ANNO VIII. N. 4. Esce una volta al mese. APRILE 1884
Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
SOMMARIO. Il mese di Maria, ossia il mese di Maggio - Grazia ottenuta per intercessione di Maria Ausiliatrice - Discorso del Cardinale Alimonda ai Cooperatori Salesiani - Conferenza a Ghilarza - Conferenza dei Cooperatori Salesiani in Alassio, e la salute di D. Bosco - La Chiesa e l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma - Una savia proposta - Lettera dalla Patagonia - La Patagonia e le terre Australi del continente Americano - Fatto edificante di un Cardinale - L'Amazzonia - La meteorologia del sud-America -Il vescovo titolare di Cafarnao ed Ausiliare dell'Em.mo Alimonda - Annunzii.
Il 23 del corrente Aprile si darà principio al Mese Mariano nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino , il quale andrà a finire colla solennissima festa del 24 Maggio.
Al mattino alle ore 5 ½ e alle 7 ½ vi ha Messa letta per la comunità, Rosario e Comunione con canti e preghiere. Per concessione pontificia ogni fedele cristiano assistendo divotamente a tali esercizi di pietà può lucrare ogni volta l'indulgenza di tre anni.
Nella sera, alle ore 7 ½, dopo il canto di una lode, si terrà un breve Discorso, e si darà la Benedizione col SS. Sacramento.
Invitiamo caldamente i Cooperatori e le Cooperatrici di Torino a prendervi parte ; ed esortiamo tutti gli altri a celebrare con divozione speciale il prossimo Mese di Maggio, il quale, siccome mese dei fiori, dedicato ad onore e gloria di Maria, che, dopo
Gesù Cristo suo divin Figliuolo, è il fiore più vago che sia sbucciato nei giardini di Dio, è la mistica Rosa che ovunque spande il profumo delle più soavi virtù, è la creatura più bella e più amabile, che innamora il cielo e la terra.
Crediamo che tutti i Parrochi e Superiori di Comunità nostri Cooperatori abbiano già introdotta nelle proprie chiese questa santa divozione, estesa ormai nei due emisferi e tra gli stessi selvaggi delle due Indie e dell'Australia ; ma ove taluno, per qualche motivo più o meno plausibile, non l'avesse ancor fatto, vinca ogni difficoltà, la introduca o al mattino o alla sera, accenda anche solo due candele dinanzi alla imagine della Vergine, reciti anche solo insieme con una parte del popolo poche Ave Maria, racconti anche solo o legga un esempio che sproni alla virtù , e lo assicuriamo che se ne troverà contento e ricompensato, non soltanto spiritualmente, ma ancora materialmente.
Ogni Cooperatore e Cooperatrice rifletta poi che la divozione del Mese di Maria è mezzo eccellente per nutrire nel cuore sentimenti di pietà figliale verso la migliore di tutte le madri ; mezzo opportuno per conservare noi ed i nostri soggetti nel santo timore ed amore di Dio, il quale suole tirare a sè i figli per mezzo della Madre ; mezzo efficace per ottenere grazie abbondanti pel corpo e per l'anima, poiché Maria è la tesoriera del Cielo, e resaci propizia la tesoriera abbiamo ragione di sperare qualsiasi favore.
Pertanto nel Mese di Maggio facciamo anzitutto fermo proposito di bandire dal nostro cuore e dalle nostre famiglie il peccato mortale , perché non si può piacere alla madre cercando di ucciderle il figlio; di poi ogni giorno o in chiesa o in casa recitiamo qualche speciale preghiera ad onore di Maria ; soprattutto studiamoci di praticare qualche virtù più conforme al nostro stato. I Sacerdoti, lo zelo ardente per la salute delle anime e per la propagazione della gloria di Dio, assoggettandosi per questo scopo ad ogni fatica, ad ogni possibile sacrifizio ; i padri e le madri, i superiori e le superiore, i padroni e le padrone , grande impegno nella buona educazione dei loro soggetti, aiutandoli e coll' esempio e colle parole a fuggire il peccato e a praticare la virtù ; i figli, maggior rispetto ai loro genitori e la fuga dei cattivi compagni ; le figliuole , più modestia e meno ambizione , imitando la innocente fanciullezza e gioventù di Maria, e così via dicendo.
In questo modo praticato, il Mese di Maria sarà, come intende la Chiesa, una divozione salutare, una divozione atta a conservare ed accrescere la pietà cristiana, una divozione che condurrà negli individui, nelle famiglie, nelle popolazioni la riforma dei costumi, alla maggior gloria di Dio, a salvezza delle anime, a vantaggio della stessa civile società (1).
(1) Come stimolo a ben celebrarlo notiamo ancora cha Papa Pio VII, di santa memoria, con suo decreto 21 marzo 1815 concesse le seguenti indulgenze
1° 300 giorni d'indulgenza per ogni giorno a tutti quelli, che in pubblico o in privato fanno qualche pratica di pietà in onore di Maria Santissima.
2° Indulgenza plenaria nel giorno della chiusura o in qualsiasi giorno di detto mese, in cui si faccia la Confessione e la Comunione.
A gloria di Maria Ausiliatrice e in edificazione dei suoi devoti pubblichiamo una grazia ottenuta da una nostra pia Cooperatrice della città di Chartres, riferitaci non è molto. Essa è la seguente.
Chartres, 19 febbraio 1884.
MOLTO REV. SIGNORE,
Io aveva poc'anzi sollecitata la carità della S. V. per una novena in cotesto Santuario , raccomandando la guarigione di una giovane e zelante
Cooperatrice , per nome Caterina Boulard , che ritenuta in letto da malattia nervosa e da un'affezione alla spina dorsale era impedita di camminare, e di raccogliere limosine a vantaggio delle opere Salesiane, come prima faceva. Ora ho la consolazione di notificarle che la novena, fatta anche in famiglia, terminava la Domenica, 17 del corrente , con la perfetta guarigione della giovane malata.
Fin dall' altro giorno ella provò un sensibile miglioramento. Nella notte poi dal Sabato alla Domenica la malata sentì come d'improvviso a scricchiolare i suoi nervi e mettersi a posto. Al mattino ella si levò facilmente di letto, e scomparsi erano i dolori ai piedi ed alle reni. Scesa a terra, ella, per meglio assicurarsi che era veramente guarita e per glorificare la celeste sua benefattrice Maria, si fece nuovamente fanciulla e si pose a saltare - e a correre. Il medico visitandola e trovatala fuori di letto - Come, domandò meravigliato, lei in piedi? lei cammina? lei sta meglio? - La Santa Vergine mi ha guarita, rispose la fortunata damigella con dolce sorriso; - e gli raccontò com'era succeduta la cosa. Il medico la felicitò, e la pia donzella continua le sue fatiche e le sue passeggiate in città.
Rimetto ora la penna nelle mani di lei, affinchè di proprio pugno attesti la verità del mio racconto, e intanto mi dico della S. V rispettosissima serva e figliuola in nostra Signora Ausiliatrice
Casa DE CHaBaNNES.
P. S. - Vivo piena di amore e di riconoscenza verso la Santissima Vergine, che si degnò di aver pietà di me e di esaudire le preghiere, che Le fecero in cotesto Santuario per la mia guarigione.
Io domando alla S. V., mio reverendo padre, che voglia offrire il santo sacrifizio della Messa all'altare di Maria Ausiliatrice in rendimento di grazia, e all'intenzione del Sommo Pontefice, essendo domani il sesto anniversario di sua esaltazione. - Sono la piccola serva di Maria mia amorosissima Madre
CATERINa BOULARD.
Come abbiamo promesso diamo qui con vera soddisfazione del cuore il bel discorso , che l' Eminentissimo signor Cardinale Gaetano Alimonda, Arcivescovo di Torino, teneva ai Cooperatori e alle Cooperatrici, nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista , la sera del 19 febbraio. Non lo abbiamo potuto raccogliere nella sua interezza, ma è questa la sostanza delle bellissime cose, che Ei disse, con grande affetto ed alta benevolenza.
Sia lodato Gesú Cristo.
