Anno LVI. 1° APRILE 1932 (X) Numero 4.
PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
SOMMARIO: Carità ai vivi e ai Defunti. - Il decennio di Pontificato di S. S. Pio XI. - Lettera di Don Giulivo ai giovani. - Come parlano del Beato gli Eccellentissimi Vescovi. - Predizioni del Beato Don Bosco. - Omaggi al Beato Don Bosco. - Da riviste, giornali e libri. - Funerali di trigesima per Don Rinaldi. - Azione salesiana: Convegni di Decurioni Salesiani. - Vita delle nostre Missioni: Rapida visita alle Missioni del Matto Grosso. - Notizie di famiglia. - Un grande amico benefattore: Mons. Angelo Rigoli. - S. A. R. il Principe Tommaso di Savoia, Duca di Genova. - Grazie ricevute per intercessione del Beato Don Bosco. - La potente intercessione di Maria Ausiliatrice. - Necrologio.
Cari orfanelli nostri! Sono migliaia e migliaia, rigurgitanti nei nostri Istituti! Sono migliaia e migliaia, che alla porta aspettano, supplichevoli, per esservi accolti!
Quale sarà la loro sorte? Chi porgerà loro il tozzo di pane di ogni giorno per sostentarli?
Perchè non dirlo?
I figli del Beato Don Bosco gemono essi pure vedendo, con trepidazione, assottigliarsi man mano la carità, il pane dei loro orfanelli
Non dubitano, no! Sarebbe questa l'offesa più grande alla Divina Provvidenza, la quale non venne mai meno al B. Don Bosco.
Ma è sull'esempio del Padre che, oggi, i suoi figli, lanciano un appello, fatto delle suppliche e dei gemiti degli orfani accolti nei loro Istituti, invocando quel pane quotidiano che è indispensabile alla loro esistenza..
Ci direte: ma in che modo potremo soccorrervi, quando sono tanti e così impellenti i bisogni?
Rivolgendo il pensiero ai vostri cari Defunti! Sì: alleviando le loro pene, suffragandone le anime care, aiuterete i vivi: l'elemosina vostra a lenimento dei Morti, sarà pane, sarà vita per tanti poveri orfani!
Come ciò?
Chi di voi non conosce La Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù fondata dal primo Successore del B. Don Bosco?
Eccone in brevi parole lo scopo. Coll'offerta di una lira italiana si partecipa al frutto spirituale di sei Messe quotidiane che si celebrano in perpetuo nel santuario del Sacro Cuore di Gesù in Roma; ed inoltre di tutte le preghiere ed opere buone che i figli del Beato Don Bosco compiono nel mondo.
Chi vorrà privarsi di questo immenso tesoro spirituale?
Sono 2172 messe che ogni anno vengono celebrate secondo le vostre intenzioni! Ad esse possono partecipare i vivi e i Defunti.
Siate apostolil
Sì, siate apostoli di quest'opera provvidenziale! E alla portata di tutte le fortune.
Chi non saprà privarsi di una lira, chi non vorrà fare la piccola mortificazione di un dolce, di un gingillo, di un po' di fumo, di uno spasso a refrigerio dei suoi cari Defunti, a sostentamento di tanti poverelli?
Siate apostoli! Ecco il nostro invito, ecco l'aiuto che speriamo e che invochiamo, in queste ore difficili. Invitate amici e conoscenti a partecipare, in larga misura, a quest'opera buona.
Se ogni Cooperatore, se tutte le nostre zelanti Cooperatrici riuscissero, durante quest'anno, a trovare, ogni mese, dieci persone che versassero una lira per l'Opera del Sacro Cuore di Gesù, avremmo assicurato il pane ai nostri cari orfanelli.
Iscrivete anzitutto i membri delle vostre famiglie, vivi e Defunti; e poi invitate tutti ad iscriversi: fate partecipi di tanta spirituale ricchezza il babbo, la mamma, i nonni, i figli, i parenti, gli amici, i benefattori, le anime più dimenticate che da anni ed anni gemono forse nel Purgatorio!
Dirà taluno: - Già mi sono iscritto in passato a tale Opera! - Sta bene. Ma alla stessa guisa che non ci accontentiamo di far celebrare una sola Messa per le persone care ed è nostro impegno di farne celebrare parecchie, anche ogni anno, specialmente nei giorni anniversari della loro morte, così possiamo fare nuove iscrizioni alla Pia Opera del Sacro Cuore per partecipare più abbondantemente alle sei Messe quotidiane e alle opere buone. Anzi, è questa una vera consolazione per le persone meno agiate che possono così suffragare i loro morti e concorrere ad un'opera di squisita carità.
Una lira !
Mettetela da parte nel vostro giorno onomastico, nei giorni delle nozze, della nascita dei figli, della morte dei vostri cari, di altre speciali ricorrenze!
Eccovi un modo facile di assicurarvi le benedizioni del Cielo in questa e nell'altra vita!
Pensate alle centinaia di migliaia di giovanetti che, in tutto il mondo, pregano per voi! Pensate alla partecipazione vostra a tante opere buone compiute dai figli del B. Don Bosco nei paesi civili e nelle lontane Missioni!
Pensate ai vostri Morti, che, inabissati nel dolore, invocano, aspettano il vostro soccorso! Pensate ai vostri figli che non mancano di nulla, mentre migliaia e migliaia di sventurati piccini non hanno di che sfamarsi!
All'opera!
Anime generose, siate lo strumento della Bontà divina! Appunto perchè non è possibile fare molto, vi invitiamo a fare poco.
A vostro conforto ricordate le parole dell'Altissimo: Beato colui che ha Pensiero del misero e del povero; lo libererà il Signore nel giorno cattivo. Il Signore lo conserverà e gli darà la vita, e lo farà beato sopra la terra!
Riflettiamo alla dolce consolazione che proveremo in punto di morte, quando, nel momento di presentarci a Dio e tremanti pel ricordo di qualche miseria nostra, ci verrà in mente che, in Cielo, vi è già qualche anima beata che prega per noi, perchè da noi liberata dalle fiamme del Purgatorio, perchè salvata dalla nostra carità, perchè ritornata sul retto sentiero da chi, raccolto orfanello in un Istituto Salesiano, potè divenire Sacerdote, Apostolo col piccolo obolo vostro.
Cooperatori e Cooperatrici, Benefattori ed Amici delle Opere Salesiane, noi vi stendiamo oggi la mano nel nome del Beato Don Bosco!
Voi tutti vi preparavate a presentare all'indimenticabile Don Rinaldi l'obolo della sua Messa d'oro: offriteglielo sotto la forma di suffragio ai vostri morti e di pane a tanti poveri orfanelli ! Dal cielo, lo speriamo, Egli vi sorride e benedice!
Cento anni fa le famiglie di Morialdo elargivano i primi aiuti a Giovanni Bosco perchè potesse intraprendere gli studi a Chieri... Il centenario di una squisita carità che ha permesso al Beato di gettare le basi dell'opera sua, non si può meglio commemorare che col rinnovare l'azione di squisita carità verso l'Opera di Don Bosco, specialmente ora che -- come affermava il Sig. Don Rinaldi - si trova in eccezionali strettezze, ed implora fidente il vostro soccorso Per proseguire il lavoro intrapreso alla maggior gloria di Dio ed alla salvezza delle anime.
Il 12 febbraio ricorreva il decennio dell'incoronazione di S. S. Pio XI.
Egli ha voluto festeggiarlo con una funzione di ringraziamento in S. Pietro, nella quale ha solennemente invocato sul mondo ancora sconvolto la pace di Cristo, invitando i fedeli a meritarla con lo spirito di penitenza e di preghiera.
Dieci anni non sono molti, ma sono già bastevoli per fissare nella storia la figura di Pio XI.
Ascendendo il soglio pontificio aveva detto: « Pio è un nome di pace... Desideroso di consacrare i mei sforzi all'opera di pacificazione mondiale, scelgo il nome di Pio ». E divenne il restauratore della « Pace di Cristo nel regno di Cristo ». Questo il suo programma a cui non soltanto restò fedele, ma sorpassò; perchè colle ultime encicliche e con la Conciliazione Egli ha ripreso e aggiornato i temi e l'opera di Leone XIII, risolta la più grave eredità di Pio IX e integrato l'opera di quattro Papi e di quasi un secolo di Papato. Tutto questo in dieci anni!
C'è veramente da ringraziare il Signore che abbia dato alla Chiesa un Papa come Pio XI, Papa ideale del dopoguerra pel suo spirito, per la sua intelligenza e cultura, e pel suo carattere e doti personali. Ben diceva di Lui S. E. Mons. Orsenigo, in una eletta adunanza al Palazzo dello Sport di Berlino, presenti i ministri del Reich e alte personalità della Germania: « Nessun Capo di Stato è più moderno di Pio XI ».
Sulla Prager Presse, organo del governo ceco-slovacco, il Dott. Alfredo Fuchs tracciando un interessante profilo di Pio XI in un articolo tutto materiato di fatti, che ci mettono sott'occhio la personalità e la feconda attività da Lui svolta nel decennio del suo Pontificato, conclude dicendo:
« L'aumentata importanza del Papato come potenza spirituale nel mondo è dovuto in grande parte alla personalità di Pio XI ».
La vigilia del 12 febbraio - terzo anniversario della Conciliazione - ha procurato all'Italia l'intima gioia di vedere S. S. Pio XI ricevere nelle città del Vaticano S. E. il Capo del Governo Benito Mussolini con slancio di cordialità e magnifica pompa: con questa gioconda visione in mente, nella fausta ricorrenza decennale, più fervorose sono state le nostre preghiere a Dio perchè conservi a lungo Pio XI e gli conceda di veder realizzata la sua divina missione di pace internazionale e sociale, di restaurazione religiosa e morale della società, e la gioia di altre conciliazioni con Nazioni che ora formano un affliggente dolore pel suo cuore.
Dio esaudisca le nostre preghiere e appaghi le speranze del Vicario di G. C.
Carissimi,
Vi sarà nota l'Opera della S. Infanzia per la salvezza dei bambini abbandonati; essa raggruppa al presente, in tutto il mondo, sette milioni di fanciulli benefattori e merita tutta la vostra ammirazione.
Ma voi, o Giovani, siete invitati a fare anche di più. Conoscete già il bellissimo periodico « Gioventù Missionaria » con l'annessa Associazione omonima. Orbene, abbonatevi tutti a questa graziosissima Rivista, briosa, elegante, riccamente illustrata e piena di vita, e vi sentirete stimolati a venire in aiuto alle Missioni Salesiane, appunto per la salvezza non solo dell'infanzia, ma anche d' innumerevoli fanciulli e giovani vaganti ancora nel paganesimo nelle più strane superstizioni. Con l'abbonamento alla Rivista sarete pure inscritti all'Associazione « Gioventù Missionaria », ardente falange di amici e zelatori delle Missioni
Nelle Comunioni e visite Eucaristiche, nelle visite a Maria Santissima pregate per la gran folla di fanciulli e di giovani erranti nelle tenebre di morte; fatevi loro missionari colla preghiera. Parlatene in famiglia e con gli amici e conoscenti; siate zelatori di opera così santa e meritoria. Salviamo la gioventù pagana! A questo mirava in modo speciale il Beato Don Bosco quando poneva mano alle sue Missioni.
Il Beato Don Bosco che soleva dire, che tutto si può sperare dai giovani di buona volontà, vi aiuterà efficacemente e v'implorerà da Dio, per intercessione di Maria Ausiliatrice, Regina delle Missioni Salesiane, le più elette grazie e benedizioni.
Frattanto rivolgetevi alla Direzione dell'Associazione e Rivista « Gioventù Missionaria », Via Cottolengo, N. 32, Torino 109, per le inscrizioni e per gli abbonamenti (L. 6,30 all'anno) e per avere moduli di propaganda e tessere.
Addio. Vivete felici.
Don Giuilivo.
Mons. M. BOTTARO Arciv. di Buenos Aires.
Dalla stupenda Pastorale che inviò all'Archidiocesi nell'anno della beatificazione, riportiamo questa mirabile sintesi che S. E. traccia della virtù del Beato:
Don Bosco modello di virtù.
Don Bosco fu modello ed esempio di ogni virtù. Così come non sorse ancora il pittore capace di riprodurre con esattezza il sembiante del Beato, che soddisfi i ricordi di coloro che lo conobbero in vita; così pare impossibile trovare chi sappia descrivere la sua figura morale. Non c'è niente capace di riassumere la vastità dell'azione di Don Bosco. Impossibile descrivere il poema grandioso di quella esistenza. Molti libri si sono scritti, e si pronunciarono innumerevoli panegirici, ma molto rimane ancora a dire; costantemente appaiono aspetti inesplorati, nuove luci e fulgori nuovi di questo astro di prima grandezza che brilla di luce tutta propria nel firmamento della Chiesa.
In alcune regioni è stato proposto il Beato come modello di maestro, in altre come patrono di una plaga; non mancò chi lo proponesse come patrono degli operai, apostolo della stampa, cultore insigne delle vocazioni sacerdotali, difensore del Pontificato Romano, dirigente dell'Azione cattolica sociale, ed altro. Ciò dimostra come Iddio ammirabile, abbia provduto con un solo uomo umile ma generoso, a tutte le necessità di un'epoca.
Noi, amatissimi Fratelli, ammiriamo il Beato Don Bosco come modello dell'Apostolato Sacerdotale. Se Don Bosco fu grande, lo fu precisamente perche seppe compiere sino alla fine i suoi doveri di buon sacerdote. Unito con tutta l'anima sua ai dogmi della fede, seppe avvicinarsi al peccatore con tutta la compassione del suo cuore di padre per trarlo a Dio, facendosi come il suo Santo Patrono S. Francesco di Sales e tutto a tutti».
Una delle caratteristiche più eminenti del Beato è stata la santa audacia di sapere prevenire i più gravi problemi del mondo, di sostenere sempre e dovunque il pensiero cattolico, di difendere gli interessi del Pontificato Romano, di utilizzare tutti i mezzi del progresso per stendere il Regno di Dio e delle anime e di non voler restare indietro a nessuno quando si trattava del bene e della virtù. Conobbe i bisogni della sua epoca per porvi rimedio. Il suo ammirabile sistema preventivo diede risultati stupendi, apprezzati ed imitati da pedagogisti di tutte le scuole: seppe approfittare degli ostacoli e persino delle avversità per raggiungere il fine stabilito; santificò i mezzi che il mondo utilizza per fare il male, senza retrocedere mai avanti alle contraddizioni, nè scoraggiarsi davanti alle difficoltà, accendendosi vieppiù quando vedeva che le potenze del male s'ostinavano contro l'opera di Dio.
Mons. RAFFAELE SANTI Vescovo di Montefeltro.
Riproduciamo alcuni pensieri dalla lettera di S. E. con la quale invitava i cittadini della Repubblica di S. Marino a partecipare alle onoranze pel Beato D. Bosco.
È dovere onorare il B. D. Bosco.
Onorare il Beato Giovanni Bosco è dovere di riconoscenza a Dio, che si degnò di prescegliere Lui a compiere l'immenso bene che in poco più di mezzo secolo si è operato in tutto il mondo, e si continua ad operare con alacrità sempre maggiore, dai suoi figli.
