PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
ANNO XLVII. TORINO, NOVEMBRE 1923 NUMERO 11.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)
SOMMARIO: Il nuovo Santuario di Nazareth. - La cerimonia della consacrazione. - Due proposte.
L'anima di S. Francesco di Sales. - Per la chiusura del Centenario. -- "Gioventù missionaria".
Le Missioni Salesiane: Dalle lettere dei nostri. - Nuovi missionari. - Commovente appello dall'Assam. - U Jiri ai suoi benefattori. - Le meraviglie naturali dell'Equatore. - Nuova residenza nel Rio Negro. - Dai confini del Ciaco Paraguayo. - Episodi missionari. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Giornate missionarie. - Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco. Azione salesiana: Dall'Italia e dall'estero. - Necrologio.
Ci gode l'animo di poter dare alla Famiglia Salesiana e a quella assai più ampia dei Cooperatori i particolari della solenne cerimonia che il 6 settembre u. s. si compiva a Nazareth, per la consacrazione di un nuovo santuario dedicato a Gesù Adolescente. Era una mancanza, una lacuna incomprensibile, che là, dove Egli visse il periodo più lungo della vita, mancasse un tempio particolarmente dedicato a Lui, che lo ricordasse nell'età, nella quale, non solo ogni pellegrino in Terrasanta, ma ogni buon cristiano, lo ricerca e studia ogni giorno con devota animirazione, meditando la sua vita. Ora il Tempio sorge, e sorge accanto una casa salesiana, ufficiato dai figli di Don Bosco, che in questo fatto provvidenziale. vedono un nuovo tratto di predilezione della Divina Provvidenza, che li ha chiamati all'educazione della gioventù della classe più bisognosa.
Il nuovo Tempio sorge, e, come scrive al sig. Don Rinaldi Mons. Caron - l'infaticabile promotore della santa iniziativa - tutto porta a credere che, d'ora innanzi, Nazareth diverrà il focolare, dal quale il culto di Gesù Adolescente risplenderà in tutto il mondo.
Per parte nostra non risparmieremo alcun mezzo per diffondere questa divozione così cara ed attraente in mezzo alla gioventù e al popolo cristiano. È troppo piena, per la stessa misteriosa oscurità che l'avvolge, di pratici e sublimi insegnamenti.
Gesù a Nazareth.
Tornando dall'Egitto, la Sacra Famiglia si fissò stabilmente a Nazareth, ed a Nazareth Gesù visse gli anni della sua vita occulta, fino all'apparizione in pubblico, a 30 anni. Fu un tempo lungo, il più lungo della sua vita, del quale gli Evangelisti - al contrario degli apocrifi, che narrano molte meraviglie di questo tempo della vita di Gesù - non ci dànno che pochi spunti, però altamente importanti e significativi (S. Luca, 2. 40, 51, 52.).
Nella preghiera.
Per prima cosa ci vien detto che i parenti di Gesù andavan ogni anno a Gerusalemme, a celebrarvi la Pasqua; e che anche Gesù, come ebbe raggiunto il dodicesimo anno, ve li accompagnava (S. Luca, 2. 41, 42).
Questo fatto ci ricorda la vita di preghiera e di pietà che il Divin Salvatore conduceva in casa. Presso i Giudei l'educazione che si dava al fanciullo in famiglia, era eminentemente religiosa. Sulle ginocchia dei genitori egli imparava a conoscere Iddio e i divini comandamenti (Tob 1. 10.), e la storia prodigiosa del popolo suo. Presso la porta di ogni casa pendeva, nell'interno, una cassetta, nella quale si custodivano alcune strisce di pergamena con brani della Legge (Deut. 6, 4-9; 11, 18-21); e tutti, entrando o uscendo, solevan toccare divotamente la piccola custodia, dicendo una preghiera. L'ufficiatura divina nelle sinagoghe ampliava l'istruzione che si dava in famiglia. Dopo il ritorno dalla schiavitù di Babilonia, il divin culto era regolato in nodo perfetto. Quasi tutti i villaggi possedevano un oratorio, od una sinagoga, che, di frequente, era un edifizio maestoso. Di preferenza sorgeva in luoghi un po' elevati, in capo agli angoli. delle vie, o in altri punti più adatti; e un alto albero, o qualche segno religioso, come il candelabro delle sette braccia, il vaso della manna ecc., soleva contrassegnare queste case di preghiera ed istruzione religiosa.
