I NOSTRI AUGURII per le Feste Natalizie e Capo d'anno . pag. 301
VIVA MONS. RICHELMY ! . » 303 NUOVA PARTENZA DI MISSIONARII SALESIANI » 305 DoN PERETTO AI PIEDI DEL S. PADRE . » 307
Nuovi ISTITUTI diretti dai Salesiani e dalle Suore di Maria Ausiliatrice . » 307
DALL'ESTERO : SPAGNA: Un decreto regio a favore dei Salesiani e la via D. Bosco a Malaga. - Conferenze Salesiane. - Degno d'imitazione » 309
NOTIZIE DELLE MISSIONI:-EQUATORE: La vita che si vive tra gli Jivaros. - In fascio » 312
GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . » 318 INAUGURAZIONE DI CAPPELLA a S. Benigno Canavese . 319
UNA BELLA PAGINA PEI BOLOGNESI . . » 321 AI GIOVANETTI » 322
NECROLOGIA » 324
INDICE DELL'ANNATA » 323
IN questo numero del Bollettino siamo soliti inviare ai nostri cortesi lettori e gentili lettrici gli Auguri e le felicitazioni sincere, che il veneratissimo nostro Superiore Maggiore SAC. MICHELE RUA, seguendo la commendevolissima pratica dei veri cristiani, ogni anno, a nome di tutti i figli di D. Bosco sparsi per il mondo e di tutti i giovanetti raccolti nelle Case da loro dirette, depone ai piedi di Gesù Bambino in questo mese sì caro ai nostri cuori e sì ricco di sublimi rimembranze.
Oh! sì, ai piedi del divino Infante di Betlemme debbono concentrarsi tutti gli auguri del mondo cristiano, ma più particolarmente quelli che dalla carità e dalla gratitudine ripetono la loro origine!
Ed il Successore dell'indimenticabile nostro Padre e Fondatore D. Bosco, che colla carità generosa dei buoni nostri Cooperatori non solo mantiene in vita, ma fa mirabilmente progredire l'Opera Salesiana, non può non sentire profondissima gratitudine verso tutti, e la sua è gratitudine efficace, perchè in tutte le sue multiformi manifestazioni si appella a quell'inesauribile carità, che il Figlio di Dio portò dal cielo in terra.
Ed è ben giusto; imperocchè tutte le opere di carità, tutte cioè quelle opere che si fanno per puro e vero amore di Dio e del prossimo, solamente in Dio, che è la fonte stessa di ogni carità - Deus charitas est -possono trovare verace gratitudine ed adeguato guiderdone. Quindi è che chiunque alla carità dell'uomo si appella per aver gli ajuti necessari ad operare il bene, alla carità divina deve ricorrere, se vuole realizzare e rendere veramente efficace la sua naturale gratitudine. i questa la sintesi di tutti i migliori auguri, che i beneficati possano fare ai loro benefattori: è questa la chiave d'oro che, aprendo le porte eternali, fa discendere sopra di loro le più copiose benedìzioni ed i favori più eletti.
Epperò gli auguri e le più cordiali nostre felicitazioni verso di voi tutti, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, ogni anno vengono per la mano del nostro Superiore deposte appiè del Dio della carità, per la nostra salute fattosi uomo, 1897 anni or sono, nell'oscura capanna di Betlemme. Di là questi nostri auguri, purificati e ravvalorati nell'oceano infinito della bontà divina, a voi sen vengono, degno premio della vostra carità, apportatori di ricompense inestimabili.
E voi, o cari Cooperatori e buone Cooperatrici, accettateli di buon grado; e con l'occhio della fede osservate il Bambinello Gesù, che in questi giorni manda i suoi piccoli ministri a portarveli.
Per certo Gesù potrebbe servirsi del ministero degli Angioli per recarvi gli augurii dei vostri beneficati; potrebbe mandarvi - carico delle grazie strappategli dalle mani per mezzo delle migliaia di suppliche dei nostri giovanetti in vostro favore - un cherubino, un di quei sette che in argentea lista mirò fra i sette candelabri ardenti il rapito di Patmos Evangelista; ma no, questa non è la sua maniera di operare ordinariamente; anzi di solito Egli opera in modo assai diverso dal mondo. Gesù, come nel principio, così nel progresso dei secoli, volendo ricordare al mondo superbo che Egli suol usare le cose deboli di quaggiù per confonderlo, crea ministri delle sue grazie gli stessi poveri orfanelli da voi beneficati o da beneficarsi. Questi li avete sempre vicini: sulle piazze o per le strade voi li vedete domandare l'elemosina per amore di Dio: passando presso ai grandi Ospizi, eretti e sostenuti dalla carità cristiana, sentite la stessa preghiera ripetuta da mille bocche, e dovunque volgiate lo sguardo, troverete miseri orfanelli che nel loro povero stato vi richiamano alla mente le divine parole: « Qualunque cosa farete per il più piccolo di questi, la terrò fatta a me stesso.» L'animo allora si commuove e la mano vostra quasi macchinalmente si stende ai meschinelli per soccorrerli....
Così Gesù , servendosi degli orfani per farvi esercitare la carità, questa virtù che in sè racchiude tutti i tesori delle grazie divine, li costituisce padroni di questi tesori medesimi ; ed essi, usando del loro diritto, li mettono a vostra disposizione.... E voi fortunati, o Cooperatori e Cooperatrici, che ben persuasi di questa verità, colle vostre elemosine vi procuraste una moltitudine infinita di questi piccoli ministri di Gesù Bambino ! Quante grazie e che favori segnalati vi verranno in questi giorni per loro mezzo! Teneteveli cari questi piccoli beniamini di Gesù, chè non avrete certamente a pentirvi; anzi accrescetene il numero con nuove industrie della vostra carità per così assicurarvi una perenne miniera di grazie e benedizioni.
L'illustrazione che qui vi presentiamo è la riproduzione di un bellissimo quadro ad olio offerto dall'esimia Cooperatrice Donna Elisa Torres alla nostra Casa di Nictheroy nel Brasile; essa ci parve degna della circostanza, e voi, o benemeriti Cooperatori, accettatela come pegno della nostra gratitudine e riconoscenza. Quell'orfanello che, ricoperto di pochi stracci, sta seduto sui gradini d'una misera capanna, domandando, col cappello in mano, un po' di elemosina per amor di Dio, parlerà altamente ai vostri teneri cuori...
Ascoltate, o generosi, la voce del vostro cuore, e sapendo per esperienza che immenso è il numero di questi fanciulli abbandonati, continuate a volerci aiutare con copiose offerte, per così poterne raccogliere il maggior numero possibile nei nostri Ospizi e nelle nostre Missioni.
Offrite tutti un po' di strenna a questo fine; il nostro Superiore l'attende, perchè i bisogni diventano tutti i giorni più urgenti, e voi avrete la consolazione immensa di accrescere il numero dei piccoli beniamini di Gesù Bambino.
Buone feste Natalizie , buon fine e miglior principio d'anno!
28 novembre 1897
ESULTIAMo di santa letizia, erompa dai nostri cuori il cantico dell'amore e della riconoscenza, perchè, benedetto e sospirato da tutti, il 28 dello scorso mese, 1a domenica d'Avvento, è venuto il Pastore tra la sua greggia, il Padre tra i suoi figli... Dalla bella Ivrea, dalla simpatica terra del Canavesato, sì, è venuto il nostro nuovo Arcivescovo ad inebriarci nell'amore della pace, a rinvigorirci, col suo zelo illuminato, nelle lotte contro l'errore ed il vizio, ed a guidarci, in mezzo al burrascoso mare della vita, fino al porto sicuro dell'eternità beata... È venuto ; ed ora è in mezzo a noi, cinto dell'aureola della santità e dell'apostolato; è in mezzo a noi, pieno di vita e di speranza, forma del suo gregge e modello a tutti delle più elette virtù.
Oh ! sia mille volte benedetto il sapientissimo Leone XIII per averci regalati d'un tanto Arcivescovo ! E te fortunata, o inclita Diocesi di San Massimo, se, corrispondendo con generoso slancio alla voce paterna del nuovo Pastore, saprai far tesoro dei suoi insegnamenti e precetti ! Te felice, se avendo sempre d'innanzi agli occhi l'Angelo di Dio venuto in mezzo a te per amare e benedire, lo contraccambierai con ugual misura d'amore in tutto ciò ch'Egli ti richiederà per tuo maggior bene ! Nuova bellezza allora risplenderà in te, o augusta Torino, e sulla tua fronte, irradiata dalla sapienza e dallo zelo operoso del Padre, si poserà la pienezza della pace di Dio e l'abbondanza dei suoi carismi... Oh! rammenta che « il Signore è benevolo e misericordioso con quelli che al suo Angelo prestano amore e riverenza » e tu allora non correrai rischio di essere afflitta dai tremendi castighi, che pur troppo giustamente l'ira di Dio fa piovere sopra i conculcatori dell'autorità del suo rappresentante.
Ei venne a te Padre e Pastore ; e tu porgendo docile l'orecchio alla sua voce, ubbidisci al padre qual tenero figlio ; segui docile pecorella il Pastore e, ripetendo le profetiche parole ; « Benedetto colui che viene nel nome del Signore ! » t'allieta di perenne letizia e gioventù sotto la sua paterna guida. Sì, sì, gioisci pure della più santa gioia, che ne hai ben donde. La prima lettera Pastorale del mite e pio tuo novello Arcivescovo sarà per te un monumento imperituro del suo amore e della sua sapienza. In essa ha voluto ritrarre tutta l'anima sua per fartene dono per tutti ha parole di vita, per tutti un augurio, una preghiera. Nulla vi è trascurato: il più tenero padre non avrebbe potuto ripartire meglio e in così perfetta uguaglianza l'amore che porta alla sua numerosa figliuolanza. Gioisci ed allegrati, perchè fosti fatta degna di vedere nuove meraviglie della destra dell'Altissimo.
Ma se tutta i'Archidiocesi Torinese ha tanti motivi per rallegrarsi del nuovo Arcivescovo, non ci rallegreremo anche noi, figli di Don Bosco, non se ne rallegreranno i nostri benemeriti Cooperatori?
Confusi per la specialissima benevolenza che Mons. Richelmy ci addimostra, non possiamo non riferire testualmente quanto Egli, per tutta sua bontà, scrisse a nostro riguardo nella suaccennata Pastorale.
....Ed io già mi trovo, così il veneratissimo Arcivescovo, in ispirito tra i figliuoli di Don Bosco. O Salesiani miei dilettissimi, voi lo sapete quanto vi ami. La vostra Congregazione per ragion di tempo è fra le ultime nella Chiesa Cattolica; molti di noi l'abbiamo veduta nascere, e non è spenta anzi la memoria di quelle traversie, che pareano minacciare lo stesso fondamento e troppo affliggerne i primi anni; ma colla divina benedizione già tanto s'allargarono i suoi rami, così copiosi furono i suoi frutti, che ormai nel mondo intero si spande il suo nome, e per opera sua s'innalza al Cielo l'inno della lode, della riparazione e del ringraziamento.
Deh ! non risparmiate cura o sacrifizio per rendervi degni d'un tanto padre, o Salesiani: e quei soavi vincoli, che negli anni miei giovanili avvicinarono a D. Bosco il mio cuore, e che fatti più forti dopo la mia consacrazione unirono alla vostra Società il Vescovo d'Ivrea, abbiano ad allacciare sempre nella santa carità di Gesù Cristo il novello Arcivescovo di Torino con vantaggio grande della stessa gloria divina e del bene delle anime.
(la Lettera Pastorale di Mons. Richelmy Arc. di Torino, pag. 22-23).
Oh! grazie, Venerando Presule, di questa sì grande vostra bontà per noi! Non abbiamo parole sufficienti per esprimere quanto proviamo nell'interno del nostro cuore per tanta vostra degnazione, ma compresi da profondissima riconoscenza Vi diciamo : « Noi, figli di D. Bosco, ora siamo divenuti intieramente figli Vostri, o Monsignore, e tutto quell'affetto che per Voi nutriva vivissimo il Padre e Fondator nostro, noi eredi del suo spirito, non lo lascieremo mai venir meno nei nostri cuori, e, come siam certi d'aver trovato nella vostra persona un altro tenerissimo Padre, così Vi ameremo sempre con illimitata obbedienza figliale, non meno dei migliori tra i vostri figli ».
Viva Mons. Richelmy! Viva Leone XIII!
COME annunziammo, il 30 dello scorso ottobre, nel santuario di Maria Ausiliatrice in Torino ebbe luogo la funzione della partenza di un nuovo drappello di Missionari, questi generosi e fortunati figli di Don Bosco, che dall' ubbidienza furono destinati parte all'Argentina, al Brasile, alla Colombia, alla Venezuela, al Messico, all'Uruguay, alla Patagonia, alla Terra del Fuoco, alla Palestina, e al Capo di Buona Speranza per portare rinforzi o aumentare le opere in quelle terre già iniziate; e parte a San Salvador nell'America centrale ed al Curaçao nelle Antille per dar principio a nuove Missioni.
Quantunque non nuova, anzi pressochè annuale, questa fruizione ha sempre in sè un fascino irresistibile da renderla a tutti i cuori gentili atte lente ognora e commoventissima.
La Chiesa, letteralmente stipata di gente, presentava un aspetto imponente, ed il numeroso drappello, circa una novantina, tra Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, prostrato appiè dell'altare, implorava forza e coraggio in quel momento solenne dell' addio alla patria, ai parenti ed amici.
Finito il Vespro, il M. R. D. Carlo Peretto, Superiore delle Case Salesiane del Brasile, per ben tre quarti d' ora intrattenne gli uditori con una conferenza sulle Missioni.
Accennata la storia della forte Debora, profetica figura di Maria SS., tratteggiò in brevi e smaglianti quadri la specialissima protezione dell' Ausiliatrice dei Cristiani al Missionario Salesiano nelle lotte delle potenze infernali contro le opere di Dio.
Toccò con pietosa descrizione la miseria, la fame, in cui furono gettati i Missionari della Candelara dallo spaventoso e totale incendio di quella Missione, che solo per Maria potè riedificarsi.
Con felicissimo passaggio evocò la nobile figura di Monsignor Lasagna e compagni, caduti martiri del dovere, quando più accanita ferveva la lotta dello spirito d'abisso contro il bene. La Madonna di D. Bosco però non permise che in tanta sventura le opere dal Vescovo iniziate avessero a soffrire detrimento; che anzi per la sua protezione quelle opere bagnate dal sangue salesiano ebbero felicissimo incremento.
Rivolgendosi al suo compagno di fatica Don Luigi Calcagno, Superiore della Missione dell'Equatore, il quale cacciato da quella Repubblica per opera della rivoluzione, ora si dispone a partire per nuove fondazioni, gli ricordò i 25 giorni di patimenti sofferti coi suoi compagni , attraverso le vergini foreste, per sentieri impraticabili, fiumi vorticosi, e profondi pantani., scortati dai soldati di quella Repubblica, che li esiliava unicamente perché, rei di averlo fatto del bene; e terminava ringraziando Maria del coraggio e dell'eroismo loro visibilmente dato ìn mezzo a quelle inumane sevizie, sicchè tutti potessero vivi passare la frontiera.
Dove poi dimostrò ad evidenza la protezione di Maria si fu nell'accenno che fece della febbre gialla, questa pestilenza che fa tante vittime nel Brasile; asserendo che in ben 14 anni dacché i Salesiani trovansi colà, neppure uno di loro, nè delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nè dei loro allievi ed allieve, fu colpito dal morbo. E dire che essi hanno Collegi nei centri più flagellati da questa peste! - Guaratinguetà sola, ove Mons. Lasagna diede l' ultima sua missione, non ne era per anco stata visitata; ma l'anno seguente alla catastrofe di Juiz de Fora la febbre gialla vi entra e per ben cinque mesi fa orribile strage di quegli abitanti. Ebbene, in mezzo a tanto scempio il Collegio delle Suore di Don Bosco di Guaratinguetà rimane affatto illeso: educando ed educatrici sono munito tutto della medaglia e della divozione di Maria Ausiliatrice e per tutti quei cinque mesi il medico non porta piede nel loro Collegio per assoluta mancanza di inferme. - Ed in prova del suo asserto aggiunse ancora che fu un Salesiano che assiste i nostri marinai a bordo della corazzata La Lombardia, coadiuvato da un giovane marinaio pure Salesiano, che allora rendeva il suo servizio alla patria; e sono i figli di Don Bosco, che, fidenti in Maria, si slanciano in mezzo agli appestati.
