi, ma tutti possono pregare. E questa è tale cooperazione, che tutte le altre supera e sostiene. Il compianto D. Giovanni Bonetti, uno dei più ferventi Salesiani, in pubblica conferenza a nome di D. Bosco caldamente raccomandava ai Cooperatori la preghiera.
« Pregare. Sì, pregate, o buoni Cooperatori e pie Cooperatrici Salesiane; pregate che Dio benedica le nostre Case ; pregate che renda efficaci le nostre parole in pubblico ed in privato, nel cuore dei piccoli e dei grandi, dei fanciulli e degli adulti; pregate che l'Autore di ogni bene ci conceda lumi speciali nei dubbii e nelle incertezze, e vigore e conforto nelle contrarietà ed amarezze della vita. Credetelo pure, miei cari uditori, diceva il pio e zelante Conferenziere, talvolta un povero prete, un missionario, un maestro, un capo d'arte sente tutto il peso del suo uffizio ; talora il principio di un'opera difficile lo accora ; talora la minaccia di ostilità di persona potente lo impressiona e lo affanna ; talora il pericolo di uno scandalo lo ferisce e lo addolora, togliendogli il riposo e di giorno e di notte. Abbiamo allora bisogno che Dio ci aumenti la sua grazia ed i suoi aiuti interni ed esterni: e questo favore Egli lo concede più volontieri alle preghiere altrui, che non alle preghiere nostre; perchè si compiace di dare agli uni il premio delle fatiche e agli altri il premio della carità fraterna. Adunque pregate. Noi come i soldati di Giosuè combatteremo nella valle per acquistare a noi e al popolo di Dio la Terra Promessa ; ma voi, come novelli Mosè sul monte, alzate le mani al Cielo e invocatelo per noi ; le vostre preghiere ci otterranno vittoria. Pregate pei missionarii, che più di ogni altro si trovano al cimento.
» Ma non contentatevi di pregare per noi; pregate anche per voi medesimi e peì vostri cari, che rimaniate saldi nella fede e perseveranti nella grazia di Dio. Pregate che il Signore vi conceda forte e tenace volontà di fare del bene, mentre ne avete il tempo, e vi levi dal cuore la lusinga di avere ancora molti anni da vivere ; affinchè v'impegniate a non perdere il tempo presente per la speranza, il più delle volte vana, di molti anni futuri. Quanti per questo inganno fatale si trovarono già al punto di morte colle mani vuote ! Non sia così di voi.
» Pregate adunque ! Ecco il primo mezzo per essere buon Cooperatore e buona Cooperatrice ».
Per l'acquisto di un' indulgenza plenaria è - ordinariamente - prescritta la confessione e la comunione. A quanti avevano la pia usanza di confessarsi settimanalmente, era già permesso di poter soddisfare all'obbligo della confessione con la confessione settimanale. Ora, tutti quelli che frequentano quotidianamente la S. Comunione (ancorchè se ne astengano una o due volte la settimana) sono dispensati anche dall'obbligo della confessione settimanale, come appare dal seguente decreto.
Urbis et Orbis.
Alla Santità di N. S. Pio Pp. X è sommamente a cuore che la pratica così lodevole e così gradita a Dio che i fedeli nello stato di grazia e con retta intenzione si accostino ogni giorno alla Santa Comunione, sia sempre più propagata ed ogni dì più produca frutti ubertosi di virtù cristiane. Perciò accogliendo benignamente e ben volentieri i voti umili di moltissimi, riferiti dall'Eminentissimo Cardinale Casimiro Gennari, stabilì di concedere una grazia veramente speciale a tutti coloro che usano tal pia pratica o desiderano intraprenderla.
Clemente Pp. XIII di s. m., con decreto di questa sacra Congregazione del dì 9 Dicembre 1763, e a tutti i fedeli i quali, desiderando purgare l'anima propria di frequente colla confessione sacramentale, almeno una volta per settimana abbiano l'uso di accostarsi, salvo legittimo impedimento, al sacramento della Penitenza, e si trovino immuni di grave colpa dopo l' ultima confessione, concesse che possono lucrare qualsivoglia indulgenza, pur senza l'attuale confessione, che altrimenti sarebbe necessaria per le dette indulgenze. Ciò Però senza nulla innovare circa le indulgenze del giubileo, così ordinario come straordinario, e le altre indulgenze concesse a forma di giubileo, per le quali, insieme alle altre opere ingiunte, deve compiersi la confessione sacramentale.
Ora il Beatissimo Padre Pio X a tutti i fedeli che nello stato di grazia e con retta intenzione ogni giorno usano accostarsi alla sacra mensa, benchè una o due volte per settimana se ne astengano, concede che possano godere del prefato indulto di Clemente Pp. XIII di s. m. senz'obbligo della Confessione settimanale, che altrimenti sarebbe necessaria per lucrare le indulgenze nell'intervallo di quel tempo. E la medesima Santità Sua benignamente ha dichiarato che questa grazia possa valere anche nei tempi futuri, non ostante qualsivoglia cosa in contrario.
Dato a Roma, dalla Segreteria della Sacra Congregazione delle Sacre Indulgenze e delle Sacre Reliquie, il dì 14 Febbraio 19o6.
A. Card. TRIPEPI, Pro-Praef.
D. PANICI, Archiep. Laodicen., Secret.
Due pubblìcazionì delle " LETTURE CATTOLICHE "
DUE preziose pubblicazioni sono quelle che ci daranno le Letture Cattoliche per questo mese di maggio e pel seguente mese di giugno.
Il nostro zelante D. Albino Carmagnola aderendo al desiderio della Direzione delle Letture Cattoliche, come dice nella Prefazione che precede il grosso fascicolo, tratta delle Litanie della Madonna in maniera da servire di guida a chi volesse servirsene per un intiero Mese di Maggio. Rende più prezioso ogni argomento un bel racconto che serve di chiusura.
Il secondo regalo che ci daranno le Letture Cattoliche nel mese di giugno è un giusto volume che tratta dell'Assedio e della Liberazione della città di Torino nel 17o6.
È un lavoro accurato del sac. G. B. Francesia il quale mentre narra e quasi ci mette sotto gli occhi il valore dei principi di Savoia e dei soldati e racconta l'eroismo di Pietro Micca, non dimentica come tanto valore era nutrito dalla fede, e ci narra in capitoli a parte l'azione del Beato Sebastiano Valfrè e della Beata Maria degli Angeli.
Noi crediamo che ogni buon cittadino leggerà volentieri queste pagine , rese ancor più belle da convenienti incisioni, eseguite con arte e diligenza dal nostro Quintino Piana.
Il primo volumetto si vende al prezzo di cent. 40; il secondo, di cent. 25.
Monografie.
X) 1875 - LA PRIMA SPEDIZIONE DI MISSIONARI - La partenza.
MENTRE si compivano le ricordate fondazioni, il nome di D. Bosco e la fama della sua carità e dei felici risultati della sua missione presero a divulgarsi maggiormente, a segno che non solo da molti punti d'Italia, ma anche da parecchie parti dell'Africa, dell'Asia e dell'America giungevano a lui autorevoli ed insistenti richieste per la fondazione di nuovi istituti. E già si stava studiando qual parte delle Missioni Estere fosse da preferirsi (giacché D. Bosco nell'espansione della sua carità, si era pur determinato a concorrere direttamente alla civilizzazione dei selvaggi) quando venne a Torino il Console della Repubblica Argentina in Savona, comm. G. B. Gazzolo; il quale, meravigliato del metodo educativo che aveva veduto in vigore nel vicino collegio di Varazze, era venuto per trattar con D. Bosco intorno alla maniera di far sentire i benefici risultati di un tal sistema di educazione anche in quei paesi, di cui egli tutelava gli interessi. Scrisse difatti in America, e in breve si ricevettero lettere piene di caldi ed affettuosi inviti, perchè il vagheggiato progetto fosse posto in azione.
Primo fra tutti fu il dott. D. Pietro Ceccarelli, modenese, da varii anni Parroco e Vicario a S. Nicolas, città della provincia di Buenos Aires; il quale esposta la cosa a Mons. Federico Aneyros, illustre Arcivescovo di quella Capitale, nell'ottobre 1873 rispondeva al Comm. Gazzolo e scriveva a D. Bosco nei termini più affettuosi e riconoscenti.
Giova qui notare, che in quel momento facevansi tre proposte le quali egualmente sorridevano alla Pia Società Salesiana: i selvaggi delle Indie, dell'Australia e della Patagonia. E si preferì la Patagonia. Ma siccome eran noti i continui insuccessi dei missionari che avevan tentato di penetrare fra quelle tribù, D. Bosco stabilì di aprir collegi ed ospizi nei paesi confinanti coi selvaggi e di ricevervi anche i loro ragazzi, per conoscerne la lingua e gli usi, e iniziare in tal guisa le migliori relazioni. Era quindi necessario aprir un ospizio a Buenos Aires, ma giunse opportuna anche l'offerta del Collegio a S. Nicolàs.
Un motivo che indusse D. Bosco a preferire questa proposta fu la condizione degli italiani, numerosissimi in quella Repubblica. Relazioni dello stesso Console , lettere di Mons. Arcivescovo di Buenos-Aires e del suo Vicario generale Mons. Espinosa, dissero chiaramente a D. Bosco lo stato di quella moltitudine d'italiani colà accorsi in cerca di fortuna, privi di scuole pei fanciulli, e lontani dalle pratiche di religione, in parte per colpa loro e in parte per mancanza di sacerdoti che ne potessero prender la cura.
E venne il tempo della partenza. Dieci furono i missionari prescelti. A capo della spedizione fu eletto il teol. D. Giovanni Cagliero (oggidi Arcivescovo tit. di Sebaste e Vicario Ap. della Patagonia Settentr. e Centrale) ; e il sacerdote D. Giuseppe Fagnano (presentemente Prefetto Apostolico della Patagonia meridionale e della Terra del Fuoco) venne stabilito direttore del futuro Collegio di S. Nicolas.
Ma prima di staccarsi dal fianco i suoi figli, D. Bosco volle procurar loro la più ineffabile delle consolazioni, quella di prostrarsi ai piedi del Capo Supremo della Chiesa per riceverne la paterna benedizione. E Pio IX, che aveva già dato a D. Bosco i più preziosi incoraggiamenti per la nuova e straordinaria impresa, accolse con estrema benevolenza i prescelti Missionarii.
Questi, tornati a Torino, e già benedetti con tutta l'effusione del cuore dall'arcivescovo Mons. Lorenzo Gastaldi, che donò loro la pastorale benedizione nel suo privato oratorio e con essa un prezioso ricordo da portare nella loro lontana missione, altro non aspettavano per intraprendere l'apostolico viaggio, che la benedizione di D. Bosco ai piedi dell'altare di Maria SS. Ausiliatrice.
Eran le 4 pom. dell'11 novembre 1875, quando cominciò la commovente cerimonia. Il Santuario di Maria Ausiliatrice si era gremito di signore e signori, chierici e sacerdoti, collegi ed istituti religiosi della città. I Missionari avevan preso posto nel presbiterio, quando D. Bosco salì il pulpito pel discorso di commiato. Al suo apparire un profondo silenzio si fe' per tutta la chiesa ; poichè un fremito di commozione passò per tutta l'udienza, al pensiero che quella era forse l'ultima volta che il più affettuoso dei padri parlava ad alcuni de' suoi figli più diletti.
Il Parroco di Borgo Dora impartì la benedizione col SS. Sacramento. Data la benedizione, s'intonò il Veni Creator, e D. Bosco avanzossi all'altare per ripetere le sempre care orazioni, che la Chiesa mette in bocca ai suoi figli, allorché questi si accingono ad un viaggio lontano... e infine chiuse le preci colla benedizione, data in mezzo all'universale silenzio ai novelli missionari. Si fu allora che cominciò la parte più commovente della funzione.
Mentre un coro di giovanetti ripeteva sul l'orchestra il mottetto: Sia benedetto il nome del Signore da questo punto fino nei secoli !... nel presbiterio si venne all'addio e all'abbraccio dei generosi viaggiatori. Fu un punto di sublime commozione, la quale crebbe ancora, quando i giovani apostoli attraversarono il Santuario passando in mezzo agli alunni dell'oratorio, ai proprii parenti e conoscenti, ed ai numerosi fedeli. Tutti facevan ressa attorno a loro, baciandoli ed abbracciandoli con santa tenerezza.
Arrivati con mille stenti alla soglia, con non minore difficoltà i dieci missionari riuscirono a raggiungere le vetture che li attendevano per condurli alla stazione; tanta era la folla riversatasi sul piazzale, bramosa di vederli ancora una volta e gridar loro un addio ; ma finalmente, in compagnia di D. Bosco e del Console e Argentino, preso che ebbero posto nelle vetture, volarono di trotto alla ferrovia, ove li avevano affettuosamente preceduti i nobili alunni del Collegio Valsalice, che avevano voluto recarsi di corsa dall'Oratorio alla stazione, per dare un ultimo affettuoso saluto al generoso drappello.
Con questi auspici partivano alla volta dell'argentina, recandosi di quella sera a S. Pier d'Arena, i primi dieci Missionarî Salesiani, che noi seguiremo affettuosamente nel viaggio e nell'arrivo ai lidi della loro missione.
Una nuova Chiesa per i Polacchi in Londra (1).
E ne sentiva il bisogno da un gran pezzo; ma le difficoltà parvero maggiori dei mezzi disponibili per superarle. Si dovette fare di necessità virtù, trasformando alla meglio uno stanzone, adibito già come laboratorio da calzolai, in cappella provvisoria. Tanto per dire... che anche a Londra, benchè la città dell'opulenza, le opere salesiane hanno sempre povera ed umile origine. Quella cappella però era affatto inadeguata al bisogno, ed urgeva provvedere un locale più ampio e meglio adatto allo scopo. Questa volta la necessità creò i mezzi, e mercè la cooperazione del Conte Lubienski e di altri pochi, la Chiesa pei Polacchi a Londra, della quale non abbiamo annunziato il cominciamento, è già un fatto compiuto.
È situata in Mercer Street, Shadwell, all'Est di Londra.
L'edificio, solido, di stile classico, contiene oltre la Chiesa, capace di circa cinquecento persone, anche la residenza pel clero e per una piccola Comunità, con sale per uffici, circoli ecc.
La facciata è adorna di portico con quattro belle colonne di stile corinzio, che sopportano il frontone ; e il tutto è coronato da una svelta torricciuola, donde si gode una bella veduta dei dintorni e del Tamigi, co' suoi scali e bacini, in cui si caricano e si scaricano le navi che portano a Londra il tributo del mondo.
La Chiesa, di forma rettangolare, è ben illuminata da sei finestroni. In fondo si stende in tutta la sua larghezza una galleria o loggia capace di contenere l'organo, i cantori, e, se fa di bisogno, un bel numero di fedeli. L'organo per ora non c'è, ma si spera che qualche persona caritatevole penserà a provvederlo; frattanto vi si supplisce con un harmonium.
Dirimpetto alla loggia ed alquanto elevato sorge l'Altar maggiore, sotto un baldacchino alto circa sette metri, di eleganti arazzi dalle tinte delicate, diviso da striscie di un ricco broccato in oro. Dello stesso materiale sono le ali che lo fiancheggiano, sostenute da bracci di ferro lavorato.
L'Altare, il tabernacolo e il tronetto per l'esposizione sono delicatamente dipinti con rilievi in oro, ed il presbiterio, che si eleva di cinque gradini, è circondato da graziosa balaustrata dipinta in armonia coll'altare. I muri ed il soffitto furono pure squisitamente dipinti. Una frangia dorata ed un bel cornicione color crema corre tutto all'intorno, ed il soffitto in azzurro pallido con in mezzo un vago altorilievo armonizza col cornicione. Il tutto fu eseguito sotto la direzione della Scuola d'Arti e Mestieri della Casa Salesiana di Battersea.
