BS 1880s|1880|Bollettino Salesiano Gennaio 1880

ANNO IV. - N. 1.   Esce una volta al mese   GENNAIO 1880.

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO - Il sacerdote Bosco ai benemeriti Signori Cooperatori e Cooperatrici - L'Associazione alle Letture Cattoliche e alla Biblioteca della Gioventù Italiana - L'Unità Cattolica - Un Ricordo per la Festa di S. Francesco-Accresciamo il numero e serriamo le file - Requisiti necessarii per essere Cooperatore - Un Ammiratore della Chiesa di S. Giovanni Evangelista -- Lavori da farsi nella Chiesa di S. Giovanni - La Festa di Maria Immacolata - Le Suore di Maria Ausiliatrice dell' Uruguay a D. Bosco - Lettera Argentina - La prima Casa Salesiana in Sicilia, ossia il Collegio di S. Basilio in Randazzo - Viaggio dei Salesiani a Randazzo - Lettera affettuosa dell'Arcivescovo di Messina sulla visita a Lui fatta dai Salesiani di Randazzo - Storia dell' Oratorio di S. Francesco di Sales - Notizie edificanti - Necrologia - Indulgenze speciali.

IL SACERDOTE BOSCO ai benemeriti Signori COOPERATORI E COOPERATRICI.

Nel cominciare quest' anno 1880, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, io debbo soddisfare ad un dovere di gratitudine verso Dio, autore di ogni bene, e verso di voi, che coll'opera e colla parola mi siete venuti efficacemente in aiuto. Si , dal fondo del cuore io ringrazio il Signore, che ci fu così benigno e largo di favori ; ringrazio voi pure, che per amor suo mi soccorreste nelle più difficili imprese. Intanto giudico essere cosa ragionevole accennarvi quali frutti siansi ottenuti dal vostro zelo e dalle vostre sollecitudini nell'anno testé spirato, di poi notarvi quanto copiosa messe la divina Provvidenza ci metta tra mano per l'anno corrente.

Opere promosse nel 1879.

Nel corso dell' anno ora scaduto, mercé il vostro appoggio, o rispettabili Confratelli (permettetemi di usare questa espressione), si proseguirono le opere già esistenti, si ampliarono alcune Case, e altre nuove si aprirono a favore della gioventù pericolante.

I Giardini di ricreazione , gli Oratorii e le scuole festive, le scuole serali e diurne, gli Ospizi, i Collegi e gli Educatorii continuarono ad essere aperti a pubblico vantaggio in Italia, in Francia e nell'America. Anzi alcuni di questi Istituti, che al principio dell'anno erano solo incipienti, si rassodarono , se ne accrebbe il personale in guisa, che poté triplicarsi il numero dei giovanetti in essi raccolti.

La divina Provvidenza ci venne pure sensibilmente in soccorso per dare principio e vita ad alcune nuove Case. Fra esse si annovera la Colonia di S. Isidoro in Saint Cyr presso Tolone, col fine di applicare povere giovanette ai lavori agricoli sotto la direzione delle Suore di Maria Ausiliatrice. Si andò al possesso di questa Colonia il 10 di giugno.

In S. Benigno Canavese, grosso borgo della Diocesi d'Ivrea, nel palazzo Abaziale il 16 giugno era inaugurata una Casa destinata a molteplice scopo di pubblico bene. Ivi parecchi poveri giovanetti apprendono un mestiere, mentre altri fanno il tirocinio per divenire buoni maestri ed assistenti nelle scuole e nei laboratorii. Vi interviene pure nei giorni feriali la scolaresca del paese; vi si tiene ancora Oratorio festivo.

Il 25 settembre si aperse in Cremona un Oratorio festivo , giardino di ricreazione, chiesa pubblica, scuole diurne e serali sotto al titolo di S. Lorenzo. Col medesimo scopo fu aperta una Casa il giorno 8 di novembre in Brindisi, penultima città dell' Italia meridionale. In Randazzo città della Sicilia si aprì il 25 ottobre un Collegio Convitto municipale, dove s'impartisce l' istruzione elementare, tecnica e ginnasiale alla gioventù cittadina ed anche forastiera, che ne voglia approfittare.

Ci tornò pure di grande consolazione l'apertura di una Casa di tal genere nella Diocesi del nostro Patrono s. Francesco di Sales. Ciò avveniva nel giorno 10 di novembre nel paese di Challonges non molto lontano da Annecy. Ivi si raccolgono poveri giovanetti per le scuole festive, diurne e serali.

Oltre a ciò si proseguirono alacremente i lavori per la Chiesa di S. Giovanni Evangelista ; se ne terminarono i muri, il tetto, il campanile, le volte delle due navate laterali, e più altre opere, da farci sperare di vedere tra non molto il sacro edifizio inaugurato al divin culto.

Le scuole di Valle Crosia, stabilite in vicinanza dei protestanti, avevano luogo in meschino locale appigionato, e le funzioni religiose facevansi in una piccola ed insufficiente cappella. Quindi si è provveduto un terreno, dono di una benemerita Cooperatrice , e ci consola il pensiero di un migliore avvenire. Ivi gettaronsi già le fondamenta, che cominciano a levarsi fuori di terra; e non saranno risparmiati sacrifizi e sollecitudini per ispingere in avanti i lavori, affinché l'edifizio per la Chiesa e per le scuole sia presto ultimato a pubblica utilità. Una Commissione di zelanti e pii Cooperatori, sotto alla guida di Monsignor Vescovo di Ventimiglia, promuove i lavori e si adopera per raccogliere beneficenze presso a quei Cattolici , i quali fossero in grado col loro obolo di concorrere alla pia impresa.

In Marsiglia fu incominciata una costruzione per ospitare poveri fanciulli, specialmente italiani (1). Da prima si portò l' edifizio a poterne raccogliere un centinaio ; ma il bisogno apparve così grande ed urgente, che fu mestieri ampliarlo e renderlo capace almeno di 300 giovanetti. Abbiamo fiducia che nell'anno corrente l'opera potrà essere condotta a termine.

Le Suore di Maria Ausiliatrice attivarono esse pure nuove Case a vantaggio delle ragazze. Un asilo fu aperto nel paese di Cascinette Diocesi d'Ivrea. Di questi giorni un drappello di dette Suore si recherà a prendere la direzione di un Orfanotrofio in Catania, città della Sicilia.

(1) Nella città di Marsiglia vi sono circa ottantamila italiani, che vi si recarono in cerca di lavoro. I fanciulli appena rimangono senza occupazioni sono in grave pericolo d'immoralità. Molti vanno spesso a terminare nelle carceri, o vengono dalle autorità civili rinviati in Italia. Nostro fine si è di assistere ed istruire i pericolanti e ricoverare i più poveri ed abbandonati.

Nostre Missioni d'America.

Sarà certamente a Voi caro, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, l'avere qualche notizia delle nostre Missioni d' America.

Oltre alle Missioni, Case e scuole aperte negli anni passati, si aprirono nel decorso di quest'anno le scuole nella città di Montevideo, dove si dà l'istruzione letteraria e religiosa a circa 300 giovanetti, di cui parecchi provenienti d'Italia.

Le Suore di Maria Ausiliatrice fecero altrettanto per le povere ragazze. In quella stessa Repubblica , nel paese di Las Piedras si prese la cura di una parrocchia di circa ottomila anime. Ivi si amministrano i santi Sacramenti, e si dà comodità ai fedeli di compiere le pratiche religiose, assistere alle prediche ed ai catechismi. Mentre i Salesiani fanno scuola ai fanciulli in una parte del paese, le Suore in altro lato insegnano i rudimenti della civiltà , della scienza e della religione ad un gran numero di povere fanciulle , che loro riesce di raccogliere.

In Buenos Ayres, capitale della Repubblica Argentina , si fondarono scuole pei ragazzi e per le giovanette in diversi punti; furono cominciati gli Oratorii festivi, i giardini di ricreazione, un Ricovero per le ragazze; fu rassodato un Ospizio di 150 artigianelli, ed impiantata una nuova Missione nelle vicinanze di Rojas.

Ma il campo più glorioso, che in questi momenti la divina Provvidenza presenta alla vostra carità, è la Patagonia. In quelle ultime regioni del globo finora non poterono penetrare gli Operai del Vangelo per annunziare la fede di Gesù Cristo. Ora pare che sia giunto il tempo di misericordia per quei selvaggi. Monsignor Aneyros Arcivescovo di Buenos Ayres, d'accordo col Governo Argentino , ci invita formalmente a prendere cura dei Patagoni, e io pieno ili fiducia in Dio e nella vostra carità ho accettata l'ardua impresa. Si fecero già le prime prove, e ben cinquecento di loro furono istruiti nella fede, rigenerati alla grazia col santo battesimo , ed ora fanno parte del gregge di Gesù Cristo. Dalle rive del Rio Negro movendo al sud di quei vastissimi deserti s'incontrano sei colonie a guisa di paesi a parecchie giornate di distanza l' un dall' altro, dove sono già cominciate le relazioni commerciali e principii di agricoltura. Nel mese di marzo i Salesiani, e nel medesimo tempo o poco più tardi le nostre Suore andranno a stabilire Case e scuole in quei paesi. Ivi sarà il centro, donde speriamo coll' aiuto del Signore partiranno in appresso gli Operai Evangelici allo scopo di penetrare nei vasti deserti e nelle sconosciute regioni della Patagonia.

E vero che queste varie opere d'Europa e d'America costai-uno grandi fatiche e angustie non poche, ma i frutti ricavati e le consolazioni provate fanno dimenticare i sacrifizi sostenuti. Imperocchè più migliaia di ragazzi, che dispersi , privi di educazione e di religione, sarebbero divenuti la maggior parte il flagello della società, e forse non pochi andati a bestemmiare il Creatore nelle carceri , per mezzo dell'istruzione religiosa, della buona educazione, dello studio, o di un mestiere imparato, si ritrassero al contrario dalla mala via, e noi abbiamo la più soave speranza che essi diventino buoni cristiani, onesti ed utili cittadini.

Mezzi materiali.

Voi tutti, o signori Cooperatori e signore Cooperatrici, dimanderete: Dove si potranno prendere i mezzi materiali per sostenere tante opere cominciate, fabbricare Chiese, Case e scuole, fornirle dell'occorrente suppellettile, e mantenere i ragazzi ricoverati ?

É una domanda questa, che oltre all'essere spontanea è insieme seria e grave assai. Infatti per la Chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino, in quest'anno si pagarono, è vero, 65,000 lire, ma rimane tuttora il debito di ben altre sessantatre mila verso i provveditori. Somme ancor più rilevanti si avranno a spendere per condurre a termine i lavori da ripigliarsi nella prossima primavera. Spese certamente non minori dovremo sostenere per le costruzioni cominciate in Valle Crosia. Inoltre il rincaro dei commestibili in quest'anno aumenta eziandio di un terzo la spesa degli anni scorsi. Come si vede c' è proprio da sgomentarci. Come fare adunque? -Sgomentarci? Non mai. Si tratta del bene delle anime e della civile società. Per lo passato col mezzo di caritatevoli offerte, e specialmente coll' ultima lotteria, che fu per noi una vera risorsa, abbiamo soddisfatto a gravi ed urgenti spese. Per quelle da farsi in avvenire io confido pienamente nella Provvidenza del Signore, che in simili stringenti bisogni non mi è mai venuta meno ; io ripongo ancora la mia fiducia nella vostra carità. Se Voi, Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, mi verrete in aiuto con quei mezzi, che Dio vi ha posto e vi porrà nelle mani, le nostre imprese non saranno interrotte, nè le nostre speranze andranno fallite.

Voi potrete eziandio venirmi efficacemente in soccorso coll'invitare a quest'uopo quei vostri parenti, conoscenti ed amici, la cui pietà vi lasci sperare che siano per accogliere il vostro consiglio, a fine di procacciarsi il dolce conforto di concorrere ad imprese esclusivamente dirette alla maggior gloria di Dio, alla salvezza delle anime, al bene della civile società.

Esempio.

A questo punto non posso non segnalarvi un fatto, che altamente onora il Capo Supremo della Chiesa, e somministra un esempio di carità degno certamente di essere da noi imitato.

Tutti sanno come il nostro Santo Padre Leone XIII versi in gravi strettezze, giacchè tutte le sue risorse si fondano soltanto sulle limosine dei fedeli, comunemente dette Obolo di s. Pietro. Eppure Egli, come Capo dei Cooperatori Salesiani e come Padre, che ha in cuore una bontà e carità veramente universale, si degnò di mandare la graziosa offerta di lire 500 per la chiesa ed Ospizio di Valle Crosia , e la generosa somma di lire 1000 pei Missionari Salesiani, con lettere d'incoraggiamento, che vedono la luce nel Bollettino. Sua Santità degnossi di compartire eziandio una particolare Apostolica Benedizione a tutti quelli, che moralmente o materialmente presteranno aiuto alle nostre opere di carità.

Ad un atto di così alta bontà del Santo Padre noi ci studieremo di corrispondere con fervorose e quotidiane preghiere per la sua conservazione, e pel bene di santa Chiesa, di cui è Capo visibile. E poichè il danaro che scende nelle auguste di Lui mani va a terminare, dove più grande è il bisogno della Religione e la necessità dei fedeli, noi ci daremo premura di promuovere l' Obolo di san Pietro come quello, che non potrebbe avere una più santa destinazione. Nè mai dimenticheremo le altre opere di carità, che il Santo Padre con zelo veramente apostolico benedice e raccomanda.

Preghiere pei vivi e suffragi pei defunti.

Io parlo a Cristiani che lavorano per la mercede, che Dio assicura nella vita presente, e per quella assai più grande , che Ei tiene preparata nella vita futura. Cionulladimeno , o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, io vi prometto che i Sacerdoti Salesiani, le Suore di Maria Ausiliatrice e la gioventù da voi beneficata, innalzeranno quotidiane preghiere al Divino Datore, affinchè benedica i vostri interessi e le vostre famiglie, conceda pace e concordia nelle vostre case, sanità stabile, vita felice ed il premio dei giusti in Cielo.