Onorare il Beato Giovanni Bosco è omaggio di gratitudine al Beato stesso, e ai suoi figli, i Salesiani, i quali animati dal suo spirito ardente, dai suoi ideali sublimi, moltiplicano prodigiosamente le opere da Lui volute, e ne diffondono ovunque i benefizi.
Onorare il Beato Giovanni Bosco è un bisogno per noi, poichè dobbiamo rendercelo sempre più benefico per la nostra terra, ed in particolare, per la nostra cara gioventù.
Ecco perche dobbiamo accogliere l'invito che ci fanno i Salesiani, e stringerci tutti attorno al novello Beato.
È una Pia Opera approvata da Sua Santità Leone XIII. - Inscrivendosi si partecipa al frutto di sei Messe quotidiane in perpetuo e alle opere buone che si compiono ogni giorno e che i figli del B. Don Bosco compiono nel mondo. - Possono inscriversi í vivi coi loro defunti versando una lira. --- Rivolgersi al nostro Rettor Maggiore, Via Cottolengo, 32 - Torino (1o9).
L'assenza da questi omaggi significherebbe dissentire dalla universale ammirazione per una delle più fulgide glorie moderne della Chiesa e dell'Italia, e ci rivelerebbe incapaci di sentire il fascino, che li santa genialità ed il sorriso di Don Bosco hanno suscitato in tutti gli animi aperti alla luce e all'amore.
Dalla cronaca di un monastero.
Nella cronaca del Monastero delle Sacramentine di Torino, in data 2o giugno 1931, si legge quanto segue:
« Moriva in questo giorno nel Monastero delle Sacramentine di Bassano del Grappa la monaca Madre Suor Maria Ausiliatrice di S. Giuseppe in età di circa 72 anni. Essa era stata accettata nel 188o nel nostro Noviziato di Torino, nonostante la sua gracile complessione, appoggiandosi le nostre Madri di quel tempo all'autorevole parola del Beato Don Bosco che, consultato dalla giovane, le aveva data assicurazione di reggere all'osservanza monastica.
» Alla nuova novizia fu imposto il nome di Suor Maria Ausiliatrice di S. Giuseppe, nome dalla medesima non ricercato, ma conosciuto anticipatamente dal Beato Giovanni Bosco, il quale le aveva dato una medaglia recante appunto l'effige dell'Ausiliatrice da un lato e di S. Giuseppe dall'altro. La novizia, che aveva tenuto secreta la medaglia, si meravigliò della coincidenza del nome assegnatole.
» Il Beato Don Bosco inoltre le aveva detto ancora: - Passeranno molti anni, e una Abbadessa e alcune religiose del Veneto si riuniranno colle Sacramentine; lei sarà mandata colà, sarà eletta Superiora, e quello sarà il luogo della sua santificazione, per andare poi in Paradiso all'età che avrò anch'io alla mia morte...
» Madre Suor Maria Ausiliatrice di S. Giuseppe difatti fu mandata nel 1901 per la fondazione di Bassano del Grappa nel Veneto, senza che mai avesse svelata fino allora la predizione del Beato Don Bosco.
» Nel 19o6 fu eletta Superiora, e dopo qualche anno fu rieletta. Dopo aver edificato per molti anni quella Comunità, cadde gravemente inferma, ma si riebbe abbastanza da poter sperare di festeggiare il suo giubileo d'oro di professione. Domandando però a che età era morto Don Bosco, rimase pensosa. Come il Beato Don Bosco, essa morì nel 72° anno di età, il 20 giugno -- festa della Consolata - del corrente anno 1931 »
Questa edificante relazione deve accrescere la nostra fiducia nel Beato Don Bosco, ogni qualvolta abbiamo bisogno d'intercessione presso Dio e l'Ausiliatrice, o di avere lumi nei dubbi e specialmente nel decidere di certe vocazioni.
È da questa parte...
Il periodico Scuole Professionali Pio XI pubblicava alcuni mesi fa:
« Verso la fine del luglio 1897, un gruppo di Salesiani aveva terminato nella nostra Casa di Genzano, gli Esercizi Spirituali e faceva ritorno a Roma col treno della Cecchina. Questi confratelli erano ormai a poca distanza da Porta San Giovanni, quando uno di essi, accennando alla campagna - allora quasi deserta di abitazioni - che si stendeva lungo l'Acquedotto Claudio, esclamava: " È da questa parte, fuori Porta San Giovanni che, secondo quanto ha detto Don Bosco, dovrà sorgere un gran Tempio dedicato a Maria Ausiliatrice". Chi pronunziava queste parole era Don Pietro Labò, allora giovane chierico studente all'Università Gregoriana, confratello di specchiatissime virtù religiose e che passava all'eternità, nel nostro Ospizio del S. Cuore di Gesù, il 28 settembre 1903.
» E vive tuttora uno dei nostri confratelli in età ormai nonagenaria, il quale ci fa fede di avere egli stesso udito delle labbra di Don Labò questa predizione di Don Bosco, predizion e che il venerando confratello palesò più volte fin da quando i Salesiani dell'Ospizio fondarono la Scuola Pratica d'Agricoltura!
» Noi citiamo questo episodio di famiglia senza nè commenti, nè disquisizioni; ma lo citiamo con un qualche compiacimento perchè ci sembra proprio verosimile e naturale che il Beato nostro Padre ne dovesse sapere qualche cosa ».
Andrai sempre vestita di bianco.
Don Bosco era andato a visitare una famiglia torinese ; una bimba vestita di bianco venne a baciargli la mano. Egli la mirò e sorridendo le domandò:
- Dimmi un po': ti piace vestire di bianco?
Avendo la bambina risposto affermativamente, Don Bosco soggiunse:
- Ebbene, andrai sempre vestita di bianco...
Quella bimba, da lui benedetta, sentì più tardi la vocazione di abbracciare la regola domenicana, vestì la bianca divisa e la portò con onore per tutta la vita.
Si chiamava Suor Cravosio.
Raccontò più volte essa medesima la predizione di Don Bosco alle sue allieve, tra le quali era l'ottima signora Felicita Caramelli di 77 anni (tuttora vivente) che ce l'ha riferita.
Due nuovi altari a Bahia Bianca.
Nell'artistico e devoto tempio del S. Cuore di Gesù di Bahia Blanca per la festa dell'Assunta si è svolta una magnifica giornata eucaristica con la partecipazione degli alunni interni ed esterni dell'Istituto Don Bosco e dei Cooperatori salesiani. Dopo la messa della comunione generale l'Ispettore della Patagonia, Sig. Don Manachino, benedisse l'artistico altare di marmo dedicato alla Madonna del Carmine e adorno di un quadro del valente pittore Sig. A. Monacelli.
Il giorno seguente, 116° anniversario della nascita del Beato Don Bosco, fu benedetto il nuovo altare in suo onore, e adorno di uno stupendo quadro dell'insigne artista torinese C. Thermignón, raffigurante D. Bosco mentre distribuisce la Santa Comunione a uno stuolo di giovanetti. Nelle due devote giornate valenti oratori trattarono magistralmente delle grandi divozioni, eucaristica e mariana, inculcate con tanto zelo dal Beato, e così al vivo rappresentate nelle tele dei due altari.
Santuario ad Alto Nove.
In Alto Nove, presso Fadalto, mercè l'ardore salesiano degli ex-allievi della zona, fu innalzato un grazioso santuario, dedicato ufficialmente alla grande Protettrice delle Opere di Don Bosco, in attesa di dedicarlo a Don Bosco dopo la sua canonizzazione.
Il santuario di stile romanico, sobrio, elegante, sorge su un terreno offerto da un onest'uomo di Fadalto, un uomo del popolo: è situato da un lato della strada provinciale Vittorio-Ponte sulle Alpi, quasi dirimpetto alla nuova stazione di Fadalto. Poco più in là, a sud ed a nord, il Lago Morto ed il lago di S. Croce, e nelle immediate vicinanze le potentissime centrali idroelettriche del Cellina.
Il 31 maggio il nuovo tempio venne solennemente inaugurato, con l'intervento di grandi folle di popolo e di autorità, e con la più entusiastica cooperazione degli abitanti del paese. A dir il vero, l'entusiasmo pet quest'opera, cresciuta e completata in brevissimo tempo, non è mancato: dal giorno in cui il Comitato Promotore lanciò la sua circolare con l'invito a tutti gli ammiratori di Don Bosco di aderire e concorrere, fino al momento dell'inaugurazione, il nome di Don Bosco ha avuto in tutti i cuori vibrazioni di tale affetto da superare ogni previsione. E il tempio, scriveva il Gazzettino del 1° giugno, « col concorso di tutti gli abitanti, sotto la direzione di quegli stessi elementi fascisti che ne furono i promotori ferventi e ai quali si deve l'appello lanciato per conseguire lo scopo », sorse come per incanto.
Questo appello fu raccolto unanimemente, specialmente dagli ex alunni di Don Bosco, fra i quali si distinse l'Unione di Mogliano Veneto; e così fu potuta attuare quell'impresa che solo pochi giorni or sono pareva un sogno il solo sperare. Nè è mancata, già issata sulla nicchia appositamente eretta, una bella campana, donata con gesto munifico e generoso dall'impresario sig. Pietro Fumei.
Nel giorno dell'inaugurazione, la chiesetta era adorna di piante sempreverdi; sullo sfondo dell'Altar Maggiore si ammirava un grande ritratto ad olio del Beato, opera pregevolissima del pittore Cominotto, e sopra lo stesso Altare una bella statua di Maria Ausiliatrice.
Alle 9 S. E. mons. Vescovo, indossati i sacri paramenti di rito, procedette alla benedizione del Santuario, e subito dopo celebrò la Messa ascoltata devotamente da tutta la folla presente.
Indi seguito da tutte le Autorità convenute e fra due fitte ali di popolo, il Presule si è recato nei locali al piano terreno della nuova stazione di Nove, sulla costruenda ferrovia VittorioPonte nelle Alpi, per partecipare ad un rinfresco offerto dal Comitato organizzatore della cerimonia; al termine di esso, mentre la banda rallegrava la simpatica riunione col suono di inni, il Vescovo ritornava in chiesa per amministrare la S. Cresima ad una quarantina di bambini del luogo.
Sarebbe poi dovuto seguire il discorso di S. E. nel piazzale della Stazione; ma la pioggia ha impedito il proseguimento della cerimonia, ed il Vescovo Mons. Beccegato ha parlato nell'interno della Stazione stessa, in una sala riccamente addobbata con piante, bandiere ed effigi del Beato Don Bosco, del Re e del Duce.
La bella cerimonia si è chiusa con la offerta alle autorità presenti di una artistica medaglia, coniata per la circostanza dal noto incisore trevigiano Gentilin, medaglia che reca sul recto la effigie del Beato con la leggenda: « B. Joannes Bosco Da mihi animas coetera tolle »; e sul verso riproduce il profilo della Chiesa, sotto al quale si legge: « Chiesa-Santuario di Nove Vittorio 31 - V - 31 - IX ».
Un giudizio di G Goyau.
BIANCA PAOLuCCI riferisce sull'Avvenire d'Italia del 25 ottobre il giudizio che il noto scrittore « Georges Goyan » ha dato di tre italiani nel suo libro L'épanouissement social du Credo: cioè Don Bosco, Giuseppe Benedetto Cottolengo e il Cardinal Andrea Ferrari.
Riportiamo il giudizio su Don Bosco nella presentazione che ne fa l'esimia scrittrice.
Tre italiani di fama mondiale e tre sacerdoti, due dei quali salirono giù sugli altari; tre italiani che, usciti dal popolo, trovarono la loro grande forza mescolandosi alla vita del popolo, e videro la loro missione tanto più alta in quanto l'irradiazione del Vangelo l'additava più chiara; tre italiani nei quali la fede e la vita si sono fuse e armonizzate così bene da comporre una indissolubile unità. Essi apparvero infatti allo scrittore francese come tre linee che convergono uguali nello stesso punto, testimonianze evidenti di quella carità che vuol essere sempre da per tutto, che permette alle parole e alle azioni tutte le libertà e tutte le audacie e che forma nei suoi datori la gloria perenne della Chiesa cattolica.
Parrebbe inutile di confrontare l'una con l'altra le tre figure furono viste dal Goyau come salissero un monte all'inizio dell'alba e come accompagnate, passo per passo, dal continuo crescere della luce finchè, arrivate in cima, le circonfuse l'ardente gloria del sole.
Davanti alla vita di Don Bosco il Goyau è rimasto estatico; in pieno secolo XIX, essa si svolge come una lunga serie di Fioretti.
Questo potente uomo d'azione, che nello spazio di cinquant'anni, con i metodi richiesti dai bisogni economici della sua epoca, creò delle opere per beneficare l'umanità dei due mondi, aveva per fulcro la fede stessa del medio evo, del tempo in cui S. Francesco parlava agli animali e gli animali lo comprendevano. Anche il cane misterioso, Grigio, che vediamo comparire nell'esistenza di Don Bosco sembra al Goyau che meriti di occupare, nella leggenda dorata del secolo XIX, il posto che occupò il lupo di Gubbio in quella del secolo XIII.
« È la caratteristica di certi santi, di là dalle Alpi, di essere insieme vicini a Dio e vicini ai più umili fratelli del regno animale; la loro anima, incalzandosi verso il Creatore, attira con sé tutta la creazione, e, in questa creazione, delle forze sorgono per proteggerli misteriosamente, meravigliosamente ».
Con una vita di vagabondaggio si inaugurarono le opere salesiane di Don Bosco, quelle opere il fondatore delle quali, il 2 giugno 1929, fu beatificato in S. Pietro. Ma che importava al « vagabondo di Dio » di passare per maniaco e anche, per un pazzo? Che gl'importava d'essere povero, indebitato, e di fare continuamente nuove spese per la recluta di nuovi fanciulli?
Don Bosco, è vero, era un santo; ma « vi è nella spiritualità italiana, (soggiunge il Goyau), un tale slancio di fiducia familiare nelle potenze dell'al di là, che le roboanti parole di stravaganza, di eccentricità, sono parole delle quali non si abusa mai e che si è pronti ad accogliere con un sorriso d'adesione, francamente, alla buona, tutto ciò che è, nell'ordine delle sorprese, meraviglioso, come tanti piccoli colpi di stato divini, nella trama monotona della storia umana ». Queste sorprese Don Bosco le implorava e le attendeva; vi collaborava: tutta la sua vita n'è piena. E la sorpresa delle sorprese fu il prodigioso sviluppo della sua famiglia sacerdotale, la maggior parte di cui, nelle scuole, nelle opere professionali, nelle colonie agricole frequentate da circa mezzo milione di fanciulli, nel Brasile, nella Patagonia, compie opera educatrice.
Anche a Parigi gli aggruppamenti giovanili della via dei Pirenei hanno l'aspetto e l'importanza di un'oasi cristiana, in un quartiere che assedia il comunismo. La piccola capanna piemontese dei Becchi, dove ebbe la prima visione Giovannino Bosco, può essere giustamente orgogliosa d'aver visto sorgere e scorrere una delle correnti più intense di vita spirituale del tempo nostro.
