Rispondiamo alle molte domande fatteci dai nostri nuovi Cooperatori e Cooperatrici, col riprodurre in questo Supplemento alcune spiegazioni ed avvisi già pubblicati in altri numeri del nostro periodico, che potranno servire all'uopo .
Il titolo del diploma o del libretto presentato ai Cooperatori dice quale ne sia lo scopo . Diamone tuttavia breve spiegazione .
Diconsi Cooperatori Salesiani coloro che desiderano occuparsi di opere caritatevoli non in generale ma in ispecie, d'accordo e secondo lo spirito della Congregazione di S. Francesco di Sales .
Un Cooperatore di per sè può fare del bene, ma il frutto resta assai limitato e per lo più di poca durata . Al contrario unito con altri trova appoggio, consiglio, coraggio e spesso con leggera fatica ottiene assai, perchè le forze anche deboli diventano forti se vengono riunite . Quindi il gran detto, che : l'unione fa la forza, vis unita fortior . Pertanto i nostri Cooperatori seguendo lo scopo della Congregazione Salesiana si adopereranno secondo le loro forze per raccogliere ragazzi pericolanti ed abbandonati nelle vie e nelle piazze ; avviarli al Catechismo, trattenerli nei giorni festivi e collocarli presso ad onesto padrone, dirigerli, consigliarli, aiutarli per quanto si può per farne buoni Cristiani ed onesti cittadini .
Si aggiungono le parole : Modo pratico, per notare che qui non si stabilisce una Confraternita, non un'associazione religiosa, letteraria e scientifica, nemmeno un giornale ; ma una semplice unione di benefattori dell' umanità, pronti a dedicare non promesse, ma fatti, sollecitudini, disturbi e sacrifizi per giovare al nostro simile . Si è messa la parola : un modo pratico, perchè non intendiamo dire che questo sia il solo mezzo per far del bene in mezzo alla civile società ; anzi noi approviamo ed altamente lodiamo tutte le istituzioni, le unioni, le associazioni pubbliche e private che tendono a beneficare l' umanità, e preghiamo Dio che a tutti mandi mezzi morali e materiali per conservarsi, progredire e conseguire il fine proposto . Noi a nostra volta crediamo bene proporre un mezzo di operare e questo mezzo lo proponiamo nell'Associazione dei Cooperatori Salesiani .
Le parole : giovare al buon costume, danno ancora più chiaramente a conoscere ciò che vogliamo fare e quale sia il comune nostro intendimento.
Il Bollettino Salesiano si manda ai Cooperatori e Cooperatrici per ottemperare a quanto è prescritto al n . 7 del capo V del Regolamento ove si legge : Ogni tre mesi ed anche più sovente con un Bollettino o foglietto a stampa si darà ai Soci un ragguaglio delle cose proposte e fatte, o che si propongono a fare . Laonde resta inteso che questa non è un'associazione estranea alla Pia Unione, e a cui si debba corrispondere con una tangente obbligatoria . Tuttavia chi amasse dal canto suo soddisfare alle spese di stampa e di posta, noi crediamo che sia sufficiente la somma di L . 3 all'anno per l'Italia e L. 3, 60 per l'Estero .
Nella nostra Casa principale di Torino noi riceviamo dalla posta presso a cento lettere al giorno, la maggior parte delle quali sono di Cooperatori e Cooperatrici, che ci lasciano Commissioni . Queste poi sono di varie specie ; per accettazione di giovanetti od altre persone nell'Istituto ; per celebrazioni di Messe, preghiere, benedizioni in onore di Maria Ausiliatrice ; per tipografia ; per libri, associazioni, immagini e medaglie ; per diplomi di aggregazione alla Pia Unione dei Cooperatori e relativo Bollettino ; per associazione all'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice ; per pagamento di pensione e via dicendo.
Di vivo cuore e colla più alta riconoscenza noi ringraziamo i Cooperatori della fiducia che in noi ripongono, e dell' aiuto eziandio che in siffatta guisa ci somministrano nel promuovere e sostenere le varie nostre opere, le quali, come è lor noto, mirano tutte alla maggior gloria di Dio e dell'Augusta sua Madre, alla cristiana educazione dei giovanetti poveri ed abbandonati, ed alla diffusione della buona stampa tra il popolo .
Talvolta per altro con nostro rincrescimento accade che non si possano tosto eseguire le commissioni che ciascuno ci lascia, allora sopratutto quando queste sono molte e varie . La ragione si è che dovendo la lettera passare pei differenti Uffizi, separati gli uni dagli altri secondo la diversità delle attribuzioni, l' impiegato, per la moltiplicità delle quotidiane domande, non può subito copiarne la parte che gli spetta per trasmetterne poscia la lettera all'altro Uffizio per lo stesso lavoro . Succede pur di spesso che certe lettere racchiudano cose di confidenza, e non potendo lasciarle nelle altrui mani, dobbiamo rilevarne noi medesimi le commissioni che contengono, la qual cosa ci porta via del tempo assai . Sembra necessario ovviare a questo inconveniente a comune soddisfazione .
Per la qual cosa, quando occorresse ai Cooperatori di mandare al Superiore della Casa una lettera con più commissioni, noi li preghiamo che volessero limitarsi ad esprimere nel corpo della medesima le cose confidenziali, e quelle che riguardano, a mo' d'esempio, l'accettazione di persone nell'Istituto, preghiere da farsi, relazioni di grazie ricevute, limosine, offerte, quello insomma che spetta più da vicino alla sua persona ; e poi scrivere le altre commissioni in altrettanti biglietti distinti, secondo la diversità degli oggetti, colla data del tempo e del luogo, col proprio nome e cognome, ed unirveli avvertendo però di notare sopra il biglietto : Tipografia se la commissione è per stampa ; Libreria se per libri, Letture Cattoliche, Biblioteca della Gioventù Italiana, immagini e medaglie ; Direzione del Bollettino se per diplomi da Cooperatori o Bollettini ; Prefetto di Sacristia se per tridui, novene nel Santuario di Maria Ausiliatrice, o per farsi ascrivere nell' Arciconfraternita dei suoi divoti ; Prefetto della Casa se per pagamento di pensione, e così del resto secondo il bisogno . Avuti questi biglietti nella sua lettera, il Superiore li distribuirà nel tempo stesso ai diversi Uffizi cui appartengono, i quali poi ciascuno alla sua volta potrà eseguirne la commissione molto più speditamente .
Si rinnova la preghiera ai nuovi Cooperatori e Cooperatrici che ricevono ora il Bollettino coll'indirizzo scritto a mano, e vedessero sbagliato il proprio nome o il paese di destinazione , vogliano avere la bontà di significarcelo tosto rimandandolo corretto, affinché nella stampa delle fascette, che si farà tra poco, non succedano rincrescevoli errori, che non si potranno più emendare senza grave spesa e lavoro .
Fin dall' anno passato noi abbiamo preso a pubblicare la Storia dell' Oratorio di S. Francesco di Sales . Se i nuovi Cooperatori e Cooperatrici ne desiderassero il principio, non hanno che da farcelo sapere, e questa Direzione invierebbe loro la collezione dei Bollettini dell' anno scorso, la quale ne contiene i dodici primi capi . La spesa sarebbe di L . 3. Chi manderà L . 5 riceverà i numeri rimastici dell' annata 1877-78 .
ANNO IV. - N. 6. Esce una volta al mese. GIUGNO 1880.
Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
SOMMARIO - La festa di Maria Ausiliatrice in Torino -Diario della Novena di Maria Ausiliatrice - Udienza e Benedizione del Santo Padre - Cenni sulla 31 Conferenza dei Cooperatori della città di Roma - La Conferenza a Lucca - Prima Conferenza dei Cooperatori tenuta in Sampierdarena - Storia dell'Oratorio di San Francesco di Sales - La Patagonia e le Terre Australi del Continente Americano - Bibliografia - Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani.
La festa di Maria , Aiuto dei Cristiani, celebratasi in Torino il 24 maggio, fu uno spettacolo non più veduto e pel concorso di popolo, che vi prese parte, e per la scelta musica, che venne con somma maestria eseguita , e per l'intervento di tre illustri Vescovi, che la onorarono di loro presenza.
La folla che vi trasse fu davvero imponente. Dal giorno che venne consacrata, la chiesa di Maria Ausiliatrice non vide mai sotto le maestose sue volte un numero così sterminato di fedeli. Quantunque una delle più vaste di Torino, essa non fri in quel dì sufficiente a capirne i divoti, che in certe ore ne riempivano non solo l'interno, ma tutte le adiacenze, la sagrestia e le tribune. Furono viste più migliaia di persone ad aspettare un buon tratto di tempo prima di potervi entrare, per soddisfare la loro divozione dinanzi all'immagine di Maria Ausiliatrice. In sulla sera poi la via Cottolengo e quella dirimpetto al Santuario parevano due maestosi fiumi, che mettessero ondate di popolo appiè della Vergine. É voce comune che dalle quattro del mattino alle nove pomeridiane non furono meno di quaranta mila persone, che visitarono il detto Santuario, chi per isciogliere un voto a Maria , chi per ringraziarla di favori ricevuti, chi per invocarla , chi per cantarne od udirne le lodi e le glorie , accendersi di santo amore verso di Lei e farsi migliore.
In mezzo a tanta gente si udivano a parlare molti dialetti d'Italia; prova che la divozione alla Celeste Ausiliatrice aveva tratti in Torino i fedeli non solo dal Piemonte, ma da più lontane parti della penisola.
La Mensa degli Angeli fu assiepata in tutte le ore del mattino. A mezzogiorno ancor si comunicava. Non farà dunque stupire, se affermiamo che in quell'occasione le Comunioni oltrepassarono il numero di seimila. Furono più di ottanta i Sacerdoti, che per divozione vennero a celebrarvi la santa Messa anche da remoti paesi.
La moltitudine poi di fedeli , soprattutto forestieri, i quali domandavano di riconciliarsi, superò di sì gran lunga la comune aspettazione, che ad una cert'ora mancarono i confessori e poscia i confessionali. Per la qual cosa più centinaia di persone dovettero compiere in altre chiese le loro divozioni, e moltissimi, non potendo rimanere digiuni sino ad ora tarda, si videro costretti a tralasciare in quel dì la santa Comunione. E si noti che il 24 maggio era giorno feriale. Che sarebbe mai avvenuto se fosse stato un giorno festivo?
Era bello l'udire le ragioni, per cui molti e della città, e del di fuori, si portavano in quel giorno al Santuario di Maria Ausiliatrice. Non era certo la curiosità che li strappava dalle loro occupazioni, e li faceva sobbarcare alle spese e ai disagi di un viaggio sovente lungo e disastroso ; ma era la riconoscenza, era la gratitudine, era l'amore verso Maria. Una buona parte dei pellegrini, dopo di avere recitata una preghiera e sciolti i loro voti dinanzi alla venerata immagine, entravano in sagrestia , e, fatta un' offerta secondo la propria condizione, raccontavano le grazie ricevute per mano della gran Madre di Dio, da loro invocata col titolo di Auxilium. Christianorum. - Ho letto, diceva uno, ho letto nelle Letture Cattoliche , o nel Bollettino Salesiano , i grandi favori che si ottengono dal Signore per intercessione di Maria Ausiliatrice onorata in questo Santuario : quella lettura mi destò in cuore una viva fiducia in sì tenera 'Madre, me Le sono raccomandato, e fui esaudito. - li mio parroco, assicurava questa e quell'altra persona, il mio confessore, la mia parente , la mia vicina, vedendomi in gravi angustie, mi suggerì di fare ricorso a questa Madonna ; accolsi il consiglio, intrapresi una novena, e mi trovai consolata. - Io soffriva un mal d'occhi così tenace, che non ostante le più sollecite cure minacciava di rendermi cieco. Bastò un triduo fatto celebrare in questo Santuario per liberarmene affatto, e con tanta prestezza da farne stupire il medico. - Vede questa bambina ? Due mesi sono ella stava per ispirare. Addolorata quanto può esserlo una madre in simile frangente, io la votai a Maria Ausiliatrice, ed ecco che la figliuolina si addormenta placidamente, e al mattino me la trovo fuori di ogni pericolo. - Da tre anni una lite dava fondo al mio patrimonio. Vedendo che nè avvocati nè procuratori valevano a sbrigarla, io l'affidai al patrocinio di Maria Aiuto dei Cristiani , ed Essa mi fece da sì buona avvocata, che nel volgere di poche settimane l'ardua questione era condotta a fine colla soddisfazione di ambe le parti. - Mio marito, mio figlio, mio fratello da più anni non faceva più Pasqua ho fatto una novena a Maria Ausiliatrice, perchè gli toccasse il cuore ; ed ecco che con immensa gioia di tutta la famiglia egli si ricondusse alla Chiesa, ed ora mena esemplarissima vita. - Insomma più non la finiremmo se volessimo anche solo accennare per sommi capi le narrazioni di simili maraviglie, che ci vennero udite in quel giorno memorando. E quanti si tennero i loro segreti in cuore, o perchè non ebbero agio di parlare con persona di confidenza, o per altre buone ragioni, paghi di ringraziarne Maria, e versare dinanzi a Lei la piena dei loro affetti?
