Anno LVI. 1° SETTEMBRE 1932 (X) Numero 9.
PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
SOMMARIO: Vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie: - Intorno al Beato Don Bosco. - Monsignor Giacomo Carabelli. - Convegni di Direttori Diocesani e Decurioni. - Vita delle nostre Missioni: Ancora le nostre difficoltà... - Dopo dieci anni di apostolato nell'Assam (India). - Sulle orme apostoliche. - Per intercessione del Beato Don Bosco. - Notizie di famiglia. - La Crociata Missionaria. - La potente intercessione di Maria Ausiliatrice. - Necrologio.
In vari Convegni dei Direttori diocesani e Decurioni dei Cooperatori si è trattato recentemente di questo tema, motivo per cui giudichiamo opportuno riportare qui le principali conclusioni scaturite dalle varie discussioni.
Una delle opere più caldamente raccomandata allo zelo dei Cooperatori Salesiani, è quella di aver cura delle vocazioni ecclesiastiche, religiose e missionarie.
Ecco in proposito il 2° articolo dello stesso Regolamento della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, quale genuinamente fluiva dalla penna del Beato Don Bosco.
Siccome in questi tempi si fa gravemente sentire la penuria di vocazioni allo stato ecclesiastico, così coloro che ne sono in grado prenderanno cura speciale di quei giovanetti ed anche degli adulti, che forniti delle necessarie qualità morali e di attitudine agli studi, dessero indizio di essere chiamati, giovandoli coi loro consigli, indirizzandoli a quelle scuole, a quei Collegi o a quei piccoli Seminari, in cui possano essere coltivati e diretti a questo fine.
Don Bosco si occupò indefessamente delle vocazioni per tutta la vita; creò a questo scopo appositi istituti; fondò la nota, provvidenziale Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni di adulti; e, ovunque, nel confessionale, dal pulpito, nelle visite a Istituti, in pubblico ed in privato esercitò questo nobile apostolato. Era commovente vedere negli ultimi anni della sua vita come adunasse ancora a conferenza, presso la sua camera, i più grandicelli degli allievi delle scuole ginnasiali dell'Oratorio per incitarli a riflettere sulla loro vocazione: fu appunto in una di queste adunanze che, presenti circa una sessantina di allievi, accadde che egli moltiplicasse le nocciuole, come in altre circostanze gli si erano moltiplicate le sacre Particole, le pagnotte e le castagne.
Ben a ragione il Santo Padre Pio XI, nell'udienza concessa ai seminaristi del Seminario Romano, il 17 giugno, presentava loro il Beato Don Bosco coltivatore di vocazioni sacerdotali, sì da poter dire che la di lui opera in questa direzione ancor oggi, anzi oggi più che mai, si sente.
Ambienti favorevoli.
Quali sono gli ambienti più adatti per la cultura delle vocazioni?
I) Ambiente molto propizio per le vocazioni è prima d'ogni altro la stessa famiglia cristiana, in cui tutto parla di Dio, di religione, di virtù, di bontà. Tali dovrebbero
essere tutte le famiglie dei nostri Cooperatori. Fortunate le parrocchie che hanno siffatte famiglie! Ogni casa è un tempio, un focolare di santità, un vivaio di vocazioni divine.
II) Seguono le Scuole e i Collegi-convitti con indirizzo integralmente cattolico, specialmente se diretti da ecclesiastici o da religiosi. Bisogna scegliere bene, quando si debbono avviare agli studi giovani che dànno qualche speranza.
III) Nè minore importanza hanno in questo nobile apostolato gli Oratori Festivi e le benemerite Associazioni Giovanili dell'Azione Cattolica, le quali diedero in questi ultimi anni numerose e salde vocazioni.
Sia pertanto impegno dei Cooperatori Salesiani di tenere in fiore cotesti ambienti, indirizzare ad essi i loro figli e i loro protetti
IV) Concorrono poi assai a formare le vocazioni le Congregazioni Mariane, le varie Compagnie religiose di S. Luigi, di S. Giuseppe e del SS.mo Sacramento con il Piccolo Clero. Le settimanali adunanze e le conferenze proprie di queste associazioni offrono un'occasione favorevolissima per coltivare alla pietà le anime giovanili e per dar loro ottime direttive ascetiche, che aiutano potentemente lo svolgersi delle vocazioni ecclesiastiche. Il Piccolo Clero, se è ben regolato, è un eccellente ambiente, propizio alle vocazioni sacerdotali, perchè fa gustare, specialmente ai giovani, la gioia di una più intima partecipazione alla sacra liturgia.
Quanto abbiamo fin qui esposto giova efficacemente anche per le vocazioni religiose e missionarie femminili, osservando che per le giovanette esistono floridissime associazioni religiose (di S. Agnese, delle Figlie di Maria, delle Giovani Cattoliche, ecc.) quanto mai atte a suscitare e svolgere tra esse mirabili vocazioni.
Mezzi efficaci.
Le vocazioni sono a guisa di pianticelle delicate: oltre all'ambiente richiedono garbo e abilità in chi ha da coltivarle, e soprattutto mezzi di efficacia divina. Stimiamo cosa assai utile indicarne qualcuno:
I) Si abbia gran cura di inculcare ai giovani la purezza dei costumi, la buona scelta del confessore, la frequente comunione e le visite eucaristiche, la tenera e filiale devozione a Maria Santissima, la pratica annuale di alcuni giorni di Esercizi Spirituali e altri atti di pietà religiosa.
II) Si raccomandi la lettura delle vite di Santi, di libri ascetici, di opuscoli sulla vocazione, quali ad esempio: Il Paradiso in terra del P. Natale S. J., Lotte e trionfi e Gioie di Paradiso del nostro Don Stefano Trione; la lettura dei periodici religiosi e missionari, delle Letture Cattoliche, ecc.
III) Si esortino i giovani a compiere per tempo opere di cristiana carità inscrivendosi per esempio alla tanto benemerita Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, dell'Ozanam, per la visita dei poveri a domicilio.
IV) Ma il mezzo principalissimo e onnipotente è sempre quello della preghiera. Si preghi e si faccia pregare per le vocazioni: Rogate ergo Dominum messis, ut mittat operarios in messem suam. Preghiera! Preghiera! Preghiera!
Un'Ave Maria del Beato.
Un giovane aveva compiuto il ginnasio in un Collegio Salesiano e conseguito felicemente la licenza al R. Ginnasio di Torino. Prima di ritornare in famiglia andò ad ossequiare il Beato Don Bosco, che lo interrogò sulla vocazione. Il giovane rispose che aspirava a continuare gli studi per diventar medico.
La conversazione si protrasse alquanto. In fine il Beato gli disse: - Recitiamo insieme un'Ave Maria e vedremo come la Madonna deciderà.
Mentre pregavano ecco che d'improvviso il giovane si sente tutto cambiato nell'intimo dell'anima, e finita la preghiera esclama: - Oh, voglio farmi prete, voglio stare con Don Bosco. - Il Beato si felicitò con lui, gli soggiunse di recarsi pure in famiglia per brevi vacanze e poi ritornasse a Torino. Il pio giovane dovette lottare assai in famiglia per la sua vocazione; ma infine trionfò, divenne un ottimo salesiano, e vive tuttora in piena attività, ringraziando sempre la Madonna per quell'Ave Maria, recitata con il Beato Don Bosco.
L'obolo più meritorio.
sempre l'aiuto che si dà per la felice riuscita di una vocazione sacerdotale o religiosa o missionaria A quest'opera, eccellente fra tutte, Don Bosco spronava i Cooperatori Salesiani e molte volte ricorreva privatamente a benemerite persone perchè aiutassero alcuno dei suoi alunni nella riuscita della vocazione.
Sappiamo per esempio che il Barone Bianco di Barbania da più anni sussidiava il Beato Don Bosco per una vocazione sacerdotale. Un bel giorno pregò il Beato che gl'indicasse il chierico che cresceva a sue spese; e fu lietissimo nel sapere che era il giovane Michele Rua, che egli già conosceva e grandemente stimava. Anzi il Beato dispose che il 29 luglio del 186o il chierico Rua fosse ordinato sacerdote nella stessa villa del Barone Bianco in Caselle, ove era ospite un piissimo Vescovo; villa che alcun anni dopo veniva con gli annessi poderi lasciata in eredità al Beato.
Riflettano ora i nostri benemeriti Cooperatori che in dieci Istituti ben milleduecento aspiranti missionari attendono alla loro formazione. Sono milleduecento vocazioni che le anime buone potrebbero aiutare; e noi rivolgiamo calda preghiera a tutti i nostri Lettori e Amici perchè vengano in loro aiuto, imitando l'esempio del generoso Barone Bianco.
Aiutate il B. Don Bosco nei suoi aspiranti missionari con generose offerte e con nuove borse missionarie!
Una commemorazione di Paolo Arcari al Conservatorio di Milano.
L'illustre prof. Paolo Arcari ha commemorato Don Bosco nel Conservatorio di Milano. Riproduciamo da Il Gruppo d'Azione - La Scuola Rurale questo limpido sunto tracciato da N. L. sul numero di giugno:
Biagio Pascal, in una frase che non nasconde un certo sapore pessimistico, ebbe a dire che la santità dei Santi è conosciuta soltanto dagli Angeli e da Dio, venendo così a negare a noi il poter penetrare e conoscere la profonda spiritualità che ha portato i grandi che la Chiesa ha elevato alla beatitudine ed alla santità. Se soltanto Dio e gli Angeli possono conoscere in tutta la sua interezza l'intimità spirituale dei Santi, aggiunge Paolo Arcari, in tutti è però l'ansia di scoprire i segreti di quella santità per quel tanto che alla mente umana è dato conoscere. Questa è la ricerca: penetrare l'anima di Don Bosco; ricerca non sterile; da un grande e da un Santo si ha sempre molto da imparare.
Tre sembrano a Paolo Arcari le caratteristiche che meglio lumeggiano la figura di Don Giovanni Bosco: entusiasmo di lavoro, tenerezza per l'infanzia e sete di anime, terza ed ultima caratteristica che le altre compendia e chiarisce.
Dall'Italia rurale dalla quale venne, Don Giovanni Bosco ebbe la forza fisica e la tenace volontà di fare, che non vennero mai meno in Lui e che gli furono di grande utilità nell'opera che Egli poi intraprese.
Calzolaio, fabbro, rilegatore di libri e sarto, falegname e parrucchiere, giocoliere anche, e che bravo giocoliere per divertire i suoi ragazzi! tutti i mestieri sapeva fare; servo e cameriere, ogni cosa che gli tornasse di utilità per i suoi.
Temeva la sedia e il divano. Lavorava dalle stelle alle stelle; da quando l'alba non era ancora spuntata a quando le ultime stelle impallidivano nel cielo ove la prima luce del giorno cominciava a diffondersi. Temeva la sedia; seduto, non si appoggiava mai allo schienale; non fu mai visto cercare posizione più comoda a meno che condizioni di salute non lo richiedessero. Dormiva, quando poteva, su una sedia.
Ma la continua fatica che Egli quotidiananiente compiva, che Egli cercava, che Egli voleva, era compiuta come solo le grandi anime la sanno compiere: in perfetta letizia; come insegnava Frate Francesco a Frate Lione: scrivi che qui è perfetta letizia ».
Accanto ai grandi Santi della vita contemplativa Don Giovanni Bosco è il Santo della vita attiva; azione e contemplazione, che i filosofi tengono separate, in Lui erano tutt'uno; l'azione era contemplazione e la meditazione azione.
Nulla trascurava per la sua formazione spirituale; da ogni più piccolo fatto sapeva trarre occasione per raggiungere quella padronanza di sè tanto difficile ad ottenere. Con sommi sacrifici preparava i fuochi artificiali per i suoi ragazzi; ma Egli, che era alla finestra, si vietava di guardarli. I grandi atti di sacrificio ed eroismo possono essere portati dall'entusiasmo, ma dove meglio si vede la volontà tenace di un continuo sacrificio è appunto in queste piccole cose.
Don Giovanni Bosco ebbe inoltre una grande tenerezza per l'infanzia. A lui andavano i reietti della strada, i rifiuti della società ed Egli da questi esseri sapeva trarre tutto quel bene che era possibile e li restituiva alla società degni di vivere in essa. Egli sapeva trovare la via del cuore.
Nessuno meglio di Lui comprese le parole di Gesù: « L'uomo non vive di solo pane» Ed ai suoi ragazzi egli seppe procurare il necessario e il superfluo.
I piccoli amano l'allegria e la letizia, e Don Giovanni Bosco vuole che questa non manchi mai. Era piccolo coi piccoli: un sorriso, uno sguardo, una parola per tutti; era l'anima dei giochi.
Tutto quello che l'amore sapeva dettare: nulla sfuggiva che potesse rendere lieta di santa letizia la vita.
«Non mi appartengo più » Egli diceva sorridendo ai ragazzi, «mi avete rubato a me stesso ».
Così si comprende quale fosse il suo sistema educativo: l'amore, la carità; avvicinare l'anima dei bimbi e conquistarla con la carità e la mansuetudine. Sapeva infondere fiducia: la disciplina è vera disciplina solo quando è un fatto interiore e si raggiunge con la fiducia e la persuasione.
Solo, con trecento giovani della casa di correzione a cui aveva tenuto un corso di Esercizi Spirituali, dopo aver tanto faticato per ottenerne il permesso, Egli se ne va senza corteggio di carabinieri e guardie travestite, nemmeno a distanza, a passare una giornata di libertà sui colli circostanti la regale Torino. Con un semplice atto di fiducia aveva saputo attirarsi l'animo di tutti quei giovani: «Io mi fido di tutti voi.
» Ci dànno il permesso di uscire, ma dobbiamo rientrare questa sera. Nessuno di voi tenterà fuggire? Posso avere questa fiducia in voi? ».
Chi non immagina la gioia di quei trecento giovani? E tutti furono fedeli alla parola data: nessun disordine, nessun tentativo di fuga.
Ma Don Giovanni Bosco aveva eletto a scopo della sua vita la conquista delle anime.
Da mihi anima, cetera tolle. Ed è questa sete di anime che gli dà tutti i suggerimenti per saperle conquistare: s'allontaneranno i giovanetti, s'allontaneranno le loro intelligenze, ma i cuori resteranno nel solco da Lui tracciato.
Tutti vogliono raggiungere uno scopo determinato nella vita: chi il benessere materiale, chi non vede più in là di ciò che è attinente allo sport, chi è assorto in una ricerca appassionata di una collezione di qualsiasi genere e così via: tutte cose che non hanno in sè nulla di male quando però non siano elette ad unico e principale scopo della vita stessa.
Don Giovanni Bosco voleva qualcosa di più: voleva le anime, capiva che solo così l'opera sua educativa poteva avere un valore; sentiva, come sacerdote, la responsabilità davanti a Dio di migliaia di anime; riteneva che un sacerdote quando muore non se ne va mai solo, ma ha tutto il seguito delle anime a Lui affidate. Da Lui ebbe inizio e potè diffondersi l'Opera Salesiana, opera che nasce in un secolo in cui in Italia la borghesia colta e libera da preoccupazioni materiali pensava al riscatto dalla servitù dello straniero, opera grandemente sociale quando ancora il Governo non pensava alle classi povere, opera che seppe preparare alla Patria lavoratori e soldati degni di essa.