Amatissimi Cooperatori Salesiani e Cooperatrici, anche a Roma io mi occupava delle cose dei Salesiani, e quando il nostro caro D. Giovanni Bosco teneva le sue annuali Conferenze, nella chiesa delle Nobili Oblate di santa Francesca Romana in Tor de' Specchi, io pure vi prendeva parte , diceva qualche parola, faceva qualche esortazione alle persone, che v'intervenivano. Colà io mi tratteneva a
discorrere con vivo interesse dell'Opera Salesiana e del suo fondatore ; ed allora chi l'avrebbe detto che la divina Provvidenza mi avrebbe inviato Arcivescovo in Torino, dove quest'Opera medesima è nata, cresciuta, e donde già si diffuse in più altre parti a vantaggìo della società e della religione ? Chi l'avrebbe detto che alle Conferenze Salesiane, a cui in Roma interveniva e parlava a titolo di amicizia e di religione, io avrei avuto la fortuna di assistere in Torino e ragionarvi non solo più come confratello ed amico , ma come pastore e padre Oh ! sì volentieri accettai la presidenza di questa eletta Radunanza, perché io amo l'Opera dei Salesiani , tanto più ora che posso anche chiamarla Opera mia, e Don Bosco mi permetterà di usare questa parola.
E donde viene inspirato in me questo affetto per l'Opera dei Salesiani? - Da questo che io debba amare e caldeggiare tutte le opere, le quali sono informate allo spirito del Vangelo, allo spirito di Nostro Signor Gesù Cristo. Per la qual cosa, se io vi dimostrerò che nell'Opera di D. Bosco, nell'Opera dei Salesiani vi è lo spirito del Vangelo, lo spirito di Gesù Cristo, sarà pur dimostrato che io debbo amarla e caldeggiarla secondo le mie forze.
1° Opera prediletta di Nostro Signor Gesù Cristo fu l' evangelizzare , fu l' istruire i poveri, poveri non solo di sostanze, ma di virtù, a fine di arricchirli di sua grazia e farli partecipi delle ricchezze celesti. Perciò il divin Maestro diceva che era stato inviato appunto per ammaestrare e guarire questa classe di persone : Evangelizare pauperibus misit me, sanare contritos corde - Or bene ecco la grande impresa, che hanno pure assunto i Salesiani. D. Bosco fondando l'Opera sua mirò particolarmente a soccorrere i poveri di beni di fortuna, i poveri di mente e di cuore, i poveri d'istruzione religiosa e i feriti nell' anima. Fin da principio egli senti in cuor suo un grande trasporto verso questi derelitti, si mise in cerca di loro per le vie e per le piazze, ed esercitò appunto il suo ministero a sollievo corporale e spirituale di quei poveretti, i quali o perché abbandonati a se stessi, o perché occupati in bassi mestieri, o perché oppressi dalla miseria non si curavano nè di Dio né dell'anima, e correvano alla perdizione. A questo nobile scopo tende la istituzione dei Salesiani, e la carità dei loro Cooperatori e delle loro Cooperatrici. Questa, come vedete, è veramente Opera secondo il Vangelo; dunque come Pastore, come Arcivescovo io debbo amarla e proteggerla ; e l'amo e la proteggo.
2° Teniamoci nello spirito del Signore. Egli portava anche un amore sviscerato ai fanciulli , e questi volevano bene a Lui. Quando Gesù scorreva la Palestina predicando, essi gli correvano attorno e gli facevano festa. Gli apostoli temendo che fossero di noia al divin Maestro ne li allontanavano ; ma Gesù ciò non voleva e comandava che li lasciassero avvicinare alla sua persona dicendo : Sinite parvulos venire ad me : lasciate che i fanciulli vengano a me e che io li accarezzi - D. Bosco a sua volta sentì inspirarsi in cuore l'amore ai fanciulli, qui in Torino pose il campo della sua apostolica missione a loro vantaggio. Vennero a, lui i giovanetti, lo seguirono, e ne fecero l'imagine di Gesù Cristo. Don Bosco ed i Salesiani aprono poi fanciulli collegi, scuole, ospizii ed oratorii festivi, e si fanno loro amici, fratelli e padri. E questa un'Opera affatto evangelica; e io la debbo amare, perchè m' interessa pur molto da vicino. Ora i fanciulli vengono liberamente intorno al pastore, al rappresentante di Gesù Cristo nella diocesi : non ci sono gli apostoli, che da noi li allontanino; ma pure un ostacolo vi può essere, che c' impedisca di accarezzarli e benedirli. Quest'ostacolo sarebbe la loro cattiva condotta , sarebbero le malvagie passioni, l'invidia, la superbia, la pigrizia, il mal costume. Il mio carattere episcopale mi vieta di abbracciare fanciulli macchiati di peccato, e giovanetti coperti di vizi. Ebbene che fanno D. Bosco, i Salesiani e i loro Cooperatori ? Oh ! i benedetti ! Essi si adoperano di conservare nella innocenza questi cari figliuolini , essi li aiutano a combattere e a vincere le peccaminose loro tendenze, a snidare i vizi dalle loro menti e dai loro cuori, se già vi sono entrati ; essi me li rendono virtuosi, umili, amorevoli, obbedienti e puri, affinchè io possa come il Signore stringerli al mio seno. Oh ! vengano, vengano a me questi fanciulli così santificati ; vengano, ché sulla loro fronte io voglio stampare un bacio di padre. Ma intanto è più che giusto che io ami e protegga l'Opera Salesiana, la quale mi procaccia questa felicissima sorte.
3° Nel Vangelo Gesù Cristo raccomanda la preghiera, e ci assicura che ove sono radunate in suo nome alcune persone , egli stesso trovasi in mezzo di loro: Ubi sunt duo vel tres congregati in nomine meo , ibi sum in medio eorum. Le chiese in modo particolare, gli oratorii, le case di educazione, dove si radunano anime pie, dove s'innalzano fervide orazioni , dove risuonano i sacri cantici, dove si pensa, dove si parla, dove si lavora per la gloria di Dio , sono le casa del Signore, sono i luoghi, sui quali Egli tiene rivolti i suoi amorevoli sguardi , sono anzi i luoghi , in cui Egli abita e s'intrattiene come padre in mezzo a'suoi figliuoli e alle sue figliuole : Ubi sunt duo vel tres congregati in nomine meo, ibi sum in medio eorum. - Ora che cosa ha fatto D. Bosco co' suoi Salesiani, coi suoi Cooperatori e colle sue Cooperatrici? Ha innalzato case, oratorii, cappelle, chiese belle come questa, dove migliaia di persone vengono a pregare e a cantare le lodi del Signore; ha moltiplicato i luoghi, dove abita Gesù Cristo in persona nei sacri tabernacoli; luoghi, dove egli risiede col suo spirito di bontà e di misericordia, dove concede perdono al peccatore , perseveranza al giusto, sollievo all'infermo, coraggio al debole, conforto all'afflitto. In questa guisa l'Opera di D. Bosco, l'Opera dei Salesiani ha promosso e promuove efficacemente la pratica della preghiera. Essa è dunqua un'Opera conforme allo spirito del Vangelo, e perciò io debbo amarla e caldeggiarla; amarla e caldeggiarla tanto più in quanto che molti di questi luoghi di orazione sono eretti in questa mia archidiocesi, e a vantaggio delle anime affidate alla mia pastorale vigilanza.
4° Il santo Vangelo vuole che tutti gli uomini non facciano che una famiglia, che una greggia sola sotto un solo padre ed un sol pastore ; per conseguenza comanda l'unità di fede, condanna le discordie in religione , detesta le eresie. Il divin Maestro pregava che i suoi discepoli fossero per grazia così uniti di mente e di cuore da fare una cosa sola tra loro, come Egli e il divin Padre fanno una cosa sala per natura: Ut sint unum sicut et nos. A fine di ottenere questa unità Egli stabilì capi visibili di sua religione s. Pietro ed i suoi successori, i Pontefici Romani, e comandò ad ogni fedele di obbedire alla sua Chiesa, sotto pena di essere considerato come un pagano ed uno scomunicato : Si ecclesiam non audierit, sit tibi sicut ethnicus, et publicanus. E dunque l'unità di fede di religione secondo lo spirito del Vangelo, è anzi voluta e comandata da Gesù Cristo; onde fa cosa eminentemente evangelica e giusta il voler di Dio chiunque si adopera a conservare questa unità medesima - E questo appunto fa il nostro caro D. Bosco. Egli colla sua istituzione si adopera di ottenere questa unità di fede in varie guise, ma specialmente coll'opporsi da vicino all' eresia del protestantesimo. Quindi a Roma, a Firenze, a Spezia, a Ventimiglia, accanto alle scuole e alle chiese dei protestanti, sorgono per opera sua le scuole e le chiese cattoliche, col fine d' impedire che questi eretici seminino i loro errori, e pervertano la mente ed il cuore dei cattolici. Anche qui in Torino vediamo la stessa cosa: anche qui D. Bosco ed i Salesiani promuovono l'unità della fede e combattono l' eresia. Percorrendo questo bel viale noi troviamo ad un certo punto più che una cappella un tempio protestante, ed il nostro cuore rimane addolorato ; ma fatti pochi passi eccoci rallegrati da questa bella chiesa di S. Giovanni Evangelista, la quale per opera di D. Bosco e pel concorso dei suoi Cooperatori e delle sue Cooperatrici sta qui come sentinella, per impedire che l'errore passi innanzi a portare la divisione e lo scompiglio nelle anime dei Torinesi. Dunque l'Opera dei Salesiani promuove l' unità della fede e io debbo amarla. E qual Vescovo potrà non amare, anzi non prediligere un'Opera siffatta?
