ANNO VIII. N. 10. Esce una volta al mese. OTTOBRE 1884
Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32; TORINO
SOMMARIO. - Il Santo Rosario e la parola del Sommo Pontefice - Enciclica Pontificia --Le quindici promesse di Maria - Il Rosario e la salvezza in una miniera - Grazia di Maria SS. Ausiliatrice - Lettera dal Brasile - Collegi Salesiani -- Educatorii per fanciulle - Festa del Sacro Cuore di Gesù nel collegio di Alassio - Una passeggiata al Santuario di Crea. - Festa di S. Luigi nel collegio di S. Basilio di Randazzo - L' Amazzonia - La Patagonia e le Terre Australi del Continente Americano - Triduo a S. Giovanni Evang. in Torino -Bibliografia: La mente ed il cuore di Silvio Pellico - Il vero Anticolerico ed il Rosario - La causa delle Anime purganti.
É la terza volta in pochi mesi che il Sommo Pontefice Leone XIII leva la voce dal fondo del suo palazzo Vaticano , dal fianco della tomba di S. Pietro, invitando i fedeli ed imponendo loro di unirsi tutti insieme per invocare l'aiuto della Santissìma Madre di Dio e Madre nostra, nelle presenti e nelle future imminenti calamità. La prima volta comandava che sul finire di ogni Messa si recitassero tre Ave ed una Salve Regina con apposito Oremus ; la seconda che con triduo solenne si onorasse in modo speciale e in tutto il mondo la festa della Natività di Maria Vergine; ed ora per la terza volta vuole che si consacri a Maria tutto il mese di ottobre colla recita quotidiana del Santo Rosario in ogni chiesa e cappella dell'orbe cattolico.
Mesta , affettuosa, energica è la voce del Santo Padre. Interprete della volontà di Dio e della sua bontà , che si riversa sulla terra dal Cuor dì Maria, messo a sentinella e duce della casa del nuovo Israello, Esso compie l' obbligo suo. Gesù Cristo , nella sala del cenacolo, dopo avere istituito il SS. Sacramento dell'Eucarestia , impose a lui nella persona di Pietro di confortare nella fede i suoi fratelli : Et tu aliquando conversus con firma fratres tuos. E tu all'occorrenza rivolto conferma i tuoi fratelli (Luca XXII, 32). Ed il Papa si volge ai fratelli e figli suoi e parla e conferma. Esso indica la cagione per cui la fede si illanguidisce , gli errori si impossessano delle menti, l'empietà sembra trionfare. La divozione a Maria SS. va scemando nelle masse del popolo e specialmente in molti luoghi è andata quasi in disuso la pia pratica quotidiana del Santo Rosario. Ed è la preghiera che ravviva la nostra fede ; la preghiera che Maria prende dal nostro labbro, presenta al suo Divin Figlio; con questa intercede da Gesù ogni specie di grazie, specialmente le spirituali , che tengono il primo luogo, anzi, direi , sono il tutto.
Questa preghiera però conviene che abbia la forza e l'efficacia di quelle parole che a Gesù rivolgeva quell'infelice padre a' piedi del Tabor : Credo, Domine, adiuva incredulitatem meam. Io credo, Signore, aiuta la mia incredulità (Marco IX, 23).
Ed il suo fanciullo che era ossesso dal demonio e steso in terra quasi morto, dopo lo più spaventose convulsioni , fu preso per mano da Gesù, risvegliato, ed alzato. II giovanetto potè allora contemplare il viso amabilissimo del suo Salvatore. In questo giovanetto mi raffiguro l'attuale società e specialmente la crescente generazione , la quale, quasi salutando Satana a suo principe, si dibatte tra le convulsioni delle massime più spaventose , dell'incredulità più stupida, dell' odio al suo Creatore e Redentore. Sopra di essa si addensano i neri nuvoloni dei castighi che non tarderanno a piombare. Chi la salverà? Le lagrime e la preghiera della Chiesa, il crescere della fede in coloro che rimasero fedeli a Dio, l'invocazione di Colei che fu vergine fedele e tutte le eresie vinse e sterminò nell'universo mondo. Alle preghiere dei giusti presentate da Maria, Gesù benedetto prenderà per mano il miserabile fanciullo, il quale, risanato e rialzato , riconoscerà l'amore di quel Dio che ora rigetta.
Origine e scopo del SS. Rosario.
Ed ecco il fine pel quale il Sovrano Pontefice indice la recita del Rosario in tutto il mondo. Il Rosario è la preghiera della fede e del risanamento delle nazioni. Leggete la storia. Il Santo Rosario fu instituito da Maria SS. per recare la pace alla terra e riconciliarla con Dio. Nel secolo dodicesìmo e decimoterzo l'eresia Albigese, mescolanza dei pìù mostruosi errori e dei costumi più scellerati, infestava orribilmente la Chiesa di Gesù Cristo. La contea di Tolosa, moltissime città della Francia e specialmente la Linguadoca si erano ribellate all'autorità dei Romano Pontefice. Ogni cosa andava a sangue e a tumulto. Coi mezzi umani era impossibile ricondurre la carità fra quei forsennati che avean fatto getto della fede. S. Domenico allora, risoluto di vincere l'eresia, implorò il soccorso della Vergine, di Colei che S. Cirillo avea proclamata nel Concilio di Efeso lo scettro dell'Ortodossia. Venne esaudito. Mentre un giorno stava vegliando in orazione, fu tratto in estasi vide Iddio nell'atto che impugnati colla destra onnipotente tre acutissìmi strali, già stava per iscagliarli sulla terra, per disfarsi di una genia di uomini così superbi, viziosi, corrompitori. Domenico era atterrito a quello spettacolo, quand'ecco comparisce .Maria SS. che rivolgendosi al Divin Salvatore, così gli dice: « Figlio mio! Non dimenticate, ve ne supplico, la vostra misericordiosa bontà. Voi non volete la morte dei peccatori , ma che si convertano a penitenza e siano salvi. Ebbene ! Ecco io stessa mi piglio l'impresa di ricondurvi i traviati sul sentiero della virtù, e gli eretici e gli infedeli alla fede. Calmate il vostro sdegno, buttate lungi da voi quelle folgori, placatevi. Io farò sì che gli uomini a voi si consacrino coll'ossequio della mente, del cuore , della lingua e di tutta insieme la loro persona. » Quindi si rivolgeva a S. Domenico e gli diceva « Domenico ! Comprenda la tua mente il mio pensiero ; va, predica per ogni dove ìl mio Rosario; a te lo raccomando ed ai tuoi figli ; sarà questo pronto ed efficace rimedio a tanti mali. Rosarium institue; hoc tot malis erit remedium.
Domenico al lampo di quella luce divina vide il disegno , la forma , l' ordine della novella preghiera. La contemplazione dei principali misteri della vita di Gesù Cristo Signor Nostro e della sua Santa Madre forma l'ossequio della mente. La preghiera vocale del Pater, dell' Ave e del Gloria Patri forma l'ossequio della lingua ; l'affetto che si svolge naturalmente da questo meditazioni e preghiere, ripetute le tante volte e coronate da giaculatorie e Litanie, forma l'ossequio del cuore.
Domenico e i suoi religiosi incominciarono tosto a predicare il Santo Rosario come Maria SS. avealo insegnato, e i popoli presero a recitarlo. In breve tempo le intere popolazioni ritornarono in seno alla Chiesa e quell'eresia dileguossi talmente, che più non ne rimase traccia sopra la terra.
Splendide vittorie ottenute col S. Rosario.
Da quel tempo il Santo Rosario divenne la preghiera non solo dei singoli fedeli , ma della Chiesa universale, tutte le volte che doveasi ricorrere a Maria SS. per aver soccorso contro i nemici della nostra Fede santissima.
Nel 1573 Pio V ne istituiva la festa , in memoria della famosa battaglia di Lepanto , vinta dai Cristiani sui Turchi , il giorno stesso in cui le confraternite del Rosario facevano pubbliche processioni in Roma e in tutto il mondo cristiano.
Nel 1682 i Turchi in numero di duecentomila comparivano sotto Vienna decisi di atterrare quel baluardo dell'Europa cristiana. La Chiesa però non avea dimenticata la sua prima vittoria e neppure avea obliato il patrocinio cui essa la doveva. Di nuovo venne invocata Marìa colla recita del S. Rosario in tutte le chiese ; ed il Turco fu respinto per sempre dalla spada di Giovanni Sobieschi.
Clemente VI stimò egualmente grazia segnalatissima della Madonna la splendida vittoria di Petervaradino riportata nell'Ungheria sulle innumerevoli schiere di Turchi dal principe Eugenio di Savoia, generalissimo delle truppe di Carlo VI imperatore. La battaglia accadde in quello stesso giorno nel quale si celebrava la festa della dedicazione di Santa Maria ad Nives e quasi nello stesso tempo nel quale i Confratelli del Santissimo Rosario nell'alma città di Roma, con pubblica e solenne supplicazione , con ingente concorso di popolo e con gran pompa religiosa imploravano umilmente la potente intercessione della Vergine Madre di Dio aiuto dei Cristiani. Era l'anno 1716.
Sul principiare di questo secolo essendo Pio VII prigioniero di Napoleone prima a Savona poi a Fontainebleau, ai Cristiani , altro più non rimaneva che imitare i fedeli della Chiesa primitiva , quando San Pietro era in prigione ; pregare. Pregava il venerando Pontefice e con lui pregavano tutti i cattolici , implorando l'aiuto di Colei che è detta : Magnum in Ecclesia praesidium: Grande presidio della Chiesa. E Maria, mossa a pietà dei gemiti del Vicario di Gesù Cristo e delle preghiere dei suoi figliuoli, cangiò in un momento le sorti d'Europa e di tutto il mondo.
Indulgenze che si acquistano colla recita del Rosario.
Per questi splendidi segni della protezione di Maria ottenuti per mezzo della recita del S. Rosario , i Papi concessero numerose indulgenze a coloro che praticassero questa divozione. - 1. Cento giorni d'indulgenza per ogni Pater ed Ave a tutti coloro i quali reciteranno il Rosario intiero, o che ne reciteranno la terza parte. 2. Cinque anni ed altrettante quarantene a tutti i fedeli che reciteranno la terza parte del Santo Rosario. 3. dieci anni ed altrettante quarantene, a chi almeno contrito reciti
una terza parte del Rosario in unione di altri fedeli, in chiesa o in casa che sia. 4. A coloro i quali ne avranno recitata la terza parte tutti i giorni per un anno indulgenza plenaria in un giorno a loro scelta , purchè, confessati e comunicati, preghino secondo l'intenzione del Sovrano Pontefice. 5. Indulgenza plenaria nell'ultima domenica di ogni mese a chi avrà il pio costume di recitare insieme con altri la detta terza parte di Rosario almeno tre volte la settimana, purchè pentito, confessato e comunicato, visiti qualche chiesa o pubblico oratorio ed ivi per qualche spazio di tempo preghi secondo la mente del Pontefice. Per guadagnare queste indulgenze , bisogna che la corona sia benedetta da un sacerdote che ne abbia il potere speciale e che si aggiunga la meditazione dei misteri alla recita delle decine. Moltissime altre indulgenze furono concesse ai confratelli e alle consorelle della Compagnia del Rosario.