E qui ci sia permessa un'osservazione. Favori così varii per natura, cosi straordinarii pel modo con cui furono ottenuti, attestati concordemente da centinaia d'individui di ogni età e condizione, che avendoli ricevuti li attribuiscono all'intercessione dell'Augusta Regina del Cielo , e li comprovano con gravi sacrifizi di tempo, di comodità e di danaro, non portano essi l'impronta di una soprannaturale provenienza ? O voi che non credete ai miracoli, voi che negate l' intervento della Madre di Dio a sollievo delle umane miserie , voi altresì , i quali pretendete che siffatti racconti non meritino neppure una fede meramente umana, core spiegate voi questi fatti? Li attribuirete forse ad un combinato accordo dei testimonii ? Ma è fors'egli possibile che tanti individui, i quali non si sono mai nè veduti nè conosciuti, abbiano potuto accordarsi nel raccontare favole al mondo ? - Li attribuirete forse ad un errore? Ma è forse possibile che centinaìa, che migliaia di persone possano errare tutte insieme in cose non già speculative , ma pratiche , vale a dire in cose che caddero sotto i loro sensi, in cose o che hanno vedute coi loro occhi, od hanno sperimentate nel loro corpo ? - Li attribuirete voi all'interesse? Ma che ? E non è egli vero all'opposto, che l'interesse ne va in quella vece di mezzo ? Imperciocchè questi testimonii confermano i loro detti con limosine, con regali, con lunghi viaggi e via dicendo. Si aggiunga che prodigi consimili avvengono in tanti altri Santuarii. In Italia avvengono nei Santuarii della Consolata in Torino, di Loreto, di Spoleto, di Caravaggio, di Oropa, di Savona, di Vico presso Mondovì, di Cussanio appo Fossano e in cento altri. In Francia avvengono nel Santuario della Salette, di Issodoum, di Lourdes. In Ispagna in quello di Nostra Signora di Monserrato. In Germania nella foresta di Marpingen. In Irlanda nella parrocchia di Knoc, dove da sei a sette mesi in qua se ne contano più centinaia (1). Sì, è d'uopo o rinnegare la ragione,o riconoscere che il tempo dei miracoli non è ancor passato; è d'uopo confessare che Maria SS. esercita sempre l'alto suo potere non solamente in Cielo, dove siede Regina, ma ancora sulla terra a conforto dei miseri mortali, di cui è Madre pietosa.
Ma se lo spettacolo nel Santuario di Maria Ausiliatrice fu imponente pel concorso di popolo che v' intervenne , esso non fu meno giocondo per le musicali armonie, con cui si celebrarono i divini Misteri, e si cantarono le glorie di Dio e dell'Augusta sua Madre. La grandiosa Messa di Benedetto Marcello, interpretata e diretta da Don Giovanni Cagliero, accompagnata coll' organo dal degno suo discepolo il Maestro Giuseppe Dogliani , eseguita da circa 200 cantori, parte giovani dell' Oratorio Salesiano, parte distinti professori della città , che ad un semplice invito prestarono di buon grado il loro concorso, produsse un mirabile effetto nell' animo di tutti gli intelligenti. Furono soprattutto le voci bianche dei giovanetti quelle, che riuscirono a scemare la monotonia prodotta dall' antico sistema di tonalità, dallo stile continuamente fugato, e dalla ripetuta cadenza così detta plagale. Onde avvenne che quelle melodie maestose e gravi piacquero eziandio ai profani, e a coloro che hanno le orecchie troppo educate alla musica dei tempi moderni. All'Offertorio e ancora dopo l'Agnus Dei si eseguì il mottetto Peccavimus, a cinque parti, di Pier Luigi da Palestrina, il celebratissimo ristoratore, il principe della musica sacra. Noi non troviamo parole adequate per esprimere gli affetti, che destò in tutti i cuori quel canto sublime. Intelligenti e non intelligenti ne sentirono il dolce , ed esclamarono : Questa è musica degna del Santuario : questa è musica veramente celeste.
In quel momento pareva di trovarsi sulle sponde del Tigri e dell'Eufrate, super flumina Babylonis, e di ridire l'esule popolo ebreo ad innalzare altissimo grido a Dio e domandare pietà : Abbiamo peccato coi padri nostri, abbiamo operato ingiustamente, abbiamo commessa l'iniquità; ma tu, o Signore, abbi pietà di noi : Peccavimus cum patribus nostris, iniuste egimus, iniquitatem fecimus : miserere, Domine, miserere.
Se tutte le composizioni del Palestrina sono di tale espressione , se danno armonie così soavi e celesti, se commuovono e compungono, se sollevano a Dio così, è veramente da deplorare che esse, fuori di Roma, non siano abbastanza studiate, non siano generalmente eseguite.
Per amor di brevità nulla diciamo dei cinque salmi dei Vespri, che per circa un'ora trattennero come sulle soglie del Paradiso i numerosi e divoti astanti ; ma non possiamo tacere dell'inno Saepe dum Christi, la cui esecuzione fu perfetta in ogni sua parte, e di un effetto indescrivibile. Soprattutto il canto della prima strofa, in cui Don Cagliero colle note e col rombo della gran cassa , imitante lo sparo delle artiglierie , i si studiò di rappresentare il rumore delle due armate , Cristiana e Turca , in ardua tenzone tra di loro nelle acque di Lépanto, scosse ogni fibra del corpo. In quell'istante ti sentivi scorrere come un sacro orrore per tutta la vita, e destarsi in petto l'ardor bellicoso ; ei ti pareva di trovarti ancor tu in mezzo alla pugna, e con istrenuo ardimento abbattere il truce mussulmano, e al grido di viva Maria tuffarlo nel mare. Non meno ammirabile per la sua dolcezza fu il coro rappresentante le caste vergini e gli innocenti fanciulli: Virgines castae, puerique pueri, che insieme col clero e popolo cristiano ringraziano Dio della vittoria coll'aiuto di Maria, debellatrice delle nemiche squadre, ottenuta. Al momento di questo canto non erano meno di cinque mila persone in chiesa; e tutti erano in preda a tale entusiasmo, che, se fosse stato permesso, avrebbero sollevato un grido d'applauso all'autore della stupenda musica, e agli abili suoi esecutori. Abbiamo udito un forestiero a dire Per assistere a questo canto vale la pena venire fin di lontano : io vengo dalla Francia, e non me ne duole : Je viens de la France, et je ne regrette pas.
Il Tantum Ergo, a quattro voci, del celebre maestro Felice Frasi, fu una ben degna corona a tutto il resto della musica di quel giorno.
Erano le otto e mezzo di -sera. Il Santuario rischiarato da mille faci e gremito di gente silenziosa e divota ; l'altare maggiore per la pietà dei fedeli bellamente adorno e risplendente quale una reggia; il Figlio di Dio immortale ed invisibile , che dall'Ostia esposta su magnifico trono, come di sotto a candido velo, riceveva l'omaggio dell'adorazione e dell' amore di un popolo immenso ; l'immagine di Maria Ausiliatrice, che dall'alta icona ti aveva l' aria di una Madre sorridente a' suoi figli amorosi ; un coro di 200 soavissime voci, che con inquisita armonia facevano risuonare: Veneremur cernui, laus et jubilatio, sit et benedictio, amen, amen; tutto questo veduto, udito, sentito ad un tempo presentava uno spettacolo indicibile; spettacolo che risvegliava la fede, innamorava i cuori, sollevava dalla terra, innalzava al Cielo, dando una gialche imagine delle arcane cose, colà preparate ai veri amanti di Dio.
Le feste cattoliche sono eminentemente educatrici, ed esercitano sul cuore dell'uomo una influenza calma e misteriosa. Eccone una prova tra mille a proposito della prefata solennità. Al domani una pia signora venne a dirci : « Mio marito, che da due anni più non metteva i piedi in chiesa, ieri sera tirato da me in questo Santuario di Maria Ausiliatrice ne fu così tocco, che lo vidi a piangere. Giunto a casa mi assicurò che giovedì, festa del Corpus Domini, sarebbe venuto qui a confessarsi, risoluto di mutar vita. Preghi Maria che trionfi appieno di quel povero cuore. » E Maria ne ha trionfato.
Nè qui fu il tutto. Già presso al 24 maggio si aveva ancora il grave timore, che niun Vescovo potesse prendere parte alla festa, secondo il consueto degli anni scorsi. Ma così non fu ; chè anzi Maria Ausiliatrice fece sì , che ben tre insigni Prelati di Santa Chiesa rendessero splendidissima la cara solennità.
Monsignor Lorenzo Pampirio Vescovo di Alba, quantunque in procinto di fare la sua solenne entrata nella Diocesi affidatagli dal Supremo Gerarca, e perciò in quei giorni occupatissimo, ebbe tuttavia la squisita bontà di accettare l' invito di D. Bosco, e venire a predicare nei tre ultimi giorni della novena e nella festa, riscaldando tutti i cuori colla eloquente ed affettuosa sua parola.
Monsignor Giacomo Corna-Pellegrini, Vescovo di Samaria e ausiliare di Brescia, ebbe la degnazione di condursi fin da quella città per venire a celebrare nella chiesa di Maria Ausiliatrice la Messa della Comunione generale, edificando tutti i fedeli coll'angelica sua pietà.
Finalmente diede il maggior lustro alle sacre funzioni Monsignor Daniele Comboni, Vescovo di Claudiopoli e Vicario apostolico dell'Affrica centrale. Trovandosi di passaggio in Torino, l' intrepido Missionario della Nigrizia volle rendersi vie più benigna la Vergine Ausiliatrice, e ad onore di Lei e col permesso di Sua Eccellenza Reverend.ma Monsignor Lorenzo Gastaldi Arcivescovo di Torino, pontificò nel suo Santuario mattino e sera. La maestà della sua persona, la lunga barba che gli cadeva dal mento, la voce sonora che rimbombava per tutta la chiesa e facevasi udire persin nella piazza, risvegliavano l'idea di un vero eroe del deserto.
Con alla testa un tale pontefice, stupendo fu davvero lo spettacolo , che porgeva il numeroso clero durante le sacre cerimonie nel vasto presbiterio, e all'altare di Maria Ausiliatrice ; nobili e generosi gli affetti, di cui andò ricolmo ogni cuor ben fatto. Per verità esultavano e Sacerdoti e chierici dell'onore di poter fare corteggio e corona ad un uomo, che da venticinque anni consuma la sua vita sulle infuocate sabbie dell' Af frica, e che ha diritto di essere riguardato quale uno dei più coraggiosi apostoli dei tempi nostri ; anzi quale un martire della fede, per la propagazione della quale trovossi già ben undici volte esposto alla morte; sentivansi pur rapiti dall'ammirazione i giovanetti dell' Oratorio e i fedeli tutti, per vedere celebrarsi in mezzo a loro i sacrosanti Misteri da un Prelato , che li aveva più volte celebrati tra popoli e tribù di favella e di colore diverso, tra il ruggire dei leoni e il sibilar dei serpenti. E dal canto suo anche l'inclito Presule provava una gioia inesprimibile, ed ebbe a confessare che raramente gli accadeva di pontificare con tanto gusto dell' anima sua. Soprattutto lo consolava il pensiero che di tanti giovani chierici, che lo circondavano e servivano all'altare, molti sarebbero pur divenuti apostoli tra le barbare genti, ed alcuni eziandio suoi coadiutori nei deserti dell'Africa, e salvatori dei suoi poveri negri. Di questa grazia egli pregò il Signore con tutta l'effusione di un'anima ardente, con tutto l'affetto e con tutto lo zelo di un Vescovo, che ha cento milioni di anime sotto di sè, ed un Vicariato esteso quanto l'Europa.
