Anno LI. DICEMBRE 1927 Numero 12.
PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
SOMMARIO: Mons. G. Fagnano esaltato a Puntarenas. - Il Comitato Centrale delle Opere di D. Bosco ai Comitati federali. - Sviluppo dell'Opera Salesiana: Missionari agricoltori. - Il Santuario Espiatorio al S. Cuore di Gesù in Magdalena del Mar. - I Salesiani a Terni. - Elogio delle Missioni del Rio Negro. - Resoconto annuale dell'Opera Salesiana nella Patagonia e Terra del Fuoco. - Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco. - Convegni di Decurioni Salesiani. - Dalle nostre Missioni: Dopo la morte di Don Balzola. - Esplorazioni nell'Araguaya. - Massacro del Maggiore B. Saldanha. - Nel misterioso Ciaco Paraguayo. - Notizie dalle nostre Case : Messa d'oro - Marsala - Livorno - Tonco Alfiano - Cherasco - Salta (Argentina). - Il Culto di Maria Ausiliatrice: Le Grazie di Maria Ausiliatrice. - Necrologio. - Indice generale.
A 11 anni dalla morte dell'uomo - che l'amò come meglio non l'avrebbe amata il più entusiasta dei figli - Puntarenas ha compiuto un atto di giustizia intitolando a Giuseppe Fagnano (1) una delle sue vie principali.
Lode al retto giudizio del Sindaco e dei suoi Consiglieri; lode al Congresso Nazionale per aver, con la legge 6 luglio, decretato quest'onore al valoroso missionario salesiano che « tanto si è sacrificato per la civilizzazione e per il progresso della Regione Magellanica »; e lode ancora per aver disposto che la glorificazione avvenisse nella solenne ricorrenza del 117° anniversario dell'Indipendenza della Patria (18 settembre). Quel giorno coincideva pure con l'anniversario della morte di Mons. Fagnano; ma, va detto subito, la coincidenza non scema di nulla l'alto significato che il Governo Cileno ha voluto dare alla cerimonia, fissandole il giorno più fausto per l'intera nazione e disponendo che in Puntarenas la cerimonia principale della giornata fosse appunto l'esaltazione dell'uomo tanto benemerito.
Ai nostri buoni Cooperatori son note le benemerenze di Mons. Fagnano per avere tante volte il Bollettino Salesiano parlato di lui e delle sue imprese: se ora dobbiamo accennarne alcune, ci limitiamo semplicemente a quelle che formano oggetto della motivazione parlamentare nel decretargli il ben meritato onore.
Quando il nostro missionario arrivò allo stretto di Magellano, la città di Puntarenas non aveva ancor nulla di ciò che oggi forma il suo legittimo orgoglio: le case erano poche e misere, tutte in legno, sparse tra la spiaggia e il cerro (collina) senz'ordine e senza gusto: la popolazione superava di poco le 6oo anime e godeva una triste rinomanza. Puntarenas era allora chiamata « il paese delle pelli, degli ubbriachi, dei ladri e dei disonesti », e la stessa popolazione aveva battezzato i cinque maggiori negozianti che vendevano all'ingrosso: « i cinque ladroni ».
Spirito intraprendente e attivo, Mons. Fagnano, fin dal primo giorno che si stabilì all' « Avenida Colón » (21 luglio 1887), si adoperò con tutte le sue forze a rinnovare moralmente e materialmente la cittadina che era diventata il centro della sua Prefettura Apostolica. Cominciò col ripristinare il culto religioso, riattando una vecchia cappella di legno sconquassata; poi ne costrusse un'altra più ampia e, quando questa andò distrutta dal fuoco, pensò a edificare l'attuale chiesa parrocchiale, che per l'armonia delle sue linee architettoniche è tutt'ora una delle più belle chiese del Cile.
Fu appunto nel mettere mano a quest'opera che il missionario diede il più vigoroso impulso alla rinnovazione materiale della città. Per costruire in muratura; com'egli voleva, occorrevano pietre e mattoni; due cose che mancavano affatto in Puntarenas. E da tutti si diceva che la terra non era suscettibile di cottura per dare i mattoni occorrenti. Il missionario piemontese, dalla volontà tenace, volle a tutti i costi riuscirvi per la gloria di Dio: le prime prove non ebbero esito soddisfacente, ma non lo disanimarono; e provando ancora, riuscì a ottenere eccellenti mattoni per costruire la chiesa progettata. Per merito suo Puntarenas vide sorgere la nuova industria, della quale approfittò subito il governo per ricostruire il palazzo del Governatore, e approfittarono pure i privati con grande vantaggio.
Contemporaneamente Mons. Fagnano provvedeva all'istruzione della gioventù. In tutta la città non vi era che un'unica scuola mista (corrispondente alla 1a e 2a elem.), di cui era titolare una maestra di intelligenza molto limitata. Egli aprì subito una scuola per ragazzi e, appena potè avere in aiuto le Figlie di Maria Ausiliatrice, ne aggiunse un'altra per le fanciulle. Poi il suo cuore di apostolo provvide agli orfani e alla gioventù abbandonata inalzando l'Asilo della S. Famiglia, affidato alle Figlie di Maria Ausiliatrice, e le Scuole di Arti e Mestieri. Furono queste le prime opere di coltura e di educazione che sorsero in Puntarenas per iniziativa del missionario.
Ma altre grandi imprese l'assorbirono fin dai primi anni senza esaurire la sua meravigliosa attività, in modo speciale vogliamo ricordare la conversione e civilizzazione degli indi dell'Arcipelago Magellanico. Ottenne a tale scopo in uso per 20 anni dal Governo Cileno l'isola Dawson, nella quale costruì gli stabilimenti della Missione di S. Raffaele e del Buon Pastore per gli indi Alakaluffi e Yagani; e fondò inoltre la Missione della Candelara al Rio Grande e quella al Lago Fagnano, nella Terra del Fuoco, per gli indi Onas. Ogni missione era un vero paese con la chiesa al centro e intorno le scuole, i laboratori e le casette delle famiglie indigene.
La gente osservava con stupore le molteplici opere che il missionario andava sviluppando in quell'estremo lembo del mondo e ammirava il coraggio dell'uomo che, senza ricchezze, affidandosi agli aiuti della Provvidenza e dei suoi Cooperatori, aveva rinnovato il miracolo compiuto .da Don Bosco in Torino. Però quanto gli sia costato quel lavoro immane, egli solo avrebbe potuto dire, egli solo avrebbe potuto svelare le grandi privazioni che seppe imporsi all'occorrenza e le umiliazioni che ebbe a sostenere nel chiedere l'elemosina in Europa, a Buenos Aires e a Santiago per il bene delle anime.
Prefetto Apostolico era allo stesso tempo parroco e missionario: conosceva tutto l'Arcipelago che aveva percorso in cerca di indi e tutti i dintorni della città incipiente che aveva visitati nell'esercizio del suo ministero. La percezione chiara delle necessità e delle risorse economiche dell'intera regione, unitamente all'autorità di cui godeva, l'avevano fatto l'uomo più influente e molte volte gli offrirono l'opportunità di rendere preziosi servizi ai coloni e dare ottimi suggerimenti ad agricoltori, a industriali e commercianti.
Fu insomma una persona provvidenziale in quel centro cosmopolita colle sue diversità di razze e conseguenti antagonismi; e la sua autorevole parola spesso estinse rancori e odi profondi. Non vogliamo dire con questo che lo zelante missionario non sia stato a sua volta bersaglio all'ingratitudine di quelli che tutto gli dovevano. Egli ebbe a provare amarezze atroci, ma la sua grande virtù gli diede la forza di sopportare con pazienza le contrarietà, di perdonare le ingiurie, le basse calunnie e gli intrighi dei nemici, sempre pronti a ostacolare in tutti i modi l'opera sua benefica e a valersi di ogni occasione per nuocergli.
La generosità di cuore, che lo elevava sopra tutti e sopra tutto, che gli permetteva di raggiungere pur tra grandi difficoltà il bene delle anime a cui mirava con tutte le sue azioni, divenne essa pure una speculazione per alcuni sciagurati.
Una vita così intensamente feconda di opere utili non poteva cadere nell'oblio. Vivono in Puntarenas molti che lo conobbero, che l'ammirarono; e ricordano tuttora, con senso di vivo affetto, l'uomo che profuse in tutta la regione magellanica - ai civili e ai selvaggi - i benefizi del suo zelo. Ma sono pure vive e più che mai floride le opere sue, che servirono di incitamento e di modello a coloro che nel corso degli ultimi decenni seguirono il solco da lui tracciato e compirono la rinnovazione della capitale dello Stretto.
Ora è venuta da parte del Governo cileno la prima tappa della sua glorificazione e tutta la città vi contribuì con vero entusiasmo. Il Governatore, nel suo discorso ufficiale, diede merito al figlio di Don Bosco per l'alta opera civilizzatrice compiuta; Mons. Arturo Jara Marquez, Vicario Apostolico, integrò la figura sacerdotale ricordando le grandi virtù che insieme alle belle opere fecero di Mons. Fagnano una gloria della Chiesa; e il R. Console Generale d'Italia, signor G. Contardi, manifestando la gioia sua e della Colonia Italiana nel veder esaltato un figlio d'Italia in quelle estreme latitudini, si augurò che la glorificazione di lui avesse quanto prima la sua pienezza in un bel monumento che eternasse nel marmo e nel bronzo la memoria del più insigne benefattore della Regione Magellanica.
Il Comitato Centrale delle Dame Patronesse delle Opere del ven. D. Bosco in Torino, ringrazia vivamente i benemeriti Comitati di Patronesse e Zelatrici Salesiane e Dame d'Onore di Maria Ausiliatrice che si degnarono inviargli relazioni del loro operato.
È veramente mirabile l'azione intraprendente e costantemente attiva di detti Comitati a favore delle Opere e Missioni Salesiane sia in generale che in particolare per le singole Ispettorie e Case Salesiane locali.
Queste edificanti relazioni, mentre tornano di consolazione al nostro veneratissimo Rettor Maggiore Sig. D. Rinaldi, a cui vengono comunicate, sono per noi di alto incoraggiamento, a lavorare con sempre maggior lena nel campo a noi assegnato.
Oltre all'operato dei Comitati ci tornarono pure di molta edificazione le notizie di una Dama Patronessa in una città d'Italia, che morendo legava una vistosa somma per un grandioso corpo di fabbrica d'ingrandimento dell'Istituto Salesiano della città stessa, e di un'altra Dama in una Repubblica dell'America Latina, la quale fece una donazione vistosissima per l'intera costruzione di un nuovo vastissimo Istituto Salesiano.
È una gara di bene che fa onore alle benemerite Dame Patronesse Salesiane e torna provvidenziale per l'Opera del ven. D. Bosco a salvezza di molta gioventù.
Continuarono pure attivamente il prezioso loro lavoro le Commissioni per i paramenti e arredi sacri per le Missioni Salesiane e i vari Laboratori Missionari di queste stesse Commissioni e delle Zelatrici Missionarie Salesiane a domicilio. Tutto questo lavoro, di cui dai singoli Laboratori vien dato conto al rispettivo Segretariato Missionario Diocesano, fornisce direttamente alle nostre Missioni Salesiane un notevole aiuto, del quale i nostri numerosi Missionari ed i loro beneficati sono molto riconoscenti.
Missionari Agricoltori.
Il nostro venerato Rettor Maggiore, D. Filippo Rinaldi, ha rivolto a tutte le Case Salesiane una viva esortazione per= chè venissero coltivate le vocazioni missionarie di Confratelli coadiutori. Portiamo ora a conoscenza dei nostri buoni Cooperatori alcuni pensieri del nostro Superiore perchè anch'essi traggano incitamento alla propaganda in favore delle vocazioni missionarie, tanto necessarie per lo sviluppo delle nostre missioni.
Il vasto movimento missionario che ha preso in questi ultimi tempi la nostra Società, sia per la crescente vitalità impressale dal suo Ven. Fondatore, e sia per corrispondere nel miglior modo possibile ai desideri del Vicario di Gesù Cristo, ci ha imposto e ci impone tuttora sacrifizi straordinari per l'impianto e il mantenimento delle Opere necessarie alla formazione del personale missionario.
Già da alcuni anni le nostre Case d'Ivrea, di Foglizzo e di Penango raccolgono quasi 600 giovani che si preparano nella preghiera e negli studi sacerdotali e professionali a divenire futuri sacerdoti e coadiutori delle nostre Missioni; però ci mancava ancora un'opera di primaria importanza.
La domenica 17 luglio scorso, alle Cascine Nuove di Cumiana, nella campagna lasciata dalle benemerite sorelle Flandinet, per la formazione di personale missionario, si diede principio alla Scuola Agricola Missionaria, con la benedizione solenne della statua di Maria Ausiliatrice posta sul cornicione dell'ampio edifizio destinato a raccogliere i chiamati dal Signore alla vita religiosa missionaria nell'esercizio pratico e razionale della coltivazione della terra, che deve dare i mezzi per sostenere le Missioni e rendere un po' per volta i selvaggi stabili e affezionati alla vita di famiglia prima, e poi alla vita di società.
I Missionari infatti e i catecumeni della maggior parte delle nostre Missioni hanno davvero bisogno dell'agricoltura, perchè lontani per settimane ininterrotte di cammino dai centri civili, in mezzo a mille pericoli, e quindi nell'impossibilità di avere i viveri necessari giorno per giorno. In tali Missioni il coltivare la terra è di prima necessità per la loro esistenza. Nelle altre si possono con grandi spese provvedere i viveri dai centri civilizzati; ma non cessa per questo dall'essere grandemente necessaria anche colà l'agricoltura, che il Missionario può correggere e perfezionare in modo da provvedere meglio ai bisogni della vita senza passare per tante difficoltà.
Ma se l'agricoltura è necessaria alle Missioni come mezzo per provvedere e migliorare il vitto, lo è ancor più come mezzo per far germogliare nel cuore dei selvaggi da convertire i sentimenti di proprietà, di famiglia e di collettività.
Il campo di lavoro è vastissimo e la messe biondeggia da tutte le parti: è necessario chiamare a raccolta quelli ai quali il Signore ha fatto balenare la visione lontana d'una vocazione superiore. E non si pensi che sia piccolo il numero di questi tali che abbraccerebbero volentieri il genere di vita spirituale che è brillato alle loro anime in certi momenti di maggiore unione con Dio. Ma non vi si decidono perchè credono che quel genere di vita di perfezione e d'apostolato sia solo per quelli che sono chiamati al sacerdozio, per il quale essi sentono di non possedere le doti di mente e di cuore, nè quell'inclinazione naturale all'esercizio del sacro ministero, che suol essere indice prezioso della sublime vocazione. E necessario, che ci mettiamo tutti a diffondere e a rendere familiare con la parola, con lo scritto e con ogni altro mezzo che sia a nostra disposizione, la verità troppo poco conosciuta, che la vocazione religiosa non è solo per i chiamati al sacerdozio, ma anche per quelli che sentono dentro di sè il desiderio di vivere una vita più perfetta onde poter servire meglio il Signore nell'esercizio delle svariatissime mansioni dell'apostolato. È necessario mettere in tutta la sua luce la bellezza e la grandezza della vocazione alla semplice vita religiosa, dono divino di inestimabile valore.
