PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
ANNO XI-VII. TORINO, MAGGIO 1923 NUMERO 5.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)
SOMMARIO: Il nostro Rettor Maggiore ai piedi del S. Padre. - Enciclica di Papa Pio XI per il trecentenario dalla morte di S. Francesco di Sales. - Il sig. Don Rinaldi in Sicilia. - Commemorazioni di D. Bosco. - Le Missioni Salesiane: L'arrivo dei nuovi Missionari a Tanjore. - S. A. R. il Duca di Spoleto alla Missione di Shiu-Chow. - I trionfi di Maria Ausiliatrice nelle Missioni. - Il nuovo orfanotrofio di Shiu-Chow. - I primi fiori dell'orfanotrofio di Shillong. - Perchè voglio farmi Missionario. - Episodi missionari. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Orario delle Feste del 24 maggio a Torino. - Note e corrispondenze dall'Italia e dall'Estero. - Necrologio.
L'Opera delle Missioni Estere.
Il nostro Rettor Maggiore, di ritorno dalla visita alle Case della Sicilia, sostava a Roma, e il 24 marzo u. s. veniva ricevuto in particolar udienza da S. S. Papa Pio XI, ed accolto colla più grande amabilità.
Prima d'ogni altra parola, egli sentì il bisogno di rivolgere a Sua Santità l'espressione della più viva riconoscenza per le numerose dimostrazioni di paterna benevolenza prodigate alla Pia Società Salesiana fin dal primo anno del suo Pontificato. Il Santo Padre gli rispose che del bene si doveva ringraziare il Signore e, tosto, col più affettuoso interesse, domandò notizie dell'Opera di Don Bosco, compiacendosi assai del numero consolante dei nuovi inscritti, e fermò il discorso sull'Opera delle Missioni Estere.
Accennando alle Missioni più fiorenti e a quelle più bisognose, sparse nell'oriente e nell'occidente, insistè perchè anche l'Istituto Salesiano si studi di preparare molti nuovi missionari, per concorrere più largamente alla dilatazione del Regno di Gesù Cristo.
Il sig. Don Rinaldi colse l'occasione per accennare a Sua Santità la fondazione dell'« Istituto Cardinal Cagliero Per le Missioni Estere Salesiane » e il nuovo periodico « Gioventù Missionaria », rivolto particolarmente ad educare le tenere anime dei giovinetti all'ammirazione e all'amore per le imprese missionarie.
L'Augusto Pontefice benevolmente se ne compiacque, e continuando a parlare delle Missioni e dei Missionari, rilevò il dovere e l'utilità che questi studino la lingua, la storia, i costumi e le tradizioni dei popoli che vanno ad evangelizzare; che non si arrestino di fronte alle difficoltà che alcuni presentano, nè le ritengano, com'è accaduto talora fin qui, insormontabili; ma dispensino a tutti la carità di N. S. Gesù Cristo, adattandosi con giusta larghezza e generosità alle loro usanze indifferenti. Venendo a parlare dei Missionari Salesiani in particolare, Sua Santità inculcò che pratichino - integro e inviolato - il sistema educativo di D. Bosco, che disse indicatissimo per ottenere la conversione stabile dei popoli selvaggi o idolatri.
L'interessantissima udienza, nella quale il S. Padre tornò a manifestare la sua augusta ammirazione per il Venerabile don Bosco e per l'opera sua, terminò colla più affettuosa benedizione Apostolica ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Cooperatori e alle Cooperatrici, e a tutti i loro allievi ed ex-allievi, allieve ed ex-allieve.
Il sig. Don Rinaldi ne uscì profondamente commosso e sentì sempre più vivo nel cuore il dovere che tanta bontà paterna impone a tutti i figli ed amici di Don Bosco, di corrispondere, generosamente; ai desideri e alla benevola aspettazione del S. Padre.
nel Trecentenario della morte di San Francesco di Sales (Continuazione e fine: ved. n. di marzo u. s.) (1622 - 28 dicembre - 1922)
Pertanto, venerabili fratelli, dopo questo saggio che abbiamo dato delle imprese e degli scritti di Francesco di Sales, non ci rimane che esortarvi a celebrare salutarmente la centenaria memoria di lui nelle vostre diocesi. Giacchè non vorremmo che tale solenne ricorrenza si riducesse ad una sterile commemorazione di cose passate o si restringesse a pochi giorni; ma desideriamo che nel corso di quest'anno sino al 28 dicembre, giorno in cui egli dalla terra volò al cielo, con la maggior cura che si potrà, cerchiate di far istruire i fedeli intorno alle virtù e agli insegnamenti del santo Dottore.
La commemorazione centenaria.
Sarà dunque, innanzi tutto, vostra cura di far conoscere al clero e al, popolo a voi affidato, le cose che Noi vi abbiamo esposte e di spiegarle loro con ogni diligenza. Poichè il Nostro più vivo desiderio si è che voi richiamiate i fedeli al dovere di praticare la santità propria dello stato di ciascuno, essendo purtroppo grande il numero di coloro che o non pensano mai all'eternità o trascurano affatto quanto riguarda la salute dell'anima loro. Vi sono, infatti, di quelli che, tutti immersi negli affari, d'altro non si curano che di accumular danaro, mentre lo spirito resta miseramente vuoto: altri, invece, tutti dediti a soddisfare le proprie passioni, talmente cadono in basso, da rendersi tardi e come incapaci di più gustare quanto trascende i sensi: altri, infine, si dànno alla vita politica, ma così che, mentre sono tutti intesi a quanto riguarda il governo della cosa pubblica, solo se stessi dimenticano. Per la qual cosa, venerabili fratelli, sull'esempio del Sales, adoperatevi a far bene intendere ai fedeli, che la santità della vita non è un privilegio di pochi, a esclusione degli altri, ma che ad essa tutti sono chiamati, e che a tutti ne incombe l'obbligo: che l'aquisto delle virtù poi, sebbene non è senza fatica - la quale trova, nondimeno, anche un meritato compenso nella consolazione dell'anima e nei conforti d'ogni genere che l'accompagnano - pure è resa a tutti possibile con l'aiuto della grazia divina, a nessuno negata. E in una maniera tutta speciale proponete all'imitazione dei fedeli la mansuetudine di Francesco: giacchè questa virtù, che così bene ricorda e esprime la benignità di Gesù Cristo, e a legare gli animi ha tanta forza, non condurrà facilmente, ove si diffonda fra gli uomini, a comporre le differenze tutte, pubbliche e private? E non è forse da ripromettersi, dalla pratica di questa virtù, che a ragione può dirsi l'esterno ornamento della divina carità, perfetta pace e concordia nella famiglia e nella società stessa? E all'apostolato, come suol nominarsi, così dei sacerdoti, come dei laici, non sarà forse aggiunta una forza potente pel miglioramento della società ove sia condotto con cristiana dolcezza? Vedete, adunque, quanto importi che il popolo cristiano volga la mente agli esempi santissimi di Francesco e se ne edifichi, e prenda gli insegnamenti di lui come regola di vita. Al quale effetto, appena può immaginarsi di quanto giovamento debbano riuscire i libri e gli opuscoli già ricordati, se siano, il più largamente che sarà possibile, di usi fra il popolo; giacchè tali scritti, facili come sono ad intendersi e di gradita lettura, ecciteranno negli animi dei fedeli l'amore alla vera e solida pietà, amore che i sacerdoti riusciranno a coltivare con ottimo esito, ove essi sappiano convertire in succo e sangue la dottrina del Sales ed imitarne i' soavissimo eloquio. Al qual proposito, venerabili fratelli, si narra che il Nostro Predecessore Clemente VIII già dal suo tempo avesse preannunziato quanto spirabile giovamento sarebbero per arrecare al popolo cristiano le parole e gli scritti di Francesco. Avendo, infatti, il Pontefice, circondato da Cardinali e altri dottissimi personaggi, esaminata la perizia nelle scienze sacre del Sales, eletto alla dignità episcopale, ne fu preso da tanta ammirazione, che, abbracciatolo con grande affetto, gli rivolse quelle parole: Va', o figlio, e bevi dell'acqua della tua cisterna e della sovrabbondanza del tuo pozzo; al di fuori si spandano le tue sorgenti e distribuisci per le piazze le tue acque (Proverb., V, 15, 16). E in verità, tale era la maniera tenuta da Francesco nei suoi sermoni, che tutta la sua predicazione era nella dimostrazione dello spirito interiore e della virtù, come quella che, derivata dalla Sacra Scrittura e dai Padri, non solamente si alimentava del solido nutrimento d'una sacra dottrina teologica, ma dalla dolcezza della carità era resa anche più gradita e soave. Così non è meraviglia se, per opera sua, ritornasse alla Chiesa un numero si grande di eretici, e se, dietro il suo magistero e la sua guida, tanti fedeli, in questi ultimi tre secoli, siano pervenuti ad un alto grado di perfezione.
Il Patrono degli scrittori cattolici.
Ma vorremmo che da queste solenni ricorrenze precipuo vantaggio ritraessero tutti quei cattolici, che con la pubblicazione o di giornali o di altri scritti illustrano, promuovono e difendono la cristiana dottrina. Ad essi è necessario, nelle discussioni, imitare e mantenere quel vigore, congiunto con moderazione e carità, tutto proprio di Francesco. Egli, infatti, con l'esempio suo, loro chiaramente insegna la condotta da tenere; che innanzi tutto studino con somma diligenza e giungano, per quanto possono, a possedere la dottrina cattolica: si guardino di venir meno alla verità, nè sotto colore di evitare l'offesa degli avversari, la attenuino o la dissimulino: abbiano cura della stessa forma ed eleganza del dire, e si studino di esprimere i pensieri con la perspicuità e l'ornamento delle parole, di maniera che i lettori si dilettino delle verità: chè se sia il caso di combattere gli avversari, sappiano, sì, confutare gli errori e resistere alla improbità dei perversi, ma in modo di dare a conoscere di essere animati da rettitudine e sopratutto mossi dalla carità. E poichè non consta che sia stato il Sales dato a Patrono dei ricordati scrittori cattolici con pubblico e solenne documento di questa Apostolica Sede, Noi, cogliendo questa fausta occasione, di certa scienza e con matura deliberazione, con la Nostra apostolica autorità diamo e confermiamo, e dichiariamo, mediante questa Lettera Enciclica, S. Francesco di Sales, Vescovo di Ginevra e Dottore della Chiesa, celeste Patrono di essi tutti, non ostante qualsiasi cosa in contrario.
Favori spirituali.
Ora, venerabili fratelli, a finche queste solennità centenarie riescano e più splendide e più fruttuose, conviene che ai vostri fedeli non manchi nessuna specie di pii impulsi e che onorino con la debita venerazione questo gran luminare della Chiesa, e con la sua intercessione, purificate le anime dai resti della colpa e corroborate alla mensa divina, s'indirizzino con forza e dolcezza insieme ad acquistare in breve tempo la santità. Procurate quindi, che nelle vostre città vescovili, e in ogni parrocchia delle vostre diocesi, nel corso di quest'anno fino al 28 di dicembre, si celebri un triduo o una novena di sacre funzioni, con predicazione della divina parola, giacchè importa sopratutto che il popolo sia bene istruito di tutte quelle verità che, con la guida del Sales, lo sollevino a più alta vita dello spirito. E sarà del pari vostro impegno di far commemorare, in quegli altri modi che vi sembreranno più opportuni, le imprese del santo vescovo.
Intanto, per aprire a bene delle anime il tesoro delle sante indulgenze, a Noi affidato da Dio, concediamo, a quanti interverranno piamente alle funzioni suddette, l'indulgenza di sette anni e sette quarantene ogni giorno, e nel giorno ultimo o in qualsiasi altro che a ciascuno piacerà scegliere, l'indulgenza plenaria da lucrarsi alle solite condizioni. Ma, non volendo che restino senza qualche particolare dimostrazione del Nostro affetto nè il monastero della Visitazione di Annecv, dove il Sales riposa - innanzi alle cui spoglie Noi avemmo occasione di celebrare con immenso gaudio spirituale - nè quello di Treviso dove si conserva il suo cuore, nè le altre case delle religiose della Visitazione, concediamo che durante le funzioni mensili che esse celebreranno quest'anno in rendimento di grazie, e di più, ma parimente per quest'anno solo, il giorno 28 del mese di dicembre, tutti quelli che visiteranno al modo solito le loro chiese, e, premessa la santa confessione e la comunione eucaristica, pregheranno secondo l'intenzione nostra, guadagnino del pari l'indulgenza plenaria.
E voi, venerabili fratelli, esortate vivamente i fedeli che avete in cura, affinchè preghino per Noi il santo Dottore: oh piaccia a Dio, poichè ha voluto che Noi prendessimo a reggere la sua Chiesa in tempi così difficili, che, con l'auspicio del Sales, il quale ebbe per la Sede Apostolica un amore ed una riverenza insigne, e difese anche mirabilmente i suoi diritti e la sua autorità nelle Controversie, felicemente avvenga che, quanti sono lontani dalla legge e dalla carità di Cristo, tutti tornando ai pascoli di vita eterna, Ci sia dato di abbracciarli nella comunione e nel bacio di pace. Intanto vi giunga, come pegno dei doni celesti e della Nostra paterna benevolenza, l'apostolica benedizione, che a voi, venerabili fratelli, e a tutto il clero e popolo vostro con ogni affetto impartiamo.
Dato a Roma presso San Pietro, il 26 gennaio dell'anno 1923, primo del Nostro Pontificato.
PIO PAPA XI.
Per noi Maria SS. Ausiliatrice è tutto. È dessa che inspirò e guidò prodigiosamente il nostro Don Bosco in tutte le sue grandi imprese; è dessa che continuò e continua tuttodì tale materna assistenza sulle nostre opere, per cui possiamo ripetere con Don Bosco, che tutto ciò che abbiamo, lo dobbiamo a Maria SS. Ausiiatrice.
Sac. MIcHELE RUA.
(Relazione dell'ispettore Don Giovanni Minguzzi).
È doveroso, e tornerà insieme gradito, un breve ragguaglio sul viaggio compiuto dal signor Don Rinaldi in Sicilia e che riuscì per l'Opera di Don Bosco una vera glorificazione, ed assunse, in alcuni centri, il carattere di un autentico trionfo.
Come già ripetutamente a Don Rua e poi anche a Don Albera, la folla trasse al nuovo Rettor Maggiore dei Salesiani con alta ammirazione, per baciargli la mano ed averne una parola di conforto e di incoraggiamento ed una benedizione.
Non farò nomi, perche dovrei riempire pagine intere dei più illustri; ma non posso far a meno di un particolare accenno alla gioventù, che in tutte le manifestazioni partecipò con calore e vitalità tutta propria, e si strinse attorno al III Successore di Don Bosco con una tenerezza commovente.
A Palermo.
Partito la sera del 2 febbraio da Napoli, il mattino seguente il venerato Superiore sbarcò a Palermo, accolto festosamente, al porto, dai superiori ed alunni delle due case salesiane, e da una schiera di ex-allievi. Dopo i primi convenevoli e le intime rappresentazioni, liberatosi, a stento, dalla stretta crescente degli amici che non sapevano staccarsi dal suo fianco, si avviò all'Istituto degli Orfani di guerra in via S. Chiara, per celebrare la S. Messa, dopo la quale ebbe luogo, nel teatrino, un affettuoso ricevimento. Quando l'amabile figura paterna comparve sulla porta e squillarono le note della banda, più nessuno potè tenere in ordine i piccoli orfani, che gli si slanciarono incontro per esser i primi a stampare sulla sua mano il bacio della riconoscenza. Don Rinaldi ne fu commosso! Alla sua mente quelle piccole anime, tanto provate dal dolore, rievocavano tutta una gara di squisita carità, che ha le sue sorgenti nel cuore stesso di Don Bosco; e passò in mezzo a loro sorridente, accarezzando i più irrequieti, scherzando coi più vivaci, curvandosi a mormorare affettuose paroline a questo e a quello. Alcuni gli lessero brevi indirizzi, ed egli ringraziò con teneri accenti, assicurandoli che sarebbe tornato per passare una giornata con loro.
Nella stessa mattinata si recò a far visita di omaggio al Card. Lualdi, Arcivescovo di Palermo, e a Mons. Lagumina, Vescovo Ausiliare, ricevuto con ogni deferenza e amabilità.
Nel pomeriggio, nel collegio Don Bosco di via Sampolo, si radunarono i cooperatori e gli ex-allievi per un'imponentissima manifestazione. Don Rinaldi fu accolto dai giovani e dagli orfani a suoni e canti. Il Direttore dell'istituto presentò al Padre gli ossequi dei figli; l'On. Pecoraro, a nome dei Cooperatori si disse fiero di riverire il successore di colui che anche il secolo XX chiama l'apostolo della gioventù; e per gli ex-allievi parlò l'Avv. Comm. Damanti salutando l'artefice mirabile di quella Federazione internazionale degli exallievi salesiani, che conta già tra le sue file uomini d'indiscusso valore in vari campi dell'attività umana. A tutti rispose Don Rinaldi, ringraziando dello slancio generoso con cui la Sicilia segue le opere di Don Bosco, rilevando il pensiero delicato di Palermo che volle affidare la cura degli orfani di guerra ai Salesiani, per dare ad essi il modo di seguire più da presso le orme del Fondatore.
Il giorno seguente, domenica, nella chiesa della Badia del Monte, si tenne conferenza pubblica per i Cooperatori. Il tempio, gremito di popolo, presentava uno spettacolo imponente. Vi era accorsa tutta la nobiltà e lo stesso Eminentissimo Card. Arcivescovo, con le rappresentanze delle Autorità civili, religiose e militari.
E Don Rinaldi, con voce calda d'affetto, parlò di Don Bosco, di questo grande sognatore della gioventù, che in uno dei suoi sogni misteriosi, divenuti realtà, aveva visto anche i giovani siciliani accorrere e popolare i suoi istituti, sparsi oggi in tutto il mondo. Illustrò il valore della sua opera principe, l'oratorio festivo; ne descrisse le attrattive, le risorse, le risultanze; spiegò il segreto di tanto fascino, sintetizzato in una sola parola: DoLcEzzA; e si augurò che presto, per l'azione efficace dei Cooperatori, anche a Palermo abbia a sorgere un grande oratorio
Quindi illustrò l'altra opera che stava tanto e cuore a Don Bosco, l'ospizio, ricordandone la umili origini delineantisi in quelle primitive scuole professionali, oggi modernamente organizzate; e raccomandò, con accento commosso, anche l'istituto per gli orfani di guerra.
Passò in seguito a tratteggiare l'estensione che prendono le missioni e le opere di assistenza per gli emigrati, e conchiuse illustrando il significato e il compito del Cooperatore Salesiano, che si mette al fianco di Don Bosco per aiutarlo nello sviluppo delle sue sante iniziative con l'elemosina e la preghiera, quando non può, direttamente, con l'opera personale.
