BS 1890s|1893|Bollettino Salesiano Febbraio 1893

ANNO XVII - N. 2.   Esce una volta al mese.   FEBBRAIO 1893

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO

Avviso.

Il Giubileo del Papa.

Sulla tomba del Padre.

Grazie di Maria Ausiliatrice.

Notizie dei nostri Missionari : D. Angelo Savio. - Missione nelle Cordigliere. - I figli di D. Bosco al Chubut. - Sei nuove Chiese in costruzione nell'Argentina.

Viaggio dei primi Salesiani al Messico. (Seguito).

Per le nostre Missioni: Mons. Cagliero a Milano. - D. Lasagna a Pavia ed in altre città. - D. Milanesio. - Ringraziamenti.

Cose di Francia : Prima conferenza Salesiana a Lione. - I nostri amici di Bordeaux. - Marsiglia. - I Salesiani e gli Italiani a Marsiglia.

Altre notizie d'Italia: S. Pierdarena e Verona.

Importante pubblicazione, ossia nuova edizione del MESSALE ROMANO.

Cooperatori defunti.'

« Per la fausta occasione del Giubileo Episcopale di S. S. Leone XIII la Tipografia Salesiana di Torino pubblicherà un ele Tantissimo MISSALE ROMANUM, con classiche illustrazioni , eseguito sulla edizione tipica di Ratisbona. - Noi lo raccomandiamo specialmente ai RR. Parroci e Rettori di Chiese. - Se ne veda la Bibliografia al fine di questo numero.

AVVISO

In molte Parrocchie, ove già vi è un discreto numero di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, non essendosi tenuta la prescritta conferenza Salesiana nell'occasione della festa di S. Francesco di Sales, la si potrebbe tenere nella prossima Quaresima. Il conferenziere potrebbe essere lo stesso oratore quaresimalista del luogo. - Secondo le circostanze si potrà vedere se convenga una conferenza privata pei soli Cooperatori e Cooperatrici ed alcuni loro conoscenti, oppure pubblica al popolo. - Per offrire all'oratore co-. gnizioni opportune per la detta conferenza, spediremo gratuitamente quanto occorre a semplice richiesta dell'oratore stesso o di quelli che si interessano all'uopo-

IL GIUBILEO DEL PAPA

EVVIVA il Papa! Questo grido ci erompe dal cuore con ineffabile gaudio e con la più serena gioia.

Giorni giocondi e belli, giorni di giubilo e di festa preparansi pel Santo Vegliardo che governa la Chiesa, pel venerato Padre della gran famiglia cristiana, pel Vicario di Cristo.

Il 19 Febbraio 1893 ricorre il Giubileo Episcopale del Santissimo Papa Leone XIII.

Come colombe dal desio portate volano le menti ed i cuori del mondo cattolico a Roma,

U' siede il successor del maggior Piero,

e contemplando in quell'Augusto Personaggio tanti tesori di natura e di grazia, tanti riscontri coll'Oreb e col Tabor, ne esultano con immensurabile entusiasmo e ne benedicono con mille inni il Cielo.

Evviva il Papa! Questa è la voce dei figli, l'inno dei credenti, il sospiro della fede e dell'amore , che qual nembo di rose infiora tutta la terra, per onorare il Padre, il Salvatore dei popoli, il candido Vecchio del Vaticano.

LEONE XIII E D. BOSCO

Oh se ancor vivesse D. Bosco!

Il buon prete, il nostro D. Bosco, amava e venerava tanto il Papa. Ancor sul letto di morte il suo pensiero volava di frequente a Leone XIII, ne, parlava con tenerissimo e riverenziale affetto, ed all'Eminentissimo Alimonda, che in quei giorni recavasi a Roma, consegnava piangendo le più cordiali proteste e voti che ei faceva pel Sapientissimo Pontefice.

D. Bosco si era incontrato la prima volta con l' attuale Pontefice , quando questi era ancor Cardinale, in quei trepidi giorni in cui la chiesa piangeva la morte di Pio IX. Ecco come ne scrisse egli stesso in una bellissima operetta che pubblicava di poi sul nuovo Papa:

« Un sacerdote forestiere, « così Don Bosco nascondendosi sotto l'anonimo », per un premuroso affare dovendo parlare col Card. Segretario di Stato, nè sapendo come e dove avvicinarlo, camminava per le sale e pei corridoi Vaticani, che erano divenuti altrettante cellette di seminaristi. Ad uno svolto di scala, ecco, gli si dice, qui è il Cardinal Camerlengo, l'Eminentissimo Pecci. Il prete mira l'Angelico volto del Porporato, e gli si avvicina con affetto figliale dicendo

- Vostra Eminenza mi permetterà che Le baci la mano?

- Chi è lei che si appressa con tanta autorità.

-- Io sono un povero prete, che ora bacio la mano a Vostra Eminenza, pregando con ferma speranza che entro pochi giorni io possa baciarle il s. piede.

- Badate a quello che fate, vi proibisco di pregare per quanto dite.

- Ella non può proibirmi di chiedere a Dio quello che a Lui piace.

- Se voi pregate in questo senso, vi minaccio le censure.

- Ella finora non ha autorità d'infliggere censure: quando l'abbia, saprò rispettarla.

- Ma chi è lei che mi parla così autorevolmente?

- Io sono N... (E qui Don Bosco declinava il proprio nome).

- Per carità tacete di questo. È tempo di lavorare e non di burlare.

D. Bosco ne partiva col cuore pieno di figliale affetto pel futuro Pontefice, affetto che unito alla più profonda venerazione attiravalo in seguito più volte a Roma per vedere il Papa, udire il Papa e porsi tutto nelle mani del Papa.

Riporteremo qui ancora quanto Don Bosco scriveva riguardo a questo suo affetto e venerazione, nella fausta ricorrenza del Giubileo Sacerdotale di Leone XIII stesso. Pregato di un suo autografo per un Album che volevasi pubblicare in omaggio al Papa, egli sentendosi omai in fin di vita scriveva... « quello che tuttavia posso compiere si è di confessare, come confesso altamente, che fo miei i sentimenti tutti di fede, di stima, di rispetto, di venerazione, di amore inalterabile di S. Francesco di Sales verso il Sommo Pontefice; ammetto con , giubilo tutti i gloriosi: titoli che egli raccolse dai Santi Padri e dai Concilii , e dei quali, formata come una corona di preziosissime gemme, ne adornò il capo del' Papa, quali sono, tra gli altri : di Abele pela' primato, di Abramo pel patriarcato, di Melchisedecco per l'ordine, di Aronne per la dignità, di Mosé per l'autorità, di Samuele. per la giudicatura, di Pietro per la podestà, di Cristo per l'unzione, di Pastore di tutti i pastori, e più di quaranta, altri non meno splendidi ed appropriati.

« Intendo che gli alunni dell'umile Pia Società di San Francesco di Sales non si discostino mai dai sentimenti di questo gran Santo, nostro Patrono, verso la Sede Apostolica ; che accolgano prontamente, rispettosamente e con semplicità di mente e di cuore, non solo le decisioni del Papa circa il dogma e la disciplina, ma che nelle cose stesse disputàbili abbraccino sempre la sentenza di lui anche come Dottore privato, piuttosto che l' opinione di qualunque teologo e dottore del mondo.

« Ritengo inoltre che questo si debba fare non solo dai Salesiani e dai loro Cooperatori, ma da tutti i fedeli, specialmente dal Clero; perchè oltre il dovere che hanno i figli, di rispettare il Padre, oltre il dovere che hanno tutti i Cristiani di venerare il Vicario di Gesù Cristo, il Papa merita ancora ogni nostra deferenza, perchè scelto di mezzo agli uomini più illuminati per dottrina, più accorti per prudenza, più cospicui per virtù, e perchè nel governo della Chiesa è in modo particolare assistito dallo Spirito Santo. »

LEONE XIII ED I SALESIANI

Per noi figli di Don Bosco è un vanto ambitissimo l'imitare in tutto e sempre il nostro indimendicabile Fondatore e Padre; perciò sentiamo e professiamo pel Papa i medesimi sentimenti che già verso di Lui sentiva e professava Don Bosco , la stessa mente e lo stesso cuore.

I Salesiani ed i loro benemeriti Cooperatori quindi si pongono in prima fila per affetto e venerazione nell'esercito immenso degli ammiratori e figli del Gran Pontefice che governa la Chiesa di Dio, dell'Incomparabile Leone XIII.

Scuole ed officine, collegi ed ospizi, oratorii e missioni, parola e penna tutto quanto è con noi, anzi-le nostre vite stesse, tutto offriamo in omaggio al Papa.

Le Esposizioni Vaticana , di Londra , di Bruxelles e di Barcellona (1888) e quella di Colonia (1889): e di Edimburgo (1890) premiavano solennemente la nostra tipografia di Torino per un nostro lavoro alle medesime presentato, ed era un ricchissimo volume su Leone XIII.

Parecchie nuove case impiantammo in questi ultimi anni e tre delle principali le dedicammo in modo particolare al Papa.

La prima porta il nome di S. Leone e sorse in Marsiglia l'anno stesso della sua elezione.

La seconda nella città di Lorena nel Brasile e la chiamammo di S. Gioachino.

La terza è nella capitale della Colombia e porta il glorioso nome di Leone XIII.

Ed ora che faremo?

Il Monumento Salesiano che ricorderà ai posteri il fausto Giubileo Episcopale di Leone XIII già è pronto, e ne sarà fatta solenne inaugurazione nel corrente mese. E un monumento a cui poneva mano Don Bosco stesso prima di volare a Dio, monumento eretto coll' obolo dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane di tutto il mondo e destinato a ricevere orfanelli di qualunque parte della terra. Monumento quindi internazionale , anzi mondiale.

Questo grandioso Monumento, che Salesiani e Cooperatori offrono al Papa, è il nuovo amplissimo Ospizio che sorge all'ombra del Sacro Cuore di Gesù in Roma, all'ombra di quel tempio che Don Bosco erigeva di gran cuore per ottemperare all'augusto mandato avutone dello stesso attuale Pontefice.

Qual monumento più bello potevamo noi offrire al Papa? Compendia tutte le opere nostre ed è come un quadro vivo di quanto la Divina Provvidenza suggerì a Don Bosco a servizio della Chiesa e del Papa.

Comprenderà Oratorio festivo, scuole diurne e serali, convitto per studenti ed artigiani, officine e laboratorii, e mentre vi si prepareranno ottimi cristiani ed onesti cittadini per la chiesa e per la patria, vi si alleveranno pure valorosi chierici e sacerdoti per paesi colti e per le lontane missioni. Il pensiero di Don Bosco è là, e quale inno bellissimo di festa e trionfo presentasi a rendere omaggio solenne al Sapientissimo Pontefice che con tanto splendore brilla sul mondo intero.

Quei giovani e quelle mura ripeteranno ogni di con voce eloquente ai presenti ed ai posteri il dolcissimo grido di VIVA IL PAPA! VIVA IL GIUBILEO EPiscoPALE DI LEONE XIII.

SULLA TOMBA DEL PADRE

Son cinque anni, che ei volava a Dio. Le ultime sue ore , l' agonia, la morte ci sono presenti alla mente come il di che assistemmo a quella dolorosa scena. Eravamo numerosi in quella stanzuccia attorno al letto, su cui giaceva il nostro carissimo Don Bosco. Oh quanti affannosi palpiti in tutti che circondavamo il morente padre

E quando la sua salma fu posta nella tomba, sentimmo uno schianto al cuore e ci parve che ci venisse rapito l'alito della vita. Ma no ! Quel freddo marmo non doveva esser muto ed arido per noi. Ci sentimmo venir da quelle mortali spoglie la voce eloquente del padre, e virtù novella s'infuse nei nostri cuori.

Quella tomba non la scorderemo mai più. Colà ci è dolce raccogliere i nostri pensieri ed affetti, colà portiamo i nostri manipoli e le nostre spine, i gaudii e i dolori, e mentre preghiamo requie e gloria all'anima di lui, ci sentiamo conforto ineffabile di essere suoi figli.