Vi annunzio ad un tempo che un notabile numero di Cooperatori e Cooperatrici furono nel trascorso anno chiamati alla Eternità. Secondo il prescritto del Capo V, articolo 7 del nostro Regolamento li raccomando di tutto cuore alla carità delle vostre preghiere. Nelle Case nostre i confratelli e i nostri allievi faranno pei medesimi appositi suffragi. All' altare poi di Maria SS. Ausiliatrice in Torino, ogni mattina si celebra la s. Messa, e i ragazzi fanno alternativamente la s. Comunione , recitano il SS. Rosario ed altre preghiere per ottenere grazie dal Signore ai benefattori viventi, e l'eterno riposo ai benefattori defunti.

Dio ci benedica tutti, o Dilettissimi, e ci conceda la grazia di fare molto bene mentre abbiam tempo : Dum tempus habemus operemur bonum.

Raccomandandomi in fine alla carità delle vostre preghiere, con profonda gratitudine mi professo

Di Voi, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici

Obbl.mo Servitore Sac. GIOVANNI Bosco.

NB. Nel momento di mettere il Bollettino in macchina ci giunge la notizia da Buenos-Ayres, che gravi circostanze impreviste consigliarono il Superiore locale D. Francesco Bodrato ad anticipare la partenza dei Missionarii per alla volta di Patagones. Per la qual cosa dalle varie Case di America si sono levati 8 Salesiani e 4 Suore, e spediti colà. Essi partirono il 15 di Dicembre, ottava della festa di Maria Immacolata.

L'impianto di questa Missione è un fatto di grande importanza. In tutte le nostre Case si fanno speciali preghiere per la sua felice riuscita, e perché Iddio ci mandi dei buoni aiutanti, dei zelanti Missionarii, che animati dal suo divino spirito vadano a propagare e a sostenere la fede in quelle inospite e lontane regioni. Noi esortiamo caldamente i nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici a recitare ogni giorno per lo stesso fine un Pater ed Ave a Gesù Sacramentato sino al 25 del mese di Marzo, giorno anniversario dell'inaugurazione della nostra prima Casa Americana in S. Nicolas de los Arroyos nel 1876.

L' ASSOCIAZIONE ALLE LETTURE CATTOLICHE E ALLA BIBLIOTECA DELLA GIOVENTU' ITALIANA.

Molti Cooperatori e Cooperatrici nell'anno passato erano associati alle nostre Letture Cattoliche.

Trovandoci sul principio del nuovo anno noi li preghiamo a voler rinnovare la loro associazione; preghiamo sopratutto a volersi associare quelli, che non lo avessero ancor fatto mai.

Colla leggerissima spesa di L. 2,25 all' anno essi avranno ogni mese un fascicolo di cento e più pagine, contenente per lo più racconti istruttivi, od altro materie utili e dilettevoli.

Collo spargere questi libretti i Cooperatori faranno un gran bene nelle loro famiglie, o otterranno così uno dei nobili fini della Pia Unione Salesiana, quale si é quello appunto della diffusione della buona stampa.

Molti Vescovi lodarono e raccomandarono queste Letture ; e il grande Pio IX, di veneranda memoria, ne scrisse in questi termini

« Non v'ha cosa più eccellente di questa, non v' ha cosa più utile per promuovere ed infiammare la pietà del popolo : Nihil excellentius, nihil utilius. »

Un'altra pubblicazione periodica si fa dalla nostra tipografia in Torino, ed é la così detta: Biblioteca della Gioventù Italiana. Essa mette in luce ogni mese in un fascicolo di circa 300 pagine le più belle opere letterarie dei classici italiani, purgati da ogni neo d'immoralità ed irreligione.

Noi la raccomandiamo soprattutto ai padri di famiglia, i quali hanno figli che percorrono o percorsero già la via degli studii ; e volgiamo ad un tempo umile preghiera ai professori delle scuole secondarie, ai direttori dei ginnasii e dei licei, che la vogliano far conoscere ai loro scolari ed alunni. Un illustre letterato dei giorni nostri, il celebre Pietro Fanfani, così si esprime sul pregio di questa pubblicazione : « Essa é una collezione dei migliori classici nostri, condotta con ogni diligenza. Non si può avere a più buon mercato una biblioteca di tal genere ; e raramente si vedono i classici pubblicati con tanta diligenza e perizia. » (Prezzo L. 6 all'anno. Indirizzo: Libreria Salesiana, via Cottolengo, 32, Torino.

L'UNITA' CATTOLICA.

Se alcuno dei nostri Cooperatori brama di avere un giornale, da cui attingere notizie quotidiane sulle cose politiche e religiose, noi gli proponiamo l'associazione alla benemerita Unità Cattolica di Torino; e ciò per due speciali ragioni

1° Perché l'Unità Cattolica é giudicata pei suoi meriti e pregi il primo dei giornali d'Italia; e i suoi articoli sono letti con avidità da ogni ceto di persone, ed applauditi dagli stessi suoi avversarii;

2° Perché da circa 32 anni il suo Direttore con un zelo ammirabile , con una intrepidezza senza pari difende la causa della Religione, della Chiesa e del Papa.

Intanto riferiamo qui un Avviso che troviamo pubblicato nel suo N. 292 dell'anno testé scaduto

L'Unità Cattolica nel 1880. - Fra breve il nostro giornale verrà stampato con caratteri nuovi , e migliorato nella composizione e nella compilazione. Abbiamo fatto acquisto di un nuovo collaboratore, provetto nelle lotte giornalistiche. Ci procurammo anche un buon corrispondente parigino. Nel 1880 ricorrono due centenarii, quello di S. Caterina da Siena, il 30 di aprile, e quello di S. Benedetto di Norcia in settembre. In ogni numero daremo qualche estratto dalle Opere e dalle lettere di S. Caterina. Continueremo la pubblicazione delle biografie dei Vescovi italiani, e, fermi nel nostro metodo, faremo in guisa che l'Unità Cattolica resti una raccolta di confessioni di avversarii e di documenti da servire più tardi allo storico dei tempi nostri, e all'apologista delle verità cattoliche e dei diritti della Chiesa. Se i nostri associati sono contenti dell'opera nostra, ce lo dimostrino rinnovando prontamente l'associazione.

Direzione, via Carlo Alberto, N. 7, piano 2°, Torino.

Prezzo di associazione in Italia per un anno L. 28, per sei mesi L. 15; in Francia ed Austria, per un anno L. 37; per sei mesi L. 19.

UN RICORDO PER LA FESTA DI S. FRANCESCO.

Il 29 del corrente Gennaio occorre la festa del Dottore S. Francesco di Sales. Noi siamo sicuri che i Cooperatori e le Cooperatrici in quel dì, o nella Domenica consecutiva, si daranno premura di onorare questo nostro glorioso Patrono coll'accostarsi ai Santi Sacramenti della Confessione e Comunione, e con quelle altre pratiche di divozione, che verranno suggerite dalla loro pietà.

Ricordiamo poi ai Direttori delle nostre Case, e ai Capi e Decurioni che vogliano in quell' occasione tenere la solita Conferenza ai Cooperatori e alle Cooperatrici , prescritta dal Regolamento , avvertendoli, qualche tempo prima, del giorno, dell'ora e del luogo.

In questa Conferenza si tratteranno quegli argomenti , che saranno reputati più conducenti alla gloria di Dio, e allo scopo della pia Unione.

Un punto da non dimenticare sarebbe : Che i Missionarii Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice nel mese passato sono andati ad aprire Casa nella città di Patagones, a Carmen ed a Mercedes sul Rio Negro, confine della Patagonia, e a stabilirvi così come un centro, donde partiranno in appresso per entrare in quelle interminabili e selvaggia regioni, dove milioni e milioni di povere anime ignorano tuttora il loro Creatore e Salvatore, e aspettano chi loro porti la Civiltà colla Religione.

Le limosine che si raccoglieranno in detta Conferenza saranno destinate a vantaggio di questa importantissima Missione ; e i Direttori, i Capi e Decurioni sono caldamente pregati ad' inviarcele a Torino con quel mezzo, che crederanno più spiccio e più sicuro.

Intervenendo alla Conferenza in grazia di Dio si acquista indulgenza plenaria, ossia la remissione di tutta la pena temporale dovuta ai peccati.

In fine della Conferenza si reciterà un Pater , Ave e Requiem poi Confratelli e Consorelle defunte ; ed un altro Pater, Ave e Gloria per quelli, che saranno chiamati all' Eternità nell'anno corrente.

ACCRESCIAMO IL NUMERO E SERRIAMO LE FILE.

Nell'unione sta la forza, e nell' unione compatta e numerosa v' ha una forza potente, robusta e perseverante, capace di produrre un grandissimo bene a pro dei nostri fratelli, e a vantaggio della cristiana e civile società. Di ciò abbiamo la prova in noi medesimi. É poco più di tre anni che la pia Associazione dei Cooperatori Salesiani venne approvata dalla Santa Sede ed arricchita di celesti tesori , e già parecchie migliaia di fedeli chiesero d'esservi ascritti e volonterosi ne praticano le regole, con grande loro-profitto spirituale e con vera edificazione.

Con questo mezzo che cosa si fece ? Se diamo uno sguardo al bene in varii modi operato s'ha certo gran motivo di ringraziarne il misericordioso Iddio, che si degnò spargere abbondanti le sue benedizioni. Ed infatti per mezzo dei Cooperatori Salesiani si diffuse più largamente fra il popolo la stampa cattolica, si effettuarono parecchie spedizioni di Missionari in America, alcuni dei quali già penetrati a spargere la luce del Vangelo e della civiltà nella selvaggia Patagonia ; si promosse efficacemente in più luoghi la cristiana educazione della gioventù, che é uno dei bisogni più urgenti della civile società ; si porse la mano ai Parrochi pei Catechismi in chiesa e nelle case ; si aprirono varii Oratorii festivi colle annesse ricreazioni, per sottrarre dai pericoli tanti giovanetti e giovanette. Infine ci è dolce il ripeterlo, per rallegrarci santamente nel Signore, si fu per l' opera attiva di molti fra i Cooperatori, che la umile Congregazione Salesiana si dilatò in varii paesi non solo d' Italia , ma di Francia e d' America , aprendo Ospizi e Collegi per la cristiana e civile educazione della gioventù.

Ma se da una parte riesce consolante il vedere il bene operato, dall'altra un buon Cattolico scorgendo tante anime trascurate ne' loro cristiani doveri, o incamminate , perché derelitte, nella lubrica via degli errori e dei vizi , non deve mai dir basta. Egli deve gridare invece con S. Paolo Charitas Christi urget nos : La carità di Gesù Cristo ci spinge innanzi. Or come potremo noi venire in aiuto a tanti nostri fratelli ? Come procurare il bene spirituale e temporale di tanti giovanetti ? Ecco la risposta annunziata nel titolo Accresciamo il numero e serriamo le file. Quanti buoni cristiani ed amici darebbero volentieri il loro nome a questa pia società , e con tutto zelo coopererebbero al bene con noi, se la conoscessero! Cerchiamo adunque di parlarne nel tempo e nel modo che noi crediamo più convenienti ; facciamo loro dolce invito a farne parte, e avutone il consenso di una o più persone, se ne spedisca il nome al Superiore in Torino, che le farà inscrivere nell'apposito registro, e si darà premura di spedire il relativo diploma col periodico. In tal modo si aumenterà il nostro numero e tutti uniti in un medesimo spirito propagheremo maggiormente la gloria di Dio , la salute delle anime e il benessere della civile società. Sì, accresciamo il numero e serriamo le file!

Requisiti necessari per essere Cooperatore.

1° Età di 16 anni.

2° Godere buona riputazione religiosa e morale.

3° Essere in grado di sostenere le opere della Congregazione Salesiana o con mezzi proprii, per es. limosine, offerte, lavori, diffusione di libri e simili , oppure con beneficenze raccolte presso a caritatevoli persone.

4° La Pia Unione non impone alcun obbligo di coscienza ; quindi possono parteciparvi eziandio le persone religiose, come pure gli stessi Istituti o Corpi Morali nella persona dei rispettivi Superiori, purché i singoli membri siano in potere di concorrere a qualche opera di pietà e di carità secondo il Regolamento.

5° Oltre a questi requisiti per essere ascritti, è necessario praticare le opere ingiunte dalla Santa Chiesa per l'acquisto delle indulgenze concesse ai Cooperatori.

UN AMMIRATORE DELLA CHIESA di S. Giovanni Evangelista

REVERENDO SiG. D. Bosco,

Permetta, Sig. D. Bosco, che io unisca il plauso mio a quello di tutto il pubblico, che ammira nella nuova Chiesa, che V. S. sta erigendo sul corso Vittorio Emanuele , uno dei più eleganti monumenti elevati in Torino in questi ultimi anni. Permetta che io mandi un sincero applauso al distinto e modesto artista, che ideò e costrusse l'opera insigne; al Conte Edoardo Mella.

Bello, originale il concetto, egregiamente tradotto in opera con mezzi relativamente modesti, con parsimonia di ornamenti , con ammirevole armonia di forme e colori.

Stupendo specialmente il campanile che si innalza sulla facciata della Chiesa, e, combinando insieme l'utile col dilettevole, porta le campane e decora in modo graziosissimo il prospetto principale del tempio. Io ammiro il talento del Mella, che, senza fare sfoggio di marmi e di costose decorazioni, seppe, con parchi mezzi, condurre un'opera ammirabile per eleganza di forme, e gusto squisito.

Ammiro il difficile raccordamento della Chiesa col campanile, ottenuto in modo semplice e naturale ; ammiro lo splendido ingresso, le svelte colonnette, le graziose finestre e gallerie, la freccia a mattoni che, sormontata dal globo e dalla stella dorata, corona degnamente il bel prospetto verso il Corso.

