ANNO III. - N. I Esce una volta al mese GENNAIO 1879
SOMMARIO - Lettera del Sac. Giovanni Bosco ai Cooperatori e Cooperatrici Salesiani - Il Santo Padre Leone XIII e le opere Salesiane -La quarta schiera dei Missionarii Salesiani ai piedi di Maria Ausiliatrice - Lettera di un Missionario Salesiano - Storia dell' Oratorio di S. Francesco di Sales - Una speranza non delusa - Avviso ai Cooperatori - Cooperatori e Cooperatrici defunti dell' anno 1878 - I Missionari dal Porto di Genova --La festa di S. Francesco di Sales - Necrologia - Indulgenze speciali poi Cooperatori.
MIEI VENERATI BENEFATTORI,
Io provo la più grande consolazione nel presentarmi a Voi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, e parlarvi delle cose che nel decorso dell' anno furono oggetto delle Vostre sollecitudini e della Vostra carità.
Prima di tutto debbo compiere un gran dovere, che è quello di ringraziarvi della bontà e zelo, con cui Vi siete prestati agli inviti fatti alla Vostra pietà sia con offerte pecuniarie, sia con oblazioni di altro genere. lo credo che Voi sarete soddisfatti quando avrete udito l' esposizione dei frutti della Vostra beneficenza.
Due cose io farà colla presente: Primieramente una breve esposizione delle cose fatte : In secondo luogo la proposta delle
Opere per l' anno prossimo. Ciò io debbo fare per adempire quanto il nostro Regolamento prescrive all' art. 7e del capo V.
Mercè l'efficace Vostro appoggio abbiamo potuto compiere molte cose, che speriamo giovevoli alla gloria di Dio, e vantaggiose al nostro prossimo. Ventidue nuove case furono aperte in quest' anno a benefizio dei giovanetti pericolanti in Italia, in Francia, nell' America Meridionale, ossia nella Repubblica dell'Uruguay e Repubblica Argentina. Le Missioni poi in quelle lontane contrade si estesero in un assai vasto campo evangelico, che promette un' abbondantissima elesse.
Le quali cose ci obbligarono ad una nuova spedizione di Salesiani e di Suore di Maria Ausiliatrice per aprire altri Ospizi, altre case di educazione, e per sostenere quelle che già sono aperte. In tale guisa si annientò il numero di quelli che furono tolti dalla inala via, restituiti all' onore di se stessi, al decoro della patria, a vantaggio della famiglia. Abbiamo pure avuto la grande consolazione d' aver ritirato non centinaia, ma più migliaia di giovanetti dai pericoli e possiamo dire dalle carceri, collocati per la buona strada, avviati sul sentiero della virtù, e resi abili ad un tempo a guadagnarsi onestamente il pane della vita.
Altra opera che eccitò la comune sollecitudine fu la Chiesa ed Istituto di S. Giovanni Evangelista. i lavori furono condotti fino al tetto, e speriamo di ripigliare l'impresa nella prossima primavera.
A sostenere tutte queste opere occorsero gravi sacrifizi personali e pecuniarii. Ma l' aiuto della divina Provvidenza per mezzo Vostro non ci mancò. E Voi dovete essere contenti pel santo fine cui fu diretta la Vostra beneficenza, e pei frutti morali e materiali che se ne ottennero in pro delle anime e della civile Società. Egli fu questo grande pensiero che messe l' inesauribile carità del Sommo Pontefice Leone XIII, che Dio lungamente conservi sano e salvo, a venirci in soccorso. Essendo Egli stato informato delle nostre gravi strettezze , si compiacque di mandarci la generosa limosina di franchi due mila colla paterna e consolante lettera che troverete più sotto (1). Nulladimeno ci mancavano ancora dieci mila lire per effettuare la novella spedizione dei Missionari , e questa somma ci venne provveduta dalla carità di un Cooperatore Salesiano. Questo generoso Cristiano volle conservare l'anonimo, ma nel piego della sua offerta acchiuse le seguenti parole : Ho letto come il S. Padre nelle sue grandi strettezze ha mandato lire due mila per le varie opere di carità cui Ella sostiene. Mosso da così nobile esempio io offro a Lei specialmente pei bisogni dei suoi Missienari la somma di franchi 10,000. E questo il risparmio che rni sono procacciato coll' industria e col lavoro in tempo di mia gioventù, e lo offro di buon grado per mandarlo innanzi come lume che uri rischiari la via per l' eternità, cui mi trovo già assai vicino. Un Cooperatore Salesiano.
Benedica il Cielo l'eroismo del pio Oblatore, e gli conceda d'averne largo guiderdone nella vita presente e il premio dei giusti nella vita futura.
Con questi aiuti si potè effettuare la spedizione dei novelli Missionari , fornirli del corredo che loro era indispensabile, e fare alcune provvigioni necessarie a quelli, che già esercitano il sacro Ministero in quelle remote regioni.
(1) La lettera fu pure già pubblicata rei benemerito giornale l'Unità Cattolica, N. 279, anno 1878.
Nell' anno novello più cose sono a proporsi. La prima, usare ogni mezzo materiale e merale, che sia in nostro potere , per promuovere i Catechismi parrocchiali, e tutte le altre opere che sono dirette a vantaggio dei giovanetti abbandonati e pericolanti.
Si tratta di liberarli dai pericoli che loro sono imminenti, dal mal fare, dalle medesime carceri ; si tratta di renderli onesti Cittadini e buoni Cristiani.
Altra cosa da raccomandarsi è l' Opera di Maria SS. Ausiliatrice che ha per iscopo di coltivare tra gli adulti le vocazioni allo Stato Ecclesiastico. La casa principale è nell' Ospizio di S. Vincenzo in Sampierdarena. Si ebbero già frutti consolanti. Già un notabile numero deliberò intorno alla propria vocazione, e fece ritorno alle rispettive Diocesi, mentre alcuni scelsero lo stato religioso, ed altri le Missioni estere.
La Chiesa di S. Giovanni poi coll'Ospizio annesso, essendo un omaggio che i Cooperatori Salesiani rendono alla gloriesa memoria di Pio IX, (leve animare ciascuno a sostenerlo, avendo piena fiducia che,, nel corrente anno, almeno il tempio sarà condotto al suo termine.
Voi, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, dimanderete dove si possano trovare tanti mezzi per sostenere simili opere di pubblica beneficenza. Io ripongo ogni mia fiducia nella Vostra carità. Dio ci aiutò nel passato in momenti assai difficili ; Egli continuerà certamente ad inspirarvi generosi propositi, e farà in modo che abbiate onde eseguirli.
Siccome poi presentemente ci troviamo nel bisogno di preparare pane e vestito a molti ragazzi ricoverati nei nostri Ospizi , così coll' approvazione dell' Autorità civile fu ideata una piccola Lotteria, che sarà di alcuni dipinti ed oggetti d'arte antichi offerti a questo scopo benefico. Sarà spedita una piccola porzione di biglietti a ciascuno dei Cooperatori, e spero che li potrete tenere o per Voi, o almeno spacciarli presso qualche caritatevole parente od amico. Di ogni cosa si darà a suo tempo ragguaglio nel Bollettino.
Intanto, o venerati ed insigni Benefattori, vegliate gradire i più vivi ringraziamenti che io con tutti i Salesiani e giovani beneficati vi tributiamo dal più profondo del cuore. Noi vi conserveremo incancellabile gratitudine, mentre Dio vi tiene preparata un' imperitura mercede.
Nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice in Torino, in tutte le Chiese, in tutte le Case Salesiane sono mattino e sera innalzate al Cielo preghiere, affinché, Dio Vi conceda sanità stabile e vita felice, dia la concordia e la pace alle Vostre famiglie, la prosperità ai Vostri interessi, la fertilità alle Vostre campagne. Insomma le nostre preghiere sono indirizzate ad invocare le divine benedizioni sopra di Voi, affinché, dopo aver passati giorni contenti e tranquilli su questa terra, abbiate tutti a godere il frutto della Vostra carità nel più alto dei Cieli.