Alla conferenza seguì la benedizione eucaristica, impartita da Mons. Virzì, Direttore diocesano dei Cooperatori; in fine S. E. il Card. Lualdi rivolse un discorso di commiato a tutti gli uditori. Pigliando occasione dalla parabola domenicale del seminatore, Sua Eminenza augurò che la parola del Rettor Maggiore dei Salesiani, caduta su terreno fertile, abbia a produrre negli animi consolantissimi frutti di carità e di fervore.
Il lunedì, come aveva promesso, Don Rinaldi lo trascorse completamente cogli orfani di guerra. Celebrò la messa per loro, indirizzando a 20 orfanelli, che per la prima volta si accostavano alla mensa eucaristica, parole ardenti di amor di Dio. Anche a pranzo volle sedere in mezzo agli orfanelli: e non è possibile dire la gioia e l'affettuosa e filiale riconoscenza di questi, che sfogarono in canti, suoni, brindisi e applausi. Il venerato Superiore si disse lieto di passare alcune ore serene tra i ragazzi che più gli stanno a cuore, ai quali la Provvidenza Divina ogni giorno ripete a conforto della loro sventura: Non relinquam vos orphanos: « Non vi lascierò orfani ».
Nel pomeriggio visitò le scuole professionali dei sarti, calzolai e tipografi, e le aule scolastiche, ammirando l'ordine e la pulizia, ed auspicando maggior sviluppo all'importante iniziativa.
I due giorni. seguenti furori consacrati al Convitto Don Bosco in Via Sampolo, che numera oltre 35o alunni, divisi nelle classi elementari e ginnasiali: e dove i Salesiani officiano anche una chiesa pubblica, molto frequentata, con consolante vantaggio spirituale.
In pari tempo visitò gli istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice al Monte di Pietà e all'Arenella, e dopo essersi accomiatato dal Card. Arcivescovo, che un giorno lo volle a mensa con sè, partì alla volta di Marsala.
A Marsala.
La storica terra aveva eletto un comitato dei suoi migliori cittadini per fargli degne accoglienze: ma i giovani dei circoli cattolici avocarono a sè tale onore, e lo accompagnarono per le vie cantando inni e al grido di « Viva Don Bosco! Viva Don Rinaldi! »
All'istituto salesiano lo attendevano le autorità e gli ex-allievi. Il Sindaco gli porse il benvenuto a nome della città, ed un orfano di guerra gli lesse un grazioso indirizzo. Don Rinaldi lo attirò a sè, abbracciandolo teneramente, mentre il pubblico scoppiava in applausi e la banda intonava la marcia reale. A pranzo si trattenne famigliarmente coi collegiali, lasciando libero sfogo al loro entusiasmo giovanile, coronato alla sera da una recita missionaria.
Anche per gli umili e i sofferenti ebbe paterne e delicate attenzioni, visitando gli ammalati dell'ospedale, e benedicendo i nuovi locali della benefica Istituzione, intitolata: « Il boccone del povero».
Di ritorno, fece una minuta visita al collegio, esprimendo il suo rallegramento per la fioritura di iniziative sbocciate nel dopo-guerra. L'opera, infatti, conta attualmente un Pensionato per studenti di tecnico e ginnasio inferiore, un Internato per orfani di guerra e giovani bisognosi, Scuole elementari per esterni, e un Oratorio festivo con due circoli: uno di studenti e l'altro di operai.
Fatto segno a nuovi atti di ossequio dalla giunta municipale, che lo ricevette al completo; e dal Capitolo della Collegiata, che gli mosse incontro sulla porta della chiesa madre in abiti corali, fra gli addii dei giovani, partì per Trapani.
A Trapani.
Trapani l'attendeva con ansia, perche l'opera Salesiana, ivi da pochi anni fondata, è già molto promettente. La necessità di provvedere ad una sana educazione della gioventù aveva spinto l'Ecc.mo Mons. Raiti a rivolgersi con tanta insistenza presso il compianto Don Albera, da ottenere, appena finita la guerra, l'apertura di una casa salesiana. A dare più ampio sviluppo alla sua iniziativa, S. E. trovò fedele cooperazione in un gruppo di pie signore, fra cui è particolarmente da ricordarsi la Principessa di Resuttana d'Alì, ed ottene parte degli ex-stabilimenti edificati dal compianto senatore d'Alì: dove i Salesiani si trasferirono, dando un'adeguata espansione all'Oratorio, alle Scuole per esterni, e principiando a trasformare i locali già esistenti in un grande Istituto. E per attendere all'assistenza religiosa di quella parte moderna della città, furono anche gettate le fondamenta di una chiesa pubblica, dedicata a Maria Ausiliatrice.
Oggi, mercè aiuti e sacrifizi, l'istituto è prossimo al compimento, e l'edificazione della chiesa procede alacremente, in elegante stile gotico, su disegni dell'ing. Cav. Sciuto-Patti di Catania.
In tanto fervore di lavoro, l'arrivo di Don Rinaldi riuscì di plauso e incoraggiamento desideratissimo. Alla stazione erano a riceverlo il Vescovo coi Canonici della Cattedrale, tutto il Seminario, molti Cooperatori, e molti giovani, che lo accompagnarono fra continui evviva all'istituto salesiano, dove gli fu improvvisata una cordiale dimostrazione.
Per il pomeriggio dello stesso giorno era indetta la benedizione dei locali dell'istituto e della bandiera delle scuole elementari. Il fabbricato, a due piani, misura di fronte 72 metri, 4o di lato, e 12 di altezza. È diviso in aule scolastiche ben arieggiate e in un salone di studio, che serve pure per il dopo-scuola, collegati da un ampio corridoio col teatrino, le sale dei circoli e gli uffici di direzione. Ad ambedue le cerimonie, piene di maestosa solennità e di vivo entusiasmo, assistette numeroso pubblico, con le autorità cittadine.
Don Rinaldi trascorse la domenica con gli oratoriani, e assistette alla benedizione, compiuta da Mons. Vescovo, delle fondamenta della nuova chiesa e della prima pietra dell'altar maggiore, che sarà interamente donato dalla marchesa Platamone d'Alì.
Sulla fine della cara cerimonia, S. E., visibilmente commossa, si rivolse ai presenti, dicendosi felice di veder avviato a sicuro compimento il voto formulato nella trepidazione angosciosa della guerra, col sorgere di un Santuario dedicato all'Ausiliatrice dei Cristiani, Regina della pace.
La commovente funzione lasciò in tutti un indelebile ricordo e una ferma volontà di adoperarsi perchè la nuova chiesa venga aperta al culto in quest'anno stesso.
L'indomani il sig. Don Rinaldi si recò a celebrare la S. Messa nella cappella delle Figlie di S. Vincenzo, zelanti cooperatrici pur esse dell'opera di Don Bosco a Trapani, festeggiatissimo dalle buone Suore e dalle alunne, alle quali indirizzò paterni pensieri, esortandole alla soda formazione del carattere, per il degno compimento della loro missione nella vita.
E nella stessa mattinata, accompagnato dA voti di migliaia di cuori, ripartiva.
(Continua).
Sac. GIOVANNI MINGUZZI.
« Voci Fraterne », il foglio mensile della Federazione Nazionale Italiana Ex-Allievi di Don Bosco, nel numero di marzo u. s. rileva l'entusiasmo con cui a « Torino, Milano, Firenze, Roma, Bologna » e in « altre provincie » venne accolto l'invito indirizzato agli insegnanti ex-allievi d'Italia di commemorare il nostro Venerabile Padre e Maestro:
« E un inno solo che s'alza da città, da borgate quasi sconosciute, da paesi di montagna, da cittadine di provincia, da edifizi maestosi e ricchi, e da umili scuole sperdute nei piani, in vallate, da ogni parte d'Italia, dalle terre ardenti della Sicilia, del Napoletano, delle Puglie, su su sino ai piedi delle Alpi nostre.
» - Ho parlato ai miei 23 bambini di terza elementare, ci scriveva un ex-allievo della Valle d'Aosta, ed è stato un avvenimento. Ventitre testoline, che di solito son sempre in moto, erano là innanzi a me, quete, silenziose, D'ora innanzi per premio racconterò un fatto della vita di Don Bosco!
» - Ho regalato a ciascuno una cartolina col ritratto di Don Bosco, ci dice un maestro di Milano, e dopo la commemorazione ne vidi più d'uno baciar la dolce figura del padre. Persin un monello, che non è capace di star fermo cinque minuti senza farne qualcuna, per tutta la giornata fu ottimo e, cosa straordinaria, non picchiò nessuno, non diede un titolo ingiurioso e... al venerdì seguente aveva fatto il compito!
» - Ho parlato ai miei giovani dell'Istituto tecnico, scrive un ottimo professore, e mi proporrò di fare altrettanto ogni mese. Credevo di trovare i miei scolari disattenti, e che prendessero le mie parole con noia. Mi sono ingannato, e posso assicurare che rare volte ho avuto innanzi a me giovani che ascoltassero così attentamente le mie parole e che prendessero così viva parte a quanto dicevo.
» - E dolce per chi è vissuto tre anni accanto alla Tomba del Venerabile Padre, farne rivivere la memoria e illustrarne le sante opere in mezzo a quei frugolini che tante volte obbligano a sgridate sonore, ma che sempre si amano. Io ho parlato di Don Bosco ai miei alunni di terza elementare, qui di Bulciago, e son rimasto meravigliato io stesso, nel vedere con quanto interesse seguissero le mie parole, e nel constatare in loro, l'impressione lasciata dai numerosi episodi tolti dalla vita di Don Bosco, e l'ardore da essi manifestato per aiutare l'Opera Salesiana, coi loro piccoli contributi che costituiscono la somma di L. 70, che io spedirò oggi stesso. Questa però non fu una cosa solo del 31 gennaio, ma di quasi ogni giorno, perche da questo che serve a ravvivare l'attenzione degli alunni ritraggo insegnamenti utilissimi, e forti incitamenti per lo studio e per il bene. Perciò vorrei dire ai miei colleghi, ai miei compagni, ai miei fratelli ex-allievi: quando i vostri alunni sono stanchi, svogliati o altro, parlate di Don Bosco, narrate loro qualche episodio successo nella sua vita: vedrete che essi piglieranno nuove energie, vi anseranno sinceramente, saranno ubbidienti e studiosi, e allora nella vostra scuola avrete raggiunto il fine più utile e importante. Parlo, non per la voglia di dir parole, ma per esperienza, e perchè ho visto verificarsi questo nei miei scolari, che, dopo tutto, non sono dei santi, e tanto meno poi dei genii. Questo vorrei che sapessero i miei colleghi, perchè è un loro dovere, come ex-allievi e come educatori, perchè, se parleranno di Don Bosco, potranno anch'essi seguire l'esempio di Colui che fu educatore per eccellenza ».
Omaggio a Don Bosco «Educatore».
A Torino un gruppo d'insegnanti delle scuole superiori, medie ed elementari, si è fatto promotore d'un omaggio a Don Bosco « educatore ». « L'impronta - dice l'appello - che quest'uomo meraviglioso diede alla scuola è tanto grande e caratteristica, da far apparire veramente opportuna un'adunanza d'insegnanti per onorario. Il prossimo convegno illustrerà questi temi:
1. Origine, concetto e pratica del Sistema preventivo secondo Don Bosco.
2. Modi e mezzi con cui lo svolgimento del programma scolastico può divenire un vero avviamento alla formazione ed educazione cristiana della gioventù.
3. La scuola popolare e le scuole professionali nella mente di Don Bosco.
L'appello è firmato dal Sen. dott. prof. comm. Vittorio Brondi, Rettore della R. Università, dal dott. prof. comm. Gustavo Colonnetti, Direttore del R. Politecnico; dal prof. cav. Piero Gribaudi, Preside del Regio Istituto Superiore di Commercio; dal conte dott. prof. Luigi Staffetti, R. Provveditore agli Studi, dal dott. prof, comm. Costanzo Rinaudo della R. Scuola di Guerra; dal dott. prof. Rodolfo Bettazzi, Assessore per l'Istruzione Media; dal comm. avv. Adolfo Bona, Assessore per l'Istruzione Primaria; dal prof. Luigi Bonferroni, R. Ispettore Scolastico; dal cav. prof. Antonio Ambrosini, direttore generale delle Scuole Elementari Mucipali; e da numerosi insegnanti di Scuole Superiori, Medie e elementari.
L'omaggio avrà luogo il 10 corrente, solennita dell'Ascensione, alle ore 14,30, presso la Tomba del Venerabile, in Valsalice.
L'arrivo degli ultimi Missionari a Tanjore (India).
(Dalle lettere di Don Giorgio Tomatis).
Sbarcati a Bombay e riposatici alquanto dai disagi del mare, partimmo per Madras, ove erano ad attenderci alla stazione il Vicario Generale Mons. Texeira e il nostro caro Don Mederlet, che ci accompagnarono a Meliapor. Fummo ospitati con squisita bontà e gentilezza, noi in Vescovado, e le Suore presso le Francescane Missionarie di Maria, che avrebbero voluto trattenerle per insegnar loro il tamul.
Nel pomeriggio visitammo l'Orfanotrofio Salesiano, ove i giovani organizzarono in nostro onore un'accoglienza entusiastica e commovente. Ci attendevano ansiosamente, e quella mattina si erano alzati due ore prima del solito per esser sicuri di vederci arrivare. Agli omaggi e ai canti d'occasione, con gentile pensiero, aggiunsero, per le Suore, il regalo di un bel quadro di Maria Ausiliatrice, che servirà per la loro cappella.
A Meliapor ci recammo in pellegrinaggio alla tomba di S. Tommaso Apostolo, che si trova nel centro della magnifica cattedrale, ove sorge pure una statua di Maria Ausiliatrice. C'inginocchiammo riverenti accanto ai resti mortali del primo banditore del Vangelo in India, invocando dal Signore il suo spirito forte e ardente di apostolato.
Il giorno appresso, sacro alla commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice, partimmo alla volta di Tanjore, la terra della nostra missione.
Vi giungemmo dopo 12 pesanti ore di treno, ma col cuore rigonfio di tenerezza e riconoscenza a Dio, per averci condotti sani e salvi al campo immenso del nostro lavoro.
Alla stazione ci attendevano, impazienti, confratelli e giovani, che si precipitarono verso i nostri carrozzoni andando a gara per salutarci e complimentarci, mentre la banda intonava la marcia reale. Fu un'accoglienza che ci ha strappato le le lagrime. I viaggiatori eran tutti ai finestrini del treno per ammirare lo spettacolo nuovo d'intimità fraterna salesiana. Le suore stesse, sorprese di tale ricevimento, miravano, stupite, tanta espansione e cordialità.
Ci recammo subito alla chiesa, stipatissima di popolo, per il canto del Te Deum in ringraziamento e la benedizione eucaristica.
La casa delle Suore.
È una bellissima e grandiosa casa indiana, a pochi minuti dalla parrocchia. Fu costrutta qualche anno fa da un ricco signore pagano, che ne aveva fatto un ricettacolo di superstizioni idolatre. Su tutte le porte infatti erano scolpiti idoli, scimmie, pavoni, teste di elefanti, ecc., e nel centro vi era pure una cameretta adibita a pagoda.
Gettammo al fuoco, con slancio e soddisfazione, gli oggetti di falso culto, e benedicemmo la casa, che sarà, d'ora innanzi, propugnacolo della fede del vero Dio, e intitolata a Maria Ausiliatrice.
La domenica dopo si celebrò nella nostra parrocchia una grande festa con canto della messa e solenni funzioni religiose. Presentai ai fedeli le Figlie di Maria Ausiliatrice, venute da lontano per dedicarsi interamente alle loro figliuole; e le buone indiane, avvolte nei caratteristici costumi, giunte le mani, miravano con occhio di venerazione le suore, tutte vestite di nero, cosa assai rara in questi paesi.
A sera vi fu un trattenimento musico-letterario, a cui parteciparono parecchie centinaia di parrocchiani. La nostra entrata nel salone fu accolta al suono della marcia reale, e subito dopo, il capo dei cattolici, un carissimo amico nostro della prima ora, ufficiale governativo a riposo, Sir Rao Sahib Arokiasami Pillai, lesse un indirizzo pieno di gentili espressioni e di nobili pensieri, ringraziando i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice per esser venuti all'antica e celebre città di Tanjore a portare il lume della fede cattolica. Quindi sei orfane indiane si presentarono con altrettante ghirlande di fiori e le posarono sul capo delle suore, pregandole ad essere le loro madri. I giovani cantarono, suonarono, declamarono poesie, e la cordiale manifestazione si chiuse coll'inno di prammatica: God save the King! Dio salvi il Re!
L'otto dicembre fu pure per noi festa solenne, e nel giorno sacro all'Immacolata si inaugurò la cappella delle suore, che conserverà perennemente il Santissimo, ed il laboratorio di cucito e di ricamo, che è un mezzo potente ed efficace per avvicinare molte ragazze pagane, che già domandano di esservi ammesse.
L'ambulatorio « Maria Mazzarello ».
Si sta intanto adattando un locale per un'altra iniziativa molto importante, cioè l'ambulatorio o dispensario. Gli Indiani hanno poca fiducia nei medici; specialmente le donne provano grande ripugnanza a ricorrere a loro, e invece hanno molta confidenza nella suora. Per questo ogni parrocchia cerca di avere il proprio dispensario, al quale ricorrono molti cristiani e pagani, ed in cui la suora, insieme con l'aiuto fisico, può svolgere un'azione provvidenziale e salutare per le anime, soprattutto dei bambini, che trovano sovente nel dispensario la porta del paradiso. È un'opera che costa molto, perchè gratuita, e ha bisogno di notevoli soccorsi. Il nostro ambulatorio porterà il nome di « Maria Mazzarello », e confidiamo che la Serva di Dio ci otterrà i mezzi necessari e le benedizioni celesti, di cui abbiano tanto bisogno.
Altre iniziative, che saranno man mano attuate, attendono le suore: vi son molte fanciulle, orfane e abbandonate, che cercano un cuore di madre che salvi la loro vita temporale ed eterna; vi son molte case pagane, chiuse al sacerdote, nelle quali avrà facile accesso la suora, come confortatrice e soccorritrice degli ammalati.
L'aureola di attiva carità che circonda la Figlia di Maria Ausiliatrice rifulgerà anche qui di luce risplendente. Un nuovo orizzonte si schiude per questa vastissima missione.