Noi speriamo che le fervide preghiere da lui in quell'occasione innalzate al trono di Dio e della Regina degli Apostoli saranno esaudite ; nutriamo anzi fiducia che giorno verrà che nelle sterminate e tuttora inesplorate pianure della Patagonia e della Nigrizia si udiranno due immensi popoli a gridare nella loro lingua: Benedizione, e gloria, e sapienza, e rendimento di grazie, e onore, e virtù , e fortezza a Gesù Cristo nostro Dio, nostro Salvatore, nostro Re pei secoli dei secoli : Benedictio , et claritas, et sapientia, et gratiarum actio, honor, et virtus, et fortitudo Deo nostro in saecula saeculorum. Allora Monsignor Comboni e D. Bosco, condotte appiè del Vicario di Cristo quelle nazioni cristiane e incivilite, potranno stringersi la destra come due vincitori, e pieni di confidenza in Dio darsi il convegno sulle soglie della celeste Sionne, per dare principio ad un eterno trionfo, allato di Maria, che, al dire di s. Cirillo Alessandrino, ha rovesciata l'idolatria, ha illuminate le genti, le ha condotte al battesimo, e fatto innalzare chiese al vero Dio per tutta la terra : Per te omnis creatura, idolorum errore detenta, conversa est ad agnitionem reritatis, et fideles homines ad sanctum baptysmum pervenerunt, atque in toto orbe terrarum constructae sunt Ecclesiae (1).
(1) Il Journal des Villes et Campagnes annunzia infatti che a Knoc in Irlanda ebbe luogo un'apparizione della Beata Vergine. Maria apparve circondata di stelle e di luce ad un lato esterno della Chiesa, la prima volta il 21 agosto 1879, poi il 5 gennaio , indi il 5 febbraio dell'anno corrente. In mezzo al grande splendore si vide altresì un altare con sopra un agnello ed una croce. Maria era vestita di bianco e coronata di ricco diadema. I suoi piedi non toccavano la terra : te, eva le mani in atto supplichevole, e gli occhi rivolti al cielo.
L'apparizione tu vista a principio da tre o quattro persone ; venne quindi gente in folla, compresi gli agenti di polizia, che dovevano rendere conto di quell'assembramento di popolo. Questi agenti hanno constatato de risu l'apparizione ; e la relazione fattane dall'arcidiacono Cabanah fu confermata da cattolici , da protestanti, da gendarmi, da impiegati e dalla stessa stampa protestante, fra gli altri dal Daily Telegraph, uno dei più grandi giornali di Londra. I prodigi datano da sei a sette mesi. Da quest' epoca si contano già 250 miracoli sopra casi di paralisia, di cecità e di malattie di ogni sorta, riconosciute incurabili. Knoc è diventata la Lourdes dell'Irlanda; e ciò precisamente nel momento, in cui l'eroica nazione Irlandese quasi tutta cattolica si trova nella più grande miseria. Sia la Vergine SS. la sua potente Ausiliatrice.
(1) Hom. contr. Nestorium.
Le cose avvenute nel corso della novena di Maria Ausiliatrice furono di tal natura, che crediamo utile il qui notarne almeno una piccola parte. Senza pretendere di portarne giudizio autentico, confessiamo anzitutto che in quell'occasione abbiamo avuto la bella sorte di assistere a certi fatti, e udire tali racconti, che ci ricordarono i primi tempi della Chiesa, e ci siamo convinti appieno che Iddio non ha ancora accorciato il suo braccio, e che la divina sua Madre è sempre tesoriera e larga dispensatrice dei suoi celesti favori. Noi accenniamo qui talune delle centinaia di grazie, che vennero ricevute o riferite in quei giorni, riserbandoci di pubblicarle poscia per disteso in un libretto a parte. Soggiungeremo in pari tempo alcune altre notizie, degne di particolare menzione.
Primo giorno della Novena.
Benedetta Durando narra come, dopo invocazione a Maria Ausiliatrice, suo marito Stefano, affetto da malattia di cuore e già spedito dai medici, ottenne la perfetta guarigione. In riconoscenza la pia donna offre in dono a Maria un paio d'orecchini d'oro.
Un fanciullo d' anni nove, per nome Carlo Priola, era da circa sei mesi colpito da sì grave mal d'occhi, che andava a rischio di perdere la vista. La madre avendolo raccomandato a Maria Ausiliatrice ebbe la consolazione di vederselo tostamente guarito. In riconoscimento della grazia ricevuta ella manda due occhi d'argento.
Secondo giorno.
Si presentò un certo signor Girard da Nizza Marittima, e raccontò come un crudel scirro già andato in cancrena gli rodeva a poco a poco la vita. Raccomandatosi a Maria Ausiliatrice, il tumore si risolse ben tosto, scomparve la cancrena , ed in breve tempo sanissima rimase la parte intaccata. Venne a ringraziare Maria dell' insigne favore, e farle un'offerta.
Terzo giorno.
Il conte di Villeneuve generale francese, pieno di profonda gratitudine narra che l'unico suo figliuolino d'anni tre, chiamato Raimond, si trovava agli estremi di vita, e che, raccomandato a Maria Aiuto dei Cristiani, ricuperò in un subito la perfetta salute. Egli ne visitò il Santuario per divozione e riconoscenza , lasciandovi una prova di sua carità.
Quarto giorno.
Il Molto Reverendo D. Lodovico Pennazio Priore della Parrocchia di S. Giovanni in Racconigi venne a ringraziare Maria Ausiliatrice , e a farle una generosa offerta, per averlo guarito da una malattia, che da molto tempo lo travagliava, e che minacciava di renderlo infelice per tutta la vita.
Quinto giorno.
Una contessa di Torino aveva un figliuoletto malato, che malgrado tutta l'assistenza e l' arte dei medici era ridotto a morte. Desolatissima la madre, si prostra a terra, prega Maria Ausiliatrice, che le conservi il caro pegno dell' amor suo, e d'accordo col nobile signor marito promette di offrire al suo Santuario l' oggetto più prezioso tra le sue gioie, se le concede la grazia. Fatta la preghiera e la promessa, il bambino si riebbe come da morte a vita. La nobile signora vistasi così meravigliosamente esaudita esamina i suoi gioielli , e trova che gli oggetti più preziosi e cari sono tre stelle di diamanti , e sul principio della novena scioglie il voto, portandoli in dono al Santuario della celeste Ausiliatrice.
Sesto giorno.
Maria P. da più anni aveva una lite desolatrice , che le rubava la pace della famiglia, nell' atto stesso che dava fondo al suo patrimonio. Piena di fiducia la raccomandò a Maria Ausiliatrice, ed ecco in capo a pochi giorni aggiustarsi le cose , e terminare ogni questione senza aver più bisogno né di avvocati né di procuratori. Quello, che avrebbe dovuto spendere in questi. ella donò di buon grado a decoro del Santuario della potente sua Avvocata, e a benefizio dei poveri giovanetti ricoverati nell'annesso Ospizio Salesiano.
In questo giorno istesso , 20 maggio , verso le ore tre pomeridiane, previo avviso, D. Bosco tenne la Conferenza ai Signori Cooperatori di Torino. Intervennero in numero di circa 150. Le cose statevi esposte saranno altra volta riferite.
Settimo giorno.
Due genitori condussero al Santuario un fanciullo di sei anni e dissero: « Poco tempo fa noi siamo stati qui con questo nostro figliuolino, che per debolezza di gambe non aveva ancora mai camminato ; lo abbiamo raccomandato a Maria ; gli abbiamo fatto dare una benedizione ; ed ora eccolo qua intieramente guarito. Egli cammina, egli salta, egli corre, e cominciò andar meglio da quel giorno fortunato. » Quel padre e quella madre non rifinivano di lodare e ringraziare la celeste loro Benefattrice di un tanto favore.
La sera di questo giorno Sua Eccellenza Ill.ma e Rev.ma, Monsignor Lorenzo Pampirio Vescovo di Alba, cominciò un triduo di predicazione. Ad un rispettabile uditorio egli dimostrò nella prima parte del suo mirabile discorso che Maria é nostra Madre e qual Madre ella sia ; e nella seconda parte, l' obbligo che ci stringe di amarla quali figli.
Ottavo giorno.
Una signora scriveva da Marsiglia : « A gloria di Dio e ad onore di Maria Ausiliatrice, le l'o sapere che ho ottenuto la grazia della riconciliazione del mio marito colla mia e sua figlia , la quale aveva voluto contrarre un matrimonio conveniente bensì, ma che non entrava nelle viste di lui. Da tre anni io era privata del piacere di vedere mia figlia presso di me, e persino di pronunziare il suo nome dinanzi a mio marito, talmente anche il solo ricordo di lei lo irritava da farmi temere gravi conseguenze per me. Ma dopo le preghiere fatte a Maria Ausiliatrice io cominciai a vedere mio marito mutare sentimento verso mia figlia, poi l'udii a parlarne in bene. Poc'anzi finalmente egli la fece venire presso di noi, l'abbracciò teneramente, e strinse la mano al suo sposo, rendendoci tutti estremamente contenti e felici. »
Oggi, 22 maggio, intorno alle ore tre pomeridiane si tenne la Conferenza alle Signore Cooperatrici di Torino, che intervennero in numero di oltre a 250. Le cose esposte da D. Bosco furono di singolare importanza, e ne riserviamo la pubblicazione nel seguente numero del Bollettino.
Nel suo discorso Monsignor Pampirio, domandate le ragioni per cui Maria SS. quantunque Madre sì amabile, pur tuttavia da molti non sia amata, fece vedere nella prima parte che la ragione si è che Maria è tutta purità , ed invece molti cristiani e cristiane sono tutti impudicizia. Esortato quindi ad essere puri per essere veri amanti di Maria, passò a dare nella seconda parte alcuni mezzi per conservare la bella virtù e fuggire il vizio opposto, e ne segnalò soprattutto i duc principali, cioè la preghiera e la mortificazione.
Nono giorno.
Da un paese del Trentino ci si scriveva: « Da una decina di anni si deplorava in questa parrocchia di... l'ostinazione di un infelice, che a fronte di missioni, di consigli, di ammonizioni e di suppliche, non voleva più sapere di Sacramenti e di Pasqua. Buon per lui e per noi, che ci venne in mente Maria Ausiliatrice. Bastarono alcune preghiere a questa buona Madre , e la grazia era ottenuta. L' ostinato peccatore si accostava poc'anzi ai santi Sacramenti con immenso giubilo suo e di noi tutti. Ed ecco un nuovo trofeo di Maria Ausiliatrice. »
Venne eziandio una signora da Mondovì e portò un quadro dedicato a Maria Ausiliatrice ed una gruccia. Non potendosi reggere in piedi, ne camminare, se non coll'aiuto delle stampelle, ella si raccomandò a Maria , ed ottenne la grazia di così perfetta guarigione , da camminare speditamente senza più veruno incomodo. La gruccia sta sospesa nella sacrestia del Santuario a segnale e a ricordo della bontà di Maria Ausiliatrice.
Questo giorno medesimo, 23 maggio, Domenica della SS. Trinità e vigilia della grande solennità di Maria Ausiliatrice, Monsignor Pampirio con un magnifico discorso dimostrò Maria l' opera più stupenda della Triade Sacrosanta , vale a dire che in Lei si era riflessa la potenza del Padre , la sapienza del Figlio , e la bontà dello Spirito Santo.
Le cose principali di questo giorno le abbiamo esposte nel primo articolo. Qui aggiungiamo solamente che in sul mattino i giovani del Collegio di Lanzo, di S. Benigno Canavese, e di Valsalice, come figli dello stesso padre, D. Bosco, e della stessa Madre Maria Ausiliatrice, vennero ad unirsi ai loro fratelli dell' Oratorio Salesiano, prendendo parte alla giocondissima festa. Vi intervennero eziandio le allieve del nostro educatorio di Santa Teresa in Chieri, ed una rappresentanza delle giovani che vi frequentano l' Oratorio festivo. Esse unitamente alle Suore di Maria Ausiliatrice, loro maestre ed assistenti, vi si accostarono alla Santa Comunione con una divozione edificante, ed implorarono che Maria continui a tenere disteso il valido suo manto sopra quell'Oratorio, e a farlo fiorire a pro di tante figlie, e a confusione o a resipiscenza di chi prosegue a volergli male.
