BS 1880s|1884|Bollettino Salesiano Settembre 1884

ANNO VIII. N. 9.   Esce una volta al mese.   SETTEMBRE 1884

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO - La Donna e il serpente. - L'oratorio di Marsiglia ed il cholera. - Le missioni della Patagonia. - Relazione della novena e festa solenne della Madonna della Neve alla Spezia. - Una morte spaventosa. - L'Ospizio del gran S. Bernardo. - Relazione di collaudo d'organo. - Istituto Salesiano dell' Immacolata in Firenze. - Collegio convitto Valsalice presso Torino.

La DONNA e il Serpente.

Il secolo XIX è uno fra i secoli più gloriosi per la Vergine Benedetta. La definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione fu uno splendidissimo diadema posto in capo a Maria che di luce immensa rallegrò tutto il mondo e fu presagio che a Lei il Signore riserbava, come sempre, la vittoria contro le sétte e le eresie, che muovono guerra a morte alla sua Chiesa. Quindi sembrò rinnovarsi la visione ammirabile contemplata da S. Giovanni Evangelista nell' isola di Patmos. « Un gran prodigio fu veduto nel cielo. Una Donna vestita di sole e la luna sotto i piedi di Lei, e sulla testa di Lei una corona di dodici stelle. E un altro prodigio fu veduto nel cielo. Era un gran dragone rosso, che aveva sette teste, dieci corna, e sette diademi sulle sue teste. E la coda di lui traeva la terza parte delle stelle del cielo , le quali egli precipita in terra. Questo dragone si pose davanti alla donna in atto di assalitore. E seguì una gran battaglia. E il dragone e gli angeli di lui combatterono, ma non prevalsero, nè vi fu luogo per essi nel cielo : E fu gettato per terra e con lui furon gettati i suoi angeli. » E la vittoria rimase alla Donna.

Questa visione si riferisce verso la fine dei secoli, ma noi la vediamo fin dai giorni nostri avverata. Appena il gran dogma dell' Immacolata fu pronunciato dall' autorità infallibile dall' angelico Pontefice Pio IX subito si udirono le urla e i sibili del dragone, che è Satana, e di coloro che esso trae colla sua coda, cioè i suoi seguaci. Giornalisti, romanzieri e un nugolo di altri corifei d'empietà coi loro seguaci, incominciarono e continuano a vomitare le più orrende bestemmie e ad abbandonarsi ad azioni le più sacrilighe contro l'Immacolata Madre di Dio. Infelici, non sono stelle, non sono angeli decaduti, sono figli snaturati che l'odio alla Chiesa Cattolica accende ad un forsennato delirio. Sono disgraziati cui le passioni fan velo all'intelletto e dimenticano che le prime profezie dicono Essa schiaccerà il tuo capo. E le ultime Fu gettato per terra quel gran dragone, quell'antico serpente che diavolo appellasi e Satana , il quale seduce tutta la terra e con lui furono gettati i suoi angeli.

Ma cosa mirabile ! Benchè omai da trent'anni il demonio faccia ogni sforzo per offuscare la gloria di Maria e l'infernale suo coro faccia risuonare la terra colle grida incomposte, questa gloria invece di scemare va crescendo ognor più. Ad ogni insulto , ad ogni bestemmia i figli di Maria oppongono nuove opere sante , nuovi cantici , nuove industrie amorose per onorare la celeste Madre. E prevalgono sempre. Chi può numerare i templi e santuarii magnifici , i nuovi numerosissimi sodalizi , le feste solenni quali mai si videro , i pellegrinaggi di moltitudini immense , protesta continuata, coraggiosa d'amore e fedeltà a Maria ?

Ed oggigiorno con nuovi scandali a Loreto, ed a Roma cercò l' infernale serpente di sfogar la sua bile. Ed ecco levarsi il Sommo Pontefice, levarsi l'Episcopato , levarsi tutti i fedeli e il cantico a Maria di milioni di voci soffocare il grido di poche centinaia di traviati. Il Sapientissimo Leone XIII indice un triduo solenne di riparazione che preceda la festa della Natività di Maria. Il popolo cristiano accoglie con entusiasmo quella proposta e noi vedremo nel mese di settembre tutto il mondo con purissima gioia inneggiare a Maria.

Noi perciò in questo mese abbiam pensato di concorrere in qualche modo al faustissimo triduo. E in primo luogo narreremo brevemente i fatti dolorosi che cagionarono questa riparazione d'onore a Maria, poichè una parte dei nostri lettori facilmente non ne ebbe notizia. Quindi col ristampare in gran parte la Lettera Pastorale dell' Em° Cardinale Alimonda inviteremo tutti i nostri Cooperatori a secondare i vivi desiderii del Supremo Pastore.

I. FATTI DOLOROSI.

La città di Loreto si reca a grande onore e ventura di possedere la Casa che fu paradiso in terra , e dove la Vergine Benedetta si ebbe l'angelico saluto di piena di ogni grazia. Perciò da una sconsigliata consorteria voleasi apporre, nientemeno nella santa Casa medesima, un epigrafe quanto empia altrettanto offensiva alla fede dei Cristiani. L'epigrafe dettata dal Cavalotti , per rammentare le gesta di Garibaldi, diceva : Loreto noto ai due mondi per i miracoli della superstizione. Monsignor Vescovo di Loreto protestò. Si trattava di cosa che feriva gravemente il sentimento religioso non pur dei Cattolici italiani, ma dei Cattolici di tutto il mondo. Alle energiche e legittime proteste di Monsignor Vescovo tenne dietro il divieto del Prefetto , divieto accompagnato da giustificazioni , chè tornano a disonore di coloro i quali non hanno coraggio di opporsi apertamente alle follie degli empii. Imperocchè invece di confessare che l' epigrafe era un' empietà ed un' insulto ai Cristiani di tutto il mondo, si sono appellati al basso istinto del guadagno materiale, asserendo che se quella sacrilega e indecente epigrafe fosse stata messa a posto, sarebbero cessati i proventi maggiori della città. Nessun oltraggio maggiore si potrebbe fare a Loreto di quello che, con tanta sfacciataggine, le fecero i giornali governativi, sostenendo la necessità di impedire quell' epigrafe, come quella che nuocerebbe agli interessi materiali della città.

Non era ancor cessato il rumore di questo attentato sacrilego che a nuovi oltraggi era fatta segno, nella stessa capitale del mondo cattolico, l'amabilissima Madre del Redentore.

Il giorno 31 del trascorso maggio Roma fu spettatrice di uno di quegli slanci cattolici, quali non s'erano da parecchio tempo più visti. La città, rispondendo con vero entusiasmo all' invito della Gioventù Cattolica, fu illuminata ad onore di Maria Santissima così splendidamente, da parere avvolta in un nembo di luce. Tutte le case, riferisce il corrispondente dell'Unità Cattolica, dai più suntuosi palazzi ai più umili abituri, portavano in numerose faci la testimonianza della fede viva e della divozione sincera del popolo Romano. Si trattava di riparare gl'insulti che si mossero dall' empio giornale la Capitale contro la Vergine Immacolata, e la riparazione si fece solenne e fu consolantissima. Fu questa per altro come il. preludio di più splendida manifestazione ; perchè il 7 di giugno davasi principio in Santa Maria sopra Minerva a un triduo con un concorso di popolo immenso. Tanto bastò perchè i piazzaiuoli e chi li mena si sentissero provocati , epperò licenziati a commettere le più svergognate ribalderie. E per tale deve considerarsi il ributtante e satanico baccanale che costoro fecero in quella sera, e che noi ora racconteremo quanto più si potrà sommariamente.

É da sapere innanzi tutto che il Governo non ignorava i biechi intendimenti della canaglia, e quindi avea pensato ad impedire l'esecuzione dei loro infami propositi: non mancavano infatti carabinieri e guardie in Chiesa e nella Piazza , e , come si dice , qualche compagnia di fanti consegnati in quartiere, pronta ad uscire per sedare un possibile tumulto. Predicava il P. Bausa , come nei giorni precedenti , e fu tale il riserbo e la moderazione dell'egregio oratore, che niuno potè cogliere sul suo labro una parola che potesse porgere pretesto alla minima rappresaglia da parte dei frenetici anticlericali. Questi per altro sparsi, qua e colà per la chiesa, non aspettavano che il momento propizio per dare il segnale a quelli che erano fuori d'irrompere dentro il tempio e cominciare il tumulto. E il segnale venne di fatto : in quella che l' E.mo Cardinale Parocchi dava la benedizione del SS. Sacramento, e l'immensa folla che stipava la chiesa, stava profondamente contrita, dal fondo partì un grido di Viva Garibaldi ! e qualche altra esclamazione contro preti e gesuiti. I cattolici non si tennero dal rispondere alla provocazione con un evviva a Maria ripetuto con grande entusiasmo per tutta la chiesa; indi, poichè la funzione era terminata, uscirono; ma in quel mentre gli anticlericali della piazza si spinsero sulle porte per impacciare gli uscenti, accogliendoli con urli e fischi e oltraggi.

Naturalmente, tra per la ressa di quelli che uscivano, e l'opposizione di quelli che entravano, nonché per l' ingombro della Piazza, piena di popolo e di carrozze dell' aristocrazia , intervenuta al triduo , il tafferuglio fu grande, e poco giovò a sedarlo l' intromettersi delle guardie e dei carabinieri, che colle buone maniere cercavano di far largo e gridavano ai dimostranti che tacessero : le voci andavano alle stelle

Viva Garibaldi ! Abasso i preti! Abbasso il Papa Re! - e i Cattolici di rimando : Evviva Maria! Evviva il Papa! Evviva la religione! - Nella confusione si distribuirono pugni a dritta e a manca; i cattolici si difesero bravamente, e ne menarono anch'essi per togliersi i provocatori da' piedi e sgombrare il passo. Le busse erano forse più efficaci che le intimazioni dei delegati e gli squilli ripetuti delle trombe. Il tumulto durava da circa un'ora, quando accorse una compagnia di linea dalla vicina caserma di San Stefano, che in breve, con una carica ben diretta, spazzò la piazza ; mentre le guardie arrestarono i più riottosi, conducendone undici in questura.

II.
LETTERA PASTORALE.

Sono questi i fatti che destarono uno slancio di divozione riparatrice in tutti i cuori dei credenti. In questa occasione l' Em° Cardinale Alimonda con quel suo cuore tutto fuoco per Maria non potea tacersi e facendosi eco di tutta la Cristianità scriveva un ammirabile lettera pastorale al Clero e al popolo della sua diletta Archidiocesi Torinese. In essa parla eziandio del morbo asiatico che minaccia l'Italia, esortando i fedeli di mettere alla prova la bontà della celeste loro Madre. Noi per la maggior intelligenza de' nostri lettori poniamo alcuni titoli ai varii punti dello stupendo lavoro.

Chi è Maria.