Don Bosco nell'Istria ebbe negli ultimi giorni di giugno uno splendido trionfo, attirando a sè una moltitudine straordinaria di popolo col suo fascino di virtù e coll'efficacia della sua protezione. Don Bosco fu veramente nel pensiero e nel cuore di tutti.
Il Duomo di S. Eufemia di Rovigno nel triduo in preparazione alle feste fu preso d'assalto, gremito da folle desiderose di ascoltare la calda parola del salesiano Don Provera e di pregare il Beato dinanzi alla bella statua che dall'alto del suo trono sorride ai suoi devoti.
Il giorno della festa, sotto gli occhi del Beato Don Bosco, una folta schiera di anime innocenti ricevette per la prima volta il Pane Eucaristico; dopo la commovente cerimonia venne offerta ai bambini una colazione all'Hotel Adriatico. Indi durante il pontificale solenne, al quale intervennero tutte le autorità, Mons. Pederzolli, Vescovo diocesano, tenne uno splendido discorso, illustrando magnificamente la figura del Beato come santo, lavoratore ed apostolo, ed esprimendo tutta la sua simpatia ed ammirazione per l'Opera Salesiana.
Nel pomeriggio per la processione giungeva da Pola S. E. il Prefetto dell'Istria Itali Foschi con la sua gentile consorte, accompagnato dal Capo Gabinetto, dal Segretario Federale ed altre notevoli personalità. La processione partì da S. Eufemia e si svolse in un'atmosfera satura di religioso entusiasmo fino all'Oratorio Salesiano. Riferiamo la descrizione fattane da Vita Nuova - il valoroso settimanale di Trieste - che con sobrietà dà giusto rilievo a cose edificanti.
« Precedono la statua del Beato le Associazioni cattoliche di Rovigno e di altri paesi, l'O. N. B. e migliaia, migliaia di fedeli; dietro segue il Vescovo, il Prefetto con la consorte, il Segretario Federale, il Podestà e le altre autorità. Consolantissimo e significativo il numero dei giovani e degli uomini. Lungo il percorso Don Bosco è oggetto di acclamazione e di simpatia da parte dei circostanti. Le case sono riccamente addobbate e da molte finestre cadono fiori e biglietti con iscrizioni inneggianti al Santo. Bello l'esempio del Vescovo che si fa dare una copia dell'inno Don Bosco ritorna e con giovanile ardore canta assieme agli alunni dell'Oratorio. Don Bosco passa per le vie di Rovigno sorridente e benedicente; tutti lo guardano e si commuovono alla vista che così paternamente tiene vicina a sè i due fanciulli. Molte mamme hanno il ciglio inumidito. Forse pensano ai figli erranti ed invocano da Don Bosco la grazia del ritorno alla casa paterna! Si giunge finalmente all'Oratorio; il cortile sembra insufficente a contenere la marea di popolo. Lieto e contento l'Angelo della Diocesi intona il Te Deum e con Gesù Eucaristia benedice il popolo.
» Il direttore prof. D. Carnelutti ringrazia con viva riconoscenza le autorità ecclesiastiche e civili, e si dà inizio alla festa campestre con fuochi artificiali, pesca miracolosa, concerto della banda salesiana, cori, ecc. ».
Il solerte Comitato di Rovigno ha davvero organizzato pel nostro caro Beato un trionfo che ha superato tutte le aspettative: ha lavorato con abnegazione ammirabile, ma ha pure avuto la soddisfazione della buona riuscita di una festa che non sarà più dimenticata.
Una statua a Castel S. Elia.
Il Rev.mo Arciprete D. Francesco Marcacci ha voluto fregiare la sua chiesa di una bella statua del Beato Don Bosco e da buon Cooperatore ha promosso una simpatica festa, preceduta da un triduo solenne, a cui intervenne S. E. Mons. Olivares, Vescovo diocesano, il quale disse il panegirico del Beato, e provò gran soddisfazione per le numerose SS. Comunioni che in quel giorno ebbe a distribuire.
Una commemorazione del Beato in pieno oceano.
Il 26 aprile sul Giulio Cesare, mentre attraversava l'Atlantico, si è commemorato davanti ai numerosi passeggeri il Beato nostro Fondatore con una riuscitissima cerimonia. L'iniziativa presa dai nostri missionari che si recavano in Italia per partecipare al Capitolo Generale, fu entusiasticamente assecondata dallo zelante Capellano di bordo.
Il Rev.mo Don Cerrato, ispettore delle Case del Brasile, commemorò il Beato ai passeggeri di terza classe; l'ispettore della Patagonia, Don Manachino, contemporaneamente commemorò il Beato ai passeggeri di 1a e 2a classe. Il Comandante col seguito di tutti gli ufficiali di bordo si degnò presenziare la cerimonia, conferendo alla commemorazione un carattere di solennità che Don Bosco bene si meritava.
Al Comandante e agli ufficiali, che si adoperarono con tanto zelo per far conoscere le benemerenze del Beato, giunga il nostro vivissimo ringraziamento.
Nel Duomo di Gorizia.
Nel Duomo di Gorizia si celebrò la festa del Beato il 5 maggio, con solenne pontificale dell'Amministratore Apostolico Mons. Giovanni Sirotti e con la partecipazione di moltissimi fedeli desiderosi di onorare il grande Apostolo della gioventù. Il nostro Don Trione, intervenuto alla celebrazione, lumeggiò in tre discorsi la magnifica figura del Beato, rendendo attraente la sua parola con la rievocazione di tanti ricordi personali, avendo egli trascorso a fianco di Don Bosco ben 18 anni.
Protettore in un tragico incontro.
Abbiamo avuto sott'occhio una lettera che JoHN SARACENO scrisse il 5 luglio da Philadelphia (Stati Uniti) alla sorella, suora di Maria Ausiliatrice a Catania; da essa stralciamo questa importante narrazione:
Il B. Don Bosco mi salvò da morte sicura, camminando al mio fianco per ben 230 miglia e facendomi scudo della sua persona contro il piombo dei delinquenti. Ti narro il fatto, ma non allarmarti, perche ne sono uscito salvo.
Il 3 maggio 1932 andai a Pittsburg per trovare certi miei clienti. Da Philadelphia a Pittsburg sono circa 200 miglia. Partii solo sulla mia automobile e, sbrigate le mie faccende a Pittsburg un po' tardi, pensai di spingermi fino ad un'altra città distante 8o miglia per pernottare. Avevo fatto un 6o miglia quando vedo la strada ingombra di persone col fucile spianato verso di me, che mi intimano di fermare e di consegnare il denaro.
In un attimo afferro la mia rivoltella e sto per far fuoco sul gruppo compatto... ma una mano misteriosa mi fa cadere di pugno la rivoltella: - Volta la macchina, e via a tutta velocità!
Soggiogato dallo sconosciuto, voltai bruscamente l'automobile lanciandolo poi a tutta velocità come mi era stato ingiunto. I banditi saltarono sulle loro macchine e si lanciarono al mio inseguimento, aprendo un fuoco rabbioso contro di me, mentre lo sconosciuto, collocatosi alle mie spalle, distendeva a protezione della mia persona un manto nero e continuava a farmi cenno di proseguire innanzi. Invano gli gridai di non esporsi per me al pericolo: egli nulla rispondeva; solo mi faceva segno di forzare il motore, ciò che feci ben tosto portandolo alla velocità di 75 miglia all'ora.
La corsa pazza durò alquanto, finche lo sconosciuto portatosi al mio fianco mi comandò di fermare. Solo allora mi accorsi che era un sacerdote. Balzai a terra e mi inginocchiai ai piedi del mio protettore supplicandolo di volermi manifestare il suo nome. Ma egli mi rialzò prendendomi per mano e regalandomi una medaglia, mi raccomandò di collocare nella mia fattoria l'immagine che recava incisa.
Credendo a un'allucinazione prodotta dall'emozione pel pericolo scampato, mi strofinai gli occhi in piena luce, e guardandomi attorno non vidi più accanto a me il prete salvatore, bensì due gendarmi americani che venivano di corsa verso di me per informarsi dell'accaduto. Uno di essi contò sulla macchina ben 47 buchi prodotti dalle carabine dei banditi, e parecchie pallottole ivi ancora incastrate. L'altro gendarme, vedendomi tenere costantemente chiuso il pugno della mano, mi domandò che vi tenessi racchiuso: apro la mano e rivedo la medaglia con la figura del Beato Don Bosco e un pezzettino di carta sulla quale era scritto: «Propaga la fede del Beato Bosco!».
Con queste prove in mano ho potuto conoscere chi fu il mio protettore in quel tragico incontro coi banditi. Ho subito fatto collocare un gran quadro di lui nella fattoria; e mi raccomando ancora a lui tutti i giorni perchè continui a proteggermi in tutti i pericoli
JOHN SARACENO.
Fu rapito dalla morte immaturamente il 16 luglio dopo pochi giorni di malattia, a 46 anni non compiuti. La sorpresa della sua rapida fine gettò la costernazione nella città di Siracusa, dove Mons. Carabelli era grandemente amato e godeva la stima universale per la sua bontà e per la sua zelante ed eccezionale attività.
Quanti e quali meriti ha saputo davvero acquistarsi il buon Arcivescovo di fronte a Dio e alla sua diocesi!
Da Carnago (Milano), dov'era nato il 16 agosto 1886 da agiata famiglia industriale, passò prima nei seminari di Milano, poi a Roma nel Collegio Lombardo, dove conseguì con lode le lauree di filosofia e teologia, e fu ordinato sacerdote nel 1910. Nell'ottobre dello stesso anno andò a Siracusa come segretario dell'Arcivescovo Mons. Bignami, a fianco del quale trascorse io anni, cattivandosi la stima generale come insegnante in Seminario, poi come Vicario Generale, quindi come Amministratore Apostolico della diocesi. Consacrato Vescovo successe a Mons. Bignami il 22 maggio 1921.
Uomo di grande cuore, aperto spontaneamente ad un amore espansivo e generoso, ebbe vedute larghe sul riordinamento della sua diocesi, nel complesso e nei dettagli, insieme ad una volontà decisa e fattiva che trovava tutti i mezzi necessari allo scopo. Il suo sorriso aperto, sincero, costante apriva gli animi alla confidenza e alla fiducia.
Amare e darsi con fermezza e risolutezza: devozione illimitata al Papa e alla Patria; attività massima; ecco Mons. Giacomo Carabelli.
Su queste basi egli svolse negli 11 anni di episcopato la sua opera colossale. Il suo primo pensiero fu al seminario e al clero. Ampliò e migliorò i locali del seminario e della villeggiatura di Canicattini; inviò appositamente professori a Roma e a Lovanio per perfezionarsi nelle discipline ecclesiastiche; dei sacerdoti da lui ordinati in 11 anni nessuno fu trattenuto in Patria e tutti furono collocati in posti adatti alle proprie attitudini; riportò il culto alla sua genuina maestà sacra e romana; volle in ogni parrocchia i gruppi dell'Azione Cattolica; restaurò innumerevoli chiese, cominciando dalla sua cattedrale che trasformò in un gioiello artistico; sviluppò intensamente l'educazione della gioventù ricorrendo allo zelo delle Congregazioni religiose, maschili e femminili.
Pieno di affetto per le Opere del B. Don Bosco aveva preparato anche pei Salesiani una residenza a Siracusa, con la casa, la chiesa, il teatro e l'oratorio.
Innumerevoli altre opere progettava, quando il Signore improvvisamente lo pose a letto e lo chiamò a Se. Accolse l'annunzio della sua fine con serenità sorprendente; ordinò che gli fossero portati in forma solenne il Santo Viatico e l'Estrema Unzione, dopo avere rinnovato pubblicamente la professione di fede. Conservò fino all'ultimo il suo sorriso, le espressioni della più affettuosa paternità.
All'alba del suo ultimo giorno di vita, Mons. Carabelli dopo aver ricevuto di nuovo la S. Comunione si è fatto recitare le preghiere per la raccomandazione dell'anima e quelle della benedizione papale. Poi chiamò ad uno ad uno tutti i sacerdoti presenti facendo speciale raccomandazione ad ognuno e impartendo disposizioni con il suo abituale sorriso e con il largo ed affettuoso gesto da non sembrare nemmeno ammalato. All'osservazione del medico che così si sarebbe stancato troppo, egli disse che voleva morire da Vescovo e che poco importa vivere più o meno, quando si è sicuri di compiere il proprio dovere dinanzi a Dio.
Ringraziò tutte con espansione per l'ultima visita e l'assistenza; benedisse la città e la diocesi; dichiarò che moriva di fronte al Crocifisso, con il pensiero rivolto al Papa; assicurò che poteva avere sbagliato, ma aveva agito sempre con retta intenzione; mentre intanto pregava fervidamente baciava il Crocifisso. Tutto il clero, le autorità, gli amici che si seguivano, versavano lacrime di dolore e di commozione. E così, serenamente benedicendo, alle ore 17,3o del giorno 16 luglio Monsignor Giacomo Carabelli entrava « nel
luogo della sua pace » lasciando un rimpianto generale.
Il Signore non avrà indugiato a, premiare lo zelo di questo suo piissimo servo: i Cooperatori nostri si uniranno a noi nel rimpiangere la perdita del grande amico e nel suffragarne con fervorose preghiere l'anima eletta.
Roma, 16 luglio 1932.
Carissimi,
Vi scrivo da Roma dall'Ospizio Salesiano del S. Cuore di Gesù ove sono ospiti giovialissimi i 150 fanciulli cattolici di ogni diocesi d'Italia vincitori del premio catechistico « Roma » e che ieri furono in udienza giocondissima del S. Padre Pio XI. Le case di D. Bosco sono sempre aperte a tutti gli amici. Il S. Padre accolse con ineffabile gioia questi fanciulli rappresentanti cinquantamila loro fratelli di associazione, divisi in 2800 gruppi parrocchiali.
Nel soavissimo discorso loro rivolto, il Papa raccomandò tre cose che fanno molto bene anche per voi, o carissimi, cioè: lo studio, la virtù e la purezza. Che festa, che gioia, che trionfo fu per questi cari fanciulli una così bella udienza! Ancora oggi ne esultano vivamente, ansiosi di presto portarne le incancellabili impressioni alle care loro famiglie e associazioni.
Questi fanciulli sono una gloria dei loro maestri e dei catechisti c'e, li hanno istruiti e preparati al meritato premio.
Orbene, o carissimi, ecco anche per voi un bell'apostolato da imitare; anche voi negli oratori festivi, nei catechismi parrocchiali, nelle visite dei poveri a domicilio come soci delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli adoperatevi per istruire nel catechismo i fanciulli, prendetevi cura di queste anime tenerelle e cooperate con carità ad allevarle per tempo a Dio, nello studio della religione e nella pratica della virtù.
Siate i Cooperatori della Chiesa a gloria di Dio e a salute delle anime. Prendiamoci cura per tempo della gioventù che è la primavera dell'umanità e sa cui sono riposte le più belle speranze della religione e della patria.
Addio.
Sempre vostro affezionatissimo DON GIULIvo.
Convegni di Direttori Diocesani e Decurioni.
Anche i convegni dell'Ispettoria Liguretoscana ebbero un esito consolantissimo.