Per l'aggiunta di tanti intervenuti la famiglia di D. Bosco era in quel dì più che duplicata: a pranzo non erano meno di duemila persone. Come adunque provvedere a tanta gente ? Maria Ausiliatrice ci provvide da buona Madre, servendosi dei suoi caritatevoli divoti. Nei giorni precedenti gli uni mandarono commestibili, gli altri bariletti e bottiglie di vino, taluno carne ed altri generi di companatico, come cacio, fragole, nocciuole, e non mancò chi pagasse i dolci ed un bicchiere di buon vino a tutti. Noi toccavamo così con mano, e, per dire più chiaramente , sperimentavamo anche colla bocca l' avveramento di quel detto del divin Salvatore : Quaerite primum regnum Dei et iustitiam eius, et haec omnia adiicientur vobis : Cercate prima il regno di Dio e la sua gloria , e allora tutte le altre cose vi saranno date per giunta.
CHIUSURA DELLA GIORNATA.
La sera poi recitate le orazioni del buon cristiano, e prima di recarci al riposo, ci venne fatta una dolce improvvisata. Monsignor Comboni, che si era degnato di fermarsi a cena con D. Bosco, volle parlarci per l' ultima volta. Salito pertanto sopra una sdruscita cattedra, egli ci fece una breve, ma calorosa parlata : « Cari giovani, egli disse, diletti Salesiani, io non ho potuto contenermi dal venirvi a dire, che voi in quest' oggi mi avete fatto assistere ad una festa di paradiso. Il vostro Santuario ha presentato un grande spettacolo. Io non mi perito di asserire che esso é ormai divenuto uno dei più celebri d'Italia. Il mio cuore di Vescovo, di Cattolico, d' Italiano, ne gode e ne esulta. - Ma quando avrò io la sorte di assistere a feste siffatte, nell'Affrica Centrale, nella mia Nigrizia ? Il vostro Superiore, D. Bosco, mi ha promesso di mandare dei suoi Salesiani in mio aiuto. Conoscendo il suo cuore di Apostolo, io porto la più grande certezza che egli manterrà la sua parola, e che i Salesiani saranno un giorno gli Apostoli de' miei poveri negri, che giacciono miseramente nell'ombra di morte, oppressi dalle catene di una schiavitù crudele. La salute di quei popoli non verrà, no, nè dai protestanti, nè dagli esploratori, né dai mercanti. Essa verrà dai successori di quegli Apostoli, a cui Cristo disse : Eúntes , docete omnes gentes ; dai successori di quegli Apostoli, che malvestiti e scalzi abbatterono la stolta idolatria, e sopra le sue rovine inalberarono il vessillo della Croce. Coraggio, Salesiani, preparatevi alla grande opera; uno sguardo alla Patagonia, l'altro alla Nigrizia; una mano alla prima, l'altra alla seconda, e conducetele coll' aiuto di Maria Ausiliatrice a Dio, al suo Vicario, alla sua Chiesa.»
Queste infuocate parole dell' Apostolo africano furono accolte da una salva di fragorosi applausi, e con questi si chiuse la memoranda giornata.
RINGRAZIAMENTI.
Grazie pertanto noi rendiamo vivissime a quanti si prestarono a rendere più lieta e splendida la novena e la festa di Maria Ausiliatrice. Grazie primieramente a Sua Eccellenza Rev.ma Monsignor Pampirio, che venne a preparare i nostri cuori alla grande solennità con parole inspirate da un cocentissimo amor di Dio , e dell' augusta sua Madre. Grazie a Monsignor Pellegrini-Corna e a Monsignor Comboni, che colla presenza loro aggiunsero lustro alle sacre funzioni di quell'incancellabile giorno. Grazie ai molto Reverendi Canonici e Curati della città, grazie soprattutto al venerando Monsignor Luigi Anglesio Superiore della piccola Casa della divina Provvidenza , e degno successore del venerabile Cottolengo , i quali ogni sera della novena si portarono per torno ad impartire la benedizione nella Chiesa di Maria Ausiliatrice. Grazie ai distinti signori professori di musica, i quali vennero a congiungere le loro pellegrine voci a quelle dei nostri giovanetti, per far meglio risuonare nel gran tempio le lodi di Dio e della Regina del Cielo.
Grazie insomma a quanti colla preghiera , col consiglio e colla mano, o da lungi o da vicino, ci fecero sentire in quell' occasione i dolci effetti di loro pietà e carità insigne, concorrendo alla spesa degli apparati, e provvedendoci di ogni bene di Dio. Non potendoli altrimenti ricompensare, noi abbiamo già pregato e pregheremo tuttavia che il Signore conceda loro in vece nostra un degno contraccambio su questa terra col benedirli nella persona, nella famiglia, e nei loro interessi, e finalmente in Cielo col renderli degni di partecipare all'eterne feste tra il consorzio de' Santi , e in seno alla dolcissima Madre nostra Maria Ausiliatrice.
Nel numero precedente l'abbondanza della materia c'impedì di pubblicare la seguente relazione, la cui lettura speriamo che riuscirà di gradimento e di conforto a tutti i nostri amici.
La sera del 5 aprile D. Bosco ebbe il favore di una privata udienza del Santo Padre Leone XIII, che forma oggidì la meraviglia del mondo, e per cui palpitano di amore tutti i cuori cattolici. Egli s'intrattenne col Vicario di Gesù Cristo per circa tre quarti d'ora, nel qual tempo poté trattare di cose importantissime per la nostra Congregazione.
Dopo vi furono ammessi eziandio i due Sacerdoti che accompagnavano D. Bosco, cioè D. Francesco Dalmazzo nostro Procuratore in Roma , e D. Gioachino Berto segretario di D. Bosco ed archivista. Avendo saputo del furto fattogli in casa nostra, il Santo Padre ne mosse al Procuratore un dolce rimprovero e graziosamente scherzando gli disse : Ah! siete voi che avete lasciato portar via i denari ? - Ma il segretario soggiunse tosto per lui : No, Santità ; sono piuttosto io che non li ho custoditi bene, perché erano nella mia valigia. - Il Papa si mostrò molto dolente di quel delitto, che aveva in quei giorni fatto loro assaporare disgusti indicibili ; ma li confortò con parole piene di benevolenza.
Intanto gli furono presentati i dizionarii, latino e italiano, di D. Durando , e il Papa li gradì e domandò - Chi li ha composti? - Un nostro professore, rispose D. Bosco, e li compose avendo in mira di purgarli da certe voci inopportune , onde poterli mettere con tranquillità in mano alla gioventù - Questa è cosa buona; va bene. E qual é il nome dell' autore ? - D. Durando - D. Durando, ripetè il Papa ; va bene. Metteteli li sul mio tavolino ; - e così fu fatto.
Avendo infine D. Bosco implorata l'Apostolica Benedizione, il Santo Padre, Sì, rispose, vi benedico tutti di buon cuore, ed uscì a un dipresso in queste parole
« Benedico anzitutto il Superiore che fu da Dio inspirato a fondare la Congregazione Salesiana, e che con tanto zelo lavora pel bene delle anime ; benedico la vostra Congregazione, che in una maniera maravigliosa e provvidenziale si è cosi presto e cotanto dilatata ; benedico tutti i suoi membri, affinché sempre fedeli alla propria vocazione, ed informati dello stesso spirito del Fondatore, combattano coraggiosamente l'iniquità, sostengano con fortezza e costanza gli assalti dei nemici di Dio, e salvino molte anime, specialmente tanta povera gioventù; benedico le opere vostre, le vostre fatiche, soprattutto quelle dei bravi Missionarii , i quali cosi generosamente consacrano la loro vita per estendere il regno di Gesù Cristo; benedico le Suore di Maria Ausiliatrice , i Cooperatori e le Cooperatrici , le vostre e le loro famiglie ; benedico ancora i vostri allievi, i vostri benefattori, affinchè crescano di numero e di fervore. Sì, Benedictio Dei omnipotentis, Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, descendat super vos, et super omnia opera vestra, et maneat semper.
Amen, rispondettero tutti di cuore, e alzati se ne partirono coll'animo ricolmo d'immensa gioia.
« Come si vede, così una lettera da Roma, come si vede, la benedizione del Papa fu un bel discorsetto d'incoraggiamento e di conforto. Egli parlava in tono così tenero, cordiale e paterno, che in quel momento vedendo tanta affezione e benevolenza verso il nostro amatissimo D. Bosco , verso di noi due, e verso tutta la Congregazione nostra, rimanemmo come estatici. Ci pareva di rimirare l'amabilissimo Pio IX risuscitato in Leone XIII, come vi è redivivo nell'Autorità Suprema. »
La giornata dunque del 5 aprile 1880 fu una giornata di rose e di consolazione, e ripagò D. Bosco delle spine e delle amarezze dei giorni passati. E sempre Dio che abbatte e suscita, che affligge e che consola. Sia Egli adunque benedetto.
Abbiamo ritardato finora a far parola della 3a Conferenza dei Cooperatori Salesiani tenutasi in Roma il giorno 5 del mese di aprile, perche disgraziatamente andò smarrita la relazione, che ce ne venne inviata in quel tempo. Avendo ora potuto raccogliere alcune altre notizie, ci facciamo premura di qui pubblicarle a comune edificazione.
Verso le ore quattro pomeridiane di quel giorno memorando , previo avviso , si radunarono nella Cappella riccamente addobbata delle nobili Signore Oblate di Santa Francesca Romana, oltre ad un centinajo di ragguardevoli persone , illustri signori , e nobili matrone. Vi si notavano tre Eminentissimi Principi di Santa Chiesa, cioè il Cardinale Enea Sbarretti. il Cardinale Lorenzo Nina, Segretario di Stato di Sua Santità, e il Cardinale Gaetano Alimonda. Si diede principio alla Conferenza colla lettura di un tratto di vita del nostro san Francesco. Quindi con molta maestria e perizia alcune delle Signore Oblate di quell'eccellentissima Casa cantarono un grazioso mottetto in musica , che servì mirabilmente a preparare gli animi degli egregi uditori.
Finito il canto, D. Bosco montò sul palco a tal uopo preparato, donde prese ad esporre lo stato attuale delle Opere Salesiane, promosse colla carità e coll'appoggio dei Benemeriti Signori Cooperatori e delle Signore Cooperatrici di Roma, e dei varii paesi d' Italia , Francia ed America. Segnalò soprattutto quelle, che hanno per iscopo precipuo di porre qualche riparo all' invadente eresia dei Protestanti, quali sono tra le altre le Case di Spezia, Sampierdarena, Vallecrosia ecc. Venne poscia a dire dello sviluppo straordinario e precoce delle Missioni Salesiane in America, e dello stato attuale della Patagonia , esponendo come, dopo tanti sforzi e fatiche per oltre a tre secoli dai Missionarii Cattolici senza buon esito sostenute per la conversione di quei popoli selvaggi, questi siensi finalmente mostrati disposti ad accogliere i Missionarii Salesiani , e si arrendano oggimai ad ascoltare la predicazione del Vangelo. Il scelto e pio uditorio stette per circa una mezz' ora pendente dal labbro di D. Bosco , riportando dalla sua parola dolcissime impressioni.
Disceso D. Bosco, salì al luogo stesso l' Eminentissimo Cardinale Gaetano Alimonda, il quale fece un discorso di circa tre quarti d' ora tutto calore ed eloquenza , di cui è maestro impareggiabile. La nostra penna si giudica inetta a tenere dietro ai voli dell' Eminentissimo oratore , e ci e giuoco forza sfiorare una parte soltanto dei nobili pensieri svolti da lui con una maestria più unica che rara, e dei consigli ed incoraggiamenti impartiti all'uopo con quella saviezza e con quell'ardenza di affetto, di cui a grande dovizia è fornita la sua gran mente o il suo bel cuore.