Dopo questo inno alla protezione di Maria Ausiliatrice, accennò alla cura speciale che, anche nelle cose materiali, essi hanno dei nostri emigranti , enumerando gli scioperi sedati dall'intervento del Missionario, scongiurando il pericolo della vita ai padroni ed assicurando il lavoro agli operai.
Che dire poi del bene spirituale? In San Paolo, in pochi anni, innalzano un grandioso Santuario al S. Cuore, oggidì frequentato da migliaia e migliaia di Italiani. A Campinas, il Parroco D. Nery, ora Vescovo di Spirito Santo, erige un Collegio per gli orfani degli Italiani, ed i Salesiani ne assumono la direzione. A Bello Horizzonte gli Italiani mancano di chi loro spezzi la parola di Dio ed amministri i Sacramenti; ed il Salesiano vi accorre volonteroso.
E qui conchiuse che è dovere d'oggi cristiano aiutare opere siffatte. Chiamò fortunati quei genitori che di buon grado offrono i proprii figli e figliuolo a lavorare in questo vasto campo. E mentre esortava tutti i presenti a non opporsi mai alla vocazione dei loro figli, con fatti ed argomenti scrìtturali ne invocava il soccorso della preghiera e dell'elemosina, lasciando in tutti profonda commozione.
Mons. Filipello, Vescovo eletto d'Ivrea, dopo il canto d'un mottetto e del Tantum ergo, diede la Benedizione col Santissimo.
Seguirono le preghiere dei pellegrinanti, finito le quali Mons. Filipello con voce commossa si congratulò in prima coi Torinesi per il valido appoggio che dànno ai Salesiani, per i quali ebbe parole di grande encomio, e li esortò a voler continuar loro la cooperazione della preghiera e della elemosina. Poi, rivolgendosi ai partenti, ebbe nobilissimi concetti dicendoli Angeli di gloria a Dio e di pace agli uomini e sagittatori destri ed invincibili, perchè lanciati dalla mano potente dell'ubbidienza. Accennò in fino opportunamente come nella sua Chiesa Parrocchiale di S. Francesco da Paola esista la più antica Cappella del Piemonte dedicata a Maria SS. Ausiliatrice; ricordò come tra i partenti Missionarii vi sia qualche parrocchiano di San Francesco da Paola e trovinsi molti diocesani d'Ivrea, e ne trassi felice argomento per raccomandare ai Missionari e la Parrocchia che sta per lasciare e la Diocesi di cui è eletto Vescovo.
Terminò la funzione il sempre commuovente rito dell'abbraccio fraterno. Poi tutto il popolo si affolla, tutti vogliono vedere i Missionari o almeno toccare il lembo della veste a questi eletti di Dio. Il momento è indimenticabile, le lagrime irrefrenate cadono, la commozione invade. I Missionari si racco mandano alle orazioni dei fratelli che restano, quei che restano chiedono le preghiere dei Missionari.
Sono le 18, la funzione è finita; fuori una nebbia gelida e bassa ha tutti invaso: la chiesa è spalancata e pare nuoti in un oceano di luce paradisiaca, felice presagio di quella luce vera e vitale che il Missionario deve far discendere nelle anime di quegli infelici che siedono nelle tenebre e nelle ombre di morte. Ed in quella dolce visione ciascuno ben potè provare quanto vere siano quelle fatidiche parole: « Quanto sono belli i piedi di coloro che evangelizzano novella di pace e che evangelizzano novella di felicità ».
Oh forti campioni, ricordatevi del buon viaggio che v'hanno augurato i parenti, i confratelli, gli amici, tutti i Torinesi; serbate memoria di queste terre. Sarà Dio la torre della vostra fortezza; davanti a voi si colmeranno le valli, si appianeranno le alture, come vi ha cantato il Pontefice dall'altare della potente Ausiliatrice dei Cristiani.
Più motivi ci muovono a dare un cenno dell'udienza che il Rev. Don Carlo Peretto, Superiore delle Case Salesiane del Brasile, ebbe dal Santo Padre prima di ripartire per la sua Missione. Essa è una nuova prova dell'affetto immenso che il successore di S. Pietro nutre per tutte le nostre Missioni, ed una bella consolazione per quei generosi nostri Cooperatori e Cooperatrici, che in particolar modo sostengono col loro obolo le nostre Missioni Brasiliane.
Il Superiore di queste ha impetrato per tutti una speciale benedizione dal Vicario di G. C., e questa benedizione, discesa con pienezza di sacri carismi dalle mani dell' Augusto Vegliardo del Vaticano già fin dal 19 dello scorso settembre, il nostro periodico va lieto e superbo di poterla ora comunicare quasi a compimento della relazione intorno alla funzione della partenza dei nostri Missionari. Oh! voglia il misericordiosissimo Iddio ratificare e far fruttificare sopra tutti questa benedizione del suo Vicario in terra, per il maggiore incremento della diffusione del regno suo nel Brasile!
Il Santo Padre benedisse tutti, ed intrattenendo in varii ragionamenti D. Peretto, mostrò grande interesse per le Missioni del Brasile. Volle aver contezza dei progressi fatti in questi ultimi anni., e si fece ridire la storia dolorosa della morte di Mons. Lasagna e compagni, mostrandosi vivamente commosso. Le parole e la bontà veramente paterna del Pontefice incoraggiarono poscia il Superiore del Brasile a non indietreggiare mai dal fare il bene anche a costo della propria vita. Preghiamo tutti, affinchè i desideri e le speranze del Papa non siano deluse.
D. Peretto nei pochi dì che fu in Roma, visitò pure alcuni Eminentissimi Prelati : da tutti ebbe parole di sommo conforto ed alle preghiere di tutti ci raccomandò i suoi benefattori. Tra questi ci piace notare: l'Em. Card. Vicario, Lucido Maria Parocchi, Protettore della nostra Pia Società, il Card. Rampolla , Segretario di Stato, ed i Cardinali Gotti e Mocenni. Tutti benedissero con effusione l'Opera delle Missioni ed i suoi benefattori. Sia eterna la nostra gratitudine per sì segnalati favori !
SONDRIO.
Leggiamo nel Corriere della Valtellina del 22 ottobre scorso questi brevi cenni dell'apertura della nuova Casa di Sondrio
« I voti di Sondrio cattolica e di tutti i buoni finalmente sono coronati. Lunedì s., 18 ottobre, col diretto delle tredici giungevano tra noi, accompagnati dall'Economo Generale della Pia Società Salesiana D. Luigi Rocca, i tre Salesiani destinati. a dirigere l'Istituto di S. Rocco. Il Direttore è il Sig. Moratti D. Federico, di Trento, ma già da parecchi anni Prefetto negli Istituti Salesiani di D. Bosco a Torino. Con lui si accompagnano un Coadiutore ed un Chierico, maestro abilitato anche all'insegnamento di agronomia. Erano alla stazione a ricevere i nuovi ospiti l'Arciprete con parte del Clero e l'egregio Sig. Sindaco.
» Noi diamo un cordialissimo benvenuto ai benemeriti Salesiani; salutiamo con esultanza il loro arrivo nella nostra città, benediciamo la Provvidenza che ce li ha condotti, e riconoscentissimi del favore mandiamo ex toto corde vivissime grazie al Superiore D. Rua che, nella sollecitudine di tanti Istituti sparsi per tutto il mondo, si è preso a cuore anche questa valle romita, discretamente trascurata da chi ci governa.
» I Salesiani sono venuti per fare un po' di bene alla gioventù, continuando in mezzo a noi l'opera provvidenziale dell'immortale D. Bosco. Il loro programma è semplice, modesto, ma santo e salutare: adoperarsi con spirito di sacrifizio, con intelletto d'amore e più ancora con una buona dose di pazienza e carità all'educazione cristiana della gioventù specialmente abbandonata. Le questioni tumultuose che agitano il mondo degli affari e della politica per loro sono un'incognita. Questo programma verrà da loro immediatamente attuato coll'apertura dell'Oratorio Festivo e di un piccolo Orfanotrofio, dove si raccoglieranno i fanciulli più bisognosi di aiuto morale e materiale. L'Istituto avrà da principio modeste proporzioni stante la ristrettezza dei mezzi; ma non dubitiamo menomamente che quella Provvidenza che ha iniziato un'opera tanto benefica saprà darle in breve maggiore incremento, grazie a quella carità che non fu mai smentita ».
IESI.
La Patria d'Ancona ha da Iesi la seguente corrispondenza in data 29 ottobre:
« Dietro S. Marco, di là da quella Chiesa dalle volte acute, pensose, piene di pace, vi è un luogo bellissimo, che, vicino alla città, si tien lontano da essa, un luogo, dove l'aria buona la si tira volontieri dentro i polmoni.
» Ivi la forte carità dei buoni, che non mancano a Iesi, ha voluto che sorgesse una splendida fabbrica per l'Istituto Salesiano. E qui una lode va data all'egregio, che ha guidato un'opera d'architettura così bella.
» Mercoledì, 27 corrente, fu aperta la Casa. Mons. Vescovo, accompagnato da una rappresentanza del suo Capitolo, benedisse la Chiesa e i locali dell'Istituto, circondato da moltissimi che assistevano volontieri all'inaugurazione di un Istituto, dal quale a ragione si aspettano largo vantaggio per i figli del popolo.
» Il Vescovo ne telegrafò al Sommo Pontefice, e il Papa si degnò rispondere augurando all'Opera vita perenne e fruttuosa.
» Altro telegramma spedì pure al Superiore Maggiore dei Salesiani, dal quale si ebbe risposta di congratulazione e d'augurio.
» Un discorso di circostanza fu detto dal Direttore del Pio Istituto D. Luigi Baldi; e la festa riuscì di grata impressione e di dolce consolazione a tutti. »
Colle stesse modeste proporzioni e quasi col medesimo programma, nello scorso ottobre s'è pure aperta la Casa di PAVIA, e al giorno di Tutti i Santi quella di PEDARA in Sicilia, la quale, oltre l'Oratorio festivo, ha pure lo scopo dell'educazione dei figli di Maria che aspirano allo stato ecclesiastico, in ossequio ai vivi desiderii del venerato nostro Superiore D. Rua.
CONEGLIANO (Veneto).
Così scrivono da Conegliano alla Difesa di Venezia
« Il giorno 20 ottobre, alle ore 3 pom., come da preavviso sacro, nella chiesa di S. Rocco il Prof. Carmagnola, sacerdote salesiano, tenne una conferenza sullo spirito delle istituzioni del venerato D. Bosco in generale e sulla fondazione in particolare del nuovo Istituto femminile nella nostra città, diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice. Il discorso lasciò nello scelto e numeroso uditorio una cara e salutare impressione, e tutti partirono dal tempio animati ad appoggiare moralmente e materialmente la nuova Casa di Don Bosco.
» La Vergine Immacolata, alla protezione. della quale si affidò l'opera santa, la ha già benedetta. Nella città e fuori vi si parla con generale simpatia; si è potuto costituire un Comitato di protezione e di soccorso a vantaggio di esso, formato di nobili e colte Signore; le domande di ammissione alle scuole, specie per le esterne, si vanno di giorno in giorno aumentando. Il locale ampio ed in posizione ridente e saluberrima si va riattando e corredando mediante la carità dei benefattori.
» Ai primi di novembre Conegliano avrà dunque un Collegio-Convitto, inteso a dare l'insegnamento morale e scientifico, in modo che non lasci nulla a desiderare per una giovinetta di cristiana e civile famiglia.
» L'insegnamento sarà dato da maestre approvate, in conformità dei programmi governativi, ed abbraccierà tutto il corso elementare ed un corso di perfezionamento.
» Le buone Suore apriranno altresì un Oratorio festivo a favore delle giovani della città, e, subito che ne avranno i mezzi, una scuola di lavori femminili per le povere figlie del popolo.
» Sieno dunque rese grazie alla Vergine benedetta, ai buoni Salesiani, al Comitato ed a quanti cooperano e coopereranno all'incremento di una istituzione tanto desiderata, e che farà certo un gran bene alla nostra cara gioventù e quindi al nostro paese ».
TROFARELLO.
Il giorno 11 novembre il nostro Superiore D. Rua si recava a Trofarello per benedire ed inaugurare la Casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Era antico desiderio di Don Rua, come anche dei Signori Cooperatori del luogo, che una qualche opera salesiana si stabilisse colà, dove D. Bosco per le prime volte raccolse i suoi figli ai santi spirituali esercizi. Instancabile fautrice di quest'opera fa sempre la benemerita Signora Franco, che finalmente vide coronati i suoi pii desideri.
Alla carissima funzione erano presenti il Rev. mo Commendatore Parroco D. Pancrazio Bechis, l'Ill.m° Sig. Sindaco, il Sig. Presidente della Congregazione di Carità ed altre distinto persone.
Alle Suore è affidata la Scuola Elementare Superiore dei fanciulli e delle fanciulle, nonchè la direzione dell'Asilo Infantile.
SPAGNA
Un Decreto regio a favore dei Salesiani.
CON vero piacere leggiamo nella Gazzetta Ufficiale di Spagna del 1° settembre il seguente importantissimo decreto, che viene a confermarne un altro promulgato nel 1894, col quale il Governo di S. M. Cattolica dì Spagna benignamente concede l'esenzione dal servizio militare ai membri ed ascritti della Pia Società Salesiana di quella nazione. A nessuno può sfuggire l'opportunità e l'importanza di questo decreto, e però invitiamo tutti i nostri cari lettori a renderne grazie insieme con noi a Dio, da cui procede ogni bene.
MINISTERO DEL GOVERNO.
A questo Ministero si è comunicato, in data 15 giugno 1894, ai Governatori civili il seguente Regio Ordine Circolare
« La Sezione de Gobernacion e Fomento del Consiglio di Stato ha emesso il seguente verdetto a proposito del ricerso avanzato da D. Filippo M. Rinaldi, perchè si esentino dal servizio militare i membri e gli ascritti della Pia Società di S. Francesco di Sales.
» Esaminato l'incarto presentato in seguito alle istanze del 19 settembre 1891 e del 22 novembre 1893, nelle quali D. Filippo M. Rinaldi chiede l'esenzione dal servizio militare per i soci e gli ascritti della Società di S. Francesco di Sales come compresi nei casi 4° e 5° dell'art. 63 della legge 11 luglio 1885 ; e risultando dai detti documenti : a) che, per Regio Ordine emanato dal Ministero di Grazia e Giustizia il 25 ottobre scorso, si approvò lo stabilimento della Pia Società di S. Francesco di Sales in Barcellona ed in Sarrià, in vista dei benefizi che apporta alla classe povera ed in particolare ai giovanetti, apprendendo loro un mestiere che li rende utili a sè stessi, alla famiglia ed alla società : b) che da certificati spediti dal Sindaco di Barcellona e di Sarrià consta ch'essi danno gratuitamente l'insegnamento elementare e superiore e di canto ad un gran numero di giovani con scuole diurne e serali ; e tengono inoltre Scuole d'Arti e Mestieri, provvedendo ai loro alunni gli stessi oggetti di vestiario e calzatura, secondo le particolari necessità
» Viste le precitate disposizioni ;
» Considerando che la Società, in cui favore si chiedono i favori dei numeri 4° e 5° dell'art. 63 della legge 11 luglio 1885, è approvata dal Governo (come risulta dall'Ordine Regio del 25 ottobre 1893, del quale va unita copia al ricorso) e si dedica all'insegnamento gratuito; questa Sezione è di parere di aderire alla dimanda.