La Chiesa venne aperta al culto il 25 marzo p. p., festa dell'Annunciata. Sono oltre tremila i Cattolici Polacchi, che vivono in quei pressi, e si capisce come la Chiesa rigurgitasse di fedeli, buon numero de' quali si accostarono ai SS. Sacramenti. La parte musicale fu sostenuta egregiamente dalla Scuola Cantorum di Battersea, diretta da D. Eugenio Rabagliati.
Alla sera l'Arcivescovo di Westminster S. E. Rev.ma Mons. Bourne, dopo d'aver assistito ai Vespri, pronunziò un eloquente discorso di occasione. Sua Eccellenza si disse felice di avere alfine provveduto efficacemente al benessere spirituale di migliaia di Cattolici Polacchi, che mossi da necessità o per elezione emigrano a quella vasta metropoli in cerca di ricchezza e di libertà, ma sfortunatamente talora a prezzo della perdita della fede natia per mancanza di un ambiente più omogeneo alle loro abitudini ed ai loro bisogni. Ora quest'ambiente è creato ; l'edificazione di una chiesa loro propria, ufficiata da un clero della loro stessa nazionalità, è un fatto compiuto, ed essi vi canteranno i loro inni, vi ascolteranno la parola di Dio nella lingua patria. Con felice pensiero rievocò i nessi affettuosi che legano la Polonia alla Pia Società Salesiana, a cui egli volle affidata la cura spirituale dei Polacchi ; ai quali, in ultimo, raccomandò di aiutare e di pregare pei loro benefattori, e di far rivivere e mantenere in sè e nei figliuoli quella fede schietta e viva, che è la gloria più fulgida della loro patria. Seguì la benedizione col SS. impartita da Sua Eccellenza, che dopo si intrattenne affabilmente in conversazione coi principali benefattori della Chiesa.
Di quel giorno istesso si diè principio ad una Sacra Missione che durò otto giorni, durante la quale predicò il Salesiano Don Kaszeca Leone colà recatosi appositamente dalla Polonia. I frutti ottenuti furono oltremodo consolanti.
I Polacchi di Londra possono ben rallegrarsi d'aver ottenuto un edificio tanto ben adatto ai loro bisogni, che promette di diventare un attivissimo centro di utile lavoro religioso e sociale.
(1) Non è da confondersi con quella di cui parlammo nel bollettino di dicembre u. s. È un'altra chiesa, non compresa nell'elenco delle venticinque di cui si fece parola.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati, divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o, se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo la intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:
ogni mese
1) in un giorno scelto ad arbitrio da ciascuno ;
2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunino a conferenza;
dal 10 maggio al 10 giugno:
1) il 24 maggio, Solennità dell'Ascensione di N. S. G. C. e di Maria SS. Ausiliatrice;
2) il 3 giugno, Domenica di Pentecoste ;
3) il 10 giugno, Festa della SS. Trinità ;
Inoltre, recitando 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Visitando poi qualunque Chiesa o pubblico Oratorio e quivi pregando secondo la mente del Sommo Pontefice, potranno lucrare nella vigilia di Pentecoste (2 giugno) l' indulgenza di 10 anni e di 10 quarantene: nei giorni poi delle
Rogazioni (21-23 maggio) e nel giorno di Pentecoste (3 giugno) e in ciascun giorno dell'Ottava fino al sabbato inclusivamente (4-9 giugno) l'indulgenza di 3o anni e di 3o quarantene.
In ultimo torniamo a ricordare, che tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori:
I) sono applicabili alle anime sante del Purgatorio;
II) che pel loro acquisto è richiesta per tutti la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri, secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione : Sancte Francísce Salesi, ora pro nobis.
Fin dal mese scorso pubblicammo il prospetto delle specialissime riduzioni ferroviarie concesse a quelli che verranno in pellegrinaggio al Santuario di Valdocco, in occasione delle imminenti feste titolari. Rimandando quindi al N° di Aprile quanti bramano schiarimenti intorno all'acquisto ed al prezzo dei relativi biglietti di andata e ritorno, ed alle norme riguardanti i medesimi, ricordiamo che le tessere si possono ritirare dai soliti Incaricati diocesani, e che l'incominciamento del viaggio è permesso con qualunque treno dei giorni 21=22 e 23=24 corrente.
DIRETTO principalmente a Lisbona per l'inaugurazione del nuovo fabbricato delle Scuole Professionali di S. Giuseppe, e accompagnato dal prof. D. Giuseppe Bertello, Consigliere Professionale della nostra Pia Società, il sig. D. RUA partiva da Torino la mattina del 2 febbraio, con intenzione di visitare contemporaneamente altri istituti salesiani all'estero, e di raccomandare le Opere di D. Bosco alla carità dei benefattori. Infatti, ricevuto ovunque con segni di altissima stima e riverenza, e circondato affettuosissimamente non solo dai Salesiani ed alunni, ma anche dai benemeriti Cooperatori locali, potè efficacemente colla sua presenza e colla sua parola far meglio conoscere i bisogni più urgenti delle varie fondazioni insieme ai suoi incoraggiamenti. Ed il suo viaggio - ne siamo intimamente convinti - come fu di grande conforto ai Salesiani, apporterà anche un aumento di attività tra i benemeriti Cooperatori.
Il dire però delle singole fermate del nostro Superiore e descrivere le grandi feste che ovunque ricevette, non ci è possibile ; ci vorrebbero molte pagine. Quindi, come scopo precipuo del viaggio fu l'andare in Portogallo per assistere all' inaugurazione del nuovo fabbricato delle Scuole Professionali di Lisbona, particolarmente del suo soggiorno in Portogallo noi intratterremo brevemente i lettori.
Ma non possiamo tacere come, attraversata la Francia, il veneratissimo sig. D. Rua si sia prima recato alle Isole Normanne e di là in Inghilterra, per visitare i nostri confratelli e befattori di Guernesey, di Londra e di tutte le altre case salesiane inglesi. A dire il vero, il sig. D. Rua, allorchè partì da Torino, non aveva intenzione di spingersi fin nell'Inghilterra ; ma avuta, già in viaggio, notizia del differimento dell'inaugurazione dell'Istituto di Lisbona, se ne approfittò per consolare di una visita altri suoi figli.
Dall'Inghilterra si recò in Ispagna : e la prima sua visita, come già pubblicammo nelle Notizie varie dello scorso numero, l'ebbe la casa di Vitoria. Di là passò a Santander, Salamanca, Bejar, ovunque festeggiatissimo. Da Bejar entrò in Portogallo.
Ad Ermesinde l'attendeva l'ispettore delle Case Salesiane Portoghesi, D. Pietro Cogliolo, in compagnia del quale, il 7 marzo, si diresse alla volta della città di Braga. Alla stazione io aspettavano vari membri del Capitolo, i Rettori dei Seminari, una rappresentanza degli alunni del Seminario Conciliare, tutto il Seminario di S. Antonio e di S. Luigi, alunni del Collegio dello Spirito Santo, alunni della Scuola Officiale di S. Pietro, la musica dell'Istituto di S. Giuseppe e molte altre Associazioni coi loro vessilli, il nostro Collegio di S. Gaetano colla sua banda, e molti religiosi. Alla comparsa di D. Rua, sorsero da ogni parte entusiastici evviva a D. Bosco e all'Opera Salesiana. All'indomani nel nostro Collegio gran festa, coronata da una splendida accademia, alla quale portarono calorosamente il tributo della loro ammirazione i migliori oratori della città, e nella quale il sig. D. Rua potè raccomandare con frutto l'impianto dell'Oratorio festivo.
Da Braga, la mattina del 10 marzo passava a Vianna do Castello, ricevuto qui pure entusiasticamente e festeggiato con una splendida accademia.
Da Vianna do Castello l'amatissimo nostro Superiore entrava ancor nella Spagna per visitare il Collegio di Vigo, donde, ripassati nuovamente i confini, dopo una breve fermata ad Oporto, proseguiva per Lisbona.
Giunse a Lisbona il 15 marzo alle 10,30 di di sera, e nonostante l'ora tarda ebbe le più liete e rispettose accoglienze. Nei dì seguenti ricevette e fece varie visite a vari illustri benefattori e ad alcuni Istituti, compresa la nostra Colonia agricola del Pinheiro, finchè sorse il 19, festa di S. Giuseppe, giorno fissato per la sosolenne inaugurazione.
Nella vigilia erano giunte, insieme coi loro Direttori e maestri, le bande musicali dei Collegi di Braga e di Vianna, le quali insieme con quelle delle Scuole Professionali di Lisbona, furono in quella sera a rendere omaggio a S. E. Rev.ma, il Nunzio Apostolico, di cui ricorreva all'indomani l'onomastico. S. E. Mons. Giuseppe Macchi volle ricevere i piccoli suonatori, che avean dato concerto dinanzi il Palazzo della Nunziatura, ed intrattenersi fra loro affabilmente. Un alunno lesse un devoto indirizzo a S. E., la quale fermò alla sua mensa il sig. D. Rua, che volle alla sua destra in mezzo ad un'eletta di ecclesiastici del clero secolare e regolare.
All'indomani il sig. D. Rua celebrò la messa della comunità, durante la quale ammise dodici alunni alla prima communione; e il sig. D. Giusepppe Bertello cantò la messa solenne, con accompagnamento di scelta musica sacra. A pranzo gli alunni fraternizzarono lietamente con i loro compagni di Braga e di Vianna ; e i benefattori dell'Istituto, si radunarono attorno il sig. D. Rua ad un'agape modesta. Sua Ecc. Rev.ma, il Nunzio Apostolico, ebbe la degnazione di presiederla.
Finalmente alle 2 pom. le porte dell'Istituto si apersero e un pubblico enorme cominciò ad affluire pei vasti locali, ammirandone la eleganza e la mirabile disposizione. L'onore è tutto dell'architetto torinese il sig. Mario Ceradini, autore dell'intero progetto dell'Istituto Salesiano di Lisbona.
Quindi ebbe luogo una tornata accademica.
Presiedevano il Nunzio Apostolico, l'Arcivescovo titolare di Mitylene e il Vescovo tit. di Trajanopoli, con varie autorità civili e molte persone della piú eletta aristocrazia. L'atto s'inaugurò con la lettura del seguente telegramma
Rev. D. Michele Rua, Superiore dei Salesiani. Lisbona.
Santo Padre aggradendo gli augurii onomastici, invoca potente protezione di S. Giuseppe sopra il nuovo fabbricato delle « Scuole Professionali di S. Giuseppe» benedice alla Pia Società Salesiana, degnissimo Superiore, Benefattori.
Card. Merry del Val.
Con questa benedizione si dichiarò inaugurato il magnifico edificio, che onora altamente i benemeriti Cooperatori di Lisbona, e metterà in grado quei nostri confratelli di poter accogliere un maggior numero di giovanetti.
Il sig. D. Rua ripartiva il giorno 22, per le case salesiane di Madrid, Valencia, Sarrià, Barcellona, Matarò e Gerona, ove fu festeggiatissimo dai confratelli, dagli alunni e dai benefattori ; finchè la mezzanotte avanti la Domenica delle Palme rientrava all'Oratorio.
Matto Grosso
Le due Colonie fra i Coroados.
(Relazione dell'Ispettore D. Antonio Malan). III
Attraverso le foreste dell'Alto Araquaya (Continuazione 1).
Creda, amatissimo Padre, che il breve tempo che passammo in mezzo all'ottima popolazione di Macedina fu un tempo di grazie e di benedizioni. Ci supplicarono incessantemente che andassimo a visitarli almeno una volta l'anno, promettendoci che avrebbero fatto una bella Cappella, ove si potessero celebrare le funzioni religiose con ogni decoro.
Una tribù terribile - Si riparte - Momenti rischiosi - Scene di terrore.
Alla distanza di otto o dieci leghe da quel centro, vive una bella schiera di indii spaventati dalle persecuzioni della forza militare, che tentò di metterli all'ordine, essendo essi stati gli autori degli assassinii orribili, che avvennero prima della fondazione della nostra Colonia del S. Cuore. La provvidenziale fondazione della Colonia dell'Immacolata Concezione aiuterà anch'essa a far scomparire del tutto questi disordini. L'Immacolata Vergine, Mater boni consilii, alzando sovrana il suo scettro al disopra di queste foreste dagli alberi secolari, infonderà negli animi ostinati degli indigeni lo spirito di mansuetudine e di pace ! (2)
Il numero degli indii ci è totalmente sconosciuto. Essi , quando attraversano le arene biancheggianti dell'Alto Araguaya e del Diamantino, han cura di far scomparire fin le orme dei loro piedi per rendersi più ignoti ai civilizzati. Interrogati più volte sulla loro tribù, rispondono sempre evasivamente ; ed è noto che han per costume di diminuire considerevolmente il loro numero quasi per preservarsi da qualche assalto imprevisto.
Io e D. Balzola volevamo andarli a visitare, per annunziar loro che a 20 leghe dal loro aldeamento esisteva una casa, ove sarebbero stati paternamente accolti e anche al sicuro da ogni pericolo. Ma il Maggiore Cicero e tutti gli altri, conoscendo l'indole traditrice degli indii, ci dissuasero ripetendo che avremmo potuto andarvi, ma difesi da una scelta scolta di armati, o possibilmente in compagnia di un buon numero di indii già mansuefatti e civilizzati. Non trovandoci in queste condizioni, risolvemmo di attenerci ai dettami della prudenza, riservandoci d'inviare al loro aldeamento alcuni indii della Colonia del Sacro Cuore a portar il nostro saluto e l'invito di recarsi alla nuova Colonia, col mandato di saperci riferire l'impressione che avrebbe fatto in essi l'invito, nonchè le loro disposizioni. È vero che gli indii manifestano sempre davanti a noi molta confidenza, ma la solidarietà nel sostenere le dottrine del loro Bari, che si dice sempre in comunicazione con il Bope (il Dio cattivo della tribù) e le proibizione di svelare quello che ad essi vien rivelato dai loro Bari (sacerdoti) ci fanno sospettare assai sulle loro risposte , principalmente trattandosi del luogo della loro abitazione e del loro numero. Tuttavia speriamo di avere alcune notizie, dalle quali potremo dedurne delle altre. Voglia Iddio benedirci e concederci la grazia che tutte quelle anime, avvicinandosi attorno ai nostri missionari, abbiano, quanto prima, ad incominciare a sentire gl'influssi benefici della nostra santa religione !
Il giorno 25 dopo celebrata la nostra messa e rifocillato lo stomaco con una lauta colazione preparataci dalla famiglia del sig. Cicero, il quale, come ho detto, non avrebbe potuto mostrarsi verso di noi più cortese e generoso per tutto il tempo della nostra fermata, partimmo scambiando i più cordiali saluti imbarcandoci su di un batelam (un barcone di foggia semplicissima) gentilmente offertoci dallo stesso Maggior Cicero, alla volta di Registro, a 3o e più leghe di distanza, seguendo il corso discendente. Il sole, riflettendo gli ardenti suoi raggi nelle acque, offendevaci la vista ; ma ciò che ci dava proprio a pensare erano le discese e le cascate del fiume, chè in esse pareva che la nostra imbarcazione primitiva volesse sfasciarsi. Quanti ahi ! involontarii uscirono dalla nostra bocca !
Il punto più pericoloso fu quello di Oiro fino, così chiamato dalla grande quantità di oro che vi si trova. Il mio fedele compagno Pio, nel passarlo, apparve nel più serio imbroglio : la sua faccia cambiava di colore ad ogni istante, manifestando la sua inquietudine e il suo timore. Non appena il pericolo sembrava scongiurato, egli mandando un gran respiro come se fosse stato liberato da un enorme peso : Grazie a Dio, esclamava, anche questa è passata.... ma il mio cuore si era fatto piccolo piccolo!... e così dicendo mostrava la punta dell'indice. In realtà quella cascata aveva un non so che di terribile : l'impetuosità della corrente andava a infrangersi contro un mucchio di macigni che sorgevano come infausta corona, mentre dall'uno dei lati nereggiava un pozzo profondo e cavernoso ove le onde si perdevano in un rimolinare che incuteva spavento. S'immagini Lei, rev.mo sig. Don Rua, come dovemmo attraversare quel pericolosissimo passo in quella povera barca che sembrava dovesse soccombere sotto le furie delle acque ! Gabet ed io volevamo mostrarci coraggiosi, ma la trepidazione era nel cuore di tutti....