I segni che possono guidare per conoscere se Iddio ha largito a qualcuno questo dono prezioso, sono in via ordinaria: la bontà della vita in famiglia; la pratica fedele dei doveri religiosi; l'aspirazione di crescere nell'amor di Dio e di fare del bene per salvare anime; il desiderio costante di trovare un campo più vasto della famiglia, per fare del bene ad altri ed essere nello stesso tempo al riparo dai continui pericoli che s'incontrerebbero vivendo nel mondo; e, sopratutto, la generosità di cuore che dispone a fare qualsiasi sacrifizio per mantenere la propria anima in alto, lontana dalle piccine affezioni della terra, nell'atmosfera della spiritualità che solo la può rendere tranquilla e felice.
Il Signore questi segni e queste aspirazioni li sparge qua e là a piene mani: sta a noi saperli trovare, coltivare e valutare, indirizzando chi li possiede versa la mèta per cui è fatto.
Nelle nostre famiglie, al nostro paese, presso i nostri conoscenti, negli Oratori festivi, nei Collegi, nelle Parrocchie dove lavoriamo, possiamo trovare buoni soggetti, destinati da Dio ad alta perfezione, che forse attendono la spinta iniziale solo da noi: perchè non la diamo con la preghiera, con la parola, e con l'azione? Mentre la nostra Società reclama con ogni insistenza numerose buone vocazioni di coadiutori per le più svariate mansioni, forse accanto a noi vi sono molti che posseggono le doti sovraccennate e aspirano a consacrarsi totalmente al servizio di Dio e delle anime, ma sono costretti a ripetere malinconicamente: Hominem non habeo! perchè manca chi apra loro la via al conseguimento della loro aspirazione.
Nella nostra Società v'è posto per tutti quelli che avendo le doti suaccennate, si trovano ancora nel vigore della gioventù o all'inizio della virilità, dai 16 ai 30 anni. Se posseggono già titoli di abilitazione a qualche professione, arte o mestiere, potranno fare subito maggior bene. Diciamo ad essi, a tutti quelli che non hanno ancora trovato la loro via, che il nostro Venerabile Padre ha promesso e preparato per i chiamati alla vita religiosa, tre cose: lavoro, pane e paradiso. Quaggiù in terra il lavoro sarà intenso, geniale, anche se molto gravoso; e il pane, cioè il vitto, assicurato in modo da sostenere le forze per lavorare alacremente fino all'ultimo. Al termine della nostra giornata ci sarà retribuita la mercede inestimabile del paradiso, con la quale si possederanno tali e tante ricchezze da essere eternamente beati.
Facciamo conoscere tutta la bellezza e la grandezza del Coadiutore Salesiano e prepariamone molti e buoni per tutte le professioni, arti e mestieri.
Ho voluto esporvi questi pensieri per animarvi a coltivare con particolare impegno buone vocazioni di coadiutori, e a trovare in questi mesi forti giovanotti delle campagne, desiderosi di rendersi apostoli, per trasformarli a Cumiana in veri Missionari agricoltori.
A Cumiana desideriamo poter concentrare 1oo, 2oo e anche più soggetti che abbiano inizialmente le principali doti sopraddette e che siano atti a divenire agricoltori abili, istruiti nella loro arte e molto più nella religione, nella pietà e nella vita cristiana, fino ad essere religiosi perfetti nello spirito e nella vita, consci della missione che devono compiere lavorando la terra. Noi abbiamo bisogno che a Cumiana si formino degli uomini ripieni dello spirito di Dio, e che possano domani recarsi nelle Missioni ad evangelizzare con la vita pratica della dottrina cristiana i selvaggi che il missionario sacerdote va istruendo nella fede. Laggiù, nella persona dell'agricoltore e dell'artigiano, bisogna che risplenda Gesù modello di lavoro. Gesù con la pialla, con la scure, con la zappa. Il nostro coadiutore deve rappresentare la vita di Gesù a Nazaret.
La « Scuola Agricola Missionaria » di Cumiana sarà posta sotto la protezione di S. Giuseppe, e avrà per modello il santo giovane Luigi Colle, figlio del grande amico e benefattore di Don Bosco, compagno e guida nei suoi sogni missionari, anima innocente e buona che visse i suoi 17 anni nell'amore di Dio, nell'aspirazione di potere divenire missionario e nell'esercizio di tutte le opere buone proprie della sua età e della sua nobile condizione.
I futuri missionari agricoltori apprenderanno da lui ad essere tutti di Dio con la pratica delle più belle virtù, nell'ardore per la vita missionaria.
La posa della prima pietra del Santuario Espiatorio al S. Cuore di Gesù, in Magdalena del Mar (Perù) ha avuto lo sfarzo di una cerimonia di prim'ordine il 5 giugno u. s. Vi intervennero: il Presidente della Repubblica, Sig. D. Augusto B. Leguja con la sua signora, Rosa Devoto de Leguja, che accetta rono di essere padrini; l'Ecc. Mons. Lisson, Arcivescovo di Lima, che compì il sacro rito; il Ministro dei Culti, i rappresentanti diplomatici di varie Nazioni e il Sindaco col Consiglio Municipale.
Finita la cerimonia il Sig. Cesare Bernales, sindaco di Magdalena, pronunciò un eloquente discorso facendo rilevare l'alto significato che aveva l'erezione di un tempio in quella regione. Prendendo motivo del progresso che di anno in anno va accentuandosi in tutto il Perù e specialmente intorno alla capitale, constata che ciò che manca al benessere spirituale della popolazione di Magdalena è appunto la chiesa: si compiace che ora se ne sia collocata la prima pietra ed auspica che la sontuosità del nuovo tempio dia rilievo al meraviglioso panorama della natura e alle artistiche opere che il progresso accumula in quell'importantissimo distretto. Afferma che la popolazione intera si unirà agli sforzi del Comitato perchè la cerimonia di oggi abbia il suo naturale compimento nell'altra della consacrazione; il popolo già pregusta la sodisfazione di potersi raccogliere nel Santuario per pregare Iddio e ispirarsi agli esempi degli eroi della patria i cui nomi saranno scolpiti sulle pareti di granito.
Dopo il Sindaco, prende la parola l'Ispettore Salesiano per ringraziare il Sig. Presidente della condiscendenza dimostrata nel fungere da padrino, insieme alla sua signora, in questa cerimonia. E pensando che il nuovo tempio sorge come centro delle Opere Salesiane, istituite specialmente per coltivare le vocazioni, egli si augura che dal S. Cuore di Gesù traggano tante anime l'ispirazione e lo zelo per consacrarsi alla redenzione dell'indio e assecondare i provvidi disegni del Governo nel risolvere questo assillante problema nazionale. Ringrazia l'Eccellentissimo Arcivescovo e saluta nella persona della signora Rosa De Leguja tutte le Dame peruane sempre sollecite nel sostenere le opere di bene.
Quindi il Presidente della Repubblica prende la parola e pronuncia un elevato discorso dal quale traspira e la nobiltà dell'uomo e il vivo sentimento che lo anima verso la Religione e la Patria.
« Non solo - egli dice - come mandatario della Nazione per tradizione cattolica, ma anche come uomo formato in una casa che le pure pratiche della nostra religione hanno sempre onorata, io mi compiaccio nel porre la prima pietra del tempio che la pietà dei fedeli consacra, in questa simpatica città, al culto universale del S. Cuore di Gesù.
» Il tempio è l'anima delle nostre città. In essa si prega Dio nei giorni della tristezza e gli si rende grazie nei giorni di gloria per la Patria, in esso si raccoglie lo spirito nell'ora della sventura. E ogni giorno il tempio avvalorala preghiera della gratitudine o della speranza che si inalza dal cuore umano.
» Nel fervore di progresso che si riscontra in questa città mancava proprio l'opera a cui oggi si è dato inizio, grazie al lodevole sforzo del Comitato incaricato di ricevere le offerte che il sentimento cristiano farà affluire da tutte le parti.
» Il mio governo, attento a tutte le manifestazioni di progresso che si succe dono in ogni punto della Repubblica e incitatore delle importanti opere che facilitano le comunicazioni tra Magdalena del Mar e la Capitale, darà in ogni momento il suo appoggio alla costruzione del nuovo tempio, tanto più perchè sulle pareti di granito, come ha detto il Sig. Sindaco, saranno scolpiti i nomi degli eroi della Patria che si sacrificarono per renderla libera, grande e gloriosa.
» Signor Sindaco, Signor Direttore del Collegio Paolo Albera, io esprimo la mia riconoscenza pel caloroso elogio che mi avete rivolto per lo sforzo che compio in favore del risorgimento nazionale e formulo i miei voti sinceri perchè l'opera che oggi comincia, sotto gli auspici del generoso sentimento del pubblico, giunga presto a termine».
Auguriamo anche noi ai Cooperatori e alle Cooperatrici del Perù che se ne rendano benefattori con zelo e generosità.
Il Convitto Comunale di Terni, che tante nobili tradizioni e tanta fama ha avuto in passato, dai primi di settembre è stato affidato alla Pia Società Salesiana con una provvida deliberazione del Podestà on. Passavanti, sempre premuroso nel tutelare gli interesi morali e materiali della città. I Salesiani furono accolti con la più viva simpatia dalle Autorità religiose e civili, e sostenuti dal largo e valido appoggio di esse troveranno certo più facile e gradito il grave còmpito che si sono assunto a bene della classe studentesca numerosissima.
I giornali locali e quelli romani nel dare il benvenuto ai Figli di D. Bosco hanno colto l'occasione per tessere l'elogio della Congregazione Salesiana e l'hanno fatto con tanta cordialità che ci sentiamo invogliati a mettere sott'occhio ai nostri Cooperatori ed amici le parole di alta stima che essi hanno avuto per l'Opera di Don Bosco.
VOLONTÀ FASCISTA di Terni pubblicava il 3 settembre:
« Quanto all'Opera Salesiana in genere, se non ha avuto modo sinora di esplicare il suo lavoro in questa nobile e bella città, essa è tuttavia tra le società religiose moderne una delle più note per benemerenze religiose, civili e patriottiche. Nel campo delle Missioni ha esteso ormai le sue tende in tutte le parti del mondo, anche nell'India, nella Cina, nel Giappone, nell'Australia; sono centinaia le sue case, e centinaia di migliaia quelli che profittano dell'opera dei Salesiani, specialmente tra i giovani alla formazione dei quali il fondatore la volle diretta.
» Da ciò lo straordinario numero dei Collegi e Convitti, le Scuole Agricole e Professionali per la formazione di abili e onesti contadini e operai, gli Oratori festivi che accolgono i giovanetti per allon tanarli dai pericoli delle strade e avviarli sul sentiero della virtù e dell'onore; opere che si vanno moltiplicando ogni giorno più. Nè è da dimenticare la Casa degli emigranti, specialmente nelle Americhe, a favore dei quali i Salesiani hanno lavorato fin da principio quando nessuno si occupava di questi nostri fratelli in terra straniera.
» E dovunque i figli di Don Bosco hanno aperto istituti o case di Missione hanno sempre portata con la luce del Vangelo e della civiltà, l'amore alla Patria italiana, pur astenendosi, come è nel loro programma, dalla politica ».
Espressioni non meno lusinghiere aveva il Messaggero di Roma in una corrispondenza del 4 settembre, che diceva:
«Abbiamo esaminato il nuovo programma del Convitto comunale, affidato ai Salesiani. In bella veste tipografica esso ci presenta, nelle prime righe, i principi su cui è basato il sistema educativo di Don Bosco: la religione, l'assidua vigilanza e l'amorevolezza. E certamente se il metodo educativo del grande educatore si è imposto all'Italia e al mondo ed è divenuto, possiamo dire, il metodo ora generalmente seguito anche fuori degli Istituti Salesiani da tutti quelli che, della formazione intellettuale, morale e religiosa delle crescenti generazioni, fanno lo scopo della loro vita, si deve principalmente a questo principio.
» Seguono le condizioni di accettazione dei convittori, il trattamento e le sagge norme che regolano la vita collegiale, intonata a quella bontà tutta paterna che distinse il grande apostolo della gioventù, non disgiunta da una calma fermezza che, senza comprimere la naturale diversità dei caratteri e delle tendenze, guida e dirige con mano sicura.
» Particolare attenzione da parte specialmente delle famiglie, merita la limitazione delle spese, che sono ristrette al puro necessario, e la modicità della retta, senza che ne abbia menomamente a soffrire il trattamento da usarsi ai giovani, che deve essere tale da assicurare una conveniente nutrizione ».
Intanto la nuova Casa ha già avuto il 19 settembre una preziosa visita da S. Em. il Cardinale Sbarretti, che accompagnato dall'On. Passavanti, percorse i vari locali chiedendo al Direttore notizie sulle innovazioni, sul numero delle domande soggiungendo che la sorte del convitto gli stava sommamente a cuore e che desiderava essere tenuto al corrente del suo andamento e del suo sviluppo.
Nell'ampio cortile trovò alcuni convittori che giuocavano coi superiori fraternamente e se ne compiacque: accolse sorridendo i giovani corsi a baciargli l'anello; rivolse loro alcune interrogazioni e li congedò invitandoli a continuare i loro giuochi.
Il Convitto è ora in via di sviluppo; fervono i lavori di riadattamento per poter accogliere un più ampio numero di giovani desiderosi di entrarvi.
Stampare: ecco l'affare!
Scrisse un vescovo nord-americano: « Se San Paolo tornasse, si farebbe giornalista». Si, egli che domandava una cattedra a tutte le città, l'Areopago ad Atene e il Teatro di Diana a Efeso se avesse udito dire che vi era modo di parlare a milioni di anime, avrebbe preso posto sulla cattedra delle pubblicazioni periodiche e vi sarebbe rimasto per tutta la vita. Contro la stampa periodica cattiva è vano declamare e sospirare (opera negativa): bisogna opporre una stampa periodica buona (opera positiva). Se voi, lettori del Bollettino sapeste che ogni giorno, o ogni mese, entra in casa vostra un disonesto che s'intrattiene a lungo con i vostri cari, che cosa fareste? Certo vi allarmereste e fareste la guardia. Ebbene: fate la guardia contro le pubblicazioni cattive?
Invece, se voi poteste introdurre in casa un savio e buon consigliere che s'intrattenesse con i vostri cari, non sareste forse contenti? Ebbene: aprite le porte alle pubblicazioni buone. Non accontentatevi di declamare contro i delinquenti della penna: sbattete loro in faccia le porte di casa vostra; non accontentatevi di lodare i benefattori della penna: spalancate loro le porte di casa vostra.
Oltre al Bollettino voi potete e dovete fare il viso amico alle pubblicazioni periodiche che sorsero in nome di Don Bosco.
Altrove vi raccomandiamo Gioventù Missionaria e le Letture Cattoliche. Qui vogliamo attirare tutta la vostra attenzione su La Rivista dei giovani. Sono otto anni che esce questa pubblicazione mensile: sono otto anni che raccoglie plausi e lodi da ogni ceto di persone: dal regnante Pontefice che la benedi due volte con lettere del Card. Segr. di Stato, fino agli eccellentissimi Vescovi e rettori di Seminari che la misero in mano ai chierici e ai giovani sacerdoti con sicura fiducia; dalle madri che la fecero spedire, benefica industria dell'amore, ai figli lontani per studi o per lavoro, ai dirigenti le associazioni giovanili che vi trovarono le risposte alle difficoltà e lo sprone allo spirito di apostolato. È tale il plebiscito che assicura tutti.