Prese per testo del suo discorso le parole di s. Paolo : Dei sumus adiutores, esordì coll' esprimere la gioia che provava in quel momento: gioia per trovarsi in mezzo ad una udienza sì pia e religiosa, la quale dava a vedere che non tutti eransi messi nella via di Caino , non omnes in viam Cain abierunt , e che non tutti avevano piegato il ginocchio dinanzi a Baal ; gioia per la bella relazione che fece il Superiore dei Salesiani; gioia per appartenere ancor egli ai Cooperatori Salesiani, e per poter parlare come fratello a fratelli. L'assunto che prese a trattare si fu il dovere che abbiamo di cooperare con Dio al bene ed alla salvezza delle anime : Dei sumus adiutores.
Apertasi in tal guisa la via con questo preludio, egli passò a dimostrare che Iddio nel creare il inondo fisico non volle compagni, ma nella creazione del mondo morale volle Cooperatori. Furono Cooperatori di Dio i Patriarchi , i Profeti , i Legislatori, gli Apostoli, gli Evangelisti, i Martiri, i Confessori, le Vergini. Essere Cooperatore conviene anche ai laici. I laici hanno comune coi Sacerdoti la Missione in genere come hanno il battesimo. Il laico oggidì meglio che il Sacerdote può introdursi nella Società ed operare il bene. Le vocazioni al Sacerdozio scarseggiano , perché impedite. I Cooperatori laici tengono in più casi il luogo dei sacri Ministri che mancano. Tutti adunque possono e debbono cooperare.
L'egregio oratore si fece poscia a cercare l'oggetto della Cooperazione Salesiana. - I. Noi stessi. Vogliamo muovere gli altri? Muoviamo prima noi. Santificare gli altri? Prima santifichiamo noi medesimi. - Il. I ragazzi abbandonati. Strapparli dai pericoli del mondo ; prendersi cura di loro ; indirizzarli a Dio, alla Religione, alla Società, ecco un nobilissimo cómpito dei Cooperatori Salesiani. Mettiamo per la buona carriera fanciulli inutili, inoperosi, ma propensi al bene. Parecchi di questi che sarebbero rimasti nell'oscurità, aiutati da qualche Cooperatore divennero grandi Santi nella Chiesa , e uomini celebri nelle scienze ed arti belle. Ne sono esempio il giovane Ildebrando, che da figlio di un carpentiere divenne un Gregorio VII, forse il più eroico dei Pontefici antichi ; esempio un Giotto pastore, un Canova scalpellino, divenuti il primo un eccellente pittore, il secondo uno scultore di grido, perché soccorsi l' uno da Cimabue , l' altro da Giovanni Fallieri. Soprattutto promuoviamo le vocazioni allo stato ecclesiastico; informiamoci se vi sono giovani inclinati a questa parte , e aiutiamoli a sviluppare il loro ingegno, e ad appagare i loro voti. Il Superiore ci ricordava poco fa le Missioni. L'epoca delle Missioni non é ancor terminata , e sempre si va ripetendo : Euntes, docete omnes gentes. Federico Il diceva che la Chiesa é un gufo; no, la Chiesa é invece una colomba, che vola di cielo in cielo , di firmamento in firmamento per portare dappertutto la buona novella , la parola di pace. Ma le Missioni hanno bisogno di Sacerdoti. Che bella cooperazione è quella mai di provvedere Apostoli a tanti poveri selvaggi. - III. Rendere la cooperazione più facile ed efficace coll'usare i mezzi più acconci. 1° mezzo : Promuovere nei ragazzi la frequenza ai Sacramenti della Confessione e della Comunione. Conduciamoli al Signore appié degli altari, e ne faremo dei Santi. 2° mezzo : La buona lettura. La Congregazione Salesiana si occupa della buona stampa , aiutiamola. I Protestanti danno via libri a chi li vuole e a chi no, per seminare e propagare i loro errori ed avvelenare le anime. Quello che essi fanno pei libri cattivi , noi facciamolo pei buoni. Un buon libro talvolta crea un Santo : un sant' Agostino , un sant' Ignazio , un beato Colombini si ridussero a Dio per via di una buona letttura. 3° mezzo : L'istruzione, ma istruzione buona, istruzione cattolica. Già diceva Platone ai suoi tempi che l'istruzione cattiva é peggiore dell'ignoranza. La scuola corrotta apre la via ai delitti, e le statistiche criminali dimostrano infatti che questi abbondano maggiormente tra gli alfabeti, che non tra gli analfabeti. Buona é l'istruzione dove s'inculca il timor di Dio. Pessima ove sta scritto sulla facciata della scuola: Qui non si crede a Dio.
Meglio cento volte l'ignoranza che non una tale istruzione. Raccogliamo i ragazzi nelle scuole cattoliche. Facendoli buoni cristiani li avremo eziandio buoni cittadini. 4° mezzo per ben cooperare si è la limosina. Le opere dei Salesiani si sostengono colla carità dei fedeli. Alcuni diranno che non sono in grado di fare grandi limosine. Si risponde: quelli che hanno mezzi facciano limosina secondo il loro avere ; gli altri la facciano secondo il loro potere. Tata Giovanni era un povero muratore ; eppure perché caritatevole trovò modo di fondare l' Istituto di poveri giovanetti qui vicino, che da lui prende il nome. Perché non imiteremo noi questi edificanti esempi ? Non potendo impiantare nuovi Ospizi, sosteniamo i già esistenti; Dei sumus adiutores. Sì, mostriamo colle opere di essere veri Cooperatori Salesiani. Così facendo metteremo in pregio l'opera stessa dei Cooperatori ; molti seguiranno il nostro esempio; aumenteranno i nostri aiutanti ed avremo il conforto di salvare innumerevoli anime.
L'Eminentissimo Alimonda, del quale qui non facciamo che abbozzare con meschine parole i sublimi concetti che egli sviluppò con una facondia mirabile, terminò il suo discorso col dare un rapido sguardo alle Opere dei Salesiani, svolgendo la risposta data da Gesù Cristo ai discepoli di san Giovanni Battista, dopo di avere operato in loro presenza varii prodigi: Andate e riferite a Giovanni quello che avete udito e veduto : I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, si annunzia ai poveri il Vangelo. Nell'applicare queste parole ai Salesiani per quello, che essi fanno o meglio per quello che si studiano di fare a vantaggio morale e religioso di tanta povera I gente, Sua Eminenza mostrossi di una eloquenza ineffabile; così che terminò il suo parlare lasciando in tutti un'intima persuasione della verità di ciò che asseriva, ed una commozione ed ammirazione che la penna non vale ad esprimere.
Coronava la Conferenza l' Eminentissimo Cardinal Lorenzo Nina Protettore della Congregazione Salesiana e de' suoi Cooperatori, impartendo solennemente la benedizione col SS. Sacramento.
Il Signore ricompensi ognuno dell'aiuto prestatoci in quell'occasione, e conceda un guiderdone speciale alle degnissime figlie di Santa Francesca Romana, che con tanto zelo e disinteresse si adoperano sempre a favore dei figli di S. Francesco di Sales.
Volendo informare i nostri lettori della Conferenza tenuta da D. Bosco in Lucca non possiamo fare di meglio che riprodurre là graziosa relazione, che l'otto di Maggio ne pubblicava il Fedele, ottimo periodico di quella cattolica ed illustre città. Eccola nella sua interezza, eccettuate alcune parole in lode di D. Bosco, che dice di non meritare.
« Con molto piacere il dì 29 del passato apprendemmo parte all'adunanza annuale de' Cooperatori Salesiani, tenuta nell'Oratorio della Croce. Incominciò la Conferenza colla lettura di un capitolo della vita di s. Francesco di Sales, seguita dal canto di un mottetto. Appresso il Sac. Gio. Bosco, Superiore Generale della Congregazione Salesiana, che da alcuni giorni era fra noi, prese a parlare incominciando dall'esporre lo stato delle opere raccomandate alla carità dei Cooperatori Salesiani. E fu veramente cosa consolantissima l'udire i mirabili progressi dell'Istituto Salesiano, e i grandi frutti di salute che questo raccoglie in Italia, in Francia, e fino nella remota America. E dee certamente benedirsi il Signore che, mentre tanti, animati dallo spirito di satana, si adoperano con ogni arte a traviare i poveri fanciulli , molte migliaia di questi trovino ne' pii Salesiani altrettanti padri amorevoli, che gl'incamminano sul buon sentiero della Fede e della Religione, e proveggono al tempo stesso alla coltura della loro mente, e spesso ancora insegnano loro qualche mestiere onde campino onoratamente la vita. Questo.... Sacerdote... che é D. Gio. Bosco, tra il religioso raccoglimento della sceltissima e pia udienza , proseguì a parlare della necessità di coltivare i cuori de' giovanetti , e quanto sia questa opera importante per la società, e voluta da Dio , e grandemente meritoria per questa e per l'altra vita. Siccome pertanto le opere de' Salesiani altro sostegno non hanno, dopo Dio, che i soccorsi delle limosine, insegnò come poi non sia gravissimo sacrificio, a chi vuole, il trovar modo di risparmiare qualche moneta da erogare a scopo così salutevole e santo. E d'altronde il dovere della limosina sì spirituale e sì corporale é imposto assolutamente da Dio, pena l'esclusione dalla vita eterna. Tali ed altre molte cose disse..., e non dubitiamo che le sue parole frutteranno nuovo incremento e prosperità alle opere de' Salesiani fra noi, già visibilmente benedette da Dio. Ed é ben giusto che i buoni Lucchesi concorrano a sostenere tali opere, incominciate con sì gravi sacrifizi della Congregazione Salesiana, massime per l'acquisto dei locali, prima condizione per, dare alle buone opere sussistenza e stabilità. E vero che i tempi corrono avversi, miserie ci premono d' ogni parte ; ma saranno appunto i nostri sacrifizi tanto più meritorii quanto più gravi, che ci otterranno la divina misericordia e l' alleviamento di tanti mali che pesano sopra di noi. La Conferenza terminava core preghiere pei Cooperatori e Cooperatrici defunti, seguite dal Tantum Ergo in musica e dalla Benedizione del SS. Sacramento. »
(Fin qui il Fedele).
E noi ringraziando i Cooperatori e le Cooperatrici Lucchesi delle tante prove di benevolenza date finora ai nostri fratelli loro ospiti , apriamo il cuore alla lieta speranza, che essi continueranno a confortarli della loro carità, affinché possano vedere esaudito il voto comune, che è di salvare dai pericoli dell'anima e del corpo un gran numero di poveri giovanetti, e renderli cittadini col farli buoni cristiani.
Nell'occasione che D. Bosco passava in Sampierdarena di ritorno da Roma , vi si tenne la prima Conferenza pei Cooperatori e Cooperatrici di quelle parti, invitati qualche giorno prima dalla lettera seguente
Benemeriti Signori Cooperatori e Signore Cooperatrici,
Nel vivo desiderio di far conoscere il vero fine della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, coll'autorizzazione di S. E. Rev.ma Monsignor Salvatore Magnasco, nostro Veneratissimo Arcivescovo, si è stabilita un' apposita Conferenza.
Essendo questa la prima che ha luogo in questa città , prego umilmente, ma con istanza, la S. V. a voler onorare di sua presenza tale nostra riunione, che si terrà il giorno 5 del corrente maggio, alle ore 4 pomeridiane, nella Chiesa di S. Gaetano presso l' Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli.
In questa medesima occasione mi è cosa assai grata di poter comunicare la speciale benedizione del Santo Padre sopra tatti i Cooperatori e tutte le Cooperatrici, sopra le loro famiglie e sopra i loro pubblici e privati interessi.
Coll'animo pieno di gratitudine prego Dio che la rimeriti largamente della carità, che usa ai nostri poveri giovanetti, mentre ho l'onore di potermi professare
Sampierdarena 1 Maggio 1880.
Obbl.mo Servitore Sac. GIOVANNI Bosco.
Pertanto venuto il giorno e l' ora prefissa , si trovarono raccolti nella detta Chiesa oltre a 150 persone delle più ragguardevoli famiglie di Genova, di Sampierdarena e dei paesi vicini. Mancavano varii membri del clero, impediti dallo intervenirvi per causa della solennità dell'Ascensione, che si celebrava al domani.
La Conferenza ebbe principio colla lettura del Capo XIV della vita di S. Francesco di Sales scritta dal Gallizia, dove si parla della sua carità versò il prossimo. Terminata la lettura, i giovanetti dell'Ospizio cantarono in musica il mottetto Tota pulchra es Maria, che suscitò in tutto l'uditorio dolci sentimenti di divozione verso l'Augusta Regina del Cielo.
