ANNO IV. - N. 2. Esce una volta al mese FEBBRAIO 1880
Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
SOMMARIO - Le Miserie dell'inverno e la Carità cattolica - Una grande potenza e obbligo di bene impiegarla -Il Bollettino Salesiano nella terra santa ed una futura Missione nella terra del fuoco - La Patagonia e le terre del Continente Americano. Proemio - Quinta spedizione di Missionarii Salesiani nell' America - In ossequio a Leone XIII nel terzo anniversario di sua elezione - Grazia di Maria Ausiliatrice - Un giusto in benedizione ossia Michele Scanagatti -- Gratitudine di uri Padre e il Collegio di Randazzo - Le commissioni dei Cooperatori - Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales - Notizie edificanti - Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani.
Muove a pietà il leggere e il vedere le miserie , in cui si giacciono tante povere famiglie a cagione di questo inverno così perseverante e crudo. Quanti senza beni di fortuna e senza lavoro non hanno più da mangiare, intirizziscono dal freddo , e muoiono di stento ! Non è raro l'udire che or qua or là si sono trovate persone, morte di fame o spente dal gelo ! E questo succede nel cuor dell'Italia !
Vero è che in quasi tutti i nostri paesi si trovano dei caritatevoli, i quali cercano di alleviare queste sciagure. Nelle città più popolate i Parroci, i Vescovi, i Comitati cattolici fanno quello che una volta facevano i Conventi ed i Monasteri , raccolgono limosine, stabiliscono cucine economiche, distribuiscono pane , minestra , abiti , e coperte. Ma bisogna pur dirlo: i mezzi vanno mancando, e le miserie e gli stenti perdurano tenacemente.
Noi medesimi ne siamo ogni giorno alla prova. Afflitti padri, desolate madri si presentano quasi ogni ora ai nostri Ospizi di carità, perorando con una eloquenza che non ha pari , affinché ricoveriamo i loro figli che periscono. In uno di questi giorni una povera donna ci si gettava in ginocchio, e tra le la,-rime ed i singhiozzi ci diceva : - « Deh! mi tolga dallo straziante spettacolo di vedere a morire i miei figli ; » e tra altre innumerevoli dovemmo esaudirla.
Per questa cagione, tutte le nostre Case d'Italia e di Francia sono oggidì rigurgitanti di giovani ricoverati. E come li manterremo noi !
O Carità cristiana, moltiplica le tue industrie, conforta ai sacrifizi, sprona i facoltosi a mettere in pratica il precetto di quell' Apostolo, che da te si appella : « Figliuoli miei, non amiamo in parole e colla lingua, ma colle opere e con verità (1). » -
Carità cristiana, persuadi a quelli che possedono beni di questo mondo, e mostra loro che il dare all'indigente è come imprestare al Signore , il quale renderà il trenta, il sessanta, anzi il cento per uno su questa terra, e un immenso capitale di gloria nel consorzio dei Santi. - Carità cristiana, rinnova i prodigi che già operasti in tanti tuo: devoti, i quali ad esempio di Colui, che t. portò dal Cielo, si fecero padri del povero; madri dell'orfano, guida del cieco, sostegno del vecchio, e dei miserabili tutti sollievo, refrigerio e conforto.
(1) I. Joan. III, 18.
Se dimandassimo quale sia la più grande potenza del mondo, forse non tutti col rispondere darebbero nel segno. Rispondiamo noi e diciamo che la più grande potenza della terra è il danaro. Testimonio ne abbiamo non solamente la quotidiana esperienza, non solamente il consenso di tutti gli uomini, ma Iddio stesso, che ha fatto scrivere : Pecuniae obediunt omnia: Tutte le cose obbediscono al danaro, come al sovrano più potente (Eccl. X, 19).
Nè solo è la più grande, ma è ancora nell'umano consorzio la potenza più necessaria ; così che tra gli uomini col danarc si fà tutto, senza danaro nulla si fa. Essc è necessario a coloro medesimi, che ne vivono più distaccati. Potrebbero eglino mangiare, vestire, convivere insomma senza danaro o da loro posseduto , o dai proprii benefattori e patroni? E le opere umanitarie, gli ospizi, gli ospedali e via dicendo potrebbero forse sussistere senza di esso, e venire in sollievo di tante miserie , che quale funereo ammanto ricoprono la terra? - A questa necessità volle assoggettarsi lo stesso divin Salvatore. Difatto il Vangelo ci dice che a nome suo i discepoli tenevano danaro, e ciò per provvedere ai comuni bisogni e per fare limosina ai poverelli : Et suorum necessitatibus , aliisquc indigentibus tribuens , come spiega il venerabile Beda (Lib. 4, cap. 54 in Luc. 12). É dunque evidente che la moneta è la più grande e la più necessaria potenza del mondo.
Ma questa potenza come viene, e come riebbe essere impiegata da chi disporre ne può? - Oggidì, come sempre, v'ha di quelli che la conservano oziosa negli scrigni quale un idolo , quale una divinità intangibìle , consacrandole i pensieri della mente e gh affetti del cuore; e questi sono gli avaroni che non la godono , nè lasciano goderla. Altri la impiegano in mondane feste , in viaggi inutili, in comparse di lusso, in lauti pranzi , e in bagordi , come fànno i gaudenti e gli scialacquatori. Taluni la usano a fini più sinistri ancora, e così praticano soprattutto gli affigliati alle malefiche sette. Tutti costoro adoprano male la grande potenza della moneta, e del cattivo impiego renderanno un giorno stretto conto al Signore , che ha fatto il ricco perché colle sue dovizie gli tributasse gloria ed onore. Ma di cotesta gente non occorre occuparsi per ora. Noi vogliamo in quella vece notare che se i figli del secolo, perché senza fede e senza aspirazioni ad una vita felice al di là della tomba , perché senza carità pel loro simile, impiegano a mal talento il loro danaro, noi figli della luce, che attendiamo in Cielo ricchezze imperiture, e che alberghiamo in petto un cuore palpitante d'amor di Dio e del prossimo , dobbiamo all' opposto adoperarlo a buon fine, e secondo i dettami di Dio medesimo, che ne è il supremo Padrone.
Ciò posto, che cosa ci dice in proposito questo Sovrano Datore e infallibile Maestro? -- Apriamo le Sacre Carte, e tra gli altri troveremo questi documenti solenni: - Figliuolo, di quello che hai fanne del bene, e offri a Dio degne oblazioni. - Onora il Signore colle tue sostanze, e dà a Lui le primizie di tutti i tuoi frutti. - Non defraudare il povero della limosina : Eleemosynam pauperis ne defraudes. Questa espressione: non defraudare , spiega assai bene una verità non guari intesa dal comune degli uomini, vale a dire, che la limosina è un debito. - Frange esurienti panem tuum : Rompi al famelico il tuo pane. Osservate, riflette qui Sant'Agostino, come Iddio non dice: porgi il tuo pane all' affamato, ma dice : Rompilo ; e ciò per farci intendere che quantunque non abbiamo 'che un pane solo, tuttavia non dobbiamo esimerci dal fare la carità ai poverelli , ma romperlo a mezzo per dividerlo con loro.
I passi citati sono dell'Antico Testamento (Eccli. IV, 1. - XIV, 11. - Prov. III, 9. - Is. LVIII, 7); ma non meno stringenti sono quelli della nuova Legge d'amore. - Date in limosina, dice Gesù Cristo, date in limosina quello che vi sopravanza : Quod superest date eleemosynam. - Colle vostre ricchezze, soggiunse altra volta, fatevi degli amici, i quali nel giorno della vostra morte vi ricevano negli eterni tabernacoli. -- Stolto, Ei grida ad un possidente, che, invoce di distribuire i suoi beni ai poveri, li teneva ammonticchiati , stolto : questa notte tu sarai chiamato all'eternità, e le cose che tieni in serbo dì chi saranno ? (Luc. XI, 41. - XVI, 9. - XII, 20).