5° E lascierò io di parlare della grand'opera delle missioni? Nostro Signor Gesù Cristo mandò i suoi apostoli a predicare il Vangelo per tutto il mondo : Euntes , disse loro, in mundum universum praedicate evangelium amni creature -
E D. Bosco manda pure i suoi Salesiani in varie parti d'Italia, nella Francia, nella Spagna, nell' America, ed abbiamo poc'anzi udito dal relatore quanto i Salesiani stanno facendo nella lontana Patagonia. Anche D. Bosco dice ai suoi figli : Euntes dovete omnes gentes; e per opera loro la voce del Vangelo e della fede cristiana già risuona in quelle ultime regioni, e le tribù ed i popoli si raccolgono in grembo alla Chiesa : In omnem terram exivit sonus eorum, et in fines orbis terrae verba eorum - Nè si dica che D. Bosco inviando Sacerdoti alle missioni straniere ne priva i nostri paesi; imperocchè l' esempio ed il sacrifizio di cotali apostoli per una parte esercita benefica ed efficace influenza su quelli che restano, ne riscalda viemmeglio lo zelo, ne moltiplica l' azione, e per altra parte risveglia maggior numero di sacre vocazioni e ci procaccia più altri Sacerdoti, che vengono ad occupare il posto lasciato vuoto dagli eroi. Procuriamo di eccitare lo spirito di fede e di pietà nelle cattoliche popolazioni, ed allora queste, come già una volta, somministreranno degli operai evangelici e per noi e per inviare ai popoli più lontani, seduti ancora nell'ombra di morte. Questo è pur ciò che cerca di ottenere l'Opera dei Salesiam ne' suoi istituti ; e D. Bosco manda i suoi missionarii nelle varie parti del mondo anche perché cogli altri beni portino e facciano nascere e sviluppare il seme delle vocazioni ecclesiastiche tra altre genti, procurando così alla Chiesa cattolica un maggior numero di banditori del santo Vangelo. Lasciamo dunque che partano da noi i novelli apostoli, chè Dio ce ne ricompenserà con usura.
Mi pare di avervi dimostrato a sufficienza che l'Opera dei Salesiani è opera secondo lo spirito del Vangelo, secondo lo spirito di Gesù Cristo, e così resta pur dimostrato come io debbo amarla e caldeggiarla. Anzi tutti devono amarla e cooperare al suo benessere, facendo in modo che si sviluppi maggiormente e si dilati. Non vi sia chi dica: - L'Opera cammina da sè, è già estesa, e più non abbisogna della mia cooperazione - No ; perché questa sarebbe una brutta parola; parola, che suole spuntare sulle labbra di coloro, i quali non vogliono mai scomodarsi per la gloria di Dio. Appunto perchè l'Opera cammina, appunto perchè è già estesa, appunto perchè vediamo che Dio la benedice e la protegge, noi dobbiamo fare del nostro meglio per cooperare a suo vantaggio, sapendo di fare cosa gradita a Dio ed utile al prossimo. Certo bisogna fare qualche sacrifizio colla limosina. Ma che perciò? Di consimili sacrifizi se ne fanno tanti nel lusso, in vani divertimenti, e fors'anche in peccati , e si vorrà ricusare un sacrifizio a pro di un'Opera sì bella ? In tutti i tempi, ed oggi più che mai, per opporsi al male, per promuovere il bene, fa d'uopo scomodarsi, sopportare pene e disagi. Senza di ciò non v'ha merito, non vi ha gloria; senza di ciò la colluvie dei mali rovescierà ogni diga e ci affogherà.
Fa qui a proposito, miei cari figliuoli , quello che la Sacra Scrittura ci racconta del profeta Elia. Questo grand'uomo avea già lavorato molto per la gloria di Dio e a salute del popolo d' Israele in tempi difficilissimi, ma con poca sua soddisfazione; onde sfiduciato risolse di vivere tranquillo e andò a rinserrarsi in una spelonca. Stava egli là in fondo nascosto , quando udì la voce del Signore che gli diceva : - Quid hic agis , Elia? Che fai qui, Elia ? Tu stai qui inerte , mentre i miei nemici trionfano , i miei figli sono abbandonati , ed è calpestata la mia legge: tu potresti combattere ed impedire che il nemico menasse il mio popolo alla totale rovina; potresti sollevare i caduti, confortare i pusillanimi, e prepararli ad una splendida vittoria, ed in quella vece ti rinserri. Egredere: esci di qua. - Elia a queste parole vergognò di se stesso, uscì dalla sua caverna, ritornò tra il popolo, riprese col solito ardore a difendere la causa della religione , sottoponendosi ai più aspri cimenti.
Anche ai giorni nostri vi sono delle persone, le quali scorgendo nel mondo tanti disordini religiosi e sociali si spaventano, si scoraggiano , e si rinchiudono nelle loro stanze , che non sono poi la caverna di Ella, e là si contentano di lamentare i malanni della società, senza scomodarsi della persona , senza mettere mano all' opera , senza fare alcun sacrifizio per iscongiurarli o per scemarli almeno. Ora a costoro io dico come il Signore ad Elia: - Uscite, uscite dalla vostra inerzia, e, se non sapete o non potete scendere in lotta e combattere di fronte i nemici di Dio, aiutate almeno colle vostre limosine, colla vostra carità coloro, i quali si trovano in campo , e sostengono il peso della battaglia. Favorite le buone istituzioni, e tra queste favorite l'Opera dei Salesiani, Opera secondo il Vangelo , secondo lo spirito di Gesù Cristo. A ciò fare vi conforti il pensiero che, crescendo per la vostra generosità il numero delle anime salvate, crescerà in pari tempo a voi il diritto alla loro riconoscenza, il diritto a maggiori grazie per la vostra santificazione , il diritto ad una più splendida corona, il diritto alla lode di Dio e a quella ancora degli uomini. E questa lode voi l'avete finora meritata ; imperocchè molto efficacemente avete aiutato i Salesiani e molto bene avete con essi operato. Proseguite così, ed io vi benedico.
Sia lodato Gesù Cristo.
Richiesto da alcune Cooperatrici Salesiane e con licenza del sig. Parroco, il sig. D. Michele Licheri vice-parroco tenne il 3 dello scorso febbraio una Conferenza Salesiana, svolgendo i seguenti pensieri.
« S. Giovanni Evangelista promise a s. Geltrude che il S. Cuor di Gesù si manifesterebbe interamente al mondo decrepito. Questa decrepitezza significa una generale mancanza di carità, come avvenne per l' eresia Giansenistica. Il Cuor divino venne a riparare i danni di quella eresia.
» Dio non opera che soavemente. Preparò la manifestazione del suo Cuore , facendo precedere la carità e dolcezza nella persona , zelo e scritti di s. Francesco di Sales, il quale raddrizzò gli animi verso la misericordia del S. Cuore.
» Considerando come il mondo oggi si getta anelante verso il S. Cuore, nonostante che la materialità del secolo geli dovunque la carità, il nostro tempo sembra la decrepitezza accennata da san Giovanni Evangelista. E già alle manifestazioni del S. Cuore si associa l'influenza e il crescente predominio della scienza di s. Francesco di Sales, dichiarato dottore di S. Chiesa
» La scienza poi non basta : ci vuole zelo ed azione : per giunta ci vuole alcuno che abbia tanta influenza da formare il secolo alla scienza, allo zelo di s. Francesco con opportuna ed efficace azione. E Dio, che non manca alla necessità de' tempi, mandò al nostro secolo D. Giovanni Bosco, come il Francesco di Sales de' tempi nostri; oggi egli é l'uomo della Provvidenza, che tenta di salvare la Chiesa e la società colle molteplici sue opere.
