ANNO XVII. - N. 8. Esce una volta al mese. AGOSTO 1893.
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Ringraziamenti e preghiere.
A S. S. Leone XIII nel fausto suo giorno Onomastico. La Cooperazione dei laici a vantaggio della Religione e della civile società.
Benedizione della pietra angolare della Cappella e Casa Salesiana d'Ivrea.
Gli antichi allievi.
NoTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI. - Dal paese de' lebbrosi: Triste annunzio. - la Missione: Da Puntarenas a S. Cruz e tra gli Italiani di Guariyù. - Dallo
Stretto di Magellano. - Per Mons. Lasagna. FRANCIA. -- Il Patronato San Pietro di Nizza Marittima. Collegi Salesiani d' Italia ed Educatori diretti dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice.
Grazie di Maria Ausiliatrice.
Notizie varie.
Bibliografia.
Cooperatori defunti.
Ci sentiamo in dovere di ringraziare con la più viva riconoscenza i Direttori Diocesani , i Decurioni ed i Cooperatori, che nell'occasione della festa di Maria Ausiliatrice o nei mesi
Seguenti s'adoperarono con edificante zelo per far tenere nelle rispettive loro città e parrocchie l'annuale Conferenza Salesiana. Iddio .ne li rimeriti largamente, e la Vergine Ausiliatrice implori sopra di loro e delle loro famiglie ineffabile copia di grazie.
In parecchi luoghi tali conferenze si potrebbero tenere con facile concorso di Cooperatori e di altri fedeli in questi mesi, in cui molto città e paesi in campagna, tra i monti ed in riva al mare, vedono duplicata la loro popolazione.
In varii paesi si bramerebbe per tali conferenze un oratore Salesiano. Noi aderiremo a questo desiderio per quanto potremo, perchè ci è sempre caro il poterci avvicinare ai nostri benemeriti Cooperatori, coi quali dobbiamo essere un cuor solo ed un' anima sola nel campo d' azione tracciatoci da Don Bosco.
A VOI GLORIOSO E VENERANDO PONTEFICE
LEONE XIII
CHE CON VIGILANTE SAPIENZA E CURA FEDELE FORMATE LA MERAVIGLIA ED IL GAUDIO DEL MONDO RINNOVIAMO CONFIDENTI E FESTOSI I VOTI SINCERI DELL'ANIMO E LE GIOCONDE FELICITAZIONI
A VOI SERBAVA IDDIO UNITE IN MERAVIGLIOSO CONSERTO LE UMILIAZIONI DEL GOLGOTA E GLI SPLENDORI DEL TABOR
NEL VOSTRO GIUBILEO EPISCOPALE
RITRAENDO I SOAVI TRIONFI DI GESU'
SPETTACOLO MEMORANDO
VOI O PADRE SANTO
VOI SALDO SCUDO DELLE AFFLITTE GENTI VEDESTE CON VECE ASSIDUA
PRESENTARSI OSSEQUIOSI AL VOSTRO TRONO
CON L'ORO DELLA LORO FEDE E DELL'AMORE
RE POPOLI E NAZIONI CON POTENTISSIMI IMPERATORI
FEDE AI TRIONFI AVVEZZA SCRIVI ANCOR QUESTO l
COME FOSTE O PONTEFICE SANTO
IL FORTUNATO INIZIATORE D' UN' ERA SI' LIETA VI SERBI IL CIELO
POICHÈ DI LÀ SI MOSSE SPIRITO A NOMARVI
GIOACHINO O PREPARAZIONE . A VEDER RIUNITE AL MITE VOSTRO IMPERO TUTTE LE GENTI LODANTI IDDIO D'AVERVI DATO ALL'ITALIA ALLA CHIESA AL MONDO
LA, COOPERAZIONE DEI LAICI
A VANTAGGIO DELLA RELIGIONE E DELLA CIVILE SOCIETÀ
IDDIO, che nella sua onnipotenza ed infinita sapìenza, come causa prima può e sa governare il mondo da se medesimo, si è tuttavia degnato e si degna di reggerlo e governarlo tuttodì col mezzo delle cause seconde. Nell'ordine materiale Egli, a mo' d'esempio, si serve del sole per riscaldare la terra, della pioggia per fecondarla, dell'opera dell'uomo per coltivarla, per seminarla, per renderla insomma sorgente di vita alle umane generazioni. E così dicasi di tante altre cose.
Non altrimenti Egli suole praticare nell'ordine morale e spirituale. Per istruire gli uomini, per guidarli alla virtù e alla salute eterna Iddio si giova appunto or del ministero degli angeli, ed or del concorso di altri uomini scelti a tal uopo ; ond'è che se dapprima fu Egli medesimo padre, maestro, legislatore e giudice ai nostri progenitori, in appresso volle che tale uffizio, per regola ordinaria, fosse esercitato dai padri, dai patriarchi, dai sacerdoti, dai profeti, dai principi, e solamente in casi particolari e straordinarii intervenne Egli immediatamente o si giovò ancor degli angeli, facendoli per tal guisa suoi ministri e coadiutori in pro degli uomini.
Quello che fece nell'antica legge, il Signore lo praticò nella legge nuova, nella legge evangelica, nella legge di grazia. Dando principio ad un nuovo ordine di cose e compimento alle sue promesse, Iddio mandò il suo divin Figliuolo sulla terra a farsi degli uomini visibile guida, maestro e redentore; ma il Figliuol di Dio fatto uomo, il nostro Signor Gesù Cristo, quantunque potesse e sapesse ancor Egli fare tutto da sè, pure ad esempio del Padre suo volle associarsi degli aiutanti, i quali cooperassero con Lui alla gloria divina, alla salvezza del mondo, e Lo coadiuvassero nella divina missione. Ed eccolo pertanto ancora visibile sulla terra circondarsi di dodici apostoli, poscia di settantadue discepoli, ed or condurli con sè a predicar la divina legge, ed or andarli a due a due a spargere in nome suo la buona novella, che giunto era il regno di Dio, il tempo della copiosa misericordia. Salendo di poi al Cielo e rendendosi invisibile al mondo, Egli lascia quaggiù un corpo magistrale e ministeriale, una società di uomini incaricati di continuare l'opera sua, a predicare, ad amministrare Sacramenti, ad assolvere dai peccati, a santificare e governare i credenti; dà loro nel tempo stesso la facoltà di aggregarsi altri compagni nell'alto uffizio e promette, di essere con loro sino alla fine del mondo. Per questo S. Paolo chiamava se stesso ed i suoi compagni di predicazione col nome di coadiutori o cooperatori di Dio Dei sumus adiutores.
Che più? Siccome nel rovinar il genere umano concorse non solo l'uomo, ma anche la donna, così Iddio nel ristorarlo e salvarlo volle che all'uomo porgesse la mano la donna altresì. Ei fece palese questa sua volontà fin dal principio ; imperocchè promettendo il divin Riparatore del primo fallo, accennò pur chiaramente alla donna che avrebbe schiacciata la testa al serpente. Nel corso poi di quaranta secoli, quanti ne durarono sino alla venuta del Messia, Iddio si compiacque più volto servirsi del sesso debole, per compiere imprese importantissime alla sua maggior gloria, a vantaggio del popolo, a salute delle anime. Infatti di una Maria, sorella a Mosè ed Aronne, Egli si giovò per ammaestrare e guidare le donne Ebree a cantare gli inni di lode e di ringraziamento, per averlo scampate dalle spade degli Egiziani col miracoloso passaggio del mar Rosso. Di una Debora Egli si giovò per liberare il suo popolo e francarlo dalle oppressioni dei suoi nemici; di una Giudìtta si giovò per liberare la città di Betulia dall'assedio e dall'esterminio minacciato da Oloferne, generale degli Assiri; e per esser breve, di una regina Ester si giovò per rendere il re Assuero propizio al popolo Giudaico, e preparargli la via al ritorno dalla schiavitù alla libertà, dall'esilio alla patria.
La stessa divina condotta noi animiriamo nella legge cristiana. Quantunque G. C. sia l'unico mediatore tra Dio e gli uomini, l'unica causa efficiente della nostra salute, e, come si esprime S. Paolo, l'unica nostra redenzione, tuttavia per sovrabbondanza Egli, alla grande opera dell'umana riparazione, volle associare eziandio la sua madre Maria, gli alti di
Lei meriti, influenza ed intercessione. Ond'è che Maria corrispose a questo divino consiglio con un amore, con uno zelo degno di Colei che doveva essere chiamata Regina degli Apostoli, Regina Apostolorum. La tradizione ed i santi Padri narrano le grandi cose ch'Ella fece a pro della Chiesa nascente nei più di dodici anni che ancor rimase quaggiù dopo l'Ascensione del Signore, l'aiuto ch'Ella diede agli Apostoli, ai primi vescovi e sacerdoti, il sollievo, il conforto che diede ai primi Cristiani nelle feroci persecuzioni mosse contro di loro dalla perfida sinagoga. E Maria noi troviamo nel cenacolo coi discepoli, Maria nel tempio per le religiose funzioni e per ricevere la santa comunione cogli altri fedeli, Maria in Gerusalemme prima e dopo che gli Apostoli si separino alla conquista del mondo, Maria con S. Giovanni in Efeso, Maria persino nella Spagna, come vuole la tradizione di quei luoghi, ad incoraggiamento dell'apostolo Giacomo, al quale compare miracolosamente.
Ad esempio della madre di Gesù, moltissime pie donne, o vergini, o vedove, o coniugate, portarono sempre valido aiuto alla Chiesa nel propagare la cognizione e la religione di G. C., ed i benefici influssi di sua divina carità. Ognun sa che una schiera di pie donne seguivano i passi di Gesù, servendo ai bisogni di Lui e del collegio apostolico ; ognun sa la parte importantissima che ebbero le donne medesime nello stabilire fin da principio la verità principalissima, qual'è la sua Risurrezione. Della efficace cooperazione poi del sesso devoto con i ministri della Chiesa nel dilatare la gloria di Dio, nel promuovere le salute delle anime e nel lenire i mali della vita agli infelici sono luminoso esempio Marta e Maddalena e Marcella, loro domestica, nella Palestina e poi nella Provenza insieme con San Lazzaro e S. Massimino, il primo vescovo di Marsiglia, il secondo vescovo di Aix; sono esempi Priscilla in Corinto e Tecla ad Iconio in aiuto dell'apostolo S. Paolo ; esempio Prudenziana e Prassede a Roma in aiuto dei primi Papi ; esempio Marcellina a Milano in aiuto di S. Ambrogio, suo fratello; esempio Paola in aiuto di S. Gerolamo; esempio Demetriade in Costantinopoli in aiuto di S. Giovanni Grisostomo; e per non esser troppo prolisso, sono esempio Santa Francesca Romana, Santa Catterina da Siena, Sant' Angela Merici, la beata Catterina da Racconigi, Santa Giovanna Francesca di Chantal, e cento e mille altre consimili, o separate o insieme raccolte sotto il vessillo della religiosa obbedienza, le quali, sebbene semplici donne, pur colle parole, coll'esempio e col sacrifizio esercitarono ed esercitano nel mondo un apostolato degnissimo , e guadagnarono e guadagnano a Dio innumerevoli anime.
Dal sin qui detto appare adunque accertato che la cooperazione delle persone laiche dell'uno e dell'altro sesso a pro della religione e della civile società, a sollievo delle spirituali e corporali miserie, è un fatto inteso dalla Divina Provvidenza ; questo fatto, lungi del scemare in noi l'idea della bontà, potenza e sapienza di Dio, la deve in quella vece accrescere, inquantochè Egli con ciò ci si dà a vedere così buono, potente e sapiente, da rendere per grazia sua talì ancor noi, e strumenti abilissimi della sua gloria, sebbene per natura siamo miserabili creature e servi inutili.
Servano queste brevi riflessioni di caldo incitamento ai benemeriti laici inscritti tra i nostri Cooperatori ed alle pie Cooperatrici Salesiane. Radoppino pertanto il loro fervore e la loro attività sotto la direzione dei legittimi Pastori, e siano ognora validi strumenti nelle mani di Dio a sua maggior gloria ed a salvezza di innumerevoli anime.