Animo, dunque!
Chi non la conosce, ne domandi un numero di saggio che sarà mandato subito e gratis: chi la conosce, la passi agli amici e conoscenti e la raccomandi; chi desidera mandarla ad assenti spedisca una lista d'indirizzi all'Amministrazione.
Per un anno L. 12,5o, per un semestre L. 6.5o. Indirizzare tutto alla Società Editrice Internazionale, Corso Regina Margherita 174, Torino (1o9).
(Discorso pronunziato al Senato Federale dall'on. sen. Aristides Rocha, membro della Commissione Federale di Giustizia, Presidente del Partito Politico delle Amazzoni, il 20 luglio 1927).
« Mentre noi discutiamo qui, interpretando le leggi costituzionali per vedere se sia legale o no il concedere qualche sovvenzione alle operose Missioni che catechizzano, civiliscono ed educano i nostri selvaggi, gli stranieri - che alle volte (per non dire quasi sempre) conoscono meglio di noi le opere più utili per le regioni nostre - vanno promovendo, con generosità di slancio e di donativi anche considerevoli, l'Opera delle Missioni religiose nelle Amazzoni, nel Matto Grosso e in altri Stati del Brasile.
» Essi conoscono de visu ciò che le Missioni hanno fatto nell'interno delle Amazzoni: hanno visitato i collegi, gli ospedali, gli stabilimenti agricoli e le officine, e si sono meravigliati assai dei risultati ottenuti e dei progetti in via di realizzare. Hamilton Rice, il ricco miliardario americano, che è anche medico eminente e ingegnere rinomato, ha percorso tutto l'Amazzoni, spingendosi fin nel Rio Negro per constatare l'opera dei Salesiani; e ne ritornò meravigliato. E recatosi a Londra, in una Conferenza alla Reale Società Geografica, fece risaltare i confortanti risultati ottenuti dalla Missione Salesiana, dovuti alla tenacia di sforzi da parte dei dirigenti della medesima.
» A S. Gabriel il Dott. Rice tornò tre anni dopo che la sua caritatevole sposa vi aveva fondata una scuola, e constatò il notevole cambiamento avvenuto nel vestire, nei costumi e nell'aspetto generale degli alunni. E osservava che ritornando al Rio Negro vi trovò l'edificio finito, circondato da giardini ben tenuti; i campi coltivi ben preparati; e notò in tutto l'ambiente un'atmosfera di ordine, di operosità da contrastare vivamente col S. Gabriel di un tempo coi suoi rarissimi abitanti ignudi, abbandonati a se stessi, sprovvisti completamente di ogni mezzo di progresso e della stessa religione.
» Il Dott. Rice fece dono allora alla Missione degli strumenti chirurgici, batteriologici e farmaceutici per due ospedali: provvide del materiale scolastico le scuole dell'interno e l'Istituto Don Bosco della stessa capitale, frequentato da circa mille alunni.
» Il Senato deve ricordare le difficoltà da me incontrate giungendo al Ministero delle Finanze con Mons. Pietro Massa, capo della missione, per ottenere l'esenzione delle tasse doganali per i letti e pel rimanente materiale degli ospedali e delle scuole, donati dal Dott. Rice benemerito amico del Brasile e insigne benefattore delle Missioni delle Amazzoni. In quella occasione feci notare che sarebbe stato poco civile negare l'esenzione per quei materiali donati da un filantropo straniero per la salute e per l'educazione dei nostri compatriotti. E il materiale fu inoltrato senza il veto del Testo costituzionale, che, in caso contrario, l'avrebbe fatto marcire nella dogana mentre era stato offerto per creare scuole ed ospedali affidati alla Congregazione Salesiana.
» Il Prof. Brunetti, capo dell'ospedale del Braz a S. Paulo e docente nell'Università di Roma, e il Dott. Eustachio Reviera, capo della Commissione Colombiana di medicina, avendo visitate le Missioni del mio Stato, dichiararono con sincerità che le opere di assistenza e di educazione nell'Alto Rio Negro, alla frontiera estrema del Venezuela e della Colombia, erano veramente ammirabili.
» Afranio Peixoto, nell'Accademia di Lettere riferendosi alla monografia pubblicata da Mons. Pietro Massa sulle tribù indigene del Rio Negro, domandò un premio pel lavoro presentatogli, giudicandolo meritevole dal lato geografico, antropologico, etnografico, linguistico ed artistico, lavoro che mette in rilievo nella sua ampiezza e la lotta sostenuta dai Salesiani per incivilire gli abitanti delle foreste brasiliane, e il criterio scientifico col quale sono dirette le loro missioni.
» L'Accademia Nazionale di Medicina per ispirazione del Dott. Antonio Ferrari, consacrò negli Atti un voto di plauso al Prefetto Apostolico del Rio Negro, Mons. Pietro Massa, per le opere di assistenza sociale che seppe svolgere nelle remote regioni del Rio Negro.
» Negli Annali del Congresso rimanga dunque impresso l'attestato di benemerenza tributato alle Missioni Salesiane, da eminenti stranieri e da associazioni scientifiche; forse la mia opinione personale potrebbe sembrare sospetta su tale argomento. I figli di Don Bosco nel mondo intiero, ma specialmente nel Brasile, hanno reso i più rilevanti servigi. Concorrere con loro a queste opere è fare opera altamente repubblicana: è contribuire alla formazione della nazionalità».
Resoconto Annuale dell'Opera Salesiana nella Patagonia e Terra del Fuoco.
(V. numero precedente).
Con l'aiuto del Signore e dei nostri Cooperatori e Cooperatrici, il 12 Marzo dello scorso 1926, si potè inaugurare il Collegio Salesiano «San Giuseppe» in Porto Deseado. L'inaugurazionc fatta dallo stesso Ministro di Giustizia e Pubblica Istruzione, accompagnato dal Sig. Ispettore Generale delle Scuole Medie, Prof. Guaglianone e da altri insigni personaggi ufficiali, riuscì solennissima. L'Ecc.mo Sig. Ministro, in un brillante discorso, ricordò la conquista del deserto fatta dal Generale Giulio Roca, accompagnato e seguito dai Missionari Salesiani, i quali poi rimasero nei territori sottratti al dominio degli Indi per cementare l'opera della forza, con quella più solida della religione, e trasformare l'anima del selvaggio, adattandola alla civiltà, istruendola ed educandola nei principi morali che son la base della nostra cultura e del nostro progresso. Il Sig. Ispettore delle Scuole Medie, Prof. Guaglianone, invitato da S. E. il Sig. Ministro a porre in rilievo il significato dell'atto inaugurale del nuovo Collegio, in ciò che riguarda il progresso intellettuale e morale del territorio, ebbe parole di eloquenza sublime e di profonda commozione. Mise in rilievo tra l'altro, l'importanza dell'Opera Salesiana nel Sud Argentino e la gratitudine che la Nazione deve avere verso di essa, pel fatto che i Salesiani sono stati i fattori della evangelizzazione e della civiltà nella Patagonia, dove giunsero assai prima dei maestri dello Stato, disseminando nella regione Collegi, Scuole Professionah, Scuole Agricole.
Collegio Maria Ausiliatrice in Viedma.
S'inaugurò l'11 Maggio 1926. Il nuovo Collegio per le fanciulle è un edificio grandioso, costruito secondo le più severe esigenze pedagogiche ed igieniche e con tutte le moderne comodità.
Collegio Cardinale Cagliero.
In Stroede, sulla ferrovia Bahía Blanca-Patagones, il 27 Giugno del 1926, con tutta solennità si inaugurò la prima parte dell'edificio destinato a collegio e che porterà il nome del grande Missionario della Patagonia. L'edificio si deve all'opera attiva degli abitanti che lo donarono ai Salesiani.
Nuove cappelle.
Il 6 Gennaio del corrente anno, Porto Piramide, nel Chubut, festeggiava la solenne benedizione di una cappella. Questo fiorente centro di popolazione è un modello di attività. La nuova cappella infatti si deve all'operosità costante ed efficace di una commissione presieduta dalla Signora Serafina de Gómez y Elvira R. de Bocca. I numerosi coloni di Villalonga hanno pur essi la loro cappella; è di una povertà che commuove, ma sufficiente però per i bisogni spirituali delle famiglie del vicinato.
In Patagones, sopratutto per merito della signorina Maria Luisa Crespo e della Commissione che entusiasticamente l'asseconda, si è potuto ingrandire e decorare la chiesa parrocchiale. Manca la costruzione delle due torri della facciata. La benedizione della prima pietra delle stesse si svolse il 7 Marzo con una solennità straordinaria, essendone padrini S. E. il Ministro di Guerra, Generale Agostino Justo e la sua gentile Signora Donna Anna Bernal de Justo.
Il santuario di Maria Ausiliatrice in Fortin Mercedes.
Omaggio dei Missionari della Patagonia e dei loro Cooperatori, alla Eccelsa Regina del Cielo, fu già aperto al culto pubblico. Mancano ancora: la decorazione, i 1o altari laterali (ciascuno dei quali costerà circa 30.000 lire) e le campane della torre.
Auto-cappella.
Con somma sodisfazione i Missionari Salesiani della Patagonia dispongono ora per le loro escursioni apostoliche di una automobile-cappella. Il chassis fu regalato dalla rinomata fabbrica italiana FIAT, grazie ai buoni uffici del Senatore Agnelli, e la carrozza costruita in Torino sotto l'esperta direzione di vari tecnici, fu donata dalla generosa Dama Argentina Mercedes G. Pombo de Lacroze.
Prove dolorose.
Con le rose non mancarono le spine; i nostri benefattori non ignorano la grave disgrazia accaduta nel Novembre scorso, nella residenza missionaria di Trelew (Chubut). Un violento incendio, che ebbe inizio nelle prime ore dei pomeriggio, mentre superiori ed allievi trovavansi riuniti in chiesa per le funzioni vespertine domenicali, si propagava rapidamente in vari punti riducendo in cenere quasi tutto l'edificio. E bensì vero che non vi furono disgrazie personali, ma i danni occasionati furono rilevanti assai.
Poi si ebbe lo straripamento del Rio Colorado che invase il terreno coltivato annesso all'Ospizio S. Pietro (dove sono ricoverati gratuitamente oltre 70 giovinetti) distruggendo in poche ore tutte le piantagioni di orticultura e centinaia di piante fruttifere.
I nostri morti.
Alla notizia della morte del Card. Cagliero, in Viedma, capitale del Rio Negro e già sede del suo Vicariato Apostolico, si celebrarono solenni funerali.
Vi intervennero una compagnia del corpo di Gendarmeria, un'altra della Polizia, un picchetto di Marina, e la banda del Governatorato. Assistettero pure al funerale tutte le Autorità governative, municipali, giudiziarie, militari e quelle di marina, con le rappresentanze dei Collegi Salesiani di Bahía Bianca, di Fortín Mercedes, Neuquén, Patagones e Viedma. Le ampie navate del maestoso tempio non furono sufficienti a contenere l'immenso concorso di popolo. Fu un omaggio imponente di ammirazione e di affetto al Padre, al Pastore, all'Evangelizzatore della Patagonia.
Altri due virtuosi figli del Ven. Don Bosco e degni discepoli del Card. Cagliero, furono pure rapiti dall'Angelo della morte: essi sono i confratelli coadiutori Luigi Lanza ed Antonio Patriarca. Quest'ultimo, intelligente architetto, morì come il buon soldato sul campo delle sue fatiche.
Necessità urgenti.
Ecco ora le urgenti necessità della Missione.
In Comodoro Rivadavia, e precisamente nella zona del petrolio, si pensa edificare un collegio destinato ai figli degli operai. Il Governo della Nazione, rappresentato dal Generai Mosconi, degnissimo ed intelligente Direttore Generale della zona petroliera, ebbe la bontà di accogliere ed approvare con sincero entusiasmo il nostro progetto.
In Roca, nella borgata cosidetta «nuova » è necessario costruire al più presto la chiesa parrocchiale. Al presente le benemerite suore, Figlie di Maria Ausiliatrice, cedono la propria cappella per il culto pubblico.
La stessa necessità urge in Esquel (Chubut), dove già si è costituita una commissione di signore per raccogliere i mezzi necessari alla costruzione di un'elegante cappella.
In Junín de los Andes, desidereremmo ingrandire il nostro collegio e poter accogliere un maggior numero dei figli degli indigeni. Il preventivo ascende a 75.000 pesos.
Nell'isola Choel-Choele, ove i Salesiani giunsero nel 1879, l'attivo Missionario D. Aceto, iniziò la costruzione di un tempio dedicato al Sacro Cuore di Gesù, del quale Mons. Costamagna di f. m. benedisse la prima pietra il 31 Maggio 1921. Che l'opera grandiosa sia presto una realtà.
Quando potremo vedere realizzate opere tanto necessarie? Non lo so, ma posso affermare che i Missionari della Patagonia e Terra del Fuoco, non dimenticheranno giammai davanti al santo altare i Cooperatori e le Cooperatrici, ai quali chiedono insistentemente la carità delle loro preghiere e delle loro elemosine.
Nel linguaggio salesiano, scrive l'attuale Rettor Maggiore dei Salesiani, il Revmo. Sig. D. Filippo Rinaldi, le parole « grazie » e « date » si alternano e susseguono continuamente come i palpiti del cuore; è una questione di vita!
Con profonda riconoscenza quindi, debbo in questa breve relazione, affermare ancora una volta, che, se i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice possono svolgere nelle Missioni del Sud Argentino, l'opera che la divina Provvidenza ha loro affidata, lo si deve in gran parte al costante aiuto morale e materiale dei loro benefattori. Le nostre Missioni sono sommamente povere, e, abbandonate alle proprie forze, languirebbero in breve, come languisce e muore la pianta per la mancanza della linfa nutritiva.
Sac. GAUDENZIO MANACHINO Ispettore.
Nel parlar di Don Bosco e di qualsiasi altro nostro Servo di Dio intendiamo sempre protestare, come protestiamo solennemente, di non voler contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale = sull'esempio di Don Bosco = ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.
La signora Picchio Domenica Pittolo, tribolata da più mesi da fortissimi dolori allo stomaco, non trovando miglioramento dai soliti rimedi, venne condotta in Alessandria per una cura speciale. Ma anche colà, essendo insufficenti i nuovi rimedi a calmare i suoi atroci dolori, venne sottoposta all'atto operatorio, di esito incerto. Si trattava di un «cancro». Passati pochi giorni dall'operazione, l'ammalata si aggravò con pericolo imminente, e la poverina, sentendosi mancare chiese insistentemente di essere trasportata al suo paese, volendo morire in famiglia presso i suoi cari.
Era uno spasimo per tutti il saperla lontana, specialmente per le sue due figliuole. Il marito si recò in Alessandria deciso di accontentare l'ammalata, e di ricondurla a Quargnento. Preparato l'automobile, i dottori si opposero energicamente; ma stante il desiderio dell'inferma e la volontà risoluta del marito, gli stessi declinarono sopra di lui solo tutta la responsabilità, facendogli attestare per iscritto che egli avrebbe risposto davanti a qualsiasi giudizio, qualora l'ammalata non fosse giunta viva.