Don Bosco ! Oh luce e guida, sospiro e conforto dei nostri dì, in aeternum vive. Vivi in eterno la vita dei celesti, vivi in eterno in noi e nelle tue ammirabili istituzioni.

La fiamma di carità che albergava in te, avvampi immensa e perenne nei nostri cuori e ci guidi a perpetuare ed estendere ognora, fino agli ultimi confini della terra, l'influsso benefico delle tue sante imprese.

Date imparammo il grido : Anime! Anime! Da mihi animas caetera tolle. Ed ora lo ripetiamo con incessante ardore all'ombra benefica del tuo sacro avello , non sospirando che di guadagnare anime a Cristo e fare che il suo Regno conquisti l'universo intero.

Anche in quest'anno nel tempio di Maria Ausiliatrice si celebrarono solenni suffragi per la cara memoria di Don Bosco il giorno 31 gennaio, anniversario della sua dipartita.

Il tempio era vestito a gran lutto; la musica scelta ed appieno rispondente alla solenne occasione : edificante il concorso dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane.

Il mesto rito eccitava in tutti i cuori mille affetti e profonda commozione.

Specialmente nelle ore pomeridiane fuvvi gran concorso di visite alla tomba di Don Bosco in Valsalice. Vi conducemmo anche i nostri giovanetti dell'Oratorio di Valdocco e quelli dell' Ospizio di S. Giovanni Evangelista. Fu una delle manifestazioni più affettuose e toccanti. Era un popolo immenso di figli che versavano una lagrima ed una prece sulla tomba del Padre.

In molte altre città e paesi si fecero pure commemorazioni funebri e si celebrarono suffragi pel nostro caro Don Bosco. Questo ci conforta e consola. La memoria del Padre vive ancora potente nei suoi amici ed ammiratori.

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Da morte a vita. - Il giorno 29 settembre 1891 sarà eternamente memorabile nei fasti del nostro Oratorio di S. Benigno. Una cruda ed incurabile infermità aveva ridotto quasi a morte il carissimo nostro Direttore Don Luigi Nai. Giovani e Superiori pregavamo da più giorni, innalzando mille voti al Cuore Sacratissimo di Gesù ed a Maria Ausiliatrice per la guarigione di chi più che direttore ci era amico e padre affezionatissimo. Passammo momenti di tremenda angoscia; ma alfine il Cielo ci esaudì.

Quel giorno stesso in cui pareva imminente la catastrofe, anzi quell'ora stessa in cui, a detta dei medici l'infermo doveva morire, fu l'ora della grazia e della salute, in quell'ora stessa il nostro direttore passava da morte a vita, ed il miglioramento progressivamente cresciuto ce lo restituì in florida salute.

Quanti ne conobbero il fatto l'attribuirono ad un prodigio del Cielo.

Ne sia lode quindi ed eterna riconoscenza al Cuore Sacratissimo di Gesù ed a Maria Santissima Ausiliatrice.

S. Benigno Canavese, 28 agosto 1892.

Dott. D. DOMENICO FINCO.

* *

Fede e preghiera. - Rev.mo Sig. D, Rua. - Grazie al buon Dio, ho il piacere di poterle in tutta fretta significare che ora sono completamente ristabilito in salute, e tanto è vero che, per attestare alla SS. Vergine Auxilium Christianorum la mia riconoscenza e gratitudine, ho voluto impiegare le mie riacquistate forze vitali in una novena di predicazione al mio popolo in preparazione alla festa del S. Natale. Grazie tante anche a lei ed ai buoni suoi figli in G. C., che colle preghiere e comunioni e novena mi hanno ottenuta questa segnalatissima grazia.

Scodovacca, 30 dicembre 1892.

Sac. FEDERICO MENAGAZZI Parroco.

Guarigione dall'influenza. - Verso la metà di gennaio del corrente anno caddi infermo d'influenza, che si volse tosto in fiera bronchite. Quantunque venissi curato con somma perizia e diligenza da valente medico locale, tuttavia non era senza timore che il male potesse avere un esito funesto od almeno lasciasse dietro di sè, come accadde a più altri, uno strascico di malori, che mi rendessero inabile all'esercizio dei doveri del mio ministero. Laonde mi rivolsi con tutta fiducia a Maria SS. Ausiliatrice, a cui mai non ricorsi invano, promettendole, se usciva incolume da tale infermità, d'inviare una tenue offerta per gli abbellimenti e decorazioni di codesto suo sontuoso tempio.

Degnossi la buona Madre di accogliere i miei voti ! Ed ecco il morbo prender tosto benigna piega, cessare ogni pericolo, onda potei riacquistare in breve la primiera mia salute. Riconoscentissimo della grazia ottenuta, ne rendo a Maria Ausiliatrice i più sentiti ringraziamenti e spedisco in pari tempo la promessa offerta.

La-Morra, 15 giugno 1892.

Sac. CORTEVESIO FRANCESCO.

Salus infirmorum. - Le preghiere degli orfanelli di D. Bosco, per intercessione di Maria Santissima, ottennero la guarigione di mia madre, che quasi ottuagenaria , travagliata da grave malattia, lasciava poca speranza di rimanere in vita. Spedisco perciò tenue offerta al santuario di Maria Ausiliatrice in segno di viva riconoscenza.

Alfiano-Natta, 17 nov. 1892.

DELù GIUSEPPINA Va ROSSETTI.

Bontà di Maria. - Il sottoscritto, esaudito colla prodigiosa grazia della perfetta guarigione di sua moglie da lungo tempo affetta da gravi ed incurabili doglie, porge alla SS. Vergine Ausiliatrice l'umile offerta in oro che Le aveva promesso pel suo santuario di Torino.

Conte PAOLO CAPELLO DI S. FRANCO Cooperatore Salesiano.

La medaglia di Maria Ausiliatrice. - Un povero uomo da molto tempo non s'accostava più ai SS. Sacramenti. Caduto gravemente infermo, non voleva sentir parlare nè di Confessione nè di Viatico. Conosciuto il pericolo in cui versava, si pensò di apporgli una medaglia di Maria Ausiliatrice, benedetta ancora dal caro Don Bosco. Miracolo ! appena l'ebbe al collo, disse : Sabato mi confesserò!... Oggi è quel sabato... L' infermo si confessò, e stamattina stessa ricevè il S. Viatico. Viva Maria !

Collegio Immacolata - Mascali Nunziata (Sicilia).

Suor M. CAROLINA di M. Ausiliatrice.

Chi spera in Maria, sarà consolato! - Afflitto da penosa infermità, mi rivolsi con fiducia a Maria Vergine SS. Ausiliatrice ; per tre giorni volli celebrare la s. Messa nel suo Santuario e le promisi una offerta. Sia benedetta una Madre sì buona! Le mie preci furono completamente esaudite, ed ora compreso dalla più viva riconoscenza mando la promessa offerta.

Torino, 5 gennaio 1893.

Un sacerdote Vice-Curato di Torino.

*

Dal Messico. - Ignazio Dominguez di Ialapa (Messico), gravemente ammalato di gola, invocando Maria Ausiliatrice subito si sentì refrigerato. In segno di gratitudine mandò un ex-voto di oro alla cappella del Collegio Salesiano in Messico.

- Il sig. Caballero mandò per una Messa in onor di Maria Ausiliatrice per ottener buon esito in una operazione che si dovea fare ieri a una persona inferma. L' operazione riuscì benissimo ed oggi mandò per altra Messa di ringraziamento.

Messico, 18 dicembre 1892.

Sac. ANGELO PICCONO Salesiano.

Pontedecimo. - Invocai Maria Ausiliatrice ed ottenni dalla sua materna bontà una segnalata grazia. In segno di riconoscenza mando al sontuoso di Lei santuario in Torino un paio d'orecchini d'oro.

16 gennaio 1893.

PANFIETTI CLOTILDE.

Torino. - Desiderando una pronta grazia, mi rivolsi alla Celeste Ausiliatrice, recitando tre volte l'Ave Maria. Oh bontà della Gran Madre di Dio ! Ne fui subito esaudito

17 dicembre 1892.

ANSELMI AUGUSTO

Allievo dell'Oratorio Salesiano di Torino.

Riferiscono altre grazie e le confermano con segni della più viva riconoscenza

Marianna Lottero ved. Carchidio-Malavolti, Genova. - Angiolina Nespoli-Bonzanni, Gambetto - Frizza Don Luigi, Corteno (Brescia). - Giuseppina Moschini, Biella - N. A., Novara. - Giuseppe Gerbaudo, Cuneo. - Francesco Liberti, Torino. - A. M. I., Roma. - Bortolo Scotton, Bassano. - Catterina Cova, Brisighella. - Vittoria dei Malfèr, Ora (Tirolo). - Margherita Calliano, Corneliano. - Pagena Costante, Castions. - Giovanni Moscou, Miane. - D. Francesco Bona, parroco, Sarallo (Brescia) - Luigi Combi, Moggio. - Giuseppa Locatelli, Moggio. - Zefirino Invernizzi, Moggio. - Sorelle Cigna, Torino. - Clotilde Marchisio, Piovà. - Maria Dalan. - Anna Maria Bisacca, Pivarolo Canavese. - Avvocato Viazzi Clemente, Alessandria. - Arciprete D. Antonio Mistro, Frivignano. - Antonio Rudgier, Malta. - Pierani Maria, Gerbido. - Barloni Stefano parroco, Polaveno. - Grande Lorenzo, Rabiana. - Bugnone Domenico. - Davino Boves. - Careggio Pietro, Chivasso. - Miana Giacomo, Ivrea. - Bertola Rosalia, Torino. - Mattaglia Don Pietro, Castagneto. - Giublena Battista, Tricerro. - Guerra Giuseppa. - Scanavino Cesare, Castelnuovo d'Asti. - N. Giovanni, Cisterna. - Mastallone Teresa, Castigliole. - Prandi Federico, Torino. - Suore Orsoline Claustrali, Sorrento. - Antonio da Seilla guardiano. Pontedecimo. - Melania Scaletta ved. Molinari. - Serafina Coppa-Mattei, Monticello d'Alba. - Betfa Luigi, Torino. - Piano Domenico, Fernario. - Rastello Giuseppina, Costigliole (Salazzo).-D. Pietro Pedrotto. - Bertone Giovanni. - Ganga D. Felice. - Palma Giuseppe , Chi vesso. - Pessuti Giuseppe. - Giacchetti Quintina , Lessona. - Girotti Vittoria, Nizza di Mare. - Vansetti Paola, Alpign.ano. - Guria Antonio. - Aimo Botto Rosina , Draent. - Marone Marietta, Lamparo.-Suor Pagliasotti Catterina, Bronte.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI

Una dolorosa notizia ci recava il telegrafo la notte del 18 al 19 gennaio con dispaccio da Guayaquil, Repubblica dell'Equatore

MoRì SAVIO.

CALCAGNO.

Don Angelo Savio era partito coll'ultima spedizione di Missionarii incaricato di visitare le regioni dei selvaggi Jivaros di Mendez e di Gualaquiza e preparare una nuova stazione agli operai evangelici. Ritornato lo scorso anno dall'America, dopo aver percorse con zelo apostolico le immense lande della Patagonia e poi le foreste dell'Paraguay, sembrava che la sua robusta salute gli permettesse nuove fatiche e fruttuose per la salute delle anime. Il Signore aveva altrimenti disposto. Era uno fra i primi giovani accolti da Don Bosco nel suo Oratorio, e ne fu uno dei più antichi Superiori. Lo raccomandiamo alle preghiere dei nostri Cooperatori, aspettando notizie particolareggiate che ci affretteremo a pubblicare.

PATAGONIA.

Missione nelle Cordigliere.