Taluno forse dirà : Il dare il fatto nostro ai poveri non è un precetto, ma solo un consiglio , che non obbliga sotto pena di peccato. - Bisogna distinguere : E di solo consiglio lo spogliarsi di tutto e darlo aì poveri per amor di Dio, come fanno i religiosi ; ma è di precetto il fare limosina secondo la propria condizione , allora sopratutto che vi infierisce qualche grande calamità, e che il prossimo si trova in grave od estremo bisogno o di anima o di corpo. Che cosa non dice infatti al caso nostro l' Apostolo dell'amore, il Discepolo prediletto? « Chi non ha carità pei suoi fratelli, Egli scrive , non ha Dio , non ha la vita con sè ; or colui , che possiede dei beni di questo mondo, e vede i suoi fratelli in necessità e non li soccorre , avrà egli carità costui? Di certo che no. » - San Giacomo aggiunge alla sua volta : « Che giova all'uomo avere la fede senza le opere? Potrà forse salvarlo la fede sola? No, perchè sarà fatto un giudizio senza misericordia a colui, il quale non avrà usato misericordia » - E che così abbia da essere ce lo dice a chiare note il Figlio di Dio parlando del giudizio finale. « Partitevi .da me, dirà Egli ai reprobi , partitevi da me , o maledetti , nel fuoco eterno, perchè nella persona dei poverelli io aveva fame e voi non mi deste da mangiare ; aveva freddo e non mi copriste ; era senza tetto e non mi albergaste » (Joan. V. 17. - Jacob. II. - Matth. XXV).
A quale ragione ancora crediamo noi che si appoggiasse il Divin Salvatore quando disse : E più facile per un cammello il passare per una cruna di un ago, che pei ricchi l'entrare nel regno del cielo, se non anche a questa, che costoro fanno spreco del loro danaro? - Per qual motivo in oltre fu egli sepolto nell'inferno il ricco Epulone? La Scrittura niun altro ne adduce fuorché il suo lauto banchettare , e il rifiutarsi di sovvenire alle necessità del povero Lazzaro (Matth. XIX, 24- - Luc. XVI).
Da questi fatti e dai riferiti oracoli risulta manifesto che l'impiegare almeno qualche porzione dei nostri beni temporali alla maggior gloria dì Dio, e a sollievo dei poveri, non è già un consiglio, ma un precetto , dalla cui osservanza dipende la eterna salute.
Beati adunque coloro, che avranno adempiuto questo dovere ! Beati i misericordiosi ! Imperocchè essi, al dire del Divin Salvatore, otterranno misericordia, e nel dì del giudizio si udiranno queste soavi parole : Venite , o benedetti del Padre mio, venite a possedere il regno per voi preparato : Venite , benedirti Patris mei, possedete paratum vobis regnum a constitutione mundi.
ed una futura Missione nella Terra del Fuoco.
Un fervido operaio evangelico di Gerusalemme, del quale nell'ultimo numero del Bollettino dcl 1878 già pubblicammo una bellissima lettera, unitamente ad una relazione sopra un viaggio marìttimo del capitano Marceau da lui inviataci, insiste calorosamente che noi volgiamo eziandio alla Terra del Fuoco, al Sud della Patagonia, la nostra sollecitudine, con lo spedirvi dei Missionari. Noi lodiamo il suo zelo, e facciamo tesoro dei Saggi suoi consigli. Ma siccome oggidì ci pesa sulle braccia la Missione aperta testé sui confini settentrionali della Patagonia, sul Rio Negro , così ci riesce impossibile pel momento intraprendere quella nella Terra del Fuoco. Ciò non di meno, rassodata alquanto la prima, abbiamo la più grande fiducia che Iddio ci concederà di dare principio alla seconda, e di assecondare in tal modo le mire ed appagare i voti dello zelante Missionario, che sono pure le mire e i voti nostri.
Intanto diamo qui tradotta dal francese una seconda sua lettera, che é del tenore seguente:
Gerusalemme, 20 novembre 1879.
REVERENDISSIMO SIGNORE,
E'. poco più di un anno, che io ebbi l'onore di scrivere alla S. V. in favore dei poveri selvaggi dell'Isola o della Terra del Fuoco, perché aveva letto nelle Missions Catholiques di Lione, che i suoi Missionari sarebbero andati ad evangelizzare gli abitanti della Patagonia, separata dalla Terra del Fuoco dallo stretto di Magellano. Poco dopo io mi ebbi una soavissima sorpresa : La S. V. mi faceva inviare il Bollettino Salesiano, che rende conto delle Opere della sua Congregazione ; e io vi trovai tradotta in italiano la mia lettera del 18 settembre 1878. Grazie mille di questa cortese attenzione, Rev.mo Padre. Io lessi e leggerò sempre con vivissimo piacere i racconti intorno al progresso dell'Opera sua: L'educazione dei giovanetti poveri, e le lontane Missioni intraprese dal suo zelo apostolico.
Uno dei nostri Missionari italiani, D. Alessandro Macagno, che è stato allievo della Piccola Casa della Provvidenza in Torino, incaricato di una recente Missione al di là dei Mar Morto, a Karac, in mezzo a Cristiani appartenenti al greco scisma, tra Beduini e Mussulmani fanatici , mi ringraziava poc'anzi di avergli spediti i Bollettini Salesiani. Questi ringraziamenti sono dovuti piuttosto a Lei, e mi fo premura di comunicarglieli » La ringrazio molto di cuore della grazia che la S. V. Rev." mi mando per i miei Karakesi; ma molto più la ringrazio dei fogli del Bollettino Salesiano, i quali io lessi con somma avidità, e li trovai veramente edificanti. Questi fogli furono per me come altrettante prediche ed esortazioni ferventi. Sia benedetto Iddio, il quale inspirò alla S. V. Rev." il pensiero di darmeli a leggere. All'esempio dei zelanti Missionari, le lettere dei quali si trovano in questi fogli, mi vergogno di me stesso di aver finora fatto così poco perla gloria di Dio e la salvezza delle anime. Eppure mi trovo io per divina misericordia in una Missione quasi somigliante a quella dei Salesiani di America. Sono tuttavia sicuro che il loro esempio mi gioverà molto per l'avvenire » (1).
Questo medesimo Missionario farà passare questi Bollettini nelle mani di un suo confratello italiano, che ha cura dei Cristiani dei medesimi luoghi, ma che vivono sotto le tende come i Beduini nomadi, e cangiano il loro domicilio secondo la stagione ed il bisogno , senza per altro allontanarsi di troppo da Karac. Egli si chiama Don` Paolo Bandoli, e, se non erro, fu educato nell'Oratorio di S. Francesco di Sales. Senza dubbio la S. V.. ne avrà conservata memoria nel paterno suo cuore. Ella dunque avrebbe così nella Terra Santa un apostolo formato dalle sue mani, e merita perciò le benedizioni promesse dal reale Profeta a quelli che amano Gerusalemme: « E sia abbondanza di ogni bene a chi ti ama: Et abundantia diligentibus te. »
Un altro motivo di grande gioia per me si é, che l'Opera sua fu stabilita in Francia, mia patria, dove nei due passati anni fece dei rapidi progressi. Nizza possiede una Casa, il Patronato di S. Pietro; due altre ne furono fondate, una a Marsiglia, l'altra alla Navarra presso la Crau d'Hyéres (2).
L'Echo de Fourviére di Lione annunzia che la S. V., mossa dalla carità e dalla benevolenza dei cattolici Francesi, avrebbe acconsentito alla richiesta di aprire altre Case nelle principali città della Francia. Ella avrebbe ricevuto, dice il citato giornale, più di cinquanta domande in proposito. Qui v'ha il dito di Dio, o Rev.mo Padre ; anzi qui vi ha la mano, vi ha il braccio dell'Onnipotente. Il Signore benigno le concede la grazia di formare sì gran numero di operai, perché li mandi don e la messe é più abbondante, ed il bisogno si fa maggiormente sentire.
Questo é per me un motivo di più per supplicare la S. V. che voglia al più presto inviare dei Missionari ai poveri selvaggi della Terra del Fuoco.
Io credo che i suoi Missionari della Patagonia riusciranno meglio, cominciando dall'evangelizzare i Patagoni dalla parte del Sud, presso allo stretto di Magellano. L'autore delle lettere pubblicate nel Bollettino Salesiano lascia intendere senza dir tutto, come la politica del Governo Argentino sia stata seria contro i poveri Patagoni più vicini.