L'Orfanotrofio femminile di Tanjore fu inaugurato con cinque orfanelle, la più piccina di cinque anni, orfana, abbandonata dalla madre. Il colore, più che bronzeo, della pelle, non toglie nulla al candore delle tenere anime, che s'aprono alla dolcezza e alla bellezza della religione cristiana. La direttrice Suor Balestra ne fa questa descrizione:
« Costumino indiano semplicissimo; sottanina lunga fino ai piedi, e giubbetto che giunge alla cintura; le più alte hanno per unico indumento un largo manto che le avvolge tutte; dormono su stuoie stese in terra e senza togliersi la veste; mangiano pur sedute in terra, e con... le mani, che diventano, al bisogno, cucchiaio, forchetta, coltello; parchissimo il cibo: riso, latte allungato, verdura e il caratteristico « trarrì », e non pane, che nell'India è rarità e non si vede che nelle grandi feste. Bagni quotidiani, indispensabili per il sole cocentissimo.
» L'ambulatorio lavora molto; le malattie della pelle sono frequentissime, anche la lebbra vi fa le sue vittime.
» Il laboratorio fiorisce, frequentato da indiane e anche da europee e da eurasiane; le prime raccolte in particolare sezione. Un'altra novità: anche le suore si son vestite di bianco, a ciò costrette dall'ardore straordinario del sole...»
S. A. R. il Duca di Spoleto alla Missione di Shiu-Chow (Cina).
Il 7 febbraio abbiamo avuto l'onore e il piacere di accogliere nell'umile nostra residenza di Shiu-Chow S. A. R. il Principe Aimone di Savoia-Aosta, Duca di Spoleto, accompagnato dall'aiutante A. Mariano, dal Comandante della R. N. « Sebastiano Cabotto », dal ViceConsole di Hong Kong Dott. Biondelli, e da altri ufficiali e marinai.
S. A. R. giunse da Canton alle 4,30 pom., dopo circa 9 ore di viaggio. Ci recammo a riceverlo alla stazione con gli alunni dell'Orfanotrofio di Ho-Si, i quali, nella simpatica divisa di marinaretti, applaudivano entusiasticamente, mentre la loro banda, diretta dal caro D. Braga, salutava colle sue note festive l'Augusto visitatore.
Accompagnato alla residenza, un allievo lesse a S. A. un breve indirizzo in ringraziamento per la visita preziosa, dicendosi felice di conoscerlo, perche egli e i compagni riguardano l'Italia come seconda patria, avendo essa inviato loro i suoi missionari, per educarli col metodo paterno di Don Bosco. Quindi la Schola cantorum intonò un inno, in italiano, che piacque assai a S. A.
La residenza, una vecchia casa cinese, già piccola per noi, divenne angustissima nella circostanza; ma la squisita bontà di S. A. R. e del suo nobile seguito supplì alla povertà nostra. I graditissimi ospiti si fermarono con noi tutto l'indomani, in cui visitarono la città e i dintorni e le opere incipienti della missione. Con vivo piacere si recarono anche ad Ho-Si, dove S. A. R. si compiacque di far da padrino ad un orfanello, che in quel giorno ricevette il santo battesimo, e tutti gli alunni diedero, in onore di S. A., un piccolo saggio ginnastico.
I cari cinesini ricorderanno a lungo la visita e la generosa bontà dell'Augusto Principe Italiano.
S. A. tornò a Canton la mattina del 9, lieto di aver dato un solenne attestato di simpatia alle Missioni Cattoliche: e noi, poco dopo, ricevemmo una lettera del Comando della R. Nave, nella quale, con i più gentili ringraziamenti, ci si dava comunicazione di quest'atto di squisita bontà.
« Gli ufficiali della « Cabotto » - così la letttera - hanno accolto con entusiasmo la proposta di mantenere a loro spese quattro orfani del Collegio di Ho-Si, ed hanno stabilito che detto mantenimento sia fatto a nome dello Stato Maggiore di questa R. Nave, affinchè, pur cambiando negli anni gli ufficiali, possa continuare il sussidio. Allego dollari 40, quale retta pel primo trimestre 1923 ».
L'atto generoso, che onora altamente i signori ufficiali della R. Nave, non mancherà di aver un'eco gradita tra i loro colleghi, parenti ed amici, anzi in tutta la nostra Penisola, e sarà il più bel ricordo dell'indimenticabile visita di S. A. R. il Principe Aimone di Savoia-Aosta.
A Sua Altezza Reale, al suo nobile seguito, agli ottimi signori ufficiali, questi orfanelli vogliono pubblicamente attestata la più viva riconoscenza, accompagnata dalla promessa di quotidiane preghiere.
Shiu Chow, 24 febbraio r923.
Sac. GIOVANNI GUARONA, Missionario Salesiano.
I trionfi di Maria Ausiliatrice nelle Missioni.
Ci è particolarmente caro - in questo mese di maggio - richiamar l'attenzione dei lettori sulla visibile assistenza di Maria SS. Ausiliatrice a favore delle Missioni Salesiane.
Avremmo voluto accennare anche ai continui e splendidi pegni di benedizione ond'Ella circonda il nome e la memoria di Don Bosco. Ciò faremo in un prossimo mese.
li 24 maggio sul Rio Negro (Brasile).
Da una lettera del Missionario Don Giovanili Marchesi, scritta da S. Gabriel (Rio Negro, Brasile) al rev.mo nostro Superiore Don Filippo Rinaldi, togliamo questi particolari sulla festa celebratasi nel 1922, ad onore di Maria Ausiliatrice:
Maria Ausiliatrice trionfa! Tutto il mese di preparazione fu una festa; gran concorso e grande divozione alle singole funzioni, rese più belle dai canti dei nostri fanciulli. Anche la sacra mensa ogni giorno affollatissima.
Tanto fervore di pietà accese il più vivo entusiasmo.
Era proprio uno spettacolo edificante il vedere i nostri alunni andar a gara nel far visite all'immagine della Madonna. Non posso tacere due fatterelli che dimostrano la loro fede e la bontà della Vergine. Da tempo due di loro erano malati. Noi avevamo fatto quanto si poteva per ritornarli in salute: inutilmente. Al racconto delle grazie della Madonna un gruppo dei migliori, di propria iniziativa, comincia una novena per i due malati. Ogni giorno, alla stessa ora, il gruppo lascia la ricreazione, e si reca coi due malati in chiesa, e ad alta voce, con pietà che commove, recita la novena suggerita dal nostro Ven. Don Bosco. Passarono i nove giorni e i piccoli devoti non furono delusi: uno era completamente guarito, l'altro notevolmente migliorato.
L'altro fatterello avvenne in principio del mese. In una buona famiglia fu chiamato il missionario per benedire un'immagine di Maria Ausiliatrice ed un modesto oratorio con altre immagini del Sacro Cuore e di Santi. La piccola funzione si compì in forma privatissima, ma in breve si seppe da tutti, e subito si accese una gara fra molte altre famiglie per procurarsi un'immagine di Maria Ausiliatrice e preparare dappertutto piccoli oratori; e il sacerdote dovette passare di casa in casa a benedire e consacrare quelle famiglie a Maria Ausiliatrice e al S. Cuore di Gesù.
Così, tutti si animarono a fare una solennissima festa. A questo scopo, fedeli ed alunni, stabilirono di aprire una nuova strada comoda e spaziosa per la processione; ed era commovente il vederli puntuali, coi loro attrezzi, nelle ore più calde della giornata, (le uniche libere), lavorare silenziosamente sotto questo sole equatoriale! A chi li avesse interrogati: « Perchè tanta fatica? », avrebbero risposto ad una voce: « Per Maria Ausiliatrice!».
La novena fu ancor più fervorosa, e i preparativi per la festa più intensi. Alla vigilia ecco alcune canoe, poi altre ed altre ancora, che conducono a S. Gabriel, dall'alto e dal basso Rio Negro, molti devoti. Una compagnia cinematografica nord-americana, di ritorno dall'alto Rio Negro, insiste ripetutamente per cinematografare lo spettacolo. Acconsentiamo, ed anche la nostra scuola, colla fanfara in testa, all'ombra della bandiera nazionale, compie la sua sfilata. Così quella macchina che a sì poca distanza da noi ritrasse i costumi e le orgie dei poveri Indi, ora accoglieva lo spettacolo di questi figli della foresta, trasformati dalla forza soprannaturale della nostra religione e dal lavoro paziente del missionario. Il giorno dopo la stessa macchina compiva la sua film imprimendo anche le figure loro e quelle del popol fedele e devoto, che passò in bell'ordine cantando le lodi di Maria Ausiliatrice e portandone in trionfo a S. Effigie. Qual non dovrà essere l'impressione che produrrà nelle popolose città del Nord-America la rappresentazione di questo duplice quadro: la vita dell'Indio nella sua maloca, e quella dei figli della missione!
La mattina del giorno solenne fummo svegliati dallo sparo di petardi e dallo squillo argentino delle nostre piccole campane, librate in alto, sul nuovo campanile di legno, da poco improvvisato. Moltissime comunioni, tra cui quelle di un bel gruppo di fanciulli e fanciulle, che vi si accostavano per la prima volta. La nostra chiesetta era trasformata: palme, fiori, e piccoli addobbi nascondevano la sua povertà; in alto, sorrideva a tutti Maria Ausiliatrice!
La messa solenne venne cantata da Don Balzola. La voce robusta del vecchio missionario era commossa. Egli pensava alla prima festa di Maria Ausiliatrice celebrata in S. Gabriel nel 1915; ricordava quella prima cappella, squallida e deserta, quel giorno senza entusiasmo, quell'altare senza anime che lo circondassero, e ricordava come alla sua voce non rispondesse, allora, che quella di un confratello. Ora, invece, un coro numeroso rispondeva alle sue invocazioni colle note gravi e soavi del canto della Chiesa, e l'altare era assiepato da una fitta schiera di chierichetti in talare e cotta, che davano al sacro rito maggior splendore. La cappella era gremita, e fuori si cercava ancora di entrare, e tutt'intorno era un affollarsi di fedeli, e un brusio di preghiere, quando una novità colpì noi e il popolo. Poco lungi dalla chiesa, attirarono l'attenzione generale alcuni gruppi di uomini seduti a terra: eran indi Macus e Tucanos, che non ardivano giungere fino a noi, e si accontentavano di assistere alla cerimonia da lungi. Al canto dei nostri ragazzi e al suono dell'armonium, quei poveretti erano estatici. A funzione finita, tutti si avvicinarono e sulla porta e dalle finestre rimasero a lungo immobili a guardar l'apparato e a fissare il volto materno di Maria Ausiliatrice.
Che cosa avrà detto alle loro anime la Madonna? Si ripeteva ancora, a 20 secoli di distanza, il prodigio di cuori umili e inconsci, che, guidati da un senso arcano della bontà divina, accorrevano alla Vergine per adorare il suo Figlio Divino!
Anche alla sera, quando la processione cominciò a sfilar lentamente per le vie - i ragazzi in prima linea coi loro piccoli vessilli, poi la fanfara che alternava le sue note al canto e alle preghiere, poi la Compagnia di S. Luigi, la Guardia d'onore al Sacro Cuore di Gesù, la Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, coi piccoli stendardi, e le statue della Madonna, del S. Cuore, di S. Gabriele; poi il popolo, le autorità, il clero, infine la folla di fedeli venuta da lontano a prestar il suo omaggio a Maria Ausiliatrice si notava tra questi un bel gruppo di uomini e donne e fanciulli, mal vestiti, timidi ed impacciati, che camminavano a testa bassa, addossati gli uni agli altri... Erano ancora i nostri poveri indi, che dopo aver goduto lo sfilare della processione, facendosi arditi, vi avevano preso l'ultimo posto.
Il devoto spettacolo durò quasi due ore; la lunga striscia bianca passò tra due file di alberi giganteschi e di umili palme, alternate a quando a quando da archi trionfali: e quando la Madonna rientrò in chiesa, la moltitudine si raccolse all'intorno, ed il piccolo campanile si trasformò in pulpito, dal quale il caro Don de Britto rivolse agli astanti ardenti parole...
Il 24 maggio in Cina.
Anche dalle varie residenze dei nostri Missionari di Cina ci giunsero interessanti ragguagli sull'ultima festa di Maria Ausiliatrice.
« L'animo s'apre a rosee speranze - scriveva Don Bardelli dalla residenza di Siu Chow - vedendo con tanta pietà onorata la nostra cara Madonna.
Il 23 e 24 maggio accorsero a Lin Chow,. per unirsi ai pochi cristiani locali, cristiani e giovinetti di Tung-Pi e di Ki t'am: non ad una festa di clamore e di sollazzo, bensì per rendere un omaggio di fede. Si venne con uno scopo: quello di chiedere favori spirituali e temporali.
La preparazione precedente e la festa furono perciò tutto un tributo di lodi a Maria SS. Ausiliatrice.
Durante le sacre funzioni numerosi pagani accorsero alle porte della cappella, trattenuti dall'entrare dalla folla di fedeli che la gremivano.
Assistettero anch'essi, muti e assorti dalla novità dei riti che per la prima volta vedevano svolgersi dinanzi ai loro occhi. Disse le lodi di Maria Ausiliatrice il carissimo Don Pasotti, l'infaticabile missionario di Yin-tek, che parlò con calore ed entusiamo, anche per pagare il suo personale tributo di figlio devoto e pio.
Da Ki-t'am, nonostante il rovescio di pioggia e la strada lunga e malagevole, vennero a piedi un bel gruppetto di alunni di quella scuola, acconpagnati dai loro maggiori: un vero pellegrinaggio da cristiani ferventi e premurosi delle cose dell'anima. Da Tung-Pi scesero, in numero maggiore, gli alunni della scuola maschile, portando una nota gaia e briosa colla loro bella divisa, coi loro canti, e sopratutto con breve ma riuscitissimo saggio ginnastico, che incantò il pubblico accorso, per tre quarti d'ora.
Ma per me l'impressione più gradita fu il canto alla messa solenne: presenti quattro missionari, non poteva mancare la messa in canto. Si cantò la Missa de Angelis, riuscendo l'esecuzione così bene, da ripagare le fatiche di Don Cucchiara che preparò i cantori, e da permettere le più lusinghiere speranze per il buon esito delle sacre funzioni.
Una particolarità, che dice il fervore dei cristiani nell'onorare Maria SS. Benche la solennità esterna non siasi celebrata il 24, ma il 25, giorno dell'Ascensione, e ripetutamente siano stati avvertiti i cristiani che il 24 nessun obbligo li stringeva di recarsi alla chiesa, pure vennero tutti, accostandosi devotamente ai SS. Sacramenti.
Così, per tre giorni di seguito, si ebbe la S. Comunione pressochè generale.
Son sicuro che l'Ausiliatrice ha benedetto tanta buona volontà, e vorrà aprire le braccia materne anche alla turba immensa di pagani che ci stanno intorno. Oh! presto, presto, il regno del vostro Gesù s'estenda anche a queste infelici popolazioni, per la vostra potente intercessione, o SS. Madre di Dio!
Tra i Bororos.
La Direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice della Colonia del Sacro Cuore di Gesù al Barreiro nel Matto Grosso (Brasile) scrive: « Maria Ausiliatrice si rallegra certamente vedendo questi poveri indi tanto devoti a Lei, e pronti sempre a onorarla. Sono figli della foresta! eppure, uomini, donne, fanciulli fanno qualunque sacrificio pur d'intervenire alle novelle e alle feste a pregare la loro « Celeste Madre ». Le indiette interne cantano in onor suo e declamano poesie, con molta grazia e ne sono contentissime... ».
«Festa del Papa» all'Araguaya.
Riceviamo dalle Figlie di Maria Ausiliatrice dell'Araguaya (Matto Grosso):
« Anche noi quantunque nella foresta, abbiamo voluto festeggiare il Papa! Oh, Sua Santità è ricordatissimo tra questi poveri Indi! Dopo la Messa cantata, ci siamo recate al porto e di là una barca molto grande ci ha condotte nello Stato di Goyaz, alla casa di un nostro benefattore dove, giunte, abbiamo ancor pregato per il Santo Padre, e cantate laudi. Le buone negre hanno preparato l'agape, che fu giocondissima. Abbiamo rammentato le passeggiate, che il nostro Ven. Padre Don Bosco, nei primi tempi dell'Oratorio. faceva fare ai suoi birichini, i quali ne traevano tanto profitto morale, oltre che godimento. Al Papa questi cari Goyaní e le nostre care indiette, hanno mandato i più caldi evviva! ».
(Relazione del Missionario D. Carlo Maria Braga).
VII. (*Ved. Boll. di dicembre u. s.)
Ancora del sistema educativo di Don Bosco.
Era mio desiderio e mio dovere d'inviar più presto la fine di questa relazione; ma l'incalzare e il premere degli avvenimenti, già noti ai lettori del Bollettino (Ved. Boll. di novembre u. s.), mi tolsero calma, tranquillità e tempo: essendosi la casa riempita di rifugiati e d'improvvisati catecumeni. Oh! che giorni!... I numerosi ospiti avevano tutti più d'una parola da dire e una paura matta da nascondere. C'era chi narrava soprusi e violenze subite, e chi raccontava d'essere stato fremente spettatore di scene innominabili, e chi guardava tristamente, tra le gelosie, la soldataglia scamiciata, che faceva man bassa delle prugne negli orti, dei pesci negli stagni, e chi vedeva passarsi sotto gli occhi il proprio cane legato e preparato per la macellazione, e chi sentiva le proprie galline ed anitre starnazzare, messe in soqquadro e fatte preda dei soldati, cui non pareva vero d'iniziare le loro gesta con nemici di così facile resa. Tra la tristezza non mancavano le lepidezze e gli aneddoti gustosi e piccanti; ma il riso ci moriva sulle labbra, pensando allo stato caotico di questa immensa nazione, su le cui vaste acque non è ancor passato lo Spirito del Signore!...
Il collegio si riempì adunque di gente, accasermata come i soldati: ma l'orario continuò a svolgersi come se fossimo soli e senza importuni: la fanfara strombettava e i cantori gridavano la loro gioia e le loro note, come per coprir le maledizioni e l'imprecazioni dei rifugiati contro i reggitori della loro patria e dei loro destini... Et in terra pax hominibus!... Dona nobis pacem! cantavano più volte al giorno i bimbi, senza capire l'alto significato e l'opportunità della loro invocazione!
A tutte le funzioni del mattino - si era nel mese di maggio - e alle orazioni della sera, la turba riempì la cappella e le scuole adiacenti, ora tutte linde e ripulite con tanto di soffitto intonacato e candido! E i nostri alunni giocavano e si divertivano, studiavano e pregavano, come se gli avvenimenti, che premevano incalzanti e minacciosi, non li riguardassero punto, nè più nè meno come se invece di accadere sotto i loro occhi, li sentissero narrare d'altri tempi e di altri paesi. Cara, buona e consolante la loro spensieratezza! Se gli animi si fossero accesi di fervore guerraiolo, o rimpiccioliti per lo spavento, non avremmo fatto più nulla! Due anni prima s'era iniziata l'Orfanotrofio tra il frastuono di guerra: ed ora, di nuovo al rumore di guerra, l'umile granello di senapa s'apriva e s'avanzava alla vita.