Don Bosco e Mons. G. B. Bertagna.
Il periodico « S. Francesco d'Assisi in Torino e i suoi restauri » pubblica un articolo su Mons. G. Bertagna di Sebastiano Filippello. L' Autore ricorda che mentre « la parte più eletta del clero dell'Archidiocesi » apprezzava l'insegnamento del Bertagna nel Convitto Ecclesiastico attraverso le sue dottissime conferenze, ammirando in lui lo studio indefesso delle discipline teologiche, l'acutezza di mente, la vasta conoscenza degli autori e la rara facilità di applicarne le sentenze, non mancava « chi spargeva voci maligne, dirette a diffamare le sapienti dottrine del Bertagna », insinuando che le nuove teorie fossero atte a rilassare lo spirito religioso e la morale cattolica.
A queste voci prestò fede l'arcivescovo Mons. Gastaldi e assunse nei confronti del Bertagna un atteggiamento sospettoso e ostile: cosicchè il Bertagna dovette lasciare nel 1876 l'insegnamento e ritirarsi al paese natìo, fino al 1879, quando venne chiamato ad Asti, dove restò per un quinquennio acquistandosi gran fama colle sue lezioni e rivestì le cariche di Canonico della cattedrale e di Vicario Generale.
Forse, dopo l'8o, Mons. Gastaldi maturava nell'animo un mutamento di vedute verso il Bertagna, ma per la sua morte improvvisa nel 1883 le cose restarono immutate.
Intanto alla sede di Torino veniva destinato il Card. Alimonda, che portò uno sconvolgimento rapido e radicale nelle faccende diocesane, si circondò di personalità forti richiamando parecchi di quelli che prima erano stati allontanati e allontanando diversi che più contavano sotto il defunto arcivescovo. Da molti si faceva allora il nome di un prete coraggioso e santo, che la gran maggioranza del clero avrebbe desiderato riavere in diocesi.
« Egli era il Teol. G. B. Bertagna. Senonchè il suo ritorno a Torino appariva come cosa non facile ad effettuarsi perchè ad Asti dov'egli viveva contento, e dove universalmente erano riconosciuti i pregi della sua vastissima intelligenza e le sue rare virtù, occupava la prima carica della Diocesi essendo egli Vicario Generale. Era quindi naturale che se fosse stato richiamato a Torino com'era nei voti di tutti, gli si sarebbe dovuta dare una posizione non meno importante. Doveva essere Don Bosco, amico devoto e consigliere peritissimo del Card. Alimonda, a suggerirgli il richiamo del teologo castelnovese e la sua elevazione all'Episcopato. Il Card. Alimonda accetta il consiglio di Don Bosco, e il Teologo Bertagna è richiamato a Torino, e il 24 marzo 1884 è preconizzato Vescovo di Cafarnao e subito dopo viene eletto Vescovo Ausiliare e Rettore del Seminario.
« Un largo e fecondo campo gli si apriva per tal modo dinanzi pronto a ricevere la buona semente dei suoi insegnamenti, ed egli, sempre umile anche nell'ora della vittoria, si apprestava con nuova energia a riprendere quella missione storica che a lui era assegnata: continuare a diffondere in Piemonte e portare al definitivo trionfo nel campo della teologia morale le più benigne dottrine alfonsiane, coronando felicemente l'opera del Lanteri, del Guala, del Cafasso, ed estirpando radicalmente ogni resto del Giansenismo ».
In tal modo Don Bosco dimostrava il suo vivissimo affetto alla Diocesi Torinese procurandole il prezioso contributo di un uomo che ne fu una delle più belle glorie.
Nel numero precedente abbiamo dato un breve cenno dei funerali di trigesima, a cui presenziarono Eminentissimi Cardinali - o in cui Eccellentissimi Vescovi si degnarono tessere l'elogio del cavo estinto. In complesso, a cinque funzioni assistettero membri illustri del S. Collegio, e dieci Ecc.mi Vescovi pronunziarono magnifici discorsi; ma la rassegna non è completa. Non da tutte le località, dove si svolsero i funerali, ci pervennero relazioni; e neppure sono giunte quelle dall'estero, dove per altro sappiamo che molti Ordinari Diocesani vollero testimoniare la loro deferente stima verso la memoria del nostro Superiore non solo coll'assistere pontificalmente ai funerali, ma col tesserne essi medesimi l'elogio funebre.
Nel chiudere questa rassegna l'Opera Salesiana rinnova agli Ecc.mi Ordinari Diocesani l'espressione della più viva riconoscenza per la bontà da essi dimostrata in questa luttuosa circostanza verso la Pia Società.
FIRENZE. - Ai funerali celebrati nel bel tempio salesiano della Sacra Famiglia, erano rappresentate tutte le Autorità civili e militari, le Comunità religiose, le Associazioni, i Cooperatori e gli ex allievi. Assistevano pure notabilità dell' aristocrazia fiorentina. Tessè l'elogio funebre S. E. Mons. Ambrogio Guerra, arcivescovo di Verissa, che disse molto bene delle virtù dell'estinto inquadrandone magistralmente la figura nell'ambiente sociale del tempo.
CALTAGIRONE. - Nella cattedrale, gremita di popolo e di autorità, furono celebrati funerali imponentissimi in suffragio di D. Rinaldi, con assistenza pontificale di S. E. Mons. Bargiggia Vescovo diocesano. Lo stesso Monsignore si compiacque di tessere un magnifico discorso funebre in memoria del nostro venerato superiore, prima d'impartire l'assoluzione al tumulo.
ROSARIO (Argentina). - Anche nella vasta cripta della chiesa salesiana di Rosario fu celebrato un grandioso funerale per la pace dell'anima buona di D. Rinaldi. Celebrò la Messa pontificale S. E. Mons. Ramon Harrison, vescovo titolare di Podalia; vi assistettero le Autorità municipali, il collegio dei Parroci, gli Ordini religiosi e le associazioni. Tutti gli amici dell'Opera Salesiana spontaneamente vi parteciparono coli largo tributo di fervorose comunioni.
STAMBUL. - Pel funerale di D. Rinaldi, riuscito sontuosissimo., fu scelta la Parrocchiale di S. Antonio di Pera. Assistette pontificalmente alla Messa S. E. Mons. Ktchourian, arcivescovo armeno Cattolico, che alla fine diede l'assoluzione solenne al tumulo. Presenziarono alla pia funzione l'Ambasciatore e il R. Console d'Italia colle rispettive Signore; Mons. Collaro in rappresentanza del Delegato Apostolico, Mons. Guillois, Mons. Dell'Acqua segretario della Delegazione, i Superiori delle Comunità religiose, i Parroci della città, istituti, e scuole. La Colonia Italiana diede compatta un devoto tributo di suffragio all'anima buona di Don Rinaldi, e Mons. Dell'Acqua ne disse il magnifico elogio con calore di sentimento e con elevata eloquenza.
LU MONFERRATO. - Nel paese natio di Don Rinaldi, il funerale di trigesima assunse il carattere di vera apoteosi per il grande che tanto l'aveva onorato con l'elevatezza delle sue virtù e con la santità delle molteplici opere. L'intera popolazione, docile all'invito del Rev.mo Sig. Prevosto D. Giuseppe Bisoglio, si accostò nel primo mattino ai SS. Sa cramenti e partecipò ad ora più tarda al funerale. Clero e Autorità, scolaresche e associazioni, intervennero alla pia funzione, alla quale assistettero pure i R.mi Sigg. Don Candela, membro del Capitolo Superiore Salesiano, D. Persiani, Ispettore delle Case del Piemonte, e la R.da Sr. Maddalena Villa, Ispettrice delle Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice del Monferrato, con la segretaria Sr. Maria Sinistrero. Il Rev.mo D. Biagio De Andrea, Prevosto di Mirabello, rievocò le virtù e l'operosa attività per cui Don Rinaldi fu così stimato e venerato nell'Italia e nel mondo. Ai presenti venne poi distribuita un'immagine ricordo che tutti accolsero con vivissima gioia.
BARI. - Nella chiesa di S. Ferdinando gentilmente offerta dal parroco D. Vincenzo Storelli, si celebrò un funerale grandioso in suffragio di D. Rinaldi a cura dei Cooperatori ed ex allievi. Intervennero Autorità, Clero, Associazioni e Istituti. Assistette pontificalmente S. Ecc. Rev.ma Monsignor Arcivescovo. Disse un commovente discorso il nostro D. Stile, direttore dell'istituto di Bari.
BELLUNO. - La funzione religiosa nella Chiesa di S. Rocco fu resa solenne dall'intervento di S. E. Mores. Cattarossi Vescovo diocesano, dalle autorità, istituti e associazioni cittadine. La figura dell'estinto fu rievocata al vivo dal Rev.mo Mons. Giov. Ciani, seguito attentamente dal numeroso ed eletto uditorio.
GENZANO. - Per iniziativa del Rev.mo Arciprete Mons. Nazario Galieti si è celebrato un solenne funerale nella Collegiata, con l'intervento delle Autorità. Associazioni, istituti e numerosissimo popolo. Vi assistette e diede l'assoluzione al tumulo S. E. Mons. Marozzi vescovo ausiliare dell'E.mo Cardinal Pignatelli. Il Sac. Dott. Paolo Gina tessè l'elogio funebre.
CANICATTÌ che accolse trionfalmente D. Rinaldi nel 1923, ne volle ora suffragare l'anima nella chiesa matrice con intervento delle Autorità e popolo, di cooperatori ed ex allievi, di associazioni e alunni delle scuole, di comunità religiose e del clero locale. Vi assisteva S. E. Mons. Iacono, Vescovo di Caltanissetta.
MESSINA. -- Nella chiesa dell'Immacolata si svolsero imponenti funerali con assistenza di S. E. Mons. Paino Arcivescovo. Fece la commemorazione dell'estinto il Rev.mo Mons. Pio Giardina vicario Generale. Autorità, Clero, Comunità religiose, Cooperatori, ex allievi e popolo gremivano il vasto tempio, artisticamente parato.
TRAPANI. --- Con intervento di tutte le autorità, degli ordini religiosi, associazioni giovanili e scuole nella Cattedrale di S. Lorenzo si svolse il funerale con assistenza pontificale di S. E. Mons. Raiti, vescovo diocesano, e dei R.mi Capitoli della Cattedrale e della Collegiata di S. Pietro. Disse l'elogio il Rev.mo Can. Diego Scarcella.
LA SPEZIA. - Nella chiesa di N. S. della Neve, presenti S. E. il Duca di Monaco di Longano, Ammiraglio comandante in Capo, Autorità militari, civili e politiche, i Parroci della città e rappresentanze della diocesi di Massa, gli Ordini religiosi, Dame Patronesse, istituti della città, si svolsero con solennità i funerali con l'assistenza di S. E. Mons. Costantini, Vescovo diocesano. Disse magistralmente l'elogio il Rev.mo D. Trofello,
FAENZA. - Ai solenni funerali svoltisi nella chiesa dell'Istituto Salesiano assistette S. E. Mons. Scarano Vescovo della diocesi, e fece la commemorazione dell'estinto il nostro D. Lingueglia.
VERONA. - La Basilica di S. Anastasia fu scelta per i funerali di trigesima, che si svolsero con austera solennità e con la partecipazione delle autorità, del clero, delle Congregazioni religiose e scuole. Commovente l'elogio detto dal Rev.mo Don Pietro Fritz. Vi assistette pontificalmente Monsignor Girolamo Cardinale, Vescovo diocesano.
CASERTA. - Le rappresentanze di tutte le scuole, istituti cittadini, cooperatori e amici assistettero alla messa celebrata da Mons. Donato Frese Vicario generale, assistito pontificalmente da S. E. Mons. Moriondo, Vescovo di Caserta.
PISA. - Tutte le Autorità e Istituzioni presero parte coi Cooperatori alla messa cantata dal Vice Direttore Diocesano dei Cooperatori, Mons. Braccini; S. E. Mons. Attuoni Vicario Capitolare disse l'elogio funebre, e S. E. Mons. Munerati impartì l'assoluzione al tumulo.
BARCELLONA. -- Il funerale ebbe luogo nella chiesa di S. Cosimo con l'intervento dei RR. Parroci, associazioni, scuole, istituti, Autorità.
Convegni di Decurioni Salesiani.
Si svolsero in sette provincie di Sicilia con l'intervento dei Direttori Diocesani, dei Decurioni, e di larghe rappresentanze di Cooperatori, ex-allievi, Dame Patronesse, Zelatrici: a Canicattì, il 16 gennaio, per la diocesi di Agrigento; a S. Cataldo, il 18, per le diocesi di Caltanissetta e di Piazza Armerina; a Palermo, il 21, per le archidiocesi di Palermo, di Monreale e la diocesi di Cefalù; a Marsala, il 23, per le diocesi di Mazzara e di Trapani; a Messina, il 26, per l'archidiocesi di Messina e la diocesi di Patti; a Catania, il 28, per l'archidiocesi di Catania e la diocesi di Acireale, di Caltagirone e di Nicosia; a Modica, il 4 febbraio, per la diocesi di Noto e l'archidiocesi di Siracusa.
Riuscirono dappertutto una riprova, e una nuova, bella affermazione dello spirito salesiano diffuso e fervente in tutte le plaghe della generosa isola.
Nei convegni, presieduti tutti dall'Ispettore Prof. don Antonino Orto e diretti dall'infaticabile nostro confratello prof. Don Antonio Fasulo, colla figura del B. Don Bosco fu rievocata quella del compianto Don Rinaldi che dalla Sicilia ebbe delle straordinarie manifestazioni di riverente affetto e che per la Sicilia manifestò grande ammirazione e particolare benevolenza.
Il convegno di Canicattì, preceduto da una solenne Messa funebre celebrata in suffragio di Don Rinaldi nella chiesa-madre, si svolse nella chiesa degli Agonizzanti, stipata.
Vi intervenne il Vescovo di Caltanissetta, S. E. Mons. Iacono. L'Arcivescovo di Monreale,
S. E. Mons. Filippi, Amministratore Apostolico della diocesi di Agrigento, da Roma inviò un'affettuosa adesione e si fece rappresentare dal Vicario Generale, Mons. Cardella.
Lesse la relazione del convegno precedente il Zelatore salesiano, sac. Don Faustino Tiranno. La commemorazione di Don Rinaldi, elevata e sentita, fu letta dal Decurione don Nicolò Licata, Arciprete di Ribera. Con Don Rinaldi fu commemorato da Mons. Lardella il compianto Mons. Bartolomeo Lagumina che per 4o anni fu il pastore buono della diocesi agrigentina, e che fu affezionato cooperatore salesiano.
Quindi si susseguirono vari oratori che in agile e fervida gara lumeggiarono la figura di Don Bosco. Il Can. Giuseppe Calì lo presentò come apostolo dell'Eucaristia; il Sac. Don Giuseppe Pagano come apostolo delle vocazioni; il P. Brancatelli, Guardiano dei Minori, ricordò la carità con cui il Beato venne generosamente in aiuto dei bisognosi, dei poveri, dei derelitti; il Cav. Alessandro Savattieri ne rilevò le benemerenze patriottiche; il Vicario, Don Salvatore Messina, ne esaltò l'apostolato provvidenziale nel campo educativo.
