ANNO VIII. N. 8. Esce una volta al mese. AGOSTO 1884
Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
SOMMARIO - Due care feste: S. Gioachino e S. Gaetano. - Preservativo contro il cholera. - Le opere salesiane. - Festa di famiglia. - Pellegrinaggio spirituale a Lourdes nel settembre 1884. - Bibliografia: Marietta, ossia le vere sorgenti della vita al secolo XIX. - L' igiene dell' anima. - D. Bosco e la pia Società Salesiana.
Si legge nel libro dei Numeri: Chi ti benedirà, sarà egli pure benedetto ; e chi ti maledirà sarà tenuto per maledetto. E nel Genesi sta pure scritto: Benedirò quelli che ti benedicono, e maledirò quelli che ti maledicono, e in te saranno benedette tutte le nazioni della terra. Queste solenni parole che lo Spirito Santo indirizzava al popolo Ebreo ed al Patriarca Abramo, si riferivano specialmente alla Chiesa Cattolica ed al suo Capo il Papa. Infatti l'incarnata Sapienza, quasi a commento di queste, prometteva solennemente che le porte dell'inferno non avrebbero prevalso contro la sua Chiesa, ed assicurava gli Apostoli: Ecco che io sono con voi fino alla consumazione dei secoli. Benedirò quelli che ti benedicono.
Queste parole si presentavano alla nostra memoria , e accendevano il nostro cuore nell'avvicinarsi del mese di Agosto. In questo mese ricorrono due carissirne feste : l'onomastico del Santo Padre Leone XIII e quello del veneratissimo ed amatissimo Arcivescovo Cardinale Alimonda, San Gioachino e San Gaetano. Il primo interessa tutta quanta la Chiesa Cattolica e il mondo intero, poichè di lui disse Gesù Cristo : Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Il secondo, mentre desta pure un palpito nel cuore di tutti i fedeli , trattandosi del nome di un principe della Chiesa, di un membro del Sacro Collegio , deve specialmente essere ricordato e celebrato nella Archidiocesi di Torino. Lo Spirito Santo lo ha costituito Vescovo per pascere la Chiesa di Dio acquistata da lui col proprio sangue (Act. XX). Se il Sommo Pontefice è il supremo pastore delle nostre anime, l'Arcivescovo Gaetano Alimonda coll' affetto di tenerissima madre ci rigenera in Gesù Cristo:
Pasce OVES meas.
Perciò diciamo a voi, Cooperatori e Cooperatrici : la festa di S. Gioachino sia per voi feconda di benedizioni, col procurar voi di consolare in qualche modo speciale il cuore di Chi rappresenta Gesù Cristo sovra la terra, di Colui che ha nelle mani le chiavi del regno dei cieli-Benedirò quelli che ti benedicono.- Oltre l'obbligo, comune a tutti i fedeli, che abbiamo di amarlo, il sapientissimo Pontefice ha diritto ad una più viva riconoscenza da parte nostra per l'interesse che prende alle nostre opere. Degnassi chiamar se stesso non solo cooperatore ma primo operator Salesiano e, non ostante le sue attuali strettezze, ha voluto prendere sopra di sè la costruzione della facciata della Chiesa del Sacro Cuore in Roma. Sarà dunque cosa ben giusta e ben ragionevole che, oltre la protesta della vostra inalterabile fede ed obbedienza, oltre la Santa Comunione e le fervorose preghiere , tutti i Cooperatori e le Cooperatrici cerchino di emulare in quella fausta giornata la carità del Santo Padre e prendano parte generosa al denaro di San Pietro. Tanto più che ciò che dassi al Papa è dato a Gesù Cristo stesso in persona , il quale protestò di ricompensare colla mercede che si merita un profeta o un discepolo, colui che avrà sovvenuto ad un profeta o ad un discepolo. E quale sarà la mercede di chi soccorrerà il suo Vicario ?
Benedirò quelli che ti benedicono.
In secondo luogo come benediremo noi l' Arcivescovo Cardinale Alimonda , nella festa di S. Gaetano? Come benediremo ad un cuore veramente Cattolico nella sua carità, il quale di tanti benefizi ha confortate le opere, che la bontà del Signore volle affidate ai Cooperatori Salesiani? Siamo certi di indovinare il desiderio del Santo Prelato dicendo che la benedizione a lui più gradita sta nell'amare noi ciò che esso ama, nel ricordare la prima parola che esso indirizzò ai fedeli della sua cara Torino. Stare uniti alla Cattedra di Pietro; istillare questo amore nell'anima delle nostre famiglie e dei nostri amici; fare nostri i sentimenti del Pastore.
Ed ecco come esso parla del Papa nella Conferenza XVII Parte IV, Il Sovrannaturale nell'uomo. « Cominciai da fanciullo a respirare le aure Romane, ad amare come madre la Chiesa e il Pontefice come padre... Ho a lui posta la mia obbedienza , la mia figliale servitù; non ha restrizioni questa divozione mia; felice se mi potessi legare a lui col martirio ! Ho sempre amato il Papa; e dopo che diedi uno sguardo agli uomini della mia età , dopo che io provai le false cordialità degli amici, le amabilità degli ipocriti, a lui più caldo me ne tornai amandolo con dolcezza nuova. Amo il Papa: è la pupilla degli occhi miei il palpito del mio cuore: miserabile chi mel tocca! Vorrei esser Angelo; e io a cessare lo scandalo, trasporterei per la chioma questo sciagurato lungi dal combattimento : anzi vorrei essere santo, essere taumaturgo, e convertirei l'infelice. Oh perchè Dio non mi ha dato l'eloquenza da mansuefar sin le fiere? Ed ora le silvestri fiere sono tante ! Ne farei un drappello, una famiglia di colombe portandole intorno al nido del Vaticano. O Papa, tu lo sai da lunga stagione che io ti amo; e la voce che tel ricorda, si spegne nel pianto. »
E noi concludiamo: Perchè si spegne nel pianto la voce dell'Illustre Pastore? Perchè vede, pondera, sente i dolori che opprimono l'anima del Padre di tutti i fedeli; perchè conosce tutto il pondo della guerra che si muove alla Chiesa ed al suo Capo; perchè numera le anime che a lui vengono strappate, specialmente fra la gioventù; perchè medita quelle parole infallibili, spaventose:
- Chi ti maledirà sarà tenuto per maledetto : maledirò quelli che ti maledicono.
E il nostro Arcivescovo Cardinale ama le anime ! Noi dunque nella festa del suo onomastico mentre pregheremo per il sommo Pontefice Leone XIII , per l' amantissimo nostro Pastore, eleveremo pur una preghiera cordiale per i fratelli erranti, per i nemici della Chiesa: che essi ritornino sulla buona strada: che sul loro labbro la maledizione si muti in benedizione: che dalla salvezza delle loro anime si accresca il gaudio eterno del loro Pastore.
Oggi che tanto si parla del Cholera molti suggeriscono e praticano preservativi e rimedii contro il morbo fatale. Sono certamente buoni preservativi le quarantene , le disinfezioni , e i suffumigi ai confini; buon preservativo la pulizia delle vie e delle case; buon preservativo la bontà dei cibi e la temperanza nel mangiare e nel bere ; e fanno bene le autorità a praticarli, ed ogni privata persona ad assecondarle dal canto suo.
Ma siccome Iddio non ha rinunziato mai al diritto d'intervenire nelle cose, che si passano tra gli uomìni, e sarà sempre vero che il vento e la pioggia, la grandine e il gelo, la carestia e l'abbondanza, la sanità e la malattia, la vita e la morte obbediscono al Signore del Cielo e della terra, così ogni persona ragionevole, ogni buon cristiano deve pure appigliarsi a preservativi spirituali, suggeriti dalla pietà e dalla religione.
Per la qual. cosa D. Bosco c' incaricò di far sapere ai nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici di Francia che nelle Case Salesiane, specialmente in quella di Torino presso la chiesa di Maria Ausiliatrice, i nostri giovanetti pregheranno ogni giorno che Dio allontani dalle loro persone e dai loro cari il temuto flagello; e intanto per mezzo nostro suggerisce loro alcuni suoi preservativi, che sono i seguenti:
1° Frequentare la Santa Comunione colle dovute disposizioni.
2° Ripetere sovente la giaculatoria : Maria Auxilium Christianorum ora pro nobis (1).
3° Portare in collo la medaglia benedetta di Maria Ausiliatrice, e concorrere a qualche opera di carità e di religione in onore di Lei.
I Cooperatori e le Cooperatrici hanno letto nella Storia dell' Oratorio di S. Francesco di Sales come l'anno 1854, non ostante che il cholera infierisse in Torino e la morte vuotasse le case che circondavano l'ospizio di D. Bosco, tuttavia niuno de' suoi figliuoli ne fu tocco. E notisi ancora che molti dei giovani, ad esempio del loro superiore, andavano giorno e notte ad assistere i cholerosi e nelle case private e nei lazzaretti. Or bene la grazia che il buon Dìo fece a noi 30 anni or sono, speriamo che Egli la farà ancora ai nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici, per la potente intercessione di Maria Ausiliatrice nostra amorosissima madre. Procuriamo colle buone opere di meritarci tutti la valida sua protezione.
(1) Indulgenza di 300 giorni per ogni volta.
Il mercoledì santo, 9 dello scorso aprile, tenevasi nell' Oratorio Salesiano di Spezia , la Conferenza dei Cooperatori e delle Cooperatrici di quella città. Si aspettava a presiederla e a parlarvi lo stesso D. Bosco, il quale era in viaggio per alla volta di Roma, quando alcune ore innanzi di darle principio giungeva un telegramma ad avvertire che egli non poteva arrivare in tempo. Non essendovi più mezzo ad avvisare gli invitati venne pregato a volgere loro alcune parole il M. R. signor Canonico Davide Marinozzi da Pansola, il quale dettava la quaresima nella Collegiata. Il pio non meno che eloquente predicatore accolse benevolmente l'invito, e supplì D. Bosco tenendo ai Congregati un discorso, il quale fu tanto gradito che fummo pregati di pubblicarlo nel Bollettino Salesiano. Non essendo troppo lungo, abbiamo giudicato bene di soddisfare alla domanda, nella speranza che possa tornare di gradimento a tutti, e giovare alla causa comune, che è il benessere della religione e della società, mediante la operosa carità esercitata specialmente verso la gioventù. Ecco pertanto le parole dell'illustre Canonico.
« Di troppo per avventura è rimasta defraudata l' aspettazione degli animi vostri , incliti uditori. L' invito a stampa di Chi tiene con tanta lode il reggimento di questo Istituto vi chiamava a convenire alla presente annuale Conferenza, che doveva essere presieduta da D. Bosco. Vedere ed ascoltare questo venerando Ecclesiastico, la cui fama in dottrina, virtù ed azioni riempie il mondo, formava senza dubbio la più dolce consolazione e lieta compiacenza di tutti, ed in ispecie dei benevoli Cooperatori e Cooperatrici di questa sua benemerita istituzione. Ma più gravi cure non gli consentirono di qui giungere a tempo ; e in sua vece ben altri si presenta su questa sacra cattedra. Per fermo , che avrei voluto togliermi dall' incarico ; ma le speciali ragioni, da cui venni condotto alla persuasione, e la benevolenza di cittadini, omai per l'intera quaresima da me sperimentata, mi hanno rinfrancato in fidanza di benigno compatimento ; il quale se può venire più caldamente raccomandato sia pel motivo , che non prima di questa mattina ebbi l' onorevole officio di favellare a voi, eletta udienza. A giusta ragione voi siete qua convocati; imperocchè richiamando alla mente le Opere Salesiane, ammirandone l' incremento, conoscendone i bisogni e misurandone l'utilità, se ne infiammano i cuori ben fatti, e corrono più aperte le mani a generose oblazioni. Conciossiachè comunque sieno riguardate queste imprese appariscono chiaramente, sovrumane, e dalla divina Provvidenza suscitate ed avvalorate a bene della civil società e della Cattolica Chiesa : e come tali alla vostra savia attenzione le sottopongo.