« VENERABILI FRATELLI

E DILETISSIMI FIGLIUOLI,

» Argomento antico e sempre nuovo di allegrezza è il favellare della Santa Vergine.

» Chi ama di contemplare la moral perfezione al tutto fiorente nella creatura umana , alzi lo sguardo a Maria : vi trova purezza di spirito , grandiosità di mente , santità di cuore, pensieri, affetti, portamenti illuminati dalla luce di Dio , accesi nella fiamma del celeste amore; un'intelligenza vi trova vestita di forme pudiche leggiadrissime, una creatura insomma che dove comparisce, pare che si faccia paradiso; e quell' anima, in cui ella porta il lume de' suoi benigni occhi ed esercita la potenza della sua virtù, un reale paradiso se lo gode veramente lei, gioconda del gaudio, avvalorata del valore della Nazarena.

» E chi, molestato dalle riottose passioni, chi, sbattuto dalla colpa, sente quanto gli pesa indosso il corrompimento dell'umana natura , e non ha pace il meschinello e sembra che si disperi, guardi similmente a Maria : riconosce di tratto che se Ella fu creata da Dio santa e perfetta, se fu arricchita di smisurata virtù, la cagione fu questa che la era destinata ad un ministero altissimo ed unico, fatta adorna come un tempio per ricevere in sè, e poi comunicare agli uomini, dall'ara immacolata del suo cuore, il Santo dei Santi. Onde al salutare Maria che ci dona Gesù Cristo , Signor nostro e Redentore delle anime, il cuore affannato del peccatore si disacerba, cessa lo sbigottimento, piglia speranza del perdono, invoca il rimedio, detestando il peccato ; ed in questa dolce fiducia, in questa penitente preghiera si salva.

» Noi peniamo a credere che da chi considera la Santissima Vergine qual ce la presenta il vangelo, quale ce la fa gustare il cristianesimo , si possa non professarle venerazione; si possa non amarla, non chiamarla in. nostro aiuto, non benedirla. Maria è come uno specchiamento della divina bontà: oh chi non ama l' amore? É bella di tutta la bellezza dell' angelo: chi non ama l' angelo? E casta come la colomba: chi non ama la colomba? É la Madre che ci fa trovare il padre delle anime: chi non ama il padre e la madre? »

Peccato orrendo di chi insulta a Maria

» Eppure , venerabili fratelli e cari figliuoli, vi sono uomini che insultano alla Nazarena. Con profondo dolore e con vergogna lo diciamo: uomini, usciti dalla generazione battezzata, nati nelle nostre terre, favellanti di progresso e di civiltà , ardiscono far quello che i malfattori di Gerusalemme non fecero: quei vecchi malfattori si resero carnefici di Gesù, ma rispettarono la sua Madre , non osarono con le insanguinate mani alzarle il velo della verginità, di che ella si ricopriva: gl' insultatori nuovi con le loro penne impure , con le parole esecrabili fanno questo. L'hanno vituperata e maledetta per l' Italia, togliendo ad argomento la Santa Casa di Loreto , in cui ebbe luogo l'Incarnazione del Verbo: l'hanno vituperata e maledetta in Roma, centro del cristianesimo; pigliarono del fango delle strade di Roma, quelle che calpestano essi, per gettarlo in faccia a Lei. E da forsennati lo gettarono. Lo vide il Santo Padre, e ne fu straziato all'anima; lo videro i romani, ed inorridirono; lo intese il mondo cattolico, e ne fu scosso. Ed essi, con la penna tuttora stillante, con le mani ancora imbrattate, risero.

» Che male vi ha fatto questa nostra Vergine perchè dobbiate esserle tanto avversi? Che reale vi ha fatto questa Donzella, santa fra tutte le donzelle ebree, umilissima di cuore, grave nelle parole , prudente di animo, corde umilis, verbis gravis, animo prudens (SANT'AMBROGIO, De Virginit. lib. 2.), perchè voi abbiate a riguardarla come indegna dell' estimazione pubblica, come meritevole dei vostri sarcasmi, dei vostri veleni e dei vostri odii? Che male vi ha fatto questa Fanciulla e questa ineffabil Donna, che niente ebbe di appuntatile nella sua vita, niente di torvo negli occhi, niente di procace nei discorsi, niente d'inverecondo negli atti suoi, nihil torvum in oculis, nihil in verbis procax, nihil in actu inverecundum (Libro cit), perchè voi, al solo pensare a lei, al solo sentirvela nominare, dobbiate rivoltarvi dell'anima, sfuriare, inserpentire e rendervi bestemmiatori? Che male vi ha fatto questa Madre saggia e gloriosa. che assiste senza debolezze alle agonie della croce, e tanta spiritual vigoria, tanta costanza, tanta eroica rassegnazione seppe ingenerare alle madri cristiane e reggerle nei lor dolori, nell'abbandono dei loro figli, nello sperpero delle lor case, che male vi ha fatto , perchè voi dobbiate alle madri, ai figliuoli, alle sorelle ed ai fratelli dinunziarla come una creatura detestabile? Che male vi ha fatto questo modello di supernal bellezza, a cui s'inspirarono poeti, letterati, pittori e scultori, tutti gli amanti delle leggiadre arti , perchè voi dobbiate nella rabbia del cuore disdire questo solenne tipo del bello , e parte delle vostre maledizioni lanciare pur in viso a' suoi ammiratori, a Dante, a Petrarca, a Michelangelo , a Raffaele , ai nostri artisti meravigliosi? Che male vi ha fatto questa celestial Regina delle genti, questo sacro entusiasmo degli italiani, perchè voi, cancellar volendone la memoria già tante volte secolare, saltati in mezzo al popolo , cerchiate di spezzar la cetra dei sonatori che a Lei inneggiano, spegnere i lumi degli altari che ardono al suo nome , soffocar le voci dei figliuoli della plebe che la invocano , calpestare i fiori dei giardini d'Italia che vanno, raccolti in mazzi, à mandar la fragranza al suo simulacro; maledire anche alle stelle del nostro cielo, non potendo svellerle di colassù, perchè non formino la più bella delle sue corone nazionali? »

La gloria di Maria non può essere offuscata.

« E nonostante l' iracondo fischiare del serpente , il tuo terren paradiso , il tuo novello Eden andrà sempre splendido d'imperturbata luce, sempre lieto d'immanchevol pace , o Santissima Vergine. Il tuo Eden, che nel mondo moderno è la Chiesa cattolica, avrà sempre lo spirare delle soavi e tranquille aure; cioè i devoti sospiri dei fanciulli innocenti, delle pie donne, dei ferventi sacerdoti, delle verginelle e delle anime pudiche. che a te si raccomandano e si coprono del tuo bel velo. Avrà sempre il mormorio delle correnti e limpide acque; cioè il lamento degli umili peccatori , le lacrime dei penitenti, i quali intendono per i tuoi pietosi Uffizi riacquistare il perduto tesoro di Gesù Cristo. Avrà sempre lo sbocciare dei giovani fiori; cioè le opere nuove di giustizia , di fortezza , di misericordia e di carità , onde nel sangue di Gesù si feconda la Chiesa. Avrà sempre sfavillante il sole; cioè non mai interrotta , non macchiata mai , posta nelle mani del Papa e dell' Episcopato, la face della divina rivelazione. Se i tuoi insultatori sono mossi dal serpente , tu il serpente schiaccerai del piede con l'andare dei secoli. »

Come riparare alle ingiurie fatte a Maria.

« Venerabili fratelli e figliuoli dilettissimi, affinchè si adempia di continuo il trionfo di Maria e duri alla Chiesa l'allegrezza nel celebrarla , il Santo Padre Leone XIII si deliberò a saggi provvedimenti. Ponderati i recenti insulti fatti alla gran Madre di Gesù e bramoso di opporre un rimedio al disonesto scandalo, prescrisse a tutto il mondo cattolico un solenne triduo per ravvivare in questo anno 1884 la cara festa della Natività di Maria. E largheggiò a tal uopo d'indulgenze, come manifesteremo appresso.

» Noi pertanto, seguendo le prescrizioni del Vicario di Gesù Cristo, ordiniamo che nei giorni 6, 7, 8 del prossimo mese di settembre , in tutte le parrocchie dell' archidiocesi e in tutte le chiese ove il Sacramento si conserva, abbia luogo il suddetto triduo, nel quale si farà la recita del Rosario, si canteranno le Litanie lauretane, si pregherà per i bisogni della Chiesa , e si porrà termine con la benedizione del Santissimo Sacramento nelle forme consuete. Ai fedeli è conceduta l'indulgenza di sette anni e sette quarantene per ciascuna volta che vi assisteranno; a coloro poi che vi prenderanno parte tutti i tre giorni, e durante il triduo si confesseranno e comunicheranno, supplicando Iddio secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, è conceduta l'indulgenza plenaria da lucrarsi una volta sola, applicabile anche alle anime del Purgatorio. È nostro desiderio che , specialmente nelle parrocchie , si tenga qualche sacro sermone per far meglio comprendere al popolo la rilevanza della festa ed eccitarlo a maggiore pietà e divozione verso la Vergine benedetta.

» Le nostre vendette contro ai nemici di Dio le prendiamo di tal tenore. Eglino insultano , noi onoriamo i Santi: essi bestemmiano, noi veneriamo: essi vorrebbero il serpente rialzato a divorare la Donna , e noi diciamo alla Donna immortale: pesta e regna. É la lotta dei secoli, e questa lotta per la Chiesa di Gesù Cristo è vittoria. »

Ricorso a Maria.

« Una nuova cagione di dolore ci risveglia, ci spinge, e come in folla ci aduna intorno agli altari di Maria per implorare il suo patrocinio.

» Guardate all'orizzonte: liste nere lo colorano e lo perturbano. Osservate i pensieri della genti : sono in trepidazione e sgomento: Il cholera dalla vicina Francia si è gittato alle porte d'Italia e già in qualche nostro paesello si travasò per mietere vittime. Deh basti la minaccia!

» Noi lodiamo generalmente gli ordinamenti dell' Autorità politica e civile posti ad impedire la diffusione della pestilenza; lodiamo le provvidenze igieniche prese ai confini per far cordone di difesa alle nostre terre. Ma intanto che questo ha luogo ed è utile che si continui, le provvidenze religiose non si debbono tralasciare. L'ordine sovrannaturale e divino, giustamente riconosciuto da noi , viene in aiuto degli ordini terreni e li riconforta de' suoi favori.

» Raccomandiamo il ricorso alla Beata Vergine , affinchè a pro nostro interceda la grazia presso al trono di Gesù Cristo e ci liberi dal flagello.

