ANNO XVII. - N. 9. Esce una volta al mese. SETTEMBRE 1893.
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO
La Chiesa del S. Cuore di Gesù in Londra.
Le vocazioni Sacerdotali e Religiose.
Onorificenze Pontificie a sei Cooperatori Salesiani. Grazie di Maria Ausiliatrice.
FRANCIA: - La Colonia agricola della Navarra.
NOTIZIE DEL NOSTRI MISSIONARII: - Dal Messico:
Una visita a quegli Italiani. - Dall'Argentina
Inaugurazione di nuove Chiese. -Dal Chili: I nostri due
Istituti di Santiago. - Altre notizie.
L'Opera della S. Famiglia di Betlemme. Bibliografia. - Letture Francesi. - Il nostro Messale. Cooperatori defunti.
Con piena gioia e consolazione annunziamo che la terza Domenica del p. v. Ottobre, sacra alla Purità della B. V. Maria, verrà solennemente benedetta ed aperta al pubblico culto la nuova Chiesa Salesiana di Battersea in Londra, dedicata al Sacro Cuore di Gesù. A Dio piacendo, si recherà in tale occasione colà il nostro amato Superiore D. Michele Rua.
L'erezione di questo tempio era indispensabile per quel quartiere e per quella missione diretta dai Salesiani da più anni. L'unica Chiesa, che colà avevasi, era di ferro e minacciava ruina, per modo che assolutamente non era più servibile. Si pose mano perciò all'erezione di questo nuovo tempio.
Trattandosi di chiesa parrocchiale, in una sontuosa città, e da dedicarsi al S. Cuore di Gesù, si volle che all'ampiezza vi apparisse unita una conveniente eleganza ; sarà perciò un nuovo pregevole monumento a quel Sacratissimo Cuore, da cui speriamo la conversione d'innumerevoli anime.
Ora, mentre con tutta l'effusione dell'animo nostro ringraziamo quelle pie persone che ci vennero finora in aiuto nell' erigere questo tempio, ci sentiamo pur costretti a far ancor, -1, una calda preghiera a tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane.
Sono finiti i lavori di mura tura; ma mancano ancora indispensabili lavori di decorazione ; mancano poi i banchi, il pulpito, l'organo, i vasi sacri, i sacri arredi e le campane pel campanile ; inoltre parecchi dei lavori già ultimati sono ancora da pagarsi. E 13attersea, ove trovasi il nuovo tempio, è un quartiere poverissimo ; per cui, nonostante lo zelo di quei buoni Cattolici e 1' interesse grande che prendono per quest'opera, sono affatto impotenti a sopperire le necessarie spese al compimento di questa nuova Chiesa. Perciò anche per questi ultimi debiti e nuovi lavori, noi confidiamo ancora nella carità dei nostri ottimi Cooperatori e Cooperatrici d'Italia.
Benemeriti cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Grazie a Dio, colla vostra carità abbiam già dedicato molti oratorii, 'ospizi e collegi al S. Cuore di Gesù ; inoltre al medesimo Sacratissimo Cuore innalzammo parecchie chiese, tra le quali non van dimenticate la Basilica al Castro Pretorio in Roma ed il Santuario in S. Paolo del Brasile.
Chi può enumerare le opere buone che in questi grandi cen ti°i di fede e di devozione si vanno ogni giorno facendo
Oh! sia sempre benedetta e ringraziata la Divina Provvidenza, che ci aiuta a por mano a fondazioni così salutari, che unite ai collegi, ospizi, oratori e specialmente alle Missioni già fondate costituiscono un ricchissimo patrimonio di tesori spirituali, coi quali e Salesiani e Cooperatori e Cooperatrici speriamo di procurarci molte benedizic ii, e grazie per questa vita e beni assai maggiori nell'eternità.
In questi mesi delle autunnali vacanze si agita e si deve risolvere per parecchi giovani studenti il problema importantissìmo della loro vocazione. P questo un punto capitale della vita, quello che gli antichi chiamavano: Ercole al bivio. Chiesa e mondo, Dio e Satana fanno sentire la loro voce a tante anime, dinanzi alle quali si parano molteplici vie. Oh fortunati i giovani che sanno scegliere a dovere! La loro vita sar, come un raggio di Paradiso in terra, e dopo la morte sarà ben grande la mercede elio li attenderà al tribunale di Dio.
Ma fermiamo ora il nostro pensiero sopra le più delicate e sante vocazioni, cioè sulle vocazioni sacerdotali e religiose.
Di queste ha grande bisogno la Chiesa, massime in questi giorni. In tante diocesi nostre vi ha penuria di operai evangelici, deficienza grande di preti e di religiosi. S'interroghino poi i Vescovi missionarii delle Americhe,' della Cina, dell'Africa, dell'Oceania, di tutte le contrade ancora infedeli. Quale grido di cordoglio! Come invocano la nostra pietà! - « Datemi uomini, scrive uno di essi, ed io vi salverò, coll' aiuto di Dio, m ilioni di anime. » - Ed un altro: - « Se lui spediste cento missionari , io li adopererei facilmente. » - Dovunque gli stessi reclami e gli stessi lamenti.
È una piaga grande questa insufficienza. Ma a chi tocca il cooperare a curarla?
I primi cooperatori di Dio in questo lavoro di preparazione debbono essere certamente gli stessi genitori del fanciullo. Non ha Dio confidato, prima che ad ogni altro, al padre ed alla madre gli interessi eterni dei loro figli? A loro tocca discernere accuratamente di buon'ora i disegni provvidenziali, per secondarne l'esecuzione ; a loro per conseguenza tocca esaminare i segni della divina chiamata, tostochè ne appariscono i primi indizi; a loro rimuovere, con una sollecitudine sempre vigile, le influenze nocive allo sbocciare di un fiore di vocazione, talora precoce, sempre fragile, che calcoli interessati troppo sovente riescono a distruggere nel suo germe.
Dovrebbero quindi stimarsi previlegiate quelle famiglie, nelle quali Iddio fa sorgere fiori così preziosi ! Guai a quei genitori che rigettano questa grazia ! Che responsabilità per coloro che non se ne vogliono interessare !
E che dovrassi poi dire di quelli che non solo non favoriscono e non coltivano siffatte vocazioni, ma anzi alle medesime si oppongono? San Bernardo chiamava tali genitori non padri. e madri, ma assassini dei loro figliuoli. Chi sa enumerare e dipingere al vero le fatali e lacrimevolissime conseguenze di un tal modo di operare? Lo diceva già il divin Redentore, che socio talvolta i parenti stessi i nemici dell'uomo : Inimici hominis domestici eius. Ma di giunta si possono con verità anche chiamare nemici di se stessi. Perchè la rovina delle vocazioni sacerdotali e religiose non attira solamente argomenti di amarissime lacrime sui figli che ne sono fuorviati, ma anche e sempre su coloro che sono la cagione di così grande disastro.
Dopo i genitori, il prete. Niuno è più adatto del sacerdote a questa coltura speciale dell' anima, mentre nell' atto stesso che tien conto dei gusti, delle attitudini, delle tendenze del fanciullo, sa pur difenderlo da certi contatti e premunirlo contro cento esempi, la cui impressione sarebbe mortale. Leggete la storia della Chiesa, e dovunque vedrete essersi sviluppate da santi sacerdoti le più belle vocazioni, nate in seno a famiglie povere, e più volte anche a famiglie che vivono senza religione. Innumerevoli esempi ce ne diede Don Bosco e ce ne danno tuttora ottimi e zelantissimi sacerdoti e secolari e regolari.
Dopo il prete, e con lui, ogni cristiano degno davvero di questo nome, e per conseguenza dedicato di cuore alla causa cattolica, come geloso di fornire alla Chiesa i mezzi necessari per affermare ed estendere su la terra il regno di Dio. Membro del corpo di Gesù Cristo, perciò stesso obbligato a lavorare pel bene generale della chiesa « in proporzione del dono ricevuto», come non dovrà ogni buon cristiano occuparsi di queste opere delle vocazioni, il cui fine è precisamente quello di conservare il regno di Gesù Cristo e diffonderlo ove ancor non esiste ?
A questo fine dovrebbero pure essere rivolti gli sforzi dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane. D. Bosco nel dettare il Regolamento di questa Pia Unione non dimenticava certamente l'opera importantissima delle vocazioni sacerdotali e religiose. Quindi, al secondo articolo del capo IV (pag. 32), così si esprime: « Siccome in questi tempi si fa gravemente sentire la penuria di vocazioni allo stato ecclesiastico, così coloro che ne sono in grado, prenderanno cura speciale di quei giovanetti ed anche degli adulti che, forniti delle necessarie qualità morali e di attitudine allo studio, dessero indizio di esserne chiamati, giovandoli coi loro consigli , indirizzandoli a quelle scuole, a quei collegi o a quei piccoli seminari, in cui possono essere coltivati e diretti a questo fine. »
Certo che una delle cure maggiori per le tenere vocazioni si è di ricoverarle al più presto nei diversi asili che la carità cristiana ha saputo creare nel fine di preparare loro un terreno di conveniente coltura; preferendo quelli nei quali possibilmente non si accettino che giovani aspiranti allo stato ecclesiastico od alla vita religiosa e nei quali regni ottimo spirito.