Quelli della parte meridionale, per la loro lontananza, sono ancora indipendenti dalla Repubblica Argentina. Di grazia adunque, mandi loro degli Apostoli nel medesimo tempo, che ne invia ai selvaggi della Terra del Fuoco. Questi Apostoli, così ravvicinati, si aiuteranno e s'incoraggieranno a vicenda.
La Missione della Terra del Fuoco raccomandata dal Cardinale Prefetto della Propaganda al Consiglio Centrale della Propagazione della Fede, a Lione, sarà ben tosto inscritta nel numero delle Missioni sostenute dalle limosine dell'Opera. La novella Missione delle isole Falkland o Maluine, vicinissime allo stretto di Magellano, no é adottata.
Io non cesserò di fare appello al cuore apostolico della S. V. in favore di quei selvaggi, finché non avrò letto nel Bollettino Salesiano : « Il Rev. D. Bosco manda dei suoi Sacerdoti ad aprire una Missione nella Terra del Fuoco. »
Gradisca i miei rispetti, i miei ringraziamenti, e le calde mie suppliche pei miei selvaggi.
L. V. PROYET
Protonotario Apostolico.
(1) Tanta umiltà arguisce uno zelo ben edificante, che accende vie maggiormente il nostro e quello dei cari fratelli di America.
(2) Tra le Case stabilite in Francia in questi due anni sono pure da annoverarsi la colonia di S. Isidoro in Saint Cyr presso Tolone, e l'Oratorio colle Scuole di Carità in Challonges, diocesi di Annecy.
PROEMIO.
La Patagonia, di cui molte volte si parlò nel Bollettino, ed a cui tendono le aspirazioni dei Salesiani e dei loro Cooperatori, è una delle terre più infelici ed abbandonate del mondo. Gli innumerevoli selvaggi, che la popolano, oltre che sono in un clima rigido e poco sano, e vivono su terre aspre ed incolte, non ebbero ancora chi loro, insegnasse le arti e l'agricoltura, nè chi facesse loro parola della vera religione e de'conforti, che dov'é praticata, reca agli uomini : non mai si udì ancora in quelle regioni la voce della Buona Novella: non ancora vi rifulse il vessillo della Santa Croce, e quei popoli così lontani dal consorzio degli altri uomini ed abbandonati a loro stessi vivono tutt'ora una vita la più meschina e stentata. Ma in mezzo ai grandi mali, che in questi giorni allagano la terra, in mezzo alle tribolazioni che desolano la Chiesa Santa del Dio vivente, pare che nasca un raggio di luce, una speranza di salute per i Patagoni. Pare che Iddio abbia riservato a questi giorni la grazia della conversione a quegl'infedeli. Già varii tentativi vi si fecero e riuscirono prosperamente. Ora la via è aperta: altro più non manca che mandare missionarii in copia, e quei selvaggi "sono disposti a riceverli ed ascoltarne la voce.
Il Sommo Pontefice Pio IX di felice memoria fu certamente inspirato dal Signore a benedire queste missioni, ed il gloriosamente regnante Leone XIII, non meno del suo predecessore zelante per la gloria di Dio e la saluto delle anime, è per stabilire in quelle terre un Vicariato Apostolico, ed affidarlo ai Salesiani, affinché considerando quei luoghi come porzione loro eletta possano in breve civilizzarne i popoli e convertirli al Cristianesimo. Noi per la parte nostra non mancheremo di fare quanto potremo, e mentre si stanno preparando nuove schiere di missionarii crediamo conveniente che nei numeri del nostro Bollettino si vengano man mano pubblicando notizie intorno a quelle regioni, certi che i nostri Cooperatori accoglieranno con piacere questo pensiero, e che avendo sott'occhio la descrizione delle tante miserie spirituali e temporali in cui si trovano quei popoli, colle loro preghiere e coi loro soccorsi ne abbrevieranno i giorni della infelicità. A questo fine si fecero viaggi e studii speciali su quelle terre sia per conoscerne la fisica posizione , i monti, i fiumi, le piante, gli animali ed il clima ; sia per conoscere la natura degli abitanti, le loro inclinazioni, i loro costumi, la loro religione. Si scelsero soltanto le cose che con morale certezza possono darsi come vere, e si esposero colle espressioni più precise che per noi siasi potuto. Le notizie raccolte verranno di tratto in tratto pubblicate col titolo: La Patagonia e le Terre Australi del Continente Americano. Esse saranno divise in quattro parti : la prima comprenderà le nozioni geografiche naturali fisiche : la seconda la storia della scoperta e dei tentativi fatti per conoscerle e civilizzarle la terza tratterà degli abitanti, della loro indole e costumanze domestiche e civili : la quarta dirà le loro idee religiose, il loro stato presente e gli sforzi dei missionarii per convertirli. Dati al tutto precisi ancora non si possono avere, perché nessun uomo incivilito poté con suo comodo inoltrarsi in quelle terre inospitali; ma non si lasciò fatica per raccogliere dai libri e dalla relazioni dei viaggiatori quanto potesse interessare il nostro soggetto. 01tre alle relazioni che già ci facemmo pervenire dai nostri missionarii di colà, ci siamo serviti nel presente lavoro in modo speciale delle opere seguenti
1° VINCENTE QUESaDA - « La Patagonia y las tierras australes del Continente Americano » stampato nel 1875 in Buenos-Ayres, raccolto da pubblici documenti.
2° ALCIDe D'ORBIGNI' - da sue opere « Viaggio nell' America Meridionale » e « L' Uomo Americano » Questo abile naturalista percorse per otto anni consecutivi l'Emisfero Australe del Nuovo Mondo, e soggiornò otto mesi nella Patagonia. E autore coscienzioso e non esagerato.
3° LA CROIx - in una sua opera particolare intitolata : « La Patagonia, le Terre del Fuoco e le tesole Maloine. » L'autore é considerato come uno dei più istruiti geografi della prima metà del nostro secolo.
4° GUINNARD - nell'opera intitolata « Tre anni di schiavitù in Patagonía » L'autore stesso fu schiavo per tre anni continui nel centro della Patagonia, e fu venduto schiavo a varii padroni di tribù differenti, di modo che ha potuto osservare i costumi di una ragguardevole parte di quelle terre.
5° GIULIO FERRARIO - « I costumi anticomoderni. » America vol. III. là dove parla della Patagonia.
6° DALY - tradotto, corretto ed annotato dal conte Cibrario « Usi e costumi sociali, civili e politici di tutti i popoli del mondo.
7° UN ANONIMO - « Galleria universale di tutti i popoli del mondo. »
8° IL GIRO DEL Mondo - Periodico odierno di geografia e di viaggi in varii luoghi, e specialmente dai due quinterni « Viaggio di Pio IX al Chili » e « Osservazioni particolareggiate nelle terre circostanti allo stretto di Magellano. »
9° Oltre a questi, per cose spettanti la geografia di quei paesi, si consultarono anche molto accuratamente il Marmocchi, il Balbi ed il MalteBrun.
10° Varie relazioni di missionarii registrate. specialmente nelle « Lettere edificanti » e nel « Museo delle flussioni Cattoliche » di Torino.
Nel precedente numero del Bollettino abbiamo accennato al bisogno di una nuova spedizione di operai evangelici nell'America del Sud. La Patagonia ci é aperta ; la prima Casa vi fu poc'anzi impiantata ; e il gran Padre di famiglia ci va a più riprese gridando : Ite in vineam meam: andate nella mia vigna e lavorate. É adunque necessario che noi vi ci accingiamo se non vogliamo lasciare a mezzo un'opera di sì liete speranze per la Religione e per la Società ; se non vogliamo fare i sordi alla voce di Dio , che ce ne potrebbe punire col sottrarci le sue grazie, e lasciarci poscia tota die otiosi.
Per la qual cosa fidenti nella divina Provvidenza e nella carità dei nostri Cooperatori e Cooperatrici, noi stiamo preparando la quinta spedizione di Missionaria. Possibilmente saranno una decina tra Salesiani e Suore di Maria Ausiliatrice, e faranno vela pel Nuovo Mondo nel mese di Marzo.