Il S. Rosario nei tempi passati.
Tante grazie della Madonna, tante indulgenze concesse , resero popolare in tutto il mondo la recita del Santo Rosario e fu tra le cause precipue che la fede si conservasse cosi viva nei cuori , specialmente degl'Italiani. Nei tempi passati il Rosario era la preghiera quotidiana delle famiglie, la preghiera che salutava il sole morente come sospiro a quei giorni eterni nei quali la luce increata più non tramonterà ; era come il sacerdozio del capo di famiglia a cui spettava sempre l'alto onore, mai rinunziato di intuonarlo, era un cantico che consacrava quasi tempio il tetto paterno. Si nasceva, si viveva , si moriva al suono misterioso e di ineffabile dolcezza dell'Ave Maria.
Il Rosario era la prima voce materna che risuonava attorno alla culla del neonato bambino ; era l'ultimo sospiro dei parenti intorno al feretro che veniva deposto nel cimitero all'ombra della croce. Nei giorni dell'afflizione era il gemito che chiamava in soccorso Maria , nei giorni della pace era il cantico dell'allegrezza.
Pochi o nessuno osavano sottrarsi alle santa abitudine di recitarlo tutti i giorni, In sul far della sera, se ti recavi a diporto sulle spiagge del mare, tu udivi dai nobili palagi e dai tuguri dei pescatori uscire il sommesso mormorio del Rosario cui facea eco l'onda , che melanconica rompevasi sulle arene della spiaggia. Se ti inoltravi nei paesi al di là dei monti, dai vigneti, dalle colline, dalle valli, dalle aie delle abitazioni campestri , il venticello ti recava sulle sue ali indistinto e gradito il suono del Santo Rosario. Se ascendevi sulle più alte montagne ascoltavi i pastori raccolti intorno ai loro fuochi ripetere il Santo Rosario; in quella calma sublime rotta solo dalla voce dei torrenti, che dai profondi valloni fanno salire la fioca loro voce , ti parea che come nella visione di S. Giovanni Evangelista gli esseri inanimati si unissero aglì esseri intelligenti per cantare con un cantico immenso le glorie di Dio e di Maria SS. I marinai in mezzo alle sterminate solitudini dell'oceano è col Santo Rosario che incominciavano le loro vigilie e pregavano la stella del mare a guidarli in porto sicuro: ed è con questo Rosario in mano che i Colombo, i Vasco de Gama, i Cavrial e gli altri famosi navigatori scoprivano le isole e i continenti delle Americhe, delle Indie e dell'Affrica.
I re, i capitani, gli intieri eserciti è colla recita del Santo Rosario che si animavano agli eroici combattimenti e pregavano Dio a segnar loro la via della. vittoria. In tempo del celebre assedio di Torino, nel 1707, si vedevano i battaglioni piemontesi anneriti dal fumo e dalla polvere ritornare dalle mura in piazza S. Carlo e posto un crocifisso sovra i tamburi accatastati a modo di altare, recitare il Santo Rosario; e poscia il Santo Rosario precedere il rullo dei tamburi e lo squillo delle trombe che li richiamavano sugli spaldi per rilevare i compagni stanchi dalle pugne continue. Ed allora fu visto un pugno di eroi sostenere , rintuzzare l'impeto di sessantamila nemici e salvare gloriosamente la patria. Oh tempi antichi di fede, ove siete andati? Dovremo dunque disperare il rinnovellarsi di questo glorioso passato ? Dovremo sempre assistere a questo desolante declinar della fede nei cuori ? Non lo credo! Torneranno quei giorni antichi ? Lo spero ! Dio ha fatte sanabili le nazioni. Il cuore degli uomini è nelle mani di Dio, il quale veglia sempre sulla sua Chiesa. La Vergine Benedetta è sempre l'Ausilio dei Cristiani , e eziandio per lei fu detto : Prospera , procede et regna. La preghiera è onnipotente : Petite et accipietis. Adveniat regnum tuum !
Ed ecco perchè il Santo Padre grida a tutto il mondo che si reciti il Santo Rosario. Perchè si accresca la fede nei figliuoli che alla Chiesa rimasero obbedienti e per questa preghiera resa efficace dalla fede più vivida, Iddio per mezzo di Maria riconduca all'ovile le pecorelle smarrite ; e tutti insieme i giusti ed i ravveduti facciano risuonare di bel nuovo la terra coi cantici del S. Rosario.
« A tutti i Venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi del mondo cattolico aventi Grazia e Comunione con la Santa Sede Apostolica.
» Leone PP. XIII,
» VENERABILI FRATELLI ,
» SALUTE ED APOSTOLICA BENEDIZIONE,
» Noi nell'anno passato abbiamo , come tutti sapete , con nostre lettere encicliche decretato che in tutte le parti del mondo cattolico, per ottenere il soccorso celeste a favore della Chiesa messa a così dure prove , la possente Madre di Dio sarebbe onorata secondo il santissimo rito del Rosario durante il mese di ottobre. Ciò facendo, abbiamo seguito il Nostro proprio giudizio e l'esempio dei nostri predecessori che nei tempi più difficili della Chiesa con uno zelo sempre più grande di pietà, hanno usato di cercare un rifugio presso l'Augusta Vergine e implorare il suo aiuto con supreme preghiere.
» La Nostra volontà è stata dovunque ubbidita con un tal fervore ed una tale concordia degli animi che ne è uscito fuori una prova luminosa dell'ardore per la religione e la pietà che esiste nel popolo cristiano, della speranza universale che si fonda nella protezione celeste della Vergine Maria. Questo fervore di una pietà e di una fede dichiarata Ci ha recato un sollievo ed una grande consolazione; e Noi lo confessiamo in mezzo a queste noie e a questi mali il cui fardello pesa sopra di Noi, Ci ha dato coraggio a sopportarne di più gravi ancora, se egli è nel volere di Dio che gli abbiamo a sopportare. Perchè chè mentre che lo spirito di preghiera si spande sopra la casa di David e sopra gli abitanti di Gerosolima, Noi siamo condotti a sperare certamente che un giorno Iddio Ci esaudirà ; e che sentendo pietà per le vicissitudini della sua Chiesa, Egli ascolterà in fine le preghiere di coloro che l'implorano per mezzo di Colei chi ha voluto che fosse la dispensatrice delle grazie celesti.
» Per la qual cosa, innanzi alla permanenza delle cause che Ci hanno portato ad eccitare la pietà pubblica nell'anno caduto, Noi, come l'abbiamo detto, abbiamo creduto debito Nostro, o venerabili Fratelli , di esortare ancora in quest'anno i popoli cristiani a perseverare in questo modo di preghiere e in queste formole dette del Rosario di Maria, e a meritare così l'efficace protezione della possente Madre di Dio. Poichè i nemici del nome cristiano mettono una tale ostinazione nei loro propositi, i difensori non debbono avere una volontà meno costante , quando specialmente il soccorso celeste e i benefizi che Dio ci dà, sono il più delle volte frutti della nostra perseveranza.
» E giova il richiamare alla memoria l'esempio di quella grande Giuditta , vero tipo della Vergine benefattrice , che represse la stolta impazienza dei Giudei che voleano stabilire a lor grado il giorno in cui Dio doveva soccorrere la città oppressa.
» E buono ancora di osservare l'esempio degli Apostoli che hanno aspettato il dono immenso del Paracleto a loro promesso, perseverando unanimemente nella preghiera con Maria, Madre di Gesù.
» E veramente trattasi ora di un'intrapresa ardua e di grande importanza, quella di umiliare nell'orgogliosa cima della sua potenza un inimico antico e astutissimo , di restituire la libertà alla Chiesa ed al suo Capo, di salvare, di proteggere i baluardi sui quali riposano la sicurezza e la salvezza della umana società. Pertanto conviene vigilare perchè in questi giorni di lutto per la Chiesa, il santo uso del Rosario di Maria sia osservato con zelo e pietà, tanto più che questa preghiera essendo composta in guisa da considerare per ordìne tutti i misteri della nostra salute, è attissimo a rinfervorare lo spirito di pietà.
Cosi all'avvicinarsi dèl mese di ottobre, mese in cui si celebra la solennità consacrata a Maria Vergine del Rosario , Noi abbiamo deciso di rinnovare, ancora per quest'anno tutte le prescrizioni stabilite nell'ultimo anno. Decretiamo quindi e ordiniamo che dal primo giorno di ottobre al secondo di novembre in tutte le chiese parrocchiali , ìn tutti i santuari pubblici dedicati alla Madre di Dio e in altri a scelta dell'Ordinario, si reciti ogni giorno almeno le cinque decadi del Rosario aggiungendovi le Litanie : se è nel mattino si dirà la S. Messa durante le preghiere, se dopo il mezzogiorno sarà esposto all'adorazione il SS. Sacramento e in seguito si darà la benedizione.
» Noi desideriamo che le Confraternite del Rosario, dovunque, ove le leggi lo permettono, facciano una solenne processione per le vie ad eccitamento della pubblica pietà.
» Per ciò poi che riguarda l'Italia è oggi sopratutto necessario di implorare con la preghiera del Rosario l'aiuto della Vergine mentre che una calamità impensata è venuta tra noi prima che minacciata. La peste asiatica passando i limiti che la natura seguendo la volontà di Dio pareva assegnarle, ha invaso le spiaggie popolatissime di un porto francese e di là le regioni limitrofe dell'Italia. Si vuole dunque cercare un rifugio appresso di Maria, appresso di Colei che la Chiesa chiama a giusto titolo e a buon diritto la salutare , l'ausiliatrice , la protettrice, affinchè propizia alle preghiere che le sono gradite, Ella si degni apportarci il soccorso implorato e di cacciare lungi da noi l'impuro morbo.
» Noi per aprire alla pietà cristiana i tesori celesti della Chiesa rinnoviamo tutte le indulgenze concesse nel passato anno.
