ANNO VIII. N. 6. Esce una volta al mese. GIUGNO 1884
Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
SOMMARIO. Il sacerdote Giovanni Bosco ai signori Cooperatori e alle signore Cooperatrici - I figli insieme colla Madre, ossia la festa di Maria Ausiliatrice - Relazione sulla festa di Maria Ausiliatrice - L'Unità Cattolica e la nostra Festa - Conferenza dei Cooperatori a Roma - Notizie delle case dell'Uruguay e del Brasile - Nell'anniversario di una grazia di Maria Ausiliatrice - Festa nella nostra Casa del Torrione di Vallecrosia - La framassoneria nel vero suo aspetto - L'Amazzonia - Annunzi.
La bontà grande, con cui avete più volte concorso per edificare una chiesa al S. Cuore di Gesù in Roma al Castro Pretorio , mi fa sperare che vi tornerà gradito un cenno intorno ai lavori fatti ed altri tuttora da farsi.
A voi è già noto che tanto la chiesa quanto l'ospizio in costruzione accanto alla medesima debbono ricordare le glorie di Pio IX e presentare ai cattolici un monumento di fede. Vi noto parimenti che il compimento di quest'opera fu dal Papa Leone XIII affidato ai Cooperatori Salesiani. Essi accettarono il glorioso incarico ; fu comperato un sito sufficientemente spazioso per costrurre la chiesa ed un orfanotrofio; con dispendio non ordinario si effettuarono gli scavi, e, affrettando i lavori, in pochi anni si portò ad un bel punto la fabbrica, e si compierono i lavori del coro e del presbitero.
L' Eminentissimo Cardinale Vicario , considerata la grande difficoltà, in cui si trova quella numerosa popolazione per compiere i religiosi doveri e far istruire la sua figliuolanza, si recò nel giorno 23 dello scorso marzo a benedire il già preparato edifizio , ed ora più migliaia di fedeli sono in grado di assistere ai divini Uffizi e compiervi le loro pratiche di pietà.
Il giorno 9 del corrente maggio io aveva la bella sorte di prostrarmi ai piedi del Vicario di Gesù Cristo, e il Santo Padre si compiaceva di ascoltare i particolari della pia impresa, ne dimostrò grande soddisfazione , lodò la carità degli oblatori; ma restò non poco sopra pensiero, quando intese che eransi dovuto rallentare i lavori per la mancanza di mezzi materiali. - Andate avanti, Egli mi disse, la pietà dei fedeli non vi mancherà; studiate il modo di far conoscere la necessità di questo sacro edifizio; notate il bisogno che vi ha in Roma di un ospizio pei giovani poveri , provenienti da qualunque parte del mondo, cui avvenga trovarsi abbandonati in questa città, ed, avrete degli aiuti.
In quel momento io ho potuto segnalare il generoso concorso che ci pervenne da varie nazioni; ho promesso che a nome di Sua Santità avrei fatto nuovo appello alla pubblica beneficenza, e a tale effetto dimandava poi nostri benemeriti oblatori una speciale benedizione.
Sua Santità sensibilmente intenerita soggiunse: - Di tutto buon grado impartisco l'apostolica benedizione a tutti i Cooperatori , a tutti i benemeriti oblatori. Io non mancherò di pregare per loro ogni giorno nella santa Messa; pregherò per la pace tra le loro famiglie, per la prosperità nei loro interessi temporali, e per la buona riuscita nella cristiana educazione della loro figliuolanza.
Proseguendo il suo discorso, il Sommo Pontefice aggiunse : - Siccome poi il Santo Padre deve non solamente cooperare, ma operare, così a questa impresa intendo di concorrere io pure materialmente. Perciò, a malgrado della strettezze finanziarie in cui mi trovo, io mi assumerò tutte le spese che occorrono per la facciata di quel sacro edifizio. Le mura, gli ornamenti, le finestre, le tre porte saranno a carico mio. In questo modo conoscerà il mondo come il Capo della Chiesa propaga e sostiene la religione , e non mai si rifiuta di prendere parte alle opere, che tornano a vantaggio della civile società , specialmente della porzione più eletta del genere umano, della gioventù, verso cui i Sommi Pontefici hanno sempre prodigato e tuttora prodigano le più sollecite cure. Ho pertanto fiducia che altri e poi altri cattolici, seguendo il mio esempio, verranno generosi in nostro aiuto per compiere questa ed altre opere di beneficenza a maggior gloria di Dio, ed a salute delle anime.
A queste amorevoli parole del S. Padre ho procurato di rispondere con sinceri ringraziamenti, assicurandolo che noi tutti innalzeremmo preghiere a Dio pel bene di Santa Chiesa, ed avremmo raddoppiato di ardore a fine di cooperare a compiere ed a sostenere le opere che l'inesauribile carità del Papa raccomanda e promuove.
Dal canto mio, o benemeriti Cooperatori, mentre vi professo la mia più profonda gratitudine, non cesserò di pregare per voi, e di far eziandio pregare i giovinetti da voi beneficati, a fine di ottenervi vita felice nel tempo e felicissima nella eternità.
Torino, 31 maggio 1884.
Obblig.mo servitore
Sac. Gio. Bosco.
ossia
LA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE.
Il titolo posto in fronte a questo foglio ci venne suggerito dal giocondo spettacolo, che nel giorno 21 dello scorso Maggio ci presentò la festa di Maria Ausiliatrice nel suo Santuario in Torino. La moltitudine di fedeli accorsi non solo dalla città e dai suoi dintorni, ma dalle più svariate parti d'Italia, e fin dalla Francia , dalla Spagna , dalla Svizzera, dall'Austria e dalla lontana Polonia, ci destò l'idea di uno sterminato numero di figli e di figlie, dispersi qua e colà pel mondo, e richiamati in seno alla famiglia, per fare onorata corona alla propria madre , in qualche solenne circostanza della sua vita. Ci parve di vedere tra noi la Madre del cielo circondata dai suoi figliuoli della terra, santamente ansiosi di onorarla e glorificarla, avidi di ricevere le sue grazie e pregustare le sue amorose finezze.
Questo pensiero ci venne in quel giorno confermato dall'edificante fervore, con cui i fedeli pregavano d'innanzi alla veneranda imagine di Maria Ausiliatrice ; dalla profonda gratitudine, che manifestavano colle parole e coi doni per le grazie ricevutedalla viva fiducia, onde a Lei ricorrevano per ottenerne; dal divoto contegno che mantenevano nel Santuario. Qui è la Madre di Dio, sembrava che ognuno pensasse; questa é la sua casa prediletta; qui sorge il trono di sua bontà e misericordia. E su questi non fossero stati i sentimenti che dominavano ed eccitavano gli animi, come mai si potrebbe spiegare che in un giorno di lavoro accorresse al Santuario un numero si grande di popolo , da renderlo incalcola-bile ? Come spiegare che tante persone si sobbarcassero ad un viaggio lungo ed anche costoso , per fare atto di presenza ad una festa religiosa ? Come spiegare la virtù e costanza di pellegrini e di pellegrine nel fare a piedi il cammino di 20, 40 ed anche più miglia ? Come spiegare in fine la turba d'infermi e di afflitti o recatisi, o condotti, o raccomandati alla Vergine Ausiliatrice in quel giorno con una fede , con una pietà degna dei secoli più fervidi e più religiosi?
Ma la Vergine stessa approvò questi sentimenti dei suoi devoti, e mostrò di trovarsi con essi, largheggiando i tesori celesti, di cui è fatta da Dio arbitra e padrona. Ella si diede a vedere presente in modo speciale qual Madre amorevole colla diletta famiglia. Prova ne sono le grazie , che accordò in quel giorno a chi ne la pregava ; molte persone infatti partirono dal Santuario contente e giulive, perciò da Lei favorite secondo il loro desiderio. Prova ne sono le grazie concesse a chi ne l'aveva supplicata pur di lontano, e raccomandato preghiere speciali nel suo Santuario in quel giorno solenne. In vero abbiamo saputo che mentre vi si celebravano le sacre funzioni varii malati nelle proprie case cominciarono a migliorare visibilmente, ed altri furono eziandio intieramente guariti. Che più? La tenerissima Madre a molti non aspettò di fare le grazie nel giorno di sua festa, ma le anticipò, affinchè sciolti da ogni malore potessero più soavemente gustare le gioie di sua solennità.
Oh! Augusta Regina del cielo e Madre nostra amorosissima, noi ti ringraziamo di tutto. Deh! ti degna di rimanere con noi e di farci provare gli effetti di tua materna presenza in tutti i giorni della nostra vita, in sino a che ci siamo tutti raccolti a farti corona nel regno della gloria. Sì, Maria, regna tra noi col Figliuol tuo : Dominare nostri tu et Filius tuus.
Seguendo il costume degli altri anni, daremo qui relazione delle cose che ci paiono più degne di speciale memoria, occorse durante la novena e nel giorno della predetta solennità, ommettendo, per non dilungarci di troppo, quanto concerne il concorso del popolo, gli apparati, la splendidezza delle sacre funzioni, che non presentano varianti particolarità.
La predicazione.
Per quanto spetta alla predicazione durante la novena, segnaliamo con piacere che il sacro oratore fu ogni sera onorato da numerosissima udienza. E ben lo meritava e per gli argomenti che vi trattò, e per la dottrina in un soda e chiaramente esposta, e per la fama che in Torino già vi godeva di valoroso banditore della divina parola, avendo l'anno passato predicata la quaresima nella chiesa di S. Francesco da Paola.
Egli si fu , come i Cooperatori già sanno , il M. Rev. signor canonico Bernardino Quattrini , professore di sacra eloquenza nel Seminario arcivescovile di Perugia, giù sede episcopalc del regnante Sommo Pontefice Leone XIII.
Una grave difficoltà s' incontrava di averlo a predicare tra noi per tale occasione ; poiché, essendo egli per suo uffizio addetto al Seminario, non avrebbe potuto assentarsene senza una eccezione alla regola. A vincere siffatto ostacolo ci siamo rivolti all'esimio monsignor Federico Foschi, Arcivescovo di Perugia; e l'illustre prelato accondiscese benignamente alla nostra domanda, dandocene avviso con lettera improntata della più squisita benevolenza. E il canonico Quattrini per ordine suo venne e fermossi 15 giorni tra noi.
La sua predicazione nella chiesa di Maria Ausiliatrice fu per ogni riguardo feconda di ottimi frutti. I nostri giovanetti, i membri dell'istituto e le più migliaia di Torinesi non dimenticheranno mai gli argomenti da lui svolti intorno alla divina instituzione e alle gioie della Confessione, alle grandezze e ai meravigliosi effetti della santissima Eucaristia, ai principali privilegi di Maria Immacolata, corredentrice, avvocata e madre nostra dolcissima.
Non essendo in grado di rimeritare, come conviensi , nè il valoroso oratore , nè l' egregio suo Arcivescovo, del valido ed efficace concorso, che ci hanno prestato pel felice riuscimento della nostra solennità, noi pregammo già e tuttavia preghiamo la Vergine Ausiliatrice che ambidue li ricompensi in vece nostra con gran copia di celesti benedizioni, e fondatamente speriamo di andarne esauditi.
Grazie ottenute.
Di mano in mano che si avvicinava il 21 maggio noi andavamo ricevendo notizie di grazie ottenute dalla pietosissima Vergine, presagio di quelle assai maggiori che Ella avrebbe fatte nel giorno della sua festa. A gloria di Maria e ad eccitamento della nostra fiducia nel potente suo aiuto ne accenniamo alcune riferiteci nel solo corso della novena.