Negli anni passati i Cooperatori e le Cooperatrici concorsero efficacemente a quest' opera così nobile e caritatevole , e il cuor ci dice che essi vi concorreranno eziandio nell'anno corrente.
A noi basta l' esporre loro la cosa ; e se domandiamo il loro appoggio , il domandiamo non per noi, ma per Dio , per la Chiesa, per le anime ; il domandiamo ancora , perché ci é noto che molti dei nostri benefattori godono che di quando in quando loro si presenti una propizia occasione di consacrare ad un'opera buona quello, di che possono disporre, e soddisfare per siffatta guisa al debito della limosina. Chi può, ci aiuti dunque materialmente ; chi nol può, ne parli con altri , e preghi.
Al quale proposito ripetiamo la raccomandazione fatta nel mese scorso, di recitare cioé ogni giorno un Pater ed Ave a Gesù Sacramentato per la buona riuscita della Missione Patagonica.
L'amore al Papa deve regnare nel cuore, e mostrarsi nelle opere dei Salesiani e di tutti i loro Cooperatori. Noi dobbiamo mostrare questo affetto col rispettare ed eseguire non solo le decisioni e gli ordini del Vicario di Cristo, ma le sue raccomandazioni ed i suoi consigli. Dobbiamo manifestarlo col parlarne sempre in bene, e col difenderlo dalle male lingue, come sogliono fare i buoni figliuoli col padre loro. Dobbiamo esternarlo col prendere parte alle sue gioie e ai suoi dolori, e col portargli soceorso con quei mezzi, che Dio ha posto nelle nostre mani, se non altro col pregare per lui.
Ma se questo amore noi dobbiamo esternare in ogni tempo e luogo, in allora soprattutto ci é d' uopo segnalarlo e darne splendida prova, quando del Papa si ricordano i fatti più rilevanti. Ora primo tra questi si é la mirabile e provvidenziale sua esaltazione al trono di Pietro, della quale il 20 del corrente febbraio si compie il secondo Anniversario. Oh ! avventurati coloro, che in quel giorno memorando potranno avvicinarsi a Leone XIII e gridargli : Rex, in aeternum vive. Non tutti noi potremo in quel dì recarci corporalmente appiè del suo trono; ma non ci ristaremo dal presentarvici in ispirito.
Pertanto invitiamo i nostri Confratelli e Consorelle a celebrare il fausto avvenimento con qualche pratica speciale di pietà, per es. col fare la santa Comunione, o coll'ascoltare la Messa, o col recitare una preghiera pel Santo Padre. Ai Direttori delle nostre Case raccomandiamo che la sera del 20 febbraio radunino la comunità innanzi agli altari, cantino il Te Deum, e diano la benedizione col SS. Sacramento, per ringraziare Iddio di aver dato alla sua Chiesa un Papa così dotto e pio, e per implorargli lumi speciali per tempi tanto procellosi ed aspri.
Crediamo che prima di quel giorno i Capi e Decurioni avranno già tenuta la Conferenza di s. Francesco di Sales prescritta dal regolamento. Se questa non avesse ancora avuto luogo, sarebbe opportunissimo il tenerla in quel giorno in ossequio al Papa.
Due anni or sono si é pubblicato nelle Letture Cattoliche un fascicolo intitolato : Il più bel Fiore, contenente, tra le altre cose, la biografia di Leone XIII, e il racconto della sua elezione al Soglio Pontificio. Sarebbe bellissimo modo di festeggiare questo avvenimento il diffondere tra il popolo questo libretto, molto adatto a far conoscere, amare e venerare il Sommo Pontefice.
Si vende alla libreria Salesiana di Torino a L. 32 per ogni cento copie.
Riportiamo dal nostro Bollettino francese la lettera seguente, relativa ad una grazia ottenuta per intercessione di Maria SS., invocata sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, e venerata nel Santuario di Valdocco in Torino.
Bergerac (Dordogne), il 1 dicembre 1879. MIO REVERENDO PADRE,
Nel passato mese di Settembre la sventura pareva mi avesse preso a perseguitare. La Società Ferroviaria, a cui era da molti anni addetto in qualità di contabile, m'informava che a motivo di cessazione di lavoro il mio impiego veniva soppresso. In oltre io era minacciato di un lungo processo, che poteva avere delle funeste conseguenze per me e pei figli miei. Io mi trovava in uno dei momenti più difficili della mia vita. Era una terribile prova che mi mandava il Signore.
Per liberarmi da un sì mal passo, io mi sono rivolto alla Madre degli afflitti, la quale mai non abbandona coloro, che la invocano con fiducia ed amore ; e promisi una piccola offerta pel decoro di cotesta sua Chiesa, se Ella degnavasi di portarmi aiuto, e di ottenermi dalla divina Clemenza le grazie, di cui abbisognava per uscire dalle mie pene. Il Cielo si degnò di esaudire le mie suppliche. Il processo, di cui era minacciato, fu evitato in un modo, che, a dir vero, ha del prodigioso ; ed in oltre appena la detta Società mi ebbe licenziato, ecco a presentarmisi un altro impiego più lucroso del primo, e ciò senza perdita di tempo e di danaro.
Per meglio onorare la B. Vergine, e ringraziarla dei benefizi di cui mi ha ricolmo, io avrei dovuto recarmi in persona a depositare la presente offerta nelle mani della S. V., e domandarle la permissione di accostarmi alla santa Mensa in cotesto celebre Santuario. Il nuovo mio impiego non mi permette di allontanarmi di qui pel momento; ma se il buon Dio mi terrà in vita, io mi vi porterò in capo a pochi mesi. In quanto all'umile offerta che ho promessa, io la posso fare fin d'ora; e perciò prego la S. V. a voler gradire, pei bisogni di cotesta Chiesa, il qui unito vaglia postale di L. 100, che le sarà pagato in oro.
Io riferii questo fatto per meglio celebrare la gloria e la onnipotenza del buon Dio, e l'efficace protezione di Maria. Sarebbe mio desiderio vivissimo che il mondo intiero si persuadesse che abbiamo in Cielo una tenera Madre piena di sollecitudine pei figli suoi, che sono ancora in questa valle di pianto, e che a Lei si rivolgono per averne soccorso.
Grazie infinite rendo alla S. V. delle preghiere fatte per me,. e la prego, mio Reverendo Padre, a volerle continuare. Come la S. V., così io pure desidero di salvare l' anima mia ad ogni costo; ma riconosco di avere grande bisogno che altri mi aiuti col pregare con me. Dal canto mio prometto che non mi dimenticherò di lei nelle povere mie preghiere, nel mentre con profondo rispetto mi professo
Di V. S. M. Rev.da
Devot.mo e riconosc.- Servo
GIUSEPPE GAYDA.
ossia
MICHELE SCANAGATTI
Molti buoni Cooperatori e Cooperatrici ci ha donato il Signore nell'anno scorso ; ma non pochi eziandio ci furono rapiti dalla inesorabile falce della morte.
Lo spazio e lo scopo del Bollettino non ci permettono di dare cenni biografici di ciascuno di loro; ciò nulla di meno uno ve ne ha, degno per ogni riguardo di uno speciale ricordo.
E questi il sig. Michele Scanagatti, nato in Torino il 10 settembre del 1803 da Giovanni Battista e Maddalena Barberis, e mortovi il 17 dicembre 1879. Fu egli figlio rispettoso, giovane intemerato, marito fedele , padre esemplare, vedovo morigerato, cattolico fervente e senza rispetto umano, e di una carità che lo privava del suo a sollievo dei poveri.
Dio premiò la sua virtuosa giovinezza col dargli a compagna, in Luigia Molineri , una donna di grande pietà, donna che egli andò a cercare non già sui balli, nelle conversazioni e nei divertimenti del mondo, ma ai piedi degli altari, dove nascono e si alimentano i fiori di ogni più bella virtù. Reso padre di due figliuoli, e di una figlia, sua premura fu di educarli per Dio. A questo fine andava leggendo nella Sacra Scrittura quali fossero i doveri di un buon padre ; si fece quindi come un tesoro delle sentenze dettato dallo Spirito Santo sull' educazione dei figli; e quando i suoi furono in età competente , instillò nei loro cuori quei principii di fede e di morale, che soli valgono a formare persone virtuose e probe. La figliuola prese il velo fra le monache della Visitazione in Torino.