Il giorno 9 maggio è stato un giorno di grande allegrezza per la nuova casa salesiana d'Ivrea e pei Cooperatori e Cooperatrici salesiani di quella città. S. E. R. Mons. Agostino Richelmy, assistito dai R.mi Can. Giovanni Saroglia Vicario e Francesco Favero Arcidiacono, procedeva alla benedizione e collocamento della pietra angolare della cappella e casa salesiana annessa. La cara e divota cerimonia ebbe principio alle 5 pom. La mamma di Monsignore, Donna Realis ved. Richelmy, si degnò di accettare l' incarìco di por la prima calce sulla pietra insieme col signor ingegn. Luigi Alessandro Bianco. La sacra funzione, malgrado che il tempo fosse piovoso, procedette con ordine fino alla fine.
Dopo la recita delle preci e dei salmi prescritti, il Rev.mo Sig. D. Rua, colà recatosi per l'occasione, lesse ad alta voce il verbale steso dal nostro sac. Antonio Buzzetti, che diede il disegno e ne dirige l'esecuzione. Detto verbale quindi, firmato dal Vescovo, da D. Rua, dai due Canonici assistenti e dal padrino e dalla madrina, venne rinchiuso in tubo metallico insieme con mia medaglia commemorativa del Giubileo episcopale di S. S. Leone XIII e con alcune monete portanti l'effigie del nostro Sovrano. Chiuso poi ermeticamente il tubo all'estremità, venne posto nel cavo della pietra angolare, alla quale sovrappostavi altra pietra, i padrini vi posero la prima calce.
Terminata la funzione religiosa, si lessero varii componimenti in prosa ed in poesia, per manifestare la nostra gratitudine all'eccellentissimo nostro benefattore e padre Mons. Agostino Richelmy e verso la sua fortunata madre, dalla cui generosità ci venne questa casa.
Avendo anche il Sig. D. Rua detto una parola di ringraziamento per i molteplici favori che la nostra Società ricevette sempre dalla famiglia Richelmy, ricordando con patetica semplicità come il Sig. Comm. Richelmy si compiaceva prender parte alle feste dell'Oratorio, cui conduceva anche il piccolo Agostino, e come poi questa benevolenza sia andata sempre più crescendo in Agostino Professore al Seminario di Torino e poi Vescovo d'Ivrea; Monsignore dapprima col velo della sua umiltà volle coprire le ben meritate lodi tributategli, dicendo che essi non erano stati che strumenti nelle mani della Divina Provvidenza e che quindi ogni lode a Dio solo si dovesse innalzare; quindi riandando col pensiero agli anni tenerelli di sua madre, quando ancor fanciulletta , tutta vispa ed allegra, fra il soave canto degli augelletti scorreva lungo il campo e la collina a raccogliere fiori « chi le avrebbe mai detto, esclamava, in quei suoi felici anni che un dì questo luogo sarebbe stato convertito in Casa religiosa, che in questo luogo si sarebbe posta la pietra angolare per una cappella? E dacchè, continuava quel venerando Vescovo , tutto santamente ispirato , accennai ai tanti lustri trascorsi, mi sia pur lecito di riandare più addietro di quell'epoca e trasportarci col pensiero ad or son quattro secoli. Era una sera invernale, e qui presso la cappella di S. Antonio, all'Ospizio dei 21 pellegrini era arrivato uno sconosciuto che chiedeva ospitalità. Venne tosto ricoverato. Ma il pellegrino era affranto dalla fatica del viaggio e da qualche malattia, giacchè fu obbligato a letto. Dopo pochi giorni di dolori venne a morire: ed oh portento ! Al suo spirare tutti furon desti da una fiamma come di incendio. Si accorre al miracolo, si rovistan le cose del morto ed, oh buon Dio! si trova che quello sconosciuto era un Vescovo Irlandese, di nome
Taddeo! - Oh! sì, questi luoghi sono posti sotto la protezione del santo Vescovo Taddeo! Già si procede alla canonizzazione, e quanto tornerà caro, che qui, nella nuova cappella, vicino al luogo ove apparve la misteriosa fiamma gli si abbia da erigere un altare! »
Quindi cogliendo l'occasione dei Mese di Maria, il buon Vescovo si rivolse a Lei, e ne fece, qual amorevole figlio , i più grandi e splendidi elogi ed esortò i presenti a ricorrere sempre a Lei; ed al suo Evviva Maria!, risuonò la sala d'applausi. Poscia, dipingendo al vivo lo stato della travagliata Chiesa, specialmente in questi malaugurati tempi, invitò ad unirsi al suo Evviva il Papa Leone XIII, grande sostenitore della bersagliata Chiesa e luce del secolo XIX. Echeggiarono quindi gli evviva a Don Bosco ed a Don Rua, cui tennero dietro prolungati evviva a Monsignor Richelmy per iniziativa di D. Rua stesso.
Così ebbe termine quella cara festa che rimarrà indelebile negli annali di quella nuova Can Salesiana.
Domenica 9 e giovedì 13 del mese di luglio testè decorso, adunavansi a lieta mensa nel nostro Oratorio di Torino buon numero di antichi allievi di Don Bosco.
D. Rua, che ne li aveva invitati nell'occasione in cui gli avevano presentato l'annuo regalo con affettuosi omaggi, ora li attendeva con gioia e festa.
Quest' anno poi, a rendere più giocondi questi convegni; concorse mirabilmente la presenza di Mons. Cagliero, ed il giorno 13 anche quella dell'illustre Vescovo di RioBamba nell'Equatore, Mons. Arsenio Andrade, quegli stesso che ha sacramentato per l'ultima volta il celebre Garcia Moreno.
Brindisi, applausi, discorsi pieni d'ineffabile affetto moltiplicavansi con entusiasmo, e venivano con bella varietà alternati dai festosi concenti della nostra banda musicale. Tra i discorsi ci piace ricordare quello del chiarissimo prof. Fr. Maranzana e riportarne qui l' ultimo brano, ove in particolare fa cenno del santuario che D. Bosco a perenne riconoscenza verso Maria Ausiliatrice eresse in Valdocco.
Ma più che ogni altra parto della terra, così l'esimio oratore, va orgogliosa di sí grand' uomo l'Italia, e sopra tutto se ne vanta Torino che lo ospitò per 50 anni e fu teatro principale e centro delle sue opere. E questa regione di Valdocco massimamente, già consecrata dal sangue dei martiri, va debitrice a Don Bosco del suo rapido miglioramento. Squallida e trista una volta incuteva allo smarrito pellegrino disgusto ed orrore: come la misera schiava , di cui canta il poeta, invidiava la sorte delle altre parti della città; ma or benedetta, santificata dai sudori di D. Bosco, è risorta a nuova vita : con D. Bosco entrò in Valdocco la preghiera, l'arte, il lavoro, l'allegria.
L'amico dei poveri qui ha posta la sua dimora Suscitans a terra inopem. Quel che una volta si chiamava la Siberia di Torino, or divenne bella sede delle arti e delle lettere; l'aria intorno risuona di canti giulivi e di musici strumenti ; cento voci in bel concento inneggiano mane e sera alla Regina del cielo, la cui immagine torreggia sulla cupola del suo tempio. Questo luogo già tanto negletto divenne stanza prediletta di Maria Ausiliatrice. Già fin dal principio del suo apostolato D. Bosco vagheggiava l'idea di una immagine di Maria risplendente nell' alto al cospetto degli uomini in atto di invitarli a rifugiarsi sotto il suo patrocinio ; ma quando confidava a' suoi amici tal disegno le sue parole erano accolte come uno scherzo, un pio desiderio e nulla più. Ed infatti tale impresa si presentava come impossibile, secondo ogni umano ragionamento. Ove mai troverebbe i mezzi necessari il povero D. Bosco, che già stentava a provvedere il pane alla moltitudine de' suoi allievi?
Se non che egli aveva posto la sua fiducia nell'aiuto di Dio e nella- protezione della stessa Vergine Maria; la sua fede, la sua preghiera bastò a superare tutti gli ostacoli. L'oro che giaceva inutile negli scrigni dei ricchi, di mano in mano affluì all'Oratorio e si convertiva in materiale ed in lavoro, in quanto occorreva per l' edificazione del tempio. Quest'impresa fu benedetta da Pio IX, il quale offerse il denaro sufficiente per comperare il suolo; altre persone ricche e divote, in riconoscenza di grazie ricevute, concorsero a provveder D. Bosco delle somme necessarie perchè il lavoro non cessasse. Così, contro ogni umano argomentare, questo sontuoso edifizio rapidamente si elevò ; fu compiuto in tre anni mediante più d'un milione di lire. E D. Bosco che vi aveva posto mano senza possedere la più piccola somma, quando vide appagato il suo più vivo desiderio, commosso e riconoscente esclamava : Aedificavit sibi domum Maria!
Le feste della consacrazione del santuario di Maria Ausiliatrice, che durarono ben otto giorni, furono così solenni, vi presero parte tanti insigni Personaggi e vi concorse da ogni parte tanto popolo devoto, che ancor oggi, dopo cinque lustri, se ne ode parlare come di cosa straordinaria. Il voto ardente di Don Bosco erasi adempiuto : egli, così umile e modesto in tutto quanto riguardasse la sua persona, era invece esigente e grandioso nelle cose attinenti alla religione; gli pareva perciò che la Madonna gli sorridesse di compiacenza per la maestosa sede che le aveva apparecchiata. E di fatto ella dimostrò il suo gradimento con molti e straordinari favori che concedette a coloro che dinnanzi a questa sua immagine la vennero a supplicare. Il tempio di Maria Ausiliatrice è la più grande, la più bella , la più nobile parte dell'Oratorio di D. Bosco : è come il Palladio, il carroccio , il faro , il sacro labaro, a cui rivolgonsi gli sguardi di tutta la famiglia salesiana. Quest' anno appunto ricorre il 25° anniversario della sua consecrazione ; e noi cresciuti fra queste mura, che fummo testimoni dell' esultanza e del giubilo comune , e di D. Bosco specialmente quando per la prima volta nel maestoso santuario offerse a Dio l' Ostia viva di pace e di amore, noi possiamo dirci ben fortunati nel vedere che il nostro piccolo omaggio è rivolto ad arredar sempre meglio questo magnifico monumento, per cui tante ansie e tante gioie provò il cuore del nostro buon Padre.
« Son grato al mio genitore, a cui son debitore della vita, ma non meno grato sono al mio maestro, che m'insegnò a viver bene. » Queste belle parole, che la storia ci ha fedelmente tramandate a traverso a 22 secoli, onorano non meno delle sue strepitose vittorie la memoria di Alessandro il Grande. La gratitudine ai benefizi ricevuti è come un'aurea catena che avvince dolcemente fra di loro gl'individui, le famiglie e le generazioni, e di questo sentimento gentile D. Bosco è sempre stato maestro e modello. Ed in vero il Santuario di Maria Ausiliatrice e cento altre chiese e cappelle da lui fatte innalzare in varie parti della terra sono come un cantico di ringraziamento sollevato a Dio ed alla Vergine per l'impetrato soccorso nelle imprese che ha compite. E verso l'ottima sua madre chi può dire quanto fosse tenero e vivo l'affetto che nutrì per tutta la sua vita ? Le pareti della sua stanza erano adorne d'un'altra immagine ancora, con molta cura custodita : era il ritratto del suo amico, del suo maestro, anzi del suo secondo padre, D. Cafasso. Quante volte non l'udimmo noi parlare coll'animo commosso di questo suo benefattore! Iddio volle colmare delle più elette virtù l'anima del nostro buon Padre, perciò se ne valesse a sollievo dell'umanità. Egli, fedele al divino mandato, se stesso dedicò all'altrui felicità, e la storia imparziale estimatrice dei meriti degli uomini grandi, certo ne trasmetterà ai futuri venerata la memoria. Sì, o signori ! Sì, o compagni, unanime applaude il mondo a Don Bosco ed alle umanitarie sue istituzioni ; il mondo accoglie ed invita da ogni parte i Salesiani suoi figli e rappresentanti, e noi dolcemente commossi a questo applauso universale che possiamo noi fare? Risuoni il nostro tradizional grido di festa : Viva Don Bosco ! E poichè egli volando al Cielo ci lasciò in Don Rua un altro se stesso, esclamiamo ancora : Viva Don Rua ! Viva tutta quanta la Famiglia Salesiana !