Da Fognano di Romagna Rosa Angelica Savelli ci scrive : - Le mando colla presente una limosina , perchè sia celebrata una Messa all' altare di Maria Ausiliatrice in un giorno della presente novena, in ringraziamento di un favore segnalato ottenutomi da questa buona Madre. Nel rendere a Maria le più vive grazie, si compiaccia altresì di raccomandarle alcune mie particolari intenzioni e tutta questa famiglia, che ho posta sotto la sua protezione.
Da Trecate il Rev. arciprete D. Baldassare Moro così si esprime: - il 29 dello scorso aprile fui colpito per la terza volta in un anno da tale accesso asmatico polmonare , che lottai per due ore colla morte. Mi raccomandai subito alla Santissima Vergine Ausiliatrice e cominciai tosto a migliorare. Mando una tenue offerta in onore della SS. Vergine Ausiliatrice, alla quale devo la mia guarigione.
Da Parigi Giuseppina Dellepiane scrive: - Rendo grazie del favore ottenuto da Maria Ausiliatrice. Mio figlio, che Le aveva raccomandato, è ritornato a Dio , ed ha fatto la sua Pasqua con ottime risoluzioni. Tutta la mia famiglia è in gioia, e nutre la più grande fiducia nella potentissima Vergine , e nelle preghiere che Le si innalzano in cotesto Santuario.
Da Mondovì Caterina Cavalle riferisce : -Mio padre trovavasi gravemente malato ; i medici disperavano della sua guarigione , e tutti eravamo in grande timore di perdere l'amato genitore, nostro unico sostegno. In tanta angoscia ricorsi a Maria Ausiliatrice, e scrissi tosto alla S. V. che si compiacesse di fare un triduo di preghiere in cotesto suo Santuario. Ed ecco che da quell' istante medesimo mio padre prese a migliorare con grandissimo stupore del medico e di chi lo assisteva, e in poco tempo fu pienamente guarito.
Da Brescia una figlia di sant' Angela Merici scrive una bellissima lettera , raccontando il miracoloso ravvedimento di un giovane, che correndo la via della perdizione era stato raccomandato a Maria Ausiliatrice. Dopo di aver narrati i suoi traviamenti, le sue angosciose lotte, e finalmente il trionfo della grazia , la pia scrittrice termina così : - Se c' è chi piange sui traviati figli , se c'è chi geme sulla povera gioventù strascicata dai falsi piaceri del secolo a ruina di morte, ricorra a Maria Ausiliatrice. Per me non ho che una voce, ed è un cantico di riconoscenza; non ho che una misera penna, e vorrei che scrivesse per tutto il mondo le lodi di Maria; non ho che un cuore, e lo consacro alla Regina delle Vergini in omaggio della mia riconoscenza imperitura.
Da Tramontana di Genova il Sac. D. Eusebio Copello, vice-parroco, ci annunzia : - Pochi giorni sono il Rev. Prevosto di questa parrocchia venne colto da dolori intestini, che gli minacciavano la vita. Essendo Cooperatore Salesiano e perciò molto divoto di Maria Ausiliatrice , egli fece ad Essa ricorso, e tosto ne esperimentò il potente aiuto : imperocchè, appena l'infermo insieme con quei che lo assistevano ebbero rivolte alcune preghiere a Maria Ausiliatrice , ed i parenti posero nel suo letto una immagine di Lei , il buon Prevosto si sentì all' istante sollevato dal male che l' opprimeva , ed ora è in via di guarigione. I parenti dello stesso, animati da sincera gratitudine verso Maria SS. Ausiliatrice , spediscono la qui unita limosina, affinchè sia celebrata una Messa in ringraziamento.
Da Lonigo Giovanna Stegagno comincia una sua lettera con queste parole : - Sono ben lieta di poterle notificare di aver ottenuto la tanto sospirata grazia della guarigione del mio occhio , che da circa due anni mi dolorava, ed era in pericolo di perdersi affatto. Ne sia ringraziato Iddio e la Vergine Ausiliatrice. A quest'uopo le unisco la limosina di una Messa, che bramerei fosse celebrata all' altare di mia celeste Benefattrice nel giorno stesso della prossima sua festa.
Da Lubiana Vincenzo Trossello , nello spedire una graziosa offerta, ci notifica : Qui le presento due monete d'oro , offerta di una pia persona , la quale non vuole che ne faccia sapere il nome. Costei, trovandosi gravemente ammalata e già agli estremi di vita, mi fece chiamare per la raccomandazione dell'anima, come sono uso di fare in questo paese. Giunto presso di lei, e vedutala in sì grave stato , la esortai a fare ricorso con viva fede a Maria Ausiliatrice , venerata nella chiesa a lei dedicata in Valdocco in Torino, detta tra noi la chiesa di D. Bosco, e la malata lo fece con tutto l'affetto del cuore. Ciò fatto, in termine di poche ore le cessò il male, e due giorni dopo uscì dal letto intieramente guarita. Riconoscente per tanta grazia, mi consegnò la qui unita limosina in ringraziamento alla cara nostra Mamma Maria Ausiliatrice, lasciandomi di pregare la S. V. che le voglia impartire una speciale benedizione.
Da Modena ci scrive una Suora Domenicana - Le scrivo coll'animo veramente penetrato dalla più sentita riconoscenza. Trovavasi ieri (2 maggio) una nostra sorella per violenti dolori sopraggiuntile in tale stato da farne temere, a sentenza del medico, imminente la perdita, senza lo sperimento di una pronta operazione. In tale frangente invocammo fiduciose l'aiuto di Maria Ausiliatrice, della quale tante grazie prodigiose avevamo lette nel Bollettino Salesiano., e questa pietosa Madre non fu tarda ad esaudirci. Infatti non era ancor giunto il medico-chirurgo, fatto chiamare in tutta fretta, che, cessato ogni pericolo , e quindi ogni bisogno della temuta operazione , la nostra cara inferma sentivasi pienamente guarita. Oh ! sieno rese eterne lodi a questa potente ed amorosa nostra Avvocata !
Potremmo ancora proseguire questa relazione , ma la conchiudiamo con una lettera ricevuta dalla Francia , da St-Vallier sur Rhone-Dróme. Chi scrive è una madre, la quale tempo fa aveva raccomandata se stessa e tre suoi figliuoli malaticci a Maria Ausiliatrice , ed ordinate preghiere nel suo Santuario in Torino, ed ora confessa di essere stata pienamente esaudita. La sua lettera francese volta in italiano suona così : - Mi fo un dovere di riconoscenza di rendere consapevole la S. V. che Dio ha esaudito le preghiere fatte per la guarigione mia e de' miei tre figliuoli. Come le aveva scritto, io da più di sei mesi non poteva più camminare per male alle gambe ; uno de' miei figliuoli era da due anni affetto di male agli occhi; un altro ancor piccino aveva un piede contraffatto, e il terzo da tre anni soffriva le glandole. Or bene alla fine della novena, che per suo consiglio io aveva intrapresa in onore di Nostra Signora Ausiliatrice dei cristiani , un notabile sollievo si manifestò in tutti questi mali , ed ora i miei tre figliuoli ed io siamo perfettamente guariti.
La pubblicità che la S. V. vorrà dare a queste guarigioni costituirà da parte mia e da parte de' miei tre figliuoli un omaggio di riconoscenza verso Maria Ausiliatrice. Unisco a questa mia una piccola offerta pei suoi orfanelli, che hanno pure pregato per noi. - Così la riconoscente e pia francese.
A queste poche grazie, che abbiamo qui accennate, si aggiungano centinaia d'altre, di cui ci stanno sotto gli occhi lunghe relazioni ; si aggiungano quelle che sono e saranno sempre un segreto personale ; si aggiungano quelle già pubblicate negli anni addietro, e poi si dubiti , se è possibile , della bontà e della potenza di Maria. Oh ! sì , grande Benefattrice dei miseri mortali , continuate a consolare tutti coloro che a Voi fanno ricorso , e con questo mezzo conservateli o traeteli all'amore del vostro divin figlio Gesù.
17 maggio.
Nella sera di questo giorno, e mentre la comunità stava raccolta in chiesa per le sacre funzioni della novena, giungeva felicemente da Roma D. Bosco ; e dopo la predica , tra il suono ed il canto dei suoi figliuoli, circondato dal suo giovine clero, si portava all' altare e v' impartiva la benedizione col SS. Sacramento. Tutti provammo la più grande consolazione nel rivederlo e udirlo molto migliorato, e quindi ne ringraziammo il Signore e la SS. Vergine coll'animo pieno di gratitudine. Infatti D. Bosco fin dal 15, primo giorno della novena , provò in se medesimo un tale miglioramento di salute, che da varii anni non aveva provato più. Fu pur questa una grazia di Maria Ausiliatrice. Diamo di buon grado questa notizia ai Cooperatori e alle Cooperatrici, perchè sappiamo che hanno pregato per lui, e ci è noto che taluni praticarono persino delle penitenze per ottenere questo favore dal cielo.
18 maggio.
Giudichiamo degnissima di speciale menzione la prova della più squisita benevolenza, che ci diede in questo giorno l'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo ; imperocchè , saputo che D. Bosco era ritornato a Torino , non gli lasciò neppur tempo di fargli visita, ma, sacrificando l'ora del suo passeggio , si portò egli stesso all'Oratorio e vi rimase in sua camera quasi due ore. Ognuno può immaginare i sentimenti di ammirazione, che destò in noi tutti un tale atto del veneratissimo nostro Pastore ; e non vi fu tra noi persona, che non concepisse stima e venerazione vie maggiore verso di lui, e non ne ringraziasse in cuor suo la Santissima Vergine di averci ottenuto un Arcivescovo così pieno di bontà verso colui, al quale, dopo Dio, noi siamo debitori d'incalcolabili beni.
23 maggio.
Questo giorno, vigilia della festa, venne scelto per la Conferenza dei Cooperatori e delle Cooperatrici, solita a tenersi in questa occasione per infiammare i cuori di divozione verso la SS. Vergine. L'invito spedito da D. Bosco alcuni giorni prima attirò al Santuario poco meno di due mila persone , la maggior parte Cooperatori e Cooperatrici della città. Vi prendevano anche parte parecchi di altri paesi, venuti per assistere alla solennità dell'indomani, e fra questi notavansi parecchi signori e signore francesi. Alle ore 3 1/2 pomeridiane si diede cominciamento colla lettura di un tratto della vita di S. Francesco di Sales , laddove si parla della divozion sua verso la Madonna; si cantò poscia dai giovani musici un mottetto ; indi D. Bosco, salito in pulpito, vi fece un breve discorso. Egli mostrò con fatti la particolare protezione accordata da Maria Ausiliatrice a tutti coloro, i quali concorsero e concorrono a promuovere le opere, che hanno per fine principale la cristiana educazione della povera gioventù. Daremo in altro numero questo discorso, come venne fatto ad alcuni di ritenere a mente, mentre D. Bosco parlava.
In questa sera medesima, e dopo la predica del canonico Quattrini, impartiva la trina benedizione col SS. Sacramento Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Giovanni Battista Bertagna, Vescovo ausiliare, il quale, all'udire i melodiosi canti, al mirare gli splendidi apparati , e al vedersi circondato da numeroso clero, cominciò a pregustare parte di quella celestiale consolazione , di cui le funzioni del domani gli inondarono l'anima pia.
24 maggio.
Se volessimo registrare minutamente tutte le cose edificanti di questo giorno solenne , non sarebbe più da finire ; perciò ci restringeremo a quelle soltanto, che presentano qualche particolarìtà diversa dagli altri anni.