Ma di Michele Scanagatti si potrebbe ripetere quello che l'Arcangelo S. Raffaele disse al buon Tobia : « Perché tu eri caro al Signore, fu necessario che la tentazione ti venisse a provare. » Dopo alcun tempo di una vita lieta e concorde, Iddio gli tolse la virtuosa moglie, che moriva in concetto di un'anima eletta. Già si era rimarginata la ferita di una tanta perdita, quand'ecco morirgli la figlia sul fior degli anni, e poi l'uno dopo l' altro i due figliuoli. Sì terribili colpi di sventura non iscossero però la sua fede ; il tenero sposo e padre pianse, ma rassegnato appieno alla volontà di Dio disse col pazientissimo Giobbe : Dio me li ha dati, e Dio me li ha tolti; sia benedetto il suo santo nome.
Da quel giorno egli prese ad aspirare più avidamente alla paria beata, dove l'avevano preceduto i cari suoi; e per rendersene ognor più degno, risolse di farsi degli amici de mammona iniquitatis, come insegna il divin Maestro, trattando come figli i poverelli e bisognosi, spiegando per essi una carità più unica che rara. A questo fine egli, senza usare spilorcerie coi servi, sapeva limitare siffattamente le spese pel suo trattamento, da poter ogni anno dare in limosina più della metà della sua entrata , che era di circa dieci mila lire. Per questo era d'uopo privarsi dei viaggi di piacere? ed egli se ne privava. Era necessario contentarsi di un vitto moderato e parco? ed egli se ne contentava. Era mestieri di sfuggire compagnie , feste, inviti, pranzi di lusso ? ed egli li evitava accuratamente. Per siffatte sue privazioni e pietose industrie avvenne, che molte opere pie e povere famiglie di Torino e di altrove ebbero la bella ventura di provare il benefizio della sua, carità veramente ammirabile (1).
Questa virtù, che gli era stata fida compagna nelle sue opere quotidiane, gli fu pure consigliera nelle sue ultime disposizioni testamentarie. Ella gli suggerì di chiamare a suoi eredi i poveri, ed egli secondandone il pietoso impulso legò ai medesimi la maggior parte di quei beni, che ancor gli rimanevano, contenti nel Signore i suoi degni fratelli, il Canonico Luigi, Rettore della Chiesa di S. Lorenzo; e il signor Giovanni Maria, non che la nipote Adelina che ne ricorda il secondogenito.
Nell'approssimarsi la novena del santo Natale, Michele Scanagatti, ormai maturo pel cielo, si sentì alquanto incomodato ; ma robusto qual era, sebbene di 70 anni compiuti, non credeva punto di soccombere. D. Bosco, che lo conosceva da molto tempo e lo annoverava tra i benefattori dei suoi giovanetti, avvisato della sua malattia, si portò a fargli visita, e con suo rammarico lo trovò molto aggravato, e da parecchie ore come assopito in un mortale letargo. Quantunque la sua vita di fede e di pietà lo facesse reputare sempre preparato alla morte, tuttavia rincresceva a tutti che egli non potesse ricevere in quegli estremi momenti il SS. Viatico. Per la qual cosa, fatto umile ricorso alla Vergine Ausiliatrice, D. Bosco gliene parlò ; e il malato alla sua voce si riscosse, ed espresse il più vivo desiderio di ricevere il suo Sacramentato Gesù. Vi si preparò adunque e lo accolse con una divozione angelica. Poco dopo egli ricadde nel suo assopimento, e in quella notte stessa spirò l'anima sua nel bacio del Signore.
Fu uomo devotissimo al Papa, e ne diede prova durante la vita e ancora nella sua malattia. Avendogli D. Bosco domandato se desiderasse di guarire, egli rispose: « Desidero di fare la volontà di Dio. In quanto a questa malattia , io la offro volontieri al Signore per diminuire al Santo Padre le tribolazioni e le pene, e per accelerare almeno di qualche momento il trionfo della Santa Chiesa. »
La notizia della sua morte fu ricevuta colle lagrime da quanti lo conoscevano , ed ognuno ebbe ad esclamare : I poveri hanno perduto un benefattore ed un padre. Ma la sua memoria sarà eterna, come quella del giusto : In memoria aeterna erit iustus. Le sue beneficenze saranno ricordate in sulla terra di secolo in secolo, mentre Iddio le ricompensa in cielo con immenso peso di gloria, poiché a Michele Scanagatti possiamo meritamente applicare le parole del reale Salmista: Dispersit, dedit pauperibus ; iustitia eius manet in saeculum saeculi ; cornu eius exaltabitur in gloria.
(1) Da fonte sicura apprendiamo che nella stessa settimana che veniva chiamato agli eterni riposi, il caritatevole signore aveva fatto distribuire in Valfenera presso Villanova d'Asti cento emine di meliga. Quindi con ragione quel paese alla sua morte fece un gran lutto come alla perdita di un padre dei poveri; e alla Messa funebre celebrata in suffragio dell'anima sua prese parte tutta la popolazione come nei giorni di maggiore solennità.
Nel N° 1° della Campana, ottimo periodico di Catania, leggiamo una graziosa lettera di iii padre di famiglia sul Collegio di Randazzo. Per le esprcssioni troppo benevoli usate verso di noi, fummo alquanto dubbiosi se dovessimo riportarla nel Bollettino ; ma vi ci siamo indotti col fine che serva di ringraziamento ai buoni Randazzesi d' incoraggiamento ai nostri fratelli addetti a quella prima Casa Siciliana, e di emulazione a tutti gli altri nella pratica di quella carità, che nella educazione della gioventù deve signoreggiare come regina.
EGREGIO SIG. DIRETTORe,
Debito di gratitudine non pure, ma o il desiderio di giovare altrui, massime a'giorni nostri, quando molti padrifamiglia sono assai trepidanti per, tal collocamento de'proprii figli, che soddisfi ad ogni legittima esigenza paterna, mi spingono implorare la S. V. Ill.ma si piaccia concedere un posto alla presento nelle colonne del suo accreditato giornale.
Sono ormai la Dio mercé riconosciuti i perfezionamenti che i figli dell'impareggiabile D. Bosco hanno portato nei metodi educativi ; l' arte mirabilissima di vincere e signoreggiare i cuori dei giovanetti che li amano più che parenti , e loro ubbidiscono nen per timore ma per vivo affetto e per sentimento del dovere. Sono eziandio notissimi in Italia i risultamenti ottenuti negli esami di licenza ginnasiale e liceale in Torino e Genova dagli alunni dell'Oratorio di S. Francesco di Sales , e dei Collegi di Valsalice, di Varazze e di Alassio : il che persuade di leggieri che nulla trasandi D. Bosco di quanto possa giovare allo sviluppo morale ed intellettuale della gioventù. Mi avviso però che sia poco conosciuta la diligenza e l'attenzione da' Salesiani adoperata nel fare osservare i più sani precetti d' igiene nello stato di sanità, nell' eseguire le prescrizioni mediche e nell' apprestare assistenza non mai interrotta nel caso di malattia.
Ecco quanto io posso e devo testimoniare per sentimento di riconoscenza.
Lunedì 16 corrente un figliuoletto mio, da un mese affidato alle cure dell'ottimo sig. D. Pietro Guidazio Direttore del Collegio municipale di San Basilio in Randazzo, veniva assalito da febbre gagliardissima. Da quel punto tanto il Direttore sullodato, che il prefetto del Collegio sig. D. Giovanni Rinaldi, gli insegnanti, e tutto il personale della Casa non si davano più pace. Il mio Pierino era continuamente assistito da più persone, che gli somministravano i farmachi indicati e le cure più affettuose. Martedì lo stato dell'infermo rendevasi più grave e la costernazione spargevasi nei cuori dei Superiori. Al manifestarsi di qualche sintomo allarmante e dietro accordi presi con il chiarissimo Arciprete D. Francesco Fisauli , mio amico, Mercoledì, essendo rotta la linea telegrafica con Randazzo, si spediva un espresso a Castiglione per avvisarmi dello stato di mio figlio. Alla nuova inaspettata io, mia moglie ed un mio cognato volavamo a quella volta. Ed intanto tre altri dispacci pervenivano a questa nello spazio di ventiquattro ore, dando i ragguagli del corso della malattia.