» Quanto c' incuorano queste parole di san Bernardo, che dobbiamo render nostre! Se i venti delle tentazioni insorgono, se tu incorra fra gli scogli delle tribulazioni , guarda la Stella del mare, chiama Maria Si insurgant venti tentationum, si incurras scopulos tribulationum , respice Stellam , voca Mariam. Quanto ci piacciono questi ammonimenti e questi consigli! Nei pericoli , nelle angustie , nelle dubitazioni , a Maria ti rivolgi, Maria chiama ed invoca In periculis, in angustiis, in rebus dubiis, Mariam cogita, Mariam invoca. E non si parta ella dalla tua bocca, non si diparta dal cuore; ed acciocchè tu possa bene impetrare il suffragio della sua preghiera, non abbandonare l'opera della celeste conversazione con lei: Non recedat ab ore, non recedat a corde; et ut impetres eius orationis suffragium, non deseras conversationis exemplum (S. BERNARDO, .Hom. 2, 4.). 

» Il vostro Pastore è consolato, venerabili fratelli e figliuoli amatissimi, scorgendo per tutta la vasta archidiocesi mantenuto in fiore il culto di Maria; scorgendo lei amata, riverita e benedetta; cosicché può affermarsi che la stella Nazarena riluce così vivacemente su i clivi, su i monti e fra le creste delle Alpi, come lungo il corso dei fiumi e nei campi della pianura. Ebbene , da per tutto si guardi con amore alla Stella, con umile voce di preghiera si chiami Maria : Respice Stellam, voca Mariam.

» Io vostro Pastore , sono contento , e , vorrei dire, superbo della mia Torino, la quale, oltre alle innumerevoli are dedicate alla Vergine, tiene nel suo centro il Santuario della Consolata, nido di devozione , trono di grazie, reggia di splendide beneficenze, convivio di anime santamente innamorate , coro sempre echeggiante di orazioni , di laudi e di cantici , onde alla Vergine il titolo di Consolata si affà veramente, perchè ella giubila e rimane satisfatta alla grata e perenne concorrenza dei suoi diletti. Qui rifulge la grande Stella della città. Ebbene, Torino guardi con affetto ricrescente alla Stella, chiami Maria. Già sulla piazza della Consolata sorge una bella colonna piantatavi il 1835 dai cittadini a gloria di Lei che liberavali dal morbo asiatico: ai piedi di cotale statua scriveremo con caratteri nuovi e rutilanti (ce lo accordi la Pietosa!) la presente liberazione. Respice stellam, voca Mariam.

» Ordiniamo che i nostri sacerdoti nel celebrare la Santa Messa, tralasciata la colletta Pro Papa, recitino fino a contrario avviso l'orazione Pro vitanda mortalitate. E teniamo certo che invitando essi i fedeli ad accompagnarsi con loro nella pia supplicazione a purificarsi dei peccati , prima od unica sorgente di calamità, debbano fare al cuore di Gesù e di Maria tanto dolce violenza, da involare alle mani della divina giustizia la folgore del castigo che ora percuote i popoli.

Preghiera a Maria.

Il Venerando Pastore dopo aver messo in guardia i fedeli contro le eresie e contro le sétte cosi conclude

« Abbiamo composto e vi trasmettiamo una formula di preghiera alla gran Madre di Dio. É popolare, semplice, addatta alla condizione di tutti. Vorremmo che entrasse nell'uso comune delle preghiere cotidiane, e che prime le madri la insegnassero ai loro fanciulli. Ripetendola essi tutti i giorni ne prenderebbero sentimenti casti , pii e salutari ; si avvezzerebbero ad amare per tempo la Chiesa, a star congiunti di cuore alla celeste Madre dei redenti e ad abborrire le sétte, le quali odia Iddio. Sentitela.

» O Maria, Vergine immacolata, Sposa purissima di san Giuseppe e benedetta Madre di Gesù Cristo ; o Maria , colonna spirituale della Chiesa e Soccorritrice dei cristiani, vi prego di mantenermi stabile nella divina fede e di conservare in me la libertà dei figliuoli di Dio. Quanto a me vi prometto di non macchiare nè vincolare la mia anima col peccato , di non prender parte ad alcuna società segreta, di non aggregarmi mai alla setta dei Massoni condannata dalla Santa Sede; vi prometto di ubbidire al Sommo Pontefice ed ai Vescovi che stanno in comunione con lui, volendo vivere e morire nel seno della religione cattolica, in cui solo posso sperare con certezza ed ottenere la mia salute eterna.

» Intanto che i nostri venerabili sacerdoti preparano le dolci e sante feste agli altari di Maria e le divote schiere dei fedeli s'introducono nel tempio a pregare, noi invochiamo il divino Spirito ed impartiamo a tutti la pastorale benedizione.

NOTIFICAZIONE.

» Per concessione di Papa Benedetto XIII i fedeli che in ciascun giorno al suono della campana della mattina , del mezzogiorno e della sera avessero recitato la nota preghiera Angelus Domini con le tre Ave Maria, versetto e orazione , potevano conseguire , confessandosi e comunicandosi in un giorno d'ogni mese ad arbitrio, indulgenza plenaria, oltre alla parziale di giorni cento per ogni volta.

» Papa Benedelto XIV confermando le stesse indulgenze , ordinò che nel tempo pasquale in luogo dell'Angelus si recitasse l'antifona Regina Coeli col versetto ed orazione relativa.

» Ora il Regnante Sommo Pontefice Leone XIII, desiderando di animare vieppiù i fedeli a non trascurare questo affettuoso saluto alla Vergine nei tre indicati tratti della giornata, e di facilitare ad un tempo l'acquisto delle sante Indulgenze, con Rescritto apostolico del 3 aprile 1884 , ha benignamente concesso che i fedeli legittimamente impediti a sentire il suono della campana, o a recitare le dette pie preghiere in ginocchio, possano conseguire gli stessi favori spirituali recitandole in qualsivoglia posizione, e circa l'ora in cui suole darsi il segno della campana. Ha pure esteso le stesse indulgenze a coloro che, non sapendo a memoria l' Angelus e l'antifona Regina Coeli, reciteranno divotamente cinque volte l' Ave Maria. »

L'ORATORIO DI MARSIGLIA ed il cholera.

Il Direttore dell'Oratorio Salesiano di Marsiglia aveva scritto una lettera al signor Don Bosco , mentre incominciava ad infierire il morbo asiatico in quella città , raccomandando alle sue preghiere e a quelle degli alunni dell'Oratorio torinese , i giovanetti del proprio Ospizio. Il signor D. Bosco aveagli risposto promettendo preghiere e assicurandolo che Maria SS. Ausiliatrice avrebbe preso sotto la sua protezione chi avesse portato in collo la sua medaglia, pronunciando la giaculatoria « Maria, Auxilium Christianorum ora pro nobis, » e mettendosi o mantenendosi nello stesso tempo in grazia di Dio colla frequenza de' Sacramenti.

Ed ecco come il sopraddetto Direttore mandava notizie del suo Oratorio poche settimane fa

CARISSIMO PADRE IN G. C.,

La sua lettera ha prodotto i più salutari effetti nel povero scrivente e negli altri suoi figli di Marsiglia. Ella manifesta quanto sia grande il cuore del nostro buon Padre ! A nome di tutti la ringrazio della sollecitudine che si prende di noi, e della consolazione procurataci.

Eccole ora alcuni ragguagli sullo stato di Marsiglia e della nostra casa. La città è quasi spopolata. Oltre 100 mila abitanti fuggirono : molte strade sono affatto deserte. Malgrado questa diminuzione, i morti sono sempre in media da 90 a 100 al giorno. Si dice bene che, di questi, due terzi solamente sono morti di cholera, ma è sempre un gran flagello , una grande mortalità in Marsiglia, ove la media dei morti, quando vi sono tutti gli abitanti, è appena di 33 o di 35

I cholerosi muoiono alcuni in poche ore , altri durano un po' più. Si riuscì a salvarne varii.

Nella nostra casa però , in grazia della protezione della Madonna Ausiliatrice, che V. S. ci ha promesso, in grazia delle precauzioni che si presero, non abbiamo ancor avuto neppure un caso. Dirò meglio : quattro volte vedemmo in qualche povero giovane tutti i sintomi del cholera , ma poi abbiamo avuta la consolazione di vederli in poche ore intieramente spariti. È un miracolo della Madonna !

In casa abbiamo ancora oltre a 150 giovani, che da quanto pare non saranno ritirati nemmeno se il cholera infierisse maggiormente, sia perchè sono della città stessa di Marsiglia , sia perché i parenti non possono ritirarli. Anche di quelli che partirono per le case loro, lo stato di sanità è ottimo e nessuno fu ancora colpito dal terribile morbo. Ciascun giovane ha la medaglia di Maria Ausiliatrice al collo, e fa quanto può per mettere in pratica il rimedio che lei ha suggerito. I nostri giovani sono anche ragionevoli assai , si divertono allegramente, ma non bevono e non mangiano che alle ore fissate dall' orario. Dio ne sia ringraziato.

Debbo darle un' altra consolante notizia. Nessuno dei nostri amici e benefattori finora cadde ammalato.

Frattanto colle debite precauzioni si incominciò ad accettare in casa varii giovanetti che il cholera rese orfani di padre e di madre.

Ella poi, signor D. Bosco , che pensa tanto a noi , procuri di aver cura della sua sanità. Che Dio la conservi per molti anni ancora ai suoi figli. Ci benedica tutti e preghi per noi, specialmente pel suo

Umilissimo affezionatissimo figlio

D. P. ALBERA.

LE MISSIONI NELLA PATAGONIA.

Certi di fare cosa grata ai nostri lettori, pubblichiamo la importante relazione che il Vicario generale, dottor Espinosa, ha diretto all'Eccm° signor Arcivescovo di Buenos-Ayres, mons. Aneiros, dandogli conto de' suoi lavori apostolici nella Patagonia.

Buenos-Aires, 21 giugno 1884.

All'Bcc. Sig. Dr D. Federico Aneiros Arcivescovo di Buenos-Aires.

Ecc.mo SIGNORE,

Ho l'onore di informare V. E. Rma sopra il risultato della recente missione che, per ordine di V. E. Rma abbiamo dato nel Territorio Nazionale di Patagonia, e territori nazionali al sud-ovest di questa Archidiocesi.

Il 9 marzo partimmo dalla Boca del Riachuelo (pronunziasi Riaciuelo) nel piroscafo Villarino (pronunziasi Vigliarino) con i RR. sacerdoti salesiani D. Raimondo Daniele , D. Bartolomeo Panaro , D. Andrea Pestarino ed il sig. can. D. Francesco Vivaldi.

Arrivati a Patagónes il 15 marzo, demmo una missione in questa località, ed in seguito in Viedma, capitale della Patagonia, situata in fronte di Patagónes, e divisa da questa solo dal Rio Negro ; di qui mandai al Chubut (pronunziasi Ciubút) il cappellano D. Francesco Vivaldi, e prima di proseguire la marcia per la campagna, ebbi la fortuna di benedire il nuovo collegio delle Suore Salesiane.