Gesù Cristo solo è la verità sostanziale, che in forma umana venne dal seno dell'Eterno Padre a dissipare le tenebre ed ammaestrare il mondo : la Religione da esso impiantata è l'unica vera, contenente tutto ciò che deve l'uomo sapere o praticare pel degno culto di Dio, pel bene del socievol consorzio, e pel conseguimento della vera felicità la Chiesa da esso fondata nella fermezza dell' Apostolo Pietro e de' suoi legittimi Successori è l'unica Madre , che delle infinite ricchezze di sua Redenzione alimenta i figli , in cui si giustificano si santificano e salvano. Egli solo il Salvatore, il Maestro, l'Esemplare proposto a tutti gli uomini, che non vogliano soggiacere al servaggio di Satana e precipitar nell' inferno.
Nullameno fin da quando diede cominciamento alla propagazione della fede, Gesù Cristo chiamò a sè Cooperatori; li ravvalorò della sua virtù, trasfuse in loro la potestà di continuare la sua medesima missione, premettendo di trovarsi presente con loro sino al disfacimento del mondo. E fedele mantenitore di questa grande promessa, nel volger di tutti i secoli, dacché fondò la sua Chiesa, sempre ha suscitate queste anime, che levandosi dall'ordinario e riempiute del suo spirito e dal suo zelo infiammate a seconda dei bisogni, colle loro opere hanno rilevati i popoli dai baratri del vizio, sorretta la combattuta fede, francata la società dalle tirannidi e ravviato l'uomo nella luce del vero e del bene.
Anche nel nostro secolo sono grandi questi bisogni ; imperocché il male è sopraccresciuto ; soperchiante la nequizia dei malvagi, e tanto sfrenato il guastamento d'ogni legge umana e divina, da non rinvenirsene riscontro in alcuno dei secoli, anche più barbari e feroci, che ci precedettero. E vero che nel suo millantato orgoglio e progresso pure in fatto di errori, di false dottrine e di immoralità, non ha saputo nemmeno recar nulla di nuovo ma è pur vero, che se nei passati secoli or l'uno or l'altro errore, or l'una or l'altra delle false dottrine dominavano, nel nostro, a somiglianza di putrida cisterna in cui sieno colate tutte le più pestifere acque, ogni più empio errore, ogni più turpe massima, ogni più brutale deliramento colla più sformata misura , vengono dalle piazze alle cattedre, dalle campagne alle città insegnati e propagati. Conobbero i pretesi riformatori, che piegar vecchie piante e robuste è vana desianza ; quindi rivolsero le arti e le mire al corrompimento della troppo incauta e fragile gioventù, nella speranza che a suo tempo rovescierebbero ogni ordine religioso e civile , e ricollocherebbero Satana , loro duce , al posto di Dio. Ma Iddio, che nella sua sapientissima provvidenza e per quelle ragioni, che tiene suggellate nei segreti degli eterni consigli, permette talora il più smodato imperversamento della iniquità, non manca però di soprabbondare in misericordia ; quindi mentre uomini scellerati si arrabbattano a danno della generazione, altri Egli ne suscita, i quali con ogni cura si affaticano e adoperano a vantaggio religioso e morale della umana società.
Fra i quali a niuno è secondo D. Bosco. Guardò esso nella saviezza della mente e nella bontà del cuore i fanciulli ; li amò teneramente come le primizie del civile consorzio e della innocenza ; li compassionò nel pericolo, e stese loro pronta la mano veramente amica e paterna per allontanarli dal disonore e dalla perdizione. Bisogna illuminare quelle menti nella scienza di Dio ed informare quei cuori a cristiane virtù : bisogna gettare in quel verginale e molle terreno ogni buona semenza, perché a sua stagione porti copiosi frutti di onestà e rettitudine. Le generazioni trapassano , la vecchiaia tramonta : dalla bontà della giovinezza dipende il bene della società e della Chiesa. Ed ecco D. Bosco, che animosamente si accinge all' opera di allevare i giovani nella religiosa non meno che nella civile coltura. Quindi scuole diurne e serali ; quindi oratorii festivi ; quindi sermoni e catechismi, ricreazioni e giochi ginnastici, e tutto ciò che possa riuscire loro di diletto e di giovamento.
Ma sia per genitori caduti nella miseria, sia per la loro non curanza, sia per la morte, che innanzi tempo li rapì alla tenera prole, non piccolo è il numero di quegli sventurati figli del popolo, che abbisognano anche di tetto e di pane, per non crescere rozzi , per non ravvolgersi nelle pubbliche vie in balia del vizio, e per non gettarsi a male opere ed orrendi delitti. Ed ecco Don Bosco che anche a questi appresta il ricovero e l'alimento. Nè basta ; poiché fa loro apprendere arte o mestiere, affinché sappiano col tempo guadagnarsi onoratamente il pane della vita ; e perciò tiene aperte nelle sue Case officine e laboratorii di qualunque mestiere , a cui il giovanetto mostri tendenza e piaccia di adoperar la sua mano. Nelle classi più agiate, onesti padri di famiglia desiderano che i loro figliuoli colla umana sapienza congiungano la religiosa? Ed ecco D. Bosco che fonda Collegi a sacre e profane discipline ordinati, onde poi ne sorgano uomini meritevoli di uffizi e d'impieghi e di cariche anche le più elevate nella società, ed eletti per la ecclesiastica Gerarchia. Nè qui si arresta il suo zelo. Al di là dei mari tanti popoli vivono fra le ombre di morte, e tra le ferocità della barbarie. Ne geme dolorando il suo cuore ; brama recare a quei sventurati il soccorrimento della cristiana carità ; il suo desiderio si trasfonde nei figli più animosi , che dal suo fervore incoraggiati accorrono a portare in quelle sconsolate regioni la luce, la civiltà, la salvezza. Così il nome di Don Bosco risuona ormai nell' uno e nell' altro mondo in benedizione di benefattore dell'umanità e zelatore indefesso della gloria di Dio.
Nè si pensi che queste imprese tanto svariate e molteplici si terminino in pochi siti e in poco numero di persone. Qui parlino i fatti. Portatevi a Torino che fu l'avventurata culla di queste opere, e nell' Oratorio di S. Francesco di Sales vedrete mille poveri giovani, in gran parte orfani, che ricevono abitazione, cibo e insegnamento : in S. Pier d'Arena, a Nizza Marittima, a Marsiglia, a Utrera, a Barcellona, a Mogliano Veneto, a Lucca, a Firenze, vedrete lo stesso spettacolo. Se poi vi conduceste nell'America avrei a mostrarvi oltre a 50 Case Salesiane a pro della gioventù. E ciò senza tener punto parola di altri numerosissimi Collegi in altre parti d'Italia, e di Francia. E quel che più monta si è, che queste opere di cattolica beneficenza in tempi di tante contraddizioni e lotte le più atroci, a guisa di piante che poste lungo la corrente delle acque dilatano ognora i rigogliosi rami, fecondi della ricchezza di abbondevoli frutti, sono animate da tanta vita e da tanto incremento, che l' un di più dell'altro meravigliosamente si allargano e propagano. Al che raffermarvi non risaliremo a molti anni innanzi : mi basti solo quest'ultimo trascorso. - Repentino infortunio sopravvenne in Mathi sopra la fabbrica della carta e cadde in ruina distrutta. Ma in poco tempo venne ricostruita ; anzi ad un novello stabilimento fu dato principio ed ultimamente venne provvisto di una macchina da carta forse unica in Italia. La grande tipografia in Torino con ben 9 macchine ed altri apparecchi necessari all' accurato e facile lavoro, affine di diffondere con più agevolezza buoni libri contro la immensa colluvie dei tristi, fu condotta a termine ; e nella stessa città, dove i Protestanti a far proseliti hanno aperto un ospizio, altro cattolico ospizio si costruisce, dedicato all'Apostolo della carità, s. Giovanni Evangelista. A Firenze nell' ospizio dell'Immacolata si operano con grande alacrità gli opportuni ampliamenti : nelle prossimità di Marsiglia si erige un' altra casa : in vicinanza alla capitale del Brasile vede Nictheroy prestamente sorto l'ospizio di S. Rosa : a Buenos-Aires si dà opera ad un altro tempio, che a memore fratellanza di quello di Torino porta lo stesso titolo di Maria Ausiliatrice.
Che diremo delle fatiche dei Missionari Salesiani nella Patagonia? Voi sapete che queste tribù menano una vita al tutto selvaggia, privi di ogni arte e di ogni mestiere: non posseggono nè vestimenta nè filo; si ricoprono di una rozza pelle di animali a forma di mantello, acconciata alla persona a misura del freddo, che in quelle regioni corre asprissimo. Non tondono mai i capelli del capo, mentre si strappano quelli del volto e fino delle sopracciglia. Ora li tengono raccolti con una benda sopra la testa, ed ora li lasciano ondeggianti per gli omeri , ed anche innanzi al petto, in ispecie quando sono in rabbia o furore di guerra ; agricoltura non conoscono, nè mangiano mai pane. Non rendono quelle lande sterili e grame nè gustosi frutti, nè gradevoli erbe : unico loro nutrimento è la carne di animali, che smisuratamente divorano crude e di rado abbrustolite, solamente occupati nell' andare in cerca di animali, che con frecce uccidono. Non fabbricano abitazioni, nè stabili dimore ; a torme errabondi come le fiere in procacciamento di pasto, dove fissano la fermata rizzano tende di pelli ; e quando in altro sito si tramutano traggono seco tutti gli oggetti dei loro attendamenti. Ora in mezzo a questi poveri figli del deserto, tra questi esseri degradati sparsi per isterminate contrade, non vengo a narrarvi gli stenti , i disagi , le sofferenze , i patimenti, i pericoli dei Missionaria ; ma non posso tacere che dal Cielo talmente vennero le loro fatiche benedette, che centinaia e migliaia di uomini dalla idolatria essi trassero già al culto del Sommo Iddio, li rigenerarono nel sacramento del battesimo, li resero figli della Chiesa ed eredi del Cielo, e gettarono in mezzo di loro il germe della vera civiltà.
E se più volessi continuare dovrei favellare delle sacre Vergini , da D. Bosco in regolamento congregate all' ombra del vessillo di Maria Ausiliatrice ; dovrei dire che tutte rivolte all'educazione delle fanciulle hanno stabilimenti non solo in Italia, ma in Francia, nell'Uruguay, nella Repubblica Argentina e sino nella Patagonia ; dovrei dire che in un anno solo a più di duecento montano le insistenti domande per la fondazione di nuovi istituti salesiani, e queste pervengono non solo dall' Italia, dalla Francia e da varie parti dell'Europa, ma eziandio dalle Indie, dalla Cina, dal Giappone e dalle più remote isole natanti nell'immensità dell'oceano.