Ed eccomi in careggiata.
I primi sette allievi dell'anno antecedente erano troppo pochi per il nostro affetto e per le nostre speranze, e dovevamo frenare la fantasia e il cuore e dimenticare molto degli anni passati e fissare lo sguardo all'avvenire, ricordando che le opere di Dio non si addizionano, ma si moltiplicano, per non smarrirci d'animo ed affievolire lo spirito in sterili rimpianti. Al chiudersi delle scuole, a luglio, gli allievi interni ed esterni erano ventiquattro. Parva familia, ma grande letizia! Da aprile a luglio furono mesi di santa e francescana e salesiana poesia, di perfetta fusione degli animi, d'una cordialità chiassosa ed espansiva, d'una vita intima, durante la quale tornò facile gettar le basi d'ordine e di regolarità, e fu dolce peso il plasmare gli animi sensibili e duttili dei fanciulli. Furono giorni preziosi per l'esperienza, in piccolo se si vuole, ma completa di tutto il nostro sistema educativo. La prova in vaste proporzioni si è attuata già e si attua a Macao; ma quassù l'ambiente fisico, morale, intellettuale e civile, ha profonde differenze e presenta diversi e variati caratteri. Si trattava di dar un'impronta ed un indirizzo nuovo a tutta la loro vita, pensieri, affetti, abitudini, e (atteso anche l'esiguo numero e le buone disposizioni d'animo di ognuno) fu cosa facilissima, spontanea, senza scosse e mutamenti bruschi, e, grazie a Dio, ben riuscita. Lo sforzo fu da parte nostra di vedere, attraverso i visi gialli ed i corpi ingramiti, il cuore e l'animo dei nostri fanciulli, di trattarli come i nostri, di amarli, di compatirli, come e più dei nostri, e di prenderli, come si dice comunemente, dalla parte del cuore! La corrispondenza fu sovrabbondante!
Da 7 ad 80 alunni.
A settembre (1921) gli interni salirono a 22: giunsero i bimbi aperti e gioviali e semplici del l'Heung Shan ed i navigati giovinetti di KongKhei, e vennero coi loro visetti freschi e selvaggi, con le presunzioni e prevenzioni del loro ambiente, ridendo ad ogni parola del Sin fu (del Missionario), coll'esigere tutto, come se si fosse obbligati verso di loro, e con una cert'aria, da saccentoni, da « io la so lunga », da presentar subito i loro lati deboli ed infermicci, per una cura completa.
In otto giorni di lavoro intensivo ed incalzante, coadiuvato efficacemente dal primo nucleo, ritornato compatto e pieno d'entusiasmo, gli impeti si smussarono contro una dolce fermezza; l'« io la so lunga », dopo poche lezioni di, canto, di ginnastica, di galateo, si mutò in « io so niente! »; alle prime diffidenze, all'ermetica chiusura dell'animo, subentrò la cordialità, la spontaneità, la famigliarità riverente. E quando incominciavamo a conoscerci, a comprenderci; ad aiutarci vicendevolmente nella reciproca formazione ed adattamento, venne, per me, il giorno del distacco.
Ritornato, a gennaio, dal dolce soggiorno di Macao, ritrovai pochi giovani, che i più s'erano recati al paesello per l'anno cinese.
Dal 28 gennaio a metà febbraio, i giorni di intenso freddo e di maltempo furono allietati dalla gioia sentita e comunicativa dei dieci frugoli rimasti. Feci con loro vita comune anche a mensa, e non so ridire tutta la spontanea cordialità e la sincerità delle esclamazioni e delle infinite interrogazioni dei giovani. Conclusione delle feste del Kuo-ngen fu questa, gridata in coro e ripetuta a tutti: « Si sta meglio in collegio che a casa; l'anno venturo staremo tutti qui! »
Il 10 febbraio si riapersero le scuole e giunsero un dopo l'altro i 38 esterni, e lentamente, saltuariamente, i 42 interni, troppo diversi di età, di carattere, di educazione, di tendenze, per avere, pronta e completa, la loro fusione armonica, necessaria.
Il lavoro educativo. - « Festina lente! »
Furono giorni di esasperante attesa, di lavoro individuale e collettivo, di ripetuti avvisi e consigli, di assistenza minuziosa e confidente; ma le difficoltà, invece di diminuire, aumentavano e si approfondivano. Alle volte mi pareva d'essere un sognatore, che voleva ridurre l'irriducibile e plasmare il marmo colla spatola. Non mancavano motivi di fiducia e di speranze, e, specie, era commovente e consolante l'affanno dei vecchi alunni nell'aiutare i novellini, nell'apprendere le poche regole, le poche norme, nell'avviarli all'amore del collegio, all'ordine, al gioco, a quel poco di galateo indispensabile in una comunità.
Ci furono i refrattari, i freddi, i diffidenti, i malcontenti, i brontoloni, i sofistici, coloro che dicevano complimenti senza anima e senza cordialità, che salutavano volgendo lo sguardo alle pareti, che adattavano l'esteriore e non mutavano il cuore; ma, gradatamente, si colmarono, svanirono le fosse e le diffidenze, e, resi retti i pensieri, tutti si arresero con generosità e persuasione.
Ci fu ancora, chi per un mese sospirò, giorno e notte, la casa, il bufalo, e la risaia, e s'indispettiva di piangere, ed arrossiva d'essere così debole.
Ci fu chi pianse diverse volte per un affanno, per un timore (inconcepibile da chi considera il cinese troppo diverso da noi) di non saper e potere accontentare il Sin fu.
La sera, nella « buonanotte », dovendo, per l'arrivo dei nuovi, ripetere sempre le stesse cose ed usare gli stessi amorevoli rimproveri, vedevo gli occhi in lagrime e sentivo singhiozzi, perche non avevano ancor sentita la parola attesa: « Sono contento di voi ».
Ho notato che, anche qui, il rimprovero brusco a tutti radunati od ai singoli in particolare, se è di effetto disciplinare immediato, non dà alcun frutto educativo e formativo durevole.
Molte volte i giovani cinesi non sanno di errare, non sanno di compiere atti, che fanno a pugni col delicato sentire di noi, uomini della vecchia Europa; ed anzi è per loro la cosa più naturale e forse un fior di civiltà cinese; e perciò mi domandai, se la mania di voler europizzare anche il fondo irriducibile ed indifferente per la salvezza dell'anima non avrebbe spezzato le nostre energie migliori e compromesso l'opera nostra. Un po' di sana cineseria non fa del male a nessuno e non ci toglierà un sol grado di gloria nei cieli: etnico cogli etnici e cinese coi cinesi!
Per me, nella mia piccola e limitata esperienza, c'è un motto utile e pratico: festina lente: pazientare, affermandoci. Pazientai lungamente, ed ora, grazie a Dio il collegio è sulla vera strada. Tutto per amore. Finora castighi non ne furono usati, e non si è infiltrata tra gli alunni l'ipocrisia velata, cioè la mania d'ingannare i superiori. La nota più simpatica è la cordialità affettuosa con cui ci trattano, la festosità con cui accolgono i confratelli che vengono a farci visita, il clamore espansivo e la gioia sentita che provano all'arrivo del missionario, e quel sentirsi figli di famiglia e liberi nell'osservanza del regolamento.
Aumentato considerevolmente il numero, e data la diversità degli allievi, vennero distribuiti in tre scuole: prima, seconda e terza affidata al Tchiu sin sang (Jen-Mu), la quarta e quinta al Von sin-sang, la classe dei catecumeni al Teu sin-sang.
Il metodo dell'insegnamento è modernissimo, catechetico, socratico, è un vivo dialogare tra l'insegnante e gli allievi, non ancora troppo spigliato e semplice e vario, ma si è sulla buona via. Ogni giorno S. Messa coll'intervento di tutti gli allievi e dei maestri, che edificano per la puntualità e per la frequenza, quasi quotidiana, ai Sacramenti. E tutti i giorni catechismo e storia sacra e ginnastica e canto, distribuiti opportunamente nell'orario.
L'opera dell'insegnante sarebbe, certo, più fattiva, e il nostro lavoro verrebbe facilitato, se avessimo maestri imbevuti del nostro spirito e più consci dei propri doveri e delle proprie responsabilità. Grazie a Dio, i tre maestri si lasciano abbastanza guidare e s'adattano alle esigenze del nostro progresso e vivono della nostra vita, benchè manchino di quel quid indefinibile, di quello spirito, di quel senso di buono, di gaiezza, di giovialità, di energia dominatrice e signora, che è tutta propria dello spirito di Don Bosco. Il pensiero di poter giungere ad avere, fra qualche anno, personale salesiano, se non d'elezione, almeno di spirito e di attività, mette l'ali al cuore e ci spinge a nuovi sacrifici. Il pensiero che i giovani usciti dal collegio, se accuditi, aiutati, sorretti e spronati, saranno il buon lievito di Cristo, che s'infiltrerà nella massa, inerme, a germinarvi la trasformazione, rende dolce e leggera ogni fatica, e naturale e grato ogni sudore.
Gli esterni. - Per la ginnastica. - La fanfara.
Gli esterni sono più restii ad un efficace lavorio di formazione, per l'indolenza propria e dei parenti; ma non mancano, anche tra loro, anime belle ed aperte alla grazia, che sentono Dio, lo amano, lo adorano ed attendono con impazienza che lo spirito vivificatore tocchi il cuore dei genitori per essere rigenerati al fonte battesimale.
La domenica intervengono a tutte le funzioni: S. Messa e predica del mattino, istruzione (tenuta con cura ed amore da Don Guarona) e benedizione nel pomeriggio. Si è tentata una prova: accogliere i fanciulli pagani d'altre scuole, e ce n'è un numero di assidui e volonterosi. Si son trovati i benefattori per le caramelle, le paste dolci, per la frutta: i maestri stessi si son tassati per le solennità, alcuni cristiani per le domeniche prime ed ultime del mese; per le altre feste c'è il libro delle uscite!
Si desidererebbe un'altalena, un passovolante, una sbarra fissa, le parallele, gli appoggi Bauman, le banchette, i bastoni Jager, tutto un arredamento completo per la ginnastica: il che esige un capitale. Guardiamo con fiducia al sud, dove c'è l'immensità del mare con le risorse di numerosi sbocchi e d'opulenti porti, e guardiamo all'isole e penisole dove c'è chi può dare con generosità e prestezza! Tornato dal frastuono della nostra casa madre cinese di Macao, era per me un problema il badare ai suonatori, e il tener vivi ed animati i giuochi. Mi venne in aiuto e, provvidenzialmente, il caro sig. Sturn, che è il vero fondatore della fanfara di Shiu Chow per la sua pazienza e costanza e tenacità. Tutto fu opera e lavoro suo: copiar parti, partiture, partine e sfiatarsi per ore ed ore; a me bastò ordinar le file e plasmare l'assieme: ma tutta la fatica l'ha fatta lui, ed è doveroso che l'opera sua esca dall'umiltà e dal silenzio allo splendore dei sole.
Dopo il triduo di apertura dell'anno scolastico, predicato con amore e con frutto da Don Barberis e D. Cucchiara nella seconda settimana di marzo, si iniziò la scuola di fanfara. Appena le prime note stonate vibrarono stridenti ed irritanti, non mancarono i frizzi e i motteggi e le derisioni dei vari sin sang, e della pubblica scuola, e del collegio protestante, che gettavano in faccia ai nostri ragazzi: - Ti Kiul (i penultimi del mondo!). - Riso e scherno, che si moltiplicarono nelle diverse lingue delle capaci bocche di negozianti della Tai Kau, quando, il primo aprile, si passò il fiume in isquadra compatta ed ordinata, ma senza gran cassa e divisa. Si rispose col silenzio e colla laboriosità: ed oggi la fanfara riempie l'aria di note ed il cuore di letizia. La divisa nuova fiammante, simpatica, venne giudicata, dagli antichi denigratori, la più bella di Shiu Chow.
Così, nell'operosità tranquilla e calma dello studio e della scuola, l'Orfanotrofio continua il lavoro lento di formazione e di ascensione. Ogni settimana c'è gente di campagna, che chiede un posto per il figlio esterno e per tutti c'è una risposta: « l'anno venturo ».
(Continua).
Sac. CARLO M. BRAGA,
Missionario Salesiano.
Date molto ai poveri, se volete divenire ricchi. Sac. GIOVANNI Bosco.
(Lettera del Missionario Don Paolo Bonardi al Sig. Don Filippo Rinaldi (Rinviamo la fine della relazione: Nell'Assam durante le vacanze del Puja, al prossimo numero. ).
Shillong, 5 marzo 1923, Rev.mo Sig. Don Rinaldi,
È tempo che le dia altre notizie. Il 23 dicembre si chiudeva l'anno scolastico con solenne premiazione e un'indimenticabile cerimonia: il battesimo dei primi sette orfanelli, alunni del nostro orfanotrofio, e di un'alunna dell'orfanotrofio femminile. Ebbi la fortuna di compiere io stesso il sacro rito. Si era alla vigilia di Natale. Fecero da padrini sette maestri cattolici della scuola; e come segno dell'amore che lega noi tutti, salesiani e giovani dell'Assam, ai nostri venerati Superiori, abbiamo imposto il loro nome e cognome ai nuovi battezzati, e alla fanciulla quello della Superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice. E tutti otto, alla Messa di mezzanotte, fecero la loro prima Comunione.
Tornati dalla messa, offrimmo loro una colazione. Con tavole, sgabelli, e predelle, e con arance e dolci, il banchetto fu presto preparato. E vero banchetto fu quello per i nostri giovani, che a dolciumi non sono avvezzi, e tavole non ne adoperano, poiche la rukon, ossia usanza Khassì, è di mangiar seduti per terra, manipolando con la mano l'unico cibo, il riso, che ben premuto e ridotto a bolo, portano alla bocca.
Dinanzi alle « miej phareng » (tavole ad uso europeo) stava un bell'albero di Natale, che fornì ninnoli e dolci per i fortunati e per i meno fortunati. Poveri orfanelli! Anche a loro l'Angelo del Natale portò un'ondata di gioia, e fu ben sentita dalle loro anime, che, attendendo invano la carezza materna, benedicono alla religione cattolica, che sa così efficacemente sostituire i padri spirituali ai naturali.
Il 26 dicembre, dopo la S. Messa, diedi a tutti, e distribuii anche stampati, i « Ricordi di Don Bosco ai giovani partenti per le vacanze »: un bel lavoruccio della nostra tipografia. Una trentina di alunni si recò presso i parenti, ed una ventina rimase all'orfanotrofio. Uno di questi, appartenente all'ultimo corso, ha manifestato il desiderio di entrare nella nostra Pia Società. Il Sacro Cuore di Gesù e Maria SS. Ausiliatrice benedicano a questo primo germoglio Khassì, e ad un altro aspirante europeo, e moltiplichino, in questa mis sione, le energie desiderose di lavorare per la gloria di Dio e il bene delle anime.
In missione nei paesi vicini.
Così fummo in piena vacanza, e mentre si stavano facendo gli opportuni adattamenti ai locali dell'orfanotrofio e delle scuole, anch'io andai esercitando il sacro ministero nei paesi vicini. La prima domenica fui a Cerrapoonje, che ricordai già in altra mia, e che se per altri è interessante come il punto del globo dove cade più acqua, per noi è cara in modo speciale perchè sede di una comunità di cristiani ferventi e fedeli al cattolicismo, nonostante la perniciosa propaganda protestante.
Partito da Schillong per tempo, in modo da salire almeno alle undici all'altare, per vari contrattempi non potei indossare i sacri paramenti che all'una pomeridiana, e la messa fu in canto e seguita dalla benedizione col SS.mo. Presi un boccone, e subito dopo mi misi ad ascoltare una cinquantina di confessioni, e ad amministrare i SS. Sacramenti a diversi infermi, sparsi nelle capanne dei dintorni.
All'indomani, portata la SS.ma Eucarestia ad alcuni ammalati, celebrai la S. Messa, distribuii numerose comunioni, e feci visita al S' Iem, cioè al re della regione, per parlargli delle cose nostre e raccomandargli i nostri bravi cattolici, che vivono nel suo Himà (reame), e di ciò altra volta.
Ammiratori acattolici.
Grazie a Dio non ci mancano simpatie anche tra gli acattolici. Un ammiratore dell'opera nostra è l'Ispettore delle Scuole Khassì e Jantia Hills. Venne verso la metà di novembre a visitare la nostra scuola media ed elementare. Prima che iniziasse l'ispezione lo condussi in ufficio, e facendo bellamente cader il discorso su Don Bosco e sull'Opera Salesiana, gli diedi in omaggio il Bollettino Salesiano (edizione italiana, inglese, francese e spagnuola) e una vita del nostro fondatore, in inglese. Mi ringraziò, e il giorno dopo, ritornato alla scuola per continuare l'ispezione, mi disse d'aver letto, durante la notte, tutta la breve vita di Don Bosco e il Bollettino, con grande ammirazione. Aggiunse che si riprometteva molto della nostra azione educativa, specialmente a riguardo degli indigeni, e mi espresse il desiderio di affidarci l'High School, la scuola superiore.
Amico nostro è pure l'ex-direttore di queste nostre scuole, che torna spesso a trovare gli amici. Egli pure è protestante ed io, vedendo che le visite si facevano frequenti, lo invitai a prender parte ai nostri trattenimenti, e non poche sere c'intrattenemmo in discussioni su argomenti religiosi, morali e dogmatici. Ultimamente mi promise di prestarci gratuitamente l'opera sua, come insegnante nelle scuole serali, che speriamo di aprire col nuovo anno scolastico.
Una brutta visita.
Amatissimo Padre, voglia pregare e far pregare per noi perchè il Signore ci conceda la grazia di educare degnamente nel santo timor di Dio questi giovani, su cui veglia, visibilmente, Domenico Savio.
L'8 gennaio veniva colpito da vaiolo uno degli orfani, che da quattordici giorni aveva ricevuto con mirabile slancio di fede il S. Battesimo.
Non è a dirsi come il poverino fosse sfigurato dalle pustole che letteralmente lo coprivano da capo a piedi! La prudenza suggerì di segregarlo subito lontano, in una casuccia su una collina, ove, pur avendo la necessaria assistenza, non potesse comunicare il contagio. Purtroppo, però, all'indomani, un altro orfano lo seguiva nel riparto di segregazione, e poi un terzo e un quarto, cosicchè era troppo evidente che non si poteva porre freno al dilatarsi del morbo.
Pieno di fede, chiamo attorno a me tutti i giovani dell'orfanotrofio: dico loro come stanno le cose, non dissimulando il pericolo, per non dire la certezza di cader tutti ammalati, e raccomando loro di intercedere, in privato, dal loro compagno Domenico Savio l'esenzione del contagio, con promessa di render pubblica la grazia.