La Domenica di Passione benedii in Pringles la nuova cappella, che ha metri 20,80 di lunghezza per 7,80 di larghezza , ed accompagnato dai sacerdoti salesiani , celebrammo colà la Settimana Santa, che per la prima volta veniva solennizzata in quella borgata. Predicammo allo stesso tempo una missione che diede splendidi risultati tanto pel numero di uomini che si accostò alla S. Comunione, quanto per quelli che legittimarono , col Sacramento del Matrimonio, le loro illegittime unioni.

Terminata la Settimana Santa continuammo il cammino costeggiando il Rio Negro, il Nauquen (pronunziasi Nauchen) e l' Agrio , con D. Milanesio , amministrando i sacramenti nei fortini e borgate di questa estesa linea di frontiera , arrivando fino a Malbarco o sia « Colonia Irigoyen » che confina con il Chile (pronunziasi Cile). Qui vivono in territorio argentino 1200 famiglie cilene, completamente private di ogni soccorso religioso, e desiderose di ottenerlo , come lo dimostravano, venendo da grandi distanze a ricevere i Sacramenti e ad assistere alla S. Messa. Basta dire che stanno a circa 1300 chilometri dalla chiesa parrocchiale di Patagones , per far comprendere le necessità di un cappellano fisso in tal punto ; giacche la visita che vi fece l'anno passato il R. Missionario salesiano che mi accompagnava, e quelle che può fare di quando in quando, sono insufficienti a soddisfare alle loro necessità religiose, per le quali sono obbligati a ricorrere continuamente in Chile.

I rigidi freddi della catena delle Ande e la neve, che alle volte fu quasi di un metro di altezza sul nostro passaggio e minacciava di chiuderci il passo, ci obbligò a discendore le Ande, dopo aver dimorato colà solo otto giorni. Al nostro ritorno visitammo con più accuratezza ed amministrammo i Sacramenti nelle borgate di Ñorquin (pronunziasi Gnorchin), Codihué, La Huerta, Boca, Cholechoel (pron. Ciolecioél), S. Javier , Cubanea , Pringles, Viedma, Patagónes, Conesa al Nord del Rio Negro. A Conesa al Sud dello stesso, si collocò la pietra fondamentale della cappella , di metri 15 per 6, che si sta costruendo, e benedissi il nuovo cimitero.

In questo lungo tragitto, nel quale abbiamo impiegato tre mesi, percorrendo 2600 chilometri a cavallo , dormendo alle volte sul nudo suolo , e soffrendo le privazioni conseguenti a chi va pel deserto, avemmo la bella sorte di poter amministrare 354 battesimi, 1180 cresime, 33 matrimonii, coi quali si sono legittimati 72 figli, e di vedere accostarsi alla S. Comunione circa 200 persone , le quali si dovettero istruir prima, perché o non l'avevano mai fatta, od era da molto tempo che non la facevano.

Se in questa missione si è fatto di più che nelle anteriori date in quelle regioni, lo si deve all'instancabile zelo dei Salesiani, che, non contenti del bene che fanno nelle borgate di Patagònes e Viedma , stendono la loro azione benefattrice a quelle lontane contrade, percorrendole di quando in quando. Il R. D. Giuseppe Fagnano arrivò fino a Junin de los Andes nel 1881 a quasi 1000 chilometri da Patagónes. Il R. D. Giuseppe Maria Beauvoir arrivò nel 1883 fino al lago NahuelHuapi, distante circa 1200 chilometri, e lo stesso anno il R. D. Domenico Milanesio arrivò fino a Malbarco, dove mi accompagnò al presente.

Il numero di indigeni (indios) che si sono catechizzati in queste missioni è grande, ed alcuni che pel passato non avevano voluto farsi cristiani si sono fatti ora, come per esempio il cacique Villemain (pronuziato casiche Vigliemain), la tribù del quale resta tutta cristiana nei dintorni di Ñorquin ; e si potrebbe fare molto più se invece di essere uno solo il cappellano di una divisione, che occupa circa 1550 chilom. di lunghezza, ogni brigata avesse il suo cappellano.

Se i Cristiani hanno approfittato del nostro ministerio, anche gli indigeni , ci hanno sempre ricevuto bene , ed abbiamo amministrati i Sacramenti nelle tribù di Reuquecura (pr. Reuchecura), Manquel (pr. Manchel), Cañuhuel (pr. Cagnuhuél), Villamain e ad altri indigeni sottomessi, i quali, come quelli di Namuncurà, già non formano più tribù ; ed oltre i conforti spirituali abbiano loro dato una limosina in danaro ed oggetti di vestiario, donati in parte dalla Sociedad de S. José ed in parte da noi.

A questa benemerita Società ed a quella delle missioni permanenti di S. Francesco Solano, che ho l'onore di presiedere, dobbiamo gli aiuti pecuniari coi quali si fece fronte a quasi tutta la spesa di questa missione; ed al signor Presidente della Repubblica ed al signor Governatore della Patagonia dobbiamo le efficaci raccomandazioni colle quali si sono degnati favorirei per facilitarci la marcia per quei deserti.

Se un giorno queste linee saranno lette in quelle regioni, desidereremmo sapessero come ricordiamo con gratitudine tanti superiori e subalterni, tanta buone famiglie di cristiani e di indios, che senza conoscerci ci hanno ricevuti e generosamente albergati. Senza dubbio , nelle nostre umili persone ricevevano i ministri del Signore, la cui veste , sebbene indegni, portiamo. Voglia il nostro buon Dio ricompensar tutti per tanta carità.

Le cinque pagine qui unite completeranno i dati che mancano in questa breve relazione , ed indicheranno alla V. E. Revma lo stato di quelle missioni.

Frattanto V. E. Rma che ci mandò , voglia al nostro ritorno impartirci la sua benedizione, che tanto agogniamo, quale ricompensa dei nostri umili lavori, mentre che, baciando le sue mani, preghiamo Iddio Nostro Signore che conservi per molti anni i suoi preziosi giorni.

Dio guardi V. E. Revma

ANTONIO ESPINOSA.

RELAZIONE DELLA NOVENA o festa solenne della Madonna della Neve alla Spezia.

Col cuore pieno della più dolce commozione prendo la penna per narrare brevemente alla S V. M. R. la festa che ebbe luogo alla Spezia in onore della Vergine Santissima sotto il titolo, della Neve. Ammirai e mi fu di grande edificazione lo slancio di questi buoni cittadini per la celeste Madre. Antica è alla Spezia la divozione ad una antica immagine dedicata a nostra Signora

della Neve. Questa veneravasi prima in una cappella posta poco lungi dalla riva del mare, ed era meta alle passeggiate vespertine di un grandissimo numero di fedeli i quali non credevano finir bene la giornata, se non andavano a recitar un'Ave Maria innanzi alla loro cara Madonna.

Ma le costruzioni del nuovo arsenale comprendendo nel largo cerchio delle loro mura eziandio la cappella, questa doveva cadere sotto il martello demolitore.

Tolta perciò dall' antica sua sede l' immagine miracolosa, fu collocata nella cappella detta di S. Maria nella chiesa parrocchiale. Il concorso dei fedeli si rivolse allora a questa chiesa abbaziale. Rincresceva però a molti il sito mutato, la situazione nel centro della città , e il vedere che all'antica augusta immagine si era ceduta, come per grazia e con istento, una cappella, dove era secondario il suo titolo ed il culto. Si sarebbe voluto vedere la Madonna della Neve in una casa propria, che portasse il suo titolo, e che questa casa sorridesse come prima tra il verde dei campi ed un largo orizzonte. Non si volea rinunziare alla passeggiata della sera coronata dall'Ave Maria.

Ed ecco la Provvidenza dispose che venissero qui i Salesiani a fondare il loro Oratorio in un estremo punto della città nuova dalla parte dell' arsenale , ed erigere una bella chiesa. La santa immagine non tardò ad essere quivi trasportata trionfalmente dalla popolazione esultante, e Maria SS. prese possesso della sua nuova chiesa col darle il proprio nome.

Quivi il suo culto prese nuovo lustro, la divozione nuovo slancio ; le grazie ottenute accesero più ardente fiducia e le turbe divote accorrenti fecero conoscere essere troppo ristretta la cappella dei Salesiani. Perciò in questo anno, per accondiscendere ai voti della cittadinanza, si deliberò di celebrare con speciale solennità la festa del cinque agosto. A questo fine si fece precedere alla festa una novena nella quale mattina e sera un sacerdote salesiano predicò, come in tempo di esercizi spirituali, per incitare i fedeli a vivere sempre nella grazia del Signore , fonte di ogni felicità temporale ed eterna. Opportunamente egli rifletteva che di ogni sventura così temporale come eterna è sempre causa il peccato : Miseros facit populos peccatum. Tolto da noi il peccato colla S. Confessione, Iddio sospenderà i suoi castighi, ovvero almeno ne preserverà gl' innocenti. E se è vero che il coraggio e la tranquillità sono il miglior rimedio contro il cholera che sembra minacciare l'Italia, di qual coraggio può armarsi, qual tranquillità può godere chi fosse in peccato mortale , mentre conosce che se la giustizia di Dio lo colpisce, il castigo durerà eternamente? Quindi la confessione ben fatta mentre dà essa sola il coraggio e la tranquillità, è anche buona difesa dai mali che che ci minacciano.

Ogni giorno della novena la chiesa riempivasi di fedeli che vi accorrevano al primo spuntar dell'alba per ascoltare la S. Messa, udire la parola, di Dio ed accostarsi ai Ss. Sacramenti. Le funzioni procedevano con ordine perfetto, quando l'autorità civile, preoccupata per l'igiene pubblica, credette cosa conveniente far sospendere la predicazione negli ultimi giorni , stimando con ciò di far diminuire la folla. Ma non fu così, perchè questa andò sempre più crescendo. Fu pure impedita l' illuminazione , tenendo per inopportuna quella manifestazione d'allegrezza, mentre gli animi erano preoccupati dalle notizie di probabile invasione di cholera. I Salesiani si astennero dal farla per non dar causa a malintesi, ma non si poté impedire che fossero illuminati palazzi intieri ed eziandio case di persone tutt'altro che clericali; alle quali però, è impossibile toglier dal cuore la divozione che sempre i Liguri dimostrarono alla loro cara Madre.

Spuntò l'alba della festa desiderata. I sacri bronzi dell' Oratorio e della parrocchia di Santa Maria fecero echeggiare del loro festivo suono i monti e le valli intorno. Alle ore quattro incominciò la celebrazione delle Messe e continuò fino a mezzodì. Numerosissime furono le comunioni. Il signor Isingardi , sacerdote della Missione , fece al mattino un discorso di occasione , perchè alla sera per il calore e per la strettezza della chiesa sarebbe stata imprudenza protrarre di troppo le funzioni. La Messa fu cantata solennemente dal Rev.mo Mons. Podestà. Il canto fu eseguito dai giovanetti del collegio. Si aspettava S. E. Revma il nostro amatissimo Vescovo ; ma non venne per tema che il troppo entusiasmo radunasse numero ancor maggiore di persone; cosa da evitarsi in tempo di minacciante epidemia.