» E avendo creduto bene il Re (che il Signore conservi) e in suo nome la Regina Reggente del Regno di decretare in conformità del suddetto parere, per Ordine del Re lo notifico a V. S. per la sua conoscenza e gli effetti corrispondenti ».
Per Ordine stesso del Re e per accedere all'istanza del Superiore di detta Congregazione D. Filippo M. Rinaldi, lo trasmetto alla S. V. per sua norma e perchè si tenga presento pei casi occorrenti in avvenire.
Iddio la conservi per molt'anni.
Madrid, 1 Settembre 1897.
FERDINANDO Cos-GAYON.
Al Sig. Governatore civile di.. .
La via Don Bosco a Malaga.
NEL marzo del 1896 annunziammo come il Municipio di Malaga in Ispagna dedicava una delle sue principali vie al nome del nostro veneratissimo Padre D. Bosco, facendone la inaugurazione con pompa straordinaria. Allora non potemmo presentare i motivi di questa deliberazione, perchè non ne eravamo in grado. Ora però ci viene alle mani un documento che getta un nuovo sprazzo di luce su quest'affare, e mentre nulla toglie al merito di quell'inclito Municipio, ci rivela un grande atto di umiltà e di abnegazione di una insigne nostra Benefattrice, la quale, in questi tristissimi tempi di egoismo e d'orgoglio, rinnova gli esempi ammirabili di virtù dei primitivi cristiani. Ecco il documento
All'Onorevole Consiglio Municipale di Malaga. Onorevole Consiglio,
DONNA Ventura Terrado Vedova Sandoval, residente in questa città di Malaga, ha l'onore di presentare all'Onorevole Consiglio Municipale le seguenti considerazioni
Nel mese di febbraio dell'anno p. p. 1895 ricevetti da quest'Onorevole Consiglio una importante comunicazione, firmata dal degnissimo suo Presidente, nella quale coi termini più lusinghieri mi si partecipava che nella sessione tenuta il giorno 8 dello stesso mese ed anno si era presa la deliberazione di dare il mio nome alla via del Refino, sulla quale s'eleva il fabbricato S. Ignazio, proprietà del defunto mio consorte D. Enrico Sandoval y Manescan (r. i. p. )
Allora ebbi l'onore di rispondere a si rispettabile e gentile comunicazione, non solo per ringraziare di sì onorifica quanto immeritata distinzione, ma eziandio per manifestare la mia, non dico sorpresa, ma vera confusione nel vedermi equiparata coi personaggi più insigni, che, per aver reso importanti servigi alla Patria, han meritato si perpetuasse la loro memoria, incidendo il loro nome sulle vie e piazze pubbliche della Capitale. Ciò è dovuto unicamente alla bontà somma di quest'Onorevole Consiglio, che avvalorava così il poco mio merito di aver ceduto una parte del surriferito locale S. Ignazio per stabilirvi un Oratorio Salesiano. Io ne saprò mai sempre grado; ed ora mi valgo dell'occasione per ripetere una volta di più la mia profonda gratitudine per sì segnalata grazia.
Però tanta benevolenza mi spinge a far oggi ricorso a quest'Onorevole Consiglio per chiedere un'altra grazia, che spero non mi si negherà e che tornerà senza dubbio di onore a cotesto medesimo Consiglio, che cotanto volle favorirmi.
L'opera benefica, cui si è dedicato il locale suddetto, è quella che si conosce col nome di Opera di D. Bosco, di questo grand'uomo morto, pochi anni or sono, in odore di santità, benefattore insigne della umanità ed il portento forse più grande della Carità Cristiana in questo secolo; la generazione presente lo ha qualificato l'Apostolo della Classe Operaia ed il Padre della gioventù abbandonata, precisamente come qualifica S. Pietro Claver l'Apostolo degli schiavi del Nuovo Mondo e S. Vincenzo de' Paoli l'Apostolo della Carità in tutte le sue manifestazioni.
Le Scuole Professionali Salesiane, Opera di D. Bosco, propagate già, prodigiosamente nell'uno e nell'altro continente, sono certamente una delle più fondate speranze della rigenerazione della classe operaia al presente così travagliata da idee sovversive. Ciò proclamano ad alta voce tutti gli uomini di senno che studiano nelle sue diverse fasi la quistione sociale. Lo stabilimento quindi delle Scuole Professionali Salesiane in questa città è per certo un avvenimento che tutti i buoni Malagueni debbono mirare con occhio di simpatia, e per quanto spetta al Consiglio Municipale, che rappresenta gli interessi del Comune, deve considerarlo come un fatto glorioso, del quale a buon diritto deve non solo rallegrarsi, ma gloriarsi, ed inciderne il ricordo nel marmo e nel bronzo per tramandarlo ai posteri.
In vista di ciò io mi fo ardita a supplicare l'Onorevole Consiglio che ritorni sopra la sua deliberazione dell'8 febbraio 1895, e l'onore che fa ricadere senza merito sopra di me, lo faccia ricadere sopra del vero autore dell'Opera, vale a dire sopra D. Bosco, e la via del Re fino, che ancor non ha cambiato nome, prenda quello di D, Bosco, invece di Ventura Terrado, come è deliberato. Qual paragone v'è mai tra l'uno e l'altro nome? Chi conoscerebbe ancora e che potrebbe significare il nome di Ventura Terrado allo scomparire della presente generazione? Al contrario, il nome di D. Bosco sarà ogni dì più conosciuto ed apprezzato a misura che l'Opera sua andrà estendendosi e producendo i suoi frutti salutari. Per il che la nuova decisione mi sarebbe di maggior gradimento che non la prima.
E noto come questo Onorevole Consiglio ha tenuto presente D. Bosco ed ha deliberato di dare il suo nome alla via dei Negri; però quella via per la sua posizione topografica e per speciali circostanze non pare degna di così illustre personaggio, mentre lo sarebbe la via del Refino per la sua vicinanza coll'edifizio abitato dai Salesiani e perchè quest'edifizio un giorno forse non lontano, la Dio mercè, avrà sulla detta via la sua porta principale.
Questa è, senza discussione, la via che a D. Bosco si deve, e che vedranno certamente con sommo piacere i molti ammiratori che D. Bosco ha in questa città, tra i quali ha l'onore di annoverarsi la sottoscritta.
Se qualche merito hanno le mie umili azioni agli occhi di quest'Onorevole Consiglio Municipale, io lo supplico che voglia accogliere e tenere in considerazione questa mia petizione.
Malaga, 10 Gennaio 1896.
VENTURA TERRADO Ved. SANDOVaL.
GRANDE fu lo slancio addimostrato in quest'anno dai nostri cari Cooperatori e Cooperatrici d'Italia nell'adempimento dell'art. 4, Par. VII del Regolamento che prescrive due Conferenze annuali; ma non meno edificante fu l'esempio che ci hanno dato i Cooperatori e le Cooperatrici dell'estero.
Non ci fu possibile nel corso dell'anno occuparci partitamente di loro, stante l'abbondanza della materia regionale e delle Missioni. Però non vogliamo lasciar spirare il 1897, senza far notare l'incremento veramente meraviglioso che prende all'estero ed anche nell'America la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, mercè lo zelo dei Direttori, Condirettori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici Salesiani.
Per darne una idea basterà pur solo riferire qui i nomi delle città, ove si tennero dette Conferenze con gran concorso di Cooperatori e coll'intervento delle Autorità locali, Parroci, Vescovi ed Arcivescovi. Senza toccare quelle, di cui avemmo occasione di riferire lungo l'anno, notiamo
- in Francia : Salon, Lille, Nizas, Agen, Toulouse, Romans, Marseille ;
- in Spagna : Barcellona, Sarrià, Siviglia, Utrera, Santander, Gerona, Bejar, Malaga, Pozoblanco ;
- in Svizzera : oltre le parecchie già riferite nel corso dell'anno, un' altra a Maggia, concorrendovi numerosi Cooperatori delle vicine parrocchie di Gordevio, Aurigeno, Moghegno, Lodano, Coglio, Giumaglio, con tutto il clero della bassa Valle, ed una rappresentanza di quello dell'alta Vallemaggia.
- nel Portogallo : Braga e Lisbona ;
- nel Belgio : a Liegi;
- nell'isola Menorca : a Ciudadela ;
- in Africa : a Tunisi ;
- nell'Argentina : a Buenos Aires, S. Nicolas de los Arroyos, La Plata, Rosario;
-- nell'Uruguay : a Montevideo, Las Piedras, Paysandù e Mercedes;
- nel Chilì : a Santiago ;
- nella Colombia : a Bogotà;
- nel Messico : alla Capitale ;
- nel Brasile : a Bahia ;
- nella Bolivia : a Sucre e La Paz ;
- nella Venezuela : a Caràcas, Valenza, Yaritagua, S. Rafael de Maracaibo ;
- nel Paraguay : all'Assuncion, nella chiesa cattedrale, ove radunaronsi insieme coi Cooperatori i giovanetti, interni ed esterni, che ricevono l'educazione dai Salesiani nel Collegio Mons. Lasagna, che arrivano già ai quattrocento.
Come vedono i nostri lettori, da questa brevissima ed incompleta rassegna vi è proprio da consolarsi e da ringraziare ex toto corde il Signore, il quale dappertutto suscita ammiratori di D. Bosco e delle sue Opere, che ne comprendono appieno lo spirito mite e dolce e lo vanno propagando in mezzo alle popolazioni per la salvezza eterna delle anime.
Ciò valga a tutti di edificazione e di incoraggiamento.
Degno d'imitazione e di alto encomio è il fatto che ci riferiscono i giornali della Svizzera. Il giorno 6 ottobre scorso si radunava a Lucerna la Società dei Maestri Cattolici e all' unanìmità di voti risolvette di aggregarsi in corpo alla moltitudine dei Cooperatori Salesiani.
Gli egregi signori docenti colà radunati erano 60. Rallegrandosi che finalmente la Pia Società Salesiana s'inoltra co' suoi benefici Istituti nella Svizzera Tedesca coll' apertura della Casa di MuRi nel Canton d'Argovia, deliberarono di voler essi pure concorrere al suo incremento colla loro cooperazione. Chiesero quindi d'essere inscritti nel numero de' Cooperatori Salesiani, e col nuovo anno essi pure riceveranno il nostro Bollettino in lingua tedesca.
A cuori si nobili e generosi noi porgiamo i sensi della nostra profonda ammirazione e sentita riconoscenza)
EQUATORE La vita che si vive in mezzo agli Jivaros.
(Dall'Epistolario di D. Francesco Mattana)
DoPo un lungo silenzio di circa due anni intorno alle nostre Missioni dell'Equatore, silenzio causato dalle condizioni politiche di quell'infelicissima Repubblica, per accontentare il desiderio di molti e per eccitare la generosità dei benemeriti nostri Cooperatori ed amici in favore di questa Missione, spigogliamo ora dalle lettere del missionario Don Francesco Mattana quanto segue. Dobbiamo però far notare che molte lettere del detto Missionario, per la incertezza delle difficili comunicazioni, andarono smarrite; ma quanto abbiamo raccolto ci pare sufficiente per dare un'idea della vita che si vive in mezzo a quei miseri Jivaros, che seduti nell'ombra di morte attendono dal Missionario e dai lettori del nostro Bollettino la luce evangelica e la vera civiltà.
Guerra di Jivaros - Tradimenti - Il Collegio della Missione campo di guerra - Autorità del Missionario - Ospitalità violata - Forte scossa di terremoto.
GUALAQUIZA, 16 APRILE 1896. - Sempre in guerra questi poveri selvaggi ! Divisi in due fazioni, stanno continuamente in armi, prontì vicendevolmente a trucidarsi, facendo uso dì astuzie e tradimenti. Attualmente Capitano di una fazione è l'Jivaro Ramón e dell'altra Naranza, e quest'ultima è la più potente in Gualaquiza. Ora questa fazione già fin dall'anno scorso era riuscita ad uccidere il medico (brujo) della parte avversa, ferendo eziandio lo stesso Ramón. Questi, guarito, giurò di farne atroce vendetta; ma siccome inferiore di forze, aspettò ben un anno prima di dar esecuzione al suo giuramento. Di questi giorni però riuscì ad uccidere il medico (brujo) della fazione di Naranza. Ed ecco in che modo.
Il Capitano Ramón ordinò che uno dei suoi si fingesse ammalato, e poi promettendo regali ed onori, secondo il lor costume, riuscì ad allettare e ad indurre il medico della parte di Naranza a volerlo curare. Questi venne, e mentre era intento alle sue operazioni mediche presso il letto del finto ammalato, viene da più lancie passato da parte a parte e steso freddo al suolo. Compiuto il tradimento, gli spiccano la testa dal busto per conservarla e farne una shanza, secondo l'usanza, e gettano il cadavere in un fosso....
Ognuno può immaginarsi l'indignazione e l'odio feroce che questo fatto suscitò nella fazione di Naranza, il quale, con tutti i suoi prodi, decretò la morte di Ramón. Da tutte due le parti si ordirono nuovi tradimenti e da un momento all'altro ci aspettavamo nuovo spargimento di sangue.
C'è questo di buono però che gl'infelici Jivaros, quando si trovano nella Casa della Missione, non osano battersi o venir alle mani. Cinque giorni fa però poco mancò che il nostro Collegio non venisse dichiarato campo e teatro di guerra fra le due fazioni. Solo la protezione di Maria Ausiliatrice, che fortificò l'autorità morale del Missionario, potè allontanare la tempesta imminente.
Già fin dal mattino una moltitudine di Jivaros della parte di Naranza vennero a porre l'accampamento nel nostro cortile. Erano tranquilli assai e noi discorremmo con loro per parecchio tempo, cercando di dar loro un po' di istruzione. A mezzodì, mentre eravamo entrati in refettorio per pranzo, arrivò pure Ramón coi suoi. Ben presto dalle parole ingiuriose si venne ai fatti. Al clangor delle lancie, che già s'incrocicchiavano con mirabile destrezza, il Missionario con pericolo della vita, gittatosi in mezzo, fece uso di tutta la sua autorità per imporre si cessasse; ma, non giovando la parola, dovette ricorrere a mezzi più spediti, disarmandoli con l'aiuto di altri cristiani accorsi. Dobbiamo dar grazie a Maria SS. se nessuno di noi ebbe a soffrirne danno. Le due fazioni, vistesi impedite, si allontanarono dal Collegio, giurandosi ancora vicendevolmente vendetta.
La notte però calmò i loro ardenti spiriti, ed al mattino seguente, calmi, vennero sì l'una parte che l'altra a domandar scusa dei modi insolenti usati in Collegio il dì innanzi.
Ed ora non passa giorno senza che abbiamo in casa un vero sciame di Jivaros e solo la visibile protezione dell'Ausiliatrice ci preserva da disgustosi avvenimenti. Oh! voglia questa nostra buona Madre insinuare negli animi degli Jivaros, sempre pieni di vendetta e sitibondi di sangue, sentimenti più umani e pacifici !
15 MAGGIO - Alle volte agli Jivaros diamo anche ospitalità durante la notte in casa nostra. Ier sera ne avemmo di tutte due le fazioni. Erano armati e da alcune parole minacciose sospettammo qualche pericolo imminente. Risolvemmo di vigilare attentamente, perchè non si facessero male. I nostri sospetti erano purtroppo realtà. Un Jivaro della parte di Ramón aveva stabilito di uccidere durante il sonno gli avversari. Fu sorpreso appunto quando, entrato in dormitorio, stava già per compiere il suo progetto. Dopo averlo minacciato dei ceppi, fu messo fuori di casa. Al mattino però ritornò tutto pentito, domandando perdono, e divenne di nuovo amico del Missionario.
20 MAGGIO - Una forte scossa di terremoto si fece sentire ieri in tutta Gualaquiza. Celebrava la S. Messa e la chiesa era piena di fedeli. Alla Comunione vedo l'altare muoversi tutto; sento le travi del tetto scricchiolare, e la gente fare un forte pigia pigia alla porta... Sentendo mancarmi il terreno di sotto ai piedi mi raccomandai al Cuore SS. di Gesù ed a Maria SS., aggrappandomi alla meglio all'altare. La gente vedendo che non mi moveva, imitò l'esempio, e pregò, prostrata boccone per terra, il Signore a voler allontanare tanto pericolo.