Anzitutto notiamo che fin dal mattino per tempissimo vennero in corpo al Santuario per udire la Messa e per farvi la santa Comunione moltissimi Operai cattolici della sessione di Borgo Dora e di altre sessioni sorelle, dando così ottimo principio alla solennità di Maria Ausiliatrice , e preparandosi al divoto pellegrinaggio, che fecero all'indomani al Santuario della Madonna di Belmonte. Da quell'ora sino a mezzogiorno le Comunioni dei fedeli più non s'interruppero, e prima delle 7 se n'erano già distribuite oltre a 6 mila.
Alle ore sette il prelodato mons. Bertagna, Vescovo ausiliare, celebrò la Messa della comunità, e mentre egli distribuiva la Comunione da una parte , due altri Sacerdoti l' amministravano da un'altra. Era cosa che deliziava il vedere tante anime santamente fameliche del Pane degli angeli, e a riceverlo con segni di una pietà che era difficile il saper giudicare, se avrebbe potuto essere maggiore quella dei primi cristiani, che si comunicavano dagli Apostoli, in compagnia della Beatìssima Vergine.
Verso le ore 10 1/2, tra il giulivo suono dei sacri bronzi, scendeva alla porta della chiesa di Maria Ausiliatrice Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Alimonda , che veniva ad assistere pontificalmente alla Messa solenne , celebrata da mons. Stanislao Schiapparelli, rettore della Congregazione del Corpus Domini. La piazza era gremita di popolo , avido di bearsi nel caro aspetto del suo dolce pastore, che a stento poteva aprirsi il passo tra le sue amate pecorelle. Entrato l'eminentissimo Arcivescovo nel luogo santo , la gran folla gli tenne dietro, e il sacro tempio ne fu letteralmente ripieno.
Qui passeremo sotto silenzio le sacre cerimonie riuscite decorosissime, e ci fermeremo a dire alcun che della musica eseguita da un coro di 200 giovani del nostro istituto , a cui si aggiunsero benevolmente dieci o dodici dei valorosi cantori della città.
La musica della Messa è lavoro del celebre maestro Cherubini. L'anno passato abbiamo tolto ad eseguire quella da lui composta nella circostanza della solenne incoronazione di Napoleone I, fatta a Parigi nell'anno 1804 da Papa Pio VII di felice memoria; e quest'anno ne abbiamo scelta un'altra del medesimo, appellata Missa solemnis in re. Quest'opera grandiosa, e di un effetto mirabile, presentava una seria difficoltà nella sua perfetta esecuzione, per causa soprattutto del suo genere cromatico e della sua tessitura eccessivamente alta ; ma pel vivo desiderio di fare onore a Dio ed alla sua Santissima Madre, vi si pose dal maestro Dogliani e dagli scolari si grande studio ed amore che fu interpretata nella esecuzione con tanta esattezza , da rapire a maraviglia gli stessi intelligenti che la udirono. Quantunque questa Messa sia un capolavoro dal principio alla fine, pur nondimeno meritano di essere segnalati alcuni pezzi, che sanno più dell'angelico che dell' umano. Tali sono ad es. le tre fughe del Kirie, Gloria e, Credo; tali l' introduzione del Gloria , il quartetto del Quoniam, il terzetto dell'Et lncarnatus, col seguito del Cucifixus a coro. Il Benedictus poi per la sua eleganza fu il pezzo più simpatico di tutta la Messa, ben degno di andare eseguito nel momento, che gli angeli scendono a schiere intorno all'altare per corteggiare il Re dei re invisibile ed immortale, che vi si fa presente sotto l'eucaristico velo.
La musica della sera fu ancor essa pari alla solennità. Il canto dei 5 salmi dei vespri , del Magnificat, e soprattutto dell' inno Saepe dum Christi., composto e diretto dallo stesso suo autore, D. Giovanni Cagliero , destò a più riprese negli animi del numerosissimo popolo sentimenti soavissimi di religiosa pietà. Lo stesso dicasi del suo Tantum Ergo , che per lo stile veramente classico era ben degno di essere eseguito nel giorno istesso che fu cantata la Missa solemnis del Cherubini. Tanto al mattino quanto alla sera il canto fu accompagnato coll'organo dal prelodato giovane Dogliani, allievo del nostro istituto.
Che diremo poi del panegirico recitato dal canonico Quattrini ? La nostra penna non è capace a definirne la incomparabile bellezza. La udienza, composta da sei a sette mila persone , quante ne può contenere la chiesa, pendeva dal suo labbro come rapita in estasi d'amore, sembrandole di udire un angelo a parlare della sua augusta Re gira, ed era invece un figliuolo amorevole , che, ricco del dono della parola, proclamava ai fratelli le lodi della comune e tenerissima Madre, dimostrandola cogli storici fatti Aiuto potente dei cristiani.
Particolarità di questo giorno si è pure l'avere avuto a nostri ospiti e commensali l' eminentissimo Cardinale Arcivescovo e il reverendissimo suo Ausiliare. Loro faceva larga corona uno stuolo di rispettabili persone del clero e del laicato cittadino e forestiero, tra cui parecchi francesi, nostri insigni benefattori.
Alla sera, dopo le sacre funzioni, oltre la cupola del Santuario rischiarata a gaz, come negli scorsi anni, si illuminò la facciata e l'interno dell'istituto. Rapivano soprattutto gli sguardi le parole Viva Maria Ausiliatrice formate con bianchi lumi sul balcone di mezzo ; ed un grande e colossale M. A. composto da 600 e più lumi a due colori, e collocato sul terrazzo fra i due cortili, mentre deliziava i membri dell'istituto , formava eziandio il giocondo spettacolo dei divoti torinesi, che le potevano mirare sin dalla piazzetta esterna.
In tutta la casa e al di fuori non si udivano che parole di esclamazione e di gioia ; e dopo ciò che aveva veduto ed udito in chiesa, dopo ciò che vedeva ed udiva all'uscirne, ognuno sentivasi mosso dolcemente a migliorare se stesso, onde meritare di assistere alle feste e agli splendori celesti insieme con quella Vergine gloriosissima , che in quel giorno solo metteva in moto e attirava in quel luogo forse non meno di 70 mila persone.
Un' anima da Maria tirata a Dio.
Nel mattino di questo giorno medesimo 24 maggio. fummo testimonii di una scena molto commovente, della conversione cioè di un'anima per la pietà di Maria. Verso le ore 8 D. Bosco, giusta il suo costume, confessava i giovani della casa nella sacrestia del Santuario , quando un signore sui 30 anni vi entra e si pone presso il muro di fronte, e vi sta guardando con meraviglia i giovani, che passano l' uno dopo l' altro a confidare i segreti del cuore al ministro di Dio. Quello sconosciuto pareva inquieto e come agitato ; moveva qualche passo qua e colà, e poi ritornava a considerare con occhio stupefatto e confessore e penitenti. Quando vide che da una parte del ginocchiatoio non eravi più alcuno si appressa egli stesso, come se volesse confessarsi, ma sta in piedi. Il Sacerdote voltosi a lui gli domanda che cosa voleva, ed egli risponde - Non so - Vuole confessarsi? - Oibó! non ci credo - Se non ha da confessarsi parta dunque pei fatti suoi, e lasci che vengano altri - Partire... e se non posso partire ; sento entro di me come una forza che mi tira a restare qui.
D. Bosco per occupare il tempo si volta dalaltra parte e confessa l' ultimo giovanetto, che attendeva. In quel mentre colui continuava a stare colà presso al ginocchiatoio, ed ora guardava D. Bosco, ora si metteva la mano sulla fronte, e sospirava e sudava. Finito che ebbe di ascoltare la confessione dell'ultimo penitente, D. Bosco si rivolge nuovamente allo sconosciuto, e accortosi che era un'anima perseguitata dalla grazia di Dio, lo chiama, lo invita ad inginocchiarsi, ed egli lo fa. Quello che sia avvenuto tra il Sacerdote e il penitente il conosce Iddio solo ; ma chi era presente in sacristia udì quell' uomo a singhiozzare come un fanciullo, lo vide poscia ad alzarsi colla faccia bagnata di lagrime, e interrogatolo che cosa gli fosse accaduto rispose: - Oh! come è mai buono Iddio. Oh! è la Madonna che mi ha fatto venir qui; è quella immagine si bella che mi ha toccato il cuore. Uscito di sacrestia andò a gettarsi appiè della Vergine Ausiliatrice e più non rifiniva e di piangere e di pregare. Queste grazie spirituali, questi mutamenti dei cuori, questi richiami di anime quasi perdute sono innumerevoli. E questi sono i trofei più gloriosi della bontà, della misericordia e della potenza di Maria Ausiliatrice.
25 maggio.
In questo giorno, essendo domenica, continuò grande concorso di fedeli alla visita del Santuario, e si amministrarono ancora più migliaia di Comunioni. Quello che vi ha di particolare in questo dì fu un pellegrinaggio di quasi 400 persone tra uomini, donne e giovani figlie, venuto in corpo e con un convoglio speciale dalla città di Chieri. Giunti in Torino verso le 6 del mattino, si accostarono alla Sacra Mensa con edificante contegno, e vi passarono tutta la giornata , assistendo alle solenni funzioni ed ai cantici musicali, che furono quegli stessi del giorno precedente. Ripartiti da Torino dopo le ore 9 pomeridiane, i divoti pellegrini e pellegrine chieresi ritornarono per ferrovia alla patria loro, ricevuti alla stazione con segni di viva gioia dai rispettivi parenti e da una grande moltitudine di popolo. Questo pellegrinaggio servì efficacemente a ravvivare la fede ed accendere la pietà nelle cristiane famiglie della città, e vi è tutto a sperare che Maria Ausiliatrice, in segno di gradimento, terrà i suoi occhi benignamente rivolti sopra tutti quelli, che la visitarono in quel giorno, li coprirà col suo manto di Madre, e allontanerà da essi e dai loro cari certe disgrazie, che fanno tremare ogni persona (1).
(1) Si allude qui ad uno spaventoso delitto perpetrato in Chieri due giorni innanzi. Un disgraziato dopo aver danzato nel giorno dell'Ascensione con una giovine infelice, al domani spinto dalla gelosia l'assale in pubblica contrada con un coltello, le infligge 9 colpi mortali, indi corre alla vicina stazione, e si caccia sotto le ruote della locomotiva che giungeva da Torino, e rimane orribilmente sfracellato. ! Terribile esempio ai genitori non curanti e alla gioventù scapestrata.
Gli illustri scrittori dell' Unità Cattolica di Torino in quei giorni furono ancor essi a visitare il Santuario di Maria Ausiliatrice, e rapiti da quello che videro ed udirono ebbero la bontà di parlarne poscia nel loro benemerito giornale , pubblicando il seguente articolo, col quale conchiudiamo questa relazione
« Una Esposizione cattolica, ossia la festa di Maria Ausiliatrice in Torino.
» La festa di Maria Ausiliatrice in Torino riuscì splendidissima come ci aspettavamo. Assordati in questi giorni dalle voci di Esposizione, non ci peritiamo di chiamarla un'Esposizione cattolica e per l'affluenza del popolo accorso, e per la singolare pietà manifestata, e per la magnificenza di culto e di apparato, e per la sceltissima musica eseguita. Ai Torinesi vennero ad unirsi carovane di pii visitatori forestieri. Da una sola città, che crediamo la città di Chieri, ne arrivarono ben 400 con un convoglio speciale; e dalle parti del Vercellese, del Novarese e della Lomellina, oltre ai molti arrivati per ferrovia , un centinaio ebbero la virtù di portarvisi a piedi da veri pellegrini, facendo chi 30, chi 40 e chi anche 50 miglia, col viaggiare parte della vigilia e della notte. Riferiamo solo questi due fatti per amore di brevità, ma ne abbiamo raccolto più decine. Cogli Italiani vedevansi e conoscevansi al linguaggio pur molti Francesi, trattivi la maggior parte dalla riconoscenza verso la celeste Ausiliatrice per grazie implorate e ricevute nei loro paesi.