I Vespri solenni accompagnati da canto con l'accompagnamento di strumenti musicali coronarono la bella funzione che finì colla benedizione del Santissimo Sacramento. Vi fu tanta calca, che il collegio e la chiesuola si trovava letteralmente assediato. Tutti erano pieni di gioia e di entusiasmo. Si può dire senza esagerazione che in questo bel giorno dal mattino alle nove di sera rinnovavasi almeno ad ogni ora tutta quanta la gente che in numero di mille e più riempiva la chiesuola e tutti gli anditi di essa. Quindi vi furono a visitare la miracolosa immagine non meno di diciassette mila divoti. E si osservi che, quantunque la festa cadesse questo anno in giorno di lavoro, pure la gente venne dalla distanza di più miglia portando le sue elemosine di migliaia di candele, di voti d'argento, di olio per le lampadi e di danaro per il maggior lustro del culto di Maria.

Non essendo tuttavia bastato un giorno solo di festa per soddisfare alla divozione di tutti e specialmente di chi non poté accostarsi ai SS. Sa cramenti, per mancanza di tempo o per la distanza dei luoghi, si rinnovò ancora il giorno dopo quasi la stessa funzione, in suffragio delle anime sante del purgatorio che in vita furono più divote della Madonna.

Di tutto ciò sia lodato Gesù benedetto e la sua Santa Madre sotto il titolo di Maria Vergine della Neve. Un evviva si mandi eziando alla nobile città della Spezia. Essa sospira il momento di poter cominciare la costruzione di una nuova chiesa, ove collocare con maggior onore la sua cara immagine della Madonna della Neve e nella quale possa essere contenuto tutto il popolo della Spezia, che va sempre crescendo ed ora già conta ventiquattro e più mila abitanti. Certo questi voti e questi desiderii diverranno realtà, poiché nulla è impossibile ad un popolo amante della religione dei suoi padri.

Spezia, 10 agosto 1884.

N. N.

UNA MORTE SPAVENTOSA.

Fonte d' immoralità ed irreligione pur troppo son addivenute oggigiorno le rappresentazioni teatrali. In esse il povero popolo vi si accalca come un giorno i cittadini romani gremivano i loro anfiteatri e ne escono invasati dalle stesse ree passioni. Gli stessi giornali, tutt'altro che teneri per le cose di religione, più di una volta levarono la voce contro certe infamie, perchè non tutti coloro che si appellano e formano il quarto potere dello Stato han fatto getto del buon senso e del pudore. E Dio stesso parve palesare il suo giudizio col punire quei luoghi di scostumatezza e d'irreligione, come punì Sodoma e Gomorra. Il fuoco ha distrutto in questi ultimi anni più di 60 teatri, in alcuni de' quali centinaia di persone perdettero spaventosamente la vita. Gli spiriti forti non vogliono vedervi la mano di Dio e dicono che sono casi ma noi preghiamo Iddio di non averci a trovare involti in casi di simil fatta e non esponiamoci al rischio di presentarci al giudizio di Dio nell'istante che assistiamo al trionfo del peccato.

Se Iddio è buono, è pur anche giusto; e a questi giorni nell' avvenimento luttuoso di Verona noi non possiamo non riconoscere una gravissima lezione data dalla Divina Giustizia agli impresari , alla compagnia Verardini , ed al pubblico veronese. Il 25 maggio di quest' anno , nelle ore pomeridiane, la compagnia Verardini recitava nel teatro diurno. Faceva le parti di brillante un certo Sabattini. Si rappresentava uno di quei drammi scellerati e sacrileghi che conculcano in faccia ad un popolo cristiano le maggiori dignità gerarchiche della Chiesa cattolica , e oltraggiano le istituzioni divine della Chiesa di Gesù Cristo.

L'autorità ecclesiastica avea fatto di tutto presso l'autorità civile affine di impedirlo. Le si rispose che non si poteva. Il dramma avea per titolo « L' Arcivescovo Fénelon e le vittime del chiostro. » Il nome era questo di un vescovo fra i più umili , più amorevoli , più amanti della Romana Sede. A parte lo scandalo e la sconvenienza di trarre sulla scena un prelato , un arcivescovo e profanare così il carattere, le vesti e le insegne sacre, (sconvenienze che non sarebbero permesse in ordine alla persona del Sovrano secolare, e nemmeno per le uniformi e le divise militari) quale era la parte che si facea compiere in quel dramma ad un arcivescovo ? Quella di sciogliere una monaca da giuramento irresolubile ; quello di sconsecrare una persona votata a Dio e di congiungerla in matrimonio. Abbominazione e delitti che rovesciano da capo a fondo tutte le credenze cattoliche, e si inventano precisamente per iscandalizzare i popoli ed ingerire nei loro cuori l' odio contro gli ordini claustrali , falsando di pianta il concetto d' un pastore della Chiesa , e tramutandolo in lupo.

Il brillante Sabbatini nel dramma faceva da suggeritore.

Al dramma succedeva la farsa. La farsa avea per titolo : « I misteri dell'inferno. » Essa pure un'empietà, dove si conculcavano i comandamenti della Chiesa; dove, fingendo un giorno di venerdì, si imbandiva la mensa con cibi vietati appunto perché vietati; dove si faceva un'infame parodia del dogma cristiano sull'esistenza dell'inferno.

L'una e l'altra rappresentazione era stata scelta in giorno festivo, per aver maggior concorso coll'allettamento del dileggio irreligioso , e col pascere quelle funeste inclinazioni, che pur troppo si fomentano anche in tante altre maniere nel basso popolo. Infatti, benché la farsa portasse un altro titolo, le venne cangiato in quello di « Misteri dell'inferno » appunto perché più attraente e più clamoroso.

Ora il Sabbatini facea nella farsa la parte di brillante. Il popolo rideva per i suoi lazzi. Quando all'improvviso un silenzio di terrore regna nell'arena e nei palchi. Il Sabbatini nell'atto che sollevando un pollo simulava deliziarsi nell'odore dell'arrosto , impallidisce , barcolla e stramazza come corpo morto. Corrono i compagni , cercano di farlo rinvenire. Ogni cura è inutile. La sua morte era stata d'apoplessia fulminante. Così restava interrotta l'empia rappresentazione. L'infelice madre di questo disgraziato era presente, facendo parte anch'essa della comica compagnia.

L'orrore fu grande in mezzo al popolo, non essendo possibile che da questo non si traessero le logiche conseguenze ; ma il giornalismo , altrettanto ignorante quanto perverso , trasse da ciò argomento per inviperire contro la Superiore Autorità Ecclesiastica, la quale aveva vietate le esequie religiose alla salma dell' infelice defunto. Questa non avea fatto che dare esecuzione alla legge canonica , la quale interdice l'ecclesiastica sepoltura a chi muore in pubblico e flagrante peccato mortale. Chi è cattolico non può dubitare che non incorrano in si fatta colpa i rappresentanti di produzioni teatrali che sono un tessuto d'oltraggi contro la religione , contro le dignità gerarchiche della Chiesa e contro i precetti di lei. E come dovea condursi l'Autorità ecclesiastica in presenza di tanti scandali così manifesti , in presenza di questa guerra diabolicamente organizzata contro la fede , contro Dio, contro l'onestà e le coscienze , e di cui le rappresentazioni teatrali non sono che un abbominevole episodio ? Essa doveva agire né più né meno che come agì , non tanto a punizione del disgraziato defunto, quanto a sgomento salutare degli impresari e degli attori, ed anche degli spettatori di così fatte malvagità.

Un vescovo è responsabile della salute eterna del suo gregge ; né in questa lugubre occasione poteva dissimulare senza tradire la sua coscienza e il suo Pastorale Ministero. E pure una stampa scellerata colse al volo questa occasione per lan ciare il suo sasso contro la Chiesa cattolica , per ribadire con nuovo accanimento un odio antico e inestinguibile, e per esautorare sempre più in faccia al popolo l'Episcopato ed il Clero.

Sciagurati! Mentre credono combattere la religione, essi stessi sono una prova della sua divinità, facendo che si avveri la gran profezia che Gesù Cristo fece agli Apostoli : Il mondo vi odierà : ha odiato me , odierà anche voi ; ma non temete, io ho vinto il mondo. Che cosa credono costoro di essere, mentre muovono guerra a Dio? Chi come Dio? Loro grideremo in faccia colle parole che l'Arcangelo fulminava contro Lucifero. Che cosa pretendono? dettare leggi alla Chiesa? Insensati!, Gesù Cristo ha pur detto agli Apostoli: « È data a me ogni potestà in cielo ed in terra: andate adunque, ammaestrate tutte le genti, insegnando loro ad osservare quanto io vi ho comandato. Ed ecco che io sono con voi tutti i giorni, fino alla consumazione del secolo. » Solo alla Chiesa spetta il dirci ciò che Iddio le ha comandato di far osservare dai popoli. In virtù della sua potestà il Salvatore conferì ai suoi ministri il diritto assoluto, incondizionato, indipendente da tutti i poteri della terra, di ammaestrare, battezzare , reggere, governare tutte le nazioni senza bisogno di avere il permesso di alcuno , fosse pure a dispetto di tutti i despoti ed anche giornalisti del mondo. Far guerra alle leggi della Chiesa è far guerra a Dio stesso. E credete sul serio d'esserne vincitori? Poveri vermiciattoli, abitatori di un piccolo globo chiamato Terra, che vagola come un granellino di sabbia in mezzo a sterminati spazi, siete voi capaci di uscir fuori dal confine della vostra atmosfera? Credete voi che sfuggirete a quella giustizia di potenza infinita che ha protestato di maledire chi maledirà la sua Chiesa ? Il fango delle passioni che ora vi involge, al giungere della morte diverrà polvere, nella quale sarete sepolti e per sempre, mentre la Chiesa procederà trionfante nel suo cammino. Sta scritto che le porte dell'inferno non prevarranno.

Dicano quindi quel che vogliono i giornalisti dell'empietà ; ma il fatto del Sabbatini serva di lezione alle compagnie comiche ed agli spettatori. Quelle dovrebbero imparare di non cercare i loro guadagni fomentando l'incredulità e il disprezzo della Chiesa con produzioni malvagie ; questi dovrebbero apprendere a non andare ai teatri, quando vi si calpesta ciò che vi ha di più sacro al mondo.

L'OSPIZIO DEL GRAN S. BERNARDO.

Carissimo e Molto Reverendo Signor D. Bonetti,

Nella lusinga di farle cosa gradita , penso di scriverle da questa solitaria montagna del Gran S. Bernardo, dove sono giunto ieri verso sera molto stanco per la faticosa salita.

Le scrivo per darle nuove di me e del mio stato di salute e per alleggerirle alquanto, se potessi , con questa mia narrazione , la noia che , penso, le tocca soffrire nella sua lunga convalescenza.