In particolar modo poi si raccomanda alle comuni preghiere il Sommo Pontefice Leone XIII, nostro Capo Cooperatore; tutti quelli che lavorano pel bene di Santa Chiesa; quei Cooperatori che lungo l' anno furono chiamati da Dio all' altra vita. E in fine raccomando anche l'anima mia alla carità delle Vostre preghiere assicurandovi che Vi sarò sempre in G. C.
Obblig. — Servitore
Sac. GIOVANNI Bosco.
Si è più sopra accennato alla generosa offerta, che, malgrado le sue strettezze, ci fece il nostro Santissimo Padre Leone XIII. Egli ce la faceva trasmettere dal suo Segretario di Stato, l' Eminentissimo Cardinale Nina, ed accompagnare con una lettera, che ci riempi di grande consolazione. Noi riguardiamo l'una e l'altra quale una novella prova della grande bontà del Santo Padre verso di noi, quale una grazia segnalata che ci mandò il Signore nel tempo opportuno, e confessiamo che ci sono e ci saranno di alto conforto e di gagliardo eccitamento a lavorare per Dio e per le anime. Sì augusta degnazione del Vicario di Cristo deve pure assicurare i Cooperatori e le Cooperatrici, che quanto essi fanno a sostegno delle opere della Congregazione riesce accetto a Dio, il quale per rincorarli maggiormente mise loro sott' occhio la cooperazione e l' esempio del primo Personaggio della terra. Coraggio adunque. Coli' approvazione e colla benedizione del Papa continuiamo a prodigare le nostre fatiche per la gloria di Dio e a vantaggio di tanti poveri giovanetti, che da tutte parti alzano a noi le mani implorando soccorso pel corpo e per l' anima.
Roma, 23 Novembre 1878.
ILLUSTRISSIMO SIGNORE,
Sa bene il Santo Padre a quante opere di cristiana carità presti ella aiuto, e quanto vada ella facendo pel bene spirituale delle anime. Ed è per ciò stesso che gli sarebbe sommamente a cuore di porgere benefica la sua mano a queste istituzioni, e di vederle aumentate in proporzione dei crescenti bisogni.
Ma spogliato Egli stesso di quel temporale dominio, che permetteva ai Romani Pontefici di farsi dovunque, ed in ogni tempo autori o promotori di ogni opera di pubblica beneficenza e di cattolica educazione, e costretto a vivere di quell'elemosina, che l' amore dei fedeli va deponendo a' suoi piedi, dev' Egli porre un freno agli impulsi della sua pontificia generosità ed a' suoi desiderii.
Dolendosi pertanto, anche per questo rapporto, dell' attuale stato di cose, e pur volendo annuire alla dimanda da lei avanzatale, la Santità Sua mi ha dato l'ordine di farle tenere a titolo di straordinario sussidio la somma di lire due mila, e di aggiungere contemporaneamente che la benedizione apostolica impartita a lei ed alle Opere pie, cui ella presiede, è arra delle speciali grazie e della particolare protezione, che su di esse invoca dalla misericordia divina.
Adempiuto il pontificio volere, non mi resta che confermarle i sensi della mia distinta stima.
Di V. S. Ill.ma
Affez." per servirla L. Card. NINA.
La sera dell'otto ora scaduto dicembre rinnovavasi nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino una delle funzioni più commoventi per un cuor cattolico, vogliamo dire il congedo e la benedizione della quarta schiera di Missionari Salesiani destinati all' America del Sud. Verso le ore tre pomeridiane il tempio era ormai gremito non soltanto dei giovanetti e membri della casa, ma pure di fedeli accorsi dalla città sia per la circostanza, sia perchè giorno sacro alla Vergine Immacolata.
All' ora debita collocatisi pertanto nel presbitero e come sotto il manto di Maria SS. Ausiliatrice, i giovani Missionari ascoltarono un discorso pronunziato con particolare affetto dal sac. D. Michele Rua, Prefetto della Congregazione. L'Oratore svolse alcuni pensieri molto acconci ed opportuni. Disse primieramente di quanta speranza e conforto dovesse tornare ai novelli Missionari il prendere le mosse per la loro destinazione in un giorno consacrato a Maria Immacolata, speciale Patrona dell' Oratorio. « Sotto l' egida di si potente Ausiliatrice , ei disse , la quale fin qui in tante guise ci beneficò e protesse, felice sarà il vostro viaggio, e fecondo di ubertosi frutti il vostro ministero.»
Passò quindi ad esporre quello che essi andavano a fare nell' America. « Voi andate colà , egli soggiunse, per portare la religione e la civiltà a popoli selvaggi quali sono i Patagoni ed i Pampas : voi andate per conservare la fede di Gesti Cristo nei già credenti , e per riaccenderla in chi lasciolla spegnere ; voi andate altresì per prendervi cura di migliaia di poveri italiani, i quali portatisi in quelle lontane parti colla lusinga di miglior fortuna, privi di sacerdoti corrono il più evidente pericolo della eterna salute. Sì , andate , chè migliaia , chè milioni di anime vi attendono per essere rischiarate nella via del Cielo, per essere richiamate sull'abbandonato cammino della virtù ; vi attendono siccome amici, fratelli e padri, vi attendono siccome angeli liberatori » (1).
Quest'anno per risparmio di spesa i Missionari avevano fatto un penoso sacrifizio privandosi della consolazione di portarsi a Roma per ossequiare personalmente il Papa, e riceverne di presenza l'apostolica benedizione. Il predicatore alludendo a questa privazione disse : « Voi fate, è vero, un grande sacrifizio, ma non dubitate, che il Vicario di Cristo, resone consapevole, vi benedice nondimeno dall' alto del suo trono. » Così era difatto ; chè in quel mentre giungeva appunto da Roma il seguente telegramma
REV. D. GIOVANNI Bosco - TORINO
Il Santo Padre lieto che sì numerosi Missionari Salesiani sono per recarsi all' Uruguay ed alla Repubblica Argentina, invia loro dal fondo del cuore l'implorata benedizione.
Il Card. NINA.
Terminato il discorso, s'intonò dai Cantori il Benedictus, e D. Bosco, salito l' altare, lesse le preghiere della Chiesa sui pellegrinanti. Oh ! con quanto affetto il tenero Padre invocò sopra i suoi figli la protezione del Cielo nel periglioso viaggio ! « 0 gran Dio, egli pregò, Tu che hai fatto passare a piedi asciutti in mezzo del mare i figliuoli d'Israele, e per mezzo di una stella mostrasti ai tre Magi la via per venire a Te, deh ! concedi prospero viaggio, e tempo tranquillo a questi tuoi e miei figli, e fa che in compagnia del tuo Angelo Santo giungano felicemente al loro destino, e tocchino in fine il porto della eterna salute. Sii loro conforto nel cammino, o Signore, refrigerio nel caldo, riparo nella pioggia e nel freddo, sostegno nella stanchezza, presidio nell' avversità; sii il loro bastone nello sdrucciolo , e nel naufragio il loro porto felice. »
Essi partirono poscia da Torino all' indomani, e recatisi a Genova salparono per alla volta dell'America sul nuovo Vapore postale Umberto I (2).
Il primo del corrente gennaio fanno vela le Suore di Maria Ausiliatrice. Ma di questa partenza diremo nel numero seguente.
(1) La lettera del Missionario D. Costamagna, che più sotto riferiamo, è una bella conferma alle parole dell'Oratore.
(2) I Signori R. Piaggio e fratelli proprietari del nuovo e veramente grandioso Vapore postale « Umberto I » hanno diritto alla nostra speciale riconoscenza, perchè a semplice richiesta del Governo dell' Uruguay concedettero sei posti in 1a classe ai nostri Missionari. La gentilezza del Signor Comandante e dell'equipaggio poi fanno onore ai suddetti Signori, i quali possono meritamente vantarsi di possedere « nell' Umberto I » il Vapore migliore che salpi il Mediterraneo, e pari ai più comodi e ricchi bastimenti Inglesi che corrono l' Atlantico ed il Pacifico.