S. E. Mons. Iacono, dopo avere reso omaggio, coi precedenti oratori, alle figure del B. Don Bosco e di Don Rinaldi, chiuse commemorando un'altra bella figura di cristiano e di cooperatore salesiano; il prof. Pietro De Logu, insigne giurista, decoro del foro e dell'Università di Catania, la cui morte improvvisa era stata comunicata alla presidenza del convegno.
Anche il convegno di S. Cataldo, svoltosi nell'Oratorio Salesiano fu onorato dall'intervento dell'Ecc.mo Mons. Iacono.
Riferì sul convegno precedente e sul consolante sviluppo dell'Oratorio locale il direttore Don Salvatore Mangione. Il Can. Calì commemorò, con sentimento di calda riconoscenza, Don Rinaldi cui S. Cataldo deve la casa salesiana di cui si allieta e di cui sente il benefico influsso tutta la sua gioventù. Del B. Don Bosco parlarono il Prof. Arena che ne illustrò l'opera vasta e la missione provvidenziale; l'Arciprete di S. Caterina, Don Francesco Federico che caldeggiò l'impianto e lo sviluppo dell'Oratorio festivo in tutte le parrocchie, come mezzo indispensabile per ottenere il risveglio e il rifiorire della vita religiosa; il Prof. Cali che fece una dotta dissertazione sul sistema preventivo; l'Ing. Di Forti che ricordò la devozione del B. Don Bosco per il Papa. Chiuse l'Ecc.mo Vescovo facendo propri i voti dei vari relatori e raccomandando ai Decurioni di attuarli lavorando coi metodi di Don Bosco e diffondendone lo spirito.
Al convegno di Palermo, nel collegio B. Don Bosco, portò il lustro della sacra Porpora l'E.mo Arcivescovo Card. Lavitrano. Dopo la relazione del convegno precedente, fatta dal Direttore dell'Istituto salesiano per Orfani di Guerra, Don Mauro Spitale, commemorò il compianto Don Rinaldi, con affetto salesiano, S. E. Mons. Genuardi, Vescovo Ausiliare.
Il Rev. Don Leonardo Palacardo, Prof. del Seminario di Cefalù, illustrò l'apostolato specifico del B. Don Bosco nel campo dell'educazione. La B.ssa Camerata, benemerita Presidente delle Dame Patronesse, in una chiara e forbita relazione, mostrò lo sviluppo rigoglioso dell'opera di Don Bosco in Palermo; il Prof. Don Daniele Scimeca raccomandò ai Decurioni di farsi imitatori e continuatori dell'apostolato del B. Don Bosco.
L'E.mo Card. Arcivescovo volle aggiungere la sua alta parola di compiacenza e d'incoraggiamento. Ricordò l'episodio del senatore romano che in un periodo di decadenza morale, spaccando una mela marcia, esclamò: «Da questo frutto non c'è più nulla da prendere; ma rimangono i semi. Solo da questi potremo sperare frutti migliori »; paragonò l'Unione dei Cooperatori salesiani all'esercito che attende al lavoro delle retrovie e ne trasse gli spunti per rilevare la vitale importanza dell'apostolato di Don Bosco e per raccomandare la cooperazione salesiana.
Nel convegno tenuto a Marsala, presente l'Ecc.mo Vescovo Mons. Audino, lesse la relazione di quello precedente il Direttore Diocesano di Mazzara, D. Luciano Fiorentino. D. Rinaldi fu commemorato dal Vicario Generale, Mons. Buttò, che lo mostrò astro della costellazione salesiana splendente con Don Rua e con Don Albera, attorno a Don Bosco. Mons. Sesta, Direttore diocesano di Trapani, ricordò di Don Bosco le virtù che lo resero degno degli altari e degno strumento della Provvidenza. Don Melle mostrò la fonte della vitalità salesiana, il segreto del successo dell'opera di Don Bosco nell'Eucaristia. Il canonico Di Bernardo parlò di Don Bosco, suscitatore di vocazioni; l'Avv. Dioguardi ne rilevò le benemerenze civili e patriottiche. Coronarono il riuscito convegno la parola e la benedizione di S. E. Mons. Audino.
(Continua).
Non ci fu possibile pubblicare prima questa relazione di D. Ghislandi che accompagnava il Sig. D. Tirone inviato dal Sig. Don Rinaldi di f. m. or è più di un anno, nell'America come visitatore straordinario degli Istituti e delle Missioni Salesiane. Il Sig. Don Tirone, Diretdirettore spirituale della nostra Pia Società, ha dovuto interrompere il suo giro tanto fruttuoso per l'improvvisa morte del Sig. Don Rinaldi, ed è ritornato ora a Torino.
Verso le Missioni.
Il 6 luglio si partiva da Cuyabà per la Missioni dei Bororos. La carovana si componeva di 14 persone (Missionari e Suore oltre il Visitatore col suo seguito) e aveva a disposizione un camion e un'auto-cappella. S. E. Mons. D'Aquino arcivescovo di Cuyabà volle accompagnarci nel suo automobile fino alla prima tappa, che ebbe luogo alle 11 in riva ad un ruscello.
Da quel punto il viaggio cominciò a diventare fastidioso: le strade erano seminate di buche profonde, o ingombre di tronchi, o con ripide chine, per cui i veicoli sobbalzavano, dando scossoni ai viaggiatori, che alternavano pel dolore lamenti e risate.
A Capada, dove sorge un'antichissima cappella, ora abbandonata, costruita dai Gesuiti in tempi floridissimi si fece una breve sosta, indi si proseguì fino a Capim Branco dove ci sorprese la notte dopo 186 km. dì percorso. Eravamo tutti pesti e indolenziti: anche il Sig. Don Tirone, benchè non dicesse nulla, dovette certo aver ricevuto la sua misura di colpi, perche si tastava spesso le povere spalle con un sorriso forzato.
Il mattino seguente eravamo di nuovo in viaggio. Da Capim Branco a Sangradouro ci restavano 15o km. e che chilometri. Ce ne avvedemmo subito: strade quasi impraticabili che ci costringevano a fare tratti a piedi per alleggerire le macchine che traballavano a destra e a sinistra minacciando di rovesciarsi, e trascinare anche noi quando vi eravamo sopra. Più volte ci raccomandammo alla protezione del Beato D. Bosco, e non ci accadde alcun sinistro.
Alla Colonia del Sangradouro.
Arrivammo a Sangradouro il 17 inaspettati, perchè il telegrafo non aveva trasmesso il nostro avviso. Nessuno venne ad incontrarci. Ma se fu silenziosa la nostra entrata alla Colonia, grandissima fu l'esplosione di gioia dei confratelli quando poterono abbracciare il superiore desiderato. Anche i tranquilli Bororos furono subito in agitazione; corsero a vestirsi a festa per poter presentare i loro saluti ai nuovi arrivati.
Avevo fino allora creduto che il Matto Grosso fosse come un forno, dove si arrostisse di con tinuo: dovetti ricredermi quella sera che, per la temperatura scesa a 9 gradi, fui costretto a cercar rifugio sotto le coltri per scaldarmi. Nell'inverno (maggio-agosto) fa freddo quasi a zero: nell'estate la temperatura sale a 37. Sangradouro, situata sull'altipiano a 619 m. sul mare, è una colonia con terreni feracissimi; e noi ammirammo con vivo stupore le vaste e belle piantagioni di canna di zucchero, caffè, mandioca, riso, meliga, ecc. Le piantagioni sono coltivate esclusivamente dai Bororos e servono al nutrimento della Colonia; i missionari introducendole hanno pure dovuto provvedere tutto un assortimento di macchine svariatissime per svolgere queste piccole industrie della preparazione dello zucchero, caffè, riso, farina; e le macchine vengono azionate da una ruota idraulica, la quale di notte mette pure in moto una dinamo per la luce elettrica ad uso della colonia.
Il Sig. D. Tirone rimase assai ammirato del progresso fatto dai Bororos tanto più quando constatò la loro istruzione religiosa e vide la disinvolta abilità che essi hanno nel recitare in teatro. Essi conservano una pronuncia larga e lenta, ma parlano già discretamente il portoghese. L'evangelizzazione loro costò sudori, fatiche e sangue; ma oggi è un fatto compiuto.
Era commovente vedere quegli uomini di statura piuttosto alta, dalla faccia quadrata, coi capelli tagliati alla garçonne, baciare con rispetto e gratitudine le mani al Visitatore, quando egli distribuì loro dei regali consistenti in tagli di stoffe, fazzoletti, specchi, zolfanelli, tabacco ed altre cosette che per essi hanno un valore straordinario.
Dodici nuovi indi della foresta.
Il 9 luglio arrivarono alla colonia 12 Bororos: venivano dalle sponde del Rio das Mortes e viaggiavano da un mese. Non parevano più uomini, tanto erano macilenti, sudici e quasi del tutto nudi. Guidati dal pensiero di una vita migliore venivano alla colonia per aggregarsi agli altri Bororos già civilizzati: poche ore dopo, puliti e vestiti a nuovo facevano tutt'altra figura ed esprimevano con esplosioni di gioia infantile la loro felicità. Il direttore disse loro in lingua indigena quanto piacere avesse della loro venuta; che li stimava molto, che era pronto ad aiutarli. Mentre parlava, nessuno fiatava; ma quando conchiuse colle parole «ho detto », allora tre di loro, parlando uno per volta, dissero « che avevano udito parlare del Padre, che era molto buono; che avevano voglia di vederlo; che rimarrebbero con lui; che volevano vedere gli alberi e le piante di quel luogo e che per questo erano venuti ».
Il Direttore li presentò al Visitatore a cui baciarono la mano.
Il giorno seguente li vedemmo al lavoro, e constatammo la robustezza delle donne, che prendono parte a tutti i lavori agricoli, come aiutare nella mondatura dei cereali, trasportare i carichi sostenendoli con una grande fascia che passa sopra la parte frontale della testa.
Il Sig. Don Tirone portò anche ai nostri Missionari del Sangradouro, il benefizio degli Esercizi spirituali, che egli stesso predicò. Si chiusero il giorno 11 ; e il 12 vi fu solenne accademia musico-letteraria nel teatro delle Suore di Maria Ausiliatrice in onore del Visitatore col concorso di tutta la colonia. Fra gli eloquenti discorsi, oltre i componimenti delle bambine e dei ragazzi, ve ne fu uno in classica lingua boròro, fatto dal capitano della tribù. Io non capii nulla, ma fui commosso al pari degli altri pensando che quell'indio, tempo fa errante per la foresta, rivelava ora tanta saggezza e ingenuo affetto pei missionari che l'avevamo redento. Anche un piccino di 6 anni, battezzato col nome di Pierino, insieme alla sorellina di 8 anni, recitò con tanta grazia e disinvoltura, che strappò a tutti applausi frenetici. Io credevo di sognare e trovarmi tra i civilizzati di Rio Janeiro.
Alla colonia del Sacro Cuore.
Il 13 luglio riprendemmo la via verso la colonia del S. Cuore, distante circa 12o km.
Vi giungemmo alle ore 16, dopo un felicissimo viaggio, accolti festosamente a suon di banda e tra gli entusiastici « evviva » dei Bororos. Io spettacolo delizioso di quell'allegra accoglienza si chiuse con un lauto banchetto. Noi ci raccogliemmo coi missionari in un salone di paglia, così comodo che più volte urtai del capo nel soffitto. Poco dissimili erano le camere destinateci per riposare: piccoli rettangoli di bambù intonacati di fango sino a 1 metro d'altezza col rimanente a forma di reticolato per il libero passaggio dei raggi solari e lunari, e anche dei pipistrelli.
La colonia di Meruri, dedicata al S. Cuore, sorge a 5o1 m. sul livello del mare: ha un buon clima specialmente d'inverno in cui la temperatura oscilla dai 3 gradi ai 20, mentre d'estate (tempo delle pioggie) raggiunge i 35.
Il giorno seguente ci siamo recati a visitare il sito dove venne fondata la colonia dal carissimo D. Balzola, e che recentemente si dovette abbandonare per l'esaurimento del terreno e per altre difficoltà che a questa si aggiunsero.
La colonia attuale del Meruri è un rettangolo nel cui fondo sorge la chiesetta colla facciata volta a nord; a destra è il basso refettorio di paglia, poi una casetta di fango coperta di tegole e quindi un'altra casa ben fatta. A sinistra del rettangolo sorge il dormitorio dei piccoli boròros coi loro letti di cuoio sovrapposti, come nei vapori. Più lontano v'è la casa delle suore ed il collegetto delle bambine: tutte case di fango, coperte di tegole. Non parlo dell'orto fertilissimo, che si estende dietro il refettorio, e oltre il quale sorge un baraccone di paglia dove si raccolgono le macchine destinate alla preparazione dello zucchero, della farina di mandioca e del riso.
Le casette dei 15o bororos, che compongono la colonia, sono allineate intorno alla piazza dal lato del collegio: sono povere capanne di paglia, ma pulite e ordinate. I Bororos del Meruri hanno una numerosa figliuolanza, e per questo rispetto la Colonia segna un vero progresso demografico.
Visitammo pure a 35 km. di distanza un vasto recinto destinato all'allevamento del bestiame indispensabile per la vita della colonia: in onore del Sig. D. Tirone venne ucciso un grosso vitello e arrostito sul luogo per il pranzo di tutta la comitiva.
Anche i Bororos del Meruri vollero onorare il Visitatore con una bellissima festa: la banda suonò la sveglia dell'alba; seguì la Messa della Comunione generale e quella cantata; e dopo le funzioni della sera tutti si raccolsero per la distribuzione dei regali. Quanta gioia in tutti e che coro di acclamazioni al generoso superiore! La giornata si chiuse con rappresentazioni all'aperto, benissimo eseguite dai giovinetti e dalle fanciulle Bororos.
Partendo dal Meruri avevamo il cuore pieno di soavi emozioni e benedicevamo il Signore per l'opera veramente meravigliosa che svolgono i Missionari e le Figlie di Maria Ausiliatrice a pro' dei poveri indi.
A Registro di Araguaia.
Il 20 luglio si partì per Registro di Araguaia. L'auto-cappella serviva per la Suore e il camion per noi e per i bagagli: sembravamo venditori ambulanti seduti sui numerosi colli delle più svariate mercanzie.
A 67 km. sulle rive del Barreiro sostammo per il pranzo alla casa del telegrafista: poi riprendemmo il viaggio. Le difficoltà ci ostacolarono fin da quel momento. Chiusi i motori delle due macchine già alleggerite dei bagagli, furono spinte a forza di braccia nell'acqua; ma ad un certo punto s'arrestarono e non fu più possibile spingerle avanti. Si dovettero impiegare 10 paia di buoi e dopo indicibili stenti si potè liberare il camion, mentre l'auto cappella rimase nel fiume pel sopraggiungere della notte. Noi ci accampammo sulla riva sotto un copertone, bersagliati spietatamente dalle zanzare: più fortunato fu il Sig. D. Tirone che trovò alloggio in una vecchia capanna di paglia e dormì tranquillamente, salvo poi al mattino di avere la sorpresa dell'impermeabile tutto crivellato dalle voracissime termiti.