Il concetto di un campanile in facciata non è al certo nuovo, ma è pur sempre concetto 'difficile a tradursi convenevolmente in opera ; ed il Mella vi riuscì, non solo senza produrre stonature nell' aspetto generale del tempio, ma in modo che il campanile serve di splendida, elegantissima decorazione alla Chiesa.

È pur bello nella sua semplicità il fianco della Chiesa, grazioso il prospetto a mezzo giorno della casa parochiale, decorata di belle finestre e svelte gallerie (1). I Torinesi e io pel primo aspettiamo con impazienza il compimento interno della Chiesa, che i disegni ci rappresentano non inferiori di merito alla parte esterna.

Della buona riuscita dell' opera intera va pur data -la parte di merito a V. S. che, senza dare soverchio peso a certi piccoli inconvenienti prodotti dalla posizione del campanile, e dalla forma e disposizione delle navate, lasciò sufficiente libertà all'artista, perché potesse spiegare interamente e senza inciampo il suo concetto, e abbandonarsi alle inspirazioni del suo genio.

Pochi artisti in Italia conoscono a fondo, come il Mella, lo stile Lombardo o Romanico che dir si voglia , che studiò e studia da molti anni , e i cui monumenti misura, disegna e commenta con passione di artista, con erudizione e pazienza di archeologo.

Pochi artisti potevano, come lui, darci un monumento, che, senza servile imitazione, ci riproducesse quello stile elegante e grazioso, che oggi Romanico, era detto un tempo Lombardo.

A lei quindi, ed all'egregio Mella, mando il mio plauso di artista e di cittadino.

Con tutta stima

Di V. S. Rev.ma

UN INGEGNERE

Torino 15 Dicembre 1879.

(1) Quella che il saggio ammiratore chiama Casa parochiale non è che la sacrestia con due camere al primo piano con galleria. L'alloggio destinato al Rettore della chiesa sarà nell'Ospizio annesso, che dovrà sorgere alla destra di chi guarda la facciata. (Nota del redattore).

LAVORI DA FARSI nella Chiesa di S. Giovanni.

Questo grandioso monumento, innalzato alla gloria di Dio ed a memoria dell' immortale Pontefice Pio IX, oramai é terminato esteriormente. Esso attira l' ammirazione dei passeggieri, che tutti applaudono all'esperto autore, il signor conte Edoardo Mella, che col massimo risparmio di spesa seppe innalzare un arditissimo tempio, giudicato dai più abili ingegneri ed architetti uno dei primi sacri monumenti della città di Torino.

Mediante la carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici, noi speriamo di condurre quest'opera al suo termine anche internamente.

Intanto esponiamo qui le molte cose che ancor rimangono a farsi e da provvedere, nella fiducia che qualche persona benevola , o molte insieme vogliano assumersene la spesa , per lasciare in detta chiesa un ricordo perenne della loro carità.

1. Intonacatura generale, collocamento dei capitelli e cordonatura.

2. Pavimento in marmo fatto in stile della chiesa in bianco e nero. Importa la somma di lire dieci mila,, compreso il presbiterio.

3. Balaustra con due gradini sottostanti che chiude il presbiterio e gira tutto attorno fra l'intercolonnio dell'apsida. Lire tre mila.

4. Un ricco e grandioso altar maggiore a doppia mensa in marmo di Carrara ed esteri. Lire dieci mila, ma ridotte a cinque dalla generosità dello scultore , che vuol ancor egli concorrere a quest'opera di carità e di religione. - Due altri altari laterali da farsi in stile conforme, secondo i disegni dell' esimio signor conte Mella. Lire duemila cinquecento caduno. - Altri quattro più piccoli per la somma di lire mille ottocento l'uno.

5. Decorazione generale della chiesa, che eseguirà il bravo signor Prof. Costa di Vercelli, che ornò già il grandioso duomo di Alessandria e la chiesa del Suffragio in Torino, da renderli due gioielli. Egli sta ora studiando il da farsi. Non si può ancora precisare la spesa del suo lavoro.

6. L'apsida fatta a forma di mezza calotta, sulla quale va dipinto ad imitazione in mosaico la Redenzione del Salvatore. L' egregio pittore Enrico Reffo di Torino fu già da un nostro Cooperatore e benefattore incaricato di eseguire a sue spese tale lavoro.

7. Nei due campi sopra gli archi prospicienti il presbiterio in cornu Epistolae e in cornu Evangelii il pittore deve svolgere due fatti della vita di s. Giovanni.

8. Il cav. professore sig. Pompeo Bertini di Milano, pittore sul vetro distintissimo e uno dei primi in Europa per tali lavori, é incaricato di preparare le cinque finestre circolari sottostanti all'apsida. La prima che sta nel mezzo rappresenterà il rapimento di s. Giovanni. La seconda e terza san Giacomo e s. Andrea. La quarta e quinta s. Pietro e s. Paolo. La spesa di ciascuna è di L. 700, ridotte a 500 dalla generosa carità dell' Autore.

9. Due stupendi mosaici designati dal predetto sig. conte Mella. Il primo sarà collocato nella mezzaluna del frontone sopra la porta maggiore, e rappresenterà il Salvatore seduto in atto di benedire, mentre posa la sinistra su un libro aperto, in cui è scritto : Ego sum via, veritas et vita. Il secondo dovrà collocarsi nella mezzaluna posta sopra gli archivolti del gran finestrone della facciata, e rappresenterà l' apoteosi di san Giovanni portato in Cielo dall'Aquila. La rinomata società Musiva di Venezia eseguirà questi due lavori. La somma è di Lire mille cinquecento caduno.

10. La porta maggiore in noce, coi riquadri in bronzo, i quali in basso rilievo ricorderanno i principali fatti del pontificato di Pio IX, designati in stile dal signor cav. Giuseppe Boidi, autore e celebre professore di disegno. Di questo lavoro un nostro benefattore e Cooperatore si è già assunta la spesa.

11. Quindici porte interne nella chiesa e sacrestia. Lire centocinquanta caduna.

12. Sei confessionali da eseguirsi in stile. Lire trecentocinquanta caduno.

13. Tutti i telai di ferro sì lunghi che circolari delle finestre stanno già preparandosi per cura di un nostro Cooperatore e benefattore.

14. I banchi della chiesa ad uso del pubblico una benefattrice si esibì di farli eseguire a sue spese in tutto od in parte.

15. Un ignoto signore si offrì di fare eseguire in stile tutti i candelieri, piramidi, carteglorie per l'altar maggiore.

16. Il pulpito o cattedra da farsi in stile.

17. Concerto di cinque campane.

18. Organo conveniente alla chiesa pel decoro delle sacre funzioni.

Ecco i lavori principali, che sono ancora da farsi prima che la Chiesa possa inaugurarsi al divin culto. Quelle persone, che secondo le proprie forze volessero farne eseguire alcuni a loro spese, sono pregate a farcelo sapero per nostra norma. Il loro nome sarà registrato tra i primi benefattori e promotori di questa Chiesa, in capo ai quali sta il nome del grande Pio IX.

LA FESTA DI MARIA IMMACOLATA.

Non é vizio, ma virtù eletta per un figlio il far conoscere come egli ami, e si compiaccia di onorare sua madre. Si é per questo che noi non possiamo trattenerci dal qui riferire in breve le prove di affetto, che abbiamo date a Maria nella giubilare ricorrenza della dogmatica definizione del suo Immacolato Concepimento.

In tutte le nostre Chiese e pubblici Oratorii con novena o triduo di predicazione si sono preparati alla grande solennità i fedeli e le persone alla nostra cura affidate. Non potendo parlare di ciascun Istituto in ispecie, ci limitiamo a ciò che si è praticato in quei di Torino e suoi dintorni, in cui fummo testimonii oculari.

Nella nobile gara di onorare Maria Immacolata si è tra tutti segnalato l'Oratorio di S. Francesco di Sales coi suoi mille ricoverati. Nell'annesso Santuario di Maria Ausiliatrice in ogni mattina della novena drappelli di giovinetti studenti ed artigiani, e larghe corone di altri fedeli assieparono i sacri tribunali di penitenza, ed onorarono la Mensa del Signore con un contegno, che rapiva a divozione. Ogni sera dopo le orazioni comuni con un famigliare sermoncino si accendevano gli animi dei giovinetti ad onorar Maria e rendersi figli ognor più degni di una tanta Madre. Presso a poco la stessa cosa fu fatta nei Collegi di Valsalice, di Lanzo e di S. Benigno.

Non meno ferventi, e, per le difficoltà che dovevano superare, molto coraggiose. ed esemplari si mostrarono eziandio le giovinette della città di Chieri, che frequentano il nostro Oratorio di santa Teresa. Durante la novena fin dalle cinque e mezzo più di 300 si trovarono ogni mattino nell' apposita cappella per udire la Messa, ascoltarvi la predica in forma di spirituali esercizi, e ricevervi la Benedizione col SS. Sacramento; da oltre a sessanta vi fecero pure tutte le mattine la santa Comunione. Il giorno poi della festa furono circa quattrocento che si accostarono ai santi Sacramenti con una pietà edificante. Brave giovanette chieresi ! Continuate a corrispondere così al tenero amore che Maria vi porta, e. alla sollecitudine di coloro, che tanti dispiaceri soffersero e soffrono tuttora pel bene delle anime vostre. La vostra buona condotta é per essi la ricompensa più dolce.

Né dobbiamo tacere la singolare pietà di circa 200 giovanette torinesi, che intervengono all'Oratorio festivo di S. Angela Merici, annesso all'Istituto delle nostre Suore di Maria Ausiliatrice. In buon numero presero parte ancor esse alla novena che vi aveva luogo di buon mattino; vi ascoltarono la Messa e--,la predica ; presero la Benedizione col Venerabile, e parecchie insieme colle Suore loro maestre ed assistenti si accostarono eziandio ogni' giorno alla santa Comunione. Nel dì della festa dalle Ei alle 9 del mattino tennero occupati parecchi confessori, e pressochè tutte si diedero premura di compiere le loro divozioni ad onor della Madre celeste. Alcune, che da qualche tempo non avevano più potuto accostarsi ai santi Sacramenti, furono in quella circostanza così liete di avervi nuovamente partecipato, che si sono viste a piangere di consolazione. Parecchie non potendo in quel giorno, vi si accostarono durante l'ottava.

Pur degni di particolare encomio furono i giovinetti esteri dell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales. Il giorno della festa quasi tutti i promossi si sono accostati alla Comunione, e gli altri alla Confessione. I più grandicelli poi cantarono la Messa, i Vespri, le Litanie e il Tantum ergo in musica.

Ma lo spettacolo più bello, la festa più solenne si fu nel Santuario di M. Ausiliatrice. Ogni giovinetto dell'Istituto si fece un vanto di abbellire in quel giorno la sua anima ad onor dell' Immacolata Vergine ! La Comunione fu numerosissima, prendendovi parte non solamente i membri della Casa, ma più centinaia di pii fedeli della città. Splendidi furono gli apparati dell'altare maggiore, maestose le sacre funzioni, scelta ed egregiamente eseguita la musica del mattino e della sera, grande il concorso di popolo ad udire le lodi di Maria, ed innamorarsi vie maggiormente della sua celestiale bellezza.

Né si deve passare sotto silenzio l' Accademia musico-letteraria, che diedero ad onor dell' Augusta Madre di Dio gli artigianelli dell'Oratorio. Davvero il loro divoto trattenimento meriterebbe in questo luogo le più alte lodi. Quanto belle e care cose in italiana ed in francese favella seppero essi dire a gloria della Vergine senza macchia ! Chi ebbe il piacere di assistere a quella festa se ne partì edificato ed ammirato ad un tempo. Noi desidererermno che in tutte le nostre Case s'introducesse la bella usanza di celebrare fuori di Chiesa in siffatta guisa alcune delle principali solennità di Maria, perché siamo d'avviso, e l'esperienza ce ne é mallevadrice, che ne ricaverebbero grande vantaggio lo studio e la pietà dei nostri giovinetti. Intanto vi diciamo bravi di cuore, o industriosi e savii artigiani. Maria Immacolata vi conceda in questa e nell' altra vita un degno guiderdone per la bella dimostrazione di affetto che Le avete data.

La sera dell'otto dicembre sul far della notte l'alta cupola, sopra cui siede come regina la statua di Maria, Ausiliatrice, apparve pur bellamente illuminata a gaz, e colle sue mille e mille faci attestava ai vicini ed ai lontani la gioia sublime, di cui in quell'ora andava ricolmo il Salesiano Istituto. Anche l'interno della Casa risplendeva di lumi, 'ed in mezzo di una loggia in caratteri cubitali spiccavano le belle parole: Viva Maria Immacolata.

Viva Maria Immacolata! fu il grido unanime, che sollevossi da mille petti palpitanti di amore , allorquando D. Bosco presentossi al balcone a contemplare ancor egli l'incantevole spettacolo. Che bel momento ! Era una famiglia di mille figli, che insiem col padre applaudivano alla Madre ; e questa Madre era la Regina del Cielo.

Sì, Viva Maria! Viva nelle nostre Case presenti e future. Viva nelle famiglie dei nostri Cooperatori e Cooperatrici. Viva nella Chiesa Cattolica a difesa dei suoì figli, oggi più che in ogni altro tempo insidiati dall' empio seme dell'infernal serpente. Viva a scudo, a sollievo, a vittoria del Papa. Viva in tutti i nostri cuori, finchè dato non ci sia di far risuonare nell' Empireo il grido dolcissimo di Viva Maria !

LE SUORE DI MARIA AUSILIATRICE DELL' URUGUAY A D. BOSCO

Las Piedras, 15 ottobre 1819.

RrV.mo E CARISSIMO PADRE IN G. C.,

Le domando perdono, o amatissimo Padre, se tardai cotanto a darle qualche notizia sulla nostra Casa di Las Piedras. Ciò si deve in parte alla raia negligenza, e in parte al molto lavoro, che qui abbiamo tra mano. Ora le scrivo a più riprese, e più di notte che di giorno.