Ma noi vogliamo ora aggiungere una parola di più alle surriferite sapientissime del nostro Don Bosco. La chiesa, ricca in altri tempi dei beni che le venivano dalla liberalità dei fedeli, allora s'incaricava essa di provvedere al mantenimento degli aspiranti al sacerdozio ; ma dacchè questi beni son divenuti meschinissimi , ella si vede obbligata a stendere la mano per procurare l'indispensabile a quei suoi figliuoli che vogliono servirla. Aiuto di danaro, quindi, tributi periodici, fondi assicurati, svariate industrie di carità e di zelo, nulla trascuriamo per riservare ai vivai sacerdotali ciò che Leone XIII chiama « il meglio del nostro cuore »; giacché allo scopo di mettere in salvo quest' interesse di primo ordine, « fa d'uopo, egli dice, che i fedeli con la loro sapienza e munificenza si studino di rendersi benemeriti della religione cattolica. »
Infine non dimentichiamo che, per fecondare questi germi celesti, come per sottrarli alle nemiche influenze, nulla più vale della preghiera ardente, unanime, assidua, che sale dritto al cuore di Dio. Preghiamo, perchè le materiali difficoltà sieno spianate innanzi al Signore, e le terrene preoccupazioni, che trattengono lo slancio delle vocazioni, si dissipino innanzi allo sguardo della fede. Preghiamo, per rispondere all' appello di Colui che abbiamo udito a dirci: Vedete come la messe abbondante e quanto rari sono gli operai. Sì, preghiamo, ed interponiamo a tal uopo i meriti infiniti dello stesso Divin Redentore e l' intercessione della gran Vergine Ausiliatrice, e ne vedremo ben presto con ineffabile consolazione i frutti abbondevoli e provvidenziali..
Per chi abbia da interessarsi della vocazione di qualche giovane, noi suggeriremo di leggere gli opuscoli seguenti di nostra Libreria, che trattano di quest'importantissimo argomento.
DE-SANCTIS (Can. Paolo). Sulla vocazione divina a qualsivoglia stato di vita, in particolare all'ecclesiastico; 2a edizione, 1893; un volume in-32°, di pag. 232 (E) » 0,60
Opuscoli relativi allo stato religioso e lettere sul medesimo argomento, di s. Alfonso Maria de' Liguori ; 1885; un vol. in-32°, di pag. 100 (E) . . . » 0,20
I segreti della vita religiosa aperti alle anime che hanno abbracciato questo santo stato, per ua padre della Compagnia di Gesù ; 3 ediz. italiana, 1891; un vol. in-327 di pag. 173 (E) . . . » 0,80
Sentimenti di s. Tommaso d'Aquino e di s. Alfonso intorno all'entrata in religione; un volume in-32° di pag. 50 (E) » 0,15
La Via dal Santuario. Considerazioni proposte ai buoni giovani, dal Can. Almerico Guerra ; edizione 32, con aggiunte ; un vol. in-32° di p. 290 . » 1,00
Felicità sconosciuta. - Lettere ed esempi sulla vocazione allo stato religioso, pel Sac. salesiano Stefano Trione; 2a ediz. 1891; un volume in-32° di pag. 132 L. 0,30
Crediamo far cosa gradita ai nostri lettori recando a loro notizia come il Santo Padre Leone XIII, in quest'anno del suo Giubileo Episcopale, volle onorare sei nostri Cooperatori, conferendo a tre la Croce dell'Ordine Piano, e quella di S. Gregorio Magno a tre altri. I primi sono i Sigg. LUIGI RAVIZZA, LUIGI FUMI e PAOLO ZAMPI della città di Orvieto, ove si sta da qualche anno preparando un Istituto Salesiano; i secondi sono i Sigg. GIACOMO Cucco, biellese, GASTONE FABRE, francese, e ANGELO LASCURAIN, messicano.
LA CROCE DELL'ORDINE PIANO.
Questa per mandato di S. S. Leone XIII veniva presentata ai suddetti Cooperatori Salesiani da Sua Ecc. Mons. Bucchi Accica, Vescovo di Orvieto. La sera del 13 luglio p. p. per invito di Sua Eccellenza si radunavano in un salone di quell' Episcopio, a bella posta sfarzosamente illuminato, i dignitari ecclesiastici e molti signori e signore della città.
Monsignore salutò l'assemblea, e accennando allo scopo pel quale egli avea fatto l'invito, disse che i novelli cavalieri erano abbastanza conosciuti, perchè egli ne dovesse tessere l'elogio: ma una cosa che non poteva tacere si era che l'Ordine Piano che S. S. si degnava di conferire ai Signori LUIGI RAVIZZA, LUIGI FUMI e PAOLO ZAMPI è una delle più alte onorificenze che la Santa Sede suole concedere ai personaggi benemeriti della religione e della patria.
Quanto bene infatti i novelli cavalieri abbiano meritato e dell'una. e dell'altra, si mostra chiaro dall'opera indefessa che da parecchi anni prestano nel preparare l'istituto, pel quale S. S. disponeva della eredità a lui pervenuta della signora Maddalena Lazzarini, e che la stessa Santità volle affidare ai Salesiani.
Si venne quindi alla lettura dei tre Brevi. - Del cav. Luigi Ravizza viene ricordata la nobiltà della stirpe , la devozione inconcussa alla S. Sede e la carità verso i poveri - In quello del signor cav. Luigi Fumi, si fanno gli elogi di due sue grandi opere storiche. La prima del duomo d'Orvieto, la seconda della genealogia dei conti Pecci. - Dell' architetto Paolo Zampi si lodano i meriti nell'aver ritornato all'antico splendore la cattedrale d'Orvieto, mediante la sua straordinaria perizia in fatto di architettura specialmente medioevale.
Sorse a ringraziare a nome dei colleghi il cav. Luigi Fumi con un discorso mirabile pei sensi di devozione verso la S. Sede, il S. Pontefice Leone XIII ed il Vescovo di quella diocesi. Eccone un breve tratto « Chi ci onora, ci disse, è il Vicario di G. C., uno dei più insigni Pontefici che abbiano seduto sulla cattedra di S. Pietro. In Lui riconosce il mondo, col nome, la sapienza, l'eloquenza di s. Leone Magno. Egli è quel grande che compone i dissidii fra le nazioni, fa mitigar leggi funeste alla coscienza in popoli potenti , richiama alle tradizioni cristiane la filosofia e la letteratura, la Costituzione degli Stati e la condizione delle varie classi sociali; apro a tutti in Vaticano i tesori della critica giusta, non calunniatrice; e quanto più le scienze si reputano avversate dalla Santa Sede, egli anima gli studií storici, restituisce ed amplia i nuovi Lincei, innalza una specola che è la prima del mondo; e mentre tutte le nazioni si dibattono in guerra con se stesse e con la Chiesa, egli solo, ad immagine di Gesù C. , fa sentire la santa parola di pace. » E rivolgendosi a quel Vescovo : « Monsignore, (esclama), la gratitudine che germina come fiore dai benefici, ha già messo da tempo profonda radice nel nostro cuore. Grati e riconoscenti di tutto all'Ecc. Vostra, deponiamo umilmente gli atti del nostro illimitato ossequio a piè di questa cattedra. V. E. si degni di gradirli; accolga insieme gli augurii e i voti più sinceri che noi facciamo, perchè questa cattedra continui ancora per molti anni ad essere illustrata dagli esempi dello stile grande dell'eloquenza di che siete insigne maestro; continui a risplendere lungamente degli atti benefici del vostro governo, facendo nuove opere ispirate dalla carità di G. C., come quella di aver saputo qui attrarre la pia e benemerita Società Salesiana. Da voi, dal vostro clero, dalla Società Salesiana verrà quella luce che s'irraggia sul popolo; si aprirà la via alla sospirata rigenerazione morale nell' armonia felice della religione e della patria. In questa via, o Monsignore, vi accompagnano col cuore quanti hanno fede e amore, quante sono anime cospiranti nella carità di Don Bosco che vive in voi, o Reverendi (ai Salesiani presenti) e conferma il profetico non moriar! »
Il prof. Don Matteo Ottonello, salesiano, Rettore di quel Seminario, si congratulò allora coi novelli cavalieri a nome di tutti i Superiori e confratelli Salesiani. Detto che la lode è ottima cosa, quando, come nel presente caso, trova i meriti corrispondenti, che san Paolo ed i Padri se ne giovarono sempre a stimolare alle opere egregie i fedeli, perchè laus propter egregia fatta auget cupiditatem ad meliora (s. Giov. Crisost.), passò ad accennare una ragione del prodigioso sviluppo onde l' Opera salesiana fa di sè così gran maraviglia presso tutti ed è cagione di non minore contentezza presso i buoni. « I Salesiani si adoprano bensì quanto la esiguità del loro numero , la picciolezza delle loro forze, la novità della loro esistenza lo comporta, a durar fedeli nella missione a cui Dio si degnava chiamarli. E sia detto non tanto ad onor del vero, quanto a lode di Dio ottimo e provvidente, gli effetti corrispondono per lo più alle loro fatiche meglio assai che essi non avrebbero diritto di aspettarsi. Ma donde felicità siffatta? La risposta è in pronto. I Salesiani non scendono soli in campo. Essi ci vanno circondati , sostenuti da eletta e numerosa schiera di Cooperatori, che l'Opera salesiana ora precedono, preparandole la via, ora l' accompagnano rafforzandola con varie ragioni di mezzi. Ora ci sono larghi di sussidii pecuniarii, ora d'opportuni consigli; presso cui siamo ignoti, ci fanno conoscere; dove siam conosciuti, ci rendono, colla loro carità industriosa , ben voluti. Ogni paese ornai, ogni città , ogni villaggio conta i suoi Cooperatori : e da quelli come per tanti rivi si viene raccogliendo gran parte di quel tesoro di carità, che, per quanto ampio, non è mai troppo alle smisurate necessità di tanta parte dell'umana famiglia che ai Salesiani si volge per soccorso. A chi poi ogni altro mezzo fallisca, non può, mai venir meno la potenza della preghiera che tira sulle nostre fatiche quella rugiada di celesti benedizioni, che sono il vero principio fondatore di ogni umana industria perchè sta scritto che Deus autem incrementum dat. Ben riconobbe il nostro gran Padre D. Bosco l'alta importanza, anzi l' assoluta necessità dei Cooperatori, i quali, stretti a' suoi figli in una santa lega di carità, ad una con essi e ciascuno secondo sua possa lavorano la vigna del Signore. Di qui la ragione ond' egli non cessava di esaltarne i meriti, come non ristava dal chiamar sopra di loro le benedizioni del Cielo : voti mai sempre compiti , come per innumerevoli testimonianze si fa palese. - Nobili Signori e cari Cooperatori, voi col degnissimo Monsig. Vescovo ai Salesiani, che tosto giungeranno tra voi, avete ornai con amore di fratelli, anzi di padri
Apparecchiato grazioso loco.