Non per questo tralasciai di usare tutti i mezzi di disinfezione di cui potevo disporre: feci immergere ben bene i ragazzi in una soluzione concentrata di energico disinfettante, li sottoposi ad un'accurata visita, e mi accorsi che un quinto era coperto di pustole incipienti. Ma oramai la grazia era stata domandata; nessun timore quindi, ma grande confidenza! Prendo il giovane, lo faccio pennellare completamente di disinfettante e di tintura di iodio per tre volte in un sol giorno; i senza mandarlo in segregazione come gli altri, lo metto in una stanza da solo.
Da quell'istante l'epidemia si arrestò: cinque giorni dopo, anche questi era completamente guarito: e la settimana scorsa rientrava all'orfanotrofio l'ultimo dei quattro mandati in segregazione.
Ci benedica, amatissimo Padre, e ci ricordi ai piedi di Maria Ausiliatrice, e mi creda sempre
aff.mo figlio in C. J.
Don PAOLO BONARDI.
Una cattedrale in costruzione.
Ci scrivono da S. Rita do Araguaya (la residenza di S. E. R. Mons. Malan, Prelato di Registro do Araguaya, cui è particolarmente commessa l'evangelizzazione dei Bororos), che ivi si sta costruendo la Chiesa Cattedrale e, accanto ad essa, un corpo di fabbrica lungo trenta metri per aprirvi alcune scuole professionali, compresa quella tipografica.
In S. Rita si è pure inaugurato un Collegio maschile, e le Figlie di Maria Ausiliatrice ne apriranno un altro per le fanciulle.
S. Rita sorge presso l'Araguaya, che in quella zona è assai profondo e ricco di acqua limpidissima e potabile. Ma il fiume non ha pesci, causa le numerose cascate, e questa è una grave mancanza, che fa enormemente salire, anche in quel centro, il costo della vita.
Amore !...
La mia vocazione missionaria non saprei nemmeno io com'è nata; ma sento che è così bella, così pura e impressa nel mio cuore. Voglio far conoscere il nome di Gesù a chi l'ignora, e a quest'impresa mi ha determinato un amore, che cresce sempre più, dentro di me, verso quelle povere anime. E per ancor di Gesù e per amor loro che voglio abbracciare l'apostolato missionario, e, di giorno in giorno, ne sento più dolce nell'anima una gioia inesprimibile...
La preziosità dell'anima.
Un geme di vocazione ci fu sempre nel mio cuore, ma, giunto all'età in cui avrei dovuto incominciare gli studi, mi vidi senza mezzi. Feci domanda di essere accolto dai Salesiani all'Oratorio di Torino, per avviarmi al sacerdozio. Venni esaudito, e fu là nella Basilica di Maria Ausiliatrice, che, meditando sulla preziosità dell'anima e sulla necessità di salvarla, mi sentii acceso di zelo per la conversione degl'infedeli. Non solo in chiesa, o nella quiete della sera, o nel silenzio della notte, ma anche in cortile, nella foga del giuoco, il mio pensiero correva veloce, come il lampo, per le vaste regioni della Patagonia e della Cina, e m'infiammava sempre più di zelo, parendomi di veder migliaia e migliaia di selvaggi e d'idolatri tendere anche a me le braccia, supplichevoli, chiamando aiuto.. Mi ricordava allora che nostro Signor Gesù Cristo era disceso dal cielo ed aveva versato fin l'ultima goccia del suo preziosissimo sangue, morendo su di una croce, per la loro salvezza... Pensava che anche Don Bosco aveva anelato di salvarle, e il mio desiderio diveniva una brama cocente, benchè vedessi la vita missionaria scabrosa, difficile, piena di sacrifici, e di sofferenze. E mi decisi!...
Oh! giovani, amici e compagni miei, se sentite un germe di vocazione apostolica, non soffocatela, per carità, ma pregate Dio e Maria SS. che vi concedano la grazia di assecondarla. La messe è immensa: milioni e milioni di anime non conoscono ancora N. S. Gesù Cristo, e ignorano la sua dottrina e il suo ancore, cioè quella religione che, sola, può salvarle in eterno!
«La Madonna ».
Fin dalla prima fanciullezza io desideravo comsacrarmi a Dio e servire a lui solo. Le mie aspirazioni parvero quasi realizzarsi quando ricevetti la Cresima, perchè, allora, il buon Vescovo mi offrì un posto per continuare gli studi. Iddio però disponeva diversamente. Mi morì il fratello, scoppiò la guerra, e fui chiamato anch'io alle armi. Ma pure, anche nel tumulto della vita militare e nel fragore della trincea, continuavo ad accarezzare il sogno antico. Quante volte dall'animo sgomento mi uscì, come un singhiozzo, la preghiera a Maria Ausiliatrice, perchè mi riconducesse, libero dalle sozzure che mi circondavano, sulla via dell'apostolato, intravveduta come un miraggio lontano! E la tenera Madre mi esaudì. Tornò la pace, ritornai in famiglia, vinsi le difficoltà che si frapponevano al mio ideale, e venni finalmente a questo santo nido dell'Istituto Missionario, guidatovi dalla Madonna, mia ispiratrice, patrona, e ausiliatrice...
Un orfano di guerra.
Mi trovavo da tre anni nell'Istituto Orfani di guerra a Monte Oliveto (Pinerolo) e, a dir il vero, non avevo mai pensato seriamente al mio avvenire, nè sentivo un'inclinazione spiccata allo stato ecclesiastico. Un giorno udii la massima « Chi salva un'anima, assicura la propria! »; e lui rimasero così impresse queste parole, che mi tornavano sempre alla niente nelle ore di silenzio, nella preghiera e nell'esame quotidiano della mia coscienza. Nel frattempo udii parlar molto delle benemerenze dei missionari, e mi dilettavo a leggerne i racconti, finchè, un giorno, dissi tra me: - Ebbene, andrò anch'io missionario, e, guadagnando anime a Dio, salverò pure la mia! Anche mio babbo ne sarà contento!... - Fu un'ispirazione, che assecondai con entusiasmo. Nulla più lui smosse dal mio, proposito e, lasciando Monte Oliveto, corsi ad Ivrea e, qui solo, l'impressione prodottami da quella frase si è mutata in tranquillità felice.
«Da mihi animas! ».
« A me date delle anime: voi tenetevi il resto! »
Questo grido di Don Bosco mi suonò, un giorno, all'orecchio con impressione profonda, pur vagamente intendendone il significato. Entrato poco dopo in un collegio salesiano, mi colpì subito la vista del sacrifizio, con cui i superiori attendevano a noi giovani; capii allora l'arcano e sentii vaghezza d'irritare i superiori nella vita di dedizione al bene altrui. Soleva leggere, quasi ogni giorno, sul Giovane Provveduto una preghiera a Maria SS. perchè m'illuminasse sulla scelta dello stato, e quel sentimento, dapprima incerto, non tardò a rafforzarsi fino a diventare ardente e irresistibile.
Oggi il motto di Don Bosco è la mia bandiera, e sospiro il giorno in cui partirò missionario, per lavorar con tutte le forze alla dilatazione del regno di Dio sulla terra.
Vissi i miei primi anni nella lontana Argentina. Di tanto in tanto passava nel mio piccolo paese qualche missionario, ed allora si poteva assistere alla S. Messa e si amministravano anche i Battesimi. Assistei anch'io un giorno al battesimo di un buon numero di fanciulli e di uno stesso mio fratellino, e ne rimasi talmente impressionato che decisi, sebbene in giovane età, di abbracciare lo stato ecclesiastico e farmi missionario.
Venuto in Italia, certamente per disposizione della Divina Provvidenza, incominciai i miei studi ma non pensavo più tanto alla mia vocazione, quando un cooperatore salesiano mi pose a studiare nella casa-madre dell'Opera di Don Bosco.
Leggendo allora sullo stemma dell'Opera Salesiana le parole: « Da mihi animas, caetera tolle », ripensai a quella gente che sin da fanciullo avevo visto vivere senza religione e morale, e dissi risoluto: « Tornerò in America, e per voi, per salvarvi, per ampliare il Regno del Signore! »
Fin da piccolo!
La cosa più naturale! Fin da piccino udii dal labbro dei miei cari genitori dei fatterelli intorno alla conversione degli infedeli, e, divenuto più grandicello, quando mi capitava fra mano il Bollettino Salesiano, rimanevo lungamente assorto nella lettura delle fatiche e delle conquiste dei missionari, riportandone la mente piena di mille immagini e l'anima inondata dalle più soavi emozioni. Venendo, poi, a conoscere le strettezze e le difficoltà in cui si dibattono i missionari e il numero immenso delle povere anime che ancor ignorano il nome di Dio, sentii naturale il desiderio di correre in loro aiuto e di arruolarmi anch'io alla santa milizia missionaria. Oh! parlate ai piccoli, e sopratutto ai piccoli, delle Missioni e delle sante fatiche dell'Apostolato: e la buona semenza non rimarrà sterile su così buon terreno.
L'esempio dei Missionari.
Fin da piccino, quando si parlava di selvaggi e di Missionari, ne era talmente impressionato che per parecchi giorni me ne rimaneva il pensiero.
Avevo nove anni, quando uno del mio paese, morto poco dopo in guerra, celebrò la prima Santa Messa. Ricordo benissimo quel giorno con tutte le sue particolarità, e da quel momento sentii forte il desiderio di farmi prete, e questo desiderio rimase scolpito in me, ed aumentò quando anche un mio cugino entrò in collegio per studiare da prete. Volevo, ma ero sempre titubante, manifestar questo desiderio ai miei genitori; e mi tolse dall'angustia la proposta che fece il mio parroco a mio padre di mandarmi in qualche collegio a studiare. Non è a dire il piacere che provai all'annunzio che me ne diede mia madre! Entrai nella Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino (nei Tommasini), e dopo un anno passai all'Oratorio di Don Bosco. E fu proprio là, che si manifestò la mia vocazione missionaria. Il frequente passaggio di missionari, le loro descrizioni, l'insistere che essi facevano sul bisogno di operai evangelici, il sentire che tanti milioni e milioni di anime ancora non conoscono Nostro Signore, mi commossero e mi eccitarono talmente che decisi ferreamente di farmi missionario al più presto.
L'anno scorso, durante gli esercizi spirituali in Valsalice, passeggiando con un missionario della Palestina, dopo aver pensato ben bene, gli diedi il nome per andare nel paese di Gesù.
E aveva combinato tutto, ma troncò ogni preparativo il negato permesso dei genitori e di alcuni parenti, ai quali comunicai la cosa. Ma ciò che mi fu negato allora, mi sarà concesso tra qualche anno, mentre cerco di rendermene degno con una più diligente preparazione.
(1) Ved. Boll. di febbraio u. s. - Sono altre risposte dei primi alunni della Sezione giovani del nuovo Istituto Card. Cagliero per le Missioni Estere (Ivrea) alla nostra domanda: « Perché volete farvi Missionari? ».
«La vecchia Teresa».
« La vecchia Tersa », una povera indigena della Patagonia, viveva tutta sola in una casupola battuta dai venti e dalle piogge, presso la residenza principale della Missione. Le era morto il marito, e i figli l'avevano abbandonata. Di carattere difficile e strano, passava i giorni appartata dal mondo, superba e ignorante, sdegnosa nei suoi rari contatti colle altre persone. Solo tratto tratto, quando gli stimoli della fame erano più impellenti, bussava alla porta delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per avere aiuti e soccorsi.
Le buone suore, mosse da compassione, la ricevevano sempre con carità, accontentandola nelle richieste e ascoltando con pazienza i suoi sfoghi brontoloni. Insensibilmente, frattanto, le insinuavano nell'animo, rude e refrattario, qualche buon pensiero; e la vecchia, lì per lì, era colpita dalle buone maniere e dalle riflessioni religiose, poi la natura ribelle riprendeva il sopravvento e ritornava alla vita di prima.
Un giorno - era la festa di Natale - mentre una suora abbelliva l'altare, le si avvicina e le dice: - Oggi voglio ricevere anch'io... poichè è giorno solenne. - Che cosa volete ricevere? Son le nove, e non siete digiuna! - Si, che sono digiuna. Non ho mangiato niente. - Proprio niente? Nè pane, nè latte, nè mate? - Solo un po' di mate amaro. - E il mate non rompe forse il digiuno? Là, state davvero digiuna un'altra volta, e sarete accontentata.
Un altro giorno si presentò tutta triste e lacrimosa al collegio. La suora le chiede: - Perchè così triste, Teresa? - Cose gravi, sorella mia, - e comincia una serie sconnessa di piagnistei e di lamentele inconcludenti, senza dire che cosa voglia. - Ma infine, in che posso servirvi? - Desidererei che parlaste alla madre superiora per avere un vestito. Io son povera e so che la madre è tanto buona con i poveri. - La vecchietta infatti era sempre malmessa: aveva poca cura dei vestiti, che non rammendava mai e deponeva solo quando erano finiti. Fu provveduta del necessario e, di li a poco, comparve più linda e pulita del solito, desiderosa di confessarsi e comunicarsi. La cappella era gremita di signore e fanciulle che attendevano.
- Buona Teresa, aspettate qui, le disse la Suora, finchè venga il vostro turno. Abbiate pazienza: bisogna confessarsi a una a una.
- Confessarsi a una a una?... Ah! sì?... addio, e state bene.
E fece atto di andarsene. Aveva capito che bisognava confessarsi l'un l'altra, e manifestò la sua meraviglia così forte, che suscitò non poca ilarità.
La suora riuscì a calmarla con buone parole; e allora si rimise a posto e, giunto il suo turno, si confessò.
- Ed ora farete la Santa Comunione?
- Sì, il Padre mi chiese che cosa vado a ricevere: ed io gli ho detto: « Nostro Signor Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo ».
- Molto bene: ora ripetete con me le orazioni preparatorie, e badate, prima di ricevere l'Ostia Santa, di baciar l'anello al Vescovo.
- Oh! sorella, come posso presentarmi al Vescovo, se sono tanto povera?
- Il Vescovo vi vedrà volentieri come Gesù!
Ma il pensiero e la preoccupazione di quello che doveva fare le generò tanta confusione che la suora dovette accompagnarla all'altare e durò fatica per farle aprire la bocca.
Quando, tutta tremante, ritornò al suo posto, ripeteva con commozione ed entusiasmo:
- Che cosa linda mi ha dato il Vescovo! Che cosa linda!
- Pregate per l'anima vostra, per i vostri figli, per tutti i peccatori.
- O sorella, e posso io pregare per i peccatori, io che sono una povera meschina, che ho peccato tante volte ed ho un carattere così cattivo?
- Sì, buona Teresa, pregate, pregate; dite al Signore tutto quello che sapete, e il Signore vi esaudirà e vi colmerà di benedizioni e di grazie.
La vecchia abbassava, in ritmo, il capo fra le mani, e lo rialzava per fissare i suoi grandi occhi verso l'immagine della Madonna che campeggiava in alto. Si vedeva che nell'anima sua s'iniziava un mutamento radicale. L'ignoranza che dominava in quella povera mente cedeva per dar posto alla luce, si smorzavano gli impeti arroganti e focosi, e l'anima diveniva bella purificandosi alle fonti del Salvatore.
Da quel giorno fu visibile il lavorio segreto, intimo, diuturno, compito dalla grazia nella vita della vecchia, che diveniva più buona, più affabile, e si andava spogliando della scorza di rozzezza e ignoranza che la rivestiva.
Venne il tempo degli esercizi spirituali per le signore e le figlie di Maria, e la suora le disse:
- Mia buona Teresa, presto cominciano gli esercizi spirituali. Vi prenderete parte anche voi!
- Prenderci parte anch'io? Oh! santa Maria! Ma gli esercizi son fatti per i ricchi, ed io son povera, ed ignorante, e mi annoierei a sentir predicare. Verrò ad ascoltar la S. Messa e a confessarmi come sempre; agli esercizi, no!
E lo disse così recisamente, che la suora non osò insistere. L'alterigia era il lato debole del suo carattere e tratto tratto tornava in mostra. Infatti, nonostante tutte le buone relazioni che passavano tra lei e le suore, talvolta stava dei giorni interi senza cibo, per non abbassarsi a chiedere qualche cosa.
Una mattina comparve al collegio tutta vergognosa e dolente.
- Come state, buona Teresa?
- Male, male: mi dolgono tanto i piedi.
La domenica innanzi aveva camminato scalza tutto il giorno, nonostante il freddo e la pioggia caduta. La suora, che conosceva la sua povertà estrema, le chiese subito:
- Ditemi, Teresa, avete già mangiato?
- No, sorella, dico il vero: non avevo niente.
- E perchè non dirlo, e star tanto tempo senza nutrirvi? Il vostro male è debolezza.
E la condusse a sfamarsi: quindi le donò un abito ed un paio di scarpe che la conferenza di S. Vincenzo teneva in riserva. La povera vecchia, quando si vide così ben vestita, non cessava di ringraziare, e ripeteva:
- Mi vestirò, così, ogni volta che verrò alla S. Messa, e verrò sovente, poichè mi piace molto e voglio apprender bene le orazioni.
E così fu difatti. La carità e la pazienza avevano definitivamente trionfato anche su quel carattere impetuoso e difficile. La regolare frequenza ai SS. Sacramenti modificò le cattive tendenze, ed ella stessa con accenti di commozione e di fervore diceva la dolcezza che provava nell'accostarsi alla S. Comunione.
Il fiore selvatico e agreste della prateria all'alito possente della grazia si trasformò in un giglio profumato di purezza e bontà, che il Card. Cagliero ricorda ancora, insieme con tante altre anime, chiamate alla luce della Verità dai Missionari della Patagonia.
Sac. GIOVANNI BERARDI Missionario Salesiano..
Volete grazie da Maria SS. Ausiliatrice?
Un cristiano, un buon cristiano, un cristiano di nome e di opere, prega, vive in grazia di Dio e, massime in questi tempi, è anche solecito dell'eterna salvezza degli altri, cioè zela - come meglio può - l'espansione e il trionfo del regno di Dio sulla terra.
Tutto ciò ebbe presente ed inculcò il Ven. Don Bosco nel rispondere a quanti, al veder le grazie che distribuiva con sovrana larghezza Maria Ausiliatrice, gli chiedevano che cosa dovevan fare per ottener anch'essi qualche particolar favore.
« La Madonna è l'Aiuto dei Cristiani, rispondeva e insegnava Don Bosco: siate buoni cristiani, ed Ella vi aiuterà!
» In primo luogo abbiate fede, pregate! Pregate Gesù in Sacramento, che è il centro di tutte le grazie, e Maria SS., che ne è la dispensatrice. Per nove giorni recitate 3 Pater, Ave e Gloria a Gesù Sacramentato, con la giaculatoria Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento, e 3 Salve Regina alla Madonna con la giaculatoria Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
» In secondo luogo, promettete di viver sempre in grazia di Dio, e durante la novena delle accennate preghiere accostatevi ai SS. Sacramenti della Confessione e Comunione.