Dal Rio Uruguay, 31 ottobre 1878. CARIs.mo e M. Rrv.do D. Bosco,
E' dal maestoso rio Uruguay che mi gode l'animo di scriverle questa mia. Il battello scorre placido e tranquillo sull' onde di questo immenso fiume , e mentre sembra fermo, corre , divora la via tra le incantevoli coste d'Entre-Rios e della Repubblica Orientale. L'aspetto dell'Uruguay è imponente ; nasce nel Brasile e dopo il corso di circa 1500 chilom. si getta nel fiume della Plata. Può essere percorso da battelli a vapore anche grossissimi. Le sue sponde sono incantevoli. A destra ha una provincia della Repubblica Argentina detta Entre-Rios perchè posta tra i due fiumi Uruguay e Paranà. Il nome le fu dato dagli Spagnuoli quando la scorsero, per lo stesso motivo che i Greci chiamarono Mesopotamia ( parola che in greco vuol dire in mezzo ai fiumi ) la terra posta tra il Tigri e l'Eufrate. La Repubblica Orientale che sta a sinistra, detta anche Repubblica dell' Uruguay o di Montevideo, non è meno incantevole. Gli alberi svariatissimi e la moltitudine di vaghi augelli che svolazzano danno l'idea di ameno giardino. Bisogna bene che io sappia approfittarmi di questa occasione per trattenermi un istante coll'amatissimo Padre D. Bosco : se aspettassi arrivato a BuenosAyres non lo potrei più fare così facilmente, per le molte occupazioni ehe colà mi attendono. Ascolti dunque : sono di ritorno da una piccola missione data alla colonia Italiana di Villa Libertad posta ai confini di Entro-Rios e Corientes. Era già più di un anno e mezzo dacchè questa colonia era stata consolata dalla visita del nostro Don Cagliero , ultimo sacerdote che abbia messo piede in quelle terre. D'allora in poi il numero delle famiglie s' era quadruplicato ; erano cinquanta, adesso centoottantatre. Da quel tempo in poi non si amministrò più il Sacramento del Battesimo; tutti i matrimoni furono fatti senza che il prete potesse benedirli, e quelli che morirono, dovettero presentarsi al Divin Giudice senza poter ricevere gli ultimi conforti di nostra Santa Religione. Poveri coloni ! Aspettavano un prete come anticamente si aspettava il Messia ; e questo prete non veniva mai ! Finalmente trovammo un ritaglio di tempo da disporre per quei poveretti , che tanto ci aveva raccomandato D. Cagliero prima di partire di qui. D. Bodrato 12 giorni avanti la festa d'Ognissanti uni dà l'ordine di partire, esprimendomi che per quel giorno fossi di ritorno, a causa dell'immenso lavoro , ehe qui avremmo avuto in tale solennità. Per questa medesima ragione non poté darmi alcun chierico o prete in compagnia, potei avere con me il solo catechista Vincenzo Gioia, che doveva anche fare l'nflîcio delle campane, cioè correre a cavallo per le campagne, radunare la gente, annunziando l' arrivo del Missionario. Partimmo adunque e felice fu il tragitto su questi superbi fiumi. Amichevolmente fummo ospitati dal Parroco di Concordia, città di 18 mila anime, che ha una chiesa sola, la quale consiste in una camera un po' lunghetta, molto bassa e strettissima. Dopo tre giorni di viaggio giungemmo a Chacari, dove ci stava aspettando il Direttore della Colonia per condurci a Santa Rosa capo luogo di Villa Libertad. Bel capoluogo ! E un gruppo di quattro capanne, dalle pareti di fango e dai tetti di paglia protette tutte attorno da una cinquantina di alberi d'alto fusto. A Chacari trovammo i cavalli pronti e partimmo sull' istante, chè già là in fondo in fondo s'affacciava la terribile tormenta, e non vi era tempo a perdere , se non volevamo essere malconci. A dieci passi da Santa Rosa, questa spaventosa bufera che pareva ancor lontana più d' un miglio, ci piombò addosso di repente con orribile rumore, con impetuosissimo vento e con un nuvolone di polvere. Il primo saluto che fece a Santa Rosa fu di portarle via di netto una casa, rimanendo così la borgata priva della sua quarta parte. Il tatfernglio e lo spavento e la costernazione, che allora successe in mezzo a quelle capanne, è qualche cosa di indescrivibile ; chi grida, chi urla, chi corre a tutta furia per serrare le porte ; chi fugge di casa per paura che essa rnini. Pareva un finimondo. Noi appena giungemmo a tempo per ritirarci nella capanna del Direttore della colonia. Chiusa la porta ci trovammo quasi all'oscuro. Dico quasi, perchè quantunque noti vi fossero finestre, ci veniva un po' di luce dalle innumerabili fessure della capanna stessa. Allora mi ricordai molto bene di un mio simpatico vecchiotto, padre di uno dei nostri carissimi Salesiani, il quale volendo dipingere al vivo la bellezza della sua casa, che sta sopra uno dei picchi delle Alpi Graie, dove molte case hanno le muraglie fatte a secco, così esprimevasi : < In casa mia i muri sono allegri crepano dal ridere quantunque le finestre siano chiuse, si vedono le stelle. » Come Dio volle l' uragano passò : dopo breve ora un dolce venticello, spazzando le nubi, ci regalò d' un bellissimo sole e d' un tersissimo sereno, che doveva provvidenzialmente accompagnarci fino al termine della missione. Principiai subito il catechismo ai ragazzi dei ranchos ( capanne ) vicini. Essi sono seminati in un circuito di pianura che ha circa 12 miglia di diametro , distanti l'un dall'altro almeno un miglio. Intanto che io catechizzava, Gioia e varii giovani su veloci destrieri sparsero per tutto la notizia della nostra venuta. All' indomani per tempissimo apparve- un esercito di cavalleria da tutte parti all'intorno : pareva venissero a prendere d'assalto i tugurii di Santa Rosa. Scendono dai cavalli : li attaccano a qualche albero o li abbandonano per la campagna, e tutti precipitosamente per essere i primi ci assalgono come si assalirebbe una fortezza. Si credevano di trovare di nuovo D. Cagliero , invece trovarono solamente la sua brutta copia... A migliaia furono le domande. Oh ! Padre... Quanto tempo sta con noi?... Io mi vorrei confessare subito... Ho ancora da far la Pasqua... Avrei un bimbo da battezzare... Venga, venga, vi è un malato in pericolo di morte, che abbisogna di lei : venga vi sono sole tre miglia... Tra tutti fecero una confusione che io non ne capiva più nulla. S' immagini , erano parlati tutti i dialetti d'Italia. Si udiva il Lombardo, il Piemontese, il Genovese , il Romagnolo , il Triestino , il Tirolese, ecc., etc. Risposi a tutti come poteva, dissi qualche parola d'incoraggiamento a tutti. Poi cominciai un poco di predica per prepararli ad aggiustare le cose della loro coscienza, indicando che dopo si direbbe la S. Messa , poi si amministrerebbero i battesimi , poi i matrimoni , e poi insomma... son qua tutto per voi. Presaghi di quanto doveva accadere , noi il giorno prima avevamo preparato alla meglio la nostra Cattedrale co' suoi annessi e connessi. Questa Cattedrale era la medesima in cui il nostro caro D. Cagliero un anno e mezzo fa aveva funzionato e ricevuto copiosamente de rore coeli ( abbondante pioggia ) sulle spalle mentre ascoltava le Confessioni. Anche essa era col tetto di paglia e colle pareti di fango, però nell'attuale circostanza ornata di bei fiori e tapezzata di bianche cortine. In mezzo collocammo l'altare, il Battisterio in Cornu Epistolae, ed in Cornu Evangelii il confessionario , ma confessionario di nuovo conio... Si figuri che uno più sinodale non si potrebbe avere in quelle regioni. Esso consisteva in una lettiera di ferro alzata, quasi direi, in piedi ; una tenda ne formava la graticola ; una seggiola da una parte serviva pel confessore, una panchetta dall' altra serviva d' inginocchiatoio al penitente. Le dirò io che non mi pareva vero di stare in una lettiera, tanto era bello e adattato il nostro Confessionale ! Per l'esame e l'interrogatorio, dei testimoni e per istendere le parcelle dei battesimi e matrimoni scegliemmo un' altra capanna vicina ; cd un fronzuto albero davanti alla