» Della manifestazione di pietà notiamo che nel mattino del 24 e del 25 si distribuirono ben da 18 a 19 mila Comunioni. In tutte le ore poi della giornata nel Santuario fu un continuo avvicendarsi di fedeli di ogni condizione , e nella piazza vedevansi pur molte vetture coi domestici in livrea, che dimostravano come la nobiltà torinese non veniva meno all' ambito vanto di divota di Maria.
» L' Eminentissimo Arcivescovo e il suo Ausiliare compierono le sacre funzioni , il Cardinale assistendo pontificalmente alla Messa solenne, cantata da monsignor Schiapparelli, e monsignor Bertagna celebrando la Messa della Comunione e cantando i vespri pontificali. Sua Eminenza Reverendissima v' interveniva nuovamente nelle ultime ore della sera per impartire la benedizione col SS. Sacramento. Tutta la solennità tornò di dolce conforto agli illustri Prelati, perché provò loro amplissimamente quanta pietà fiorisca in seno alla popolazione torinese, e come sia amata e glorificata tra noi la Gran Madre di Dio.
» Noi vorremmo pur dire della musica eseguita, ma confessiamo che lo spazio ci mancherebbe per toccare condegnamente e della scelta della composizione , e della maestrovole esecuzione , e della soavità delle voci , e dell' armonia del suono. Ci basti il dire che la Messa, composta dal maestro Cherubini, appellata Messa solemnis, fu da circa duecento giovinetti di Don Bosco, coadiuvati da varii professori di canto della città, eseguita con tanta perfeziene , e riuscì di sì mirabile effetto , da fare asserire agli intelligenti che esecuzioni musicali e canti religiosi siffatti non si odono che a Roma , nel più gran tempio del mondo. Dopo Roma, Don Bosco solamente, perchè può disporre a suo bell'agio delle voci scelte tra mille giovinetti, e contare sulla benevolenza dei primi cantori di Torino, è in grado di far eseguire nelle sue chiese opere musicali di tale portata, farle gustare al popolo cristiano ed abbellirne il culto cattolico. Lode a lui ed a' suoi degni coadiutori, maestri e cantanti.
» Meritevole di specialissimo encomio fu pure la musica dei vespri e del Tantum Ergo, composta da monsignor Giovanni Cagliero dell' Istituto Salesiano ; ma in ossequio alla brevità ci limitiamo a dire che l'esecuzione dell'inno Saepe dum Christi, da lui musicato e col quale ei volle come rappresentare la battaglia di Lepanto , la sconfitta dei Turchi ed i canti di gioia del popolo cristiano all'annunzio della disfatta dell'oste nemica, riuscì magnificamente ; onde egli può andar lieto dell'opera sua e reputare ben coronate le fatiche sostenute a gloria dell'augusta Regina del Cielo.
» Bellissima corona alla solennità fu il discorso detto con impareggiabile enfasi e con ineffabile ardore dal canonico Quattrini, professore di sacra eloquenza nel Seminario Arcivescovile di Perugia. Nel dimostrare Maria aiuto dei cristiani , della Chiesa, del Papa, e in particolare dei Torinesi e dell'Istituto Salesiano, egli seppe tratteggiare il suo assunto ed esporre le prove con tanta abilità, con tale eleganza di stile e soprattutto con sì acceso affetto , che ben diede a divedere di conoscere a fondo nen solo le regole della eloquenza cristiana, ma di esserne egli stesso singolare modello. Ci è caro il notare che, avendo predicato durante la novena, egli si ebbe ogni sera una udienza numerosissima, composta in buona parte di Torinesi , tratti dalla sua parola chiara ed eloquente e nel tempo stesso opportunissima per gli svolti argomenti.
» Noi vorremmo chiudere questa qualunque relazione con una lode a colui , che è il principale promotore di feste sì splendide in Torino , e sì atte a tenere accesa tra noi la fede e a ravvivare la.pietà cristiana ; ma quale encomio sarebbe pari all'opera sua ? Invece delle lodi di poveri giornalisti, Don Bosco si abbia la stima, la venerazione, l'affetto dei Torinesi; si abbia la protezione della Vergine Ausiliatrice ; si abbia la lode, la benedizione, il premio da Dio, alla cui gloria ha consacrata la vita. » Così l' Unità Cattolica del 27 maggio.
Il giorno 8 di Maggio nella eccell.ma Casa delle Nobili Oblate di Tor de' Specchi tanto benemerite delle opere della Congregazione Salesiana, ebbe luogo la Conferenza dei Cooperatori e delle Cooperatrici di Roma, presieduta dall' Em.mo Cardinale Lucido Maria Parocchi , Vicario generale di Sua Santità.
Non ostante l'imperversare della pioggia, un scelto uditorio vi accorse ad onorare la pia adunanza, ed ascoltare parole d' incoraggiamento al bene. Dopo il canto di un mottetto e la lettura di un capitolo della vita di S. Francesco di Sales, D. Bosco salì sopra un palco appositamente preparato e prese a parlare presso a poco così:
Parole di D. Bosco.
Incomincio col porgere vivi e cordiali ringraziamenti all'E.mo Cardinale Vicario, il quale si è degnato di accettare la presidenza di questa pia riunione, e nonostante il brutto tempo ebbe la bontà di recarsi in mezzo a noi. Quindi a voi, signori Cooperatori e signore Cooperatrici, volgo un saluto, mentre vi professo profonda gratitudine per aver accolto con tanta carità il mio invito. Se mi permettete vi darò di volo una breve relazione delle opere compiute dai Salesiani, giacché sono ben due anni, che non ebbi più l'onore di parlare a voi.
Due anni sono si trattava di cercare il modo di aumentare le case di giovani per dar loro cristiana educazione, crescendo sempre più i pericoli per le loro anime. Grazie al Cielo ed alla carità dei Cooperatori Salesiani , posso con grande mia consolazione annunziarvi che i nostri voti allora manifestati ottennero il loro risultato , poichè le case si sono quasi duplicate. Oltre a cento mila giovani vi attendono oggidì ad imparare una professione e vi hanno il pane della vita temporale ed eterna. Dopo Dio io debba ringraziare i Cooperatori e le Cooperatrici, che mi aiutarono ad ottenere frutti così copiosi.
Due anni fa io vi parlava pure delle Missioni del Brasile, dell'Uruguay e della Patagonia, non che delle belle speranze di salute per quelle contrade. Ed ora le Missioni sono fondate stabilmente e i battesimi degli infedeli nei deserti del Sud di America ascendono a circa 15,000. Il sapientissimo Pontefice Leone XIII ha divisa la Patagonia in Vicariato ed in Prefettura Apostolica , affidando queste Missioni ai Salesiani. Aumentando gli operai evangelici, accresceranno eziandio di numero le conversioni degli infedeli.
Quello pure che due anni fa si notava era il bisogno sentito qui in Roma di una Chiesa e di un Ospizio dedicato al Sacro Cuore di Gesù, come un monumento di omaggio a Pio IX ; Chiesa ed Ospizio, che servendo di parrocchia al nuovo quartiere della città al Castro Pretorio fosse ad un tempo asilo per l'educazione religiosa e civile di tanti poveri fanciulli abbandonati, che vagano per le vie e per le piazze in pericolo dell'anima e del corpo. Ed ora sono lieto di dirvi che la Chiesa non solo fu cominciata e la costruzione è giunta al punto da metter su le volte, ma una parte, cioè il coro ed il presbitero sono finiti e servono già per le funzioni parrocchiali. E deve consolare tutti, specialmente il Cardinale Vicario , il sapere come numeroso sia il concorso dei popolo alle sacre funzioni e grande la frequenza ai Sacramenti degli adulti e dei fanciulli. Annesso alla parrocchia si tiene eziandio l'Oratorio festivo, e alla domenica sono circa 200 i fanciulli, che vi accorrono per assistere alla Messa, ed al catechismo che loro si fa appositamente nella cappella a ciò destinata. Essi poi si fermano nel cortile per la ricreazione, ed invece di andare girovagando per la città, esposti ai più gravi pericoli d'irreligione e d'immoralità, si stanno colà trastullandosi lietamente sotto gli occhi e l'assistenza dei Salesiani.
Le fanciulle che pure vengono a ricevere regolarmente l'istruzione religiosa superano le 300. Dobbiamo pur essere contenti della frequenza dei giovanetti alle nostre scuole. Sia ancora benedetto il Signore per il modo, col quale si è incominciato il pio esercizio del mese di Maggio in onore di Maria SS. Circa un migliaio di fedeli vi accorrono tutte le sere alla predica e alle apposite pratiche di pietà, mentre un'altra folla interviene nel mattino ad un' altra consimile funzione, che si fa regolarmente per coloro, che non potrebbero prendere parte a quella della sera.
Non debbo peraltro tacere che il Tempio consecrato al Sacro Cuore di Gesù è ancora ben lungi dall'essere finito ; ed è appena incominciato l'Ospizio annesso, che dovrà contenere cinquecento fanciulli almeno. Per una gran parte bisogna ancora procedere agli scavi per le fondamenta. I lavori ora continuano con una certa alacrità , ma si dovettero sospendere per un po' di tempo, perché i mezzi non corrispondono al buon volere. Per sopperire a questa necessità ho pensato di aprire una lotteria, qui in Roma. Già un gran numero di premii è stato raccolto, i biglietti sono stampati; manca solo l'approvazione dell'autorità , e questa si aspetta a giorni. Stante l' influenza delle persone che si sono interessato spero che questa autorizzazione non mancherà.
Vengo perciò io nuovamente a fare appello alla carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici di Roma, perchè vogliano compiere un'opera tanto bene incominciata e tanto necessaria in quella parte della città, quale si è il Castro Pretorio. L' opera è Romana, dei Romani, e pei Romani. Io l'ho incominciata, altri la prosegua e la conduca a termine.
Io finisco col raccomandarmi alle vostre preghiere , mentre vi assicuro che pregherò e farò pregare sempre i miei giovanetti per voi.
Discorso del Cardinale Vicario.
Come D. Bosco ebbe finito, salì al medesimo luogo il Cardinale Vicario, il quale prese a parlare con quella nobiltà ed eloquenza che è tutta sua. Qui noi esponiamo raffazzonato alla bella meglio il suo magnifico discorso, come fu dato alla nostra memoria di ritenere. Avvertiamo solo che le parole di lode, uscite dalle labbra dell'illustre Porporato , D. Bosco ed i Salesiani le attribuiscono alla grande bontà di chi le ha profferite , e ad ogni modo essi le indirizzano a Dio , autore di ogni opera buona, ed ai Cooperatori ed alle Cooperatrici abili strumenti di carità nelle sue mani onnipotenti.