DAL PAESE DEI LEBBROSI
Triste annunzio.
Verso la metà di luglio u. S. il nostro Superior Maggiore D. Rua riceveva la seguente lettera apportatrice di un triste annunzio, che noi ci affrettiamo a comunicare ai nostri lettori. Chi scrive è il secondo sacerdote salesiano, che quest' inverno (6 dicembre) partiva da Torino per recarsi nella colonia dei lebbrosi di Agua de Dios (Colombia) ed ivi dedicarsi alla cura di quegli infelici. Ecco la lettera che di là scrisse in data 3 giugno 1893
AMAT.mo E Rev m° SIG. DON Rua,
CON sommo dolore le debbo annunziare che il mio carissimo direttore D. Michele Unia da più settimane è travagliato da grave infermità, la quale, attesa la debolezza dell'infermo ed il vomito che a quando a quando lo assale , fa temere conseguenze ancor più dolorose. Abbiam fatto venire un medico; che lo consigliò di farsi quanto prima trasportare a Bogotà. Nel collegio salesiano di quella capitale potrà avere certamente molte cure, che qui sarebbero impossìbili.
Rev.mo signor D. Rua, abbia la bontà di pregare e far pregare per questo carissimo direttore, la perdita del quale sarebbe somma sventura per i tanti lebbrosi di questa Repubblica, pei quali questo missionario ha fatto dei veri miracoli...
Mentre noi qui preghiamo pel nostro caro infermo, egli, sorridente, prega per noi e pei lebbrosi e non disse ancor sìllaba per la sua guarigione: si abbandona con fiducia nelle mani di Dio.
Questa sventura veniva alla nostra missione dopo il mese di maggio, che dedicammo con insolito fervore a Maria Ausiliatrice. La nostra Mamma celeste ci vuol provare.
Celebrammo la festa di Maria Ausiliatrice con Messa cantata, processione, in cui fu portata solennemente la statua di Maria Ausiliatrice, ed altre sacre funzioni, a cui parteciparono con indicibile consolazione i moltissimi lebbrosi che non tengono ancora il letto. La folla era grandissima. Scene così commoventi non le vidi mai in vita mia. Oli ! quanto bene fa in questi luoghi di sventura la nostra divina Religione! Voglia la Gran Madre di Dio premiarci di tanta festa con la guarigione del nostro carissimo Don Unia.
I due catechisti salesiani, che vennero con me a questa Missione, stanno benissimo. Io poi, al dire di molti, ho già fatto un grande acquisto: mi dicono che sembro invecchiato di dieci anni. Deo gratias! A dir il vero, il lavoro non manca, ma non mancano neppure grandi consolazioni ed il buon volere.
Gradisca i più cordiali saluti dal carissimo D. Unia infermo , dai due catechisti e dal suo Dev.mo obblig.mo in G. Cristo
Sac. RAFFAELE CRIPPA
Miss. Sales.
Non aggiungiamo parola a questa lettera. Sia fatta sempre la volontà di Dio in ogni cosa! Se è ne' disegni di Dio che D. Unia guarisca, deh ! acceleriamone noi il compimento coi nostri voti, colle nostre preghiere.
IN MISSIONE
Da Puntarenas a S. Cruz. (Terra del Fuoco).
Il giorno 18 gennaio u. s., per ordine di Don Fagnano, accompagnato da un giovane chileno, catechista, e da un arriero stipendiato, partii da Puntarenas per andare a Santa Cruz a darvi una missione.
Costeggiando lo stretto di Magellano, credei bene di visitare le Case dei grandi proprietari , che tengono in queste immense estensioni di terreno migliaie di pecore, vacche e cavalli; ma mi avvidi ben presto d'aver a fare con gente protestante , e , quel che è peggio, con gente che adora solamente il dio mammona. Malgrado la mia buona volontà, dovetti quasi sempre partirmene colle pive nel sacco, come si dice, senza poter fare loro alcun bene.
Giunto al Capo delle Vergini , mi volsi a sinistra e m'indirizzai a Gallegos, dove giunsi l'ottavo giorno di viaggio.
Gallegos è un piccolo paesello, se così si vuol chiamare, situato alla foce del fiume , da cui prende nome. È sede del Governatore e delle altre Autorità Argentine di tutto il Territorio di Santa Cruz, che si estende dal territorio di flagellano fino al fiume S. Cruz. I suoi abitanti non oltrepassano il centinaio sono quasi tutti stranieri di diverse nazioni, dati unicamente all' interesse materiale. Il clima di questo paese è assai rigido d' inverno, regolare d'estate. Piove poche volte all' anno , ma soffia furiosamente e quasi tutti i giorni il vento. L'acqua dei pozzi è alquanto salata; quella del fiume abbastanza buona , tranne alla foce, dove, crescendo la marea, entra in esso e rimonta per varie leghe. Non vi sono piante di nessuna classe; il terreno è sì arido, che, eccettuato qualche punto delle sponde del fiume, non produce null'affatto.
In un paese così sterile ben poco si poteva sperare. Mi fermai quattro soli giorni, ma a stento potei riuscire a battezzare due ragazzi. La popolazione ritrae il carattere del suolo che calpesta.
Gallegos lasciò davvero in me poco buone impressioni. Scoraggiato per aver fatto sì poco ad una popolazione che tanto bisogno avrebbe dell'azione del Sacerdote, me ne partii di là per affrettarmi a giungere a S. Cruz. Vi arrivai dopo quattro giorni.
La descrizione di S. Cruz è presto fatta. Dicendo che è la brutta copia di Gallegos, è tutto detto. Vi ha però una differenza tra S. Cruz e Gallegos, ed è che gli abitanti di S. Cruz , benchè più ignoranti in fatto di religione, sono migliori di cuore e trattano il Missionario nel miglior modo che possono.
In S. Cruz infatti, grazie a Dio, potei fare qualche cosa. Lasciando il resto , dirò solo che potei amministrare una ventina di Battesimi e ricevere l'abiura di una donna protestante, il cui marito e figli gìà erano cattolici. Visitai poi le sponde del fiume elio dà il nome al paese, andando di capanna in capanna e recando ad ogni famiglia le consolazioni della nostra santa Religione.
Dopo due settimane presi. le mosse per il rìtorno. Era il quindici di febbraio.
Anche da S. Cruz partii con una spina nel cuore. Pazienza! Non fu per colpa mia. addio ben conosce quanto io desiderava di accondiscendere alle preghiere di quella buona madre cattolica, che mandommi a chiamare perchè le battezzassi i suoi due cari figli. Ma il marito protestante vi si oppose e tanto, da voler disporre anche della forza brutale de' suoi servi, pur di impedire il Battesimo ai figli. Pazienza! Voglia Iddio mandare a quell'ottima madre migliore occasione di questa, oppure le inspiri il mezzo assai facile che ha di render cristiani i suoi figliuoletti!
Nel ritorno amministrai altri Battesimi in diversi punti.
Al 28 di febbraio già aveva ripassato il fiume Gallegos ed era arrivato ai confini del Territorio Argentino.
Quella sera ci imbattemmo in un lago di acque limpidissime , ma di un odore tanto sgradevole, che quantunque fossimo tutti arsi dalla sete, pure dovemmo rassegnarci a non toccarla, poichè neanche gli animali poterono assaggiarla. Quivi essendo già notte avanzata, piantammo le tende. Passammo una notte insonne ed in grande paura. Il nostro arriero a poca distanza aveva veduto una lionessa (puma) che allattava i lioncini: temevamo se non altro per i nostri cavalli, le cui carni pel leone sono un boccone squisitissimo. Ma quella sera per fortuna pare non avesse fame quella lionessa , perchè non ci diede nessuna molestia. Al mattino per tempo levammo le tende e senza tanto fracasso partimmo di là, riprendendo il nostro campino.
Al 3 di marzo, dopo un viaggio felicissimo di ben 43 giorni, era di ritorno a Puntarenas.
Quanta compassione mi hanno fatto gli Indii di S. Cruz ! Poveretti! Oltre al vivere da selvaggio, come gli altri della Terra del Fuoco, menano inoltro una vita corrottissima, e questo per aver avuto relazioni con la feccia dei civilizzati Europei. Sono pochi, è vero, ma quando sarà mai , o Signore , che potremo convertire anch'essi alla vostra Santa Fede e ridurli a miglior vita? Oh! sia presto, mio Dio, sia presto ! ...
Puntarenas, 5 Aprile 1893.
Sac. F. GRIFFA Miss. Sales.
Tra gli Italiani di Guariyù. (Uruguay).
Anche quest' anno , durante le vacanze , che hanno luogo nel dicembre , gennaio e febbraio , dal Collegio di D. Bosco di Paysandù si partì un Sacerdote con un chierico per dare una missione alla Colonia d'Italiani di Guariyù. Quella colonia è formata da un 150 famiglie piemontesi, veneziane, parmigiane e cremonesi. Ecco come ci si scrive di colà
« Stavolta la Missione di Guariyù durò soli cinque giorni, e in così breve tempo si amministrarono 40 Battesimi, 180 Comunioni e 6 matrimoni.
» Era spettacolo che riempiva il cuore di santa allegria il vedersi circondato da tanti buoni compatriotti , che ansiosi accorrevano ad ascoltare la divina parola. L'arrivo del Sacerdote è per essi una gran gioia, una gran festa; sospendono ogni lavoro fino a che si rimane con loro.
» Quante domande ci venivano dirette da quei poveri vecchi ! - Noi siamo nati, dicevano molti di essi, in mezzo a' preti, ma temiamo di morircene senza di essi, como perros (come cani). Una volta all' anno è troppo poco, Padre; - Continuavano altri: - Perchè non rimane qua con noi? Oh venga almeno a raccogliere l'ultima nostra confessione, gli estremi nostri respiri! - Oh! potessimo avere la Messa almeno una volta al mese, almeno per questi nostri figli, che quasi quasi assomigliano a bruti. Qua v' è la Cappella; fra poco saranno preparate anche le stanze; venga, o mandi alcuno, che sarà per noi angelo di pace.
» Che dirò delle loro miserie temporali ? Povera gente ! Da tre anni che lavorano la terra, non hanno raccolto la metà delle sementi gettate; per tre anni consecutivi le locuste (langostas) distrussero tutto, per fino le foglie e i frutti degli alberi. La società non somministra loro che il vitto , molte volte scarso e poco buono ; sicchè quasi tutti laceri, mezzo ignudi , sotto tetti di terra , esposti a venti e pioggie, menano una vita veramente miserabile.
» Ma più grande ancora è la miseria morale... Che schianto ho provato al lasciar soli quei cari giovanetti, senza una scuola, senza un maestro, orfani di Sacerdote che loro insegni le verità della nostra santa Religione, unico conforto nelle sciagure ! Lungi dall'ombra del tempio e della scuola cattolica, che possono diventare quei poveri fanciulli? Ignorano la lingua patria, non sanno quella di questi paesi , parlano un gergo difficile a capirsi, nè è cosa tanto facile a farsi intendere da loro. Oh! quanto bisogno vi è di aprire quivi una scuola! Ma quanto più bisogno, anzii necessità vi è di aprire al culto una cappella!
» Speriamo di poter presto provvedere un po' più sovente almeno ai bisogni spirituali di questi cari compatrioti. Dal Collegio Don Bosco non è possibile lungo l' anno, perchè siamo troppo pochi; ma dall'altro Collegio di N. S. del Rosario, di cui è Direttore D. Foglino, forse sarà possibile mandar ogni mese qualche Sacerdote. Certo è una gran carità che faremmo a quella popolazione lasciata da tutti in abbandono ed oppressa dalla sventura.