Non s'arresti qui il benefizio dell' opera vostra. Anzi proponetevi di esser gli amici sempre fedeli, i sostenitori sempre validi di questi vostri novelli ospiti. Voi, o benemeriti Signori, non ve la farete con ingrati. Se i Salesiani hanno alcuna cosa ereditato del gran patrimonio di virtù del loro padre Don Bosco, egli è il vivo sentimento dei benefizi. Benefizi che finalmente poi ripiovono su quella società, che ha bisogno così incalzante di essere nella sua gioventù risanata e rifatta. I benefizi vostri, o Signori, ricadranno poi su questa vostra patria diletta, della quale voi siete figli così illustri e così amorosi. »
Notiamo come era presente pure il nostro Procuratore Generale, D. Cesare Dott. Cagliero, da Roma recatosi ad Orvieto per rappresentare in sì bella occasione i nostri Superiori maggi ori, e prendere intanto i necessari provvedimenti acciocchè il nuovo istituto sia aperto col principio dell'anno scolastico.
Uno splendido sonetto dedicato al grande e benefico Pontefice Leone XIII , letto dal prof. Don Domenico Palazzetti, chiuse la prima parte della serata; alla quale seguì un buon rinfresco, servito agli intervenuti nelle sale attigue, dove era stato preparato per la generosità di Monsignor Vescovo.
L' avvenimento lasciò sotto ogni rispetto profonda impressione negli intervenuti che ne serberanno per lungo tempo la più grata ricordanza.
LA CROCE DI SAN GREGORIO MAGNO.
Cerimonia ugualmente bella e cara compievasi a Torino, nell'Oratorio salesiano, il giorno 24 dello scorso maggio, solennità di Maria SS. Ausiliatrice.
Mentre al pranzo trovavansi presenti Sua Ecc. Rev.ma Mons. Davide de' Conti Ric cardi, Arcivescovo di Torino , Mons. Basilio Leto, titolare di Samaria, Monsig. Giovanni Cagliero, titolare di Magida e Vicario della Patagonia , ed un'eletta di nobili signori sì dei clero che del laicato torinese, Don Rua faceva dare lettura dei Brevi coi quali Sua Santità Leone XIII conferiva la Croce di S. Gregorio Magno ai signori GIACOMO CUCCO, GASTONE FABRE, due altri zelanti Cooperatori Salesiani.
Il sig. Giacomo Cucco, architetto biellese, è quegli che diresse con somma perizia i lavori del monumentale tempio del S. Cuore di Gesù in Roma e poi diede il disegno ed assistette alla costruzione dell'annesso Ospizio pure intitolato al S. Cuore ; disegno che piacque assai ai S. Padre, cui fu presentato questa primavera nell'occasione dell' inaugurazione in memoria del fausto Giubileo Episcopale. Egli diresse ancora i lavori di ristauro della chiesa di Carpineto secondo i desiderii del S. Padre.
Il sig. Gastone Fabre, avvocato francese, è uno dei membri più attivi delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, indefesso difensore del clero contro le calunnie dei tristi, sostegno di tutte le opere di beneficenza di Nizza Marittima , e specialmente generoso benefattore dei figli di D. Bosco.
La medesima onorificenza fu pur accordata al signor Angelo Lascurain, messicano, che noi desideriamo far conoscere ai nostri Cooperatori. Egli è un membro attivissimo delle società di beneficenza di Messico. Mosso a compassione della gioventù povera ed abbandonata, si rivolse a D. Bosco di v. m. perchè vi mandasse alcuni suoi figli ad impiantarvi un istituto sul modello dell'Oratorio di Torino. Ma non avendo potuto subito riuscire nel suo intento, fin dall'anno 1890 acquistò un piccolo locale, vi raccolse una trentina di poveri orfanelli, e affidandone la direzione spirituale ad un bravo sacerdote messicano, nel giorno 6 gennaio di quell' anno stesso, Epifania del Signore, inaugurò il nuovo ospizio intitolandolo fin d' allora Casa Salesiana. E l' anno scorso che vi andarono i nostri confratelli, egli loro fece splendide accoglienze e loro ne cedette interamente la direzione , continuando tuttavia a far loro da consigliere e da zelante Cooperatore salesiano.
A quest'ultimo fu spedita la Croce col Breve a Messico. Agli altri due fu presentata da S. E. R.ma l'Arcivescovo di Torino e da D. Rua , che pronunciarono acconce parole fra le acclamazioni e gli applausi dei numerosi invitati.
A questi tre novelli Cavalieri, come pure agli altri tre di Orvieto noi presentiamo le nostre più sincere congratulazioni.
Maria SS. Ausiliatrice, benedite le nostre campagne! - In ringraziamento alla Vergine SS., invocata sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani, per aver preservate nell' anno scorso le nostre campagne dai disastri patiti negli anni precedenti, offro a nome mio e di alcuni mira parrocchiani una tenue offerta di L. 7,50. Fidente nella bontà della gran Madre di Dio, La supplico di continuarci la sua potente protezione nel corrente anno, e di gran cuore esclamo : O pietosissima Madre , noi ci abbandoniamo interamente a Voi, e Vi supplichiamo di salvar le anime nostre e preservar le famiglie e le campagne nostre dalle disgrazie.
Cumiana, parrocchia di S. Giovanni Battista della Costa, 6 luglio 1893.
Sac. ROGGIo DomeNico, priore.
Guarigione istantanea dopo una Novena a Maria. - Un mio buon amico da vario tempo, in seguito a disgrazie e strapazzi, era affetto da forte catarro con dolori al cuore che nol lasciavano aver bene, specialmente di notte; aveva inoltre penoso il respiro e continua paura di rimanere soffocato. Vedovo , con molta figliuolanza di tenera età, tremava sul futuro destino di sua famiglia; quando in buon punto si sovvenne di Colei che dà aiuto in tempo opportuno.
Si presenta a me , si priva per onor di Maria Ausiliatrice di una decorazione militare, a cui portava molto affetto , promettendo inoltre di fare un'altra offerta, se la Vergine l'avesse guarito. - Dà principio ad una novena per mio consiglio, la prosegue costante fino all'ultimo giorno senza effetto. Ma la grazia doveva proprio incominciare a novena compiuta.
Difatti la mattina del giorno seguente, dopo aver passato una notte tranquilla, potè alzarsi con molto sollievo e recarsi alla chiesa ad ascoltare la s. Messa, indi a passeggio con tutta la tranquillità e gioia di un sano; ne più sentì gl'incomodi del suo male. Ora colle lagrime della riconoscenza va ripetendo: In te, Domina, speravi; non confundar in aeternum.
Trento, 15 giugno 1893.
Sac. PIETRO FURNO Direttore salesiano.
Una zelatrice dell'Opera del Sacro Cuore di Gesù. - Da lungo tempo una salute assai cagionevole non permetteva alla signora Lucia Ziglioli di compiere i suoi doveri di maestra, e, rendendola afflitta e sconfortata, le faceva trascorrere giorni pieni di malinconia.
La buona signora, zelatrice della Pia Opera del S. Cuore di Gesù, scrisse al nostro Superiore raccomandandosi alle preghiere nostre e dei giovanetti dell' Ospizio , e fece con fede ricorso al SS. Cuore di Gesù ed a Maria SS. Ausiliatrice , con promessa che, se le concedevano anche solo una sanità discreta, colla quale potesse disimpegnare i suoi doveri, avrebbe fatta pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. In pari tempo mandò un'offerta e fece celebrare una santa Messa all'altare del S. Cuore di Gesù nel dì stesso della sua festa. - La grazia non si fece a lungo aspettare. Pienamente esaudita dalla fonte di ogni benedizione e da Colei a cui non si ricorre mal invano, rende vivissime grazie ed esprime tutta la sua riconoscenza al SS. Cuore di Gesù ed a Maria SS. Ausiliatrice.
Roma, Ospizio del S. Cuore di Gesù, 11 luglio 1833. Sac. BARTOLOMEO GAIDO.