Nel pomeriggio arrivammo alla fazenda del sig. Marcos, nel luogo denominato Pega com Deus. Qui ci rifocillammo e compensammo il sonno perduto nelle due notti anteriori, passate sulle sponde dell'Araguaya, come altrettanti tatùs (1), a fine di ripararci dalla bufera che imperversava furiosa in quelle oscure foreste quasi volesse distruggerle.
Alla confluenza del Barreiro coll'Araguaya, i rematori ci indicarono il luogo di un aldeamento d'indigeni, ove quattro anni or sono massacrarono a colpi di falcetto tutta la famiglia dei signori Manuel Ignazio e Clarismondo, abitanti in quelle vicinanze. Già le descrissi gli orrori di quell'impresa nefanda, nella relazione del mio primo viaggio nel deserto. Ora quell'aldeamento è scomparso. Un gruppo di uomini, giustamente indignati, lo distrussero completamente. Testimoni oculari mi raccontavano che alla prima scarica dei fucili nessuno degli indii rimase colpito per cui tutti si dispersero ; gli uni fuggirono verso la foresta, gli altri si slanciarono verso il fiume. Ma purtroppo alle altre scariche, che non si fecero aspettare, molti caddero al suolo contorcendosi dolorosamente. E mi specificarono di questo triste episodio di storia della foresta, due particolari. Un vecchio, il Capitano Lulù, attualmente rifugiato nella nostra Colonia del Sacro Cuore, per isfuggire alla morte, percorse uno spazio di oltre 50o metri sotto acqua, nel tempo di 10 ai 12 minuti, sorgendo quindi sano e salvo ben lontano dal disastro. Ed una povera india, al fischiare sinistro delle palle, fuggì terrorizzata nella foresta, abbandonando, nella confusione, una bambina lattante, forse una povera figliuolina.... ma appena si accorse della dimenticanza, ritornò sui suoi passi verso l'aldeamento ove rintronava la fucileria, in cerca della sua creaturina; la trovò, e strettala al seno tentò fuggire con in braccio il tesoro del suo cuore ; ma una palla sibilando nell'aria andò a colpire la madre disgraziata stramazzandola al suolo. Alcuni minuti dopo l'innocente creaturina raccolta viva, venne tagliata a pezzi da mani di civilizzati ! Orrore l...
Rev.mo Padre, queste tragedie, grazie a Dio, sono scomparse dacchè i Salesiani presero dimora in quelle disgraziate regioni : e simiglianti fatti non si ripeteranno più fra quelle foreste che vanno man mano illuminandosi ai vividi raggi della Croce !
(1) Ved. Bollettino di aprile u. s.
(2) Questa schiera si è già ritirata nella Colonia dell'Immacolata. Ved. pag. 146.
(1) TATÙ (Dasipus peba) animale comune e proprio delle foreste del Brasile è l'argomento delle nenie degli Indii. Alla testa, al dorso e alla coda ha una forte armatura ossea di più strati insieme congiunti ; gambe corte, testa piccola e puntuta , occhi laterati, bocca piccola, lingua stretta. Appartiene alla famiglia degli sdentati e sebbene sia del genere dei formichieri, pure si ciba di insetti e vermi ed anche di vegetali.
Dalla casa ospitale del sig. Marcos il quale ci cumolò di ogni sorta di benefizi e di conforti partimmo il giorno 28, di nuovo sul prode batelam, ed ecco che inaspettatamente ci troviamo alla sospirata popolazione di Registro.
Era la vigilia della festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, festa che si solennizza in modo particolare in quella incipiente città, che subito assunse un aspetto più solenne per la presenza di un ministro di Dio. Quella religiosa popolazione, considerò il nostro arrivo come una speciale benedizione del cielo. Immediatamente risuonò un festivo scampanìo, che chiamò alle sacre funzioni tutti gli abitanti i quali, nella piena del loro cuore per avere due sacerdoti in mezzo a loro intuonarono cantici alla Màe nossa e ai Santi Pietro e Paolo, senza dimenticale l'inno Deus te salve Joào in onore di S. Giovanni Battista, che non avevano potuto festeggiare il giorno 24 coll'assistenza ai Santi Misteri. Non mancò neppure la tradizionale reza (la recita comune delle preghiere della sera) che si prolungò fin verso le 9. Approfittando di così belle disposizioni e di tanta concorrenza, terminai la divota funzione con un discorso di circostanza, che venne religiosamente ascoltato. Nel giorno seguente sedemmo al confessionale a comodità dei fedeli che vollero approfittarsi della nostra presenza ed io celebrai la S. Messa nella quale venne distribuita la S. Comunione. Ci ospitò il nostro grande amico, il Maggiore Callisto Barboza. Quivi, feci acquisto di un altro batelam che caricammo di molti generi di commestibili da portare alla nostra recente Colonia.
Nella fresca mattinata del 30, dopo d'aver celebrato e di esserci abbondantemente rifocillati con una colazione offertaci dalla buona famiglia del sig. Marcos, entrammo di nuovo nel nostro batelam che veramente non dava troppo garanzia di se stesso principalmente per dover superare ben trentatre terribili cascate per le quali c'era giocoforza passare, onde arrivare alla nostra Colonia dell'Immacolata Concezione.
Il sole era ardentissimo, e sembrava volesse incendiare la foresta ; ben a ragione dice il celebre padre Vieira, se non fossero le refrigeranti frescure vespertine, sarebbero reali e non fittizie le favole di Fetonte! Noi, ordinariamente passavamo le notti sulle sponde quando ci era possibile, sebbene dovessimo assoggettarci all' abbondante rugiada che aveva l'aria di una vera pioggia. Alcune volte stendevamo le nostre amache fra due tronchi di frondosi alberi, sulle sponde del fiume.... Sulla terra si scorgevano le orme di antas, capivaras, tatús e delle formidabili onças! (1). Bene spesso ci svegliavamo al rumore di quegli indomiti abitanti della foresta che non conoscono la legge della carità e il vincolo dell'amicizia. Il pulsare concitato del cuore ci teneva svegli quasi intere le notti. Il nostro buon Pio, in certe ore del giorno c'intratteneva con il racconto delle fantastiche possibilità della notte passata, nella quale aveva avuto continui soprassalti .... Non era timore, no, era solamente una grande paura! Avevamo pertanto un eccellente custode al nostro lato, mentre stavamo aspettando che il sonno venisse a chiuderci le palpebre. Avemmo pur delle notti nelle quali l'importuno pernilongo, danzando nell'aria che respiravamo, voleva festeggiarci col suo monotomo zum zum nelle ore consacrate al necessario riposo. Un'altra piaga che ci convenne sopportare nel nostro viaggio fu l'assalto che ci diede la formica così detta carregadora, assai più grande delle ordinarie, che ha la forza sufficiente per distruggere, in brevi istanti, qualunque oggetto. Ancor oggi mi ricordo con dispiacere l'assalto che diedero una notte piovosa al mio ponche (la coperta superiore che ripara dalle intemperie chi è steso nell'amaca), un bel ponche di gomma che io aveva collocato sopra la rete in forma di toldo. Lo ritrovai tutto in frange. Un tal lavoro forse sarebbe tornato gradito per chi possiede rendite sufficienti per comprarsi altri ponchi, ma non a un salesiano. Pazienza !... La caratteristica delle formiche è il lavoro, ma non come il nostro che ha sempre di mira il progresso e l'utilità ; il loro serve spesse volte unicamente per far esercitare la pazienza dell'uomo, distruggendo quello che questi edifica. Comunque quest'istinto che ricevettero nella creazione, esse lo seguono scrupolosamente e anche... senza rispetto umano !....
Ed anche i mosquitos, i piunzuinhos, i borrachudos ecc. non si stancarono di perseguitarci a loro talento... (1).
Arrivammo alle summenzionate cascate. Ci era giuoco forza saltar nell'acqua, scaricare l'imbarcazione e portarla, a forza di polsi, fin oltre il salto ( che misura certe volte 500 metri) con le spalle cariche di quanto si conteneva nel batelam. Nel frattempo che i rematori completavano il trasporto della roba e dei viveri, io ed i miei due compagni ci avvicinavamo a quei boschi che ci ispiravano meraviglia e spavento, calpestando quelle sabbie coperte di orme tuttora fresche di antas e di onças. Di più dalle foglie degli alberi cadeva sopra di noi una vera pioggia di carrapatos che ci davano da fare per tutta la giornata per cercarli e staccarli dalla pelle, dalla quale non costumano liberarsi senza essersi prima abbondantemente saziati del sangue altrui, lasciando ferite delle quali fino al presente io conservo le cicatrici... e son già passati più mesi !
(1) L'ANTA o tapiro, detto l'elefante dell'America (tapirus
americanus), è come l'elefante un pachidermo, ma di forme piuttosto simili al
cignale ; è più alto e porta, invece del grugno, una proboscide incipiente che
accorcia e prolunga a suo talento. Nessuno sa meglio di esso aprirsi un varco
traverso i boschi, precipitandosi col grugno o la proboscide in alto, quasi
sdegnoso di incontrare ostacoli sul suo cammino.
Il CAPIVARAS (hidrocherus capibara) è della famiglia dei rosicchianti, grosso
quanto un suino di pochi mesi. Testa corta, labbra alquanto fesse, occhi
grandi, color grigio scuro, senza coda e con striscie longitudinali nere.
L'ONÇA, fiera indigena, potrebbe essere chiamata la tigre dell'America, e
prende diversi nomi dal suo colore. L'onça che si trova più frequente nel
Brasile è l'onça vermelha cioè rossastra, dal suo colorito giallo-rosso-scuro,
ed è precisamente il Coguario (Puma concolor). Alcuni la chiamano leone. É
certamente una delle belve più terribili di quelle regioni. Spicca salti fino
all'altezza di cinque o sei metri, s'arrampica con l'agilità di un gatto sugli
alberi : assalta le pache, i capivara, il gregge e anche l'uomo, quando si vede
fatta segno alle sue ricerche.
(1) Quello che il nostro Missionario racconta delle formiche e degli innumerevoli insetti che infestano l'aria nelle ubertosissime foreste del Brasile è una triste realtà. Le formiche, delle quali egli parla, appartengono alla specie delle termiti (termes fatalis) che vivono in vaste gallerie che si scavano sotto il suolo, talvolta anche con prominenze alte e al di fuori, dalle quali escono al lavoro di distruzione. Questi ortotteri, che si moltiplicano con una fecondità straordinaria , distruggono ogni cosa fuorchè le pietre e i metalli : sono un vero flagello !
La messa nella foresta - In cerca di cibo - Alla nuova Colonia - L'arrivo degli Indii - Il dolore del missionario - Appello commovente.
Nel bel giorno della visitazione di Maria SS. (il 2 luglio) celebrai su di un altare sui generis formato da una rete stesa fra due alberi, avendo per candelieri due taquaras ben piantati al suolo, e, come ornamenti, rami di graziose palme che s'intrecciavano naturalmente. Innanzi a me biancheggiava una splendida spiaggia accarezzata dalle acque cristalline del fiume. Era pittoresca quella Cappella, sorta naturalmente in quella plaga vergine e profumata, sì da farci ricordare la prima messa celebrata in queste terre brasilene così ricche di vegetazione, dal loro scopritore il portoghese Cabral
Certe scene che si ammirano in questi ermi deserti sarebbero ben degne della penna dell'immortale Chateaubriand che ritrasse così al vivo i quadri di magica bellezza delle foreste americane. Avessi almeno la penna del grande romanziere brasileno Alencar, che nel suo Iracena ha molte immagini e sentimenti nuovi ispirandosi completamente ad una natura sconosciuta al mondo antico ; anch'io potrei dare a questa mia descrizione un colorito migliore.
Dal giorno 5 ed in seguito ci venne scarseggiando la carne, l'unico alimento in questi viaggi. E quindi mano all'opera. Di tanto in tanto Pio e Gabet (in questo caso il primo si mostrava più animoso) con il fucile in mano, senza uscire dal batelam uccidevano colombi, capivaras e altri animali, che ci fornivano un buon alimento. Un giorno, a 5o metri di distanza dalla nostra scialuppa, attraversò il fiume una muscolosa anta, che immediatamente cadde colpita dalle palle dei nostri fucili. Con piacere ci fermammo, la squartammo, e ben preparata, ne caricammo tutta la carne che ci fu possibile. È vero che non era poi molto tenera, ma l'appetito suppliva ottimamente; e l'appetito è il miglior condimento. La pelle, preziosa per il suo spessore di 2 a 3 centimetri, e che serve magnificamente per i diversi lavori di sellaio, era tutta ferita e guasta dalle unghie feline delle once con cui aveva dovuto incontrarsi. Il resto della disgraziata anta, non potendo capire nel nostro batelam, venne gettato nell'acqua affinchè se la disputassero i pesci.
Man mano che ci avanzavamo, le cascate si facevano sempre più pericolose. Una di esse rimase tristamente celebre per la disgrazia di cui vi furono vittima, 4 anni fa, sei uomini montati su di una canoa con il solo vestito che loro aveva dato natura, appunto per essere più liberi in caso di un pericolo. All'improvviso la canoa si sfascia e sprofonda nelle acque con tutti i viveri, i vestiti e le armi ; solo un ponche potè esser salvo fluttuando sopra le onde. Questo punto è veramente fatale pei viaggiatori, a causa della rapida e tumultuosa caduta dell'acqua e della gora attigua che rimolinando in modo spaventoso sommerge qualunque cosa, anche di grosso volume. Ringraziando il Signore e l'Immacolata sua Madre noi passammo felicemente.
Sul calar della notte del giorno 6, avemmo la consolazione di contemplare la Colonia Immacolata Concezione che contava appena 15 giorni di esistenza, che ci sorrideva fra mezzo il verde multicolore delle ricche palme che la circondavano come in una culla infantile, deliziantesi nelle balsamiche aure che spiravano in quella sera poetica in mezzo alla lussureggiante vegetazione irrigata dalle acque del Garça !
Quante cose si erano fatte in quel breve spazio di tempo e con un personale così ridotto. Trovammo due ranchos, a fitte stecche piantate sul terreno, coperti capricciosamente a guisa di volta da grandi foglie di nassú, lavoro totalmente eseguito dagli Indii, sotto la direzione dei nostri missionari, e con a modello il rancho antecedentemente costrutto e che per ora serve di cappella. Erano già state aperte diverse strade conducenti al fiume, al bosco e a altre parti. Era stato compiuto un bel tratto di disboscamento, ove biondeggeranno quanto prima, lo speriamo, le messi che la Divina Provvidenza moltiplicherà per saziare tante bocche. Il numero degli indii, era sempre limitato, non passavano i sette; perchè mancava ogni cosa anche di prima necessità, ed era quindi umanamente impossibile dar ricetto ad un maggior numero di selvaggi, i quali in poco tempo distruggono tutto quello che loro è dato.