Partiti dal Chili il 10 maggio dello scorso anno 1892 (così continua la relazione del nostro D. Milanesio), impiegammo dodici giorni per ripassare le alte Cordigliere. Affine di evitare tanti pericoli che presentava quella traversata in una stagione così inoltrata, come era quella, pigliammo di sbieco la montagna e facemmo così un cammino più sicuro, benchè assai più lungo. Alla sommità della montagna fummo ben molestati dal vento freddo ed impetuoso. Tre notti, che dovemmo passare là sopra, a stento potemmo chiudere occhio, perchè appena ci prendeva il sonno, il vento ci strappava a forza l'incerata che ci serviva di coltre e ci era giocoforza destarci, alzarci e correre in cerca di essa, che non sempre rinvenivamo intiera.

Nel distretto di Rio Barranco ci unimmo di nuovo, come eravamo rimasti intesi, con D. Gavotto e D. Roggerone, e continuammo la missione, toccando varii centri fino a ChosMalal. In loro compagnia potei ammirare in Vota-Rancùl l'antico e famoso vulcano Tromen, che ora è completamente spento. La sua gigantesca sommità è coperta di eterne nevi, e ben sovente le fanno cappello negri nuvoloni, da cui si scatenano venti furiosi e scrosciano orribili tuoni e fulmini. Per questo corre fama presso quegli abitanti, ed è tradizione degl'indigeni, che una forza misteriosa non permette ad alcuno di avanzarsi sino al suo cratere. Nei tempi passati vomitò una quantità sì grande di lava, da formare all'intorno della sua base, fino alla distanza di 20 miglia, numerose piccole montagne.

L'ultima nostra stazione fu a Chos-Malal, parrocchia del nostro caro romito D. Panaro.

Fin qui avevamo già percorso 3050 chilometri in un territorio esteso come la nostra Italia, impiegandovi 5 mesi di dure fatiche. Il Signore pare ci abbia guardati con occhio benigno ed abbia benedetti i nostri poveri sudori. Tra sulle rive del Limay (V. relazione nel numero precedente) e nelle Cordigliere, si amministrarono ben 300 battesimi, 200 ad indigeni, metà adulti e l'altra metà bambini, e 100 a figli di bianchi, e si distribuirono oltre a 1500 Comunioni.

Lieto annunzio.

Il 26 di maggio ricevetti un telegramma da Mons. Cagliero, col quale mi avvertiva di andar tosto a Montevideo, dove egli mi aspettava per salpare con lui alla volta della nostra cara Italia. Non sto a dire se abbia ricevuto con piacere questa grata notizia ! Dopo quindici anni di missione in America e nella Patagonia, tornare a rivedere la mia diletta patria, tornare a riabbracciare tanti miei Superiori, tanti buoni amici, rivedere ancor una volta la vecchia mia genitrice, cose tutte da me insperate, quale consolazione pel povero mio cuore ! Sarei volato all' istante ove Monsignore mi chiedeva, se un affare pur esso di missione non mi avesse deciso ad indugiare di alcuni giorni.

Vocazione religiosa.

Il giovane Gregorio Mendez , fratello del mio catechista Emmanuele , il quale pure negli anni passati aveva resi gratuitamente i suoi servizi in qualità di catechista e di guida in varie missioni, e due loro sorelle eransi fatti degni di esser dal Signore chiamati allo stato religioso, e già da molto tempo desideravano di ritirarsi dal mondo e servire Dio, l' uno nella nostra Pia Società e le altre nell'Associazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice. A questo bell'esempio dei figli si decise pur anche la madre di seguirli a Patagones ed ivi passare gli ultimi suoi anni.

Io doveva quindi aspettare che dessero sesto a tutte le loro faccende e si sbrigassero delle poche cose che possedevano, per accompagnarli poi almeno fino a metà strada. Si stabilì perciò la partenza da Chos-Malal pel 18 giugno.

Dovendo pertanto fermarci colà per più di venti giorni, e approfittando della bella ventura di trovarci colà quattro sacerdoti, pensammo di dare un corso di Esercizi spirituali alla gente di quella borgata. E grazie a Dio anche quella missione produsse frutti assai consolanti. Oltre le più centinaia di confessioni che vi ebbero, si aggiustarono parecchi matrimoni e si videro accostarsi ai SS. Sacramenti e con evidenti segni di penitenza pur alcuni che erano in voce di peccatori induriti nel male.

Liberazione dalle cavallette.

In questo frattempo si presentò a Don Panaro un povero contadino, padre di numerosa famiglia, conducendo seco 20 sacchi di grano da offrire alla nostra chiesa in ringraziamento a Dio per una grazia ricevuta. - Il mio campo seminato, diceva quel bravo uomo, nella primavera scorsa fu invaso dalle cavallette in tanta quantità, che perdetti ogni speranza di raccolto. I miei figli andavano bensì ogni giorno per ispaventarle, ma inutilmente. In quel caso disperato dissi: È Iddio che ci castiga giustamente pei nostri peccati. Se egli però nella sua gran misericordia mi libera da questo flagello, do la metà della raccolta alla chiesa di Chos-Malal. Il Signore gradì la mia promessa e benedì il mio campo. Mentre i miei vicini hanno perduto tutto, io ho fatto una abbondante raccolta, sicché adesso riconoscente vengo a compiere la mia promessa. Ecco qui venti sacchi di grano che di buon grado io offro e intendo siano a beneficio della chiesa e dei Salesiani .

Partenza per l'Italia.

Ma in breve passarono i venti giorni e noi ci preparammo alla partenza. Qui mi separai dai carissimi confratelli di questa residenza e da Don Roggerone e D. Gavotto che continuarono la missione delle Cordigliere. Io col mio catechista e colla sua famiglia mi avviai a Roca, dove giunsi dopo dodici giorni di cammino, percorrendo ben 400 chilometri sopra cavalcature. In tutto quel tratto di deserto non incontrammo più una casa, eccettuate alcune catapecchie appena fuori di Chos-Malal. Quindi le fermate si dovevano fare in certi punti determinati e ad enorme distanza l'una dall'altra, solamente dove si trovava qualche po' d' acqua con pascoli. Lascio perciò immaginare le sofferenze indicibili, a cui fu duopo soggiacere.

Il 29 di giugno finalmente arrivammo a Roca , dove fui ricevuto cordialmente non solo dai confratelli e dalle Suore di M. A. ma pur da quella brava gente che mi conosce già da dieci anni. E qui le buone Suore mi fecero godere lo spettacolo d'una bella accademiola. Dopo di che per la premura di raggiungere il nostro caro Monsignore, lasciai a D. Stefenelli, direttore di quella Casa, la cura di mandare a Viedma col primo vaporino gli altri miei compagni, e partii l'indomani colla diligenza. Il 6 di luglio giungeva a Montevideo e mi univa con Monsignore e gli altri confratelli, coi quali il giorno 9 salii a bordo del Matteo Bruzzo che salpava lo stesso giorno da Montevideo per l'Italia.

Sac. DOMENICO MILANESIO

Miss. Sales.

Da una lettera di D. Giacomo Costamagna, Ispettore delle Case Salesiane dell'Argentina, indirizzata a Don Rua, in data da Buenos-Aires, 20 novembre 1892, ricaviamo le seguenti notizie

I Missionari Salesiani al Chubut.

Finalmente, dopo nove anni d'inutili tentativi, i nostri missionarii potranno penetrare nel Chubut e portare a tutta la Patagonia centrale, già invasa da molte sètte protestanti, le consolazioni della nostra buona madre la Chiesa cattolica.

Essi andarono volonterosi e disposti a qualunque patimento per amor di Gesù. Toccò loro in sorte di far il viaggio in un bastimento a vela, e se il tempo sarà buono, fra dieci giorni arriveranno al porto.

Il capo dei Missionarii è Don Bernardo Vacchina; l'accompagnano il chierico Raimondo Diaz ed il coadiutore Marini.

Son partiti nel Mese di Maria (che qui si celebra dai 7 novembre agli 8 dicembre), non senza averne prima implorato una speciale benedizione nel suo Santuario di Almagro, la qual cosa ci lascia pronosticar un buon esito di questa nuova Missione.

Amato Padre, favorisca comunicar questa bella notizia al carissimo Mons. Cagliero , che gli farà, ne son certo, un gran piacere.

Ma intanto non voglia dimenticarmi, chè D. Vacchina, partendo, mi fece ressa perchè gli ottenessi, e presto, un prete per compagno, il quale, se fosse possibile, sapesse l'inglese.

Mi dicono che uno stuolo numerosissimo deve far vela per le Missioni d'America, ma... quanti poi di questi eroi verranno ad approdare ai nostri lidi

Ah se vedesse , amatissimo Don Rua , la scarsità del nostro personale! Io vorrei proprio che mettesse le ali e venisse anche sol per un giorno a toccar colle mani che noi lottiamo ognora contro forze superiori.

Le Case ciononostante crescono, ed in ogni Casa aumenta il lavoro fuor di misura.

Sei nuove chiese in costruzione nell'Argentina.

Vuol sapere quante chiese stiamo innalzando in questa benedetta Ispettoria Argentina? Non si spaventi. Nientemeno che sei ! ! Cioè : una al Rosario di Santa Fé , dove in gennaio si aprirà la nuova Casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice ; un'altra a S. Nicolas fra i cari coloni italiani ; una terza in Morón ; una quarta in Bernal ; una quinta in Almagro per 600 giovani dell'Oratorio festivo, ed una sesta pure in Almagro, dove s'innalzano le due navi laterali del Santuario di Maria Ausiliatrice.

Non si edifica certo per vaghezza di edificare, ma per assoluta necessità. Qui in Almagro, per esempio, oltre alla parrocchia, abbiam da attendere a 1.500 tra ragazzi e ragazze. Dove si raccoglieranno tante animette? Quante volte i giovanetti mi vennero a dire : Padre, in parrocchia non c'è più posto per noi ! dove andremo...? Allora si pensò a sopprimere l'orto, e adesso in luogo delle teste di cavoli, vediamo 600 testoline di biricchini di D. Bosco , tutti chiamati a fargli corona nel cielo.

Con tante opere tra mano, non può immaginarsi, o amatissimo Padre, come aumentino sul groppone i debiti. Sotto quest'enorme incubo, noi non ci perdiamo d'animo, ma con coraggio tiriamo avanti fidati nella divina Provvidenza e nella bontà sua, o signor D. Rua, che speriamo non vorrà abbandonarci a noi medesimi.

VIAGGIO DEI PRIMI SALESIANI al Messico.

(seguito)

All'Avana - Squisita gentilezza dei Padri della Compagnia - Da quel Vescovo - Poveri Cinesi!

REV.MO ED AMAT.MO SIG. D. RUA,

A bordo del Ciudad Condal,

26 novembre 1892.

L'altro ieri (24) siamo discesi a terra per visitare Mons. Vescovo dell'Avana, ma, giunti all'Episcopio, ci fu detto che era in Seminario a far gli Esercizi spirituali co' suoi preti. Ci presentammo al Seminario , ma non ci permisero di giungere fino a lui.

Allora ci recammo a vedere la bella e divota chiesa dei RR. Padri della Compagnia di Gesù e domandammo di ossequiare il Superiore. Ci fu tosto conceduto, e saputo che eravamo figli di D. Bosco, siamo stati benissimo ricevuti. Anzi il Superiore si degnò di accompagnarci egli stesso per tutto il suo bellissimo Collegio, facendoci ammirare lo stupendo museo di storia naturale che n'è l'ornamento. Dettogli poi che ce n'andavamo dolenti di non aver potuto riverire il Vescovo, egli ci diede un biglietto per lui, e presentatici con quello al Seminario, fummo subito ammessi alla sua presenza.