Paysandù, 5 Marzo 1893.
Sac. LUIGI MARCHIORI.
DALLO STRETTO DI MAGELLANO.
Da una lettera di D. Maggiorino Borgatello da Puntarenas (Stretto di Magellano), in data 8 Maggio 1893 , ricaviamo quanto segue:
Una conversione.
Giorni sono abbiamo avuto una bella consolazione : il gregge di G. C. aumentò di una pecorella. Un protestante di Berlino, uomo grave, in sui trent'anni, abiurò gli errori del protestantesimo ed abbracciò la nostra santa Religione. In un sol giorno ricevette cinque Sacramenti. Fu battezzato, si confessò, comunicò, gli si amministrò la Cresima e per ultimo il Matrimonio, con piacere ed edificazione grande di quanti lo conoscono. La sua giovine sposa è una buona cattolica. Iddio li benedica ambedue e conceda loro la santa perseveranza!
Bestemmia e castigo.
Il giorno dell'Immacolata Concezione dello scorso anno, chiusura del Mese di Maria, in Puntarenas, secondo il consueto degli altri anni , si tenne una imponente processione , portandosi per le vie la statua della Vergine Santissima. Un cotale, protestante, che se ne stava tra la folla osservando, non potendo forse più contenere la bile che provava nel vedere cotanto onorata la Gran Madre di Dio, ad alta voce e con un sogghigno beffardo disse: - Insensati! Vanno girando per le vie portando un pezzo di metallo e fan tanto chiasso! - Non l'avesse mai detto! Ora son più di due mesi, che il poverino è inchiodato nel letto, colle gambe riunite insieme, irrigidite, e rivolte alle ginocchia all' indietro e soffre spasimi orrendi. - Tutti riconoscono in questo un castigo del cielo; il disgraziato non può più calpestare quelle vie per dove è passato il simulacro della Regina del Cielo ch' egli ha insultato. Egli pure pare riconosca in questo il castigo del suo peccato: parla di volersi far cattolico e ricevere i SS. Sacramenti prima di morire. Che Maria Santissima gli ottenga davvero sì bella grazia, ed egli possa davvero conoscere quanto è potente e quanto buone la nostra celeste Madre! Preghiamo !
Bene per male.
Un altro individuo aveva parlato male pubblicamente dei Missionari Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Nel giugno dello scorso anno, quando digraziatamente si era appiccato il fuoco alla nostra chiesa e le fiamme avvampavano inesorabilmente, egli, godendone soprammodo, aumentò vieppiù le sue triviali insolenze contro di noi. Pochi mesi dopo gli venne un cancro in bocca, che lo va tormentando orribilmente , rosicchiandogli il labbro inferiore. L'infelice per farsi curare desiderava portarsi a Valparaiso nel Chilì, dove avvi un rinomato ospedale; ma essendo povero, nè avendo persona alcuna che di lui si prendesse cura, già disperava di potervi riuscire. Ma ecco il nostro caro D. Fagnano, che ne sapeva la disgrazia, pigliarsi interesse di lui. Briga presso chi di dovere, gli ottiene un passaggio gratis sul vapore partito ultimamente, ve lo imbarca e gli consegna una lettera di raccomandazione, colla quale certo troverà buona accoglienza in quell'ospedale. Il poverino è partito di qua molto contento, benedicendo i Padri Missionari che l'aiutarono nella sventura!
Una lezione.
Nessuno di noi dubita che l'opera nostra sia opera di Dio. Ed è appunto per questo che, permettendole Iddio stesso, sorsero contro di essa in ogni tempo ed in ogni luogo dei persecutori. Noi pure in Puntarenas, in quest'ultimo estremità della Patagonia inferiore, ne abbiamo incontrati e non pochi. Ma Iddio che permette che ci vengano fatte vessazioni, pare dica col fatto : Guai però a chi tocca l'opera mia! Ne abbiamo avuti dei tremendi esempi tutti i momenti. - E se non bastano i due sopra riferiti, ne accennerò un terzo. È questo di un signore che perseguitavaci quanto poteva, or in un modo ed or in altro. Egli aveva anche cariche ufficiali, e di queste pur si valeva per impacciare l'opera dei Missionari.
Ora il poveretto quasi improvvisamente veniva chiamato al divin tribunale.
Noi preghiamo Dio che voglia perdonare ai nostri nemici, come di cuore desideriamo che perdoni a noi medesimi le offese a lui fatte; ma in pari tempo preghiamo perché faccia aprir loro gli occhi in tempo, prima che abbiano ad imparare a proprie spese quanto si paga caro il perseguitare le opere del Signore.
Festose accoglienze. - Riceviamo numerose corrispondenze e lunghi articoli di giornali riguardanti le grandiose feste celebratesi a Montevideo e Villa Colon per l' arrivo di Mons. Luigi Lasagna.
Giunto a Montevideo il 23 aprile, fu ossequiato sul bastimento Vittoria da una Commissione de' suoi antichi alunni, da varii Direttori di Case salesiane dell' Uruguay, Brasile ed Argentina e da parecchi amici. Nel molo era aspettato da una bella rappresentanza della gioventù cattolica di Montevideo e da varie centinaia di altre persone amiche, che al suo discendere a terra lo salutarono con applausi d' indicibile giubilo e lo accompagnarono fino ai Talleres Salesianos di quella capitale.
Un vero trionfo fu poi l' accoglienza di Villa Colon. Alla stazione v'era a riceverlo Mons. Isasa, Ausiliare di Mons. Soler che trovavisi assente, le altre Autorità ecclesiastiche e civili , i Direttori salesiani ed un numero immenso di signori ammiratori ed amici di Mons. Lasagna. Non solo gli alunni del collegio Pio IX erano in festa quel giorno, ma ben anche tutta la popolazione di Villa Colon. Al pranzo, imbandito per quell'occasione dagli amici di Monsignore, vi erano più di cinquecento commensali , comprese le Autorità ecclesiastiche, religiose, politiche e civili del luogo. Alla imponente accademia della sera, ben quattro musiche concorsero colle loro armonioso sinfonie, e gli alunni del collegio Pio - passati e presenti - sfoggiarono con svariati componimenti in verso ed in prosa, pubblicamente manifestando la grande stima e riconoscenza che nutrono per chi fu loro maestro, padre ed amico, nonchè per D. Bosco e per D. Rua, l' uno fondatore e continuatore l' altro dell'Opera Salesiana. A memoria della cosa questi bei componimenti, per cura degli antichi alunni di quel Collegio, furono raccolti e stampati in un elegante Album. In essi coi sensi di ammirazione e gratitudine verso di Mons. Lasagna s'intrecciano pur bellamente entusiastiche acclamazioni al Sommo Pontefice Leone XIII, che volle così onorare chi tanto bene si è meritato presso di loro.
D. Costamagna, Ispettore delle Case nostre dell'Argentina, che là si recò in quei giorni , ci assicura che feste tanto belle e grandiose l'Uruguay non l'ebbe mai viste.
Il Patronato San Pietro di Nizza Marittima.
Un nostro buon amico di Francia ci ha procurato una bella veduta del Patronato Salesiano S. Pietro di Nizza Marittima, la prima Casa che Don Bosco aprì in Francia l'anno 1875. E noi presentandola ai nostri lettori, crediamo far pur loro cosa gradita accompagnandola con alcuni tratti riguardanti quell' Ospizio tolti dall' opera : « L'Eglise de Nice - ses Saints et ses Oeuvres » scritta dall'Abbé André Dufaut e stampata a Nizza Marittima di quest'anno stesso.
Fu fondatore del Patronato S. Pietro (così incomincia l'autore) il celebre Don Giovanni Bosco. La vita di questo prete è un poema disseminato delle cose più straordinarie e delle più stupende meraviglie. Fu soprannominato il San Vincenzo de' Paoli del secolo XIX, e questo nome gli resterà. Le sue opere confondono l' intelletto, e se se ne confronta il numero e la grandezza co' mezzi, di cui egli disponeva, il grido che sfugge immediatamente dal cuore è quello della S. Scrittura: Digitus Dei est hic, qui vi è il dito di Dio. Si potrebbe dire di D. Bosco che egli è stato l' uomo più audace, se tutto ciò che ha fatto, ed in cui è perfettamente riuscito, non io proclamasse il più saggio ed il più prudente.
In ogni sua impresa egli ha agito da principio senza mezzi, confidando in Dio solo perchè questi venissero al momento opportuno, e la sua fiducia non fu mai delusa. Egli fece sempre capitale su Dio solo , ed il Signore non gli vennemai meno.
.................. (E qui l'autore fa un rapido cenno di quanto D. Bosco, un mezzo secolo fa, incominciava a pro della gioventù abbandonata, e poi continua:)
Bisogna dire ad onore della società contemporanea che, qualunque si siano i suoi errori ed i suoi vizi, essa non è punto avara della sua ammirazione per coloro che la servono nobilmente nelle sue più estreme miserie. L' eroismo nella carità la tocca e la commuove. Ed è perciò che , quando D. Bosco ebbe accennato praticamente a ciò ch'egli poteva fare poi diseredati del mondo, affluirono gl' incoraggiamenti e le offerte, di cui egli fece tesoro da vero servo di Dio che sa concepire, creare ed organizzare in vista dell'avvenire.
Noi ci allontaneremmo troppo dai limiti di questo lavoro, se volessimo seguire D. Bosco nella sua marcia, prodigiosamente rapida, in tutte le sue imprese visibilmente approvate e benedette dal Cielo ; ci basti il dire che il grano di senapa. seminato in Valdocco nel 1844, è oggidì un grande albero che ombreggia, sotto i suoi folti rami, intiere legioni d'orfanelli.
La pia società de' Salesiani, che D. Bosco fondò per la direzione delle sue Opere, presentemente possiede numerosi stabilimenti in varie nazioni.
In Francia essa ha pure parecchie Case di cui le principali sono a Nizza, Marsiglia, La Crau d'Hyères, Saint Cyr di Provenza, Aix, Parigi e Lilla.
Quella di Nizza, la prima fondata in Francia , è un bellissimo edifizio, l'antica villa Gauthier , situata alla parte nord della piazza d' Armi , ingrandita e modificata secondo i bisogni della sua nuova destinazione ; una fabbrica di modesta apparenza , che serve d' abitazione alle suore , una cappella e numerosi laboratorii posti intorno al cortile principale. Duecento fanciulli vi ricevono il pane del corpo ed il nutrimento dell' anima per mezzo di una educazione cristiana e di un' istruzione appropriata ai bisogni di ciascuno.
Don Bosco aveva, sopra l'educazione, idee assai giuste, idee che uno de' suoi migliori allievi riunì in un sol corpo di dottrina. Una di quelle, la cui applicazione gli era cara in ispecial modo, si è che bisogna prevenire il male, per non averlo a punire. Saggia massima, che i maestri della gioventù non mediterebbero mai abbastanza. Peccato però che essa richiegga troppo zelo e troppi sacrifizi. Perchè, nella fanciullezza e nell' adolescenza che è egli mai prevenire le mancanze, se non impadronirsi del cuore del fanciullo, dandogli il proprio cuore, l' averlo costantemente sott'occhio, vederlo pensare ed agire, considerare le sue gioie ed i suoi crucci , rendersi suo amico , suo compagno?
Don Bosco volle che i suoi discepoli fossero tutto ciò pel fanciullo, ed ecco perchè essi riescono sì bene nel difficile ministero dell' educazione della gioventù. Niuno più di Don Bosco amò la Chiesa. La sua tenerezza, a suo riguardo, era quella del migliore dei figli per la migliore delle madri. Egli l'ha chiaramente dimostrato lasciando a' suoi figli questa raccomandazione, essenziale fra tutte, che cioè quando avrebbero incontrato una perla, vale a dire un fanciullo ben fornito di buone doti di mente e di cuore, segnato da Dio col sigillo degli eletti, essi l'avessero sollecitamente a raccogliere, ripulirlo con cura ed incastonarlo il più riccamente possibile. Gli è perciò che in ogni Istituto Salesiano avvi una speciale divisione per quelli che vengono destinati allo stato ecclesiastico. Si contano omai a centinaia e centinaia i degni ministri dell'altare che sono debitori della loro santa vocazione a così egregi maestri.