Le scosse si ripeterono ancora a breve intervallo l'una dall'altra con indicibile spavento di tutti. Come Dio volle, cessò il periricolo, ed io potei terminare la Santa Messa; ma queste scosse di terremoto furono per tutti un salutare avviso a star preparati alla morte. Però non indifferenti sono i danni arrecati sì alla Chiesa come alla Casa
Festa di San Luigi - Due Battesimi degni di memoria - Un amico ed una gloria Torinese - Accademia di addio - Esposizione di lavori e premiazione.
21 GIUGNO - Si celebrò solennemente la festa di S. Luigi, e quel che più importa, vi furono numerosissime Comunioni. Oh! come sarà stato contento S. Luigi di questo trionfo della grazia di Dio sulle anime!
24 GIUGNO - Oggi fui chiamato a battezzare un Jivaretto moribondo. Distante più ore dalla Missione, dovetti andarvi a piedi in mezzo al fango con immensa fatica, non avendo trovato cavalcatura. Giunto al fiume Gualaquiza, che si doveva guadare per arrivare all'infermo, lo vidi straordinariamente cresciuto per subito pioggie. Era quindi assai pericoloso il tragittarlo, tanto più che non ne conosceva bene la profondità. Pure il desiderio di salvar un'anima mi fece passar sopra a tutte le osservazioni; e, baciato il Crocifisso, invocando furia, mi misi sulle acque, che tosto pretesero il diritto di farmi andare a loro piacimento. Grazie a Dio tuttavia riuscii ad afferrare la sponda opposta, ed in mezz'ora, tutto bagnato, fui dall'ammalato. Aveva una forte febbre e lo stato del povero Jivaretto sembrava assai grave. Gli somministrai alcune medicine, che meco recava nella mia tracolla, e poscia con grande contentezza ed edificazione di tutta la famiglia, lo battezzai. Vistolo poi più sollevato, rifeci il mio cammino verso casa, dove, ripassato il fiume, arrivai senza scarpe.
10 LUGLIO - Oggi alle 2 pom. ho battezzato solennemente nella Chiesa parrocchiale un Jivaro, i cui genitori non sono ancor cristiani. La funzione ebbe una particolarità degna di memoria. Padrino del battezzando fu l'illustre Dottor Enrico Festa, Professore in scienze naturali e patrizio Torinese. Egli erasi recato in Gualaquiza per istudiare da vicino le magnificenze di queste terre, e dopo aver vissuto più mesi in mezzo ai selvaggi dei dintorni e del Pongo, ora si disponeva a ritornare in patria, ricco cli nuove multiformi cognizioni. L'ho aiutato in quel poco che ho potuto, ed egli si mostrò sempre amico e benefattore insigne di questa Missione. Ben volontieri tenne al battesimo l'Jivaro suddetto e lo regalò di molte belle cose, ma più di tutto del suo nome. Sicchè il nuovo cristiano si chiamerà sempre Enrico in memoria dell'illustre suo padrino. Sia gloria a Dio ed onore al chiarissimo patrizio Torinese, perchè calpestando il rispetto umano sa unire la pietà soda ed intelligente con lo studio dello scienze naturali, e così aiutato dalla prima si acquista il cielo, e cooperato dallo studio, immortale diverrà il suo nome fra gli scienziati moderni rimanendo una gloria della gentil Torino
2 AGOSTO - Non sapendo come ringraziare degnamente il chiarissimo Dottor Festa per i benefizi e le gentilezze prodigateci durante i sette mesi che stette in Gualaquiza, di questi giorni ideai e preparai nel miglior modo una solenne accademia musico-letteraria. Riuscì a meraviglia ed il festeggiato ne fu commosso: non credeva che si potesse far tanto. Intervenne, si può dire, tutta Gualaquiza e dintorni, perciò il Dottor Festa era conosciutissimo. La dimostrazione non poteva essere più cordiale: l'affetto sincero, unito alla gratitudine ed all'amarezza dell'imminente separazione, fu la nota dominante di tutta la serata. Grazie, o dolce e caro benefattore, grazie di tutto ! La nostra memoria inaridirà prima che dimentichi il molto che questa povera Missione a voi deve.
15 AGOSTO - Con grande amore si celebrò la festa di Maria SS. Assunta in cielo. Pres sochè tutti si accostarono ai SS. Sacramenti e la Messa solenne venne cantata in terzo con accompagnamento d'harmonium. Era la 1° volta che in Gualaquiza si vedeva tanta solennità. Alla sera si diede principio agli esercizi spirituali per tutti i Parrocchiani.
23 AGOSTO. - Ebbe luogo la chiusura dei santi esercizi che portarono ottimi frutti. Alla sera poi ebbe luogo una solenne processione con la statua di Maria Ausiliatrice, la quale fece in tutti profonda impressione. Oh ! come era bello vedere l'autorità civile ed ecclesiastica accompagnare, insieme ad una moltitudine di cristiani e di Jivaros, per le future spaziose vie di Gualaquiza, la venerata immagine della potente Ausiliatrice! Una di queste vie è già consecrata al nome di D. Bosco.
In quest'occasione facemmo pure una solenne esposizione dei lavori eseguiti durante l'anno dagli alunni e dalle allieve della Missione. Tutti i numerosi visitatori erano meravigliati al vedere i progressi ottenuti e benedicevano Iddio per aver fatto sorgere una sì provvida istituzione. La distribuzione dei premi riuscì pure attraentissima e gli alunni furono pienamente soddisfatti, quando promisi loro che teneva ancor in serbo un bellissimo premio per tutti.
Passeggiata di tutto il Collegio in mezzo agli Jivaros - Pranzo con cibi e bibite prelibate - Battesimo di quattro Jivaretti - Il morso del serpente macanci.
5 SETTEMBRE - Il premio consisteva in una grande passeggiata alla Jìvaria, fissata per oggi. Aveva già anticipatamente avvisati gli Jivaros, acciocchè ci preparassero qualche cosa e così di buon' ora, montati a cavallo, confratelli e giovani tutti, camminammo per più ore accompagnati da cauti e suoni ed allegria somma. Meta del viaggio era il fiume Bomboiza, che dovevamo tragittare per portarci in mezzo agli Jivaros. Questi erano sulla sponda ad aspettarci con parecchie canoe destinate a portarci dall'altra parte. Temendo non avesse a succedere qualche disgrazia, volli io stesso tragittare in canoa tutti gli alunni e la cosa riuscì ottimamente.
Ci recammo tosto alla casa del Capitan Naranza che ci aspettava con impazienza. Quivi facemmo colazione. Poscia mentre gli Jivaros preparavano il pranzo, visitai le altre povere famiglie Jivare, le quali tutte si mostrarono cordialissime. Ritornai per il pranzo. Questo consisteva in meliga, platano, yuca, permas, camotes, platanos guineos, papayas mani, carne de cabali, sardelle ed un po' di riso portato dalla nostra Casa. Gli Jivaros pure, pìeni di contentezza, furono nostri commensali. Verso il fine del pranzo le vecchie Jivare ci diedero a bere in abbondanza di chica jivara... come se fosse la cosa più prelibata e preziosa di questo mondo !
Finito questo curiosissimo, ma allegro pranzo, gli Jivaros aiutati da alcuni giovani del Collegio prepararono le cose necessarie per amministrare il santo Battesimo a 4 Jivaretti.
Io, che era già stato avvisato, aveva portato meco tutto l'occorrente. Disposte le cose in ordine, tutti i miei giovani s'inginocchiarono per terra e lo stesso fecero gli Jivaros delle vicine Jivarie venuti per vederci in casa del Capitan Naranza. Essi, con tanto d'occhi, non cessavano di fissare il Sacerdote, e tra loro dicevano: « Ahora Taita Padre Francisco, nuestros hijos bautizando y agua regando, Taita Dios mucho a nuestros hijos queriendo y al cielo convidando, y ahi con Taita Dios y Taita Padre Francisco nuestros hijos viviendo, paseando y arto comiendo, bueno está » cioè: Ora il P. Francesco battezzare con acqua i nostri figli, Dio volere loro più bene e invitarli al cielo, e colà in cielo essi passeggiare con Dio e con il Padre Francesco vivendo e mangiando molto.... Ciò è buona cosa. » Quando versai loro l'acqua battesimale, tutti gridarono: « Así bueno està, porque así lavando iguanchi miedo teniendo » cioè: Buona cosa è lavar loro così la testa, perchè il diavolo se ne scappi lontano. »
Oh! che bella funzione anche in mezzo al deserto ! Come gli Jivaros stavano attenti a tutte le cerimonie del Sacerdote! Poscia essi tutti in giubilo, abbracciarono e baciarono i nuovi battezzati con somma riverenza. Ci vollero regalare di diverse cose in segno della loro riconoscenza, e noi salutandoli caramente ci mettemmo di nuovo in via per Gualaquiza, dove arrivammo a notte fatta.
15 SETTEMBRE - Ier l'altro, mentre ero a pranzo, arrivava tutto trafelato il Jivaro Mascho e chiamandomi grida: « Padre Francisco, pronto venendo, mi hjio muy grande macanchi grueso picando y pronto moriendo.... pronto vos venendo y curando no moriendo, pensando » cioè : Padre Francesco, venga presto, che un gran serpe, il macanci, ha morsicato il mio figlio primogenito e sta per morire; ma se lei viene e lo medica bene, forse non morirà.... » Diceva e piangeva il povero padre; ed io, senza farmelo ripetere, rimandando eziandio ad altro tempo le occupazioni che dovevo disimpegnare in quel dì, fatto sellare una buona mula e prese meco le opportune medicine, mi avviai di gran carriera alla casa del Jivaro morsicato. Vi giunsi dopo due ore di cammino. Trovai il poveretto più morto che vivo; aveva una fortissima febbre e dalla bocca e dalle narici metteva sangue in gran copia. Di più, piangeva come un bambino. Al mio arrivo si acquietò alquanto, e la madre con gli altri Jivaros si mostrarono soddisfatti. Erano però già passate sei ore dal morso del serpente e quindi il veleno aveva già fatto dei progressi. Tuttavia raccomandatomi a Maria SS., feci uso dei rimedi più urgenti, e dopo replicate curazioni parve più sollevato. Gli diedi eziandio la benedizione di Maria Ausiliatrice, e contro ogni speranza in pochi dì potè rimettersi in grado da venirmi a ringraziare alla Missione.
Un'altra passeggiata fino al fiume Zamorra - Buon cuore degli Jivaros e loro caccia -Magnifico panorama - Notte poetica in mezzo al deserto - Messa in canto - Benedizione solenne di tutto il Vicariato di Mendez e Gualaquiza.
20 FEBBrAIO 1897. - Mi sento ancora tutto stanco per la lunga passeggiata fatta alcuni dì fa nel punto più lontano della Jivaria: ma fu veramente una di quelle passeggiate che non si dimenticano mai più. Simile a quelle ch'era solito a fare il nostro buon Padre D. Bosco insieme ai suoi birìcchini per le ridenti colline del Monferrato, ha lasciato in tutti ricordi indimenticabili. Accompagnato da tutti i giovani del Collegio e da cinque famiglie di Jivaros, mi volli recare sino all'unione del fiume Bomboiza col gran fiume Zamorra e da quel punto così remoto benedire solennemente tutto il Vicariato di Mendez e Gualaquiza.
Partimmo di buon mattino e camminando chi a cavallo chi a piedi e parte in canoa sul Bomboiza, facemmo echeggiare queste vergini foreste di suoni e canti per più ore. Bello era vedere tutti, anche gli Jivaros, carichi delle cose necessarie per il vitto di due dì, poichè era stabilito non potersi detta passeggiata effettuare che in due giorni... A metà mattina arrivammo alla casa del Capitan Ramon, il quale ci servì una buona colazione, non dispensandoci neppure dall'assaporare l'indispensabile chicha preparata con ogni cura dalle vecchie della Jivaria... Dopo di esserci rifocillatì, e regalato diverse cosettine agli Jivaros di Ramón, continuammo la nostra gita. Glì Jivaros che ci accompagnavano, andavano per la foresta a cacciare per provvedere il pranzo. Di quando in quando ci recavano uccellacci, porci selvatici, ecc. e gettandomeli nella canoa gridavano: « Questo è per voì, Padre Francisco... » Così le nostre provvigioni s'accrescevano mirabilmente.
Alle 5 di sera arrivammo alla meta. Che spettacolo non presenta l'unione dei due fiumi! In mezzo ad una ricchissima vegetazione che, quasi oasi incantevole, si estende per buon tratto fra quelle foreste, rigurgita un vero mare d'acqua. Che profondità e quant'acque non s'agita in quel vasto seno !
L'occhio del visitatore rimane incantato e non sa qual cosa più attiri il suo sguardo. Tutto è bello della bellezza della creazione e nella magnificenza della natura vi si scorge la mano di Dio che tutte le cose ha fatto con mirabile ordine ed armonia di parti...
Benchè stanchi, dovemmo pensare a farci una capanna di alberi, e, mercè l'attività degli Jivaros, in men d'un'ora la capanna prese possesso di quel deserto... Era una capanna assai meschina, ma era sufficiente per la notte. Gli Jivaros si fecero pure le loro capanne e prepararono molta legna per il fuoco della notte. Poscia fummo tutti in azione per preparare la cena, che riuscì doppiamente saporita, sia per la poesia che presentava il luogo, come per l'appetito che minacciava di convertirsi in fame. Recitate le orazioni, augurai a tutti buona notte.
Che notte poetica non fu mai quella! La brezza serotina ed il modulato mormorio delle onde ci accarezzava dolcemente tutti i sensi, mentre svariatissimi pensieri ci impedivano di dormire... I giovani furono anche in preda a diversi timori; ma la mia parola li acquietò e Morfeo li prese nelle sue braccia. Io vegliava e vidi che gli Jivaros di quando in quando giravano intorno alla nostra tenda Poverini! Essi facevano la guardia, perchè nulla ci avvenisse di male. Il bello si fu al mattino quando svegliai i giovani. Vedendosi in quello strano luogo e circondati da Jivaros, ancor mezzo addormentati, cominciarono a gridare ed a fare mille domande. La fresca acqua li ritornò alla realtà della vita e tutto fu finito.
Terminata la pulizia, si preparò l'altarino per celebrare la santa Messa. In questo frattempo però, seduto sotto un'annosa pianta ascoltai le confessioni di parecchi giovani, e quindi finite le orazioni, mi vestii per la S. Messa.
Era la prima volta che in quel luogo poetico per l'unione delle acque di due grandi fiumi, fertilissimo per la vegetazione e solitario per la lontananza dall'umano consorzio, si celebrava il santo sacrifizio della Messa. Essa fu cantata e le argentine voci dei giovani facevano echeggiare tutta la selva del cantico di gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà, a cui tenne poi dietro la solenne professione di fede col Credo. Il regno di Dio prendeva possesso di quei luoghi e Gesù benedetto ivi piantava il suo trono. Oh ! sì, adveniat regnum tuum, venga il tuo regno in tutti i luoghi di questo vasto Vicariato, o Gesù Redentore, e queste selve si convertano in altrettanti gìardini, ricchi di fiori pel bel Paradiso !
Finita la Messa, benedissi solennemente, secondo il Rituale, quei luoghi: benedizione di consolazione grande per gli Jivaros e di terrore per il demonio, che vede avanzarsi o trionfare la croce nei suoi secolari dominii.
Dopo la colazione, aggiustate tutte le cose, ci mettemmo in marcia per Gualaquiza. Gli Jivaros vollero sempre accompagnarci fino al Collegio della Missione, dove arrivammo a notte, pieni di stanchezza, ma contentissimi dell'indimenticabile passeggiata.