Sul modello del tempio di Gerusalemme, esse avevano questa forma. Entrando, c'era il luogo per il pubblico, con tappeti e cuscini, e, per le donne, un reparto speciale, o un'alta galleria con grate; poi, come il presbitero delle nostre chiese, seguiva un tratto più elevato, con il candelabro dalle sette braccia, e il pulpito, la cattedra, e sedie speciali per i più insigni dottori della Legge; e, al fondo, ancor più in alto, posava la nicchia, dipinta a vivi colori, nella quale si conservavano i rotoli o cilindri della Sacra Scrittura.
Il sabbato, stabilito a perpetuo ricordo del riposo divino dopo l'opera della creazione (Gen. 2, 3. Es. 20, 11.), e anche della Pasqua, ossia della liberazione della schiavitù dell'Egitto (Es. 31, 13), e a tener desta la speranza nel Messia, solea trascorrere nella lettura e nella spiegazione della Legge e dei profeti, fatta dai predicatori del luogo e da altri di passaggio. La Scrittura si leggeva sempre in ebraico, ma la spiegazione si faceva in lingua sirocaldaica (o aramaica). Durante la settimana avevano luogo tre altre funzioni religiose in comune, mentre alcuni ferventi giudei visitavano ogni giorno la sinagoga, per pregare e leggere la Scrittura. E così, senza dubbio, faceva anche il Divin Salvatore, sedendosi di frequente fra gli altri Israeliti, col capo coperto, pregando e leggendo la Sacra Scrittura (S. Luca, 4, 16). Ma i punti più culminanti della vita religiosa erano le grandi feste nazionali di Pasqua, di Pentecoste e dei Tabernacoli, a Gerusalemme.
Nell'obbedienza.
Due altri accenni alla vita occulta del Salvatore ci offrono gli Evangelisti; e cioè che stava soggetto ai suoi parenti (S. Luca, 2. 51); e che era chiamato il figlio di Giuseppe, del falegname, (S. Matteo, 13, 55 ) e che egli pure esercitava lo stesso mestiere (S. Marco, 6, 3.). Questi dati ci fanno intimamente penetrare nella vita domestica della S. Famiglia.
In oriente le case della gente del popolo sono semplici, quadrate, costrutte in pietra o argilla e legname, e intonacate di calce. Sopra le anguste abitazioni dal basso suolo si leva, quasi quartiere superiore, la terrazza con bassa balaustra, dove, d'estate, si pranza, si conversa, e si dorme in una capanna di foglie o giunchi, o in un piccolo edifizio a forma di torre. Una scala, mobile o fissa, unisce la terrazza al cortile, il quale, chiuso da un muro di pietra o da un fossato, suol avere qualche pianta di fico, un pergolato, e, in un angolo, un grosso fornello di fango o di pietra.
L'arredamento dell'interno è il più semplice che si possa immaginare: alcuni sgabelli, una bassa tavola, accanto le pareti alcuni cuscini e materassi per sedersi e per dormire, varie anfore, un gran piatto e un molino a mano per macinare il grano. Tale, press'a poco, doveva essere la casa della S. Famiglia, la quale, forse, sorgeva dove ora si trova la Chiesa dell'Annunciazione, e doveva avere due parti: una parte anteriore, in muratura; un'altra posteriore, scavata nella roccia, con varie grotte che formano l'attuale cripta della chiesa.