Oh ! amatissimo Padre, vedendo realizzato la fondazione provvidenziale di questa cara colonia, sognando il suo caro avvenire ricco di ubertosissimi frutti, ho sentito il mio cuore invaso da un non so che di inesplicabile che mi ha fatto provare le più sante emozioni ! Ma... un po' di nebbia venne ad offuscare quell'orizzonte così bello ; una grande preoccupazione venne a impadronirsi del mio spirito, quando mi vidi avvicinare da due bari (Miguel e Tótó) autorevolissimi nella loro tribù, ambidue fino al presente accampati nell'Alto Garças, a 40 chilometri più al nord. Nella stazione Generai Carneiro avevano lasciati i loro rispettivi sudditi in numero di 5o all'incirca, e vennero soli a domandare a nome di tutti che li accettassimo nella Colonia dell' immacolata Concezione (1). Che fare in quelle critiche circostanze ? Gli oggetti partiti dall'Europa non erano per anco arrivati, e non c'era mezzo per provvedere ai bisogni di quei poveri selvaggi. Sprovvisti di tutto, con immenso dispiacere del cuore dovetti rispondere un no pel momento, spiegando loro in bel modo la causa della nostra temporanea negativa. Per non dar luogo a pensar male di noi, al che sono molto propensi, fissai loro un luogo, ove avrebbero potuto accampare, assai prossimo alla nostra Colonia : e insieme li rassicurai che noi avremmo lor imprestato gli utensili necessari pel lavoro dei campi, e li avremmo provvisti delle sementi di cui avrebbero avuto bisogno. Promisi loro finalmente, che appena fossero arrivati i carri portanti i vestiti e i ferri, ne avremmo fatto parte anche a loro e che dal mese di gennaio al più tardi, li avremmo ricevuti tutti, perchè per quel tempo speravamo di avere i viveri sufficienti. In vista di ciò, essi si rassicurarono alquanto, ma con un po' di sconfidenza. Il giorno seguente, nel passare nella stazione soprannominata, vidi tutta quella turba di indii. Quello che mi fece più male fu il vedere le condizioni veramente precarie nelle quali si trovavano. Poveri figli delle selve ! Senza la luce del Vangelo e della civiltà essi non hanno altro ideale che la loro vita errante e brutale. Non vivono, ma vegetano, non riconoscendo in se stessi la loro anima, immagine e somiglianza di Dio, capace di perfezionamento e dotata delle più sublimi facoltà. Sepolti nelle loro oscure foreste saziano la loro faine con le carni delle fiere che uccidono con le loro frecce senza avere con che coprire la loro nudità e neppur mitigare i rigori del tempo. Che vita miserabile, degna della compassione di tutti !...
Oh ! voglia Iddio far risplendere quanto prima su quelle immense foreste, la luce benefica della Religione che nobilita e della civiltà che addolcisce la vita !:R questo il fine pel quale lavoriamo, ma che dipende, senza alcun dubbio, dall'appoggio efficace e da quella falange di cuori generosi, ormai sparsi per tutto il mondo, cioè dei Cooperatori Salesiani di Don Bosco. L'elemosina che cade dalle mani di queste anime provvidenziali è il balsamo che consola l'anima sacrificata del Missionario ; è il raggio fecondo di luce che, penetrando nell'animo di questi infelici selvaggi, li illumina, li migliora e li converte dai loro brutali costumi ; è insomma il mezzo indispensabile per la rigenerazione dell'umanità disgraziata di queste selve. Il cielo saprà ricompensare sovrabbondantemente tutti coloro che contribuiscono, a misura del loro avere, per la vita e il sostegno di quest'opera importante, col dar loro quella felicità che incomincia nel tempo e si perpetua nell'eternità.
Mi permetta, amatissimo Padre, di terminare con questi pensieri la mia relazione del viaggio attraverso le foreste abitate dai selvaggi in questo Stato. Mi voglia raccomandare alle preghiere dei cari Superiori che la circondano, ed Ella, amato Padre, benedica dall'intimo del cuore queste promettenti missioni del Matto Grosso e in modo particolare chi ha la consolazione di sottoscriversi
Suo umile ed aff.mo figlio in G. C. D. ANTONIO MALAN.
(1) In numero di 90 arrivarono poi il 29 ottobre alla Colonia dell'Immacolata e furono accettati il 7 novembre nella Colonia del S. Cuore. (Ved. Boll. di febbr., pag. 5o).
Dalla Colonia del S. Cuore. 82 indii alla Colonia dell'Immacolata. (Lettera del Sac. Giovanni Balzola)
Colonia del Sacro Cuore di Gesù, 27 novembre 1905.
REV.MO SIG. D. RUA,
PRIMA di tutto debbo ringraziarla del gran piacere che mi ha procurato col rispondere di proprio pugno alla mia del 25 marzo. Ma la sua carissima mi giunse appena quasi cinque mesi dopo che fu spedita !....
Una lettera dei piccoli Bororos. - Liete speranze. - Ostinazione degli adulti per le tradizioni.
I nostri indietti le ricambiano i saluti e le accludono alla mia una loro letterina in italiano, scritta dal ragazzo Magone Michele e firmata da quelli che già ne sono capaci (1). Cari fanciulli ! chi si sarebbe immaginato di vederli così presto scrivere pulitamente e con tanta diligenza !
Grazie a Dio, essi fanno profitto anche nella lettura, nell'aritmetica, nella scuola di musica strumentale, e quel che più consola anche nelle pratiche di pietà. Se piacerà al Signore, pel Santo Natale, alcuni di loro, dico dei ragazzi e delle ragazze, faranno la 1a Comunione, essendovi già fin d'ora regolarmente preparati. Le darò poi notizie di questo consolantissimo avvenimento, di cui non saprei ancor l'epoca precisa perchè dipenderà dalla venuta del nostro amatissimo Ispettore D. Malan, da cui desidero che ricevano la prima Comunione. Spero anche che per la Festa dell'Immacolata alcuni potranno incominciare a confessarsi, per dar principio al compimento di tutti i principali doveri del buon cristiano in questa cara solennità in cui D. Bosco iniziava l'opera sua. Ella si rammenterà che nella festa dell'Immacolata di 3 anni or sono qui si conferì il primo battesimo. La Vergine benedetta continui sempre ad assisterci ed aiutarci in questa difficile Missione, la quale, se da una parte presenta tante difficoltà, dall'altra ci riempie di dolci speranze.
Se ben rammenta, nella mia del 25 marzo, annunziandole il contagio portato dagli indii sopravvenuti dalle aldee del Rio das Mortes, le diceva, che sperava di esser riuscito ad impedire che compissero le orribili cerimonie funebri di lor costume. E mi confermava nella mia speranza il fatto, che essendo una trentina i morti, ancorchè avessero voluto riprender l'usanza, si sarebbero stancati ; ma non fu così. Anche dopo sei mesi continuano a estrarre le ossa di quattro o cinque morti alla volta e compiono nella forma già descritta i funerali. C'è questo di vantaggio, che dopo tanto tempo le ossa si trovano già quasi spolpate e non costa più tanto a lavarle. Ma con questo loro costume, i becchini guadagnerebbero poco, perchè, qui ad esempio, vi sarebbero delle sepolture vuote per molti anni, eccetto che infierisse un'altra epidemia. Pare che questa funzione della ripulitura delle ossa loro piaccia molto, perchè oltre d'essere una cerimonia religiosa, è anche quella in cui si diverte di più la gioventù per i svariatissimi modi di dipingersi !
Come vede, amatissimo Padre, con questa gente ci vuol molta pazienza e tolleranza. Ci vuol proprio tempo e pazienza prima di poter abolire certi costumi inveterati ! Grazie a Dio, in molte cose già mi obbediscono ed in molte altre si scusano, dicendo che essi non son battezzati, e per conseguenza non possono comprendere certe cose, o non vi sono obbligati. Però son già alcune domeniche che dopo la messa delle otto, alla quale tutti intervengono, faccio un po' di predica o spiegazione del Vangelo nella loro lingua e li vedo molto attenti e contenti di ascoltare. Così, a poco a poco, potranno anche i vecchi ritrarne qualche profitto per la loro anima ; tanto più adesso che, fortunatamente, con la nuova Colonia dell'Immacolata, che dista da questa quasi 5o Km. possiamo curarli di più; perchè quando si allontanano da noi per la caccia o la pesca, generalmente si avvicinano all'altra colonia e così rimangono sempre sotto la nostra affettuosa vigilanza.
Un'ambasceria ad altri indii. - Per un malinteso. - S'incamminano tutti per la Colonia.
Ultimamente ci fu riferito che un buon numero di questi indii andavano vagando sulle rive del gran fiume Araguaya, incutendo spavento agli abitanti più vicini, perchè non si è ancor spenta l'eco degli eccidi di qualche anno fa. Gli indii stessi però si occultavano più che potevano allo sguardo dei civilizzati, per timor di vendetta.
Noi studiavamo il modo di poterli avvicinare. Infatti, allorché per la festa di S. Giovanni, Don Malan ed io andammo in missione sulle rive dell'Araguaya ad una nuova borgata chiamata Macedina, distante dal luogo, che si diceva dimora di tali indii un 6o chilometri, D. Malan era ansioso di andarli a visitare o a cercare, ma ne fu dissuaso. Però io gli promisi che avrei mandato qualcheduno dei nostri ad invitarne alcuni per poterli conoscere e farci conoscere alla nostra volta. Infatti al fin di settembre ne incaricai due dei nostri, promettendo loro una coperta, un coltello ed altri oggetti da loro amatissimi, a patto che mi conducessero quattro o cinque dei principali di questi indii per poter parlare con loro, ma quattro o cinque e non di più, perchè non potevamo riceverli.
E i due ambasciatori, armatisi di arco e frecce, partirono. Dopo 4 giorni di viaggio giunsero al gran fiume Araguaya, ma trovarono che gli Indii avevano abbandonato la loro aldea. Furono costretti a mettersi sulle loro tracce.
Viaggiarono altri 4 giorni e finalmente li trovarono. Appena i due ebbero manifestato il fine della loro missione e parlato dei Missionari loro protettori e difensori, si levarono al cielo grida di gioia e si decisero subito di abbandonare la loro aldea e di seguirli alle nostre Colonie. Anzi andarono subito a portare la buona novella ad un'altra aldea più lontana, ma gli indii di questa si mostrarono diffidenti ; però inviarono otto uomini per verificare la notizia. Infatti questi furono i primi ad arrivare in questa Colonia e darci la notizia della venuta di moltissimi indii, rimasti indietro perchè ve n'eran dei vecchi, dei ciechi e dei bambini, ed erano tutti molto stanchi. Seppi poi da loro il perchè si fossero tanto allontanati dalla vecchia aldea. Mi dissero che un giorno andando a caccia trovarono un'anta (o tapiro) e gridando dietro a quest'animale, alcuni civilizzati che si trovavano su delle canoe per fare delle esplorazioni, udendo quelle grida, spararono i loro fucili; ed essi udendo quei colpi si diedero alla fuga correndo precipitosamente verso la loro capanne, gridando alle donne che prendessero le poche cose che avevano e scappassero perchè arrivavano i Braides (cioè i civilizzati). Le donne, prese dal terrore, si caricarono di quello che poterono e si diedero a precipitosa fuga. Alcuni però dei più coraggiosi si nascosero poco lungi dall'aldea e videro che i Braides entrarono nelle loro capanne, e curiosarono dappertutto, prendendo o distruggendo ciò che vi era rimasto. Come i civilizzati tornarono alle loro canoe, i pochi indii rimasti seguirono le loro famiglie, allontanandosi un centinaio di Km. nell'interno delle foreste. Da questo fatto si vede che ci vuol molto poco a spaventare questa povera gente; e che molte volte un semplice malinteso può diventar cagione di stragi.
Tornando al racconto, come vidi che i molti indii preannunziatici tardavano ad arrivare, risolvetti di andar loro incontro.
Incontro cogli indii. - Grida di gioia. - Si stanziano presso la nuova Colonia.
Presi con me due indii, e fornito di alcuni oggetti da distribuire, mi recai alla Colonia dell'Immacolata, e di là il giorno seguente mi rimisi in viaggio, pensando di dover fare ancor diversi chilometri; ma dopo un'ora di viaggio m'incontrai con la turba. Se avesse visto, amatissimo D. Rua, come li impressionò la mia comparsa a cavallo, accompagnato com'era da due indii pure a cavallo. Fu un grido di festa, e quel che più mi meravigliò fu il sentir pronunziare il mio nome da indii che mi vedevano per la prima volta !
Siccome essi costumano di viaggiare sempre in una fila sola fossero anche cento, e anche in mezzo ad una grande strada camminano uno dietro l'altro, così i primi che ci videro si voltarono indietro gridando :
- Padre Giovanni arregoddu, Padre Giovanni arregoddu (arrivò il Padre Giovanni).
Mi feci vedere molto meravigliato pel gran numero, dicendo che ne avevo mandati a chiamare soltanto quattro o cinque ; ma essi mi risposero che erano venuti tutti, perchè non avevano più nulla, nè di vestiario nè di ferri.
- Arroia baichimo, tanga baichimo!
Infatti non avevano più un palmo di panno, e soltanto qualche coltello rotto.
Li feci fermare e dividere gli uomini dalle donne , i ragazzi dalle ragazze, e li contai erano 82. Distribuii loro quelle cosette che avevo portato con me e ne furono contentissimi. Quindi li invitai ad incamminarsi, aggiungendo che nella Colonia avrei dato loro altre belle cose ; ma essi vollero che andassi avanti io; e così feci la figura di un gran capitano con un seguito tutto speciale.
Arrivati alla Colonia dell' Immacolata, Don Salvetto distribuì loro qualche cosa da mangiare, e poi si ritirarono all'aldea (1).
Alcuni che avevano lasciato indietro la famiglia, avendo trovato così buoni amici, andarono a prenderla.
Questo ci rallegra, perchè sono anime che il Signore ci manda ; ma e per mantenerli ? Sono un centinaio di più... Deus providebit ! la Provvidenza è grande, e i cuori generosi non mancano. I nostri buoni Cooperatori avranno compassione di noi che viviamo in mezzo a questi deserti circondati da poveri selvaggi, privi di tutto. Tuttavia ci raccomandiamo anche a lei, amatissimo signor D. Rua, perchè faccia un appello per ottenerci qualche soccorso. Possibile, che le preghiere di tanti nuovi cristiani non ci possano ottenere ciò che è per loro necessario ? Mi rimetto pienamente nelle mani della Divina Provvidenza.
Mentre le scrivo, è già alta la notte, ed essi continuano ad incommodarci coi loro gridi, intorno alla pelle di una tigre che ammazzarono oggi e per cui ... liberarono un'anima che stava là dentro ! Quante superstizioni !
È tempo che conchiuda. Voglia, veneratissimo Padre, accettare i nostri più cordiali auguri per le Feste Natalizie, pel buon fine e capo d'anno, ed abbia la bontà di parteciparli agli altri amatissimi Superiori. Ci raccomandi ai nostri buoni Cooperatori e ci benedica tutti, ma specialmente il suo
Obbb.mo Figlio in G. e M. Sac. GIOVANNI BALZOLA.
Testo originale della lettera in lingua italiana, scritta dai fanciulli Bororos della Colonia del S. Cuore al sig. Don Rua, per le feste di Natale.
Rev.mo Sig. Don Rua,
Anche noi, sebbene lontani, non vogliamo essere sordi ai vivi sentimenti di riconoscenza e di gratitudine traspiranti dai nostri cuori commossi.
Con vera effusione di cuore la ringraziamo sommamente del grande benefizio che la S. V. R.ma ci fece nel mandarci i suoi diletti figli, per mezzo dei quali uscimmo dalla selvatica vita delle foreste ed entrammo nella via della civiltà e della cristiana educazione. Poco tempo tempo fa, eravamo immersi nella più scura ignoranza e nella più squallida miseria... adesso invece, mercè lo zelo instancabile dei suoi diletti figli, più nulla ci manca del necessario del civil vivere; già sappiamo leggere e scrivere e contare; ma quel che è più, conosciamo il nostro Divin Fattore, Dio, il buon Gesù e la buona Madre Maria SS.ma; e nel prossimo arrivo del nostro caro sig. Ispettore riceveremo per la prima volta il nostro Divin Salvatore. Riconosciamo che tutti questi immensi benefizii li dobbiamo a lei, che qual tenero padre continuamente pensa a noi, perciò non possiamo fare a meno di amarla teneramente.