A tutti coloro che ai giorni prescritti avranno assistito alla recita pubblica del Rosario e che avranno pregato secondo la Nostra intenzione, ed eziandio a coloro che, impediti da una causa legittima , avranno fatto questo in privato, concediamo per ciascuna volta una indulgenza presso Dio di sette anni e di sette quarantene. A coloro poi che nel tempo detto avranno compiuti questi esercizi dieci volte almeno sia pubblicamente nelle chiese, sia per de' giusti motivi nell'interno della loro casa, e che si saranno confessati e comunicati, concediamo sopra il tesoro della Chiesa la grazia plenaria dei loro peccati. Concediamo pure questa grazia plenaria dei peccati e la remissione delle pene a tutti coloro che, sia nel giorno della festa della Beata Vergine del Rosario , sia in un giorno qualunque dell'ottava seguente, si saranno confessati e comunicati, e avranno supplicato Dio e la sua Madre Santissima secondo la Nostra intenzione in un edifizio sacro al Signore.
» Volendo ugualmente provvedere a coloro che vivono alla campagna e che sono specialmente nel mese di ottobre impediti dalla coltura dei campi , concediamo che tutto ciò che abbiamo qui sopra decretato come pure le sacre indulgenze da guadagnarsi nel mese di ottobre , possa essere differito ai mesi seguenti di novembre e di dicembre secondo la decisione prudente degli Ordinari.
» Non dubitiamo punto , o venerabili Fratelli, che frutti ricchi ed abbondanti non rispondano a tali sforzi, soprattutto se le Nostre piantagioni che la vostra sollecitudine avrà inaffiate ricevano dal cielo l'abbondanza della grazia di Dio per il loro sviluppo. Noi teniamo per certo che il popolo cristiano si mostrerà obbediente alla Nostra parola ed alla Nostra autorità apostolica con quella fede e quel fervore di pietà di cui dette l' anno passato amplissima prova.
» Voglia la Patrona celeste, invocata con la preghiera del Rosario, assisterci propizia, e far sì che, tolta ogni dissidenza di opinioni, e restaurata la causa cristiana in tutte le parti del mondo, Noi ottenghiamo da Dio la tranquillità desiderata della Chiesa.
» In pegno di questo benefizio, a Voi, al vostro Clero e ai popoli confidati alle vostre cure mandiamo con amore la benedizione Apostolica.
» Dato in Roma presso S. Pietro il 30 agosto 1884, settimo anno del Nostro Pontificato.
» LEONE PP. XIII. »
1. Chi mi servirà costantemente recitando il mio Rosario, riceverà qualche grazia speciale.
2. A tutti coloro, che divotamente reciteranno il mio Rosario, prometto la mia specialissima protezione e grazie grandi.
3. Il Rosario sarà un' armatura potentissima contro l'inferno , distruggerà i vizi , dissiperà il peccato ed abbatterà le eresie.
4. Esso farà rifiorire le virtù e le opere sante, farà conseguire alle anime le copiose misericordie di Dio, e tirerà i cuori degli uomini dall' amore vano del mondo all'amore di Dio, e li solleverà al desiderio delle cose eterne. Oh quante anime si santificheranno con questo mezzo !
5. L'anima che si raccomanda col Rosario, non perirà.
6. Chiunque reciterà divotamente il SS. Rosario colla considerazione de' suoi sacri misteri non sarà oppresso da disgrazie , non verrà castigato dalla giustizia di Dio , non perirà di morte improvvisa, ma si convertirà se peccatore e si conserverà in grazia , se giusto , e sarà fatto degno della vita eterna.
7. I veri divoti del mio Rosario non morranno senza i SS. Sacramenti.
8. Voglio che i recitanti il mio Rosario in vita ed in morte abbiano il lume e la pienezza delle grazie , ed in vita ed in morte sieno ammessi a partecipare ai meriti dei beati nel paradiso.
9. Io , alla giornata , libero dal purgatorio le anime divote del mio Rosario.
10. I veri figliuoli del mio Rosario goderanno una grande gloria in cielo.
11. Tutto quello che chiederai per il Rosario, impetrerai.
12. Coloro che propagano il mio Rosario , saranno da me soccorsi in ogni loro necessità.
13. Io ho impetrato dal mio Dìvin Figliuolo che tutti quelli della Confraternita del Rosario possano avere a loro confratelli tutta la corte celeste in vita e in morte.
14. I recitanti il mio Rosario sono miei figliuoli e fratelli a Gesù Cristo mio unigenito.
15. La devozione al mio Rosario è un gran segno di predestinazione.
(*) Fatte al Patriarca S. Domenico.
Il 20 giugno si sprofondava per l'altezza di 100 metri l'ingresso di una miniera a Schwientochlowitz nell'Alta Slesia, mentre trovavansi nell'interno di essa 43 minatori. Era un immenso acervo di macerie che ostruiva l'ingresso della galleria. Ciascuno li credette perduti, poichè sembrava impossibile poter rimuovere tanta mole di pietre e di terra prima che i sepolti fossero morti. Quindi attoniti gli altri operai stavano osservando quella rovina, e dichiarando cosa impossibile sàlvare i compagni, erano sul punto di abbandonarli alla loro sorte. Ma un impiegato della miniera , il signor Reifland , fervoroso cattolico insistette perché si desse mano ai lavori di dissotterramento. Immantinente i direttori e i proprietari delle miniere, le autorità, compreso il presidente della provincia di Slesia, fecero a gara nello spiegare il più lodevole zelo. Migliaia di persone erano accorse sul luogo. Dopo un lavoro penosissimo di sei ore, si giunse a scoprire l'entrata della galleria. Nessun può descrivere l'ansia solenne di quell'istante e il silenzio generale che seguì il grido : - È scoperta ! - I primi operai penetrarono nel cunicolo. I quarantatrè sepolti stavano distesi immobili. Erano ancor vivi, ma in essi si notava appena un soffio di vita. Trasportati immediatamente fuori, venner loro prodigati i necessari soccorsi; dopo di che i più non tardarono a ristabilirsi. Essi raccontarono che, durante il loro soggiorno sotto terra, non avevan quasi mai cessato di recitare il Rosario e d'invocare santa Barbara, patrona delle miniere. La loro fede fu degnamente ricompensata.
Allorquando l' ultimo di essi venne tratto fuori della miniera, il direttore signor de Auenson invitò le 3,000 persone presenti a render pubblicamente grazie a Dio, e tosto la folla intonò il Te Deum in tedesco con un fervore e con una espressione che commossero fino alle lacrime.
Sia benedetta la SS. Vergine che non cessa di spargere a larga mano i suoi favori su coloro che a lei ricorrono con fiducia figliale. Ecco una prova novella del suo potente patrocinio.
Guarigione della difterite e conseguenze.
Nel maggio 1880 Evangelina, graziosa fanciulletta di anni cinque fu assalita da una difterite della specie più maligna, che non ostante tutti i più diligenti soccorsi dell'arte faceva temere assai della sua vita. Richiesto il Sacerdote Giacomo Bellia, la benedisse colla reliquia del B. Benedetto Giuseppe Labre ed avvicinandosi il 24 maggio promise di celebrar per lei la S. Messa nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice in Torino. Così fece, ed al suo ritorno da Torino trovo l'Evangelina fuori di pericolo.
Ma che ? La malattia le aveva lasciato un triste ricordo. Le era rimasto un difetto gravissimo nella vista, in un braccio , nella gamba destra e nella lingua per cui non poteva farsi intendere ne reggersi in piedi. Qual dolore per tutta la famiglia ! E senza speranza, perchè i medici consultati asserirono d'accordo essere ciò un inconveniente, conseguenza della malattia per i fortunati che riescono a campar la vita. Ecco dunque divenire la desolazione della famiglia , quella che prima ne era la gioia e l'ornamento.
La madre desolata, vedendo che i mezzi umani erano pienamente esauriti , pensò di riccorrere ai celesti. Delibera perciò di approfittarsi dell'Esposizione di Torino, onde cogliere l'occasione di correre a prostrarsi ai piedi di Maria Ausiliatrice nel suo rinomato Santuario. Va infatti , supplica Maria SS. con calde lagrime di farle la grazia completa, promette di vestir per tre anni la sua Evangelina con abito di color ceruleo, di condurla se guarita a Torino a ringraziarla nel suo Santuario , di allevarla a Lei divota. Ciò avveniva dalle ore 9 alle 10 del mattino.
Il giorno dopo ritorna a casa e la prima a farsele incontro al rumor della vettura ed a gridare a voce chiara : Mamma hai fatto buon viaggio? fu appunto Evangelina. A tal vista la madre fuori di sè si slancia dalla carozza, non può credere agli occhi suoi vedendo la figlia interamente guarita , abbraccia e bacia Evangelina , e corre dalla suocera a domandare quando fosse venuto tale mira bile cambiamento. La suocera le risponde : Ieri dalle 9 alle 10 del mattino la bambina cominciò a ricuperare la vivezza primiera dello sguardo, a parlar più chiaro e ritornare a poco a poco ma in poche ore alla perfetta sanità che avea goduto prima della difterite. Si immagini chi può la riconoscenza della famiglia per Maria SS. Ausiliatrice. Par parte mia rinunzio a descriverla.
Ecco il fatto esposto tal quale accadde e tal quale lo racconta e le racconterà sempre la madre fortunata che si sottoscrive qui sotto. In fede
E. A. BELLIA
Sac. GIaCoMo BELLIA Pr.
S. Paolo, nel fausto giorno di S. Giovanni Battista.
MIO VENERATISSIMO PADRE,
Ho passato questo giorno in preda ad emozioni svariatissime e prima di raccogliermi a riposo , sebbene l'ora sia assai inoltrata, voglio scriverle queste poche linee per isfogo del mio cuore e per sua consolazione.
E inutile che le dica che in ogni luogo ed in ogni istante mi seguiva il pensiero delle commoventissime feste, che oggi avrebbero luogo in Torino nel nostro caro Oratorio , intorno al nostro amatissimo padre; ed io al trovarmi sì lungi, si solo , mi sentiva alle volte stringere il cuore. La mestizia mi ha predominato in tutto il giorno. Invano mi sforzava di scuotere dall' animo mio questa melanconia col pensiero che stando qui per volontà del mio Padre e per dar gloria a Dio mi trovava pure vicino al suo cuore; ma invano, poichè mi ritornava sempre più forte c più viva una specie di innocente invidia a miei cari confratelli d'Italia che m' immaginava quest'oggi giubilanti intorno a Lei.