Il Patronato S. Pietro gode, a Nizza, d' una stima affatto particolare , stima ch' esso merita sotto ogni aspetto. Al punto in cui scriviamo gli si è aggiunta una succursale nella parrocchia del Porto. Si è fondato colà un asilo, dove i fanciulli che popolano le vie, nelle domeniche e nei giorni di festa vanno ad informare la loro intelligenza ai divini dettami della Religione, ed il loro cuore alla pratica delle sublimi virtù evangeliche, trovandovi in pari tempo quei trastulli e quei divertimenti che sono proprii dell'età loro.
Sono incominciate le vacanze autunnali, e già in parecchie famiglie si va pensando ove collocare i proprii figli l' anno venturo, in qual collegio ed a quali scuole.
Noi per comodità di quanti desiderassero affidare a noi i loro figli per la carriera degli studi elementari, ginnasiali e liceali, diamo qui l'elenco dei Collegi Salesiani e degli Educatorii delle Figlie di Maria Ausiliatrice d' Italia, assicurando di tutta la nostra sollecitudine per tutto quello che riguarda religione, morale, sanità e profitto negli studi così scientifici come letterari.
Oltre l'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, l'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena, l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, l'Oratorio di S. Croce in Lucca, le Scuole di S. Paolo alla Spezia, la Colonia Agricola di Mogliano Veneto , l'oratorio di Maria Immacolata a Firenze , l'Oratorio del Sacro Cuore di Gesù a Trino Vercellese , di S. Filippo e S. Francesco di Sales a Catania in Sicilia , l' Istituto di S. Francesco di Sales a Faenza e di S. Giuseppe a Macerata, vi sono i Collegi di Borgo S. Martino, Lanzo Torinese, Varazze, Alassio, Este, Penango, Parma, Fossano, Loreto, Treviglio, Randazzo e Marsala in Sicilia.
In questi Collegi l'insegnamento comprende il corso elementare e ginnasiale , eccetto quello di Penango, dove , per ora, vi sono soltanto le classi elementari, ed è impartito da maestri e professori patentati ed a norma dei programmai governativi. Nel Collegio di Alassio vi è di più il liceo.
Giova pure avvertire che ne' Collegi di Varazze, Alassio e Randazzo si danno eziandio gli esami pubblici di Licenza Elementare.
In quasi tutti questi collegi vi sono due gradi di pensione. La prima varia da L. 35 a 40 mensili; la seconda da L. 24 a 30.
Oltre ai mentovati collegi pei giovanetti, vi sono pure undici Educatorii per fanciulle; il primo in Nizza Monferrato, sotto il nome della Madonna delle Grazie; il secondo nella città di Chieri , sotto il titolo di Santa Teresa; il terzo al Torrione di Bordighera; il quarto a Novara; il quinto a Lugo; il sesto, settimo, ottavo, nono e decimo nelle ridenti e saluberrime colline circondanti l' Etna, a Bronte , a Mascali , a Trecastagni , ad Alì Marina presso Messina ed a Catania, e l'undicesimo si apre pel prossimo anno scolastico a Casale Monferrato. Tutti questi Educatorii sono direttì dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
Scopo di queste case di educazione si è di dare l'insegnamento scientifico e morale in modo che non lasci nulla a desiderare per una giovinetta di onesta e cristiana famiglia, cioè arricchirne la mente di utili cognizioni, educarne il cuore a sode e cristiane virtù, addestrarla ai lavori femminili e informarla a quei principii di civiltà che sono richiesti dalla sua condizione.
Per avere i relativi programmi e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai Direttori e alle Direttrici dei singoli Collegi ed Istituti, oppure al sacerdote Michele Rua, via Cottolengo, n. 32, Torino.
Per sopperire poi al bisogno sempre crescente di operai evangelici, il nostro caro D. Bosco, oltre ai varii Ospizi e Collegi, ha istituita pure l'Opera così detta di Maria Ausiliatrice, che ha per iscopo di raccogliere giovani grandicelli (dai 16 ai 30 anni ed ultra) che abbiano decisa volontà di fare gli studii letterari mercè corsi appropriati per abbracciare lo stato ecclesiastico.
Quest' Opera, di cui più volte parlammo, benedetta ed approvata dai Vescovi e dal Sommo Gerarca, fu pur benedetta da Dio, perchè ha dato ogni anno frutti sempre più consolanti. In pochi anni già si numerano quasi ad un migliaio i chierici usciti da tali scuole; parecchi al presente ordinati sacerdoti, sono zelanti parroci, altri indefessi apostoli in varie missioni.
Noi quindi anche quest'anno facciamo un caldo appello ai nostri ottimi Cooperatori e specialmente ai RR. Parroci , perchè ci vogliano indirizzare molti di tali giovani che mostrassero spiegata vocazione allo stato ecclesiastico; agli Oblatori, Corrispondenti e Benefattori raccomandiamo di tutto cuore quest' Opera sì proficua per la Chiesa e per la società; a tutti che uniscano la preghiera al Padron della Messe « ut mittat operarios in messem suam ».
NB. Per norma degli allievi o di coloro che se ne dovessero incaricare o che desiderano più ampie notizie dell'Opera di Maria Ausiliatrice, si sono stampati appositi programmi , che si potranno avere dal Sac. Michele Rua, (Via Cottolengo, 32, Torino), oppure dal Direttore dell'Ospizio di S. Vincenzo in Sampierdarena o di S. Giovanni Evangelista (Via Madama Cristina, 1,) in Torino. Dai medesimi si potrà aver pare l'elenco delle Case già aperte o da aprirsi per quest'Opera.
Scampato pericolo. - Il 13 aprile 1893, i sottoscritti coniugi B. M. Avidano stavano allogando fusti pesantissimi in un locale al pian terreno, quando ad un tratto videro mancare il pavimento, e cominciando dal primo fusto, tutta la volta stava per sprofondare nella cantina sottostante, piena questa pure di fusti di vino. In vista di tanto pericolo, non poterono che pronunciare confusamente: - Maria Ausiliatrice, salvateci! - A quest'invocazione tutto il pericolo come per incanto cessò senza il menomo danno : e la moglie che nello scroscio era stata involta da un fusto del peso di oltre 770 chilogrammi, ne usciva affatto illesa. Di sì grande grazia ringraziano di cuore la Vergine Santissima.
Torino, il 20 maggio 1893.
B. M. AVIDANO.
Un venerando Arcivescovo riconoscente a Maria. - Rev.mo e Stim.mo Sig. D. Rua. In considerazione dell' avanzata mia età di anni 83, nonchè della mia salute logorata dalle lunghe fatiche di esercizio pastorale, sostenute per 56 anni nelle sacre missioni di Albania, Epiro e Macedonia, ottenni la sovrana grazia dal Sommo Gerarca Leone XIII di essere esonerato dal grave peso dell'Arcivescovato di Durazzo e di ritirarmi nella quiete di questo sacro chiostro.
Riferendomi ora all' ultima lettera da me diretta a V. S. Rev.ma, provo il sommo piacere di poter adempiere il mio voto per grazia ricevuta dalla prodigiosa Madonna di D. Bosco , della miracolosa conversione di quattro scandalosi peccatori, diocesani di Durazzo, convertitisi a sincera penitenza.
Viva Maria Ausiliatrice, dispensiera di grazie segnalate !
Nell' inviarle la tenue offerta di lire quaranta da me promessa con voto, la prego di volerla impiegare nelle spese del rinomatissimo santuario della Madonna di D. Bosco e di rendere di pubblica ragione la grazia ottenuta, mentre ho il contento di confermarmi coi sensi di predistinta rispettosa stima
Venezia, dal Convento del Deserto, 17 giugno 1893.
Dev.mo Servo in G. Cristo Fr. RAFFAELE dei Minori riformati Arcivescovo di Durazzo, dimesso.
alle falde dell'Etna. - Rev.mo Sig.. D. Rua. - Quod vidimus, annuntiamus vobis. Noi abbiamo sperimentato una volta di più in questi giorni la verità di quelle parole che Don Bosco ci ripeteva così sovente negli ultimi anni di sua vita, che cioè Maria Ausiliatrice si prende cura specialissima non solo dei Salesiani, ma anche dei giovani loro affidati e delle persone che in qualunque modo li beneficano. Il fatto ha dello strepitoso e non va bene che stia nascosto qui fra le mura del nostro collegio. Lo debbono sapere tutti i Siciliani, lo debbono sapere tutti i divoti di Maria, che nel Bollettino Salesiano toccarono già tante volta con mano l'efficacia delle preghiere dirette alla gran Madre di Dio, aiuto dei Cristiani.
Nientemeno che tre medici, .et quidem valenti, avevano, si può dire, sottoscritta la sentenza di morte pel nostro giovane convittore Sebastiano Mirone di Roccalumero (Messina), alunno della 2a classe ginnasiale; eppure ec colo ora vispo, allegro e pieno di vita, precisamente come quattro settimane fa prima della malattia che minacciava di rapircelo. Donde mai una metamorfosi così completa? Qui l' arte umana bisogna che confessi la potenza del Cielo.
La mattina del 28 giugno u. s., una violenta meningite cerebrospinale era per troncare la vita al nostro povero allievo. L' infermo boccheggiava sui guanciali : il medico curante, espertissimo certo nell'arte sua, susurrava già che omai s'era agli sgoccioli : i genitori, abbattuti da immenso dolore, atten devano gli ultimi aneliti del loro Sebastiano. Per casa Superiori e alunni si ripetevano l'un l'altro : Mirone in agonia ! Mirone in agonia ! Che maraviglia dunque , se a due passi dal collegio, il fabbro stava già martellando la cassa di zinco e il falegname piallava gli assi per quella di legno ? La morte era lì alla gola , il paese nativo distava buon tratto, e il padre voleva ad ogni costo portare seco almeno la salma del figliuolo per riporla nel sepolcro della famiglia; e quindi straziato dal dolore , aveva creduto bene di darne a tempo gli ordini opportuni.
Di questo passo andavano le cose, quando al nostro carissimo signor Direttore balenò un'idea. Tutto ad un tratto si spicca dal capezzale del caro infermo e dice fra sè : Ma che mi debba morire questo ragazzo ? Va, e detta il seguente telegramma : Oratorio Salesiano. Torino. Prego celebrare Messa altare Maria Ausiliatrice per giovane convittore moribondo. - Guidazio. Poscia comanda di proseguire con maggior fervore il triduo cominciato il giorno avanti e si abbandona fiducioso nelle mani della nostra celeste Ausiliatrice.
Io non esagero, reverendissimo signor Don Rua, ma aderisco semplicemente all' invito fattomi di stendere questa relazione ed espongo la verità schietta e netta. Il giovane infermo, il 29 giugno, solennità di s. Pietro, mentre costì forse si celebrava la Messa all'altare di Maria Ausiliatrice, parve riaversi tant' è che inghiottì qualche cucchiaio di brodo, cosa insperabile, perchè la gola e gli organi digestivi eranglisi omai paralizzati. Tre giorni dopo l'egregio medico curante lo dichiarò fuori di pericolo; sicchè il 6 luglio entrava in convalescenza. Oggi finalmente egli partiva, accompagnato dal papà e mamma, che non capendo in sè dalla gioia, se lo portano in famiglia a rallegrare i parenti che l'avevano già pianto come morto.
Grazie, o Maria Ausiliatrice, della vostra bontà! Quello che Voi fate ai nostri giovani, lo fate a noi, perchè essi sono la pupilla degli occhi nostri.