E arrivò a Quargnento verso le 15. Noi si andava in chiesa per l'ora di adorazione. Il pensiero della imminente disgrazia che stava per colpire le due care figliuole nostre assidue oratoriane, mi commosse, e con fede viva raccomandai la causa a Gesù Sacramentato. Un pensiero insistente mi tenne occupata parecchio. Uscendo passai dall'ammalata e saputala ancora in vita, dissi alle figlie: « Fatevi coraggio e speriamo! Io tengo una reliquia del Venerabile Don Bosco, vado a prenderla e ritorno. La metteremo sull'ammalata e vedrete che Don Bosco ci consolerà... ».
Corsi a prendere la reliquia e ritornai presso l'ammalata. Questa, immobile da sembrare morta, appena deposta la reliquia sulla propria persona, si scosse, allungò il braccio, la prese (era chiusa in una piccola busta di carta velina) se la portò sul punto dolorante, e parve riposare. La stessa sera la famiglia e i congiunti incominciarono la novena consigliata dal Venerabile, fiduciosi di ottenere la grazia.
Passati pochi giorni, l'ammalata parve aggravarsi, mentre io continuavo ad infondere fiducia nelle figliuole. La sorella dell'inferma spesso mi diceva, di non lusingare le figlie, colla guarigione, ma di prepararle anzi alla catastrofe inevitabile e alla rassegnazione. Le figliuole invece a me unite ravvivavano la fede, sicure che la mamma sarebbe guarita a gloria del Venerabile Don Bosco e di Maria Ausiliatrice.
E la fede non venne smentita. Al termine della novena si notò un sensibile miglioramento. Si incominciò una seconda novena. Dopo di questa l'ammalata entrava in piena convalescenza incamminandosi alla guarigione perfetta.
Ora, sono passati parecchi anni, la graziata continua a stare benissimo. Il marito, le figliuole ed i congiunti possono attestare la verità di quanto ho riferito. Appena ricevuta la dichiarazione del dottore la spedirò.
Spezia, Orfanotrofio Garibaldi, gennaio 1927. In fede
Suor BEATRICE POGLIANO.
Avendo letto negli scorsi mesi sul Bollettino, imprestatomi da una cooperatrice, e su altre riviste che il S. Padre aveva proclamate eroiche le virtù del Ven. Don Bosco, mi è venuta l'ispirazione di affidare a Lui un caso disperato che avevo tra mano.
Due vecchi poverissimi, lui di 68 anni e lei di 6o, vivevano insieme da 16 anni senza che la Chiesa avesse benedetto il loro matrimonio. L'uomo era un tempo benestante, ma si ridusse, non saprei come, alla miseria, ed entrambi vivevano ora in estrema povertà, colle elemosine che potevano avere. Ricoverati per compassione in una umile stamberga s'erano entrambi mostrati sempre restii alle sollecitudini di chi, per il loro bene, li esortava a regolare la loro situazione.
Nel luglio scorso per iniziativa di un'exallieva delle Figlie di M. Ausiliatrice sorse in città l'Opera di S. Vincenzo de' Paoli tra un gruppo di signorine, con lo scopo di beneficare i poveri a domicilio e i primi proposti per essere beneficati furono appunto i nostri due vecchi. Si sperava di poterli così avvicinare a Dio. Due signorine ed io settimanalmente entravamo nella loro casa tentando ogni mezzo di persuasione, ma invano.
Un giorno che ero tornata più sfiduciata del solito, mi capitò di leggere la bella glorificazione fatta dal Papa di Don Bosco e mi sentii spinta ad affidare quelle due povere anime alla protezione del Servo di Dio. E mentre alcuni membri dell'Opera insistevano per sospendere ogni forma di carità verso le due persone che si ostinavano a vivere malamente, noi, per assecondare il desiderio del nostro Rev.mo Parroco, abbiamo pregato le colleghe a pazientare un po' di tempo nella speranza che la situazione volesse migliorare coll'intervento del Ven. Don Bosco.
Dopo varie novene si era giunti al giorno di Pasqua, ma senza novità: il vecchio specialmente era sempre incorreggibile. Ma al mercoledì, alle prime parole del Parroco il vecchio si arrese, e diede il buon esempio alla sua compagna, confessandosi con ottime disposizioni. L'esempio fu tosto imitato e il Parroco fu felice di benedire nella vicina cappella dell'Orfanotrofio la loro unione.
Poco dopo le due signorine ed io capitavamo al misero tugurio per tentare l'assalto settimanale: con sorpresa l'uomo ci accolse con lagrime di consolazione e la donna prese a raccontarci la sua conversione.
Ieri hanno fatto la loro comunione, dopo la quale la donna ci ha confidato di non essersi mai sentita tanto contenta come in quel momento, e il marito umile e mansueto come un agnellino ci ha chiesto scusa degli sgarbi e della ostinata resistenza.
Rendo grazie vivissime al nostro Padre
Don Bosco per aver accolto la mia preghiera e ricondotto a vita cristiana quelle due anime.
S., 22 aprile 1927. M. R. ex allieva delle Figlie di M. A.
Avevo otto anni quando fui assalito dal tifo. Da più di un mese lottavo disperatamente col male. I medici mi davano già per spedito e il babbo che da poco aveva donato la sua figlia all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si rivolse allora a Don Bosco, pregandolo così: « Volentieri darò alla tua Opera anche questo figlio, se lo guarirai». Da quell'ora cominciai a migliorare. Una settimana dopo un nuovo consulto medico mi dichiarava fuori di pericolo. Don Bosco, che mi aveva guarito, tre anni dopo mi chiamava in uno dei suoi collegi, e a 17 anni mi ammetteva tra i suoi figli.
Grazie, Venerabile Padre! Proteggimi sempre e aiutami a spendere la vita che mi hai conservata per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime.
Torino, 24 ottobre 1927.
Sac. ERMENEGILDO CARRÀ
Missionario Salesiano.
Durante una complicata operazione ad un occhio, sopraggiunsero serie difficoltà impreviste dal chirurgo stesso: in quel frangente invocai l'aiuto del Ven. D. Bosco e le difficoltà scomparvero istantaneamente. L'operazione ebbe l'esito più felice.
Ringrazio il Ven. D. Bosco, implorando ancora da lui una grazia che da tanto tempo mi sta a cuore e la protezione sua e della Vergine Ausiliatrice su tutti i miei cari.
21-VII-1927.
G. B.
L'Avv. V. Calì (Riposto) ringrazia Don Bosco per grazia che gli ha ottenuta dal SS. Cuore di Gesù.
C. D. (Torino) ringrazia D. Bosco per averla guarita da una tosse ostinata che da parecchi mesi la tormentava.
Una causa civile preoccupava me e la mia famiglia. Nel giorno della risoluzione pensai al Ven. D. Bosco e raccomandandomi con fervore ottenni un esito pienamente favorevole, superiore anzi al mio desiderio.
G. M. V. T.
Convegni di Decurioni Salesiani.
Per celebrare degnamente il Cinquantenario della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, si sono tenuti nel corso di quest'anno ben 40 Convegni di Decurioni Salesiani in Italia. Ovunque riuscirono imponenti per il numero di convenuti, per lo spirito di affettuosa unione e per lo zelo di cui mostrarono di essere animati i partecipanti.
Gli ultimi sei convegni ebbero luogo in questi mesi in Sicilia e furono degna corona - scriveva l'Osservatore Romano - di un movimento che nella generosa isola si va manifestando sempre più largo, denso di fervore, di frutti.
Il primo di questi si tenne a Catania, il 27 settembre, per l'Archidiocesi di Catania e le Diocesi di Acireale, Caltagirone e Nicosia; il secondo a Palermo, due giorni dopo, per le Archidiocesi di Palermo, di Monreale e la Diocesi di Cefalù; il terzo a Marsala, il 31 ottobre, per le Diocesi di Mazzara del Vallo e di Trapani; il quarto, il 20 ottobre, a San Cataldo, per le Diocesi di Caltanissetta e di Piazza Armerina; il quinto a Canicatti, il 24 ottobre, nella chiesa degli Agonizzanti, per la Diocesi di Agrigento. Quello di Modica fu indetto per le Diocesi di Noto e l'Archidiocesi di Siracusa, e si svolse il 6 novembre.
I Convegni - ai quali parteciparono, con calorose adesioni il Rettore Maggiore dei Salesiani, D. Filippo Rinaldi e tutto l'Episcopato Siculo, e personalmente Monsignore Ferrais, Vescovo Ausiliare di Catania, Monsignor Audino, Vescovo di Mazzara e Monsignor Iacono, Vescovo di Caltanissetta - furono presieduti dall'Ispettore delle Case Salesiane di Sicilia, D. Giovanni Segala, fungendo da regolatore il prof. D. Antonio Fasulo.
Direttori Diocesani, Decurioni, Zelatori e Zelatrici, accorsi dai vari centri delle Diocesi, ebbero il fraterno appoggio dagli elementi più fattivi del movimento salesiano locale: Presidenza degli Ex-Allievi, di Patronesse, ecc. In tutti i Convegni l'ordine del giorno fu sempre il medesimo proposto dalla Direzione Centrale di Torino:
« Considerando:
che la Pia Unione fu istituita dal Ven. D. Bosco nel 1876 coll'Opera dei Figli di Maria per le vocazioni allo stato ecclesiastico, con particocolare riferimento alle Missioni da lui iniziate l'anno prima, per poter avere i mezzi e gli operai necessari al loro sviluppo;
1. mentre si raccomanda ai Dirigenti la benemerita Pia Unione che vogliano aumentare il numero degl'iscritti e incoraggiarne la attività con programma, sempre più progressivo e integrale;
2. si rivolge loro viva preghiera che vogliano raccomandare ai Cooperatori e alle Cooperatrici i crescenti bisogni delle Missioni Salesiane;
3. e promuovere le vocazioni ecclesiastiche in genere, in ispecie le salesiane e missionarie ».
I vari temi furono trattati con rara competenza e con calore di intima persuasione dal nostro reverendissimo D. Fasulo e da Direttori Diocesani e Decurioni dei Cooperatori.
Dapertutto, ai discorsi brevi e concettosi dei relatori, seguirono pratiche ed animate discussioni sioni che diedero ai convegni un carattere di agilità fattiva e di gaia cordialità.
Altre belle caratteristiche di tutti i convegni furono un profondo ossequio al principio di autorità espresso, volta a volta, con telegrammi di filiale, fervida devozione al Sommo Pontefice ed al Successore di Don Bosco, e uno spirito di schietta fraternità cementato nelle agapi salesiane, offerte ai graditi ospiti.
Quanti seguirono lo svolgersi delle interessanti riunioni hanno riportato l'impressione che, coll'Episcopato, il Clero di Sicilia partecipa largamente e vivamente al movimento salesiano.
Si è anche rilevato in tutti i convenuti, e attraverso alle numerose adesioni inviate, nei cooperatori lontani, con un senso diffuso di lieta attesa e di affettuoso desiderio dell'apoteosi del Ven. Don Bosco, il proposito di seguirne le orme e di propagarne lo spirito in piena armonia colle direttive segnate dalla Santa Sede all'Azione Cattolica.
E certo chi conosce Don Bosco, la sua opera potentemente dinamica, i suoi metodi, la grande missione affidatagli dalla Provvidenza nei tempi nostri, può trarre i più lieti auspici da un largo movimento che a lui si ispira.
Si pregano nuovamente i Rev.mi Sig.ri Direttori Diocesani e Decurioni o Direttori Parrocchiali della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, che abbiano la carità, direttamente o per mezzo di qualche Zelatore o Zelatrice, di aggiornare a quando a quando l'elenco dei Cooperatori Salesiani locali e di comunicarci le variazioni d'indirizzo per la spedizione del Bollettino Salesiano. Qualora non si possedesse detto elenco, preghiamo che se ne faccia richiesta presso la nostra Direzione in Torino.
Dopo la morte di D. Balzola.
Sono giunte da Barcellos (Rio Negro) più precise notizie sulla fine del compianto D. Balzola. Il missionario D. Giuseppe Domitrovitsch, che l'assistette negli ultimi momenti, ci informa che D. Balzola, nel ritorno da Manaos passò (come diceva nell'ultima sua - V. n. di Novembre) per Carvoeiro, dove si ammalò. Il 10 luglio raggiunse Barcellos in condizioni pietose: nei primi tre giorni poté ancora alzarsi qualche poco e il giorno dell'Assunzione assistette per l'ultima volta alla S. Messa e ricevette la S. Comunione. Una febbre violenta consunse rapidamente la sua fibra: egli spirò alle 9 del 17 agosto, fra il compianto e il dolore di tutta la popolazione, raccolta in preghiera attorno al suo letto di morte.
Nell'Assemblea Legislativa dello Stato, il Deputato Raul de Azevedo, dopo avere parlato a lungo di D. Balzola e dell'opera da lui svolta nel Matto Grosso e nel Rio Negro, propose un voto di condoglianza pel lutto, che colpiva la Congregazione e lo Stato, che venne unanimemente approvato e comunicato a Mons. Massa, Prefetto Apostolico del Rio Negro.
Alla Messa di settima, celebrata da Mons. Massa in Manaos, intervennero, oltre il Rappresentante del Presidente dello Stato, i Cooperatori della città e numerosi amici.
Rev.mo Sig. Don Rinaldi,
Prima d'iniziare il mio viaggio di esplorazione in una zona del Matto Grosso perfettamente sconosciuta e inesplorata, vengo a chiederle la sua santa benedizione pel buon esito della mia impresa.
Mi trovo già a Registro di Araguaya per completare i preparativi e partire sul finire del mese. Scopo del viaggio - come le avrà scritto il Rev.mo Amministratore Apostolico - è di ristabilire le buone relazioni tra Carajàs e civili, inasprite ora da truci delitti e più truci vendette, e cercare un luogo propizio per fissare tra quegli indi la nostra dimora. E d'uopo procedere nella scelta del luogo con molta prudenza e studiar bene posizioni e clima per non dover poi subire le febbri malariche e altri peggiori malanni.
Per questa ragione Mons. Couturon stimò conveniente che si facesse un sopraluogo molto accurato. Abbiamo quindi concertato di percorrere insieme circa 200 km. sull'Araguaya, visitando i Carajàs stabiliti lungo il fiume e studiando i punti delle rive abitabili. Al 14° parallelo australe - più o meno - la comitiva si dividerebbe in due: Monsignore proseguirebbe sull'Araguaya tra i Carajàs, mentre il sottoscritto con alcuni compagni attraverserebbe da Est a Ovest la zona di terra inesplorata tra l'Araguaya e il Rio das Mortes, per risalire poscia questo fiume fino all'altezza della Colonia del S. Cuore.
Nel percorrere circa 5oo km. in quella regione sconosciuta, troverò forse ad ogni passo difficoltà e pericoli. Ma ho piena fiducia nella protezione del S. Cuore di Gesù e di Maria Ausiliatrice. Mi propongo con questa esplorazione di constatare: 1) se vi è possibilità di comunicazioni tra i due grandi fiumi - 2) se da quel lato sono più facili le comunicazioni colla Colonia del S. Cuore - 3) se il territorio è frequentato da selvaggi, e - 4) se le condizioni del Rio das Mortes sono favorevoli a stabilirvi dei centri di vita.
Il Rio Araguaya, nella maggior parte del suo corso, è inabitabile perchè nelle sue piene annuali inonda grandissime estensioni che divengono spaventosi focolai di malaria. I RR. PP. Domenicani ne hanno fatto dolorosamente l'esperienza; per le febbri maligne già ebbero rilevanti perdite di ottimi soggetti e, ancora quest'anno, debbono lamentare la morte di due valorosi confratelli.