Comincio dal dirle che mi hanno fatta Vicaria di questa Casa non già pei miei meriti, ma perché facessi esercitare la pazienza alle due buone sorelle, che vivono con me. L' ottima nostra Direttrice Suor Angela Valese, essendo pur Direttrice della Casa di Villa Colon, si ferma colà la maggior parte del tempo. Essa viene a farci una visita ogni otto giorni , e sta con noi più a lungo chi' può, dandoci suggerimenti e consigli. Se li mettessimo in pratica basterebbe, ma io sono sempre Suor Giovanna.... Il Signore mi perdoni, e non permetta che io ne faccia qualcuna delle mie.

Nell'occasione che l'illustr.mo Monsignor D. Giacinto Vera Vescovo di Montevideo e D. Costamagna vennero a dare la missione in questa parrocchia, abbiamo fatto ancor noi i santi Esercizi spirituali, una non così tranquillamente come li facevamo a Mornese. Ci toccava di recarci tutti i giorni in parrocchia a fare il Catechismo alle fanciulla; e in altre ore dovevamo preparare alla confessione e alla comunione le ragazze più adulte. Speriamo che il Signore ci avvii tenuta per buona quest'opera di carità, e che i nostri Esercizi non gli saranno dispiaciuti.

D. Costamagna, che predicava in parrocchia e faceva apposite conferenze a noi, lasciò pure molti bei ricordi alle giovinette della nostra scuola, e loro insegnò varie belle lodi, che aveva composte nel suo lungo viaggio della Patagonia. Egli partì fasciandoci tutte animate. Davvero, ora abbiamo grande volontà di farci sante ; ma non basta il ben cominciare, bisogna perseverare. Noi confidiamo culto nella protezione di Maria Ausiliatrice nostra tenerissima Madre, e nelle preghiere del nostro buon Padre D. Bosco.

Il Signore va benedicendo ogni dì pila le povere nostre fatiche, e ci manda molte ragazze. E questa una della più grandi consolazioni che provi il mio cuore e quello delle mie sorelle. L' assicuro che le fanciulle formano la nostra delizia, quantunque alcune ci facciano anche assaggiare dei bocconetti un pochino amari.

In generale però esse ci amano assai, e finita la scuola od il lavoro invece di recarsi a casa vogliono fermarsi ancora con noi. Talora temo persino di commettere delle disobbedienze, perché non le mando via subitamente all' ora prefissa. Che vuole ? Esse domandano che le lasciamo fermare, e io non mi sento il cuore di contraddirle e così passano le ore !

Ella mi domanderà : In che cosa impiegano il tempo coleste ragazze, che hanno così poca voglia di andarsene a casa? - Le dirò : quantunque le giovinette qui in America siano poco amanti del lavoro, pure queste nostre carine lavorano tutte chi a cucire, chi a far maglia, le une alla retina, le altre al telaio e via dicendo. Mentre attendono al lavoro recitano eziandio il santo Rosario, che viene diretto per torno dalle più grandicelle. Indi cantano delle sacre lodi, che loro abbiamo insegnato in ispagnuolo ed anche in italiano, come sarebbe

Sei pura, sei pia, Sei bella, o Maria, Ogni alma lo sa, Che Madre più dolce Il mondo non ha.

Ora che si avvicina il mese di Maria (in America il mese di Maria si celebra in novembre perché siamo di primavera) stiamo loro insegnando a cantare le litanie, l'Ave Maris Stella ecc. Altre volte raccontiamo loro dei scelti fatterelli; oppure le esortiamo a star buone ed ubbidienti ai loro superiori ; spesso raccomandiamo che fuggano le cattive compagnie e non diano retta ai maligni ed empii in fatto di religione ; insomma diciamo loro tutto quello che sappiamo di buono. Hanno poi un bellissimo cuore, sa ; e all' udire i nostri racconti rimangono intenerite e talora piangono di gioia.

Ai santi Sacramenti si accostano tutti i mesi. In questa occasione il nostro Rev. Direttore Don Luigi Lasagna dal Collegio di Villa Colon si porta qui per confessarle, e far loro una predica adattata. A questa divota funzione intervengono noti solamente le ragazze delle nostre scuole, ma quelle ancora delle scuole comunali, quantunque abbiano da superare non poche difficoltà. Poverine ! Ve ne sono di quelle che non possono pila reggere, e ad ogni tanto sono qui tra noi. Oh ! il Signore le benedica e le faccia tutte sue.

Siamo in un paese molto buono, ma ciò non ostante noti ci mancano le tribolazioni. Una di queste l'abbiamo avuta dall'Ispettore dipartimentale delle scuole, il quale contrariamente alla libertà, che si gode in questa Repubblica, voleva ingerirsi nelle nostre scuole private e domandarvi come nelle scuole comunali (1). Saputo questo, il nostro Direttore si portò in persona dallo stesso Presidente della Repubblica, il quale udita la cosa gli dimandò : La casa , dove si fa scuola, di chi é ? - E mia, signor Presidente.

- Ebbene, vada tranquillo, gli soggiunse questi, ché nessuno ha diritto di introdurvisi; - e così l'Ispettore dovette desistere dalle sue pretese. Siccome noi altre non vegliamo fare che del bene alla povera gioventù, così speriamo che il Signore prenderà le nostre difese, e ce ne stiamo tranquille.

Tutte le domeniche andiamo in parrocchia a fare la dottrina alle fanciulle, e ci è molto consolante il poterle dire, che ci vediamo attorno ad ascoltarci donne eziandio di età avanzata.

Oltre a queste occupazioni abbiamo pure da far cucina pei Salesiani addetti alla parrocchia, fai, bucato, aggiustare e soppressare la roba di Chiesa.

Per tutti questi lavori noi siamo solamente tre Suore, o l' assicuro che, malgrado la più grande buona volontà, talora non possiamo più attendere a tutto. Abbiamo già domandato una Suora in aiuto ; ma i superiori non sanno dove prenderla. perché a Villa Colon si stcnta di personale, e in Buenos Ayres le Suore stanno per aprire una novella casa nella estesissima parrocchia della Bocca. Ce ne mandi Lei delle sorelle, mio Rev.moPadre, da Torino e da Nizza, e gliene saremo gratissime. Oh ! se tante buone figlie, che stanno nel mondo, sapessero il gran bene che potrebbero fare in questi paesi a tante povere fanciulle, sono sicura che farebbero di tutto per consacrarsi al Signore e volare in nostro aiuto. Il buon Dio le inspiri e conceda loro questa vocazione.

Intanto non essendo certa di poterle ancora scrivere prima di Natale, colgo questa occasione per augurarle buone feste e buon fine e capo d'anno a nome eziandio delle mie buone sorelle, che sono Suor Vittoria Cantù e Suor Laura Rodriguez, nostra ,rima sorella americana. Oh ! voglia il Signore concederle tanti e tanti anni di vita felice in mezzo ai suoi figli '. Voglia anche concedere a noi la grazia di vedere la S. V. in qucsti paesi. Noi l'aspettiamo nel prossimo anno 1880 insieme colla Madre generale , secondo che ha promesso alle Suore che vennero a raggiungerci ultimamente.

Favorisca di fare avere i nostri saluti alle nostre armatissime sorelle torinesi, e far loro sapere che noi preghiamo sempre per esse, e perciò ci mandino il contraccambio delle fervide loro preghiere.

Ora termino per non abusarmi della sua paterna bontà, e tutte e tre la preghiamo che ci voglia ottenere la grazia di farci sante. Perdoni la brutta scrittura, e mi creda nei sacratissimi Cuori di Gesù e di Maria

Sua povera figlia

suor GIOVANNA.

(1) Si vede che i diavoli dell' America hanno lo stesso spirito che quelli dell'Europa! (Nota del Redattore).

 

Villa Colon, 20 ottobre 18?9. MOLTO REV.mo. AMATISSIMo PADRE D. Bosco,

Mi perdoni se vergo a disturbarla con questa mia. Dopo tanto tempo che non l' ho più veduta mi sento come tirata da una mano invisibile a prendere la penna, per darle qualche notizia di me e di questa nostra Casa di Villa Colon.

Sappia adunque che noi godiamo tutte buona salute. Siamo anche contente ed allegre, ma desideriamo forse un po' troppo il giorno avventurato di poter vedere il nuestro querido Padre in questa terra straniera. E' vero che non meritiamo un tanto favore ; ma speriamo che il suo buon cuore non vorrà resistere alle calde istanze, che le fanno tanti suoi figli e figlie d' America.

Per le pratiche di pietà noi siano qui molto ben provvedute. Abbiano ogni mattina la Messa nella nostra cappella ; possiamo confessarci ogni settimana e fare la santa Comunione tutti i giorni. Faccia il Signore che noi ci rendiamo meno indegne di una grazia così grande.

Tutti i mesi facciamo il giorno di ritiro prescritto dalle Regole ; e allora si uniscono con noi anche le tre Suore di Las Piedras. Il nostro buon Direttore D. Lasagna ci fa un'apposita conferenza e ci anima al bene.

Alla festa la nostra cappella, per mancanza di chiesa in questi dintorni, è piena zeppa di gente, che viene a prendere parte alle nostre funzioni. Tutti sono rapiti dal nostro bel quadro di Maria Ausiliatrice, e lodano questa nostra carissima Madre.

Le nostre scuole finora non sono ancora così frequentato come quelle di Las Piedras, ma speriamo che lo saranno col tempo. Oltre all' istruzione delle fanciulle noi attendiamo a vani lavori e alla biancheria del Collegio di Villa Colon, che ir sempre picno di giovanetti.

Da queste parti sono rarissime le vocazioni allo stato religioso. Tuttavia abbiamo già una giovane novizia ed una postulante. Questa ha già passati i 25 anni fissati dal Regolamento, e secondo questo non avremmo più dovuto accettarla ; ma abbiamo creduto belle di fare una eccezione in vista delle sue virtù, e della scarsità delle domande. Abbiamo fondata speranza che ella sarà un giorni. una vera figlia di Maria SS. Ausiliatrice.

Io poi, o mio buon Padre, sono come un pulcino nella stoppa. S'immagini che ho da dirigere due Case, questa di Villa Colon e quella di Las Piedras, e non sono capace a governarne una. Le chiedo pertanto che si degni di pregare molto per me. Mi raccomando eziandio che voglia mandarci delle Suore sane e sante , tra cui una che porti la mia croce, affinché invece di comandare io abbia solo da obbedire, perché mi pare che sia pur facile l' andare in Paradiso per la via dell'obbedienza,, che non per quella del comando. Ma si faccia in tutto la santa volontà di Dio e quella dei miei superiori.

Intanto, nostro buon Padre, si degni di accettare le felicitazioni e gli augurii delle feste natalizie e di buon fine e capo d'anno. Voglia anche pregare il Bambino Gesù che venga a nascere nel nostro cuore, a portarvi il fuoco del suo divino amore, abbruciandovi tutto quello che non gli piace. Noi preghiamo e pregheremo pure tanto e poi tanto per lei.

Chiusa in fine nel bel Cuore di Gesù mi professo

Di V. S. lll.ma e Rev. ma

umil.ma figlia Suor ANGELA VALESE.

LETTERA ARGENTINA

Buenos-Ayres, 6 novembre 1878. Mio CAR.Mo E PaDRE D. Bosco.

Mi veggo obbligato a scriverle per due ragioni. La prima si é per raccomandare alla di Lei carità la supplica, che il Rev. Don Feliciano De Vita Parroco di Flores vuol presentare al Papa per le mani di Don Bosco. Costui è un ottimo Cooperatore Salesiano, d' uno zelo e d'una attività a tutta prova. Si può proprio dire che venne dall'Italia solo per guadagnare anime alla Santa Chiesa.

Il suo disinteresse e la sua pietà già mi eran noti da lunga pezza, ma adesso che potei studiarlo più da vicino (mentre é da circa un mese che mi porto alla parrocchia di Flores tre volte alla settimana per preparare al battesimo diciotto catecumeni Indii) conobbi che queste doti le possiede in grado non comune. Le basti il dire che qui nella Repubblica ha già fitto due chiese parrocchiali, ed ora é dietro ad elevare un sontuosissimo Tempio nella città di Flores, che ne disgraderà forse quello della Metropolitana di Buenos Ayres. Glielo raccomando quindi ben di cuore.

La seconda ragione che ho di scriverle, o caro Don Bosco, è molto più potente per me.... Oh sì! Lei si é degnato mandarmi una letterina proprio tutta di suo pugno. Una lettera di Don Bosco in questi tempi é per noi poveri suoi figli Salesiani Americani una cosa che fa epoca. Ah! chi può immaginare ciò che si sente in cuore al vedere i caratteri del nostro carissimo Padre ? Certamente che più grande giubilo non provava Timoteo quando ricevea lettere di s. Paolo suo diletto Padre in Gesù Cristo. Si figuri, o caro Don Bosco ! Quando noi leggiamo nel Bollettino Salesiano gli esordii della Congregazione Salesiana , e le prime gesta del nostro Patriarca, ci vien da piangere in pensando che egli vive tuttora, e che noi pure siamo suoi figli ! ! Or che non sarà il ricevere una sna lettera, vederne i caratteri , e udirlo come parlare al nostro cuore con quello stesso affetto, con cui un giorno ci rubava al mondo senza che neppur ce ne addassimo, e ci chiudeva nella eletta Vigna Salesiana a lavorare solo pel Signore ?.... Oh parmi che una lettera tale meriterebbe non una, ma tante risposte quante parole contiene.... una lettera tale merita esser messa in un quadro e conservata come..., il vedremo. Intanto ne la ringrazio con tutta l'espansione del cuore.