Io sono giunto a S. Paolo la sera del 19 di Giugno , per assistere l' indomani alla solenne benedizione della nuova Chiesa del Sacro Cuore di Gesù offerta ai Salesiani. Ma per ragioni impreviste la si dovette differire di pochi giorni e così fu riservata questa commovente cerimonia per quest'oggi, onomastico di D. Bosco. Vi concorse una gran folla di popolo, ed il zelantissimo Vescovo, circondato del Capitolo, da molti buoni sacerdoti e dai chierici del Seminario ; cominciò alle dieci la benedizione della Chiesa, dei sacri vasi e degli arredi già regalati pel divin culto. Poscia vi si celebrò solennemente la s. Messa, assistita pontificalmente dal Vescovo, con musica ed orchestra ed uno stupendo discorso recitato dal R. Canonico Rodriguez, Vicario generale della diocesi di San Paolo, uomo di molta dottrina e grande eloquenza. Tutti erano commossi dalla magnificenza di questa funzione che durò ben quattro ore, terminando alle due pomeridiane. L'attuale edifizio comprende solo il coro e il presbitero della chiesa pregettata , eppure è già sì grande e sì bello che rapisce e commuove. Le belle pitture che adornano questa parte dell' edifizio , il magnifico altare , sormontato da una preziosissima statua di Gesù Cristo in atto di indicare il suo divin Cuore tutto in fiamme , la vasta ed elegante tribuna pei cantori, tutto offre un insieme sì devoto e sì maestoso che tocca il cuore.
Fuori poi, a un lato della chiesa s'innalza un maestosissimo edifizio con spaziosi porticati e vaste sale, che raggiunge in altezza la parte nuova del Collegio di Lanzo e ne equivale forse la metà in estensione. Ci manca solo il tetto ed i diversi pavimenti, che presto si spera di condurre a termine e poscia potrà ben ricoverare un centinaio di poveri giovanetti.
Le confesso che io strabigliai al vedere già così progredite le costruzioni, che appena otto mesi fa si cominciavano dietro mia indicazione ed incoraggiamento.
Fin di domani l'ottimo Vescovo vorrebbe già farne donazione incondizionata davanti a pubblico notaio ; ma con mia grande afflizione io non potrò ancora accettare, finché non abbia ricevuto da Lei la esplicita approvazione, che spero non tarderà molto ad arrivare.
Il Sacro Cuore di Gesù a cui è consecrata la nuova chiesa e la nuova casa saprà ben Lui togliere ogni ostacolo all' attuazione di questo progetto, che deve ridondare tutto a sua gloria.
Io non faccio altro che esporlo umilmente a Lei mio amatissimo Superiore , perchè ne faccia quel cento che crede. A mio parere questa casa è di tanta importanza e di tante speranze, che non avrei rimorso di dedicarvi io stesso tutte le mie forze e tutta la mia vita. Le limosine continuano e l'opera va innanzi con vigore. In questa chiesa pensa il Vescovo fra poco di consecrare tutta la sua diocesi al Sacro Cuore di Gesù e tiene già pronta una bella Pastorale in proposito, colla data di quest'oggi.
Ben vorrebbe avere già fin d' ora due Missionari Salesiani per tener vivo il culto di questo caro Santuario ; ma per adesso non è possibile contentarlo, verrà però il giorno in cui non due, ma molti Salesiani, con una grossa schiera d'innocenti fanciulli faranno coro intorno al Cuore SS. di Gesù, rinnovando in terra gli spettacoli del Paradiso !
Oh! se potessi parlarle a viva voce e dirle tutte le ragioni e le circostauze che perorano in favore dell'accettazione di questa casa che mi sta tanto a cuore! Ma mi rimetto interamente a Lei, che certo ama assai più di me e Dio e le anime e la Congregazione nostra e sempre venererò qualunque cosa ella decida. Se ritorno su questo argomento è perchè mi ci credo obbligato, essendo stato da Lei stesso incaricato di provvedere, come Ispettore, alle Missioni di questo sventurato paese del Brasile.
Mi perdonì intanto e raccomandi al Signore questi buoni Cooperatori Salesiani, che tanto sospirano il nostro arrivo, e con tanto zelo e sacrifizi si adoperano per provvederci la casa ed i mezzi per fare del bene.
Domani stesso io ritornerò a Nictheroy, di dove fra otto giorni m'imbarcherò pel Rio della Plata dove sono atteso con ansietà. Oh ! se appena arrivato vedessi giungere colà l'amatissimo D. Cagliero, portatore dei sospirati aiuti per questa mia povera ispettoria! Ne prego ogni giorno Iddio, e con tutto l'affetto ed ardore del mio cuore mi raccomando pure a Lei in questo suo caro giorno, onomastico, in cui tanti favori concede a' suoi figli che l' attorniano affettuosi. Oggi ho pregato , ho sospirato molto , ho invocato la protezione del Sacro Cuore di Gesù su di Lei, su di me, sopra tutti i confratelli e giovanetti nostri ; e caldamente implorai pure il patrocinio di S. Gio. Bat. di cui ho predicato il panegirico nella chiesa del Monastero della Madonna della Luce , dove sono ospite.
Finisco, pregandola ancora una volta che si ricordi di me, che tanto la amo e venero e che sempre desidero di essere
Suo Dev. figlio per Gesù Cristo
Sac. LUIGI LASaGNA.
Le famiglìe, le quali hanno figli da mettere in educazione, bramano di conoscere gli Istituti, che porgono loro comodità e sicurezza per collocarveli a suo tempo. Per la qual cosa noi diamo quì breve cenno di alcuni Collegi Salesiani in Italia, nei quali si fa quanto occorre per garantire agli allievi moralità, scienza e sanità, e ai quali i nostri Cooperatori e Cooperatrici possono indirizzare con tranquillità di coscienza quei giovanetti, che intendessero di percorrere la carriera degli studi.
Oltre l' Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, l'ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena , l' ospizio di S. Pietro in Nizza Marittima, l'ospizio della Croce in Lucca, la Colonia Agricola di Moliano Veneto , l' ospizio di Maria Immacolata a Firenze e quello di S. Benigno Canavese, vi sono i Collegi di Borgo San Martino, di Penango , di Lanzo Torinese, di Varazze , di Alassio, di Este, di Magliano-Sabìno , e di Randazzo in Sicilia.
In questi Collegi l' insegnamento comprende il corso Elementare e Ginnasiale, ed è impartito da maestri e professori patentati , e secondo i programmi governativi. Nel Collegio di Alassio vi è pure il corso Liceale.
Borgo S. Martino è un paesello della Diocesi di Casale Monferrato , sulla linea di AlessandriaVercelli, con stazione a pochi passi dal Collegio.
Penango è pur esso della Diocesi Casalese, posto sopra amena collina presso Moncalvo , colla stazione propria sulla linea Asti-Mortara.
Lanzo dista dodici miglia da Torino a piè delle Alpi , e vi si va per ferrovia con più corse al giorno.
Varazze, Diocesi di Savona, trovasi sulla linea Genova-Ventimiglia , e si arriva da Genova in un'ora e mezza di ferrovia.
Alassio, Diocesi di Albenga, trovasì sulla stessa linea Genova-Ventimiglia.
Este, città del Veneto, si trova sulla linea ferroviaria di Padova-Bologna.
Macjliano-Sabino, è sulla ferrovia Roma-Firenze, colla stazione a Borghetto, a due ore dalla Capitale del mondo cattolico.
Randazzo, posta sopra un ameno altipiano del monte Etna, è come un centro della rete e delle vie provinciali di Messina, Catania, Nicosia , Mistretta. La stazione ferroviaria più vicina a Randazzo è quella di Piedimonte sulla linea MessinaCatania.
In quasi tutti questi Collegi vi sono due gradi di pensione. La prima varia da L. 35 a 40 mensili ; la seconda da L. 24 a 30.
Per avere i rclativi programmi , e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai Direttori dei singoli Collegi , oppure al Sac. Giovanni Bosco, via Cottolengo, n. 32, Torino.
Oltre ai mentovati collegi pei giovanetti , vi sono pure sei Educatorii per le fanciulle, il primo nella città di Chieri sotto il titolo di Santa Teresa, il secondo in Nizza Monferrato sotto il nome della Madonna delle grazie , il terzo al Torrione di Bordighera , e il quarto , il quinto , il sesto nelle ridenti saluberrime colline circostanti l'Etna, a Bronte, a Mascali , e a Trecastagne in Sicilia, diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
Scopo di queste Case di educazione si è di dare l'insegnamento scientifico e morale in modo , che lasci nulla a desiderare per una giovanetta di onesta e cristiana famiglia, cioè arricchirne la mente di utili cognizioni, educarne il cuore a sode e cristiane virtù , addestrarla ai lavori femminili , e informarla a quei principii di civiltà , che sono richiesti dalla sua condizione.
L' insegnamento è dato da maestre legalmente approvate. Esso abbraccia le 4 classi elementari, vale a dire : corso di lingua italiana , calligrafia, aritmetica, sistema metrico, e tenuta dei libri per uso domestico. La declamazione , ed uno speciale esercizio nello stile epistolare fanno eziandio parte dell' insegnamento. Si danno pure lezioni di disegno , di lingua francese e di piano forte ; ma a richiesta e a carico dei parenti delle allieve.
I lavori femminili consistono nel fare gli abiti proprii, secondo la condizione delle allieve, lavori a maglia, calze, camicie, rappezzare, soppressare, far merletto e tutti i lavori più ordinarii di una onesta famiglia.
La pensione mensile è di lire 24 , e si paga a trimestri anticipati.
Le domande di accettazione e deì programmi si possono fare alla rispettiva Direttrice , od anche al Sacerdote Don Giovanni Bosco, Superiore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, Torino.
La città di Nizza Monferrato è una delle principali stazioni della ferrovia tra Alessandria e Cavallermaggiore.
Quella di Chieri ha comunicazione diretta colla ferrovia Torino-Chieri , e con le linee Torino-Alessandria, Torino-Cuneo , Torino-Savona con fermata a Troffarello.
Quella di Bordighera è sullo stradale della marina che da Ventimiglia conduce a Bordighera , luogo ameno e di dolce soggiorno agli Inglesi nella rigida stagione d'inverno.
Se la cristiana educazione dei ragazzi è ai giorni nostri di massima importanza, non di minor momento si è la buena istituzione delle fanciulle. Una figlia saggiamente istruita, e cristianamente educata riesce una benedizione, un angelo, un sostegno, una sorgente di prosperità e di pace per una famiglia. Guai invece se la giovanetta crescerà incolta ed ignorante , peggio poi se verrà guasta nelle idee e corrotta nel cuore ! Non vi è male peggiore che una donna cattiva.