Vorrei qui avere una piena libertà di parola, così l'eminentissimo oratore, circa la Missione dei Salesiani e del loro fondatore, libertà di esprimere il mio pensiero, il mio sentimento riguardo a lui, alle sue opere ed alla sua Congregazione tanto benemerita. Ma questa libertà mi è tolta dalla presenza dell'uomo di Dio, dell'uomo della Provvidenza, della perla del Sacerdozio Italiano Cattolico, e da alcuni de' suoi alunni. Quindi mi conviene tacere, poichè un elogio offenderebbe la loro modestia. Ma se io taccio, parlano abbastanza le opere loro. Parlano di D. Bosco e de' suoi figli i tanti collegi sparsi in Italia, in Francia, in Spagna e fino nelle lontane Americhe ; parlano di D. Bosco e de' suoi figli, celebrano le loro lodi le tante chiese eretto nelle varie parti del mondo nello spazio di pochi anni ; parlano i tanti libri stampati per l'istruzione religiosa del popolo ; parlano le tante opere di polso date alla luce, e i classici corretti per sottrarre alla gioventù ciò che vi ha di pericoloso nella italiana letteratura; parlano gli Oratorii festivi, le scuole diurne, serali, festive, ove i giovanetti imparano ad amare Dio e a servirlo, e nello stesso tempo ricevono un' istruzione conveniente al loro stato ; parlano le Missioni , che in breve giro di tempo si stabilirono numerose nell'America e prosperano a gloria della Chiesa cattolica e della civiltà. Se io taccio, il nome di questo uomo della Provvidenza, di D. Giovanni Bosco, risuona sulle labbra di ben 100,000 giovanetti che lo riconoscono per padre. Se io taccio, predica il suo nome la sua Congregazione coi numerosi suoi alunni; parla di lui l'opera veramente Romana incominciata e proseguita da lui con un coraggio Romano, parla la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù e l' Ospizio annesso , che vediamo innalzarsi fra di noi.
Certamente non vi può essere elogio pari alla grandezza, al benefizio, all'eroismo, del quale sono improntate le opere dell'impareggiabile D. Bosco. Dalla Congregazione da lui istituita, e largamente propagata, già si colgono in questo suolo frutti sì belli e provvidenziali che riempie di meraviglia il solo pensarvi.
Ma, signori Cooperatori o signore Cooperatrici, in queste opere benchè mirabili , grandi, meravigliose, e fonti di bene immenso , nulla vi è che sappia di nuovo, nulla che nei secoli passati non abbia il suo riscontro. Si parlò sempre di Missioni ai popoli selvaggi e barbari ; si parlo di predicazioni, di Chiese, di Ospizi, di diffusione di buoni libri , di educazione della gioventù. Tutte queste opere erano prima dei Salesiani, sono adesso, saranno poi, perchè sono nella stessa natura della Chiesa cattolica.
Dunque non è su questo punto che io voglio fermare la vostra attenzione, ma piuttosto mi indirizzo a voi, che vi onorate del nome di Salesiani, nome bello per il Santo che ricorda tutto dolcezza e tutto carità, nome bello ancora pel significato che dà alle vostre opere di sale e luce, e intendo di parlarvi di ciò che distingue dalle altre la vostra Congregazione, ciò che l'orma il vostro carattere, la vostra fisionomia. Come in ogni uomo, che Dio mette al mondo , impronta una nota che lo contraddistingue da tutti gli altri uomini, così pure, come ce lo attesta la storia e lo vediamo coi nostri occhi , ogni Congregazione Religiosa Dio impronta con una nota , con un carattere , con un suggello, che la distingue dalle altre Congregazioni. L'Ordine di S. Francesco d'Assisi ha il carattere proveniente dalla sua missione , ed è la povertà, colla quale doveano contrapporsi i Francescani ad un secolo tutto dato alla boria ed ai piaceri. L'Ordine di S. Domenico ebbe ed ha pure il suo carattere la fede, poichè dovea combattere un secolo, nel quale ferocemente insorgevano le eresie : Haec est victoria quae vincit mundum fides nostra. Ignazio e la sua Compagnia di Gesù ebbero per carattere la scienza, e con questo doveano combattere l' ignoranza di coloro , che di ignorante accusavano la Chiesa, fermare i progressi del Protestantismo, contendendogli il terreno palmo a palmo, penetrare nelle regioni che esso avea già occupate, conquistare le anime non solo colla santità, ma col sapere. E così dicasi di tutti gli altri religiosi Istituti , che troppo lungo sarebbe il passare qui a rassegna per considerarne la nota singolare.
Voi dunque, o Salesiani , avete una missione speciale che forma il vostro carattere. Io Cardinale di S. Madre Chiesa , predicando in questo luogo di verità, non vengo per adulare o per dissimulare ; quindi parlo con tutta schiettezza. Facendo un parallelo coi fondatori dei grandi Ordini religiosi, Domenicani, Francescani , Ignaziani, D. Bosco seppe a tutti e tre ispirarsi e da ciascuno togliere qualche parte, che servisse alla edificazione dell'opera sua , la quale tuttavia è distinta da questi.
La vostra Congregazione pare che risponda a quella di S. Francesco dal lato della povertà, ma la vostra povertà non è quella dei Francescani. Pare che risponda a quella di S. Domenico , ma voi non dovete sostenere la fede contro le preponderanti eresie, perchè queste eresie sono non solamente invecchiate ma ormai decrepite e cadenti, ed anche perchè precipuo vostro scopo è l'educazione della gioventù. Pare che risponda a quella di S. Ignazio nella scienza per il numero grande di opere che date alla luce pel popolo, e D. Giovanni Bosco è uomo di grande ingegno, di profondo sapere, e dotto in svariate discipline ; ma però non abbiatelo a male, se io dico che non siete voi che avete inventato la pietra filosofale.
Che cosa dunque di speciale vi sarà nella Congregazione Salesiana? Quale sarà il suo carattere, la sua fisionomia? Se ne ho ben compreso, se ne ho bene afferrato il concetto, se non mi fa velo all'intelligenza, il suo scopo, il suo carattere speciale, la sua fisionomia, la sua nota essenziale, è la Carità esercitata secondo le esigenze del secolo: Nos credidimus Charitati; Deus Charitas est, e si rivela per mezzo della Carità. Il secolo presente soltanto colle opere di Carità può essere adescato, e tratto al bene.
Il mondo ora null' altro vuole conoscere e conosce, fuorchè le cose materiali; nulla sa, nulla vuoi sapere delle cose spirituali. Ignora le bellezze della fede, disconosce le grandezze della religione, ripudia le speranze della vita avvenire , rinnega lo stesso Iddio. Potrà un cieco giudicar dei colori, un sordo intendere le sublimi armonie di un Bethoven o di un Rossini, un cretino giudicar delle bellezze di un'arte? Così è il secolo presente: Cieco, sondo, senza intelligenza per le cose di Dio e per la Carità. Questo secolo comprende della Carità soltanto il mezzo e non il fine ed il principio. Sa fare l'analisi di questa virtù ma non sa comporne la sintesi. Animalis homo non percipit quae sunt spiritus Dei ; così S. Paolo. Dite agli uomini di questo secolo : Bisogna salvare le anime che si perdono, è necessario istruire coloro che ignorano i principii della religione, è duopo far elemosina per amor di quel Dio , che un giorno premierà largamente i generosi; e gli uomini di questo secolo non capiscono.
Bisogna dunque adattarsi al secolo, il quale vola terra terra. Ai Pagani Dio si fa conoscere per mezzo della legge naturale ; si fa conoscere agli Ebrei col mezzo della Bibbia; ai Greci scismatici per mezzo delle grandi tradizioni dei Padri ; ai Protestanti per mezzo del Vangelo : al secolo presente si fa conoscere colla Carità: Nos credidimus Charitati.
Dite a questo secolo : Vi tolgo i giovani dalle vie perchè non siano colti sotto i tramwai, perchè non cadano in un pozzo ; li ritiro in un ospizio perché non logorino la loro fresca età nei vizii e nei bagordi ; li raduno nelle scuole per educarli perchè non diventino il flagello della società, non cadano in una prigione ; li chiamo a me e li vigilo perchè non si cavino gli occhi gli uni gli altri , e allora gli uomini di questo secolo capiscono ed incominciano a credere: Et nos cognovimus et credidimus Charitati, quam habet Deus in nobis.
Ed ora D. Bosco è venuto in Roma, ha piantato le sue tende nella nuova Roma, nella Roma non battezzata, è venuto per fondare la sua Chiesa ed il suo Ospizio ; è venuto nella Roma delle trattorie , dei caffè , delle strade larghe , delle vie bene allineate , è venuto a dare spettacolo della Carità cristiana, e conforme alle esigenze di questo secolo. È venuto nella nuova Roma non battezzata, ove non si ode che il fischio delle locomotive e le campanelle dei Protestanti, che lasciando stare ogni altra considerazione anche dal lato fonico sono una stonatura. Quivi non vi era una Chiesa, ed ecco sorgere la cupola di quella del Sacro Cuore, che dà la mano a quella di S. Lorenzo, sormontando la cupola della tettoia della stazione. Nella nuova Roma non battezzata l'unica croce che si vede torreggiante è quella del Sacro Cuore. In questa regione non ci sono Istituti religiosi, o sono nascosti, quasi che non osino farsi vedere in mezzo a quell'ambiente profano.
D. Bosco ha detto che esso ha incominciato la Chiesa al Castro Pretorio, e che tocca a noi continuarla e finirla. No, mio caro D. Bosco; lei l'ha incominciata ; dunque mi permetta di dirle che lei deve finirla. Dico finirla e non ultimarla, cioè ornarla di tutto punto , indorarla , dipingerla. Noi pregheremo Iddio che ci conservi D. Bosco almeno almeno sino a veder compiuta la Chiesa, compiuto l'edificio dell' Istituto coi 500 giovani ricoverati, provvisti non solo della storica famosa pagnotta, che la Provvidenza saprà loro dare, ma di qualche altra cosa di più , poichè non in solo pane vivit homo.
E D. Bosco che deve finir quest'opera, esso, cui nulla si niega, che tanto ascendente esercita sopra quanti lo ascoltano, che gode una venerazione mondiale. E del suo nome che abbiamo bisogno li suo nome col suo prestigio giungerà a raccogliere tutto ciò, che non potremmo far noi tutti uniti insieme. Il suo nome omai ha riempiuto il mondo, e solo può far concorrere a quest'opera il mondo intero. Ciò è conveniente, è necessario. Roma ha diritto che tutto il mondo concorra all'opera sua, essendo che il beneficio ridonda sempre in vantaggio di tutto l'Orbe cattolico.
Il Popolo Romano è il popolo principe, il primo popolo della terra, e in lui ridonda in certo modo la dignità del Sovrano Pontefice, che in mezzo a lui risiede e che è suo proprio Vescovo. La Chiesa Romana, primogenita e madre di tutte le Chiese, ha diritto che le si paghi tributo di riverenza. Da lei parte ogni bene per tutto il mondo, e a lei si deve riconoscenza da tutto il mondo col coadiuvarla nelle sue imprese.
Il Popolo Romano era fin qui avvezzo al governo di un padre, e assuefatto non a dare ma a ricevere. Oggi le cose sono cambiate ; e tutti i giorni siamo alleggeriti di quel poco che possediamo dalle contribuzioni, che esige il nuovo governo. Ciò non ostante le opere di carità si sostengono in Roma come prima, e chi le sostiene? Il Popolo Romano. Voi vedete con quale magnificenza si adornano le nostre Chiese , e chi profonde quei tesori? Il Popolo Romano. Gli altari della Madonna splendono di tante faci, rallegrano i devoti con tanti fiori, e chi porge il suo obolo per onorare la Madre di Dio? Il Popolo Romano. E vi sono dei patrizi che elargiscono per limosina ben anco 100 mila lire in una sol volta.