Ma come farò adesso a secondare l' invito che in quella mi fa, di darle ulteriori notizie dei nostri Indii? Dopo di averci pensato un po' sopra, credetti che una relazione sopra gli Indii niuno poteva farla meglio che questi Indii stessi... Laonde dissi tra me : Vadano essi questa volta a Torino, che io camminai già tanto da stancarmi ; sì, vadano essi a narrare le loro maraviglie al nuovo lor Padre. Siccome gli Indii sono pressoché tutti d'un' indole molto mite, così facilmente si lasciarono da me incassare e indirizzar poi dove mi talentasse. Essi son magari un po' lenti nel correre, ma questa volta , trattandosi di vedere il loro gran Padre , si son data fretta , ed arriveranno forse contemporaneamente a questa mia lettera. Apra dunque la cassetta che io le indirizzo, e Lei troverà dentro le fotografie degli Indii da noi istruiti e battezzati là sulle sponde del Rio Negro. Son certo che passerà una mezz' ora di gioia, ché in codesti due bei gruppi non solo vedrà per la prima volta la faccia di Monsignor Espinoza, a cui Lei porta tanto amore, e del chierico Antonio Botta Salesiano, che di vista ancor non conosce; non solo rivedrà la mutria di uno, che fin dall' età di dodici anni Le fece esercitare carità e pazienza; ma potrà bearsi nella contemplazione di codesta sua nuova progenie , che son gli Indii. Li vede? neh ! che bei tipi? proprio da museo ! Eppure hanno un cuor buono, e per ciò che spetta al vincolo della famiglia e l' affezione reciproca dei parenti, nissun popolo la vince forse sopra gli Indii. E pensare che quasi tutte le madri degli Indii di frontiera si videro in questi ultimi tempi ammazzare il marito e strappare dalle loro braccia i figliuoli per essere dispersi chi sa dove ! 0h ! vitupero delle umane gelati, griderebbe qui il nostro Dante. - In uno dei gruppi li troverà tutti soldatelli , che per amore o per forza devono servir la nuova patria. Nell' altro gruppo vedrà Indii d'ogni specie, seduti in terra, che é loro sedile ordinario, ed atteggiati in posizioni più o meno pittoresche. Ah ! se li avesse veduti quando per inginocchiarsi o sedersi cominciavano con appuntare il pugno nel suolo , e poi seguivano il movimento lento lento, come quel della lumaca ! In questo gruppo li troverà tutti ho n vestiti; ed affinché non le paia questo discordante da quanto Le scrissi nelle altre mie, che cioé li trovai seminudi o mal ricoperti di pelli, Le osservo che a costoro del gruppo il Commissario di guerra aveva regalato una specie di coltrice, che gli Indii ben volentieri accettarono , sia per ripararsi dal freddo, sia perché sono amanti della decenza più di quello, che a prima vista si crederebbe. Per prova di questa ultima mia asserzione Le basti il sapere, caro Don Bosco, che quando io trovandomi in Carrhuè dimandai al Cacico Tripaylà, che lasciasse venir con me i ragazzi maschi della sua tribù a quella di Manuel Grande, perché mi aiutassero ad insegnare ciò che già avevano imparato, rispose che nol poteva, non essendo costume che quei d' una tribù pratichino con quei dell'altra , quantunque stiano solo ad un tiro di pietra di distanza l'una dall'altra ; anzi mi fe' sapere che già aveva fatto eccezione alla regola col permettere che tuttì i ragazzi della sua tribù si radunassero vicino o sotto dello stesso toldo, perché, diceva, non si suole permettere dai genitori che i loro figli vadano al toldo altrui. E ciò era vero; in quei toldos regnava sempre il silenzio ; e ciascuna famiglia se ne stava da sé, piccoli e grandi, quantunque la distanza da un toldo all'altro non fosse che di pochi passi. Dio volesse che in questo i genitori dei tempi nostri, e tutti i capi di famiglia, incitassero gli Indii ; certo che allora non si avrebbe a lamentare tanta immoralità.

In seguito se Lei si farà ad osservare più attentamente il suaccennato secondo gruppo, scorgerà che all'orecchio di alcune di codeste matrone Indie pendono orecchini di nuovo conio. Di questi orecchini altri sono quadri, altri bislunghi, e la più parte rotondi. Essi sono d' argento e il loro spessore e larghezza é in proporzione dell' agiatezza delle famiglie. Quelli delle mogli del Carico, per es., sono larghi.... larghi come il fondo delle scodelle di stagno di codesto nostro Oratorio di Torino... Ah... ah... che ridere ! bisogna sudare per portare tanto peso! Eppure si sa.... quanto meno se ne ha interiormente nella testa, tanto più si vuol caricarla esteriormente ! Ma come? dirà Lei, come mi parli delle mogli del Cacico ? Regna forse costà la poligamia ? - Pur troppo ! e questo ritarderà di molto nei vecchi, specialmente nei Cacichi, la conversione al Cattolicismo. Distrutta la poligamia, e dato bando a quella disgraziata bibita che chiamano cala, la quale me li ubbriaca in modis et in formis e molto sovente, allora gli Indii diverranno ben presto un popolo di santi. Ma dove troverassi un nuovo Zaverio, un nuovo Francesco Solano, che penetrando fra loro li affascini col guardo, li conquida colle parole, e tutti li guadagni al Regno di G. Cristo ? Quis est hic, et laudabimus eum ! ?

Frattanto stiamo aspettando, e caro Don Bosco, che vengano i nuovi rinforzi, che ci ha promesso, e poi si partirà tosto per Patagones, dove si pianteranno le tende Salesiane, e fortunati quelli che saranno scelti per una tanta missione. Abbiamo ancora da fare la missione a Bahia Bianca, e da catechizzare le tribù e le colonie d'Indi che stanno in Conesa, Guardia Mitre e S. Gabriele; ma per ora non ci possiam muovere. Il mese di Maria principia adesso, e tanto a S. Carlos, quanto alla Bocca ed alla Misericordia abbonda così il da farsi, che volendo scrivere una lettera bisogna rubare il tempo al sonno; se si vuol preparare una predica bisogna farlo viaggiando da un luogo all'altro. Ah ! fortunato chi ha un qualche patrimonio di scienza sacra ! ché qui in America non é più il tempus studendi, sed oportet studuisse.

Ier l'altro le nostre Suore si portarono animose alla nuova casa della Bocca. Non incontrarono per ora nessuna opposizione, perché per divina Provvidenza le quattro o cinque società massoniche colà esistenti sono in discordia fra loro, e come orane regnurn in seipsum divisum desolabitur, così trovansi come leoni senza unghie, nè han :orza per ora di attaccarci. Deo gratias.

Riceva intanto i saluti del P. Superiore Don Bodrato, di Mons. Espinoza, che gode perfetta salute, dei Confratelli, delle Suore di Almagro e della Bocca, e deì Confratelli della Misericordia. Non si dimentichi di raccomandare alla nostra Madonna Ausiliatrice tutti i Missionarii Salesiani, in ispecie il di Lei povero figlio in G. C.

D. GIACOMO COSTaMAGNA.

LA PRIMA CASA SALESIANA IN SICILIA ossia IL COLLEGIO DI S. BASILIO IN RANDAZZO. (1)

Fra le Case, che la divina Provvidenza ci concedette di aprire nell'anno passato, quella si è di Randazzo in Sicilia, sotto il nome di Collegio Municipale di S. Basilio, alle falde di quell'Etna, che nel mese di giugno coi suoi boati, colla sua pioggia di cenere , coi suoi fiumi di lava infuocata, diede il più maestoso e terribile spettacolo, a cui si possa assistere in questo mondo.

L'idea di questo Collegio si deve ad alcuni nostri benevoli Cooperatori, che postisi d'accordo tanto fecero e tanto dissero da riuscire nell'intento di averlo. Esso é il primo Istituto che noi apriamo in quella celeberrima isola, illustrata da grandi uomini e da più gran Santi, quali furono tra gli altri fin dai primi secoli cristiani San Marziano Vescovo di Siracusa, San Pancrazio Vescovo di Taormina, San Birillo Vescovo di Catania, San Filippo di Agira, e le Vergini Sant'Agata, Santa Lucia e Santa Rosalia , ed altri ed altre che troppo lungo sarebbe l'enumerare. Per la qual cosa noi abbiamo la più viva fiducia che, sotto la protezione di anime così elette, questa prima Casa andrà prosperando, e sarà come la semente di molte altre.

(1) La città di Randazzo si trova nella provincia e .al Nord di Catania, nel Circondario di Acireale, sulla sponda destra del fiume Alcantara. Conta circa dieci mila anime. Credesi da taluni innalzata sull'antica città di Tissa; altri la credono l'antica Triracio; ne rimangono ancora le vetuste mura, coi ruderi di un bagno. Vantasi patria di più illustri uomini, ma specialmente del celebre professore di musica, Erasmo Marotta, che fece parlare molto di sè a Ronda, e sul cadere degli anni abbandonò il mondo, per entrare nella Compagnia di Gesù. Nei dintorni di Randazzo vi è una Cappella di stile bizantino, notabile per la sua rarità e antichità, e il Monastero di Santa Maria, fabbricato dalla regina Margherita di Sicilia, moglie di Guglielmo I. La. chiesa di Santa Maria è fregiata di eccellenti pitture del Velasquez, ed è di architettura normanna.

VIAGGIO DEI SALESIANI A RANDAZZO

AMATISSIMO Sig. D. Bosco,

Sono alquanto in ritardo colla S. V. per più ragioni. La principale si é, che nei primi due

giorni (sabbato e domenica) fui talmente occupato in fare e ricevere visite, che ebbi appena tempo a recitare il breviarìo. Ora che ho un po' di tregua, credo mio dovere darle qualche ragguaglio del nostro viaggio e delle cose di Randazzo.

Partiti da Torino la sera della domenica 19 corrente giungemmo a Roma il giorno dopo verso le 2 pomeridiane. Il viaggio fu ameno quanto si può dire. Per via non potendo prender sonno, ingannavamo il tempo raccontando storie e facendo castelli in aria a spese di Randazzo e del nostro Collegio. Giunti a Roma ci recammo dai Fratelli delle Scuole Cristiane, i quali con loro dispiacere non potendoci ospitare , per avere il locale tutto occupato da giovani convittori, ci fecero accompagnare all' albergo dei Tre Re, il cui proprietario aveva un figlio Fratello delle Scuole Cristiane. Pranzato, visitammo S. Pietro e qualche altra Chiesa, e ci ritirammo alle otto per riposare.

Il mattino seguente partimmo per Napoli, e con unanime consenso prendemmo le III classi con un risparmio di 96 lire, temendo che in quella città non accadesse a noi come a D. Sala e compagni, i quali, atteso il cattivo tempo, vi si dovettero trattenere due giorni ; cosa che avrebbe messo a soqquadro le nostre finanze.

A Napoli prendemmo alloggio all' albergo del Globo, dove per l'onestà delle persone e per le molte pitture di Madonne e Santi, che adornano le pareti, ci trovammo assai bene. Vi ci trattenemmo 24 ore, cioé fino alla partenza del battello. Visitammo la città, che ci parve, ed é veramente bellissima ; le strade zeppe di gente gaia e rumorosa, ma molto rispettosa verso i sacerdoti. Celebrai la s. Messa in una chiesa, di cui non ricordo il nome. Non avendo portate meco il Celebret fecero da prima difficoltà a lasciarmi celebrare; ma quando udirono che io era un prete di Don Bosco non solo mi permisero dir la Messa, ma trassero fuori bellissime paramenta, prodigandomi ogni sorta di gentilezze.

Alla sera verso le 4 stanchi dal girare, e bramosi di fare viaggio per mare, salimmo sul battello Marco Polo e salpammo per Messina. Fin qui tutto era andato ottimamente e si era sempre scherzato e riso ; ma ora incominciano le dolenti note. Il mare era piuttosto agitato, e quantunque usassimo tutte le precauzioni suggeriteci, e ci astenessimo quasi totalmente dal cibo, nondimeno appena trascorsa un'ora dal nostro imbarco fummo tutti sorpresi da un malessere insopportabile, che non valse punto il dissimulare. Si tentò ancora di ridere e scherzare un poco, ma in fine fu mestieri piegare la cervice. Tutti , ad eccezione di Don Trione, pagammo il gravoso tributo. Nondimeno in confronto di altri passeggieri, le cui imprecazioni e sospiri ci ferivano le orecchie, noi sembravamo eroi. Finalmente verso le 10 del mattino (giovedì) entrammo nel porto di Messina , e dondolando per la fiacchezza e sfinimento, ci avviammo al Seminario. Fummo introdotti dall'Arcivescovo, la persona più amabile che io abbia conosciuto. Egli ci preparò una tazza di caffé e volle servirci di propria mano. Ci trattenne una buona ora discorrendo con trasporto di Don Bosco e dei Salesiani, ai quali intende affidare la direzione del suo Seminario. Intanto ci fece allestire un lauto pranzo , e- diè ordine al Rettore di far portare, da non so dove, dieci letti. Dopo pranzo visitammo qualche monumento, e ci restituimmo al Seminario per riposare alquanto. Ma io dovetti rinunziarvi e mettermi in contegno per ricevere visite di preti e secolari, tutti bramosi di fare la nostra conoscenza e sapere le cose nostre. Fra gli altri vi fu un avvocato, certo Rosario Picciotto, consigliere municipale , membro della Giunta, uomo dottissimo e fervente Cattolico, che ebbe la costanza di farmi parlare per due ore di lettere, scienze ed arti ecc. sicché dovetti sostenere un esame più serio, che non quelli subiti all' Università di Torino. Infine mi diede il suo biglietto di visita, e ci offerse i suoi servigi in tutto quello che ci potesse occorrere. Verso le 7 ritornammo dall'Arcivescovo, e ci licenziammo edificati di tanta bontà di sì eccellente Prelato, che si fece piccolo coi piccoli e ci trattò quale un padre i suoi figli. Ci disse che vuole essere considerato quale un Salesiano ; e lo é -già di fatto, che anzi nella bontà e dolcezza egli pare un san Francesco di Sales. Nella sua Diocesi egli è adorato, e non v' è ceto di persone che non ne parli in bene.