Celebrata la S. Messa si provvide a tirar fuori l'auto rimasta nel fiume: fu un lavoro improbo che ci fece perdere l'intera giornata e dovemmo passare un'altra notte colà.
Quando l'indomani ci rimettemmo in marcia, ci accorgemmo che i nostri veicoli erano ben avariati: una ruota poco dopo si bucò e si dovette attendere in piena campagna al sole, tra nugoli di moscerini, che fosse cambiata. Verso il tramonto giungevamo nei pressi di una fattoria e là si preparò il campo per la notte. Fu una notte d'assalto continuo da parte dei carapados, insetti che pullulano in prossimità dei recinti del bestiame, e che hanno la pessima abitudine di entrare nel corpo con tutta la testa, per cui, strappandoli, lasciano in dono la testa infissa nelle membra causando un fastidioso prurito. Avremmo desiderato aver a che fare con tigri e serpenti, piuttosto che con questa genia di insetti; ma bisognò sopportarli.
Il giorno dopo arrivati al fiume Batea, c'illudemmo di poterlo passare senza scendere dalle macchine; ma essendosi arenate nel bel mezzo, dovemmo non solo scendere nei ma scaricare i bagagli. Anche il Sig. D. Tirone si sottopose al lavoro comune, per amor di Dio e del prossimo. Il sole s'incaricò di asciugare rapidamente i vestiti. Difficile riuscì il trasbordo delle suore, che ad una ad una fecero il tragitto in groppa a un somarello, il quale tentò più volte di buttarle in acqua.
Rimessici in via, ci ritrovammo ben presto di fronte ad un torrente senza passaggio e senza ponte: riuscimmo però a indurre alcuni uomini a costruire alla meglio un ponte sul quale passarono le nostre macchine senza incidenti. Si potè riposare la notte discretamente in una casa di paglia.
Il 24 luglio fu un'altra giornata di avventure. Al torrente Prata sbagliammo la strada: fortuna che si bucò una ruota e mentre si riparava, due ragazzini sopraggiunti ci fecero rilevare lo sbaglio. In una località chiamata Afogaca le auto s'arenarono in un posto paludoso: guai a noi se Dio non ci avesse aiutato a liberarci da quel luogo malsano e vero regno delle termiti, i cui monticelli sorgevano a centinaia, simmetricamente ai lati della strada, a oltre 1 m. di altezza!
A Oro Fino prendemmo con noi una guida; ma avendo pur essa sbagliato la via, passammo attraverso una zona disseminata di arbusti che ci flagellavano il viso, senza contare le rabbiose morsicature dei tafani rimbalzati dalle piante sopra di noi.
Alle 2o entrammo in Registro di Araguaya. Le festose accoglienze, fatte al Visitatore e a noi, ci fecero dimenticare tutti i dolori sofferti e le ansie provate in quei 283 km. di corsa sull'altipiano mattogrossense.
Sac. PIETRO GHISLANDI. Missionario Salesiano.
Nel nostro Convitto Civico di Cuneo.
Nel Convitto Civico di Cuneo si svolsero in gennaio due simpatiche cerimonie: la benedizione della bandiera del Circolo « Francesco Besucco » e la « premiazione scolastica » dei convittori.
- Il sei gennaio i soci del « Francesco Besucco » (associazione giovanile che conta un anno di vita) radunati nella bella Chiesa di S. Clara ricevettero Mons. Giovanni Giorgis, vescovo eletto di Trivento, che aveva accettato di celebrare la cara funzione e di benedire la nuova bandiera, che ebbe per madrina la sig.na Baccolo e per padrino l'avv. Dino Andreis.
Compiuto il rito, S. E. Mons. Giorgis celebrò la S. Messa e distribuì la Comunione veramente generale, non solo ai convittori ma anche al numeroso pubblico che gremiva la chiesa come nelle grandi occasioni. Monsignore parlò poi ai giovani ed al pubblico dicendo d'essere venuto a celebrare la funzione con vero entusiasmo per l'amore che egli nutre per D. Bosco, e per l'Azione Cattolica a cui ha consacrato tutto se stesso, e sviluppò magistralmente i due concetti di amore alla Chiesa ed alla Patria simboleggiati nella bandiera.
- Il 24 gennaio, presenti S. E. Adalberto Mariano, Prefetto di Cuneo, l'On. Imberti, Podestà, il Comm. Bonino, Segretario federale, il Commi. Lastrucci, presidente del Tribunale, il Generale Comandante la Divisione, il R. Questore, tutti i Presidi delle Scuole Regie, l'Ispettore Scolastico Cav. Monchiero, molti professori delle R. Scuole, le Dame Patronesse ed altri moltissimi, che vollero con la loro presenza onorare i figli di D. Bosco, si svolse nel Convitto la premiazione scolastica.
Il discorso d'occasione sul tema « D. Bosco Educatore » fu svolto egregiamente da D. Cojazzi, che con parola facile e convincente spiegò il segreto del sistema educativo del Beato, basato essenzialmente sul Vangelo.
Alla fine della riunione S. E. Mariano, benefattore delle nostre Missioni in Cina, espresse i suoi rallegramenti ai giovani premiati e agli altri che così bene coi canti e colle declamazioni avevano onorato i presenti e rallegrato la festa.
Altre premiazioni.
Si svolsero con molta solennità:
1) -- A Terni, il giorno della festa di San Francesco di Sales, tra i convittori dell'Istituto Salesiano. Presiedette alla cerimonia S. E. Mons. Boccoleri: pronunciò un bellissimo discorso il prof. Pulvirenti della R. Università di Roma, sostituto Avvocato Generale dello Stato. E parlò di Don Bosco, perchè, per un figlio, ed egli tale si considera, essendo stato alunno dei Salesiani nel Collegio di Catania, è sempre bello e caro parlare del Padre. Dopo avere accennato alla fallacia dai pedagogisti per la formazione delle anime giovanili, venne a trattare del sistema educativo di Don Bosco indicando la causa dell'enorme successo: saper penetrare nel cuore del giovane e saperselo guadagnare. E qui ricordò, con commossa e commovente parola, alcuni tra i più caratteristici episodi della vita di lui, spiegando, con toccanti riferimenti personali della sua vita universitaria, quali sono gli effetti che da un tale metodo educativo, sublime nella sua semplicità, e sicuro nei risultati, si sono avuti in tutti i campi in cui lo si è applicato, e quale ricordo indelebile lasci nella vita dei giovani, cresciuti alla scuola salesiana, l'indirizzo ricevuto dai figli di Don Bosco. La parola dell'illustre professore fu seguita dai giovani e dai molti presenti, con religiosa attenzione e salutata da una entusiastica ovazione. Mons. Boccoleri chiuse con efficacissime parole, facendo rilevare la grandissima soddisfazione che deve provare ogni cuore di cattolico nel constatare come, a differenza d'altri tempi, sia possibile udire oggi da uomini valorosi come il prof. Pulvirenti, che onorano la scienza e servono con tutta dedizione la Religione e la Patria, parole di fede, degne della bocca d'un Vescovo, non solo, ma d'un santo; ed esprimendo i suoi vivi ringraziamenti all'oratore a nome dei giovani, dei Superiori e di quanti lo avevano udito e come lui, avevano goduto e ammirato.
2) -- A Faenza pure la cerimonia assurse a solennissima manifestazione per l'intervento di cospicue autorità e degli Ecc.mi Vescovi di Faenza e di Conversano.
La Duchessa d'Aosta all'Oratorio di Trieste.
La premiazione annuale dei giovanetti frequentatori dell'Oratorio D. Bosco acquistò particolare importanza per l'intervento di S. A. R la Duchessa d'Aosta alla cerimonia.
La Principessa, accompagnata dalla contessa De Nobili e dal marchese Bonelli, è stata ricevuta al suo ingresso nell'Oratorio da S. E. il Vescovo mons. Fogar, dal direttore della casa don Molinari e dal capo dei cooperatori salesiani cav. Shnor, salutata dalla banda salesiana e dalla squadra ginnastica schierata lungo il passaggio. All'ingresso nel teatrino la Principessa fu fatta segno ad una calorosa manifestazione di simpatia dalla folla presente e dalle autorità, fra cui erano S. E. il Prefetto gr. uff. Porro con la sorella signorina Emilia, il Podestà sen. dott. Pitacco, il Questore comm. Laino, il maggiore Maracci, rappresentante il Comandante di Corpo d'Armata, mons. Luciani e moltissimi altri.
Il Direttore dell'Oratorio porse un entusiastico ringraziamento all'Augusta visitatrice, indi si svolse un brioso spettacolo in suo onore. Infine la Duchessa d'Aosta volle personalmente dar inizio alla cerimonia della distribuzione dei doni ai 700 giovanetti.
- Segnaliamo pure con viva soddisfazione le identiche premiazioni di Oratoriani svoltesi all'Oratorio del Testaccio di Roma, dove l'on. Cingolani ha illustrato con un vibrante discorso il significato della festa - e all'Oratorio di Alassio, dove ha parlato egregiamente l'avv. Emilio Pierucci.
- All'Oratorio di Perugia la cara cerimonia fu presieduta da S. E. Monsignor Arcivescovo, circondato da autorità e da amici. Dopo il preludio di un ameno trattenimento S. E. rivolse un caldo invito ai benefattori dell'Oratorio perchè continuino l'opera veramente meritoria, dicendo che il suo desiderio vivissimo sarebbe di vedere in ogni parrocchia un oratorio conce quello di Borgo S. Angelo, vero focolaio di bene e àncora di salvezza della gioventù.
Benedizione di campane.
La nostra Parrocchia del S. Cuore di Gesù a Grottaferrata - una bellissima chiesa fiancheggiata da un artistico e superbo campanile - era ancora sprovvista di campane. Il buon parroco lanciò tra i fedeli la speranza di colmare questa lacuna nel 1931 e mercè l'aiuto generoso di S. Em. il Cardinale Vescovo e del Comm. Tito Schipa le cinque campane furono pronte e benedette il 20 dicembre. Le nuove campane pesano complessivamente 35 quintali, e la più grossa ne pesa da sola 14; sono state fuse dalla fonderia pontificia Marinelli e Figli di Agnone (Campobasso) e recano scolpite in grandi ovali ben precise le immagini del Sacro Cuore di Gesù (titolare della Parrocchia) - S. Michele Arc. (in riconoscenza a S. Em. il Card. Michele Lega) - Maria Ausiliatrice (protettrice delle Opere Salesiane) - S. Tito (in omaggio al Comm. Tito Schipa che donò alla parrocchia il campanile) - S. Pietro martire (protettore della Parrocchia).
Le belle campane hanno pure incisi nomi cari, e devote invocazioni dettate dal Prof. Paolo Barale, salesiano:
1. Al SS. Cuore di Gesù.
Rispondendo al mio invito, che li chiama nella tua Chiesa -- si rendano, o Gesù, gli umani cuori - simili al tuo! La mia voce echeggiò la prima volta nel X anno di pontificato di Pio XI.
2. A S. Michele Arcangelo.
Quando per l'agire il mio accento spiego - Celeste Duce - spingi in nome di Dio, i maligni spirti - tutti all'inferno! Inerte bronzo, io al Signor cantai - per opra di Michele Lega - Presule tusculano.
3. Alla Vergine Madre di Dio, Ausiliatrice.
Ai miei concenti 'l'u dal ciel discendi - in mezzo ai Tuoi -- col tuo corteggio e insieme con Don Bosco - Vergine Pia! Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei Salesiani, Alfonso Rinaldi, parroco.
4. A S. Tito, vescovo.
Tu che reggesti la tua Chiesa, o Tito -- da buon Pastore - Tu la dolcezza del mio suono volgi - d'alme a salvezza! Comm. Tito Schipa per grato animo.
5. A S. Pietro, martire.
Le campagne e le case, a Te affidate - Martire Santo - io bronzeo suon, che fosche nubi solco - supplice salvi! Famiglia Parisi.
Il rito della benedizione fu compiuto da S. Eni. il Cardinale, assistito da Mons. Budelacci Vicario generale, dal Seminario Vescovile e dai Padrini e Madrine delle singole campane; Sua Eminenza chiuse la funzione con affettuose parole di circostanza.
Un cinquantenario.
Il cinquantesimo anniversario dello stabilimento delle Figlie di M. A. in Sampierdarena fu celebrato con un triduo solenne e con un'accademia commemorativa. Le feste ebbero il loro epilogo il 20 dicembre con un'adunanza generale delle ex allieve, presieduta dalla R.da Madre Teresa Pentore del Consiglio Generalizio delle Figlie di M. A. e dal R.mo Ispettore Salesiano.
Liete ricorrenze.
- S. E. Mons. Casaroli, Arcivescovo di Gaeta, ha celebrato il 40.mo di sacerdozio con la partecipazione vivissima della sua Discesi. Anche i superiori e gli alunni dell'Istituto Missionario Salesiano vollero particolarmente attestare a S. Ecc. il loro riconoscente attaccamento con un'accademia molto bene riuscita.
- S. Em. il Cardinale Nasalli Rocca, Arcivescovo di Bologna, ha celebrato il suo venticinquesimo di Episcopato. Grandi manifestazioni sono state tributate all'Eminentissimo non solo da parte della Diocesi che saggiamente governa, ma anche dalle supreme autorità italiane, memori dei meriti dell'E.mo Principe della Chiesa. Ricordando la benevolenza da lui sempre avuta verso le Opere Salesiane, il Bollettino porge i voti e gli auguri di tutta la Famiglia Salesiana.
Convegno di Lanuvio.
In occasione della festa di S. Francesco di Sales i Cooperatori di Lanuvio si raccolsero per la prima volta nel nuovo edifizio destinato al Noviziato dell'Ispettoria Romana, per attestare il loro attaccamento all'Opera di Don Bosco, stabilitasi ormai definitivamente in Lanuvio. Alla Messa solenne parlò il missionario D, G. B. Gasbarri, di Lanuvio, esortando i presenti a ringraziare il Signore per la venuta dei Salesiani tra essi, prospettando il bene che i figli di Don Bosco avrebbero svolto tra la gioventù del paese.
All'agape fraterna parteciparono le locali autorità, e il Direttore colse l'occasione per rivolgere loro un vivissimo ringraziamento, specialmente al Sig. Arciprete e al R. Commissario, e segnalare alla comune riconoscenza i generosi -- Sig. Minelli Luigi e i defunti Fratelli Baccarini - che donarono il terreno sul quale sorge il nuovo fabbricato, e dire le sue speranze per l'Oratorio festivo che raccomandò alla benevolenza di tutti.
Nel pomeriggio nella Chiesa Collegiata fu tenuta la Conferenza Salesiana, seguita dal Te Deum e dalla benedizione Eucaristica.
Onorificenze degnissime.
- È stato insignito della Commenda della Corona d'Italia il quarto successore del Beato Cottolengo, che dirige la Piccola Casa della Divina Provvidenza, P. G. B. Ribero. Le insegne furono consegnate da S. E. il Prefetto Ricci, alla presenza di S. E. l'Arcivescovo di Torino, autorità cittadine e amici, e accompagnate da nobili parole che il Prefetto pronunziò all'indirizzo dell'attivissimo sacerdote e dell'Istituto di carità cristiana che egli dirige e che è unico al mondo.