Dopo i convenevoli , le sue prime parole furono : « Come? Voi andate al Messico, e nessuno si ferma qui? Ed io dovrò ancora aspettare i Salesiani? Scrivete al vostro Superiore, che in questa città di duecento e più mila anime abbondano enormemente i ragazzi abbandonati, e nessuno se ne dà pensiero. La Società di San Vincenzo de' Paoli aperse due Case, una qui nella città, l'altra assai vicino, ma essa non può averne cura per le figlie ci sono parecchie Comunità di Suore; per la classe media e signorile dei giovanetti ci sono gli ottimi Collegi dei PP. Gesuiti e Scolopii, ma pei ragazzi poveri nessuno. Dunque vengano presto i Salesiani. »

Dopo averci trattenuti ancora un po' di tempo parlando di varie cose, ci diede la facoltà di confessare i passeggieri fino a Vera Cruz e ci accommiatò colla sua benedizione.

Pose poi il colmo alla sua cortesia col farci accompagnare da un chierico alla Cattedrale, della quale questi ci mostrò i ricchissimi paramenti sacri , i bei reliquiarii d'argento in filigrana, il tempietto gotico d'argento massiccio alto due metri e mezzo, in cui si porta il SS. Sacramento nella processione del Corpus Domini, collocando il tempietto in una carrozza, ed altre preziosità.

Ci fece pur vedere un'urna, dove si credono esservi le ceneri di Cristoforo Colombo murata nella parete in corno Evangelii del presbitero, indicata da un candido marmo con tre versi spagnuoli e sormontata da un busto dell'immortal Genovese. È vero che Mons. Coccia afferma esser quelli i resti mortali di Diego, l'illustre primogenito del gran scopritore ; ciò non di meno, comunque sia la cosa, io non mi potei trattenere dal baciare con viva commozione quella cara pietra.

La città di Avana, alla quale abbiam dato una rapida occhiata, non offre nulla di particolare : vie strette e tortuose , molto fango, molta sporcizia, non ultima causa del vomito nero, terribile epidemia che l'affligge e che non risparmia i religiosi, specialmente europei... La parte nuova però della città è più bella : anzi si può dir comoda ed igienica.

Dopo avere sfogato ancora una volta il nostro cuore innanzi a Gesù Sacramentato , siamo tornati a bordo, ed era qualche minuto che io mi trovava nella cabina, quando mi sento chiamare dal chierico Osella Venga, venga a vedere !

Monto in coperta e vedo sopra una barcaccia, dalla quale si caricava carbone sul nostro vapore, una cinquantina di... Cinesi, parecchi dei quali ancora nel loro costume nazionale, tutti poi col famoso codino, ma avviluppato come una treccia intorno al cocuzzolo, sporchi, laceri, magri da far pietà. Ciascheduno aveva dinanzi una scodella di riso e se la spacciava con due bastoncini che era un piacere a vederli.

Mi avvicinai a loro, rivolsi loro la parola, domandai se erano Cristiani , ma nessuno m'intese. Offersi loro delle medaglie, ma le respinsero tutti : parlavano fra loro in cinese e ridevano. Ho poi saputo che sono tutti pagani ! Ma chi pensa a convertirli? Ohimè i che ormai i Cinesi vengono a trovarci e tornano ai loro paesi più pagani di prima ! Sono contrattati a centinaia per volta, perchè lavorano molto e si contentano d'una tenuissima mercede : e così l'avara speculazione sostituisce gli schiavi di altri tempi. - Mi ritirai col cuore stretto da indicibile pena.

Oggi siamo passati dal vapore Antonio Lopez al Ciudad Condal, più piccolo, dove forse non potrem più celebrare la S. Messa, come abbiam sempre fatto nell'altro, permettendolo il tempo, grazie a quel buon Cappellano, che abbiam ringraziato e salutato affettuosamente quest'oggi.

Domani , 27, alle 2 pom. , partiremo per Vera Cruz, dove giungeremo al 30, se non vi si opporrà il vento del nord.

La salute e la buona armonia continuano: parliamo spesso del nostro caro Oratorio, dei carissimi Superiori, dell'amatissimo signor D. Rua, e ci tarda l'ora d'essere in mezzo ai nostri desideratissimi biricchini del Messico.

Quanto siano desiderati i figli di D. Bosco. 27 novembre.

Invitati da Mons. Vescovo, D. Piperni ed io abbiamo stamane visitato la casa che ci offrono in Avana. Contiene sei stanze e un piccolo cortile : v'è una macchina tipografica e una legatoria ; vi lavorano dodici orfanelli; v'è anche una libreria aperta al pubblico. Potrebbe servir di succursale e di agenzia all'altra casa della vicina Guanacatóa, dove son già ritirati quarantadue ragazzi. In Guanacatóa, distante un quarto d'ora di ferrovia dall'Avana, il clima è un po' migliore.

29 novembre.

Eccoci fermi dinanzi a Progresso, città dello Stato di Yucatan, terra messicana. La città non si vede : siamo ancorati molto lontano. Si vedono canoe di Indiani intorno al nostro vapore e molti pesci-cani. Stasera faremo rotta per Vera Cruz.

Un'ora dopo.

Una bella sorpresa ! Viene a bordo l'ottimo sacerdote Perez Capetillo, che sta preparandoci una Casa qui a Mérida nel Yucatan, e ci lascia tanti rispetti pel sig. D. Rua.

1° dicembre.

Stamane, giovedì, alle 7, giungeremo a Vera Cruz. Finora viaggio felicissimo.

Adesso ci vestiamo in borghese e ci prepariamo a sbarcare. Domani colla ferrovia saremo a Messico.

Vera Cruz - Aspetto di questa città. - Il fonda. tore della prima Casa Salesiana di Messico. Vera Cruz, 1° dicembre.

Eccoci in Vera Cruz, eccoci in terra mes sicana ! Travestiti come disertori, impacciati come pulcini nella stoppa , siamo lì lì per scendere dal vapore in una barca e andare a terra, quando viene a bordo un bel signore alto, giovane, coi baffi neri, disinvolto, ben vestito, e domanda de los Padres Salesianos. Rispondiamo all'appello, ed egli ci abbraccia e ci bacia e ci dice ch'egli si chiama Angelo Lascurain, precisamente il fondatore della Casa di Messico, di cui noi andiamo a prenderci cura. Che cara persona ! Ci fa un mondo di gentilezze, ci trova una bella barca e vi carica noi e tutte le cose nostre, ci sbriga in due minuti dalla dogana, alla quale mercè le premure del Sacerdote D. Diaz non dovemmo pagare un centesimo, ci conduce a. celebrar Messa, poi a casa di suo cognato ingegnere, il signor Edoardo Melgar, uomo gentilissimo, il quale alla sua volta ci riceve magnificamente e ci dà un buon pranzo della cucina messicana. Il signor Lascurain volle telegrafare o meglio cablegrafare a lei, signor D. Rua, il nostro arrivo, e noi l'abbiam lasciato fare e l'abbiam ringraziato (1). Stanotte dormiremo qui e domattina alle 6 partiremo col sig. Angel Lascurain per Messico e vi giungeremo alle 7 di sera. Ci ha già perfin provveduto i biglietti di 1a classe per la ferrovia

Il viaggio, in questa stagione temibile dall'isola di Cuba a Vera Cruz, fu invece ottimo : non abbiam mai avuto un mare così placido, un cielo così sereno, un'atmosfera così diafana. Fu una vera grazia dovuta certamente alle preghiere sue, signor Don Rua, dei cari confratelli e dei nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici. Deo et Mariae gratias.

Vera Cruz si presenta bene, ha bellissimi edifizi e strade grandi e pulite ; contuttociò è afflitta dal vomito nero e dalla febbre gialla.

Oggi è giorno di festa civile qui, perchè oggi prende possesso del suo posto il nuovo Governatore dello Stato di Vera Cruz e si solennizza la rielezione del Presidente della Repubblica D. Porfirio Diaz, epperciò le navi sono pavesate e su tutti gli edifizi ondeggia la bandiera messicana che ha gli stessi tre colori italiani , bianco , rosso e verde, ma invece della croce porta in mezzo l'aquila.

Strana cosa ! Per le vie passeggiano stormi di grossi uccelli neri somiglianti agli avoltoi: sono i celebri zopilotes che fanno la pulizia in Vera Cruz.

Ma quello che più di tutto tira a sè la nostra attenzione è il vulcano Orizaba, alto più di cinquemila metri sul livello del mare, che troneggia col suo manto di nevi perpetue su tutte le montagne che lo circondano e si vede assai lontano dal mare.

Tornando al nostro caro signor Lascurain, ci manifestò che Monsignor Arcivescovo di Messico ci vedrà molto volentieri, e che molti Cooperatori e Cooperatrici ci verranno incontro alla stazione e ci accompagneranno alla nostra Casa, e fra queste promise di venire anche la signora di un alto personaggio.

Ed ora all'opera!

Ahi ! quanto io sento la mia piccolezza ! Ma confido nei buoni confratelli che ella mi ha dato, nelle sue orazioni e soprattutto nella protezione di Maria SS. Ausiliatrice.

I primi Salesiani che mettono piede nell'America del Nord vi entrano nella novena dell'Immacolata !

Da Vera Cruz a Messico-Festose accoglienze - Il Collegio aflidato ai Salesiani.

Messico, 8 dicembre 1892, festa dell'Immacolata concezione,

ore 9 1/2 p. (a Torino ore 4 ant. del 9).

Spero che avrà ricevuto le lettere che le mandai da Barcellona, da Malaga, da Utrera, dall'Avana, da Vera Cruz, e mi rincresce di non averle potuto scrivere prima d'ora da questa città, termine, per adesso, del nostro viaggio.

Al primo di questo mese giungemmo, come già le scrissi, a Vera Cruz, dove aspettati e accompagnati dal carissimo signor Angelo Lascurain fummo ospitati graziosissimamente in casa di una sua sorella maritata.

Alle 6 1/4 del mattino, 2 dicembre, partimmo in ferrovia e in prima classe per concessione ottenuta dal Presidente del Consiglio d'Amministrazione, che ne diede gratis i cinque biglietti al signor Lascurain. Descrivere il viaggio è impossibile: ci vorrebbe altra penna che la mia e molto più tempo che non ho. Basti sapere che dalla tierra caliente (calda) si passa alla templada (temperata), poi alla fria (fredda), sempre ascendendo fino all'altipiano di Messico, a 2300 metri sul livello del mare, attraversando pascoli, paludi, piantagioni di caffè, di zucchero, di banani , di magney (pianta da cui si estrae il pulque, specie di chicha), foreste vergini, montagne, vulcani, laghi, una natura esuberante e svariatissima. Si parte sudando, si giunge quasi intirizziti. Alle stazioni un numero grandissimo di Indiani, vestiti come ai tempi di Montezuma, offrono in vendita ogni specie di frutta messicana , affatto sconosciuta in Europa, perchè non può sopportare il viaggio. Di qua e di là boscaglie e montagne ; ma sopra tutte si vede sempre estollersi gigante il picco nevoso dell'Orizaba, alto più di 5000 metri, che a un certo svolto dell'arditissima ferrovia mostra aperto, ma spento, l'immenso cratere.

Alle 8 pom. con un'ora di ritardo giungemmo a Messico, e, nonostante il ritardo e l'averci aspettati indarno il giorno antecedente, un buon numero di Cooperatori con magnifiche carrozze a due cavalli ci aspettava alla stazione. Uno di essi rivolse subito la parola in inglese a D. Piperni, un altro in tedesco a D. Visintainer, ma ohimè ! nessuno parlò in piemontese con me. Ci misero dunque in carrozza e via di corsa a los Talleres Salesianos posti in un sobborgo della città. E là nuova sorpresa ! Il Parroco della Parrocchia di S. Cosimo, nella cui circoscrizione si trovano los Talleres, ci aspettava alla porta con rocchetto e piviale, con due chierichetti recanti i ceri e la croce inastata, ci diede l'acqua benedetta e il bacio di pace, ed entrammo, in mezzo ad una folla compatta e tra il fragore dei razzi, nel collegio tutto bellamente illuminato con palloncini alla veneziana. Si entrò in cappella, si cantò il Te Deum in musica dai giovanetti , durante il quale il celebrante ci mandò ad incensare caduno, poi si diede la benedizione col SS. Sacramento. Terminata questa, io non mi tenni, benchè vestito da ciabattino, come mi trovava, di rivolgere dal presbiterio due parole di sincero ringraziamento al Parroco, a quei buoni signori, e specialmente al signor Lascurain ed a quei cari giovanetti. Dopo ci fecero assistere ad una breve accademia di musica vocale ed istrumentale e si finì con una buona cena, che non dispiacque a nessuno. L'accoglienza non poteva essere più nobile e cordiale. Era il primo venerdì del mese che qui si consacra al Cuor di Gesù !