Al nostro arrivo scorgevamo con meraviglia che tutto il Comune s'era interessato del caso del fanciulletto e del nostro penoso viaggio; e in quanti ci imbattevamo, tutti facevano a gara a darci le notizie del miglioramento ed a presentarci il mi rallegro , con quell' espressione che significa un dolore già sofferto. All' ingresso del Collegio ci' si presentarono tutti quanti erano in Casa, ed accoglienza più amorevole ed ufficii più affettuosi io non avrei potuto aspettarmi.
Di tutto eravamo in un momento provveduti. L'annunzio fu portato al nostro Pierino con la più squisita delicatezza, e malgrado che l' ammalato fosse di già assai migliorato , i tre medici curanti D.r Priolo, D.r Guzzardi e D.r Berillo si degnarono recarsi tosto in Collegio per rapportare sulla malattia.
Oh ! quali erano i sensi di giubilo del figliuoletto nel riabbracciare i genitori e lo zio ! Egli narravici che i Superiori non si erano discostati dal suo letto ; che il sig. Carlo e Fortunato infermieri gli avevano prodigato tutte le amorevolezze possibili ; che i medici , quando più grave era il pericolo, lo avevano vegliato per una notte intera; che dai Randazzesi gli erano stati mandati regali d'ogni sorta, frutti, conserve, dolci, ed erano accorsi frequentissimi a visitarlo.
I nuovi venuti furono tutti ospitati in Collegio, e ricolmi d'ogni fatta cortesia. Progredendo sempre il miglioramento del giovanetto , volevamo andare in albergo, e non ci fu affatto permesso.
Mia moglie, ad ogni fase che presentava la vita dell'Istituto, era con la massima gentilezza invitata ad osservarla. Riavutosi Pierino, era infine pregata di visitare tutta la Casa, e restava sorpresa della nettezza delle biancherie , dell' ordinamento dei mobili e della qualità de' cibi ; più di tutto poi della preveggenza che si adopera ai bisogni degli alunni.
Le donne sogliono essere più espansive, e mia moglie ripeteva schiettamente a que' buoni Salesiani : < Io mi studio di essere buona madre, ma nullameno nella mia famiglia, e credo eziandio nelle altre, nello stato di sanità i bambini non sono vegliati per la notte intera, non c'é tanta cura a cambiare le biancherie, a rifare i letti per impedire il benché menomo raffreddore, a preparare i cibi e massime il pane per renderlo più facilmente digeribile » - Il vedere bambini tosì lieti, così amorevoli .ed ubbidienti mi :fa trasecolare. Bisogna avere proprio qualche segreto, perché in mezzo a tante brio si conservi un ordine sì perfetto. Come mai fanciulletti, tanto vispi e dissipati, in soli pochi giorni sono divenuti amantissimi dello studio? Io sono fortunato di lasciare qui i miei due figli , ritornando in patria con la ferma convinzione che gli alunni de' Salesiani hanno tanti parenti amorevolissimi ed intelligenti, quanti sono i Superiori, e che nei loro collegi sott' ogni rapporto eziandio igienico si sta meglio che in famiglia.
Sig. Direttore, ecco le opere di D. Bosco. Questo povero prete che non la pretende a martire, che non cerca croci, non é egli con le sue cento Case sparse in Italia, in Francia ed in America l'uomo della vera civiltà ? Che tutti i civilizzatori si specchino in lui, e non disdegnino i Governi e i Municipii d' affidare l' istruzione a preti siffatti, che sanno darla senza creare , anzi scongiurando i gravi pericoli che minacciano l'attuale società.
Si abbiano quindi i più sentiti encomii le Autorità Comunali ed Ecclesiastiche di Randazzo, che coadiuvate da S. E. R." Monsignor Vescovo di Aci-Reale, e dall'illustre Sig. Prefetto della Provincia, in un piccolo Comune, alle falde settentrionali dell'Etna, fondavano un'Opera, che è di già invidiata dalle più colte e fiorenti città dell'isola nostra.
Oh! come il buon senso dipana le matasse, che i pregiudizi e le male arti hanno reso arruffatissime !
Con pochissima spesa il Consiglio Comunale di Randazzo, grazie allo zelo disinteressato di D. Bosco , ha provveduto di ottimi insegnanti tutte le scuole elementari, e messo su un ginnasio che raccoglie alunni da ogni parte della Sicilia , infondendo nuova vitalità intellettiva, morale ed economica a quella popolazione, che eziandio rapporto alle arti, all'industria ed al traffico comincia a risentirne i benefici effetti. Invece dei suoi predicozzi sull' educazione , che deplorando eloquentemente i mali , nulla poi propongono di pratico e di concreto a ripararli , non farebbe meglio il Fanfulla a dire chiaro e tondo : « Volgiamoci a D. Bosco ed al clero , perché ci diano una gioventù pia, costumata e davvero amante della patria, della scienza e dell'umanità ? »
Conchiudo, Sig. Direttore, con rassegnare i pili vivi ringraziamenti alla benemerita Direzione del Collegio Municipale di San Basilio in Randazzo, all' Egregio Rev.mo Sig. Arciprete D. Francesco Fisauli, ai valentissimi medici summentovati, ed a tutti i Randazzesi, che per gentilezza d'animo ed ospitalità degne di ammirazione tanto s' interessarono della malattia del mio Pierino.
Si degni il Signore benedire alle opere del provvidenziale fondatore della Congregazione Salesiana, e come all'apostolato di lui ha dischiuso l'America, così ne moltiplichi e benedica le opere nella Sicilia nostra.
Ella intanto gradisca i sensi del più alto rispetto con i quali mi onoro dichiararmi
Agira, 29 Dicembre 1879.
Suo devotissimo GIACOMO Dottor SINOPOLI.
Nella nostra Casa principale di Torino noi riceviamo dalla posta presso a cento lettere al giorno, la maggior parte delle quali sono di Cooperatori e Cooperatrici, che ci lasciano commissioni. Queste poi sono di varie specie : per accettazione di giovanetti od altre persone nell' Istituto ; per celebrazione di Messe , preghiere , benedizioni in onore di Maria Ausiliatrice ; per tipografia ; per libri , associazioni , immagini e medaglie ; per diplomi di aggregazione alla Pia Unione dei Cooperatori e relativo Bollettino ; per associazione all'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice; per pagamento di pensione e via dicendo.
Di vivo cuore e colla più alta riconoscenza noi ringraziamo i Cooperatori della fiducia che in noi ripongono, e dell'aiuto eziandio che in siffatta guisa ci somministrano nèl promuovere e sostenere le varie nostre opere, le quali, come é lor noto, mirano tutte alla maggior gloria di Dio e dell'augusta sua Madre, alla cristiana educazione dei giovanetti poveri ed abbandonati, e alla diffusione della buona stampa tra il popolo.
Talvolta per altro con nostro rincrescimento accade che non si possano tosto eseguire le commissioni che ciascuno ci lascia, allora sopratutto quando queste sono molte e varie. La ragione si é, che dovendo la lettera passare pei differenti Uffizi, separati gli uni dagli altri secondo la diversità delle attribuzioni, l'impiegato, per la moltiplicità delle quotidiane domande, non può subito copiarne la parte che gli spetta, per trasmettere poscia la lettera all'altro Uffizio per lo stesso lavoro. Succede pur di spesso che certe lettere racchiudano cose di confidenza, e non potendo lasciarle nelle altrui mani, dobbiamo rilevarne noi medesimi le commissioni che contengono, la qual cosa ci porta via del tempo assai. Sembra 'necessario ovviare a questo inconveniente a comune soddisfazione.