cappella ci serviva molto bene per il Catechismo ai ragazzi e per dar l'esame di religione ai novelli sposi. Ci mettemmo al lavoro con tutta la forza di cui può esser capace un nomo. Questa non sarebbe stata sufficiente se Dio non ci avesse dato il suo potente braccio ; poichè come si sarebbe potuto, senza questo, preparare ed amministrare 17 matrimoni , 02 battesimi, e confessare e dar la Comunione a più di 200 adulti , visitare infermi, consigliare dubbiosi, consolare afflitti, e tutto questo in soli 5 giorni , essendo io solo prete e un catechista ? Ab ! io non l'ho forse mai provato si palpabile l' aiuto di Dio ; questo buon Dio mi diè forza il penultimo giorno di confessare circa 80 persone, poi di predicare, indi battezzare uno per volta 30 bambini, quindi ancora amministrare 12 matrimoni , senza tener conto della visita che ante luce>n feci a cavallo ad un'inferma distante 2 miglia da Santa Rosa. E non patii nulla. Ma la grazia del buon Dio si manifestò più visibile in quei buoni coloni. Solo l'intervento di questa grazia speciale mi spiega quella fame che essi hanno della parola di Dio e dei Sacramenti, motivo per cui levandosi di letto alle tre del mattino se ne stavano aspettando la predica e la S. Comunione fino alle undici e mezzo, ed assistevano ai sacri misteri con una riverenza angelica , inginocchiati nella polvere col capo scoperto ai cocenti raggi del sole. Poveri coloni ! La loro fede merita certo che Dio loro mandi presto un prete fisso e zelante, che si prenda cura di essi e renda Villa Libertad come un' oasi religiosa in mezzo al deserto americano. Ma quando potranno avere si felice sorte ? ! Disgraziati quelli che barattano l' Italia coll' America ! I coloni di Villa Libertad ce lo stanno provando. Era da più di fin anno che essi non udivano una predica, non un Catechismo, non una Messa ; lontani da tutti i Sacramenti, i bimbi senza battesimo, e gli adulti crescenti come le bestiuole... Di dieiasette matrimoni che si contrassero, sedici erano già fatti senza che la chiesa avesse benedetta l'unione degli sposi. - L'addio che mi diedero i poveri coloni di Villa Libertad mi resterà eternamente impresso nel cuore. Dopo di avere con reciproca consolazione dispensate tutte le medaglie, le immagini e le corone che io aveva; dopo avermi fatto benedire ehi l'acqua, chi il pane, chi il campo di grano o meliga dove fanno strage il verme e le locuste, chi gl'infermi che con pericolo della vita avevano voluto venire a trovare il Missionario, quei buoni coloni mi si strinsero ai panni e : « Non parta più , mi diceva uno, stia sempre qua, che così ci parrà ancora di stare nei nostri bei paesi, soggiungevano altri... Ci mandi presto un prete, dicevami un terzo, se no diventeremo tante bestie... ed un altro celiando soggiunse. , se lei non torna presto o non ci manda un altro, li mandiamo a prendere dai carabinieri; non vede che ornai siam divenuti tanti animali ; non ci par neanco più d'essere Cristiani.... Ah ! diceva tutta sciolta in lacrime una povera madre, i nostri cavalli, le nostro, vacche hanno il loro pastore, ma noi che siamo Cristiani, dov'ò il nostro pastore che si prenda cura di noi e dei nostri figliuoli ?... Ah dunque , soggiungevano , scriva in Italia che venga qualche prete, qualche religioso, anche un solo: noi lo contenteremo; faremo in modo che non manchi ili vesti , di vitto, di casa ; alla meglio provvederemo tutto, tutto : ma vengano e non ci lascino andare alla perdizione. » Poveri coloni ! il loro stato mi ha commosso fino alle lacrime. Quanti saranno morti in passato e quanti moriranno in questo anno medesimo ! e tutti senza un sacerdote che li assista in punto di morte; senza un Ministro di Dio , che anche solo benedica la fossa dove riposeranno aspettando il Giudizio Finale l Chi non piangerebbe al vedere questa popolazione la quale ogni giorno va crescendo e sarà in breve di più migliaia d'anime, tutte abbandonate a se stesse senza il sostegno della Religione?.. Io compatisco quelli che dicono che l'America l'abbiamo in Italia , che in Italia devono fermarsi tutti i Sacerdoti a sostenere la Religione.
Ah ! non è vero che l'America sia in Italia, piuttosto direi che l' Italia è in America , e gli Italiani d'America se non avranno pastori Italiani , a chi dovranno stendere la mano ? E poi sia come si vuole, ò cosa abbastanza approvata, dicono molti celebri e santi dottori, che quella Diocesi che regala un Missionario alle Missioni estere, Dio la ricompensa largamente con una decina di vocazioni.
Ora faccio punto e vado a dire al macchinista che si affretti ad allontanarci da Entre-Rios, sia perché desidero tanto di ritirarmi in casa a meditare un poco sull'anima mia dopo d'aver pensato per gli altri, sia anche perchè oggi stesso scoppiò la rivoluzione , ed anche in Villa Libertad si videro già non pochi gauchos arenati fino ai denti; quindi ò cosa buona cercar un clima più tranquillo.
Abbia la bontà di salutare tutti i Confratelli, le Consorelle figlie di Maria Ausiliatrice, ed anche i Cooperatori Salesiani, e non cessi di ringraziarli da parte nostra ed accertarli che le anime che sì salveranno per la loro carità invocheranno la misericordia dei Signore sopra di loro e sopra le loro famiglie. Mi raccomandi molto al buon Gesù, affinché possa con tutti i miei fratelli d'America camminare davanti a Dio in Sanctitate et Justitia coram ipso oimnibus diebus come cantammo tiri anno fa appunto in questi giorni prima di dare un perpetuo addio al caro Oratorio.
PS. - Ci arrivò testò una lettera del Papa Leone XIII, che ci ha riempiuto il cuore di consolazione e di coraggio per continuare nella santa Missione. Le bacio umilmente la mano e mi dico
Di lei
Aff.mo figlio in Gesù C.
Sac. GIACOMO COSTAMAGNA.
Proemio - Il teologo Luigi Guala e D. Giuseppe Caffasso - Convitto ecclesiastico di S. Francesco d'Assisi - Le prigioni - Pensiero dell'Oratorio festivo.
In sul bel principio del nostro racconto taluno ci potrebbe domandare : Perchè avete tanto aspettato a dare una notizia completa intorno all' origine e natura di queste Istituto, sino al punto che molti ne presero abbagli, e colla stampa li sparsero pur anche nel mondo?
Noi rispondiamo che causa di sì lungo ritardo, e di cotali inconvenienti fu la persona stessa, di cui servissi Iddio per incominciare ed accrescere quest'Opera. Provando ognora una invincibile ripugnanza nel far conoscere cose , di cui aveva avuto parte, questo amico della nostra giovinezza non volle mai permettere certe pubblicazioni, senza le quali il racconto sarebbe stato imperfetto e non soddisfacente. Ma questo intoppo fu poc'anzi levato da un comando, cui non gli fu lecito di contraddire, e così la licenza stataci finora negata venne concessa.
Vinta per siffatto modo la fin qui insuperabile difficoltà , noi diamo incominciamento al nostro racconto, alla cui tessitura, come abbiamo prima accennato , concorrono di buon grado gli antichi allievi dell'Oratorio interni ed esterni , ecclesiastici e laici.
Il protagonista ci perdoni se costretti dalla natura delle cose noi lo facciamo sovente venire in scena suo malgrado. Ormai non si tratta pili di D. Bosco, ma di un fatto, di citi si rese già padrona la storia, e cui non solo i posteri, ma ancora i presenti hanno diritto di conoscere appieno, per vie meglio ammirare la condotta della divina Provvidenza nelle opere sue.
Sarebbe pur pregio dell' opera che, innanzi di prendere a narrare i fatti che ci siamo proposti, noi dicessimo alcun che dei primi anni di colui , intorno al quale essi si raggirano ; ma ragioni di convenienza ci obbligano a passere sotto un rispettoso silenzio quanto non è assolutamente necessario al nostro scopo, fiduciosi che altri possa un giorno sollevare il velo, che copre tuttora moltissime cose, pur degne di memoria.