L'indomani, sabbato, festa di S. Francesco Saverio, celebrammo la nostra prima Messa in Messico e facemmo conoscenza coi nostri 37 convittori , dai 4 anni d'età ai 17. Poi andammo a visitare Monsignor Arcivescovo, al quale consegnammo la commendatizia di S. E. il Cardinale Segretario di Stato. Ci accolse molto benignamente, manifestò il suo rincrescimento di non aver ricevuto la lettera di V. R. annunziante il nostro arrivo , ma ci diede subito tutte la facoltà pel sacro ministero e ci promise il suo appoggio.

Abbiamo già cominciato a confessare e predicare nella nostra cappella, che, sebbene interna , serve anche per gli esterni, e D. Visintainer ha già da lavorare co' suoi Alemanni.

Siamo , come ho detto , in un sobborgo a levante della città e, a quanto dicono, nella parte più sana della medesima. La casa è piccola e non vi possiamo più ammettere neppur un giovane, ma ai lati vi sono due terreni in vendita che speriamo poter comprare ad eque condizioni. Di più ci offrono un bel terreno in altra parte della città e cominciano a giungerci domande da altri punti della Repubblica. Fra poco spero di poterle mandare il disegno di un bell'edifizio e di una svelta chiesa come la nostra di S. Giovanni Evangelista in Torino : la intitoleremo a Maria Ausiliatrice e a San Michele.

Il clima è sano : di notte si sente il freddo dei 2300 metri d'altezza, ai quali ci troviamo, e gela come in dicembre a Torino : di giorno si sente il sole del tropico diffuso sull'immenso altipiano e fa caldo come in aprile costì. Il Messico è grande come quattro volte l'impero Austro-ungarico ed ha ancora quattro milioni d'Indiani selvaggi e feroci. Oh che messe pei Salesiani !

Oggi, festa dell'Immacolata, abbiamo fatto quel che abbiam potuto per onorarla ed i nostri giovanetti e parecchie altre persone han fatto la santa Comunione anche coll'intenzione di liberarci presto da questo strettoio ed ingrandire l'Opera nostra.

D. Piperni fa da buon Raffaele ai suoi Tobia, egli e tutti noi stiamo bene e la riveriamo carissimamente con tutti i Superiori. Preghino per noi. Tanti saluti dal signor Lascurain che le ha telegrafato e scritto. Domani si dan gli esami e poi cominciano le vacanze di un mese, durante il quale combineremo qualche cosa.

Benedica, o amatissimo Padre, i suoi figli Salesiani del Messico, i giovanetti e benefattori di questa Casa e in modo speciale il suo

Aff.mo ed obb.mo figlio in G. C. D. ANGELO PICCONO.

(1) Ecco il telegramma qui sopra accennato: RUA

- ORATORIO SALESIANO - TORINO. Arrivarono senza novità. Deo gratias - LASCURAIN.

PER LE NOSTRE MISSIONI

Mons. CAGLIERO a Milano.

Dal numero del 18-19 gennaio u. s. dell' Osservatore Cattolico prendiamo quanto segue:

Ieri sera nella bellissima sagristia di San Marco Mons. Cagliero presiedette l' adunanza del Comitato milanese per le opere di Don Bosco. Erano presenti i Monsignori Lurani e Castelletti, il Proposto locale, M. R. Del Torchio, ed altri, professori del Seminario e molti Coadiutori. L'adunanza era composta da signori e signore.

Il Vescovo udì la relazione data dal Dottor Angelo Mauri del lavoro e delle speranze del detto Comitato Salesiano milanese, e le spiegazioni del Molto R. D. Pasquale Morganti, quindi parlò egli stesso del bene che avrebbe Milano da una Casa di Don Bosco. Il sacerdote Albertario, numerando le istituzioni esistenti in Milano per l'educazione e istruzione della gioventù, disse che una casa di Don Bosco non solo non sarebbe eccessiva, ma darebbe impulso alla carità cittadina e gioverebbe alle altre case. Il Vescovo, ripresa la parola, propose la formazione di Comitati di Signore; suggerì che si incominciassero a comprare 15000 metri di terreno e che poi sarebbe possibile costruirvi l'istituto D. Bosco. Il sac. Don Luigi Marazzi esortò i presenti alla generosità ponendo sull' avviso contro le largizioni fatte senza il criterio cattolico. Il sac. D. Rodolfo Dossi, insistendo sullo stesso pensiero, espresse la speranza che le proposte del Vescovo saranno assecondate, poichè a Milano la generosità è grande.

All'opera.

E poichè siamo sull'argomento riferiamo della Conferenza che Mons. Cagliero tenne Domenica in San Marco.

Sabato alle 5 e mezzo pom. arrivava fra noi l'apostolo della Patagonia e Terra del Fuoco, Monsignor Giovanni Cagliero, accompagnato dal sua segretario D. Celestino Pirola, nostro diocesano di Trezzo, e dall'economo della Società Salesiana,, signor D. Antonio Sala, pur egli brianzolo. Erano ad accoglierli il Rev.mo Mons. Sala, prof. di dogmatica nel nostro Seminario, il Rev.mo Proposto di S. Marco, il Sac. Pasquale Morganti, presidente del Comitato Milanese per le Opere di D. Bosco, parecchi professori del Collegio San Carlo, due dei quali già allievi di Don Bosco e diversi membri del Comitato Salesiano. Salito Monsignore in elegante carrozza, gentilmente offerta dalla signora Riva della parrocchia di San Marco, veniva trasportato al Monastero della Visitazione a Santa Sofia, ove quelle venerande Suore Salesiane vollero per sé l'onore e la felicità di ospitare l'Apostolo del Signore anche negli altri giorni di sua fermata nella nostra città.

Domenica mattina poi, secondochè era stato annunziato, ebbe luogo il Pontificale celebrato da

Mons. Federico Sala in luogo di Sua Eccellenza Mons. Ballerini, Patriarca d'Alessandria, incomodato in salute.

Terminata la Messa, Mons. Cagliero montò sul pulpito, donde spiegava con somma compiacenza il suo sguardo sur una folla veramente grande, che gremiva quasi ogni angolo della vasta basilica, accorsa nonostante l'infuriare della neve ed il rigore della brezza.

Fatte alcune premesse sulla malvagità dei tempi presenti in ordine alla corruzione del cuore ed al pervertimento della mente, a cui sono esposti i giovani, e donde pullulano tante sétte esiziali di socialisti, nihilisti ed anarchici, e soggiunto che a tanti disastri non si può altrimenti ovviare che col ritornare all'educazione cristiana cattolica, si apriva così la strada a dire di Don Bosco e delle sue Opere , tutte appunto dirette a procurare ai figli del povero e tradito popolo una istruzione ed educazione tutta evangelica.

Prima diede a conoscere in pochi tratti la persona di Don Bosco, tolto dal Signore come il fanciullo Davide dall'armento e sollevato poi a padre di tante centinaia di migliaia di giovani. Il tempo non permise al fervido oratore di estendersi qui maggiormente, per passare poi a toccare rapidissimamente delle varie istituzioni , colle quali s'è estrinsecata e concretata la grande e colossale idea educativa del nuovo s. Vincenzo de' Paoli. Ma al Vescovo di Patagonia premeva occuparsi de' suoi cari selvaggi, pei quali è venuto a stendere la mano anche ai buoni Milanesi, di cui protestò di conoscere la generosità. Ed è qui dove destò un interesse vivissimo, strappando anche le lagrime colla descrizione angosciosa dell' abbrutimento in cui dormono ancora tanti nostri fratelli della Patagonia e più ancora della Terra del Fuoco. Ivi non società, non famiglia, non abitazioni, non vesti, non ombra di civiltà, non splendore di culto ! Come tanti bruti i miseri fueghini errano sulle spiagge dell'Atlantico e del Pacifico con non mai altro pensiero che quello di pescare un mollusco, cibarsene e digerirlo, epperciò in perpetuo moto, senza quindi una capanna, ove raccogliersi e scambiarsi una idea e fomentare gli affetti domestici. Come toccò le fibre del cuore descrivendo una nidiata di fanciulli tremanti, accovacciati come lui gruppo di lepri in una tana e difesi dall' orrido e perpetuo freddo dai cani, cui la Provvidenza inserisce l' istinto di proteggere col loro calore quei poveri piccini

Di fronte ad un quadro sì squallido e raccapricciante ne dipinse vivacemente un altro dolce e soave, quello cioè degli stabilimenti, che i Salesiani hanno già potuto impiantare su quelle remotissime ed infeconde spiagge con un vero miracolo di attività e più ancora di carità. Là i bambini fueghini sono vestiti, calzati, puliti, disciplinati, istruiti in comode scuole, perpetuamente riscaldate, e, quel che più conta, messi in cognizione della storia dell'uomo, della esistenza e natura di Dio e della Persona adorabile di quel Gesù, che, dicendo : Praedicate omni creaturae, ha provvisto anche a loro ed inviati questi teneri Padri. Le bambine poi e le loro madri sono nelle braccia delle intrepide eroine, pur esse figlie di D. Bosco, le Suore di Maria Ausiliatrice, che dato un addio alla patria, soffocate e vinte le più lusinghiere aspirazioni, schiantandosi con maschia abnegazione dalle lagrimanti lor madri e sorelle, colà portano i fiori, lo splendore e la vigoria di lor giovinezza, tutto immolando per Gesù e per quelle anime pur esse redente dal Sangue suo preziosissimo.

Parlò anche dell'opera benefica che i Salesiani prestano assistendo gli Italiani emigrati, dei quali nella sola Buenos Aires se ne contano ben 30 mila. Ma un numero sterminato è disseminato per le vastissime praterie, ove i generosi figli di Don Bosco volano cavalcando giornate e settimane intere per portare a quei miseri abbandonati un aiuto, la pace del Signore, parlando loro il dolce idioma patrio. Si lodò molto dei lombardi e specialmente della loro Colonia nella capitale Argentina da lui medesimo ritornata a nuova vita coll'aiuto d'un bravo nostro milanese, del quale Monsignore mostrasi teneramente amico.

Con ogni diritto quindi Mons. Cagliero conchiudeva appellandosi al cuore dei milanesi, perchè con abbondanti offerte fornissero a lui ed ai Salesiani i mezzi per proseguire ed estendere maggiormente questi miracoli della carità, che sì gagliardamente infiammava il cuore di Ambrogio e Carlo.

Intanto i bravi membri del Comitato Salesiano Milanese, che sì bene disposero ogni cosa, aiutati da altri giovani della Sezione, scendevano colle borse in mezzo alla folla e ne ritiravano l'obolo, che sappiamo diede un buon risultato.

Fin qui l'ottimo Oeservatore Cattolico.

Che diremo ora ai Milanesi ? - Milano superò affatto la nostra aspettazione. I nostri benefattori ed amici di quella illustre città diedero tale una dimostrazione di stima e di affetto per le Opere Salesiane, da rinnovare le entusiastiche scene che contemplammo talvolta al comparire di D. Bosco stesso negli ultimi anni di sua vita, in alcune solennissime circostanze nei massimi centri d'Italia, Francia e Spagna. - Noi ne li ringraziamo col massimo affetto e con la piú viva riconoscenza.