Il giorno dopo, celebrata la Messa, partimmo da Messina non senza aver dovuto questionare coll' impiegato doganale , che ci fece pagare 4 lire di dazio su dieci pagliericci portati con noi da Torino. Arrivati a Piedimonte, trovammo due vetture che ci trasportarono attraverso un paese ridente e fertilissimo , fino alla lava tuttora fumante. Traversato questo tratto a piedi, non senza pericolo di bruciar le scarpe, risalimmo in altre vetture, e finalmente giungemmo a Randazzo, impiegando da Piedimonte 5 ore.

Qui fummo accolti dall'Arciprete e altri Canonici, che ci accompagnarono al Collegio in mezzo a molta gente, che ci guardava con meraviglia e rispetto. Ricevemmo anche la visita del Sindaco e di altre persone , di cui non so il nome. Ma tutta buonissima gente, piena di gentilezze e riguardi verso di noi. Io che ebbi occasione di dimorare nelle Romagne ed anche in certi paesi del nostro Piemonte, e partecipava del comune pregiudizio che la Sicilia fosse alquanto indietro nella civilizzazione, rimasi veramente meravigliato nel trovare tanta educazione e tanta cortesia, e mi sono ricreduto. lo non temo di esagerare affermando che in fatto d' educazione Randazzo può dare lezione a tanti altri paesi del continente. La religione é rispettata e praticata indistintamente da tutte le classi di persone. Insomma io trovo tutto bello per ora ; bello il cielo , ameno il paese , grandioso il Collegio, e ottima la popolazione.

Il numero dei convittori accettati é oramai di 60. Se avessimo fin di quest'anno le cinque classi ginnasiali le domande avrebbero oltrepassato il 100. L'ingresso é fissato ai 15 novembre, l'inaugurazione ai primi dicembre. Avremo il Vescovo di Acireale ed altri personaggi forestieri. Sarà una gran festa. Gliene darò contezza a suo tempo.

Noi siamo tutti pieni di buona volontà, e, se occorre, coll' aiuto di Dio, faremo miracoli ; ma abbiamo bisogno che l'Oratorio non ci dimentichi, e che Ella, signor D. Bosco, ci raccomandi a Maria Ausiliatrice che ci raccolga sotto il suo manto, ed al nostro Patrono s. Francesco, che ci ottenga parte di quella dolcezza e zelo per le anime, con cui Egli operò tanti prodigi a maggior gloria di

Dio. Ci mandi, amatissimo signor D. Bosco, la sua benedizione, affinché facciamo ogni sforzo per renderci degni del nome che portiamo. Saluti da parte nostra i cari superiori Don Rua, Don Cagliero, D. Durando, D. Bonetti, D. Lazzero, Don Cays , D. Barberis , D. Bertello e tanti altri, che sarebbe troppo lungo il qui numerare. In fine mi creda

Suo aff mO in G. C. Sac. D. PIETRO GUIDAZIO.

LETTERA AFFETTUOSA DELL' ARCIVESCOVO DI Messina

sulla visita a lui fatta dai Salesiani di Randazzo. ILLUSTRISSIMO E REV.MO SIGNOR D. Bosco,

Le sono obbligatissimo per avermi dato la dolco consolazione di abbracciare i suoi cari figliuoli qui giunti per Randazzo. Ne avea grande desiderio, e Dio benedetto mi ha esaudito. Prego nostro Signore a volerla rimeritare (1).

Essi arrivarono qui felicemente ieri mattina. Il viaggio fu piuttosto felice, sebbene non adusati al mare avessero sofferto alquanto. Fui fortunato di offerire l'alloggio nel mio quasi distrutto Seminario, ed essi ebbero la bontà d' accomodarsi.

Quanto benedico l'opera sua, veneratissimo Padre ! Che Iddio la prosperi e dilati un Istituto tanto bello, e che così bene risponde all'esigenza dei tempi !

Appresi che avrò la grande consolazione di vederla qui, quando da Brindisi Ella verrà ad onorare queste contrade. Non mi neghi una grazia ; la supplico a venire direttamente in questo Episcopio per darmi il bene di ospitarla nel suo passaggio.

La S. V. ha conchiuso la pregiatissima sua del 19 corrente con una parola, che non ho potuto capire : Da mia parte non tarderò di compiere ogni mia relativa obbligazione. Per l' amor di Dio, Rev.mo Padre, quale obbligazione?

Gradisca, la prego, la mia intima riconoscenza pel bene che mi ha concesso; si degni di aver memoria di me miserabile nelle sue orazioni, e permetta che le baci di cuore le mani nel dichiararmi con ogni rispetto

Della S. V. Ill.ma e Rev.ma

Umil.mO obb.mo Serv.re GIUSEPPE GUARINO,

Arciv. di Messina.

Messina, 24 ottobre 1879.

(1) Che bel cuore ! e che ammirabile degnazione! Ebbe ragione D. Guidazio a chiamare questo Prelato : La persona più amabile, che egli avesse conosciuto.

STORIA DELL' ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES

CAPO XIII. (1)

Consigli non accolti - Il figlio e la madre - Fine nobile e generoso - Il pianto delle madri - Partenza dai Becchi - Un felice incontro - Arrivo in Valdocco - Povertà, miseria e contentezza - Il corredo della Sposa - Nuovi appigionamenti - Saggi delle scuole domenicali e serali - Visite e premii.

Tre mesi erano scorsi ormai dacché D. Bosco trovavasi in seno alla famiglia, e mercé del riposo, della salubrità dell'aria e delle amorose cure dei suoi cari, egli poteva dirsi intieramente ristabilito in salute. Intenerito poi dalle frequenti visite, che gli facevano i giovani per ricondurlo a Torino ; pressato dalle lettere affettuose con cui lo sollecitavano a ritornare, egli aveva promesso di contentarli, e gli pareva ogni giorno mille di poter riprendere le mosse per alla volta dell'Oratorio. Ma due cose lo tenevano perplesso, e ritardavano il compimento dei suoi e dei nostri desiderii : I consigli degli amici, che ne lo dissuadevano, e le critiche circostanze della sua nuova dimora.

« Tu hai bisogno, gli diceva o scriveva or l' uno , or l'altro dei suoi compagni, tu hai bisogno di stare qualche anno in riposo e lontano dall'Oratorio; senza di ciò sarai onora in pericolo di una ricaduta , che o ti renderà inabile al lavoro, o ti porterà infallantemente alla tomba. Fermati adunque ancora in famiglia per qualche tempo ; occupati in cose facili e leggiere, e così ben fortificato potrai in avvenire entrare in campo e lavorare poscia senza tema. » - Se si considerava l'improba fatica che clava l'Oratorio; se si rifletteva alla gracile complessione di D. Bosco e alle conseguenze della malattia mortale, da cui come per miracolo era scampato solo poc'anzi, questi suggerimenti non erano certamente da disprezzare ; ma per nostra buona ventura una calamita potente tirava D. Bosco a riprendere la cura dei suoi giovinetti, ed egli sentiva un rincrescimento, una pena, una ripugnanza indicibile nell'accogliere gli accennati consigli. Per la qual cosa a voce e per iscritto ringraziando gli amici di loro benevolenza rispondeva come l'Apostolo Paolo: «Lasciate che io vada dove il Signore mi chiama.

Egli, che é onnipotente, e che abbatte e suscita, saprà rinfrancare le mie forze, e darmi la sanità necessaria all'uopo. E poi ne dovessi ben anche soccombere, che importa? Nihil horum vereor, nec facio animam meam pretiosiorem quam me : Io non temo quello che voi mi dite, né tengo la mia vita più preziosa del mio ministero; ché anzi sarei contento di terminare la mia carriera a vantaggio della povera gioventù ».

Vedendo questa risoluzione e parendo di scorgervi una disposizione del Cielo, D. Cafasso tra gli altri e M. Franzoni acconsentirono che egli ritornasse all'Oratorio, ma colla raccomandazione che per qualche tempo si limitasse a farsi vedere tra i giovani, a dirigere, a consigliare, astenendosi assolutamente dall'udire le confessioni, predicare, fare scuola, catechismo e simili. D. Bosco promise, ma poi.... il vedremo a fare come prima. Parlando un giorno di questo, lo udimmo a dire :

« Da prima io aveva bensì volontà di ubbidire e mantenere la mia promessa ; ma poi vedendo come il teologo Borelli e compagnì non potevano attendere a tutto, e talora molti giovani nei giorni festivi rimanevano senza confessione e senza dottrina, non potei più reggere a starmene in ozio. Ripresi pertanto le solite mie occupazioni, e da 25 e più anni in qua non ebbi più bisogno nè di medici né di medicine. La qual cosa mi ha fatto credere che il lavoro non sia quello, che rechi danno alla sanità corporale. »

Vinte le difficoltà, che gli frapponevano i troppo paurosi amici , si trattava di superarne un'altra molto maggiore. Ritornando a Torino, intenzione di D. Bosco si era di stabilire sua stabile dimora in Valdocco presso all'Oraterio. A questo fine aveva già preso ad affitto dal Pinardi alcune camerette attigue alla Chiesa. Ma nel frattempo egli venne a conoscere quanto pericoloso fosse il soggiorno in quel sito, sia per l'albergo della Giardiniera che presso gli sorgeva, sia per certi vicini e vicine di vita biasimevole. D. Bosco nella sua nuova abitazione non potendo più avere il servigio, che gli si prestava nell'Istituto della Marchesa Barolo, abbisognava di una persona in casa; ma per gli accennati motivi egli non si sentiva il coraggio di prendersela , temendo con ragione di esporla a pericoli, che é facile immaginare. Perciò ne stava angustiato e soprapensiero. Or chi lo toglierà dai suoi dubbii ? Chi gli spianerà la via nella sua venuta tra noi ?

La donna entrò sempre in tutti gli avvenimenti più o meno avventurosi per la misera umanità, e per la salute delle anime. Non é qui il luogo di passare a rassegna tutte le grandi eroine, che per divino volere nell'antica e nella nuova Legge presero lodevole parte al compimento di fatti egregi; ma siccome per noi e per la gioventù in genere lo stabile impianto dell'Oratorio e dell'Ospizio di S. Francesco di Sales fu un avvenimento di grande importanza ; così notiamo aver disposto Iddio che le donne altresì vi avessero una parte singolare. Vi ebbero parte le madri coll'inviare all'Oratorio con sollecitudine e premura i proprii figliuoli ; v'ebbero parte le signore colle limosine ed offerte a sostegno di quest'opera; vi ebbero parte le religiose col lavorare anche di notte a pro dei giovinetti qui ricoverati. Ma tra tutte una donna vi ha, che vi prese una parte precipua; donna, che diede in questo l'esempio e l'eccitamento a tutte le altre ; donna che per la prima inalberò su questo suolo il vessillo della carità a vantaggio dei giovani poveri ed abbandonati, i quali a giusto titolo la chiamarono madre ; donna, che per questa impresa si pose come alla testa di una fila di altre innumerevoli, che camminarono, camminano e cammineranno sopra le sue pedate forse sino alla fine dei secoli. E questa donna é Margherita Occhiena vedova Bosco.

Di lei abbiamo in animo di dare una biografia, allorquando ci toccherà di narrare del suo felice passaggio da questa all'altra vita ; ma entrando ora in quest'istoria come nostra madre adottiva, ci sarà dolce il parlarne ogni volta che ci si presenterà l'occasione.

Più cose, che siamo venuti narrando fin qui, ed altre che saranno il tema dei nostri futuri racconti, noi le abbiamo avute dalla sua bocca, durante i 12 anni che ci toccò la bella sorte di godere la sua amabile compagnia , e gustare i tratti del suo materno affetto.

Adunque angustiato per le riferite difficoltà, D. Bosco dopo aver indarno pensato e ripensato come uscirne, un giorno prese sua madre in disparte, e così le parlò: Io ho divisato, o madre, di far ritorno a Torino tra i miei cari giovanetti. D'ora innanzi, non istando più al Rifugio, io avrei bisogno di una persona di servizio ; ma il luogo dove mi toccherà di abitare in Valdocco per causa di certe persone, che vi dimorano vicino, é molto rischioso, e non mi lascia tranquillo. Voi sola mi potreste togliere da ogni timore : non verreste volentieri a stare con me? - A questa uscita la pia donna stette alquanto pensosa, e poi rispose : « Mio caro figlio, tu puoi immaginare quanto costi al mio cuore l'abbandonare questa casa, il tuo fratello e gli altri cari ; ma se ti pare che tal cosa possa piacere al Signore, io sono pronta a seguirti. » - D. Bosco ne l' assicurò, e ringraziatala, conchiuse : « Disponiamo adunque le cose, e dopo la festa dei Santi partiremo.»

Per verità Margherita Bosco in abbondonare la casa faceva un grande sacrifizio; perocché in essa era padrona di ogni cosa, amata da tutti, tenuta dai grandi e dai piccoli quale una regina, e nella sua condizione nulla le mancava per essere felice. Né meno penoso era il sacrifizio dei membri della famiglia , i quali quando seppero, che essa ne sarebbe partita, ne fecero un gran pianto. Ma in quella casa regnava il santo timore di Dio; e quindi pensando al fine, per cui ella se ne allontanava, ognuno rassegnato si tacque.

Il fine per cui si moveva questa madre era veramente nobile e generoso. Ella si recava ad abitare col figlio non già per menare una vita più comoda e dilettevole, ma per dividere con lui stenti e pene a sollievo di più centinaia di ragazzi poveri ed abbandonati; vi si recava non già attirata da cupidigia di temporale guadagno, ma dall'amor di Dio e delle anime, perché sapeva che la parte di sacro ministero, presa ad esercitare da D. Bosco, lungi dal porgergli risorsa o lucro di sorta, obbligavalo in quella vece a spendere il fatto suo, e poscia a cercare limosina. Eppure a questo riflesso ella punto non si arrestò; anzi ammirando il coraggio e lo zelo del figlio , sentissi vie più stimolata a farsene compagna ed imitatrice sino alla morte. Fortunati quei Sacerdoti, che hanno madri di tale virtù.