Forse il Rio das Mortes sarà più favorevole pel clima, ma i Carajàs se ne tengono lontani perchè temono i terribili Chavantes che abitano l'interno delle foreste sulla sinistra del fiume.
Le incognite del mio viaggio sono molte e gravi: spero tuttavia, coll'aiuto di Dio, di riuscire e che la mia esplorazione sarà di qualche utilità pel bene e progresso della Missione.
Ella benedica questo suo figlio e benedica l'impresa a cui si accinge. Se questa parrà temeraria al giudizio umano, per noi è un dovere, mirando solo alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Voglia pregare in questi tre mesi (tanto durerà il mio viaggio) perchè il Signore mi accompagni sano e salvo.
Mi creda suo
Umil.mo e Obbl.mo figlio
D. ANTONIO CoLBACCHINI.
Massacro del Maggiore B. Saldanha.
Mons. Couturon, Amministratore Apostolico di Registro di Araguaya, nel dar notizia al Sig. Don Rinaldi dell'esplorazione che avrebbe intrapreso tra i Carajàs dell'Araguaya con Don Colbacchini, riferisce il tragico racconto della uccisione del Maggiore B. Saldanha per far comprendere quanta urgenza vi sia della Missione fra quei selvaggi, perchè abbiano termine le lotte coi civili. I Carajàs sono nomadi, si spostano continuamente: Monsignore farà la prova a invitarli al Cocalinho (ultimo villaggio con civilizzati) stabilendo colà il centro della sua catechesi provvisoria.
G. A. de Souza risaliva con una numerosa comitiva l'Araguava, proveniente da Concezione di Parà e diretto tra i garimpeiros (cercatori di diamanti) del R. Garças; e aveva in cuore un vivo desiderio di raccogliere lungo il viaggio notizie sulla morte del suo amico, il Maggiore Saldanha, assassinato dagli indi Carajàs.
Nei pressi dell'aldea S. Isabel, villaggio abitato dagli assassini del povero maggiore, risolse di approdare e sorprendere il mattino seguente gli indi riuniti nell'aldea.
Ma sbagliò il suo calcolo perchè alcuni indi, avendolo visto approdare, corsero a diffondere la notizia nell'aldea.
Il capitano degli indi, uomo astuto e sospettoso, saltò senza indugio nella sua ubà (canoa fatta di un tronco di albero) e discese incontro al battello dei civili per domandare oggetti e assumere informazioni.
Dopo i convenevoli G. A. de Souza domandò a Enrico Maluà (il cacico o capitano degli indi) se gli assassini Aracuman e Ascimani erano nelle maloche dell'aldea. L'astuto capitano capì subito il motivo di quell'approdo e rispondendo con parole ambigue si congedò. Arrivato all'aldea prevenne gli assassini del pericolo che li minacciava, anzi li costrinse a partire immediatamente pel Rio das Mortes perchè non fossero scoperti.
Al mattino G. A. de Souza si presentò all'aldea e notò negli indi un insolito fermento e una certa attitudine bellicosa, e credette prudente sbarcare colle armi alla mano. Gli indi al vedere le carabine puntate verso di loro, s'intimorirono: A. de Souza ne approfittò subito per chiedere conto degli assassini. E saputo che non erano nell'aldea impose sotto pena di morte al capitano Maluà di imbarcare con loro: costretto, il capitano dovette cedere e scendere nel battello, mentre quattro Carajàs lo seguivano in una ubà. Interrogato da De Souza del nascondiglio degli assassini, negò sulle prime di conoscerlo, ma di fronte alle minaccie, finì per promettere che li avrebbe consegnati. Partirono perciò pel Rio das Mortes.
Giunti alla foce il capitano e quattro civili, armati di carabine, sbarcarono nell'ubà e su questa risalirono il fiume nel cuore della notte. Ad una svolta del Rio approdarono e all'alba mossero silenziosamente verso il luogo dove dovevano trovarsi i rifugiati. Li videro difatti presso il fuoco che si scaldavano.
Dopo il primo momento di sorpresa i due assassini si diedero alla fuga. Aracuman fu tosto raggiunto, ma Ascimani, correndo a precipizio e chinandosi frequentemente, potè sfuggire alle palle delle carabine che gli piovevano intorno e gettarsi nel fiume. Nuotando sott'acqua e sporgendo a tratti appena la testa per prendere un rapido respiro, malgrado i colpi dai quali era bersagliato, guadagnò l'altra riva e sparì nel bosco.
Aracuman fu condotto prigioniero sul battello e alla presenza di De Souza dovette rivelare com'era stato consumato il delitto.
Il maggiore Saldanha era passato sull'imbrunire per l'aldea, ammalato di febbre palustre, con un compagno, e era andato a pernottare alcuni chilometri oltre il villaggio. Aracuman e Ascimani l'avevano spiato e, a notte alta, saltati nella loro ubà armati di lancia e di bastone, si portarono all'accampamento del maggiore. Lo scopersero seduto vicino al fuoco, mentre il compagno dormiva nella tenda. Li ammazzarono entrambi e li derubarono di tutto ciò che avevano: cioè pezze di fini tessuti ed altre mercanzie, di 35 contos de reis (circa 4.100.000 lire), di un revolver Smit; e poscia nascosero il battello in una laguna che comunica col fiume.
Alcuni giorni dopo un abitante dell'estremità dell'isola Bananal, venuto a conoscenza del fatto, mandò un certo Saranà che colle minaccie ottenne tutti gli oggetti rubati al maggiore Saldanha.
Finito il triste racconto, A. de Souza consegnò Aracuman ai compagni dicendo che ne facessero ciò che volevano; in altre parole l'uccidessero per vendicare l'amico assassinato. Il prigioniero fu condotto all'aldea e trucidato a colpi di pugnale alla presenza degli indi terrorizzati e al grido: Mata torì (ammazza i bianchi; altrettanto i bianchi fanno con te).
Gli indi fremevano, ma se non poterono reagire perchè inferiori ai bianchi, ne concepirono tosto la vendetta.
G. A. de Souza, vendicato l'amico, continuò il viaggio illudendosi che l'esempio dato avrebbe fatto desistere gli indi da altre rappresaglie. Ma un gruppo di indi lo seguì sulla costa, nel folto della foresta, aspettando il momento propizio per lanciare sull'imbarcazione un nugolo di freccie una delle quali colpì gravemente il pilota. Dal battello furono scaricate le carabine...
Per otto giorni i Carajàs continuarono a molestare la comitiva dalle foreste della sponda.
* *
Ora urge mettere fine a queste vendette che creano seri imbarazzi all'evangelizzazione della tribù.
Compiremo quindi la nuova escursione per tentare di ristabilire le buone relazioni tra selvaggi e civili, e ci varremo dell'occasione per studiare una località adatta ad essere il centro della futura missione.
Vogliano i nostri cari Superiori e Cooperatori accompagnarci con le loro preghiere e ottenerci dal Signore di poter aprire presto questo nuovo campo perchè tante anime, sotto la guida dei missionari salesiani, conseguano la loro salute eterna.
Mons. COUTURON
Amministratore Apostolico.
Napegue, 14 luglio 1927. Veneratissimo Padre,
Sono tornato da due giorni a Napegue dopo quasi tre mesi di missione lungo le rive del fiume Paraguay e nell'interno del Ciaco. Ho l'animo ripieno di profonda commozione e la mente ricolma di mille ricordi, e sarei ingrato a Dio che tanto benedisse i miei passi, se non inneggiassi a Lui in questa mia lettera, e non comunicassi a Lei, Veneratissimo Padre, e ai nostri ottimi Cooperatori e alle zelanti Cooperatrici le straordinarie benedizioni che Egli sparge dal Cielo sulla nostra Missione e sui suoi ministri.
Il fiume Paraguay. - Porto Olimpo. - Pioggia provvidenziale. - Un indietto per un paio di calzoni.
Accompagnato dal carissimo confratello coadiutore Fernandez Alfredo, partii il 2o marzo dall'Isola Tagatizia percorrendo sul vapore Cuyabà i 6oo km. del Rio Paraguay, che mi separavano da Porto Olimpo, antica residenza dei nostri Confratelli.
Vi giunsi dopo due giorni di splendido viaggio sul maestoso fiume per la prima volta percorso nel 1522 dal nostro immortale genovese Sebastiano Caboto.
Ad Olimpo da lungo tempo si attendeva la pioggia, poichè una terribile siccità distruggeva i pascoli ubertosi, rovinando quasi tutto il bestiame. Ed ecco che la Vergine Ausiliatrice, Patrona del paese, benedì il nostro arrivo. Infatti appena poniamo piede sulla banchina del porto, aspettati da una turba di fanciulli e da molta folla di popolo, il cielo si oscura, guizzano i lampi, rumoreggia il tuono ed una fitta pioggia che dura ore ed ore, si riversa sulle campagne assetate.
Naturalmente la gente cominciò a ripetere:
Il Padre ci portò la pioggia! Sia benedetta la Vergine Ausiliatrice! -
La felice coincidenza risvegliò la fede, sicchè vi fu un'ammirabile premura nel portare alla piccola chiesa i bambini per essere battezzati e cresimati.
Fra i molti neofiti mi fu presentato un tenero fanciullo di 12 anni, indietto della tribù dei MACAs adottato da una famiglia del paese che lo aveva avuto dalla sua famiglia internata nel Ciaco, dietro l'offerta di un paio di calzoni. Caro figliuolo! Era il primo fiore della foresta che io consacrava a Dio e lo volli chiamare Giovanni in memoria del discepolo che Gesù amava, e a ricordo del nostro Venerabile Padre e Fondatore.
La Pasqua che passai in quell'estremo lembo di terra Paraguayana, segnò nelle anime una bella fioritura di fede e di amore cristiano ed io partii soddisfatto fra le benedizioni del popolo.
Baia Nera. - Fra i Ciamacocos. - Messa al Campo.
Al 5 aprile mi spinsi al Nord e precisamente verso Baia Nera. Vi giunsi sotto una pioggia fitta fitta, ma ciò non impedì la visita alle singole famiglie cristiane raccolte colà e specialniente agli indi CIAMACOCOS internati nelle foreste, che circondano il paese. Li trovai animati nella festa dei cosidetti Anabason, festa che segna l'ingresso dei giovani delle diverse famiglie indie, nel ceto degli uomini serii, disposti al lavoro. Fui accolto benevolmente da' tutti, nè il mio improvviso arrivo fece per nulla turbare gli Indi, i quali camuffati e tatuati, battevano un tamburo e rumoreggiavano scotendo zucche semipiene di sassi, cantando non so quali canzoni al sole che tramontava dietro la foresta fra una cortina di nubi.
Non le posso esprimere, amatissimo Padre, l'impressione avuta nel breve tempo passato fra quelle povere creature. Era la prima volta che mi trovava fra un gruppo di indi e Dio disponeva che li sorprendessi nello sfogo della loro aberrazione superstiziosa onde conoscessi la loro profonda miseria morale e mi accendessi di zelo per salvarli.
L'assicuro, Padre, che mi allontanai da essi rafforzato nel mio ideale di sacerdote e missionario, e benedissi con effusione quelle care anime, promettendo loro un mio sollecito ritorno.
Nell'ultimo giorno della mia permanenza in Baia Nera, fui invitato dal Comando Militare della guarnigione al confine a celebrare una Messa al Campo e fui ben felice di rivolgere ai 400 soldati ed al popolo genuflesso la parola di Dio, invocando su tutti le benedizioni del Cielo.
Una famiglia Italiana al Ciaco. - In visita ai toldi degli Indi. - Primi Battesimi. - Fioritura di messe evangelica.
Ed eccomi a Porto Voluntad ospite dell'ottima famiglia italiana dei Fratelli Salza. Al 12 aprile sotto la guida dello stesso signor Alessandro Salza e del suo ragioniere contabile, si parte a cavallo per la visita ai toldi Indi Ciamacocos, le cui famiglie vivono internate tra palmizi dell'Estancia.
La via che si percorre è davvero selvaggia e non priva di pericoli.
Dopo Miranda, sobborgo fatto di qualche famiglia cristiana, si arriva al primo toldo degli Indi. Li saluto ad uno per uno, ed essi diffidenti in principio, si avvicinano finalmente a ricevere la medaglia di Maria Ausiliatrice e mi accompagnano a visitare le loro famiglie e dò loro piccoli regali, faccio frettolosamente scattare l'obbiettivo, e dopo aver promesso una fermata più lunga con loro al mio ritorno, si continua il cammino fra gli innumerevoli « Addio » urlatimi da quei cuori divenuti oramai amici.
Dopo una mezz'ora di galoppo si scopre il toldo più grande della tribù. Gli indi si stringono attorno ad un coccodrillo che hanno scuoiato ed arrostito e che si apprestano a divorare. Invitato dal cacico a gustare dell'abbondante vivanda, stava per servirmi, quando mi giunsero all'orecchio dei lamenti angosciosi. Abbandonato il gruppo degli Indi mi avvicinai alla tenda donde uscivano le strida ed una scena di angoscia mi si presentò dinanzi.
Una piccina adagiata sulle ginocchia della madre, struggevasi in lacrime, dimenandosi per gli acuti dolori. Chiesi che cosa fosse successo, e la povera madre mi disse che la sua figliuola era stata morsa da un terribile caimano nel fiume con altri bambini. L'imprudente era andata a bagnarsi il giorno innanzi. La ferita alla gamba era profonda e tutta tumefatta per la polvere sporca che il medico della tribù vi aveva sparso sopra come rimedio. Gli indi, abbandonato il pranzo, mi avevano raggiunto, e collo sguardo fisso su di me, parevano m'interrogassero sul da farsi.
Avuto un po' di acqua borica che provvidenzialmente si potè trovare presso una famiglia cristiana del luogo, mi posi a lavare la piaga. La piccina emetteva strilli strazianti. Infine fasciata la gamba della piccola sofferente, assicurai la madre e tutti gli indi che la Vergine Ausiliatrice avrebbe fatto presto a risanare la morsicata. Distribuii a ciascuno la medaglia della Madonna, e salutato e ringraziato da tutti mi rimisi in cammino, mentre il sole volgeva al tramonto.
Poco prima di notte si giunse all'ultimo toldo della Estancia. In quei giorni era nato un indietto, un nuovo figlio della foresta. Chiesto alla madre se avesse desiderato fosse battezzato e avutane l'approvazione, compii la sacra cerimonia nel raccoglimento curioso di tutti gli Indi e specialmente di una vecchia selvaggia e chiacchierona rannicchiata lì presso su una pelle di vacca. La notte la passammo a pochi passi dal toldo, sdraiati alla meglio sotto di una tettoia aperta ai quattro venti e alle zanzare e a nuvole di moscherini piccolissimi che infestano queste contrade e che fanno tribolare specialmente nelle ore del riposo.
Di buon mattino balzammo in piedi e ci rimettemmo sulla via del ritorno.
Gli Indi che il giorno innanzi avevano ricevuto la medaglia dell'Ausiliatrice avevano sparso la lieta novella aggiungendo che un indietto era stato battezzato. Mi si attendeva perciò nei toldi da me già visitati, affinchè battezzassi altri bambini. Vi giunsi fra le grida di festa di quei cari selvaggi.