Ringraziamo poi in particolare quanti s'adoperarono per l'esito felicissimo di questa visita fatta da Monsignor Cagliero ai Milanesi, e pubblicamente manifestiamo la nostra ammirazione verso il Comitato Salesiano della città e diocesi di Milano, così ben diretto dall' incomparabile D. Pasquale Morganti, per lo zelo ed attività veramente prodigiosa manifestata in questa circostanza. (1)

Ci continuino i Milanesi il loro affetto ed il loro aiuto, e sarà perenne la nostra riconoscenza verso così affezionati amici e benefattori.

(1) Con felicissimo pensiero il Comitato pubblicò L'ECO SALESIANA, numero unico, riccamente illustrato, contenente opportune informazioni delle Opere Salesiane: ne furono spacciate parecchie migliaia di copie. - Tornarono poi molto accetti i biglietti d'invito ai posti riservati, che portavano un fedelissimo ritratto di D. Bosco.

D. LUIGI LASAGNA a Pavia e in altre città

Il nostro missionario Don Luigi Lasagna, Ispettore delle Case Salesiane dell' Uruguay e del Brasile, presentemente ancora in giro in cerca di soccorsi per le nostre Missioni, in queste ultime settimane teneva conferenze e fondava Comitati promotori delle opere di D. Bosco in Pavia, Como, Vigevano , Vercelli, San Pier d'Arena, Varazze, Arenzano , Savona, Albenga , Alassio, S. Remo, Porto Maurizio, Ventimiglia e Monaco. Ovunque ebbe le più liete e cordiali accoglienze dai nostri cari Cooperatori e Cooperatrici.

Tra le molte relazioni e corrispondenze ricevute ci limitiamo alla seguente

« Pavia, 8 gennaio 1893.

« Oggi, dalle 12 1/2 alla 1 1/2, tenne una conferenza in S. Francesco D. Luigi Lasagna dei Salesiani. Riuscì bellissima, interessantissima e dirò anche commoventissima; tre superlativi, che questa volta sono proprio a proposito. Concorso grande e di persone anche elette : attenzione profonda, religiosa, solenne: in qualche punto tenerezza fino alle lagrime. - Nulla di esagerato in queste parole.

« L'oratore accennò a Don Bosco, che prima tra le vie di Torino, poi nei prati raccoglie i figli del popolo : è creduto pazzo, minacciato di reclusione. Ma con Don Bosco è Dio : sorse S. Maria Ausiliatrice circondata di opifici, di collegi : Don Bosco gira il Piemonte : fa recluta di giovanetti, li fa sacerdoti : ormai il Piemonte, l'Italia son poco per lui : varca le Alpi ; non basta ; varca gli Oceani ! Son 17 anni che i Missionarii di Don Bosco faticano nelle lontane Americhe. Ci sono colà milioni d'italiani abbandonati, milioni di selvaggi da convertire... Si sono istituite società per sfruttare le miniere americane, per coltivarne le pampas ; non una società per salvare quelle anime ! Almeno nulla si fosse fatto ; ma no : quanto si è fatto in danno dell'umanità. L'oratore ha visto i mercati vergognosi di carne umana, gli obbrobrii versati sugli italiani, la caccia ai selvaggi fatta coi cani, i selvaggi fucilati, avvelenati. -- Qui ebbe racconti d'un interesse sublime : l'uditorio piangeva. - Ebbene, continuò, per quei miseri fratelli è possibile un solo soccorso, quello del missionario. Don Bosco era pronto a vendere i calici delle sue chiese per soccorrere l' umanità avvilita nell'interno delle Americhe ; ed io, figlio di Don Bosco, son qui a domandare soccorso da voi. L'America, scoperta da un italiano e da un italiano nomata, ha ora missionari dagli italiani. Un centinaio circa di missionari son pronti a seguirci in quelle terre lontane, ma difettano di mezzi... Aiutateci ! Aiutateci colla preghiera, aiutateci coll'elemosina, e nell'accendere la lampada della fede nelle Americhe, avrete assicurata la fede anche presso di voi, perchè Dio non permetterà mai che una nazione sì fertile di cooperatori nella diffusione della fede, di questa fede si abbia a spogliare giammai. - Le somme raccolte sì in pubblico che in privato furono abbondanti.

D. DOMENICO MILANESIO,

Anche il Missionario D. Domenico Milanesio, reduce dalla Patagonia, recossi in giro per più città, onde ottenere aiuti per le Missioni Salesiane.

Carmagnola, Bra, Biella, Rivarolo Canavese, Susa, Pinerolo, Ivrea, Alba, Cuneo, Fossano, Saluzzo, Chivasso, Saluggia, Santhià, Bianzè, Sesto Calende, Somma Lombardo ed altre città e paesi gli fecero cordialissima accoglienza ed udirono in chiese affollatissime la sua apostolica parola.

Ecco come ne parla l' ottimo giornale La Biella cattolica:

« L' anunziata Conferenza di D. Milanesio ha raccolto la sera di giovedì in S. Filippo numeroso uditorio di ogni ceto avido di sentire la parola del missionario. E la fu veramente parola di missionario, cioè di chi espone le cose quali esso, che le ha viste, le sa e le sente, senza pretensione, senza artifizii rettorici o colpi di scena, adorne di quell'accento di convinzione, di quella semplicità, quasi d'innocente fanciullo, che son i più sicuri indizii della loro verità e fan sì, ch'essi trovano direttamente la via del cuore.

« Porse il suo saluto ai Biellesi come missionario e come figlio di D. Bosco, la cui opera tratteggiò con parole di ammirazione e di affetto.

« Cristoforo Colombo, disse, compì opera quasi sovrumana collo scoprire l'America, ma nulla sarebbe stato questo, se con lui non avessero i Missionari portata la Religione e la civiltà.

« Data poi una succinta idea delle Istituzioni Salesiane, cioè della Pia Società dei Salesiani, delle Suore di Maria Ausiliatrice, dei Cooperatori, raccomandò le Letture Cattoliche ed il Bollettino Salesiano. Passò quindi a parlare di proposito delle Missioni Americane.

« L'America Meridionale dove sono sparse le Missioni Salesiane è vasta circa due volte l'Europa. Di essa sono esplorate e civilizzate le spiagge dei due Oceani, e le rive dei grandi fiumi. Il resto è in grande parte inesplorato e solo abitato da indigeni allo stato selvaggio divisi in tribù erranti. I loro costumi sono estremamente rozzi. Abitano in piccole capanne coperte di pelli, agglomerati cogli animali; si cibano di pesci crudi e di carne abbrustolita, non coltivano la terra, non traggono partito dai latticinii, che pur potrebbero avere in abbondanza. Quanto a religione ammettono due principii, uno del bene, al quale offrono sacrifizii di ringraziamento, ed un altro del male, cui hanno gran cura di propiziarsi perchè non mandi loro disgrazie. I loro riti religiosi terminano per lo più in orgie ed ubbriachezza.

« Il Missionario che si porta fra questi popoli deve perciò farsi tutto a loro; essere ad un tempo maestro di religione e di civiltà, insegnar loro a coltivare la terra, ad ammannire i cibi più ordinari, a curare le malattie più consuete.

« La modestia di D. Milanesio gli fece passare sotto silenzio molte cose intorno alle durezze e privazioni del Missionario, ma quel poco che n'accennò fu più che bastevole per farcene un'idea. Ha però anche le sue consolazioni, quando vede i frutti copiosi del suo Apostolato.

« Chiuse la conferenza facendo appello alla carità dei presenti, perchè salvassero le anime degli infedeli per salvare più facilmente la propria.

« Auguriamo di cuore a D. Milanesio, che trovi in tutti valida cooperazione alle sue fatiche e che il Signore gli conceda di continuarle per lunghi anni, coronato sempre di felice successo. »

Altre Conferenze e Ringraziamenti.

Altre Conferenze furono tenute in altre città dal Missionario D. Celestino Pirola e dal Salesiano D. Stefano Trione. Quanti ebbero la bontà di aiutarci in questa santa impresa si abbiano i nostri più cordiali ringraziamenti.

Ringraziamenti ossequiosissimi, che dapprima presentiamo agli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi diocesani ed agli altri membri del Clero, i quali manifestarono in tale occasione la più benevola protezione verso di noi ; ringraziamenti alla stampa cattolica che prima e dopo le dette conferenze parlò ampiamente e con squisita carità delle Opere Salesiane; ringraziamenti infine a tutti i nostri amici e benefattori che accorsero in gran numero a udire la parola di questi nostri conferenzieri e li circondarono di singolare affetto.

COSE DI FRANCIA

Prima conferenza Salesiana a Lione.

Dato addio agli amatissimi Superiori ed al caro Oratorio, i nove Salesiani destinati per la Terra del Fuoco e le sei Suore pel Chili, il 6 dicembre partirono insieme coi Fueghini per andarsi ad imbarcare a Bordeaux.

Passando per Lione il loro primo pensiero fu di salire la collina di Fourvière onde implorare da Maria Immacolata un viaggio felice. Discendendo diressero i loro passi verso la chiesa di S. Francesco di Sales, ove li attendevano i nostri buoni Cooperatori lionesi. Era la prima volta che questi potevano riunirsi e che un prete Salesiano indirizzava loro la parola; ed a questa parola doveva dare un'efficacia particolare la presenza dei Missionari, e più ancora la presenza dei neofiti della Terra del Fuoco.

Il conferenziere presentò ai suoi uditori i generosi Missionarii, cui attendono - ed essi lo sanno - fra i selvaggi innumerevoli e gravissimi sacrifizi. Disse essere D. Bosco che loro inspirò tale zelo per la salute delle anime. Abbozzò a larghi tratti la vita del nostro Fondatore; parlò della sua gratitudine verso la Francia e in modo speciale verso Lione così feconda in opere e così generosa a sostenerle. Raccontò come il nostro buon Padre, che aveva rifiutata ogni decorazione, pure accettò con gioia la medaglia che la Società di Geografia di Lione avevagli decretata come ricompensa di quanto egli aveva fatto per la civilizzazione della Patagonia. Finì facendo voti perché Lione vegga sorgere ben presto fra le sue mura un Oratorio Salesiano.

Il giorno dell'Immacolata Concezione, dopo aver fatto le loro pratiche di pietà nella cappella di S. Vincenzo de' Paoli, i nostri Missionarii partirono alla volta di Bordeaux pieni di riconoscenza verso i Cooperatori lionesi per averli accolti con tanta bontà e carità.

I nostri amici di Bordeaux.

Seguendo col pensiero i nostri cari Missionarii fino a Bordeaux, noi sentiamo il bisogno di ringraziare la Compagnia ParigiLione-Mediterraneo e quella d'Orléans che ci accordarono considerevoli ribassi sulle loro ferrovie. Si abbia pure i nostri più sentiti ringraziamenti la Compagnia Transatlantica che, come altre volte, volle concedere una grande riduzione sui prezzi ordinarii de' suoi bastimenti. Un grazie di cuore infine ai nostri amici e benefattori di Bordeaux.

Per ordine di Mons. Arcivescovo i nostri Missionarii furono accolti colla più squisita carità in Seminario. Dopo avere loro usate le più delicate attenzioni, durante il soggiorno in quella città, il Superiore dando loro l'addio esprimeva il vivo desiderio suo e della sua comunità, che, se debbonsi fare altre spedizioni di Missionarii, questi siano preferibilmente dirette verso Bordeaux facendo sosta al gran Seminario.

Marsiglia.

Dalla tipografia Salesiana di Marsiglia ci giunse un elegante volumetto contenente la relazione delle feste solenni che si celebrarono lo scorso novembre all'Oratorio di San Leone. Ci duole che la mancanza di spazio non ci permetta di presentare ai nostri cari lettori lunghi estratti di questo scritto , i quali certo riuscirebbero di grande edificazione. Ci basti dar un cenno di queste solennità per conoscere quanto viva memoria si serbi, anche in Francia, del nostro caro D. Bosco.

Con uno zelo superiore ad ogni elogio, i Cooperatori marsigliesi presero essi medesimi l'iniziativa d'una gran festa commemorativa del cinquantenario della nostra fondazione, e con generose offerte e questue procurarono i mezzi necessarii all'uopo.