E può ella darsi una vita più florida, un' attività più energica, una propagazione più rapida e vasta ? Tante imprese, tante fabbriche, tanti Istituti non metterebbero in pensiero anche l'erario di un signore di grandi regni ? Eppure D. Bosco è un povero : terrene dovizie non possiedo, ed ogni sua ricchezza è posta nella generosità dei cattolici, nelle spontanee oblazioni ed elemosine dei fedeli. Ora in tempi, in cui tutto è interesse, guadagno e sete di arricchimento ; in tempi in cui le nazioni paurose e frementi caricano di gravezze per armi ed eserciti i sudditi ; in tempi , in cui lo spirito dominatore è tutto rivolto a mondane grandezze, a comodità terrene e carnali diletti, il vedere ciò non ostante che le più ingenti somme di denaro si raccolgono da mani private e da caritatevoli benefattori, forza è che la mia mente, e la mente di quanti si elevano a ricercare la cagione dei grandi fatti , ammetta come certissimo che un tal fatto travalica l'ordinario procedere delle cose umane, e trae origine e si avvalora dalla onnipotente e vivificatrice mano della divina Provvidenza ; imperocchè questa, mentre il tutto con soavità e fortezza dispone, si serve degli uomini per ispargere sulla terra le sue beneficenze ed operare portenti.
Il che resta con ogni certezza suggellato , se poniamo mente ai mirabili effetti dalle opere di D. Bosco prodotti. Né qui, per non menarvi troppo in lungo, mi riporto a tutti i sopraccennati luoghi. Basti la vostra Spezia , basti quello che vedete da simile pianta giustamente si argomentano consimili frutti. Popolatasi come per incanto questa città, giacché i lavori dell'arsenale e le fortificazioni di terra e di mare chiamano operai da ogni parte anche straniera, da sei mila degli antichi suoi cittadini ora ne conta oltre ventisette mila. Perciò era necessario che si accrescessero anche le braccia degli operatori del Vangelo, e ciò tanto più che cogli accorsi stranieri era entrato nella città un protestantesimo così effrenato ed audace, da erigere sale di miscredenza di fronte ai templi cattolici, ed aprire scuole di errori in seno alla verità. Chi presiedeva alla cura delle anime ebbe il provvido pensiero di rivolgersi a D. Bosco, il quale compreso, il bisogno, senza indugio mandò qua i suoi figli. Voi li vedeste allogati in piccola abitazione a prezzo di affitto ; li vedeste dare sollecito cominciamento all'opera, ma quasi da nascosti e privati ; li vedeste poveri , chè di denaro mancano sempre avendo ognora più vasto campo ad usarlo. Niuno forse immaginava, che in sì breve tempo D. Bosco avrebbe potuto costruire questa fabbrica sì ampia e comoda, questa chiesa sì ricca e bella , e queste scuole sì numerose; eppure tutto questo fu fatto. I convittori e gli alunni nell' anno in che vi parlo sorpassano i cinquecento ; i giovanetti che nei giorni festivi qua si recano ad udire messa, ad ascoltare la dottrina del Vangelo , ad imparare il catechismo, a ricevere religiosa e civile educazione, ammontano ad ottocento. Innanzi la venuta dei Salesiani, i Protestanti istillavano a cinquecento anime innocenti il veleno della eresia, ed ora non più che a diciassette , con fiducia che anche questi disertino dai falsi maestri. Tutte le spese incontrate per queste opere stupende soro il frutto della elemosina e della beneficenza cattolica. Ora in vista di ciò chi non si rende persuaso di una straordinaria mano, che queste istituzioni di D. Bosco guida, protegge e feconda ? Sì, qua vi ha il dito di Dio Digitus Dei est hic.
Laonde a trarre la piccola mia nave a proda parmi tempo di concludere, che le imprese di questo venerando ministro di Dio, considerate nello scopo a cui tendono, che è il vero bene della umanità procurandone la civilizzazione ; nella propagazione, che vediamo la più rapida, a traverso delle più forti contraddizioni dell'empietà dominante ; nel modo, che per essere tutto di caritatevoli largizioni possiamo nei giorni che corrono ritenerlo un portento, - e nei risultamenti raggiungendo a soprabbondanza i determinati fini, considerate così, ripeto, le imprese, le Opere Salesiane si manifestano da loro medesime ispirate, benedette e vivificate da Dio, perchè Egli solo è il supremo datore di ogni dono perfetto; Egli solo sostenta le fatiche e fornisce di efficace virtù le opere dell'uomo, e le impronta col suggello della sua onnipotenza.
Eccovi pertanto, o Signori, la più dolce compiacenza , ecco il trionfo delle vostre offerte, o Cooperatori, o Cooperatrici e Benefattori delle Opere Salesiane. Voi ormai non potete più mettere in dubbio che dando a D. Bosco date a Dio : non potete mettere in dubbio che non siate i Cooperatori della divina Provvidenza , la quale per mezzo vostro compie i disegni della sua misericordia nella ristaurazione della umanità traviata. Il vostro obolo non può essere più santamente adoperato, e la vostra beneficenza, mentre è la più accettevole a Dio, sarà da Dio colla maggior pienezza di grazie rimunerata. La carità cristiana è come il mare questo mentre somministra le acque alle nubi, ai fiumi e alle fonti , di essi poi ritorna a colmare il suo seno. La carità è come il sole ; mentre spande in tutto l'universo i tesori della luce, la sua faccia ne divampa e sfolgoreggia sempre. Così a misura che voi beneficate, l'istesso Iddio ve ne sta pagatore. Adunque coll'antico affetto e colla stessa liberalità proseguite generosi a coadiuvare D. Bosco per l'incremento di queste opere del Signore, e sempre più si allarghi per nuovi soci questa vostra Unione tanto benemerita. Impariamo dai figli delle tenebre; essi profondono tanto denaro pel trionfo di Satana ; e noi adoperiamolo alla salvezza delle anime ed alla maggior gloria di Dio. Per questo fine le ha create, per questo fine ve le ha date, per questo fine ve le addimanda.
Io spero che questa mattina sarà più copiosa la vostra elemosina e rispondente allo scopo, a cui è ordinata. Io ve la dimando a nome di tanti poveri fanciulli orfani ed abbandonati ; ve la dimando a nome di tanti selvaggi della Patagonia , ai quali tra poco una nuova schiera di coraggiosi Salesiani farà vela dai nostri porti, a fine di recar loro la luce del Vangelo e la vera civiltà ; ve la dimando a nome della religione e della società minacciate da orde audaci di ateisti e di sovvertitori ; ve la dimando a nome della Chiesa e a nome di Dio, che ve ne darà a suo tempo il giusto guiderdone. Sì, colla vostra carità consolate il magnanimo cuore di D. Bosco. Per via di telegrafo ha comunicato che perverrà qui di persona innanzi che il sole tramonti. Deh ! che vegga splendido argomento della vostra generosità, e conosca una volta di più che qui a Spezia la cortesia e la gentilezza di ornata e colta città alla fede e alla beneficenza cristiana bellamente rispondono.
Non deve destar meraviglia se in questo numero del Bollettino noi ricordiamo ancora la festa dell'onomastico di D. Bosco. Ma un dovere ci stringe; quello di far conoscere agli antichi giovani dell' oratorio, dei quali moltissimi sono cooperatori, come abbia avuto splendido successo quella dimostrazione che aveano organizzata, in testimonianza dell'affetto che ancora nutriscono pel loro benefattore e Padre. Abbiam già detto nel numero precedente come questi buoni figliuoli avessero offerto a D. Bosco uno splendido paramentale per messa solenne, e come D. Bosco li avesse invitati a sedere insieme un giorno a mensa con lui, per rinnovare le antiche memorie e far rivivere i giorni della loro fanciullezza. E intervennero, e liete furono le feste. Però, siccome moltissimi, o per la distanza dei luoghi, o per le occupazioni non poterono recarsi all'Oratorio in quel giorno, ora desiderano di essere informati di cosa che tanto li interessa e ci scrivono ed insistono perche diamo loro relazione di quanto occorse. Percio noi abbiam pensato di servirci del Bollettino, per contentare le centinaia e migliaia con minor nostra fatica; e nello stesso tempo speriamo far cosa gradita agli altri nostri-Cooperatori, poichè vedranno di quali cari momenti è feconda quell' educazione cristiana, alla quale essi così generosamente concorrono.
24 Giugno.
Eransi radunati alcuni fra gli antichi allievi insigniti di alte dignità , ed invitati a pranzo per questo giorno. Un po' dopo le dodici entrava il nostro caro D. Bosco, salutato da fragorosi applausi e accompagnato dal Signor Conte e dalla Contessa COLLE, venuti espressamente da Tolone. Molti Signori e Sacerdoti di varie parti d'Italia e anche di Francia rendevano più lieta quella festa di famiglia. Quasi sul levar delle mense il Sac. Prof. D. Dalmazzo, Parroco della Chiesa del Sacro Cuore in Roma, arrivato quella stessa mattina, domandò la parola. Annunziava che il Santo Padre , per premiare la benemerenza del Signor conte COLLE verso le nostre Case , si era compiaciuto di fregiarlo delle insegne di Commendatore del cospicuo Ordine cavalleresco di S. Gregorio Magno. L'inaspettato annunzio fece scoppiare gli applausi da ogni parte, e rese pressochè mutolo di ammirazione il buon conte. Il medesimo D. Dalmazzo presentò quindi le belle insegne dell'ordine al nuovo Commendatore , che dalle mani della signora contessa se ne fregiava subito il collo. intanto la musica intuonava una marcia solenne , che fu chiusa al grido unanime di Viva il Commendatore COLLE , viva il Pontefice Leone XIII, tanto benevolo ai Salesiani ed a chi viene loro in aiuto. In quell' istante arrivava un dispaccio dal Collegio di Randazzo in Sicilia, con una graziosa offerta per l'onomastico di D. Bosco e benefizio della Chiesa del Sacro Cuore. Anche il Collegio di Lanzo Torinese pel desiderio di avere D. Bosco almeno per un giorno , mandò una deputazione di giovanetti che seppe in bei versi martelliani commuovere e persuadere D. Bosco ad andare su quei monti per rallegrare tanti figli con la sua presenza.
Non ci doveva mancare il direttore del Collegio Valsalice D. Francesia, che fra i primi del nostro oratorio , ancorché dica che la voce ha mesta e stanca, dimostrò tuttavia che la sua vena poetica non è inaridita. I suoi versi pronunziati con inarrivabile affetto, con accento commosso, furono sentiti con molto piacere. Il buon padre parve intenerito di quel figliale amore espresso con un linguaggio così semplice ed alla famigliare. Questi versi furono domandati per la stampa, e noi siam lieti di poterli pubblicare anche per i lettori del nostro Bollettino.
A D. GIOVANNI BOSCO 24 Giugno 1884.
Oggi s'inneggia a D. Giovanni !
Ed io che lieto, già da tant'anni Cantai sue glorie, cantai sue pene, Immenso come del mar le arene, Oggi tacere come potrei ? Mettere un vincolo ai sensi miei ?