Con due povere panche si preparò un rozzo altare e lo stesso cacico Vivì mi presentò nove creaturine che tosto furono battezzate e poste sotto la protezione di santi e sante, i cui nomi imposti ai nuovi cristiani ricorderanno quello di altre persone lontane, benefattrici della missione del Ciaco.
Furono così costituiti sei nuclei di nuove cristianità che saranno vere oasi di benedizioni celesti e sulle quali gli angeli dei piccoli battezzati veglieranno con particolare premura.
Stava per partire quando il cacico mi si avvicinò, e, abbracciandomi secondo il suo costume, mi sussurrò all'orecchio:
- Padre, anch'io voglio il battesimo. Gli restituii l'abbraccio e gli promisi che al mio ritorno l'avrei istruito e appagato nel suo santo desiderio. Il vecchio si persuase, e mi ringraziò e mi aiutò a salire a cavallo fra l'allegrezza di tutti i suoi sudditi oramai divenuti miei amici, e figli prediletti in Cristo.
Visitate le ultime famiglie cristiane, amministrando battesimi, a notte inoltrata rientrava nella casa ospitale dei signori Salza col cuore ripieno di profonde emozioni.
A Porto Guarany. - A Sastre. - A Cassado. - Fra gli Indi (Lenguas) Sanapanà ed Angaytè di Pinasco. -Triste vita che conducono. -- Visione di S. Paolo: Transiens in Macedoniam adiuva nos!
Al 15 aprile pongo piede a Porto Guarany ove ben 3000 anime vivono abbandonate a se stesse, quale gregge senza ovile e senza pastore. E questo il tristissimo stato in cui si trovano tutti i paesi dell'alto Paraguay ove non s'incontra una chiesa, un tabernacolo, un campanile che richiami ai sublimi ideali della fede le migliaia e migliaia di individui sparsi nelle fabbriche di tannino o nelle casette chiuse nelle foreste.
Guarany, Sastre e Cassado (ventimila anime!) furono le tappe principali del mio viaggio apostolico. Potei visitare molte famiglie e dovunque mi riapparve al vivo la visione di Paolo: Vir Macedo quidam erat stans, et deprecans eum et dicens: Transiens in Macedoniam adiuva nos! La voce di quel misterioso Macedone la sentiva ripetere da mille bocche, da ogni fratello nostro che tendeva supplichevole le mani implorando luce, la sola luce che per Cristo risplende.
Mi fermai a lungo nei varii centri ed aiutato dal mio caro compagno confratello coadiutore, si fecero catechismi all'aperto pei fanciulli e per le bambine, amministrando il Battesimo e la Cresima, potei preparare prime Comunioni, confortando tutti ad avere gran fede in Gesù Cristo che quale Buon Pastore avrebbe presto dato al suo gregge una chiesa e un suo ministro. Feci pure una rapida escursione alle capanne degli Indi Lenguas, Sanaponas ed Angaytes accampati fuori di Pinasco.
Fornito di regalucci penetrai in ogni tenda e dovunque venni accolto bene. Anzi una cosa che produsse in me molta gioia e speranza fu il vedere che i piccoli, mentre alle prime fuggivano al mio arrivo, venivano poi richiamati dalle stesse mamme ed a me condotti affinchè li accarezzassi e regalassi loro qualche ninnolo.
Potei così darmi conto della misera vita che conducono quei poveri figli della foresta. Li ho visti tremanti dal freddo implorare uno straccio per coprirsi, un tozzo di pane onde sfamarsi. Che dire degli Indi Sanapanas, dagli occhi cisposi, quasi tutti deformati in modo compassionevole? Teneri bambini, mezzi ciechi si avvicinavano e mi tiravano per la veste sorridendo inconsciamente alle mie carezze... Oh! come avrei voluto tutti vestire, tutti sfamare... Sono scene che strappano le lacrime e fanno sospirare e desiderare la collaborazione intensa delle anime buone che vogliono concorrere efficacemente alla redenzione di tante povere anime.
Pinasco. - Trionfo del Sacro Cuore a Fo Ku. - Nel centro del Ciaco. - Messa al toldo degli Angaytes.
Dopo essere tornato a Porto Olimpo per passarvi qualche giorno in occasione della festa di Maria Ausiliatrice, festa che riuscì un vero trionfo specialmente per la validissima cooperazione del nostro insigne benefattore Sig. Capitan Segovia, me ne ritornai a Pinasco allo scopo di celebrarvi la festa del Sacro Cuore di Gesù.
Aiutato dal caro confratello coadiutore Gregorio Acosta, potei ultimare i preparativi della solennità, che davvero assunse un'importanza tutta speciale dato l'ambiente in cui si svolse.
L'ottima Cooperatrice, signora Ursula Godoi, vera anima evangelica, offerse una stanza della sua casa per celebrarvi la Santa Messa. Quanta fede in queste pie persone di Pinasco! Si erano unite in comitato, avevano scosso le coscienze, vinta l'indifferenza, e quando sorse l'alba del 27 giugno, ogni ostacolo era stato superato, e l'esito della festa assicurato. La Messa fu celebrata all'aperto. Ben 170 furono le Comunioni, delle quali molte nuove, ed assai numerosi i battesimi e le cresime amministrate.
Nel pomeriggio Gesù passò attraverso le vie pavesate a festa fra una calca di popolo plaudente ed orante. In pubblica strada, commosso rivolsi ai fedeli la mia parola e certamente Gesù avrà benedetto con particolare affetto quei cuori stretti a Lui da così grande amore.
Il 28 giugno mi recai a Fo Ku, nel centro del Ciaco. Sapeva che lassù erano accampati degli Indi, sapeva che fra quel popolo di lavoratori (circa 50o anime) mai aveva posto piede un sacerdote, e non mi lasciai sfuggire l'occasione di spingermi a quel paese denominato Kurupaity.
Vi arrivai spossato, ma ogni stanchezza svanì quando mi trovai davanti alla moltitudine accorsa al mio arrivo.
Non Le esprimo, amatissimo Padre, la mia commozione; nel vedermi circondato da tanta gente desiderosa di udire la parola di vita del missionario. Celebrai Messa, amministrando ai bambini il santo Battesimo e la Cresima.
Nel giorno di S. Pietro e S. Paolo benedissi l'unione del sig. Vincenzo Margarejo (amministratore del paese) colla sua sposa Eusebia Bogado. La funzione assunse una particolare solennità.
Prima di partire si nominò la Vergine Ausiliatrice Patrona del Paese, e così la celeste Regina sarà la vigile sentinella del Cieco Paraguayo e preparerà ai suoi apostoli le vie della evangelizzazione dei mille e mille selvaggi ancora sperduti nelle foreste vergini.
Al 3o, di buon mattino, fui a visitare il toldo degli Angaytes.
Per ordine del cacico due dei suoi collocarono su due pentole rovesciate un tavolo, vi stesero il mio altaririo portatile e Gesù discese fra quei selvaggi, colla sua reale presenza a benedirli.
Il ritorno a Pinasco fu lento e alquanto avventuroso.
Lungo la via saputo del mio passaggio, le mamme mi portavano i figliuoli affinchè li battezzassi e li benedicessi. Potei raggiungere il paese solo al 2 luglio a notte inoltrata.
San Carlo. - In viaggio al toldo del Cacico Mariano. - Notte al toldo. - Ritorno a Napegue. - Conclusione.
Ed eccomi all'ultima tappa del mio lungo viaggio. Al 4 luglio sbarcammo di buon mattino a San Carlo; piccolo paese di 5oo anime. Scopo della mia sosta, non era solo quello di fermarmi a tenere un po' di missione, ma anche il proposito di spingermi a perlustrare un numeroso toldo di Indi Lenguas.
Infatti al 6 luglio salimmo a cavallo guidati da un indio, ci avvicinammo verso la mèta. Fatti 10 km. circa, c'internammo nella foresta. Si procedette guardinghi per tema di qualche cattivo incontro.
Al tramonto si giunse al toldo. Il gran Cacico Mariano, un uomo sulla cinquantina, ci si fece incontro, ci strinse la mano, e ci presentò i suoi 40 sudditi.
Confesso che rimasi molto colpito della benevola accoglienza. Impossibilitato a causa della notte che scendeva cupa e burrascosa a ritornare sui miei passi, rimasi cogli indi al toldo parlando loro di Dio, della Madonna, dispensando medaglie, promettendo a tutti un sollecito ritorno per istruirli e battezzarli.
Il mattino di buon'ora ci rimettemmo per istrada per rifare i 75 km. che ci separavano da S. Carlo, dove arrivammo a notte inoltrata.
Ed ora eccomi qui a Napegue coll'animo ripieno di incancellabili impressioni e di cari ricordi. La vita del missionario è un intreccio di sofferenze e gioie. Sovente la gioia è la conseguenza del dolore. Si soffre per arrivare alle anime, si gode dopo averle confortate o conquistate al Cielo.
Ben 507 Battesimi amministrati, 1084 Sante Cresime, 14 Cristianità visitate, 16 toldi di iridi benedetti, 820 famiglie catechizzate! Vale bene la pena soffrire qualche cosa per una nasse così abbondante!
Amatissimo Padre, ci benedica e per noi rivolga alla Vergine Ausiliatrice una fervida preghiera.
Qui, come altrove, le anime, reclamano aiuti materiali e morali. Sono chiese da fabbricare, scuole da aprire, foreste vergini da esplorare per condurre a Dio le migliaia di indi in esse sepolti. Il campo che il Signore ci ha affidato è grande e necessita della generosa carità delle anime buone, dei nostri Cooperatori e delle zelanti Cooperatrici.
L'Ausiliatrice, Patrona di questa Missione del Ciaco, ispiri molte anime di venirci in soccorso.
Dev.mo ed aff.mo figlio in Cristo
Sac. Livio FARINA. Missionario Salesiano.
MESSA D'ORO.
Feste soavi furon quelle celebrate nel mese di ottobre dal Sac. Salesiano Luigi Nai, Direttore della Casa Capitolare in Torino, per la fausta ricorrenza del cinquantesimo della sua ordinazione sacerdotale.
Il Sig. D. Nai che, nel compiere la sua missione di bene, ha girato nella sua vita per molti luoghi - da Torino a Borgo S. Martino, a San Benigno Canavese, in Palestina ed Egitto, nel Cile e in varie altre Repubbliche Sud Americane - con la sua amabile e saggia direzione crebbe ovunque uno stuolo numeroso di anime che serbarono sempre per lui il più vivo affetto. Lo si è veduto in questa cara circostanza.
Gli ex allievi residenti in Torino promossero in suo onore solenni e cordiali festeggiamenti la domenica 2 ottobre: gli altri lontani aderirono e corrisposero con omaggi e doni graditissimi, unitamente ai parenti ed amici della sua terra natia. Il festeggiato dovette quasi imporsi una certa fermezza per esimersi da altre feste che in varie città gli si volevano preparare: ma non potè sottrarsi alle affettuose dimostrazioni delle case di S. Benigno, di Valsalice e del paese natio.
A tutti il Sig. D. Nai esprime il suo vivissimo ringraziamento, e desidera sia nota la sua profonda riconoscenza al Signore che gli ha permesso di festeggiare questa ricorrenza e festeggiarla a Torino nella casa dove la sua vita giovanile trasse i primi slanci di sante aspirazioni sotto la sapiente guida del Ven. D. Bosco.
Ad multos annos!
Visita delle autorità politiche agli orfani di guerra di Marsala.
Nell'Istituto Salesiano di Marsala sono ricoverati 1o6 orfani di guerra, oggetto di caritatevoli premure da parte della cittadinanza marsalese. Il 23 ottobre le autorità politiche della città vollero dar ai figli dei nostri gloriosi eroi un'attestazione di affetto, recandosi a visitarli. Il cap. Lipari Giulio, segretario politico del Fascio, in compagnia del rag. Michele Ragazzi pres. della sezione ex combattenti, del cav. Michele Sala in rappresentanza del Podestà, del sig. Salvatore Panicola, segretario dei mutilati, furono degnamente accolti dal Direttore dell'Istituto con parole di sentito omaggio. Le autorità ammirarono l'ordine e la pulizia dei grandi locali adibiti a scuole, a laboratori e a dormitori, e sopratutto le ottime condizioni di salute e di trattamento in cui vivono gli orfani dei caduti per le sollecite attenzioni del personale dell'Istituto.
Il cap. Lipari, prima di congedarsi, con accento commosso ha ringraziato il Direttore e ha dichiarato anche a nome del fascio di Marsala, dei rappresentanti dei mutilati, dei combattenti e dell'amministrazione comunale, che egli si sentiva onorato ed orgoglioso di tenersi a completa disposizione di tanti piccoli orfani, degni figli dei generosi nostri concittadini. E a nome del fascio ha presentato una generosa elargizione, seguito in questo simpatico gesto, dal rappresentante dell'associazione mutilati e dal rappresentante dei combattenti.
Il Direttore ha vivamente ringraziato per le oblazioni, ed ha pregato il Cap. Lipari di rendersi interprete della gratitudine degli orfani di guerra presso la cittadinanza marsalese per la generosità e benevolenza che ha sempre loro dimostrato.
Una strada di Livorno intitolata a D. Bosco.
La strada che dall'antica Porta alle Colline mena all'Istituto Salesiano, è stata intitolata a DON Bosco. La disposizione presa dal Podestà conte Marco Tonci Ottieri della Ciaia ha incontrato il favore della cittadinanza, specialmente dei quartieri Popolari, dove va sorgendo una cittadella salesiana col Tempio votivo della Vittoria e della Pace, con le Scuole Professionali, e dove i Salesiani esercitano un fecondo apostolato a pro della gioventù. All'illustre Podestà di Livorno la più viva riconoscenza nostra per il segno di stima a D. Bosco e all'Opera sua.
Santuario di M. A. a Tonco Alfiano.
Un nuovo piccolo Santuario è sorto in onore di M. Ausiliatrice nei pressi della stazione ferroviaria di Tonco Alfiano.
Gli abitanti dei cascinali della valle dovevano, per compiere i doveri religiosi, recarsi di solito fino alla Borgata Perona; e il disagio della lontananza fece nascere il desiderio di avere una chiesetta a cui si potesse accedere con comodità. L'idea fu espressa e fece strada: nell'aprile del 1926, il disegno fu approvato da Mons. Pella, Vescovo di Casale, e il 3o maggio fu benedetta la prima pietra. In tre mesi la chiesetta fu finita col suo bel campanile.
Nel maggio di quest'anno, fu visitata dal Sig. D. Rinaldi che l'arricchì di una bella statua dell'Ausiliatrice. Proclamata Santuario il 19 giugno, ebbe il suo completo assetto nel settembre u. s. colla campana in ricordo dei caduti.
I Rev.mi Parroci di Tonco - Alfiano - Sanico e i Podestà di Tonco Alfiano che assecondarono con tutto lo slancio l'organizzatore dell'opera - il Cav. Luigi Ameglio - meritano congratulazioni speciali. Per essi l'Ausiliatrice ha preso possesso della fertile valle e non mancherà di farvi rifulgere la potenza del suo patrocinio su quanti a Lei ricorreranno con fede nell'umile santuario.
Festa di M. A. a Cherasco.