» Il nostro secolo vizia la generazione avvenire nella gioventù ; e D. Bosco fonda in ogni parte provvide scuole e gratuiti Ospizi alla gioventù, basandone lo insegnamento su la religione, altrove esiliata dalla scuola. Il secolo scioglìe gli Ordini religiosi ; e D. Bosco fonda i Salesiani. Il secolo spoglia e distrugge le Case di Dio ; e D. Bosco edifica Chiese. Il secolo perseguita la religione : D. Bosco la sostiene ne' paesi cattolici, e la propaga co' Missionarii Salesiani fin tra' barbari , mandando alla missione anche il debole sesso nelle Suore di Maria Ausiliatrice. Il secolo col pretesto di sollevare le classi operaie corrompe e immiserisce rivoluzionando i popoli : D. Bosco corregge la depravazione , e col lavoro assicura l' avvenire alla classe povera, e la fa utile alla società civile, e devota alla Chiesa.
» Ora il ristabilimento di quest'ordine nella società è ciò che vuole operare il Cuor di Gesù nel tempo presente , perchè la Chiesa possa svolgere in essa la missione che ha di procurare la gloria di Dio nella salvezza delle anime. Quindi le opere di D. Bosco : le grazie che Dio fa per intercessione di Maria Ausiliatrice: le scuole Salesiane, gli Ospizi, gli Istituti di ogni genere, e infine l'Ospizio e la Chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma.
» Mezzi per venire in suo aiuto : limosina, preghiera , zelo , Cooperatori , Bollettino Salesiano , Letture Cattoliche, Biblioteca della gioventù italiana, diffusione della buona stampa.
» Infine lo stesso conferenzista girò la chiesa per una colletta, eccitando ciascuno ad offrire con l'intenzione di raccomandare alle orazioni dei giovinetti di D. Bosco qualche proprio bisogno temporale o spirituale. »
La Direzione del Bollettino Salesiano ha ricevuto a suo tempo la limosina, e raccomandato alle comuni preghiere quelle anime pie, alle quali in nome di D. Bosco tributa le più vive grazie.
Un Cooperatore Salesiano in data del 2 passato marzo ci scriveva così dalla città di Alassio
« Il giorno di domenica 2 marzo si trovava di passaggio nel Collegio di Alassio il sig. D. Bosco in via per la Francia ; e per quel giorno furono avvisati i Cooperatori Salesiani per la radunanza prescritta dalle regole e per godere la fortuna di averla presieduta da D. Bosco medesimo. L'ora stabilita erano le 5 ½ pom. ; il luogo, la chiesa del Collegio. All' ora fissata si trovarono puntuali e numerosi i Cooperatori ed altre benemerito persone. Si die' principio alla funzione col canto di un mottetto eseguito dagli alunni del Collegio , e poi si lesse un tratto della vita di s. Francesco di Sales.
« D. Bosco non essendo bene in salute fu consigliato a non prendere la parola. Parlò per lui il Direttore del Collegio sac. prof. Francesco Cerruti, il quale fece vedere ai presenti come l' istituzione dei Cooperatori Salesiani sia essenzialmente cattolica nello scopo, perché mira all' incremento della religione ed all'aumento della gloria di Dio per mezzo della carità ; nella qualità, perché aiuta i parrochi ed i vescovi nella missione loro affidata dal Papa, si estende a tutte le persone ed a tutti i luoghi, e si giova di tutti i mezzi che la carità santamente industre sa suggerire ; nell'oggetto, che è l'educazione cattolica della gioventù, e così tende a mantenere la compattezza e solidità del cattolicismo, e risponde ai tempi, in cui lo spirito di associazione ha tanta vita e le società per poco non annientano l' importanza individuale.
« Finito il discorso si fece la questua, che riuscì molto soddisfacente; fu cantato un altro mottetto ed il Tantum ergo, ed impartì la benedizione col SS. Sacramento il Can. Teol. Francesco Della Valle prevosto della città , il quale raccomandò che si pregasse per la salute di D. Bosco da quanti avessero a cuore il benessere materiale e morale di tanta gioventù e la gloria di G. Cristo. »
E poiché qui ci si presenta propizia occasione raccomandiamo ancor noi alle preghiere dei Cooperatori e delle Cooperatrici il nostro amatissimo D. Bosco, il quale da alcun tempo si sente affievolire la vita. Non vi è nulla di allarmante pel momento ; ma un valente dottore di Torino, visitandolo prima che egli si mettesse in viaggio, ebbe a dire che non dobbiamo lusingarci gran fatto sulla vita di lui ; imperocchè, soggiunse, avuto riguardo alle fatiche sostenute, D. Bosco può oggi mai reputarsi vecchio di 100 anni , sebbene non ne conti ancora 70.
Preghiamo dunque di gran cuore, e quegli, che per natura e per debolezza dovrebbe soccombere, viva in quella vece ancora molti anni a nostro aiuto e conforto per grazia e in virtù dell'onnipotenza di Dio.
I Cooperatori e le Cooperatrici non si stupiranno che la Chiesa e l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma non siano ancora finiti. Essi non ignorano le ingenti spese che sono necessarie a tali Opere per la sola Chiesa occorrono non meno di 20 mila lire al mese.
Finora i lavori non si sono mai interrotti; ma confessiamo che avrebbero progredito e progredirebbero di più, se maggiori fossero le limosine.
Confidiamo di poter fra poco dare movimento alla lotteria designata. A vantaggio di questa molti Cooperatori e Cooperatrici spedirono a Roma buon numero di doni, di cui erano in grado di disporre, e questo ci conforta a sperar bene. Chi volesse inviare ancora qualche oggetto sarebbe tuttavia in tempo. L' indirizzo è : Al M. Rev. D. Francesco Dalmazzo Parroco del Sacro Cuore, via porta s. Lorenzo, 42, Roma.
Ma siccome per qualche mese non potremo ancora godere il frutto della lotteria, e intanto preme di proseguire i lavori della Chiesa e di por mano a quelli dell' Ospizio, così preghiamo caldamente i nostri benefattori e le nostre benefattrici che vogliano supplire con qualche limosina, secondo le proprie facoltà e la divozione del cuore. Anzi chi ha bisogno di qualche grazia spirituale o corporale, si mostri zelante e generoso nel concorrere ad innalzare la detta Chiesa e la otterrà facilmente; imperocchè il sacratissimo Cuore di Gesù non si lascia mai vincere in amore e generosità, e secondo le sue fedeli promesse ricompensa con usura tutti coloro, che si adoperano a propagare il suo culto e la sua divozione.
Ecco una prova della bontà del Sacro Cuore di Gesù in una grazia straordinaria, che ci venne solo poc'anzi riferita
» Il Sig. D. Francesco Mazzucco , Parroco di Ospidaletto Euganeo, il mercoledì 20 Febbraio dell'anno corrente , lesse in una radunanza di padri di famiglia la grazia ottenuta per ricorso fatto al Sacro Cuore da un giovanetto del Collegio di Alassio, e pubblicata nel Bollettino Salesiano. Uno di quei padri avea un figliuolo già da due mesi in letto e spedito dai medici. A quella lettura egli si arma di fede; il giovedì raccomanda al Sacro Cuore di Gesù il figlio ammalato; il venerdì si accosta ai Santi Sacramenti per ottenere più facilmente la grazia; e alla Domenica mattina il figlio era già fuori d'ogni pericolo, anzi scendeva di letto a divertirsi co' suoi compagni ».
Cooperatori e Cooperatrici, apriamo il cuore alla fiducia, pensiamo e provvediamo alla gloria del Cuore di Gesù, ed Egli penserà e provvederà al bene nostro e al bene dei nostri cari.
Un ottimo parroco, il sig. D. Giovanni Sozzi, Rettore di Mariano Valmozzola, desiderando di poter giovare alle case ed opere salesiane e di trarre più altri a beneficarle, fa una proposta, che giudichiamo di prendere nella dovuta considerazione. Noi la esponiamo qui colle parole, onde il benevolo parroco la espone a D. Bosco.
« Secondo il consiglio del sottoscritto dovrebbe la S. V. far publicare nel Bollettino Salesiano un avviso, in cui si dica, che per avere maggior aiuto a sostenere le opere sue già incominciate e per intraprenderne delle nuove, ella accetterebbe qualsiasi donativo, ancorché non consistente in danaro. I donativi potrebbero essere di qualunque specie e valore, come per es. libri di pregio , orologi, anelli d'oro, oggetti d'argento, tele, panni, abiti, ecc. e qualsiasi altra cosa, di cui ella potesse usufruire, adoperandola nelle sue case, o vendendola per trarne danaro.
» Il sottoscritto pensa che con questo mezzo ella riceverebbe non poco sollievo ed aiuto; tanto più che molte famiglie potrebbero disporre di queste cose, senza scomodarsi, il che non possono fare con danaro, perché molto scarso. » Così il Reverendo ed egregio nostro Cooperatore.