Qui Gesù visse nell'obbedienza e nel lavoro.
La Scrittura ci fa particolarmente rilevare l'obbedienza, come un'intima deliberazione, voluta, meditata e costantemente ripetuta, di guisa che non sembra che in questo periodo della vita Egli pretendesse o aspirasse ad altra cosa, fuorchè alla pratica dell'obbedienza e della soggezione. L'obbedienza ai parenti era il primo e più forte dei suoi pensieri, dei suoi disegni, dei suoi ideali; era il centro da cui si moveva tutta la sua vita.
Nel lavoro.
A quanto pare, Egli aiutò S. Giuseppe nel mestiere di falegname (S. Marco, 6, 3). Mentre la Madre di Dio accudiva la casa, tesseva o cuciva, faceva le piccole compere, preparava il pranzo o andava ad attingere acqua alla fontana - quella precisamente che si vede ancor oggi, nella parte orientale di Nazareth, attorniata da olivi e da cactus, e che porta il nome di Fontana della Vergine (Ved. in copertina) - Giuseppe e Gesù si occupavano nell'officina in lavori del mestiere. I primi cristiani pretendono di aver visti alcuni gioghi ed aratri fatti dal Salvatore. Il suo lavoro era utile, necessario e serio, perchè, con esso, do veva guadagnarsi il pane. era un lavoro comune ed esteriore, che non si connetteva direttamente con Dio, nè richiedeva un talento speciale, ed era un lavoro duro e penoso; le mani sue erano callose ed indurite, il volto abbronzato dal sole, e bene spesso goccie di sudore gli brillavano sulla fronte. A dir vero, il lavoro manuale era in grand'onore presso i Giudei; il figlio stesso del Sommo Sacerdote doveva apprendere un mestiere. Ma chi può mirare, senza intenerirsi, il Figlio di Dio a lavorare a quel modo per guadagnarsi il pane?
Alle ore del lavoro teneva dietro la refezione quotidiana, che, nelle famiglie povere, si riduceva ai prodotti più semplici e più comuni del campo. Dopo il pranzo veniva la conversazione in società, o la lettura della S. Scrittura, della quale si avevan copie, complete o frammentarie, in quasi tutte le famiglie. E con la preghiera in casa, alla luce di una lampada, si finiva la giornata.
Con progresso continuo.
Altro accenno della S. Scrittura intorno alla giovinezza di Gesù, è il suo progresso. S. Luca ne parla due volte (2, 4o e 52). Ma è un accrescimento e un progresso esteriore, in quanto la sapienza e la santità, in lui innate, si rivelavano con l'età e crescevano, esteriormente, con lo svolgersi della vita. Un accrescimento interiore d'intelligenza può solo ammettersi riguardo alla scienza naturale e sperimentale. Dal primo istante della sua concezione Gesù godette dell'immediata contemplazione di Dio (S. Giov. 3, 11; 8, 38), e, con essa, di ogni santità e scienza in misura ineffabile. Così pure gli erano state infuse, fin dal primo istante, e con pienezza assoluta, la scienza, la grazia, la forza e la santità in grado soprannaturale. E tanto gli era dovuto, come a Figlio di Dio, re degli angeli, e maestro degli uomini.