S'invitarono quattro Vescovi ad accrescere colla loro presenza la maestà dei riti. Questi, si prestarono di buon grado, e l'uno di loro, Monsignor de Cabrières, forse il più eloquente degli attuali Vescovi di Francia, accettò l'incarico di prender la parola. La cappella del nostro Istituto è troppo ristretta per tale solennità, perciò il Curato di S. Giuseppe, nostro insigne benefattore, mise a disposizione dei Salesiani la sua bellissima chiesa, riccamente addobbata per la circostanza.

Il giorno 21 novembre, alle ore 10 antimeridiane, celebrò la Messa pontificale il Vescovo di Nizza Marittima coll'assistenza degli altri Prelati. La chiesa era gremita di Cooperatori e di altri ammiratori delle opere di D. Bosco. I giovanetti dell'Oratorio, se fecero vedere quanto fossero addestrati nella musica cantando con mirabile maestria una messa di Palestrina, diedero pure a conoscere con quanto gusto essi sappiano eseguire il canto fermo.

La carità dei Cooperatori volle incaricarsi del pranzo offerto ai Vescovi, al clero, ai rappresentanti di tutte le comunità religiose di Marsiglia ed ai principali benefattori della Casa salesiana.

Dopo i vespri solenni, Mons. de Cabrières, Vescovo di Montpellier, alla presenza degli altri Prelati parlò per ben un'ora sulla vita di D. Bosco mostrandola grande, bella, santa feconda e maravigliosa. L'oratore ebbe a dire che raramente aveva parlato ad un uditorio sì numeroso e sì ben disposto ad ascoltarlo.

Il giorno seguente fu celebrata dal Vicario Generale, Payan d'Angery, una Messa pei Cooperatori defunti. Al Vangelo egli commentò dottamente le parole: Tibi derelictus est pauper: orphano tu eris adiutor (Salmo 9, 34) presentando ai Cooperatori i giovanetti dell'Oratorio e raccomandando in nome di Dio di tener il posto dei loro genitori perduti.

Alle 2 1/2 pomeridiane il Vescovo di Marsiglia benediceva i nuovi laboratorii, seguito da molti Cooperatori. Poscia il Curato di S. Giuseppe lesse un magnifico discorso su D. Bosco e le sue opere. Monsignore degnavasi aggiungere alcune parole di felicitazione al signor Curato per aver sì ben compreso D. Bosco ed aver lavorato ognora con zelo pel suo Oratorio. Si disse grato ai Salesiani che si sforzano di formare nella sua diocesi degli abili operai e nel tempo stesso dei buoni cristiani. Una rappresentazione morale interessantissima chiuse quella bella giornata.

I Salesiani e gli Italiani a Marsiglia.

Sapranno i nostri buoni Cooperatori che non tutti gli Italiani che emigrano se ne vanno in America : molti si recano a lavorare in Francia. Nella città di Marsiglia solamente se ne contano più di sessanta mila. Sono occupati ad estrarre il carbone dalle miniere o ad altri penosissimi lavori nelle grandi officine. Lontani dal domestico focolare e, quel che è più, dalla loro chiesa parrocchiale, essi corrono rischio di dimenticarsi che hanno un'anima da salvare. Se guadagnano qualche poco di danaro, sgraziatamente eglino perdono moltissimo in fatto di religione e di moralità.

I Salesiani di Marsiglia non possono essere

indifferenti ai gravi pericoli che incontrano colà i loro compatrioti. Si è perciò che, sebbene alcuni zelanti Parroci abbiano cura degli italiani che dimorano nella loro parrocchia, i figli di D. Bosco trovarono modo, d'accordo colle autorità ecclesiastiche, di stabilire per loro un servizio religioso in tre centri operai, a Valdonne e La-Ciotat presso Marsiglia e a La-Londe presso Tolone. Un sacerdote si reca ogni sabato e sta fino al lunedì fra questi operai , celebra la santa Messa, e parlando la loro lingua, li istruisce, loro amministra i sacramenti , li visita se sono malati e li consola. Non si può credere quanto sia dolce per chi si trova in paese straniero l'incontrare qualcheduno che parli la sua lingua, specialmente un sacerdote! Ai suoi accenti questi poveri operai si ricordano della loro patria, della loro religione, della loro famiglia, e diventano più coraggiosi quando si tratta di mostrarsi cristiani.

I Salesiani inoltre ogni anno dettano varie mute di spirituali esercizi nelle parrocchie, ove son più numerosi gli italiani e li dispongono a compiere il loro dovere pasquale.

Ad essi è pure affidata la direzione della scuola italiana, fondata e sostenuta dall'Associazione di beneficenza. Un sacerdote della nostra Pia Società celebra la s. Messa nella attigua cappella, insegna il catechismo, prepara per la prima Comunione, si sforza insomma di coltivare queste tenere pianticelle. Dio benedica le loro fatiche.

ALTRE NOTIZIE D'ITALIA.

Una sacra Missione alla parrocchia dí S. Gaetano in S. Pier d'Arena.

Furono 15 giorni di benefica pioggia spirituale sopra un campo assetato della parola di Dio. La sera del 6 novembre, fra il suono festante delle campane, in mezzo a numeroso popolo, entravano nella chiesa di S. Gaetano in S. Pier d'Arena, uffiziata dai Salesiani, i cinque apostoli appartenenti alla Missione Urbana di Genova. Il Parroco, che stava ad attenderli alla porta coi preti e chierici della parrocchia ed Ospizio annesso, con voce commossa e tenendo tra le mani il Crocifisso, salutava i Missionari coll'esclamazione: Benedetti i piedi di coloro che evangelizzano la pace, che fanno conoscere i beni eterni ; benedetti quelli che vengono nel nome del Signore! Poscia affidava loro le anime del suo gregge, affinchè le attirassero a salute ed operassero ciò che la sua incapacità non aveva saputo compiere.

Sorse quindi il capo della Missione, che con calda parola ricambiò i saluti e gli augurii ed accettò anche a nome de' suoi compagni l'invito fatto loro. Mentre poi gli altri s'avanzavano processionalmente verso l'altare, uno di essi vestito di cotta e stola saliva il pulpito e dava principio alla sacra Missione.

Dire dello zelo, della facondia, della instancabilità di quei generosi apostoli, non è cosa tanto facile. I cittadini di S. Pier d'Arena corrisposero alle loro fatiche oltre ogni aspettazione. Mattino e sera la chiesa era sempre gremita e talvolta perfin stipata di popolo di ogni classe e condizione.

Ma la funzione più bella e consolante era quella dedicata ai soli uomini, che si teneva ad ora tarda, per dare agio particolarmente agli operai, de' quali è popolata questa città, di far un po' di cena prima di venir in chiesa. Com'è vero elio l'operaio sente il bisogno più di tutto di un verace amico che gli parli, non già adulandolo, non già suscitandogli in cuore speranze esagerate, che, non si potranno mai effettuare, ma colla dolce e consolante parola di Gesù Cristo, colla verità della sua religione, che ha conforto per tutte le circostanze della vita, che ha una consolazione per tutte le miserie umane, mentre ancora ci assicura un premio eterno in cielo in compenso di quanto avremo sofferto quaggiù ! Pareva che quei numerosi operai, che accorrevano con tanta premura ogni sera ancor colla faccia annerita dal fumo delle loro officine, colle mani incallite dal lavoro, col loro contegno attento, religioso, volessero dire : Siamo stanchi oramai di tante ciarle dei nostri conferenzisti, non vogliam più sapere di tanti meetings, di tanti clubs, dove ci si parla solo di lotte politiche, di partiti, di divisioni, di odio di classi ; noi vogliamo invece una parola di pace, di amore, di carità.

Ed il Missionario ben sapeva dirla questa parola ! Li elettrizzò ogni sera per circa un'ora.

La chiusa della Missione pose degna corona a sì bell'opera. Mons. Arcivescovo di Genova al mattino distribuì la comunione generale a numerosissimi devoti , ed alla sera, impartì solennemente la trina benedizione col Venerabile.

Dio benedica i Missionari, che hanno lavorato con tanto zelo, e mantenga per molto tempo i frutti delle loro fatiche.

Noto ancora una graziosa combinazione. Nell'atto che l'Eccell.m° Arcivescovo partiva dal nostro Istituto, giungeva fra noi il caro nostro Mons. Cagliero, proveniente da Roma , che fece ancora in tempo per riverirlo e ringraziarlo da parte di tutti i Salesiani.

D. TOMM. PENTORE.

Gli operai cattolici di Verona.

La sera del 5 dicembre scorso, il Salesiano Don Ciprandi, Direttore del Patronato dei ragazzi in Verona, teneva nella chiesa di S. Giovanni in Foro di quella città una conferenza agli operai cattolici Veronesi sul tema : « D. Bosco e le opere, da lui istituite, specialmente a vantaggio della classe operaia ».

« Lo svolgimento fu davvero assai felice, dice la Verona Fedele del giorno seguente. L'oratore tratteggiò il suo Padre sì bene , che commosse gli astanti, i quali si videro attentissimi per ben tre quarti d'ora dal labbro di lui, non perdendone una parola.»

Sia lode a quei bravi operai, i quali non ostante la rigida stagione e l'ora incomoda , perchè susseguente al giornaliero lavoro, pure intervennero numerosi col loro benemerito e zelantissimo Presidente, onorati anche dalla presenza di un Reverendissimo Monsignore.

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MISSALE ROMANUM

EX DECRETO SACROSANCTI CONCILII TRIDENTINI

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SANCTI PII V. PONTIFICIS MAXIMI

IUSSU EDITUM

CLEMIENTIS VIII. URBANI VIII. ET LEONIS XIII. AUCTORITATE RECOGNITU

Edizione eseguita sulla tipica di Ratisbona

Un elegantissimo volume in-4° grande.

È una splendida edizione elzeviriana riccamente illustrata, la quale destinata a ricordare il Giubileo episcopale di S. S. Leone XIII, come un omaggio della Pia Società Salesiana al sapiente Pontefice, crediamo pure possa supplire alla assoluta deficienza che si lamenta in Italia di lavori di tal fatta e al bisogno che universalmente sentivasi di un genere nostro, elegante ad un tempo é severo. Fu perciò nostra particolare cura che nelle figure, nei fregi e nei caratteri parlasse, a così dire, l'Italia Cattolica, mediante la riproduzione di tanti bei lavori, i quali resero così gloriosa l'epoca del millecinquecento.

In un secolo quale il nostro, in cui i profani medesimi, per dare aspetto artistico e nuovo a libri di poesie e romanzi i più sozzi, vanno a cercare le egregie forme elzeviriane e cinquecentiste dagli amanuensi delle antiche abbazie, di cui sono esse esclusivo vanto, ci parve che lo stampare noi un Messale fosse buona occasione per rimettere al pristino loro onore cotali caratteri, oltrechè la severità loro si addice così bene al rito sacro e per la loro origine sono un ricordo così soave alla mente e al cuore del cristiano.

Ai caratteri fu nostro impegno corrispondesse il formato, la carta pel colorito e per la sostanza e robustezza; come pure gl'inchiostri, rosso e nero, che non soltanto nelle iniziali, ma altresí nei fregi di contorno e finali si avvicendano e si riuniscono a creare diversi altri toni di colore, non senza speciale maestria di disegno e di stampa.

L'illustrazione si accompagna pienamente al rito per quanto riguarda le solennità maggiori e minori, e forse non ve n'ha altra, anche di estere, così abbondante di soggetti. Questi sono tutti d'autori i più celebri dell'epoca sopradetta, come il BEATO ANGELICO, il MANTEGNA, il PERUGINO, il GAUDENZIO FERRARI ed altri, ma più specialmente di quest'ultimo, meritamente chiamato il Raffaello del Piemonte, il quale per abbondanza e proprietà di soggetti, come per l'ispirazione nelle classiche sue forme, ci parve dovesse di preferenza essere da noi tolto a modello ed esempio.. Il frontespizio racchiuso a tre lati da una fascia ad intreccio, in cui giuoca bellamente il color rosso misto al nero, è di perfetta armonia con tutte le iniziali maggiori e minori del Messale; anzi dallo stesso contorno se ne svolge una che dà principio al titolo. Tutto ciò fu studiato con cura sulla stupenda pubblicazione paleografica di Montecassino , che riproduce fedelmente ricche pergamene di quell'abbazia, in cui si ammirano le prime forme d'iniziale latine da noi adottate.