Ecco il bel regalo, che noi ricevemmo da Maria Ausiliatrice e che giudicammo conveniente di comunicare a Lei , reverendissimo Signor D. Rua. Qui Ella avrà una novella prova che a fecondare il campo della nostra missione, insieme coi sudori dei poveri suoi figli, si mescolano copiose giorno per giorno le rugiade celesti.
Degni la S. V. confortare della sua paterna benedizione il collegio di S. Basilio, ed Ella, veneratissimo Superiore, gradisca l'umile ossequio del suo
Randazzo, 9 Luglio 1893.
Obbedient.mo figlio
Diac. CERIA EUGENIO.
La medaglia di Maria Ausiliatrice. - Nel dicembre del 1892, Durando Barbara di Farigliano giaceva da un mese inferma, e malgrado le cure mediche, si sentiva ogni giorno venir meno, anzi già aveva ricevuta l' Estrema Unzione e la benedizione papale; quando un'amica venne a portarle una medaglia di Maria Ausiliatrice. La povera inferma sentendosi tanto aggravata dal male , disse : - Vi ringrazio del regalo, ma favorirete però metterla poi meco nella tomba. - No, riprese l' amica , io ve la porto affinchè la Vergine Ausiliatrice vi ottenga la salute ; raccomandatevi con fiducia a sì buona Madre, la quale può ottenere tutto dal suo Divin Figlio. - L'inferma accettò il consiglio, e raccomandatasi alla Vergine Ausiliatrice , subito cominciò a migliorare ed in breve si trovò talmente in forze, da poter abbandonare il letto e guarire perfettamente. Oggi in segno della più sentita riconoscenza porta un regalo al santuario di Maria Ausiliatrice.
Torino, 27 maggio 1893.
DURANDO CATTERINA.
Felice esame. - Il mio fratello maggiore disponevasi a subire un esame, per ottenere un impiego civile, al quale concorrevano 53 altri candidati, tra i quali eranvi molti giovani senza dubbio più abili di lui. Io ricordando quanto aveva letto nel Bollettino Salesiano riguardo alle grazie di Maria Ausiliatrice, raccomandai con fede l' esito del detto esame pel mio fratello , con promessa di far pubblicare la grazia qualora l' avessi ottenuta. Quanto io sospirava, l'ottenni felicemente. L'esame riuscì benissimo ed il mio fratello ebbe il sospirato impiego. Viva Maria SS. Ausiliatrice!
Malta, 10 giugno 1893.
Ch. ARTHUD MERCIECA.
*
Preservazione dalla grandine. - La Parrocchia della Vezza, in ringraziamento di essere stati liberati dalla grandine nel 1892, offre la somma di L. 600, pregando la Vergine Ausiliatrice a voler continuare la sua protezione su quelle campagne.
Giugno 1893.
(Dai registri del Santuario).
La santa Messa all' Altare di Maria Ausiliatrice. - Gravemente afflitta per la triste sciagura che stava per colpirmi di restare vedova con otto figli, ricorsi alla Vergine Ausiliatrice che si venera in Torino, perchè volesse, contro la sentenza del medico, guarirmi il mio caro marito. A tal fine spedii la tenue offerta di L. 5, perchè si celebrasse una S.. Messa al suo altare; il che fu fatto, e l'amato mio consorte incominciò a migliorare, ed ora, grazie a Maria Ausiliatrice, egli è perfettamente guarito.
Riconoscente del favore sommo ottenuto, di tutto cuore ringrazio l' Ausiliatrice dei Cristiani e desidero si pubblichi il fatto a suo onore e gloria.
Cloez, 4 Giugno 1893.
ANNA FRANCII.
Maria Ausiliatrice mi ha esaudita ! - La sottoscritta aveva due nipoti, dei quali uno era senza lavoro e l' altro senza voglia di lavorare e, quel che è peggio, con una condotta riprovevole. Pregò Maria Ausiliatrice, perché volesse Essa provvedere al bene di questi suoi nipoti, facendo promessa di pubblicare la grazia qualora l' avesse ottenuta. - Ora è ben felice di poter ringraziare una sì buona Madre; perchè il primo de' nipoti trovò lavoro, ed al secondo col lavoro venne pure la voglia di lavorare e si diporta abbastanza bene.
Milano, 6 Giugno 1892.
ERMENEGILDA MACCHI. *
Viva Maria Ausiliatrice! - Un mio affezionato zio, colpito da grave malattia era sul punto di rendere l'anima a Dio. Supplicai Maria Ausiliatrice, perchè ottenesse la guarigione all' infermo, con promessa, a grazia ottenuta, di scriverla sul Bollettino Salesiano. In virtù di tanta benignità di Maria adempio ora al mio voto.
Trecastagni, 25 maggio 1893.
Una Cooperatrice Salesiana.
Riferiscono altre grazie e riconoscenti mandano offerte al Santuario di Maria Ausiliatrice od alle Missioni Salesiane
D. Francesco Corradi Parroco, Arzeno d' Oneglia. -- D Andrea Rolle Prevosto, Givoletto. - O. Leopoldo Tosi Curato, Cabella Ligure. - Rizzardi Maria, Bovezzo. - Zennaro Angelo, Pellestrina Veneto. - Marchiaro Francesca, Torino. - Pochintesta Michele, Varzi. Riolfi Gerolamo, Pedemonte. - Buffo Eleonora, Cagna. - Stardevo Margherita, Vinovo. - Conti Giovanni Cliierico, Catania. - Giuseppe Cuneo Canonico, Taggia. - Zuguoni Catterina. - Navasso Matilde, Torino. - Davi Teresa, Sandidero. - Isabella D., Sandidero. - Anna R. Torino. - Bimbi Gio. Batta, Curato, Valbana. - N. N., Parroco, (Prov. d'Ancona): - Zopito Antico , Loreto Aprutino. - Cali Salvatore, Testona Torinese, - Badatta Giuseppina, Sartirana. - Morandini Amalia, Rizzoli. - Mazzanti Mauro, Torino. - Ghione Delfina, Torino. - Sac. Ruffo Antonio, Curato, Cannaro. - F. L., Vigevano. - Daghero Giacinto, Vico Canavese. - Dazzoni Adele, Faido (Canton Ticino). - Nava Gio. Batta, Mayltano. - N. M., Poirino. - N. N. Frossasco. - De- Giusti Angelina, Ponte Ronca. - Soldini Onorina, Bellinzona. - Baravalle Maddalena, Caramagna. - P. Giuliano da S. Anna di Verona, Bordighera. - Savio Maria, l'orino. - Cerrato Tommaso, Villa ,Stellone. - Ramello Antonio, Usasia. - Baneluo Domenica, Dforetta. - Petiti Margherita, Moretta. - Chiavarino Gio. Batta, Casteli-osso. - Corrado Amalia, Castelrosso. - Careggio Sofia, Castelrosso. - Vercellino Clara, Barquone. - Pereno Maria, Orbassano. - Garrone Spiritino, Chieri. - Marocco Maria, Poirino. - Marchisio Giuseppe, Caranragna. - Ferrero Stefano, Orbassano. - Martinetto Demenica. - Vittone Carlo, S. Sebastiano. - Cravetta Delfina, Torino. - Tarelli Carlotta, Bandissi. - Salietti Antonio, Pinbes. - Ruffino Giuseppe, Genova. - Suino Francesca, Caramayna. - Musso Pietro, Foglizzo. -- Marchisio Giovanni, Mondovì Carazzone. - Viariggi Domenica, Castiglione. - Rocca Antonio, Amanta (Saluzzo). - Bovo Rosa, Viyone. - Adele Ferrero, Torino. - alarocco Zatti Anetta. - Cortese Giovanni, Valfranca. - Benevello Maria, Cuneo. - Scanavino Giovanni e Battista. - Famiglia Scagliotti, Lù. - Famiglia Borghino, Lù. - Farinazzo Margherita, Magliano d'Alba. - Mongini Massimo. - Ghirardo Teresa, Ormea. - Dossetto Margherita, Envie (Saluzzo). - Giavotti Catterina, Vinovo. - Pilota Giuseppe, Saleggia. - Gibello Pietro, Castelrosso. - Lusso Paola, Castelrosso. - Bogetto Giacomo , Castelrosso. - Turco Lucia , l'artandone. - Viestri Vincenzo, Antignono. - Pezzuto Francesco, Vezza d'Alba. - Marzero Francesco, Cornegliano d'Alba. - Montabone Irene, Susa. - Molinero Eleonora, Scalenghe. - Molinero Angela, Scalenghe. - Givogri Giuseppe, Foglizzo. - Iaggi Carolina, Torino. - Guardino Giuseppe, Canelli. - Stardero Francesco, Vinovo. - Augelini D. Luigi , Venezia. - Quarleri Teresa, Voghera. - Teologo Molini D. Gio. Batta, Toirani.
Il battesimo ad un giovane Africano.
Sarrià (Barcellona). - Nei giorni 23, 24 e 25 u. s. giugno, mentre in Torino celebravansi le feste in omaggio a D. Bosco ed al suo successore D. Rua, nel collegio salesiano di Sarrià facevasi altrettanto, sebbene lontani assai da Torino.
Due particolarità però resero più solenni quei giorni, cioè una grandiosa esposizione artistica dei lavori dei nostri artigianelli di quella casa ed il battesimo di un giovane africano.
La sera del 23 grande accademia. Il giorno 24 sacre funzioni solennissime, ed a notte fuochi pi rotecnici ed illuminazione. Il giorno 25 battesimo del suddetto neofito africano , quindi altra accademia, a cui presero parte l'inclito Municipio di Sarrià, l' illustre rappresentante del Capitano Generale di Barcellona ed altri esimii signori.
Nell' esposizione artistica furono specialmente ammirati un pastrano d'un solo pezzo, una serratura fatta a colpi di lima da uno dei più giovani tra gli allievi, una statua del Sacro Cuore di Gesù ed un basso rilievo rappresentante l'incoronazione di Ester. Grande concorso di visitatori.
Il Vescovo di Acireale all' Oratorio Salesiano di Mascali-Nunziata (Sicilia).
Così ci scrive da Mascali-Nunziata un nostro Cooperatore:
« Quanto cara ci fu la visita di S. E. Rev.ma Mons. Genuardi, nostro veneratissimo Vescovo.
» L' amoroso e zelante Pastore giungeva il mattino del 15 giugno in Mascali. Un sincero entusiasmo destossi negli abitanti , appena si furono accorti di aver tra loro Monsignore, che con paterna cura veniva a visitarli. In pochi minuti tutto il paese si accalcava intorno all'amato Pastore per riceverne le benedizioni di Dio.
» S. E. dopo essersi trattenuta un po' in parrocchia dinnanzi al SS. Sacramento, si recò a Nunziata, dove fu accolta fra unanimi evviva dal popolo festoso. Fatta una breve visita alla parrocchia e al collegio dell' Immacolata, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, l'animo di Monsignore corse dai figli di D. Bosco, pei quali nutre un affetto particolare. Fu questo il fine precipuo della sua venuta a Nunziata, veder da vicino quel sacro recinto, sorto appena quest' anno, nel quale sotto gli auspici del Sacro Cuore vari chierici salesiani vengono allevati nella pratica delle più elette virtù ed informati allo spirito dell'immortale loro Fondatore.
» E l'Oratorio del Sacro Cuore doveva rimaner muto all'affetto che il suo Pastore e Padre dimostravagli in quel giorno
» Quei cari chierici, sebbene imbarazzati al dolce annunzio che Monsignore veniva a visitarli, tuttavia esultanti di gioia addobbarono in fretta ed in furia in una forma semplice ed insieme artistica un salone, e giù al portone a ricevere schierati in due file il Vescovo. Il volto di tutti brilla d'insolita gioia, gli occhi sono fissi alla strada, impazienti ed avidi di mirare la maestosa ed amabile figura di S. E. Dopo brevi momenti di ansia Monsignor Genuardi compare sulla soglia del portone; un fragoroso evviva echeggia per l' aria, tutti s'inchinano a ricevere la pastorale benedizione e a baciare l'anello di Monsignore, che col volto atteggiato a dolce sorriso e a ciascuno rivolgendo amorevoli parole, s'avvia alla cappella, accompagnato dal Direttore della casa, il reveendo D. Francesco Piccollo, e dai chierici che gli vengono dietro. In cappella questi eseguirono maestrevolmente l'Inviolata et integra del Gounod. Al sentire quelle soavi e classiche note sollevarsi leggermente fino al trono della Vergine Benedetta, l' animo s' inebbriava di celeste gaudio, ci sentivamo trasportati in sfere più elevate a pregustare le delizie dell'eterna Sionne.