30 MAGGIO - Il mese di Maria Ausiliatrice si celebrò con particolar divozione, acciocchè questa buona Madre ci venisse in aiuto nelle gravi necessità materiali che da tutte le parti ci premono. E Maria ci soccorse veramente, suggerendomi di far una circolare a tutte le Parrocchie di Cuenca e Gualaquiza in favor della Missione. Così potei aver alcuno offerte per pagar parte dei debiti che incontrai nella fabbrica della nuova Chiesa e Casa annessa, poichè l'antica fu totalmente distrutta dall'incendio del 17 dicembre 1894. Ma queste offerte furono una goccia d'acqua in mezzo al mare: tuttavia la mia fiducia in Maria è saldissima e son sicuro ch'Essa inspirerà qualche buon Signore d'Europa a voler, almen con offerte, farsi Missionario degli Jivaros di Mendez e Gualaquiza.
MATTO-GROSSO (BRASILE). - L'arrivo dei nuovi Missionari alla Colonia Teresa Cristina. - Dal carissimo D. Giovanni Balzola riceviamo notizia del felicissimo arrivo dei Missionari, che, partiti lo scorso marzo insieme con D. Antonio Malan, Vice-Ispettore della Missione del Matto Grosso, eran stati colà destinati.
« È indescrivibile, così egli, la contentezza. provata da noi in quella circostanza; da noi poveri Missionari, che, confinati in mezzo a queste sterminate foreste, già da lungo tempo non avevamo più notizie, nè soccorso alcuno dagli abitatori del mondo civile. Per noi l'arrivo dei nuovi fratelli fu una vera risurrezione; intorno a noi ci sembrava tutto rivivere; persino il cupo verde della foresta era divenuto più chiaro ed allegro... per un momento avemmo eziandio la dolce illusione di trovarci all'Oratorio di Valdocco. Oh! quanto è vero che il sapere di esser vicini a persone care, con cui poter palesare gli intimi sensi dell'anima, rende amabile ed accetta anche la solitudine!
» Però non solo noi gioimmo dell'arrivo dei nuovi Missionari, ma anche e molto i poveri lndii, i quali in lor costume quasi adamitico fecero molte feste ai nuovi venuti, e stringendo a ciascuno la mano, con canti e salti manifestavano tutta la loro contentezza. Poveri Indii ! Buoni d'indole, fanno compassione per l'ignoranza somma in cui versano, e lunga e piena di triboli è la via per cui bisogna farli passare prima di poterli civilizzare. Coll'aiuto del Signore però e mercè i generosi soccorsi che i cari e benemeriti Cooperatori Salesiani ci mandano di quando in quando, si è già potuto far molto. Essi già si assuefanno al lavoro e volontieri apprendono le cose che s'insegnano. Ci vorrà, tuttavia del tempo e della pazienza molta, prima di trionfare totalmente delle loro selvagge abitudini, molto più che difettiamo assolutamente di mezzi. Il carissimo D. Malan venne già provvisto, ma ciò è ben poco in confronto del bisogno attuale. Oh ! Iddio inspiri a quei generosi, che già provvidero a D. Malan tante belle cose di vestiario e di attrezzi per la campagna, di voler continuare a procurarci altre cose simili, facendosi propagatori presso i loro conoscenti ed amici della necessità urgente che v'è di aiutare questa Missione. »
HOJA REDONDA (PERÙ). - Un'altra Casa Salesiana. - Uno dei nostri più caldi Cooperatori di Lima, il Sig. Carlo Elias, spettatore del bene che i nostri Confratelli fanno nella Capitale, desiderava ardentemente di averli nella sua vasta azienda di Hoja Redonda, distante alcune ore di navigazione dal Callao, a dirigere le Scuole Elementari e ad aprirvi una Casa d'Arti e Mestieri.
L'esilio dei Salesiani dall'Equatore ci ha messi nella possibilità di assecondare questo pio desiderio.
Non appena questi nostri cari esuli ebbero posto piede nel Perù, trovarono colà preparata la loro Casa. Alcuni infatti vi andarono fin dallo scorso marzo ed incominciarono coll'aprire le Scuole per un centinaio circa di fanciulli.
Un fatto poi, non insolito ai figli di D. Bosco, sul fine di maggio li ha determinati a dar pure principio all'internato. Una notte, verso le 11, si presenta loro un giovane sui quindici anni, orfano di padre e di madre, e loro chiede pane ed alloggio. La misera condizione dell'orfanello commuove i loro cuori; gli danno ricovero e vitto, nè più sanno decidersi a lasciarlo partire. Egli era la pietra fondamentale del nuovo Istituto Salesiano d'Arti e Mestieri. Al 21 giugno ne facevano la solenne inaugurazione con 19 fanciulli e coi tre laboratori di falegnami, sarti e calzolai.
CARACAS (VENEZUELA). - Nuova Cappella a Maria Ausiliatrice. - Coll'aiuto dei Cooperatori della Venezuela, i nostri Confratelli nei due anni dacchè si trovano in Caracas hanno potuto colà acquistare un'area di 10.000 m. q. per erigervi un ampio Istituto. Trovandosi già i lavori ben iniziati sì da poter dare un'idea dell'opera, il giorno 4 loglio scorso, coll'intervento di gran numero di Cooperatori, molti Sacerdoti e delle LL. EE. Rev.me Mons. Crispolo Uzcategui, Arcivescovo di quella città, e Mons Rodriguez, Vescovo di Barquisimeto, ebbe luogo la benedizione e collocazione della prima pietra della nuova Cappella dedicata a Maria Ausiliatrice, che s'innalzerà nel centro del fabbricato. Il Rev.mo Canonico Riccardo Arteaga diresse la sua eloquente parola alla numerosa e colta udienza, ponendo in rilievo l'importanza dell'opera dei Figli di D. Bosco in Caracas e la necessità di sostenerla, perchè possa raggiungere lo sviluppo che tutti desiderano. Nutriamo fiducia che la calda parola di questo nostro carissimo amico sia tornata di grande incoraggiamento a tutti i Cooperatori Venezuelani, i quali d'altronde in quel giorno hanno già potuto vedere abbondanti frutti della loro carità.
BUENOS AYRES (REP. ARGENTINA.)- Gara Catechistica all'Oratorio di S. Francesco di Sales.
- Ebbe luogo il 30 dello scorso settembre, dinanzi ad un scelto pubblico, presieduta dal R.mo Don Giuseppe Vespignani, Ispettore delle Case Salesiane dell'Argentina. Per dir tutto in una parola sola, essa riuscì superiore ad ogni aspettazione, quantunque fosse la prima gara catechistica tenuta in quell'Oratorio. I giovani gareggianti furono applauditissimi ed il loro progresso nello studio fu una bella prova dello sviluppo che l'istruzione ebbe già in pochi anni. Infatti sono più di 300 i giovani che frequentano le scuole, ed alle domeniche alle funzioni religiose sono più che triplicati. Quivi si è pure potuto iniziare una piccola fanfara, mercè il concorso di tutti i buoni Cooperatori, e si spera che produrrà molto bene per quella moltitudine di giovani.
L'ultima medicina fu il ricorso a Maria.
Certo Stefano Giuseppe Testore, dimorante in Patagones, infermossi gravemente di febbre tifoidea che minacciava la sua vita. Già da tre mesi giaceva in letto ed ora ridotto ad uno stato da far pietà. Io, che lo aveva in cura in qualità di medico di questi paesi patagonici, disperava della sua guarigione, giacchè il caso si presentava gravissimo ed inutili mi erano riusciti tutti i soccorsi dell'arte. Una sera pertanto raccomandai alla famiglia del povero infermo di collocare tutta la loro fiducia in Maria Ausiliatrice e loro suggerii di incominciare subito una novena a questa nostra buona Madre. Non ci volle altro per mutare le sorti del povero infermo. L'indomani, appena celebrata la S. Messa, mi recai a visitarlo e con grande mia sorpresa e soddisfazione lo trovai tutto cambiato in volto e quasi senza febbre. Aveva dormito l'intera notte e non provava pili alcun male. Tornai a trovarlo alla sera dello stesso giorno, poi all'indomani, ed egli continuava sempre affatto libero da ogni male; anzi pochi giorni dopo si alzò da letto ed ora è in piena convalescenza. Una grazia così portentosa ben si merita, a mio parere, d'essere pubblicata sul Bollettino Salesiano, perchè sia noto a tutti i fedeli quanto vantaggioso sia in ogni necessità sì spirituale che temporale il ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice.
Viedma (Patagonia), 9 Agosto 1897.
SAC. EVASIO GARRONE
Missionario Medico Salesiano. Un ottimo consiglio.
Sia lode a Maria Santissima! Un mese fa il mio figlio Giovanni, d'anni 24, era ridotto agli estremi di vita da una violentissima tifoidea. Una persona mia amica mi consigliava di ricorrere a Colei che è l'Aiuto dei Cristiani. Feci incominciare subito la novena a Maria Ausiliatrice, ed oh prodigio ! al termine di essa mio figlio era fuori d'ogni pericolo ed ora è sano e salvo. Sia lode adunque a Maria SS. Ora spedisco un vaglia di L. 25 per una Messa di ringraziamento e pei bisogni delle Missioni Salesiane.
S. Michele Extra, 30 Agosto 1897.
ANTONIO CARRARA.
Ha fatto ricorso a Maria.
Io sottoscritta fui sorpresa, una sera prima di coricarmi, da forti tremori e grande battito ai grossi bronchi. Erano tanto forti le mie sofferenze che mi venne il timore che mi colpisse una paralisi. Senza cercare altro aiuto, fui ispirata a ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice, e baciandone divotamente la medaglia, con grande fiducia la pregai mi liberasse da tanto male. Passata appena un'ora cominciai a calmarmi, e durante la notte potei prendere un po' di riposo. Chiamato il Dottore la mattina, mi trovò abbastanza tranquilla e mi disse che mi poteva pure alzare da letto. In segno di gratitudine verso Maria SS. Ausiliatrice compio la promessa fatta in quegli istanti dolorosi, di donare cioè lire cento per l'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice.
Da Genzano (Roma), Settembre 1897.
GIULIA JACOBINI.
Effetto della lettura del Bollettino.
Fin dal principio dello scorso anno 1896, fui sorpreso da un malessere interno, che non sapeva spiegare come, nè donde provenisse. Mi feci visitare più volto dal medico, ma non trovai gran sollievo nei rimedii prescritti. In sì deplorevole stato tirai innanzi poco più di un anno, occupandomi solo di lavori più leggieri; finchè nell'aprile del corrente anno mi sentii aggravare più del solito, talmente da impensierire non solo quei di famiglia, ma lo stesso medico curante. In quel frangente mi sovvenni di aver letto nel Bollettino Salesiano tante mirabili grazie che Maria Ausiliatrice suol concedere a chi La invoca; fu allora che mi sentii spinto io pure a rivolgermi a Lei, con promessa di far pubblicare la grazia, qualora venissi favorito di un miglioramento, e di offrire a tale scopo L. 50 per le Missioni Salesiane. Oh ! prodigio di Maria ! Non appena ebbi formulato questo desiderio e questa promessa, mi sentii istantaneamente e perfettamente guarito. E la mia guarigione continua tuttora, dopo ben cinque mesi dell'avvenuto prodigio. Mentre adempio la fatta promessa, rendo vivissime grazie alla Celeste Taumaturga e prego sia pubblicata la presente re lazione, affinchè tutti a Lei facciano ricorso nelle necessità della presente miserabile vita.
Castiglione Tinella, 30 Settembre 1897.
FELICE MARMO.
Ottennero pure grazie da Maria Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al suo santuario di Torino o per la celebrazione di SS. Messo di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti:
Giuseppe Graziani, Mezzane (Ravenna) L. 25. - Don G. Calosini, Parroco di S. Stefano a Calimaia, con L. 5, per l'ottenuta guarigione al giovane Fortunato Borri, ventisettenne, infermo da tubercolosi incipiente e da tumore al ginocchio. - D. Francesco Rebaudi, Prevosto, Decurione Salesiano. Torrio, L. 10. - Giuseppe Farino, Bolzaneto, L. 4. - Giuseppina Monzeglio, Nervi (Genova). - N. N., Cellamonte, con offerta di L. 8. - Domenica Meaglia. - D. Carlo Garino, Torino, - M. C., Ciriè. - Un affezionato servo di Maria, Castellamare di Stabia. - Teresa Castagnola, Lavagna, con offerta di L. 8. - Giaciuta Rava, Magliano d'Alba, con L. 5 a mezzo di D. Michele Del-Pero, Arciprete di Barbaresco d'Alba. - Paolo Gambartoglio e Luigia Cerruti, S. Desiderio Monferrato. - I coniugi Pietro Rossi e Maria Oltracqua-Rossi, Lerma, con L. 4. - Un Chierico del Seni. Vesc. d'Alba con L. 10. - Carmelo Litteri, Valguarnere Caropepe (Sicilia), con L. 50. - La Signora N. N. di Cotignola, con L. 6. - Maddalena Selva Ved. Raffaele, Cortabbio (Valsassina). - L. O., Vigo di Frassa, con L. 20. - Ch. Ippolito De-Battisti, Cooperatore Salesiano, Rosegaferro. - Giuseppe Vogliotti fu Francesco, Verolengo (L. 2). - Antonio Caporosa, Limena (Padova), con L. 10 per aver la Vergine tenuta lontana la grandine dai suoi poderi. - Giuseppe Rambandi, Cuorgnè (L. 2). - Sac. Ettore Morbelli, Genova, (L. 5). - N. N., Torre Bairo. -N. N., Riva di Chieri (L. 8,50). - M. Pignatta, Torino - Una madre vedova, per la grazia ottenuta a vantaggio di suo figlio offre L. 10 per le Missioni Salesiane. - Avv. Eugenio Polledri, Padova, con L. 10. - Lucrezia Ved. Bosetti, S. Lorenzo Trentino, con L. 10. - Antonio Patriarca, S. Benigno Canavese. - D. G. B., Rossana, con offerta di L. 5. - C. Bongiorno, Noto (Sicilia) con L. 10. - Tommaso Favina, Canelli (Alessandria, con L. 10. - Erminia Panizza, Vermiglio. -N. Concetta, Formia (Caserta). - Augusto Dembri, Perzacco di Zevio (Verona). - Can. Angelo Oreggia, Porto Maurizio, con L. 2. - Il Collegio Salesiano di Messico per una grazia implorata ed ottenuta nel mese di settembre scorso. - M. M., Provincia di Cuneo, con L. 1. - Massimina Maranzana, Moncalvo, con L. 4. - C. C. - Catolina Rossi, Pizzano (Bologna), con L. 1. Maria Sautero, Montegrosso (Alessandria). - Una Signora di Acireale (Sicilia), con offerta di L. 5. - D. Stefano Quartino per la guarigione da febbre tifoidea di un giovanetto dell'Oratorio di S. Gregorio (Catania), in seguito alla benedizione di Maria Ausiliatrice. - Carlo Marinelli, Lendinara (Rovigo). - Una pia Cooperatrice di Negrar (Verona) per essere stati preservati i suoi campi dalla grandine, mercè l'intercessione di Maria Ausiliatrice, le cui medaglie benedette aveva sparse nei detti campi. - Certa M. M. - D. Angelo Palombi, Sutri. - La Signora B. R., Monteu da Po - L. C. A. V. T., Torino. - V. P., Torino, che ottenne dalla Verigne che l'amato genitore colpito da apoplessia ritornasse ai sensi e si ristabilisse. - Gerolamo Teobaldi, Trinità, con L. 5 per Messe. - Ch. Francesco Wilczek, Ivrea. - Vitalia Faiqui, Arisci (Sardegna), con offerta, e Faustino Porceddu, Cagliari, per mezzo del Cooperatore Salesiano Nepomuceno Cardia. - Albina Cerca, Biella, per la ottenuta guarigione al proprio padre in seguito ad una novena a Maria Ausiliatrice. - Ermelinda Patanè, Fiumefreddo (Sicilia). - Felicita Testa, Torino. - Pietro Antonio Meneguzzi fu Luigi, Cornedo di Vicenza, con offerta di L. 5. per la celebrazione di una S. Messa.