Per la qual cosa, quando occorresse ai Cooperatori di mandare al Superiore della Casa una lettera con più commissioni , noi li pregheremmo che volessero limitarsi ad esprimere nel corpo della medesima le cose confidenziali, e quelle che riguardano, a mo' d'esempio, l'accettazione di persone nell'Istituto, preghiere da farsi, relazioni di grazie ricevute, limosine, offerte , quello insomma che spetta più da vicino alla sua persona ; e poi scrivere le altre commissioni in altrettanti biglietti distinti, secondo la diversità degli oggetti, colla data del tempo e del luogo, col proprio nome e cognome, ed unirveli, avvertendo però di notare sopra il biglietto : Tipografia se la commissione é per stampa; Libreria se per libri, letture cattoliche, biblioteca della gioventù italiana , imagini e medaglie ; Direzione del Bollettino se per diplomi da Cooperatore e per Bollettini ; Prefetto di Sacrestia se per tridui, novene nel Santuario di Maria Ausiliatrice, o per farsi ascrivere nell' Arciconfraternita dei suoi divoti ; Prefetto della Casa se per pagamento di pensione, e così del resto , secondo il bisogno. Avuti questi biglietti nella sua lettera , il Superiore li distribuirà nel tempo stesso ai diversi Uffizi cui appartengono , i quali poi ciascuno alla sua volta potranno eseguirne la commissione molto più speditamente.
Regolamento per l'Oratorio -- Gli uffiziali --- La Compagnia di S. Luigi - Sue regole -- Le sei domeniche - Prima visita di Monsignor Franzoni - I preparamenti.
Fissate le sue tende in Valdocco, D. Bosco volse l' animo a promuovere vie maggiormente nell'Oratorio l'unità di spirito, di disciplina e di direzione. Pertanto sul.principio del 1847, dopo di aver organizzate le scuole serali , come dicemmo, egli si diede a compilare un Regolamento, e in capo a poche settimane lo ebbe finito. In esso espose quello, che tradizionalmente già si praticava nell' Oratorio ; designò varii uffizi da compiersi in Chiesa, in ricreazione e nelle scuole; e stabilì norme opportune per ciascuno dei medesimi. Questo Regolamento stato poscia, secondo i bisogni, riveduto e perfezionato, venne dato alle stampe. Esso è diviso in tre parti. La prima tratta dello scopo degli Oratorii festivi, dei varii impieghi e rispettive regole ; la seconda contiene le opere di pietà da praticarsi dai giovanetti , e il modo onde questi devono portarsi in Chiesa e fuori ; la terza si occupa delle scuole diurne e scrali , e porge generali avvertenze utilissime all'uopo. Fin da principio parecchi Vescovi e Parroci, essendone venuti a cognizione, ne fecero dimanda per introdurre gli Oratorii nelle proprie diocesi e parrocchie, e ordinarli collo stesso metodo che il nostro, per quanto era loro possibile.
Definiti i principali uffizi colle speciali loro attribuzioni, D. Bosco li affidò a quelli di noi, che per buona condotta ed assennatezza gli parvero più abili a disimpegnarli, creandoli, per così dire, suoi uffiziali od aiutanti di campo. Siccome egli soleva lasciarli risponsabili dell'impiego loro affidato , limitando l' opera sua ad invigilare che ciascuno facesse il proprio dovere, così ognuno si dava grande sollecitudine per conoscere ed eseguire la parte sua nel miglior modo che dato gli fosse. Per questa guisa le cose dell'Oratorio presero ad ordinarsi con molto profitto dei giovanetti , ed anche con grande sollievo dello stesso nostro Direttore, il quale poi soleva ogni settimana raccogliere a sé dintorno i suoi uffiziali , e da esperto generale li animava con fervorose parole a rimanere fedeli e saldi al loro posto, suggerendo le cose da farsi o da fuggirsi per lavorare con buona riuscita. Talora dava loro qualche premiuzzo, una divota immagine, un libretto e simili , terminando sempre coll' additare loro la bella corona che li attendeva in Cielo. Queste parole , e questi atti di confidenza erano di efficacissimo stimolo , e di rado avveniva che , o per negligenza o per mala condotta , si dovesse dispensare qualcuno dal proprio ufficio, e privarlo del suo grado.
Dopo aver gettate le basi organiche per promuovere e conservare l'unità di amministrazione, era mestieri di dare eccitamento alla pietà con qualche pratica stabile ed uniforme ; e D. Bosco penso di instituire la Compagnia di S. Luigi Gonzaga, allo scopo d' impegnare i giovani a praticare le virtù che furono in questo santo più luminose, e così avviarli ad una vita morigerata e pia. Per la qual cosa egli studiò e compose alcune poche , ma sugose regole , che gli sembrarono più adattate per noi. Presentatele poscia all' Arcivescovo , questi le esaminò , le fece anche esaminare da altri , e in fine le approvò in data dell'undici di Aprile di quell'anno medesimo. Le regole sono le seguenti
1° Siccome S. Luigi fu modello di buon esempio, così tutti quelli, che desiderano di farsi ascrivere nella sua Compagnia , devono adoperarsi ad evitare quanto può cagionare scandalo, anzi procurare di dare buon esempio in ogni cosa, ma specialmente nell'esatta osservanza dei doveri di un buon Cristiano. S. Luigi fin da fanciullo fu così esatto nell'adempimento di ogni suo dovere, così amante degli esercizi di pietà, e così divoto, che quando andava in chiesa, la gente correva per osservarne la modestia ed il raccoglimento.
2° Ogni quindici giorni ciascun Confratello procurerà di accostarsi alla S. Confessione e Comunione , ed anche con più. frequenza , specialmente nelle maggiori solennità. Queste sono le armi con cui si porta compiuta vittoria contro il demonio. S. Luigi ancor giovinetto si accostava a questi Sacramenti ogni otto giorni, e divenuto alquanto grandicello, con maggior frequenza. Chi per qualche motivo non potesse adempire questa condizione, col consiglio del Direttore della Compagnia potrà mutarla in altra pratica di pietà. Si esortano inoltre gli ascritti a frequentare i Sacramenti , e assistere alle sacre funzioni nella propria loro Cappella per edificazione dei compagni.
3° Fuggire come la peste i compagni cattivi, e guardarsi bene dal fare discorsi osceni. S. Luigi non solo evitava tali discorsi , ma era così modesto , che niuno ardiva proferire parola per poco sconcia alla sua presenza.
4° Usare somma carità verso i compagni, perdonando volentieri qualunque offesa. Bastava fare un'ingiuria a S. Luigi per averselo tosto amico.
5° Grande impegno pel buon ordine della Casa di Dio, animando gli altri alla virtù ed a farsi ascrivere nella Compagnia. S. Luigi pel bene del prossimo andò a servire gli appestati , il che fu cagione della sua morte.
6° Mettere grande diligenza nel lavoro e nell'adempimento dei proprii doveri, prestando esatta ubbidienza ai proprii genitori ed agli altri superiori.
7° Quando un Confratello cadrà infermo, ciascuno si darà premura di pregare per lui, ed anche aiutarlo nelle cose temporali, nel modo compatibile colle proprie forze.
Grande entusiasmo eccitò tra noi l'annunzio di questa Compagnia , e in tutti si accese vivo desiderio di farvisi ascrivere. Ma affinché non accadesse di dover ripetere il detto del profeta: Multiplicasti gentem et non magnificasti laetitiam, ed anche per lasciare ad ognuno un più forte stimolo a riformare la propria condotta, D. Bosco per l' accettazione appose due condizioni. La prima si era che l'aspirante facesse qualche tempo di prova, dando buon esempio in Chiesa e fuori; la seconda che fuggisse i cattivi discorsi e frequentasse i santi Sacramenti. Questa disposizione produsse ben tosto nei giovanetti un notabilissimo miglioramento e nei costumi e nella pietà. La prima accettazione venne fatta in una Domenica del mese di Maggio, che fu la prima delle sei precedenti alla festa di San Luigi.