Non si meravigli se vede impresso in questo foglio lo stemma dell' Ospizio del Gran S. Bernardo. Mi sono prefisso per meta della brevissima gita autunnale questi alpestri luoghi e ciò anche per seguire il consiglio del medico , che mi suggeriva di portarmi a respirare l'aria della montagna e coll'intento insieme di spacciare biglietti della lotteria di Roma.

Visitai, com'ella saprà, il celeberrimo Santuario di Nostra Signora d'Oropa, fabbricato in amenissima altura, a cui si arriva da Biella in men di tre ore o a piedi o in vettura. Restai sorpreso nel trovarvi tanta gente che là accorre o per espandere il proprio cuore a Maria, o per godere in quella saluberrima aria di un po' di riposo e di sollievo. Un amplissimo fabbricato di tre piani in forma di quadrato contenente oltre un migliaio di camere ammobiliate , dà alloggio gratuito per tre giorni ad ogni persona. Era imponente lo spettacolo che potei domenica contemplare, osservando cinque processioni di persone d' ogni ceto e condizione, che venivano in devoto contegno da più o men lontani paesì, accompagnate da' loro parrochi, cantando inni e lodi a Maria. E questi commoventi pellegrinaggi si vanno rinnovando in ogni festa per qualche mese dell'anno.

Ritornato a Biella, mi feci un dovere di ossequiare, accompagnato dall'ottimo sacerdote Don Bocca, Sua Eccellenza Reverendissima M.gr Vescovo Leto, il quale mi esternava il suo vivissimo desiderio di fondare e stabilire un Oratorio festivo pei giovanetti della città ; disposto a qualunque spesa e sacrifizio , persino di ceder parte del suo episcopio, pur di ottenerne l'intento. Voglia il Signore assecondare in breve tempo le sue piissime intenzioni , ché a Biella si avrebbe un campo molto vasto da coltivare.

Preso commiato , per Occhieppo e Mongrande mi diressi ad Ivrea. Fatta una gita fino a Settimo Vittone, attesi la diligenza , che , tirata da quattro cavalli, si dirigeva ad Aosta. Per circa sette ore continue costeggiai la Dora Baltea sopra una vallata fertilissima che qua e là si restringe alquanto, ma che del resto è molto aperta e ben coltivata, fiancheggiata da lunghe catene di monti che vanno a congiungersi colle Alpi.

A Bard ammirai quella formidabile fortezza costrutta con fortissimi muraglioni sopra uno scoglio , e tutto all' intorno torrazzi e spaldi sormontati da batterie di cannoni, che difendono minacciosì la sola via a cui tutti fan capo gli sbocchi delle Alpi Graie e Pennine. Attraversai St.-Vincent, luogo di cura per le sue acque minerali, Chatillion e gli altri paesi, e giunsi dopo otto ore e mezzo da Ivrea in Aosta. Ma non passeranno due anni che questo tratto di strada si potrà percorrere in poco più di due ore, poiché i lavori della nuova ferrovia sono molto avanzati. Le numerose gallerie, i diversi ponti sulla Dora, e molti tratti di via sono in gran parte ultimati, e da tutti si aspetta cori impazienza quel giorno, in cui questa importantissima valle del Piemonte sarà unita ad Ivrea coll'apertura del nuovo tronco ferroviario valdostano.

Aosta, com'ella benissimo si ricorderà, siede ai piedi dell'Alpi Pennine e Graie fra il Balteo e la Dora, antica sede dei Salassi, e forse fra tutte le città la più fortunata conservatrice dei monumenti di Augusto. Io non mi trattengo a descriverle nè il famoso Arco trionfale di Valerio Messala e di Terenzio Varrone , nè le due porte Pretoriane , nè le mura di Augusto che ancora la cingono, nè le antichissime basiliche di S. Orso e della Cattedrale, né la bellissima piazza maggiore, perché tutto ella avrà veduto e minutamente osservato tre anni or sono, quando venne a tenere le sue religiose conferenze nella Cattedrale a vantaggio degli operai piemontesi.

Recatomi ad ossequiare Mons. Vescovo, egli mi accolse assai umanamente, trattenendosi meco in famigliare colloquio con molta bontà. Mi chiese notizie di D. Bosco , delle Missioni , delle opere salesiane e anche di lei, che la ricordava con molto piacere e deferenza pel bene che avea a pro di tante anime operato.

Prese le dovute informazioni , fissai di partire al mattino per tempo verso l'Ospizio del Gran S. Bernardo. La stanchezza e il bisogno di riposo mi fecero svegliare alle sei, e poco dopo, col cavallo di S. Francesco, m'avviai per la strada di S. Remis, villaggio che si incontra prima di salire la montagna. Il cielo era sereno ; non una nuvoletta velava l'azzurra e tranquilla volta del cielo; le montagne, che tutto all'intorno circondano la pianura di Aosta, veniano indorate dai primi raggi del sole nascente, e le altissime cime del monte Bianco ricoperte di candide nevi perpetue, cogli immensi ghiacciai che d'ogni parte riflettevano la luce del sole, mi riempivano l' anima di maraviglia.

Una buona ventura mi fece incontrare per compagno di viaggio un geometra di Aosta , che si recava a S. Remis, nel quale ritrovai un'ottima guida e un'intelligente e compitissima persona. Insieme con lui per due ore e mezzo andai sempre salendo la ripida strada carrozzabile di San Remis, confabulando seco lui di quella gente montanara , della fertilità di quelle vallate pittoresche , delle montagne , degli armenti , dei prodotti agrari e di mille altre cose , sicchè breve mi parve la via fino ad Etroubles. Quivi presi dal mio gentil compagno commiato per offrire a Dio il divin Sacrificio nella divota e solitaria chiesa parrocchiale, quindi, accompagnato dal buon cappellano, mi recai alla Ferme, o cascina appartenente all'Ospizio , condotta con molta intelligenza da uno di quei religiosi. Con quanto piacere mi vedesse quel buon Padre, che è Cooperatore Salesiano, non le posso esprimere a parole : egli mi volle ristorare e poi accompagnarmi per un tratto di via a fare una visita ad una delle primarie famiglie di SaintOyen. Una semplice vecchierella sui 75 anni, essa pure piissima Cooperatrice salesiana, mi diede il benvenuto in francese , e , saputomi sacerdote di D. Bosco, si mise a versar lagrime di commozione. Dicevasi felice per vedere in casa sua uno dei figli di D. Bosco. Quella santa vecchietta mi dava l'idea delle donne semplici e tutte piene di Dio dell'antico Testamento.

In breve oltrepasso quel paese; il giorno si conservava limpidissimo ; spirava un'aura fresca e leggera , soprastavano da per tutto immense boscaglie di larici e di pini, fra cui muggiano tempestosi i venti dei ghiacciai sempiterni. Giunsi finalmente a S. Remis, piccolo paesello di circa 200 persone , dove presi un po' di riposo.

Dopo un' ora di fermata , franco e risoluto mi accinsi a salire l'erto sentiero del monte S. Bernardo. L'aria era freschissima, un sole mite dardeggiava i suoi raggi, e mano mano che ascendeva sempre più stupendo e sorprendente mi si offriva alla vista il panorama delle circostanti montagne. Un ridicolo avvenimento mi richiamò dall' estasi delle mie contemplazioni. Scorreva serpeggiando nella valle un rivo di acqua, che già scendeva dai ghiacciai delle più alte vette, quando un soffio di vento impetuoso, che s'era allora allora scatenato dalle gole vicine, si portò via il mio povero cappello. Corro, per afferrarlo, ma il cappello a salti, a sbalzi e a tomboli volle a tutti i costi fare un bagno nell'acqua. Buon per me che un lesto montanaro gli si precipitò dietro, e tutto contento me lo portò molle di acqua. Ringraziatolo, continuai la mia marcia su per l'erta china ma dopo un'ora e mezzo cominciai a reggermi male in piedi. Arrivo finalmente alla cantina , piccolo fabbricato dove si prende un po' di riposo e di ristoro. Mi do in nota ai soldati italiani per non subire nel ritorno la quarantena; quindi ripiglio la salita, che ormai mi riusciva insopportabile. Finalmente veggo la croce, che maestosa giganteggia in quel punto dove mille anni or sono stava costrutto un tempio dedicato a Giove Pennino. In pochi minuti mi ritrovo sopra uno spianato , ove stendevasi un laghetto di acqua limpidissima, della lunghezza di 180 metri per 90 di larghezza, nel quale si vede~ van guizzare dei piccoli pesci. Giunsi all' Ospizio , fabbricato robusto che sembra una piccola fortezza dalle anguste finestre. E di antichissima costruzione, poichè ascende al 900 circa, fondato da S. Bernardo di Menton; ed è la più alta dimora del mondo che sia continuamente abitata. La sola carità cristiana , che attinge la sua forza dall' amore di Dio e dal desiderio di soccorrere i proprii simili , potè spingere giovani delicati e uomini dotti e gentili a sacrificare se stessi per salvare tanti fratelli. La Provvidenza venne in soccorso di questi generosi coi famosi cani, che si chiamano del Gran S. Bernardo. Ne vidi alcuni che , quali padroni di casa , stavano alla porta dell' Ospizio. Il loro colore è biondo , la loro grandezza è come di un bel vitelluccio, ed hanno testa leonina ed occhio intelligente; il muso è improntato di tanta umanità e bontà, che t'invitano a far loro una carezza. Entro nell'Ospizio, e suonata la campanella, mi si presenta un religioso Agostiniano che qui si chiama il padre clavandier, Saputomi di Don Bosco, mi accoglie con isquisita cortesia, mi assegna la stessa camera del Padre Generale assente e mi reca tosto da rifocillarmi lo stomaco. Dopo un breve riposo, mi reco a visitare l' istituto coll' attiguo fabbricato , capace di alloggiare oltre cinquecento persone. Per tre giorni e anche più , se il tempo è cattivo , ogni forestiere riceve vitto ed alloggio gratuito , e ciascuno , secondo la sua condizione , viene trattato in tre refettori separati. Dodici cavalli nel tempo d'estate ogni mattina ritornano al convento carichi d'ogni sorta di provvigioni per la stagione invernale, che comincia a settembre e finisce ai primi di giugno. Tale è la quantità di neve che vi cade, che si giunse in qualche anno a misurarne in tutte le cadute ben diciassette metri di altezza. Il freddo d'inverno vi è rigidissimo e arriva qualche volta perfino ai 29 gradi sotto lo zero.

Alla sera sono chiamato a cena colla comunità formata di giovani preti, di chierici e di novizi , forse quindici persone in tutto , ma così uniti fra loro in carità fraterna da formare un cuor solo e un'anima sola. Il Padre Carossi , priore dell'Ospizio, degnissimo sacerdote sui trentacinque anni, una delle più compite persone che io mi abbia conosciuto, mi tenne gratissima compagnia. Egli dimora nell'Ospizio da oltre 15 anni e gode di una salute veramente florida. Eziandio gli altri religiosi sono tutti sani e ben aitanti nella persona. Per ordinario rimangono in questa casa per dieci o dodici anni, dopo dei quali vengono mandati o come curati o cappellani in una delle otto parrocchie della Svizzera che sono sotto la loro giurisdizione. Il numero medio dei forestieri che tutti gli anni vengono alloggiati e mantenuti nell'Ospizio ascende ad oltre 20 mila.