Come le figure ed i caratteri, anche gli ornati sono tutti di purissima e nobile origine, essendoci serviti a modelli il Breviario del Cardinale Grimani della Biblioteca Marciana di Venezia, gli Antifonarii di Papa S. Pio V, ora nella R. Pinacoteca di Alessandria, e specialmente il Breviario di Re Mattia Corvino che per miniatura d'ornati costituisce il tesoro più prezioso della Biblioteca Vaticana.

Ma il primo e speciale ornamento del nostro messale volemmo fosse posto al Canone; nè altro poteva meglio adattarvisi che un bel fac-simile dalla miniatura più grandiosa del prezioso Messale del Cardinale Domenico della Rovere, esistente ora nel civico Museo di Torino. Questa miniatura, rappresentante la crocifissione di Nostro Signor Gesù Cristo, fu giudicata dai più egregi conoscitori il primo lavoro di bellezza e squisitezza di arte che si abbia in Italia, e riguardata come la più splendida manifestazione di ciò che la miniatura seppe produrre presso di noi nell'epoca sua migliore.

Il metodo da noi tenuto nella stampa è prettamente tipografico in ogni sua parte e del tutto nuovo in Italia rispetto a vignette in colori: può quindi meritamente dirsi una specialità nell'arte della stampa.

È stato dovere e cura nostra il condurre l'edizione con ogni esattezza secondo i decreti della Santa Sede Apostolica e le prescrizioni ultime della Sacra Congregazione dei Riti, avendo inoltre la più grande sollecitudine perchè, oltre alle recentissime aggiunte pei nuovi santi, riuscisse comodissimo l'uso della medesima.

Il detto Messale uscirà tra breve e sarà posto in vendita ad un mite prezzo (si vedano sotto le condizioni speciali d'acquisto); con altro annunzio ne daremo partecipazione. La nostra intenzione è di offrire un Messale a modico prezzo, e prezioso per arte, rispondente poi in tutto alle prescrizioni antiche e recenti della Santa Romana Chiesa.

CONDIZIONI SPECIALI D'ACQUISTO.

Il prezzo di vendita che verrà fissato al Messale ad opera finita è di L. 20 - (Per le legature si veda più sotto distinta).

Coloro però che manderanno, prima del 31 Marzo p. v. la somma di L. 10, quale acconto d'una copia di detto Messale, riceveranno a titolo di dono, e come ricevuta, una copia della utilissima opera: BIAMONTI, - Storia Biblica, 4 vol. in-16°; per più copie e con pagamento anticipato di lire Dieci in acconto di ciascuna, riceveranno una copia dell'interessante opera: FERRI DE FERRARI - Annali degli Apostoli SS. Pietro e Paolo, due grossi volumi in-8°: con obbligo poi a tutti d' inviare il saldo, compreso l'importo della legatura scelta, appena terminata la stampa di esso. Ne sarà dato avviso con apposita circolare, nella quale pure s'indicherà quale è il prezzo dello aggiunto particolari delle varie Diocesi che vanno annesse al Messale.

PREZZI DELLE VARIE LEGATURE DEL MESSALE.

1° Legatura in pelle rodella e croce a oro fogli gialli L. 7 - 2°   »   »   »   n dorati e busta    » 10 - 3° Legatura in pelle ricca placca a oro . . . » 12 - 4° Legatura in pelle montone granito placca oro, fogli dorati, chiodini e busta .   . . . » 14 - 5° Legatura in pelle montone granito ricca placca oro, fogli dorati, e busta   » 16 - 6° Legatura in pelle montone capra (sagrin) ricca placca

oro, fogli dorati e busta . . .   . » 20 - 7° Legatura in pelle montone capra (sagrin) ricca placca

oro, fogli artisticamente lavorati e custodia . . » 40 -

N. B. - I prezzi delle legature, si vendono netti di sconto. - Dirigere le domande alla Libreria Salesiana. Via Cottolengo Numero 32, Torino.

Cooperatori defunti nel Dicembre 1892 e Gennaio 1893.

1 Aldrighetti Antonia - Nago (Tirolo).

2 Almasio Aureli a -Legnano (Milano). 3 Antonntti Elisabetta - Colleredo di Prato (Udine).

4 Armitana Sig.a N. - Torino.

5 Artemi Can. Pietro Prof. - Viterbo (Roma).

6 Bellosta Rosa ved. Conelli - Belgirate (Novara).

7 Berardi Don Lorenzo - Borgo P le (Brescia).

8 Bertacca D. Nicolò Arcipr.-Groppo (Genova).

9 Berti D. Pietro Parroco - Annone (Venezia).

10 Betta Don Costantino - Cavalese (Tirolo).

11 Bolognesi Mons. Giuseppe - Venezia.

12 Borgliese D. Sante Rettore -Monte Codruzzo (Forlì).

13 Boschi Can. N. - Firenze.

14 Bosio D. Francesco Parroco - Fanica (Bergamo).

15 Broceri Efisia - Mondovì (Cuneo). 16 Brunell Don Giuseppe - Ostiseil (Tirolo).

17 Bruni Don Pietro Parr. - Brenzio (Como).

18 Cagnoli Maria fu Antonio - Casorate Sempione (Milanoo.

19 Callegaris Don Angelo - Povoletto (Udine).

20 Calvagno Nicola - Arenzano (Genova).

21 Calvi D. Giuseppe - Milano.

22 Caminati Can. Giuseppe - Piacenza.

23 Caneparo Barbara nata Ponchia - Torino,

24 Cantoni Don Filippo - Borgo Pile (Brescia).

25 Caresani D. Giuseppe - Milano. 26 Carli Don Antonio Parr. - Boscomare (Porto Maurizio).

27 Cattoretti Giovanni fu Pasquale - Casorate Sempione (Milano). 28 Chiarlo D. Giuseppe - Dego (Genova).

29 Cima P. Antonio - Genova.

30 Cima Girolamo - Villa di Villa (Belluno).

31 Colasi D. Florido Parr. - Marcitelli (Perugia).

32 Colli D. Lorenzo - Parona (Pavia). 33 Colombo Don Michele - Ornago (Milano).

34 Colossi D. Valentino Mansionario - Casarsa (Udineo.

35 Cordero ved. Maria - Lanzo (Torino).

36 Crivelli D. Giovanni - Milano. 37 Dadesso P Luigi - Torino.

38 Daffieno P. Antonio - Nevi Ligure (Alessandria).

39 Decano D. Giov. Batt. Pievano - Flambro (Udine).

40 Della Mattia D. N. Cappellano - Aviano (Udine).

41 Del-Pol Mons. Antonio Vescovo - Vicenza.

42 Donna Giovanni. - Torino.

43 Fabbri Don Paolo - Fossombrone (Pesaro).

44 Fignagnani D. Luigi Arciprete - S. Agostino (Ferrara).

45 Frossi D. Domenico - Premariacco (Udine).

46 Gabelli Giuseppina nata Forneri - 1 rntimiglia (Porto Maurizio),

47 Gainotti Maria - San Leonardo (Parma).

48 Galetti D. Luigi Prevosto - Mozzanigo (Bergamo).

49 Galli Can. Francesco - Velletri (Roma).

50 Gatti Giovannina - Mombercelli (Alessandria).

51 Gavotto Andrea - Roccaforte Mondovì (Cuneoo.

52 Germani D. Francesco Prevost, - PievediGuastalla (Reggio Emilia). 53 Gervasi Don Lorenzo Arciprete - Bagnolo Mella (Brescia).

54 Ghirlanda Teresa - Sonvico (Svizzera).

55 Girola Giov. Battista Droghiere - S. Remo (Porto Maurizio).

56 Giulio D. Angelo Arcipr. - Ar..oSabino (Perugia).

57 Giusso D. Marcellino ProfessoreGenova.

58 Godani D. Pietro - S. Bartolomeo (Genova).

59 Graglia Suor Alfonsa Sup. del Buon Pastore - Cremona.

60 Grandi Can. Carlo - Piacenza.

61 Gravata D. Giuseppe - Casa Passerini (Milano).

62 Guidotti D. Giov. Batt. - Ofida (Ascoli Picenoo.

63 Imparati Can. Michele - Dannia (Foggia ).

64 Laimer Don Giuseppe - Natarus (Tirolo).

65 Lasagna Don Giuseppe - Arquata Serioia (Alessandria).

66 Lenti Delfina - Torino.

67 M me lr©ne Mario de la, Barre -Foàeuham Rothewas (Euglam) 68 Mai-ai Don Marco Arcipr. - Albisano (Verona).

69 Marchetti Antonio - Castelfonde (Tirolo).

70 Mareneo Carlotta ved. Aprosio. - Ventimiglia (Porto Maurizio).

71. Marimonti D. N. - Milano. 72 Merletti Metilde - Torino. 73 Monti Andrea - Roma.

74 Moraglia D. Giovanni - Boscomare (Porto Maurizioo.

75 Morello D. Giacomo Curato - Dosso d'Azzorre (Bergamo).

76 Mossoli D. Michele Parr. - Carbonarola (Mantova).

77 Mormina D. Ermenegildo Decano - Modica (Siracusa).

78 Murialdo Maria - Torino.

79 Nadini D. Orazio - Vigonovo (Udine).

80 Oggiaini Don Vincenzo Parroco - Santa G tis!n (Cagliari).

S1 Oliva D. Giov. Lorenzo Parroco -. Acigliana (Torino).

82 Pagella Don Francesco - Alessandria.

83 Paoletti Mons. Luigi Maria Vescovo - Montepulciano (Siena).

84 Pettiti D. Ennnanuele Cav. Uff-le - Mauriziano, Priore - Torre Pellice (Torino),

85 Piccamiglio Don Carlo - Averara Bergamo.

86 Pichetto Don Giovanni Maestro - Cessato (Novara).

87 Pigatti D. Vincenzo Parroco - Cesta di Conegliano (Treviso). 88 Pierallini Mens. Luigi Arcivescovo - Siena.

89 Ponzo D. Giovanni Prov. Vie. For.- Mombercelii (Alessandria).

90 Porrini Angela fu Giuseppe - Caserate Sempione (Milano).

91 Ranama Montoneri Concettina - Modica (Siracusa).

92 Ravani D. Agostino Curato - Ravadese (Parma).

93 Rossi D. Giuseppe Rettore - Moniga (Brescia).

94 Rossi D. Rnggiero-S. Ferdinandodi Puglia' (Foggia).

95 Rugia Edoardo - Ozieri (Sassari). 96 Saraceni Mons. Luciano - Roma97 Sasso Don Bernardino Parroco - Granze di Camino (Padova).

98 Seccavisi Matilde - Padova.

99 Sempreboni Margherita - Gargagnago (Verona).

100 Serughetti D. Giovanni Parroco -Lonno (Bergamo).

101 Signori Don Domenico - Groppo (Modena).

102 Soldi D. Paolo - Firenze.

103 Stegagnini Elisabetta - Verona. 104 Strapparava Alessandro - Sona (Verona)

105 Tanzi D. Felice - Convertoje (Firenze).

106 Testa Giacomo - Passatore (Cuneo).. 107 Tirindelli Mons. Pietro - Fiunricelto (Austria).

108 Teschi Contessa Maria nata Ginnasi. - Reggio Emilia

109 Vandelli Cav. Avv. Amileare - Modena.

110 Vanini D. Salvatore - Vertennate (Como).

111 Vitolini D. Simone - Firenze.

112 Volta D. Giovanni - Pezzuolo (Bologna).

113 Zampini Rita - Stienta (Rovigo).