» Uscito di cappella, Monsignore assistette ad un breve e famigliare trattenimento. Applauditissimo fu l'inno in musica, come anche riscossero ripetuti applausi i varii componimenti , nei quali alcuni chierici, a nome dei loro compagni, esternarono, rivestiti di poetiche forme, il loro giubilo e la loro riconoscenza a S. E. Pieni di grazia furon i distici latini. Monsignore in fine , vivamente commosso, rivolse agli astanti affettuose parole, improntate ad un tenero amore alla memoria di D. Bosco e all' opera di questo grande apostolo della gioventù. S. E. dopo avere amministrato la Cresima ad un giovane, volle onorare i Salesiani, sedendo con loro a pranzo, il fine del quale fu allietato da allegri brindisi, dal canto Il figlio dell'Esule di Mons. Cagliero e dal maestoso coro la Speranza del Rossini.
» Alle 5 pom. con assistenza del Vescovo s' impartì la benedizione col Santissimo, dopo l'esecuzione del mottetto O salutaris hostia del Mozart e di un Tantum ergo del sullodato Mons. Cagliero.
» Era l'ora della partenza. Il venerato Pastore benedisse ancora una volta i suoi figli prediletti, e fra una salva di evviva lasciò l' Oratorio del Sacro Cuore per recarsi al collegio dell' Immacolata a benedire la nuova cappella per le ragazze esterne. Alle 6 Mons. Genuardi partiva per Acireale, accompagnato dall'Arciprete, dal Direttore del Sacro Cuore e da altri preti del paese.
» Così si chiudeva quel giorno memorando, che gli anni non basteranno a cancellare dalla memoria e dal cuore dei figli di D. Bosco. »
(Un Cooperatore Salesiano.) Nell'Istituto Salesiano di Faenza.
Il giorno 15 giugno scorso nel nostro istituto di Faenza ebbe luogo la distribuzione dei premi ai giovani esterni che maggiormente si distinsero per bontà, diligenza e profitto. Numerosi Cooperatori e Cooperatrici Salesiane vi assistevano, e la banda, composta di giovanetti alunni di quel Collegio stesso, eseguiva scelti pezzi. S. E. Rev.ma Mons Cantagalli, assente per cure del suo pastoral ministero, era rappresentato da mons. Francesco prof. Baldassarri, Canonico proposto e provicario generale. Lesse un discorso di circostanza l'egregio giovine conte dottor Carlo Zucchini, che spesso interrotto da spontanee approvazioni fu alla fine salutato da una vera ovazione. A quei teneri figli del popolo ricordò quanto debbano essere riconoscenti dell' ottima educazione religiosa che nell'Oratorio ricevono; accennò la fiera lotta che dovranno sostenere per seguire i sani precetti, le divine leggi che vi apprendono; espose le calunnie cui saranno fatti segno , quasicchè amare e temere Iddio non sia conciliabile coll' amare, onorare la Patria e difenderla qualora occorra, seguire le sante leggi del Vangelo non sia la vera libertà e non significhi essere ottimi cittadini, speranze della società. Evocò splendidamente con felicissima apostrofe la grande figura del nostro fondatore D. Bosco, ed in breve epilogò l' opera dei suoi figli già sparsi per tutta la terra a portare e ravvivare quella lede ai trionfi avvezza che solo ha potere di arrestare lo sfacelo sociale.
Quel Direttore, sac. prof. G. B. Rinaldi, parlò per ringraziare i Cooperatori e Benefattori con belle parole, esponendo che non lieve consolazione era fra tante fatiche e sacrifizi il constatare una sempre crescente cooperazione da parte della grande maggioranza dei cittadini ed un progressivo sviluppo tanto del Collegio, che già conta 225 alunni quanto dell'Oratorio festivo frequentato da ol tre 400 giovani , risultato invero sommamente soddisfacente e superiore, ben. può dirsi, a qualunque commento.
Alcuni giovanetti esterni recitavano negli intermezzi graziose poesie ed altresì qualche canto a più voci, mentre procedevasi alla lettura dei nomi dei fanciulli premiati ed alla distribuzione dei premi consistenti in oggetti di vestiario, scarpe, libri per una quantità straordinaria.
Per ultimo il sullodato Mons. Baldassarri con affocate parole si rallegrò coi giovani premiati , incoraggiò gli altri ad imitarli, progredendo sempre nella virtù e nello studio onde riuscire bravi artisti, buoni elementi per le famiglie, ottimi cittadini.
Gara Catechistica.
Togliamo il seguente articolo dall'Italia Reale.
La Domenica, 11 giugno alle sei, pomeridiane, si festeggiò nell'Istituto salesiano « Don Bosco, » in Valdocco (Torino), la solenne Gara catechistica degli artigiani. Nel maggior cortile del Collegio, adorno vagamente di orifiamme e bandiere, si affollavano gli allievi col brio proprio della adolescenza e della giovinezza, ansiosi di conoscere l'esito del pacifico ed interessante certame. Momento di generale commozione fu quello in cui, tra i giulivi concenti dell' ottima banda musicale, fra le acclamazioni entusiastiche di tutti gli astanti entrarono i bravi gareggianti, contrassegnati da speciale distintivo , ed inchinarono i ricchi vessilli, destinati in premio ai vincitori, innanzi all' amatissimo loro padre Don Rua ed a S. E. monsignor Cagliero, salito dagli umili principii di alunno dell'Oratorio, all'alta dignità episcopale, alla sublime grandezza dell' apostolato.
Sotto il portico, addobbato per la fausta circostanza, intorno ad essi avevano posto insigni ecclesiastici , fra i quali il rev. teologo Murialdo , rettore del Collegio degli Artigianelli e tra i primi coadiutori di Don Bosco nell' insegnamento del Catechismo, Don Durando e Don Lazzero, nonchè moltissimi Cooperatori e Cooperatrici salesiani.
La gara, ch'ebbe luogo fra 46 giovani artigiani sull' intero Catechismo della diocesi , sulle varie feste dell' anno, sui fatti principali della Storia Sacra e sul modo di servire la Santa Messa, prima con domande estratte a sorte, poscia fatte simultaneamente fra gli stessi allievi , non poteva riuscire né più ordinata né più soddisfacente. E di tale riuscita edificante ne va lode , non solo agli zelanti maestri, ma ben anco agli stessi ragazzi che dedicano allo studio indefesso delle verità eterne di nostra fede quel tempo che altri impiegherebbero in sollazzi, a svago del quotidiano lavoro, cui debbono accudire per apprendere l'arte che loro darà sostentamento nella vita.
La religiosa lotta fu combattuta con strenuo valore da tutti i concorrenti, e fu vinta da Scattolini Pietro eletto Principe della Gara, da Copperi Carlo , primo console, da Garelli Giuseppe , secondo console, da Sormano Remo, legato , e da Rossi Gio. Battista, alfiere, che ricevettero le bandiere, fregiate di aurei ricami, fra generali applausi, ed al suono della Marcia Reale.
Monsignor Cagliero si degnò per ultimo dire alcune opportune parole di chiusa che riuscirono a tutti di rallegramento, di consiglio e di savia esortazione. Infatti, dopo un felice paragone fra i ludi pagani dell'antica Grecia, le atletiche palestre di Roma idolatra e le gare catechistiche della gioventù cristiana che hanno per fine la salute dell' anima , l' onestà del vivere , la felicità eterna, encomiò lo studio delle cattoliche dottrine, dimostrando con acconcio esempio essere il Catechismo compendio di spirituale teologia e di filosofica scienza, in cui sono risolte tutte le questioni sociali , in cui sono definiti i problemi tutti che travagliano l'umanità.
Ebbe rimproveri di fuoco per l' esclusione dell' insegnamento religioso dalle scuole, e terminò con un caldo appello agli studendi del Collegio Salesiano, perchè, ferventi di nobile emulazione, sappiano imitare i loro fratelli artigiani a superare con lode la difficile prova del vicino esame.
Il dotto Prelato fu salutato da unanimi applausi, il cui eco, vibrante di affettuosa riconoscenza, mi ripete ancora un'evviva a Don Bosco, a D. Rua e a mons. Cagliero !
C. ROSA-FORNELLI.
Com'è organizzato a Parma l' Insegnamento della Religione. Solenne premiazione
Togliamo la seguente corrispondenza dalla Lega Lombarda di Milano del 23-24 Maggio.
Parma, 21 maggio.
La solenne distribuzione dei premi fatta la domenica 14 maggio nelle sale dell' Episcopio di Parma ai giovani che frequentarono la scuola di religione, mi offre motivo di parlare di questa bella istituzione, onde far vedere quanto essa sia preziosa e quanto preziosi frutti può arrecare.
Fin dal 1889 il compianto vescovo, Monsignor Miotti, pensò di fondare in Parma una scuola di catechismo esclusivamente per i giovani avviati alla carriera degli studi, essendo omai troppo difficile che un giovane, quantunque sia entrato nelle scuole secondarie , possa ancora ricevere quell'istruzione religiosa che gli abbisogna a preferenza di altri, e che nondimeno non troverebbe nella scuola, e difficilmente potrebbe continuare nella famiglia.
Affidò l'incarico di questa scuola ai Reverendi Sacerdoti Salesiani, che qui a Parma hanno un Collegio fiorentissimo.
All' appello che Mons. Vescovo fece ai giovani studenti, fin d'allora rispose un buon numero di essi, che di anno in anno andò crescendo, finchè in sì breve periodo di tempo ha potuto raggiungere la cifra di circa 400.
Le classi in cui si divide questa scuola sono quattro. Nelle prime due sono ammessi i giovanetti che frequentano le scuole elementari; nella 3a quelli del ginnasio inferiore e delle scuole tecniche, nella 4a, che è la più importante e che è frequentata da circa 60 giovani, sono ammessi quelli che frequentano il ginnasio superiore , il liceo, l'istituto tecnico e l'università, nonchè gli altri corsi superiori della città, poichè anche la scuola di belle arti e il Conservatorio di musica hanno qui la loro rappresentanza.
Il corso di queste istruzioni, che consiste in due lezioni alla settimana, il giovedì e la domenica, comincia coll' apertura dell'anno scolastico e termina colla Pasqua, nel qual tempo si suol terminare il corso delle lezioni catechistiche colla Comunione Pasquale di tutti gli ascritti, e chiunque si fosse trovato nella domenica in Albis di quest' anno nella Cappella del Collegio Salesiano di S. Benedetto, sarebbe rimasto oltremodo edificato a vedere quell'eletta schiera di giovani accostarsi con vera divozione e con un contegno edificantissimo a ricevere la Santissima Comunione dalle mani di Monsignor Tonarelli, Vicario Capitolare, il quale con un vibrato discorso d' occasione incoraggiò quei giovani a battere la via del bene per la quale si erano incamminati.
A mantenere viva questa scuola, alla quale fa capo la parte migliore della gioventù parmense , quella gioventù che un giorno dovrà dare un aspetto nuovo alla società , Mons. Miotti aveva quest'anno designato L. 400 perchè fossero distribuite come premi ai giovani che più si sarebbero distinti in detta scuola, assegnando un premio di L. 150 ed uno di L. 50 a due giovani della classe superiore che avrebbero presentato il miglior lavoro di Catechismo su tema dato. Pel bene di tanta gioventù e della città di Parma, ci giova sperare che della munificenza del compianto vescovo Miotti abbia a risentirsene ancora negli anni venturi.
Il tema sorteggiato guest' anno per lo svolgimento fu la necessità delle religione.