Cessato il canto, D. Bosco prese la parola e tenne un discorso di circa un'ora, ascoltato colla massima attenzione. In esso dopo avere annunziata la benedizione pastorale che Mons. Arcivescovo impartiva di cuore a tutta la pia Adunanza, egli narrò l'origine dei Cooperatori e delle Cooperatrici; il modo con cui cooperavano fin da principio ; il felice risultato che mediante l'opera loro si ottenne nei giardini di ricreazione, negli Oratorii festivi, e nell'Ospizio di S. Francesco di Sales, e poi in questo di S. Vincenzo de' Paoli,
nei quali sono oggidì raccolti , mantenuti ed avviati ad una carriera onorata oltre a 1200 poveri giovanetti. Passò poscia a dire della Congregazione Salesiana approvata dalla Santa Sede, delle varie opere sue, dei collegi , ospizi , scuole , laboratorii , colonie agricole, e delle Chiese da lei amministrate. Espose come, per estendere il bene della buona educazione anche tra le ragazze, si fondasse l' Istituto delle Suore di Maria Ausiliatrice , aventi per iscopo di fare per le fanciulle quello , che i Salesiani si studiano di ottenere a pro dei giovinetti. Parlò dell'Opera di Maria Ausiliatrice per coltivare la vocazione allo stato ecclesiastico nei giovani adulti. Accennò alle Missioni di America e della selvaggia Patagonia, dove poc' anzi coi Salesiani si portarono eziandio le dette Suore, le prime che mettono piede in quelle lontanissime terre dacchè il mondo esiste. Di parecchie altre cose egli toccò , già pubblicate nei primi numeri del Bollettino, e che ad evitare ripetizioni crediamo qui di passare sotto silenzio.
Mostrato così il molto bene che coll' aiuto di Dio e coll'appoggio dei Cooperatori e delle Cooperatrici si poté finora ottenere ; toccato eziandio del grande lavoro che si ha tuttora tra mano, ed il moltissimo che da tutte parti viene offerto , D. Bosco fece poscia rilevare quanto sia oggidì necessario il concorso dei Cooperatori e delle Cooperatrici. Essi non possono certamente unirsi coi Salesiani e seguirli in tutte le loro mosse ; ma stando pur nelle loro famiglie e disimpegnando i proprii uffizi possono nondimeno giovarli e colla preghiera e coi soccorsi materiali.
Primieramente la preghiera é una potente cooperazione. Il Regolamento raccomanda la recita quotidiana di un Pater ed Ave in onore di san Francesco di Sales secondo l'intenzione del Sommo Pontefice. Ciascuno lo reciti , e vi annetta pur quella d'invocare, sopra i Salesiani tutte quelle grazie e benedizioni, di che abbisognano nell'esercizio dei vani loro ministerii.
Ma la preghiera non basta; ed é pur necessario di cooperare colla mano, cioè colla limosina secondo le proprie forze. La Congregazione Salesiana conta oggidì oltre a cento Case, tra cui un buon numero di Ospizi di carità, dove sono ricoverati migliaia di poveri giovanetti orfani od abbandonati, ai quali è da provvedere vitto e vestito, finchè non abbiano imparata un' arte , od intrapresa una carriera, che loro permetta di guadagnarsi il pane della vita. La Congregazione ha migliaia di giovanetti avviati allo stato ecclesiastico, destinati a provvedere di Sacerdoti le Diocesi che ne son prive, e le estere Missioni, che li invocano con voci commoventi. A questi giovani, la maggior parte poveri, occorrono librì per lo studio, occorrono danari per riscattarli dal servizio militare, occorrono fondi per costituire patrimonii ecclesiastici. La Congregazione Salesiana ha scuole, ha chiese in via di costruzione, aventi lo scopo di strappare dalle mani dei protestanti e giovanetti e adulti, tratti nell'inganno da lusinghe, da promesse e da premii. La Congregazione ha libri da diffondere in mezzo al popolo cristiano per istruirlo nelle verità cattoliche, e per impedire che cresca nell' ignoranza, o si abbeveri alle fonti avvelenate dei fogli dell'eresia, della corruzione e dell'empietà. Come ognun vede tutte queste opere, che formano lo scopo principale della Congregazione Salesiana, richieggono aiuti materiali per sostenersi, promuoversi e propagarsi.
E qui D. Bosco fece notare che il fare in un modo o in un altro la carità per sopperire ai bisogni spirituali o temporali del prossimo non è solo un consiglio, come alcuni si credono, ma é un comando del Signore , il quale disse chiaramente in tono imperativo : Quod superest date eleemosynam : quello che vi è di superfluo datelo in limosina. Né si dica : Io non fo limosina perchè nulla mi rimane di superfluo; imperocché un buon cristiano ed una buona cristiana troverà sempre del superfluo in casa o nei mobili, o negli abiti, o nei pranzi, o nelle comparse, o nelle partite e viaggi di piacere, e via dicendo. Chi poi non ha propriamente nulla da offrire nè in danaro, né in altro equivalente, può ben pregare per le persone caritatevoli, perchè Dio le benedica e conceda loro la grazia di poter continuare le opere buone ; può pregare per quelli che possono fare limosina e non la fanno, pregare cioè che il Signore li illumini e faccia loro vedere che al di là essi non porteranno niente di quanto posseggono su questa terra ; faccia loro vedere che Egli quaggiù ha con essi largheggiato di beni di fortuna, affinché fossero in grado di sacrificarne una parte alla sua gloria ed a sollievo degli indigenti , e così meritarsi poscia da Lui le vere ricchezze del Cielo ; pregarlo che tocchi loro il cuore, perchè si muovano a compassione di tanti miserabili che periscono di anima e di corpo, e si accendano di desiderio di venir loro in aiuto , e così salvarli dalla rovina. Può altresì parlare con altri delle Opere Salesiane già intraprese e da intraprendersi, e così invogliare parenti, amici, conoscenti e facoltosi a sovvenirle. In questa guisa qualunque individuo può divenire buon Cooperatore, e rendersi altamente benemerito della Religione e della Società.
Le parole di D. Bosco accompagnate dalla grazia di Dio scesero come pioggia benefica nel cuore di tutti i Congregati, i quali in quella sera medesima diedero una non dubbia prova della loro carità facendo una copiosa limosina.
Finito il discorso, i giovanetti dell'Ospizio cantarono il mottetto : Sit nomen Domini benedictum, poscia il Tantum Ergo, e D. Bosco impartì la Benedizione col SS. Sacramento.
Terminata la funzione di Chiesa, i Cooperatori e le Cooperatrici entrarono nell'Istituto ed assistettero a vani concerti di musica istrumentale, eseguiti maestrevolmente dai giovani artigiani. In sul far della sera ognuno ne partiva , confessando di aver passate alcune ore della più grata soddisfazione.
Noi abbiamo fiducia che questa prima Conferenza produrrà frutti desideratissimi tra i Cooperatori e le Cooperatrici del Genovesato, e farà sì che non venga meno giammai la loro carità verso questo nostro Ospizio, che versa oggidì in gravi strettezze.
Ancora dell'Oratorio di S. Luigi - Le lavandaie - L'emancipazione e i protestanti - Amari frutti - I sedici soldi e il libro del De Sanctis - Il segnale della guerra - Diverbio - Le sassate - Due colpi di pistola-Il padrone del campo.
E' regola, è principio generale che le opere destinate a propagare maggiormente la gloria di Dio e il bene delle anime, siano quali più, quali meno, avversate. Secondo giustizia e la retta ragione ciò non dovrebbe essere, come non avrebbe dovuto succedere che Lucifero e gli angeli suoi alzassero la bandiera di ribellione contro Dio medesimo, loro Creatore e Benefattore insigne. Neppur Caino avrebbe dovuto rodersi d'invidia contro il pio ed innocente Abele suo fratello, e tanto meno levarlo di mezzo ; nemmeno i Samaritani avrebbero dovuto osteggiare i fabbricatori del secondo tempio, nè congiurare a loro danno, costringendoli a lavorare armata mano. E finalmente i giudei, i pagani, gli eretici, gli increduli, e tanta altra genia di simil fatta, avrebbero essi dovuto levarsi contro Gesù Cristo e la sua Chiesa, che così segnalati benefizi apportarono al mondo? Eppure Cristo fu dapprima posto in croce, e in appresso, ed oggi ancora, vilipeso e bestemmiato; e la Cattolica Chiesa nei suoi Capi, nei suoi Ministri, nella sua dottrina, nelle sue instituzioni, al pari di Lui vessata e perseguitata. Così fu in passato, così é al presente, e senza essere nè profeti nè figli di profeti possiamo con fidanza pronunziare, che così sarà sino alla fine del mondo; sino a quando l'Angelo dell'Apocalisse non avrà legato l'infernale dragone, cacciatolo e chiusolo nell'abisso, affinché più non seduca le genti; fino a quando la vita dell'uomo abbia cessato di essere quaggiù una prova ed una milizia; sino a quando insomma la Chiesa non sarà più che una immensa falange di gloriosi vincitori in eterno trionfo. Finché adunque non arrivi quel giorno, le opere buone e i loro promotori dovranno subire la sorte delle avversioni, degli odii e delle malignità del mondo; dovranno subire la sorte delle guerre inique; dovranno avere l'onta, o, per meglio dire, la gloria di vedersi talora schierati contro di loro certi individui, che avrebbero invece dovuto brandire le armi in loro difesa, e farsene propugnacolo e baluardo. Ora cotal sorte si hanno le instituzioni di D. Bosco, perchè opere di Dio; e siccome per modesta umiltà egli nol dice, il diciamo noi per sentimento di gratitudine e di ammirazione, e perché convinti di asserire il vero.
Tra le opere di D. Bosco, le quali furono fin da prineipio aspramente avversate e combattute, si ha da annoverare l'Oratorio di S. Luigi Gonzaga, della cui apertura abbiamo parlato nel capo precedente.
Prime a muovergli guerra furono le lavandaie, che abitavano in quel sito. Appena seppero che D. Bosco aveva affittato quel locale, per farne un Oratorio, divennero siccome furie, e, riscaldatesi l'una coll'altra, risolvettero di assalire in corpo il povero Prete, e colle ingiurie e colle minaccie costringerlo a disdire il contratto. Pertanto un giorno che D. Bosco colla signora Vaglienti erasi recato a visitare le camere appigionate per vedere il da farsi secondo il bisogno, ecco a circondarlo una dozzina di quelle donne. Rosse in faccia come altrettanti gamberi, cogli occhi scintillanti per rabbia e furore, colle braccia inarcate sui fianchi, a guisa di spiritate presero ad eruttare sopra di lui una lava d'ingiurie ed imprecazioni, che non mai l'eguale. - Prete senza cuore e senza carità, che male le abbiamo fatto noi, perchè ci venga a cacciare via da questa casa? - Non vi sono in Torino altri luoghi più liberi per farvi il monello coi bricconi e coi ladri? Sarebbe meglio che si rompesse il collo - Che le venisse un accidente - Vada alla malora Lei e il suo Oratorio - Se non va, sapremo cacciarvelo: abbiamo buone mani, sa, e sapremo lavarle la faccia; e in così dicendo gliele mostravano in atto minaccioso - D. Bosco per acquietarle, ascoltate, diceva, ascoltate, buone donne - Non vogliano ascoltare niente affatto, gridavano quelle : ci lasci stare queste camere ; vada via di qua, o lo faremo portare più morto che vivo. - Qualcuna difatto più inviperita alzava già la mano sopra il mal capitato D. Bosco, quando madama Vaglienti fattasi innanzi « Voi v'ingannate, disse, mie care inquiline; voi credete che questo Sacerdote venga qui per togliervi il pane, ed invece egli viene per darvene. Piantando in questi luoghi un Oratorio, e poi un collegio di giovani, egli vi darà lingeria da lavare, calze da pulire, camicie e lenzuola da rappezzare, e via dicendo. Perché dunque ve la prendete contro di lui, mentre invece dovreste ringraziarlo? In quanto poi all'alloggio, io stessa ve ne cercherò un'altro qui vicino. Così voi sarete egualmente presso al Po, godrete la medesima comodità di lavare ed esporre al sole i vostri bucati, e nel tempo stesso avrete più lavoro e maggior guadagno. »
Questa savia parlata della padrona fu come una manata di sabbia sopra due sciami di api in lotta tra loro, o meglio come uno spruzzo d'acqua benedetta sopra uno strupo di spiriti folletti. Le lavandaie cominciarono a tacere ; poi a udire ragioni ; infine a domandare perdono delle loro insolenze, e per allora lasciarono in pace D. Bosco e il suo Oratorio.