D. Bosco ringrazia cordialmente chi fece questa savia proposta, e intanto avverte fin d'ora i Cooperatori e le Cooperatrici che in tutte le nostre Case si riceverà sempre con gratitudine qualunque oggetto in arte o in natura, che essi avranno la bontà di favorirci a sostegno delle nostre opere di carità e di religione. Un gran numero di benefattori con questo mezzo ci venne già in soccorso negli anni passati ; molti a questo mezzo pur si appigliarono in questi ultimi mesi per la lotteria di Roma. Resta che essi non lo abbandonino per l'avvenire, che anzi lo facciano conoscere ancora ai loro parenti , conoscenti ed amici , e lo promuovano con tutte le industrie della cristiana carità.
Pubblichiamo una lettera che tempo fa il Sacerdote D. Giuseppe Fagnano scriveva dalla Patagonia al Sac. D. Giuseppe Lazzero , che in qualità di direttore fa le veci di D. Bosco nell' Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino , nella quale trovansi varie notizie, che torneranno pur gradite ai Cooperatori e alle Cooperatrici.
Patagones, 19 gennaio 1884. Carissimo D. Lazzero,
Ho ricevuto la tua lettera e non puoi immaginarti il piacere che ne ho sentito, e l'animo che ne ho pigliato nel lavorare pel bene delle anime e della nostra Congregazione.
La missione nostra costa molti sacrifici, è vero, ma porta ormai frutti assai consolanti.
Nell'anno scorso abbiamo educato nel nostro Collegio di S. Giuseppe 69 alunni, e si è conferito il Battesimo a cinquecento selvaggi, sparsi sulle rive del Rio Negro.
Le nostre Suore poi educarono ben 93 ragazze nel loro Istituto. Esse sono una vera provvidenza per la gioventù femminile di queste parti, ed hanno già ridotto un centinaio di giovanette ad una vita così edificante da formare l'ammirazione di tutti.
Oltre a questo abbiamo dato principio alla chiesa parrocchiale, la cui area è di metri 50 p. 20, divisa in tre navate. - Si è innalzato un Collegio sulla destra del fiume, ed un altro sulla sinistra. Tutto questo colla benedizione del Signore abbiamo potuto fare in mezzo ad alcuni tristi stranieri , i quali, vedendo di mal occhio le nostre case a prosperare, cercano di osteggiarle. Caro mio, il diavolo ed i suoi satelliti ci sono anche qua.
D. Lemoyne mi scrive del nostro caro D. Bosco che invecchia, e questo mi commuove sino alle lacrime. Temo di non poterlo più vedere, perché la immensa distanza , le occupazioni che sempre aumentano, il personale molto scarso, non mi permettono il viaggio progettato in quest' anno. Dio voglia che arrivi il nuovo rinforzo ! In questo momento ricevo telegraficamente notizia da Buenos
Ayres che manderanno tre Salesiani per attendere alla missione (1).
Coi giovani artigiani, che abbiamo raccolti in casa, e cogli esterni si é formata una piccola banda che rallegra le nostre funzioni di chiesa, processioni, teatro, accademie, premiazioni, e fa strabiliare i civili ed i selvaggi. La musica qui è un mezzo di evangelizzazione.
Ora avrei bisogno che tu mi facessi il favore di mandarmi
1° Qualche coro che siete soliti a cantare costì nel teatro. Per es. Le Prigioni d'Edimburgo, - Il Columella, ossia Il coro dei Matti - Crispino e la Comare - Il Ciabattino contento del suo stato - Il Poeta e il Filosofo di D. Cagliero, ed altro che ci richiami alla mente i bei giorni dell'Oratorio.
2° Piccole commedie : - La mala guida - L'Orfanello della Svizzera - Toni ed altre, che tu sai. Noi le tradurremo in lingua spagnuola, e le faremo recitare dai nostri ragazzi. Con ciò addestreremo gli uni alla declamazione, educheremo gli altri alla virtù, e nell'un modo e nell'altro faremo il miglior bene possibile , dimostrando nel tempo stesso che la cristiana religione non condanna punto la onesta allegria, anzi la promuove.
Ti ringrazio della buona memoria che conservi di me e di noi tutti, e spero che non s'interromperà la nostra corrispondenza , se a Dio piacerà conservare ancora per un po' di tempo quaggiù questa nostra povera vita.
Ho fatto prendere il ritratto del Collegio delle fanciulle, e separatamente quello del Collegio dei ragazzi colla banda. Appena mi abbiano rimesse da Buenos Aires le copie ne manderò alcune costì, affinché le facciano riprodurre a Torino , e le distribuiscono ai Cooperatori Salesiani.
Domani, 20 gennaio, alle ore 5 pomeridiane si compiono 4 anni, dacchè siamo sbarcati in questa remota terra.
Prega per me , per tutti i Salesiani di queste estreme parti, e specialmente per me, che mi sento obbligatissimo per la cara tua lettera. So avrai occasione di parlare alla sera ai giovani dell'Oratorio , salutali tutti da parte mia. Bacia per me la mano all'amato D. Bosco, e riverisci ancora tutti gli altri Superiori e confratelli, raccomandandomi alle loro preghiere.
Credimi in fine
Tuo affez.mo
Sac. GIUSEPPE FAGNANO.
(1) Don Fagnano a quel tempo non conosceva ancora la disposizione del Santo Padre Leone XIII sulla divisione della Patagonia in un Vicariato ed in una Prefettura apostolica, e la prossima partenza di Don Cagliero e di un drappello di operai evangelici, che andranno a bagnare dei loro sudori insieme con lui i campi patagonici, per ridurli in fioriti giardini della Chiesa cattolica.
Parte terza.
CAPO QUINTO.
Abitazioni. - Vesti e cibi dei Patagoni. - Caccia.
Case murate non esistono affatto in tutta l' estensione della Patagonia, eccettuati quei rarissimi luoghi, dove gli Argentini ed i Chileni vi posero qualche colonia. Le abitazioni dei Patagoni che chiamano toldos consistono in tende di cuoio, che essi portano seco quando emigrano.
I toldos degli Inachen sono di forma rettangolare di circa quattro metri di lunghezza, quattro di larghezza, ed alti circa tre e mezzo sul davanti, e appena tre di dietro. Questi toldi sono formati di pertiche piantate nel suolo e biforcate alle loro estremità superiori per sostenere le altre pertiche trasversali , che sostengono il tetto formato di pelli così bene connesse le une colle altre, che paiono cucite e riescono quasi impenetrabili all'acqua e al vento.
La maggior parte dei loro toldos però sono fatti a guisa di circoli del diametro di tre o quattro metri, formati con rami d'alberi piantati in terra e riuniti alla cima a guisa di pergolato. Dove fa meno freddo e nella buona stagione la maggior parte di queste capanne non sono coperte che di frondi d'alberi. Le loro dimore è raro che siano agglomerate in modo da formare come fra di noi grosso villaggio od una città. In questa specie di case il centro viene occupato dal focolare. Raramente i Patagoni alimentano il fuoco con legna, perchè in quelle immense praterie per lo più non ve ne ha, ma adoprano spini, che in gran quantità ingombrano il suolo , e sterco degli animali bovini e più specialmente dei cavalli, che in numero sterminato lasciano andare vagando presso i loro abituri. Essendo nomadi cambiano frequentemente abitazione , e quando partono radunano le pelli, i pali e le frasche che formano il loro toldo, e tutto trascinano e portano dietro di sè.
I Patagoni compongono i loro abiti quasi esclusivamente di pelli d'animali e specialmente di guanaco, Riuniscono i pezzi con tendini di struzzo, di cui si servono a guisa di filo, e pervengeno a comporre vesti e mantelli a quadretti, molto ben connessi.. Veste principale e per molti anche unica è il mantello formato da una gran pelle, i cui lembi superiori fermano sulle spalle con una coreggia. La pelle della volpe forma per loro l'abito di lusso. Sotto quell' aspro clima tutto dovendosi riferire all'utilità, la parte dritta e rovescia sono a volta a volta all'indentro o all' infuori a seconda della temperatura. I Patagoni ornano sovente la pelle dei loro mantelli con disegni di color rosso. Indipendentemente dal mantello portano un abito composto del paro di pelliccie , il quale circondando la persona si rilega in varii modi tanto da riparare dal freddo le coscie e le gambe. Questo semplice vestito viene compiuto da certa specie di stivali , formati da un pezzo di pelle rialzato da tutte le parti e legato intorno alla caviglia , ciò che li fece dai primi viaggiatori chiamare Patagoni, che significa zampe d'orso. Verso il settentrione, dove penetrò già alcun che d'incivilimento, ed in cui per mezzo di continue rapine i selvaggi si sono provvisti di varie cose, che posseggono gli Argentini, il vestito è fatto di stoffe a guisa di sciallo, con un' apertura in mezzo, onde farvi passare la testa, e con due altre più piccole di qua e di là da cui escono le braccia. Per mantenersi saldo il vestito intorno al corpo, se lo stringono ai fianchi con una cintura di cuoio ornata di disegni a variati colori. Questo abbigliamento copre generalmente dalle spalle fin sotto al ginocchio, ed assomiglia ad un fodero, d'onde escono testa, braccia e gambe senz'armonia ed arte.