La benedizione di Maria SS. Ausiliatrice. - Il mio bambino Matteo era infermiccio e debolissimo di complessione, sicchè all'età di 22 mesi non poteva ancora in nessun modo reggersi sulla persona. Soventi volte provavamo con mille industrie a tenerlo ritto in piedi, ma con grande dolore le gambe cedevano ed il bambino si metteva a piangere dirottamente. Gli usai le cure ordinate dai medici, ma tutto fu inutile. Trovandomi in tanta afflizione, lo raccomandai alle divote preghiere dei giovani dell' Oratorio Salesiano, essendovi tra questi anche un mio figlio, padrino del bambino. Intanto un altro mio figlio, avendo avuto occasione di recarsi a Torino e di parlare col sig. Don Rua , lo raccomandò alle sue preghiere. Il sig. Don Rua diede ed estese all' infermo, sebben lontano, la benedizione di Maria Santissima Ausiliatrice. Arrivato a casa tentammo di sollevar il bambino come le altre volte, e questi con meraviglia di tutti stette fermo sui suoi piedi. Continuò pertanto a migliorare in un modo sorprendente, ed ora è pienamente sano e prosperoso. La mia contentezza e riconoscenza è grandissima: epperciò desidero che venga pubblicata questa segnalata grazia a gloria di Maria SS. Ausiliatrice.
Caramagna, 24 giugno 1893.
BARAVALLE MADDALENA.
Riconoscenza a Maria Ausiliatrice. - Rev.mo sig. D. Rua. - Con mia lettera del 1° corrente mese mi raccomandava alle preghiere sue e di tutti i figli di Don Bosco per ottenere da Maria Ausiliatrice una grazia importantissima per questa mia parrocchia. Ne sia ora pubblicamente ringraziata la Gran Madre di Dio! Ciò che io desiderava l'ottenni e pienamente.
Vergnasco, 20 luglio 1893.
Can. GOLZIo D. SECONDO Prevosto.
Ringraziano pure Maria Ausiliatrice per grazie ricevute i seguenti
Una figlia di Maria, Brescia-Catelino Luigia, Viù - Mangini Luigi e Cantoni, avvocati - Calcagno Chiaffredo, Villafranea Piemonte - Gallo Cesare Augusto, Torino - Gilardini Erminia - Dell'Argo Vincenzo, Rossasco - Delconte Teresa, Rossasco (Pavia) - Delbosco Francesco, Racconigi - Mosso Maria, Cambiano - Sguazzini Giuseppina, Biandrate - Chiattone Agostina, ved. , Carmagnola - Boccardi Domenica - Capriolo Teresa, Pocapaglia - Ved. Ferrero, Pinrrolo - Trotti Annunziata, Pieve del Cairo - Celestina Banderi - Crivelli Maria -Marengo Ottavio, Carmapsola - Passi Agata, Torino - Caxuparo Pietro, Chivasso Castelrosso - Sterpone Giuseppe, Villarbasse - Mosso Felicita, Villarbasse -- Ambrosetti D. Carlo - Cuscinetti Maria, C'arntagnola - Grosso Teresa, Psigna - Ferrero Carolina, Ceresole (Alba) - Delamenti Carolina, Ciconio - Golzio Maria, Castelrosso - Visconti Giuseppe, S. Rocco della illontà - Cerruti Rosalia - Salvetti Gabriella, Ceva - Ferrero Giovanni, mimata - Perlo Maria, Possano - Masone Catterina, Torino.
Quel nostro buon amico di Francia, che il mese scorso ci favorì la bella veduta del Patronato S. Pietro di Nizza Marittima , per questo numero ci invia un altro disegno, non meno bello, della Colonia Agricola diretta dai Salesiani alla Navarra.
La Navarra è un tenimento nel Comune di La Crau, nel cantone d'Hyères, dipartimento del Varo. Ci fu affidato dalla felice memoria di Mons. Terris, Vescovo di Fréjus e Toulon, nel luglio dell'anno 1878, affine di aprirvi una Casa Agricola. Essa porta il nome di Orfanotrofio S. Giuseppe. La proprietà è di oltre 200 ettari ; ma quando i Salesiaui ne presero il possesso, era tutto affatto incolta. L'abitazione consisteva in una casa rustica , molta ristretta e insufficiente al bisogno. La bella casa, di cui riproduciamo il disegno, è dovuta alla carità di generosi Cooperatori ed all'attività di quel Direttore D. Perrot. Il fabbricato con Casa colonica annessa può contenere alcune centinala di persone.
Colà i Salesiani raccolgono poveri giovanetti, e coll'aiuto di intelligenti agricoltori li esercitano nel coltivare la terra. Ivi colla pratica e colla teoria li istruiscono circa la natura dei terreni, intorno al modo più conveniente di concimarli, lavorarli, e farvi le acconce seminagioni ; ivi li ammaestrano a piantare le viti, propagginarle, potarle, fare i vini ; ivi loro fanno apprendere le varie maniere d'innestare gli alberi da frutta, sfrondar le piante , tagliar le legna e tante altre utili cognizioni, tanto da formare esperti contadini. Nel tempo stesso, in ore determinate del giorno o della sera, impartiscono loro una istruzione letteraria conforme al loro bisogno e condizione , e specialmente una religiosa e morale educazione, che li renda buoni cristiani e probi cittadini, utili alla religione, alla famiglia ed alla patria.
I risultati ottenuti specialmente nella coltura della vite sono assai consolanti. Ne è una prova la Medaglia d' argento che la Società di Agricoltura del Varo consegnava a quel Direttore il 10 maggio 1891, facendogli ampii encomii per importanti piantagioni e l'eccellente direzione di quell'Agricola.
E mentre ciò fanno i Salesiani alla Navarra, non dimenticano di spiare le inclinazioni e le doti dei fanciulli alle loro cure commessi ; e se ne scorgono taluni di bella indole e propensi allo stato ecclesiastico, non lasciano di coltivarli premurosamente, facendo loro percorrere la via degli studii opportuni, per renderli così sacerdoti e regalarli quindi alla Chiesa di Francia.
Questo per i giovanetti. Ma anche pel popolo di quel Comune lavorano i Salesiani della Navarra : essi colà funzionano una chiesa pubblica con grande vantaggio di quegli abitanti, ed un sacerdote va ogni settimana ad evangelizzare gli emigranti italiani che dimorano a La Londe.
DAL MESSICO
Una visita agli italiani del Messico.
REv.MO E AMAT. MO SIG. D. RUA, FINALMENTE ho potuto trovar un momento per far una visita alla vicina colonia italiana.
Trovasi essa al nord-est di questa città di Messico, a poco più di tre chilometri di distanza, fra il villaggio di Tacéba e il celebre santuario della Madonna di Guadalupe. Si compone di un duecento italiani, quasi tutti delle provincie venete, robusti, laboriosi, onesti e buoni cattolici praticanti.
Già aveva incominciato a conoscerli qui in città, dove venivano ai santi Sacramenti o alla cappella della nostra Casa provvisoria di Santa Maria o a quella che serviamo noi Salesiani nell'Azienda dell'Ascensione, dove ci stiam fabbricando la casa nuova, indispensabile pel grandissimo numero di poveri giovanetti che ci domandano ricovero ed educazione cristiana.
In quella colonia i nostri compatrioti coltivano più di settanta ettari di terra, che colla loro vita parca ed economica han già potuto comprare e pagare. Merita speciale ed onorevole menzione il lavoro che vi hanno fatto, perchè quando fu loro affidato, or son nove anni, quel terreno da coltivare non era altro che una palude pestilenziale. Ma non si smarrirono essi : scavarono pozzi, canalizzarono le acque, piantarono salici ed eucaliptus, elevarono dighe e seppero così bene adoperarsi , che quell' infecondo pantano è diventato un ubertoso campo, dove biondeggiano le spighe, s' alza rigoglioso il gran turco, verdeggiano i gelsi e gli alberi da frutta, dove iusomma fiorisce ogni ben di Dio. E le loro casette di adóbes (mattoni di fango) sparse qua e là fra la verdura, come sono ben fatte e ben tenute ! E dappertutto vi sorride la Madonna in un bel quadretto col suo lume acceso dinanzi ! Bravi italiani !
Non è a dire la festa che fecero a me e al chierico Osella che mi accompagnava e con quanta schietta cortesia ci ricevettero.
Noi abbiamo regalato i bambini di medaglie di Maria Ausiliatrice e gli adulti di Letture Cattoliche in italiano, e abbiam promesso (l'ho da dire?) che quando verranno i confratelli e le Suore di Maria Ausiliatrice, che aspettiamo da Italia, ne manderemo un paio ad insegnare il catechismo ai loro fanciulli e fanciulle. - Cosa fatta capo ha, amatissimo Padre, e se ho fatto male, son pronto a farne la penitenza.
Ma Ella col suo gran cuore m' assolverà di colpa e pena, ed anzi mi manderà personale, ne son sicuro, anche per poter dirigere la costruzione della cappella - che vogliono fabbricare in un punto centrale della colonia, sopra un terreno che tutti d'accordo comprarono per questo fine.
Dunque, sig. D. Rua, ci faccia la carità di mandarci presto un buon rinforzo: servizio di chiese private e pubbliche , fabbricazione, convitto, scuole esterne e i nostri cari compatrioti della colonia italiana glielo domandano a voz en grito! (ad alta voce).
In aspettativa di questo rinforzo , io fin d'ora ne la ringrazio con tutto il calore tropicale.
Ci benedica tutti , o amatissimo Padre, e specialmente il suo
Aff.mo ubb.mo figlio
SAC. ANGELO PICCONO.