Al convegno di Sampierdarena (14 giugno) intervennero l'Em.mo Cardinale Minoretti Arcivescovo di Genova, il nostro Rettor Maggiore e numerosissimi Decurioni delle diocesi di Genova, Bobbio e Chiavari, oltre una larga rappresentanza di Cooperatori e Cooperatrici. Il Direttore dell'Ospizio S. Vincenzo de' Paoli dà il benvenuto a S. Em. il Cardinale e il relatore rileva l'atto di particolare benevolenza dato dal Sig. Don Ricaldone agli amici di Sampierdarena accordando loro una delle sue prime visite, dopo la sua recente elezione; al Sig. Don Ricaldone esprimono sensi di cordiale devozione il direttore diocesano Don Venzano a nome dei Decurioni e il prof. Fazio a nome dei Cooperatori ed Ex-allievi.
Il Can. Rebolino, direttore diocesano di Bobbio, illustra il tema: Don Bosco e l'Eucaristia. Osserva che la forza e lo sviluppo dell'Opera Salesiana è nella virtù del fondatore; dimostra che questa proviene dall'Eucaristia e, sull'esempio del Beato, addita tre grandi mezzi per la santità della vita nella Messa quotidiana, nella Comunione frequente e nella visita a Gesù Sacramentato. - Segue Don Sorbone esaltando l'attaccamento fervido, forte di Don Bosco al Vicario di Gesù Cristo; e il prof. Don Gennaro richiamando le insigni benemerenze e i grandi esempi del B. Don Bosco sul problema delle vocazioni.
L'Em.mo Card. Arcivescovo, che ha seguito col più vivo interesse lo svolgimento della riunione, prima di chiuderla colla pastorale benedizione, vuole aggiungere la sua alla parola di compiacenza, di ossequio al novello Rettor Maggiore ed esprime un voto ardente del suo cuore: l'istituzione in Genova di un grandioso Oratorio festivo, sul tipo dell'Oratorio S. Paolo in Torino: perchè - egli dice - l'oratorio è il mezzo più efficace e sicuro per l'educazione cristiana della gioventù.
Il convegno di Firenze (16 giugno) per le diocesi della Toscana orientale fu onorato dall'intervento dell'Ecc.mo Arcivescovo Mons. Elia Dalla Costa. Don Fasulo aperse la riunione ricordando che uno dei primi convegni di Decurioni salesiani - oggi divenuti periodici in tutte le regioni d'Italia - si tenne a Schio nel 1922, promosso dall'allora Arciprete decurione Mons. Dalla Costa; e a lui, Pastore dell'archidiocesi fiorentina, porta l'omaggio ossequente dei Decurioni d'Italia, formanti dopo 10 anni un imponente stato maggiore: circa 10.ooo sacerdoti.
Intercalate da discussioni di ordine pratico, furono lette due importanti relazioni: una dal Rettore del Seminario di Fiesole, Mons. Agostino Bigi, sull'opera svolta da Don Bosco in favore delle vocazioni ecclesiastiche; l'altra dal prof. Don Giulio Nervi sulla virtù caratteristica del Beato, la carità, virtù tanto necessaria nel momento presente. Don Bertola, ispettore salesiano della Colombia, espone agli intervenuti l'opera compiuta per lenire le sofferenze dei poveri lebbrosi e rievoca gloriose figure di missionari salesiani.
Chiude Monsignor Arcivescovo che, compiacendosi dello sviluppo preso dal movimento salesiano fra il clero d'Italia, si dichiara lieto di esserne stato promotore a Schio e promette di voler continuare a promoverlo nel nuovo campo affidatogli dalla Provvidenza; raccomanda perciò la cooperazione salesiana dicendo che favorire le opere di Don Bosco significa esercitare la carità nella maniera più perfetta, perchè si ha di mira di procurare con larghezza cattolica di vedute e con efficacia la salvezza delle anime.
Anche il convegno di La Spezia (25 giugno) per le diocesi di Luni, Massa e Pontremoli fu onorato dall'intervento di S. E. Mons. Bertazzoni, Vescovo di Massa, e dell'Arcivescovo salesiano Mons. Felice Guerra; S. E. Mons. Costantini, assente da La Spezia, si fece rappresentare dal Vicario generale Mons. Accorsi, e S. E. Mons. Sismondi, Vescovo di Pontremoli, mandò la sua affettuosa adesione.
Dopo un caldo saluto del Direttore dell'Istituto S. Paolo, fecero efficaci rilievi su Don Bosco: il parroco di Pieve d'Arcole Don Ruggia, che nell'amore alla gioventù mostrò lo scopo e la molla della molteplice attività del Beato; il parroco di Pomano Superiore Don Dagnino, che lo presentò benemerito apostolo delle missioni; il prevosto di Fosdinovo Mons. Corona, che lo presentò strenuo difensore della fede contro gli attacchi dell'eresia. Nella discussione furono rilevate provvide iniziative prese dall'Istituto Salesiano S. Paolo con l'aiuto delle zelanti Dame Patronesse, come la scuola gratuita, la refezione quotidiana a 40 giovinette di famiglie povere, ecc. L'Ispettore Salesiano Don Antoniol raccomandò le vocazioni come condizione indispensabile per risolvere i problemi trattati.
Dopo affettuose parole di lieta compiacenza, di ringraziamento e di augurio dette da S. E. Mons. Bertazzoni, l'adunanza si sciolse confortata dalla benedizione di Mons. Guerra.
Un altro convegno fu tenuto a Pisa (27 giugno) per la Toscana occidentale presieduto dal novello Arcivescovo Mons. Vettori: vi assistette pure S. E. Mons. Guerra. Inviarono le loro adesioni gli Ecc.mi Vescovi di Grosseto, Livorno, Lucca, Pescia, Volterra e distinti Coo peratori. L'Istituto Don Bosco accolse per la circostanza una vera folla di Cooperatori ed ex-allievi e di amici, con spiccate personalità, tra le quali segnaliamo con vivo piacere il Rettore della Università prof. comm. Armando Carlini.
Con intermezzi di conversazione pratica si susseguirono vari brillanti oratori: Mons. Braccini rievocò l'apostolato di Don Bosco per la gioventù; il prof. Don Canigiani illustrò il sistema educativo del Beato; la sig.na Bagnoli ricordò quanto ha fatto Don Bosco nel campo femminile per mezzo del benemerito Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; il rag. Liverani, direttore della Banca Toscana, mostrò i successi dell'educazione salesiana nell'unione degli ex-allievi; Don Cappelli presentò in Don Bosco il santo moderno e la Contessa Nasalli Rocca rievocò la figura di Mamma Margherita. Infine Don Morgantini, esilarando e commuovendo, rispose con verve alla domanda: - Che hanno fatto i Salesiani a Pisa?
Non mancò la parola dell'Arcivescovo di Pisa: egli si disse lieto di aver assistito al Convegno e manifestò la sua ammirazione per l'Opera Salesiana e particolarmente per gli Oratori festivi e, dopo aver auspicato al sempre maggiore trionfo di Don Bosco e all'espansione dell'opera sua, chiuse impartendo con Mons. Guerra la benedizione.
Ultimo fu il convegno di Alassio per le diocesi di Albenga e Ventimiglia, con l'assistenza di S. E. Mons. Cambiaso, e riuscì come i precedenti intonato a familiarità cordiale e pratica.
Don Oldano, direttore del Collegio Municipale, diede il benvenuto agli ospiti e subito dopo ebbero la parola varii oratori: D. Argo Mancini illustrò il sistema educativo di Don Bosco mostrandone la forma e la pratica; il can. prof. D. Marco Brunello trattò dell'Eucaristia come leva di santità e di apostolato in D. Bosco; e D. Virginio Raschio presentò il Beato come padre di carità.
S. E. Mons. Cambiaso chiuse con parole esprimenti tutta la sua affettuosa benevolenza per l'opera del Beato D. Bosco e incitò i presenti a cooperare intensamente alle Opere Salesiane.
Il nostro zelante D. Fasulo, chiudendo col convegno di Alassio la trentunesima riunione dei Direttori e Decurioni svoltasi in questi ultimi mesi, sentì il bisogno di ringraziare nel Vescovo di Albenga l'Episcopato Italiano che ha in tutti i modi favoriti i convegni con l'adesione, con la pastorale benedizione e colla presenza; e di salutare i benemeriti Direttori diocesani, Decurioni e Cooperatori, ringraziandoli cordialmente anche a nome del Rettor Maggiore per la partecipazione presa a tutte le discussioni al solo fine di promuovere una più intensa cooperazione alle opere del Beato Don Bosco.
Amatissimo Padre,
All'inizio del mese per noi dolcissimo della Vergine Ausiliatrice permetta che le continui dare quelle notizie generali, che dànno ai nostri cari benefattori un esatto conto delle condizioni caratteristiche di fronte al gran problema dell'apostolato quale è da noi provato.
L'enumerare anche solo le difficoltà è conforto per noi, istruzione per gli altri ed eccitamento all'azione per entrambi. Già le dissi delle nostre difficoltà economiche... e non sono finite... Le accennai le difficoltà caratteristiche desunte dal carattere storico e psicologico di questo popolo e dalla sua organizzazione attuale, iniziata nel 1868, sulla base delle grandi nazioni, tra cui si asside. Voglio in questi appunti scheletrici accennare a quelle più delicate desunte dalle relazioni del Cattolicismo colle altre religioni, specie con quella di Stato.
Religioni o manifestazioni religiose. - Si può pensare in Giappone a tre grandi classi di religioni antagoniste al Cattolicismo: le varie, numerose, disunite sette della Riforma e qualche setta religiosa più moderna (tipo americano del Nord) o areligiosa (tipo Russia) - il buddismo e la religione di Stato o shintoismo. È difficile citare delle cifre che diano un'idea chiara della potenzialità delle singole religioni, che si deve pur confessare non stanno inattive. Una statistica ufficiale di pochi anni fa elevava a oltre 88.ooo i luoghi di culto shintoista e oltre 70.000 quelli di culto buddista, più 5870 luoghi di predicazione, contro oltre 18oo appartenenti a varie sette e 200 appartenenti ai cattolici (compresi gli ordini e congregazioni religiose). Oggi i luoghi di culto cattolico sono saliti a 350; ma so dire, se proporzionalmente siano cresciuti anche gli altri. È chiaro! Si è di fronte ad un vero blocco pagano, più o meno tinto di colorito religioso o areligioso, ma è un blocco formidabile, che quando poi si tratta di dar contro al Cattolicismo, coalizza le forze.
Spirito religioso dei Giapponesi. - I Giapponesi sono religiosi? Ecco un problema interessantissimo. In ogni parte vi sono templi, piloni, si fanno pellegrinaggi, voti... In casa tutti hanno l'altare degli antenati; cerimonie religiose si fanno in casa e ai templi; vi sono feste mensili, annuali, ecc... Gli altri culti sono liberamente propagati... Sono dunque indifferenti? O trattano i loro «dei » solo con quella gentilezza propria della loro razza? O desiderosi e curiosi del nuovo, abbracciano le novità religiose per poi ritornare come erano prima? È ateismo? È dubbio? Ci credono proprio? Sono buddisti o shintoisti? O l'uno e l'altro? Non possiamo certo legiferare in questo campo delicato, noi che da pochi anni viviamo in questo bel paese. Ma lei trova ad esempio delle famiglie di quattro o sei individui, ed ognuno appartenente a religione diversa o a sètte diverse di una stessa religione. E pare vadano d'accordo. Trova dei genitori che lasciano la piena libertà ai figli di studiare e praticare una religione diversa da quella da loro professata. Trova tanti che partecipano indifferentemente alle feste di qualsiasi religione, e non per pura curiosità, ma effettivamente.
Mi pare si possa dire che il loro atto di fede non è donazione totale generosa dell'essere alla divinità: non vi dànno certo il senso nostro, la loro pietà non trova bisogno di comunicarsi alle anime vicine. Tutta la somma della divinità dei loro dèi è la tradizione, che però non si presenta come forma dogmatica; vi entra la fantasia e la sensibilità; è suscettibile di aggiunte, ma s'impone alla ragione per vincerla e umiliarla. Il giapponese non spinge la credenza fino alla certezza, nè l'incredulità fino alla negazione; fa coordinare il shintoismo, che divinizza la natura e la bontà delle cose, col buddismo che risolve tutto in vapore di illusione e tristezza (e col protestantesimo che gli dice «credi e fa quel che vuoi») e non facendogli troppe domande, non preoccupandosi di troppe ricerche, vive in un'atmosfera religiosa dolce e tranquilla, in manifestazioni cerimoniose, in quanto d'imprevisto può eccitare il sentimento, la fantasia... E lei vedrà il giapponese collocare il suo dio indifferentemente ai bordi di un ruscello o di una cascatella o di una roccia dalle forme strane o ai piedi di un maestoso pino... o come spaventapasseri con ritagli di carta nei campi biondeggianti di grano o di riso... passando dall'estrema semplicità puerile di manifestazione religiosa alla suprema maestosità di culto nei grandi e magnifici templi. Ma non v'ha di più. Il Giappone è la terra degli dèi; i Giapponesi sono figli degli dèi, e come tali partecipano alla saggezza divina, sono quindi felici infallibili; ecco perchè si ritengono di specie diversa dalla nostra, ecco una delle fonti del loro orgoglio nazionale. E agli antenati e a quelli che hanno benemeritato della patria innalzano templi monumentali (dicono) come segno di fedeltà e venerazione verso gli antenati, specie della casa imperiale e come segno di amore verso la medesima; ma tutta l'atmosfera di tali santuari, i ministri, le offerte e le cerimonie sono religiose; e scriveva bene il Vergot in Pensiero Missionario: « La libertà religiosa è garantita a tutti in Giappone, soltanto si richiede anche da ognuno che, come giapponese, mantenga gli antichi costumi patriottici, ritenuti dal Governo non religiosi, per quanto si manifestino in forme religiose ». Tale è il punto di vista governativo, comprensibile in un Governo, nella mente del quale la religione, la venerazione verso gli antenati e il patriottismo sono confusi come in una nebbia, e che naturalmente ha tutto l'interesse che i costumi ed usi tradizionali, blandenti l'orgoglio nazionale e favorevoli sia alla sicurezza di Stato sia alla fedeltà al trono, resistano come cantano nel loro inno nazionale, finchè una pietra si converta in roccia dove s'abbarbichi il più folto muschio. Da ciò la vigile sorveglianza ed il controllo degli organi di stato sul funzionamento, insegnamento, propaganda delle altre religioni, e l'incertezza dell'atteggiamento dei cattolici a questo riguardo, finche non verrà una chiara decisione da parte della Chiesa, e i gravi conflitti di coscienza nei cattolici che debbano partecipare a tali cerimonie. Si cammina sui rasoi insomma
Amatissimo Padre, i suoi figli del Giappone, che provano nella pratica quotidiana la lotta sorda, nascosta, vigile, proveniente da questa parte, da tempo nella zona loro affidata si sono buttati ai giovani; solo di qui verrà la futura salvezza... e molto di più potranno fare quando il Signore manderà i mezzi per poter invadere santamente i grandi centri, ove brulicano a migliaia a migliaia i giovani desiderosi di istruirsi, di farsi una posizione e trovare chi li metta sulla strada del bene. O Signore, quando sarà quel giorno? Lo affretti lei, io affrettino i nostri fratelli, amici e cooperatori colla preghiera e colla loro carità.
Miyazaki, maggio 1932.
Don VINCENZO CIMATTl, Missionario Salesiano.