Lo scopo precipuo dei Salesiani essendo quello della cristiana educazione della gioventù, noi verremmo meno ad una parte del nostro dovere, se non inculcassimo ai nostri Cooperatori e Cooperatrici di aver massima cura delle fanciulle delle proprie famiglie , e di quante altre sono in loro potere.
Perciò cogliamo di buon grado questa propizia occasione per raccomandar loro i sopraddetti Instituti di Chieri e di Nizza, di Bordighera Torrione e ai Siciliani quello di Bronte, Mascali e Trecastagne. Se qualcuno avesse giovanette da collocare in Casa di educazione , oppure gli venisse il destro di porgere a qualche famiglia un opportuno consiglio, veda di approffittare di questi Educatorii , e farà un' opera da vero Cooperatore Salesiano.
Il 22 del mese di Giugno fu giorno di festa e dei più belli nel Collegio nostro di Alassio. Ricorderanno i benemeriti Cooperatori e le benemerite Cooperatrici l'articolo inserito nel Bollettino del passato Gennaio in cui si parlava d'una grazia che il Collegio miracolosamente otteneva dal cuore Sacratissimo di Gesù e le parole dell' Egregio Direttore Professore D. Cerruti Francesco di volerne a suo tempo celebrare solennissima festa. La festa si celebrò e fu veramente una festa del cuore ; erano i cuori di più centinaia di giovanetti che uniti ai loro superiori ringraziavano il Cuore Santissimo di Gesù dei lavori concessi e ne pregavano l' amore e la protezione per l' avvenire ; erano i cuori di numerosi abitanti della città, che mossi dai canti, dai suoni festosi e più dall'amore ardente a questo Cuore Santissimo , traevano in folla al suo altare a riceverne benedizioni, a partecipare della festa. E quali fossero i loro sentimenti di amore e di riconoscenza lo dimostrò la loro frequenza al triduo di predicazione e meglio ancora si vide nell'accademia Religiosa-Letteraria datasi la vigilia della festa. Al grido « Evviva il Sacro Cuore di Gesù » si apriva l'Accademia dal
Direttore con acconcie parole ed infuocate dalla più ardente carità ; e continuavasi con dotti discorsi di quei professori con scelte composizioni in prosa e in versi, lette o declamate dagli alunni d'ognuna delle molte classi di quell'Istituto, dalla Ia Elementare , alla più alta Liceale. Il mattino del 22 Messa letta, Comunione generale dei convittori, di tutti gli addetti al Collegio e di molti dei fedeli accorsivi , durante la quale si eseguirono eccellenti tratti di musica sacra. Verso le ore nove il popolo di Alassio si era riversato sulle vie e i giovani del Collegio in bell' ordine schierati stavano attendendo il Venerando prelato della diocesi Mons. Filippo Allegro. Appena apparve la carrozza vescovile , la gioia erompe , e l' insigne prelato vi è accolto fra il plauso, le musiche, gli evviva di tutti. Degnavasi egli passare in Collegio tutto quel giorno, assistendo nel mattino pontificalmente alla Messa celebrata dal Rev. Prevosto Teol. Francesco Dellavalle , ed impartendo egli stesso nella sera la SS. Benedizione col Venerabile. Nella Chiesa splendidi gli addobbi , sontuosi gli apparati, classica la musica e maestrevolmente eseguita. E qui ricordiamo un bellissimo mottetto appositamente composto dal maestro di musica del Collegio, a due cori con accompagnamento di musica istrumentale e di scelta orchestra la cui esecuzione fu ripetuta alla sera. Ma io ricorderò sempre la commossione e la gioia provata da me e da tutti allorche infocati dalle calde parole del pio panegerista e vivamente compresi dalla reale presenza di Gesù esposto in Sacramento, si presentò il Direttore , e in modo solenne consecrava se stesso, gli alunni, le persone e le cose tutte del Collegio al Cuore dolcissimo di Gesù! Compiute le funzioni religiose della sera, il Collegio dava di sè la più vaga mostra, tutto parato a festa, adorno di bandiere, di drappi, di stemmi, di fiori e splendente in ogni parte per cento e cento faci. La giocondissima solennità si chiuse infine colla rappresentazione teatrale dell' Opera « Il Fabbro » melodramma in due atti del M° De-Vecchi felicemente eseguito dai bravi convittori , nè interrotto che dalle continue acclamazioni degli spettatori, signori e popolo accorsovi in numero.
Tale si fu in Alassio la festa del Sacro Cuore di Gesù la quale se fece paghi e contenti i cuori di quei buoni giovani e di quanti vi presero parte lasciando sfogo nell'effondersi dei loro affetti, di grande contento altresì pensiamo sia tornato a questo Cuore dolcissimo , il quale sia in eterno benedetto e sempre, si abbia di simili trionfi. Ad eternare poi la memoria di sì bel giorno i giovanetti del Collegio concorsero con vero slancio ad una questua per provvedere di un acquasantino in marmo la chiesa nostra del Sacro Cuore di Gesù in Roma al Castro Pretorio. Furono raccolte oltre L. 300 le quali unite a quelle già offerte questo inverno a tal fine per l' onomastico del Direttore , alle obblazioni dei privati informati della cosa , raggiungono ormai la somma di circa L. 600.
MOLTO REV. SIGNOR DIRETTORE,
Com'ella ben sa, i giovani del Collegio S. Carlo in Borgo S. Martino, che desiderano passare coi loro superiori le vacanze autunnali, si recano ogni anno a villeggiare in Penango, delizioso paesello sulle colline del Monferrato presso Moncalvo. Colà uniti con quelli che rimasero del Collegio S. Pio V, formano come un sol corpo; e membri di una stessa famiglia.
Or bene, con questo piccolo nucleo di giovani, il giorno diciotto di questo mese fummo al Santuario di Crea per impetrare la protezione della SS. Vergine ed insieme per ricrearci in quell'amena passeggiata.
Eravamo partiti molto di buon mattino, ed alle sette già eravamo giunti e ci riposavamo sotto il porticato del Santuario, aspettando l'ora stabilita per ascoltare la S. Messa e dare il nostro affettuoso saluto alla buona Madre Maria.
Il giorno era bellissimo ; amorevoli oltre ogni nostra aspettazione furono le accoglienze avute dal M. Rev. Prevosto di Penango D. Giuseppe Garavelli, che da alcuni giorni si trovava a Crea, e dai Reverendi Padri Francescani, i quali ci furono cortesi del locale , della cucina e di quanto occorreva a noi in quell'occasione. Tutto ci presagiva una giornata di gran festa, e non ci ingannammo.
I più degli alunni si disponevano per cominciarla bene a ricevere i SS. Sacramenti della Confessione e della Comunione. Quando ci si annunzia che S. E. Rev.ma Monsignor Nazari di Calabiana, Arcivescovo di Milano, desidera di celebrare egli stesso la S. Messa pel nostro piccolo drappello di circa sessanta persone. Una gioia improvvisa si diffuse fra tutti. Allora fu un tempestare di domande da parte dei giovanetti ripieni di maraviglia e contentezza. - Proprio l'Arcivescovo di Milano diceva l'uno. - Benché sia tanto inoltrato negli anni, seggiungeva un altro, vuol prendersi tanto incomodo ! - E sì che è di salute così malferma ! ripigliava un terzo. - Quanto dev'essere buono ! esclamavano tutti.
In questo mentre, dato il segnale , ognuno si recò in chiesa, e all' apparire del Venerando Vegliardo i musici cantarono il mottetto : Sit nomen Domini benedictum dell'egregio Maestro Monsignor Cagliero ; ed altri canti eseguirono pure con maestria durante la Comunione ed alla fine della S. Messa. Intanto un buon numero di giovani ed altre persone si accostava a ricevere il Pane degli Angeli con un contegno e fervore veramente edificante. Ma quello che colmò il nostro contento si fu dopo la S. Messa, quando contro ogni nostra aspettazione S. E. degnavasi volgere un affettuoso discorso ai giovani, ai superiori e al nostro amato Padre D. Bosco.
Disse com'egli salutava di tutto cuore quella schiera di giovani in un con i loro superiori, si perché prostrati dinanzi alla Vergine Santa, le si dimostravano con quest'atto figliuoli ossequenti, sì perché provenienti dall'antico collegio di Mirabello, ora trasferito in Borgo S. Martino, che fu il primo seme sparso nel Monferrato da quell'uomo provvidenziale che é D. Bosco. Quel seme fruttificò ; ed ora apporta utile grande alla società e alla S. Chiesa non solamente qui nel Monferrato e nell'Italia tutta, ma e nella Francia e nella Spagna e nelle più remote Americhe.
Quindi eccitava e ravvivava nel cuore dei giovani la divozione alla Vergine Santissima, additandola come argine potentissimo contro la malvagità del nostro secolo, come guida e protettrice della gioventù nell'arduo cammino della vita, e come porto sicuro dell'eterna salute.
Li esortava ancora ad essere docili ed obbedienti alla voce dei superiori, assicurandoli che a questa sola condizione avrebbe potuto uscire dal Collegio giovani cristiani educati nella mente e nel cuore; a questa sola condizione tornare di consolazione alle proprie famiglie , di grande vantaggio a se stessi ed alla civile società.
Rivolto poi ai maestri e superiori, loro metteva innanzi D. Bosco quale modello e guida ; li esortava a volerne seguire le norme, e a non lasciarsi sbigottire dalle difficoltà grandi che s'incontrano nell'arte dell'educare; ma collo sguardo fisso nel premio che ci aspetta in Paradiso perseverare con animo costante e generoso nell' impresa della salvezza delle anime.