» In terzo luogo ricordate la parola del Divin Salvatore: - Date e vi sarà dato. - Voi volete una grazia? Fate anche voi un'elemosina a vantaggio delle opere suscitate da Maria Ausiliatrice per l'educazione cristiana della gioventù e per la conversione dei popoli idolatri; soccorrete le Opere Salesiane ed esperimenterete anche voi la bontà della Madonna ».
Cari Cooperatori, ricordate, praticate, diffondete le sante raccomandazioni di Don Bosco, e vedrete voi pure le meraviglie di Maria SS. Ausiliatrice.
Intenzioni generali per il mese di Maria Ausiliatrice.
Per comodità dei zelanti Cooperatori e delle pie Cooperatrici ripetiamo le intenzioni generali loro inculcate durante il mese di Maria Ausiliatrice (Ved. Boll. di aprile u. s.):
DAL 30 APRILE AL 6 MAGGIO. - I bisogni Particolari di tutte le Nazioni.
DAL 7 AL 13 MAGGIO. - Le Missioni Cattoliche e Particolarmente le Missioni Salesiane.
DAL 14 AL 20 MAGGIO. - Le nostre opere giovanili e la vita cristiana dei nostri giovani.
DAL 21 AL 24 MAGGIO. - La Causa di Beatificazione del Ven. Don Bosco.
IL 25 MAGGIO. - I Cooperatori Salesiani e i Devoti di Maria Ausiliatrice defunti.
GRAZIE E FAVORI (*)
Maria Ausiliatrice difende una famiglia cristiana cinese.
Una grazia degna di rilievo, per le circostanze che l'accompagnarono, ottenne da Maria Ausiliatrice un buon cristiano di Ten Fong. Sono ornai noti i metodi di devastazione e di saccheggio dei soldati cinesi in guerra. Al loro avvicinarsi tutti si dànno alla fuga, portando con sè le cose più care e preziose. E così, appunto, fecero gli abitanti di Ten Fong nell'ultima guerra col Kiang-si. Unico restò in paese, con la famiglia, il nostro cristiano, il quale, gettatosi ai piedi di Maria Ausiliatrice, chiese a Lei protezione e aiuto. Giunti i soldati, invasero anche la sua casa arrogantemente, con le solite pretese; ma vi capitò anche il Generale Comandante il Corpo d'Armata, il quale, veduto il quadro di Maria Ausiliatrice, che spiccava sulla parete, gli chiese: - Voi siete cristiano? - Sì, Eccellenza. - Siete un galantuomo! E voi non siete fuggito con gli altri? - Confido in Dio e nella sua SS. Madre, che mi difenderà da ogni male. -Bene. Siete anche un uomo di coraggio, ed io vi prendo sotto la mia protezione. - E con queste buone parole se n'andò. Perchè la promessa non restasse lettera morta, il giorno appresso il brav'uomo chiese un'udienza particolare e il generale l'accolse con gentilezza, l'ascoltò e staccò un ordine, perchè quattro soldati custodissero continuamente la sua casa da eventuali saccheggi. « Fu proprio una grazia segnalata della Madonna, conchiudeva il cristiano nel raccontarmi il fatto. Maria Ausiliatrice ha salvato me e la mia famiglia da sicura rovina. Sia ringraziata e benedetta, ora e sempre! ».
Nam-Yung (Cina), 24-III-1923.
Sac. STEFANO BOSIO Missionario Sales.
Un'immagine di Maria Ausiliatrice.
Un dottore, nostro amico di famiglia, da vari anni soffriva un'indisposizione allo stomaco. Ridotto in gravissime condizioni, venne condotto all'ospedale ed operato: ma invano. Egli stesso diceva alla moglie di essere alla fine. Non essendoci più alcuna speranza, si tentò un'altra operazione, e senza migliore risultato. La sua povera consorte era disperata: e fu allora che io dissi a mia moglie: « Pòrtale un'immagine di Maria Ausiliatrice, e dì che glie l'applichi dove venne operato ». Così fu fatto. La povera signora corse all'ospedale, e trovò il marito assopito, e che non dava più alcun segno di conoscenza. Tentò egualmente di farsi conoscere, gli disse e ripetè di raccomandarsi a Maria Ausiliatrice e gli pose l'immagine sulla ferita. I medici avevano dato il malato come spedito e costrinsero la signora ad allontanarsi. Al mattino questa telefonò di buon'ora per aver notizie, e le fu risposto che il marito riposava ed aveva passato una notte tranquilla. Da quel giorno il dottore continuò sempre a migliorare, ed è perfettamente guarito. Una di queste sere noi siamo stati con lui fino a tarda ora e abbiamo constatato che mangia, fuma, e sta ottimamente.
Londra, 24 ottobre 1922.
V. AVALLONE.
La Novena suggerita dal Venerabile Don Bosco. - Il 27 dicembre del 1921 ammalai d'intossicazione viscerale, e dopo pochi giorni una nuova complicazione aggravò il mio stato. Il medico curante non voleva pronunziarsi, ma aveva fatto capire che il caso era grave. Consigliata da mio zio, cooperatore salesiano, ricorsi alla novena alla SS. Vergine prescritta dal Ven. Don Bosco, e una speranza soave confortò il mio cuore. Incominciai a migliorare, raccolsi le mie forze, e finalmente, mercè la grazia richiesta ed ottenuta da Maria Ausiliatrice, mi alzai in piena salute con stupore di tutti. Ora, completamente guarita, rendo vive grazie alla nostra Ausiliatrice ed al Ven. Don Bosco, promettendo di recarmi presto a ringraziarla al suo altare, personalmente.
Ortona a Mare, 12-XII-1922.
LUCIA PENNA.
Ancora la Novena suggerita dal Ven. Don Bosco. - Mia cognata, Adele Cicognani, due anni or sono ammalò di bronco-polmonite e pleurite, e per quante cure le venissero prodigate da diversi valenti medici, non accennava a miglioramento alcuno. Le vennero fatte parecchie operazioni alla pleura, e sempre senza stabili risultati. La poverina era ridotta in condizioni veramente deplorevoli, e i medici disperavano omai di salvarla. La incoraggiai a mettere la sua fiducia in Colei che è salute degli infermi e Ausiliatrice dei Cristiani. Si fecero fervide novene a questa Madre Celeste, promettendo di pubblicare la grazia, se la paziente avesse riacquistata la salute. E mia cognata incominciò presto ad avvertire un notevole miglioramento, ed ora, avviata ad una perfetta guarigione, manda a mezzo mio una tenue offerta, come segno di gratitudine e riconoscenza alla Celeste Benefattrice.
Firenze, 24-XI-1922.
Suor MARIA CICOGNANI.
Una grazia tanto desiderata. - Mio marito, nel novembre scorso, si ammalò di nefrite, ed il male prese così cattiva piega che fu costretto a ricoverare all'ospedale. I medici curanti, tra cui v'era anche mio figlio, dopo maturo esame, dichiararono che non v'era più nulla da fare, e non gli diedero che poche ore di vita. Li pregammo che, almeno, ce lo lasciassero riportare a casa, dove avevo anche una figlia ammalata, e non ci fu permesso, dicendoci che non vi sarebbe giunto vivo. Nell'angoscia tremenda ci rivolgemmo con fiducia a Maria Ausiliatrice, ed ecco che l'infermo, il quale aveva già perduto i sensi, tornò a rianimarsi con meraviglia dei dottori, e potè tornare a casa, dove, dopo 24 giorni, il male riprese il sopravvento; e, nel dolore della perdita, noi avemmo il conforto di vederlo spirare munito dei SS. Sacramenti, benedicendo i figli che l'attorniavano. La nostra riconoscenza a Maria Ausiliatrice non verrà meno giammai!
New York, 24 febbraio 1923.
GIUSEPPINA CARILLO.
Il mio primo guadagno a Maria Ausiliatrice. - Ero disoccupata da due anni e sospiravo una speciale occupazione a me gradita. Ricorsi fiduciosa alla potente Vergine Ansiliatrice de' Cristiani. Pregai e ripregai, senza mai sfiduciarmi e finalmente lui sono occupata, come e dove desideravo. Sia ringraziata Maria SS. Ausiliatrice, cui invio in offerta, conte promisi, il primo stipendio del mio lavoro.
Torino, 10-II-923.
A. R., Oratoriana delle FF. di M. A.
La Patrona delle Missioni Salesiane. - Aresca Adelina di Alba era caduta ammalata per esaurimento, e così gravemente che il dottor Rocca, uno dei migliori di Alba, credette il caso disperato. L'ammalata venne a Torino a consultare i migliori sanitari, che confermarono la prognosi del dottor Rocca, prescrivendo però medicine di casi estremi, e queste non giovarono a nulla. La povera inferma fu esortata a confidare nella protezione della S. Vergine, e nel tempo stesso le donne cattoliche della parrocchia dei SS. Cosma e Damiano incominciarono per lei una novena privata a Maria Ausiliatrice. Appena terminata la novena, un miglioramento insperato si iniziò. L'inferma, già disperata dai medici, andò migliorando ogni giorno, ed ora piena di riconoscenza prega sia pubblicata la grazia ottenuta, a gloria di Maria Ausiliatrice, e manda un'offerta per le Missioni Salesiane, col desiderio che sia imposto ad una neobattezzata il nome di Adelina.
Cuneo, 24 febbraio 1923.
Can. F. CHIESA.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. B., A. L, Abbona Paola, Adanti Vittorio, Albertì Beatrice, Albertini Luigi, Alberzoni Bianca, Albonico Candida, Aliod Pietro, Amadio d. Pietro, Andreoni d. Umberto, Angeli Maria in Zangheri, Angiari Amabile, Antoniazzi Chiara, Antonielli Clementina, Antonioli Luigi, Apostoli Cristina, Arra dott. Nicolò, Artale M., Atzori Peppina, Austa Giovanna, Avanzino Paola in Perasso, Avidano Margherita.
B) - B. E., B. F. S., B. G., Baldi Annunziata, Baldi Ginevra, Barbato Rosa, Barberis Maddalena, Barbero V.a Lucia, Barbieri Elisa, Bardaro Rosa, Bareux Clernenza in Grange, Beazzi Luigia, Bedeschi Augusta, Bedotto Carmelina, Belletti Giuseppe, Bellotti Giuseppe, Bergagnin Giovanni, Bergagnino Giovanni, Bertola Giovanni, Bertonasco Natalina, Bettoni Giulietta, Bianchi Maria, Bianco Angela in Vacca, Bisazza Rosina in Schenato, Bletton Elisa, Blunda-Avaro Nicolina, Boasso Fiorenzo, Bocaccio Laura, Boffa Carolina, Bon Cecilia, Bonaiti Celestina, Bonardini Bonaria, Bondioni Lorenzo, Bonin Giuseppina, Bonin Luigia in Narducci, Bonin Giovanni, Bonin Maria, Borgaro Caterina in Vota, Borio Ernestina, Borroni Luigi, Bortolussi Alma, Bortolussi Ofelia, Bottero Paola, Bovo Giuseppe, Brignone Giuseppe, Brunelli Giulia, Bruno Giuseppe, Buffatti Maria, Buzzetto Maria.
C) - C. A., Cabras Paolo, Cagarelli Bice, Cagnoni Lina in Pucci, Camilleri ch.o Francesco, Canale Pierina, Canova Ventura, Capucci Luigia, Carozzo Clementina, Carpenna Nilla, Carrara Brigida, Carziani Angelica, Cataldi dott. Gaetano, Catello Chieffo, Cavanna Enrichetta, Cavigioli Michele in Barcellini, Cerponi Rosa, Chiapponcelli Maria, Coali Emilia, Cole Giovanni Batt., Collodel Romolina, Colombi Agostina, Colucci Anna Maria, Comba Teresa; Coniugi B. A., Bellegrandi, Bertolino, Caputo, Senziani; Copreni Virginia, Corradini Nino, Corsanego Mary, Costa Aurelia, Costalunga Maddalena, Costanzo Marta, Cotti Antonio, Cretaz Cecilia, Cricca Settimia, Crippa Giuseppina, Cristiani d. Mario, Cucchietti Giuseppa, Cuniberti Francesco.
D) - D. B., Dal Cappello Maria, Dalmasso di Garzegna Avv. Stefano, Dal Pozzolo Margherita, Danese Giuseppina, De Bernardini Ida, De Carolini Adele, Deganutti Maria, De Magistris dott. Eraclio, De Stefanis Cesarina, Deval Augusto, De Vincenzi Emilia, D'Antonio Luigia, D'Arlando Anna in Angeli, Drotto Luigia, Durigon Teresa.
F) - F. D., F. D. C., Fabrini Francesca, Falcioni Teresa, Falconieri Nicola; Famiglie Cagliero, CasaliCatullo, Olivieri, Porta, Rocchetta, Rodolfi, Organo, Urbani; Fasoli Caterina, Farinetti Giulio, Farinettì Teresa, Favaro Mirra, Favre Camillo, Fazio Lorenzo, Fenati d. Sebastiano, Fenini Ettore, Ferrari Iginia, Ferrari Stefanina, Ferraris Giuseppina, Ferraro Innocenza, Ferrero Maria, Ferretti Maria in Mangini, Figlia di Maria Ausiliatrice di Conegliano Veneto, Filippini Letizia, Fiorini d. Cosimo, Flora Maria, Floreani Angelina, Fonti Angusto, Forchesato Maria, Forlani Maria in Bedè, Fracassi Paolina, Fratelli Carobolante.
G) - G. B., G. D. I., G. E. G., Cabellini Maria, Gabossi Maestra, Galante Annetta, Gallèan Olimpia, Galletti Amulio, Gambarana Maria, Gandini Iginio, Garrubba Paolino, Gateo Domenica in Volpi, Gatti Angiolina, Gerardini Eleonora, Giani Elisa in Rossi, Giardina Giuseppe, Ginestrone Celestina, Gioncada Ida, Giongardi Salvatore, Giordano Lina, Ghisoni Giuseppe, Goutier Gina, Graziani Maria, Griva Felicina, Guala d. Francesco, Guanella Rosa, Guazzoni Innocenza, Guggi Cleotea.
L) - Laguzzi Rosina, La Monica Maria, Lanzi Clelia, Lanzon Giuseppina, Lavelli Carlo, Lavelli Michele, Lazzè P., Lemasson Lanza, Levrero Girolamo, Lincke Maria, Logoluso Eva, Lonardi Andrea, Lonardi Giovanni.
M) - M. B., M. C. F., M. F.. Maffiodo Clementa, Manacorda Carmela e Carolina, Manca Maria, Mangion d. Giovanni, Manzini mons. Giuseppe, Manzoni Gina in Tentorio, Marcello Adriana, Marta Maria, Martiniano Emira, Martinoni Angelo, Mastrovito Addolorata, Mazzadi Anna, Mazzei Cordelia, Mazzolino Onorina, Mazzonzelli Ettore, Merlano Giacomo, Miglior Vittorina, Minotti Domenico e Annibale, Milanesi Giuseppina, Mion Giuseppe, Mismirigo Teresa, Molteni Francesca, Monguzzi Teresina, Morgando Rina, Moro Antonio, Moro Erminia ved. Faà di Bruno, Moscardini Lidia in Lodi, Moser Annunziata, Mussa Giovanni.
O) - O. S. E., Uccelli Tina, Ormezzano Maria, Orsingher Margherita.
P) - P. F. F. A., Padovan Angela, Paffa Teresa, Pagan Antonietta, Pala Giovanni, Paladin Giuseppe, Paleari Ester in Trevisan, Palladino Anna, Palumbo Laura, Panero Stefano, Panizzon Angela, Pannier G., Paruzzi Angela, Paruzzi Giuseppe, Pascut Giuseppe, Pasetto Giuditta, Pasquariello Giacomo, Pastore Maria, Peda Nicola, Perardi Giovanni, Personnettaz Maria, Pession can. Pietro, Petitti Orsola, Giancastelli suor Rosalia, Piantoni Raimondo, Pigazzi Maria, Pillia Luigina in Marrocu, Pilleri Paola, Pistis Giuseppina in Bonfant, Pizzini Ermelinda, Pizzorno Teresa, Pontecorvo rag. prof. Franco, Pozzetti Rosa in Germano, Pozzoli Luigi L.
Q) - Quarone Cesarina.
R) - R. G., R. RI., Radiali Amelia, Ragazzi Maria, Rapetti Pasquale, Rasera Davide, Ravetto Angela, Re Joe, Regis Matilde, Renzi Augusto, Riccabone Vincenzo, Riconda Teresa, Ridone Giuseppina, Rigazio Lucia, Rigo Angela, Rimoldi Maria, Riolo Maria, Riva Ilde, Riva Maria, Rivaro Antonio, Rivetti Tersilla, Roccella Salvatrice, Rolando Ferdinanda, Romagnoli Pietro, Rondoletto, Maria, Rossi Carolina, Rubano Maria Grazia, Rustici Francesca.
S) - S. P. C., Sabbatini Eufemia in Donnini, Sala Carolina, Sala Dorina, Sanguinetti Cristina, Santella Crescenzia, Savaneo conjugi, Savio Anna, Savio Ida Savio Maria, Savioli suor Maria, Scagliotti Teresa, Semino Teresina, Sempreboni Teresa in Brugnoli, Sepich ved.a Fanny, Sfondrini Maria, Sguerri Carolina, Siena Giuseppa, Simili Sebastiano, Sist Lucia, Sivillotti Alfonso, Soldano Agatina, Soldi Abigaille, Somaschini Adele, Somaschini Luigina, Sorelle Bourgeois, Brighino, GarattiGaretto, Mostaccio, Spampinato Marianna, Spinoglio Cle, mentina, Spreafico Angelo, Stefani Stefano ed Aiuta, Stella Lelia, Stifani Giuseppa, Stoppino Carla in Bigatti, Strambo Maria, Strenda Natalina, Suppi Maria.
T) - Tabbo Vincenzo, Tampieri Tudina, Tardelli Serafina, Maria, Telpi Teresa in Tettamanzi, Temporelli Filippo, Tessarolo ch.o Luigi, Tessarolo ch.o Remigio. Testa Rosa, Tidone Lodovica, Todescan Angiolina, Todescan G. C., Tomasi Liberina, Tommasi Pierina, Tomasone Giovanni, Tonni Luigi, Toscano Candida, Tosi Maria in Mucci, Toso d. Celeste, Tovo Angiolìna, Tramontin Maria, Treves Giustina, Tropea Angela.
V) - V. G., V. R., Vacino Giuglietta, Valente Maria, Valle Giovanna ti. Roglia, Vastafridda Anna, Verga Amos, Vezzani Emilia, Vidoni Melania, Vigevano Angelina, Vigitello Maria, Vignale Alessandro, Villa Marietta, Vuillermin Anselmo, Vuillermoz Vittorio.