Amatissimo Padre,
Nei giorni 1, 2 e 3 c. m. abbiamo celebrato quassù a Shillong, con tutta la solennità possibile, il X anniversario dell'arrivo dei primi missionari in Assam. Sono stati giorni davvero indimenticabili, densi di cerimonie significative che hanno lasciato nell'animo di tutti i presenti risonanze durature.
Le principali manifestazioni di quei giorni radiosi sono state:
a) L'ordinazione sacerdotale di 5 confratelli che hanno compiuto tutti i loro studi ecclesiastici nello Studentato di Shillong;
b) la vestizione clericale di 3 novizi indigeni;
e) una solenne processione Eucaristica e la consacrazione di tutta intera la Missione a Maria Ausiliatrice;
d) il Congresso generale dei nostri cattolici Khasi e specialmente della gioventù maschile, con grandi trattenimenti di circostanza.
Proprio nel bel mezzo dei festeggiamenti ci giunse graditissimo e molto applaudito il seguente telegramma portanteci la benedizione del S. Padre:
« Mgr Mathias, Prefect Apostolic Assam. -
Augusto Pontefice compiacendosi celebrazione decennale attività missionaria Salesiani cotesta Prefettura invoca dal Cielo sempre più abbondanti divini favori per fecondo apostolato, invia di cuore Reverenza Vostra, Benemeriti Religiosi, Cattolici assamesi, confortatrice Benedizione Apostolica. - Cardinal PACELLi ».
Nota predominante e caratteristica di queste feste fu lo spirito di cordiale unione e di collaborazione delle Comunità religiose locali, nonchè dei Cattolici Europei, Khasi e Indostani, che fecero davvero a gara per manifestare ai promotori la loro incondizionata approvazione.
Nel nome del Papa e di Don Bosco, pel trionfo di Cristo, si videro affluire da tutte le parti della Prefettura e specie dalle Khasi Hills, larghe rappresentanze di popolo specie giovanile. Arrivavano stanchi ed accaldati dalle più remote località, guidati dai loro infaticabili Missionari e Catechisti, ed erano tutti allegri e festevoli: si trovarono subito come nel loro villaggio. Lo zelante parroco locale Don Celestino Vendrame, mirabilmente coadiuvato dai suoi assistenti, aveva disposto tutto in modo che tutti gli ospiti trovarono alloggio.
Alcune cucine improvvisate erano poi sorte quasi per incanto in ogni angolo un può appartato, e si potè così distribuire gratuitamente abbondanti razioni di riso, carne, tè, ecc.
Le ordinazioni ebbero luogo nella mattinata del 2 aprile e subito dopo il popolo tributò spontaneamente una calorosa ovazione ai novelli sacerdoti, che ancora vestiti dei sacri paramenti si erano portati sul portale della chiesa per benedire il popolo. Tutti baciarono le loro mani, ancora roride del sacro olio, e la gioventù si accompagnò marciando a passo di musica (avevamo due nostre bande in pieno servizio) tutt'attorno al candido monumento di Don Bosco, nel vasto cortile dello Studentato, dov'è ormai pia consuetudine recarsi dopo ogni ordinazione sacerdotale. Là, dal basamento del monumento i sacerdoti impartirono un'altra larga benedizione a tutti i Confratelli, Chierici e Coadiutori, Alunni, Oratoriani, ecc.
Nel pomeriggio si svolse nell'ampio campo di giuoco dell'Orfanotrofio e della Scuola industriale un grande trattenimento, dove fu eccellentemente svolto un lungo e vario programma, eseguito colla partecipazione di tutte le Società, Collegi e Scuole cattoliche della città e Missione. V'era presente il fior fiore delle personalità cittadine, anche acattoliche, a testimoniare in modo ufficiale la loro approvazione. Primeggiava il Prefetto del Distretto e il Direttore della Pubblica Istruzione Assamese.
Lo Statesman, il più diffuso quotidiano di Calcutta, portava la relazione dei festeggiamenti in questi termini:
« I Salesiani di Shillong hanno dato nel pomeriggio un riuscitissimo trattenimento nel cortile dell'Orfanotrofio della Scuola industriale, onde commemorare il decimo anniversario del loro arrivo in Assam. Il sig. Ferraris fu molto complimentato per la omogenea regolarità degli esercizi ginnici dei suoi Allievi. Il sig. Roncononi si guadagnò l'ammirazione dei presenti per gli esercizi acrobatici che tennero in sospeso i convenuti a lungo. Le ragazze del Convento di Santa Maria eseguirono ottimamente un difficile pezzo corale Campane lontane. Esse si produssero pure con alcuni esercizi ginnastici.
» L'educazione dei ragazzi e specialmente degli orfani e dei più poveri e derelitti è sempre stato il primo oggetto dell'attività salesiana. Nel 1932 anche il numero degli interni è passato da 120 a 450. Le scuole poi hanno meritato i più alti encomi dei Governatori dell'Assam. Una importante Scuola industriale è stata aperta in Gauhati. In Calcutta è stato iniziato la realizzazione di un provvidenziale progetto onde soccorrere in questi tempi difficili le misere condizioni di tanti poveri giovanetti AngloIndiani. Per questo si è dato inizio alla costruzione di una graditissima Scuola industriale in Lillooah.
» Anche la cura degli ammalati ha ricevuto un poderoso incremento, ed ora funzionano egregiamente ben 4 dispensari invece dell'unico di dieci anni or sono. In Raliang è stata pure aperta una Scuola agricola. Gli altri tipi di scuole non sono stati certo dimenticati. Le Scuole Primarie da 31 sono passate a 16o. St. Anthony School è passata ora nel rango delle High Schools, mentre il continuo progresso delle scuole medie di Gauhati e Jowai ha meritato reiterati encomi dalle locali autorità scolastiche.
Il numero dei cattolici è poi aumentato da 5844 del 1922 a più di 18.ooo in quest'anno.
» Il trattenimento fu chiuso da S. Ecc. l'Arcivescovo di Calcutta, che si congratulò sentitamente coi Salesiani per il lavoro enorme compiuto durante il decennio or ora chiuso».
Fin qui il giornale acattolico di Calcutta.
Il giorno dopo, domenica 3 corr., fu interamente consacrata al decennio.
I novelli sacerdoti celebrarono contemporaneamente nell'ampia chiesa parrocchiale, gremita letteralmente di popolo, cosicchè anche per questa circostanza essa si mostrò incapace di accogliere la folla dei fedeli.
Più avanti nella mattinata l'amatissimo Mons. Mathias celebrò la Messa Pontificale, coll'assistenza dell'Ecc.mo Arcivescovo di Calcutta, Mons. E. Perier, S. J., che anche stavolta non volle mancare a condividere, anche a costo di faticoso viaggio, le nostre gioie. Per la circostanza erasi costruito un grandissimo e solido palco all'aperto, proprio di fronte alla chiesa parrocchiale, in posizione veramente dominante. Le vie d'accesso, il resto della piazza e la grande scalinata sottostante erano gremite di popolo. Immediatamente prima della Messa, Mons. Mathias impose l'abito clericale a tre novizi Indiani, che ormai ogni anno si vanno affiancando alle reclute che Don Bosco ci manda dall'Europa.
Il popolo seguì attentissimo e commosso la cerimonia, e si affollò poi alla fine a congratularsi coi neo-vestiti.
La Messa si svolse poi in perfetto ordine. Essa fu accompagnata a voce di popolo. Anche qui si notò la collaborazione di tutte le comunità europee, che presero volenterosamente il loro posto colle indigene.
Dopo il tè offerto dal parroco nel pomeriggio a tutti i giovani cattolici intervenuti, si ordinò la grande processione col SS. Sacramento, alla quale intervennero quasi 4000 persone, che impiegarono circa due ore a sfilare per le strade affollate di tutto il quartiere. Le tenebre calavano quando il corteo si ricompose ai piedi del grande palco tutto splendidamente adorno e illuminato. Migliaia di fiaccole e lumi rendevano la scena suggestiva. Ad un cenno di tromba tutta l'immensa folla si tacque, e solenne si elevò la voce del parroco, consecrante tutta intera la Missione a Maria SS. Ausiliatrice, quasi reverente ringraziamento per le tante prove del suo materno appoggio, prodigateci in questi ultimi anni. Poi chiuse la solenne Benedizione col SS. Sacramento.
Shillong (Assalii), 11 aprile 1932.
DON STEFANO FERRANDO Missionario Salesiano.
I risultati di dieci anni di lavoro nell'Assam. 1922 1932
Cattolici 5.844 18.000
Sacerdoti 6 62 Chierici - 8o Fratelli Cristiani Irlandesi 8 8 Coadiutori - 16 Suore 17 33
Catechisti 48 16o
Centri cristiani 93 298 Cappelle 26 139 Oratori - 10 Orfanotrofi 2 7
Orfani 100 491
Scuole Profession. e Agricole 1 3 Distretti evangelizzati i io Laboratori 1 4 Asili 1 4 Collegi e Scuole superiori 2 4 Scuole Elementari 31 160 Insegnanti (eccettuati i Fratelli
Cristiani Irlandesi) 47 122 Allievi 638 3071 Ricoveri per vecchi i 4 Ambulatori 1 6 Confessioni 500.000 in dieci anni Comunioni 1.500.000
Si parte.
L'Ecc.mo Monsignor Vicario Apostolico, due suore Figlie di Maria Ausiliatrice, il familiare dell' Ecc.mo Monsignore, un
altro confratello e il sottoscritto. Per strada si sarebbero uniti a noi il Missionario e il Chierico che ci avevano preceduti.
La discesa al fiume è rapida, non senza lepide scene.
Il fiume Upano è in completa secca e il passarlo in canoa stavolta non causerà preoccupazioni se non ai... novellini. Il primo e secondo braccio del fiume furono per tutti una distrazione: non così il terzo e quarto per l'abbondanza di acqua che contenevano.
Sulla sponda del terzo braccio ci aspettò una sorpresa gratissima. Trascinata a mano dai selvaggi, contro corrente, veniva una « canoa» di proporzioni maggiori che le ordinarie e addobbata a festa.
- È da benedire e appartiene alla emissione - ci dissero con compiacenza i Kivari. Portava a poppa scritta a olio la dicitura B. J. Bosco e a prora «C. Misión ».
La sorpresa ci tolse la parola. L'Ecc.mo Monsignore sorridendo, con il cuore commosso fissò noi e noi lui. Venne chi di nascosto aveva portato rocchetto e stola e lì, sulle ghiaie del torrentoso e temibile Upano, sul declinar del giorno, nell'apoteosi del, sole morente, il nostro Ecc.mo Mons. Vicario Apostolico alzò la sua tremula mano per benedire. Ebbi sentore che volesse benedire in quello schifo tutto il Vicariato, che come canoa coraggiosamente cerca di drizzare la sua rotta al porto, anche se non di rado gli tocca vogare contro corrente. La canoa, tutta d'un pezzo solo, opera dei nostri selvaggi, donazione delle nostre selve, servirà da quest'oggi per far passare da una riva all'altra del fiume il portatore della verità, il Missionario che percorrerà a piedi le sterminate pianure del Scipa e del Yuquipa come faro di luce.
Si riprende la marcia, stavolta infiorata da frizzi e innocenti scherzi per far perdere la paura ai... novellini della canoa. Il terzo braccio del fiume è veramente pericoloso; ma la canoa B. J. Bosco sfiderà le onde.
Interminabili salve di schioppi ci attendono all'opposta riva. I selvaggi manifestano la loro gioia per la visita del loro Pastore. Ho visto scene d'incanto quella sera. Erano i vecchioni tra i Kivari che venivano a ossequiare silenziosamente il Vescovo, erano bambini che avevano imparato a baciargli l'anello. Sotto, nel cortile, le donne, le donne kivare sempre così riservate, avevano preso d'assalto la Madre Visitatrice e senza che nessuno avesse loro suggerito nulla: - Mandaci qui tra noi le suore: regaleremo loro tutti i nostri bambini. Mandacele perche c'insegnino a pregare e ci curino delle nostre malattie - gridavano come in coro.
E poi sfogatesi, ottenuta una promessa vaga, come sempre perchè le difficoltà sono sempre le stesse (mancanza di personale e di mezzi) dettero la stura alla loro curiosità. E vollero sapere se il modestino della Madre era duro, se il velo era flessibile, se il vestito era fino e quant'altre cose mai.
Tutti i complimenti cessarono quando s'entrò nella Cappella. La immaginate? Bambù per pavimento, bambù per parete, bambù per tetto e sarei stato tentato di dire: bambù l'altare.
No! L'altarino, ridotto, provvisorio non mancava di grazia; quella sera era trono di Nostro Signore Sacramentato. Ma quando si cercò di dare la Benedizione fu mestieri procedere con molta precauzione. Eppure per i nostri selvaggi quella pare una cattedrale. È uscita dalle loro mani, fu voluta dal loro entusiasmo, hanno visto in essa qualche cosa che emerge dalla monotona loro vita selvaggia, hanno visto un segno di unione, di spiritualizzazione!... Domani, quando il Signore manderà più mezzi, anch'essi avranno la loro chiesina di legno.
Li ho sentiti pregare nella loro lingua, li ho visti nel contegno di neofiti avidi della luce e commosso ho pensato anche per loro in un prossimo cristiano avvenire.
Di notte dopo cena, quantunque poche ore prima la tigre avesse fatto la sua apparizione nei dintorni, ferendo quattro mastini che la vollero allontanare, ritornarono per assistere alle prime proiezioni catechistiche luminose. L'apparato assai primitivo non tolse nulla all'attrattiva del trattenimento e sono convinto che, mentre noi durante la notte stavamo lottando, stesi sul pavimento della sacristia della cappella, contro i vampiri e i moscerini, i selvaggi commentassero ancora lo spettacolo inusitato.
L'alba del giorno seguente ce li radunò tutti intorno e di buon mattino, là dentro in quella gran cattedrale; e l'Ecc.mo Vicario Apostolico celebrò per loro e parlò a loro. L'interprete della intricata lingua, un confratello nostro chierico che compete con il più vecchio Kivaro nel maneggiare il loro idioma, disse delle pretese e aspirazioni del loro Padre e Pastore rispetto a essi. Promise (povere promesse quasi da marinaio!) che avrebbe soddisfatto ai loro desiderata e avrebbe mandato in un non lontano avvenire sacerdoti e suore, avrebbe fabbricato loro una cappella, ecc... Il Vescovo veniva in cerca delle loro anime e non dei corpi, ma come padre avrebbe aiutato questi per guadagnare le altre. Sperassero quindi anche in qualche aiuto materiale, giacchè li avrebbe chiesti ai molti benefattori e ammiratori della nostra Missione.
Le affermazioni, le approvazioni e le conferme a dette parole ebbero i loro commenti, fuori nello spiazzale della cappella dove si rinnovarono scene curiose e fresche di sapore intimo e filiale, come l'attorniamento dei bambini all'Ecc.mo Monsignore, il gioco di pallone e rispettivo gruppo che i giocatori vollero prendere con il Vescovo, pavesandosi essi con i calzoncini e maglie inviate loro da generosi benefattori italiani.
Avremmo voluto protrarre la nostra visita tra di loro e ce lo chiedevano inconsapevolmente essi non sapendosi staccare da noi.
I u giocoforza promettere altre visite che forse si effettueranno settimanalmente con l'andata tra di loro di un Missionario che li prepari al S. Battesimo, fino al giorno sospirato in cui personale e mezzi siano tali da poter fissare colà una residenza con lo stabile Missionario.