- A Macerata fu insignito della Croce della Corona d'Italia il salesiano D. Luigi Baldi per quarant'anni di insegnamento. Alla presenza di tutte le autorità civili e militari e di S. E. il Vescovo Diocesano, S. E. il Prefetto della Provincia consegnava in forma solennissima le insegne di cavaliere al benemerito sacerdote.
MONSIGNOR ANGELO RIGOLI
Mons. Angelo Rigoli, da quarant'anni Prevosto di Somma Lombarda, Cameriere Segreto di S. S. si è spento improvvisamente la mattina del 28 gennaio u. s.
Era uno dei più antichi ex allievi del B. Don Bosco, ed ebbe sempre pel santo maestro un attaccamento pieno di venerazione e di fervida amicizia. Entrò giovinetto all'Oratorio di Torino e compì sotto la guida del Beato gli studi ginnasiali; al termine del corso, congedandosi per entrare nel Seminario Diocesano, Don Bosco lo salutò affettuosamente e gli disse: « Va, e sii la campana di Don Bosco! ».
Davvero Mons. Rigoli fu la campana di Don Bosco nei suoi 57 anni di apostolato sacerdotale, prima come coadiutore a Masnago, poi come prevosto a Casale Litta e specialmente a Somma Lombarda. Centinaia e centinaia furono i giovanetti da lui indirizzati alle case Salesiane, e dei quali molti sono oggi zelanti sacerdoti, e non pochi Salesiani e Missionari. Inviò pure numerose giovinette agli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice e ad altri Istituti religiosi. In Somma Lombarda poi fondò le sue Orsoline. In tal modo egli lavorò collo spirito di D. Bosco e anche nell'interesse di Don Bosco alla coltura delle vocazioni ecclesiastiche e religiose.
Don Bosco gli era così vivo nella mente e nel cuore, che ne parlava con entusiasmo e con commozione: da zelantissimo Cooperatore salesiano aiutò in tutti i modi le opere di Don Bosco e partecipò sempre vivamente alle gioie e ai dolori della nostra famiglia.
Quando celebrò nel 1925 le sue nozze d'oro sacerdotali, il compianto Don Rinaldi incaricò l'Ispettore Salesiano di Milano di rappresentarlo alle feste che si celebravano in suo onore, e gli scriveva: « Le feste per Mons. Rigoli sono ben meritate, ma noi Salesiani le consideriamo come feste di famiglia. Egli da buon figlio di Don Bosco rimase sempre attaccato col cuore alla nostra famiglia e noi ci sentiamo stretti a lui ».
Anche al lutto della sua improvvisa scomparsa i Salesiani presero vivissima parte come se si trattasse di un lutto di famiglia. Per disposizione del Sig. Don Ricaldone, l'Ispettore Salesiano delle case del Veneto, Sig. Don Besnate, nativo di Somma Lombarda, con un gruppo di Salesiani di Milano e Torino, intervennero ai funerali resi solennissimi e imponenti dalla partecipazione di una quarantina di Parroci e Curati dei dintorni.
Con tutta la popolazione di Somma Lombarda, che tanto l'amava, abbiamo pregato per il riposo eterno dell'Estinto; ma sentiamo il dovere di invitare anche i nostri buoni Cooperatori a suffragare con abbondanti preghiere l'anima eletta di Mons. Rigoli, vero modello di quei cooperatori zelanti che il Beato Don Bosco desiderava.
S. A. R. IL PRINCIPE TOMMASO DI SAVOIA, DUCA DI GENOVA
(15 aprile 1931).
È un anno che l'Augusto Principe non è più tra i suoi cari: ma la sua memoria sopravvive in ogni cuore, poichè ha saputo acquistarsi un'aureola di grandezza e di popolarità con l'elevatezza morale e civile del suo carattere generoso, vivificato da pietà profonda.
Cominciò a conoscere le Opere Salesiane negli anni della sua giovinezza, vivente ancora il Beato Don Bosco « che - per usare le parole del Principe medesimo nelle sue condoglianze per la morte di Don Rua - tante benemerenze ha saputo acquistarsi in ogni parte del mondo ». Egli ha seguito la rapida, straordinaria espansione con simpatia, prendendo viva parte alle gioie e ai lutti della nostra Pia Società. Ne fanno testimonianza le condoglianze confortevoli inviate per la morte di Don Rua, di Mons. Marenco, di Mons. Costamagna, di Don Albera, del Card. Cagliero, ecc.; e la sua condiscendenza nel partecipare agli avvenimenti nostri, due dei quali vogliamo ricordare perchè particolarmente significativi.
Il 23 maggio 1920 intervenne Augusto Rappresentante del Re all' inaugurazione del Monumento a Don Bosco, e firmò pel primo l' artistica pergamena contenente il verbale della memoranda cerimonia
S. A. R. ha poi voluto colla sua presenza onorare l'inaugurazione della Esposizione Missionaria salesiana del 1926. Con felicissimo pensiero e forbitezza di eloquio, il Senatore Conte Rebaudengo, oratore ufficiale di quella cerimonia, ricordò allora le benemerenze della Casa Savoia nell'affermazione sempre più vasta e vitale della Pia Società, mentre gli sguardi di tutti si rivolgevano al Duca e le mani applaudivano a lui e agli altri Principi.
Ora la sua anima eletta ha già ricevuto da un anno il premio delle sue opere benefiche e generose. Ma i figli di Don Bosco e i loro Cooperatori, memori della benevolenza da lui avuta per le Opere Salesiane, non lo dimenticheranno nei loro suffragi.
Lo scorso febbraio la nostra piccola Rosa, di due anni ed un mese, s'ammalava d'influenza maligna, che non tardava ad aggravarsi in una bronco-polmonite doppia. Il dottore curante constatava tosto la gravità del caso e dichiarava l'inferma in pericolo di vita. L'affezione morbosa, a malgrado delle più sollecite ed intense cure, presentava forma ognor più grave, gettando me ed i miei cari in profondo dolore, temendosi da un istante all'altro che l'esile corpicino soccombesse alla violenza del male, resosi oltremodo impressionante.
Il nostro pensiero corse allora al Beato Don Bosco, cui da lungo tempo si aveva in famiglia particolare divozione. S'incominciò una novena al Beato, pregandolo ad intercederci la guarigione della cara bambina. Il male toccò l'estremo, e già la mamma teneva pronti gli abiti per vestire in bianco l'angioletto che si credeva fosse per volare al Ciclo. Il Beato Don Bosco, però, aveva accolto la nostra preghiera, e, contro ogni umana speranza, conservava al nostro affetto l'amata piccina.
Grato al palese intervento del nuovo Beato, adempio, coi miei, la promessa fatta di pubblicare la grazia e fare offerta per il suo culto,
Villanova d'Asti, 4 ottobre 1931,
SAVIO PAOLO.
Selva in una caduta. -- Il giorno 21 luglio 1931 alle ore 19 circa, il mio bambino Pietro, di anni 6 e mezzo mentre si divertiva con due compagni, perdeva l'equilibrio, cadendo dal 3° piano del palazzo da un'altezza di circa m. 12, nel sottostante chiostro completamente lastricato. Senza l'intercessione del Beato Don Bosco il bimbo si sarebbe certamente ridotto in pezzi, mentre al contrario non riportò la ben che minima scalfittura o ferita, tanto che potè rialzarsi da solo e risalire le scale.
Per tanta grazia ricevuta, ringraziando con le mie preci il Beato Don Bosco pregherò ancora perchè Egli conservi sempre alla mia famiglia la sua celeste protezione.
MARY MASSA ACCISI.
Il mio secondogenito Franco di appena 20 mesi coricatosi alla sera in ottime condizioni di salute ebbe il mattino successivo un triste risveglio: la sua mamma lo rialzò piagnucolante, privo di forze e quasi irrigidito da tutta la parte sinistra del corpo.
La creaturina, pur avendone la volontà, non riusciva più a reggersi in piedi mancandogli completamente le forze dalla gamba sinistra, nè colla manina riusciva ad abbrancare i balocchi anche più piccoli e preferiti, poichè il braccio stesso dondolava dalla spalla come privo di vitalità.
Impressionatissimi e quasi disperati per una sì gran disgrazia, nella giornata stessa abbiamo consultato diversi dottori pediatri, i quali con pareri disparati ci diedero ben poca speranza, avendo quasi tutti riscontrato un attacco di paralisi infantile.
Il distintissimo pediatra Dott. Lorenzo Bosco intervenne premurosamente con cure energiche per tentare il salvamento del piccino; infatti gli praticò due iniezioni nella colonna vertebrale, per cui il bambino venne assalito da fortissima febbre e si abbattè in modo che lo credemmo presso a morire. In tanta ansia e dolore con animo trepidante eppure fiducioso, tutti di mia famiglia elevammo il pensiero al Beato Don Bosco formulando una promessa per le sue missioni, affinché Egli intercedesse presso la sua celeste Ausiliatrice e presso il Cuore adorabile di Gesù perchè ci fosse salvato il nostro angioletto, a cui avevamo posto sulla parte lesa l'immagine del Divin Cuore e la reliquia del Beato.
Non era ancora finito il triduo che le nostre fervide preghiere erano state ascoltate; il nostro tesoro cominciava a muovere lievemente la manina inferma, il giorno dopo riuscì a sollevare un poco il braccio, e una decina di giorni più tardi ritornò a muovere la gambina, tra lo stupore nostro e del medico, che dopo tanto riserbo cominciò a dire: « Speriamo che Dio ce lo salvi e ridoni sano! ».
A un mese dall'attacco, sorretto dalle nostre braccia, cominciò a reggersi sulle gambe e a muovere i primi passi che da poco aveva imparato a fare.
O Beato Don Bosco, padre tenerissimo, ti ringrazio di tutto cuore della pietà che hai avuto nell'intercedere per un tuo ex-allievo; è questo ambito titolo che mi ha sorretto nella disperazione, perchè, anche se non meritevole, sapevo di rivolgermi al cuore del Padre Santo che in Cielo ci guarda con occhio benigno e ci accompagna colla sua potente intercessione.
Torino. MACCAGNO GIOVANNI.
Guarito da capogiri. - Stavo benissimo, quando un giorno fui improvvisamente colpito da un leggero capogiro. Tale disturbo si ripetè ad intervalli e poi quasi giornalmente, impedendomi di accudire alle mie ordinarie occupazioni non solo, ma obbligandomi pure a non uscire di casa restando per varie ore inabilitato a qualsiasi movimento.
Per vari mesi del 1929 e del 193o fui infastidito dagli accennati disturbi, per i quali, contro il consiglio del medico, dichiaro esplicitamente non feci cura alcuna, preferendo ricorrere alla valevole intercessione del nostro Beato per essere liberato dal male che mi affliggeva. Costantemente e con molta fede tutte le mattine ed anche la sera presi l'abitudine, che tuttavia conservo di recitare tre Gloria al Beato poggiando una sua immaginetta con reliquia sulla mia fronte.
Posso attestare che dal 17 dicembre 1930 non ho più avuto alcun disturbo ed è ora un anno che mi sento perfettamente guarito.
Campobasso.
Cav. RAFFAELE SALOTTOLo dei Baroni di Ferrazzano 1° cap. d'artiglieria in congedo.
Guarito da paralisi infantile. - Mons. Germano Tomasetti, rettore del seminario di Pennabilli (Pesaro), in data 23 novembre u. s. scriveva: « I francobolli qui acclusi sono l'offerta di cinque lire alle opere salesiane per conto di una povera donna di Pennabilli che ha ottenuto proprio in questi giorni una guarigione miracolosa dal B. D. Bosco, per un suo figliuolino che non raggiunge ancora i due anni.
» Qualche mese fa questo bimbo camminava speditamente; poi all'improvviso rimase colpito da paralisi infantile a una gambina e da quel giorno non fu più capace di fare un passo. I medici sul principio non vollero dire alla mamma di che malattia si trattava, ma dopo qualche tempo non fecero più mistero. Essa, forse dietro suggerimento di queste religiose agostiniane, incominciò una novena al B. D. Bosco, promettendo un'offerta per le sue opere, a grazia ottenuta; il giorno dopo terminata la novena il piccino ha ripreso a camminare speditamente, come faceva prima della paralisi. Il fatto è della settimana scorsa ».
Il 27, Mons. Germano Tomasetti, scrivendo di nuovo, soggiungeva: « I genitori del bimbo guarito dal B. D. Bosco si chiamano Domenico ed Elisabetta Farneti e sono di Pennabilli. Il bimbo si chiama Renato e ha 20 mesi. Aveva incominciato a camminare anche prima di compier l'anno, e chi lo vedeva, restava meravigliato che lo facesse tanto speditamente. Nel passato agosto fu colpito da paralisi infantile a una gambina e da quel momento cominciò a trascinarla, nè fu più al caso di camminare da sè. Io giudicò colpito di paralisi, prima il medico condotto di Pennabilli, che è valente nella sua professione e serio; poi anche un altro medico di bella fama che capitò qui di passaggio. Tutti e due diedero agli sconsolati genitori la trista sentenza che il loro figliuolo non sarebbe guarito.
» Il 10 corrente la madre volle incominciare una novena al Beato, promettendo una piccola offerta - quella che le consentivano le sue forze - per le Opere salesiane a grazia ottenuta; il giorno dopo terminata la novena il bimbo si vede camminare speditamente come prima. E' che cammina ancora speditamente ne sono testimonio io stesso, che l'ho visto pochi momenti or sono andare da sè solo da un punto all'altro del parlatorio delle monache e correre dietro a una persona di casa ».
Esprimono pure riconoscenza al Beato Don Bosco i seguenti:
B. G. (La Morra) per guarigione da broncopolmonite.
Adelina Amore (Modica) per guarigione improvvisa da acuti dolori ai denti ottenuta col pregare il Beato.
Aniello D. Romano, parroco (Catona) oggi è felice dopo aver provato tante amarezze per tre anni. Si raccomandò al Beato e vide appianarsi le cose, e guarire il fratello già in fin di vita.
Arcip. Domenico Sinopoli per grazia ricevuta da una devota del B. invia offerta.
Angelo Castagna (Grantorto P.) raccomandò al Beato la propria moglie in un momento critico della maternità, ed ebbe tosto la consolazione di veder esaudite le sue preghiere.
E. B. invia offerta per le Missioni, grata al Beato per grazia ottenutale.
Avio Giovanna (Arquata) colpita nel dicembre 1930 di tifo con la madre e fratello, ebbe la guarigione insieme ai suoi cari col raccomandarsi al Beato: ora tutti godono ottima salute.
N. N. (Padova) vedendo il suo bambino nell'inverno, molestato da raffreddore, tosse e febbri, lo pose sotto la protezione del B. raccomandandoglielo con fervorose preghiere. Da quell'epoca il bimbo non ebbe più nulla.
N. N. (Rovereto) avendo il fratello - padre di 5 figli - in fin di vita per emorragie, lo affidò alla protezione del Beato, e lo vide presto guarito.
C. R. (Pinerólo) per grazia di ottenuta occupazione.
Guglielmotti Maria (Bairo) nell'imminenza di una dolorosa operazione si raccomandò al B. e al termine della seconda novena fu libera dal male.