I Patagoni non portano cappello propriamente detto. Gli uni legano i loro capelli sulla testa con un cordoncino di cuoio o con un nastro di lana; altri, e sono la maggior parte, se li lasciano crescere senza tagliarli mai , e li fan cadere sulla schiena ed anche sul petto, specialmente quando sono arrabbiati od in guerra. Li stringono poi alla testa con una benda, nella quale fermano le freccie andando a caccia. Le donne ora lasciano ondeggiare i capelli sulle spalle divisi solamente sul mezzo della testa , ora riuniti in due treccie li lasciano cadere da una parte e dall' altra. Alle treccie amano sospendere piccoli pezzi di vetro, quando ne possono avere, frammiste a lastrine di rame. L'acconciamento di loro gusto si completa con grandi orecchini d'argento se ne possedono, adorni di pezzetti dello stesso metallo, quadrati ed enormemente pesanti. Portano armille alle braccia ed alle mani. Le più giovani ornano anche i polsi e il disotto delle caviglie con una specie di braccialetti stabili, fatti di grosse perle a varii colori, infilate su fibre di carne. Nessuno tra i Patagoni porta la barba, anzi generalmente hanno per usanza di strapparsi con cura tutti i peli del corpo, senza risparmiare neppure le sopracciglia.
I Patagoni non conoscono l'agricoltura, non seminano il grano , perciò non fanno uso di pane. Nondimeno lo gustano assai, e fanno festa, quando ne possono avere dalle tribù finitime e già incivìlite. Il loro cibo consiste quasi esclusivamente in carne, che per lo più mangiano cruda, sebbene alcune volte anche arrostita e cotta. Oggidì si servono generalmente di carne di cavallo ; di rado mangiano altra sorta di carne , come di vigogna e di guanaco, sebbene questa innanzi all' introduzione dei cavalli formasse il loro cibo indispensabile. Eglino mangiano enormemente, e in media uno di loro mangia come sei di noi, ma sono anche capaci di sostenere grandi fatiche e lungo digiuno. Il grasso ed il sevo più rancido sono per loro vivande delicate. Trovasi su alcuni punti delle coste Patagoniche una sorta di crostacei, che, durante una parte dell'anno, servono di cibo principale agli abitanti. Ridotti alle strettezze mangiano anche erbe o radici d'erbe, sebbene di gusto nauseante. Alberi fruttiferi ne hanno pochi, e questi producono frutta selvatiche e disgustose.
Principale occupazione dei Patagoni è la caccia. Vi si dedicano tutto l' anno ; ma con più ardore nei mesi di Agosto e di Settembre, primavera nell'Emisfero del Sud. Essi cacciano sia per aver cibi da sfamarsi , sia per aver pelli da coprirsi o da rendere e barattare coi bianchi ai confini. Per la caccia dello struzzo e del capriolo selvatico accompagnati dai cani si riuniscono in gran numero a cavallo in quei luoghi , ove sperano preda abbondante. Fra tutti, stando alla lontana l' uno dall'altro, accerchiano uno spazio anche di due o tre miglia. Quando ognuno è al suo posto, ad un dato segnale e facendo gran rumore per isnidare gli animali, lentamente restringono il circolo, ricacciando sempre verso il centro gli animali che incontrano , finché la distanza che separa gli uni dagli altri non sia più che di sette ad otto passi di cavallo. Allora si fermano colle palle alla mano. Alle grida i cani si slanciano per inseguire gli struzzi ed i caprioli per tal modo accerchiati , i quali, cercando fuggire, passano fra i brevi spazi che i cacciatori si sono preparati, onde poter loro lanciare una quantità di palle che ben di rado falliscono, e continuano così il loro esercizio fino al momento , in cui ucciso tutto il selvaggiume allegri e festanti tornano ai loro toldos.
Vanno pure alla caccia della tenera selvaggina e delle uova della pernice e dello struzzo. La tenera carne la serbano specialmente pei fanciulli ; e le uova sono mangiate in comune come cibo ghiotto.
Conchiudiamo questo capo osservando che la Patagonia possiede generalmente quanto occorre alla vita dell'uomo; quindi si presta alla civilizzazione. Per questo giova sperare che tempo verrà, in cui il vero progresso si farà pure strada in quelle lande e tra quelle tribù ; ma tocca alla religione cattolica l' aprirgliene la porta e fargli da guida e da maestra. Voglia Iddio assecondare i desiderii e gli sforzi dei Missionarii Salesiani colà recatisi a questo nobilissimo scopo; e vogliano eziandio i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici confortarli nell' ardua impresa e colla preghiera e coi pecuniarii sacrifizi.
Era un' oscura e burrascosa sera, e pioveva, quando all'arcivescovado di Dublino (Irlanda) venne chiamato un sacerdote al letto d'un moribondo in un albergo. Appena giunto il messo coll'invito , un prete s'avvia tosto verso l' indicato albergo, visita l'ammalato e gli amministra i santi Sacramenti.
L' albergatore (era un protestante), dopochè il sacerdote ebbe lasciato la camera dell' infermo , lo invitò nella sua sala colla mira di sparlare di Vescovi e di Cardinali, e non appena ebbegli presentato alcunché di ristoro, così prese a dire
- Pensi ella, Padre, quanto superbi sieno questi Vescovi e Cardinali e come allegramente vivano, io son sicuro che il Cardinale Arcivescovo, mentre ha mandato lei a far questo lungo tratto sotto la pioggia , siede comodamente al camino e beve il suo Punch.
- Ella , signore , rispose il sacerdote, ha una falsa opinione del Cardinale, che non fa mai nulla di simile.
- E come sa ella questo ? rispose l'albergatore.
Il so dalla miglior fonte possibile, riprese il prete ; lei non ha ancora domandato il mio nome.
- E qual è il suo nome, chiese tostamente il protestante ?
- Cullen, disse il prete ; sono io stesso il Cardinale Cullen.
A questa parola l'albergatore si alzò immediatamente in piedi e
- Perdoni, disse, l' Eminenza Vostra , io non lo sapeva; posso io farle apprestare una carrozza?
- No, no, rispose il Cardinale : io ritorno come sono venuto, essendovi già assuefatto ; - e partì.
Alcuni giorni dopo l' albergatore fece visita a Sua Eminenza e gli manifestò il desiderio di essere istruito nella dottrina della religione cattolica. Dopo breve tempo, essendo istruito a dovere, l'albergatore abiurò il protestantesimo e si fece cattolico.
Qui verran fuori per avventura con una osservazione certi ottimisti. E la gomma elastica ? E i guadagni favolosi, onde essa va arricchendo il commercio ? E l'aumento stragrande della rendita pubblica ? Non contate per nulla tutto questo ? - No, che nulla di questo fa al caso nostro per l'assunto che stiamo ponderando. Stiamo trattando del popolo, della classe operaia e non del commercio e del fisco. Stiamo esaminando la situazione della massa del popolo Amazzonense, sotto l'aspetto della possibilità o impossibilità in cui trovasi di aprirsi un cammino per il suo miglioramento morale, religioso, sociale ; pel suo progresso nella coltura dello spirito, unica misura con la quale vuolsi cal— colare la grandezza e la felicità di un popolo. Questa è la quistione.
Or bene ! Sotto questo rispetto è realmente lamentevole la situazione del popolo Amazzonense.
Codesto spaventoso progresso che presentano le Amazzoni ed il Parà (niuno s'illuda) è un progresso fittizio, non ha basi, dice l'ingegnere Coitinho, uno dei nostri uomini più eminenti.