Ah sì! Padre amatissimo, assai L'amiamo ed eternamente le saremo grati; ed ogni giorno e specialmente durante le Feste Natalizie e nell'istante in cui il Bambino Gesù discenderà nei nostri cuori, innalzeremo fervide preci al Buon Dio, affinchè le conceda una vita lunga e felice, e tutte le grazie che le abbisognano pel suo Santo Ministero, così potrà estendere sempre più il campo dei suoi favori su di noi.
E lei, amatissimo padre, gradisca i nostri più vivi sentimenti ed affetti, e preghi molto Per noi, che implorando la sua paterna benedizione e baciandole rispettosamente la sacra mano, godiamo di sottoscriverci sempre suoi
D.mi figli in G. C.
Miguel Magone - Innocencio Bueno - Romào d'Almeida - Valentim Cassinis Julio Barberis - Thiago Marques - Thimotheo Dias Ferreira - Jorge Salaberry - Pancracio Prado - Marcos Metello - Bento Ferraz - Basilio Rinaldi - Francisco Alves - Modesto Cerruti - Vital Larangeira - Faustino Marenco - Antonio Paes de Barros.
Dalla Colonia dell'immacolata. Una lettera di D. Salvetto. Il prossimo ritorno di D. Malan.
Nella Rivista Matto Grosso del mese di febbraio u. s. leggiamo una lettera del Missionario D. Giuseppe Salvetto, direttore della nuova Colonia dell'Immacolata Concezione, ove comunica all'ispettore D. Malan le notizie inviate da D. Balzola al sig. D. Rua. Ne spigoliamo, a complemento, queste linee
«... Si era deciso, per assoluta mancanza di mezzi di non accettare ancora degli indii alla Missione... Ma non potei oppormi che si stabilissero in due ranchos, costrutti non lungi dalla nostra abitazione. Anzi, sempre in attesa di Lei per l'erezione delle capanne, provvisoriamente si alzarono altre tende, con nel centro un bahito... Dagli indii adulti, è certo, pel momento otterremo poco ; ma i piccolini son la nostra speranza. Però ci mancano mezzi e personale. Per due mesi (la lettera ha la data del 24 gennaio u. s.) fui costretto d'inviarli alla caccia, per mancanza di viveri ... Il lavoro è grande, ma coll'aiuto di Dio si va avanti con coraggio... »
Segnaliamo ai sigg. Cooperatori ed alle sigg.e Cooperatrici il nuovo incremento di questa Missione. Chi potesse inviarci tela e stoffe da rimettere ai direttori delle due Colonie tra i BororosCoroados, compirebbe un'opera di carità della più grande urgenza.
Notifichiamo intanto che l'ispettore D. Antonio Malan, sul fin di febbraio si è recato nuovamente alle Colonie, soprattutto per determinare l'erezione del nuovo villaggio dell'Immacolata Concezione. Quindi, come egli ci ha già annunziato, tornerà brevemente in Europa in cerca di mezzi materiali e di personale.
Iddio benedica le fatiche dei nostri Missionari, e susciti una forte schiera di anime generose, in loro soccorso.
India
Dalla nuova fondazione di Tanjore ci sono state rimesse varie fotografie, riproducenti i nostri missionari sul campo del lavoro, circondati dai loro orfanelli, dai giovani catechisti e dagli alunni della scuola di cui hanno pur assunto la direzione. Certi di far cosa gradita ai lettori, non mancherenio di pubblicarle colla prima relazione.
Noi siamo persuasi, che nelle vicende dolorose dei tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo, e tra questi l'íntercessíone potente di quella benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani. PIO PP. X.
Feste e date memorande
CORDOBA (Republica Argentina). - Il 17 dicembre u. s. nella chiesina del Collegio Pio X si benedisse una bella statua di Maria Ausiliatrice e vi si eresse la Confraternita od Associazione de' divoti. Fu una festa divotissima.
Il vicinato vi prese parte con grande fervore. Dodici egregie signore assisterono alla cerimonia in qualità di priore, tutte con animo risoluto di propagare instancabilmente la devozione della nostra pietosa e potente Regina.
E ci scrivono che Maria SS. Ausiliatrice si mostra già madre tenerissima coi suoi divoti, poichè « molte persone che si raccomandarono a Lei, ottennero le grazie desiderate, alcune delle quali veramente straordinarie. »
1878. - La Sacra Congregazione dei Riti, in data 18 maggio, approvò la formola della Benedizione in onore e coll'invocazione di Maria SS. Ausiliatrice, presentata da D. Bosco e quale è inserita nell'appendice dell'edizione tipica del Rituale Romano. È certo una gloria non piccola di questo Santuario che delle tante benedizioni registrate nelle edizioni autentiche del Rituale Romano, quell' unica approvata esplicitamente e totalmente ad onore della Madonna, sia appunto in onore e coll'invocazione della nostra Madonna Ausiliatrice. D. Bosco con tale ossequiosa e divota formola, anche prima che venisse approvata dalla Sacra Congregazione dei Riti, ottenne veri prodigi.
Una delle particolarità più commoventi delle solenni feste di Maria Ausiliatrice nel suo principal Santuario, è lo spettacolo di fede che dànno numerosissime schiere di divoti che incessantemente riempiono la prima sala della sacrestia ! Sapete che domandano ed aspettano quei fedeli ?.... Tutti chiedono per sè, pei loro cari, per le loro famiglie e pei loro interessi spirituali e temporali la Benedizione di Maria SS. Ausiliatrice. - Ora, in questo mese, raccomandiamo vivamente ai zelanti sacerdoti cooperatori di rendere sempre più caro e diffuso tra il popolo cristiano questo devoto omaggio a Maria SS. Ausiliatrice.
1903 - 17 maggio ! - L'Em.mo Card. Agostino Richelmy, in nome di Leone XIII e con autorità papale, incoronava l'Immagine Taumaturga. L'eco di quell'imponente trionfo della Religione e del Culto alla Vergine Madre di Dio dura e durerà viva sino alla fine dei secoli. In memoria del solenne evento è concessa particolare indulgenza plenaria a quelli che confessati e comunicati visiteranno il Santuario dalla sera del giorno 16 al tramonto del sole del giorno 17... E la santa aurora, annunziatrice della principale solennità imminente !
24 maggio ! - Questo giorno, dal 1869 in poi, fu sempre una gara di omaggi e di favori. Prima fu tutto il Piemonte, poi tutta l'Italia ed ora è tutto il mondo che in tal giorno si volge a Valdocco; e su tutto il Piemonte, sull'Italia intera e su tutta quanta la terra scesero e scendono le materne benedizioni !
Pel 24 corrente.
Oltre le private intenzione dei nostri benefattori, nelle sacre funzioni che si celebreranno nel Santuario il 24 corr., avremo anche quest'intenzione generale che raccomandiamo a tutti i lettori :
Pregare per l'esaltazione di S. Chiesa.
Maria SS. Ausiliatrice mi ha guarito.
Il 21 marzo dell'anno scorso 19o5 fui colpito da terribile e indomabile pleurite unilaterale sinistra. Dopo 10 giorni di letto in collegio, il medico mi consigliò di entrare in un ospedale per la debita cura. Vi entrai il 30 marzo e vi rimasi degente per 67 giorni. Ebbi tre toracentesi, ma il liquido pareva non si volesse arrestare, e già la mia salute era disperata, come mi dissero e compagni e superiori, dopo che uscii dall'ospedale. Molte case religiose pregavano per me, in molte parocchie si fecero anche pubblici tridui, ma, pareva, inutilmente. S'appressava intanto la novena della Vergine Ausiliatrice e il mio Rettore, l'unico che non avesse perduto la speranza della mia guarigione, eccitò me e i miei compagni a riporre ogni fiducia in Maria SS. Ausiliatrice. S'incominciò la novena, e qual meraviglia! il primo gìorno stesso il medico trovò in me un miglioramento, che andò sempre ognora crescendo, talchè il secondo giorno dopo la festa di Maria SS. Ausiliatrice mi potei alzare e il 1° giugno celebrai di nuovo.
Debbo anche aggiungere che in questo tempo ottenni dalla Vergine Ausiliatrice la guarigione di un giovane di questa parrocchia di S. Giorgio di Varignana (Emilia), da una polmonite bilaterale, anch'esso quasi disperato dai medici. Non venga adunque mai meno la nostra fiducia in Maria Ausiliatrice.
S. Giorgio di Varignana, aprile 19o6.
SAC. LUIGI MANINI.
« Il 24 del mese! »
Sui primi d'ottobre dello scorso anno, una mia cara amica s'ammalò di gravissima peritonite. Rimasi desolata nell'apprendere il suo grave stato, ma piena di fiducia in Maria, Madre sempre pietosa, a Lei ricorsi colla recita dell'intero Rosario quotidiano, diviso fra quindici mie consorelle Figlie di Maria, e nello stesso tempo inviai all'ammalata un'immagine della prodigiosa Vergine Ausiliatrice, pregandola di tenerla sotto il guanciale e d'invocarla spesso.
La Madonna però voleva mettere a prova la nostra fede. Scorrevano i giorni, io attendevo sempre un miglioramento, ma ahi ! che la povera amica peggiorava sempre, ed il terribile male minacciava di troncare la sua giovane esistenza. Infatti, perduta ogni speranza, l'inferma venne confortata dagli ultimi Sacramenti. Era imminente la catastrofe, ma io non poteva credere che Maria mi lasciasse inesaudita. Mi sovvenni in buon punto che era il 24 del mese: un raggio di speranza mi tornò subito in cuore: Maria Ausiliatrice la salverà! Comincio una novena, come diceva D. Bosco, e prometto di pubblicare la guarigione sul Bollettino Salesiano.
Ed ecco il prodigio che meravigliò gli stessi medici. Non era ancor finita la novena che l'ammalata era in via di miglioramento, continuando il quale ora è pienamente guarita.
L'amica mia riconosce di dovere la vita alla potenza e bontà della Gran Madre di Dio e s'unisce con me a ringraziare la pietosa Ausiliatrice dei Cristiani.
Ed ora la prodigiosa guarigione, come ha meravigliato e commosso quelli che seguirono le fasi della terribile malattia, così sia nuovo stimolo a tutti per ricorrere in ogni necessità a Maria SS. Ausiliatrice
« ... che i preghi ascolta e le querele
Non come suole il mondo . . . »
Grazie, grazie, o Maria!
Travagliato (Brescia), febbraio 19o6.
ESTER ABENI.
Il ricorso di una povera madre.
Grinza Giovenale, droghiere a Costigliole d'Asti, il giorno 5 novembre dell'anno 1905 si recava a caccia in compagnia di due amici. Nello sparare il fucile invece d'un solo partirono simultaneamente entrambi i colpi dell'arma, le canne si spezzarono ed il povero Grinza cadde a terra privo dei sensi e colla mano sinistra tutta sfracellata. Al caso pietoso accorsero ben tosto i due compagni e lo portarono a casa. Da principio parve che si trattasse di cosa di poca importanza, ma passati appena alcuni giorni il povero giovane si diede a peggiorare precipitosamente e giunse ad uno stato da far pietà. E quasi cìò fosse ancor poco, gli sopraggiunse il tetano.
Povero Giovenale ! per lui non rimaneva che la morte: cosi in ultima analisi dichiararono tutti i medici che lo visitarono. La povera madre appena s'accorse che ogni umana speranza era perduta, costernata e piangente si rivolse a Maria SS. Ausiliatrice e con lei tutta la famiglia e tutti insieme colla fede più viva domandarono alla pietosa lor Madre Celeste, che volesse preservarli da sì grande sciagura. Chi lo crederebbe ? Subito qualche ora dopo questa supplica, il Grinza si diede a dar segni di miglioramento e continuò a migliorare cosi rapidamente che in pochi giorni guari completamente. Ora, sano e prosperoso, ringrazia commosso Maria SS. Ausiliatrice.
2 aprile 19o6.
D. FRANCESCO VIGNA
Cappellano a Tigliole d'Asti.
Torino. - Caddi malata di un catarro gastrico che in poco tempo mi ridusse in uno stato di deperimento da non potersi descrivere. Le innumerevoli cure del medico non valsero quasi a nulla, ed io colpita da frequenti svenimenti piangevo continuamente e mi sentivo morire. Stanca di soffrire mi recai al Santuario di Maria Ausiliatrice, feci celebrare una messa e promisi un'elemosina e la pubblicazione della grazia se la Vergine m'avesse aiutato. Dopo pochi giorni cominciai a migliorare ed oggi, essendo guarita, adempio il mio voto, ringraziando mille volte la gran Vergine Ausiliatrice.
Marzo 19o6.
BERTINETTI TERESA.
Schio. - La mia famiglia era profondamente addolorata per una malattia complicata e grave dell'ottimo mio marito, che da qualche tempo andava sempre peggiorando. Da un consulto che si fece in dicembre per avere un raggio di luce su lo stato preciso dell'ammalato, si constatò essere assolutamente necessaria una grave e pericolosa operazione, senza della quale il povero paziente avrebbe dovuto inesorabilmente soccombere.
I medici stessi si credettero in dovere di manifestare i loro timori riguardo alla non facile riuscita, stante lo spaventoso progresso del male e la condizione quasi impossibile del sofferente. In questa dolorosa situazione si fece tosto ricorso all'aiuto potente della Vergine Ausiliatrice con una novena di preghiere in famiglia, mentre alcuni parenti ed amici avevano il felice pensiero di recarsi all'Oratorio salesiano di questa città , per chiedere con maggior fervore la grazia desiderata dinanzi l'immagine cara di Maria Ausiliatrice , che qui si venera con tanta divozione. L'operazione, per quanto difficile, riuscì ottimamente. La convalescenza procedette e procede regolare, ed oggi, che siamo alla vigilia di una completa e consolante guarigione, facciamo pubblica la grazia ricevuta, per un dovere di sentita riconoscenza verso la gran Madre di Dio, inviando una tenue offerta al suo primo Santuario.
I° febbraio 19o6.
ZARAIDE TONIADI.
Santa Maria della Croce (Crema). - Preziose grazie d'ordine spirituale e temporale ottenni in questi giorni dalla ineffabile bontà di Maria Santissima Ausiliatrice tanto per me, che per una povera infelice. - Oh ! se a questa fosse mancato l'invocato aiuto della Madre pietosa degli afflitti , quale vita dolorosa le sarebbe rimasta! una vita di desolazione, di durissimi stenti e di mortali angoscie! Invece ella ora si trova bene e contenta della sua condizione.
Un Cooperatore Salesiano.
Padova. - Nella prima quindicina del p. p. febbraio ammalossi d'influenza mia sorella Carolina. Sul principio credevasi cosa di lieve momento ; ma in seguito, perdurando la febbre, il medico, dopo accurato esame, disse chiaramente trattarsi di polmonite. L'ammalata peggiorava ogni giorno, sì da farci perdere in breve ogni speranza nell'arte umana. Per prudenza feci amministrare all'inferma gli ultimi Sacramenti ; ma intanto mi rivolsi con piena fiducia a Colei che D. Bosco stesso m'insegnò ad invocare sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani, e di cui avea tante volte sperimentata la bontà a mio riguardo. Inviai un'offerta al Santuario di Valdocco affinchè si celebrasse una messa all'altare della Vergine Ausiliatrice. Indi incominciai colla mia famiglia e altri parenti una novena, promettendo che, ottenuta la grazia, l'avrei fatta pubblicare nel Bollettino Salesiano ed avrei mandato altra offerta. Intanto la febbre continuava e la tosse e la debolezza estrema in cui era caduta l'ammalata parevano non lasciare ombra di speranza. Ma la bontà della Vergine non poteva essere invocata inutilmente. L'ammalata superò il primo periodo più critico del male, non incorse in nessuna delle ulteriori complicazioni fortemente temute dai medici, e riacquistò in brevissimo tempo, per vero prodigio, le forze, tanto che oggi è ristabilita perfettamente. Ho già inviato l'offerta per una messa di ringraziamento, ora invio la presente relazione ; ma tutto ciò non è che un minimo seguo della immensa riconoscenza che io e tutta la famiglia nutriremo in eterno verso la Madonna di D. Bosco.