Quando fioriva l'età gioconda
Colsi d'alloro piccola fronda; E mi pendea lieta dal collo
L'umile cetra del biondo Apollo; Fanciul cantando m'addormentai, E al suon dell'arpa mi risvegliai!
Cantai dell'esule, dell'orfanello, Cantai del figlio privo d'ostello; E bravo musico vestì di care Note simpatiche il mio cantare; E, tutta Italia bella in quei dì Il nuovo cantico pianse, gradì.
Poscia le ciglia meravigliate
Volsi all'Apostolo di nostra etate; Preso da magico celeste ardore Per il miracolo di tanto cuore, In lui rapito fissando i rai, Da mane a sera di lui cantai.
Egli la fervida giovine mente
Del suo poeta guardò clemente; Volle ci te ei fosse! e con pietosa Arte il raccolse, e come cosa A lui devota, l'amò, l'amò; Dirvi con quanto fuoco non so.
Ed il poeta arse d'affetto
Per così nobile e casto petto; E disse in prosa, in poesia Quanto dettavagli la fantasia
E di quei cantici parve echeggiar Ridente l'aére, il monte, il mar.
Quando sul Tanaro breve passai, La sua memoria con me portai; E stando in riva della marina, Là dove Genova siede regina, Mirando l'acque, cantai gli eroi, Portando in petto i merti suoi.
Ora del Salice raccolto in riva
Per lui la fiamma d'amor s'avviva; E colgo rapido l'ora ed il giorno All'Oratorio di far ritorno, Ed al suo fianco santo posar ; Dimenticando e i monti e'1 mar. -
Genio benefico ! siccome il sole,
Passi e consoli l'umana prole:
Tu accogli il gemito de'mesti figli, Di sante regole tu li consigli,
E scrivi pagine per ogni età Che tutte olezzano di santità.
Vidi il manipolo di poca gente,
Or quasi esercito forte e potente; Fin da quell'epoca però splendea Anzi al tuo genio la vaga idea
E ci dicevi con sicurtà
Quello che vede la nostra età.
Ei fatto semplice coi fanciulletti C'inebriava di santi detti;
E ci svelava con lieta fronte Di cose nuove vasto orizzonte Scuole ed ospizi, chiese scoprì
E i missionarii fin da quei dì. -
Ma alla continua greve fatica Rispose spesso leglio ed ortica:
E lui sereno mirando il cielo Seguir nell'opere con pari zelo Tra spine e triboli mesto passò
E la vittoria lo coronò. -
Mirai le schiere partir lontane
Per lidi inospiti, per piagge strane: Era l'amore che li conduce Di dare ai popoli l'eterna luce Erano lieti ! dolenti sol Pensando al Padre, al patrio suol.
E la mia cetra' sposando un canto All'alta gioia mesceva il pianto Col desiderio nel. cuore ardente Di seguitarli per ogni gente; Poscia nel Padre gli occhi fissai; Pietosa imaginel e lagrimai!
Ma dir tuoi meriti può '1 verso mio? Tu sei l'Apostolo santo di Dio;
E per l'Italia, per Francia e Spagna, Fin per l'America... e t'accompagna In quelle lande deserte il cor D'acquistare anime solo al Signor
Ed il poeta alla tua scuola
Non inneggiava con la parola
Al vizio, al secolo: ma casto e pio Cantò degli Angioli, cantò di Dio E ad argomento della sua tè Lo disse al mondo Signore e Re !
Se poi cantava di te il poeta,
Che gli additavi del ciel la meta Che lo mandavi qual banditore
In mezzo ai popoli contro all'errore Riconoscenza era e pietà
Pel grande Apostolo di nostra età -
Ora la voce ho mesta e stanca,
La vista ho logora il pel s'imbianca Vicino a sciogliere da questo polo A più spirabile aire il volo, L'ultimo canto per te sarà, O grand'Apostolo di nostra età.
Sac. G. B. FRANCESIA.
13 Luglio.
Il cortile e le finestre dell'oratorio erano imbandierate, sotto i portici si leggevano le belle iscrizioni del Sac. Cav. Prof. Turchi, antico allievo dell'oratorio. La sala del pranzo era addobbata il meglio che si poteva, ed un centinaio e più di invitati, quasi tutti secolari e la maggior parte padri di famiglia, rappresentanti le migliaia e migliaia che da fanciulli furono all' oratorio, attendevano che D. Bosco scendesse dalle sue stanze. Quando comparve, fu un'affollarsi intorno a lui affettuosissimo. La gioia, la commozione che traspariva su quei volti indicava che D. Bosco regnava sempre qual padre nei loro cuori , e che fra di loro si amavano sempre come fratelli. L'operaio, l'impiegato governativo , il proprietario , il negoziante, il capo fabbrica, il professore , il titolato, l' uffiziale dell'esercito , il parroco, si chiamavano per nome, si stringevano la mano, ricordavano i tempi antichi e si trattavano colla stessa famigliarità della fanciullezza.
Una circostanza rese più bella la riunione. Erano presenti tre di quei primi giovani che nel 1841, sonnecchiando innanzi all'altare nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi, furono da D. Bosco veduti ed invitati al Catechismo. Rappresentavano i veterani delle prime schiere ora cresciute in modo così straordinario.
In sul finir del pranzo il Segretario della Commissione, costituitasi per organizzare la festa , si alzò e fece sapere come nell'ultimo Bollettino Salesiano fosse stata pubblicata la relazione della festa del 24 giugno colla presentazione del paramentale e le altre circostanze che accompagnarono quella bella dimostrazione; nello stesso annunziava che una coppia di questo numero sarebbe stata distribuita ad ognuno dei congregati; continuava esortando tutti a rendere più popolare che si possa questo Bollettino col procurare nuovi associati ; concludeva annunziando come il Professore Fabre Nicola, avrebbe letto un suo piccolo discorso stampato , del quale poscia si sarebbero distribuite le copie per memoria della festa.
Dopo che Fabre ebbe letto il suo indirìzzo interrotto più volte da vivi applausi , il professore Germano prese la parola così
« Mi ricordo gli anni antichi, quando D. Bosco era sul fiore della sua gioventù ; quando noi fanciulli ci stringevamo intorno a Lui, a lui che era partecipe di tutte le nostre gioie, di tutte le nostre pene, a lui che era il nostro conforto, il nostro amore, il nostro padre. Rammento quando ci narrava di S. Francesco d'Assisi e dei principii dell'Ordine Francescano, che in poco tempo crebbe così numeroso da estendersi su tutta la faccia della terra. Noi allora non capivamo , ma ora intendiamo bene come il suo fisso pensiero fosse la fondazione e la propagazione della Società Salesiana.
» Mi ricordo, io dico, i tempi antichi, penso al tempo presente : guardo D. Bosco, e il cuore mi si stringe per ineffabile tenerezza. Quanto è mutato da quello che noi l'abbiamo conosciuto essendo fanciulli ! La sua persona si incurva, i suoi capelli si imbiancano e il suo passo è stentato e vacillante. Il Signore tenga ancor lontano quel giorno nel quale esso dovrà ricevere il premio di tante sue fatiche sopportate per noi. Possa esso rimanere fra mezzo ai suoi figli finché abbia celebrata la sua solenne messa d'oro. Ma gli anni passano inesorabilmente. Noi però speriamo che forse prima di te, o caro Padre, saremo chiamati all'eternità, e allora noi ti verremo incontro per quella strada che ci hai additata. Ma se noi dovremo sopravviverti, ci confortiamo pensando che qui sarà rimasta la miglior parte di te, il tuo Spirito ! Elia lascierà il suo mantello ad Eliseo. Qui sarà sempre la madre nostra, la Congregazione Salesiana. Spesse volte nel mondo noi udiamo ripetere , da persone di picciol cuore : Morto D. Bosco che cosa sarà dell'Oratorio ? - Altri : Col mancar di Don Bosco ogni sua opera si spegnerà con lui ! Ma non sanno costoro come le opere tue sono marcate dalla Provvidenza con un suggello indistruttibile: Non sanno che sono destinate per la durata dei secoli. Non vedono come fin d'ora a lui si possa dare il nome di Eroe dei due mondi? Adunque noi ti ringraziamo, o D. Bosco, non solo d'averci educati e mantenuti, ma eziandio di aver fondata la Congregazione Salesiana. Quando tu sarai in Cielo a godere il trionfo per le innumerevoli tue opere buone, noi e i nostri figli venendo qui nell'oratorio di S. Francesco di Sales, ti ritroveremo sempre, perché sempre qui ci sarà il tuo spirito, e potremo sempre ripetere entrando in queste soglie : Siamo in casa nostra, perchè è sempre la casa del nostro padre. »
Applausi fragorosissimi accolsero questa parlata, e quindi tutti si volsero al poeta Gastini invitandolo a farsi innanzi. Gastini! l'orfanello raccolto da D. Bosco di mezzo ad una strada, lo stesso giorno nel quale egli perdeva la madre. Gastini ! il cui affetto, la cui riconoscenza per D. Bosco eguaglia il beneficio ! Il cantore, il menestrello di tutte queste feste di famiglia fin da quando era fanciullo. Colui che comparve pel primo sul palco più o meno scenico eretto nell'antica tettoia che serviva di cappella , e che pel primo cantò il Ciabattino contento del suo stato, scritto da Monsignor Cagliero e che poi nelle parti di Crispino e del Dulcamara formò la delizia dei giovani dell' Oratorio per tanti anni ! Colui che con un metro e versi tutti proprii, esilara col solo suono della sua voce allorchè incomincia, perché è preludio di lepidezze inaspettate, ma che nello stesso tempo sa commuovere gli affetti e strappare gli applausi ! Il presidente della Commissione per la festa nominale del caro D. Bosco, Gastini , trasse fuori il suo cartafaccio e cantò de rebus omnibus et de quibusdam aliis. Constava la poesia della prefazione e di sei parti. Cantò i tempi passati, i presenti, e i futuri, cantò i vivi e ,i morti, gli ammalati e i sani, i presenti e gli assenti, l'Europa e l'America , D. Bosco e la Congregazione Salesiana, il Papa e l'Arcivescovo, e finì col rendere le più vive grazie all'amatissimo nostro Cardinale per l'amore che porta a D. Bosco ed a' suoi figli. Si rise, si pianse, si applaudì da tutti con entusiasmo.
Cessate appena le grida : Viva il nostro Presidente si alzò il Signor Luigi Fumero, e fattosi profondo silenzio: « Cari compagni , disse , sono quindici anni che qui ci raduniamo per festa così bella. Ora in questi quindici anni , diciotto amici che sedevano negli anni scorsi a questa mensa con noi, sono stati chiamati da Dio all' Eternità. La memoria di essi non deve cadere dal nostro cuore. Essi pure partecipino della nostra gioia. Propongo una colletta per far celebrare una messa solenne di requiem nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, e che coloro i quali possono si accostino alla S. Comunione. » Tutti annuirono e sull' istante deposero in un vassoio la loro offerta.