DALL'ARGENTINA,
I nostri assidui lettori ricorderanno come nel mese di febbraio, riportando una lettera del missionario Don Giacomo Costamagna, Ispettore delle Case nostre dell'Argentina, annunziavamo come in quella tribolata Repubblica si stavano costruendo sei chiese o cappelle salesiane. Ora, dando grazie a Dio ed agli ottimi Cooperatori e Cooperatrici salesiane, siamo in grado di poter annunziare che la cappella di Rosario di S. Fè e quella di Moron (dove hanno casa le Suore di Maria Ausiliatrice), quella di Almagro (Buenos Aires) presso il nuovo collegio di D. Bosco per i 600 e più giovani esterni e le due navi laterali della gran chiesa di Maria Ausiliatrice in Almagro stesso , già da parecchi mesi benedette, funzionano con piacere e vantaggio grande di quella gente. Ecco qua alcune corrispondenze riguardanti le funzioni d'inaugurazione di dette chiese:
ROSARIO DI SANTA FÈ Rev.m° SIG. Don RUA,
NEL gennaio di quest'anno a Rosario di S. Fè le Suore di Maria Ausiliatrice hanno aperto un collegio con Oratorio festivo per le ragazze. Il collegio è assai frequentato , e l' Oratorio nei dì festivi è un piccolo mondo di vispe fanciulle che si ricreano a nuova vita. ,
La domenica Laetare poi, 12 marzo, si benedisse la chiesa annessa al collegio, dedicata a Maria Ausiliatrice; chiesa, direi, miracolosa, perchè, incominciata in dicembre, fu condotta a termine nel breve spazio di tre mesi.
Quel giorno fu per noi una grande solennità. La benedizione della chiesa fu data da un santo missionario Redentorista, il padre Vittorio Layodice, italiano, che predicava allora una missione in Rosario. Terminata la funzione di rito, prima che il sacerdote salisse all'altare per celebrarvi il primo sacrifizio, il sullodato Padre con santa unzione pronunciò un bel discorso di circostanza. Alle 10 fuvvi altra messa solenne , e le nostre ragazze interne diedero il primo saggio di canto, eseguendo la messa della S. Infanzia di Mons. Cagliero. Ad aumentare lo splendore della messa cantata contrìbuì pure non poco la banda cittadina, messa a nostra disposizione dalla gentilezza del Sopraintendente della città. - Verso le 3 pom. ebbero luogo i Vespri, e quindi la Benedizione col S. S. Sacramento.
Usciti di chiesa, già era aperto il teatrino a buon numero di invitati. Le nostre ragazze nella giornata avevano dato un saggio di canto; ora si trattava di dare anche un piccolo saggio di declamazione. In pochi minuti lo spazioso salone , dove era preparato il palco scenico, si riempì di un'eletta schiera di signori Cooperatori e di signore Cooperatrici salesiane, di quelle persone cioè che ci avevano favorito quando avevamo picchiato alle loro porte per cercare di che far fronte alle prime necessità di questa Casa.
E debbo dire ad onore di questi buoni Rosarini, che anche le spese di questa festa furono da loro generosamente coperte. Il padrino della festa, l' illustre signor Pietro Echague, ci lasciò nelle mani un' abbondante elemosina ; e la madrina, la gentil signora Ghigliazza, s'incaricò dei rinfreschi e d'altre spese particolari, regalandoci pure uno splendido lampadario per la chiesa, che collocato nel mezzo perpendicolarmente alla balaustrata faceva un bel contrasto colla somma povertà dell'altare e dei pochi sacri arredi indispensabili.
Quella festa piacque assai agli intervenuti e lasciò in tutti buona impressione.
La nuova chiesa , come già dissi, è dedicata a Maria Ausiliatrice; e la nostra buona Madre ha già dato chiari segui di sua protezione verso di noi. Tra i quali primo e specialissimo noi teniamo l' averci Essa il sabbato santo liberati da una grave disgrazia. La Settimana Santa nella nuova chiesa si celebravano le commoventi sacre funzioni con un sempre regolare concorso di fedeli. Al sabbato, mentre il celebrante, che era il Direttore dei Salesiani, di questa città, stava per intuonare il Gloria, una mano sconosciuta dalla, porta della chiesa scaricava entro un' arma mortifera. Fu un momento di trepidazione. Ma oh! miracolo ! Mentre la palla era diretta verso l' altare e, pare, a colpire il celebrante , contrariamente alle leggi fisiche, giunta presso l'altare d'un tratto deviò di alcuni metri ed andò a parare nella parete laterale. Il demonio per mezzo di un infelice, che non sappiamo chi fosse, voleva disturbarci con una disgrazia ; ma Maria Santissima ce ne ha preservate.
Continui Maria a proteggercì, e Lei, o R.mo Sig. D. Rua, preghi per noi e ci benedica. Mi creda per tutte
Rosario, 10 aprile 1893.
Dev.ma obbl.ma in G. C.
Suor LUIGIA VASCHETTI.
BUENOS AIRES (Almagro ),
Rev.mo SIG. D. RUA,
IL giorno 20 dello scorso marzo s'inaugurarono le due navi laterali della oramai non più cappella, ma basilica di Maria Ausiliatrice in Almagro. Vi predicarono tre oratori con ispeciale unzione, ed accorsero, a fare ivi la s. Comunione gli alunni e le allieve dei collegi nostri e delle Suore di Maria Ausiliatrice di Almagro, di Moron, di Sant' Isidro, di Barracas e della Boca. Fu un vero spettacolo di tenera pietà cristiana.
Alla sera dello stesso giorno essendo arrivato allor allora il nostro Don Giuseppe Vespignani da Patagones, dove erasi recato in qualità di Superiore interino di quella missione in assenza di Mons. Cagliero, benedisse il nuovo collegio Don Bosco per gli esterni di Almagro, sorto come per incanto nel terzo isolato che occupano i Salesiani in questo sobborgo. Si partì dalla parrocchia di San Carlo colla musica del collegio e cogli innumerevoli biricchini dell'Oratorio festivo, e la funzione colà celebratasi fu davvero commovente. Oh! quanto dovette sorridere Don Bosco dal Cielo !
Gli alunni esterni, che ora frequentano ogni. giorno quel collegio, già arrivano ai 280, e presto m'aspetto di sentirmi dire che i nuovi grandi saloni sian divenuti troppo ristretti.
Per la festa di Maria Ausiliatrice si spera di poter pur benedire la bellissima chiesa dedicata a S. Francesco di Sales, che sorge gigante accanto a questo collegio.
Già si è benedetta ed inaugurata la nuova chiesa delle Suore a Rosario di Santa Fè ; presto si benedirà quella di Moron; poi speriamo quella di Bernal e di S. Nicolas ; e poi stanchi, affannati, schiacciati dall'enorme peso dei debiti, grideremo a lei, amatissimo sig. D. Rua, ed a quanti s'interessano delle opere salesiane : Veniteci in aiuto per ardore di Dio
Tutte queste nuove fabbriche , che abbiamo intraprese quest'anno, erano di somma necessità per il bene spirituale di queste popolazioni, ed è per questo che io nutro grande fiducia che la Divina Provvidenza non ci verrà meno, come non è mai mancata di sovvenire al nostro amato Padre in simili circostanze.
Ella, sig. D. Rua, benedica a me e a questi miei confratelli , e voglia ricordarsi di noi nelle sue preci.
Con stima ed affetto mi professo suo
Buenos Aires, 31 marzo 1893.
Dev.mo Aff.mo nel Signore Sac. GIACOMO CoSTAMAGNA.
LA domenica del Patrocinio di San Giuseppe, 23 aprile, primo giorno del bel mese sacro alla nostra Madre Maria Ausiliatrice, si benedisse la nuova Cappella di Moron, quantunque non per anco terminata. La benedisse S. E. Rev.ma Mons. Federico Aneyros, Arcivescovo di Buenos-Aires, alle 3 della sera; dopo di che si cantò il Sit Nomen Domini di Mons. Cagliero, un Ave Maria ed altra Cantata alla Madonna a due cori. Terminata questa funzione, si diede una piccola rappresentazione drammatica, e la gente che era intervenuta numerosa sì alla funzione di Chiesa, come pure al breve intrattenimento, se ne partì molto soddisfatta. Ad accrescere la nostra allegria erano venute da Buenos Aires-Almagro un centinaio di Figlie di Maria.
All' indomani, alle 8 antimeridiane, fuvvi Messa con Comunione generale, alla quale assistettero pure 136 ragazze di Almagro. Le Figlie di Maria di Moron erano vestite a bianco, e fra esse spiccavano nove ragazzette tutte inghirlandate, che dovevano accostarsi per la prima volta a ricevere il Pane degli Angeli. - Alle 9 1/2 si celebrò Messa solenne e le nostre ragazze eseguirono quella a due voci per coro del nostro Superiore D. Costamagna. - Nel pomeriggio, di nuovo teatrino; quindi in Chiesa a sentire un bel discorso dal Rev. D. Gio. Gasparoli, Salesiano, ed a ricevere la Benedizione del Santissimo.
Tutti gli intervenuti alla nostra festicciuola ne furono soddisfattissimi.
Per questa circostanza venne una bella idea alla nostra insigne benefattrice, la signora Elena Guerrico, e fu di tener un pubblico banco di beneficenza, che ci procurò una bella somma. Però i debiti incontrati per la fabbrica di questa Cappella sono molti. Speriamo nella Divina Provvidenza che ci aiuterà a pagarli.
Moron, 26 aprile 1893.
Suor CLEMENTINA RABAGLIATI.