Ma ben altre battaglie si stavano preparando più pericolose ed aspre. E primieramente qui é da sapersi che il 23 dicembre di quell'anno 1847 fu presentata al re Carlo Alberto una supplica firmata da parecchi cittadini, i quali, appoggiandosi al principio della libertà di coscienza, domandavano l'emancipazione degli Ebrei e dei Valdesi, vale a dire domandavano che fosse a costoro concessa la facoltà di godere nello Stato tutti i diritti che godevano i Cattolici, epperciò di esercitare eziandio pubblicamente il loro culto , e propagare liberamente la loro falsa dottrina. Carlo Alberto esaudì la supplica, e con decreto in data del 17 febbraio 1848 concesse la famosa emancipazione ai Valdesi, e con altro del 19 successivo marzo la estendeva agli Ebrei. Da quel giorno gli Israeliti uscirono dal ghetto, e divennero i primi possidenti in Piemonte. I Valdesi poi usciti ancor essi dalle valli di Pinerolo, dove li aveva confinati la saviezza dei principi di Savoia, si sparsero nel resto del Piemonte, e quindi in tutta l'Italia ; e ora da soli , ora congiunti coi protestanti della Svizzera, della Germania, e dell'Inghilterra, spediti a fare propaganda tra noi, si arrabbattarono per ogni verso, a fine di seminare dappertutto la zizzania dei loro esiziali errori. Per meglio riuscire nel loro intento sparsero libri, fondarono scuole, tennero conferenze, eressero cappelle, innalzarono tempii ; e come se i Cattolici fossero altrettanti pagani e adoratori delle cipolle d'Egitto, nulla risparmiarono per convertirli alla setta di quelle tre gioie di apostati , che furono Pietro Valdo, Lutero e Calvino.
Tra i primi ad assaggiare gli amari frutti della emancipazione furono D. Bosco e l' Oratorio di S. Luigi Gonzaga ; imperocché i Valdesi versatisi in Torino andarono tosto a piantare cattedra presso al viale dei platani, non lungi dal detto Oratorio. Colà in una casa provvedutasi a questo uopo, essi cominciarono a tenere conferenze, nelle quali un ministro e poi un altro, sotto colore di spiegare la Bibbia, declamava contro il Papa, ì Vescovi, i Sacerdoti, il Celibato, la Confessione, la santa Messa, il Purgatorio, l'invocazione dei Santi, soprattutto contro Maria Santissima, trattandola come una donna comune, e attentando sacrilegamente alle due gemme più fulgide, che abbelliscono la sua corona, cioè la Verginità e Maternità divina.
I settarii con queste empie novità si credevano di eccitare un grande entusiasmo, e attirare gente assennata ad udirli ; ma invece si ebbero ben presto a disingannare ; giacché pochissimi Torinesi si ardimentarono di far getto di loro fede, frequentando le congreghe di Satanasso. I sedotti non furono che alcune decine di fannulloni e giovinastri ignoranti e scostumati, i quali di cattolico altro ormai più non avevano fuorché il carattere battesimale, che non potevano raschiarsi dall'anima. Tra gli altri ci ricorda di un cotal Pugno, calzolaio spiantato, il quale stanco di maneggiare la pece e lo spago divenne uno dei predicanti più arrabbiati. Egli fu più volte a trovare Don Bosco per disputare con lui; e se non fosse stata la compassione, che muoveva la perdita di quell'anima, sarebbe stato il caso di scoppiare dalle risa all'udire le sfanfaronate di un ciabattino, fattosi improvvisamente teologo ed apostolo!
I protestanti, vedendo che tra gli adulti potevano fare pochi proseliti , si appigliarono allora ad un mezzo, che disgraziatamente riuscì e riesce tuttavia a pervertire molte anime, e trarle nella via della perdizione. Essi fecero suonare il borsellino, e gettarono le reti tra mezzo all'incauta gioventù. Scelti pertanto alcuni dei loro addetti più audaci, li mandarono come lupi in cerca di agnelli; e siccome l'Oratorio era già frequentato in quel tempo da circa 500 giovani più o meno grandicelli, così come un ovile senza steccato venne preso da coloro particolarmente di mira. Adunque una Domenica alcuni di quei disgraziati si mettono sulla via che conduce all'Oratorio ; altri si portano sin presso al luogo della ricreazione, ed ora con parole lusinghiere, ed ora con frizzi piccanti cercano di trarre seco i ragazzi - Che cosa andate a fare colà? Venite con noi, e vi condurremo a divertirvi come vi pare e piace; udirete delle belle cose, e dopo avrete in regalo due mutte (1) e un bel libro.
Chi conosce la leggerezza della 'gioventù, e il proverbio, l' argent fait tout, non si maraviglierà che parecchi giovanetti siansi lasciati adescare da quelle promesse. - Andiamo, cominciò a dire uno ; andiamo, ripeté un secondo ; sedici soldi sono belli e buoni, soggiunse un terzo; - e così per la prima volta una cinquantina di giovani si lasciò condurre nella casa ereticale. Non essendovi stato alcuno di noi, che scriviamo , ne avendo potuto parlare con chi vi si era trovato, non sappiamo davvero quale argomento abbia svolto in quella sera il predicante Valdese. Quello che ci fu noto si é, che finito il predicozzo ciascuno dei giovanetti s'ebbe gli ottanta centesimi promessi, e in dono il libro del famoso apostata De Sanctis contro la Confessione.
Ricevuta questa paga e l'invito di ritornarvi, varii giovani, non punto accortisi delle insidie loro tramate, si portarono ancora ingenuamente della sera stessa all' Oratorio , quantunque più tardi, e vi raccontarono l'avvenuto. Fu allora che il savio Direttore, il Teol. Carpano, si accorse che i lupi attentavano alla vita degli agnelli affidatigli da D. Bosco, e si accese di santo zelo per impedirne la strage. Egli ritirò ben tosto tutti i libri che poté avere, e poi sovvenutosi della parabola evangelica del buon pastore, del mercenario e del lupo, svelò così bene ai giovani le trame degli eretici, mise in tanto orrore le loro congreghe, che tutti gli promisero di non recarvisi più mai per tutto l'oro del mondo.
Ma intanto il segnale della guerra era dato ; le battaglie saranno quindi innanzi ingaggiate, e ferveranno così , da far passare a D. Bosco, al Teol. Borelli, al Teol. Carpano, ai giovani tutti, dei giorni e delle ore tremende.
La Domenica appresso i gregarii Valdesi ritornarono infatti ad appostare i giovanetti per levarli dall' Oratorio; ma questa volta la cosa non riuscì loro così facilmente; imperciocché i giovani adulti indettati dai loro superiori li tenevano d'occhio, ne spiavano i passi, e quando li vedevano ad avvicinarsi ai fanciulli dell'Oratorio dicevano a questi: - Non lasciatevi ingannare costoro vi menano dai barbetti (2), nemici della nostra Religione ; andate, andate all' Oratorio - Coloro vedendosi scoperti ricorrevano alle villanie Sciocchi che siete, dicevano; che cosa vi danno i Preti? Non è forse meglio venire con noi, e ricevere i sedici soldi? - Che genere di predicatori siete voi ! rispondevano i nostri : non avendo uditori, li andate a comperare. Sarebbe meglio che vi comperaste delle patate. - I discepoli di Pietro Valdo, sentendosi in tal modo rimbeccati, avrebbero voluto rispondere colle mani; ma vedendosi in pochi, e invece di suonare temendo di essere suonati, si ritirarono per allora dicendo « Ci rivedremo altra volta. »
Da questo contegno minaccioso si scorgeva che nella festa consecutiva la cosa avrebbe preso un aspetto più grave. Quindi ad evitare pericoli e malanni fu raccomandato ai giovani che in avvenire, vedendo quegli sciagurati ad approssimarsi, voltassero loro le spalle senza dir nulla, e si portassero nel cortile dell'Oratorio.
Venne pertanto la Domenica dopo ; ed ecco pur troppo avverate le fatte previsioni. Ad una certa ora dopo mezzogiorno si presentano nel campo vicino da un trenta a quaranta giovinastri dei sedici soldi. A quella vista i giovani ubbidienti agli ordini ricevuti si ritirarono come agnelli nel proprio ovile; ma quei forsennati cominciarono a lanciare sassi con tanto furore, che l' Oratorio parve un castello preso a bombarde. Piovevano sassi nelle porte , sassi nelle finestre, sassi sui tetti, sassi in mezzo ai giovani impauriti, alcuni dei quali portarono rotta la testa. Era una cosa di vero terrore. Questo scellerato provocamento irritò talmente i giovani più adulti, che perduta la pazienza, e sprezzato ogni pericolo, uscirono fuori, diedero ancor essi di piglio alle pietre, di cui era seminato il terreno, e si scagliarono con tanto impeto contro i ribaldi , che dopo alcuni istanti li ebbero cacciati al di là del viale.
Nè questa fu la sola volta che succedesse una scena così dolorosa; poiché per più mesi essa si rinnovò quasi ogni festa, con quell'affanno di Don Bosco e dei suoi aiutanti, che ognuno può immaginare. Gli eretici e loro iniziati, non potendo riuscire a tirare i giovani nelle loro reti, si argomentarono di allontanarli almeno dall' Oratorio coll'atterrirli. Quindi li prendevano a sassate mentre vi si portavano alla spicciolata; e il più delle volte aspettavano che tutti fossero raccolti in Chiesa, e poi ad un tratto mandavano una grandine di pietre nella porta e nelle finestre, da spaventare e far piangere i piccoli, ed obbligare il Direttore a sospendere le sacre funzioni.
Non basta: Una volta mentre il Teol. Borelli e il Teol. Carpano stavano in sacrestia vestendosi per dare la benedizione, un sicario si presentò alla finestra, che prospettava la pubblica via, e sparò due colpi di pistola contro di loro. Iddio che proteggeva i suoi servi non permise che si effettuasse l' assassinio , e le due palle, rasentata la faccia dei Sacerdoti, andarono a percuotere nel muro opposto. Ognun si figuri il terrore sparsosi per tutta la Chiesa; e la gioia che tosto ne seguì pel colpo fallito.
Come chiaro si appalesa , gli avversarii non facevano per burla: essi volevano ad ogni costo far chiudere l' Oratorio. Ma viva Dio e Maria Immacolata ! D. Bosco coi suoi coadiutori ebbe tanta costanza e fortezza da resistere a tutte le inique battaglie, e finì col rendersi padrone del campo. Da 33 anni l'Oratorio di San Luigi non solo esiste , ma fiorisce ; che anzi l' antica Cappella , dove si sparavano pistolettate , é ormai convertita nella magnifica Chiesa di San Giovanni Evangelista, che D. Bosco coll'appoggio dei Cooperatori e delle Cooperatrici sta innalzando quale monumento di riconoscenza e di amore alla veneranda memoria del grande Pio IX. Ma di questo diremo a suo tempo.
(1) La mutta era una moneta di rame ed argento in vigore negli Stati Sardi, e valeva 40 centesimi.
(2) Si chiamano barbetti i ministri Valdesi a cagione della lunga barba, che una volta portavano
CAPO III. Scoperta della Patagonia.
Erano appena trascorsi 25 anni dacchè Colombo avea scoperta l'America, e già essa era percorsa per ogni dove. Non si conosceva però ancora come questo nuovo continente terminasse dalla parte di mezzogiorno. Alcuni credevano che le sue terre si prolungassero fin verso il polo australe, altri sostenevano che spingendosi colla navigazione giù fino ai 40 oppure ai 50 gradi di latitudine sud si troverebbe un passaggio per entrare nel Grande Oceano, nella parte opposta dell'America. Questa era l'opinione più probabile; ma i molti viaggiatori che lo cercarono non ardirono oltrepassare il grado 32 o 33 di latitudine, e si fermarono al Rio della Plata dove si fondò Buenos-Ayres. Ma nell'anno 1517 il portoghese Magellano, persuaso che questo passaggio dovesse trovarsi, andò a presentarsi al Cardinale Ximenes, che in assenza dell' Imperatore Carlo V governava la Spagna , offrendosi di visitare le grandi possessioni della Spagna in oriente passando a mezzodì dell'America. Dovette aspettare due anni prima d'avere le navi domandate; ma in fine come a premio della sua perseveranza fu esaudito e nominato capitano generale di una squadra di 5 navigli, e con questi Magellano partiva per compiere il primo viaggio attorno al mondo. L' imbarco fu a Siviglia il 10 agosto 1519.