Quindi tutti si rivolsero a D. Bosco aspettando che parlasse. D. Bosco incominciò
« Più cose vorrei dirvi, ma il tempo stringe, e molti di voi hanno il desiderio di recarsi ai loro uffizi o alle loro famiglie. Quindi io vi indirizzerò poche parole. E in primo luogo vi dirò che io sono molto contento di vedervi radunati qui in questo luogo, tanto più che in quest'anno io fui a un certo punto di malessere e di spossatezza , che mi credetti di non potermi più trovare con voi. Dio sia benedetto, poiché ha permesso che mi trovassi ancora in compagnia dei miei cari figliuoli. Si parlò da alcuno di voi della messa d'oro che dovrei celebrare nel 1891 , ed io certo non mi rifiuto dal ritrovarmi in quell' epoca alla grande solennità; ma bisogna trattar quest'affare, bisogna far questo conto con uno che è il padrone dei padroni, il Signore della vita e della morte. Tuttavia fin d'adesso invito tutti voi a quella festa , tanto più che in quell'anno cadrà il primo cinquantenario della fondazione dell' Oratorio. Se Dio ci lascierà in vita vogliam cantare un Tedeum ben solenne. Una cosa però della quale fin d'ora dobbiamo ringraziare grandemente il Signore e che forma la mia più grande consolazione si è che dovunque io vado, ascolto sempre buone notizie di voi ; si è il pensiero che da tutte parti si parla bene dei miei antichi figliuoli; si è il sapere che tutti lodano questa nostra radunanza, poichè è il vero mezzo per ricordare gli avvisi ed i consigli che io vi dava quando eravate fanciulli. Sì, lo ripeto, ciò mi dà la più grande consolazione: è l'onore, è la gloria de' miei ultimi giorni. Vedo che molti di voi hanno già la testa calva, vedo che molti hanno già i capelli incanutiti e la fronte solcata di rughe : vedo che non siete più quei ragazzi che io amava tanto : ma io sento che ora vi amo ancor più di una volta, perchè voi colla vostra presenza mi assicurate che stan saldi nel vostro cuore quei principii di nostra santa religione che io vi ho insegnati , che questi sono la guida della vostra vita. Sento ch'io v'amo ancora di più perché mi fate vedere come il vostro cuore sia sempre per D. Bosco. Voi dite a me : Ecco, o D. Bosco, noi siamo qui per protestarle che siamo sempre tutti suoi nella via della salute: e i suoi pensieri sono tuttora i nostri. Ed io dico a voi, che sono tutto vostro nel fare e nel pensare, in ogni mia azione.
» Avete mandato un plauso all' amato nostro arcivescovo Cardinale Gaetano Alimonda , e il vostro plauso mi ha cagionato un'altra vivissima consolazione. È una fortuna grande per noi il Cardinale Alimonda. Esso è un vero nostro protettore; un amico, un padre! Ogni atto di riconoscenza, che a noi sia concesso di manifestargli, sarà sempre inferiore ai beneficii ed all'amore coi quali ci ha consolati.
» Il vostro grido di evviva al Sapientissimo Pontefice Leone XIlI risuonò pure nel mio cuore pieno di riconoscenza, per ciò che esso ha fatto in nostro vantaggio. Non posso esprimervi a parole la bontà sua verso di noi. Ciò che noi possiam fare si è di pregar Dio benedetto acciocché voglia, coi tesori delle sue grazie e delle sue consolazioni, fare ciò che a noi non è dato di fare.
» Voi avete eziandio parlato delle nostre missioni. E impossibile che D. Bosco vada nella Patagonia. Eppure avrei vivo desiderio di andare a conoscere quei tanti che debbo chiamare col nome di figli, che mi scrivono affettuose lettere e che io non ho mai visto; avrei vivo desiderio di rivedere coloro che con tanta abnegazione son partiti da questo Oratorio, per andare a recare la civiltà Cristiana in mezzo alle tribù selvaggie. Ma se non posso andar io , in vece mia andrà Mons. Cagliero. Esso porterà in quelle praterie la fama della vostra bontà, esso vi porterà come modelli ai suoi nuovi amici. Dirà a quei popoli : Venite a Torino e vedrete , come i miei vecchi compagni essendo bravi Cristiani, siano felici nel seno delle loro famiglie, in mezzo alla Società, nel disbrigo dei loro affari. - Quando questi selvaggi saranno convertiti , quando anche le migliaia di fanciulli saranno raccolti nei nostri collegi, i loro principii saranno quelli stessi che voi avete imparati nell'Oratorio e in un secolo così poco curante di religione, essi pure faran vedere al mondo come si possa amar Iddio ed essere nello istesso tempo onestamente allegri : essere Cristiani e nello stesso tempo onesti e laboriosi cittadini.
» Io finisco. Continuate nella buona via che da tanti anni battete, cosicchè voi possiate essere contenti d'essere venuti qui; D. Bosco sarà pure contento e potrà gloriarsi che quei giovani da lui un giorno tanto amati , ora fatti uomini han saputo conservare e praticare quell' insegnamento che hanno ricevuto dal suo labbro. Voi eravate un piccolo gregge, questo è cresciuto, cresciuto molto, ma si moltiplicherà ancora. Voi sarete luce che risplende in mezzo al mondo, e col vostro esempio insegnerete agli altri come si debba fare il bene e detestare e fuggire il male. Son certo che voi continuerete ad essere la consolazione di D. Bosco. Cari figli miei ! Che il Signore ci aiuti così colla sua grazia, sicchè possiamo un giorno trovarci tutti insieme in Paradiso. »
Queste ultime parole, pronunciate con profonda commozione, diffusero in tutta l'assemblea un senso di tenerezza figliale da spremere le lagrime dagli occhi di tutti.
Così finiva questa lieta radunanza. I giovani musici dell' Oratorio aveano ad intervalli eseguiti scelti pezzi di musica , composizione del nostro celebre maestro Giovanni De vecchi. Fu applauditissima la fantasia che aveva per titolo : La mezzanotte.
17 Luglio.
Nuova festa, nuovo accorrere di coloro che non avean potuto intervenire al convegno dei giorno 13. I laici erano in piccol numero. La maggior parte erano ecclesiastici, fra i quali molti parroci. Regnava le stesso slancio, la stessa cordialità della Domenica precedente, sventolavano le stesse bandiere, risuonavano le stesse musiche.
In sul finir del pranzo il Teologo D. Reviglio Parroco di S. Agostino in Torino , che sedeva a fianco di D. Bosco, si alzò e disse: « Io son ben fortunato e vado orgoglioso di trovarmi a fianco di D. Bosco. Son certo di essere per voi tutti oggetto d'invidia pel posto che occupo. Ognuno di voi vorrebbe certo essere al luogo mio. E ben giusto però che a me sia data questa preferenza, poiché appartengo ai primi giovani dell'Oratorio, e fui il primo ad essere ordinato sacerdote. Mi ricordo sempre quando eravamo piccolini intorno a lui e correvamo tra le sue braccia. Or bene in questo giorno io sono ancor più felice, non solo per essere al suo fianco, ma per la parola che mi fu dato ora di udire dalle sue labbra. lo l'ho interrogato : Dica, o D. Bosco, come potremo noi ricompensarla di quanto ha fatto e patito in nostro vantaggio? Ed esso mi ha risposto: -Chiamatemi sempre padre, ed io son felice ! »
- Sì sempre nostro padre lo chiameremo - Fu un grido unanime. Il maestro Fumero allora rivolse a D. Reviglio la parola : « Signor Curato, a nome di tutti i compagni ti prego domani a voler cantare la Santa Messa per i nostri amici defunti, nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice !
Ringrazio per l'onore ed accetto - rispose D. Reviglio.
Sorse quindi D. Francesia, che con bei versi in dialetto piemontese, esilarò l'uditorio; In ultimo, invitto da tutti gli amici il teologo Canonico Ballesio Vicario Foraneo di Moncalieri così prese a dire
D. Bosco AMATISSIMO, COMPAGNI EGREGI,
lo volgo lo sguardo attorno e con mio stupore, trovo che in così bella corona di figli, che festeggiano il comun Padre e Benefattore, io sono, non per meriti, ma per età, sono degli anziani.
Ed è con questo titolo che sorgo qui e vi chieggo licenza di fare un brindisi. Sì un brindisi e non più. - Perché l' amore sincero, vivo, riconoscente, che in questo momento ci erompe dall' animo sdegna i freni e la pacatezza dei lunghi e compassati discorsi.
Evviva adunque, evviva a D. Bosco. - Evviva D. Giovanni, l'uomo di Dio. Evviva D. Giovanni, il quale emulo dell' antica voce del deserto , emulo dell' antico Giovanni, e, pei tempi mutati, quasi di lui più fortunato, non solo ai popoli di Giudea, ma a tutto il mondo dall'Europa alle Americhe, fa conoscere ed amare N. S. Gesù Cristo.
Evviva D. Giovanni, il Padre, il fratello, l'amico di tutti, ma specialmente dei poveri, specialmente dei giovani ed inesperti nostri anni. Evviva D. Bosco, Cui dobbiamo quanto di bello e di buono in noi si aduna.
Ah ! celebrino altri i grandi scrittori , che le belle imprese ai posteri tramandano, io celebro Colui che la Legge Santa del Signore scrisse e scrive nel cuore di tanti suoi figli ed amici. Celebrino altri gli artisti, che diedero vita alle tele, ai marmi immortali, io celebro Colui che fece e fa tutt'ora più bella e degna l'immagine vivente di Dio in tanti suoi figli e beneficati. Celebrino altri i valorosi guerrieri , i politici astuti , io canto Colui che nelle sue pacifiche, ma sterminate imprese, la patria onora di utili, onesti e degni cittadini.
Sì, te io celebro, o D. Bosco, Angelo della nostra vita, te cui io e molti miei amici dobbiamo l'onore della nobile ecclesiastica carriera. Te noi cantiamo, la cui memoria sempre benedetta ci sta impressa nella mente, scolpita dolcemente e fortemente in cuore. Te noi festeggiamo, il cui nome soavissimo è come il nome di Dio, illumina nelle dubbiezze, rinfranca nei peripli, frena negli sdegni, fortifica nelle passioni , sprona al bene. Oh quante volte nei torbidi e profani istanti la tua immagine ci appare come iride conciliatrice di pietosi, casti e nobili pensieri! Quante volte la memoria di un tanto Padre trattenne il figlio sull' abisso della colpa e del disonore.
Quante volte l' animo esacerbato , addolorato , profondamente addolorato, al ricordarsi di te, sentì nuova forza , e la mente ed il cuore si aprirono a più sereni pensieri, ai santi gaudii della cristiana speranza. Eri tu, sei tu, nuovo Filippo, che così sostenevi e sostieni i figli tuoi. Deh sii , sii benedetto, sii a noi lungamente serbato, sii da tutti i tuoi figli sempre obbedito, imitato! Che noi ti vediamo, ma cresciuti a migliaia, che ti vediamo nel sospiratissimo cinquantenario. E qui i figli tuoi dell'Antico e del Nuovo Mondo possano anche allora bearsi del tuo amabile sembiante, baciarti la sacra, benefica mano, e dirti che ti amano e per te amano il buon Dio , del quale ritrai si bella immagine. - Ecco i nostri voti, ecco gli evviva che in questo congresso, congresso unico, congresso di amore e di riconoscenza noi facciamo a te nostro Padre.
E tu pietoso Iddio ascolta... Ah si tu ascolti, mel dice un secreto, dolcissimo presentimento, tu ascolti ed esaudisci, Pietoso Iddio, il gran voto, che D. Bosco sano, salvo, ricco, straricco di amore , di meriti , di figli e figli di ogni lingua e d' ogni nazione, faccia il suo cinquantenario di Messa, che è pure il Cinquantenario della sua gloriosa e santa impresa.