Intanto coll'inviare a Torino qualche piccola provvigione di legumi, grano e meliga, e col dare sesto alle cose domestiche, era venuto il 3 di novembre fissato per la partenza.

Saputasi in quei dintorni questa notizia, successe una scena per D. Bosco inaspettata. Abbiamo a suo luogo accennato come egli nel tempo di sua convalescenza ai Becchi, secondando la sua irresistibile inclinazione, aveva intorno a sé raccolti molti giovanetti di quelle cascine , e dato principio ad un Oratorio. Guadagnati dalle sue dolci ed affabili maniere, quei ragazzi gli avevano già posto tanta affezione, che lungo la settimana non facevano che sospirare la domenica per ritrovarsi insieme con lui. I genitori poi e specialmente le madri, vedendo in sì bel modo trattati i proprii figliuoli, educati ed istruiti, ne erano tanto soddisfatte da far voti che il buon prete non fosse mai più partito da quei luoghi, affinchè continuasse quell'opera di carità. Esse lo avevano sino allora sperato. Quando invece vennero a conoscere che insieme colla madre egli stava per allontanarsene definitivamente si portarono a casa sua, e con tutta la eloquenza, di cui era capace la loro lingua, si adoperarono per indurlo a rimanere. - Se occorrono spese, noi siamo pronte a farle, dicevano. - Se non potrò soddisfare con del danaro, assìcurava una, io supplirò con della tela. - Io le offrirò delle uova e delle galline, prometteva un'altra. - Non tema, soggiungevano altre e poi altre ancora, non tema ; noi non le lascieremo mancar nulla, e le porteremo del grano, della meliga e di quanto possediamo ; ma si fermi, e non privi di un tanto bene e noi e i nostri figli. - Scorgendo poi inutile ogni lor preghiera ed insistenza parecchie di quelle buone donne e i loro ragazzi si posero a piangere dirottamente, turbando non poco la serenità di D. Bosco.

Un gran pianto fecero anche i nipotini di Margherita Bosco quando la videro in procinto di partire; ma la coraggiosa donna, consolatili colla speranza di presto rivederli, si svincolò dalle loro braccia, e insieme col proprio figlio si pose in via alla volta di Torino. Don Bosco portava con sé il breviario, un messale ed alcuni quaderni; la madre un canestro di biancheria con entro alcuni oggetti più indispensabili. Viaggiavano propriamente all'apostolica, cioé a piedi, e discorrendo di Dio e delle cose sue. Giunti alla città di Chieri, sostarono alquanto presso il causidico Vallimberti, la cui famiglia era coi Bosco in intima relazione. Rifocillati si rimisero in via, e in sulla sera giunsero a Torino.

Quando furono al così detto Rondò, luogo poco distante dalla nuova dimora, ebbero un felice incontro, che merita di essere qui ricordato. Eglino s'imbatterono nel teologo Giovanni Vola, zelante sacerdote torinese, già da noi menzionato in questa storia, il quale veniva spesso all'Oratorio in aiuto di D. Bosco. Dopo le più cordiali congratulazioni per la ricuperata salute, egli si fece a domandargli : - Ed ora dove vai ad abitare ? - Ho qui mia madre , risposo D. Bosco, e vado a stare in casa Pinardi presso all'Oratorio. - Ma disimpiegati e senza stipendio come farete a campare la vita in questa città? - Tu mi fai una dimanda, a cui pel momento non saprei che rispondere : ad ogni modo ci mettiamo nelle mani di Dio, e spero che non ci mancherà di aiuto. - Davvero che io ti ammiro, soggiunse il buon teologo, e ti applaudo : mi rincresce che non ho con me del danaro ; ma prendi per ora, - e in così dicendo tira fuori l'orologio , e glie lo regala. D. Bosco lo ringraziò, e rivolto alla madre: Ecco, disse, una bella prova che la divina Provvidenza penserà a noi. Andìamo dunque fiduciosi.

Discesi pochi passi, eglino si trovarono alla nuova loro abitazione. Consisteva questa in due camerette da dormire, una delle quali doveva pur servire da cucina. La suppellettile erano due letticciuoli , due panche , due sedie , un baule, un tavolo, un pentolino, una casseruola con alcuni piatti, e per la prima notte possiamo aggiungere anche un orologio, venduto all'indomani. Come si vede vi regnavano da padrone la povertà e la miseria.

Questa penuria e squallore, che avrebbe rammaricato e sfiduciato qualsiasi persona, rallegrò invece D. Bosco e la madre stia , la quale a lui rivolta sorridendo disse : « A casa fin dal mattino io doveva darmi attorno ad ammìnistrare, assestare e comandare; ma da quanto vedo qui mi potrò stare molto più tranquilla e con assai meno fastidii. » Poscia di buon umore e contenta si pose a cantare:

Guai al mondo, Se ci sente Forestieri Senza niente.

Per vero dire, la posizion loro era molto critica. D. Bosco, non essendo più addetto all'Istituto della Marchesa Barolo, non percepiva più alcuno stipendio, ed era tutto sulle spese. Occorrevano mezzi di sussistenza ; abbisognava danaro per gli affitti ; era d'uopo provvedere ben sovente vitto e vestito a poveri ragazzi, sofferenti di fame e di freddo. Difatto molti fanciulli erano ogni giorno all'uscio domandando pane, calzamenta, abiti, camicie, senza di cui non potevano recarsi al lavoro, e a lui e alla buona Margherita non reggeva l'animo di mandarli via senza soccorso. Per la qual cosa in capo a poche settimane già si era dato fondo alla piccola provvigione fatta venire dai Becchi, e distribuiti gli oggetti di vestiario e biancheria portati con loro. Come adunque tirare innanzi ?

Quantunque avessero collocato la loro fiducia nei granai e nei tesori della divina Provvidenza, tuttavia non tralasciarono di fare quanto dipendeva da loro, a fine di non obbligarla sì tosto a dar mano ai miracoli. Perciò D. Bosco prese il partito di vendere, e vendette alcuni pezzi di campo ed una vigna che gli spettava. Nè ciò ancor bastando, la madre si fece mandare il suo corredo di sposa, che aveva fino allora conservato gelosamente intatto : vesti, anello, orecchini, collane. Avutolo , parte ne vendette , parte ne impiegò a fare sacri arredi per la Cappella dell'Oratorio, che era poverissima.

Per quanto la buona donna fosse distaccata dalle cose del mondo , tuttavia lo spropriarsi di questi preziosi ricordi le costò non poca pena. Una volta che ne parlava , la udimmo a dire.« Quando mi vidi quegli oggetti per l'ultima volta tra mano, e stava per alienarli o disfarli, mi sentii pel rincrescimento alquanto turbata ; ma non appena me ne sono accorta dissi : Andate là; chè sorte migliore non vi potrebbe toccare, quanto si é quella di sfamare e vestire poveri fanciulli, e fare onore in Chiesa allo Sposo celeste. Dopo quest'atto mi sentii così contenta, che, se avessi avuto cento altri corredi, me ne sarei privata senza alcun rammarico. »

Con questi simili aiuti D. Bosco si trovò pure in grado di appigionare dal Pinardi altre camere vicine, che riuscirono di grande vantaggio all'Oratorio. Le prime ad approfittarne furono le nostre scuole festive e serali. Da principio per difetto di spazio due di queste si facevano in cucina e nella camera di D. Bosco ; una aveva luogo in sacrestia; altra in coro; varie nella stessa Cappella. Non occorre il dire che questi siti si prestavano poco all'uopo ; ma non si poteva fare altrimenti. Quindi avute altre camere, D. Bosco ne portò ben tosto varie classi ; queste ancora divise e suddivise secondo la maggiore o minore istruzione dei giovani. Vi s' impartì loro l'insegnamento più ordinatamente e con miglior profitto. Si raccolse un maggior numero di scolari, che in media ascesero sino a 300 per ogni volta ; e per questa guisa si ottennero risultati consolantissimi.

Dopo alcuni mesi di scuola festiva , D. Bosco volle che dessimo un pubblico saggio sopra il Catechismo, la Storia sacra e relativa geografia. A quest'uopo egli invitò ad assistervi parecchi personaggi di Torino, tra cui il celebre abate Aporti, il deputato Boncompagni, il teologo Baricco, il prof. Giuseppe Rayneri e più altri. Queste celebrità c'interrogarono sulle mentovate materie ; rimasero soddisfatti delle nostre risposte ; - applaudirono al nostro esperimento , lasciando ai migliori premii e ricordi.

Animati da questa prima prova, poco dopo ne abbiamo data un'altra sulle materie apprese alla scuola serale. Questo secondo esperimento lo abbiamo dato con grande solennità. Siccome da tutte le parti di Torino si parlava delle nostre scuole come di una novìtà, e molti professori ed altri uomini cospicui le venivano con frequenza a visitare, così il Municipio stesso, avutane contezza, mandò una Commissione composta dei Sigg. Cotta e Capello, detto Moncalvo, con alla testa il Comm. Giuseppe Dupré appositamente incaricata di verificare, se i risultati che decantavansi fossero realtà o immaginazioni. Quei signori fecero eglino stessi da esaminatori sulla lettura e retta pronunzia, sull'aritmetica e sistema metrico, sulla declamazione e via dicendo, e non sapevano darsi ragione come giovinotti, stati illetterati sino ai diciotto e vent'anni, avessero potuto in pochi mesi portarsi così avanti nella istruzione. Allo scorgere poi un sì gran numero di giovani adulti, che invece di andare girovagando per le vie della città, stavano colà raccolti per istruirsi, l'onorevole Commissione se ne partì colma di ammirazione e di entusiasmo. Fatta poscia una fedele relazione della sua visita in pieno Municipio, questo assegnò alle nostre scuole un annuo sussidio di lire trecento, che D. Bosco percepì sino all'anno 1878 , quando se lo vide tolto , senza averne potuto sapere la ragione.

Il Cav. Gonella , la cui carità e zelo pel bene lasciarono in Torino gloriosa ed imperitura memoria, era in quel tempo Direttore dell'Opera Pia: La mendicità istruita. Or questo nobile signore avendo udito a raccontare tante meraviglie delle nostre scuole, le venne a visitare ancor egli; interrogò i giovani, s'informò del metodo che si seguiva, e ne rimase molto appagato; cosicché avendone riferito agli amministratori di quell'Opera, ottenne che questi decretassero un premio di lire mille da consegnarsi a D. Bosco in vantaggio delle sue scuole, a sollievo ed incoraggiamento degli allievi che le frequentavano. L'arino seguente poi, cioé nel 1847-48, le introdusse cogli stessi metodi nell'Istituto a lui affidato. Il Municipio ne seguì l'esempio, e nello spazio di pochi anni le scuole serali si propagarono in tutte le principali città del Piemonte.

(1) Se i nuovi Cooperatori e Cooperatrici desiderassero il principio di questa Storia non hanno che da farcelo sapere, e questa Direzione invierebbe loro la collezione dei Bollettini dell'anno passato, la quale ne contiene i dodici primi capi. La spesa sarebbe di L. 3. La stessa, cosa si dica pei numeri arretrati del 1878.

NOTIZIE EDIFICANTI

Carità del Sommo Pontefice Leone XIII.

Il Santo Padre , all' avvicinarsi della stagione invernale, volendo con largo soccorso venire in ajuto della classe più indigente di Roma , oltre i particolari sussidii che a tal uopo elargisce , ha divisato servirsi anche delle cucine economiche , che sono affidate allo zelo e alle caritatevoli premure del benemerito Circolo di S. Pietro. A tal fme ha messo a disposizione del Presidente del Circolo suddetto la somma di lire ottomila. Pochi giorni sono elargì una nuova somma di lire quindici mila. Similmente con lo stesso intendimento ha mandato all' Amministratore Apostolico di Perugia dieci sacchi di riso e legumi; i quali a cura dei Reverendi Parrochi saranno distribuiti ai poveri di quella città, durante la stagione d'inverno.

Partenza di Missionari da Milano.

Qualche tempo fa nella Chiesa di S. Calocero a Milano si compieva una funzione commovente. Era la cerimonia per la partenza di tre Padri del Seminario delle Missioni estere per le Indie. Il Vicario generale Mons. Francesco Maria Rossi celebrò la Messa, e poi rivolse un discorso ai novelli apostoli , applaudendo al loro divisamento. Gli rispose il Padre Eugenio Salvi di Verona con parole di ringraziamento a lui, a Monsignor Marinoni, direttore del Collegio, a tutti i superiori e compagni ed ai fedeli accorsi, e invocandone le i preghiere per non venir meno nel loro incarico. Il Padre Santino Faveggia lesse la formola. Consegnati i Crocifissi ai nuovi Missionarii da Monsignor Rossi e cantato il Veni Creator , le Litanie e il Benedictus, i tre Padri si avviarono alla porta della Chiesa per salire le carrozze preparate. Allora avvenne una scena fra parenti, amici e fedeli. Era una gara per baciare ai Missionarii il Crocifisso e le vesti, stringere loro la mano, augurare il buon viaggio. Rotta a stento la calca e saliti in vettura, alcuni astanti piangevano a calde lagrime. Quando le carrozze si mossero, scoppiò da parte dei fedeli un battimano generale per più volte. I Missionari recaronsi a Venezia, ove s'imbarcarono sopra i piroscafi della Peninsolare, che li recheranno nelle Indie.

Partenza di Missionarii da Napoli.

Il 27 settembre partirono da Napoli per le Indie orientali 21 Cappuccini. Questo numero assai grande di religiosi di ogni età e stato, i quali lasciano la patria, le loro provincie e i chiostri e vanno certamente incontro a gravi disagi e pericoli, e forse anche alla morte, per adempiere una missione santificatrice ed eminentemente civilizzatrice de' popoli, è tale fatto che non ha bisogno di commenti. Egli da se stesso eloquentemente favella all' animo di tutti, e dà conforto ai buoni, loro dimostrando come lo spirito apostolico nella Chiesa non sia, malgrado la tristezza dei tempi, ne, spento né diminuito, e risponde vittoriosamente a quei malvagi, i quali dicono la Chiesa e particolarmente gli ordini religiosi essere piante parassite della Società. Calunnia luminosamente smentita dai fatti d' ogni giorno.