L'anno 1811 nelle Ordinazioni estive, compiuti gli studii di teologia nel Seminario di Chieri, un giovane levita veniva insignito della dignità sacerdotale ; era questi il nostro D. Giovanni Bosco. Aveva ormai 20 anni, essendo nato nella festa dell'Assunzione di Maria Santissima, il 15 agosto del 1815, in Castelnuovo d'Asti, diocesi di Torino.
Sulla fine dell'autunno di quell'anno tre impieghi gli venivano offerti : di Maestro in casa di un signore genovese collo stipendio di mille franchi annui ; di Cappellano nella borgata di Murialdo ; di Vice-curato in sua patria. Prima di prendere una definitiva deliberazione, egli si portò a Torino per chiedere consiglio a Don Giuseppe Caffasso suo compatriota, il quale da parecchi anni era divenuto sua guida. Il santo sacerdote, allora capo di conferenza morale nel Convitto ecclesiastico di S. Francesco di Assisi, ascoltò tutto, le proterte di buoni stipendi, le insistenze dei parenti e degli amici, e poi gli disse : « Voi avete bisogno di studiare la morale e la predicazione : rinunziate per ora ad ogni proposta e venite al Convitto. » D. Bosco seguì con piacere il savio consiglio, e il 3 di novembre 18 d1 entrò nel mentovato Instituto.
Ai nostri lettori tornerò gradito un breve ragguaglio del suddetto Convitto, ove il nostro Don Bosco concepì e maturò il pensiero dell'Oratorio; e noi li vogliamo appagare.
Sul principio di questo secolo fioriva in Torino un degnissimo ecclesiastico, che fu il teologo collegiato Luigi Guala , rettore della Chiesa di san Francesco d'Assisi. Uomo di costume irreprensibile, di pietà sincera, disinteressato, ricco di scienza, di prudenza e di coraggio si faceva amare dai buoni
e stimare dai cattivi. Questo pio e dotto sacerdote, che conosceva i bisogni dei suoi tempi, vide essere cosa importantissima che i giovani ecclesiastici, compiuti i corsi di studio nel Seminario, attendessero per qualche tempo all'acquisto della morale pratica , innanzi di entrare nell' esercizio del sacro Ministero. Altamente persuaso di ciò ,il saggio teologo fin dall'anno 1808 cominciò ad esercitare alcuni novelli sacerdoti con apposite conferenze morali in sua casa. La cosa continuò così sino all' anno 1818 quando, cessato in Piemonte il governo di Napoleone I, e sgombrato dalla soldatesca il Convento dei Minori Conventuali presso la detta Chiesa, il Guala vi stabili un Convitto con apposito regolamento per giovani preti. Il re Carlo Felice nel 1822 autorizzavalo ad accettare donazioni e legati, ed assegnava per abitazione la parte invenduta del Convento soppresso. L'Autorità ecclesiastica porse essa pure il suo appoggio efficace alla santa Instituzione, e Monsignore Colombano Chiaverotti Arcivescovo di Torino con suo Decreto dei 4 giugno 1823 nominava Rettore del Convitto lo stesso Guala, ed approvavane il Regolamento da lui compilato. Meditazione, lettura spirituale, due conferenze al giorno, lezioni di predicazione, comodità di studiare, leggere e consultare buoni autori , ecco le occupazioni dei sacerdoti convittori, e i vantaggi che ne ritraevano.
Immenso fu il bene, che il Guala procurò alle diocesi del Piemonte, specialmente a quella di Torino, con questa fondazione. Egli riuscì primieramente a sbarbicare le ultime radici , clie vi restavano, di Giansenismo ; dottrina esecrabile, che scoraggia le anime nella via dell' eterna salute. Oltre a ciò, era in quei giorni agitatissima tra i teologi la questione del così detto probabilismo e del probabiliorismo. I promotori del primo seguivano le sentenze del dottore sant' Alfonso de' Liguori , le cui opere erano state dalla Chiesa lodate e proclamate immuni da ogni censura ; e -i fautori del secondo si attenevano invece alle opinioni di alcuni rigidi autori , la cui pratica non regolata da prudenza poteva condurre ad un rigorismo irragionevole e pernicioso alle anime. Or il teologo Guata colla sua instituzione si mise fermo in mezzo ai due sistemi, e per centro di ogni opinione ponendo la carità e mansuetudine del nostro Signor Gesù Cristo riuscì a ravvicinare i due estremi , ottenendo che sant' Alfonso divenisse il Maestro delle nostre scuole con sommo vantaggio dei fedeli, e quiete delle coscienze.
Braccio forte del teologo Guala era D. Giuseppe Caffasso , suo supplente nelle conferenze morali e poscia suo successore. Colla sua virtii, che resisteva a tutte prove, colla sua calma pro digiosa, con un'accortezza e prudenza ammirabile, colla sua pietà esimia e ad un tempo facile e modesta egli fece scomparire affatto quell'acrimonia, che in alcuni probabilioristi ancor rimaneva contro i Liguoristi, e cooperò efficacemente a formare un clero esemplarissimo.
Una miniera d' oro nascondevasi pure nel sacerdote torinese teologo Felice Golzio anch' egli convittore. Nella sua vita nascosta egli fece poco rumore , ma col lavoro indefesso , coll' umiltà e scienza profonda, era un grande appoggio del Guata e del Caffasso , che lo amavano e stimavano altamente. L' esercizio del ministero di questi tre sacerdoti non si restringeva al recinto del Convitto e della Chiesa attigua; ma assai pini in là egli si estendeva. Le carceri, gli ospedali, gli instituti di beneficenza, gli ammalati a domicilio, i palazzi dei grandi ed i tugurii dei poveri insomma e le città vicine provarono i salutari effetti della carità e zelo di questi tre luminari del clero torinese ; anzi della loro luce e calore benefico , anche dopo il tramonto, godono tuttora le diocesi piemontesi per mezzo dei numerosi discepoli che essi vi lasciarono.
Or per ritornare a proposito, questi erano i tre modelli, alla cui scuola andò formandosi il nostro D. Bosco fin dai primordii del suo sacerdotale ministero. D. Caffasso era in oltre suo direttore di spirito , e noi abbiamo più volte udito D. Bosco a dire con espressioni della più sentita gratitudine : « Se io ho fatto qualche cosa di bene, lo debbo a questo degno ecclesiastico, nelle cui mani rimisi ogni mia deliberazione , ogni stadio , ogni azione della mia vita. »
Per prima cosa questo esperto maestro prese a condurre il suo discepolo nelle prigioni di Torino, che erano l'ambito campo delle loro fatiche. Il vedere turbe di giovanetti sull'età dai 12 ai 18 anni, inoperosi , e rosicchiati dagli insetti , espiare in quei luoghi di pena con una trista reclusione e più ancora coi rimorsi le colpe di una precoce malizia, fece inorridire il giovane prete. Egli vide in quegli infelici personificato l'obbrobrio della patria, e il disonore della famiglia ; vide soprattutto anime redente e francate dal Sangue di un Dio geniere invece schiave del vizio , e nel più evidente pericolo di andare eternamente perdute. Osservò ancora che il numero di quei disgraziati andava ogni giorno crescendo ; e quelli stessi che,. scontata la pena , erano restituiti a libertà , ben presto ritornavano in quel luogo carichi di nuovi delitti e di una nuova condanna. Cercando poi la causa di tanta depravazione in quei miseri giovani, gli parve di trovarla nel loro allontanamento dalle pratiche religiose nei giorni festivi. Convinto di ciò, D. Bosco andava dicendo: Chi sa se questi giovanetti avessero avuto un amico, ehe si fosse presa amorevole cura di loro, li avesse assistiti ed istruiti nella Religione nei giorni di festa, chi sa se non si sarebbero tenuti lontani dal mal fare, e se non avrebbero evitato di venire e di ritornare in questi luoghi di pena? Non sarebbe ella cosa della più alta importanza per la Religione e per la civile Società il tentarne la prova per l'avvenire a vantaggio di centinaia e migliaia d'altri.
Egli comunicò questo pensiero a Don Caffasso; e col suo consiglio e coi suoi lumi prese tosto a studiare il modo di effettuarlo, abbandonandone il buon esito alla divina Provvidenza , senza di cui tornano vani tutti gli sforzi dell'uomo.