A fine poi di ben prepararci a questa solennità, noi abbiamo celebrate con particolare impegno le sei Domeniche, in ciascuna delle quali molti giovani si accostavano ai Sacramenti per lucrare la indulgenza plenaria concessa dal Pontefice Clemente XII. Ci rammenta che in quell' occasione D. Bosco, per facilitare a tutti la frequenza ai Sacramenti, ci diede la facoltà di andarlo a trovare in qualunque ora del giorno e della sera. Al Sabato poi egli aveva da confessare sino a notte avanzata, e talora sin dopo le undici ; e al mattino della Domenica dalle quattro sino al tempo della Messa, e spesso sino alle nove e dieci. Erano due cose degne di ammirazione: La pietà e pazienza dei giovani , e lo zelo instancabile di D. Bosco , il quale pel bene delle nostre anime stava come inchiodato nel tribunale di penitenza da dieci a dodici ore di seguito , se ne togli un brevissimo riposo nel cuore della notte. Anzi gli é avvenuto parecchie volte di proseguire le confessioni tutta la notte, cosiché i primi penitenti del mattino trovavano ancora intorno a lui gli ultimi della sera. Per tal guisa succedendosi gli uni agli altri obbligavanlo a rimanere in confessionale sino a 16, 17 e 18 ore consecutive. Questa dura fatica non poteva non colpire la nostra fervida immaginazione ; sicché molti dei più trascurati, vedendo il povero prete a sacrificare in questo modo la propria vita senza verun temporale interesse, aprivano gli occhi, pensavano all'anima e si convertivano al bene più facilmente, che fatto non avrebbero , se avessero udito la migliore predica del mondo.
Né qui fu il tutto. Molti giovani che frequentavano l'Oratorio, specialmente i forestieri, avevano ancora da ricevere il Sacramento della Confermazione. Perciò D. Bosco venne in pensiero di farlo amministrar loro dall' Arcivescovo nell' occasione della festa di S. Luigi e nello stesso Oratorio. Recatosi pertanto da Mons. Franzoni gliene fece rispettoso invito, che il benevolo Prelato accolso di buon grado, ed assicurò che sarebbe venuto non solo a cresimare , ma eziandio a celebrare Messa e a distribuire la santa Comunione. E indicibile la gioia che recò a noi tutti questa grata notizia, ed incredibile il lavoro che cadde in allora sulle spalle del nostro Direttore. Il Catechismo della Domenica essendo insufficiente, lo si fece anche alla sera di ogni giorno. Il concorso fu immenso. Tuttavia coll'aiuto di zelanti Sacerdoti e signori laici della città si prepararono egregiamente i cresimandi , e pel giorno prefisso tutto fu all'ordine. Fra coloro, che in modo speciale prestarono a D. Bosco valida la mano in quei giorni di tanto lavoro, sono da annoverarsi il teologo Borelli , il teologo Felice Chiaves, il teologo Giacinto Carpano , i Sacerdoti D. Musso e D. Trivero, e i due teologi Vola, Ignazio e Giovanni.
Era la prima volta che Mons. Franzoni veniva a visitare il nostro Oratorio, e che facevansi tali funzioni nella nostra Cappella; epperciò sebben poverelli nulla abbiamo risparmiato per rendere la festa più splendida che si potesse. I musici prepararonsi a rallegrarla coi loro melodiosi concenti ; i sacrestani ornarono con buon gusto la Chiesa , e mancando di tappeti supplirono ingegnosamente con lenzuola e coperte da letto. Venne eziandio per opera loro preparato un modesto padiglione, ed un bell'arco coperto di frondi e di fiori, portante questa iscrizione in mezzo : In questa tua prima visita, o inclito Antistite, allievi e superiori di quest' Oratorio festanti ti accolgono, e ti offrono un serto coi figliali affetti del loro cuore.
Neppure i campanari mancarono alla parte loro. Non avendo ancora i sacri bronzi da suonare a festa , essi diedero di piglio ad un grosso campanello, e fin dalla vigilia girando pei dintorni lo agitarono opportune et importune, da far sapere a chi premeva e a chi no, come al domani nell'Oratorio si faceva la festa di S. Luigi, onorata dalla presenza di Mons. Arcivescovo. Altri ed ecclesiastici e laici prepararono i biglietti per la Cresima ; taluni i giovanetti per la Confessione e Comunione ; parecchi per la declamazione, pei dialoghi e pel teatrino. Il sullodato teol. Carpano scrisse e fece imparare da alcuni giovani una commediola intitolata : Un caporale di Napoleone, da rappresentarsi nel giorno della festa. D. Bosco poi pensava a tutte queste e sì svariate cose, attendeva personalmente alle più importanti, dava ordini e sorvegliava che si eseguissero. Insomma in quei giorni tutto era in moto tra noi; e i pensieri, e le parole e le azioni di ognuno miravano ad un fine solo : La festa di S. Luigi, e il modo di ben celebrarla.
Ed ecco questa giungere finalmente. Affinché tutti vi potessero prendere parte venne fissata al 29 Giugno, solennità dei Ss. Pietro e Paolo, perché essendo festa sovra settimana i giovani non aveano da recarsi a ricevere dai padroni la paga, né venivano costretti al lavoro , e perciò trovavansi liberi fin dal mattino. Di buonissima ora un buon numero di essi già assiepava D. Bosco
e più altri sacerdoti per confessarsi , e verso le sette la folla erane sì grande, che mai per lo innanzi. Pareva che tutta la gioventù di Torino si fosse versata nel nostro Oratorio; così che alcuni di quelli, i quali non avevano da ricevere la Cresima, dovettero rimanersi fuori di Chiesa, e recarsi ad udire la Messa al Santuario della Consolata. Il resto ad un altro capo.
Il mese d'agosto dell'anno passato nei dintorni di Salins i Fedeli di un villaggio, obbedendo al pio invito delle campano che li aveva chiamati alla Messa della Domenica, si recavano alla parrocchia, quando furono sopraggiunti da due loro compaesani, i quali, senza che il tempo avesse alcunché di minaccioso, andavano col loro carro a trasportare i covoni in un campo vicino alla chiesa. Quei disgraziati burlavano i passanti che si recavano in Chiesa.
- Andate, andate, dicevano, voi che non avete nulla di meglio a fare.... Il curato vi pagherà le vostre imposte, i vostri affitti e vi nutrirà !
La messa incomincia ; é il momento della predica. Tutt' ad un tratto, senza che niente lo avesse fatto prevedere, si fa sentire vicino alla Chiesa un colpo spaventevole di tuono.
- Figliuoli miei, disse il caritatevole sacerdote, é probabile che il fulmine sia caduto molto da presso; alcuno di voi esca per vedere se non è successa una disgrazia.
Tosto due o tre uomini escono , e vedono nel campo vicino un vortice di fiamme ; corrono colà, e trovano due buoi uccisi ed un uomo colle gambe rotte ; poi dietro a lui un mucchio nero, ed era il cadavere carbonizzato di uno dei profanatori.
Quando si trasportò colui, che aveva le gambe sfracellate dal fulmine, esclamò
- Che punizione di Dio !
Egli pregò quelli che lo portavano di farlo entrare in Chiesa, affine di poter domandare perdono a Dio ed a' suoi compaesani, che aveva insultati e scandalizzati.
In un piccolo porto dei dintorni di Boulogne , Pas de Calais, il giorno dell'Assunzione di Maria alcuni operai erano intenti a calafatare un battello costruito di nuovo, che doveva quanto prima esser varato. Parecchi curiosi li guardavano, gli uni con istupore, gli altri con indignazione, poiché non mai in quel paese erasi visto lavorare nei dì festivi. Un vecchio marinaro erasi fermato anch'egli davanti ai profanatori, e con tuono di autorità e di profonda convinzione disse ad alta voce : Io non vorrei salire su quella nave , poiché al certo avrà qualche sventura. E cosa buona l'ascoltare i consigli dei maggiori... si dice. La profezia infatti del vecchio marinaro non tardò a realizzarsi ; alcuni mesi dopo, una Domenica, il nuovo battello peri col suo equipaggio , in mezzo ai flutti in un terribile naufragio.
Ogni Cooperatore può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del- Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocefisso.
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.
Può altresì lucrare moltissime indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante 17 recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bisogno di Confessione e Comunione, purchò sia in grazia di Dio.
Oltre a queste un'altra plenaria ne può guadagnare ogni domenica, e nei giorni qui sotto notati, purchè confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche chiesa, pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.
2. Purificazione di Maria Vergine.
4. S. Giuseppe da Leonessa.
13. Beata Angela da Foligno.
22. Cattedra di S. Pietro in Antiochia. 23. Santa Margherita da Cortona. 25. San Mattia Apostolo.
Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respons.
Tip. di San Vincenzo de'Paoli. Sampierdarena 1880.