Sembrerebbe adunque che a voi dovrebbero bastare le opere buone che già fate, o signori Cooperatori e signore Cooperatrici di Roma. Imporvi nuovi pesi potrà parer cosa inopportuna. Io però conosco la vostra generosità. I Romani certamente non abbandoneranno D. Bosco solo in questa sua impresa, ma vi concorreranno con quella fede e carità, di cui godono nel mondo si bella fama. Sì, date mano anche a questa opera secondo i vostri mezzi e anche un po' di più. Voi stessi vedete la necessità estrema che vi è di una Chiesa nel nuovo borgo così popoloso ; la necessità di un Ospizio per tanti poveri giovanetti. Concorrete anche voi nell'aiutare i Salesiani in questa impresa loro affidata dalla Provvidenza per mano del Sommo Pòntefice. Non temete nè per voi nè per i vostri cari, poichè occorrendo Iddio darà mano anche ai portenti per premiare la carità vostra. Mediante il vostro concorso si potrà viemmeglio ripetere che il secolo tratto dal bagliore delle opere della carità ha confessata la verità della nostra santissima religione e ne fu preso d'amore : E nos cognovimus et credidimus Charitati. - Fin qui l'illustre Porporato.
Da questo nostro succinto ragguaglio, da questa sfumatura ognuno può di leggieri comprendere quanto bello ed eloquente sia stato tutto il discorso dell'Em.mo Parocchi, quanto feconda la sua mente di grandi pensieri, e quanto caldo il suo cuore per apostolico zelo.
Un magnifico mottetto maestrevolmente eseguito dalle Nobili Oblate, e la benedizione del SS. Sacramento impartita dall'egregio Mons. Tobia Kirby, rettore del Collegio apostolico irlandese, chiuse la Conferenza, al cui felice riuscimento, come ogni altra volta, contribuirono con lodevolissimo impegno e la esimia Presidente e tutta la sua eccellentissima Casa.
Nello scorso aprile ricevemmo dal Direttore del nostro Collegio di Villa Colon presso Montevideo la lettera che qui pubblichiamo.
Collegio Pio, 27 marzo 1S34
Mio AMATISsIMo D. Bosco.
L' altro ieri, 25 marzo, fu per noi un giorno solennissimo. Monsignor Jeregui veneratissimo nostro Vescovo ebbe la degnazione di venire per tempissimo al nostro Collegio Pio , per conferire il sacro presbiterato a D. Rota, D. Isabella e D. Barale. Molti invitati vi presero parte, e fu una festa commoventissima.
Monsignore si mostrò con noi come un padre , ed in tutta la giornata ci colmò di benevolenza. In questa occasione egli tornò a raccomandarmi per la centesima volta di mandare un Sacerdote alla colonia Svizzera, composta di buoni cattolici e di molti protestanti. Confina colla colonia Valdese, che aumenta ogni giorno, senza neppure un Sacerdote, che si adoperi a contenere la propaganda eretica. Da molti anni i coloni cattolici si son fatta a proprie spese una bella chiesa, ma non hanno ancora trovato un cappellano. Se ben lo ricorda, o amatissimo padre, io ci sono stato personalmente quattro anni sono, e gliene scrissi ragguagli sconsolanti. Or bene, avendo richiesto che cedessero la proprietà della chiesa, della casa annessa e del terreno contiguo, per facilitare la venuta e la dimora dei Salesiani tra essi, quei fedeli sembrano risoluti a farlo pur di avere un buon Sacerdote, che insegni loro ed ai figli la via del Cielo. Che ne risponde? Per sovvenire a sì deplorevole necessità e per compiacere a Monsignor Vescovo , che tanto s' affligge e supplica, potrei io mandare colà un Sacerdote con alcuni catechisti? Monsignore Jeregui mi disse che anche egli le ha scritto in questi giorni. Prima di entrare nelle trattative io aspetterò dunque che ella mi risponda.
Qui nell'Uruguay le cose vanno assai bene. Abbiamo quest' anno molti alunni nel Collegio Pio. Le Suore di Colon hanno terminato un bel corpo di edifizio pel. loro Collegio delle fanciulle, ed una graziosa cappella sarà benedetta dal Vescovo nel giorno stesso della festa di Maria Ausiliatrice.
A Las Piedras abbiamo avuto in dono da Jackson un grande ed antico magazzino di cereali e legnami, il quale fu riattato a Collegio e serve molto bene. Vi sono già raccolti una quarantina di giovanetti poveri, e questo mi darà argomento per estendere la Società dei Cooperatori Salesiani.
A Paysandù si sta edificando un vasto Collegio, che non tarderà ad essere finito. Il popolo ne è riconoscente , e poco a poco va pigliando amore alla nostra santa Religione. L'altro ieri si ottenne finalmente di organizzare colà una solenne processione in onore della Vergine Santissima, composta da tutte le confraternite, da noi fondate in questi tre anni. Vi era alla testa il governatore della città, colla banda militare della guarnigione. Tutti dicono che la città ha fatto un cambiamento prodigioso. Dio voglia che tutto possa continuare su questo piede. Aspettiamo perciò con vera ansietà che D. Cagliero ci porti alcuni maestri per quel Collegio.
Le do anche la grata notizia che un tal D. Francesco Forzani da Pontremoli entrò ieri nella Con gregazione nostra. Sebbene settuagenario, pure è forte, buono ed instancabile confessore. Egli andrà a Paysandù ad occupare il posto di D. Piccono, che ottenne di passare alla Patagonia.
Ma, se qui le cose vanno bene, non posso dire altrettanto della casa del Brasile. Colà si è scatenata una guerra atroce agli Ordini religiosi, a cui si confiscarono i beni. I giornalacci assalirono anche i Salesiani con rabbia satanica. I loro benefattori spaventati ritirarono i promessi sussidii, lasciandoli in un abbandono desolantissimo. Con lettere, telegrammi e cambiali, li abbiamo sostenuti di qui nella burrasca, ed ora sembra rasserenarsi il cielo e ritornare la calma. La legge di confisca e di espulsione, che colpisce gli antichi Ordini, finora non ha toccato la nostra casa; il Vescovo si rianimò e con lui gli altri amici. Preghi e faccia pregare Maria Ausiliatrice che protegga quella nostra casa, come protesse in una consimile circostanza le nostre case di Francia.
Riceva intanto, amatissimo D. Bosco, gli omaggi ed il tenerissimo affetto di tutti noi ma specialmente
Del suo Dev.mo in G. C.
Sac. LUIGI LASAGNA.
Caldamente pregati , pubblichiamo la seguente lunga relazione di una grazia, ricevuta l' anno scorso in questi giorni da un Sacerdote della diocesi di Asti, il quale desidera di sciogliere così un debito di riconoscenza verso la celeste sua Benefattrice.
Donna, sei tanto grande, e tanto vali,
Che qual vuoi grazia e a te non ricorre, Sua disianza vuol volar senz'ali.
DANTE, ultimo Canto, Paradiso.
Anch'io, o Vergine Santa, canterò le tue lodi. Credidi propter quod locutus sum: ho creduto e per questo ho dovuto e devo parlare; devo parlare per amore della verità, devo parlare per rendere sempre più amata la nostra cara Madre e Regina Maria Ausiliatrice, che volle consolare in questi giorni uno dei suoi servi, e coronare la sua festa di grazia segnalatissima.
Nella sera del dieci novembre 1881 fui terribilmente colto da una misteriosa malattia mentale. Ed ecco come. Erano trascorse le ferie autunnali di quell'anno, ed io con buon fondo di sanità mi era recato in Seminario d'Asti a compiere gli studi di teologia. In quell'anno faceva il quinto ed ultimo corso teologico , e per dover in esso prendere le sacre ordinazioni si richiedeva buon corredo di scienza e di robustezza. Ed io , che mi credeva di possedere questa e non quella, aveva con grande alacrità incominciato gli studi, e pieno di buona volontà era venuto fino alla vigilia di S. Martino, 10 novembre. E qui comincia la dolente storia.
Nella sera di quell' infausto giorno mi trovava soverchiamente aggravato ; malgrado ciò, non volendo perdere quel tempo sì prezioso , che ancor restavami, ad ogni costo mi era impegnato di durarla sino alla fine. Vano proposito. Arrivai ad un punto che non poteva più proseguire. Tentai e ritentai a più riprese, ma sempre indarno. Vedeva le parole, ma non poteva riflettere sul loro significato. Cercava, mi sforzava a combinarle insieme per ricavarne il senso , ma sempre inutilmente e sempre peggio. Credeva da principio che fosse cosa da nulla, e sperava tra breve ripigliare gli studi. Ma non tardai ad accorgermi che erroneo era il mio pensiero, vana la mia speranza. Alcuni vollero farmi credere essere una fissazione di mente, ed io per appagare il loro e mio desiderio di vedere, cioè se fossi ritornato nello stato normale di prima, a più fiate mi posi all'opera, finchè venni per prova a constatare non essere la mia un' illusione o fissazione, ma una vera e reale malattia , la quale rendevami impossibile lo studio, gravosa la preghiera, noiosa la conversazione. Da ciò ciascheduno potrà conoscere che anno infelice dovetti passare. Basta dire che lo passai inutilmente, un po' a casa, un po' in Seminario, senza studio , senza opera buona che mi rallegrasse lo spirito.
Fin dai primi giorni non trascurai i mezzi suggeriti dall'arte da valenti e dotti medici, i quali da principio mi proibirono lo studio ed io non studiai più, mi ordinarono calmanti potenti, doccie alla spina dorsale , ma tutti questi mezzi ed altri non valsero mai a ristabilirmi, e io mi trovava sempre nel medesimo stato.
Per colmo di sventura affacciandosi alla mia immaginazione il dubbio terribile, o tentazione che fosse, di essere divenuto servo inutile, ed atto più a distruggere che ad edificare , spesso domandai al Signore che mi prendesse seco in paradiso. Di questo passo era pervenuto fino al primo giorno di giugno 1882. Orbene , l' anno scorso, precisamente nel detto giorno, io terminava gli esercizi spirituali richiesti pei sacri ordini in Chieri nel convento della Pace, e per non averli potuto far bene , era più che mai divenuto dubbioso di mia vocazione. Aprii il mio stato ad un padre Gesuita ivi chiamato a confessare, ed egli mi fece coraggio e mi ricordo avermi più volte ripetuto: - E crode lei che Iddio benedetto non abbia mezzi per guarirla? - Stetti fermo nelle sue parole e presi l'ordinazione del suddiaconato, reggendo a mala pena alla lunga funzione tenutasi addì 3 giugno nella cattedrale d' Asti.
Presi in appresso il diaconato e il sacerdozio senza poter recitare il Breviario. Intanto passai un nuovo anno di tribolazione e di prova; dopo il quale il Signore ebbe pietà di me.
Ecco come. Fece che capitasse qui un Sacerdote Cooperatore Salesiano, mio amico e collega di studio. Lo informai del mio stato, ed egli trasse fuori un libro in cui si raccontavano le guarigioni miracolose operate da Maria Ausiliatrice , e poi , troncandomi il discorso, - eh ! guarda, mi disse, in Maria e non in altri tu devi riporre la tua fiducia. - E facendomi lettura di diverse guarigioni analoghe alla mia molto mi animò. Mi disse che anch'egli fu colpito dalla stessa malattia , e se volle esser salvo dovette fare quello che suggeriva a me. - Tu , mi diceva , devi fare una novena a Maria Ausiliatrice, e promettere di celebrare una Messa al suo altare in Torino.
Detto fatto , tanto mi piacque il suo ragionamento. Non frapposi mora, subito scrissi al signor D. Bosco, gli narrai il mio stato , domandai la benedizione di Maria Ausiliatrice e lo richiesi che pregasse e facesse pregare per me nel suo Santuario.