Il riposo della Domenica non impoverisce.

L'eccellente rivista mensile, La Domenica cattolica, ha poc'anzi pubblicato un articolo sulla santificazione della festa nelle officine del signor Guillois, filatore a Rouen.

Questo onorevole capo di fabbrica ha preso or sono dieci anni la risoluzione di fermare le sue macchine a vapore il Sabato a tre ore pomeridiane, e di lasciar andare gli operai e le operaie appena terminata la pulizia delle loro macchine. Per la maggior parte la partenza ha luogo alle tre e mezza. Queste ore di libertà accordate agli operai, e pagate come se lavorassero, fanno sì che sono intieramente liberi per la giornata della Domenica.

E queste concessioni di tempo senza che il salario regolare sia sospeso, rinnovandosi 52 volte l'anno, risulta che i motori meccanici del signor Guillois fanno 22 giorni meno di lavoro. Però egli dice a chi vuol sentirlo : Io non ho che a felicitarmi della misura presa. La Domenica i miei operai vanno alle funzioni religiose e vi acquistano le grazie e le benedizioni che Dio dà ai suoi servi fedeli. Essi portano poi nell'officina la lealtà la più perfetta nell'esercizio delle loro forze , delle loro intelligenze, del loro cuore in ricambio del sacrifizio, che sono felice di fare per essi ogni settimana.

NECROLOGIA

Dilettissimi fratelli e sorelle in Gesù Cristo,

La vita nostra può paragonarsi ad un fiume, che scorre rapidamente al mare. Come onde che si succedono le une alle altre i miseri mortali, gli uni dopo gli altri, scompaiono nel mare dell'eternità. Quante di queste onde sono trascorse in quest'anno! Quante migliaia di persone sono passate all'altra vita !

Or fra tanti trapassati un numero pur troppo assai considerevole si trova di nostri Confratelli e Consorelle, di cui diamo più sotto il nome, cognome e patria.

Quantunque siansi già fatti speciali suffragi pel riposo eterno di queste anime care, tuttavia nuovamente le raccomandiamo alle vostre preghiere. Sarebbe ottimo e salutar pensiero che ciascun Confratello e Consorella ascoltasse per loro sollievo almeno una Messa, facesse una Comunione, ed applicasse le sue opere buone di una intera giornata.

Intanto noi , che come dalla sponda del fiume abbiamo veduto a passare all' eternità tanti Confratelli e Consorelle, riflettiamo che tardi o tosto quale un'onda passeremo ancor noi.

Ciò. può accadere nell'anno ora incominciato , che per parecchi di noi sarà infallantemente l' ultimo.

Per la qual cosa vediamo di stare preparati ; teniamo le nostre lampade piene di olio di buone opere; quel bene che vogliamo fare oggi non rimandiamolo al domani. Domani forse la morte si presenterà alla nostra porta, e non ci lascierà più tempo a prepararci il fai-dello. Estote parati; sint lumbi vestri praecincti , et lucernae ardentes in manibus vestris. Ecco gli avvisi; ecco i precetti del Divin Salvatore, che ricordiamo a voi, per farne tesoro ancor noi.

DEFUNTI NEL 1879 O NON ANCOR PUBBLICATI ANTERIORMENTE.

Abate Bardessono D. Massimiliano - Torino. Agliandi D. Antonio Rettore - Casaleggio (Vercelli).

Andreoni Angela Teodolinda Vedova Spadini - Pontecurone.

Ansaldi D. Prospero, Teologo Can. - Carignano di Genova.

Aprosio Francesco - Bordighera.

Aschieri D. Giuseppe Teologo Prevosto - Balangero (Torino).

Bajetto Ernesta Maria Carlotta - Canicatti (Sicilia).

Ballario D. Giacomo, - Mongardino (Asti). Baron Alexandre, - Arnaud de Chateauneuf (Nizza-mare).

Bassetti D. Giuseppe, Parroco - Maccagno Superiore (Milano).

Bianchi, Ch. Alessandro, Collegio S. Martino - Barlassina.

Bertotti Domenica - Chieri.

Bessi Felicita, - Nizza-mare.

Bessone D. Matteo, Prevosto - S. Albano. Bignoli D. Giuseppe, Vicario Foraneo - Nibbiola (Novara).

Boeri D. Giovanni Batt., Can. Decano - Badalucco (Ventimiglia).

Bono D. Elzeario, Curato - Torino.

Bonelli D. Marcellino Arciprete - Grana (Monferrato).

Bonola Gerolamo, Avv. - Borgomanero. Bonfante Margherita - Nizza-mare. Bove Donata, - Galatone (Lene).

Bottino D. Serafino, Teologo Can. - Casale Monferrato.

Brambilla Ch. Luigi, - Seminario d'Alessandria. Bref D. Carlo, Cappellano Beneficiato - Asti. Brosadola Chiara, - Cividale. Bugnone Giovanni - Almese Rivera. Caldonazzo Alfonso - Vicenza.

Caimo Pietro Quinto, Macchinista - Borgomanero.

Canavese Giuseppe, - Pamparato (Cuneo). Cantù Giuseppe Maria, Can. Primicerio, - Tortona.

Capurra D. Paolo, Rettore di S. Massimo - Rapallo (Genova).

Castelli Rosalia - Dotto di Guarene (Alba). Castagneri Cristina, Ved. Rolando - Settimo Torinese.

Castellano Irene, - Pinerolo.

Catena D. Pietro, Parroco - Mozzatc (Milano). Cauli Francesco, Studente - Ales (Sardegna). Cavalieri D. Giov. Batt. Arciprete - Diano Marina (Albenga).

Ceva D. Giuseppe, Arciprete - Castagnole delle Lanze.

Cerruti D. Pietro - Castelrocchero (Acqui). Chiesa Margherita, - Lu (Alessandria). Clara Cesare, - Torino.

Chierighini D. Giov. Can. - Chioggia (Venezia). Clerico Clara, - Torino. Coppola Maria Immac., - Castellamare, Stabia. Cuomo Crescenzio, - Gragnano (Napoli). Currone Tommaso, Geometra - Asti.

Dabeni D. Giov. Battista , Arciprete - Ossimo (Brescia).

Decurzon Suor Maria, Superiora - Portici (Napoli).

Demaria Giovanna - Castelnuovo Calcea.

De Gobbi D. Giov. Batt., Arciprete - Berbenno. De Gubernatis, Abbi - Nizza-mare. Dellerba D. Bartolomeo, Priore - Cuneo. Dellavalle Marinetta, - Alassio. Delva D. Luigi, Arciprete - Bonvicino. De Silvestri D. Francesco, Canonico - Varallo. Dogliotti D. Giovanni , Can. Provicario Generale - Alba.

Douglas Scotti Anguillola Chiapponi Ferdinando,

Conte di S. Giorgio - Rezzanello.

Eusebi Don Antonio - Sant' Arcangelo (Rimini).

Falchero D. Francesco, Filippino - Torino. Fanfani Cav. Pietro, Avv. - Firenze. Filipponi Monsignor Carlo, Parroco di S. Quirino - Udine.

Fonini Filippo, - Trento.

Florio D. Carlo, Prevosto - Strono (Biella). Fornara Notaio Domenico - Taggia.

Francioni D. Giov. Can. Prevosto - Borgosesia.

Frascarolo Francesco - S. Salvatore Mon f. Galletti Monsignor Eugenio, Vescovo - Alba. Gallo D. Pietro, Prevosto - Refrancore. Garbarino Marchesa Angelina - Cherasco. Garlando Luigi - Lu (Alessandria). Gennari Margherita - Grattacasolo (Pisogne). Ginelli Monsignor Federigo Maria, Vescovo - Treviso.

Gualdi Cav. Andrea - Torino. Gualdi Adamo, Professore - Torino. Iannuni D. Carmine Maria - Ischia. Infanti Eugenio - Buttrio.

Ionghi D. Carlo, Parroco - Miggiandone (Novara).

Iovine D. Vincenzo, Can. - Acquaborrana (Molise).

Isolabella D. Luigi, Arciprete - Quazzosa (Tortona).

Lavezzari Luigi, Ragioniere - Milano.

Ledi D. Giuseppe, Prevosto - Matelica (Marche).

Letaille Charles - Parigi. Lombardi Francesca - Lugagnano.

Longoni D. Giovanni, Parroco - Arosio (Como). Luccano Cav. Giacomo, Intendente - Torino. Magnin Monsignor Claudio Maria , Vescovo -

Annecy (Haute Savoie).

Maglio Giov., Parroco - Rivera.

Mantegari D. Giuseppe - Pianello (Piacenza). Martinelli Giuseppa, Vedova Respicio - Momperone.

Marongini Carlo, - Cagliari. Maritano Vittorio - Torino.

Marucchi D. Pietro , Prevosto - Roasio (Vercelli).

Maspero Luigi, Chierico - Seminario S. Abbondio (Como).

Maspero Giov., Chierico - Borgo S. Bartolomeo (Como).

Massa D. Lorenzo, Canonico - Santhià (Vercelli).

Massa D. Davide, Can. - Chiavari. Maspari D. Felice, Canonico - Crema.

Massimelli Francesco, Chierico - Seminario di Acqui.

Mazzeri D. Geronzio, Cappellano e Conf.re a S. Gottardo - Milano.

Milanese Francesco, Dirett. Convitto S. Francesco - Piacenza.

Monti Can. Giov. Battista - Borgomanero. Monaco Domenico - Montazzoli (Chieti). Morera Cav. Giacomo - Novara.

Morino D. Cipriano, Arciprete - Salussola. Moscini D. Giuseppe, Canonico - Bolsena. Nasi D. Angelo - S. Benigno Canavese.

Neri D. Giuseppe, Vicario Foraneo - Varallo. Obiccini D. Felice, Vicario Foraneo - Loreglia (Novara).

Otella D. Giacomo, Parroco - Gaglianico (Biella). Pace D. Giov., Rettore Beneficiato della Cattedrale - Trento.

Palma Cav. D. Stefano, Rettore del Collegio Calchi Taeggi - Milano.

Palozzetti Domenico - Orvieto.

Parnisetti, Can. Cav. Pietro - Alessandria. Parponesi D. Vincenzo, Arciprete - Lodi.

P. Raimondo, Dottrinario a S. Maria in Monticelli - Roma.

Pascali Luisa - Ascoli Piceno.

Paschetti D. Giov. Batt., Parroco - Bricherasio. Patrizio D. Vincenzo , Arciprete - Villanova

Majardina (Mantova).

Peiretti Lodovica - Castagnole (Piemonte). Perdigon D. Isidoro, Curato di S. Becco - Nizza mare.

Piccinini D. Davide, Curato a S. Maria del Tempio - Casale Monferrato. Podio Isabella- Torino.

Prette Andrea - Trisobbio.

Quartaro D. Simone - Alassio.

Radicati Contessa Luigia Talice di Passerano, nata Fai. di Bruno - Torino.

Raggi D. Luigi, Arciprete, Vicario For. - Borzonasca (Bobbio).

Ranza D. Carlo, Arciprete - Mosezzo (Novara).

Rault, Vicaire Général - Séez (Normanria). Reggio D. Francesco, Prevosto - Vigone. Remondino D. Bartolomeo - Collegio di Barolo.

Repetto D. Giorgio, Priore di S. Sabina - Genova.

Ricchini Carlotta, nata Pavese - Novi Ligure. Riccadonna Francesco - Broni. Roggero Antonio - Variana (Tortona).

Rosi Monsignor Francesco, Custode degli Archivii Vaticani - Roma.

Rota Carolina - Lu (Alessandria).

Ruggieri Monsignor Camillo, Vescovo - Bersinovo.

Sardo D. Giovanni, Canonico - Taggia. Sartorio Avv. Francesco - Pieve di Teco. Sartori D. Giulio - Mazurega.

Sarmiento D. Gerolamo, Parroco di S. Maria - Palermo.

Sassolini Conte Antonio - San Severino (Macerata).

Scaglione Giacomo - Moasca.

Scanagatti Michele - Torino.

Segattini D. Luigi, Arciprete, Prelato di Sua

Santità - Legnago.

Speranza Monsignor Pietro, Vescovo - Bergamo. Silva Bosio D. Luigi, Rettore - Robella di Trino (Vercelli).

Silvestri Angelica - Bormio (Sondrio). Sordevolo Eugenia - Riedembourg (Austria). Sovran Angela - Bagnarolo (S. Vito al Tagliamento).

Tocco Suor Filomena, Badessa - Tropea. Vagnozzi Nobile Adelaide, nata Cattaneo - Zavaterello (Pavia).

Valperga Contessa Adele - Torino.

Valsecchi Mons. Alessandro, Vescovo Coad. -Bergamo.

Veglio D. Matteo - Torino. Vinzio Giuseppe - Torino. Villata Stefano - Vinovo.

INDULGENZE SPECIALI pei Cooperatori Salesiani.

Ogni Cooperatore può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocefisso.

Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.

Può altresì lucrare moltissime indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bisogno di Confessione e Comunione, purché sia in grazia di Dio.

Oltre a queste un'altra plenaria ne può guadagnare ogni domenica, e nei giorni qui sotto notati, purché confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche chiesa, pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Mese di Gennaio.

1. Circoncisione di N. S. G. C.

6. Epifania.

18. Festa del SS. Nome di Gesù.

23. Sposalizio della Beata Vergine.

25. Conversione di s. Paolo.

29. S. Francesco di Sales.

In questo giorno l' indulgenza plenaria si può lucrare da tutti i fedeli cristiani, purché confessati e comunicati visitino una Chiesa od Oratorio pubblico della Congregazione Salesiana.

Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respons. Tip. di San Vincenzo de'Paoli. Sampierdarena 1880.