D. Bosco prese allora la parola
» Io sono molto contento che siate venuti a passare questa giornata con me , e vi ringrazio di tutti i segni di affezione che mi avete dati. A coloro che non poterono venire a questo nostro convegno , dite che io li ringrazio egualmente , che li invito di bel nuovo, e che verranno un'altra volta. A tutti quelli che appartengono al clero come ai secolari, ripetete che io li conservo nel cuore, che li considero come cari figliuoli, che prego Iddio tutti i giorni acciocchè li custodisca, e che li ringrazio per tutto quello che hanno fatto e faranno per me.
» A voi in particolare dirò che l'Oratorio, come ognuno può vedere , è benedetto dal Signore. Siamo cercati da tutte parti e bisognerebbe poter centuplicare il personale per soddisfare a tutte le domande. Gli stessi giovani usciti dalla nostra casa sono i preferiti, quando concorrono con altri per avere un impiego o un uffizio. Persino certi artigiani che qui fra noi non sembrano tanto buoni, nei paesi ove ora si trovano si diportano egregiamente. Ce ne furono di indole restìa, di naturale indolente, di focoso carattere, eppure col pensiero di esser figli dell'Oratorio, mutarono interamente condotta. Io so di uno che fu allontanato dall'Oratorio, il quale per ritornare in Italia ha fatto un viaggio lunghissimo a piedi - E perchè non provvedi a te stesso per avere vita più comoda? gli diceano coloro coi quali gli era dato di aprirsi.
» - Non ho danari : rispondeva - Cerca di fartene , non mancano i mezzi , gli suggerivano certi perfidi consiglieri. Ed esso poi narrava : - Molte volte ebbi occasione di poter impunemente ritenere la roba altrui, ma dissi fra me: Non fia mai che disonori l' Oratorio. - E così percorse circa 200 Kilometri a piedi. Questo è un fatto solo; ma molti altri di simil genere recarono a noi grande consolazione. L'amor proprio ci avrà avuta la parte sua, ma per ciò il risultato non è meno felice.
» Ed ora parlo per voi Parroci, vice parroci, preti, chierici , impiegati , capi d'arte. Sia benedetto il Signore, per aver permesso che ci trovassimo insieme a questa piccola festa : sia benedetto perchè ci ha lasciati vivere, affinchè potessimo sempre più lavorare per prepararci la salute eterna dell'anima nostra. Questo deve essere il fine di ogni Salesiano, questo il suo continuo sospiro. Io col nome di Salesiano intendo significare tutti coloro che qui nell' Oratorio furono educati colle massime di questo gran santo. Quindi per me voi tutti siete Salesiani.
» Un altro anno vi attendo ad una simile riunione e spero che voi ci sarete tutti e che ci sarò ancor io. Tale è il mio desiderio, tale la mia intenzione. Bisogna però vedere se il Padrone della vita la penserà come la pensiamo noi. Dico ciò perché per l'anno venturo ho parecchie cose da dirvi, che si compiranno in questo anno corrente : e sono sicuro che ne sarete contenti.
» In primo luogo c'è la chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma. Questa colossale impresa mi stancò molto pei gravi e continui pensieri , e mi fece andar curvo sotto il peso delle enormi spese. Bisognava trovare 25000 lire ogni mese. Ora però le costruzioni della chiesa sono molto avanzate, si lavora con grande alacrità attorno al nuovo Ospizìo, e per l'anno venturo, spero di poter condurre tutto a termine. E giacchè parlo della chiesa del Sacro Cuore, voi sapete come io abbia aperta una lotteria per far fronte alle ognora crescenti spese. Ho fatto assegnamento eziandio sulla vostra carità , quindi manderò a voi un piccolo numero di questi biglietti. Spargeteli tra il popolo : riteneteli per voi se la vostra borsa ve lo permette se non potete ritenerli , ritornatemeli che io vi sarò grato egualmente. Quel che io vi raccomando si è che mi aiutiate, in quei modi che potete e sapete, a compiere un'impresa che mi fu affidata dal Sommo Pontefice Leone XIlI.
» In secondo luogo vi dirò. Il cholera fa strage in paesi da noi non lontani , e forse abbiamo da temere che invada eziandio le nostre provincie. Quindi io vi suggerisco un facile antidoto contro questo male. Esso consiste in una medaglia che da una parte ha scolpito il Sacro Cuore di Gesù, e dall' altra l' effigie di Maria SS. Ausiliatrice. Questa medaglia portatela al collo, in saccoccia ovvero nel taccuino: basta che l' abbiate in dosso. Nello stesso tempo ripetete ogni giorno la giaculatoria : Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis. Ciò facendo state tranquilli e state certi che la Madonna farà vedere visibilmente il suo potente patrocinio. Avrei piacere che voi osservaste attentamente, se anche un solo che abbia in dosso questa medaglia cadesse colpito dal morbo. Voi andate pure con coraggio ad assistere gli ammalati nelle case , negli ospedali e nei Lazzaretti e non temete.
» È pur necessario che si faccia sovente la santa Comunione. Ma parlando a preti che dicono tutti i giorni la santa messa questa esortazione è superflua. Piuttosto esorterò voi a dirlo agli altri, perchè qui sta la radice della divozione. Pulita l'anima, ognuno può dirsi sicuro di non essere incolto da nessun malanno.
» Questa pratica di portar la medaglia, pronunciar la giaculatoria, frequentare i Sacramenti non osservatela voi soli, ma propagatela in ogni luogo, fra i vostri parenti, amici e conoscenti, affinchè serva a tutti di antidoto contro il cholera. Il Signore vuole con questo svegliarino scuotere le coscienze. Quindi predicate questa divozione eziandio dal pulpito. A qualcuno potrà sembrare strano, ardito e forse anche ridicolo. ricordatevi che al cospetto della morte cessano le risa. Vi dirò come pochi giorni fa un ricco signore, che si vanta scevro da pregiudizii, sia venuto in mia camera. Esso avea udito come io parlassi dell'efficacia della medaglia di Maria SS. Ausiliatrice. Quindi m'interrogò : E vero che ella propaga superstizioni?
- Di quali superstizioni intende? risposi io. - Che quelli che portano indosso la medaglia di Maria Ausiliatrice saranno salvi dal cholera. - E a lei che cosa importa di ciò che io dico ? - M'importa, perchè la mia famiglia e specialmente mio figlio primogenito vogliono ad ogni costo avere la medaglia.
- Ed ella ci crede all'efficacia di questa medaglia ?
- Io? niente affatto.
- Ed è padrone di non crederci. Nessuno la obbliga. Se non ci crede stia pur senza medaglia, nessuno vuol dargliela per forza. Ma se ci credesse è presto fatto procurarsela.
- E la superstizione? Come posso io credere che un pezzo di metallo abbia tanta efficacia?
- Ma lasci un po' andare! Intenda bene che una pratica approvata dalla Chiesa non è mai superstiziosa.
Dopo ciò per non piccola ora si parlò delle notizie della Francia. Quel Signore divenne pensieroso. In sul congedarsi esso con una certa esitanza: Signor D. Bosco, se volesse farmi un favore!...
- Dieci se fa d'uopo: parli pure.
- Avrebbe ancora qualcuna di quelle medaglie?
- Ma se ella non ci crede ?
- Quando si tratta di salvar la pelle... capisce bene... insomma... ho detto per dire... mi dia la medaglia. Io ci credo e voglio che me ne dia anche una e per mia moglie e per ciascuno dei miei figli.
Avete inteso! Il Signore che ci vuole tutti felici, con questi flagelli intende di farci conoscere la preziosità della vita eziandio temporale. E voi, miei cari figliuoli, abbiate di mira nelle vostre prediche di parlare sovente della morte. Oggi giorno non si fa alcuna stima della vita. Chi si suicida per non sopportare i dolori e le disgrazie : chi arrischia la vita in un duello: chi la sciupa nei vizi: chi la giuoca in arrischiate e capricciose imprese, chi ne fa getto affrontando pericoli per eseguire vendette e sfogare passioni. Predicate adunque e ricordate a tutti, che noi non siamo i padroni della nostra vita. Dio solo ne è il padrone. Chi attenta ai proprii giorni fa un'insulto al Signore, è la creatura che fa un atto di ribellione contro il suo Creatore.
Voi che avete ingegno troverete idee e ragioni in abbondanza e modo di esporle, per indurre i vostri uditori ad amare la vita e rispettarla, nel gran pensiero che la vita temporale bene impiegata è foriera della vita eterna
A coronare questa festa giungeva opportuna la seguente lettera:
Patagones 26 Maggio 1884
CARissimo D. Bosco.
Il più lontano dei suoi figli, a nome della casa di Patagones, anticipa i voti di prosperità alla sua persona, affinché il Signore la conservi al bene della nostra Congregazione, che ha per fine la salvezza dei suoi membri e la maggior gloria di Dio.
Desidero ardentemente di vederla ancora una volta, baciarle la mano dopo nove anni di esiglio volontario si, ma penoso per essere lontano da lei.
Accetti gli auguri di cinquecento selvaggi battezzati quest' anno , di centocinquanta ragazzi e ragazze che frequentano le nostre scuole; di otto confratelli Salesiani, e di sette suore di Maria Ausiliatrice che formano la casa di Patagones.
Sia felice, caro D. Bosco, e per molti anni ce la conservi il Signore al bene delle anime.
Suo aff. in G. M.
Sac. FAGNANO GIUSEPPE.
Così finiva questa festa di amore e di riconoscenza. Nel congedarsi tutti si auguravano, che la bontà del Signore volesse di bel nuovo ricongiungerli nello stesso luogo nell'anno venturo, per gustare le stesse gioie. Ah solo la religione nostra SS. può così santificare la riconoscenza e l'amore !
arricchito di sante indulgenze dal Sommo Pontefice Leone XIII I. A Lourdes !
Non è passato ancora un anno dacché 300 pellegrini italiani, accompagnati in ispirito da oltre 800,000 loro connazionali, ardenti di fede e d'amore, volarono a Lourdes per sciogliere il canto sublime della preghiera là, dove tutto spira la dolcezza della pietà e della fede, dove posò il piede la Immacolata Regina del Cielo. Ma la preghiera, onde scenderà misericordia e pace, deve essere replicata e continua. Leone XIII , gloriosamente regnante, ci ha invitati già ; ed è per rispondere ai suoi inviti, che noi promoviamo per il prossimo settembre un nuovo Pellegrinaggio a Lourdes di cattolici italiani.
L'Immacolata ci attende, il Papa ci spinge colla sua parola potente. Cattolici Italiani , rispondiamo all' appello : e , mossa dalle nostre suppliche , la potente Signora del Cielo ci otterrà la pace sospirata, il trionfo della Chiesa e del Papato.
A Lourdes, adunque, a Lourdes ! là è la fonte dei miracoli, là è la vincitrice di tutte le battaglie , là è una Madre divina che sospira di colmarci di grazie !
II. Chi deve fare questo pellegrinaggio?
Chi piange la perdita di persone care e brama che dalle pene del purgatorio volino alle eterne gioie del paradiso.
Chi desidera la conversione di figli, di parenti, di amici traviati, e di poveri peccatori.