Arrivato nel Brasile il 27 dicembre Magellano spiegò nuovamente le vele, e costeggiando il continente alla volta di mezzogiorno arrivò alla foce della gran Riviera (Rio della Plata), ove da poco era successo il luttuoso caso di Giovanni di Solis, il quale co' suoi compagni fu divorato dai selvaggi. Nessuno mai fino a quel tempo avea oltrepassato quel punto; ma l' intrepido portoghese continuò a navigare ad austro, mantenendosi sempre vicino alla costa, e scoprendo sempre nuove terre. Infinite furono le vicende a cui dovette soggiacere, e per la furia di terribili uragani, e per varie rivolte de' suoi marinai, ma egli resistette a tutto, e giunto ad un porto che gli parve sicuro decise di svernare, sia per poter dopo l' inverno proseguire più alacremente il suo viaggio, sia per aver maggior comodità di visitare le coste e le terre attigue, e così venire in cognizione dell'indole degli abitanti.
Il porto a cui sbarcò fu chiamato di San Giuliano. Pei due primi mesi che gli Spagnuoli stettero colà non videro anima viva. Finalmente presentossi un selvaggio, e poi altri ed altri. Essendo coloro vestiti e calzati di pelli, Magellano li chiamò Patàgoni, o zampe d' orso, (in ispagnuolo dicesi pata il piede dell'animale). Questo nome rimase a quei popoli fino al giorno d'oggi, e Patagonia vien chiamata la terra da essi abitata.
Magellano e gli Spagnuoli si fermarono in quelle terre circa cinque mesi. Innumerevoli furono le avventure che loro accaddero. La nave detta San Giacomo, mandata nell'apparire della primavera ad esplorare la costa , naufragò in mezzo ai ghiacci e più non si vide; i quattro navigli che rimanevano al 21 d'agosto 1520 spiegarono le vele e sempre costeggiando si diressero ad austro. La stagione facendosi molto fredda e tempestosa, Magellano condusse la squadra alla foce del fiume Santa Cruz, ai gradi 50 di latitudine , e ivi si trattenne un paio di mesi aspettando occasione più propizia. Questa fermata gli diede maggior campo di visitare le coste della Patagonia, ed anche di inoltrarsi per molte miglia nell'interno, scoprir terreno e studiare la natura del suolo e degli abitanti.
Addì 21 ottobre potè riprendere il viaggio ed in breve trovò il sospirato passaggio , che dal nome del suo scopritore chiamossi Stretto di Magellano. Una terribile burrasca che si suscitò in quello stretto, e che durò quasi due giorni, pose in pericolo di naufragio tutta la squadra ; ma a Dio piacendo, cessata la tempesta, Magellano arrivò ad un promontorio, da cui scoperse il mare dall'altra parte. Il promontorio fu chiamato capo Desiderato; ed il mercoledì 28 novembre la squadra di Magellano entrò in quel mare, che in seguito fu chiamato Grand' Oceano o Mar Pacifico. Quivi navigato tre mesi e venti giorni incontrò un numero straordinario di isole, che chiamò semplicemente Isole dell'Oceano, ed ora formano la quinta parte del mondo , conosciuta sotto il nome di Oceania.
Arrivato alle Isole Filippine Magellano disgraziatamente prese parte alle guerre, che regnavano fra quegli isolani, e vi morì in una pugna successa il 27 aprile 1521. Con lui furono massacrati 24 spagnuoli e lor presa una nave. I superstiti dovettero in fretta partirsi di colà, e arrivarono alle isole Molucche il 6 novembre dell'anno stesso. Quivi i Portoghesi venuti da ponente incontravano gli Spagnuoli che venivano da levante. Cosi le due squadre europee compivano il giro del globo. I compagni di Magellano superstiti ai disastri, ripreso il loro cammino , approdarono in Ispagna il 6 settembre 1522 dopo tre anni e più di viaggio. Erano partiti con cinque navi e tornavano con una : erano partiti 237 uomini, e tornavano solo più 18, la maggior parte ammalati. « Dalla nostra partenza, dice Pigafetta, uno di questi, infino al nostro ritorno contammo aver percorso 14,460 leghe, e fatto l'intero giro del globo procedendo sempre da levante a ponente...
Sbarcammo, e tutti a pie scalzi andammo con un cero in mano a visitare la chiesa di Nostra Donna della Vittoria e quella di S. Maria d'Antigua, come avevamo promesso di fare nei momenti di maggior periglio. » Così fu scoperta e visitata per la prima volta la Patagonia. Tuttavia dalle descrizioni fatte dai primi scopritori non si ebbero notizie precise, sia perché non poterono queste terre essere per allora osservate abbastanza, sia perché la novità delle cose vedute spinsero gli scopritori a racconti esagerati.
SAGGIO INTORNO AL SOCIALISMO del Conte Emiliano Avogadro della Motta.
Sul cominciare del 1851, quando il socialismo sembrava ai più una utopia , che non avrebbe avuto nessun risultato nella pratica, un illustre patrizio piemontese, filosofo profondo e sincero cattolico, ne svelava i pericoli con un grosso volume intitolato: Saggio intorno al Socialismo ed alle dottrine e tendenze socialistiche. Dapprima il libro compariva senza nome d'autore , e poi si seppe che lo aveva scritto il conte Emiliano Avogadro della Motta, e se ne fece una seconda edizione col suo nome , e di questi giorni se ne pubblicò una terza in due volumi uscita dalla Tipografia di S. Vincenzo de' Paoli in San Pier d' Arena.
Le lodi che vennero tributate a questo scritto quando comparve in luce, e ciò che ne scrisse nel 1852 la Civiltà Cattolica , volume VIII , ebbero ampia conferma dai fatti posteriori. L' Internazionale, la Comune di Parigi, il socialismo germanico , il nichilismo russo dimostrano come il filosofo e pubblicista subalpino , trent' anni fa , vedesse giusto sull' avvenire della Società e sulle conseguenze di certe dottrine.
Il conte Emiliano della Motta ha diviso in tre parti il suo «Saggio sul socialismo. » Nella prima, lo considera in generale, e mostra la sua derivazione dal razionalismo protestantico e dal filosofismo francese. Nella seconda, tratta delle diverse specie di socialismo, l'umanitario e sentimentale, l' anarchico ed empio, il patriottico o statolatro, e mostra gli sforzi del socialismo europeo contro il Papato, indica il socialismo latente, fattosi omai manifesto, prenunzia la rivoluzione universale e sociale, che senza una grazia particolare di Dio, proseguendo di questo passo, deve certamente avvenire; tocca in ispecie del panslavismo soprattutto scismatico ed imperiale; e mettendo in chiaro l'idea russa, che allora appariva anti-razionalistica ed anti-demagogica , indicava che col tempo avrebbe potuto mutar processo ed allearsi colla demagogia europea, come pur troppo avviene ai giorni nostri.
Nella terza parte il conte Della Motta discorre
dei precipui rimedi contro il socialismo, e ne accenna parecchi. Il primo, che compete a quanti si dilettano di studi ed hanno scintilla di amor patrio e religioso, consiste nel fare da una parte risplendere a tutte le menti la natia bellezza e l' armonico concerto delle verità rivelate , ricorrendo alle pure fonti dei Padri e dei Dottori cattolici, e dall'altra parte svelare le sospette ed infami origini delle sette avverse alla Chiesa , le gratuite ipotesi, le supposizioni contradditorie, e i sofismi dei sistemi eterodossi, i quali messi così alla scoperta perderanno nella stima del popolo e cadranno. E se il clero , conservatore dei sanì principii e geloso custode della rivelata sapienza, ha sortito da Dio le parti precipue in quest'opera delicatissima di sceverare il vero dal falso e l'oro dalla mondiglia, bellissime ed ampie sono le parti che competono anche ai laici, i quali dovrebbero persuadersi, che il loro concorso é grandemente richiesto dai bisogni sempre più crescenti della Religione e della patria.
A questo primo modo l' illustre autore un secondo ne aggiunse più autorevole per molti e più efficace. E questo sarebbe una dottrinale condanna delle teorie socialistiche ridotte a limpide e distinte formole, emanata dall'oracolo infallibile del Romano Pontefice, il quale, essendo la voce sensibile per cui Dio parla alla sua Chiesa, é singolarmente a ciò destinato, secondo quelle parole: Qui separaverit pretiosum a vili quasi os meum erit. Questo voto, che il conte Della Motta deponeva rispettosamente appiedi del Sommo Pontefice, fu nel 1864 esaudito quando la Santità di Pio IX l'otto dicembre pubblicava la sua immortale enciclica , Quanta cura, e il Sillabo che l'accompagna. Prova delle gravissime ragioni, che ne adduceva l' autore, della sua dottrina , e somma perspicacia di sua gran mente.
Alle tre parti tien dietro una notevolissima appendice, nella quale l' autore si propone di esaminare il valore scientifico e le pratiche conseguenze del sistema filosofico del chiarissimo abate Antonio Rosmini.
Come si vede, sono tutte questioni di attualità e che oggidì interessano altamente. Quindi noi crediamo di poter qui ripetere le belle parole del principe dei periodici sopra citato : » Affermiamo con fiducia essere tale scrittura una delle più opportune e stupende, che in questi ultimi tempi abbiano visto la luce in Italia Non dubitiamo che quest'opera sarà meditata da quanti si sentono chiamati a cooperare col senno e colla mano al ben comune della patria e della Religione. E chi potrebbe credersi non chiamato a tanta impresa, tra le persone cólte ed onorate ? »
Al conte Emiliano Avogadro della Motta, che ha reso tanti e sì segnalati servizi allo Stato ed alla Chiesa , si dovea certamente un monumento che ne tramandasse ai posteri la gloriosa memoria. Ma a'tempi nostri , in cui si fa tanto spreco di monumenti , questo filosofo veramente grande ne meritava uno degno al tutto di lui. E, poiché da se medesimo se lo costrusse, vivendo coll' opera sua e col suo studio, fu savissimo pensiero ristampare questi due volumi del Saggio intorno al socialismo, che resteranno monumento perenne della sua scienza e della sua fede, della sua mente vastissima e del suo cuore generoso , ed illustrando il suo nome in pari tempo serviranno a continuare il nobile intendimento di tutta la sua vita, che era difendere la Chiesa e servire la patria. Ed è il figlio suo, conte Giuseppe della Motta, che, glorioso anche per la memoria di tanto padre, vorrebbe , per quanto è in suo potere , richiamarne la memoria e lo studio presso i suoi concittadini, mentre vede che la società, travagliata da tanti mali nella Religione e nelle scienze filosofiche, corre grave pericolo. Dio benedica i lodevoli pensieri del generoso patrizio piemontese, e faccia che la scuola da lui aperta, e resa tanto benemerita, produca i suoi benefici frutti da tutti desiderati. - Si vende alla Tipografia e libreria editrice di S. Vincenzo de' Paoli in S. Pier d'Arena, ed alla Tipografia e Libreria Salesiana in Torino. Due volumi in-8° Lire 8; legati in tela Lire 10.
Ogni Cooperatore può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocefisso.
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.
Può altresì lucrare moltissime Indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bisogno di Confessione e Comunione, purché sia in grazia di Dio.
Oltre a queste un'altra Plenaria ne può guadagnare ogni domenica, e nei giorni qui sotto notati, purché confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche chiesa, pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.
4. Sacratissimo Cuore di Gesù. Indulgenza plenaria per chi confessato e comunicato si consacra al Cuore di Gesù. 13. Sant' Antonio di Padova. 21. S. Luigi Gonzaga.
29. S. Pietro e S. Paolo Apostoli. 30. Commemorazione di S. Paolo.
Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respons.
Tip. di San Vincenzo de'Paoli. Sampierdarena 1880.