Ci affrettino i buoni con le loro preghiere e carità questo giorno.
Macay, aprile 1931. Dev.mo
Sac. GIOVANNI VIGNA Missionario salesiano.
Un comunicato del corrispondente dell'Agenzia « Fides » dalla Missione di Mendez e Gualaquiza, nella Repubblica dell'Equatore, rende noto che il
PADRE VINCENZO PRIETO SALESIANO
mentre era diretto a Macas per celebrarvi la S. Messa, trascinato colla piccola canoa dalla corrente, è scomparso nelle acque del Rio Upano. Il cadavere ha potuto più tardi essere ripescato. La morte del buon missionario è stata assai pianta dagli Indii tra i quali svolgeva il suo apostolato.
(Grazie ricevute).
Una guarigione insperata. -- Il giovane Barberi Michele, alunno di questo Istituto, fu colpito nello scorso dicembre dà violenta congestione polmonare.
Perduta ogni speranza di salvarlo, fu posta sull'infermo la reliquia del Beato Don Bosco e tutti i giovani dell'Istituto, a cui s'unirono i genitori costernati e i superiori, iniziarono una novena a Maria Ausiliatrice, interponendo l'intercessione del Beato Don Bosco.
Il secondo giorno di essa, martedì, sacro al nostro Beato Padre, la febbre altissima cadde e il giovane fu dichiarato fuori pericolo.
Ora egli è convalescente.
Grazie a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco; inviamo un'offerta per le Opere Salesiane.
Il Direttore dell'Istituto Salesiano di Randazzo
Sac. GIACOMO ANGELERI.
Aiuta i suoi ex-allievi. - Coinvolto in una dolorosissima intricata vicenda fallimentare, culminante in diverse denunzie all'Autorità Giudiziaria, fui oggetto di gravissime imputazioni, mentre la mia coscienza era tuttavia perfettamente tranquilla per l'assoluta certezza di mai avere in qualsiasi modo mancato ai doveri del mio ufficio sia davanti a Dio che agli uomini.
Perseguito da un mandato di cattura, dovetti per sottrarmi all'arresto preventivo abbandonare la mia famiglia per oltre due anni e in tutto questo frattempo, confortato dalla fede più viva, rivolsi incessantemente le più, fervide preghiere alla Vergine Santissima Ausiliatrice, che per intercessione del Beato Don Bosco non solo evitasse a me ed ai miei il dolore e l'onta di una detenzione immeritata, ma un bel giorno facesse rifulgere eziandio anche tutta la verità.
Dopo due anni e mesi, svoltosi finalmente il processo, tutte le mie speranze si sono appieno avverate; costituitomi negli ultimissimi giorni, invocando ancora una volta la protezione del Beato Don Bosco, l'infame castello cadde di colpo e la sentenza emanata, dopo una quindicina di giorni di dibattimento, consacrò nel modo più luminoso tutta la infondatezza dell'accusa.
Grato dal più profondo del cuore per le continue prove di protezione avute, sciolgo con gioia il voto fatto di rendere pubblica questa grande grazia, perchè sempre maggiormente i fedeli, gli ammiratori, gli ex-allievi di Don Bosco, fra i quali mi onoro di militare, guardino con fede sicura, col più grande amore a questo gran Santo, come al potente intercessore, al quale la Vergine Ausiliatrice nulla sa negare. P. Z.
Un segno di croce e un bacio alla reliquia. - Dal collegio avevo inviato a ciascuno dei miei di famiglia una reliquia del Beato, esortandoli di portarla sempre con sè. Tutti seguirono il mio consiglio e Don Bosco non tardò a ricambiare l'amore con amore.
Mio padre aveva per le mani la costruzione di un'ala di un edifizio in Castel Tesino, e con lui lavorava mio fratello. Un giorno, volendo ultimare un tratto di muro prima che giungesse l'ora del riposo, il fratello con febbrile attività era intento a trasportare pietre e doveva passare sopra una muraglia che toccava i 23 m. d'altezza. Siccome poi dava su un precipizio sottostante, il via vai febbrile del fratello noli mancò di destare apprensione nel padre e negli altri operai, i quali raccomandarono al giovane prudenza e attenzione. Mentre percorreva un tratto del muro con sulle spalle una grossa pietra perdette l'equilibrio e piombò giù nel vuoto con un grido.
I presenti allibirono e trattennero il padre che. quasi delirante avrebbe inconsciamente seguito il. figlio, accompagnandolo al basso. Si credeva da tutti di ritrovare mio fratello sfracellato: invece lo videro rialzarsi e pallidissimo andar loro incontro. Passata l'emozione, il padre domandò al figliuolo come si fosse salvato: e il figlio rispondeva: - Prima di intraprendere il lavoro ho fatto il segno di croce e ho dato un bacio alla reliquia di Don Bosco. Ecco ciò che mi ha salvato!
Arten. MURARO BEPPINO.
Guarito da un tumore maligno. - Ero affetto da un tumore maligno al padiglione dell'orecchio destro; sarebbe stata necessaria un'operazione, ma per la mia età avanzata non era prudenza il farla.
A Perugia mi fu consigliato il radio, e subito andai all'Ospedale S. Giovanni di Dio a Firenze dove ho un nipote aiuto-chirurgo, il quale mi fece visitare dal valentissimo radiologo prof. Valenti. Due notti dopo che mi era stato applicato il radio, sentii una voce che mi disse: - Sfàsciati, che sei guarito! - e al mattino vidi l'apparecchio su una sedia accanto al letto. Il professore me lo applicò di nuovo e tre giorni dopo constatò il felice risultato della cura.
Quella voce misteriosa udita era quella di Don Bosco di cui sono sempre stato devoto e al quale sempre uni sono raccomandato.
Ripaioli. Don GIACOMO SANTI.
Una collana di grazie. - In questo Istituto nel febbraio scorso fummo visitati dalla meningite. Due alunni col male ben precisato furono mandati all'ospedale, altri tre furono mandati in osservazione. Il nostro timore di veder un'epidemia sviluppata fra i nostri numerosi convittori, tra i quali molti sono piccini, non era senza ragionevole fondamento. In quel frangente, visto che il male poteva prender vasta proporzione, si ricorse al Beato Don Bosco e si tenne continuamente esposta la reliquia. Da quel momento in poi non si ebbe più nessun disturbo, nessun ragazzo annunziò malessere, o diede segni che avessero potuto servire di pronostico quantunque lontano del male. I due malati guarirono e gli altri indiziati ritornarono presto a casa con certificato d'incolumità.
Or non è molto un medico mi raccontava di un suo malato guarito in modo straordinario per la scienza. I parenti si erano raccomandati a Don Bosco.
Un'infermiera mi raccontò di aver tentato tutte le vie per condurre un suo malato in pericolo di vita a riconciliarsi con Dio. L'infermo non solo non ne volle sapere ma infastiditosi finì per dire all'infermiera che si occupasse della missione per la quale era stata chiamata e non parlasse di religione. Chiese da sè, dopo parecchie ore, il sacerdote per confessarsi quando a sua insaputa gli venne messo sotto il capo, tra due guanciali, una immagine del Beato Don Bosco.
Una signorina mi recò una lira eg. di offerta per una grazia ottenuta in cerca di lavoro. D. G. PUDDU, Direttore.
Liberata da una infermità. - Da circa sette mesi mi trovavo afflitta da un'infermità, che sebbene non grave era oltremodo molesta e dolorosa. Non giovandomi le molte cure intraprese, avevo ricorso più volte all'intercessione del Beato D Bosco, perché volesse ottenermi la sospirata guarigione; ma il mio male continuava a tormentarmi, anzi si prospettava necessaria un'operazione chirurgica. Angosciata e stanca, eppure sempre fiduciosa nel Beato il quale già in molte altre occasioni mi aveva manifestata la sua valida protezione, decisi di incominciare una nuova novena, promettendo alle Opere Salesiane un'offerta di L. 50o se ottenevo la tanto desiderata grazia. Adempio oggi alla mia promessa e ringrazio pubblicamente il B. D. B. con l'animo traboccante di riconoscenza perché, quasi miracolosamente, sono stata liberata dalla mia infermità, evitando il temuto atto operatorio.
Torino, 26-1-32.
N. N., Cooperatrice Salesiana.
D. Bosco vegliava buono sul mio angioletto. - Nel giugno dello scorso anno la mia bambina di 7 anni fu assalita da febbre alta, persistente, accusando qualche giorno dopo forti dolori di ventre. Tutte le cure prodigate dal nostro dottore furono vane, anzi cresceva il male. Fatto un consulto si dichiarò trattarsi di peritonite prodotta da appendicite. Trasportammo subito la piccina all'ospedale per esservi operata. L'esito, per quanto ben riuscito a parere dei medici, non fu di guarigione! Chè la ferita inghiottì due tubetti-drenaggio e si trasformò in fistola stercoracea, che durò circa 5 mesi causando alla piccola paziente dolori sempre più acuti. Sembrava votata alla morte! E ci decidemmo per un secondo intervento chirurgico.
In questo frattempo una Figlia di Maria Ausiliatrice, venuta a trovare la piccina, le consegnò una reliquia del Beato Don Bosco e ci esortò a raccomandarla a Lui. Così feci. E partimmo per la seconda operazione ben più lunga e difficile. Ma il Beato Don Bosco vegliava buono sul mio angioletto, aiutò i dottori e guarì l'inferma. In breve la ferita si rimarginò del tutto, furono messi fuori i due tubetti-drenaggio completi senza produrre il minino disturbo, con meraviglia degli stessi dottori, e si ebbe la guarigione.
Riconoscente e grata portai la mia guarita al Santuario a ringraziare la Vergine Ausiliatrice ed il grande intercessore, il Beato Don Bosco, e feci l'offerta promessa; ora prego sia pubblicata la grazia ad onore e gloria di Dio, della Vergine e del Beato Don Bosco.
BUSSA MARIA VARVELLO.
Efficacia dell'intercessione del Beato. - Anch'io ho esperimentato la grande efficacia della potente intercessione del B. D. Bosco. Nel novembre 1929 mi ammalai gravemente e lo specialista dichiarò necessario l'intervento chirurgico. In tale frangente m'abbandonai fiduciosa alla protezione del Beato, che con me pregarono con fervore la mia famiglia e le RR. Suore Salesiane del Convitto Sacra Famiglia della città. Ricevuta in clinica, dopo lunghe sofferenze, subii l'ultimo atto operatorio decisivo e, quando in un momento critico assai, da tutti più si temeva per me e più ferventi salivano al Cielo le invocazioni, il B. D. Bosco premiò la fiducia in Lui riposta, venne in mio aiuto in modo miracoloso e mi strappò alla morte. Con sorpresa di tutti risanai dopo breve convalescenza e potei intervenire alla solenne processione che si tenne in città per festeggiare qui la beatificazione di D. Bosco.
Vigevano (Pavia), 3 dicembre 1931.
CARMELA CANEDI, Insegnante elementare.
Non s'invoca invano... - Nel febbraio dello scorso anno il nostro Emilio, d'anni 18, si ammalava d'influenza. Convalescente, ricadeva in modo più grave, poiché sopravveniva tosto una fiera polmonite, seguita da pleurite. Il figlio era grave: lo stesso dottore curante non nascondeva la gravità del caso.
Angosciati, tosto si pensò pei Sacramenti, che furono in giornata amministrati al povero malato. Intanto il nostro Parroco ci consigliava di rivolgerci con fiducia al Beato D. Bosco, e ci diede una reliquia ex indumentis del Beato, che venne subito applicata sul petto del malato. Unitamente a questi tutta la famiglia cominciò con fervore una novena al Beato D. Bosco, con promessa di donare un grande quadro del Beato alla chiesa e di inviare un'offerta a Torino.
La malattia fu lunga con un'alternativa di speranze e di timori; ma finalmente, col concorso delle cure solerti del medico curante, il figlio guarì completamente, senza conseguenze e la guarigione perdura tuttora. Riconoscenti al B. D. Bosco adempiamo la nostra promessa: il bel quadro è già in chiesa e venne solennemente benedetto lo scorso agosto con una devota funzioncina di ringraziamento, in cui tutta la famiglia ascoltò la S. Messa, partecipando ai Sacramenti. L'offerta venne pure spedita a Torino per le Opere Salesiane.
Coniugi GIACOSA PIETRO e CHIARA.
Don Bosco mi salva dal Pericolo di cecità. --- Ai primi di novembre del 1931 fui colta da dolori all'occhio destro. Mi si ordinarono delle gocce, che però non mi portarono alcun sollievo. Consultato poi uno specialista mi disse che il male era grave tanto che, se non mi fossi sottoposta ad una cura, sarei restata in breve cieca. Mi ordinò impacchi caldi e gocce. I dolori cessarono, ma la vista diminuiva pure sempre più. Mi rivolsi allora ad un altro specialista che confermò la gravità del mio male, e aggiunse che se non l'avessi curato bene entro sei mesi sarei diventata cieca. Trovandomi in strettezze finanziarie da non poter affrontare la cura dispendiosa ed avvilita per la minaccia che mi sovrastava, mi rivolsi con viva fede al Beato Don Bosco pregandolo di soccorso. Sottopostami alla cura assai dolorosa, in 15 giorni, con meraviglia dei medici, ottenni la perfetta guarigione.
Mori. TEREsINA MARCHIORRI.
II vessillo agli ex-allievi di Firenze.
Il 7 maggio nell'Istituto Salesiano veniva benedetta e consegnata la bandiera degli exallievi, fungendo da padrini S. E. il Maresciallo d'Italia conte senatore Pecori Giraldi e la marchesa Augusta Guicciardini, Dama di Corte di S. M. la Regina Elena. Alla cerimonia assistevano tutte le rappresentanze delle autorità cittadine e una folla di invitati.
Monsignor Arcivescovo, dopo che un alunno dette il saluto alle autorità e offerse un mazzo di fiori alla madrina, procedette alla benedizione; dopo la quale S. E. Pecori Giraldi ha pronunziato un paterno discorso: « Ragazzi - egli ha detto pensate a questo simbolo che oggi la religione ha consacrato e che diventa anche per voi un soggetto di maggiore amore e di maggiore devozione. La bandiera è il simbolo della Patria, e dovete amarla e difenderla come ogni buon soldato difende la bandiera del proprio reggimento, fino all'estremo delle sue forze. Un altro modo di difendere la bandiera è quello di farle onore, di portarla cioè per il mondo, alta e superba, e dimostrare ai popoli che l'Italia rinnovata marcia trionfalmente nel cammino della civiltà e del progresso. Guardate bene questi tre colori, ragazzi, e imprimeteveli nella mente e nel cuore, essi sono il simbolo del Paese e della Dinastia Sabauda. Viva il Re! ».
Alle nobili parole di S. E. Pecori Giraldi ha risposto il Presidente degli ex-allievi prof. Carmelo Meli ed infine ha parlato Monsignor Arcivescovo il quale ha ammonito i ragazzi a seguire sempre la via del bene ricordando l'opera educatrice del Beato Don Bosco.
Facevano gli onori di casa l'Ispettore Don Antoniol, il Direttore dell'Istituto prof. Don Nervi, e il Presidente degli ex-allievi, prof. Carmelo Meli.