Chi è immerso nelle afflizioni ; chi nelle infermità cerca salute.
Chi riconosce da Dio i mali che ci affliggono, che ci minacciano : e vuole implorare che la misericordia del Signore si muova a pietà di noi , delle nostre famiglie e della patria nostra.
Chi desidera il dono della santa perseveranza nel bene per sé e per altri.
Chi ha un'anima da salvare.
Chi desidera la pace della Chiesa, il trionfo del regno di Cristo; la liberazione e la conservazione del Sommo Pontefice e Padre nostro amatissimo.
Chi, in una parola, ha bisogno di Maria, Porta del Cielo, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti , Salute degli infermi , Aiuto dei Cristiani, Immacolata Madre di Dio.
III. Scopo.
Scopo di questo pellegrinaggio spirituale al luogo da Maria prescelto a dispensare le sue grandi misericordie e a far conoscere la sua grande potenza, é:
1) Tributare alla Vergine Immacolata un solenne attestato di riconoscenza per le infinite grazie spirituali e temporali che ha fatto al mondo cattolico nei diciannove secoli della sua Immacolata Concezione ;
2) Ottenere da Maria la salvezza dell'anima nostra, dei nostri parenti, dei nostri cari, e tutte quelle grazie spirituali e temporali che ardentemente desideriamo ;
3) Rivolgerle una fervida preghiera per la Chiesa , pel S. Padre Leone XIII , per la patria nostra.
IV. Mezzi.
Coloro, che si uniscono in ispirito ai fortunati pellegrini che si recano personalmente a Lourdes, si propongono
1) Di fare una Novena in preparazione alla festa che la Chiesa celebra il 24 settembre 1884 ad onore della Immacolata Madre di Dio sotto il titolo di Nostra Signora della Mercede;
2) Di fare una tenue elemosina di 10 centesimi, e procurarne dalle persone di loro conoscenza, per gli ex-voti da presentarsi a Maria Immacolata, per le elemosine di messe da celebrarsi nel Santuario dell' Immacolata e per tutto ciò che è indicato nel Capitolo seguente.
V. Ex-voti. A nome di tutti gli offerenti
1. Sarà offerto a Nostra Signora di Lourdes un Cuore d' oro, simbolo del nostro amore, in cui sarà rinchiusa la preghiera comune a tutti coloro che prenderanno parte spiritualmente al pellegrinaggio.
2. Una splendida Croce di grossi e magnifici diamanti, simbolo della nostra fede, dei nostri dolori, delle nostre speranze in Maria, sarà deposta sul petto della Statua dell'Immacolata nel Santuario di Lourdes. È questa una croce pettorale appartenuta al Pontefice dell'Immacolata, al Santo P. Pio IX, di santa memoria.
3. Un Monumento in mosaico in onore dell' Immacolata Concezione di Maria sarà eretto, a nome degli offerenti, a Roma dirimpetto alla tomba del grande Pontefice che ne definì il dogma ; in esso sarà raffigurata la Vergine Immacolata, adorata dagli Angeli, alla quale Pio IX inginocchiato offre una corona immortale.
4. Sarà presentata al Santuario una elemosina per la celebrazione di 200 Messe.
5. A nome pure degli offerenti, sarà depositata una somma di danaro, a seconda del numero dei medesimi, per la erezione del Nuovo Tempio del Rosario, del quale si stanno ora gettando le fondamenta come continuazione e ingrandimento della Basilica di Lourdes.
6. I nomi di tutti gli aderenti, e delle persone vive o defunte da essi raccomandate, saranno offerti solennemente alla Vergine ; poi chiusi in una cassa metallica a forma di cuore, acclusa in un'altra di marmo, saranno deposti sotto l'area sulla quale sorgerà fra breve nella Chiesa. del Rosario l'altare dedicato a Maria Santissima Assunta in Cielo.
Sulla cassa sarà incisa la seguente epigrafe in lingua latina
Ricordatevi, o pietosissima Vergine Maria, che non si è mai inteso, che alcuno, ricorrendo alla vostra protezione, implorando il vostro aiuto e, chiedendo il vostro patrocinio, sia rimasto abbandonato. Animati noi da una tale fiducia, a Voi ricorriamo, o Madre delle Misericordie , Consolatrice degli afflitti, Rifugio dei peccatori, Porta del Paradiso: e pieni di fede di amore e di speranza in Voi, o potente Signora del cielo e della. terra, poniamo sotto il manto della vostra protezione, noi, le nostre famiglie, i nostri amici, e i nostri cari defunti. O Immacolata Madre del Verbo, benigna ascoltateci e proteggeteci nel tempo e nell'eternità. Così sia.
VI. Indulgenze.
A tutti i fedeli dell' uno e dell' altro sesso , i quali, impediti d'intraprendere il viaggio di Lourdes
Si uniranno spiritualmente ai pellegrini che accorrono a quel Santuario;
Coopereranno in qualsiasi maniera al decoro e felice esito di questo Pellegrinaggio ;
Celebreranno divotamente, in preparazione alla festa in onore di Maria Vergine sotto il titolo della Mercede (24 settembre 1884), una Novena colla recita quotidiana della terza parte del Rosario, e pregheranno per la concordia dei principi cristiani, per l'estirpazione delle eresie, per la conversione dei peccatori, per la esaltazione della Santa Madre Chiesa
Il Sommo Pontefice Leone XIII, nell'udienza del 21 giugno 1884 con rescritto della S. Congregazione delle Indulgenze, ha concesso
I. Indulgenza di trecento giorni, da lucrarsi una volta al giorno , in ogni dì della Novena ;
II. Indulgenza plenaria, nel giorno della festa, o fra l'ottava, a coloro che veramente pentiti, confessati e comunicati visiteranno divotamente una Chiesa o un pubblico Oratorio , ed ivi pregheranno Iddio secondo l' intenzione del Sommo Pontefice.
VII. Vantaggi.
1. A rendere più uniformi le nostre preghiere, a chi offre una elemosina non minore di 10 centesimi sarà spedito per mezzo del Zelatore un foglietto contenente le Orazioni per la Novena ecc.
2. Saranno celebrate cento Messe nel Santuario di Lourdes e si faranno pubbliche preghiere alla Grotta dell'Apparizione, acciocché la Vergine Santissima esaudisca i voti e i desideri di coloro che si sono uniti spiritualmente ai pellegrini ; ed altre cento Messe saranno celebrate, e fatte altre pubbliche preghiere alla Grotta pei defunti raccomandati con elemosina dagli offerenti.
3. Al Zelatore che ha raccolto 100 offerte, cioè L. 10, oltre ai cento foglietti per gli offerenti , sarà spedito in dono franco per posta, imballato diligentemente intorno ad un cilindro di legno, un quadro oleografico di centimetri 38 per 53 rappresentante i 15 MISTERI DEL S. ROSARIO ; quadro che potrà inaugurarsi in famiglia per la celebrazione della Novena.
Chi possedesse già questo quadro , e chi fosse Collettore di diverse centinaia di offerte può invece scegliere quello che più gli aggrada fra i quadri seguenti
SACRO CUORE DI MARIA . di centimerri 37 per 51 MARIA SANTISSIMA MADRE DI Dio » 37 » 51 LA PREGHIERA DELLA S. FAMIGLIA » 37 » 51
VIII. Erogazione delle Offerte.
Detratte le spese delle funzioni ed elemosine di messe da celebrarsi alla Grotta e al Santuario , degli ex voti, e di promozione: tutto il resto della raccolta sarà erogata per la costruzione della Chiesa pel S. Rosario, che deve sorgere quasi come cripta e complemento della Basilica dell' Immacolata di Loudes, opera raccomandata ai Cattolici tutti dal S. Padre Leone XIII col decreto delli 24 dicembre 1882 della S. Congregazione dei Ritì.
IX. L' Ambascieria alla Vergine.
Un Pellegrinaggio di sacerdoti e laici andrà a Lourdes a rappresentarvi tutti gli aderenti. Esso sarà come un' ambascieria che si presenterà in nome nostro alla Regina del cielo e della terra. Le umilierà i voti, i sospiri, i propositi, le domande di grazie e di favori, e í donativi di migliaia e migliaia di figli ; i quali stretti in un sol patto, in una sola intenzione , implorano pietà e misericordia e il termine a tanti mali e castighi che ci percuotono , e La supplicano ad esaudire i desideri del comune ed amatissimo Padre e Pastore Leone XIII.
Le lettere , i moduli , i vaglia postali devono essere inviati franchi al seguente indirizzo
ALLA COMMISSIONE DEL PELLEGRINAGGIO A LOURDES
Via Mazzini N. 94 in
BOLOGNA.
MARIETTA OSSIA LE VERE SORGENTI DELLA VITA
AL SECOLO XIX
« Attingerete acque con gaudio dalle fontane del Salvatore » diceva il profeta Isaia : e il Salvatore medesimo annunziava alla Samaritana : « Se tu conoscessi il dono di Dio, avresti pregato e ti sarebbe stata data un'acqua, che zampillerà fino alla vita eterna; e spiegando altrove più chiaro il suo pensiero, aggiungeva : « Io sono la via , la verità e la vita ». La vera vita perciò sta nell'esenzione dal peccato e nella unione col Salvatore Gesù Cristo, nella sua divina amicizia, nella sua grazia. Quindi le vere sorgenti della vita sono il Sacramento della Penitenza, che, pei meriti dello stesso divin Salvatore, scioglie l'anima dal peccato e quello della Eucaristia, che ci unisce intimamente al Verbo fatto carne, in cui era, è e sarà sempre la vita
Or bene : il Secolo XIX, secolo per eccellenza dell'apoteosi della materia, del denaro e dei piaceri sensibili, le ha grandemente trascurate queste vere sorgenti della vita, ed è perciò che giace irrequieto come un moribondo e corre difilato alla morte. E chi mai lo aiuterà in questo urgentissimo bisogno? Chi se non Colei, cui la Chiesa Cattolica fa dire: « Chi troverà me avrà trovata la vita e attingerà la salute dal Signore » ? Colei che il divino poeta chiama Vergine Madre Figlia del suo Figlio , alla quale anzi rivolge fiducioso la preghiera
Donna, se' tanto grande e tanto vali
Che qual vuol grazia e a te non ricorre
Sua disianza vuoi volar senz'ali.
La tua benignità non pur soccorre
A chi domanda, ma molte fiate Liberamente al domandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
In te magnificenza, in te s'aduna Quantunque in creatura è di bontate.
A questi principii è informato il Racconto, che porta appunto per epigrafe il detto della Sapienza, sopra citato : « Chi troverà me ecc. e che noi presentiamo ai nostri lettori; racconto ameno quanto alla forma, ma nella sostanza vera spiegazione, soda esposizione e difesa della dottrina della Chiesa Cattolica intorno ai due Sacramenti della Penitenza e dell' Eucaristia, vere sorgenti della vita spirituale.