Maria S. per la protezione accordata al padre ritornandolo in salute.
Ferrero Domenica (Foglizzo) coll'aiuto di Don Bosco si sottopose a due operazioni, riuscendone guarita in soli 10 giorni.
N. N. grata al B. per averne ottenuto la protezione in una situazione difficilissima, ringrazia e invia offerta promessa per le opere di D. Bosco pregando per ulteriore grazia.
V. Morelli invia offerta per grazia speciale ottenuta coll'intercessione di Don Bosco in una difficilissima controversia d'interessi.
Sr. M. Cristina, Superiora (Verdello), raccomandò con novena al Beato una sua suora sospettata di cancro al fegato e tormentata da acutissimi dolori, e pose sulla parte dolorante una reliquia di Don Bosco con la promessa di un'offerta e di celebrazione di una Messa. Al termine della novena cessarono i dolori e la Suora non ebbe più disturbi.
C. Catalano per grazia ricevuta.
G. O. per aver ottenuto la guarigione da fibroma senza operazione.
Piccola Daria per la guarigione della cara mamma. Casella Maria (Pieve di Teco) per due grazie segnalate ottenute.
Domenica Mastroieni (Ali) per la guarigione del suo bambino ottenuta coll'intercessione del Beato.
N. N. (Caltanissetta) in ringraziamento di infinite grazie.
Franchini Candida (Ardenno) per la ricuperata salute di un bimbo in pericolo di vita, coll'intercessione del Beato.
N. N. ricorsa a Don Bosco perchè in una gravissima disgrazia finanziaria fosse palese l'innocenza della persona colpita, fu tosto esaudita.
Greppi Secondo (Stroppiana) per la felice nascita d'un suo bambino, implorando sul medesimo la protezione del Beato offre L. 145.
M. L. (Pinerolo) per grazia ricevuta offre riconoscente L. 100.
Gonella Pietro e Michelina (Alba) per averli il Beato protetti in un affare di alta importanza, inviano offerta.
Suor Giuseppina De-Luca (Cujabà) è riconoscente al Beato Don Bosco per la protezione manifestata, più d'una volta, in tutto l'anno 1931.
Anna Parisi (Trento) avendo il nipotino Mario gravissimo per bronco polmonite, cominciò una novena al Beato del quale pose la reliquia sotto il capezzale dell'infermo. Al settimo giorno, quando la minaccia del male era più grave, cominciò pure il miglioramento, cui seguì la guarigione.
S. R. nella malattia del padre, un anno fa, perduta ogni umana speranza si rivolsero con fiducia al Beato Don Bosco, e con loro sollievo lo videro, se non del tutto guarito, migliorato tanto da godere ora un discreto benessere. Al Beato intercessore si raccomandano tuttora, affinchè il loro padre sia conservato al loro affetto per molti anni.
Luigia Colussi (Casarsa) nell'epoca della maternità per la settima volta, pensava con rammarico che la povera creaturina forse sarebbe come le altre perita. Nell'anticipato dolore ebbe una speranza nel ricorrere alla protezione del Beato D. Bosco: e cominciò novene in suo onore. E il Beato protesse davvero la madre e il figlio al quale per riconoscenza fu imposto il nome di Giovanni.
Contessa Emmanuela Carassi Usellung (Roma) offre L. 2oo in ringraziamento di aver ottenuto per intercessione del Beato la guarigione sua da dolorosa infermità senza intervento chirurgico; e la guarigione della sua bambina colpita da polmonite e otite.
Eusepi Giulio (Roma) invia offerta per la guarigione della bambina da bronco polmonite (già dichiarata senza speranza dai medici) ottenuta per intercessione del Beato.
Ghiotti Domenico (Stazzano) invocò la protezione del Beato in una intricata lite e fu assai bene esaudito secondo il suo desiderio.
N. N. (Giarole) offre L. 100 per grazia ottenuta a intercessione del Beato.
Caterina Fagetti (Oakland) affidò alla protezione del B. l'impresa del trasporto della mobilia su camion per 150 miglia: tutto andò bene
Clementina Ferrari (Formigine) nell'imminenza di dover subire un'operazione ricorse al Beato, e nella visita preliminare, il Professore dichiarò che era in condizione di farne a meno.
Taglioretti Maria (Mendrisio) raccomandandosi al Beato dopo atroci sofferenze di 8 anni, causate da disturbi gastro intestinali, fin dal secondo giorno del triduo cominciò a migliorare ed ora non accusa più alcun dolore.
Arena Rocco (Catania) per la guarigione della cognata colpita da polmonite e dichiarata inguaribile.
Egidio Anselmi (Brez) trovandosi in pericolo per un'ostinata broncopolmonite all'ospedale, si raccomandò con fiducia al B. Don Bosco iniziando la novena con la sorella. Fin dal primo giorno sentì lieve miglioramento; il terzo, con stupore dei medici, era fuori di pericolo. In breve guarì perfettamente.
Guarito da tifo e bronco-polmonite. - Il nostro caro Tonino, di appena tre anni, ammalò di tifo e nel decorso della malattia gli sopravvenne una bronco-polmonite, per cui i medici disperavano di poterlo salvare e più volte si temette di perderlo davvero. Si può immaginare lo strazio del nostro cuore! Con fede ci rivolgemmo alla Vergine Ausiliatrice e al B. D. Bosco e particolari preghiere facemmo innalzare dinanzi al loro altare. Subito abbiamo constatata l'efficacia delle preghiere, perchè il nostro figliuolo prese a migliorare sensibilmente e in breve guarì completamente.
Alla Vergine Ausiliatrice e al B. D. Bosco, a cui ci rivolgemmo fidenti e che palesemente vollero proteggere e salvare il nostro caro Tonino, esprimiamo ora la nostra sentita riconoscenza.
Cannara (Perugia).
OSVALDO e DOMENICA FILIPPUCCI.
Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco i seguenti:
Una famiglia. Cooper. Sales. per parecchie grazie e protezione in momenti di dissesti finanziari e contrarietà materiali e morali.
M. M. (Tenda) per aver trovato un buon impiego nel terzo giorno del triduo fatto in onore di M. A. e di D. Bosco.
Sottimano Rosa (Niella B.) per varie grazie, specie per la guarigione della nipotina da tonsillite.
Coniugi A. e G. Mazzi (Palagnedra). Il 26 dicembre p. p. una loro bambina di 5 anni ed il primo gennaio corr., un bambino di 18 mesi soro stati entrambi colpiti da bronco-polmonite. Il male era troppo grave data la loro tenera età, e si temeva la perdita di entrambi. Nell'angosciosa trepidazione li raccomandarono con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice ed al Beato Don Bosco, e si verificò quasi subito in essi un miglioramento. In pochi giorni i bambini hanno sorpassato la crisi del grave male che li minacciava, e sono guariti.
Margherita Lazzaretti (Cressino) raccomandò il babbo di 81 anni, ammalato di bronco-polmonite, e lo riebbe presto guarito.
Rosa Spina (S. Gregorio. di C.) per la guarigione di una bimba di 15 giorni da bronchite, ottenuta per intercessione di M. A.
B. T. ringrazia M. A. di aver dato alla sua bambina la forza di sopportare un'operazione. Ciarleglio Riccardo per la prodigiosa guarigione del figlio Antoniuccio offre L. 75.
Tournoud Don Anselmo ringrazia M. A. e il Beato Can. Picco Ubaldo (Campeglio) soffrendo terribili dolori alla testa e all'orecchio destro, si raccomandò a M. A. e al Beato e in breve si sentì sollevato. Sembra ora scomparso il pericolo di una mastoidite.
Rina e Romualdo Sandrini (Pompiano) ottennero coll'intercessione di M. A. e del Beato D. Bosco la guarigione di una persona cara, affetta da angina e stomatite.
Turrin Maria (Cordenons) avendo una figlia Suora Zelatrice del S. Cuore, e sapendola caduta graveolente inferma dopo la professione religiosa, la raccomandò con fiducia a Maria A. e fu presto appagata nel suo desiderio.
M. R. offre L. 5o in ringraziamento di aver M. A. protetto i suoi interessi.
R. C. per una consolazione avuta, sperando la grazia completa.
Giorgi Rosaria (Campobello di Mazzara) invia offerta per grazia ricevuta.
Un gruppo di giovanette del Convitto Italiano di Baar (Svizzera) offrono L. 1oo a M. A. in ringraziamento di grazia ricevuta.
N. N. (Valstrona) in riconoscenza a M. A. per avermi conservato l'impiego
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
Amenta T., Ambrosio C., Ansando M. Appolloni R., Abrate D., Andreis A., Agostena A., Apparizia Ambrosioni A., Ardusso G., Agnoleti M., Andrina B., Angola C., Actis G. M., Antera R., Audisio fam.
Binello B. e T., Bauducco M., Boschi T., Borri B. L., Battistini I., Borato cap. C., Barralis A., Bellone F., Bennati M., Bigotto R., Bigotto D., Blakbura L., Beretta R., Berta C., Broggini G., Berra E., Battocletti R., Blangetti C., Basso C., Bagnaschino D., Biancotto T., Bettoni R., Barbero G., Bono A. p. grazia ric., B. C. (Torino) per due grazie, Bordone E., Brozzi I., Bonellino Doli G., Bona, Bordone E. implorando guarigione, Bertone A., Bazzi A., Bertoglio A., Boglione F., Bottero V., Battaglino C., Bazzi A., Bollati T., Bandino G., Barale F. (pei lebbrosi), Buglione F., Bonfanti L., Buglino C., Bottani M., Baretta A., Benno L., Baccola T., Bonzano V. e G. (anello d'oro), Botta M., Bianco A., Beccanis G., Biglietti G., Bressano Bertone O. (anello d'oro), Bonnino, Bacchio P.
Caprioglio M., Caprioglio R., Castellini A., Cignilli G., Cucchetti ing. comm. G. B., Cozzani G., Carmagnani, Casazza A. M., Correale E., Ciucei A,, Coatti A., Chinigò prof. A., Canonica G,, Caldera A., Colombo R., Cavattoni C., Castelli D. A., Cagnoni L., Camilleri M., Chiesa M., Carbonero A„ Concas M. M., Caldi A., Cortese A., Cavellini F., Cavallo V. (anello d'oro), Chiotti Don B., CavalIeri famiglia, Colvara Dott. A. e E., Calleri R., Castagnotti Mons. L., Collaretta R., C. L. C. (catenella d'oro), Cantù C., Cugnasco L„ Carafia C., Coffano D., Ceruto A., Colombino, C. M. (Castagnole), Cartello C., Coda C., Castagnetto C„ (orecchini d'oro), Cotto T., Casalegno T., Chabloz G,, Civalleri Dott. M., Casale M., Casale A., Collo M„ Cipriani A., Cavallo A., Cerotti M., C. G., Colonna M., Civallero DL, Cavaglià F., Calliano M, A, R„ Castro C., Costa famiglia, Caudano M., C. C., Conti A., Cravino famiglia.
Dalla Palma A., De Gasperi M„ Dunozer I., Dell'Aira De Naz D,, Danna R., Donatini Don A,, De Bernardi C. e F., De Seta D., Donati B., Da Forno C., Donalisio G., De Cicco M„ Degoli Fr., Diozzi F., Dangelo L,, Del Bue E. (anello con pietre) De Giovanni G. E. V., Destefanis T., Dirama C,, Dasso V., De Bernardi E., Danna A., De Bernardis N,
Elli I., Eletti M., E. N. per gr. rio., Ellena A.
Ferri M., Fava L., Francione N., Fabbro R,, Fabris S., Fiorentino G., Franchini C., Fiandino famiglia, Fiaschetti A., Ferrari R., Formica A, (catena, braccialetto d'oro), Fiorio R,, F. G., Fabbri Z., Fassi T., Ferraris R., Filipponi F., Felugo A,
Griffi G., Garolini C., Galletti A., Garau A,, Gonella A., Glorioso A., Gallotti F., Gaggetta T„ Gervasini Don P., Gobbi G., Giraudo A., Gattoni A., Gonella P. e sorella, Giavini M,, Giuliani G „ Giusta A., Gianangeli A. P., Gibilisco S., Giannelli M., Garelli Dott. Eglie, Gavioli L,, Garbaccio O,, Guidetti, Giuliano C., Gallea C„ Genovesio sorelle, Geranzani, Gallino F., Gallo G,, Gay S„ G, A., Giacchero M,, Genisio T„ Gandolfo B., Ghigo G„ Gallino M. e figli, G, Frnesta, Grivaldi famiglia,
Gasso ved., Ganglio A., Golzio M., Ginolino A„ Giusti M. e G., Giolitto maresciallo.
Herin Amato.
Italiani A., Isola G., Invernizzi Bellone N., Indelicato C., Invernizzi G. e fratello. Ibezzi B.
Lantermoz R., Lucci C., Lusini I., Lisa A., La puzzi L., La Rocca S., Lennoni E., Lisa G. e M., Lorean R., Locatelli F., Lorano A.
Morandini F., Morello C., Manega L., M. C. S. (Villavernia), Magisteri A. p. gr. ric., Manera Or. per ringraziamento di gr. rio., Maffina A., Maquinaz S., Massolo A., Mortara A., Montini O., Marradi C., Marchisio M. per gr. ric., Martini M., M. C. (5o), M. D. (10), Mattei F., Miletti, Margotti L., M, M., Migliavacca F., Montanari C., Maffei M., Massè M., Mutton F., Mainero, Mazzonis, Marnetto P., Mazzio S., Miglio L. (orecchini d'oro), Manello C., Morre G., Melica T., Moretto A., Marchisio C., Magano A., Mòlino M., Marchisio A., Madala E., Musso.
Nardi B., Nocelli ing. C., N. N. (Mazzara), N. N. per gr. rio. (100), N. N. per gr. ric. (5o), N. N. (Torino, 100), N. N. (ioo), N. N. (io), N. N. (Vignale), N. N. (5), N. N. (5o), Navone A.. N. N. (25), Negri R., Navarra M., N. N. (145), N. N. (120), N. N. (190,5o), N. N. (20), N. Ugo, N. N. (70), N. N. (i.000).
Olocco L, per guarigione ottenuta, O. M. (5o), Orsi V. V„ Orefice M. C., Orlo B., Occella G., Orengo V., Oliva L., Ottino.
Pelleri P., Pignaroli M., Pistoni T. M„ Perazzo U,, Pongiglione R, R,, Pestarino Don G., Pugni C., Prosdocini TU., Panebianco A., Pappalardo V., Perruquet F„ Pilloni M„ Pitara B. A., P. R. P. per missioni, Parda V,, Percivalle M., Puccetti V. P., Parmettier, Priotto M., Piretto famiglia, Perotti M., Peracchio M., Pennazio A„ Pollastri G., Panizzari M,, Poran M., Peghini F„ Porporato F. M„ Pasero T.