Padova, 2 aprile 19o6.
Sac. TULLIO DEAGOSTINI,
Parroco in Cattedrale.
Milano. - Gravissime tribolazioni minacciavano di funestare le nostre famiglie ed un'angustia profonda ci travagliava continuamente; esauriti tutti i mezzi, già si era per abbandonarci ad una desolazione sconfortante; anche la speranza in Maria Ausiliatrice sembrava impallidire, quando il suo pensiero ci risolleva ed incoraggia, ed ancora si prega e si fa pregare con l'ardore proprio del naufrago che raccoglie tutte le sue forze per tentare l'ultimo salvamento.
Proprio quando meno lo si aspettava, le circostanze presero una piega che ci ha consolati , ed ora dobbiam dire che Maria SS. Ausiliatrice ci ha esauditi.
Rendiamo infinite grazie alla Santa Vergine, pregandola a continuarci la sua protezione.
Aprile 19o6.
CURIONI MARIANNA e famiglia.
Venezia. - Da quattro anni mia figlia trovavasi in preda a una malattia sconosciuta, ma per la quale deperiva di giorno in giorno. Tutti i rimedi dell'arte erano riusciti vani, ed io che avevo letto quanto sia potente Maria invocata sotto questo titolo di Ausiliatrice, e quanti prodigi aveva operati in favore di chi a Lei aveva fatto ricorso; quantunque indegna di grazia sì grande, mi rivolsi a Lei fiduciosa, promettendole di far celebrare una messa nel suo Santuario, e di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano, qualora mi avesse esaudita.
Ora mia figlia, conosciuto il male, potè essere risanata, ond'io per soddisfare la mia promessa, mando una piccola offerta per la celebrazione di una messa, e a beneficio della Pia Associazione.
1° marzo 19o6
MIOT ROSA, Pedemonte (Genova). - Ringrazio pubblicamente Maria SS. Ausiliatrice, per avermi salvato il diletto figlio Gio. Battista, conservandolo alla cara famiglia, di cui è capo e sostegno. Nella certezza che la Madonna me lo conserverà sano fino a tarda età, e benedirà a tutta la famiglia che da anni la elesse a speciale Patrona, invio riconoscente una Messa di ringraziamento e di supplica per ulteriori grazie.
19 marzo 19o6.
RONCALLO MARINA.
Tronzano Vercellese. - Ai primi dello scorso novembre e precisamente al cominciar dei primi freddi, mio figlio D. Carlo fu colpito da un'irite acuta all'occhio destro per cui, vane le prime cure del sanitario locale, dovette urgentemente lasciare la la scuola e recarsi a Torino. Il distinto oculista Cav. Secondi a cui fu amorosamente affidato, dopo accurata visita gli trovò l'occhio in uno stato sì deplorevole che giudicò conveniente un'immediata disinfezione non ostante l'ora già tarda di quella mattinata. Noi in famiglia, saputo vagamente il caso e solo dopo vari giorni, trepidanti, cominciammo una novena a Maria SS. Ausiliatrice ed ecco che in capo ad una settimana dal professor curante e dal figlio stesso ricevemmo notizie rassicuranti restando così scongiurata una ulteriore iridectomia che avrebbe potuto deturpargli l'occhio e pregiudicargli assai la vista.
Riconoscentissimi perciò a Maria Ausiliatrice per il tanto favore, mando una tenue offerta al suo Santuario nella speranza di vedere ben presto mio figlio completamente ristabilito e di recarmi a Dio piacendo, nel prossimo maggio, a farle speciali preghiere di ringraziamento.
Gennaio 19o6.
ANGELA ROBBIANO.
Quinzano d'Oglio (Brescia). - Ti rendo grazie e lodi con tutto lo slancio dell'animo mio, o Maria SS. Ausiliatrice ; a te io ricorsi perchè mi ottenessi pietà dal Cuore SS. di Gesù quando il mio giovane medico, affetto da profonda nevrastenia, contorcevasi fra gli spasimi d'un morale abbattimento, dichiarandosi inabile all'esercizio di quella professione che costò a lui tante intellettuali fatiche con esito brillante, e alla famiglia tanti sacrifici. Io mi vedevo, cogli altri miei figli bisognosi ancora di materiale aiuto, sull'orlo d'un abisso finanziario e morale mentre credevo trovarmi in porto. Quante lacrime versai ! Ma, o Maria, hai voluto solo provar la mia fede, poichè la lotta col male durò cinque lunghi mesi, ma quando mi si impose il sacrificio di far rinunciare al mio dottore la troppo gravosa condotta, coperta da un supplente, giunse pronto e forte il tuo soccorso con un complesso mirabile di circostanze che indussero mio figlio a ritornare provvisoriamente in posto, ove rimase calmo, sicuro, con perfetta lucidezza di mente finchè ottenne un'altra condotta a lui più adatta. Oh ! Maria SS. Ausiliatrice, ti ringrazi e ti esalti con me il mondo intero !
7 marzo 19o6.
ROSTINI ANGELA Vedova BERTOGLIO
Sant'Arcangelo (Forlì). - Nella prima quindicina dello scorso ottobre nostro padre fu colto per la dodicesima volta da polmonite. Il medico, già fin dai primi sintomi della malattia previde un caso molto serio. Un uomo di settant'anni, vissuti nel lavoro più indefesso, e, per giunta, colpito da paralisi! Com'era possibile che potesse guarire? L'ottavo giorno l'infermo era già munito di tutti i conforti della religione, ed era vicino al terribile passo. Fu la sera di quel giorno che da noi suoi figli si fece particolare ricorso a Maria SS. Ausiliatrice. Il mattino seguente l'ottimo medico curante constatò un miglioramento : all'indomani la malattia erasi cangiata in bronchite : in seguito cessò la febbre e il padre guarì. Fedeli alla promessa mandiamo una tenue offerta. Che la Madonna di D. Bosco ci guardi sempre e ci benedica.
8 dicembre 19o5.
GIUSEPPE, MICHELE, LUIGI, LORENZO, e GIOVANNI NICOLETTI.
Isola di Rovegno. -- L'anno scorso infieriva il tifo con rapidità spaventosa. Avendo fatto voto che se nessuno dei miei parenti fosse attaccato dal male avrei reso di pubblica ragione la grazia, essendo stato pienamente esaudito compio con gioia il voto fatto.
1 gennaio 19o6.
G. B. V.
Staffolo (Ancona) - Stava testè per incogliermi una grave disgrazia, che mi teneva in grande agitazione, non essendomi possibile l'allontanarla. Feci allora ricorso alla potentissima nostra Avvocata e Aiuto dei cristiani perchè me ne liberasse, con la formale promessa, se avessi ottenuto il favore, di fare un'offerta al suo Santuario di Torino, e di rendere pubblica la grazia. Ora, essendone rimasto incolume, riconoscentissimo a sì benigna Madre adempio il mio dovere inviando l'offerta, pregando di render pubblico il favore nel Bollettino.
16 aprile 1906.
FILIPPO VERDENELLI.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - Alba: Coniugi Bordino Pristinai, 10 - Albenga (Genova): sig. Molli Rosa 3 - Alcamo: Giangrasso Rosario 5 - Alessandria: Bigonelli Angela 5 - Airasca: Agonal Giuseppina- Agliano d'Asti : Gorberoglio Margherita - Avigliana Conti Marianna : A. L.
B) - Bagnatica (Bergamo): Cavallotti Teresa 3 - Balzola (Alessandria): C. R. 3 - Bergamo: Lucchini Alceste 5 - Besenello (Trento): Postingel Luigia I - Bessolo (Mercenasco-Torino): Bessolo Catterina 10 - Breno (Brescia): Testa Caterina Ved. Landrini 7 - Brusson: R. M. I. 3.50 - Bubbio (Acqui): Delponte Maria 2.
C) - Cachoeira do Campo (Minas-Brasile): Ch. Andrea Maria Fratino - Calcea: T. A. - Canale di Alba: Giacone Pietro-Cartiglio: Aime Giuseppe - Carmagnola : G. C. - Caronno Milanese: Locati Rosa cooperatrice 5 - Castelletto : Musso Angela 3 - Catania: Puglisi Alfio 5; M. T. 5. - Cavatore (Alessandria): Gratarola Maria 2 - Cervere (Bra): Catterina Borra 2,50 - Cisterna d'Asti: Amongero Antonio e consorte 5.
D) - Diano Borello: Biga Luigina in Temese.
F) - Finalmarina (Genova): Sacco Pietro 5Fontanile: Rebucco Domenico 2.
G) - Gallarate (Milano): Mazzuchelli Anna 5 - Genova: Demartini Cecilia 5 ; A. Cerruti, Coop. Sales. 50; M. M.
I) - Isnello: Laura Torre, insegnante.
M) - Mazzo Valtellina (Sondrio): Rossi Ulderico e Fanti Marta 1o : Sala Cristina 6 - Milano: Zaccheo D. Carlo a nome di N.N. 5 - Mineo: Antonietta Cocuzza Bosio - Mirabello Monf.: N.N. 3 Modena: Allegretti Ersilia 5 - Molini di Triora: Angela Ferrari di Terzorio 5 - Mondovì Carassone: Pensa Giuseppe 5 - Montagnana (Padova): Rizza Luciano 5 - Montelupo Fiorentino: Cioni. D. Carlo 8.
N) - Nizza Monferrato: N. A. F. M. 1o - Noli (Genova): Garzoglio Maria ved. Visconti, 2 - Novi Ligure Bertone Maria, 5.
P) - Pallanzeno Ossola:Nicolazzi Mario, coop. - Pavia: Donna Elvira Monti 20 ; Tampini Bertolo, 5; Depaoli Giuseppe 21 - Pedemonte: Speri Elisabetta 5 - Perloz (Torino): Ghesaz Costantino 12 - Pessione (Torino): Pittarelli Antonio - Poirino: Z. M. - Ponte (Valtellina): Savarè Graziosa 2.
R) - Riva di Chieri: O. P. 5 - Rocca de' Baldi: Mondino Maria di Giacomo - Roma: A. P. L.; Vittoria Benedetti io.
S) - Saluggia (Novara): Cerruti Grato Luigi Sondrigo (Verona): Moserte Alessandro, 3 - Santu Lussurgiu (Cagliari): N. N. 7 - Saronno (Milano): Gianetti Maria 6 - Savona: Teresa B. 1 - Sampeyre (Cuneo): Marino D. Giuseppe 10 - Sesto Calende: Sorelle Zocchi 5 - Serino (Bergamo): Avogadro Veronica 4-Soave (Verona): A. O. 2.Sottomarina (Chioggia): Sanbo Antonio, 5 - S. Antonino di Susa: Quaglio Camillo - S. Antioco (Iglesias): Aresti Gigino- S. Salvatore Monferrato: Rola Giovanna 2-S. Sebastiano (Tortona): Forlino Carolina - S. Vito al Tagliamento (Udine): Gasparotto Angelo di Osvaldo 5 - S. Vittoria d'Alba (Cuneo): Costamagna Agnese 2.
T) - Tassarolo (Novi Ligure): Bruno Carlo 3 - Terranova di Sicilia: Aula Annetta 6,5o - Tignano: Bonfiglioli Elena 5 - Tirano: Suor Tirelli Giuditta 5 - Torino: Colomiatti Dott. Luigi; Francesca Parrocchia; Bellezza Maria; Francesca Allara riconoscentissima per una grazia insigne - Trarivi (Rimini): Grossi Assunta 5.
V) - Venezia: Tabacco Vittorio 2 - Verolengo (Torino): Bosello Maria 4 - Verona: Padovani Elena 2- Vincenza: Luigia Nalessa 2 - Vigonovo: Bressan Giulia, 3 - Vignole Borbera: Re Luigi e consorte Maddalena suo - Villafranca d'Asti: Rollè Andrea. - Vinovo: Grifa Bartolomeo ; B. V. 5
X) - F. C. 5 - Virginia R. P.
TORINO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque anodo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi commissione in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.
Ogni sabato, alle 7,30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 maggio al 10 giugno.
15 maggio : Novena solenne in preparazione alla festa di Maria SS. Ausiliatrice col seguente orario Ore 5,30: Messa, predica del rev. prof. D. Francesco Zublena. Litanie, benedizione solenne. - Ore 19: Ave maris stella - Predica di un Ecc.mo Vescovo. - Litanie, Benedizione solenne.
17 maggio : Anniversario della Pontificia incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice. - Particolare indulgenza plenaria a chi visita il Santuario dai primi vespri del giorno 16 alla sera del 17. - Ore 5,30 Messa, predica, benedizione; ore 7,30: Messa celebrata da S. Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo Tit. di Gaza; ore 10,30: Messa solenne. - Alle ore 19: Ave maris stella, predica, benedizione col SS. Sacramento, impartita da 5. Ecc. Rev.ma Monsignor Castrale.
23 maggio: Vigilia della Solennità - Corte di Maria - Ore 5,30: Messa, predica, benedizione solenne ; - Ore 7,30: Seconda messa della Comunità, celebrata dal rev.mo Signor Don Rua - alle 15: Conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane, seguita dal canto delle Litanie, Tantum ergo e Benedizione solenne. - Alle 18,30: Primi Vespri Pontificali, discorso e benedizione solenne. - Il Santuario si chiude alle ore 22,30.
A sera illuminazione, concerto e canti corali sulla piazza del Santuario.
24 maggio: Ascensione di N. S. Gesù Cristo al Cielo e Solennità di Maria SS. Ausiliatrice - Speciale indulgenza plenaria. - Il Santuario si apre alle ore 3.
Ore 5,30: 1a Messa della Comunità, celebrata da un Ecc.mo Vescovo - 7,15: Messa celebrata da S. Eminenza Rev.ma il Signor Cardinale- Agostino Richelmy, nostro Veneratissimo Arcivescovo. - 10: Messa pontificata da 5. Ecc. Rev.ma Mons. Luigi Spandre, Ausiliare dell'Em.mo Sig. Cardinale - Infra Missam Panegirico.
Alle 16: Litanie, Tantum ergo e Benedizione solenne - Ore 18: Vespri Pontificali - Processione solenne - Trina benedizione col SS. Sacramento impartita dall'Em.mo Cardinale Arcivescovo.
Si eseguirà la Missa solemnis « SS. Redemptoris » del M. I Mitterer. Prima esecuzione.
A sera illuminazione - Concerto - Canti corali.
25 maggio: Ultimo giorno della Corte di Maria. Tutto come nella novena.
NB. Le preghiere di questo giorno sono in suffragio degli ascritti all'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice e di tutti i Benefattori defunti del Santuario.
27 maggio: Solenni funzioni di chiusura; Ore 5,30: Messa della Comunità; - 7.15: Messa celebrata da 5. Ecc. Rev.ma Mons. Giov. Cagliero, Arcivescovo tit. di Sebaste ; - 10 : Messa solenne con assistenza pontificale. -- Alle 15: Litanie Tantum ergo e benedizione solenne ; - 16: Vespri Discorso, Te Deum e trina benedizione col SS. Sacramento, impartita da S. Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero.
Si ripeterà la messa del giorno 24.
1 giugno : Comincia il mese del S. Cuore di Gesù. Devota pratica del Primo Venerdì del mese: ad onore del 5. Cuore di Gesù, Esposizione del SS. Sacsamento per tutto il giorno.
3 giugno: Solennità di Pentecoste - Alle 5,3o e 7,30 messa della comunità - alle 9 1/2 messa solenne; alle 16 vespri, discorso e benedizione.