Sotto questo punto di vista egli non progredì, nè acquistò meriti per sè, ma per noi. Crebbe solo in cognizione naturale o acquisita,
e in scienza esperimentale, e, precisamente, a misura del tempo e dello sviluppo delle facoltà. Anche ciò che vedeva con l'intelletto in immagini e in concetti ideali, grazie al suo sapere infuso, lo venne a conoscere a poco a poco, per mezzo dei sensi e delle facoltà mentali e con l'uso di esse. Ma con ciò, realmente, non apprese nulla di nuovo. Può tuttavia ammettersi che, o in casa sua, sulle ginocchia della Madre, o con altri fanciulli in iscuola, ai piedi di un maestro, egli si esercitò nel leggere e nello scrivere e nel recitare le preghiere e i passi della Scrittura. Al tempo suo in quasi tutte le sinagoghe v'era una scuola, fatta dagli addetti alle medesime; e avrebbe dato sull'occhio, se Egli si fosse allontanato dall'uso comune. Ma non frequentò mai la scuola superiore di un rabbino, nè cercò il titolo di Dottore della Legge (S. Giov. 7, 15). Ecco, adunque, come dobbiamo intendere il progresso di Gesù. La sua figura, nobile e slanciata, crebbe; le sue forze si svilupparono, cosicchè potè applicarsi a lavori corrispondenti all'età; e così pure si andarono manifestando la sua sapienza, la sua intelligenza e la sua virtù, progressivamente coll'età e colle esigenze delle circostanze esteriori. Il suo fu un accrescimento umano, fisico, intellettuale e morale, nell'unica guisa in cui può degnamente supporsi. La compiacenza di Dio e degli uomini si posava su lui, perchè l'edificazione e la grazia da lui emanavano inesauribilmente. Tutti godevano d'incontrarlo e si stimavano felici di vederlo! La mamme, con l'anfora sul capo, si fermavano allorchè passava vicino ad esse, e sostavano a guardarlo, e lo seguivano con lo sguardo, piene di dolce invidia per la madre sua.
Nell'oscurità.
Con tutto ciò, la vita di Gesù in Nazareth è una vita di oscurità e di umiltà la più profonda; e per questo è detta, per eccellenza, « vita occulta ». E, realmente, Egli si sottrae ad ogni relazione e si nasconde. Si apparta dal mondo con la scelta stessa del luogo della sua dimora. Nazareth non è nulla di grande, nè celebre nell'antico Testamento (S. Giov. 1, 46); si distingue sol per il clima e per gli incantevoli panorami delle alture che la circondano. Egli si nasconde anche per l'occupazione scelta, che è di tal genere, che, nessuno ancora, s'è acquistato con essa un nome. E nasconde le stesse gloriose sue qualità personali.
Quanto pochi dei contemporanei vedono ed ammirano la sua affabile e dolce bellezza! Quanto poco traspaiono i tesori di sapienza e di potere in lui racchiusi! Chi mai, oltre Maria e Giuseppe, poteva immaginare la santità che in lui stava nascosta! Nessuno lo seppe. Quando si presentò in pubblico, si sapeva, appena, che era di Nazareth e figlio di Giuseppe e di Maria (S. Matteo, 13, 55. S. Marco, 6, 3). Nemmeno Natanaele, che era di Cana, ad una lega e mezzo da Nazareth, aveva sentito parlare di lui (S. Giov. 1, 46). A Nazareth, adunque, Egli seppe nascondersi davvero, nell'oscurità e nell'umiltà più profonda. Che cosa non avrebbe potuto fare per la salvezza dell'umanità in quel lungo tempo, in altre circostanze? E non glie lo suggeriva forse anche il cuore, riboccante di amore per Iddio e per gli uomini? Non è dunque un mistero, e un mistero profondo, che si nascondesse così, nella piena conoscenza che aveva del suo potere e nell'ardore proprio del suo giovane cuore?
Non è quindi senza interesse, tanto per la conoscenza del mistero, come per nostro ammaestramento, il penetrare i motivi per i quali Gesù si comportò in questo modo. Prima di tutto fece così, perchè quella era la volontà di Dio, e con essa rendeva a lui la più devota obbedienza. E chiaro, che il Signore volle darci, con ciò, un grande ammaestramento, senza dubbio il più importante: sul modo, cioè, con cui dobbiam compiere la volontà di Dio. Fare la volontà di Dio è tutto per l'uomo, è tutto nella vita (Ecclesiaste, 12, 13). Chi fa quello che Dio vuole, fa quanto basta; ed è, con ciò, bastantemente saggio, ricco e glorioso. A quel tempo, molte cose, e molto grandi, si compirono nel campo scientifico, politico e religioso; ma nulla tornò di maggior gloria a Dio, e nulla Egli contemplò con maggior compiacenza, come la vita tranquilla e apparentemente insignificante del Figlio suo in Nazareth. Per questo è detto: « E la grazia di Dio era in lui (S. Luca, 2, 40.).