Danno quivi abbracci lusinghieri di felicità al commercio ed al fisco? Ebbene quello, che precisamente mi spaventa ed attrista , è codesto contrasto di un commercio che fiorisce e di una popolazione che deperisca ; di dogane in cui si vuotano fiumi d' oro e di un paese che resta miserabile :, di una capitale che si illeggiadrisce e prospera e di città e villaggi dell'interno che spariscono e cadono in rovina ! Quel che mi spaventa ed attrista si è l'abbandono in che vegetano quivi quelle popolazioni cristiane così buone, così utili, ma la cui dispersione stessa è il principale ostacolo a tutta l'azione moralizzatrice, a tutto l'influsso civilizzatore, che su di esse vogliano esercitare le autorità civile e religiosa.
Non parlo di quella gentilità , che va tuttavia errando completamente selvaggia nel mezzo dei nostri boschi secolari, tribù tanto numerose, quanto generalmente ben disposte, le quali potevano sì facilmente entrare nella nostra comunione sociale, e che invece quivi abbandoniamo, oh vergogna ! in pieno secolo decimo nono, sedute all'ombra della morte! Non parlo dell'Indiano, di codesto grande proscritto, dei trattamenti ch'egli sta quivi soffrendo, legato al ceppo di tutti i disprezzi e di tutte le oppressioni, mutolo divorando le sue lagrime !
Ecco la nostra situazione nella sua trista realtà. Confesso, essa mi commuove, mi strazia il cuore. Domando, o Signori, un popolo vivente sperperato per un vastissimo territorio deserto, abbandonato a se stesso, in balia a lunghi ozii ed eccessi baccanali, senza nessuna istruzione nè civile nè religiosa e in parte ancora selvaggio, potrà raggiungere l'avvenire grandioso, che tutti ardentemente desideriamo per la grande vallata delle Amazzoni? La scienza dell' economia politica al pari che la storia, al pari che la filosofia, al pari che la religione, al pari che il buon senso più volgare, rispondono ad una sola voce - No.
Più facil sarebbe vedere uno dei nostri boschi, in cui la flora equatoriale si ostenta in un vasto e intricato labirinto di lussureggiante vegetazione, composta d'una varietà immensa di piante serpeggianti, di alberi colossali, di palmeti , di edere e parassite , trasformarsi da se stesso senza veruna cultura ed apparecchio di sorta in verdeggianti campagne, in ameni frutteti, in magnifici parchi e giardini leggiadrissimi ! È un impossibile. E frattanto noi abbiamo bisogno di codesto popolo. Egli è il colono, l'unico, il miglior colono delle Amazzoni! La razza europea non può impunemente affrontar le lagune, le esalazioni miasmatiche di quelle solitudini, in cui cresce la sifonia elastica; in generale per le nostre industrie di esportazione abbiamo bisogno del braccio indigeno. Tale è l'opinione degli uomini competenti.
Ci è adunque mestieri curare e curare con diligenza codesto elemento prezioso , fin qui tanto disprezzato; ci è mestieri andar da lui , Signori, migliorarlo , sa vogliamo utilizzare le ricchezze infinite , che stan pullulando da codesto avventurato suolo, e i cui prodotti spontanei già rappresentano nel registro dell'esportazione dell'impero un valore annuale di molte migliaia di contos ( II reis è una moneta portoghese. - Un contos equivale ed un milione di reis, corrispondente a 6 250 fr. incirca (Nota del trad. )).
Eccovi la situazione. Come rimediarvi?
Per parte mia come rappresentante della religione, che è incontestabilmente il grande principio rigeneratore, per parte mia, dico , di quali forze attualmente dispongo per influire in codesto stato di cose e migliorarlo ? Che cosa ho io nelle Amazzoni ? Ah ! L'inventario è breve. Chiese quasi tutte miserabili e minaccianti rovina. Di ventiquattro parocchie sette soltanto sono provviste ! Un dieci Sacerdoti appena per questa vastissima provincia inclusivamente alla capitale ! Un piccolo seminario con alcuni alunni ! Ecco quello che io ho, dopo ben ventidue anni di sforzi e di sacrifizi per formare Sacerdoti nei tre seminarii diocesani ed in quei di Europa !
Devo io scoraggiarmi ed invilire, Signori miei? No ; con la mano sul mio petto di Vescovo e gli occhi fissi in Dio abisso d'eterna giustizia, ma ben anche d'infinita misericordia, giuro che non invilisco. In mezzo a questa immensa miseria morale e abbandono in che mi trovo, non è un gemito di sconforto e tristezza che uscirà dal mio cuore, come quello del Re profeta , gemitus cordis mei, è un grido animatore ch'io levo, acciocchè si venga presto al rimedio. E questo grido deve essere esaudito, e questo rimedio dev'essere applicato.
II. Una Chiesa sull'acqua.
L'idea, ch'io sto per esporre, balenò di repente nel mezzo di una conversazione con chiarezza così viva ad un tempo e così serena , come se fosse ispirazione del Cielo. Passò questa idea dal cuore di un santo Sacerdote al mio, inondandolo d'ineffabile consolazione ed entusiasmo (1).
Consiste questa idea nella costruzione di una nave a vapore, adattata esclusivamente al servizio di una missione permanente nella vallata delle Amazzoni. Sarà una Nave-Chiesa, un Tempio-Natante, che porterà a bordo un drappello di eccellenti Sacerdoti, onde percorrere continuamente in tutti i sensi l'immensa rete fluviale del fiume-mare, recando i lumi e i soccorsi dello spirito alle popolazioni cristiane e pagane, le quali vivono completamente nell'abbandono. Il lavoro artistico e la sopraintendenza della esecuzione saranno affidati ad uomini i più competenti tra i costruttori navali dell'Europa, i quali non dovranno perdere di vista, che il piano di questo vapore deve adattarsi esclusivamente ai fini di una missione puramente religiosa. La parte superiore del ponte sarà quasi tutta occupata dalla nave della Chiesa, nei cui ornamenti interni si porrà tutta la ricchezza e lo splendore possibile.
Come i cedri del Libano servirono per la costruzione del famoso tempio di Salomone, così i legni eccellenti e sì leggiadri, onde abbonda la nostra vallata , rialzeranno con lo screziato colorito de' loro smalti le pareti del sacro recinto. Nel fondo brillerà un altare con vago palchetto dorato ed il sacrario, ove risiederà il SS. Sacramento.
La nuova Basilica-Navale avrà il suo pulpito, la sua pila battesimale, il suo organo, e i necessari arredi e paramenti per l' esercizio non solo decente, ma splendido del culto cattolico. Di sotto si disporrà un appartamento decente pel Prelato diocesano, camere pei Sacerdoti, come pure stanze per gli impiegati e per l' equipaggio. Questo bastimento-missionario misurerà cento venti piedi di lunghezza e trenta di larghezza, pescando il meno che sarà possibile, affine di poter liberamente viaggiare non solo nelle Amazzoni , ma altresì negli affluenti nel crescere come nell'abbassar delle acque.
In fine nulla si risparmierà, perchè questa Basilica-Natante specialmente consecrata al SS. Sacramento sia in tutto degna del suo divino oggetto, e diventi per la sua eleganza e splendore un motivo di giusto orgoglio e gloria per le Amazzoni, e la edificazione del mondo intero.
Per la prima volta adunque, Signori, si vedrà fra noi il vapore, questa meravigliosa invenzione mederna, consacrata esclusivamente al servizio del Vangelo, portando realmente nostro Signore e Redentore ai popoli che lo aspettano , cioè la vita, la luce, la salvazione eterna degli uomini.
Tale sarà la missione gloriosa del Cristoforo , è questo il nome del nostro vapore che vuol dire portatore del Cristo. - Agevolare la diffusione del fecondo germe della civilizzazione cristiana , fino ai più incolti e remoti paraggi dell'Amazzonia.
(1) Mi è grato citar qui il nome del reverendo P. Kenelm Vaughan promotore dell'opera della Generale Espiazione, il quale passò non è molto fra noi. edificandoci coll' esempio di sue virtù. Questo degno Sacerdote nel primo slancio abbozzò rapidamente sulla carta un piano, di cui io approfittai alquanto per questo lavoro.
Riproduciamo da varii giornali d'Italia la seguente relazione del celebre astronomo Padre Denza Barnabita
« L'Associazione meteorologica italiana, coadiuvata efficacemente dai missionari italiani Salesiani, sta ordinando una rete di stazioni meteorologiche nelle regioni più meridionali del Sud-America. L'Osservatorio, a cui debbono far capo le nuove stazioni, è già stabilito coi migliori istrumenti a Montevideo (Uruguay) nel fiorente Collegio, che hanno i missionari suddetti a Villa Colon, e lavora con grande alacrità sotto la direzione del signor Domenico Albanello da Vicenza, istruito da me stesso per tale scopo.