In ultimo così poneva fine al suo dire : « Io sento, diceva, il peso degli anni, conosco, il grave carico che la Divina Provvidenza mi ha imposto col trasferirmi dalla sede di Casale a quella più alta si, ma assai più difficile di Milano ; nondimeno io confido pure nelle vostre preghiere. Pregate sì voi per me ; e quando avrete la felice sorte di parlare col vostro amato Padre D. Bosco, quell'uomo della carità e dell'abnegazione, ditegli che l'Arcivescovo di Milano si raccomanda alle sue orazioni. Ditegli che io lo amo e l'ammiro , e che ogni giorno prego il Signore perché lo conservi ancora molti anni in vita a vantaggio della gioventù, della società, della Chiesa. Prego che la sua Congregazione possa crescere , dilatarsi sempre più e portare i suoi benefici influssi alle genti tutte ; prego insomma che ogni pensiero di D. Bosco, ogni suo desiderio possa ora e sempre, coll'effettuarsi, venir pienamente coronato. »
Usciti dalla chiesa e fatta con buon appetito la colazione, tutti insieme andammo alla visita delle cappelle che si trovano in bell' ordine lungo il sacro monte di Crea. Verso mezzodì tornando al Santuario, seppimo che S. E. Monsignor Arcivescovo voleva ancora vederci tutti distintamente nella sala di udienza ; e però ci avviammo verso la sua abitazione , accompagnati dal benemerito Prevosto di Penango. Non posso dirle con quanta benignità ci abbia accolti S. E. Si trattenne con noi un buon tratte di tempo , chiedendo notizie anzitutto della sanità di D. Bosco, e se l'avremmo veduto presto, aggiungendo che gli portassimo i suoi cordiali saluti. S'informò poscia delle nostre case, del numero dei giovani e di tutto. Era come Gesù che si deliziava nel trovarsi tra i piccoli, e non contento di ciò il venerando Prelato , dopo intrattenutosi famigliarmente coi nostri piccoli giovani per meglio infervorarli e raffermare in essi la divozione alla S. Vergine, volle distribuire di propria mano ad ognuno una bellissima medaglia portante l'effigie della B. V. di Crea. Infine, prostrati, noi ricevemmo la sua benedizione, ed uscimmo da quelle sale ciascuno esclamando Quanto è affabile , quanto è buono l'Arcivescovo di Milano !
E non finirono qui i suoi segni di bontà verso di noi. Appena tornati alla nostra dimora di quel giorno, noi ci sedevamo a pranzo coi giovani, ed ecco entrare due domestici carichi di bottiglie. Era la bontà di S. E., che ancor là ci raggiungeva facendoci dono di un vino molto opportuno a rallegrare quella nostra modesta refezione.
Verso le cinque fummo di nuovo in chiesa a recitare il S. Rosario ; si cantarono in musica le Litanie e il Tantum Ergo; e tutta la funzione fu assistita dall'esimio Prelato Monsignor Calabiana, cui non finiremo mai di ringraziare e di amare.
Dopo la sacra funzione, presa per l'ultima volta la benedizione sua, ci licenziammo da lui con nuove acclamazioni ed evviva; e ci ponemmo in via pel ritorno. Alle 7 1/2 di sera giungevamo in collegio. In questo modo ebbe fine quella cara e bella giornata che per noi sarà sempre memoranda.
10 agosto 1884.
AMATISSIMO PADRE D. Bosco,
Credo che le torneranno gradite alcune notizie sulla festa di S. Luigi, celebrata qui nel nostro Collegio di S. Basilio in Randazzo il 3 agosto ultimo scorso. Avrà così la S. V. una prova novella che questo Collegio è informate a quel medesimo spirito di pietà soda e verace che fiorisce nella nostra casa madre di Torino.
Per disporre i giovani a celebrare degnamente la festa del loro Patrono, si fece precedere il pio esercizio delle sei Domeniche , il quale loro facendo conoscere le singolari virtù di S. Luigi , servì assai bene ad accenderli di santo entusiasmo ad imitarlo, e ricorrere a lui nelle comunioni più numerose., e nelle divote visite al suo altare.
Ma lo spettacolo più censolante fu la comunione generale del giorno della festa. Erano 120 giovani che facevano corona all'altare del Santo per ricevere il Pane degli Angeli con un contegno ed una devozione degne di S. Luigi.
Verso le dieci fu cantata dai giovani la Messa di D. Cagliero, intitolata appunto di S. Luigi, eseguita con esito sì felice da superare l'aspettazione nostra, e delle numerose e buone persone che accorsero alla festa. Alla sera dopo i vespri solenni uno dei nostri sacerdoti disse l'elogio del Santo, additandolo come sublime esempio d'innocenza presentato da Dio al mondo, specialmente alla studiosa gioventù, perchè le sia di potente stimolo a serbar l'illibatezza dei costumi in mezzo ai tanti pericoli da cui è circondata. Chiudeva la religiosa funzione la benedizione col Santissimo. A compire la festa e l'allegria si rinnovò alla sera lo stupendo spettacolo che si era dato nella festa di S. Basilio coi fuochi artificiali , lavorati con singolar maestria dai valenti pirotecnici di Randazzo.
Tale fu la nostra festa di S. Luigi. E speriamo che Ella ne sarà soddisfatta , perchè le dimostra che anche noi, fedeli alle massime da lei apprese, cerchiamo di mantenere i giovani in santa allegria unendo in bell'accordo le pratiche di pietà cogli innocenti sollazzi e divertimenti , i quali servono mirabilmente ad affezionarli alla virtù ed allo studio. E possiam dirle con grande nostra consolazione che questi giovani, sebbene più vivaci ed irrequieti dei continentali, guidati collo spirito di S. Francesco di Sales, corrispondono assai bene alle nostre fatiche, come n'è prova indubitata il vederli anche usciti dal Collegio mantenersi fermi nella pratica della religione , e frequentare senz'ombra di rispetto umano ai loro paesi le chiese e gli esercizi di pietà cristiana. Nè meno consolante è l'esito che si ottiene negli studi.
Avrà saputo che l'anno scorso gli alunni del nostro collegio che si presentarono agli esami pubblici riuscirono tutti ottimamente. Lo stesso avvenne quest'anno ; di quattro che si presentarono alla licenza, uno del quinto , un altro del quarto e due altri del terzo anno di ginnasio, tre ottennero la licenza alla prima sessione ; il quarto dovrà ripetere una sola materia in ottobre. Quindi ben possiam dire che l'opera dei Salesiani in quest'isola è benedetta dal Cielo , e che più copiosi frutti ancora si potrebbero cogliere se V. S. avesse persone da mandare qua ad aprire un altro collegio e così far paghi i voti di tanti buoni Siciliani che desiderano affidar a noi l'educazione dei loro figli.
Il Signore si degni di mandare operai e confratelli , e di conservarci Lei per molto tempo. Intanto accolga , o buon Padre , i sensi della filiale nostra affezione, con cui la preghiamo di volerci tutti benedire e raccomandare al Signore. Preghi. soprattutto per me.
Suo aff.mo figlio in G. C.
Sac. PICCOLLO FRANCESCO.
Eseguibilità del disegno.
Per conchiudere questo discorso già oltremodo fastidioso, solo mi resta, signori, di aggiungere alcune parole sopra la eseguibilità del nostro disegno.
Siamo in un secolo altrettanto tempestoso quanto pieno di grandi e straordinarie imprese.
Stendesi attraverso dei continenti immensa rete di ferrovie ; il pensiero vola fino alle estremità della terra sopra le ali della folgore soggiogata; traforansi dall'uno all'altro lato le montagne, tagliansi istmi, e fannosi unire in istretto amplesso mari e oceani, che stettero, son tanti mila anni, disgiunti , lanciansi sopra i grandi cammini del commercio del globo lunghe linee di navigazione a vapore, si organizzano costosissime esplorazioni solo nell'interesse della scienza. E mestieri di milioni per ciascuna di codeste imprese? Il genio dell'uomo batte il piede, ed i milioni sorgono per incanto, come le legioni di Pompeo. Or bene per una impresa sì grandiosa , sì bella , di tanti risultati pratici come questa nostra , dovranno mancare i mezzi ? Havvi tra noi danaro per tutto; spendonsi qui somme amplissime in opere di puro lusso , o ben poco utili e solo quando si tratti di fare un po' di bene reale a questo povero popolo , ci si chiuderanno spietatamente gli scrigni e tutte le borse? Non deve essere così.
Abbiamo bisogno di un capitale, signori.
E la condizione essenziale acciò si effettui qualsivoglia impresa : capitale per la compra del vapore, capitale per la sua manutenzione. Questa abbraccia non solo la spesa del personale del combustibile, e delle riparazioni ecc. ma ancora il sostentamento dei Sacerdoti impiegati nella missione ; perocchè conviene che, il loro ministero sia completamente gratuito. E questo un punto in cui mi tengo fermo in modo irrevocabile, ed ho per questo ragioni ponderose. Salvi adunque i diritti parrocchiali nelle parrocchie provviste , i sacerdoti del Cristoforo predicheranno ed amministreranno i sacramenti senza imporre alcun onere di sorta alle popolazioni, che vanno a soccorrere spiritualmente.
Pertanto fa d' uopo che la medesima impresa loro somministri il necessario per una onesta sussistenza.
Come riunire questo capitale assai considerevole? Senza dubbio avremo grandi difficoltà, ma ci dice la Sacra Scrittura che non dobbiamo rifuggire dalle imprese laboriose : Non oderis laboriosa opera (Eccles. vii, 16).
Inoltre quello che uno si figura da prima difficilissimo, quasi impossibile, diventa perfino facile, quando con generoso animo e volontà risoluta poniamo mano all'opera.
Il capitale di che trattiamo sarà dentro poco tempo riunito, concorrendo :
1° La provincia delle Amazzoni, che piena di aspirazioni generose, conscia dello splendido avvenire che ha dinanzi a sè, non può, sopratutto nello stato di prosperità in che si trovano le sue finanze , lasciar di aiutare largamente ed efficacemente un'impresa di sì alta importanza per lei, e che la coprirà di tanto onore e di tanta gloria in faccia all'Impero ed alle altre nazioni.
2° Il governo imperiale, che senza dubbio deve mostrarsi impegnato per la esecuzione del Cristoforo, come un mezzo certamente atto a promuovere lo sviluppo commerciale e morale di questa vasta ed interessantissima porzione dell' Impero Americano.
3° Gli abitanti di questa vallata , capitalisti, negozianti, industriali, operai, impiegati pubblici, padroni e operai, riuniti ed arruolati in una vasta associazione , che si ramificherà per tutto il territorio della provincia e dell'impero , e per ogni parte dove saranno uomini di cuore.
L'Associazione ! Signori , ho proferito una parola magica, che ha operato prodigi in tutti i secoli. Una volontà soltanto , che può ella mai ? Nulla. Molte volontà riunite che possono mai? Moltissimo.
Una verghetta isolata rompesi ; il fascio resiste. Lo sforzo individuale muove una paglia ; lo sforzo collettivo rimuove montagne. Che dicono gli scoraggiati ? Come fare ! E impossibile ! Non sanno, ignorano completamente la fecondità del principio d'associazione.
Vedete, signori; se la metà dei lavoranti che si impiegano nell'estrazione della gomma elastica dessero anche solo il prodotto di un giorno del loro lavoro, sarebbe codesto più che sufficiente per lo acquisto e l' adottazione del Cristoforo. Basta adunque uno sforzo comune. Si popolarizzi l'idea; associamoci tutti , e quel che è ora un semplice disegno, sarà di qui a poco un fatto compiuto.
Il R. Vicario generale il cui zelo ed intelligenza ben conoscete, può essere il principale propagatore e promotore dell'idea in tutto il paese delle Amazzoni.