CHI si fosse trovato all'Oratorio di S. Benigno nel pomeriggio del giorno 3 e nel giorno 4 novembre, avrebbe assistito ad uno spettacolo nuovo e consolante. Superiori ed alunni dell'Istituto erano tutti animati da un insolito movimento come chi si prepara a qualche festa solenne. Ed era infatti per loro festa solennissima, da tutti attesa con desiderio vivissimo, poichè era quella che coronava i loro ardenti voti. Era la festa d'inaugurazione della Cappella dell'Istituto. E quanto n'avean ragione di desiderar questo giorno ! Faceva pena al cuore vederli costretti a dar ricetto a Gesù in un luogo così misero, qual era la Cappella di prima, dove nulla vi era che elevasse il cuore a Dio, e dove, bisogna pur confessarlo, stavano a gran disagio quei giovanetti. Grazie dunque al buon Dio, oggi hanno l'opera compiuta! Era voce di tutti i forestieri che in gran numero eran là convenuti in quell'occasione, che la Cappella fosse un vero gioiello, tanta è la divozione e il raccoglimento che inspira, tanta la bellezza artistica e l'armonia dell'insieme. Per la decorazione non spendo parole d'encomio, bastando dire che fu opera dei pennelli degli egregi Sigg. Reffo, Costa e Del-Piano, ornai troppo noti in Italia pei loro artistici lavori.
E perchè nulla mancasse al decoro del sacro tempio, esso fu pure provvisto d'un eccellente organo liturgico, fornito di tutti i moderni perfezionamenti, opera dell'Eg. Cav. Bossi che vi lavorò attorno con intelligente amore. I varii egregi Professori e Maestri d'Organo che vennero pel collaudo, tra cui meritano special menzione il Parroco di Pino Torinese L. Caudana, il Cav. Bersani, Dogliani, D. Pagella, Bollarini, Mastelli ed il giovane ma valente Sig. Mattei, ebbero a farne gli elogi più lusinghieri. I scelti pezzi di musica, che sopra vi eseguirono con la maestria che è lor propria, tennero lungamente attonito l'uditorio che ne uscì soddisfattissimo.
Ma sono omai le 4 pom., ora in cui deve giungere S. Ecc. Rev.ma Mons. Richelmy per le solenni funzioni. La Casa è in gran movimento. I musici son già corsi a prendere gli strumenti, i giovani tutti dell'Istituto si mettono in bell'ordine facendo ala sotto un portico messo tutto a festa e vivamente illuminato a luce elettrica. In fondo stanno i musici. Ad un cenno, cessa ogni rumore, ogni bisbiglio,... è silenzio. Gli sguardi son tutti volti alla porta d'ingresso... La porta si apre ed appare sorridente e maestosa la persona del Vescovo. Si intrecciano i battimani col suono dei musicali strumenti, segni della gioia che tutti provano nell'accogliere colui che verso di loro si mostrò sempre, più che pastore, tenerissimo padre.
Accompagnato dal clero Sua Eccellenza si reca alla Cappella, dove già sono radunati numerosi Cooperatori per la Conferenza che deve tener loro il Rev.mO Sig. D. Cerruti. Il suo dire è facile, piano, efficace. Accennati in breve tre grandi bisogni della società, quali sono le Missioni e l'educazione della gioventù studiosa e dei giovani operai, opere a cui son diretti gli sforzi dei Salesiani, si ferma di proposito a parlare dei bisogni della classe operaia, mostrando come l'Opera Salesiana coi suoi Istituti d'arti e mestieri dà alla classe operaia uomini informati al vero spirito cristiano, che preparano alla società giorni migliori di quelli che la minacciano. Raccontò infine alcuni ameni episodii intesi a muovere gli uditori a cooperare efficacemente coi loro soccorsi all' opera salesiana. Anche Monsignor Vescovo non si tenne di aggiungere qualche parola, esprimendo il pensiero che come i Salesiani sanno bene spendere per fabbricare magnifici tempii e graziose cappelle, così sanno spendere ancor meglio per edificare nei cuori di tanti giovanetti il tempio spirituale delle cristiane virtù.
Ma il tempo è omai trascorso e il giorno 3 volge al tramonto. Spunta l'alba del giorno 4, fissato per la solenne funzione. Sarei troppo lungo se volessi descrivere la funzione della benedizione e consacrazione dei due marmorei altarini, nonchè le parole che dopo la Messa letta Monsignore rivolse agli alunni del Collegio. Passo anche sotto silenzio le divote e solenni funzioni della Messa solenne in musica, eseguita con gusto dagli allievi dell'Istituto.
È mezzogiorno. Il fischio della vaporiera annunzia che è giunto da Torino D. Rua con tutto il Capitolo e distinti Signori, invitati per l'occasione a far bella corona a Monsignore all'agape preparata nell'Istituto. Neppure mancano le Autorità locali, ma insieme col Sindaco e la Giunta sono raccolti i personaggi più distinti del luogo. Fu un'allegria schietta, spontanea. I brindisi si succedevano numerosi, fra cui spiccarono quelli del Rev. D. G. B. Francesia e del Sindaco, che ebbe parole degnissime per S. Ecc. Mons. Richelmy e di grande affetto e stima pei figli di D. Bosco. Ma quando si alzò a parlare Monsignore e con quella parola, insinuante, piena di unzione sacerdotale, prese a dire del suo affetto pei Salesiani, dei motivi che lo legano alla Società fondata da D. Bosco, e poi espresse il suo ardente desiderio di lavorare per la gloria di Dio e la salute delle anime, oh ! allora l'uditorio, profondamente commosso fu costretto ad esclamare: Monsignore parla non solo da Vescovo, ma da Vescovo santo !
Per ultimo si alzò D. Rua a ringraziare tutti i convenuti e principalmente Sua Eccellenza, protestando a nome di tutti i suoi figli di volersi mostrare degno del suo grande affetto, esibendo a lui tutte le sue forze e quelle di tutti i Salesiani, per cooperare con lui a salvare la società dai mali che l'affliggono e a prepararlo giorni migliori.
Oh! quanto sono care queste feste che rinfrancano così lo spirito e potentemente spronano ad operare il bene.
Alla sera vi furono gli ultimi saluti. Ancora una volta la banda, che durante il pranzo aveva eseguita scelta musica , fece udire i suoi festosi accenti, salutando Monsignore che partiva dall'Oratorio , lasciandovi le più care impressioni, mentre ancora lo seguivano Superiori ed alunni con festosi evviva e cordiali ringraziamenti.
UN COOPERATORE SALESIANO.
COMPRESi da grande ammirazione e sentita riconoscenza per i Bolognesi, riproduciamo dal giornale l'Avvenire i seguenti cenni riguardanti quell'erigendo Istituto Salesiano.
Il sobborgo eminentemente industriale ed operaio di f. porta Galliera si è arricchito di un fabbricato, che, per la grandiosità, per l'artistica severità delle linee architettoniche, per l'uso nobilissimo cui sarà destinato, supera tutti quelli ivi esistenti e ad ogni altro sovrasta.
Alludiamo al nuovo Istituto Salesiano, pei figli del popolo, che in pochi mesi dacchè fu posta solennemente la prima pietra è sorto come per incanto, ed ora torreggia maestoso ed imponente quasi a testimoniare la virilità dei propositi dei benemeriti, che per fortuna di Bologna vennero a porre le loro auspicate tende anche fra noi, e per ricordare ai posteri l'avvenimento che tre anni or sono si compì felicemente nella città nostra, vogliamo dire il I° Congresso dei Cooperatori Salesiani.
La parte dell'istituto ora già sorto (giacchè una sola settima parte è stata costruita) costituisce il corpo centrale del fabbricato ed è lungo ben 86 metri; rimangono ancora da costruirsi il prolungamento del corpo centrale anzidetto per una sessantina di metri e tre bracci trasversali, compresa la Chiesa, il teatrino ed i locali per l'Oratorio festivo.
Niun dubbio che se la fiorita carità dei Bolognesi, questa carità che ha così antiche e luminose tradizioni, continuerà a largheggiare in aiuti pecuniari tanto urgentemente richiesti, l'Istituto potrà essere integrato in periodo relativamente breve; ma per ora il fabbricato costruito può in via provvisoria sopperire alle prime necessità : fu quindi opera saggia limitarsi ad una parte del progetto, anzichè accingersi a realizzarlo completamente. Ad ogni modo, ciò che è già fatto è sufficiente per dare un'idea grandiosa di quel che diverrà l'Istituto allorchè sarà ultimato.
Cortesemente guidati dal sig. Pietro Bettini, zelantissimo sopraintendente dei lavori e futuro economo della Pia Casa, abbiamo avuto agio di visitare il fabbricato in ogni sua parte, dal piano inferiore sino alle estremità superiori, ed abbiamo potuto ammirare la mirabile esecuzione muraria e la perfezione matematica dei lavori, che fanno del nuovo fabbricato una costruzione modello per solidità e per robusta eleganza.
il fabbricato alto 22 metri circa dal suolo, consta di quattro piani, compreso il terreno, ed è fornito di locali ampi, luminosi, aereati, provvisti di tutto il confortable e dei più moderni sistemi di riscaldamento ed aereazione, rispondenti ai precetti della igiene più assoluta.
Il pian terreno sarà in parte adibito alle scuole ed in parte ai laboratori per gli artigiani: un locale servirà ad uso Cappella in attesa che si costruisca la Chiesa; il 1° piano, cui si accederà con doppio scalone, e destinato allo studio; il 2° e 3° ai dormitori.
La disposizione dei locali non potrebbe essere più razionale: un corridoio centrale divide gli ambienti a destra ed a manca mettendoli tutti quanti perfettamente in libertà.
L'interno dell'Istituto trova una meravigliosa corrispondenza nell'esterno, che fin d'ora si presenta in tutto lo splendore del suo disegno, dovuto, com'è noto, alla fervida fantasia del valente architetto prof. Collamarini.
Notevolissime le grandiose finestre a croce col braccio trasversale in pietra ofiolitica di Grizzana, ciò che spicca stupendamente sul fondo di pietra viva: è degna di nota la parte ornamentale, il cui effetto è stato completamente raggiunto con mezzi semplicissimi, cioè con tre sole sagome di mattoni.
Ora la fabbrica nella parte muraria è omai terminata, non manca che la stuccatura, cui stanno attendendo i muratori man mano che si abbassano i ponti.
Ed è appunto per festeggiare il compimento della fabbrica, che il giovedì, 28 ottobre, venne offerto in uno dei locali dell'Istituto il tradizionale banchetto a tutti gli operai ed artisti che presero parte ai lavori, lieto avvenimento che fa grande onore ai Cooperatori Salesiani di Bologna, che l'hanno offerto.
Le tavole bellamente apparecchiate e disposte erano situate in un ampio e luminoso locale situato al pian terreno : vi presero posto ben 180 persone fra capimastri, muratori, birrocciai, carpentieri, fabbri, scalpellini, ecc., tutti armonizzanti in un medesimo sentimento fratellevole.
Nella tavola d'onore si assisero il Direttore del nuovo Istituto D. Viglietti, il Prof. D. Mariani, nostro pro-direttore, il Sig. Valentino Stanzani, intraprenditore dei lavori, il M. R D. Rocca, Economo generale dei Salesiani, l'Ing. Gian Luigi Reggiani, operosissimo quanto modesto direttore delle costruzioni, il R.mo Mons. Giacomo Carpanelli, l'indefesso e zelante promotore dell'Istituto Salesiano, il sopracitato architetto Prof. Edoardo Collamarini, autore dei disegni della fabbrica, il M. R. Don Pizzirani, Parroco all Arcoveggio, il notaio dottor Biancani, l'Avv. Vitta per la Gazzetta dell'Emilia, e da ultimo lo scrivente.
Quando tutti si furono assisi ai rispettivi posti, i camerieri improvvisati per la circostanza incominciarono a portare in giro enormi vasi ripieni di maccheroni, che furono serviti nelle policrome e gigantesche scodelle destinate a fregiare il motivo architettonico al sommo dell'edificio.
Il menù comprendeva: maccheroni, salume, braciuole, frutta, formaggio, vino, cognac e sigari: il tutto, come già dicemmo, offerto da benemeriti Cooperatori Salesiani di Bologna.
La bandiga, incominciata quasi in silenzio, non tardò a svolgersi tra la più animata e cordiale allegria; sembrava di trovarsi come in una grande famiglia, dove aleggiava un'aura spirante tutta dolcezza e carità.
Nel frattempo molte persone riuscite a penetrare nell'interno della fabbrica soffermavansi alle porte meravigliate dello spettacolo gaio ed interessante ad un tempo, che presentavano tutte quelle persone insieme radunate a fraterno banchetto.
Giunti alle frutta si alzò primo il M. R. D. Viglietti, che incominciò a parlare fra il più religioso sdenzio.
Il primo saluto egli lo porta all'amatissimo Arcivescovo Cardinale Svampa, perchè è a lui che si dove il lavoro compiuto. Quindi prosegue a portare un plauso all'Ing. Reggiani, che l'opera sua coscienziosa ed illuminata mise generosamente a servizio dei Salesiani; all'architetto Prof. Collamarini, che ha avuto il grande merito di penetrare il vero spirito di D. Bosco; al Comitato di Signori e Signore Cooperatori Salesiani, così degnamente rappresentati da Mons. Carpanelli, il quale col suo zelo ed abnegazione ha potuto realizzare un voto auspicato; alle Autorità Ecclesiastiche, fra le quali ha il piacere di vedere il Parroco dell'Arcoveggio, ed alle Autorità civili, militari e cittadine. Porta pure un saluto agli impresarii, all'instancabile sig. Bettini ed a tutti i capi mastri ed operai, rivolgendosi ai quali fa notare che forse hanno edificato la casa pei loro figliuoli. Parla di D. Bosco e della sua carità infuocata, ricordando le parole di Silvio Pellico che amano veramente la patria soltanto coloro che sanno sacrificarsi e soffrire pel popolo, e che al popolo insegnano che è delitto rubare e che un'altra vita ci aspetta al di là. Rilevando da ultimo la presenza di alcuni giornalisti, ricorda che la politica dei Salesiani consiste tutta nella felicità dei figli del popolo, e conclude bevendo alla salute dei suoi cari piccini, e di quelli che entreranno nel nuovo Istituto.
Le parole di D. Viglietti, interrotte sovente da vivi applausi, da ultimo vengono accolte da una prolungata ovazione.
Si alza Mons. Carpanelli, Parroco alla SS. Trinità, e ricordato il I° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani, di cui egli fu l'anima e zelantissimo segretario generale, si compiace di vedere ora alfine coronato di lieto successo il voto allora formulato di aprire anche nella nostra città un asilo di educazione cristiana e civile alla gioventù del popolo, in ispecie alla più abbandonata. Quindi prosegue: « Prima e più che ad altri si levi concorde e riverente il plauso all'Angelo di questa Diocesi, Principe della Chiesa, Cardinale Domenico Svampa, vero padre del popolo, alla cui pietosa grandezza d'animo non pone limite che la scarsa misura dei mezzi. Egli, come ha donato ai Salesiani quest'ampio terreno, così li ha confortati di sussidi e di consigli ad erigervi questo monumento di cristiana carità. Che se oggi non lo avesse allontanato il debito della vigilanza pastorale che deve esercitare con la sacra visita, lo avreste veduto qui non tanto a consolare sè stesso, quanto piuttosto a confortare del suo sorriso questo banchetto. Ma pur lontano di corpo, è presente a noi con lo spirito e qui effonde la sua benedizione, la quale per noi, che crediamo alla benedizione di Dio, è bella mercede del già compiuto, auspicio di incrementi nuovi, caparra di un non lontano compimento. Viva adunque il Cardinale Svampa !