IN OMAGGIO
Sua Eccellenza Rev.ma. Mons. Pietro Maffi.
Arcivescovo di Pisa, il 17 aprile u. s. in mezzo a straordinarie testimonianze di venerazione e di affetto ha celebrato le sue nozze d'argento sacerdotali.
Intelligenza aperta a tutte le grandi ispirazioni della scienza, della letteratura e delle arti cuore delicato, amorevole e soavemente pietoso a tutte le voci della povertà e del dolore; volontà gagliarda ed operosa; parola erudita, pittoresca, eloquente; pietà profonda, elevatezza di carattere, nobiltà di vita e soprattutto ammirabile semplicità e modestia, n tale è il ritratto dell'Angelo dell'Archidiocesi di Pisa, quale venne tracciato da un Eminentissimo Principe di S. Chiesa, il Card. Domenico Ferrata.
Associandoci, per sentimento di profonda gratitudine, al plauso che onorò la persona dell'esimio Pastore, facciamo noi pure ardentissimi voti, che Dio conservi la vita di Lui preziosa, a consolazione dei figli, ad incremento dei buoni studi, a decoro della Chiesa Cattolica.
A Valdocco.
Il rev. sig. D. Rua, dopo di aver passato con noi la Settimana Santa e la festa di Pasqua, si è rimesso in viaggio alla volta della Sicilia e di Malta. Nel ritorno visiterà le nuove fondazioni Salesiane della Calabria e del Napoletano, e sarà di nuovo tra noi prima della festa di Maria SS. Ausiliatrice. Lo accompagna il teol. D. Giulio Barberis. Il Signore e Maria SS. Ausiliatrice lo assistano amorevolmente, come noi lo seguiamo colle più affettuose preghiere.
In Italia.
MILANO. - L'inaugurazione della nuova chiesa venne rinviata definitivamente al 5 di giugno. Alla solenne cerimonia prenderà parte anche il veneratissimo nostro Superiore D. Rua. Ai Cooperatori Lombardi la preghiera di accorrere in soccorso ai nostri confratelli di Milano, che si affidano interamente nella loro carità, e l'invito di partecipare numerosi alle feste d'inaugurazione e al susseguente Congresso.
ALESSANDRIA - La chiusura dell'anno accademico della Scuola di Religione ebbe luogo prima delle feste pasquali nell'Istituto Salesiano. L'intervento del Clero, di signori e signore della buona società, e di studenti colle loro famiglie, che facevano corona a S. Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Capecci, fu numeroso tanto da superare di gran lunga l'aspettazione.
Aperse la serata una mirabile sinfonia, eseguita dall'orchestra dell'egregio prof. Pertusati; indi comparve sul palco uno degli alunni dell'Istituto Salesiano , il giovane Ferraris Giuseppe, studente di Liceo, a leggere un devoto indirizzo di omaggio e di riconoscenza al Vescovo, fondatore della Scuola di Religione, soggiungendo calde espressioni di elogio e di ringraziamento al Teol. Dott. Doglioli Don Francesco per le sue dotte lezioni fatte alla scolaresca.
Dopo un intermezzo, presentato dal dott. Doglioli, l'esimio prof. Adolfo Galassini tenne un nobilissimo discorso di circostanza, a comprovare la necessità dell'istruzione religiosa, massime pei giovani studenti. Segui la messa in scena, applauditissima, del melodramma Colombo fanciullo; quindi prese la parola l'Ecc.mo Vescovo diocesano. Diffondendosi a parlare dei vantaggi di detta istruzione, Egli ebbe espressioni incisive sopra la sua necessità, piene di fuoco sopra il dovere in tutti di cooperare alla sua diffusione, risuonanti l'allarme per i guai che ne vengono alla famiglia ed alla società, quand'essa venga trascurata. Nelle parole e nel gesto s'intravvedeva l'urgentissima preoccupazione del zelantissimo ed operoso Pastore di scongiurare il disastro del laicismo nelle scuole della sua diletta Alessandria. Un plauso riverente a Lui che volle e seppe, anche attraverso alle difficoltà, attuar ciò che è un bisogno dei tempi e un desiderio vivissimo del Santo Padre.
CAVAGLIA (Biella) - Oratorio festivo S. Giuseppe. - Anche quest'anno la festa di S. Giuseppe fu celebrata con solennità speciale. Alla messa, accompagnata da scelta musica dai giovani dell'annesso Istituto Ungherese, erano presenti più di centoventi giovanetti. Alla sera poi, dopo i Vespri e facile discorso di circostanza e benedizione col SS. Sacramento, mercè le offerte d'un Patronato sorto per impulso del compianto Gen. Salino ed ora presieduto dall'ill.mo Conte Olivieri di Vernier, si distribuirono dolci e frutta ai numerosissimi ragazzi accorsi, i quali volsero tutti una spontanea parola di ringraziamento a chi tanto s'adopera per educarli e divertirli onestamente. La cara festicciuola fu chiusa con un gruppo fotografico di quei buoni alunni, cui raccomandiamo che sopravvenendo la bella stagione continuino tutti a frequentare assiduamente l'oratorio, anche con un po' di sacrifizio.
SAN BENIGNO CANAVESE - " L'Arte nelle Scuole Professionali " - I recenti programmi governativi che per la quinta e la sesta classe elementare stabiliscono un insegnamento pratico che serva come di base a quell'istruzione professionale che l'esigenza dell'industria moderna richiede all'operaio, ci muovono a raccomandare nuovamente anche agli insegnanti delle classi elementari questa Rivista intesa a corredare i giovani artigiani appunto di quelle nozioni che oggigiorno sono loro rese indispensabili. Tutte le questioni inerenti all'operaio in genere vengono in essa trattate, in ogni professione si discende al pratico; ma quest'anno, tenendo calcolo del nuovo indirizzo delle scuole elementari, essa cercherà di avvicinarsi quanto più le sarà possibile anche ai loro programmi.
- Nel Numero 13=14 della stessa RIVISTA troviamo una pagina del Comm. Bongioannini, l'egregio Provveditore agli studi della Provincia di Torino, che in poche linee rievoca ciò che furono le scuole di S. Benigno novecento anni or sono.
« ... L'Ordine Benedettino, rappresentante massimo del monachesimo, faceva numerosi proseliti in tutta l'Europa occidentale e in parte della centrale ; e l'abate Guglielmo seppe essere per quest'ordine un vero novatore. La Scuola che fino all'epoca di Carlo Magno era stata istituita anche presso i monasteri, fu aperta da lui a tutti senza retribuzione. Ciascuno... vi ricevette l'insegnamento gratuito senza distinzione di classi : il ricco si trovò a lato del povero, e il meno favorito dalla fortuna ebbe anche vitto e alloggio; le preferenze e le distinzioni furono commisurate al sapere ed alla virtù; la carità e la scienza soverchiarono le disparità sociali ; ma non vi fu a tutta prima un indirizzo schiettamente pratico.
« La cronaca di Dijon dice che l'abate Guglielmo fece un primo nucleo della sua congregazione con Italiani, per circondarsi di nomini ispirati dal medesimo gusto estetico, e come lui votati allo splendore del culto ; e che in seguito... molti accorsero a lui da ogni parte, soprattutto dall'Italia, gli uni versati nelle lettere, gli altri adatti nelle arti e mestieri, onde la sua congregazione potè abbracciare ogni genere di mestieri, le arti liberali, le scienze e anche l'agricoltura.
« Egli era capo e direttore supremo. Dava a ciascuno il genere di lavoro per cui vedeva maggiore l'attitudine.... distingueva fra i suoi discepoli quelli che si distinguevano di più e li istruiva in modo da renderli degni di sostituirsi a lui dove occorresse.... preparava uomini adatti ad ogni mestiere e ad ogni professione, trasformando in scuole teorico-pratiche, nei suoi monasteri, le scuole gratuite che prima aveva aperto al pubblico, al qual fine formava officine per le arti ed i mestieri....
« Ed è così che l'abate Guglielmo, completando la regola benedettina colle sue costituzioni particolari, fondò l'ordine di S. Benigno e aperse la scuola, che fu teorico-pratica gratuita, e che trovata perfetta, si estese in Italia, Francia ed Allemagna, tanto che in poco volgere di anni ne furono fedi importanti S. Benigno di Fruttuaria, S. Benigno di Dijon ecc., ecc. »
Riandando quello che furono le Scuole Professionali di S. Benigno nel primo secolo del secondo millennio, non possiamo far a meno di ammirare la Divina Provvidenza, la quale ha voluto che i figli di D. Bosco fossero in S. Benigno gli eredi della missione di S. Guglielmo, tendendo pur essi, in limite più ristretto ma colle medesime forze e col medesimo amore, all'educazione professionale e cristiana dei figli del popolo.
Ancora in onore di S. Francesco di Sales.
CAMMARATA - Conferenza Salesiana. - Il 28 marzo p. p., nella chiesa dell'ex-Monastero di S. Domenica, sede dell'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice e della Pia Unione dei Cooperatori delle Opere Salesiane a cura del rev. sac. D. Salvatore La Corte Carmeci , operoso Rettore e Decurione, si celebrò con gran pompa la festa di S. Francesco di Sales e fu tenuta una conferenza. La mattina si celebrò messa cantata e s'impartì la comunione ai moltissimi Cooperatori e Cooperatrici intervenuti. La sera poi, anche coll'intervento di numerosi Cooperatori e Cooperatrici della vicina San Giovanni Gemini, il P. Salvatore da Licodia Eubea , quaresimalista , trattenne l'eletto uditorio sul regresso vorticoso della società moderna, per cui additò una diga salutare nell'Istituzione di Don Bosco, che disse diretta « a cristianizzare la gioventù indirizzata alle lettere ed alle arti, e a propagare ovunque la vera civiltà cristiana. » Conchiuse facendo voti, che i figli di Don Bosco, com'è ardente desiderio di molti, possano prendere presto la direzione di alcune opere di beneficenza che, vinti alcuni ostacoli, si spera di veder sorgere in Cammarata.
Aggiungiamo vari altri cenni di solennità celebrate ad onore del nostro S. Patrono, rinnovando caldamente la preghiera di sollecitare l'invio delle corrispondenze.
DESENZANO SUL LAGO. - Quest'anno si è ripreso l'uso di celebrare solennemente la festa di San Francesco di Sales, alla quale parteciparono in gran numero i Cooperatori e le Cooperatrici col ven. Clero locale. Il rev. prof. Don Martini, Preside del Liceo-Ginnasio , celebrò la messa della Comunità; il rev. sig. Arciprete cantò la messa solenne e tenne discorso di circostanza la sera; Mons. Marinoni ufficiò ai vespri e Mons. Vincenzo Papa impartì la Benedizione col Venerabile. Gli altri servizi furono disimpegnati dai revv. Curati. Anche il Rettore del Collegio Municipale volle rendere la festa più solenne, mandando una camerata de' suoi giovanetti ad assistere alle funzioni del pomeriggio. Una parola di lode va poi tributata anche al sig. Pistoni, che con vera arte accompagnò il canto onde vennero condecorate le diverse funzioni.
FIGLINE (Valdarno) - Conferenza e Commemorazione dl D. Bosco. - In occasione della festa di S. Francesco, nel teatrino dell'Oratorio, presente scelto pubblico, si tenne la prescritta Conferenza Salesiana : oratore fu il rev. Severino Mambrini, che dopo aver data un'idea generale dell'Opera salesiena, si fermò a dimostrare il bene che produsse ed è destinata a produrre nel paese di Figline. Nel mattino dello stesso giorno, a cura del locale Circolo D. Bosco, ebbe luogo anche una bella commemorazione dell'amato nostro Fondatore. I cantori dell'Oratorio sotto la direzione del loro benefattore D. Lorenzo Margiacchi , eseguirono assai bene la messa da Requiem del Mitterer.
FAENZA. - Solennissima fu la Conferenza salesiana, che si tenne a Faenza nel nostro Istituto. Il rev.mo Clero diocesano vi era largamente rappresentato nei rev.mi Canonici della Cattedrale, nei sigg. Parroci della città, e in ben più di cento altri sacerdoti, venuti eziandio dai dintorni, e da tutto il Seminario locale. Sua Ecc. Mons. Vescovo, alquanto indisposto, dolente di non poter intervenire mandava a rappresentarlo il rev.mo Rettore del Seminario, sig. can. Francesco Lanzoni. Dopo un mottetto eseguito dalla Schola cantorum dell'Istituto il sig. D. Roberto Malletti saliva il pulpito, ove con parola facile tratteggiò l'Opera Salesiana, e ricordando i principali fatti della vita giovanile e sacerdotale di D. Bosco lo mostrò l'uomo missus a Deo nel secolo XIX. Concluse esortando i Cooperatori faentini ad essere costanti nell'aiutare l'Opera Salesiana in Faenza, la quale coll'Istituto, col prosperoso Oratorio, colla Società ginnastica Fert e con varie altre scuole annesse all'Oratorio medesimo, si studia di compiere tutto quel bene che è possibile alla gioventù di Faenza.
In Oriente.
BETLEMME. - Da una lettera del Direttore dell'Orfanotrofio cattolico di Betlemme, indirizzata ad uno dei principali benefattori - Resoconto dell'opera. - La nostra situazione è quasi la stessa che l'anno scorso. L'orfanotrofio raccoglie e mantiene un po' più di un centinaio di orfanelli, ai quali dà una educazione cristiana ed insegna i diversi mestieri che più tardi permetteranno ai nostri fanciulli di guadagnare onoratamente la vita.
Le scuole gratuite aperte agli esterni contano 220 alunni, divisi in sette classi. L'istruzione è data da maestri esterni, sempre perchè ci manca il personale.
Il pensionato a pagamento è al suo secondo anno di esistenza, e conta ora 35 fanciulli di famiglie agiate di Betlemme.
La nostra chiesa del S. Cuore è molto frequentata dalla popolazione, che è molto cresciuta da alcuni anni. Betlemme non contava che alcune centinaia di famiglie trenta anni fa ; oggi è una città di 1o.ooo abitanti, e la sua popolazione tende ogni giorno ad aumentare, malgrado l'emigrazione di molti che vanno a cercare in America i mezzi di vivere e di mantenere le loro famiglie, e spesso anche, per stabilirvisi per sempre.
Le cifre officiali, secondo i diversi riti, sono le seguenti
Latini cattolici . . . 4501 Greci cattolici . 172 Greci non uniti . . 3881 Protestanti . . . . 132 Mussulmani 788 Cofti 12 Armeni 175
Il numero dei Greci cattolici, in realtà, è più elevato della cifra iscritta sui registri dell'amministrazione turca ; ma bisogna osservare che il passaggio da un rito all'altro sui registri turchi non si fa che quando la domanda dell'interessato è accompagnata da un buon backchiche. Inoltre, i Greci non uniti, avendo interesse acciocchè la cifra ufficiale dei loro aderenti non sia in decrescenza, usano della loro grande influenza presso le autorità turche per impedire cambiamenti.
I Greci cattolici, che si compongono per la più parte di famiglie poco agiate, non hanno presso le autorità turche che l'appoggio morale dell'Orfanotrofio.
Difatti, la parrocchia greco cattolica non ha cessato, dalla sua fondazione, di essere interamente a nostro carico, senza che ci sia data la possibilità, con nostro grande dispiacere, di farla meglio prosperare, sia per mancanza di mezzi pecuniari, sia per altre ragioni.
La nostra preoccupazione di ogni momento è di assicurare ai nostri orfanelli il pane quotidiano, perchè tutto questo piccolo mondo non cessa di avere un eccellente appetito. Questo primo punto assicurato, ci rimarrebbe a terminare - per questo si confida molto sulla Provvidenza e la generosità dei nostri Benefattori - lavori di una utilità incontestabile.