Vedremo in altro Numero il principio dell'Oratorio festivo.
OSSIA
Tra le ventidue case, che coll'aiuto della divina Provvidenza e coll'appoggio dei nostri Cooperatori e Cooperatrici abbiamo potuto aprire nell'annopassato, vi è il così detto Oratorio di S. Teresa per le fanciulle e giovinette della illustre e laboriosa città di Chieri. Riferendo nel Bollettino di Agosto che avevamo inviate a prendere la direzione di quella Casa le Suore di Maria Ausiliatrice appartenenti alla Congregazione Salesiana, noi esternavamo ad un tempo la fondata speranza che Iddio l'avrebbe benedetta e fatta prosperare. La nostra speranza non fu punto delusa. Ai nostri benevoli soci tornerà gradito un breve ragguaglio in proposito, e noi qui lo soggiungiamo.
Le giovinette, che frequentano l'Oratorio nei giorni di festa specialmente alla sera, da circa 250 che erano in principio raggiunsero oggi il bel numero di 400 ed oltre. Al mattino di buon'ora si apre la Chiesa e si dò comodità di confessarsi a quelle che lo desiderano. Intorno alle ore otto incomincia la messa. Alla Comunione parecchie di esse coadiuvate nella preparazione dalle Suore assistenti si accostano a ricevere quel Gesù, che ha da conservarle pure e proteggerle dalle insidie, che il demonio ed il mondo tendono alla fragile loro età ed inesperienza. Un breve sermoncino loro adattato mette fine alla divota funzione.
Con questa per altro non finiscono nell'Oratorio le occupazioni del mattino. E qui è da sapersi che la città di Chieri annovera nel suo seno molte fabbriche di cotone e di tela, nelle quali da mane a sera vengono occupate centinaia di fanciulle e giovinette. Per questa ragione, specialmente negli anni passati, avvenne che molte di esse non avendo potuto e tuttora non potendo frequentare le scuole comunali, si trovano pressochè analfabete e non sanno neppure scrivere il proprio nome. Or siccome siffatta ignoranza dei primi elementi di lettura, scrittura ed aritmetica potrebbe oggi più che mai tornare di grave scapito alle famiglie cosi le Suore di Maria Ausiliatrice pensarono di ovviare a questo danno coll'aprire una scuola festiva gratuita, la quale si tiene appunto dalle dieci al mezzogiorno. Essa è frequentata da oltre a cento ragazze dai nove ai quindici anni, e da una quarantina delle più adulte, divise in tre classi secondo l'età e l'istruzione. Questa pertanto è l'altra occupazione nell'Oratorio al mattino della festa ; la prima esclusivamente religiosa, la seconda letteraria , che riesce eziandio di grande giovamento a molte laboriose e modeste famiglie della città.
Ma le occupazioni e funzioni più proficue nell'Oratorio di S. Teresa sono quelle della sera. Quale dolce spettacolo non si para mai dinanzi agli occhi di chi vi entra dalle due alle cinque pomeridiane ! Tu cominci a vedere in un primo cortile un ducento -fanciulle dai sette ai dieci anni; poi in un secondo altro centocinquanta dagli- undici ai quattordici; indi in un terzo una sessantina dai quindici in su , e tutte come figlie d' una stessa famiglia vispe ed allegre trastullarsi insieme amorosamente. Chi corre, chi salta, chi canta, chi in circolo tiene lieta conversazione, assistite sempre nei rispettivi cortiletti da una o più Suore e dalle giovani più adulte ed assennate. Non è quindi a meravigliare, che mentre questi innocenti trastulli riescono cari alle ragazze, tornino eziandio graditi ai loro parenti, i quali sapendo le proprie figliuole in quel luogo guardate e lontane dai pericoli ne godono altamente. Sappiamo di una buona madre, che nel condurvi una sua figlia, veduto quello spettacolo, fu così commossa da piangerne di consolazione. Dopo un'oretta di onesto divertimento, ad un cenno del campanello o del Direttore le figlie nei rispettivi posti si ordinano in classe secondo l'età, ed accompagnate dalla propria maestra o catechista si portano al luogo destinato per una mezz' ora di catechismo. Segue poscia il canto del Magnificat o di una Lode a Maria, pei una breve istruzione o predica acconcia, e infine s'impartisce la benedizione col SS. Sacramento. Soddisfatti così i bisogni dell'anima, si ripigliano i giuocherelli a sollievo del corpo, e si continuano sino al cominciar della notte. Allora ognuna ritorna in seno alla propria famiglia raccontandovi le cose fatte e udite, ed aspettando ansiosamente il giungere di un'altra festa. Come si vede, in questa guisa si ottengono due frutti, vale a dire s'instruiscono convenevolmente le ragazze, e si tengono lontane dai pericoli, cui molte, sopratutto ai giorni nostri, andrebbero esposte.
Prima di finire quest'articoletto, non vogliamo tacere di una bella prova di pietà, che diedero sul principio dello scorso mese le giovanette più adulte dell'Oratorio ed altre da loro guadagnate. Gli otto di dicembre, f< sta dell'Immacolata Concezione, occorreva il secondo anniversario dacché si era inaugurato il detto Oratorio, benedicendo e collocando in una semplice cameretta della casa una statua di Maria Ausiliatrice. Si osservò quindi che sarebbe stato molto opportuno il celebrare quest'anno detta solennità in modo speciale, per così ringraziare l'Augusta Madre di Dio dei molti favori concessi durante questo tempo. Laonde per ben preparare le giovinette si fece una novena di predicazione. Ogni giorno alle cinque e mezzo del mattino si celebrava la messa, poscia si faceva la predica a forma di spirituali esercizi. L' ora pareva alquanto indiscreta, ma era la più propizia per la maggior parte di esse, che alle sette già dovevano trovarsi al lavoro nelle relative fabbriche. La notizia della novena a Santa Teresa si sparse da una compagna all'altra della città, e fu accolta così favorevolmente che il primo mattino la chiesetta fu piena zeppa. Per far posto alle più grandicelle, fu d'uopo avvertire che nei giorni seguenti sarebbero state escluse le giovinette, che erano al di sotto dei tredici anni. Ma non ostante questa precauzione nel secondo giorno e nei consecutivi il numero delle accorrenti non fu mai minore di 400, poiché il buon esempio, e la novità della cosa, o meglio la grazia di Dio andavano ogni giorno attirandovi molte giovani della città, che non avevano ancor mai posto il piede nell'Oratorio. In quei giorni si ebbe la favorevole occasione di far sentire massime e verità molto adatte alla loro condizione; soprattutto si fecero conoscere i pericoli travi che corre la loro età inesperta; che si può bellamente unire insieme la vera allegria colla soda pietà; e che solo colla virtù, colla sottomissione maggiori, colla fedeltà al lavoro, e colla pratica della religione cattolica una giovinetta si procaccia la contentezza del cuore; e forma la felicità sua e quella della famiglia. Il frutto della novena si fu che tutte o durante la medesima o nella festa si accostarono ai Santi Sacramenti con un contegno edificantissimo, sicché moltissime persone della città ne furono e ne sono tuttora ammirate e vanno dicendo : « I coniugi Bertinetti andranno ben lieti al vedere dal cielo la loro Casa servire così alla gloria di Dio, e al bene delle anime. » Ma di tutto sia gloria a Dio e a Maria Immacolata.
Per terminare il quadro dovremmo ancor dire di alcune opposizioni da taluno ultimamente suscitate contro al detto Oratorio; ma, se occorrerà, vi torneremo sopra un'altra volta.