« Da Bologna, il nostro plauso voli a Torino, a dolcemente commuovere quella figura di asceta, che è D. Rua, il degno successore di D. Bosco, l'uomo per cui il nome Italiano è benedetto, nelle di lui provvide istituzioni, in Europa, in Asia, in Africa, in America, e per fino tra i selvaggi. Ritorni quel plauso a voi, o mite D. Rocca, Economo Generale della Società Salesiana, quanto buono altrettanto intelligente, che correte sempre da un capo all'altro d'Italia a dirigere la erezione di nuovi Istituti, e ne mandate i tipi all'estero ».
Mons. Carpanelli ricorda ancora D. Viglietti, il Prof. Collamarini, l' Ingegner Reggiani, il Sig. Pietro Bettini, il signor Stanzani, i capi mastri Bastia e Franzoni, i muratori, gli artigiani ed anche i rappresentanti della stampa cittadina, e per tutti trova un pensiero ed una parola gentile.
Poscia termina dicendo: « Come espressione di questo plauso, e come preludio di prosperità, al nascente Istituto Salesiano, io levo in alto il bicchiere, e bevo alla salute di tutti: dal Cardinale all'ultimo manovale, dall'architetto al facchino, dalla stampa agli operai. Bevo ad onore della carità dei Bolognesi sempre copiosa, sempre fiorente, la quale come ha iniziato, così saprà condurre celeremente a termine questa mole, sulla quale scriveremo a caratteri d'oro: « Bologna e carità sono sorelle!
Un applauso entusiastico ed insistente saluta le ultime parole dell'oratore.
Il nostro pro-direttore prof. Mariani in una felice improvvisazione raccoglie il plauso tributato alla stampa e pronuncia parole di sentito encomio all'opera santamente benefica dei pionieri della civiltà vera. Quindi parlano molti e molti altri ancora, fra cui parecchi operai che o con brindisi, o con poesie in vernacolo, esternano la piena dei loro sentimenti di profonda riconoscenza.
Don Viglietti dà lettura dell'adesione dell'Avv. Ambrosini, il quale non ha potuto intervenire per impegni professionali; e in fine il prof. Collamarini chiude la serie dei discorsi, rivolgendo alcune parole agli operai improntate a sincero affetto e ad alto amor patrio.
Il lieto simposio si chiude in tal modo tra la più schietta animazione, lasciando nell'animo di tutti i presenti una favorevolissima quanto indimenticabile impressione.
Noi terminiamo questi pallidissimi cenni, facendo voti che la feconda carità dei Bolognesi raddoppi di zelo, in guisa che i lavori si possano riprendere presto e si possa completare un edificio che riuscirà di decoro alla città, ed un Istituto, cui per la sua felicissima ubicazione non può non arridere quello splendido e fiorente avvenire che noi e con noi tutti i cattolici Bolognesi gli augurano di cuore.
S. AMBROGIO AI GIOVANETTI Miei cari amici,
È omai quasi un anno che il Bollettino vi presenta questa o quella incisione della vita di S. Ambrogio, che un nostro comune amico, il Sac. G. B. Francesia, scrisse per questo gran Santo, ed io non ve ne ho mai parlato. Fu dimenticanza od incuria? Non fu nè l'una, nè l'altra cosa; ma solamente speranza di poterlo fare con miglior agio in un tempo che quasi quasi non veniva più.
Ora che siamo al fine delle feste che i Cattolici Milanesi avevano deliberato di fare in occasione del quindicesimo centenario dopo la sua morte, sta bene che io ve ne parli.
Io lessi questa bella Vita elegantemente illustrata e direi quasi di un fiato. Per un giorno o due fui tutto con S. Ambrogio.
Se vedeste con quale arte l'autore vi presenta i bei fatterelli della giovinezza del Santo, con quale diligenza ne ritrae le doti singolari che l'animo suo adornavano e l'amor grande che portava ai giovanetti ! Sembra che scrivesse precisamente per voi.
Leggetela, e vi troverete che, quando Ambrogio era tuttavia fanciullo, si divertiva a far ciò che avrete fatto tante volte anche voi nelle vostre camerette, ora con una funzione ed ora con un'altra. E vedendo la sorella Marcellina e la mamma a baciare con riverenza la mano ai Vescovi che usavano alla loro casa, egli, il piccolo Ambrogio, con un'aria tutta seria e grave presentava la sua mano perchè gliela baciassero, dicendo: « Baciatemi la mano, perchè un giorno sarò Vescovo anch'io ! » Quei di casa si guardavano sorpresi di quelle parole, e Marcellina, alzando gli occhi al Cielo, sorridente esclamava : « Dio lo faccia ! » Ed il Diacono S. Paolino racconta che ciò succedeva non senza inspirazione divina.
Ambrogio aveva un fratello maggiore, anche esso Santo, di nome Satiro, che gli rassomigliava come due goccie d'acqua. Alcune volte l'uno era scambiato per l'altro, ma Ambrogio, invece di adontarsene, faceva sentire come se ne compiaceva; anzi prendendo di ciò occasione, con umiltà soleva dire: « Se mi prendono per mio fratello, io non ho che da guadagnare, poichè mio fratello mi fa onore in tutto. »
Come fu cauto nel scegliere gli amici l Ne aveva pochi e buoni. Due si nominano in modo particolare: Prisco e Sempliciano. Quest'ultimo fu, per Ambrogio il buon Angelo del Consiglio, ed egli non si permise mai di trascurarne gli ottimi suggerimenti, per cui s'ebbe in esso un vero tesoro.
Anche in età avanzata quest'amicizia non venne mai meno; anzi Ambrogio un giorno, parlando col Papa Siricio, gli diceva: « Amatelo, come anch'io non ho mai cessato di amarlo!»
Fatto Arcivescovo di Milano, lo volle ai suoi fianchi., e nei primi giorni della sua sacra vocazione, consideravalo più come maestro che come amico, e se lo teneva prezioso ascoltandone sempre con umiltà i saggi consigli.
Ma ciò che mi fece maggior impressione in questa cara Vita è l'affezione che Ambrogio sentiva per i nobili esempi di famiglia. Profondamente scolpito nel suo cuore era rimasto l'eroismo di Santa Sotere, della sua casa, stata martirizzata per amore della fede. Quindi è che andando nelle catacombe, cioè in quei luoghi sotterranei, dove i cristiani si radunavano per evitare le persecuzioni e dove si seppellivano i martiri, egli esclamava « In questa verginella c'è vero valore; essa non vinse a danno di altri, come i miseri giuocatori che uccidono i loro simili, ma cadde vittoriosa di sè stessa. Felice colui, che dalla giovinezza ha imparato a vincersi ! In questo utile silenzio udrà la voce dei misteri del Cielo e gusterà anticipale le gioie di Dio. »
Se volessi qui dirvi, anche solo fuggendo, tutto il bene che io ho ricavato e che spero anche voi ricaverete dalla lettura di questa Vita, non la finirei così presto. Non posso però tacervi quanto bene volesse questo gran Santo ai fanciulli. Pareva che dicesse ai bambini dei suoi tempi ciò che diceva D. Bosco a quelli del nostro: « Basta che siate giovanetti perchè io vi ami ! » E come questo suo amore era ricambiato dai fanciulli! Un bambino anzitutto, miracolosamente sciogliendo la lingua, lo proclamava Vescovo di Milano. E quando, sborsando una bella somma di denaro, liberava tanti prigionieri dei Goti, oh! come acclamavano al Santo Vescovo gli orfanelli, cui egli aveva restituita col padre la felicità della famiglia.
Come si racconta di tanti Santi, che si attiravano a turme i fanciulli, per seguirli nella via della pietà, e che le madri, impaurite che i loro figli fuggissero di casa, ve li nascondevano quando sentivano che quei buoni servi di Dio passavano per le loro terre, così succedeva ad Ambrogio. Fanciulli e fanciulle, guadagnati dalla sua santa parola, lasciavano il mondo, si ritiravano chi in un sito e chi in un altro, pur di seguire la propria vocazione, senza pensare alle lagrime dei parenti e curarsi di ciò che il mondo dicesse contro di loro.
Voi adesso, miei cari giovani, siete nel fior dell'età e sentite una voglia di vivere e mostrarvi cristiani. È vero? Ma domani? quando cioè il mondo, le passioni, il demonio vi assaliranno, avrete la costanza di non cedere? Quanti esempi troverete in questa Vita per vostra istruzione ed incoraggiamento ! Prendetela adunque e leggetela (1). Io sono certo che succederà a voi ciò che succedette a me.
E che cosa?
Che prendendo il libro in mano, vedrete le . pagine passare le une dopo le altre, e sovente credendo di leggere fatti e cose di uomini che vivono con voi, correrete avanti di un fiato fino all'ultima.
Passerete alcune ore tra amici lontani, che già beati ora in cielo, con le loro parole, coi loro esempi vi accennano quel luogo di delizie e vi invitano ad andare per unirvi con loro. Ma saranno ore belle, buone e sante; e se ve ne sentirete contenti, vi prego che prima ne siate grati all'Autore, che scrisse per voi, e poi un poco a chi ve lo presenta, cioè al
Vostro Aff.m° Amico DON GIULIVO.
(1) Presso la Libreria Salesiana, Torino, L. 4.
Mons. BARTOLOMEO BORSIERI
DIRETTORE DIOCESANO DEI COOPERATORI SALESIANI della Diocesi di Cremona.
Di questo zelantissimo nostro Cooperatore, di quest'operoso sacerdote, che, alla santità della vita unendo l'attività e l'energia del lavoro indefesso nella mistica vigna di G. C., fu presso tutti i conoscenti ed amici maestro e duce in ogni più eletta virtù, dobbiamo contentarci di dire una semplice parola: è la parola della gratitudine profonda che a lui ci lega, e del cordoglio amarissimo che provammo nella sua dipartita. Rapitoci il dì sacro alla memoria di tutti i defunti, :Mons. Borsieri, lasciò dopo di sè sì grande eredità d'affetti, che la sua memoria sarà eterna come quella del giusto. E giusto ci fu veramente in tutta la sua vita; giusto di quella giustizia che ha per base la rettitudine delle idee e la santità della vita. È sopra questa base che si formano i santi, e santo fu proclamato Monsignor Borsieri dall'unanime voce dell'innumerevole popolo accorso a piangere sulla sua fredda salma. « La stessa fisonomia, così il Vessillo, giornale cattolico di Cremona, quel tratto semplice, schietto, abborrente da ogni artifizio lasciava trasparire la santità di Monsignore, della quale oggi non ci rimane che la cara memoria, l'indimenticabile esempio.
» Il Seminario, le Parrocchie di Bordolano e di S. Ilario in città, i monasteri, il confessionale, il penitenziariato, la sacra casa del Zocco, ecco le stazioni progressive della santità operosa di Mons. Borsieri. Moderatore nel Seminario, diocesano non fu mai che tradisse la sua coscienza, o si rendesse esoso o pesante nel delicato uffizio; seppe compatire, perdonare, aspettare. Parroco, fu tutto zelo, carità, la forma del suo greggie. I Conventi l'ambirono e traevano preziosi tesori dalla sua saggezza e pietà. Durava ore ed ore nel laborioso ministero del confessionale, che non era ristretto alle sole pareti del sacro tempio, ma usciva, per rinconciliare quelli di cui pareva morta ogni speranza di ravvedimento. Il sacro ritiro del Zocco venerava l'uomo vigile, paterno, sollecito, fervoroso.
» Amò di grande affetto il Papa, il suo Vescovo, il quale, altamente apprezzando l'opera e le qualità di Mons. Borsieri, volle, e con plauso universale, rimeritarlo colle onorifiche distinzionl del Canonicato, che non gli furono pascolo di vanità, ma stimolo a più santo opere.
» Ebbe mansioni delicatissime, tra le quali non ultima fu quella di esser Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani di Cremona, e le compì con dirittura di coscienza, avvedutezza di giudizio, prudenza di consiglio; fu padre spirituale a moltissimi ecclesiastici: compose litigi, appianò vertenze. sopì vecchi rancori. Alla santità era compagna la carità per ogni sorta di miserie.
» La sua morte fu l'eco della vita. Lui beato ! Volò a ricevere il guiderdone delle sue fatiche.
A noi il ricordo e l'imitazione delle sue preclare virtù ed a lui il possesso dei gaudi del bel Paradiso!
Don LUIGI LODINI.
UN umile fiore deponiamo anche sulla tomba di questo venerando Sacerdote, spirato nel bacio del Signore in Legnano, sua terra natia, il 27 settembre scorso, in età d'anni 77.
Ordinato Sacerdote nel 1844, dopo di aver rette le Coadiutorie di Villa Cortese e di Solaro e la Parrocchia di Sammarate, lasciando dappertutto rari esempi di bontà e virtù, per la malferma salute ritirossi in patria, ov'ebbe largo campo di assecondare l'impulso del suo nobile cuore, diffondendo le molte sostanze, di cui Dio l'aveva arricchito, in ogni opera di cristiana beneficenza.
La sinistra non doveva però sapere quello che faceva la destra; egli non permise mai che si parlasse di quanto con semplicità di cuore faceva continuamente a pro d'ogni sorta di infelici. Ma ora possono parlare il Seminario di S. Calocero di Milano per le Missioni Estere, i Fatebenefratelli, i Figli della Provvidenza, i Ricoverati di D. Guanella, le Piccole Suore di Milano, i Padri Concettini di Saronno, i Padri Oblati di Rho per le Missioni e per le Monache povere, l'istituto della S. Famiglia in Cesano Boscone, quello dei fanciulli poveri in Gatteo di Romagna,. Della sua beneficenza, oltre la terra natia, ove abbellì il santuario delle grazie e lasciò altri importanti ricordi, dovevano avere pure grata memoria il Cottolengo di Torino, il Seminario Arcivescovile di Milano, il Seminario Lombardo di Roma, le Monache povere sotto la protezione del P. Ballerini, ed altre opere che ora non ci vien fatto di ricordare.
Nè questo venerando Sacerdote doveva dimenticare le Opere Salesiane. Cooperatore ed ammiratore nostro grandissimo, più volte venne in aiuto delle Missioni nostre d'America, dell'Opera del S. Cuore di Gesù in Roma e particolarmente dell'Opera dei figli di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico; ultimamente poi egli comparve tra gli insigni benefattori dell'Istituto Salesiano di S. Ambrogio in Milano.
Preziosa fu davvero la morte di questo caritatevole Sacerdote nel cospetto del Signore; un trionfo il suo funerale ; ed ora la ricca e splendida corona di meriti intessutasi quaggiù, mercè le sue opere di beneficenza, gli avrà di certo già aperte le porte del Paradiso per godere il premio che Gesù Cristo tien preparato a coloro che lo soccorrono, lo vestono e lo mantengono nella persona dei suoi poveri. Tuttavia noi lo raccomandiamo caldamente alle preghiere dei nostri cari lettori.
Il Maestro CARLO OLIVA di Sampierdarena.
IL 4 dello scorso novembre, festa di S. Carlo, dopo aver ricevuto con fervore esemplare i Santi Sacramenti, s'addormentava nel bacio del Signore il Sig. Maestro Carlo Oliva, nostro zelante Cooperatore. La sua morte fu la morte del giusto e del santo, come del giusto e del santo fu la sua vita.
Per lunga serie d'anni maestro di scuola in Sampierdarena, fu sempre in grandissima stima presso i colleghi e amato dai numerosi discepoli, anche quando, per l'età, dovette cedere il suo posto e ritirarsi a godere la modesta pensione meritatasi. Anzi dai giovanetti non seppe mai distaccarsi, e alle domeniche godeva circondarsi di loro e insegnare il Catechismo. Ciò fece fino agli ultimi giorni, quando la sua salute più non glielo permise.
Egli ci amava con affetto sincero e disinteressato, e, quanto potevano le sue forze, ci aiutava. Tutto carità, non viveva, si può dire, che per gli altri. Retto di cuore, di sani principii cattolici, fece del bene a tutti e praticò, inculcandola colla parola e coll'esempio, quella Religione che nelle difficoltà della vita fu sempre suo sostegno e consolazione. E questa carità operosa egli l'attingeva da quel Dio, a cui s'accostava ogni mattina nella chiesa sacra alla serafica Catterina da Genova, di cui era devotissimo.