La cara Marietta, imitando Colei di cui porta il Nome , colla sua sincera e fervorosa divozione alla Madonna della Consolata, dolce consolazione da oltre mille anni dei Torinesi, anzi dell'intiero Piemonte , rappresenta appunto l' azione soave e perenne dell'Augusta Madre di Dio e degli uomini nell' attirare ai Sacramenti quelli , che , per una colpevole negligenza, se ne tengono lontani. Marietta è fortemente, ma cristianamente, innamorata del giovane Avvocato Carlino Salomone , che la contraccambia di ardentissimo affetto; ma, imbevuto di tutti gli errori e pregiudizi moderni, non vuol fare il matrimonio religioso, perchè alla Chiesa bisogna confessarsi. E che cosa fa la cara figliuola? Quale ape industriosa procura al promesso sposo, ai parenti e ad una irreligiosa e disperata famiglia la conversazione di un suo zio , Parroco, e per mezzo di famigliari ed amene conferenze, sempre vivaci e briose, attira tutti i suoi cari alla frequenza dei due sullodati Sacramenti.
Gli esempii, gli aneddoti, le similitudini e le festività si succedono ad ogni momento e mentre divertono lo spirito e rallegrano il cuore, lo commovono dolcemente fino alle lagrime. I Parroci, i Predicatori, i Maestri e le Maestre troveranno nel presente racconto un grande aiuto ad istruire il popolo e particolarmente la gioventù , e tutti un'aurea e soda lettura.
Tale lo ha giudicato la Commissione, composta di un Teologo Collegiato, di un Professore di lettere e di un Parroco esperto nella cura delle anime, che fra nove manoscritti concorrenti al premio, l'ha dichiarato ad unanimità il migliore e degno di premio. Anzi un membro di essa ne scriveva: « Il Manoscritto Marietta, ossia le vere sorgenti della vita al secolo XIX, mi pare il più pieno di brio, il più popolare e pieno d'istruzione, che si rende utile anche per tanti tocchi maestri, che dà su varii punti di Religione e di Morale Cristiana e anche per le varie scene esemplari, che mette sott'occhio ».
Ebbene? Non è un'opera esimia di carità e di religione il diffondere largamente questo libro? Affezionarci noi alla frequenza dei Sacramenti e attirarvi i nostri contemporanei non è un combat. tere la morte nel suo principio e diffondere la vera vita? Non è un seguitare sulla terra la missione medesima del divin Redentore Gesù Cristo, che venne in questo mondo perché le sue pecorelle avessero la vita e fossero nell'abbondanza?
Leggendo poi attentamente il libro medesimo come non innamorarci ancor noi della Madonna Santissima , della quale era fervorosissimamente innamorata la buona Marietta, che dalla medesima ottenevo, tutte le grazie, che le domandava nella sua tribulazione?
Il libro scritto in forma di racconto dal Sac. Ilario Maurizio Vigo, Parroco di S. Giulia in Torino, si vende presso la Libreria Salesiana al prezzo dì L. 2 in brossura e L. 3 legato in tela impressa ad oro. Chi manderà il prezzo di copie sei riceverà in dono una dozzina di medaglie di Maria Ausiliatrice e del Sacro Cuore.
L'igiene dell'anima.
Che bel titolo, nevvero? È titolo proprio nuovo? come nuovo, nuovissimo è il libro cui sta in fronte, graziosamente stampato e più graziosamente scritto.
Ma di che tratta e qual n'è l'autore?
Un momento. Quanto alla materia, oh bella ! è l'igiene dell'anima. Si pensa tanto e tanto si scrive per l'igiene del corpo, per tenere lungi da noi il cholera, e per l'anima non s'avrà a far nulla?... Eccovi adunque un libro contenente quaranta lettere d'un maestro ad un antico suo discepolo : date una occhiatina all'indice e fatevi a leggerne le prime ; mi direte poi se vi tratteneste dallo assaporarvi le altre, vorrei dire tutto d'un fiato. Badate, veh, che non basta scorrerle e sfiorarle così alla leggiera ; conviene tornarci e ponderarle per bene: troppo importanti sono i precetti d'igiene in esse contenuti e sviluppati
L'igiene fa per tutti e quindi gli é questo un libro per le famiglie cristiane ; pei genitori che vogliono educati, obbedienti, morigerati i loro figliuoli; pei fanciulli e pei giovanetti ai quali sta a cuore l'aver sana l'anima e tenerne lontane le massime del mondo empio e corruttore.
Oh quanto volentieri lo vedremmo questo libro sui tavolini da studio, quanto vorremmo si leggesse nelle famiglie e nei laboratorii, quanto desidereremmo che i giovanetti lo leggessero e rileggessero! V' imparerebbero, oltre la grazia e la freschezza della lingua, quel che più sta a cuore di chi l'ha scritto, l'amore cioè e la pratica della Santa Religione ; l' amore e la frequenza dei Sacramenti ; l' amore e la gratitudine a quel divino Gesù che proprio per gli uomini li ha istituiti.
Ma... e l' autore del libro?. - Non l' avete ancora sospettato? E proprio lui , il nostro P. Martinengo, che frammezzo alle continue cure del suo ufficio d'insegnante, di educatore e di Missionario sa trovare il tempo per fare anche cogli scritti il bene del popolo e della gioventù.
(Dalla Liguria Occidentale). D. BOSCO E LA PIA SOCIETÀ SALESIANA
per ALBERTO DU BOYS già Presidente alla Corte d'Appello del Puy (Alta Loira) Membro dell'Istituto delle Provincie , dell' Accademia Delfinale, dell'Accademia Imperiale di Scienze, belle Lettere ed Arti della Savoia ecc. ecc. traduzione
dal francese pel Cav. Giuseppe Novelli - 1884. Un vol. in-16° grande su carta fina, illustrato dal ritratto di D. Bosco, dalla carta geografica della Patagonia e da altre incisioni.
Edizione fina L. 2, 50 - Ordinaria L. 1, 50 Legato in tela fina L. 3, 50 - Legato in tela ordinaria L. 2.
Un antico magistrato francese, conosciuto nella repubblica letteraria per molti libri , il celebre Du Boys , stupito per le grandi opere che udiva raccontare di D. Bosco a Parigi, lesse attentamente nel Bollettino Salesiano la narrazione delle cose principali, che riguardano la istituzione dei Salesiani, poi, nel pensiero di scrivere pe' suoi connazionali intorno a queste opere medesime , venne appositamente in Italia. Visitò i principali Istituti Salesiani, parlò coi direttori delle case, con amici e raccogliendo quanto potè della vita e delle opere di D. Bosco, se ne tornò in Francia e di tutta lena si pose a scrivere il libro intitolato D. Bosco e la Pia Società Salesiana , del quale venne fatta la traduzione perchè più si conoscesse questo gran Padre della gioventù e dei poveri.
Sarebbe follia dare anche un piccolo cenno dell'opere stupende e meravigliose operate da D. Bosco e quindi fare un commento al libro in discorso. Diciamo solo che è un'opera degna di essere letta e ben meditata da'sacerdoti, perchè possano persuadersi. quanto valga un uomo solo , che sia informato, come D. Bosco, allo spirito del Vangelo e di quella carità di Gesù Cristo , che si diffuse per tutto il mordo e continua l'opera sua in tante anime elette alla sua gloria e al bene dei fratelli. È un libro che dee svergognare tutti quei grandi uomini, che senza Dio e la carità di Gesù Cristo pretendono rigenerare il mondo e si vantano i grandi filantropi nell'atto che rovinano la società umana.
E un libro che prova col fatto la divinità della nostra religione, dappoichè, altrimenti non si potrebbe render ragione di quanto un solo uomo possa operare senza l'intervento divino.
L'opera di D. Bosco partì dal Piemonte , si estese nella Penisola, entrò in Francia, in Ispagna, nelle repubbliche dell'America del Sud, nelle contrade selvaggia dei Pampas e della Patagonia. E inutile dire la molticiplità delle opere, la varietà delle medesime , la grandiosità , generosità tutte dirette alla salvezza dell'anime, al benessere della società e a quanto si può per ogni grado di istruzione civile e religiosa.
Raccomandiamo caldamente l'acquisto di questo libretto.
(Eco di S. Giuseppe n. 21, 1884)
La lettura del suddetto libro, dilettevole al sommo , rivela la condotta ammirabile della Provvidenza nel servirsi di quest'uomo (D. Bosco) per mandare ad effetto, in sì breve tempo tante stupende opere.
{Il buon giovanetto, periodico ferrarese n. 15 - 1884).
Allorchè Iddio ebbe collocati i nostri primi padri nel paradiso terrestre, volendo mettere a prova la loro fedeltà ed ubbidienza, impose ad essi un comandamento, dal quale dipendeva per loro la vita o la morte, la felicità od infelicità eterna. Disse loro : Non mangiate il frutto della scienza del bene e del male, perchè in quel giorno che aveste a mangiarne, morirete, Così disse il Signore. Ma che cosa disse invece il padre della menzogna, invidioso della felicità e della sorte beata a cui era destinato l' uomo , e risoluto di tirarlo in perdizione? Rivoltosi alla donna, le affermò tutto il contrario; Oibò, voi non morrete di certo; ma Iddio sa che il giorno in cui mangerete di questo frutto si apriranno i vostri occhi, e sarete come Dei che conoscerete il bene ed il male: Sappiamo pur troppo la fine di questa deplorabile storia , origine di tutti i mali del genere umano. Ma invece non si considera che al presente accade fra noi un fatto consimile, le cui conseguenze riescono funestissime non solo ad innumerevoli individui , ma a tutta la cristiana società. In mezzo di noi v'è la STAMPA, nuovo albero sotto più di un rapporto del bene e del male, che coi buoni libri insegna a fare il bene, e coi cattivi a fare il male; con quelli produce frutti preziosi che arrecano all' anima la vita e la sanità ; e con questi produce frutti attossicati che generano la corruzione e la morte. Iddio dice a tutti i suoi figli per mezzo della Chiesa Cattolica loro madre : Non mangiate i cattivi frutti della stampa iniqua; altrimenti v'esporreste a sommo rischio di perdere la fede, l'innocenza, la divina grazia che è la vita dell' anima , e morrete: Morte moriemini. Il demonio tutto in contrario protesta: Ciò non è vero anzi leggendo il pro ed il contro giungerete allo sviluppo della vita intellettuale, si apriranno gli occhi della vosta anima , sarete degni del secolo dei lumi, separati dal volgo ignorante, credenzone, superstizioso, e quindi capaci di concorrere a dar un felice impulso al progresso, all' incivilimento, alle arti e alle scienze, a sfatare i pregiudizi e le superstizioni divenendo le guide illuminate della società, e le glorie del vostro tempo di libertà e di emancipazione : Eritis sicut Dii.
Così il P. Gerola, in questo suo opuscolo intitolato Dolce Veleno, in cui mira a premunire contro gli effetti della cattiva stampa.
E un opuscolo che dovrebb' essere in tasca di quanti sanno leggere, poichè siamo oramai giunti a tale punto che il dolce veleno della cattiva stampa ammazza più uomini moralmente che non facciano unite assieme fisicamente guerra e cholera. La mala stampa, seguita a dire l'Autore, è quale una vasta società di avvelenatori, i cui membri si disperdono per ogni parte a spargere il tossico-più micidiale alla mente ed al cuore.
Noi raccomandiamo quindi alla Pia Società dei Cooperatori Salesiani a volersi opporre a questa vasta società di avvelenatori, collo spargere per ogni parte questo opuscolo che è un vero antiveleno alla mente ed al cuore. Rivolgersi alla Libreria Salesiana di Torino, unendovi alla lettera Cent. 20.