Z) - Zaccaria Maria, Zago Luigi, Zaira Benedusi, Zambianchi isegnante, Zamolo Maria in Masini, Zanini Anna, Zenarolo Teresina, Zinna Angela, Zocca Caterina, Zovi Maria, Zubani Maria in Zanetti, Zucca Maria, Zucchini C ssa Vittoria.
X) - N. N. di Alessandria (Piemonte), Altavilla Monferrato, Arena Po, Bianzè, Calusco d'Adda, Canelli, Careggine, Castelfranco Veneto, Ciriè, Cortina d'Ampezzo, Faenza, Fagnano, Fano, Giusvalla, Milano, Moconesi, Mombello Torinese, Moneglia, Napoli, Noceto, Novara, Palazzolo sull'Oglio, Pian Camuno, Roasio, Samprugnano, Torino, Verona, Voghera.
BASILICA DI MARIA SS. AUSILIATRICE Orario delle sacre funzioni. MAGGIO 1923.
Continua il mese di Maria Ausiliatrice col seguente orario: - Messe dalle ore 5 alle ore 10. - Ore 6: Messa della Sezione Artigiani, Predica del Sac. GuIDo BALDISSERO, Salesiano, Benedizione. - Ore 7,30: Messa della Sezione Studenti. - Ore 17: canto di una lode, Predica del rev.do
Can D. GIUSEPPE DESECONDI, Benedizione. - Ore 19,45: Rosario, Predica del rev. prof. D. ALESSANDRO ANDREINI, Benedizione.
Nei giorni festivi (6, 10, 13, 2o maggio): Messe dalle ore 5 alle 11,30. Ore 6,30: Messa della Sezione Artigiani. - Ore 7,30: Messa della Sezione Studenti. - Ore 9,30: Messa solenne. - Ore 15,15: Rosario, Predica del Can. Desecondi e Benedizione. - Ore 17: Vespri, Predica del rev.do prof. D. Andreini, Litanie e Benedizione solenne.
Martedì 15 maggio. - Comincia la novena solenne in preparazione alla Festa titolare.
Giovedì 17 maggio. - Anniversario della Pontificia Incoronazione di Maria Ausiliatrice. - Alle ore 9, Messa solenne in canto gregoriano.
23-25 maggio. - Corte di Maria.
Mercoledì 23 maggio. - Vigilia della solennità di Maria 38. Ausiliatrice. - Ore 6: Messa, Predica e Benedizione. - Ore 7,15: Messa celebrata da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza e Vicario Generale dell'Archidiocesi. Ore 17: Primi Vespri pontificali, Discorso e Benedizione solenne. - Ore 20: Magnificat, Predica e Benedizione solenne. - Illuminazione e concerto.
NB. - Il Santuario rimane aperto per la Veglia Santa. Alle ore 22,30: Ora di adorazione predicata. Canto dal Magnificat, Supplica a Maria Ausiliatrice. Recita del S. Rosario.
Giovedì 24 maggio. - SOLENNITÀ DI MARIA SS. AUSILIATRICE. - Messe dalla prima aurora alle ore 13. - Ore 6,30: Messa celebrata dal rev.mo Rettor Maggiore dei Salesiani. - Ore 7,15: Messa celebrata da Sua Ecc. Mons. Giovanni Battista Pinardi, Ausiliare dell'E.mo Card. Arcivescovo di Torino. - Ore 10: Messa pontificale, e Panegirico detto dal rev.mo prof. D. Andreini. - Ore 16: Rosario, Discorso del rev.mo Can. Desecondi, Benedizione pontificale. -- Ore 18,30: Secondi Vespri pontificali; Processione; Benedizione col SS. Sacramento, impartita dall'E.mo Card. Arcivescovo. - Illuminazione e concerto.
Venerdì 25 maggio. - Le preghiere di questo giorno sono in suffragio degli ascritti all'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice e di tutti i benefattori defunti del Santuario.
25=26 maggio. - Mattino e sera Benedizione solenne. - Alle ore 20 : Predica come nel mese.
Domenica 27 maggio. - Chiusura delle feste. -Ore 7,15: Messa celebrata da un Ecc.mo Vescovo. - Ore 9,30: Messa solenne con assistenza pontificale. - Ore 16,30: Vespri solenni, Conferenza ai Cooperatori tenuta da un Ecc.mo Vescovo. - Te Deum e Benedizione pontificale.
Il nuovo Tempio a Borgo S. Paolo in Torino.
Gli alunni del Collegio Salesiano di S. Filippo in Lanzo Torinese, col voto che Gesù Adolescente, benedica con larghezza divina le fatiche dei Superiori e conceda a ciascun di loro piena e pronta corrispondenza, offrono, con un sol cuore, per il tempio in costruzione a Borgo S. Paolo in Torino la somma di L. 310
I bimbi dell'Oratorio di Pisogne (Brescia) mandano un sassolino pel tempio al Divino Adolescente invocandone una benedizione speciale; Ghirardelli Don Giovanni, L. 12.
D. Giovanni Magnanini di Castelnuovo Berardi, implora ogni più santa benedizione per sè e per i suoi ed offre per il tempio di Gesù Adolescente L. 5o.
Giuseppe Panero di Gerbo Fossano, pregando il Divino Adolescente a benedire la gioventù di tutto il mondo, implora una speciale benedizione per sè e per i suoi cari, ed offre per l'Omaggio Internazionale L. 100.
Caterina Caretta di Zurigo, si associa di cuore all'Omaggio Internazionale a Gesù Adolescente offrendo L. 100, ed affretta con i più fervidi voti il giorno dell'inaugurazione del nuovo Tempio.
Una madre, straziata per la cattiva vita del figlio, che sciupa lo stipendio nel vizio, e pretende da lei quel trattamento che gli scarsi mezzi non le consentono, offre l'obolo della vedova evangelica, pregando Gesù a risuscitarle il figlio.
Il bambino Luigi Federici di Bergamo, inviala tenue offerta di L. 15 per l'erezione della Chiesa di Gesù Adolescente, coll'augurio che tutti i bambini dei Cooperatori Salesiani abbiano a ricordare generosamente un'opera così bella e santa ».
Gaspare Pegorari di Caspoggio, L. 35, a nome di vari oblatori, raccomandandosi alle preghiere dei giovinetti che frequentano l'Oratorio già aperto presso il tempio in costruzione ad onore di Gesù Adolescente.
Gli Allievi calzolai dell'Oratorio Salesiano di Torino, spontaneamente privandosi della piccola mancia settimanale hanno raggranellato la tenue offerta di L. 6o pel Santuario di Gesù Adolescente, in Borgo S. Paolo, nella fiducia che Gesù, il quale gradisce l'obolo del povero, li farà crescere buoni e spanderà su loro le sue benedizioni per tutta la vita.
RICORDIAMO ai nostri Direttori e alle revv. Direttrici delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Maestri e alle Maestre aderenti al programma della Cooperazione Salesiana e a tutti i zelatori e le pie Zelatrici Salesiane, il duplice invito del nostro venerato Rettor Maggiore di promuovere tra la gioventù loro affidata:
1) Una Colletta per i poveri bimbi della Russia, da inviarsi « DIRETTAMENTE » al SANTO PADRE Pio XI - Vaticano - Roma.
2) Altra Colletta a favore del nuovo tempio in costruzione a Borgo S. Paolo a Torino, in omaggio a Gesù Adolescente, da inviarsi allo stesso nostro Rettor Maggiore, Via Cottolengo, 32, TORINO (9).
17 maggio 1903.
Era la terza domenica del maggio 1903, quando l'Eminentissimo Sig. Cardinale Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino, assistito dal venerato Don Rua e da 26 Vescovi accorsi dall'Italia e dall'Estero, nomine et auctoritate di Papa Leone XIII poneva in fronte a Maria SS. Ausiliatrice l'aureo diadema tempestato di brillanti (1).
Son trascorsi vent'anni!
Sulla Cattedra di S. Pietro si son succeduti altri Pontefici: Pio X, di cui si stanno iniziando i lavori per la Causa di Beatificazione; Benedetto XV, il Papa della carità universale durante la più terribile delle guerre; Pio XI, gloriosamente regnante.
La direzione della Pia Società Salesiana, dalla mente e dal cuore di Don Rua passava alle cure di Don Albera, ed oggi è affidata a Don Rinaldi.
Ma sulla cattedra di S. Massimo siede ancora, Pastore e Padre della Chiesa Torinese, l'Eminentissimo Cardinal Richelmy, che il 23 aprile u. s. compiva l'anno 500 di sacerdozio. A Lui, dall'intimo del cuore, l'omaggio e l'augurio di averlo con noi anche il giorno che celebreremo il 1° Giubileo della Pontificia Incoronazione di Maria Ausiliatrice!
(1) L'incisione, riprodotta in copertina, è un caro ricordo del 17 maggio 1903, essendo tratta dalla bella fotografia, presa allora, del busto della Sacra Immagine, dal fotografo sig. Carlo Deasti.
In Italia.
* Il Circolo Maria Mazzarello, fiorente nell'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Torino, la domenica 8 aprile inaugurava il proprio vessillo. Presenti le rappresentanze di numerosi circoli della città e tutte le sezioni dell'Oratorio, compì il sacro rito, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, il nostro Rettor Maggiore Don Rinaldi. Madrina del nuovo vessillo, lavorato e dipinto con amore da due socie, fu la sig.na Consolata Poma. Il Santo Padre inviò un telegramma di benedizione e d'incoraggiamento, ascoltato con venerazione dalle socie adunate nel pomeriggio in intima festa, per udire una conferenza di Don Vismara e la paterna parola di Don Rinaldi.
* Nell'Istituto S. Ambrogio di Milano, nel marzo u. s., si è svolta una simpatica cerimonia, per la distribuzione dei premi agli allievi delle scuole professionali, presieduta da Sua Em.za il Cardinale Arcivescovo, circondato dalle autorità e da molti amici e ammiratori. Il prof. Don Benedetto Galbiati esaltò la genialità di Don Bosco, che risolse con successo uno dei più ardui problemi educativi e sociali, ed il comm. Stefano Conio assessore all'istruzione pubblica, portò il saluto dell'amministrazione comunale. Gli Onorevoli Paleari e Mauro inneggiarono alle scuole professionali salesiane, dove il lavoro cristianamente inteso è mezzo potente di educazione e di elevazione, e S. E. il Ministro Cavazzoni esortò gli alunni a far tesoro delle cure, che i Salesiani spendono fraternamente attorno a loro. Chiuse l'E.mo Card. Arcivescovo con parole di viva ammirazione per l'Opera Salesiana, con affettuose espressioni verso gli allievi, esortandoli alla bontà e alla santità sull'esempio di Domenico Savio, e con un forte invito a tutti i buoni a donare il miglior appoggio morale e materiale per lo sviluppo dell'Opera di Don Bosco in Milano.
* A San Pier d'Arena, nella parrocchia di San Gaetano, dal 18 febbraio al 4 marzo, venne predicata una sacra missione da tre revv. PP. Passionisti di Pianezza (Torino). La parola di Dio, per comodità dei fedeli, fu dispensata in varie ore della giornata: al mattino, per le signore e madri di famiglia, nel pomeriggio per i fanciulli e le fanciulle, alla sera per soli uomini. L'uditorio, sempre numeroso, raggiunse una vera imponenza alla predicazione serale, in cui una massa di giovani e padri di famiglia gremiva la chiesa.
Pari allo slancio dell'intervento furono i frutti della grazia divina nelle anime. Le Comunioni distribuite durante la missione salirono a parecchie migliaia, e riuscirono veramente generali nelle speciali funzioni per fanciulli e fanciulle, e in quelle del 1° venerdì del mese e della domenica di chiusura.
* Nella stessa parrocchia, la domenica 18 marzo, in preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale, si svolse una giornata eucaristica, che riuscì una grande manifestazione di fede e di amore al SS. Sacramento. Dopo la funzione religiosa del mattino, nel salone dell'Oratorio festivo si radunarono a congresso i giovani dei circoli cattolici e centinaia di uomini in una praticissima discussione intorno alla comunione frequente, alla messa domenicale, e al coraggio nell'onorare la SS.ma Eucarestia. Nel pomeriggio fu la volta dei circoli femminili e delle donne cattoliche, che si raccolsero allo stesso fine. Tutti, quindi, si riunirono in chiesa per l'ora di adorazione predicata, dopo di che si svolse una devota processione, accompagnata da una folla di popolo, tra cui spiccava, compatta, la nuova lega dei padri di famiglia, forte di 5oo ascritti.
* Ad onore del Servo di Dio Don Andrea Beltrami. - Il Collegio Salesiano di Lanzo Torinese, che vide gli albori della santità del Servo di Dio Don Andrea Beltrami, avendolo avuto alunno di ginnasio dal 1883 al 1886 (ne' quali compì l'intero corso e maturò la sua vocazione alla nostra Pia Società) volle ricordarne il XXV° della morte, inaugurando, la domenica 18 marzo, una lapide marmorea in suo onore, nel porticato del cortile principale. L'egregio lavoro della ditta Catella, su disegno dell'arch. G. Valotti, sormontato da ricchi fregi in bronzo, cui s'intreccia un bel gruppo di gigli, ha quest'epigrafe del prof. D. G. B. Francesia: Andreas Beltrami - domo Omegna in Agro Novariensi - huiusce Collegii per triennium alumnus - docile ingenium litteris excoluit - et mature inter aequales - pietatis studio et sanctissimis moribus - in omnium exemplum enituit. - Natus Anno MDCCCLXX - obiit Augustae Taurinorum anno MDCCCXCVII. - Desideratissimo amico - anno XXV post eius obitum - sodales gratulabundi posuimus -Anno MCMXXIII.
Erano presenti alla solenne cerimonia il Teol. Don Giulio Barberis, già Maestro e Direttore spirituale del Servo di Dio, quattro membri della Famiglia, il Teol. Cav. Enrico Frasca, Vicario di Lanzo, varie notabilità cittadine, un gruppo di ex-allievi, le Educande dell'Istituto Albert, i Giovani Esploratori di Lanzo, e numerosa popolazione, insieme con gli alunni interni ed esterni del Collegio. Il direttore, prof. Don Giuseppe Mossetto, rivolse un saluto a tutti i convenuti, spiegò il significato della cerimonia e presentò l'oratore ufficiale, l'avv. cav. Felice Masera. Questi, con efficace eloquenza, ritrasse una figura viva e palpitante del Servo di Dio, e con la narrazione varia ed attraente delle sue virtù destò per lui nell'uditorio profonda ammirazione. L'avv. cav. Vincenzo Battù portò l'affettuoso saluto e l'adesione degli ex-allievi. Anche i giovani convittori, con declamazioni, canti e suoni, dimostrarono il loro entusiasmo nella celebrazione del Modello che li aveva preceduti, lasciando sì fulgidi esempi di bontà e di studio.
Uno dei fratelli del Servo di Dio, il colonnello Giulio, profondamente commosso, ringraziò tutti a nome della famiglia, e rievocò la cara memoria, della mamma, che pose nel cuore del piccolo Andrea i germi della santità. Chiuse la celebrazione il Teol. Giulio Barberis, ricordando alcuni esempi di virtù del suo alunno e presentandolo a tutti come un perfetto modello da imitare. In fine la banda del Collegio, la quale aveva eseguito scelti pezzi musicali, accompagnò l'Inno a Don Bosco, che fu eseguito dai 30o alunni.
All'Estero.
* A Fiume, l'Oratorio Salesiano si va sempre meglio affermando, attraverso un lento lavorio, di cui è anima il Circolo « Michele Rua », composto di giovinotti impiegati nei cantieri o nelle officine della città, assidui nella frequenza all'Oratorio e nelle pratiche religiose. Il nuovo Amministratore Apostolico ha pubblicamente dichiarato che il rione, in cui sorge l'Oratorio, è l'unico, dove al presente un ecclesiastico non solo può passare impunemente, ma è anche ossequiato col tradizionale saluto: « Sia lodato Gesù Cristo ». L'Oratorio ha appena un lustro di vita, e a celebrare questa data si è costituito un Comitato di Cooperatori e un altro di Cooperatrici, sotto la Presidenza onoraria dello stesso Amministratore Apostolico, che si è proposto di lavorare per il trionfo degli ideali cristiani in mezzo al popolo, secondo lo spirito di Don Bosco.
* A Paysandù (Uruguay) è morto vittima del dovere il salesiano Giovanni Giuseppe Montiel. Accompagnava una squadra di giovani a passeggio, quand'uno d'essi, spintosi troppo sopra un vicino canale, vi cadde e restò travolto dall'onda. Il buon chierico non tardò un attimo a corrergli in aiuto; e poichè un altro giovane gridava: « Io so nuotare, vado io a salvarlo! », « No, vado io » rispose «che ne ho la responsabilità »; e, vestito com'era, si slanciava nell'acqua e riusciva a salvare il caduto, quando l'altro, che s'era voluto gettare nel canale, invocava lui pure soccorso. Senza frapporre indugio, tra la penosa ansietà di tutti i presenti, il ch. Montiel si tuffò nuovamente nell'acqua e riuscì ad afferrare anche il secondo; il quale, sentendosi mancare, gli s'aggrappò così forte al braccio, che il povero chierico, esausto di forze e impacciato nei movimenti, scomparve con lui nella corrente. Estratti cadaveri, ebbero ambedue solenni funerali tra il vivo rimpianto dei Superiori, degli alunni e di tutta la città. La stampa uruguayana fu unanime nel render tributo di ammirazione all'umile figlio di Don Bosco.
* A Rodeo del Medio (Argentina), il giorno dell'Immacolata venne benedetta la prima pietra di una nuova cappella, chiamata del Suffragio. La sacra cerimonia, compiuta dal Vescovo diocesano Mons. Giuseppe Orzali, attirò sul luogo una gran folla di fedeli, che seguono con viva simpatia questa nuova erezione. Prestarono servizio d'onore gli alunni del Collegio Salesiano, colle loro scuole di canto e di musica istrumentale.
* A New York, il 4 marzo ebbero inizio i festeggiamenti commemorativi dei primi 25 anni di lavoro compiuto dal Salesiani nella metropoli nord-americana. Fu nel novembre 1898 che il salesiano Don Ernesto Coppo, oggi Vescovo titolare di Paleopoli e Vicario Apostolico del Kimberley (Australia, insieme con due confratelli, dava principio alla parrocchia di Maria Ausiliatrice, che fu il primo campo dell'Opera Salesiana negli Stati Uniti. Promotori dei festeggiamenti furono appunto i parrocchiani, esultanti di rivedere, elevato alla pienezza della dignità sacerdotale, il loro antico pastore.
Mons. Mariano A. Espinosa
Arcivescovo di Buenos Aires.