La novena aveva incominciato il primo giorno di giugno, e doveva terminare col giorno 9 sabato di detto mese, in cui , secondo il disposto di nostra Diocesi, si celebrava la solennità di Maria Ausiliatrice. Durante la novena il Breviario intiero non poteva ancora dirlo. Ma spuntata l'alba del nono giorno « il Signore mi aveva ascoltato, perchè mi convertì in gaudio i miei lamenti, fece in pezzi il mio sacco e mi inondò di allegrezza. »
Finita la S. Messa, detta in quel giorno all'altare della B. V., io mi trovai intieramente guarito. Presi in mano il Breviario e cominciai dalle lodi ed andai sino al fine. Così ho fatto nei giorni susseguenti, recìtando anche quello della feria, e tutto intiero e con attenzione e senza bisogno di aiuto : ed al presente leggo, scrivo, studio da mane a sera e da sera a mane.
E per essere stato questo cambiamento tutta opera dell'Altissimo, vuole adesso che in sua laude sciolgasi la mia lingua e non si taccia: Signor Dio mio, te io canterò in eterno. Sì, te io canterò in eterno col tuo santo aiuto e colla protezione di Maria Ausiliatrice, cui mane e sera precisamente invoco, la quale faccia sì che, mentre da Lei ho conseguiti tanti benefizi temporali, venga eziandio per Lei a percepire gli eterni.
E questo spero da te, o Maria, perchè so che:
In te misericordia, in te pietade,
In te magnificenza, in te s'aduna Quantunque in creatura è di bontade.
Mombercelli, 16 Giugno 1883.
Sac. D. SECONDO GAY.
Il 23 aprile in una grandiosa sala dell'Istituto di Maria SS. Ausiliatrice del Torrione di Vallecrosia presso Bordighera ebbe luogo una festa, che merita un cenno.
Trattandosi di festeggiare l'onomastico del Direttore di quella Casa, la pietà e la generosità di molte benevole persone concorsero a rendere utilissima quella dimostrazione.
Colle offerte dei benemeriti Cooperatori e Cooperatrici di quel luogo, non che di Ventimiglia, di Bordighera e di altri luoghi , si provvide e si fece regalo di una magnifica statua , rappresentante Maria Santissima Ausiliatrice , del valore di lire 500, opera dei bravo artista marsigliese Galard. Misura m. 1,80 di altezza. Bella e maestosa è la positura su di un trono di nuvole. Celestiale ed amabile è l'aspetto della Vergine, avvolta in un manto azzurro. Guardandola par che ti dica: - Sono la Madre di Dio , sono la Padrona, la Regina dell'universo, sono l'Onnipotente per grazia. - Graziosissimo è il Bambino Gesù sorretto colla sinistra dalla Vergine , e con una grande delicatezza. Ei tiene le braccioline aperte ed ha un aspetto amabilissimo. Se ne abbia le ben meritate lodi il bravo artista, e i ringraziamenti nostri tutti coloro,» che presero parte ad arricchire ed ornare quella nostra chiesa con una statua sì bella.
Oltre a questo magnifico regalo, varii altri stavano disposti accanto alla statua , fra i quali un magnifico piatto lavorato in oro, dono della benemerita signora Onetti Luigia di S. Remo, un bel camice, un conopeo di raso rosso con guarnizione d'argento.
Frutto eziandio delle generose offerte fatte dalle prelodate persone fu un teatrino preparato per tale circostanza dall'egregio pittore in decorazione, il signor Italo Ferrari residente in S. Remo, ed in quel giorno servì benissimo per un trattenimento, che riuscì di alta soddisfazione dei molti intervenuti.
Si diede principio con una marcia eseguita dalla banda musicale del Torrione , la quale graziosamente s' offerse per rendere più bella e lieta la festa colle sue suonate. Si rappresentò dalle giovanette allieve di quell'Istituto e di quelle scuole esterne un moralissimo dramma, e tutte fecero sì bene la parte loro che riscossero gli applausi della numerosa adunanza. Si cantò la romanza . L'Orfanello, di D. Giovanni Cagliero , e fu eseguita con tanta espressione, che cavò le lagrime agli spettatori.
Terminato il trattenimento il Direttore rivolse agli astanti poche , ma sentite parole. - Se mi tornarono sempre care, ei disse, e gradite le dimostrazioni di benevolenza datemi, sebbene senza alcun mio merito, negli anni scorsi, carissima e graditissima mi riesce la presente per tutti questi bei regali, ma specialmente per questa magnifica statua che rappresenta sì bene Maria SS. Ausiliatrice, e ringrazio il Signore di averne ispirato il pensiero. Mi riesce graditissima , lo ripeto , perchè questa bella statua servirà potentemente ad accrescere la divozione e la confidenza nella nostra Madre Celeste. E chi sa quante anime per mezzo di essa saranno guadagnate al Cuore di Gesù ! quante, comprese dalla sua celestiale amabilità , si risolveranno ad imitarne gli esempi e le virtù ! quante , pregando prostrate ai pie' di questo venerando simulacro , si sentiranno accendere in cuore una fiamma di amore verso sì buona Madre , verso il suo diletto Figlio Gesù ! Oh ! sì ne sia ringraziato Iddio. Se non che questa è una dimostrazione di riconoscenza, di gratitudine che voi voleste dare alla povera mia persona ; ma questa gratitudine non a me dovete professarla , sì bene a colui , senza del quale io non sarei quel che sono. Se io sono Sacerdote , che è ciò che forma la mia gloria e la mia consolazione, lo debbo a quell'Apostolo della carità, a quel Padre della gioventù, che è il sig. D. Gio. Bosco, mio veneratissimo superiore. A lui pertanto voi dovete dimostrare la vostra riconoscenza e gratitudine. Ma e come dimostrargliela ? voi mi domanderete. - Dimostrategliela coll'aiutare e promuovere le sue opere, particolarmente questa, sorta da pochi anni e che tanto vi deve interessare ; dimostrategliela col pregare il Signore, affinché per l'intercessione della Vergine Ausiliatrice gli ridoni la primiera sanità , e lo conservi per molti e molti anni ancora al bene della Chiesa cattolica, alla gloria di Dio , al vantaggio delle anime , particolarmente della povera gioventù, per la quale non una, ma cento vite egli darebbe. Ecco a chi dovete dimostrare la vostra riconoscenza. - Egli terminò col ringraziare gl'intervenuti alla festa, e particolarmente tutte quelle benemerite persone , le quali colle loro graziose offerte concorsero a provvedere sì bei regali, e li assicurò che egli per parte sua non avrebbe tralasciato mai di raccomandarli ogni giorno al Signore nella S. Messa , di pregarlo a concedere loro una vita lunga e felice quaggiù, e finalmente di chiamarli un giorno a godere in cielo il premio delle loro opere buone, il premio della loro carità.
La festicciuola riuscì di tanto gradimento, che alla domenica seguente e a comune richiesta le giovanette allieve ripeterono la loro rappresentazione e i loro canti, lasciando in tutti gli intervenuti , benefattori e benefattrici soavissime impressioni. E tutto sia a gloria di Dio e della Santissima Vergine.
NB. Abbiamo in questi giorni ricevute bellissimo relazioni delle feste celebrate nelle cappelle e nelle chiese di varie nostre case , specialmente nella Sicilia , ma per difetto di spazio non possiamo per ora pubblicarle. Speriamo di farne parola in altro numero del Bollettino.
Presentemente la società civile e domestica é coma agitata da uno spirito inquieto e turbolento, e niuno v' ha che nol veda. Principi e sudditi , ricchi e poveri, padroni e servi, genitori e figli, vecchi e giovani sono in preda ad un' agitazione ad un malessere indefinibile.
La causa di questa generale agitazione , e di questo malessere ella si è la società massonica , associazione che da qualche tempo in qua si è sparsa largamente tra il popolo, e ne ha pervertito e tuttora ne perverte la mente ed il cuore, e mette ogni ordine di cose nello scompiglio.
La Frammassoneria sotto l'ipocrito manto della beneficenza mira alla distruzione della società civile, mira soprattutto alla distruzione della Chiesa, del regno di Gesù Cristo. Essa è Satana che per la millesima volta ritenta di piantare il suo impero sulla terra per sedurre tutte le genti.
Il Santo Padre Leone XIII in questi ultimi mesi, imitando l' esempio degli intrepidi suoi predecessori, ha levato il grido di guerra contro questa oste nemica , che ingrossa e va menando stragi nel mondo. Il grido egli lo ha mandato colla stupenda sua Lettera Enciclica, che incomincia Humanum genus, in data del 20 passato aprile, spedita a tutti i Vescovi del mondo cattolico. Questi con dotte pastorali vanno facendo conoscere questo pontificio documento ; ma tocca pure ai singoli cattolici a dar loro la mano in questa gloriosa impresa. La società dei frammassoni é così brutta e deforme che basta farla conoscere nel suo vero aspetto per metterla in odio a quanti hanno una mente sana ed un animo onesto.
Nel numero precedente abbiamo esortato i Cooperatori e le Cooperatrici a provvedersi la Lettera, del Vicario di Gesù Cristo, e di leggerla e farla leggere da quanti più è possibile. Qui ripetiamo la esortazione , e ricordiamo nuovamente che si vende al prezzo di cent. 10 la copia nella Libreria Salesiana di Torino.
Chi la bramasse unita con tre sapientissime osservazioni , colle quali l' eminentissimo cardinale Alimonda l'accompagna al clero ed al popolo dell'archidiocesi di Torino, la potrà avere dalla stessa Libreria al prezzo di cent. 60 su carta finissima.
Ma poiché oggidì vi possono essere delle persone, sacerdoti o laici, i quali sentano il bisogno di conoscere sino nei più intimi recessi la diabolica setta, noi indichiamo loro un libro apposito, che ha per titolo : La Frammassoneria nel vero suo aspetto. E opera del tedesco Edoardo Eckert, avvocato di Dresda nella Sassonia , tradotta in italiano dal dotto teol. G. Gliemone, canonico della Collegiata di Rivoli, il quale vi aggiunse note ed appendici opportunissime intorno alla Massoneria italiana. Ivi con documenti irrefragabili l' autore dimostra che la Frammassoneria è una congiura cosmopolita, avente per iscopo la distruzione della religione , delle monarchie , delle istituzioni esistenti.
Ci piace di riferire qui un tratto della prefazione dell' egregio traduttore intorno all' origine e al pregio di questo lavoro.
« Tra coloro che primeggiano in Europa nell'aver combattuto la Frammassoneria v'ha l' Eckert, avvocato e notaio di Dresda. Egli stampò ormai cinque opere contro della medesima. La prima è la presente che imprendo a tradurre. La seconda é intitolata : Il tempio di Salomone, ossia Carta generale del piano rivoluzionario, organizzazione, scopo e mezzi della. Frammassoneria, Dresda. Poi stampò : Le società secrete del paganesimo, dei manichei, dei frammassoni, Sciaffusa. Ritornò alla carica coi Misteri dei Pagani, Sciaffusa. Per ul_ timo stampò l'Emporio di prove per giudicare la Frammassoneria, prima causa di tutti gli attentati contro la Chiesa , lo Stato, la famiglia , la società, per via di tre mezzi : l'inganno, il tradimento, la violenza.