Oh! possa il suo nobile esempio eccitare altri molti a lavorare alla gloria di Dio. E mentre noi ne suffraghiamo l'anima, ci conforti il pensiero che egli ora già vede ciò che ha fortemente creduto, già gode ciò che ha sempre ardentemente sperato.
Il Nobil Uomo Comm. GIUSEPPE RATTI Tenente Generale in ritiro.
IL giorno sacro al mesto ricordo dei nostri defunti, in Torino si spegneva questa nobile esistenza, che della patria e della religione fu mai sempre operoso ed integerrimo difensore. Schietto e praticante cattolico, seppe unire in bell'armonia quelle virtù che rendono l'uomo a Dio diletto ed agli uomini caro. Visse ed operò il bene senza ostentazione, ma con fede vivissima, alla quale conformava la rettitudine e l'austerità della vita. Nostro insigne Cooperatore, si mostrò specialmente generoso di sue elargizioni verso la Chiesa di S. Giovanni Evangelista e l'Oratorio festivo di San Luigi Gonzaga. Sono questo due opere di Don Bosco, che il Comm. Ratti amò di particolare affetto, e la Chiesa di S. Giovanni Evangelista per più e più anni fu testimone della pietà e delle aspirazioni ardenti dell'animo suo.
Una prece invochiamo per l'anima sua!
Per D. Mario Francesco Spada.
Il 19 ottobre, hanno avuto luogo nella Collegiata di Fusignano le solenni esequie di trigesima del compianto D. Mario Francesco Spada, Arciprete e Vicario Foraneo di detto paese, Missionario del Buon Pastore, nonchè zelantissimo, Cooperatore Salesiano. Fino dalle prime ore del mattino moltissime furono le S. Messe celebrate, e le S. Comunioni fatte per quell'anima cara. Una rappresentanza dei Missionari del Buon Pastore, fra i quali il Direttore del Seminario di Faenza, Canonico Paolo Taroni, grande amico di D. Bosco, se ne stava attorno al bellissimo catafalco coperto di patetiche inscrizioni e di luminosissime faci. Dopo la Messa solenne di requie, cantata dall'Ill.mo e Rev.mo Monsignor Emilio Berardi, Pro-Vicario Generale della Diocesi Faentina, ed eseguita da varii Sacerdoti amici del defunto, il Prof. D. Eutimio Parr. Pasotti disse l'elogio funebre. Amico ed ammiratore costante dell'ottimo estinto, tratteggiò sì bene la sua figura, che ebbe a riscuotere le lodi di quanti l'udirono. Il suo dire facile e facondo trasse le lacrime dagli occhi, specialmente quando venne a narrare che nel giorno della prima Messa dell'amico defunto, egli giaceva agonizzante assistito dalla madre, alla quale il suo D. Mario profetizzò: « Si faccia coraggio, se arrivo a celebrare la prima Messa, pregherò tanto il buon Dio, che il suo Eutimio non morirà. » E non morì difatti, chè dal Cielo fu serbato a tessere l'elogio funebre a quegli, per le cui preghiere fu salvo ! Oh quanto sono imperscrutabili le vie del Signore! Possano le opere compiuto in terra dal caro trapassato, e le preghiere dei lettori del Bollettino Salesiano, che egli sempre con amore leggeva, affrettargli l'eterno riposo nel seno di Dio!
D. ANGELO MAZZOCCHI.
Gennaio.
Lettera annuale di D. Michele Rua. . . pag. 1 Per la Conferenza di S. Francesco di Sales . . 6 Un prezioso documento 7
Alcune necessarie spiegazioni 8 I Salesiani a Bologna . ivi Dall'Estero: - I Salesiani a Romans (Francia) 11 Notizie delle Missioni: - Fiori e frutti raccolti da Mons. Cagliero nel Territorio del Rio Negro (Patagonia) - Da Nicaragua a Messico. -
In fascio 13 Oratorii festivi 19
Grazie di Maria Ausiliatrice 20
Modello di madre cristiana 22
Ai giovanotti 24
Necrologia 25 Notizie varie . . . 26 Illustrazioni. - 1846-1896. Vista generale dell'Oratorio di Valdocco . . 9
Casa della Colonia Agricola di Uribelarrea (Repubblica Argentina) 14
Chiesa di Uribelarrea ufficiata dai Salesiani 15
I giovani agricoltori di Uribelarrea . . . . 17
Febbraio.
Cooperiamo 29
La mano della Provvidenza 32
Nobile ed importante apostolato 33 I Salesiani a Bologna 34 Dall'estero : - I Salesiani a Lisbona (Portogallo). - Nuova Casa in Heclitel e all'Orfanotrofio di Liegi (Belgio). - Alla Colonia Agricola di Gerona (Spagna) 35 Notizie delle Missioni: - La Missione del Rio Colorado (Patagonia Settentrionale). - Una visita agli India del Chnbut (Patagonia Centrale). - Altri viaggi apostolici di Monsignor Costamagna. - In fascio 39 Grazie di Maria Ausiliatrice . 48
Ai giovanotti 51
Necrologia tiri
Notizie varie 53
Bibliografia 54 Cooperatori defunti . 55 Illustrazioni. - Colonia Agricola di Gerona (SpaI piccoli agricoltori di Gerona . 38
Collegio Salesiano di Almagro (Buenos Aires) con Osservatorio rnetereologico . 43
I giovani della Casa di Concepcion (Chili) in ricreazione 45
Marzo.
Il gemito d'una madre . . . 57 Esposizione delle Missioni Cattoliche nel 1898 in Torino . 59 Dall'Estero: - Visita pastorale alla Missione Salesiana di Londra (Inghilterra) 60 Notizie delle Missioni: - Incendio della Missione della Candelara (Terra del Fuoco). - Una visita agli Indii del Chnbut (Pataggonia centrale). - In fascio 61
Ai giovanetti 69 Grazie di Maria Ausiliatrice . 70 Fiori Salesiani raccolti in varie città d'Italia . 72
Necrologia 75
Notizie varie 77 Bibliografia . . . 79
Illustrazioni- Casa Salesiana di Messico . . . 65
D. Giovar Battista Rivetti Direttore della Colonia Rossiguol (Francia) 76
Aprile.
Il Paradiso dell'Anima . . . . 81 II mese di Maria nel Santuario di Valdocco . 83 L'imminente inaugurazione del l'Istituto S. Ambrogio in Milano 84
Collocamento della prima pietra dell' Istituto Salesiano in Bologna . pag, 86 Dall'Estero: - L'Orfanotrofio di La Maria (Tu90
La mano della Provvidenza .. . . . 91 Notizie delle Missioni: - Un nuovo vasto campo di Missione nel Chaco Paraguayo. - Altri viaggi apostolici di Mous. Costamagna . . 93 Ai giovanetti 99
Grazie di Maria Ausiliatrice 100
Fiori Salesiani 103
Notizie varie 105
Bibliografia 106 Cooperatori Cefnnti ivi Illustrazioni. - Veduta dell' Istituto S. Ambrogio in Milano 85
La Casa affidata ai Salesiani all'Assunzion (Paraguay) . 92
Primi giovani del Collegio Mons. Lasagna in Assunzion 95
Maggio.
La squisita bontà del S. Padre verso i Salesiani di D. Bosco . 109 Il nuovo diploma dei Cooperatori Salesiani . . 111 Novena e Festa di Maria Ausiliatrice 112 Una bella notizia per i Milanesi e per tutti i Lombardi . 114 Notizie delle Missioni. -Un'altra voce dalla Candelara (Terra del Fuoco). - Nuova Missione tra gli Indii de} Limay e Comayo (Patagonia Settentrionale). - Consolante visita di Mons. Cagliero alle Case Salesiane del Brasile. - La prima Chiesa di Maria Ausiliatrice nel Messico. - Altri viaggi apostolici di M. Costamagna. -In fascio 115
Ai giovanetti 126
Grazie di Maria Ausiliatrice 127
Fiori Salesiani 131
Necrologia 132
Notizie varie 133
Bibliografia 134 Cooperatori defunti . 135 Illustrazioni. - Fac-simile del nuovo diploma dei Cooperatori Salesiani 111
Missioni Salesiane dell'Isola Dawson ('l'erra del Fuoco) 127
Giugno.
I1 S. Cuore di Gesù e i nostri doveri . 135 Un pellcgrinaggio al Santuario del S. Cuore di Gesù in Roma 14.0 Importantissima risposta . ivi Mons. Davide dei Conti Riccardi, Arcivescovo di Torino . 141 Posa della prima pietra dell'Istituto Salesiano di l'erosa Argentina . 144 Solenne inaugurazione dell' istituto Salesiano Sant'Ambrogio in Milano 146 Fiori Salesiani 14t Notizie delle Missioni: - California: I Salesiani negli Stati Uniti. - Argentina: Il mese dei fiori nella Pampa centrale 150 Dall'Estero: - Francia: Per la Pasqua degli Italiani. - Svizzera: Altra Missione per gli emigrati. - Terra Santa: Trionfo di Maria Ausiliatrice 152
Necrologia 154
Grazie di Maria Ausiliatrice 156
Oratorii festivi 158
Notizie varie 159
Cooperatori defunti 160 Illustrazioni.- Mons. Davide dei Conti Riccardi, Arcivescovo di Torino . . 142
Mons. Giuseppe Boraggini, Vescovo di Savona e Noli 155
Luglio.
Trionfi di Maria SS. Ausiliatrice . . . . pag. 161 I Bolognesi e l'Opera Salesiana . . . . 167 Il II Congresso Mariano ed il banchetto dei poveri a Firenze 170 Notizie dei Missionari : - Una nuova fondazione nel Chili.- Nei Piani di S. Martin (Colombia).
Al Matto Grosso (Brasile) 172
Ai giovanetti 177
Grazie di Maria Ausiliatrice 179
Oratorii festivi 181
Necrologia 183
Notizie varie 184
Bibliografia 186 Cooperatori defunti 186 Illustrazioni.- Fianco Nord dell'erigendo Istituto
Salesiano di Bologna 169
Collegio Civico di Varazze 171
Sant'Ambrogio proclamato Vescovo 177
Pietro Arusan giovinetto Armeno ricoverato in Betlemme 178
Agosto.
Il Collegio 189 A S. S. Papa Leone XIII nel suo giorno onomastico 191 Il 23 e 24 giugno all'Oratorio di Torino . . . 192
Gli Antichi Allievi di D. Bosco ivi Feste solennissime a Sampierdareua 194 Benedizione della 1a pietra di un Istituto Salesiano a Chioggia 197 Nuovi trionfi di Maria Ausiliatrice . 199 Notizie delle Missioni: - Uua Missione nell'Alto Paraguay e nell'altipiano dei Parecis (Brasile)
- Ancora nei Piani di S. Martin (Colombia)
- In fascio 200 Collegi Salesiani ed Educatorii delle Suore di Maria Ausiliatrice 208
Grazie di Maria Ausiliatrice 209
Ai giovanetti 212
Notizie varie 213
Bibliografia 214 Cooperatori defunti . 215 illustrazioni. - S. Ambrogio s'incarica di difendere il giovine Imperatore Valentiniano . 198
Conversione di S. Agostino . . 203
Settembre.
Scuola, religione e patria . . 217 I Libri di Testo per le Scuole Elementari, Normali, Ginnasiali e Liceali 219 Il nuovo Arcivescovo di Torino . 220 D. Luigi Calcagno e le primizie dell'Argentina ai piedi del S. Padre . . . . 222 L'educazione negli Istituti Salesiani 223 Notizie delle Missioni: - Brasile: I Salesiani desiderati nel Parà ed una Missione nell'Alto Paraguay e nell'altipiano dei Parecis. - Uruguay: Una nuova Cappella a Maria Ausiliatrice 225
Oratorii festivi 232
Ai giovanetti 235
Grazie di Maria Ausiliatrice 236
Notizie varie 238
Necrologia 212
Bibliografia ivi Cooperatori defunti . . . . 243 Illustrazioni. - S. Ecc. R. ma Mons. Agostino
Richelmy, Arcivescovo di Torino . 221
Istituto Salesiano della Sacra Famiglia in Treviglio 224
Cappella di Maria Ausiliatrice in Las Piedras Uruguay) . . . . . . . . 232
Ambrogio istruisce i Catechumeni . . . 239
Ottobre.
L'Enciclica sul S. Rosario . . 245 Don Bosco vivente nel cuore de' suoi figli . . 249 Il nuovo Arcivescovo di Napoli all'Oratorio di Valdocco in Torino 253
Per le Scuole Superiori di Religione . . pag. 254
La prima pietra dell'Istituto Salesiano di Gualdo Tadino 254
Notizie delle Missioni: - Colombia: Tre mesi di Missione nei Piani di S. Martin. - Patagonia Centrale: Progressi delCattolicismo nel Chubut. - Patagonia Settentrionale: In cerca di soccorsi. - Uruguay: In favore degli Italiani emigrati 255
Oratorii festivi 262'
Necrologia ivi
Grazie di Maria Ausiliatrice 264
Ai giovanetti 269
Notizie vario 271
Illustrazioni. - Chiesa Salesiana di Bernal 251 Sant'Arbrogio al Concilio di Aquileia . 257 Ponte della ferrovia sul Bio-Bio (Chili) 259 Laboratori Salesiani di Concezione (Chili) 260 Piazza di Concezione (Chili) 270
S. Raffaele Arcangelo ivi
Novembre.
Il S. Padre e l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice 273
Che dobbiam fare per i nostri morti 275
Invece delle corone funerarie . . . 277 I Congressi Cattolici e le Opere Salesiane . . ivi Il nuovo Vescovo d'Ivrea . . . 278 Le feste salesiane per la benedizione ed inaugurazione della nuova Chiesa ed Istituto di Novara 279 Agli Italiani che vogliono emigrare . 282 Notizie delle Missioni: - Patagonia: Relazione di Mons. Cagliero al Ministro Bermejo della Repubblica Argentina - Colombia: La gran Missione dei lebbrosi. - In fascio . . . . 285 Grazie di Maria Ausiliatrice 292
Ai giovanetti 295
Necrologia 297
Notizie varie 298' Cooperatori defunti . 299 Illustrazioni. - Suor Maria Mazzarello prima Superiora delle Suore di Maria Ausiliatrice 276
Veduta di Sucre capitale della Bolivia 280
Collegio di arti e mestieri a la Paz (Bolivia) 283
Cortile del Collegio D. Bosco in Sucre al giorno di Maria SS. Ausiliatrice presente il Presidente della Repubblica di Bolivia . . . . 287
Il primo canto Ambrosiano 296
Dicembre.
I nostri augurii per le Feste Natalizie e Capo d'Anno 301 Viva Mons. Richelmyl . . . 303 Nuova partenza di Missionari Salesiani . . . 305 Don Peretto ai piedi del S. Padre . . 307 Nuovi Istituti diretti dai Salesiani e dalle Suore di Maria Ausiliatiice ivi Dall'Estero: - Spagna: - Un decreto regio a favore dei Salesiani e la via D. Bosco a Malaga. - Conferenze Salesiane. - Degno d'imitazione 309 Notizie delle Missioni: Equatore: La vita clio si vive tra gli Jivaros. - In fascio . . . . 312 Grazie di Maria Ausiliatrice . . 318 Inaugurazione di una Cappella a S. Benigno Canavese 319 Una bella pagina pei Bolognesi , , . . . . 321
Ai giovanetti 322
Necrologia 324 Indice dell'annata . . . . ' , 326
Illustrazioni. - L'Orfanello . . 302
Mons. Richelmy 305
D. Calcagno 308
Collegio di M. A., Guaratinguetà 310
P. Joào Filippo 311
Via D. Bosco a Malaga . . . . 31.5
Chiesa pari. ed Orat. di S. Benigno Canavese 320
S. Ambrogio ai funerali di Teodosio . . . . 323