Spirò l'8 aprile u. S. dopo lunga malattia, tra il compianto universale. Lo stesso Presidente della Nazione Argentina, S. E. il Signor De Alvear, ne annunziò la perdita al S. Padre dicendolo: « da tutti sempre venerato per la sua bontà e per le sue eccezionali virtù », e aggiungeva di avergli « decretato onori funebri, corrispondenti alla sua elevata posizione ».
Mons. Espinosa fu un padre e un benefattore insigne dell'Opera Salesiana in quella generosa Repubblica. Ammiratore ed amico personale del Ven. Don Bosco e di Don Rua, ancor semplice sacerdote, nel 1879, insieme con Don Costamagna, evangelizzando pose il piede in Patagonia. Da Leone XIII ordinato Vescovo Tit. di Tiberiopoli nel 1893, traslato alla diocesi di La Plata nel 1898, fin dal 24 agosto 1900 veniva promosso alla Sede Metropolitana di Buenos Aires.
Di lui, della sua bontà a nostro riguardo, del suo zelo pastorale, diremo diffusamente altra volta. Il nome suo è scritto a caratteri d'oro nella più bella pagina dell'Opera Salesiana in Argentina.
I Salesiani e Cooperatori vogliano, intanto, suffragarne l'anima eminentemente apostolica.
DoTT. ALESSANDRO FABRE. - Allievo dell'Oratorio, affezionatissimo al Ven. Don Bosco e a Don Rua, e compagno di Don Albera, fu uno dei membri più affezionati della prima associazione Ex-Allievi. Professore e direttore in pubblici ginnasi, si distinse per la bontà dell'insegnamento e per la saggia amorevolezza nell'educare, appresa alla fresca sorgente del Venerabile. Sempre, con tutti, e per tutto si gloriava d'essere stato allievo di Don Bosco: e la venerazione che aveva per lui, la tradusse in continuata benevolenza verso i suoi figli. Che gioia dev'aver provato l'anima sua nel riveder Don Bosco in Paradiso!
ERMELLINDA ZEPPA. - Felice di aver dato un figlio alla Pia Società Salesiana, da circa trent'anni si era ritirata nella nostra casa di salute di Rivalta per farsi madre a quanti confratelli passarono precocemente da quell'asilo all'eternità. Quanta carità e quali tenere premure ella ebbe per ciascun di loro! Li amò tutti, davvero, come se fossero suoi figliuoli. Una prece per l'anima buona, volata al premio eterno il 22 marzo u. s.
TERESA OLIVER0 Ved. DALMASSO. - Morì a Cuneo il 21 gennaio 1923. Educò con sapienza cristiana la numerosa figliuolanza e ne ebbe ancor a lungo le cure più affettuose, dopo la morte precoce del marito. Cuor grande, mente nobile e retta, fu modello ideale di sposa e di madre. Nelle ore estreme trovò il più dolce conforto nell'aver dato alle Missioni Salesiane della Cina uno dei più cari figliuoli, ai quali noi pure inviarlo commosse condoglianze.
Geom. ANTONIO BERTOLA. - Padre esemplare e cristiano pio e fervente, fu cooperatore nostro zelantissimo. Per Don Bosco e per l'Opera Salesiana, nutriva un'ammirazione vivissima, che rivelava con frequenti elemosine, accompagnate dalle espressioni più delicate per l'espansione del regno di Dio sulla terra, per la cristiana educaziane della gioventù, e per la conversione degli idolatri.
Una prece per il venerato estinto e le nostre condoglianze ai suoi cari, specie al Teol. Dott. Stefano.
S. E. MONS. EMANUELE VIRGILIO. - Vescovo d'Ogliastra (Cagliari) dal 1910, morì santamente nel gennaio u. s., a 55 anni. Pio, mite e zelante, amava teneramente il suo gregge, da cui era cordialmente riamato. Entusiasta dell'Opera di Don Bosco, trovava le sue delizie nel visitare il nostro Collegio di Lanusei, che lo ricorderà sempre con la più viva riconoscenza. Il Signore doni il premio dei giusti al virtuoso Prelato.
Don DOMENICO BARATTI. - Canonico della Cattedrale di Vigevano, zelante cooperatore salesiano, seguiva col più affettuoso interessamento il lavoro e lo sviluppo delle nostre Missioni. Mori il dicembre u. S. Una prece per questo degno Ministro del Signore.
EMILIO MASSA. Pio e zelante, cessò di vivere il 18 febbraio u. s. a Napoli. Pieno di ammirazione per il Ven. Don Bosco, era felice quando poteva aiutare l'Opera Salesiana, sia con offerte personali, come con la propaganda più opportuna. Il Signore c'invii molti cooperatori che gli somiglino.
MARGHERITA SOARDI, morta il 31 dicembre 1922. - Maestra comunale di Siviano (Brescia), fu un'instancabile zelatrice delle Opere Salesiane e della divozione a Maria Ausiliatrice, colla diffusione del Bollettino, col raccogliere offerte e sante messe per l'altare di Maria Ausiliatrice, e col far celebrare divote funzioni in parrocchia. Il Signore le doni il premio che si è guadagnato, e benedica le anime generose che ne han raccolto, come sacra eredità, il pio apostolato.
AROSIO Luigi, nato a Lissone (Milano), + ivi il 20 - XI - 1922, a 72 anni.
Passò tutta la sua vita religiosa nella casa di S. Pier d'Arena, attendendo all'ufficio di sacrestano nell'annessa parrocchia.
BETTINI Alberto, nato a Revere (Mantova), † a Campinas (Brasile) il 26- ix - 1922, a 52 anni.
Fedele al motto: « Lavoro e Preghiera », si distinse per soda pietà e generosa attività nell'adempimento dei propri doveri, da cui a malincuore si staccava, quando la malferma salute ve lo costringeva.
CALVI Sac. Eusebio, nato a Palestro (Pavia), † a Torino il 4 - I - 1923, a 65 anni.
Caro al Ven. Don Bosco, che lo volle salesiano, ne imitò le maniere affabili, le quali, per esser frutto di vera carità cristiana, unite a soda cultura, edificarono salutarmente le anime dei suoi numerosi alunni in Piemonte, della Liguria, a Smirne, in Sicilia, in Calabria per più di 4o anni. Procurò alla nostra Pia Società molte vocazioni, lieto di trasfondere in altri la gioia di quella vita, che gli era tanto cara.
CASSINis Sac. Valentino, nato a Varengo Monferrato, + a Buenos Aires il 26-x-1922, a 71 anno.
Fu uno dei primi dieci missionari salesiani, inviati dal Ven. Don Bosco all'Argentina. Ne parlammo nel Bollettino di febbraio u. s.
CONTIER Sac. Adolfo, nato a Saarlonis (Treviri), † a Stadlau (Vienna) il 2 - XI - 1922, a 53 anni.
Dopo aver passato 2o anni tra i Fratelli delle Scuole Cristiane, mosso da un irresistibile desiderio di farsi sacerdote, ottenne di ascriversi alla Società Salesiana.
DADONE Sac. Giuseppe, nato a Mondovì, † a Novara il 30 - XI - 1922, a 59 anni.
Ingenua bontà di cuore e vivo zelo pel bene altrui gli acquistarono l'affetto e la stima di una numerosa schiera di giovani oratoriani, da lui affettuosamente educati.
D'AQUINo ALCINO Ch. Marcos, nato a Lorena (Brasile), † a Foglizzo Canavese il 2 - xI - 1922, a 27 anni.
Giovane d'anni, possedeva una virtù matura. Venuto in Italia per compiere gli studi teologici, morì poco dopo per imprevvisti disagi del lungo viaggio, rassegnato al volere di Dio.
GAGLIANONE Sac. Salvatore, nato a Orsomarso,
† a Buenos Aires Almagro il 14 - VIII - 1922, a 45 anni.
Trovava la sua delizia preparare i fanciulli alla Prima Comunione e nell'attendere alle Compagnie del Piccolo Clero, di S. Luigi, e del SS.mo Sacramento. Zelantissimo nell'esercizio del sacro ministero vide, in premio, fiorire per opera sua numerose vocazioni.
MILANESIO Sac. Domenico, nato a Settimo Torinese, † a Bernal (Argentina) il 19 - XI - 1922, a 79 anni.
Zelantissimo missionario della Patagonia. Ne abbiam parlato e ne parleremo più diffusamente nelle pagine delle Missioni.
MONTIEL VIDAL, Ch. Giovanni Giuseppe, nato a Montevideo, † a Paysandù, a 21 anno.
Morì vittima del dovere, come diciamo nelle note dall'Estero. La sua mite figura rimarrà a lungo impressa nell'animo degli alunni.
PIOVANO Sac. Giovanni, nato a Druent (Torino), † a New-Jork il 9 - I - 1923, a 6o anni.
Direttore e Parroco per molti anni in Argentina e negli Stati Uniti, lavorò specialmente fra i nostri connazionali emigrati, acquistandosi, con la soavità del tratto e la delicatezza dell'animo, grande simpatia, di cui si servì per guadagnare anime a Dio e vocazioni alla nostra Società. « Campo principale della sua attività, come educatore salesiano - scrive la Patria degli Italiani di Buenos Aires - fu la città di Rosario dove il nome di Don Piovano è ricordato da ogni ceto sociale. Fu il fondatore e per ben 12 anni il solerte direttore del Collegio San Giuseppe di Arti e Mestieri, in quella città».
ORDI Sac. Giuseppe, nato a Esterri de Anco (Spagna), † a Sarrià (Barcellona) l'8 - xii - 1922, a 35 anni.
Animo mite e pio, dotato di bell'ingegno e di una grande versatilità, nutriva speciale amore per il decoro della casa di Dio e l'esattezza delle sacre cerimonie. Per due anni fu con noi a Torino, qual redattore del Bollettino in lingua spagnuola, e lasciò il più caro ricordo.
REXHAUSEN Sac. Gerolamo, nato a Fuhrbach (Germania), † a Recife (Brasile) il 30 - XI - 1922, a 52 anni.
Piissimo, non aveva doti particolari di natura; ma nell'intima unione con Dio trovò una viva sorgente di risorse, che resero efficace l'opera sua di educatore e direttore di anime.
Rossi Marcello, nato a Rosignano Monferrato, † a Torino nell'Oratorio Salesiano il 27 marzo 1923, a 75 anni.
Era portinaio dell'Oratorio di Valdocco, da 48 anni. « Don Bosco mi ha affidato quest'ufficio provvisoriamente » diceva Sorridendo il buon Marcello, vedendo che gli anni volavano e che, dopo Don Bosco, anche il venerato Don Rua e Don Albera passavano all'eternità. E venne, anche per lui, il giorno della partenza, calmo e sereno, come gli altri giorni della vita, che trascorse, tutti, sempre lavorando e con preziosi frutti spirituali e materiali, anche nel suo ufficio, apparentemente umile ed inerte. La notizia della sua morte sarà appresa con dolore da molti ex-allievi e benefattori.
Roux Sac. Amato, nato a Marsiglia, † a Montpellier il 18 - xii - 1922, a 44 anni.
Restò fedele alla vocazione, in mezzo alle più dolorose vicende, fermo in questo proposito: « Amar Dio con tutta l'anima e, a imitazione di Don Bosco, farsi amare dai giovani, per guadagnarli all'amor di Dio».
SANDRI Sac. Stefano, nato a Robbio Lomellina, † a Voghera il 9 - XII - 1922 a 4o anni.
Manifestò singolari attitudini per gli oratori festivi, che furono il suo campo di azione, da lo tolse cui un'improvvisa malattia nel fior degli anni.
SIGNORELLi Don Pietro, nato a Cilavegna (Lomellina), † a Napoli-Vomero il 2o aprile 1923, a 59 anni.
Mite di carattere e laboriosissimo, fu direttore a Colle Salvetti, alla Spezia, a Napoli, dove, in ultimo, era parroco zelantissimo della nuova parrocchia del Vomero. Passava le lunghe ore in confessionale, attorniato da una gran turba di fedeli, che guidava per le vie del bene con illuminata prudenza.
TESTA Filippo, nato a Grana Monferrato, † a Montevideo il 2 - IX - 1922, a 5o anni.
Fra ancor fanciullo, quando il Ven. Don Bosco gli disse che sarebbe stato destinato ad un collegio di Montevideo, mentre i Salesiani non avevano alcuna casa in quella città. Difatti, recatosi in America ad invito del cugino Mons. Lasagna, fu l'anima delle nascenti scuole professionali salesiane nella capitale dell'Uruguay.
Ticozzi Giovanni, nato a Pasturo (Milano), † a Costantinopoli il 6 - I - 1923, a 4o anni.
Umile e semplice, si offerse volonterosamente alle Missioni di Oriente, felice d'insegnare a quei giovinetti, insieme con un'arte, le vie della virtù.
TORCHIO Don Andrea, nato il 10 novembre 1856 a Cortiglione (Alessandria), † a Chieri il 29-III-1923.
Per molti anni prefetto o amministratore nei collegi di Lanzo, Colle Salvetti, S. Giovanni Ev. e del Martinetto in Torino, brillò sempre per un grande amore alla povertà. Fretta in parrocchia la Basilica di Maria Ausiliatrice, ne fu il primo vicecurato, pio, attivo, zelante, pieno di premure per gli altri e così rigido con sè, da scendere innanzi tempo nella tomba. Morì, sinceramente compianto, da quanti lo conobbero.
VARIARA Sac. Luigi, nato a Viarigi Monferrato, † a Cùcuta (Colombia) il 1 - II - 1923, a 48 anni.
Compagno dell'indimenticabile Don Unia, per 25 anni si consacrò al servizio dei lebbrosi nel lazzaretto di Agua de Dios. Diremo di lui in un prossimo numero.
ALBERTI Cont. Agostina, † a Torino.
ARCHIERI Maria Luisa, † a Torino. ANDREOLETTi Lucia, † a Gattinara (Novara). ASPERTI Alessandra, † a Bagnatica (Bergamo). BACCHERONI D. Pietro, † a Villa Fontana (Bologna). BARBERIS Antonio, † a Montaldo Scarampi (Aless.). BETTEGA Carlo, † a Dorio (Como). BoBoNE Bianca, † a Col di Rodi (P. Maurizio). BONAVERO Secondo, f a Rubiana (Torino). Bosso Pietro, † a Savigliano (Cuneo). BRANDA Alessandro, † a Castelnuova Calcea (Ales.). BRETTO Giovanni, † a Montanaro (Torino). CARLEVARIS Maddalena, † a Montaldo Scarampi. CIUAFFRINO D. Biagio, † a Torino. CHIALVETTO Maria, † a Barge (Cuneo). CIRANI Santa, † a Zoppola (Udine). CoCCOZ Coniugi, † a Vestignè (Torino). COLAROSSI D. Ernesto, † a Vicoli (Teramo). D'AMBROSIO Marianna, † a Montenero di Bisaccia. DE BARBIERI Paolo, † a Manleone (Genova). DE GASPARis D. Giuseppe, † a Cavaglietto (Nov.). DI LAMPÒRO Conte Luigi, † a Torino. DORICO Silvia, † a Bolzano Vicentino. FERRÈ Antonio, † a Sacconago (Milano). FONTANA Margherita, † a Mondovì Carassone. FRAGALE Dott. Lorenzo, † a Frazzanò (Messina). FROSINI Elena, † a Quarrata (Firenze).
Fumi Ignazia, † a Cremona.
GATTAMELATA Ettore, † a Cori (Roma). GAZELLI BRUCCO Contessa, † a Torino. GEDDA Antonio, † a Torino.
GHIRARDI Dott. Giuseppe, † a Arsiè (Belluno). GIROMINI Battista, † a Borgomanero (Novara). GROMIS Conte Gualberto, † a Torino. GUARINI Mons. Michele, † a Martina Franca. GUNETTO Maria, † a Castelnuovo d'Asti. LANZANI D. Achille, † a Torre de' Picenardi. LERDA D. Giuseppe, † a Fossano (Cuneo). LUTRARIO Can. D. Tomaso, † a Formia (Caserta). MAGGI Rosa, † a Torino. MANZONI Giovanna Ved., † a Milano. MARTINI Natale, † a Urbana (Padova). MASSOBRio Evasio, † a Felizzano (Alessandria). MELONCELLi Erminia, † a Premolo (Bergamo). MERLINO D. Leopoldo, † a Piode (Novara). MIOTTI Antonio, † a S. Giorgio di Perlena. MoLTENI Teresa, † a Asnago (Como). MONTEFAMEGLIO Maddalena, † a Castel. d'Asti. MORANDI Carolina Ved., † a Cremona. NEGRONE MASSA Amalia, † a Torino. OREGLIA Barone Giuseppe, † a Torino. OTTAVIANI D. Ilario, † a Magnadorsa (Ancona). PASCHETTA Antonio, † a Cavallermaggiore (Cuneo). PASE Ernesta, † a Jaguary (Brasile). PASQUINI Rosa, † a Godiasco (Pavia). PATANÈ Rosaria, † a S. Venerina (Catania). PELLEGRINI Angelina, † a Lucca. PENT Rita, † a Iragna (Svizzera). PIGOLI Giuseppina, † a Casalsigone (Cremona). PIUBELLO Carlo, † a Soave (Verona). PRADES RINALDI Teresa, † a Lu Monf. (Alesss.). PRIOLO Elvira, † a Torino. RATTIN Maddalena, † a Canal S. Bovo (Trento). REYNAUD Giuseppina Ved., † a Torino. RIMoLDI Cherubino, † a Appiano (Como). RODIER M., † a Bourg de Péage (Francia). Rossi Maria, † a Torino. RUFFINI D. Eliseo, † a Macerata. Salis Francesco, .† a Cagliari.
SARZANO Achille, † a Occimiano (Alessandria). SCALABRINI Angela, † a Zinasco Nuovo (Pavia). SECCHI MARENGO Maria, † a Torino. SEGHEzzi Giosuè, † a Premolo (Bergamo). SERENO Natalina, † a S. Giuseppe di Casto. STAFFOLANi D. Tomaso, † a Macerata. TAILETTI Mons. Vincenzo, † a Novara. TETTA Giuseppina, † a Appiano (Como). TETTAMANZI Giuseppina, † a Premolo (Bergamo TRINCIIERO D. Ermenegildo, † a Malvicino. TRINCUCCI Cristina, † a Troia (Foggia). VERGOTTINI Giuditta, † a Bellagio (Como). VIGNOLA Filippo, † a Torino. VINASSA D. Serafino, † a Casellette (Torino). VISCHI Caterina, † a Carlazzo Valsolda (Como). WALTZER D. Cristoforo, † a Cepina (Sondrio). ZANOCCO Giovanni, † a Cegni (Pavia). ZILLIO Maddalena, † a Ziano (Trento).
ZOIA Francesco, † a Cavaglio d'Agogna (Novara). ZUCCA Stefano, † a Alassio (Genova).