Una commissione composta dei più probi e distinti membri dell'alto commercio di questa capitale, sarà incaricata di custodire e zelare il capitale a misura che si andrà raccogliendo.
La parte che sarà destinata alla spesa del vapore, potrà essere ridotta con le dovute autorizzazioni a polizze del debito provinciale, con l'interesse che la generosità della provincia fisserà, nell' intento di favorire così utile intrapresa.
Ecco l'opera, signori ! Noi ergeremo per mezzo del Cristoforo un monumento, ma un monumento maggiore e più glorioso che le muraglie di Tebe con le sue cento porte; che i giardini pensili di Babilonia, delizie di Semiramide ; che il monumento di Mausolo ; che le piramidi d' Egitto , sontuose tombe dei Faraoni. Sono questi antichi monumenti opera della vanità, il nostro della carità ; quelli il tempo per la maggior parte li distrusse e annientò , il nostro è immortale ; quelli sono vani sepolcri, che non hanno restituito vita alle ceneri reali , che rinchiudevano , dal nostro si spanderà con getto perenne la luce e la vita ! Il bello, il grande monumento che stiamo per innalzare , è un popolo , un popolo delle Amazzoni per le Amazzoni.
Ecco l'opera ! Con profonda commozione del mio spirito io ve l'affido. È vostra. Prendetene conto.
Ma prima di questo voglio porla sotto la protezione di Dio, come il vecchio poeta Dante il suo Paradiso, affinchè quel supremo Potere e infinito Amore, che muove gli astri del cielo, e dirige il corso delle civilizzazioni, nella bella frase di Ozanam, le dia il vigore e l' incremento che solo il medesimo Signore può dare.
Voglio depositarla con tutto il rispetto ai piedi del suo Vicario sopra la terra, dell'egregio Pontefice, l'immortale Leone XIII, che l' animi con quella benedizione feconda del Sommo Pontificato, che ha fatto crescere tante istituzioni ammirabili nella cristianità.
Voglio offerirla come un omaggio del mio profondo rispetto al nostro illustre Monarca , al suo governo, alle due Camere, acciocché la prendano nella considerazione che loro sembra meritare.
Voglio presentarla come una testimonianza di mia stima al degno Magistrato che tiene in questo momento le redini dell'amministrazione di questa Provincia, ed alla patriottica Assemblea, che con tanto zelo s'impegna nello sviluppare i vari elementi di sua prosperità.
Affido in fine e raccomando questa idea coi voti più ardenti dell' anima mia a tutti i capitalisti nazionali e stranieri, agli uomini religiosi e umanitarii, dell' antico e del nuovo mondo pel quale non è ignota alcuna intrapresa , che come questa ha per fine lo sviluppo del cristianesimo e dell'incivilimento in qualsivoglia regione del nostro globo. Io vorrei sforzarmi a tutta possa per riuscire in questa impresa grandiosa che tengo dinanzi agli occhi. Sarebbe la maggior consolazione del mio già lungo ed affannoso Episcopato, vedere questo mio disegno tradotto in breve in una grande e splendida realtà. Se però non mi sarà dato di giungere al desiato termine, se Iddio non permetterà ch'io senta il supremo conforto di accompagnare una volta almeno ne' vecchi miei giorni il SS. Sacramento portato dal Cristoforo sopra le acque delle Amazzoni, a popoli che tanto mi sono cari; se mia sorte è di aspirare veementemente al bene, senza poterlo realizzare , almeno , uomo di desiderii - vir desideriorum - morrò come Mosè sopra il mio Nebo, con le braccia stese verso la terra promessa ! (Fine).
Parte terza. CAPO VII. Governo, Lingua, Intelligenza dei Patagoni.
Gli abitanti delle Pampas e della Patagonia propriamente detta hanno un governo poco ben determinato. Sono divisi in tribù più o meno numerose; ognuna è indipendente dall'altra. Varie tribù furono già assoggettate alla Repubblica Argentina od al Chilì, e questi prendono il nome di Indios mansos , cioè Indiani gia assoggettati e mansuefatti, e sono le più vicine ai popoli assogettatori, alle cui leggi devono obbedire. Tra di essi incomincia a penetrare la civiltà e la religione ; ma pochi e quasi nessun sono i sacerdoti che di loro si possano curare ; non si trovano che di paese in paese a gran distanza e sebbene abbiano il nome di Indios mansos sono per lo più ancora selvaggi ed idolatri.
La Repubblica Argentina si riserva il diritto di pressochè tutte le Pampas e della Patagonia,, ed in nuova recente demarcazione dei confini assegnò alla provincia di Buenos Aires tutta la parte orientale fino a Carmen. Stabilì fortini sul Rio
Negro ed agisce vigorosamente affinchè dentro i limiti stabiliti i selvaggi stiano a freno intieramente. Si aggiunse poi alla Confederazione Argentina la nuova Provincia di Patagonia e per essa fondò una piccola città col nome di Viedma sulla sponda destra del Rio Negro in faccia a Carmen; la costituì capitale della Provincia e la fece sede di un governatore. Tuttavia l'influenza di questo gevernatore sui Patagoni è nulla , fuori che su quelli i quali o per bisogni o per ragione di commercio si lasciano sottomettere.
Poca diversità vi è fra i Patagoni veri ed i Pamperos non assoggettati, poichè tutti come migratori vivono parte del tempo in un luogo e parte in un altro. Non pare però che i Pamperos nelle loro migrazioni vadano in paesi tanto lontani; arrivati a poche giornate di distanza si fermano una stagione e poi per lo più tornano nei luoghi già da loro abbandonati. Questi sono quasi sempre in guerra cogli Argentini. Scopo loro principale è di fare frequenti invasioni sulle frontiere della Repubblica Argentina e per saccheggiare e portar via tutto ciò che trovano e così arricchirsi di animali senza la fatica di domarli, e così vendicarsi, dicono della povertà, alla quale gli Europei impadronendosi del loro territorio, li hanno condannati.
I Patagoni propriamente detti non paiono così arrabbiati contro i bianchi perchè non ebbero ancora tante lotte a sopportare, tuttavia gli Argentini dovettero abbandonare molti stabilimenti che nel secolo scorso in mezzo a loro si erano fondati: ma ciò avvenne specialmente per le discordie politiche della Repubblica. Ora che le sue leggi paiono sufficientemente organizzate nuovamente si cerca di stabilire come già si stabilirono vari fortini avvanzati.
Le tribù vere Patagoniche che occupano tutto il territorio fino allo stretto di Magellano vivono l' una indipendente dall' altra , senza leggi fisse. Nel loro interno hanno un sistema politico dei più semplici. Essi sono governati da un capo che chiamano Caras-Ken e da noi Cacico, il cui potere non si esercita che in tempo di guerra. In pace vien rispettato, ma non gode di alcun privilegio. Questa carica non è ereditaria di diritto; importa che il figlio per succedere al padre dia prove di coraggio e di eloquenza, altrimenti il posto è conferito ad un altro. I cacichi sono eletti e proclamati nelle due grandi feste dell'anno (1). Il cacico è distinto dagli altri per un berretto di peli d'uccelli colle loro piume cui pone in capo quando riceve visite per dimostrare così l'alta sua dignità.
Ognuno vive a suo modo e il più scaltro è il più stimato. Non conoscono divisione di terreno fra i membri della loro società. Le ricchezze non possono essere appo loro che mobiliari, e l'uso di distruggere alla morte d'ognuno tutto ciò che gli appartiene nel mondo, li mette nella necessità di trovare nuovi mezzi di esistenza.
Tutte le tribù parlano la stessa lingua dallo stretto di Magellano fino ai dintorni della Repubblica Argentina; tuttavia succede del loro idioma come di tutti gli altri , vi si incontrano diversi dialetti difficili ad impararsi, ma che riescono facili a comprendersi , quando si conosce la madre lingua. Questa lingua sebbene parlata per un' estensione molto vasta di territorio , per quanto pare, non è mai stata scritta in nessun luogo, e al certo non possiede nè grammatiche nè dizionari; sembra tuttavia lingua ricchissima di combinazioni ed immaginosa, severa nella sua forma rozza, laconica e sonora essendo nello stesso tempo armoniosa, ricca di aggettivi, d'interiezioni e di modulazioni del verbo. D'una costruzione consistente, essa ha potuto resistere alle continue modificazioni cui sono soggette le lingue non fissate dalla scrittura. La difficoltà più grande consiste nel parlarla, poichè. essa è molto gutturale ed ha gran numero di aspirazioni , più simile in questo alle lingue Slavo-germaniche che non alle Indo-latine. Il parlarla adunque per noi Italiani, Francesi, Spagnuoli riuscirà sempre difficilissima, specialmente perchè è piena di suoni che le nostre lettere non saprebbero esprimere.
L'unità di lingua è pei missionari un bene straordinario poichè già molti delle famiglie dei selvaggi abitano nelle popolate città e nei paesi; e noi stessi specialmente a Carmen ed a Viedma abbiamo nei nostri ospizi molti giovani di famiglie selvaggie. Questo fa sì che la lingua potrà senza tanta difficoltà impararsi prima di inoltrarsi nei paesi deserti : ed anche col tempo si potranno comporre grammatiche e dizionarii a grande aiuto dei futuri missionarii (1).
D'Orbigues aggiunge : I Patagoni non mancano d'intelligenza, e il loro genio nazionale merita di essere preso in considerazione. I loro discorsi hanno un carattere rimarchevole d'energia, sono eloquentissimi ed hanno sovratutto l'ambizione di parlare a lungo senza esitare o deviare dall' argomento. Ciò che in particolar modo si distingue si è l'uso frequente del paragone. Questa tendenza li fa somigliare ai popoli Orientali , che , come è noto , fanno consistere la poesia nell'uso quasi continuo della metafora.
L' abitudine della caccia , il bisogno di potersi dirigere nelle loro lunghe escursioni, secondo il sole e le stelle, fecero nascere fra gli indigeni di quelle contrade idee astronomiche; sebbene esse a proporzione di altri popoli siano molto rozze. Eglino trasformarono la parte del firmamento da loro conosciuto come in un immenso quadro rappresentante la caccia degli Indiani. Così la via Lattea per loro è il cammino del vecchio indiano che cacciava lo struzzo. I tre re furono le palle che egli gettava a quell'uccello, i cui piedi sono la croce del Sud , mentre le macchie australi che accompagnano la via Lattea, non sono ai loro occhi che mazzi di piume formati dal cacciatore. Queste allegorie non isviarono gli Indiani dallo scopo pratico dell' astronomia. Così adottarono una nuova divisione di tempo ragionevolissima ; quando le piante cominciano a rifiorire, eglino rettificano e regolano i giorni supplementari. Questo prova che le nazioni le quali abitano l' estremità Sud del Continente Americano non sono certamente prive d'intelligenza , e che coltivate potranno a poco a poco ridursi a civilizzazione.