L'umile e contrastata proposta di erigere una cappella alla Vergine Ausiliatrice (proposta fatta e sostenuta dall'ex allievo Prof. Cav. Bernocco), a due anni dalla sua attuazione, ha già fatto germogliare in parecchi paesi dell'Albese il desiderio di erigere altre cappelle alla Madonna di D. Bosco. La venerazione dei Cheraschesi per l'Ausiliatrice e le segnalate grazie da Lei compartite, sono un esempio che invoglia e incoraggia.
Le festa dell'Ausiliatrice, che ogni anno si celebra in sul finire di settembre in Cherasco, va acquistando sempre più in solennità e splendore: quella di quest'anno fu un vero trionfo.
Tutta la cittadinanza vi concorse pei preparativi, ascoltò con viva atenzione le lodi dell'Ausiliatrice celebrate dall'eloquente parola di Mons. G. Falletti nel corso di un triduo, e nel giorno della festa, a mezzodì mentre tutte le campane della città suonavano a distesa, compì la cerimonia della supplica e della consacrazione a Maria. Nella sera poi partecipò alla pubblica accademia sul piazzale di S. Martino e alla conferenza Salesiana del sullodato Monsignore, illustrata da nitide proiezioni. Le numerosissime comunioni di quel giorno sono una garanzia che la festa di Maria Ausiliatrice non fu senza frutto spirituale delle anime. Conservi e accresca la Madonna la grazia riversata in tante anime divote.
SALTA (Argentina) Festa di S. Luigi.
Si celebrò in Salta il 24 luglio con grande solennità e riuscì veramente la «festa dei giovani» che si raccolsero nel collegio in numero di 28oo. Un tratto commovente fu l'irruzione nel collegio di 500 giovinette, le quali, vedendo i loro fratelli così allegri e così ben accuditi dai superiori, reclamarono in modo un po' energico la venuta in Salta delle Figlie di Maria Ausiliatrice, al più presto , per godere anch'esse di uguali benefizi.
D. Cimatti scrive al sig. Don Rinaldi:
Desidererà certo conoscere quanto i suoi figli hanno fatto per onorare la nostra Ausiliatrice. Dirò meglio, quanto Maria ha voluto fare per essere onorata anche da questi popolo. Non c'è che dire: Maria Ausiliatrice ha buon gusto.
A Nakatsu ha chiamato intorno a sè molti ragazzi pagani che sono le prime basi dell'Oratorio festivo: ha voluto intorno a sè anime desiderose di studiare la religione cattolica.
A Oita le famiglie pagane hanno assistito non solo ai divertimenti dei loro figliuoli, ma ad una ben riuscita accademia in suo onore con suoni, con, canti, con proiezioni luminose, ed han voluto con doni esprimere ai figli di D. Bosco la riconoscenza loro per la cura che si prendono dei loro figliuoli.
A Miyazaki ha permesso la venuta del Generale Nobile, ardente devoto di Maria, e con questo ha chiamato intorno a sè le autorità cittadine e la cittadinanza. Non avevo ragione di dire che la nostra Ausiliatrice ha buon gusto?
La sua immagine, la sua statua, il suo nome sono entrati nelle famiglie, nelle città e nei villaggi ove sono cristiani. Attorno alla sua effigie circondata di fiori e di luci, non solo hanno pregato i cristiani, ma in Maria hanno affissato il loro volto i pagani e qualcuno di essi ingenuamente scambiandola per una deità giapponese si poneva in postura di preghiera come davanti agli idoli. Dappertutto nella nostra missione dove era possibile far arrivare la nostra voce si è cantato, si è parlato di Lei.
Ho detto che a Miyazaki la festa assunse anche la forma di avvenimento cittadino per la venuta del generale Nobile. All'invito dei poveri figli di D. Bosco, con sacrificio di tempo, di incomodi pel viaggio, rispose: « Presente! ». Ricevuto coi debiti onori alla stazione, fu in mezzo ai cristiani la mattinata, dando l'esempio di esecuzione esatta dei doveri cristiani, assistendo nella sua brillante divisa alle sacre funzioni, poi trattenendosi famigliarmente in mezzo alle famiglie cristiane: prendendo fotografie e presiedendo ad una modesta agape offerta dalla Missione cui intervennero le primarie autorità cittadine.
A sera sul tardi una devota illuminazione preparata dai cristiani sotto la guida dell'infaticabile D. Cavoli, richiamava cristiani e pagani alla missione a cantare le lodi dell'Ausiliatrice nostra, mentre in un grande teatro a oltre 2ooo persone il gen. Nobile teneva una ben riuscita conferenza.
Il riconoscente « grazie» cordiale, schiettamente italiano, vada all'illustre personaggio, che, mentre all'estero tanto onora la Patria nostra, non dimentica di rendere anche in questo modo un grande servizio all'Opera Salesiana.
Così Maria Ausiliatrice nella povertà dei mezzi di cui disponiamo, si è fatta essa stessa la festa, inghirlandandosi di anime a Lei care.
Preghi, Padre amatissimo, per noi e l'Ausiliatrice che in forme mirabili si svela all'anima del buon popolo giapponese, ci protegga col suo aiuto e sia Madre a noi tutti.
D. VINCENZO CIMATTI.
Missionario Salesiano.
LE GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE(1)
Doppiamente guarito.
Piena di riconoscenza mando la seguente relazione:
Enzo, un caro bambino di tre anni, sul principio del Novembre u. s. cominciò a lagnarsi di un male al piede sinistro.
Si credette trattarsi di cosa lieve, invece il male aumentava e la gambina si rattrappiva.
Il bambino fu visitato da uno specialista che lo dichiarò affetto da febbri reumatiche. Più tardi il medico curante dichiarò l'artrite e prescrisse l'aspirina. Il piccino deperiva e il male non accennava a diminuire. Fu diagnostizzata una « coscite » e trovata necessaria l'ingessatura della gamba rattrappita.
Per volere di Dio l'ingessatura non potè farsi nel giorno stabilito e la mamma portò il suo bambino in città desiderando la visita d'un professore. Il Primario dell'ospedale visitò l'infermo, escluse la coscite e disse che si trattava di ascesso interno. Il bambino fu ricoverato nell'Ospedale del nostro paese e passato ai raggi. Dalla diagnosi risultò giusto il giudizio del suaccennato Primario, ma si temeva che il pus avesse intaccato l'osso.
Io aveva consegnata alla mamma del malatino un'immagine e una piccola Reliquia del Ven. Don Bosco e avevo cominciata la Novena prescritta con mio marito.
Dall'operazione risultò che l'osso era pulitissimo. Una grazia! Tra il pus e l'osso v'era la distanza di pochi millimetri.
Il bambino era in via di miglioramento quando gli sopraggiunse la gastro-enterite con attacco peritonale che lo portò in fin di vita. Io lo vidi ormai in agonia. Pure, in tale stato il polso (altra grazia!) si manteneva forte. Adagio adagio fu superato il nuovo male, il piccino fu riportato a casa dove rimase ancor molto tempo a letto perchè dal taglio usciva abbondante il pus.
Chiusasi la prima ferita fu praticato un secondo taglio da cui il sangue ebbe l'ultimo e salutare sfogo. Ora il bambino è guarito; mangia, con appetito, gioca e cammina svelto.
È da notare che egli serbava carissima la Reliquia e l'immaginetta alla quale avevo aggiunta quella dell'Ausiliatrice, e che le preghiere si erano continuate. Sieno rese grazie a Gesù, alla Madonna, al Veri. Don Bosco che interpose la sua valida intercessione per ottenere la guarigione del caro Enzo.
Ora mantengo la promessa fatta inviando la relazione della grazia e la piccola offerta di L. 20 per le Opere Salesiane che ne hanno maggior bisogno. La mamma del graziato unisce L. 1o per la celebrazione di due Messe all'altare dell'Ausiliatrice.
Fiorenzuola 12-VI-1927.
ANNA LUVOLINI
Cooperatrice Salesiana.
Il Dott. Marco Moglia, medico chirurgo dell'Ospedale civile di Firenzuola, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
« Sono lieto di attestare quanto la signora Luvolini scrive, anzi debbo aggiungere che ad un certo momento della malattia feci prognosi infausta, tanto le condizioni del piccolo paziente erano cattive ».
Non s'invoca invano.
Trascinato mio malgrado in una vertenza giudiziaria, questa si prolungava esageratamente con mio grave danno. Decisi di ricorrere ala Beata Vergine Ausiliatrice, iniziando la novena consigliata dal Ven. D. Bosco e mi raccomandai caldamente alla intercessione di Lui.
Non era ancora terminata la novena e già veniva riconosciuto e sancito il mio buon diritto. Perciò mi affretto ad inviare l'offerta promessa mentre innalzo fervidi inni di grazia a Maria SS. Ausiliatrice, padrona dei cuori e delle menti degli uomini, che non abbandona mai i suoi devoti, sia pure nelle necessità materiali.
Un Cooperatore.
Pronto aiuto.
Coll'animo compreso della più viva riconoscenza, ci sentiamo in dovere di segnalare l'insigne grazia ricevuta, in questi giorni, da Maria Ausiliatrice e dal venerabile D. Bosco.
La nostra cara bambina Irma di due anni e mezzo cadde dalla scala in un sottostante balcone, da un'altezza di circa tre metri. La mamma presente alla sciagura, invocò con fervore la Vergine Ausiliatrice e il Venerabile Don Bosco. Coll'animo straziato si slanciò a raccogliere il corpicino esanime della sua piccola Irma credendo di non rialzare che un cadavere. Ma la bambina a poco a poco riprese i sensi, senza avere riportata la più piccola lesione.
Riconoscendo nella grazia ricevuta, un vero prodigio, pubblicamente desideriamo dar gloria alla Taumaturga Vergine Ausiliatrice, perchè tutti i suoi divoti si uniscano a noi nella preghiera di ringraziamento e traggano fiducia illimitata per rivolgersi sempre in ogni evenienza alla bontà materna di Colei nelle cui mani Dio ha posto i tesori infiniti della sua misericordia.
Giaveno 26 Settembre 1927.
CONIUGI PORTIGLIATTI GIUSEPPE E MAGGIORINA
Cooperatori. La bontà di Maria Ausiliatrice.
Ammalatosi un nostro bambino di 14 mesi di parotifo di natura influenzale, tre giorni dopo si aggiunse la polmonite morbosa.
I tre medici curanti non lasciarono nulla d'intentato per salvare il piccolo Emanuele da sicura morte, ma i mali si mostrarono ribelli a tutte le cure. Quando ogni speranza di guarigione era perduta, tutta la famiglia si rivolse a Maria Ausiliatrice facendo l'infallibile Novena consigliata da D. Bosco con viva fede promettendo l'offerta di 500 lire per le Missioni Salesiane e la pubblicazione sul Bollettino Salesiano.
Alla fine della Novena la guarigione è avvenuta quasi istantanea: i mali scomparvero e il bambino si riebbe subito. Riconoscente alla bontà di Maria, rendo vive grazie a nome di tutta la famiglia Cerami.
GIUSEPPINA VENTURI.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - Abbate M., Aceto G., Adamo O., A. I., Altieri D., Altieri E., Amato A., Andino R., Anichini A., Ardengo A. Ved. Fera, Argilla E., A. S.
B) - B. A. di Ogna, Bagliani L., Balatti E., Balicco E., Ballarlo P., Balzari C., Barabos Sorelle, Bartellini E., Battiati R.. Battiloro G., Beghi T., Beltrami M., Beretta A., Berti M., Besenval O., Berzi G., Biancotti T., Biasin A., Bich C., Bonaccorsi P., Bonato C., Bonetti E., Borgaro E., Boscaglia Zacco E., Battano R., Bottero B., Brancaleoni P., Brau G., Brielli F., Bucci E., Buonerba A.
C) - C. D., Cairo M., Calosso G., Calvi M., Campagna T., Campanini E., Canneva Tortarolo M., Cantarelli Prof. L., Canu G., Capitolo L., Capineri M., Capogrosso S., Cardia Dessi F., Casella R., Cau S., Cauda M., Cavallo M., Cavanna F., Cavigiolo F., Caviglione E., Cecconi R., Celoria G., Cesena G., Chesi V., Chessa E., Chiapello T., Chiappero M., Chiesa P., Clerici Sorelle, Cognasso S., Collarini A., Colao A., Comicioli B., Congia Zucca M., Cooperatrice, Corda E., Cordera C., Cortona G., Cossu G., Costa Giardina Lina, Costa S., Costanzo M., Crespi E., Cuccu R,
D) - Darbesio M., Davalle A., De Fidio L., Del Dora C., Della Torre S., Siana P., Dieni Mandalori A., Dignani B., Dondugnaz P., Donetto Coniugi, Dorigotti C.
E) - Emiliani P., Esposito N.
F) - Fabbrini Genghini A., Famiglia di Carpenedolo, Fanelli G., Fanetti G., Fangazio R., Fava A., Fenzi E., Ferrando A., Figini M. Figlia di M. Aus., Fiori R., Fossa C., Fracchia A., Fracchia D., Franchini E., Franco Greppi A., Frassato M., F. S., Fusari M.
G) - Gabellini M., Galetti CI., Galetto A., Galleazzi Fr., Galliano Bruzzone C., Gamaleri C. e T., Gandelli Fr., Gandini E., Garelli M. di Pietro, Genta G., Germano G., Giaccone M., Gianesin B., Giordano C., Giordano M., Giorgetti M., Giovannini Fr., Giulianelli A., Gnesotto C., Gobbo L., Goy G., G. R., Graffeo E., Graffeo F., Gregori A., Grillo Giusep., Grimani Contessa Enrica, Grondona S., Guarneri T., Guidetti D., Gustinelli G.
I) - Immordino A., Incutti C., Insolera G., Invernizzi G., Invernizzi Rag. G.
L) - Latella C., Lavaggi F., Lenozi G., Leone Don C., Lerda M., Lievore ch. A., Locatello P., Lombardo Suor M. C., Longo A., Levato L., Luchi G., Lumia V., Luppi D.
M) - Macuz G., Maestro di Punta Arenas, Maria da Fonzaso, Maroso A. e P., Marrocco F., piasi V., Masotto Don G., Merighi N., Merlini G., Milesi Mirotto M., Miliziano G., Mogavero R., Molteni M., Monaci Pedretti M., Monetti L., Montanari I., Monticone E., Morando Travo I., Moretti A., Mosagna M., Moscato G., Mura C.
N) - N. N. di Cortemiglia, Meda Lomellina, Mirabello Monferrato, Nicolello R., Noli C., Nucci M.
O) - Odasso A., Olla Don L., Origlia A.
P) - Paccanini E., Pagano Cogo T., Pagliasotti M., Panero P., Pani C., Pasta N., Pastorelli M., Pegoraro M., Perello C., Perotti A., Perotti E., Pezzo V., Piana S., Picchetta L., Pietrasanta Don G., Pissinis C., Pivot M., Poggio P., Poncino Don E., Porro Fam., Prugotti E., Pulitanò A.
R) - Radaelli F., Raveri Sorelle, Ravetto Ruffino M., R. G. di Ovada, R. G. di Torino, R. L., Re M., Reggio Don C., Riccardi Bernini M., Riccobone G., Roggero Fam., Roli Trenti L., Rollandin Vollon C., Rollone A., Romanin Iacomon M., Ronga - Frezza Don F., Rossi M., Rossi Ramognini M., Rosso S., Rota M., Rovelli A., Rovelli L., Russo A.