Tutti i governi che hanno le loro provincie attigue a questo passaggio dovrebbero generosamente incoraggire con larghi sussidi un' opera così eminentemente filantropica. Eppure il solo governo francese dona ogni anno la tenue somma di L. 2000. L' Ospizio si mantiene colle proprie rendite e con le elemosine avventizie, provvedendo tante persone di vitto ed alloggio in un modo non so dire se più generoso o più squisito. Lascio poi di parlare come ogni anno si salvino molti infelici, che varcando quella sommità, o restano durante il viaggio per inedia e per freddo assiderati , ovvero sono coperti dalle inesorabili ed enormi valanghe di neve che giù, come folgore, precipitano dai fianchi delle soprastanti montagne. In tutti i giorni verso il mattino escono due monaci accompagnati ciascuno da un cane e da uno o più montanari chiamati maroniers, e discendono per un'ora nei due versanti svizzero e italiano. I cani sono dotati di un istinto particolare e di finissimo olfato. Essi dirigendosi lungo la linea dei pali d'abete, piantati per indicare la via da percorrere , si accorgono tosto se qualche sventurato fosse dalla neve sepolto ; corrono precipitosi a quella parte, e mugolando e guaendo si dànno a scavare colle zampe verso la testa del disgraziato viaggiatore. Accorre il religioso coi maroniers e toltolo d'impaccio, se è ancor vivo, gli ritorna gli spiriti con vino robusto e con fregaggioni di neve , e portatolo a braccia all'Ospizio, gli prodiga le cure più amorose e caritatevoli per rimetterlo in forze. Se moribondo e cattolico, lo si prepara al passaggio per l'eternità coi conforti della religione. Se già è spirato, lo si porta nella necropoli dell'Ospizio. È questa una celletta prossima al fabbricato, in cui si pongono ritti in piedi tutti coloro che si trevano estinti.

Potei vederne una dozzina , di cui alcuni ancora conservavano qualche parte del vestito e della pelle essendo le carni quasi tutte consumate dal freddo.

Mentre continuava la mia conversazione con quei buoni religiosi la sera si fece buia e caliginosa e apertasi l'invetriata , sì fitta si vedea la nebbia , e sì frizzante sentivasi il freddo, che mi sembrava di ritrovarmi a Torino in una delle rigide notti d'inverno. Ritiratomi per riposare, mi svegliai al mattino al suono della campana e mi raccolsi nella cappella domestica. I religiosi cantavano già il mattutino e la Messa, ed io pure ho celebrato il divin Sacrificio. Le confesso però che , sebbene si fosse al 1° di agosto, sentiva sì acuto il freddo nelle mani, che a stento potea reggere il calice.

Dopo la colazione ho voluto passeggiare alquanto su pei dorsi dei monti e visitare qualche piccolo ghiacciaio poco discosto dall'Ospizio. I fiorellini graziosi, le violette mammole, le margheritine gentili spuntano lungo i rigagnoli che vanno formandosi dalle scioglimento della neve agghiacciata, e la vista e l'animo restano sollevati dalla malinconica tristezza che viene prodotta da quella solitudine imponente, che al cuore ti parla della onnipotenza di Dio e t'infonde nella mente religiosi e celesti pensieri. Poco dopo il Padre Priore m'invitò pel dopo pranzo a una gita di piacere fino alla cascina del convento, che di cammino distava un'ora nel versante svizzero. Sebbene pensassi di partire, non ho osato rifiutare un atto di tanta cortesia, e dopo aver pranzato coll' amabile Superiore, col Padre clavandier e con due miei compatrioti, pur essi venuti a visitare l' Ospizio , tutti insieme discendemmo l'altura.

Giunti alla cascina e gustato fior di latte e burro finissimo, rimontammo l'erta salita mentre il Padre ci andava narrando alcuni pietosissimi casi a lui accaduti in quel versante , e ci additava le croci che segnavano i luoghi ove erano stati schiacciati delle valanghe alcuni religiosi mentre andavano in traccia di viaggiatori smarriti.

Fatto ritorno nella mia cameretta, le finisco questa narrazione.

Domani ritornerò a piedi ad Aosta e quindi ripartirò per Torino , assicurandole che la gita al Gran S. Bernardo resterà scolpita profondamente nel mio spirito, specialmente per quanto vidi operarsi da quei santi monaci Agostiniani che a buon diritto si possono chiamare veri benefattori dell'umanità.

Spero di rivederla al mio ritorno rimessa in forze, trovandomi io pure di molto ristabilito in salute e pregandola di ricordarmi a tutti i Superiori, con particolarissimo affetto e stima sincera me le professo

Dall'Ospizio del Gran S. Bernardo il 1° agosto 1884.

Devotissimo servitore e confratello

SaC. PIETRO POZZAN.

RELAZIONE DI COLLAUDO D'ORGANO.

Per accondiscendere alle preghiere di molti nostri amici accogliamo nelle colonne del nostro periodico

la relazione sul collaudo del nuovo Organo testé costrutto nella Chiesa Parrocchiale di Volpiano. E cosa consolante il vedere come in questo secolo che dicesi così indifferente per la Religione, pure vada crescendo ogni giorno nel cuore dei fedeli lo zelo della casa di Dio sicché si possa dire che da tutte parti ogni Chiesa si vada rivestendo a nuovo e si veda paratam sicut sponsam ornatam viro suo. Ma una Chiesa per quanto sia bella e ricca, senza musica, pare che non raggiunga pienamente il suo ideale, stantechè il servizio di Dio vuol dire corrispondenza di cuore e di volontà col Creatore e Redentore, vuol dire felicità, riconoscenza, preghiera, confidenza, allegrezza, espansione, amore, tripudio ; sentimenti che naturalmente portano al canto ed al suono, canto e suono che per contraccambio rendono più vivi e sentiti gli affetti dell'animo. Il Profeta stesso mosso dallo Spirito Santo cantava : Laudate Eum in sono tubae; laudate Eúm in psalterio et cithara. Laudate Eum in tympano et choro : laudate Eum in chordis et organo. Mentre dunque facciamo plauso al Rev. Vicario ed alla popolazione di Volpiano esponiamo la seguente relazione.

« Nella Chiesa Parrocchiale di Volpiano (Torino), il Sig. Cav. Giuseppe Bernasconi fabbricante d'organi a Varese costrusse testé un nuovo grandioso organo con eco di N° 72 registri, N° 24 pedali reali, N° 16 pedalini , il tutto conforme al progetto approvato da competente Commissione.

I sottoscritti per gentile incarico avuto dall'Il.ma Amministrazione Parrochiale degnamente presieduta dal M. R. Sig. Vicario Prevosto, il più caldo promotore di tal bellissima opera, ivi si trasferivano nel giorno 21 corrente per esaminare, peritare e collaudare il detto organo e farne la solenne inaugurazione; e dopo pubblici esperimenti ed in seguito ad accurato e conscienzioso esame dichiarano che l'organo del Cav. Bernasconi è opera che grandemente onora l'egregio artefice.

La somma sua abilità già riconosciuta dall'Esposizione Internazionale Musicale di Milano, che lo premiò con diploma d' onore , e l' alto suo grado di rinomanza per le molte e pregiate opere costrutte , fra le quali il grandioso organo nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista di Torino, aveva suscitata assai viva l' aspettazione degli abitanti di Volpiano e d' intorni. Essi attendevano impazienti il giorno della prova per compiacersi del possesso di un istrumento, il cui valore li persuadesse di non aver inutilmente fidato nella perizia e nell'onestà del Sig. fabbricante; e l'aspettazione non fu delusa. - L' Istrumento suddetto maneggiato da un esperto suonatore, ora dolce e gentile nelle parti, ora vibrato ed energico nell'insieme, ora organo, ora banda, ora orchestra, produsse l'effetto che se ne attendeva, ed è davvero quale ognuno lo desiderava secondo le singole disposizioni acustiche , il diverso sentire , e i vari gusti. - L'insieme dei suoni mirabilmente equilibrati e fusi, la varietà ed imitativa verità dei singoli registri cogli istrumenti di cui portano il nome (fra cui sono degni di special menzione il Clarinetto disteso, Corno Inglese, Violoncello, Violini, Contrafagotto) la deliziosa soavità e maestà del ripieno , che sostenuti da sonori contrabassi in pedai piedi reali, lungi dal dare un suono stridulo, presenta un suono grave e moderato; la perfetta accordatura ed accurata intonazione delle canne , il meccanismo pronto, agevole, solidissimo e preciso ; l'eccellenza di tutti i materiali , la solidità della costruzione in ogni singola parte , concorrono a formare un istrumento mirabile per ricchezza di combinazioni e per prestigio di effetto ; per cui dobbiamo con-_ statare che il Cav. Bernasconi ha soddisfatto scrupolosamente alle sue obbligazioni , costruendo un organo perfetto in ogni singola parte, in cui non tanto facilmente succederanno sconcerti nei movimenti complicati, perché solidissimi e ben collocati. - Quest'opera del Bernasconi aggiunge certamente un bel fiore alla corona di meritato plauso, che, pur conservando sempre nella fabbricazione de' suoi istrumenti la vera impronta dell'Organo Italiano, ha saputo ottenere in Congressi Musicali e da molti insigni Maestri. Essa forma il vanto e la compiacenza degli abitanti di Volpiano , che con private e spontanee obbligazioni concorsero generosamente in gran parte alla costruzione dell'Organo in discorso, che costituisce uno dei più bei ornamenti della bellissima loro Chiesa Parrochiale.

In fede Volpiano 21 Luglio 1884

CAPITANI Cav. GIUSEPPE fu Antonio già maestro di cappella ed org. alla Cattedrale di Biella, ora onorario residente a Torino.

PIETRO ANTONIO BERSaNO Maestro Organista della Metropolit di Torino.

G. M. PELAZZA

Maestro Organista di S. Agostino a Torino.

Istituto Salesiano dell'Immacolata IN FIRENZE,

Col vivo desiderio di venire in aiuto alla pericolante gioventù mediante una cristiana educazione, il Sacerdote D. Giovanni Bosco ha aperto un Istituto in Firenze fuori Porta la Croce, via Fra Giovanni Angelico, in una delle più salubri e magnifiche posizioni.

In esso avvi l'Oratorio e scuole festive pei giovani esterni del vicinato ed un ospizio pei giovanetti orfani ed abbandonati che vengono avviati ed istruiti nelle arti e mestieri , con cui campare onoratamente la vita.