(1) I Patagoni fanno due feste solenni ogni anno con orgie straordinarie. Una è in primavera in onore del genio del bene l'altra in autunno in onore del genio del male.
(1) Fu già stampato nel 1876 a Buenos Aires per opera dei RR. PP. Lazzaristi un libro intitolato « Piccolo manuale del missionario, » catechismo in spagnolo ed in paragone, con domande e risposte. Il General Moreno in una diuturna escursione che fece in Patagonia raccolse molti vocaboli che radunò a modo di dizionario; ma questi non si possono chiamare che primi tentativi.
Nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista si celebrò solennemente il Triduo che nell' occasione della Festa della Natività della SS. Vergine venne ordinato dal S. Padre e raccomandato eloquentemente dall' Em.m° Cardinale Arcivescovo. In quell'occasione predicò Mons. Omodei Zorini, canonico nella Cattedrale di Vigevano , il quale colla sua forbita e potente parola , trasse il numeroso uditorio a religiosi pensieri. Opportunissimi furono gli argomenti che svolse con màestria e facondia nei tre giorni : L'indifferentismo pratico - L'amore a G. C. - L'allegrezza dei credenti nella Natività di Maria. - In questo ragionamento , che fu l' ultimo , mentre manifestò tutto lo zelo che lo anima per la gloria della SS. Vergine , dimostrò come sapientemente il S. Padre raccolga il mondo cattolico intorno alla Vergine SS. Poichè siccome Maria diede al mondo G. C., che solo ad ogni male può recare efficace rimedio , così Essa ridurrà a G. C. il mondo traviato, onde ritrovi salute nei troppi mali che ora lo angustiano. Secondo le prescrizioni di S. Em. il Cardinale Arcivescovo raccomandò una elemosina per i poveri colpiti dal cholera. Fu cosa edificante e confortatrice il vedere come generosamente gli uditori corrisposero all'invito. Furono raccolte L. 219, 70. Che, tosto depositate alla Curia , a quest' ora avranno rasciugata qualche lagrima e procurato un pane o un abito a qualche vecchio abbandonato o a qualche orfanello derelitto.
Iddio ricompensa qui e nell' eternità colui che ha compassione degli infelici e gli aiuta.
Ci facciamo un dovere di notificare ai nostri Cooperatori e Cooperatrici che da qualche settimana il Sig. D. Bosco si trova alquanto incomodato; perciò lo raccomandiamo alle loro preghiere.
LA MENTE ED IL CUORE DI SILVIO PELLICO.
È questo il titolo d'un ottimo libro, che venne pubblicato in questa città dal benemerito Circolo B. Sebastiano Valfrè della Gioventù Cattolica! In esso a modo di Antologia furono raccolte le migliori sentenze, le più soavi lettere e le più belle narrazioni , che si possono ricavare dagli scritti del letterato, filosofo e credente Saluzzese. A principio leggesi un brevissimo proemio , che spiega l' indole del libro ; tien dietro una stupenda lettera del M. Rev. D. Ponte, già intimo amico di Silvio Pellico, a cui seguono alcune parole tolte dai dottissimi scritti dell'Eminentissimo Cardinale Gaetano Alimonda. Questo libro fu stampato come soave ricordo del terzo decennio della morte dello scrittore Saluzzese, che celebrossi in questa nostra città dal Circolo 13. Sebastiano Valfrè il 6 dello scorso mese di Febbraio. E questo un tal genere di pubblicazione, che è destinato a far molto bene e deve servire come antidoto a certi scritti d'indole letteraria ! E questa un' ottima Antologia , che deve trovare aperte le porte di tutte le famiglie cristiane e di tutti gli istituti di sana educazione. Conviene anzi desiderare, che possa questo florilegio Pellicano riescire ad entrare in certe scuole della cara nostra patria, nelle quali è tanto falsato l'indirizzo, che si deve dare alle crescenti generazioni ! Tocca ora ai credenti nostri concittadini di far buon viso a quest' aureo libro , il quale pel suo contenuto, per la nitidezza dei tipi e pel suo prezzo , e più ancora per la sua moralità nulla lascia a desiderare. Coloro che si occuparono nel promuovere, nel dirigere e nel pubblicare la presente Antologia , non furono mossi da altro desiderio, che di fare un po' di bene nelle attuali contingenze, in cui si trova la stampa. La mente ed il cuore di Silvio Pellico si raccomanda da sè; e noi pigliamo questa raccomandazione in buon conto ; e con tutto l' affetto dell' animo diciamo a tutti i Lettori del nostro diffuso Periodico: Comperate , leggete e procurate che sia letto e diffuso quest'aureo libro !
Si vende presso la Libreria Salesiana al prezzo di Lire 1,50.
IL VERO ANTICOLERiCO ED IL ROSARIO.
Raccomandiamo alla carità dei nostri Cooperatori
e Cooperatrici la diffusione del Vero Anticolerico e del Rosario divotamente recitato. Sono dessi due opuscoletti testè pubblicati dalla Tipografia Salesiana.
Il Vero Anticolerico, facendoci conoscere le cause prime del microbo colerigene essere riposte nella corruzione dell'uomo, la quale genera in Dio la collera, a questa ci rivolge, e questa cerca di disarmare. L'Autore, che è il degnissimo sig. Curato di S. Giulia in Torino, per primo mezzo suggerisce quello che un altro zelantissimo sacerdote torinese, suggerisce nel libretto annunziato nell'ultimo nostro Bollettino, vale a dire d'ingaggiare con Dio una nuova lotta di Giacobbe, di pregarlo con tanta insistenza da stancarlo e vincerlo. Esso ci fa conoscere il microbo, il modo di prevenirlo, quello di reprimerlo ed il modo di vincerlo onoratamente cadendo nella pugna. La diffusione di quest' opuscolo è adunque, in questi tempi d'inaudita paura, un'opera non solo di carità cristiana, ma di civiltà umana. Vendesi alle Librerie Salesiane di Torino, di Roma e di S. Pier d'Arena a soli 5 centesimi. Chi ne acquisterà 50 copie riceverà in dono La Causa dei Mali presenti del Muzzarelli , libro che facendoci conoscere chiaramente la vera causa di tutti i mali, preparandoci a tutti combatterli, nessuno venendo addosso all' impensata , non verremo abbattuti dalla semplice paura , potendosi dire che la paura dei mali umani è quasi il termine dell' insipienza, come il timor di Dio è il principio della sapienza.
Il Rosario divotamente recitato poi non avrebbe bisogno d' altra raccomandazione dopo quelle che leggonsi nell'Enciclica del S. Padre. Esso insegna a servirci di quella maravigliosa invenzione, che, al dire d' Augusto Nicolas, il genio non è sufficiente a spiegare. Se ogni Ave Maria è come il colpo di un ariete, che batte in breccia le riverse parti di una torre, commove e finisce per placare la divina giustizia , sollevata contro di noi dal peccato , è cosa chiara che un libretto , il quale insegna il modo pratico di usare questa specie di arma spirituale, vale quanto vale il frutto della vittoria. Vendesi anch'esso dalla Libreria Salesiana alle stesse condizioni del Vero Anticolerico.
LA CAUSA DELLE ANIME PURGANTI.
Il mese di Novembre è sacro in modo speciale alle s. Anime purganti. Chi volesse un librettino fatto appositamente per perorarne la causa , si trova presso la Libreria Salesiana; ed è intitolato La causa delle Anime purganti, In questo opuscoletto vi è quanto abbisogna e per suffragare le care anime dei nostri trapassati colla novena, l' ottavario e le pratiche di pietà per il mese intero. Si vende al prezzo di 20 cent.
Presso le stesse Librerie di Torino e presso a quella di San Pier d' Arena, trovasi vendibile Il illese di Novembre Santificato ossia la divozione verso le anime del Purgatorio, promossa per via di brevi considerazioni e scelti esempi col modo d'ascoltar la s. Messa in suffragio delle anime del Purgatorio ; terza edizione, 0, 30.
SANTA TERESA DI GESU'
Rimasti senza copie della Vita di Santa Teresa di Gesù , scritta dal Sac. Giovanni Bonetti, in occasione del III Centenario della Santa e publicato dalla Tipografia Salesiana in carta ordinaria, raccomandiamo quella stampata in carta fina. Vendesi alle Librerie Salesiane al prezzo mitissimo di L. 1, 20. Legata elegantemente in tela per uso strenna a L. 2, 20.
Detto libro , come gran parte delle altre pubblicazioni edite dalle Tipografie Salesiane, trovasi vendibile anche in Via Lagrange, N. 20, sotto il portone. Perciò chi volesse per comodità risparmiarsi il cammino in Valdocco può provvedersi in questo deposito di quei libri che desidera.
Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRAR[ GIUSEPPE gerente respons. Tip. San Vincenzo de' Paoli, Sampierdarena 1884.
OPERE VARIE EDITE DALLA TIP, SALESIANA
1884 Marzo - Ottobre 1884
disposte per ordine di formato
Formato in-64°
Piccola Biblioteca Ascetica
18 Regol. pensieri ed affetti per le figlie del
Sacro Cuore ecc L. 0 10
Formato in-32°
Opuscoli Cattolici
A cent. 5 ciascuna copia, e L, 4 al cento.
102. Vigo. Il vero anticolerico , ossia nozione, rimedii, prime cure ecc.
Collezione Ascetica
39. Francesco di Sales (S.). Il Teotimo Parte Ia L. 1 00 40. » » 2a » 1 00 41. Huguet. Glorie e virtù di S. Giuseppe . » 0 75 42. Labd. Brevi istruzioni sulle principali verità
della Religione . . » 0 50 43. Martinengo, L'igiene dell'anima. Ediz. econ. » 0 60
Lectures Morales
Martinengo. La queue de la grande Béte . » 0 35
Operette varie di Deposito
Bongiovanni. La lotta di Giacobbe ecc. . . » 0 15 11 Santuario della Consolata in Torino. Memorie storiche » 0 30
Letture Catt. di Torino
376. Damiani. Guglielmo. Racconto . . .
377. » » » . . . 0 60
378. » » » . . . 379. Tassoni. Comp. della vita del B. Sebastiano Valfrè » 0 25
380. Compendio della vita di S. Rocco . . » 0 20 381. Guerra. Don Marco ossia perdono e convito
382. » » » l 0 60
383. » » »