Taluno, vedendo giungere ogni mese il Bollettino Salesiano, ha creduto che questo fosse una pubblicazione periodica, che punto non gli appartenesse ; quindi non intendendo di associarvisi lo rimandò indietro. Avvertiamo che il Bollettino si manda ai Cooperatori e Cooperatrici per ottemperare a quanto é prescritto al N. 7 del capo V del loro Regolamento ove si legge : « Ogni tre mesi ed anche più sovente con un Bollettino o foglietto a stampa si darà ai soci un ragguaglio delle cose proposte e fatte, o che si propongono a fare. » Laonde resta inteso che questa non è un' associazione estranea alla Pia Unione, e a. cui i Cooperatori debbano corrispondere con una tangente determinata ed obbligatoria. La somma annuale di lire tre accennata in alcuni numeri del Bollettino dell' anno passato fu suggerita per rispondere a quelli, che ci domandavano come avrebbero potuto concorrere alla spesa di stampa e di posta: quindi il nostro fu un consiglio, e non un' ingiunzione. Pertanto i Cooperatori faranno in proposito quello che possono o che credono, e qualora non siano in grado di offrire la somma accennata vi suppliranno in altro modo secondo le proprie forze. Chi fosse analfabeto, od avesse già altre copie del periodico in famiglia, potrebbe farlo passare ad altri, onde promuovere vie maggiormente la buona causa.
Abbiamo procurato di correggere i nomi che conoscemmo errati sugli indirizzi. Nondimeno se mai taluno non vedesse ciò fatto a suo riguardo lo pregheremmo a voler pazientare sino a che siano esaurite le fascie stampate per lui fin da principio. Se per altro l' errore fosse tale, che per iscambio di persona o di paese il foglio non gli giungesse che raramente od in ritardo, ce ne avverta, e faremo il possibile per ovviare a tale inconveniente.
Coloro in fine che ci mandassero nuovi indirizzi sono caldamente pregati a scrivere i nomi e cognomi degli individui, il paese e, se occorre, il Mandamento od il Circondario, in caratteri chiari ed intelligibili.
COOPERATORI E COOPERATRICI
defanti nell'anno 1878.
1. Abbiati D. Antonio Parroco - Gornate L f.
2. Abbiati D. Pietro Canonico - Voghera.
3. Accampo D. Giacomo - Traversella.
4. Allisio D. Domenico Prevosto - Robella.
5. Asinari Giuseppe - Torino.
6. Barucci D. Giuseppe Can. - Castelfzorentino.
7. Barbero D. Matteo T. Rett. Semin. - Asti.
8. Bertucci D. Pier Antonio Decano - Brugnato.
9. Bertinelli D. Raffaele Can. - Roma.
10. Berrera D. Giovanni Arciprete - Rcvò. 11. Belloni D. Carlo Parroco - Vernate. 12. Bora D. Fortunato Can. - Biella. 13. Bene D. Luigi Can. - Cesci. 14. Bonelli Maria - Cavallerleone. 15. Bolzani Stefano - Milano. 16. Borgra Angela - Villaregia. 17. Capurro D. Gio. Battista - Genova.
18. Caravaggio D. Gio. Battista - Quintano. 19. Chili D. Andrea Rettore - Mercurado. 20. Codebò Teodolinda - Bobbio.
21. Crolle D. Agostino Prevosto - Muzzano.
22. De-Bresciani Barone Francesco - (Provincia
di Gorizia) Cervignano.
23. Delfino D. Giovanni Procancelliere - Cuneo. 24. De-Rosa D. Giacomo Are. Provic. E or. - Ca
masca.
25. Delpiano Alessandro - S. Gio. di Villafranca. 20. Fava D. Giuseppe - Voghera. 27. Ferrari D. Giovanni Parroco - Cologno. 28. Ferreri D. Luigi Priore Cav. - Pollenzo. 29. Franchi Card. Luigi Segretario 'di Stato di
S. S. - Roma.
30. Galliano D. Giovanni Canonico - Saluzzo. 31. Gafiarino D. Franc. Cur. S. Calimero - Mi
lano.
32. Ghersi D. Carlo Teologo - Murello. 33. Grasso D. Andrea - Genova.
34. Gualco Monsig. Domenico Prev. Dott. A. L.
- Genova.
35. Lancina D. Giacomo Prev. Vie. For. - Clci
vasso.
36. Longhi D. Pietro Parroco - Martinengo. 37. Mariscotti 1). Lorenzo Rett. - Ciglione di
Ponzone.
38. Marchioni D. Antonio - Brescia.
39. Merlo D. Giuseppe Vie. per». - Miradolo. 40. Partel D. Gio. Batt. Prev. - Calcinato di
Brescia.
41. Peruzzi Luigi fu Pietro - Verona.
42. Poma D. Antonio Prev. - Canton di Vaglio
Settinengo.
43. Presbitero D. Michele Rettore - Traversella. 44. Quaglia D. Gio. Maria Priore - Fiasnenga. 45. Raimondo Gio. Battista - Alassio. 4U. Re D. Giuseppe Teologo - Torino. 47. Ribaldone Rosa - Lu.
48. Ricci D. Luigi Dott. in A. L. Can. Catt.
- Albenga.
49. Rivara D. Antonio Can. - Chiavari. 50. Rota Matilde - Lu.
51. Bolle D. Francesco Piev. Vie. For - Pont.
Fratelli in Gesù Cristo dilettissimi,
Col più profondo dolore dell'animo nostro vi annunziamo che nell'anno or ora spirato l'inesorabile falce della morte, tra tanti milioni d' uomini che ha mietuto sulla faccia della terra, colse eziandio un buon numero dei nostri Cooperatori e Cooperatrici. Voi ne troverete più sotto notato il nome e la patria.
Quantunque appena ricevuta la notizia del loro trapasso, siansi nella nostra casa di Torino, e nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, fatte speciali preghiere per l'anima loro, e si abbiano le più fondate speranze, che la divina Misericordia li abbia già raccolti in gloria, tuttavia esortiamo i Cooperatori sacerdoti, che vogliano fare uno speciale Memento in loro suffragio; e gli altri, che facciano per lo stesso fine una santa Comunione, come prescrive il Regolamento al capo VII. Per vie meglio eccitarci a quest'opera di carità pensiamo che quello, che ora facciamo in suffragio degli altri, Iddio disporrà che altri dopo la nostra morte il facciano per l' anima nostra.
Forse non tutti i Cooperatori defunti si troveranno qui notati. Se i loro parenti od amici, non leggendovi il nome loro, ce lo favoriranno, noi lo pubblicheremo nel prossimo N° del Bollettino. Ciò non ostante nel pregare pei qui registrati noi estenderemo la nostra intenzione a quelli eziandio, che per avventura ne fossero stati dimenticati.
Oltre a questi suffragi raccomandiamo che nella prima Conferenza che si terrà, si reciti infine della medesima un Palei-, Ave e Requiem per questi cari nostri defunti ; ed un altro Palei-, Ave e Gloria per quei confratelli e consorelle, che verranno chiamati all'eternità nel corso dell' anno.
Ognun rifletta che forse questo Pater ed Ave sarà detto per lui, e intanto si prepari al terribile passo della morte con una vita veramente cristiana.
52. Rovere D. Anton. Rev. - Quigliano Vall(ggia. 53. Ruga D. Francesco Parroco - Pernati.
54. Vigliaroni D. Antonio Can. Catt. - Castelsardo.
I sei Missionari Salesiani , dei quali abbiamo sopra narrato la partenza da Torino, prima che il loro bastimento Umberto I. spiegasse le vele, scrissero una tenerissima lettera a I). Bosco, narrandogli l'immensa pena sofferta nel dividersi da lui e dai loro cari, e dandogli contezza del loro viaggio sino a Genova. Mentre attendiamo loro lettere da altri porti d'Europa, cominciamo a pubblicare la seguente speditaci dal porto di Genova.
W. Gesù e Maria.
Genova, 13 Dicembre 1878.
AMATISSIMO PADRE,
Da ventiquattro ore che siamo a bordo dell' Umberto I ancora non si parte, per causa del cattivo tempo che impedisce di caricare le mercanzie. Noi tuttavia non scenderemo più a terra, perché già abbiamo salutato i nostri Confratelli di Sampierdarena, e ricevuto la benedizione che a nome di lei ci diede D. Cagliero. Prima di dare l' ultimo addio alla regina dei mari, ci piace trattenerci ancora un tantino colla S. V. per mezzo di questa lettera.