Fra questi lavori urgenti, v'è in prima linea la fabbrica di un gran porticato per riparare i nostri fanciulli dai calori dell'estate e dalle pioggie dell'inverno. Finora, per mancanza di mezzi, non si è potuto realizzare questo progetto e i corridoi della casa continuano a servire di cortile di ricreazione.
Bisognerebbe poi ingrandire il nostro laboratorio di falegname. Costruito al principio con troppa economia, non risponde più ai bisogni attuali. Il suo tetto di zinco non è che un debole riparo contro i calori dell'estate, che rendono qualche volta la temperatura uguale a quella dei piombi di Venezia ; gl'inconvenienti di questo tetto economico sono al contrario diversi nell'inverno, ove il freddo e la pioggia mettono a più di una prova le costituzioni robuste dei nostri fanciulli e dei loro maestri.
Parecchie delle nostre aule scolastiche dovrebbero essere allargate, per rispondere alle condizioni igieniche.
Se l'orfanotrofio, all'epoca della sua fondazione, rispondeva ai bisogni del momento, ora non è più sufficiente, perchè questi bisogni si sono moltiplicati colla popolazione cresciuta ; è perciò che s'impongono lavori di miglioramento ed anche d'ingrandimento se vogliamo essere all'altezza del nostro compito e lottare con vantaggio coi nostri vicini greci non uniti, protestanti, russi, che costruiscono con molte spese superbi stabilimenti ove gl'indigeni sono assicurati di trovare disgraziatamente al prezzo della loro fede tutti i vantaggi dei progressi moderni, per l'educazione e l'istruzione della gioventù.
È forse domandare molto ai nostri zelanti Benefattori, di cui la carità instancabile deve provvedere all'esistenza ed al mantenimento di tante opere divenute necessarie... ma la nostra fiducia nella Divina Provvidenza rimane incrollabile.
PATAGONES - Una medaglia d'oro al Seminario della Missione. - Traduciamo dal Flores del Campo:
« Il 18 dicembre cominciarono gli esami nel Seminario della Missione. Componevano la giunta esaminatrice il sig. Carmelo Bottazzi, Regio Agente Cousolare del Governo Italiano, il sig. Otero Gioachino Vice-Console di Spagna, il Capitano di Fregata sig. Giuseppe Luisoni, il sig. Ruiz Avv. Guinazù, il Dott. Umberto Risi, il sig. Giov. Avv. de Regis ; l'onor. Carlo Luro deputato nazionale, il Dott. Giuseppe Maria della Cuadra, il Dott. Carlo Hildeman, il Colonnello Secondo Molina, il tenente Ricardo Savane ed il sottotenente Armando Fischer. L'aula era completamente gremita di persone tra cui figuravano le famiglie più elevate della società di Viedma e di Patagones.
L'alto grado di preparazione degli alunni dei quattro corsi dimostrò chiaramente il lavoro costante dei professori, con cui sinceramente ci rallegriamo. L'intuizione delle domande, la rapida iniziativa che la maggior parte degli alunni mostrarono in certe materie, il ragionamento spigliato e profondo dei più grandicelli meritarono clamorosi e ripetuti applausi. Richiamarono specialmente l'attenzione gli esami di filosofia, nei quali gli alunui furono sottoposti a lunghe ed argute obbiezioni. Un piccolo gabinetto, preparato in gran parte dai professori ed alunni del seminario, contribuì a render più brillante l'esame di fisica. Nella geografia fu ammirata la grande facilità con cui i giovani disegnavano sulle lavagne gli schizzi corografici delle varie nazioni.
Il Regio Agente Consolare sig. Carmelo Bottazzi ebbe la presidenza degli esami d'Italiano e ne fu così soddisfatto che volle premiare la scuola con medaglia d'oro e scrisse all'eccellentissimo sig. ministro Plenipotentiario d'Italia in questa Repubblica la seguente lettera
Eccell.mo Signore,
Con vera soddisfazione comunico a Vostra Ecc. lo splendido esito degli esami d'italiano dato dagli alunni del Collegio S. Francesco Zaverio diretto dai RR. Salesiani.
Questi illustri Sacerdoti, oltre i Principii dell'idioma, hanno saputo infondere nell'animo dei loro allievi un grande amore alla patria nostra; e nella loro opera si sono mostrati eminentemente pattriottici. Io li applaudo di tutto cuore e mi faccio dovere d'informarne Vostra Eccellenza.
Approfitto dell'occasione per professarmi
Della Ecc. Vostra Obbl.mo Servitore
CARMELO BOTTAZZI
Regio Agente consolare.
Le espressioni che il R. Agente manifestò all'Ecc.mo Ministro furono quelle degli esaminatori e di quanti poi intervennero il 25 dicembre alla solenne premiazione. Apriva quest'adunanza il Direttore dell'istituto, rev. D. Bernardo Bottino, con un discorso: « La religione nella scuola ». Le numerose composizioni in spagnuolo, italiano, francese e latino tutte ben concepite e ben declamate furono intercalate da scelta musica.
Il coro a quattro voci « Saper flumina Babylonis » del M.° Gounod e « la preghiera » del Figlio dell'Esule di Mons. Cagliero, strapparono ripetuti applausi. »
S. E. ìl Card. Giuseppe Gallegari.
riverenti deponiamo un fiore sulla tomba dell'em.mo Card. Callegari, Vescovo di Padova, nostro illustre cooperatore.
La sua memoria rimarrà eternamente in benedizione. Sacerdote esemplare, vescovo zelantissimo, in tutta la sua lunga e nobile carriera diffuse i più vivi splendori di pietà e dottrina. Il benemerito Porporato, tra le altre sue cospicue virtù ebbe un ardentissimo zelo nell'aiutare efficacemente la buona stampa e nel procurare ogni mezzo per rendere proficuo l'insegnamento del catechismo. Mancò ai vivi nella notte dal venerdì al sabato santo, da tutti desiderato e compianto.
Con quella riverenza, con cui lo vedemmo prostrato sulla tomba del nostro buon Padre, quando nel 1904 fu l'ultima volta a Torino, noi c'inginocchiamo affettuosamente sopra il suo avello, pregandogli dal profondo del cuore il premio e la gloria dei Santi.
Mons. Andrea Ighina.
Colla veneranda persona di Mons. Ighina, la nostra Pia Unione ha fatto un'altra perdita gravissima. Coetaneo del nostro Fondatore, fu legato a lui dai vincoli più stretti di amicizia e di riverenza : e, morto D. Bosco, circondò dello stesso affetto i suoi figli.
Morì novantenne. I meriti che egli si accumulò nella sua lunga vita, piena di attività e di zelo, gli debbono aver già dischiuso le porte del cielo : nondimeno raccomandiamo a particolari suffragi l'anima eletta del compianto Monsignore, che ha lasciato di sè la più cara ricordanza.
Il cav. avv. Apelle Cantalamessa.
Il giorno 12 febbraio, moriva in Roma, a 66 anni, l'avv. cav. Apelle Cantalamessa, fratello del rev. D. Benvenuto, nostro insigne benefattore.
L'Avv. Cantalamessa, da buon cristiano, spirò placidamente, munito dei conforti religiosi e compianto da tutti per la sua grande bontà d'animo ed integrità di carattere. La salma, trasportata ad Ascoli sua patria, ebbe le più imponenti dimostrazioni di riverenza e di affetto.
Al rev.mo fratello, insieme con la promessa di ferventi suffragi, torni gradita l'espressione cordiale nelle nostre più vive condoglianze.
Dal 15 gennaio al 15 marzo
Bicego Domenico - Maglio di Sopra.
Bidone Maggiorino - Volpedo, Alessandria. Bigliocca Teresa - Gattinara. Biraghi Maria - Milano.
Bolognesi Angelina - Torino.
Bonaparte D. Paolo, rettore - Montelabbate, Pesaro. Bonato D. Paolo, rettore - Alano di Piave. Bonazzi D. Antonio, arciprete Vie. For. - Luzzara. Bonetti Angela - Cavedine.
Bonifetto Teresa V.° Lisa - Torino.
Boscolo D. Serafino - Grisolera, Venezia. Bottero Martino di Carlo - Orsara Bormida. Braccini Ludovico, notaio - Palombara Sabina. Bresso Matilde - Pinerolo.
Brizzolara Maria - Bardi, Piacenza. Bruchieri Annunziata - Luignano, Cremona. Buccio Antonio - Bagolino, Brescia. Bullo D. Luigi - Venezia.
Bulgarini D. Luigi, beneficiato - Lonato, Brescia. Burino D. Antonio - S. Maria La Longa. Busnardo Luigia - Mussolente Casoni. Bussi Eusebio, geometra - Bianzè.
Calandri D. Lodovico, curato - Pratavecchia, Cuneo. Camosci D. Luigi, parroco - Villa del Monte. Canale Maria V.a Chiusa - Fezzano, Genova. Cantarutti Giuseppe - Cisterna, Udine. Cautele D. Francesco, rettore - Carpanedo, Padova. Capitani Celso, sarto - Bologna. Carando Domenica - Cigliano. Cardone D. Michele - Dogliani. Carsana D. Bernardo, arciprete - Bariano, Bergamo. Cartieri-Dalisca marchesa Lavinia - Verona. Casalis Francesco - Carmagnola, Torino. Caselli Leandro, ingegnere - Messina. Casarini D. Ferdinando, canonico - Carpi. Caviglia Gio. Batt. - Bordighera-Torrione. Ceaglio Mdrgherita - Cercenasco, Torino. Celedoni D. Amadio, parroco - Visnale, Udine. Cerato D. Sante, rettore - Dolo, Venezia. Ceschia D. Mattia - Nimis, Udine. Chiais Vittoria - Torino.
Chiapponi D. Gio. Batt. - Casal Staffora
Chiarli Quintilia V.' Alemanni - Pavia. Chesini Paolo - Fumane, Verona.
Chiapetti Maria n. nob. Fabrini - Castelfiorentino. Colledani D. Barnaba, parroco - Raveo, Udine. Colombatto D. Claudio - Vallo, Torino. Combi Giovanni fu Giorgio - Cassina, Cono. Cominotto Teresa - Cosa, Udine. Compagnoni Angela V.a Galbiati - Milano. Corte-Swalon Giovanni - Auronzo. Cortellini Michele - Fonte Pejo. Cosi Martino fu Antonio - Bagolino, Brescia. Cossina D. Luigi, medico - Brescia. Coscioli Costantina, direttrice - Casale Monferrato. Dacquino Domenico - Melazzo, Alessandria. Dagna Giuseppe - Murazzano. Dallora Martino - Costanzana. Dalò Maria - Barbarano, Brescia. Dal Pozzo Benedetta n. Abelli - Sampeyre.
Dal Pozzolo D. Silvio, cappellano - Monteviale, Vicenza. D'Ambrosio D. Nicola, parroco - Mandaradoni. Damonte D. Dionigi, rettore - Piozzano, Alessandria. De Angelis D. Vincenzo, abate - Civitaquana, Aquila. De Felice D. Ignazio, canonico - Grottaglie, Lecce. Della Libera D. Antonio - Vittorio. De Lizzi D. Alfonso, ragioniere - Troia. Del Borgo contessa Gabriella - Torino. Del Palazzo Giovanni Pia - Forno, Novara. Denegri Angela di Giovanni - Alassio. De Regibus Teresa - Bellinzago, Novara. Dioli Giuseppe, ex-sindaco - Caspoggio, Sondrio. Divagno D. Giuseppe - Conversano. Donini Teodolinda u. Pilati - Bologna. Durazzo marchesa Anna n. contessa Castelbarco Visconti Simonetta - Multedo, Genova. Eberle Enrico - Catania.
Facin Ferdinando - Basse di Mossano, Vicenza. Falzone D. Michele, parroco - Villarossa, Caltanisetta. Farolfi Ferdinando - Ferrara. Faustin Albertina - Piacenza. Felletti D. Giovanni - Colle Umberto, Treviso. Ferrante Carolina - Torino. Ferrara Secondo - Casalvolone, Novara. Ferrero Giuseppe - Dogliani, Cuneo. Ferrero Rosa - Canale d'Alba, Cuneo. Figini Pietro - Vignole, Alessandria. Fiorini D. Ignazio - S. Giovanni Lupatato, Verona. Francia Lucia - Torino.
Franzini D. Giuseppe - Rezzato, Brescia. Frassini D. Edoardo, parroco - Venezia. Frattin D. Pietro, parroco - Venezia.
Frattini D. Giacomo, prevosto - S. Maria della Fossa. Furno Tommaso, - Lanzo Torinese, Torino. Gaetani cav. Giuseppe - Caltanisetta. Galdieri Alessandro - Conca della Campania, Caserta. Gallo Rosina - Asti, Alessandria. Gamba Angelina - Brescia. Gattelli D. Gio. Battista - Capostrada, Firenze. Gatti Giuseppe - Castel- S.- Pietro, Alessandria. Gattone Pasquale - Sasso, Alessandria. Gavina Pietra - Torre, Pavia. Gavuzzo Marco fu Andrea - S. Vittoria d'Alba, Cuneo. Genzone D. Maurizio, rettore - Alessandria. Giaccheri Giulia - Firenze. Gilmozzi Rosa - Ziano, Piacenza. Gioliti D. Giuseppe, pievano - Vigone, Torino. Giordano can. D. Antonio - Avellino. Giovenale Anna V.a Casetta - S. Damiano d'Asti. Giupponi V.a Maria - Manzano, Udine. Golzio Luigi, sarto - Mombello, Torino. Grassi Carolina, maestra - Casalmaggiore, Cremona. Grazioli Mons. Enrico, arciv. tit. - Roma. Grossi can. dottor D. Luigi - Modena. Grossi D. Bernardo, parroco - Coli-Peli, l'avia. Gualtieri D. Antonio, prevosto -- Aielli, Aquila. Guerrini Giulia - Fusignano, Ravenna. Guidi Teresa V.a Crosa - Trinità, Cuneo. Guglielmetti Giuseppina - Feletto, Torino. Ingarano-Millo Margherita - Racconigi. Lauri D. Domenico, arcipr. - Cantalupo in Sabina. Lazzero Giuseppa - Rosta, Torino. Lilla prof. Vincenzo - Messina. Lini Angelo - Cappella, Cremona. Lombardi Angelo - Bagolino, Brescia. Lonzi Agnese V.a Benucci - Roma. Lotti D. Pietro - Zoppola, Udine. Luccardi D. Celestino - Tavagnacco Cavallico, Udine. Lucchi Maria - Modena.
Lupi dottor Giovanni - Varazze, Genova. Macellaro Giuseppe - Balangero, Torino. Maculan D. Gio. Batt. - Tognara, Padova. Maggioni Bortolo - Artogne, Brescia. Macorana Baronessa - Catania.
Manara Card. Achille, arcivescovo - Ancona. Mandaro D. Donato - Biccari, Foggia.
Manfrinatis Beatrice V.a Delle Agucchie - Ferrara. Mannucci Leopoldina - Petrognano, Firenze. Marabelli Adelaide V.a Ravazza - Arcore, Milano. Marcazzan D. Angelo - Lonigo, Vicenza. Mariga Maria - Nova Padova, Brasile. Martani D. Ildebrando, priore - Alseno, Piacenza. Melica Maria - Buttigliera d'Asti. Menardi Luigi - Cortina d'Ampezzo, Tirolo. Menimi Catterina - Loreto, Ancona. Mercu-Corona Giulio - Jerzu, Cagliari. Mereu avv. Salvatore - Cagliari. Meroni Teresa - Soncino, Cremona. Minola Bartolomeo - Occhieppo Inferiore, Novara. Moglia Giuseppe fu Giovanni - Castelnuovo d'Asti. Molza marchesa Augusta - Modena. Mondino D. Luigi, prevosto - Balangero, Torino Moretta D. Carlo - Sartirana Lomellina.
Morozzo Della Rocca e di Brianzè Carolina - Torino. Motta Cecilia V.a Baroni - Milano.