DAL CHILI
Santiago , la capitale del Chili , dal gennaio dello scorso anno possiede fra le sue mura una Casa Salesiana d'arti e mestieri , con capi d'arte, varii chierici e sei sacerdoti per i bisogni di quella popolazione. Nel gennaio poi di quest'anno ebbe ancor la fortuna d'accogliere sei Suore di Maria Ausiliatrice, che presero tosto la direzione di un Istituto per ragazze (1). Or ecco le consolanti notizie che di là riceviamo
Rev.mo SIG. DON RUA,
Santiago, 18 maggio 1893.
NELLA Casa delle Suore di Maria Ausiliatrice , fondata quest'anno , sono già raccolte 200 ragazze, le quali vanno di bene in meglio e moralmente e materialmente, malgrado le critiche circostanze, per le quali passa questa Repubblica in conseguenza della guerra passata.
Noi pure, grazie a Dio ed ai nostri ottimi Cooperatori, riceviamo ogni mese sufficiente elemosina per mantenere e vestire i nostri giovani che sono tutti poveri, anzi poverissimi, e migliorare ed ingrandire sempre più la Casa con lavori continui.
Qui tutti ci vedono di buon occhio : clero, governo, ricchi e poveri. I nostri 150 artigiani non arrivano a compiere la quarta parte del lavoro che ci si offre.
La nostra chiesa, aperta al pubblico , è sempre zeppa di fedeli. Alla Messa grande ogni domenica si predica infra missam e nessuno si muove o si mostra stanco. Siamo noi soli in Santiago che predichiamo infra missam, e ci siamo a ciò determinati anche per vedere a detta Messa il maggior numero di fedeli.
La settimana scorsa abbiamo terminata una missione di nove giorni nella chiesa di Macièl, pur da noi ufficiata, a quattro chilometri da questa città. Al giorno della chiusura vi furono 300 comunioni. Colà abbiamo pure una villa regalataci da una buona signora, la quale ogni domenica mette pure a nostra disposizione cavalli e vettura per potervi andare molto di buon'ora, essendochè la prima corsa del vapore che di là passa parte da Santiago solamente alle nove, ora troppo tarda. Quella povera gente, abbandonata nei campi, d'ora innanzi avrà chi parlerà loro di Dio e del Paradiso, chi ricorderà loro la nobile loro origine ed il sublime fine cui son destinati. Colà infatti noi ci rechiamo tutte le domeniche a dire Messa, predicare, confessare e fare il catechismo ai ragazzetti.
Come vede, amatissimo signor D. Rua, è appena un anno che i Salesiani hanno aperto casa a Santiago, e già si stanno avverando i desiderii o, meglio, le previsioni del venerando nostro Padre D. Bosco : già fin d'ora migliaia di ragazzi in questa capitale sono guidati da' suoi figli per la via del Cielo.
Ora bisognerebbe pensare a Valparaiso. Anche per colà Don Bosco aveva le sue mire ; più volte ne ha parlato come di cosa realizzata. Le domande che ci si fanno per quella città non sono poche, nè poco insistenti. S'ella poi, signor Don Rua, potesse vedere il formicaio di ragazzi che, come locuste, brulicano in quel porto, non tarderebbe un'ora, son certo, a mandar qualche sacerdote, ad inviare almeno alcuni bravi chierici per farsi ad essi fratelli, guide, maestri.
Oh! se potessi far sentire la mia voce a S. E. Mons. Cagliero, egli che tanto affetto nutre per questa Repubblica, mentre ancor trovasi presso di lei, certo intercederebbe efficacemente per Valparaiso.
Favorisca presentargli i miei rispetti, come pure a tutti cotesti buoni Superiori. Ci raccomandi alle preci dei confratelli e mi creda suo
Dev.m° obb.m° in G. C. Sac. D. TOMATIS.
(1) V. il Bollettino di giugno 1892 e di aprile 1893.
D. Garbari, attuale Direttore della Casa Salesiana di CoNcEPCION nel CHILI, dando relazione della bellissima festa di Maria Ausiliatrice colà celebratasi, anch'egli fa un caldo appello al signor D. Rua perchè gli mandi rinforzo di personale. « I bisogni qui sono molti, egli dice, la messe è biondeggiante e noi non bastiamo più a raccoglierla. In Lei, sig. D. Rua, si fondano le nostre speranze e confidiamo che nella sua paterna bontà fra non molto si degnerà di inviarci nuovi operai evangelici.
Non sappiamo che penserà D. Rua a questo riguardo; ma certo che se avesse numerosi campioni che gli si presentassero e dicessero : - Ecce ego, mitte me - forse anche per il Chili stabilirebbe tosto una nuova carovana di Missionari.
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D. Fagnano dalla TERRA DEL Fuoco ci trasmise il seguito della relazione dei suoi viaggi e sforzi fatti per istabilire nell' Isola Grande la nuova Missione a somiglianza di quella dell'Isola Dawson. Vedremo di farle posto nel prossimo Bollettino. Intanto ci comunica pure la consolante notizia che nel giorno di Maria Ausiliatrice in Puntarenas ottennero più di duecento Comunioni.
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In VIEDMA, la capitale del Rio Negro, nel giugno scorso si celebrarono feste solennissime ad onore di S. Luigi Gonzaga, col concorso di tutta la gioventù della città, le Autorità scolastiche e governative locali e gran numero di fedeli d'ogni sesso e condizione. - Il Presidente delle scuole territoriali, non contento di accondiscendere alla preghiera fattagli dal Parroco Salesiano di sospendere ad una data ora le Scuole municipali per il-triduo ed il giorno della festa, ne pubblicò anzi l'annunzio e l'orario nel periodico ufficiale del territorio, avvisando altresì gli insegnanti di accompagnare in persona i giovanetti e le giovanette alla Chiesa Parrocchiale nelle ore delle sacre funzioni ivi annunziate. La notizia, sparsasi in un momento in tutte le famiglie della città e dintorni, fu ricevuta da tutti con applausi. - La domenica, 18 giugno, primo giorno del triduo, dopo i Vespri, la Chiesa del Carmine e cappella annessa era zeppa di fanciulli e fanciulle, guidate dai rispettivi parenti, colà accorsi per udire parlare del Patrono della gioventù e ricevere la Benedizione del Santissimo. All'indomani, alla stess'ora e per la stessa funzione, i medesimi giovanetti erano accompagnati dai rispettivi maestri e maestre. Al terzo giorno s'unirono pure tutte le Autorità locali, incominciando dalle LL. EE. il Governatore e Vice Governatore, il Presidente delle Scuole territoriali, il Comandante di polizia ed altri illustri personaggi con un popolo immenso. Quella sera e l'indomani mattina, i Sacerdoti Salesiani a stento poterono ascoltare le confessioni di tutti; e le Comunioni distribuite in quel giorno, sacro al Santo Patrono della gioventù, furono in numero straordinario. - Si capisce ; Regis ad exemplum totus componitur orbis. Quando l'esempio viene, dall'alto, la popolazione si entusiasma fino al delirio. - Oh! quanto bisogno vi sarebbe anche nei nostri paesi di simili avvenimenti!
Don Rodriguez, direttore della Casa nostra dì MERCEDES.-Or nell'URUGUAY, ci invia un resoconto di ciò che si è fatto in quel Collegio nel primo anno di sua fondazione. Cento e cinquanta giovanetti frequentarono quelle Scuole, ricevendovi istruzione e cristiana educazione. Gli esami finali riuscirono sì bene da soddisfare quella popolazione ed animarla ad affidare i proprii figli nelle mani del Sacerdote. Finora non poterono riceverne molti come interni per mancanza di locali. Ora però, avendo acquistata una nuova casetta dirimpetto alla prima, sarà possibile raccoglierne almeno qualche centinaio dei più necessitosi. Di tutto sia ringraziato il buon Dio.
in Terra Santa E DON PIPERNI
Con questo titolo troviamo una lettera del sacerdote D. Raffaele M. Piperni , pubblicata nel giornale El Tiempo di Messico , e diretta al popolo Messicano. Credemmo far cosa utile tradurla dallo spagnuolo, in cui è bellamente scritta, ed inserirla nel nostro Bollettino , come cosa di interesse generale.
Per maggior intelligenza di questa lettera, diremo che Don Piperni ( nome già noto ai nostri lettori) è uno dei zelanti sacerdoti del Can. Belloni, il quale, fattosi salesiano , nell' autunno scorso accompagnava la prima squadra dei nostri confratelli al Messico , dove egli già era conosciuto per altri viaggi colà fatti in cerca di soccorsi per l'Opera della S. Famiglia.
Ecco come egli scrive al sig. Don Vittoriano Agueros, Direttore del Tiempo, Messico.
STIMAT.m° AMICO,
Dal giorno che io son tornato al Messico, or sono già varii mesi, moltissimi amici e benefattori dell' Opera della S. Famiglia di Betlemme mi chiesero notizie intorno a questa opera, non senza soddisfazione dell' animo mio, perchè questo rivela che nei cuori messicani non è passeggiero l' interesse per le opere che s'imprendono per la gloria di Dio e pel bene delle anime. Diedi a tutti buone e consolanti notizie. Ma essendo infiniti, per dir così, i benefattori di detta Opera e non meno grande il loro desiderio dì saperne qualche cosa, e a me non essendo dato di poter loro parlare personalmente, credo utile farlo per mezzo del suo accreditato giornale, che in altri tempi fu l'organo per far conoscere la importanza ed i progressi dell'Opera suddetta. Ai nostri amici devo oggi annunziare nuovi e consolanti progressi.