Il Circolo Auxilium dell'Oratorio di Valdocco ha festeggiato il suo venticinquesimo anno di vita il 5 giugno. Ai festeggiamenti intervennero anche gli ex-soci, i quali oltre alle funzioni religiose assistettero pure alla benedizione di due nuove bandiere (per gli aspiranti e per gli effettivi) impartita dall'Ispettore Salesiano Don Persiani. Seguirono i discorsi commemorativi del Presidente Cav. Pisani, che rievocò la vita gloriosa del Circolo; del dott. Audino della Federazione Giovanile Torinese; del sig. Don Zortea Assistente Ecclesiastico: discorsi chiusi bellamente dall'Ispettore Don Persiani con un ringraziamento a tutti e particolarmente ai padrini delle due bandiere, i sig. Coniugi Blotto e Coniugi Filippello.
Due conferenze promosse dagli ex-allievi di Pisa.
Nella ricorrenza del convegno annuale, riuscito magnifico sotto tutti gli aspetti, gli exallievi pisani promossero due conferenze invitando all'uopo il prof. Don Cojazzi.
La prima, alla presenza di S. E. Mons. Arcivescovo, fu tenuta nel grande salone dell'Arcivescovado. Il tema era veramente dei più appassionanti; infatti le conferenze di S. Vincenzo de' Paoli hanno raggiunto in questo primo centenario di vita una importanza tale che anche ai più distratti è resa evidente. E Don Cojazzi, con quella sua facile parola, con l'entusiasmo dell'apostolo, ha parlato per un'ora del come nacquero le conferenze paoline, del loro fondatore e dello spirito nobilissimo che le anima.
S. E. Mons. Vettori volle dire alcune parole alla numerosa adunanza e furono parole eccitanti al bene, ad entrare numerosi nelle conferenze di S. Vincenzo, parole che dall'animo paterno del nostro Arcivescovo scesero a irradiare i cuori di coloro che l'esposizione brillante e succinta di Don Cojazzi aveva entusiasmato.
Alla sera, nel salone dell'Hótel Nettuno gentilmente concesso dal Grand'Uff. Pietro Feroci, Don Cojazzi tenne poi la sua attesa conferenza su quella bella figura di Pier Giorgio Frassati.
La sala era affollatissima di un elettissimo pubblico, composto in grande parte di giovani che desideravano udire dalla voce di Don Cojazzi la rievocazione di Pier Giorgio. E Pier Giorgio Frassati inondò i cuori dei nostri giovani e di numerosi uditori, facendone vibrare anche le corde più remote dell'animo.
I giovani e gli universitari poi, dopo avere calorosamente applaudito l'oratore, vollero accompagnarlo sino alla stazione.
Festa con nozze d'oro.
Un convegno imponentissimo di ex-allievi fu quello tenuto a Varazze per la fausta ricorrenza delle nozze d'oro sacerdotali del prof. sac. salesiano D. Gresino. Vi presero parte l'Arcivescovo salesiano Mons. Felice Guerra, il Luogotenente generale Carlo Carini e tante distinte personalità.
Si è formato tra gli ex-allievi cittadini un Comitato per ottenere dalla competente autorità che sia dedicata alla memoria del benemerito maestro D. Paseri una via o una piazza di Varazze. Intanto al festeggiato gli ex-allievi hanno offerto un breviario e un messale.
Nelle ore pomeridiane, preceduti dalla banda Card. Cagliero, in corteo si recavano in Piazza S. Ambrogio, dove Mons. Guerra rievocò all'immensa folla la scena meravigliosa della sera del 16 marzo 1886, quando il Beato Don Bosco benedisse per l'ultima volta la città di Varazze. Procedette quindi alla benedizione rituale della lapide commemorativa, dopo la quale l'inno: «In Varazze nostra amata » cantato da centinaia di voci, fu l'espressione solenne della riconoscenza e dell'amore verso il B. Don Bosco.
Popolo, allievi ed ex-allievi si riversarono poi nella Collegiata di S. Ambrogio per udire ancora la parola piena di brio giovanile, con cui il prof. D. Gresino chiuse il Mese Mariano, e col canto del «Te Deum » e la Benedizione solenne terminava la festa che lasciò in tutti le più grate impressioni.
Onorificenze alla Scuola Agricola di Roma.
L'Ente Nazionale Serico ha inviato alla nostra Scuola Pratica di Agricoltura del Mandrione un artistico Diploma di Merito, rilasciato per l'allevamento didattico di bachi da seta, solito a farsi ogni anno dagli alunni sotto la guida degli insegnanti.
La Confederazione Nazionale Fascista Agricoltori - Sezione agricoltori italiani, ha pure consegnato alla Scuola un Diploma di Benemerenza e Medaglia di bronzo, per aver concorso alla buona riuscita della « Giornata nazionale del miele » tenutasi nell'anno 193o-IX.
Un'altra bella iniziativa de "Lo Scolaro".
Il grazioso periodico genovese Lo scolaro (settimanale illustrato) ha bandito nell'anno cinquantenario della morte di Madre Maria Mazzarello un concorso letterario fra le alunne dell'I. M. A.. con un duplice scopo:
1° accrescere fra le alunne dell'I. M. A. la venerazione per la Serva di Dio, della quale s'è iniziata nel 1911 la causa di Beatificazione;
2° farne conoscere l'esemplare vita a tutta la grande famiglia dei lettori.
Il primo scopo è stato raggiunto pienamente: infatti 57 furono gli Istituti partecipanti e 475 i lavori inviati a Lo scolaro dopo accurata scelta fatta dalle singole Direzioni. Ma di gran lunga superiore fu il numero delle alunne che svolsero il tema: dagli elenchi trasmessi risulta infatti che ben 5000 alunne dell'I. M.A. di ogni parte d'Italia furono chiamate a meditare sull'edificante vita di M. Mazzarello e a esprimere la loro viva ammirazione per la prediletta collaboratrice di Don Bosco. Tutte, senza distinzione, seppero scrivere le parole più belle, sgorgate dal
cuore: le piccole alunne si unirono alle giovinette nell'esaltare le virtù dell'Angelo di Mornese.
Così la pubblicazione dei 104 lavori premiati porterà a conoscenza dei 5o mila lettori del periodico la santa vita della Serva di Dio e l'opera svolta dall'Istituto delle Figlie di M. A. di cui fu prima Superiora generale.
Giubileo sacerdotale.
Il sac. salesiano prof. Marco Brunelli ha celebrato il suo cinquantesimo di Messa in Genzano il 10 aprile. Il Signore ricolmi di grazie il caro confratello che malgrado i 74 anni continua a svolgere la sua proficua attività nell'insegnamento, offrendo nobilissimo esempio alle generazioni nuove.
Un nuovo Vescovo Salesiano.
Nel maggio u. s. ha ricevuto la sua consacrazione episcopale S. E. Mons. Emilio Sosa Gaona, Vescovo di Concepción e del Ciaco.
Paraguaiano di nascita, figlio di Don José Tomas Sosa ex-ambasciatore del Paraguay a Londra, entrò nel 1897 nel Collegio Mons. Lasagna di Asunción per compiere i primi studi. Poi, per seguire la sua vocazione religiosa ed ecclesiastica, passò a Las Piedras nel 1902 e sotto la. direzione di Mons. Guglielmi Piani, oggi Delegato apostolico alle Isole Filippine, compì il suo noviziato e il corso filosofico. Dopo i tre anni di tirocinio pratico nell'Istituto Talleres Don Bosco di Montevideo, passò all'Istituto Teologico del Manga per i corsi di teologia. Ordinato sacerdote il 28 gennaio 1912 ritornò nel Paraguay, sua patria, dapprima in Asunción, indi colpe Direttore del Collegio di Concepción.
Prescelto dai superiori alla Direzione della Missione del Ciaco, egli spiegò attività e zelo del più alto encomio, e la Santa Sede non tardò ad elevarlo alla dignità episcopale mettendolo al governo della nuova diocesi di Concepción e del Ciaco.
Mons. Emilio Sosa Gaona ha fatto l'ingresso solenne alla sua sede il 3 giugno, accolto con giubilo dalla popolazione orgogliosa di avere in lui il primo Vescovo della novella diocesi.
Al novello Vescovo, che eccelle per ingegno, gentilezza e virtù, il Bollettino presenta congratulazioni e auguri cordiali di un lungo apostolato.
Le esplorazioni di Don De Agostini.
Un giornalista, che ha avuto dalla sorella di D. De Agostini le prime notizie delle esplorazioni compiute dal nostro D. Alberto nell'Argentina, così le riassume sul Messaggero del 24 aprile:
« L'esplorazione compiuta dal sacerdote salesiano non è che il seguito ed il complemento di quella iniziata nell'anno trascorso, per riconoscere e studiare quella parte della Cordigliera Patagonica che si estende fra i paralleli 51°-30° e 48°-30° di latitudine sud, la quale è rimasta una terra incognita, come se fosse confinata nei circoli polari.
» Per la sua lunghezza di circa 400 km. essa si presenta ricoperta da un esteso ed ininterrotto manto di ghiaccio, che risale sulle vette, si dilata negli altipiani, ricolma gli avvallamenti e si spezza in centinaia di correnti di ghiaccio che precipitano nei fiordi patagonici ad occidente, mentre invece a levante sciolgono le loro fronti su di una lunga catena di laghi meravigliosi, d'ogni dimensione e d'ogni forma.
» Per penetrare nell'interno di questo mondo di ghiaccio e svelare alla scienza ed all'arte i misteriosi segreti dei suoi geli eterni il De Agostini ideò la spedizione che dovette compiersi in due tempi: nell'estate del 1930-31, accompagnato dalle due guide alpine Evaristo Croux e Leone Bron di Courmayeur e dal dottor Egidio Fenoglio di Udine, geologo a Comodoro Rivadaria; e nell'estate 1931-32, questa volta senza scientisti, insieme con una sola guida alpina Mario Deriard e due portatori cileni.
» Lo scorso anno il De Agostini avrebbe voluto esplorare il versante settentrionale del Fitz Roy, il monte più elevato ed imponente della Cordigliera Patagonica a nord del lago Viedma ed arrivò sino alle sue falde, ma la stagione più non permise che si completasse l'operazione e perciò il 10 marzo 1931 levò il campo e ritornò a Santa Cruz e di qui a Buenos Aires rinviando a quest'anno l'impresa.
» La piccola comitiva, partita il 2o novembre da Buenos Aires per Santa Cruz, saliva qui sull'autocorriera, che due volte al mese si reca al lago Viedma, ed in una giornata raggiungeva l'estancia Primera Viedma, arrivando il 29 novembre alle rive donde si doveva iniziare la spedizione scientifica. Penetrato nel cuore della Cordigliera ad occidente del lago, il De Agostini iniziò le esplorazioni nell'interno del ghiacciaio Upsala e delle catene limitrofe. I due portatori cileni, forti e pratici dell'ambiente, recavano tutta la scorta necessaria di viveri e di strumenti scientifici per le rilevazioni del caso, e macchine fotografiche e cinematografiche per fermare le più interessanti visioni. Attraversato il lago Viedma, fu piazzato l'accampamento al confine della zona delle nevi, poi il De Agostini e la guida Deriard compierono parecchie escursioni onde raccogliere i dati scientifici prefissi.
» Interessante e difficoltosa fu l'esplorazione della Cordigliera de los Andes che sta fra il lago Argentino (al sud) ed il lago S. Martino (al nord); tra il lago Viedma ed il lago S. Martino sta il grandioso massiccio del Fitz Roy ed a questo era rivolta principalmente l'intenzione dell'esploratore.
» Il tempo non ha favorito i lavori: i mesi di dicembre e di gennaio furono quasi sempre cattivi; fortunatamente febbraio si pose al bello e Don De Agostini decise di fare l'escursione del versante settentrionale del Fitz Roy. Con la guida Deriard superò i 2500 metri di altezza compiendo osservazioni di molto lavoro scientifico. Egli potè assodare la geologica costituzione del Fitz Roy: e la constatazione del De Agostini è di importanza decisiva.
» La spedizione si concluse con un viaggio sino a sud nella Regione di Ultima Speranza, internandosi nei ghiacciai che si estendono ad occidente del lago Grays.
» Ritornati tutti e quattro a Santa Cruz in autocorriera, da Primera Viedma, giungendovi il 2 marzo scorso, la guida Deriard (nota per aver partecipato alle Svalbard col capitano Sora alla ricerca degli sperduti della spedizione Nobile) ritornò a Buenos Aires per imbarcarsi alla volta dell'Italia e i due portatori cileni ritornarono ai loro paesi. Invece De Agostini scese a Punta Arenas, alla missione salesiana, fermandovisi un giorno. Poi continuò il suo cammino passando alle isole della Tetra del Fuoco, dovendo compiervi alcuni studi già in altro tempo iniziati». (CARLo MONTICELLI).
Avvertiamo i generosi sostenitori della nostra Crociata delle Borse Missionarie che le offerte non verranno d'ora innanzi pubblicate di mese in mese sul periodico, come abbiam fatto pel passato, salvo poche eccezioni, ma ad intervalli di due o tre mesi.
BORSE DA COMPLETARE
Borsa Ing. DOMENICO ALIQUO' - Versamento del 1° agosto, 1000 - Totale L. 4000.
Borsa PATROCINIO DI S. GIUSEPPE (2a) - Contessa Dal Verme, 15o - N. N., 5o - Totale L. 1915.
Borsa PICCOLI AMICI DI D. BOSCO - Gamba Serenella, 10 - Insegn. Arcangela Fabbri a nome dei suoi piccoli alunni, 50 - Totale L. 1750.
Borsa PIO X - Pia Maschi ed Irma Mezzena, 20 - Angela M. Poli, 59 - Sac. Caruana Carmelo, 3380 - Maria Olivero, 5 - Totale L. 13.917. Borsa PISCETTA D. LUIGI - N. N. (Sacrestia), 5 - A mezzo Sig. D. Calvi G. B., 100 - Totale L. 12-746,80
Borsa PRINCIPESSA MARIA CLOTILDE - Sorelle Piovano, 15 - Totale L. 8285.
Borsa RICCARDI D. R. - Rag. Cav. Pizzorni Luigi, 1o - Lidia Zallio, 25 - Chiaberto Crescentino, 100 - Lidia Zallio, 25 - Coniugi Pelliccieri, 15 - Totale L. 15.348,30.
Borsa D. F. RINALDI (3a) - Riviera Giovanna a suffragio della mamma, 10 - Pandini Pia, Sorelle Trespidi, Ricotti Angela, 30 - N. N., 10 - Pompilio e Fausta Cardini, Zoo - De Marchi Carlotta, 30 - Berlè Celestino, 15 - Famiglia Cigolini, 25 - Totale L. 8689,85.
Borsa D. MICHELE RUA (3a) - Can. Tes. Michele Gallo, 500 - Sartirana Carolina, 5o - Totale L. 2228.
Borsa SACRA FAMIGLIA - Costa Serena, 20 - Totale L. 1161.
Borsa S. CUORE DI G. CONFIDO IN VOI (2a) - Teresa Odino, io - Costa Giovanni, 5o - Negro Giuseppe, So - N. N. (V. Verona), 300 -- Bernardi Rosa, 20 - Monica Bedeschi, 45 - Clementina Regoliosi, 25 - Anna Antonini, 80 - Lina Chiarpotti, 30 - Maria Ferrara, iooo - Monica Bedeschi, 1o - Franchini Anna, 15 - Una Cooperatrice in suffragio di una persona defunta, So - Bosco Carlo, 10o - Grazia Argentiero, 25 - N. N. (Arona), 200 - Boglione Francesco, 25 - Maria Bogliassino, 100 - Annetta Alberto, 500 - Negro Teresa, 5 - Boglione Francesco, 25 -- Barberis Melania, 25 - Totale L. 7113.