» Ora ecco alcune notizie che ricevo oggi da quell'Osservatorio, le quali potranno interessare i lettori del suo giornale, e nel tempo stesso valgono a rettificare alcune relazioni esagerate, pubblicate tra noi su qualche fatto avvenuto in quelle lontane regioni
« Montevideo,
Villa Colon, 15 febbraio.
» Le mando le osservazioni dello scorso gennaio fatte in questo Osservatorio. Esse sono non poco importanti pei grandi fenomeni, che ebbero luogo nel mese suddetto, e di cui le riassumo le più importanti.
» 1. Durante tutto il mese contemplammo il magnifico crepuscolo , che secondo i giornali si osserva qui dovunque.
» 2. Nel giorno 4 il mare si ritirò dal nostro porto di circa 300 metri con sì grande violenza, che gli alberi delle navi toccarono le acque. Non vi furono vittime, salvo una persona che stava a bagnarsi e che non fece in tempo a ritirarsi. Dieci minuti prima che succedesse un tal fenomeno, che fu creduto un maremoto, osservai con meraviglia che l'ago magnetico aveva deviato verso ovest di quasi 50 minuti d'arco. Sul momento non ne sapevo spiegare la causa, ma dopo tale avvenimento esso ritornò al suo stato normale.
» 3. Il giorno 16 terribile burrasca. Molto incostante fu in questo giorno la direzione del vento, molto alta la temperatura, e l'atmosfera carica di elettricità. Infatti la pressione atmosferica che durante il giorno si mantenne a 752 mm. alle 5 di sera cominciò ad abbassarsi bruscamente. Alle 6 e mezzo cominciarono i lampi e alle 7 la direzione predominante del vento era quella di SE e SW. Alle 7 e un quarto, quando appunto la pressione barometrica abbassava fino a 746 mm., il temporale giunse al maximum di sua forza. Il vento camminava con una velocità vertiginosa di 65 chilometri per ora , mentre i vivissimi lampi e gli spaventosi tuoni indicavano con quanta forza si scaricava l'elettricità. Immensi furono i danni.
» 4. Il giorno 20 fummo i primi ad osservare ad occhio nudo la cometa di Pons nella costellazione della Balena. Per più notti si vedeva dalla 9 alle 10 e mezzo.
» Un'altra notizia molto consolante si è che ho aperto un altro Osservatorio alla Boca, cittadella della Repubblica Argentina, lungo la spiaggia del Rio della Plata.
» Il direttore di quel Collegio, D. Bourlot, accettò con molto piacere questo incarico. Gli mandai due termometri a massima ed a minima, Pluviometro, Istruzioni sui temporali, l'Orzometro, una Banderuola, e tra poco gli manderò un barometro Fortin; sono dietro a farci la correzione.
DoMENIco ALBANELLO. »
« Annunzio qui in fine con soddisfazione che vi ha fondata speranza di stabilire tra non molto un'altra stazione meteorologica nell' estrema Patagonia, a Punta Arenas, presso il Capo Horn, dove gli stessi Salesiani andranno tra breve a stabilire una missione.
Dall'Osservatorio di Moncalieri, 14 marzo 1884.
P. F. DENZA. »
Fin dal 13 dello scorso mese si sparse la notizia che Sua Santità Leone XIII creava Vescovo titolare di Cafarnao, e dava per ausiliare dell'Eminentissimo Cardinale Alimonda, Arcivescovo di Torino , il Teologo Giovanni Battista Bertagna , ultimamente Canonico e Vicario generale della Diocesi d' Asti, ma per nascita, per istudio, per domicilio , e per altri titoli appartenente all' Archidiocesi di Torino. La notizia fu ricevuta con somma allegrezza da quanti hanno l'onore di conoscere le virtù ed i meriti dell'egregio ecclesiastico; ed il 24 dello stesso mese questa veniva rinnovata e - confermata, avendolo Sua Santità preconizzato solennemente nel Concistoro, tenuto in quel giorno.
Ben pochi Sacerdoti sono cotanto benemeriti della Chiesa e in particolare dell' Archidiocesi di Torino, quanto il Teologo Bertagna. Nato nel 1828 da ragguardevole famiglia di Castelnuovo d'Asti, patria altresì del nostro D. Bosco, Mons. Bertagna tra gli altri studii attese con predilezione a coltivare la teologia morale nel Convitto di S. Francesco d'Assisi in Torino, Istituto celeberrimo e per lo scopo e per l' utilità sua, il quale ebbe l'onore di essere stato assalito nel Gesuita Moderno da Vincenzo Gioberti, nemico della Chiesa cattolica, e perciò dei Gesuiti. Egli fu pure come D. Bosco allievo dell'illustre Sacerdote Giuseppe Cafasso Rettore di quel Convitto, - e grande benefattore del nostro Oratorio. Dopo la morte del Cafasso, avvenuta nel 1860, fu nominato Rettore del Convitto il canonico Eugenio Galletti, che poi morì Vescovo di Alba, e Mons. Bertagna venne eletto Capo delle Conferenze morali. In questo ufficio l'esimio Teologo per circa 18 anni fu il maestro di tutti i Sacerdoti di Torino , e di più altri delle vicine Diocesi, i quali prima di mettersi ad esercitare il sacro ministero nel tribunale di penitenza attendevano per due anni allo studio della morale pratica, sotto la sua direzione , riguardandolo siccome un oracolo nell'arte di guidare le anime negli ardui sentieri della virtù. Alle sue lezioni accorrevano non solo i preti novelli, ma i più esercitati ancora, tutti ammirando la chiarezza di sua mente , la profondità del suo sapere, e la facilità di sciogliere i più scabrosi casi di coscienza.
Mons. Bertagna continuò, finchè gli fu permesso, il suo insegnamento al Convitto, prima presso S. Francesco d'Assisi, poscia presso il Santuario della Consolata. Ma nel 1878, essendo stato disciolto il Convitto dal compianto Mons. Lorenzo Gastaldi, Mons. Savio, Vescovo d'Asti, buon conoscitore degli uomini, chiamava il Bertagna in sua Diocesi e nominavalo professore di Teologia morale e direttore di Conferenza nel suo Seminario ; poco appresso facevalo suo Provicario generale e canonico della Cattedrale. Morto Mons. Savio nel 1881, il dotto Teol. ed intrepido Mons. Antonio Sossi, Vicario capitolare, lo scelse parimente per suo Provicario. Il nuovo Vescovo d'Asti, Mons. Ronco, creò il Bertagna suo Vicario generale; e siccome per la sua pietà, prudenza e dottrina egli era molto amato da tutta la diocesi astese, così il Clero di Torino, che non potè mai dimenticarlo, disperava ormai di riaverlo.
Ma ciò non doveva essere ; e Sua Santità Leone XIlI , rimunerando le virtù e le fatiche di Mons. Bertagna, e ridonandolo all'Archidiocesi torinese , premiava ad un tempo l' esemplarissimo suo Clero, il quale gli sarà per ciò doppiamente riconoscente, e pel dono incomparabile dell' Eminentissimo Arcivescovo, e per quello pure desideratissimo di un maestro, o condiscepolo od amico, datogli per Vescovo ausiliare.
Ci piace di segnalare qui una circostanza , la quale parve affatto provvidenziale, ed atta alle più soavi ed utili riflessioni, ed é la seguente: - La prima notizia della nomina del Teol. Bertagna a Vescovo, e a Vescovo ausiliare in Torino . si sparse nella 3' Domenica di Quaresima, quando i Sacerdoti nella santa Messa leggevano nell'Offertorio queste parole del Salmo 18: Justitiae Domini rectae , laetificantes corda, et judicia ejus dulciora super mel et favum: Le giustizie del Signore sono rette e rallegrano il cuore, e i suoi giudizi sono più dolci del miele e del favo del miele.
Sappiamo che varii Sacerdoti, i quali in quel mattino già conoscevano la grata notizia, nell'incontrarsi in queste divine parole, si sentirono commossi sino alle lagrime, ed ammirarono la bontà di Dio, che atterra e suscita, che affanna e che consola.
Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respons. Tip. di San Vincenzo de' Paoli, Sampierdarena1384.
LOMBARDO (P. Vincenzo dei predicatori). Panegirico della Sacra Sindone detto nella Metropolitana dì Torino la Quaresima del 1884 e dedicato all'Em.mo Cardinale Arcivescovo Gaetano Alìmonda - In-8' gr. di pag. 20; ediz. elzeviriana . . L. 0 50
TREBBI (Sac. Giovanni). La Desolata; Parole recitate a Spadarolo nel Venerdì Santo del 1867; - 1884; pag. 48 su carta distinta » 0 30
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