Il giorno 15 di giugno del 1891 segna la data di un avvenimento ben grande negli annali dell'Opera della S. Famiglia : in quel giorno tre figli del servo di Dio, Don Giovanni Bosco , cioè tre sacerdoti salesiani, sbarcavano in Giaffa e mettevano piè per la prima volta nella Terra Promessa, diretti alla Casa della s. Famiglia in Betlemme, in compagnia del sacerdote D. Antonio Belloni, che era andato a Torino per prenderli.
Quello fu giorno di vera allegrezza per quanti conoscono i Salesiani , l' altezza della loro missione in tutto il mondo e i bisogni di Palestina. A quei tre primi Salesiani dovevano seguire altri. Mi spiegherò meglio.
Al mìo ritorno a Betlemme, nel mese di luglio del 1890, trovai i tre stabilimenti quello di Betlemme per arti e mestieri e i due di agricoltura in Crémisan e Beitgemal, pieni, assai pieni di giovanetti orfani, salvati dalla miseria e dalla perdizione, colà ripartiti secondo la loro età e inclinazione, avidi di conoscere e amare Iddio e di apprendere un'arte. Il personale direttivo, sopraccarico di fatica attorno a tanta gioventù, era poco e perciò insufficiente : le loro forze venivano mancando giorno per giorno : era perciò imperioso cercar un rinforzo.
Ma dove trovarlo?... Il clero di Palestina è scarso e non basta per rispondere ai bisogni di quelle missioni. I collegi della missioni in Europa, quantunque in buon numero per formare missionari per la propagazione della fede, hanno pochi alunni per tanta messe , che già biondeggia da un estremo all'altro del mondo : era perciò inutile fare appello nè al clero di Palestina, nè ai collegi d'Europa. Non si presentava altro rimedio che condurre a Betlemme un personale salariato ; il quale per altro non avrebbe corrisposto giammai alle esigenze dell'opera. E poi, dove si sarebbero trovati i mezzi pecuniari necessarii per sostenerlo?... Che fare adunque?... I bisogni erano urgenti.
In questi momenti intervenne Dio; sì, Dio venne, come mille volte pel passato, in nostro aiuto, inspirandoci il pensiero di rivolgerci alla Casa centrale dei RR. Salesiani in Torino (Italia), e propor loro l' aggregazione della nostra famiglia alla loro, cioè la fusione delle due famiglie in una.
L'Opera dei Salesiani, fondata da quel santo sacerdote che fu D. Giovanni Bosco, è conosciutissima; perciò non credo di doverne qui parlare : la loro missione era ed è la stessa di quella della S. Famiglia di Betlemme, cioè raccogliere giovanetti poveri ed abbandonati, educarli alla religione ed al lavoro e promuovere tra loro le vocazioni allo stato ecclesiastico.
La Pia Società Salesiana tiene istituti con questo stesso benefico e grandioso scopo in tutte parti del mondo: il personale di che dispone è numeroso, quantunque non abbastanza numeroso, come si desidera, per poter rispondere alle mille dimande che a detta Società pervengono giorno per giorno da tutti i paesi, da Vescovi e dagli stessi Governi dell'America. Una gran parte di detto personale è assorbito dalla missione della immensa regione della Patagonia e della Terra del Fuoco. Con tutto ciò il Rettor Generale, il M. R. Sig. D. Michele Rua , accolse benignamente la nostra supplica, e nel giro di poche settimane , di accordo colla S. Sede e coll' Ill.mo e R.mo Patriarca di Gerusalemme, Mons. Piavi, si realizzò la desiderata unione e fusione delle due corporazioni , quella della S. Famiglia di Betlemme e quella dei RR. Salesiani di Torino, continuando l'opera nostra sotto ìl medesimo pio titolo di S. Famiglia di Betlemme.
A capo di tre mesi furono spediti a Betlemme 30 Salesiani, tra sacerdoti, Suore di Maria Ausiliatrice, capi d'arte, agricoltori e studenti di filosofia e teologia , e questi ultimi collo scopo, oltre a quello di continuare in Betlemme i loro studi filosofici e teologici, di dedicarsi inoltre allo studio dell' arabo, lingua assai difficile, àffine di potersi così trovare un giorno capaci di insegnarlo , di spiegare il catechismo e di predicare agli alunni e poter dedicarsi anche al servizio della chiesa del Sacro Cuore, annessa alla Casa.
Questo personale, dopo aver soddisfatto gli atti di pietà cristiana visitando i santuari principali dei Luoghi Santi , fu ripartito nelle tre Case sunnominate, e fin d'allora lavora con amore e zelo edificante in unione del nostro antico personale, per la gloria di Dio e pel bene della gioventù abbandonata di Palestina e della Siria.
Questo non è tutto. Colla fusione delle due famiglie, l' Opera di Betlemme ha acquistato una cosa di più e di più alta importanza, cioè la sua perpetuità. Quante opere decadono e scompaiono dalla faccia della terra colla morte dei loro fondatori! ... quante per lo meno perdono di vista lo scopo primitivo di loro fondazione ! Ora invece l'Opera nostra, che tanti sacrifizi ha costato ai suoi fondatori e benefattori sì di Europa che del Messico, quest' opera che sempre trionfò dei tanti assalti delle potenze infernali, l'Opera della S. Famiglia di Betlemme vivrà la vita dei secoli, come tutte le istituzioni dirette da Congregazioni religiose approvate dalla Chiesa, come è quella dei Salesiani; e questa vita sarà feconda di bene,, perchè, già si sa , che là dove la Chiesa mette il suo suggello , zampillano fonti di prosperità e salute.
E qui mi dice il cuore che un giorno arriverà, (e non sarà molto lontano), in cui i Salesiani saranno chiamati a stendere una mano carìtatevole alla gioventù della Siria e del monte Libano. Da quelle regioni la Casa della S. Famiglia aveva ricevuto reiterate preghiere per istabilirvi istituti somiglianti a quello di Betlemme, per salvare quella poverissima gioventù vittima dell'oro protestante; non si potè aderire per mancanza di personale. Però oggi che l'avvenire ci si presenta più ridente , desideriamo dal fondo del nostro cuore che la città di Davide , la cara Betlemme, sia veramente la culla dei nuovi benefattori dell' Oriente, come lo fu del Salvatore del mondo. Desideriamo pure che divenga il luogo del riposo pei Missionari salesiani che andranno e torneranno dalle Indie, dalla Cina e dal Giappone, dove sono aspettati con impazienza; quelli che hanno d'andare, a fin d'inspirarsi nello spirito di sacrifizio là dove pianse le prime lagrime per la salvezza del mondo ìl Figlio di Dio; quelli che ritorneranno dall' estremo oriente, a fin di ritemprare i loro cuori nelle fiamme della carità presso la culla della carità e della fede, la patria terrena del Redentor del mondo. Se Alessandria di Egitto è il porto di riposo pei mercatanti e pei navigli che vanno e vengono dall'Oriente e dall' Occidente, sia Betlemme, a poche ore di distanza, il porto di riposo dei nuovi e più nobili mercatanti di anime : sia Gerusalemme e il Calvario il loro faro nelle loro andate e nei loro ritorni... I fondatori della S. Famiglia di Betlemme, tra i quali ho l'onore di essere annoverato, benche l'ultimo, vanno superbi di aver loro preparato a questo fine glorioso case e chiese.
Però coll'essersi le dette Case aggregate alle salesiane , non vuol dire che già non hanno bisogno di vivere della carità pubblica : no, i loro bisogni al contrario sono cresciuti grandemente e cresceranno ogni giorno più, in proporzione della importanza che va guadagnando la fusione delle due famiglie e lo sviluppo maggiore dell'Opera, che ne sarà la necessaria conseguenza. Abbiamo dunque bisogno di soccorsi sin che ci sia gioventù da proteggere.
L' Opera della S. Famiglia continua pregando pei suoi benefattori, celebrando le messe settimanali in perpetuo per vivi e defunti. La sua gratitudine , come si vede, è eterna per un poco di elemosina che se le offra. Già hanno tutti una prova di più elle le elemosine ricevute hanno dato consolanti frutti di grazia e di salute: se furono ben impiegate pel passato, lo saranno con più ragione per l'avvenire.
Ecco, sig. Direttore, quello che io credeva interessante partecipare ai benefattori della Santa Famiglia. Mi figuro che ne rimarranno contenti, come contenti siamo rimasti noi e con noi anche le alte Autorità ecclesiastiche di Roma e Gerusalemme; non ci rimane altro che benedire la Mano del Signore che tanto visibilmente assiste quella Opera, fondata e sostenuta unicamente dalla carità cristiana, e continuare a proteggerla anche con sacrifizi, perche è opera di Dio.
Gradisca, sig. Direttore, i miei sentiti ringraziamenti, mentre col più profondo rispetto me le professo
Messico, 11 marzo 1893.
Suo umile servitore
Sac. RAFFAELE M.a PIPERNI.
Letture Francesi, tratte dagli scrittori principali dei secoli xvii, xviii e xix, così di prosa come di poesia, scelte ed annotate ad uso delle scuole ginnasiali, tecniche, preparatorie e normali dal Dottore ALESSANDRO FABRE, professore nel R. Ginnasio Cavour di Torino, premessoci un cenno bio-bibliografico da cui fu fatta la raccolta. Pagine xxxii-288. Preso L. 2.