Ben 11 furono i giovani che si accinsero allo sviluppo di questo tema, e i due premiati furono Benassi Pio, studente di matematiche, e Lenzi Francesco, maestro di musica. Al primo toccò il premio di L. 150, all'altro quello di L. 50.
Altri lavori caratteristici furono premiati con elegantissimi libri, ai quali tennero dietro moltissimi premi di diligenza ed assiduità per i giovani delle Classi inferiori.
La Commissione esaminatrice dei suddetti lavori fu scelta da Monsignor Vicario capitolare fra i Canonici della Cattedrale di Parma.
Il dire che la distribuzione dei premi, a cui accennai fin da principio, presieduta da Monsignor Tonarelli e presenziata da una numerosa rappresentanza di cittadini, riuscì splendida direi cosa inutile. Come direi cosa inutile asserendo che i singoli punti musicali del programma furono riuscitissimi e molto applauditi
Non mi dispenserò per altro dall' accennare al discorso di prolusione pronunziato in quella circostanza dal R.m° Dottor Don Baratta, cui è affidata la direzione della Scuola Catechistica , perchè in quel discorso, oltre ad essere ampiamente spiegato lo scopo che determinò il compianto Mons. Miotti alla istituzione di questa scuola, ne spiegò i risultati pratici che da essa ne derivano.
Fatto vedere l'intimo nesso di questa scuola col problema del giorno, la questione sociale, dimostrò ad evidenza che i giovani, cui è destinata quella scuola, perché forniti di maggior coltura, degli altri, hanno più di essi bisogno di essere addestrati nella religione, il che non potrebbe ottenersi, laddove mancasse questa istituzione.
Attendiamo a catechizzare il popolo, disse, ma non trascuriamo i giovani che un giorno dovranno essere a capo delle istituzioni , nelle quali potrà penetrare lo spirito religioso solo quando esse saranno in mano di uomini religiosi.
Belle parole e piene di spirito cattolico che niun rispetto Umano giammai riuscirà ad affievolire, dissero anche il signor Benassi, studente di matematiche, e il signor Marusi, allievo del Conservatorio di musica.
Chiuse la solenne distribuzione dei premi uno splendido discorso di circostanza di Monsignor Tonarelli, Vicario Capitolare, e terminò salutando Monsignor Miotti che istituì questa Scuola, i Salesiani che la dirigono e Leone XIII che la benedisse. F. L.
Per le Missioni.
In questi giorni il nostro Missionario D. Giuseppe Solari, tornato ultimamente dall' Uruguay, per accondiscendere al desiderio di varii Cooperatori Salesiani della Lombardia, va tenendo pubbliche conferenze in alcuni di quei paesi. Noi ringraziamo quei benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici, che nutrono tanto affetto per l' opera nostra e consegnano al suddetto nostro Missionario l'obolo della loro carità a favore delle Missioni Salesiane, e preghiamo di gran cuore la Patrona delle nostre Missioni, Maria SS. Ausiliatrice, perché voglia rimeritarli generosamente.
Il 19 giugno scorso a Fossano spirava santamente l'illustre Contessa Testù di Camburzano nata Crotti di Castigliole, nobil donna vissuta unicamente per beneficare. Passò parecchio tempo all' estero, ove il Governo di Sardegna inviava il Conte suo consorte a coprire cariche onorifiche alla Corte di Parigi, Vienna e Lisbona ; e rimasta vedova ritirossi in Fossano a vita tranquilla e lontana dei fasti e dai rumori delle chiassose capitali. In ogni tempo di sua vita ed in ogni luogo i poverelli di Cristo formarono sempre la sua predilezione. Ella fu pure Cooperatrice Salesiana, e negli ultimi momenti ricordossi del nostro Collegio di Fossano. Noi raccomandiamo la sua bell'anima alle preci dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane.
Io. BAPTA. FRANCESIA. -- Leo III Pontifex Maximus. Actio Dramatica. S. Benigno Canavese, Tip. Salesiana, 1893, p. 193 - prezzo C.mi 0,40.
(Dalla Verona fedele).
« È un fatto notevole che i sacerdoti salesiani più occupati negli uffici della gran casa son pur quelli che, a somiglianza del loro fondatore, più si occupino di studi letterari, e ci regalino di quando in quando pubblicazioni, destinate non solo a fare gran bene tra la gioventù, ma eziandio a mostrare quanto i classici studi sieno col tivati nell'Oratorio di S. F. di Sales. E recentissima prova ne offerse il ch.mo sac. prof. G. B. Francesia con l'annunziato dramma Leo III. Il Francesia è un latinista di polso, e basterebbe a mostrarlo tale l'aurea prefazione di questo lavoretto, nella quale spiega come avesse origine e quale ne sia l'argomento.
» Era il 795 dell'éra cristiana, e, morto Adriano I, fu assunto al pontificato, con gioia di tutti, Leone III, il quale, tosto per lode di clemenza, forza d'animo, acceso amore di religione trasse a sè gli sguardi dei popolo cristiano; ciò nondimeno, uomini scellerati, cui egli avea ricolmi di speciali onorificenze, bramosi di novità, ordirono una congiura contro di lui, proponendosi d'uccidere il Papa e allettar con inganno i Romani alla vetusta dignità della repubblica. Il momento sembrava favorirli. Perocchè, mentre il popolo si recava, con gran pompa e frequenza, alla chiesa di S. Marco, e lo stesso Pontefice incedeva a cavallo, circondato da ogni ordine di cittadini, scoppiata d'improvviso una sommossa, i sicarii, assalitolo, lo gettano in carcere, ove gli si recide la lingua e strappano gli occhi.
» Frattanto ne sorge scompiglio in città; ma quando i rei credono godersi il premio del loro delitto, ecco Albino, cubiculario del Pontefice, senza punto atterrirsi opporsi loro e rimenar tra gli applausi Leone III al Laterano , ove per solenne miracolo, mentre tutti ne piangono lo strazio, riacquista gli occhi e la favella. Il che riaccese negli animi l'amore a lui, l'odio ai suoi persecutori.
» Carlo Magno stesso, uditone il racconto, venne a Roma per congratularsi con il Papa e punirne i nemici. Ma il Papa, chiesta indulgenza per loro, rivolse il pensiero a sollevare la pubblica miseria, a tutelare la quiete di Roma, la pace e la tranquillità di tutta la repubblica.
- « Haec paucula - dice l'A. - in medium referenda putavi, quae passim historici narrant de supremo periculo, quod Leo III est in urbe nactus. Quant quidem rerum vicissitudinem animo reputans, baud abs re esse credidi componere cum temporibus Leonis III lanc nostrani aetatem, atque inde animum sumere ex ipsis difficultatibus, quae omni fere saeculo Ecclesiam circumveniunt, quibus tamen nec labefaetari poterit, nec loco dimoveri. Ipsa enìm non mortalium viribus, nec potentioruni praesidio nititur; sed Deo unice confisa vel in ipsis gravioribus periculis, haud dubialn sibi vic toriam auguratur. » (p. 10-11). -
» La ristrettezza dello spazio non ci consente di riassumere il doppio lavoro del ch.mo autore; e diciamo doppio, perchè il dramma scritto in ottimi trimetri giambici, è di fianco tradotto in buoni endecasillabi ; ma non diciamo di questi , che a fianco del latino, passano in seconda linea; diciamo del vero e proprio dramma originale sgorgato nella lingua del Lazio dalla classica penna del Francesia. Chi non ci crede, procuri d' aver l'opuscolo e lo legga; ci dirà poi se v' abbia esagerazíone nel nostro giudizio.
» I seminarii, che usano fare in certi periodi saggio dei loro alunni con recite di drammi latini, lascino un po' da parte quelli di Plauto, e vi sostituiscano questo. Sarà tanto di guadagnato.
» Il pregevole lavoro è dedicato a S. S. Leone XIII nell'occasione del suo giubileo episcopale; e fu recitato in Roma il 9 marzo nell'inaugurazione del monumentale ospizio salesiano al Castro Pretorio ».
Noi non aggiungeremo parola a quanto disse il surriferito giornale di questo nuovo lavoro del D. Francesia; diremo solo che, avendone presentato una copia al S. Padre, lo gradì moltissimo, e come ebbe a dirci Mons. Tarozzi, Segretario di S. S. per le lettere latine, leggendogliene un giorno qualche brano, specie del Prologo, il Papa sorrideva, approvava e se ne mostrava soddisfattissimo.
1 Avra Angela vedova Ferrero - Terino.
2 Almondo D. Pietro - S.n Stefano Roero (Cuneo),
3 Amantini D. Bernardino cappellano - Nocelletto Villa (Macerata).
4 Appendino Lorenzo - Villastellone (Torino).
5 Balestra Angela Maria ved. Allavena - Ventimiglia (Porto Maurizio). 6 Ballestri D. Marco rettore - Ranocchio (Modena).
7 Baronchetti D. Manfredo parroco - Rovetta (Bergamno).
8 Battiston Luigi - Bagnarola (Udine). 9 Berchialla Mens. Vincenzo Gregorio Arcivescovo - Cagliari. 10 Bernesi D. Achille - Roma.
11 Bianchi D. Silvestro parroco - Casola di Lunigiana (Massa Carrara).
12 Bodra D. Luigi arciprete - Longhena (Brescia).
13 Bonanni Giuseppe fu Paolo - Riomaggiore (Genova).
14 Bonadei D. Antonio parroco - San Lorenzo (Bergamo).
15 Bosio Elisabetta vedova Bertolotti - Torino.
16 Brigate D. Giuseppe parroco - Alzate (Novara).
17 Bruni Marianna - Dongo (Corno).
18 Bocci Mons. Luigi - Roma.
19 Compregher D. Giovanni - Calceranica (Trento).
20 Caresso Teresa - Bagnarola (Udine). 21 Carletti D. Antonio arcip, V. F. - Sale Marasino (Brescia).
22 Catelli D. Alessandro arcip. V. F. - Sorbolo (Parma).
23 Cavaglià Giuseppe - Santena (Torino)
24 Coapin Maria - Bagnarola (Udine). 25 D'Ambrosio D. Angelo cappellano - Gorgo (Udine).
26 Danelon Giuseppe - Bagnarola (Udine).
27 Decandido Leonardo - Bagnarola (Udine).
28 De Rossi di S. Rosa contessa Santorina - Roma.
29 Ellero Maria - Bagnarola (Udine). 30 Fagioli-Covili Edvige - Pavullo ( Modena)
31 Farina Carolina fu Francesco - Valenza (Alessandria).
32 Fasolis Pietro - Torino.
33. Finato Bortolo - Pressana (Verona). 34 Galli D. Antonio parroco - Morbio Inferiore (Svizzera).
35 Gardia Redenta, -Bagnarola (Udine). 36 Gariglio Alessandro - Villanova Solare (Cuneo).
37 Gastaldi Florinda - Vignole Borbore (Alessandria).
38 Giannini Zenaide - Fermo (Ascoli Piceno).
39 Giarduz Pietro - Bagnarola (Udine). 40 Mangioni avv. Giovanni - Padova. 41 Mainardi D. Agostino arciprete - Brandico (Brescia).
42 Manron Nicola Superiore dei Padri Rodentoristi - Roma.
4o Massini Gio. Datt. - Rimini (Porli). 41 Modini D. Augusto parroco - Pensano (Milano)
45 Moriani D. Giuseppe parroco- SarL Martino Tremolato (Arezzo).
46 Muggiani Suor Ignazia Brigida religiosa Orsolina - Piacenza.
47 Mutti D. Ambrogio- Pavia.
40 Ottazzi Teresa - Alice Belcolle (Alessandria).
49 Peroni Teresa vedova Magner Potenza Picena (Macerata).
50 Piagno Lucia - Bagnarola (Udine). 51 Risciar Antonio - Bordighera (P.° Maurizio
52 Rosa P. D. Alessandro parroco - Serra S. Quirico (Ancona).
55 Serra Giuseppina nata Avenati-Bassi - Feletto (Torino).
51 Vit Pietro - Bagnarola (Udine).