S) - Saba E., Sangiorgi P., Saudino C., Savin G., Savino A., Schillaci G., Sciutto Ang. M., Segariol F., Sellan C., Semino F., Settepassi R., Seveso Rag. R., Silva E., Silva M., Siri Ravera B., Smerieri L., Spartà M., Spezia L., Stegagno R. Ved. Girardi, Strada N., Suor Maria R., Susin L. Ved. Ampezzan.
T) - Tabini G., Tami L., Tarantola V., Targa C., Testa M., Testa R., Tiboldo G., Tommasi Don G., Torrini Ruggeri G., Trappa Don G., Trenti M., Trucchi M., Turinetti C.
V) - Vallania A., Vascon A., Vecchi Vercesi M., Vecchies A., Verzè F., Vidi L. Vincenza Livio e Luigi.
W) - Winkler E.
Z) - Zanderi Sorelle, Zara Suor B., Z. E. di Cavedago , Zolin N., Zorzit R.
Can. Don Silvio Gallotti.
Direttore spirituale del Seminario di Novara.
Moriva a Pallanza (Novara) il 2 maggio scorso in concetto di santo, a 46 anni, consumato più che dalla malattia, dalle austerità, dai digiuni, dalle penitenze corporali le più volte occulte, da intere notte passate in ginocchio ai piedi dell'altare.
A Galliate, ove fu 4 anni Coadiutore della Parrocchia, rinnovò gli esempi del Ven. Don Bosco. Per 17 anni addetto alla formazione dei Seminaristi nella diocesi di Novara emulò la carità, il sacrificio, lo zelo del Beato Cafasso. Agli istituti salesiani ed alle congregazioni religiose indirizzava i giovanetti del popolo e gli stessi seminaristi. Più che ammiratore fu imitatore degli esempi del Ven. D. Bosco e di D. Rua. Morì completamente povero e solo con spontanee elargizioni gli si poterono rendere solenni onoranze funebri. La Chiesa novarese ha fatto una gran perdita, ma conta un protettore di più in cielo.
Don Luigi Cerrina.
Da 22 anni era zelante parroco di Odalengo Grande Monferrato; dallo scorso dicembre era pure Decurione dei Cooperatori Salesiani, di cui si prendeva molta cura.
Mancò nel passato giugno, a 52 anni di età, lasciando un profondo e generale rimpianto. Umile, semplice, pieno di rettitudine, si rendeva caro a quanti l'avvicinavano. Il suo vescovo disse d'aver perduto in lui un modello di sacerdote. La sua santa vita fu coronata da una santa morte.
Carolina Bizozzero ved. Annoni.
Fu chiamata a Dio il 26 giugno u. s. nella veneranda età d'anni 81, in Barlassina.
Fu donna di vita veramente cristiana. Era particolarmente devota di M. Ausiliatrice. Zelò sempre le Opere di D. Bosco di cui era ottima Cooperatrice.
Invochiamo dal Signore per la defunta il premio dei giusti e per la famiglia, alla quale presentiamo le nostre vive condoglianze, il conforto cristiano.
Rosa Bisio in Brunengo.
Nell'età di 67 anni, dopo lunga malattia, spirava nel bacio del Signore, a Isola del Cantone (Genova).
Donna di virtù e di sentimenti profondamente cristiani, visse per la sua casa, pel lavoro, per la Chiesa alla quale prestò sempre con zelo l'opera sua.
Pace all'anima sua benedetta!
Alla famiglia e in modo particolare al fratello della compianta estinta D. Bisio Gerolamo, Salesiano, le nostre condoglianze.
Carlo Prof. Fedeli
Dell'Università di Pisa.
Benefattore esimio ed entusiasta cooperatore delle opere Salesiane, questo scienziato di fama mondiale, artista e scrittore insigne, fu un'anima fervorosa che irradiò splendidi esempi di virtù cristiane nel lungo cammino della sua vita. La sua lieta bontà che lo portava a prodigare sempre una parola confortatrice a chi ricorresse a lui per avere sollievo ai proprii mali, imprimeva in tutti il più grato ricordo del medico benefico che curando il corpo sollevava lo spirito. Per la vita ricca di fede e di opere buone, Dio gli avrà già dato ciò che egli attese sempre da Dio: il conforto e il premio; questo noi pure abbiamo implorato per lui con le preghiere di suffragio e imploreranno i nostri Cooperatori.
All'illustre famiglia del grande scomparso, ed alla sua degnissima consorte, Presidente delle Dame dell'Opera Salesiana in Pisa, le nostre sentite condoglianze.
Sac. Teol. Cav. Luigi Pautasso.
Vicario di Sant'Antonino di Bra.
Di pronto ingegno e tenacissima memoria, era passato dal natio paese di Carignano all'Oratorio Salesiano per compiere i suoi studi ginnasiali, e poi ai seminari di Chieri e di Torino per lo studio della Filosofia e Teologia. Sacerdote fu vice parroco a Piobesi e poi nell'insigne collegiata di Rivoli. Nel 1884 otteneva a concorso l'importante parrocchia di S. Antonino in Bra.
Il suo zelo sacerdotale che mirò sempre al bene delle anime, lo rese carissimo ai suoi parrocchiani: e la sua attività diede vita a numerose opere benefiche, quali l'Istituto della S. Famiglia, l'Asilo, le fiorenti Compagnie. Visse povero e morì povero; le sue ricchezze egli profuse nei restauri artistici della Casa del Signore e nell'alleviare le miserie dei poveri, da lui maggiormente amati. Raccomandiamo ai suffragi dei nostri Cooperatori quest'insigne ammiratore delle Opere di D. Bosco.
Mons. Bernardo Arato.
Vicario di Cavour.
Era nato a Buttigliera nel 1853, e fece i primi studi all'Oratorio sotto la guida di D. Bosco, al quale conservò sempre venerazione e affetto, e del quale prese le difese in varie circostanze. Eletto ingegno mirò sempre alla santificazione delle anime coi suoi numerosi scritti di propaganda e di istruzione religiosa, e specialmente colla sua parola dotta e affascinante. La sua vita fu tutta un olezzo di virtù sacerdotali, che egli cercò sempre di occultare con la sua profonda umiltà, e che lasciarono di lui la più grata memoria. Morì il 6 ottobre, a 74 anni, rimpianto dal popolo ch'egli aveva beneficato colla sua carità e col suo zelo. Vogliano i Cooperatori nostri ricordare nelle loro preghiere questo illustre amico dell'Opera Salesiana.
AGOSTANI Lavinia, † Capo di Ponte (Brescia). AIMO Don Lorenzo, † Briaglia (Cuneo). ARTISi Geronimo, † Varazze (Savona). BIAGGI Catterina, † S. Abbondio (Svizzera-Tic.). BIANCHI Giacomina Bonetti, † Rogno (Berg.). BINDI Cav. Ernesto, † Giulianova (Teramo). BRIZZI Rosa fu Rosario, † Condoianni (Reggio). BRUMANA Benedetto, † Costa Imagna (Bergamo). CAPPELLI Pietro, † Firenze.
CHIANESE Cav. Pasquale, † Caserta (Napoli). CHIZZOLA Albino, † Ravazzone (Trento). CIARROCCHI Adele, † Montefiore dell'Aso. COVATTA Antonio, † Limosano (Campobasso). FABRICAT ing. Luigi, † Caserta (Napoli). FASOLI Cecilia, † Marano (Verona).
FERRERO Caterina Ved. FRANCO, † S. Damiano d'Asti (Aless.).
GRAGLIA Anna, † Gassino (Torino).
GULLINo Anna, † Cavallotta (Cuneo). LODI ZAMPIERI Elisa, † Vicenza.
LUGLI Can. Odoardo, † Carpi (Modena). Lupi D. Domenico, Arc. Riccò del Golfo (Spez.). MAGGIO Mons. Apollonio, t Vescovo, † Ascoli Piceno.
MARTINI Prof. Pietro, † Ponte Tresa (Svizzera). MASSA Lusci Catterina, † S. Antioco (Cagliari). MAZZA Giuseppina, † Cincinnati, Ohio (S. U.). MERLO Cav. Not. Gaetano, † Castiglione di Sicilia (Catania).
MICHIELI Ch. Lorenzo, † S. Pietro Montagnana (Padova).
MORELLO Emilio, † Caromb (Francia).
MURRII MAMELI Rita, t Lanusei (Nuoro). NEGRI Rosa Ved. BIRAGO, t Vignale Monf. NOLI D. Giovanni, † Grosio (Sondrio). OLIVIERI Giacinta, † Ovada (Alessandria). PELISSERO Antonia Ved. BISSON, † Torino. PIELLI Angelo, + Tramonti di Mezzo (Udine). PINO Giacomo, † Pantasina (Imperia). PIVANO Giacomo, † Sordevolo (Vercelli). PIVANO Luigia, † Torino.
PROMINO Teol. Lorenzo, † Cardè (Cuneo). QUERCIOTTI Rosa, † Gattinara (Novara). RINALDI Gerolima, † Nevi Ligure (Aless.). SALA Mercede, † Modena.
ZARA Angelo, † Lanusei (Nuoro).
ZAVATTARO Giuseppe, + Castelnuovo Calcea.
Gennaio. - Il Sacerdote Filippo Rinaldi ai Cooperatori pag. i Mons. Giuseppe Gamba elevato alla Sacra Porpora » 7
In famiglia » 8 Il Convegno dell'Unione D. Bosco fra insegnanti » 11 Il Cinquantenario dell'Opera Salesiana nell'Uruguay . . . » 12 Dopo la Consacrazione dei Vescovi Cinesi » 13 Notizie dal Giappone, Baia Negra, Alto Paraguay e Equatore » 15
Pubblicazioni missionarie . . . . » 21
Febhraio. - Seguiamo il Maestro . pag. 40 20 Centenario della Canonizzazione di
S. Luigi Gonzaga » 33 Un ottimo libro (Federico Ozanam di A. COJAZZI . » 42
La vita delle Missioni: tra i selvaggi Divari » 43 Appello Generale ai Cooperatori . . » 51
Conferenze » 52
Unione Insegnanti D. Bosco . . . . » 52
Marzo. - 2o Febbraio 1927! . . pag. 65 Decreto sulla eroicità delle Virtù del Ven. Don Bosco » 66 La parola del Santo Padre . . . . » 70 Il quadro di S. Giuseppe nella Basilica di M. A. in Torino » 74 Pia Unione dei Cooperatori Salesiani nel Veneto » 75 Le prime prove di alcuni Cooperatori » 75 Un fiore di Paradiso - Domenico Savio » 77
La vita delle nostre missioni . . . . » 79
Aprile. - Pasqua! Pag. 97 Verso la Beatificazione del Ven. Don Bosco » 100
Nel Centenario Francescano: le vie del Signore » 103
Don Michele Rua » 1o6 La Novena suggerita dal Ven. D. Bosco » 1o8
La vita delle Missioni » 109
Maggio. - La nostra Ausiliatrice . pag. 129 Novena e solennità di M. Ausiliatrice a Valdocco * 131 Il quadro di M. Ausiliatrice nel suo Santuario di Torino » 132 Verso la Beatificazione del Ven. Don Bosco » 133 La S. Congregazione dei Riti . . . » 134 La Messa d'oro del Card. Gasparri . » 134 In memoria di Don Fr. Cerruti . . . » 135
Il successore del Ven. Don Bosco in udienza dal S. Padre pag. 136 Le vita nelle nostre Missioni . . . » 137
Giugno. - Il Successore del Ven. Don Bosco a tutti i benefattori delle Opere Salesiane pag. 161 La novena consigliata da Don Bosco » 164 Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù » 165
Ex-allievi cooperatori » 166 La parola della Presidente delle ex-allieve delle Figlie di M. A. . . . » 167 La vita delle nostre missioni - Don Pietro Ricaldone visita le missioni dell'Assam » 171 La festa al Santuario di Valdocco . . » 182
Luglio. - Don Bosco e le conferenze di S. Vincenzo pag. 193
La Festa del Padre » 196
Il nuovo Cardinale Salesiano: Mons. Augusto Hlond » 198
In Famiglia » 2oo
Dalle nostre Missioni » 202
L'alto Patronato di S. M. la Regina d'Italia al Comitato delle Dame Patronesse delle Opere Salesiane . . . » 213
Causa di Beatificazione di una Cooperatrice Salesiana » 213
Agosto. - La Casetta dei Becchi . pag. 225 Le ali di un Apostolo » 226 La solenne commemorazione di Don Bosco a Torino-Valdocco . . . . » 228 Imposizione della berretta cardinalizia al Card. Augusto Hlond . . . . » 231 Sacerdoti novelli » 235
Dalle nostre Missioni » 236
Il Papa e la Cina » 244 Il generale U. Nobile al Sig. Don Rinaldi » 245 Dalla Palestina: Festività salesiane in onore del S. Cuore » 251
Congressi giovanili » 253
Settembre, - Don Bosco Educatore pag. 257 Un ottimo manuale di canto . . . . » 263 La nuova scuola agricola Missionaria di Cumiana » 264
Dalle nostre Missioni » 270 Il Rev.mo Don Ricaldone nelle missioni dell'Assam » 274 La gioia di essere di Don Bosco . . » 278
Ottobre.-Intorno allo studio per l'insegnamento del catechismo . . . pag. 294 La grande giornata missionaria . . » 294 Scuola Agricola Salesiana missionaria » 297 Il Beato Cottolengo (Centenario d'una data memoranda) * 298
La morte del missionario Salesiano Don Balzola pag. 299 Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco » 300 Nel VI anniversario della morte di Don Albera » 301 Il Col. De Pinedo e i missionari cattolici » 303 Dalle nostre missioni - Visita del Rappresentante del Sig. Don Rinaldi . » 304
Novembre. - Madre di virtù . . . pag. 321 Don Giovanni Balzola » 325
Stampa Salesiana » 328 Partenza di Missionari Salesiani » 329 L'Istituto « Cardinal Cagliero » d'Ivrea » 331 Resoconto annuale delle Opere Salesiane nella Patagonia e Terra del Fuoco » 332 Soffi di vita salesiana nel Paraguay e nel Gran Ciaco » 334 Partecipazione dei Salesiani alla Mostra dell'Espansione Italiana all'Estero » 336 Tra « Mostre » e « Congressi » . . . » 337
Dalle nostre Missioni » 338 L'ultima lettera di Don Balzola . . » 341
Dicembre - Mons. Fagnano esaltato a Puntarenas pag. 343
Missionari Agricoltori » 356 Il Santuario espiatorio a Magdalen i del Mar » 358
I Salesiani a Terni » 359 Elogio delle Missioni del Rio Negro . » 361 Resoconto annuale dell'Opera Salesiana nella Patagonia e nella Terra del Fuoco » 365
Dalle nostre Missioni » 368
Anime riconoscenti al Ven. D. Bosco, 23, 74, 168. 365.
Culto e grazie di M. Ausiliatrice: 24, 54., 86, 117, 144, 183, 208, 246, 279. 311, 345, 379.
Azione Salesiana: 28, 75, 121, 150, 169, 214, 251, 268, 296, 355 367.
Tesoro Spirituale: 31, 57, 72, 108, 143, 185, 212, 253, 284, 330.
Necrologio: 31, 64, 95, 125, 156, 191, 223, 255, 287, 319, 350,382.
Notizie dalle Case Salesiane: 58, 89, 122, 186, 216, 254, 285, 316, 348, 377.