Il prof. FABRE, già noto per molte e svariate opere ed insegnante in uno de' primi Ginnasi di Torino, ci ha ammannito in cotesto bello e buono, ricco ed economico volume una raccolta di Letture Francesi, quale non si vedeva da un pezzo e da un pezzo era grandemente desiderata, dopochè i nuovi programmi resero obbligatorio l'insegnamento del francese nei nostri ginnasi. Queste Letture, in 320 pagine grandi e di bello ed elegante carattere, contengono 200 e più passi di 67 autori fra i più celebri della francese letteratura da Pascal a Déroulede, e si raccomandano ai professori, ai direttori e alle direttrici di collegi e di scuole per molti e rari pregi di sostanza e di forma. Tra essi pregi si notano: la scelta giudiziosa, la qualità e la quantità dei passi, le parche note, o specialmente l'elaborato cenno bio-bibliografico degli autori da cui fu fatta la raccolta, cenno per ogni rispetto commendevole, sì che tutto il vólume si può a chiusi occhi raccomandare come corrispondente esattamente ai programmi governativi e ,in pari tempo alle esigenze dei migliori pedagogisti sia dal lato istruttivo, sia dal lato educativo e morale, cose tutto che il dotto professore ebbe coscienziosamente di mira.
IL NOSTRO MESSALE..
Siamo lieti di annunziare che la stampa della nuova ed elegante edizione del nostro Messale sarà fra pochi giorni ultimata e potremo presto soddisfare alle molte domande già ricevute. Ci è d'uopo però confessare che l' intento prefissoci di voler dare un' edizione la quale rispondesse al bisogno più generalmente sentito, cioè di una stampa chiara, nitida, ricca ed elegante quant'altre provenienti dall'estero, ci costò, anche per imprevedute circostanze, maggior tempo ed attenzioni che da prima non credevamo, talchè or siamo indotti ad aderire alle numerose richiesto senza aver per anco compiuto il lavoro più importante che è il quadro della crocefissione avanti al Canone, lavoro accuratissimo quanto può esserlo un fac-simile della preziosa miniatura del Messale del Card. Domenico della Rovere già da noi altra volta mentovato. - L' edizione va tuttavia ornata dello stesso soggetto trattato in due colori come tutta l'edizione, talchè la composizione è visibile ed apprezzabile in ogni suo particolare e ben dimostra di per se di quale importanza sia il lavoro che teniamo fra mani. Ultimato questo ne sarà fatto apposito annunzio con una minuta descrizione del lavoro e qualche cenno dello storico Messale del secolo xv.
Ci piace intanto fra le molte illustrazioni far menzione delle due facciate di frontespizio che più d'ogni altra rendono pregievole questa edizione. Nella prima di esse vien riportata una composizione del Gaudenzio Ferrari in cui rappresentasi la S. Cena, bellissima così per la prospettiva lineare del fondo come per l'aggruppamento delle figure e per la varia e composta espressione degli Apostoli congregati all'ultimo convito. Quattro di essi siedono sul davanti a due a duoe su basamenti separati, o vogliam dire, sopra gli stabili sedili che girano attorno alla mensa. Il Divin Salvatore porge il sacro Cibo all'Apostolo traditore, in atto di pronunziar quello parole: Uno di voi mi tradirà; di qua la sorpresa e le confusione degli Apostoli che si domandano a vicenda di chi parli il Divin Maestro. Che l'apostolo comunicato sia Giuda , quando non lo dicesse abbastanza l'aria truce e maligna del volto, basterebbe a significarlo il difetto dell'aureola che cinge il capo di tutti gli altri. Più indietro della mensa vedesi un servo che accenna ad un altro di versare e di porgere. Il quadro è chiuso da un fregio rosso-nero tratto da un codice della Biblioteca Barberini di Roma il quale inquadra pur esso una cena ma trattata in diverso modo molto minuto. - Nella parte superiore sta riposto il calice e l'ostia raggiante con due candellieri allato. A destra e a sinistra gruppi d'angeli con in mano candellieri e gigli. - Ai fianchi del medaglione fiori papillonacei e nel mezzo di belle volute una stellaria tridens e il dianthus caryophyllus. Discendendo a sinistra vedesi l'ostia elevata sulla patona e più sotto il calice su cui posa una colomba. A metà in altra medaglia è raffigurato un angelo in adorazione, con candelliere in mano. Più sotto sta intrecciata a fogliami il ciborio e le ampolle, tutti simboli del s. sacrificio della messa di cui nel quadro si rappresenta l'istituzione. Dall'altro lato in ordine inverso veggonsi ripetuti gli stessi simboli. Nella parte inferiore del quadro, laddove nel mentovato codice è rappresentata l' orazione nell'orto, noi ponemmo la dedica con cui si vuole umiliare la presente edizione a SS. Leone XIII nel suo giubileo episcopale. Ai fianchi stanno due angeli tenenti rami di gigli ed appoggiati agli scudi portanti lo stemma e l'emblema pontificio. Tutto il contorno descritto dimostra essere opera di un artista fiorentino sul finire del secolo XV.
La seconda pagina che reca propriamente il frontispizio del Messale è racchiusa in un ricco fregio il quale ricorda l'antica usanza del secolo xv allorchè il rinascimento letterario e artistico svegliò l' amore dei libri classici e fu come una febbre di ricerche di codici dei secoli anteriori e di moltiplicazione d'esemplari. Accresciuti per opera dei copisti (che lavoravano a un tanto la pagina) e abbelliti dalla mano dell' alluminatore più o meno riccamente, secondo l'importanza del libro e la borsa dell'amatore, rinacquero le biblioteche. Papi, principi e signori ed anche grossi borghesi vollero averne. Sbucarono qua e là accorti incettatori che compravano libri, li facevano copiare ed arricchire di fregi e miniature, curando specialmente ne fosse ben ornata la prima pagina con un piccolo campo libero dove si potesse Bisognare lo stemma del felice compratore. Un esempio ce no porge la nostra pagina di frontispizio studiata su di un fregio delicato e prezioso che adorna un bello scritto latino di un sonetto del Petrarca: la prima pagina di un prezioso codice di, quell'epoca,. esistente nell'Abbazia cassinese.
Vanno altresì mentovati i duo frontespizi del Proprium Sanctorum e del Commune Sanctorum; Il primo è ricavato da un bellissimo fregio di frontespizio dell' antifonario di S. Pio V. e quest'ultimo di singolare effetto è tratta dal mentovato messale di Domenico Card. Della Rovere alla stessa pagina Commune Sanctorum. Nei margini lavorati a graziosi rabeschi di linee curve formanti volute con nell' occhio perle e rose, fiori di magnolie e leguminose e grappoli d' uva, sono aggruppati in medaglie e quadretti diversi, santi per ordine dignitario, cioè gli apostoli, i martiri, i pontefici e i confessori e le vergini.
In fino accenneremo alla vera fonte da cui traemmo le nostre iniziali maggiori e minori che è il codice 229 dell'abbazia predetta. L'alluminatore è un tal Antonio figlio di Mario che sottoscrivevasi cittadino e notario fiorentino. Esso colla forma perfetta della lettera romana si studiò anche congiungere l'ornamento dandogli nuova grazia.
Noi frattanto rendiamo così la dovuta lode ed onoranza a quei pii e pazienti antiquarii i quali avevano raccolta l'arte bambina e povera, l'avevano educata nella pace silenziosa del chiostro sottratta alle rovine barbariche e fatta adulta; e all'ultimo rassegnavano l'umile ufficio di trascrittori nello mani di Faust e di Guttenberg, o ricevevano da questi imperadori della moderna civiltà il gran diploma di benefattori dell'umano pensiero.
1. Arborio Sebastiano Cigliano (Novara).
2. Bainotti Maria - Cardò (Cuneo). 3. Balestra Angola Maria ved.a Allavena - Ventimiglia (Porto Maurizio)
4. Basana Giovanni - San Damiano d'Asti (Alessandria),
5. Boccagni Teresa - Molina Legos (Tirolo).
6 Camano Maria ved" Grassino - Torino
7. Chionetti D. Marco, vicario - Mondovì Breo (Cuneo).
8 Ciani D, Lorenzo - Bicinicco (Udine),
9. Cominelli D. Giovanni, parroco - Caleppio (Bergamo).
10. Dal-Pozzo D. Antonio - Pedescala (Vicenza).
11. Dellavecchia D. Domenico, prof. - Orvieto (Perugia).
12. Del-Siro D, Antonio, giù, parroco di Leontica. - Corzoneso.
13. Evangelisti Don Serafino - Ostra (Anconao.
1t. Gasca-Millo Adele - Torino.
15. Lesa Virginia - Vigevano (Pavia), 16. Martinolo Giovanni fu Felice - Torino.
17. Massa Maria, vedova - Simala (Cagliari).
18. Menocchio Teresa - Torino.
19 Montarolo Domenico fu Bartolomeo - Trino (Novara).
20 Musati Celestina - Bergamo.
21. Oreglia d'Isola cav. Angelo - Benevagienna (Cuneo).
22. Paco D. Raffaele, canonico - Lanciano (Chieti).
23. Pallanca Martino - Seborga (Porto Maurizio).
24. Pausa D. Antonio , parroco - Preposto (Udine).
25. Picco D. Felice, canonico - Trino (Novara).
26. Pisoni Secondiano - Calavino (Tirolo).
27. Polo D. Antonio, cappellano - Sassari).
28. Salvi Carolina - Bologna.
29. Sempreboni Catterina - Gargagnago (Verona).
31. Sincero Carolina - Trino (Novara). 33. Stefanutti D. Luigi - S. Vito al Tagliamento (Udine).
32. Tommasi teol. Giacomo, arcidiacono - Vasto (Chieti).
33. Veliscig Mons. Antonio, parroco - Aquileia (Austria).
34. Villa D. Bonfiglio, parroco - Settimo (Milano).