Borsa S. CUORE DI G. SALVATECI (2a) - Teresa Tornielli, 15 - Maria Vittoria Chiora, 5 - Bruno Ines, 1o - Boglione Francesco, 20 - La sig.na Elvira Cipparoli, educatrice riconoscente al grande Educatore italiano D. Giov. Bosco, offre, 1000 - Totale I,. 7557,60.
Borsa CAN. PROF. MICHELE SAGONE - Ing. Giuseppe Porzio L. 1ooo.
Borsa SA VIO DOMENICO (4a) - Bianchi Erminia, 10o - Dante e Domenica Bernuzzi, 25 - Barberina Delmonte, 2 - Ferrari Maria, io - Pulciano, 5o - Savio Maria, 5 -- Totale L. 5 009, 70.
Borsa S. ABBONDIO - M. Savodi, 200 -- Totale L. 1905.
Borsa S. ANGELA MERICI -- Un bresciano, 20 - Totale L. 670.
Borsa S. ANNA -- Anna Bossedi, 5o - Totale L. 10.145.
Borsa S. ANTONIO DA P. - N. N., 40 - Marino Elvira, 40 - Ciarlegio Antonio, io - Totale L. 3114.
Borsa S. FILOMENA - F. D. (marzo), ioo - idem (aprile), 10o - idem (febbraio), 10o - Lidia Zanmarchi, 20 - Clementina Regoliosi, 15 - F. D. (giugno), too - Totale L. 2152.
Borsa S. FRANCESCO DI SALES (2a) - Anita Lami, 100 - Totale L. 2460.
Borsa S. GAETANO - Giuseppe Fusarini, 15 - Totale L. 4191.
Borsa S. GIUDA - Ernesto Cafiero, 10o - Totale L. 1215.
Borsa S. GIUSEPPE (3a) - Mazzini Carlo Pio, 30 - Ferretti Colombano, 10 - Famiglia Parolini, 5 - Giuseppe Fusarini, 5 - Totale 7,. 5242.
Borsa S. LUCIA (2a) - N. N. (Montebello), Zoo - Bruno Ermelinda, io - Totale L. zio.
Borsa S. MARGHERITA DA CORTONA - Voleri Angelo, SS - Totale L. 5327,80.
Borsa S. PIETRO - Geo Ferrero (California), tooo - Totale L. 2345.
Borsa S. RITA - Flora Queirolo, 20 - N. N. (Cernusco), Zoo - Boglione Francesco, 25 - idein, 25 - idem, 25 - Totale 1,. 2395.
Borsa S. TERESA DEL B. G. (10a) - Angelina Rossi-Revò, 25 - A mezzo del Collegio S. Basilio (Randazzo), 200 - L. M. D., So - D. Umberto Poggi, 1o-Q. R., So-Totale L. 14.54650.
Borsa « TU ES PETRUS » - C. M., 2 - Totale L. 102.
Borsa SUOR TERESA VALSÈ - Gioventù Convitto Manif. Legnano, 5oo - Totale L. 2605,50.
Borsa VERCELLI - Dal Sig. D. Signoretti raccolte, 685 - Rag. Carlo Carlevaris per la famiglia, in suffragio dell'anima del caro babbo, 500 - Totale L. 7905.
Borsa MONS. VERSIGLIA E D. CARA VARIO - Teresa Odino, 1o - Cavallo Agata, io - Totale L. 2336. (Continua).
Onori sempre più splendidi a Maria.
Le feste in onore di Maria Ausiliatrice si sono susseguite negli ultimi giorni di maggio e nei primi di giugno con magnificenza di solenni funzioni, specialmente con grandiose processioni nelle quali tutto il popolo tributò alla Madre di Dio il suo omaggio di devozione e di entusiastico affetto. Ne ricordiamo alcune di particolare importanza.
A PERUGIA, dove da dieci anni i Salesiani hanno aperto un fiorente oratorio nel Borgo S. Angelo - uno dei quartieri più popolari - la festa di Maria Ausiliatrice, preparata da un triduo predicato da Mons. Crocetti, si svolse con straordinaria animazione. Nel pomeriggio dopo il discorso di Monsignor Arcivescovo, malgrado il tempo minaccioso, la processione sfilò per le vie tutte adorne di archi trionfali. Scriveva a proposito un giornale: « Abbiamo visto delle mamme piangere. Perchè?
» - È la prima volta - dicevano -che, in dieci anni, non si può fare la processione. La Madonna non la vuole, non sarà contenta di noi.
La Madonna invece la volle: ed è passata per tutte le sue vie, bagnate sì, ma tutte profumate di fiori e gremite di fedeli.
Nel SIAM per commemorare il centenario efesino, i nostri missionari organizzarono il primo Congresso delle associazioni giovanili a Bangnok-khueh. Nel giorno di chiusura 6o chierici ed 8oo giovani cantarono la messa che era servita all'altare da 72 soci della Compagnia del SS. Sacramento. La festa culminò nel fantastico corteo serale sul fiume Meklong. Tra la commozione dei cristiani ed il rispettoso stupore dei buddisti, la statua dell'Immacolata passò processionalmente in trionfo su barche sfarzosamente addobbate. Tre bande musicali, centinaia di giovani e migliaia di fedeli che cantavano le glorie di Maria, agitando le fiaccole della fastosa luminaria, portarono al sommo l'entusiasmo. Anche su questa terra, lo speriamo, la Madonna, che ha trionfato così, vorrà presto segnare i trionfi del suo Divin Figlio.
A MILANO la festa svoltasi nella bella chiesa salesiana di S. Agostino fu resa più solenne per varie circostanze. Voleva significare la presa di possesso della Madonna di Don Bosco del popolare rione delle Abbadesse aggregato ora alla parrocchia di S. Agostino. Durante le funzioni del mattino vi fu l'amministrazione del Battesimo ad un adulto proveniente dal protestantesimo, impartito da Mons. Cavezzali; al Battesimo seguiva l'amministrazione della S. Cresima impartita da S. E. Mons. Gomez de Oliveira, Vescovo salesiano del Brasile, seguita dalla celebrazione del matrimonio.
Nel pomeriggio la processione percorse le vie del popolare quartiere tra il più grande entusiasmo.
A ROMA molto ordinala e solenne riuscì la processione che si svolse per le vie intorno alla Basilica del S. Cuore di Gesù, affollate da una straordinaria affluenza di devoti, desiderosi di contribuire e di assistere al trionfo di M. A.
A PIACENZA, per iniziativa del Rev.mo D. Giacomo Veneziani direttore dell'Oratorio, Maria Ausiliatrice e il B. Don Bosco ebbero in comune un omaggio cordiale di devoto affetto. Oltre le funzioni religiose, cui assistettero numerosissimi fedeli, Mons. Boni di Bergamo tenne una splendida conferenza sul Beato con l'assistenza delle principali autorità locali.
AI quartiere del Testaccio la festa patronale di S. Maria Liberatrice è riuscita quest'anno un trionfo. Il vasto tempio fu stipato a tutte le funzioni, che si svolsero solennemente con la partecipazione dell'abate Primate di S. Anselmo, D. Fedele di Stotzingen, e di S. E. Mons. Luigi Olivares, Vescovo di Nepi e Sutri.
La gloria del trionfo della Vergine, passata a benedire tra la folla plaudente e le lodi sue cantate da un immenso stuolo di fedeli per le vie del suo quartiere, fu indicibile. Ogni finestra aveva il suo arazzo e le sue luci, ogni mano il fiore da gettarle, ogni cuore il suo grido d'amore, che ebbe l'esplosione più alta quando, dopo la trina benedizione impartita sulla piazza da S. E. Monsignor Luigi Olivares, i giovani dell'Associazione che porta il suo nome alzarono ancora una volta la sua immagine venerata sopra la folla.
A sera la facciata della chiesa fu superbamente illuminata dal valente elettricista Giulio Giulianelli, mentre la banda del Dopolavoro « Gaz ed elettricità » teneva concerto.
Salva per miracolo. - Nell'ottobre del 1929 fui colpita da grave malattia, inspiegabile dai vari medici curanti, e versai in pericolo di vita per diverse complicazioni sopravvenute. Mia mamma, ved. Checchi Assunta, si rivolse sin dapprincipio con grande fiducia a Maria SS. Ausiliatrice interponendo l'intercessione del Beato Don Bosco, implorando il loro aiuto, pregando e promettendo quale offerta una borsa di studio per le Missioni indigene. Ed ecco spuntare un primo miracolo: nel 17 gennaio 1930, in mattinata, il medico cerante avverte la famiglia che ormai non v'era più speranza alla vita, che si rassegnassero alla mia sorte e che più nessuna cura poteva arrestare il male. Una piaga particolare ormai segnava il termine che doveva annientare tutte le speranze mediche e familiari. Non così era nel cuore di mia mamma che incessantemente supplicava la Vergine SS. e in quel giorno, aumentando ancor più la sua fede, mi applicò una reliquia di Don Bosco. Da quel giorno Don Bosco e Maria SS. Ausiliatrice incominciarono ad esaudire le preghiere di una mamma.
Sebbene il male continuasse nel suo stadio acuto, il medico il giorno dopo trovò un miglioramento; sopraggiunse la coscite, ma la piaga continuò a prosciugarsi, e in me sentivo l'inizio della guarigione. Fui trasportata nel più vicino ospedale per l'operazione alla coscite, riuscita felicemente e la reliquia di Don Bosco completava la grazia gradatamente. Ho camminato con le stampelle, ora cammino col bastone e spero che la Madonna compia al completo la grazia.
Mia mamma, secondo la promessa fatta, ha inviato la borsa di studio e s'unisce a me per il ringraziamento invocando il compimento della grazia con continue devote preghiere alla Vergine e a Don Bosco.
Conseguenze di un errore scongiurate. - Per un apparente errore nell'esercizio della mia professione, una persona si trovava in fin di vita e il mio onore in grave pericolo di diffamazione, poiche i parenti minacciavano di render pubblico il fatto con un processo. Pur essendo conscio d'aver agito con retta coscienza, anche il rimorso s'aggiungeva a togliermi la pace in quelle ore d'incertezza.
Privo di ogni conforto umano, mi rivolsi a Colui che tutto può, ponendo a intercessione il Beato D. Bosco presso Maria Ausiliatrice per ottenere il suo potente patrocinio.
Meraviglioso a dirsi! Passarono poche ore e, scomparso ogni pericolo, l'ammalato migliorò così rapidamente che il giorno dopo poté alzarsi e, ancor più meraviglioso, ritornò la concordia in quella famiglia dalla quale il disgraziato era diviso da oltre sei anni, durante i quali ogni tentativo di riconciliazione era andato fallito.
Arni. N. N.
Fede premiata. - L'anno scorso fui colto da gravissimi dolori renali che mi costrinsero a letto, mentre parecchi altri sintomi facevano temere una malattia gravissima. Dopo 17 giorni di dolori e di inutili cure, ricorsi con fede alla nostra buona Madre Maria Ausiliatrice e al Beato D. Bosco, del quale mi posi addosso una reliquia, e promisi pure un'offerta.
Da quel giorno i dolori cessarono e non solo da oltre un anno non si sono ripetuti, ma gli stessi medici trovarono sempre tutto così normale da non saper dare spiegazione ai dolori sofferti.
Colpito poi da gravissimo esaurimento in seguito alla dieta e alle cure fattemi, fu ancora l'intercessione del Beato che mi ottenne dal S. Cuore di Gesù il completo ristabilimento.
Cagliari.
Avv. VENTURINO CASTALDI.
L'aiuto della Madonna. - È troppo doveroso che ringrazi anche pubblicamente Maria Ausiliatrice di una così bella grazia e nuovo attestato di predilezione che ha voluto prodigarmi.
Soffrivo da parecchi anni di dolori intestinali e precisamente all'appendice. Le cure usatemi sembravano inutili, tanto che alla fine del mese di dicembre dello scorso anno, dopo dieci giorni di febbre altissima accompagnata da dolori continui, fui portato all'ospedale di Betlemme per essere sottoposto ad un atto operatorio.
Non stimandosi il caso grave si credè opportuno di aspettare che la febbre cessasse, ma dopo cinque giorni, visto il peggioramento, essendo ormai sfinito di forze, si stabilì di operare.
Fu allora che mi rivolsi con fiducia a Maria per domandarle la grazia della guarigione, ciò che ottenni completamente.
Il ritardo dell'atto operatorio, forse anche solo di 24 ore, avrebbe con tutta probabilità resa inutile ogni opera, essendo ormai l'appendice tutta piena di pus ed agli inizi la peritonite. Dopo 12 giorni dall'operazione lasciai l'ospedale e dopo alcuni giorni di convalescenza, senza sentire più alcun disturbo, ho ripreso il mio lavoro qui nella bella Casa di Noviziato e Studentato a Cremisan, dove tanti giovani apostoli si preparano per estendere il Regno di Dio in questa terra, già santificata dal Sangue di Gesù; ma sfortunatamente dove Gesù è ancora così poco conosciuto ed amato.
Ch.Co ORLANDI PIO Salesiano.
Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco i seguenti:
G. G., colpito il 22 ottobre scorso da grave infermità per cui la scienza medica si dichiarò impotente, sente di dovere riconoscenza al Beato Don Bosco per la cui sola intercessione ottenne la miracolosa guarigione.
B. G. è grata a M. A. e al Beato per averle risparmiata una grave operazione.
Montabone Giuseppina avendo la sorella, residente in America, in gravissime angustie per gli affari, ricorse fiduciosa a M. A. e al Beato: il pericolo di un disastro scomparve e le cose si appianarono bene.
Famiglia Enrico (Feletto C.) invia L. 100 in segno di riconoscenza.
Luisa Licari Silvagni (Francavilla) ringrazia per una speciale grazia ricevuta.
Molinari Angela (Pegli) avendo suo padre, ammalato di diabete, necessità di un'operazione, lo raccomandò fiduciosamente a M. A. e al Beato. L'operazione riuscì bene e il papà fu salvo.
R. A. (Arsego) invia offerta in ringraziamento dei superati esami dai figli Rico e Rita.
Bugalla Delfina (Alice C.) ringrazia M. A. e il Beato per la protezione efficace in un'operazione riuscita felicemente.
Luisa Perracchio ringrazia il Beato per una grazia ottenuta, da quattro anni desiderata.
N. N. (Andorno) per la guarigione del marito.
Romero Battista (Carmagnola) è grato a M. A. e al Beato per la guarigione ottenuta da grave infezione intestinale.
C. A. M. (Carmagnola) per aver ottenuto, coll'intercessione di M. A. e del Beato, la grazia tanto desiderata e proprio nel momento in cui il caso pareva più disperato.
Zia Bianca offre altre L. 100 per grazia ricevuta, in favore del nipote Giulio, di riprendere il lavoro.
N. N. invia offerta per ringraziamento a M. A. e al Beato della felice sistemazione di importanti affari.
Teresita Marabotti (Nizza Monf.) invia offerta di ringraziamento al Beato per l'ottenuta promozione del figlio.
Caratti Corrado (Melazzo d' Acqui) ringrazia M. A. per la guarigione della moglie da otite assai pericolosa e invoca preghiere per altra grazia.