Descrivere l'emozione che noi tutti provammo quando ci scorgemmo soli fra gente sconosciuta, mi è affatto impossibile. In quanto a me, e così fu pure degli altri, le confesso che soffersi una stretta al cuore indescrivibile. Il pensiero di dover abbandonare lei, che mi fu per tanto tempo padre sì amoroso ed affezionato, col presentimento di non più rivederlo, di dovermi separare da tanti Confratelli carissimi, coi quali- aveva passato giorni tanto beati, mi commosse talmente che fui ad un punto di commettere una debolezza. Buon per me che la religione mi venne presto in soccorso, ed all' affacciarmisi alla mente lo scopo della nostra missione, al pararmisi innanzi il pensiero di quelle sterminate tribù americane, prive tuttora del lume della fede, e di tanti ragazzi poveri ed abbandonati, il cuore mio si riconfortò, si riempì di nuovo zelo e di nuovo coraggio; e la grazia vinse la natura. Ora sono contento, e con me lo sono parimenti tutti gli altri, e non desideriamo più altro se non che il bastimento levi le ancore , spieghi le vele e parta. Il mare più non lo temiamo, pieni di fiducia che Maria Ausiliatrice nostra cara Madre, la quale ha salvato i nostri Confratelli da tanti pericoli, salverà noi pure e ci condurrà sani e salvi alla nostra meta sospirata delle missioni.
Il viaggio sino a Genova fu felicissimo e senza incidenti particolari. Da Torino sino ad Alessandria facemmo poche parole, ed avevamo più voglia di piangere che di chiaccherare ; ma da Alessandria a Genova la scena cambiò. Essendoci trovati soli in un compartimento a parte, cominciò Grosso a cavar dalla valigia il suo clarinetto ed a mettersi a suonare la preghiera del figlio dell' esule di D. Cagliero. Il suo esempio destò negli altri il buon umore, e tutti ci mettemmo a cantare lodi a Maria quasi sino a Genova. Oh ! come si allargava il nostro cuore all' invocare che facevamo col canto la nostra buona madre Maria! Pareva che una nuova forza entrasse in noi, cacciasse via ogni timore, ci consolasse d'ogni pena.
Giunti a Sampierdarena fummo ricevuti dai nostri confratelli con tanta cordialità da lenirci quasi affatto le nostre pene, perchè ci pareva di trovarci di bel nuovo all'Oratorio con Lei e coi nostri più cari. Il M. R. D. Albera ci usò tanti riguardi che di più non avrebbero fatto i nostri stessi parenti ; noi tutti gliene conserveremo perpetua gratitudine.
Qui a bordo siamo trattati benissimo. L'Umberto I è senza contrasto il migliore dei vapori che pratichino i porti italiani. D. Cagliero stesso che ne vide tanti, e che venne ad accompagnarci fin sopra, fu stupito di sì grande magnificenza, e disse di non aver mai veduto vascello sì ben costrutto e con tante comodità. Le persone componenti l'equipaggio sono pure compitissime. Il Capitano ci usa ogni gentilezza; ci permette di celebrare la Messa nella cameretta che teniamo noi soli, e nelle solennità ci ha assicurati di lasciarla dire sul ponte, presente l'equipaggio. Anche il medico è persona delle più cortesi; si ferma con noi, discorre, passeggia, e ci tratta da veri aprici. Così dicasi eziandio dei domestici, i quali ci hanno molto rispetto, e, direi meglio, ci vogliono bene. Genie è dolce, e consolante trovare anche sul mare persone, che ci amano e che ci usano riguardi! Il nostro Sig. Cantù poi è l'anima della conversazione e della società; ci tiene tutti allegri, fa il Dottore Dulcamara e dispensa del suo elisir di lunga vita a chi ne vuole e a chi non ne vuole. Con questo suo potente farmaco già ha fatto fuggir di sala un domestico, tanto è dolce il gusto che lascia dietro di sè, e belle le smorfie cho fa fare. Ma è tempo che io finisca. Scusi la lunghezza, la mala calligrafia, il brutto stile, la cattiva lingua; ma sopratutto ci benedica, o amatissimo padre. Siamo tutti pieni di buona volontà, desideriamo e speriamo fare grandi cose, ma lei sa che spiritus quidern promptus est, caro autem infirma. La benedizione sua ci darà forza e coraggio, perché Dio esaudisce le preghiere dei padri a pro dei figli. Speriamo di darle presto altre notizie (1). Preghi e faccia pregare i confratelli e i giovani per noi. Tanti rispetti e saluti a tutti, specialmente a D. Rua, e a D. Cagliero. Ci creda sempre
Di V. S. R.ma
Aff.mi figli in G. C.
D. MICHELE BORGHINO
con tutti gli altri.
(1) Ne abbiamo ricevute poc'anzi dal Porto di Barcellona: quantunque con un mare un po'agitato i Missionari avevano fatto fin colà un buon viaggio.
La festa del glorioso nostro Patrono il Dottore San Francesco di Sales accade Mercoledì 29 del corrente mese. Accostandovisi ai santi Sacramenti della Confessione e Comunione si onora convenevolmente il Santo, e si acquista indulgenza plenaria.
Avvertiamo che secondo il Regolamento (cap. VI, art. 4) i Cooperatori e le Cooperatrici, dove sono in numero almeno di dicei, dovrebbero avere in detto giorno una Conferenza. Preghiamo i Direttori delle Case Salesiane, come pure i Capi e Decurioni, che per quel giorno, o per un altro che torni più comodo, vogliano intimare detta Conferenza, presiederla, e trattare ai Confratelli e Consorelle quelle cose, che loro parranno più utili al benessere della pia Associazione.
Ricordiamo che intervenendo a questa Conferenza in grazia di Dio i Cooperatori e Cooperatrici per concessione del Sommo Pontefice guadagnano indulgenza plenaria, ossia la remissione di tutta la pena temporale dovuta ai loro peccati.
Una grave perdita ha fatto il sette dell'or passato ottobre la Pia Unione dei Cooperatori. Quasi improvvisamente Iddio chiamava agli eterni riposi un nostro Confratello per ogni titolo rispettabilissimo, quale si fu il Barone Francesco De Bresciani da Cervignano (provincia di Gorizia), Commendatore dell' Ordine Sovrano di Malta, Cameriere Segreto di Sua Santità, Gran Croce dell' Ordine di S. Gregorio Magno ecc. Pochi mesi sono, essendo egli venuto a cognizione della nostra Associazione e del nobile suo scopo, vi si fece tosto ascrivere; ed avendo ricevuto il diploma da Cooperatore ed il Bollettino Salesiano, ce ne ringraziava con una preziosissima lettera in data del 26 Agosto. Fra le altre cose ei ci diceva: « La profonda divozione che io porto al Grande Dottore della Chiesa S. Francesco Salesio, del quale godo di portare anche il nome, fa si che non solo vi ringrazio della spedizione fattami dei Bollettini Salesiani, ma vi prego a continuare ad inviarmene i futuri fascicoli. Desidero conoscere l' importo per sdebitarmene senza ritardo. Ma più di tutto vorrei pregarvi a rimettermi lo Statuto e le Regole del Sodalizio Salesiano, al quale sarei ben lieto di aggregarmi, ove ciò fosse compatibile cogli altri legami spirituali e sociali di altre instituzioni, cui appartengo. » Così il virtuosissimo uomo.
Pertanto insieme con quella di tutti gli altri raccomandiamo l'anima di questo degno Confratello alle preghiere dei Cooperatori e Cooperatrici.
Ogni Cooperatore può acquistare indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocifisso.
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.
Può altresì lucrare moltissime indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater Ave e Gloria in qualunque ' luogo, senza bisogno di Confessione e Comunione, purché sia in grazia di Dio.
Oltre a queste un' altra plenaria ne può guadagnare ogni Domenica, e nei giorni qui sotto notati, purché confessato negli otto giorni, e comunicato, visiti una qualche Chiesa, pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.
1. Circoncisione di N. S. G. C.
6. Epifania.
18. Cattedra di S. Pietro in Roma. 19. Festa del SS. Nome di Gesù. 23. Sposalizio della B. Vergine. 25. Conversione di s. Paolo.
29. S. Francesco di Sales. In questo giorno l'indulgenza plenaria si può lucrare da tutti i fedeli cristiani, purché confessati e comunicati visitino una Chiesa della Congregazione Salesiana.
Sampierdarena 1878. Tip. di San Vincenzo de' Paoli.
Con permesso dell'Aut. Eccl. FERRARI GIUSEPPE gerente respons.