Quagliaroli famiglia, Quintarelli R., Quintarelli D„ Quadrelli A., Quirico M,
Reoldi G„ Russo A„ Ramus sorelle, Rosso A., Riccardi A., Romerio S., Raimondi C., Ranieri A., Ravelli can, V., Riccardi contessa E., Rinaldo G, Rainero P,, Rota, Ruggia F,, Regis M,, Raviolo G., Ravera M„ Rivera famiglia, Ruella G,, Rossi M, Rauber M„ R, e famiglia, Rossotto, Rinaldi L. e I,
Sansoni B., Sterpone T, per gr, rio., Simonetta C., Scelsi M„ Scotti M., Scardovi E., Sain L„ Sciplino M. S,, Sannazzaro L, e S., Sancassani F„ Serafini M., Savoldelli T,, Sanguineti B,, Svanera R,, Sorrentino S,, Salvadori M., Saracco coniugi, Sr. Sigismonda, Soffiandino G„ Socche G„ Sogno A,, Salzella M„ Sant'Andrea E„ Saracco T„ Stradella A„ Savoiardo L, (anello d'oro).
Timpano O,, Tintori E,, Tirassa R, M., Topini G., Tuccari L„ Todescan G, C,, Tata Can. Cataldo (100), Torre A,, Tagliareni C„ Tambini L., Turchetto C„ Todaro D. S,, Tartaglino E,, Testa T, Tomasetti, G„ T, L. (orecchini d'oro), Temporelli G,, Troia Dott. e consorte, Tambuto D,
Ugrate A,
Varese M., Villani M, Vaccina A,, Valenti F„ Valente sorelle, Vayra M.. Verderone P., Verrua P,, Vandetto M„ Vernetti A., Vellani M„ Visentin C,, Vignola M„ V. M., Virando L„ Visentin (3oo), Vacchetta R, M, (braccialetto d'oro).
Zampieri G, De Boni, Zanola M. R., Zangora R., Zorzoli C., Zanzotti G., (croce d'oro).
Raccomandiamo ai suffragi dei Cooperatori e delle Cooperatrici i seguenti defunti, mentre presentiamo alle rispettive famiglie le nostre più sentite condoglianze:
Mons. BARTOLOMEO LAGÙMINA. Vescovo di Agrigento.
Il 2 novembre moriva santamente nella sua sede vescovile dopo averla retta saggiamente e illustrata colla sua dottrina e colla sua virtù per 32 anni, amato e stimato in tutta la Diocesi. Uomo di grande ingegno, era versatissimo nelle lingue orientali, specialmente nell'ebraica e nell'araba, ed ebbe fama con la pubblicazione del Codice diplomatico dei Giudei di Sicilia e di altre pregevoli opere. Vinse in concorso la cattedra di letteratura araba nell'Università di Palermo.
Amò con lo stesso ardore le discipline della Chiesa e da professore all'Università fu assiduo sempre ai suoi doveri sacerdotali. Chiamato dalla fiducia del Card. Celesia a membro del Collegio Teologico di Palermo, fu poi promosso canonico della Metropolitana e nel 1898 eletto da Leone XIII a Vescovo di Girgenti. Restaurò il seminario e la Cattedrale ripulendole delle assurde soprastrutture che avevano deformato il bel tempio normanno, dotò la sua Chiesa di un importante Museo e fece della antica cappella di S. Gerlando il gioiello più bello di Agrigento. Nutrì vivo affetto ed aiutò efficacemente le opere di Don Bosco.
Conte FRANCESCO D'AYALA VALVA di Recalmuto.
Spirava nel bacio del Signore, serenamente come visse, il giorno 27 dicembre 1931.
A pochi giorni di distanza dalla morte del Comm. De Simone, è scomparso questo altro campione dell'Azione Cattolica ed apostolo della carità in Napoli.
Fu cooperatore zelante e generoso dell'Opera Salesiana, che sentitamente ammirava in tutte le sue manifestazioni.
Volle umili funerali; non fiori, ma preghiere desiderò presso la sua salma. Nelle sue ultime volontà espresse il vivo desiderio che si comunicasse ai Salesiani la sua morte, perchè ne suffragassero l'anima. Con animo grato abbiamo elevato al Signore preghiere e suffragi per lo spirito eletto di questo nostro benemerito Cooperatore, mentre con pari gratitudine inviamo le nostre più sentite condoglianze alla nobile famiglia ed all'illustre nipote Conte Placido D'Ayala.
Nobildonna GIUSEPPINA NATOLI nata RIGGIO.
Il sette gennaio, in Taranto, rendeva la sua anima a Dio la Nobil Donna Giuseppina Natoli nata Riggio, consorte di S. F,. Dott. Ferdinando Natoli, Prefetto di Taranto. Arricchita dal Signore delle doti più elette, di sentimenti profondamente cristiani, ella amava dedicarsi alle opere di carità, disposta sempre ad accogliere con serena affabilità quanti si rivolgevano a lei, e a fare del bene a tutti. Era quindi ammirata ed amata da tutta la cittadinanza, che unanime ne pianse l'improvvisa scomparsa. Ma una speciale predilezione ella ebbe per l'opera del B. Don Bosco, del quale, fino da giovanetta, aveva letto con entusiasmo la vita. Appena giunta a Taranto ben volentieri accettò la Presidenza del Comitato Patronesse per l'Opera Salesiana, lieta che il prestigio della sua alta posizione sociale potesse giovare all'incremento del l'Opera, alla quale poi, dedicò la sua attività, promuovendo adunanze, sottoscrizioni, sollecitando in tutti i modi la posa della prima pietra dell'istituto. E quando il due luglio dello scorso anno, si compì quella solenne cerimonia, alla presenza di tutte le autorità, ella vi assistette raggiante di gioia, ben contenta che l'ufficio di madrina fosse riserbato alla pia signorina che aveva donato il suolo per l'Istituto. E parve quasi che l'ultimo suo pensiero fosse rivolto a quell'Opera, poiche pochi giorni prima della morte consegnava ad uria signora sua amica una lista di sottoscrizione per l'istituto del quale con gioia vedeva la rapida costruzione.
Mentre raccomandiamo l'anima benedetta alle preghiere dei Cooperatori, rinnoviamo le più vive condoglianze a S. E. il Prefetto di Taranto.
IDA BERTOCCHI.
Anima ardente di muore per Gesù, per Maria Ausiliatrice e pel Beato D. Bosco, infaticabile cooperatrice delle Opere Salesiane, sentì una vera passione per l'apostolato cristiano sotto ogni forma, totalmente dedicandosi al servizio di Dio, dei poveri e degli infermi. La morte la colse improvvisamente a Porto Marghera il 10 gennaio, una era ben preparata. Valente cultrice di studi, scrisse, tra gli altri, a tutto beneficio dell'Istituto Salesiano di Bologna un bel libro sulla Passione di Cristo per la Settimana Santa, libro ricco di pregi e in ispecial modo caro al suo cuore.
Il ricordo di lei e delle sue singolari virtù resterà imperituro nell'animo dei suoi beneficati, e di quanti ammirarono il suo zelo e la sua attivissima operosità. Noi con riconoscenza pregheremo per l'anima sua e perchè ci ottenga di avere molte zelatrici che la imitino.
ANTONIA FEMMINIS.
Spirava improvvisamente in Còimo nel dicembre u. s. a 7o anni di età. Eccellente madre di famiglia, piissima e caritatevole, aveva portato dalla nativa Olanda, tutto il fervore dei buoni cattolici di quella nobile Nazione. Da lunghi anni fervente Cooperatrice salesiana ed ammiratrice del Beato Don Bosco, ella ne zelava le Opere e le aiutava con tutte le sue forze. E il Signore l'avrà certo premiata per il bene compiuto in vita.
PONSERO MARGHERITA.
Moriva in Giaglione nel luglio scorso, dopo 6o anni di vita cristianamente operosa. Tutta la sua esistenza fu una perenne immolazione per il trionfo di Cristo nelle anime e specialmente per impetrare la grazia di avere un degno Pastore; e la sua preghiera parve esaudita dal Signore perchè volava al cielo proprio quando il nuovo Parroco faceva l'ingresso in paese. Dio solo conosce le rinunce e le sante astuzie di quest'anima per soccorrere le Opere Salesiane e varie altre istituzioni di carità cristiana.
AGOSTO LUIGI, Dogliani (Cuneo).
ANTONIELLI VINCENZO, Ismalia (Egitto). ANToNUCCI RAFFAELE, Subiaco (Roma). BACCARINI LUIGI, Boggiovara (Modena). BACCHERINI Can. RODOLFO, Modigliano (Forlì). BACCHIEGA ANTONIO, Pincoro (Rovigo). BAGLI FRANCESCA, Rimini (Forlì).
N. D. BALDINI ORLANDINI CAR., Capannoli (Pisa). BARATELLI LEOPOLDO, Livorno.
BARBIERI MARIA GARELLI, Scoratoli (Massa). BASSO LODOVICA, Casoni (Vicenza).
BATTAGLIA FRANCESCO, Vilmaggiore (Bergamo). BEMARDI ZABIANCO MARIA, Torino. BELLIA GIROLAMO, Belpasso (Catania).
BERTASSI GASPAROTTI E., S. Martino Cinz. (Parma). BISI RICCARDO, Milano.
BOCCACINO MARIA, Pecco (Aosta). BONSI-RAOUL ARGIA, Firenze.
BORDIGA MARTINO, Bagolino (Brescia). BOSETTI VITTORIA, Maso Rover (Trento). BURGIO FRANCESCA, Palermo.
BOSCAGLIA ELENA, Cegni (Pavia).
BUSNARDO ANGELO, Casoni (Vicenza). CANAL AURELIA, Tesero (Trento). CANAPA Rocco, Antibes (Francia).
CANDIVA Suor TERESA - Agostiniana, Varese Lig. CATANIA CICERO A., Mussomeli (Caltanissetta). CERVIDEI FILIPPO, Pietroscenga (Perugia). CERRERO M. ELISABETTA, Borgone di Susa (Torino). CHIANDRERO GIUSEPPE, Villarbasse (id.). COLLI GIUS. ved. MARTINETTI, Alagna (Pavia). COLLET FILIPPO TELVo, Salzen (Belluno). COLONNA GIUSEPPE, Roma.
CONCER FRANCESCA, Tuenno (Trento).
Cont. CRIVELLI M. CRISTINA, S. Severino (Macerata). CROTA LUIGIA, Sillavengo (Novara).
CURATTI MARCELLINA Cornegliano di Viur. (Piac). DALLA VECCHIA G. BATTISTA, Schio (Vicenza) D'ANTONIO SALVATORE, Bunemi (Siracusa). DAO LUCIA, Piaseo (Cuneo).
DE GIAMBATTISTA D. CRISTOFORO, Como. DE MARIA SALVATORE, Trapani. DE LIGIS ENRICA GAJ, Pavia.
DI NUBILO FELICE, Francavilla (Potenza). FASSIO LUOTTO MARIA, Villafranca d'Asti (Aless.). FIORELLI BLAN. n. SEBBRI, Fossombrone (Pesaro). FORMICA LUCIA, Casalgrosso (Cuneo). FORMIGIONI EDMONDO, Pieve de Coriano (Mantova). FRANCHINI D. VITTORE, Morghengo (Novara). FUMAGALLI LAURA, Berna (Svizzera). GALLUCCI ROSINA, Galatina (Lecce). GARRETTI DOMENICO, Bosconero (Torino). GIANNINI GIULIO CESARE, Firenze. GIUDICE TERESA ved. MENDOLA, Fovara (Sicilia). GOBBATO MARGHERITA, Semaglia (Treviso). GoMBi ROSA, S. Giovanni Calamosco (Bologna). GUGLIELMANA GIOVANNI. Gordona (Sondrio). GuIDONi ELISA, Torino.
GROSSO GEROLAMO, Alice (Alessandria).
GUSELLA CLORINDA, Ravenna.
Izzo FELiCINA, Piedimonte d'Alipe (Benevento). LA RIZZA D. VITTORIO, Mussomeli (Caltanissetta). L'ABBATE ANTONIO, Spadafora (Messina). LUCCA DOMENICO, Como. LUPI GIUSEPPE Pandino (Cremona). MAGONI D. LUIGI, Erine (Brescia). MARCHELLI VINCENZO, Lenna (Alessandria). MASI GIULIO, S. Vito Romano (Roma). MARIERO LUIGI, S. Pietro Viminario (Padova). MASSARENTI ORDELAFFI A. ved. TABANELLI, Roma. MENEGHINI BASSI VINCENZO Poschiavo (Svizzera). MERAZZI D. ANTONio Arcipr. Gravedona (Como). MIAZZI SANTE, Corte (Padova). MASSOBRIO ELISA, Alessandria. NASSUATO LUIGIA, Mirano (Venezia). NOTA DOMENICO, Pralormo (Torino). OTTONELLO ELISA, Masone (Genova). PARUTA GIUSEPPE, Pontida (Bergamo). PASTA GIOVANNI, Sorisole (Bergamo). PERETTO D. ANGELO, Amar (Aosta). PERINO Avv. Cav. GIACINTO, Ciriè (Torino). PERLO CATTERINA, Caramagna (Cuneo). PIRETTO MARIA, Tonengo Aosta). PIZZETTI MARIA, Radicofani (Siena). PREVEDER, IRENE, Brez (Trento). QUAGLIA MARGHERITA, S. Grato di Vill. (Cuneo). RARRI FRANCESCA, Legnano (Milano). RAVAGNI MARIA e IRENE, Borgo Sacco (Trento). RAVAIOLI ANGELA, S. Martino in Strada (Forlì). REALI PIETRO, Carpignano (Pavia). REGALIM FRANCESCA, Pianello Lario (Como). RESCIA CONCETTA, Castrovillari (Cosenza). RIBALZETTI FILOMENA ved. ROTA, Pomaro (Aless.). ROCCANO MARIA, Canicatti (Agrigento). ROCCELLA Can. ANGELO, Belpasso (Catania). RALPO ANGELO, Alfiano Natta (Aless.). RASEO VINCENZO, Vinchio d'Asti (Alessandria). SALVIATI MARIA, Vicenza. SAPPA Gio. BATTISTA, Cuzzego (Novara). SARDI GIO. BATTISTA, Torino. SCARPA D. QUAGOLO, Pellestrina (Venezia). Nob. SCARPIS ULISSE, Colle Umberto (Treviso). SOLARI D. GIUSEPPE, Piuzzo (Alessandria). SOLCA ADELE, Castel S. Pietro (Svizzera). SORIO ERMINIA, Verona.
STRACIUSI EGIDIO, Baggiovara (Modena). TALLONE A. ACQUARONE, S. Lazzaro R. (Imperia). TASSI LUCIA, Bergamo.
TESTAI D. DOMENICO Parroco, Partino (Pisa). TONELLI D. GUGLIELMO, Filattiera (Massa Carrara). TORTA C. ved. BONETTI, S. Rocco de Ver. (Genova). MERTALLI EDVIGE, Masso S. Maria (Vercelli). VALENZA Dott. D. GAETANO, Mussomeli (Caltanis.). VALSECCHI Dott. Cav. GIO. BATTISTA, Venezia. VERCESI ERNESTO, Rovescala (Pavia). VEROTTA PIETRO, Gallarate (Varese). VIARO GATTARDO, Villamarzana (Rovigo). ZOCCOLETTI Suor CRISTINA, Verona. ZOLI ANTONIO, Predappio (Forlì). ZENI EMILIO, Garda (Verona).