O. M. V. B. per la guarigione di una persona cara, ottenuta coll'intercessione di M. A. e del Beato.
N. N., affetta da appendicite e dall'esame radiologico dichiarata incurabile, fece una novena a M. A. e durante la stessa si sentì alquanto migliorato sì da escludere l'operazione chirurgica. A un anno di distanza, completamente guarita, invia offerta.
Prof. Attilio Venturi (Radès, Tunisi) preoccupato della grave malattia della mamma, in età avanzata, si rivolse alla Madonna di D. Bosco: la buona mamma guarì completamente.
Franchini (Alessandria) è riconoscente alla Vergine Ausiliatrice ed al Beato D. Bosco per varie segnalatissime grazie ricevute.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice
o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
Alliotti V., Aprato M., Aimonetti S., Ambrogio Sorelle, Artigiano G., Arri R., Arossi A., Actis T., A. C. F. (5o).
fiocco B., Bonardelli P. (paio orecchini), Bondi M., Bertoglio M. M., Bo M., Beilis M., Ballatoia M., Borio A., Bassino E. ., Bergoglio, S., Boniva C., Barbero M., Berteletti, Bracale, M., Bosco T., Bodo Famiglia, Baldovino A., Berti L., Boffa M., Biino, Brandoni M., B. M., Bezzato Famiglia, Beuno A., Barale Sorelle, Bussi M., Dott. Bessone (Pinerolo), Borgaro P., Bacchialoni, Barbareschi C., Bosio Tool M., Baylo C.
Coniugi Burzio, Coniugi Beltramo, Coniugi Sclaverano (catena d'oro), Cerana P. (anello d'oro), Cafasso E. (catenella d'oro), Capello R., Carena V., Cride I., Calvi F., Canuto C., Cornisio C., Caittrone A., Cellino M., Como M., Casa P., Camerani Maestra, Carreggio A., Cozzi I., Capisano M., Cotto A., Contessa Viglietti, Cotto T., Cambutta D., Cappelletti, Cuguasco I., Calliani, Costa Famiglia, Costa T., Costa C., Costa A., Carola L., Cana G., Cavallo A
Devalle L., De Giuli A., Di Gerolanro, Del Rosso M., Ditta Barale, Demonte M. I,.
Erba C., Ex-allievo (5o).
Ferrari TA., Fasano R., Foglio S., Fioretto C., Ferrero F., Foresto L., Fazzini C., Ferrero G., Francese L., Fantoni E., Ferrero L., Franco E.
Gallino F., Gentilini M., Gentilini L., Gagliardi B., Guagliotti G., Gay Famiglia, Galleano S. e B., Gueso, Galialisi T., Gallico Famiglia, Grillone M., Gribaldo T., Gurgo G., Guazzo C., Gallo C., Garelli L., Gianolio T., Gianotti G., Gastaldi, Girando M., Ghisolfi M., Gavelli Famiglia, Grosso Famiglia, G. A. (12o), Gariglio E., Guttero M., Gagliardi B., Ganterra D.
Imperiali I., Iacod A., Imarisio A., Ines e Rosa, Iaconmzzi G.
Laiolo M., Lanada T.
Migot L. (spilla d'oro), Melchiorre AL, Massara, Malana Famiglia, Mo A., Miglio A., M. D., Mellino G., Maronello M., Meoisi L., Mainero A., Maccagno M., Mosca C., Migot I,. (anello d'oro), Mombello G., Maldini L., Ing. Mosso, Mazzarelli ing. P. G., Marta E., Malgora Famiglia, Montino G.
N. N. (1oo), N. N. (2), N. N. (5), N. N. (io), N. N. (4o), N. N. (5o), Nebbia Sorelle, N. N. (i5), N. N. (125), N. N. (25), N. N. (5oo), N. N. (io corone ungh. oro), N. N. (9o), N. N. (30), Napione R., Nicola C., N. N. (250).
Osella L.
Patris L., Poetti I., Pozzi V., Provino M., Perissero A., Pettiti M., Pagliassotto Coniugi, Piovano
M., Pagani, Palmero M., Possetto L., Pieroni P, e
M., Prin, Pier Candido, Prinetti F., Pilota C. Rusioni, Ricagno M., Ravaz E., Roti, Reynaldi
M., Regis A., Rodolfo G., R. E., Raschio G. G.,
Rossi P., Ravera ing. R., Rocci A., Righetto A. Sartern M., S. M., Signorotti A., Sesto A., Scarsi
C., Sella Dott. G., Scartezzini B., Slongo M., Santhià G.
Trinchero M., Tadarole S., Torino F., Tamietti
T., Tradigo M., Ternavasi M.
Voarino G., Villa I,., Valente Dr. M., Wuillermin I. Zublena M., Zotto G., Zoccola F,., Zampieri C.,
Zavattaro M.
Fu sacerdote pio e zelante Cooperatore salesiano. Morì santamente il 2 marzo rimpianto da tutta la sua frazione che teneramente l'amava.
CATELLO CHIEFFO
Raccomandiamo ai suffragi dei Cooperatori e delle Cooperatrici i seguenti defunti, mentre presentiamo alle rispettive famiglie le nostre più sentite condoglianze
BARBERIS CAROLINA
Si spegneva serenamente il 14 luglio in Torino dopo lunghe sofferenze sopportate con cristiana rassegnazione. Di vita religiosa esemplarissima, la pia defunta amò sempre teneramente le opere del B. Don Bosco e propagò con zelo la divozione a Maria Ausiliatrice. Al fratello Don Alessio, salesiano, alle sorelle torni di conforto la nostra viva partecipazione al loro lutto e la nostra prece di suffragio.
SOFIA D'ALI
Principessa di Resuttana.
Spirava in Palermo l' 11 giugno. Di nobile famiglia, dedicò molta parte delle sua attivissima esistenza alle opere di pietà e di beneficenza fondando numerosi laboratori femminili e facendo della chiesa nella sua villa un centro vivissimo di fede e di devozione. Fervente ammiratrice delle Opere Salesiane, volle che la sua città natale - Trapani - godesse i benefizi di una istituzione salesiana e contribuì a tal fine con una cospicua elargizione. Di gusti assai modesti visse francescanamente; ma generosamente beneficò i poveri che ora piangono la scomparsa di tanta benefattrice.
Sac. TAGLIABUE GIUSEPPE
Ex-alunno nostro negli anni del ginnasio, poi alunno del seminario conservò vivo ricordo e affetto per le Opere Salesiane. Fu zelante Cooperatore e si adoperò per diffondere simpatia e stima per l'opera del B. Don Bosco, specialmente negli otto anni in cui fu parroco a Bareggia di Lissone. E là egli, adempiendo scrupolosamente ai suoi doveri sacerdotali, lasciò un vivo rimpianto di sè per le sue virtù da tutti ammirate.
Sac. NOVO D. LORENZO
Per 32 anni Arciprete di Torre Uzzone, zelò, col bene dei suoi parrocchiani, il culto di Maria nel Santuario del Todocco. Ritiratosi al paese natio di Monta d'Alba, eccitò nella sua frazione dei Rolandi il culto dell'Ausiliatrice e del B. D. Bosco di cui volle donare una bella statua alla cappella.
Spirava cristianamente ad Ascoli Satriano il 29 aprile. Cooperatore affezionato di lunga data, volle che i suoi figli fossero educati alla scuola di Don Bosco, e dimostrò sempre all'Opera Salesiana la sua riconoscente gratitudine e la sua ardente divozione verso il Beato nostro fondatore.
Can. Don PIETRO VIGLIONE
Decedeva serenamente a 79 anni il 23 marzo in Susa, dove occupava le cariche di Canonico capitolare della cattedrale di S. Giusto, di rettore della chiesa del Suffragio e di Cappellano delle carceri. Dopo gli studi in seminario sotto il rettorato di Mons. Edoardo Rosaz di santa memoria e l'ordinazione sacerdotale, eletto parroco di Champlas du Col - la più alta parrocchia della diocesi - per
5 anni prodigò colà i tesori dei suo zelo sacerdotale; indi trasferito parroco a Savoulx nel 1889 collaborò con la Damigella Angiolina Tournond a fondare la casa salesiana dell'Abbazia di Oulx, d'accordo con Don Bosco, ivi recatosi nel 1887. Chiamato a Susa nel 19oo per 32 anni egli operò gran bene alle anime col ministero sacerdotale, conquistandosi la stima e l'affetto di tutti e lasciando di sè la più cara memoria.
GIUDITTA DELL'ANTONIO
Spirava santamente il 9 aprile in Moena (Trento), dopo una vita tutta dedita ai doveri religiosi e familiari. Fervente Cooperatrice fin dal 189o, fu instancabile nel diffondere il nostro Bollettino e raccogliere offerte per le Missioni; volle che i suoi figli fossero educati negli Istituti Salesiani e fu ben lieta che uno di essi entrasse nella Congregazione Salesiana. Don Bosco le avrà ottenuto un premio adeguato alla sua virtù e al suo zelo.
Conte MARCO ODDI BAGLIONI
Passò alla vita del cielo dopo 77 anni di vita terrena, trascorsa tutta nell'effondere verso gli umili la carità cristiana di cui Dio aveva ripieno il suo nobile cuore. Ascritto al S. M. Ordine di Malta fu di luminoso esempio nella pietà, nella rettitudine della vita, nell'amore allo studio che lo spinse a formare collezioni di gran pregio artistico e di valore notevolissimo. Accolse con cristiana rassegnazione le sventure che si abbatterono sulla sua nobile famiglia con la perdita di persone da lui tanto amate, e trasse da queste prove dolorose incitamento a perfezionare se stesso nella fede e nelle virtù. Ebbe per l'Opera Salesiana l'ammirazione più viva e con generosità l'aiutò a svolgere le molteplici opere di bene.
ALFANI Prof. AUGUSTO, Firenze.
ALIBERTI CARLO, Vinovo (Torino).
ARDIZZONE CATERINA, Cisterna d'Asti (Aless.). BARTOLINI Prof. ANNIBALE, Firenze. BELLONI FILIPPI CIRO, Buti (Pisa). BERARDELLI Nobild. SOFIA, Pinerolo (Torino). BERTOLO GIACOMO, S. Antonino di Susa (Torino). BERTONE GIUSEPPA, Bussoleno (Torino). BEVILACOUA D. CARLO, S. Michele d'Asti (Aless.). BOLDRINI REGINA, Vanzaghello (Milano). BOLLA LUIGIA, Canelli (Alessandria). BONA MERILE, Ome (Brescia).
BONFANTI PAOLO, Busto Arsizio (Varese). BRUALDI RENATO, Cartoceto (Pesaro).
CAMPARI D. BIAGIO, S. Biagio in Padule (Modena). CAMPIRI D. CALOGERO, Sambuca di Sicilia (Agrig.). CAUDA BATTISTA, Cisterna d'Asti (Alessandria). CAVALLO Avv. Giov. BATTISTA, Boves (Cuneo). CESARIO TERESA Ved. MARGARINO, Torino. CHIATELLO SERRA FRANCESCA, Torino.
CHINI Prof. LORENZO, Bassano del Grappa (Vicenza). CHIUSsI Mons. GIUSEPPE, Venezia. COCCuMINO ALESSANDRO, Monterubiaglio (Terni). CoMOTTO GIUSEPPA, Settimo Rottaro (Aosta). CONIGLIONE ELEONORA, Grammichele (Catania). CORTESE MARGHERITA, Salassa (Aosta). Cozzi RITA, Lauria Superiore (Potenza). ELLENA ANTONIO, Genola (Cuneo). FOSCA ANNA, Tricesimo (Udine). GALLI Contessa MARIA, La Loggia (Torino). GARASSINO MARIA N. Ved. MASSONE, Alassio (Sav.). GIACOMETTO ANNA, Caluso (Aosta). GIANELLI GIACINTO, Rivoli (Torino). GIOVE D. GIUSEPPE, Venezia.
GIURIN D. VINCENZO, Venezia.
GRASSI D. GIUSEPPE, Perletto (Cuneo). JACOMETTI SOFIA, Firenze.
MALUSA Can. FRANCESCO, Venezia.
MANEGGI CATERINA, Soli (Firenze).
MANNINO Dott. Cav. FRANCESCO, Carini (Palermo). MASINI CRISTINA, Novara.
MEIATTINI D. SILVIO, Murlo (Siena). MELEGARI Can. D. LUIGI, Bobbio (Piacenza).
MIELE ANGELO, S. Bernardo (Brasile).
MILICI GIUSEPPINA, Arenella (Palermo). MONZEGLIO LUIGI, Vignale Monf. (Alessandria). MORZENTI MARIA BETINESCHI, Barzesto (Bergamo). MOZZATO SCALCO CATERINA, Breganze (Vicenza). NUCCI FELICISSIMA FUNGHI, S. Quirico (Grosseto). OTTELLO GIACOMO, Caluso (Aosta). PAGANUZZI Conte Avv. Giov. BATTISTA, Venezia. PANCHERI MARIA, Cles (Trento). PANZARASA GASPARE, Torreberetti (Pavia). PARDO Can. NICOLO', Mazzarino (Caltanissetta). PAOLI D. PAOLO, Monte piano (Firenze). PASSERA Cav. PIETRO, Caluso (Aosta). PATRIOLI TERESA, Briona (Novara). PAUER Gen. D'ANKERFELD, Firenze. PAVESIO MAURIZIO GIOVANNI, Caluso (Aosta). PEDERIVA GASPARE, Soraga (Trelao). PELLEGRINI VIRGINIA, Gavirate (Varese). PERSICO DELLA CHIESA Contessa GIULIA, Venezia. PIERATTI D. ALESSANDRO, Certaldo (Firenze). PLACCI Nobild. MARIA, Firenze. POLITI ADELAIDE, Lugliano (Lucca). PULITO D. PIETRO, Venezia. RAJNA Gr. Uff. Prof. Pio, Firenze. RANIERI P. BOLDRINO, Firenze. REGI ANGELO e FILOMENA, Castelviscardo (Terni). RONCHINO GIOVANNI, Caluso (Aosta). ROSsELLI ANTONIETTA, Firenze. Rossi TERESA, Arenella (Palermo). SALVETTI TERESA MARIANNA, Caluso (Aosta). SAVERI Can. D. GIOVANNI, Pola. SOLA GARELLI IRENE, Torino. SOTTOCASA IDA, Firenze. SPINETTI FRANCESCO, Roma. STEFAN TONON ANGELA, Scomigo (Treviso). STROZZI Principe D. LEONE, Firenze.
TADDEI Dott. D. LORENZO, Monticchiello (Siena). TASSINI GUIDO, Firenze.
TINETTI ANTONIO fu GIOV., S. Martino C. (Aosta). TORRICELLI RAFFAELE, Firenze.
TRUCCO ANTONIO fu GIACOMO, Ville S. Sebast. (Imp.). VALLE D. GIUSEPPE, Muriaglio (Aosta). VALLÈE Mons. GIACOMO, Venezia. VASCEI,LARI ANGELINA, Vittorio Veneto (Treviso). VERAZZI MARIA, Leumann (Torino). VIALI VITTORIA in CLEMENTI, Roma. VISCONTI CORINNA, Intra (Novara). VISIBELLI Cav. Avv. GIUSEPPE, Firenze.
VITALITi GIUSEPPE fu ANTONIO, Belpasso (Catania.).