Sonvi pure per gl'interni le quattro classi elementari in cui l'insegnamento viene impartito da maestri approvati, per quei giovanetti che desidorano percorrere la carriera degli studi. I fanciulli che hanno compiuta l'età di otto anni vi possono essere ammessi mediante corrisponsione di una retta limitatissima.

Chi desiderasse schiarimenti in proposito si rivolga alla Direzione dell'Istituto.

Condizioni per l'accettazione nell'Oratorio Salesiano dell'Immacolata in Firenze. Via Fra. Gio. Angelico n. 8.

ARTIGIANI

Affinchè un giovane sia accettato nella Casa detta Oratorio Salesiano dell'Immacolata in Firenze, come artigiano, sono necessarie le seguenti condizioni ricavate dal piano di Regolamento della Casa medesima

1° Che il giovane abbia dodici anni compiuti, e che non oltrepassi i quindici.

2° Che sia orfano di padre e di madre , nè abbia fratelli o sorelle, od altri parenti che possano averne cura.

3° Totalmente povero ed abbandonato. Qualora avverandosi le altre condizioni , il giovane possedesse qualche cosa, egli dovrà portarla seco alla Casa, e sarà impiegata a suo favore, perchè non è giusto che goda la carità altrui chi può vivere del suo.

4° Che sia sano e robusto, e ben disposto nella persona.

5° Presenti certificati comprovanti le condizioni suddette unitamente ai certificati di nascita, battesimo , vaccinazione o sofferto vaiuolo , e di buona condotta dal Parroco.

STUDENTI.

Affinchè un giovanetto possa essere accettato in qualità di studente è necessario

1° Abbia compiuto gli anni otto di età.

2° Sia in modo speciale commendevole per la sua morale condotta.

3° Si presentino documenti comprovanti le due antecedenti condizioni, unitamente ai certificati di battesimo, vaccinazione o sofferto vaiuolo, e di sana costituzione fisica.

4° Riguardo alle condizioni di interesse si tratterà appositamente secondo i casi.

NB. Chi raccomanda un giovane all'Oratorio nel consegnarlo deve lasciar dichiarazione di ritirarlo qualora per qualsiasi causa non potesse continuare a rimanervi.

COLLEGIO CONVITTO VALSALICE PRESSO TORINO

PROGRAMMA

CORSO ELEMENTARE, GINNASIALE E LICEALE.

Il Collegio Convitto Valsalice, situato sopra un'amena collina a poca distanza dalla città di Torino, presenta ai giovanetti di nobile e civile condizione ogni opportunità per una compiuta educazione religiosa, intellettuale e civile. L'aria pura che si respira nell'ampio ed elevato edifizio appositamente costrutto, reso più ameno dai numerosi e lunghi portici, dai vasti cortili e giardini contorniati da viali ombrosi, la ricca palestra di ginnastica e le ampie vasche natatorie per la stagione estiva formano un luogo incantevole ed igienico, e favoriscono sensibilmente lo sviluppo fisico degli alunni, mentre la quiete, che vi regna, concilia non poca lo studio. La vicinanza poi d'una grande città qual è Torino offre non pochi vantaggi , tra cui quello notabilissimo di avere all'uopo ottimi e zelanti Professori , i quali piglino a petto la coltura intellettuale e morale dei giovani alunni.

Numerosi Tramway dal centro della città e dagli scali ferroviarii conducono in pochi minuti presso il ponte in ferro sul Po ai piedi della dolce salita che mena al Collegio.

Istruzione.

L'insegnamento ha per base fondamentale la educazione religiosa e civile degli allievi. Abbraccia il corso Elementare, Ginnasiale e Liceale, che viene impartito a norma dei Programmi Governativi de professori approvati. Oltre le materie richieste dai programmi havvi un corso di lingua Francese in tutte lo classi, la scuola di declamazione e di buona creanza. Il Collegio possiede un ricco gabinetto di Fisica, ed un copiosissimo museo di Storia Naturale e di Chimica per l'insegnamento pratico di queste scienze nel Liceo.

Condizioni di Ammissione.

L'età richiesta è dai sei ai dodici anni e non si ammettono giovanetti espulsi da altro Collegio.

DOCUMENTI RICHIESTI. Ogni allievo nella sua entrata deve esser munito

1° Della fede di Battesimo ;

2° . » di vaccinazione o sofferto vaiuolo;, 3° Di un attestato della classe percorsa e di

un certificato di buona condotta per chi uscisse da altro Collegio.

Le domande di ammissione si fanno al Sac. Dottore Gio. BATT. FRANCESIA, Direttore e Preside del Collegio, oppure al Rev. Sac. GIOVANNI Bosco.

Pensione.

La retta mensile è di Lire 50 pel corso elementare

»   »   »   60   »   ginnasiale

»   »   »   80   »   liceale.

Ogni convittore deve inoltre pagare per diritto d'entrata L. 80 (senza rimborso).

Per due fratelli si fa una riduzione di L. 200 annue e di L. 300 se saranno tre.

La pensione comincia dal giorno fissato per l'entrata e si paga a trimestri anticipati.

Se prima del termine dell'anno scolastico i Signori Genitori vorranno ritirare i figliuoli dal Convitto, non avranno diritto al rimborso del trimestre anticipato, e dovranno darne avviso al Direttore almeno un mese prima.

VITTO - Gli allievi hanno quattro refezioni al giorno.

A COLAZIONE : caffè e latte o frutta.

A PRANZO : minestra, due pietanze, vino, frutta o cacio.

A MERENDA : pane.

A CENA : minestra, pietanza, vino, frutta o cacio.

Mediante la retta suindicata , il Collegio somministra ancora letto elastico, materasso e guanciale, copertina bianca, e gli altri oggetti di camera, e s'incarica delle piccole rimendature della biancheria, non che delle spese del parrucchiere.

Sono pure comprese le spese del culto, la musica vocale e la ginnastica.

Gli oggetti somministrati dal Collegio dovranno restituirsi tornando l'allievo in famiglia.

Sono a carico de' Genitori le rimendature dei panni, i libri di testo gli oggetti di cancelleria ed i corsi liberi.

1° Di disegno a L. 5 mensili.

2° Di musica istrumentale a L. 12 mensili , col nolo del Piano altre L. 6 mensili.

3° La scherma e la equitazione a prezzo da concertarsi secondo il numero delle dimande.

4° Le rotture, i guasti volontarii, le spese pel dentista, i consulti medici e le cure straordinarie in caso di gravi malattie.

5° Le spese di bucato e stiratura a L. 5 mensili.

Corredo.

Ogni allievo deve recare con sè il seguente corredo contrassegnato col numero che verrà dato in Collegio.

1° Posata e bicchiere di argento, o di Cristophle.

2° Lenzuola paia . . . . N. 3 3° Coltre di lana (Catalogna) . . . » 1 4° Coltrone (Trapunta)    » 1

Camicie    » 12

6°   «   da notte    » 3

7° Stivaletti paia   » 9

8° Asciugatoi    » 6

9° Tovaglioli   » 6

10° Tovaglia lunga metri 2,50, larga 1,50

che resta al Collegio    » 1

11° Fazzoletti    » 12

12° Calze paia    » 12

13° Mutande    » 6

14° Corpetti di lana per l'inverno   » 3

15' Flanelle o Camicie di lana » 4 16° Guanti paia 2 di pelle e 2 di lana » 4 17° Cravatte, di cui una di seta nera . » 6 18° Mute di abiti per casa   . » 3

49° Uniforme che può variare dalle 60 alle

80 Lire.

20° Mantello d'uniforme.

21° Gli oggetti di toeletta cioè spazzole, pettine, pettinetta, saponette.

L'uniforme deve essere fatto secondo il modello, ed il corredo in ottimo stato.

Dichiarazioni.

1° I convittori sono tenuti in Collegio tutto l'anno. A richiesta de' parenti possono tuttavia passare in famiglia tutto od in parte il mese delle vacanze autunnali.

2° Gli allievi segnalati in condotta potranno avere l'uscita coi parenti ogni due mesi nel giorno nell'ora stabilita dal Direttore.

3° Fuori di questo tempo non si permette l'uscita dal Collegio, tranne che per motivi di salute.

4° I Signori Genitori posseno visitare i loro figliuoli due volte la settimana, cioè il Giovedì e e la Domenica nelle ore fissate. In caso di malattia qualunque ora del giorno.

5° Non si concede ad alcuno di visitare gli allievi senza uno speciale permesso de' Genitori.

6° Le lettere saranno viste dal Direttore.

7° Non è permesso agli allievi il tener denaro orologi, coltelli od oggetti di valore. Per le piccole occorenze o per minuti piaceri si potrà far deposito di qualche somma presso il Prefetto.

8° Al termine d' ogni mese i Genitori saranno ragguagliati dello stato sanitario, della condotta, del profitto scolastico de' loro figliuoli in ogni ramo d'insegnamento.

9° Pei Genitori che desiderassero un prezzo complessivo si è stabilito

Annue 1400 L. pel corso Liceale.

» 1000 » pel corso Ginnasiale.

»   900 » pel corso Elementare.

Questo prezzo comprende le provviste, mantenimento e rinnovamento di abiti tanto per uso di casa quanto per l'uscita, la prima copia dei libri di testo, carta, penne, bucato e stiratura ed ogni altra cosa compresa nella pensione mensile, tranne la calzatura, i corsi liberi e dizionari.

Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respons. Tip. San Vincenzo de' Paola, Sampierdarena 1884.

LA LOTTA DI GIACOBBE

Ossia la più grande impresa proposta alle anime buone a favore dei peccatori. degli eretici ed infedeli di tutto il mondo del Teol. Bongiovanni Dom. Oblato di M. V. Opuscolo di 64 pagine in-32 grande con 2 incisioni in zincotipia.

IDEA DI QUEST'OPUSCOLO

Gli statistici ci dicono che ogni giorno muoiono circa centomila uomini. Tra queste migliaia quanti saranno in istato di perdizione ! E avremo noi da lasciar perire eternamente tante anime? Giammai! Eccovi un nuovo Opuscolo del T. Bongiovanni (autore di quel gioiello già conosciutissimo: Il più bello di tutti i Libri ossia il Crocifisso, di cui usci testè la 4° ediz. aumentata di 16 pagine e con nuove e fine incisioni), che nella sua piccola mole è a quest' uopo d'importanza immensa. Estremamente afflitto e desolato al vedere lo stato presente del mondo e la moltitudine immensa di uomini che corrono all'eterna perdizione, ha deciso appigliarsi ad un mezzo energico e sicuro che impedisca la dannazione di molte anime. Dchiara pertato in questo suo libretto, quale sia questo mezzo , e fa con esso un appello alle anime buone . che per poco hanno meditato quanto sia terribile l'inferno, a voleri iella loro carità adoperare costantemente, a ciò animandosi col leggere questa sua operetta , ove si spiega la prodidigiosa sua efficacia.

Prezzo d'ogni copia: Cent. 15.