» La prima opera, la presente, menò gran rumore in Germania. Eckert mentre attendeva al patrocinio delle cause nel foro era giornalista conservatore. Convinto dai fatti del 1848 come la Frammassoneria fosse la causa prima di tutti i rivolgimenti, pensò che il partito conservatore non abbisognasse per combatterla che d' un uomo , il quale si mettesse alla testa, si facesse duce e desse il primo moto. Si senti coraggio e si fe' innanzi. Combattè il partito del disordine nel proprio giornale, fondò un Comitato conservatore, ma fu freddamente corrisposto. Gli anni 1849-50 correvano tanto poco propizii al partito dell'ordine ! Un di scrisse nel suo giornale che tre ministeri di Dresda stavano esclusivamente in mano della Frammassoneria. Ciò bastò per intentargli un processo. Eckert, ardito, ricusò la competenza di ogni tribunale finchè non fosse abolita la Frammassoneria, perchè i tribunali essendo più o meno sotto l'influenza della medesima, la setta rimaneva giudice e parte interessata. Quindi si volse alle Camere , perchè venisse legalmente abolita la Massoneria , e scrisse in fretta quest'opera quale requisitoria od accusa contro di essa. Sollevò gran rumore e lasciò grande impressione. »
E noi crediamo che ottima impressione farà pure in quanti Italiani la leggeranno, e perciò la raccomandiamo caldamente.
Si vendo presso la stessa Libreria Salesiana al prezzo di lire 2.
Provvederà il Vescovo a questa immensa necessità delle Amazzoni col ministero ordinario di un corpo di preti distribuiti per le parrocchie? E anche impossibile , per la semplice ragione che non ci sono codesti preti di cui possa disporre il prelato. Conta ora tutta la diocesi ottantacinque preti, dei quali dodici malaticci. Tanto scarso- è il numero di vocazioni, le ordinazioni tanto rare, che non si giunge a riempiere le lacune, che la morte va aprendo nelle nostre file ? Che fare ? La messe sta quivi lussureggiando fino a perdersi di vista. Mancano gli operai. L' unico mezzo è pregare il Signore
della messe , perché mandi operai nella sua vigna. Frattanto con pochi è d'uopo fare il lavoro di molti. Posso disporre entro un anno di dodici eccellenti sacerdoti per questa missione delle Amazzoni.
La questione è sapere come meglio utilizzarli. Come esercitare questo piccolo drappello di operai evangelici un' influenza benefica in tutta l' estensione di un territorio , che misura sessanta mila leghe quadrate (cento e ottanta mila miglia!)
I pochi Sacerdoti disponibili per la Missione non conviene disgiungerli.
Sarebbe egli ragionevole disgiungere questi pochi sacerdoti e collocarli ad uno ad uno in diversi punti di codesta immensa superficie ? No.
Dato anche che provvedessimo con questo mezzo ad una assai limitata parte della popolazione, chi non vede il grave inconveniente che in ciò si avrebbe ? L'esperienza dimostra , che un sacerdote solo, isolato in luoghi, che per la vita dello spirito sono veri deserti , senza gli esempi ed incoraggiamenti di un compagno sacerdote, sta in pericolo evidente di perdere lo spirito del suo stato, immergersi nel mestiere del mercanteggiare , e per fino far naufragio nella fede. Non v'è dunque che un solo mezzo praticabile, perchè possano codesti dodici sacerdoti evangelizzare efficacemente la vallata delle Amazzoni , ed è il costituirli in un corpo di missionarii risoluti a spiegar tutta la energia delle loro anime alla missione perpetua di quella popolazione finora completamente abbandonata.
La Provvidenza dispose meravigliosamente dei cammini e delle larghe aperture per cui può passare il Vangelo e circolare senza difficoltà in tutta questa vastissima regione : Ostium mihi apertum, est magnum... (1a Cor. vi, 9). Il sistema idrografico che qui abbiamo innanzi agli occhi unico nel mondo per la sua grandezza colossale; quella rete interminabile di strade che camminano, venendo tutte a sboccare mediatamente o immedia tamente nella grande strada reale del fiume-mare, stanno dicendo all'uomo . Sopra delle acque è che lo spirito di Dio sarà portato a quei popoli fame-lici di verità e di giustizia : Spiritus Dei ferebatur super aquas (Gen. I , 2 ). La grande strada centrale è quella delle Amazzoni, la quale nascendo a poche leghe dell' Oceano Pacifico , attraversa nella sua maggior larghezza l' America del Sud , come la ferrovia della California all'America del Nord, correndo da ponente a levante per lo spazio di 4,800 miglia fino a scaricarsi nell' Atlantico vicino a Belem del Parà.
Da lei stendono le braccia e si ramificano per immense solitudini 500 altri cammini, alcuni quasi tanto larghi quanto quello che va diritto al cuor della Bolivia, del Perù dell'Equatore , della Colombia , di Venezuela , e fin alle colonie europee della Gujana.
E notabil cosa , signori ! Tale è il regime di quelle acque , che mentre empiono i fiumi confluenti d'un margine delle Amazzoni, lasciano vuoti nel tempo stesso quelli del margine opposto , di guisa che in tutte le stagioni si può liberamente navigare fino ai più alti paraggi dell'interno ! La estensione totale di codeste strade fluviali sale fino a 100,000 miglia.
In qual modo però andrà navigando attorno il nostro drappello di missionarii per codeste vaste arterie fluviali ? In barchette ? Non ci sarebbero forze umane che resistessero agli incomodi ed alle fatiche di sì lunghi viaggi. Oltre a ciò nella stagione piovosa, da dicembre a maggio, si scatenano uragani spaventosi, i quali fanno molte volte sommergere quelle fragili imbarcagioni. Non parliamo dei turbini e molinelli, che formano le precipitose correnti , degli enormi tronchi che esse sradicano e trascinano , delle barriere che atterrano, e mille altri pericoli che rendono impraticabile codesto modo di trasporto. - Nei vapori della compagnia delle Amazzoni ? Nè anche, perchè viaggiando essi per un fine puramente commerciale, si fermano soltanto un tempo limitato
In certi punti, per ricevere o sbarcar mercanzie, caricar combustibili, ecc. ecc.
Con essa potrà questa piccola corporazione di dedicati sacerdoti percorrere in tutti i sensi e senza imbarazzo alcuno quelle vaste strade acquatiche , che il Dio del Cielo e creatore delle acque aprì di proposito per facilitare la circolazione della meravigliosa luce del Vangelo, nei popoli che stanziano in questa interessante porzione del nuovo mondo.
Faremo per lo spirito quello che già si fa pel corpo. I negozianti che hanno avventori in fiumi remoti, come l'Acre, il Iavary, ecc. non potendo stabilire depositi di viveri lunghesso quei fiumi, nè fare provvedere i loro avventori in magazzini centrali, vinsero codesta difficoltà facendo costruire dei bastimenti a vapore di poco calato che sono altrettanti magazzini natanti, i quali vanno a recar provvigioni ai famelici abitanti di quei lontani paraggi. Impariamo la scienza dai figli del secolo i quali sono più prudenti dei figliuoli della luce (Luca xvi, 8).
Vada il Cristoforo per ordine del Padre Comune, del Pastor di codesti popoli a portare, non il pane del corpo, ma il pane dello spirito, a quei figliuoli famelici, che là da quelle solitudini e ad alta voce glielo stanno chiedendo. I fanciulli domandarono del pane, dice il Profeta, e non era chi loro lo spezzasse. Parvuli petierunt panem et non erat qui frangeret eis (Ier. IV, 4).
Certo non v'è, parmi, nelle presenti circostanze un mezzo più adeguato, per saziar la fame di migliaia d' uomini, che quivi stan morendo d'inanizione spirituale.
Il Cristoforo sarà una specie di nuovo miracolo della moltiplicazione dei pani ; perchè solo con la parola di dodici sacerdoti, va a saziare le turbe numerose che hanno stanza in quei deserti.
Quanto ai vantaggi di questo disegno, signori , chi potrà contestarli ? Vantaggi in primo luogo spirituali, secondariamente anche temporali. Il primo nell' ordine dello spirito è di offerire a tutti occasione di fare un grand' atto di carità , qual'è quello di cooperare ciascuno , affinchè si porti la luce della verità, la pratica delle virtù, morali e sociali, a un popolo infelice che calca con esso noi il medesimo suolo della patria. Havvi maggiore e più segnalato beneficio? Havvi migliore e più perfetto atto di carità ? Ora questa sublime virtù ha questo di speciale, che il suo esercizio ci nobilita, ci conforta, ci innonda di una serenità celestiale , di un piacere soave e puro , che eccede quello degli incentivi grossolani dei sensi. Quando stendiamo la mano per soccorrere un infortunio , ci sentiamo migliori e più felici.
Per questo disse il divino maestro che è maggior ventura il dare che il ricevere : Beatius est magis dare quam accipere (Act. xx, 35).
In mezzo alle ambizioni irrequiete di sazietà egoiste, fra codesta agitazione convulsa di interessi, che si mescola colla agonia dei principii, a dare l'allarme agli spiriti per una grande azione, per una nobile intrapresa, per un'impresa generosa, è far loro un servigio segnalato, è trarli dall'ozio ignavo per l'attività utile , dall' indecisione scoraggiante per le iniziative energiche, dalle ombre profonde per le scintillazioni sublimi. É strapparli al circolo stretto in cui incaglia la vita reale , per farli respirare per quegli ampii orizzonti , onde giganteggiano , nella luce dell'ideale, i grandi uomini e le grandi cose. Si angustiantur vasa carnis, dilatentur spatia charitatis, dice egregiamente S. Agostino.
E chi non vede in questa importante opera di misericordia che stiamo per fare, un pegno di copiose benedizioni pei benefattori ? Se un bicchier d'acqua fresca dato ad un nostro fratello non resterà senza la sua ricompensa , quanta non sarà quella di un'opera con cui noi veniamo in aiuto e portiamo rimedio non già ad un poverello, ma ad un popolo ! E potremo far concetto di tutti i beni e grandissimi vantaggi che esso ne ricaverà?
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DAMIANI (Sac. Siro). Guglielmo; Racconto. - Un vol. in-32', pag. 384 (376-78) » 0 60
L'Autore dedica il suo racconto ai generosi, che inspirati dalla carità di Cristo, a terre lontane e sconosciute, recano la sua buona nocella e la civiltà, e dimostrato col fatto del racconto stesso delle vicende del suo Guglielmo, che i veri filantropi, i veri propagatori dell' incivilimento universale sono i missionari cattolici, raccomanda a quanti amano davvero la religione e la civiltà a voler cooperare al suo sviluppo ed incremento col soccorrere i missionarii cattolici.
Grande missione civilizzatrice è quella che ora compiono i buoni scrittori, chiamati dall'eminentissimo Cardinale Alimonda i profani evangelisti della civiltà, e cooperare a diffondere i loro scritti è fare un gran bene ed opera illustre.
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In questo libro l'autore mette innanzi ai suoi lettori quanto d'Illustre ebbe l'Italia, dai tempi della Magna Grecia ed Etruschi fino ai nostri. Vedi copertina del Bollettino presente.
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ALIMONDA (Card. Arcivescovo di Torino). Osservazioni e l' Enciclica Pontificia Humanum Genus ; un fase. in 8° picc. di pag. 40 . . » 0 60
SONETTI (Sac. Giovanni). Verita' e truffe; risposta di un sacerdote Torinese alla lettera rispettosa di G. P. Meille Pastore della Chiesa Evangelica Valdese a Sua Eminenza il Cardinale Alimonda Arcivescovo di Torino; un fase. in 8° picc. » 0 10
Il nome dei due primi scrittori e l'argomento trattato raccomandano da se li scritti loro , riguardanti ad un punto capitale della religione e Nella civiltà. Il terzo poi, benchè sia d'importanza locale, tuttavia può essere letto anche fuori di Torino , poichè quello che accade in Torino in fatto di verità e di truffe, accade in quasi tutto il mondo, ma specialmente dove due stendardi militano alla conquista del vero, oppure del dominio delle intelligenze.