A nostro esempio.
Ma questa disposizione divina era rivolta anche ad altro fine speciale, d'alta importanza per noi. Gesù, con la sua vita nascosta, ci offre un esempio di ciò che ha da essere la vita cristiana ordinaria; e, cominciando dalla riforma della famiglia, getta le basi di ogni progresso personale e sociale e d'ogni benessere privato e pubblico; perchè queste basi consistono appunto nella preghiera e nel compimento dei nostri doveri verso Dio, e nelle grandi leggi dell'ordine universale, nell'obbedienza ai rappresentanti di Dio su questa terra, nel lavoro obbligatorio e santo, nell'umiltà profonda e nella rinunzia ad ogni ambizione di onori e ad ogni desiderio di comando, che sono i nemici di ogni virtù e di ogni pace e di ogni ordine.
Ecco perchè Gesù, per tanto tempo condusse, una vita di oscurità, di lavoro, e di obbedienza, nella famiglia! Ecco perchè stette tanto tempo a Nazareth! In famiglia, nella scuola e nell'officina passa la vita la maggior parte del genere umano. E fu questa, precisamente, la vita del Redentore, accompagnata continuamente da un grande spirito interiore e da pensieri e ideali che abbracciavano tutto il mondo. Là veramente, egli è il Dio nascosto e il Redentore (Is. 45, 15). Nazareth è il quadro più rappresentativo di questa vita. Non offre cime audacemente elevate, nè burroni profondi, nè ritiri fronduti con ombre di freschezza incantevole: nulla di romantico. La caratteristica di Nazareth è la solitudine, il segreto, la serenità incantevole: - immagine della vita nostra d'ogni giorno (2).
(2) Questi pensieri li abbiam tradotti volentieri dalla vita di Gesù « El Divino Salvador» del P. MESCHLER, della C. di G., edita da Herder e C. a Friburgo (Germania). Un'opera accuratissima, piena di erudizione e soavissimo incanto, scritta per la gioventù. Facciam voti che sia tradotta in italiano.
A Nazareth fin dal 1896 i figli di Don Bosco presero a lavorare con amore per la gioventù. Attraverso a fatiche e disagi non lievi, l'Orfanotrofio Salesiano ha svolto e compie tuttora un'opera ricca di salutare e benefica protezione per tanti piccoli derelitti.
Presso l'Orfanotrofio venne eretto il magnifico Tempio, dedicato a Gesù Adolescente, frutto dì molte elemosine piovute da ogni parte, ma specialmente dalla Francia, a corona di un sogno, accarezzato da vent'anni, da un infaticato apostolo della gioventù, il Can. Caron di Versailles.
« È il più bel tempio di Galilea », dicono fieramente i Nazareni, che non han voluto cedere ad altri la cura di costrurre questo monumento al loro Divin Concittadino, quasi in riparazione dell'ingratitudine dei vecchi antenati.
Il divotissimo tempio sorge a venti minuti dalla città, su di un'altura da cui si domina, in ampio giro, per circa 8o chilometri, tutto un incantevole panorama, uno dei più belli di Terrasanta.
La consacrazione venne compiuta la mattina del 6 settembre da S. E. Mons. Alfredo Braudrillart, Vescovo titolare d'Imeria. Dall'alba tutta una folla pittoresca di Nazareni e Nazarene s'addensa sulla spianata prospiciente, in attesa di entrare nel Santuario, santificato dalla liturgia della Chiesa. La cerimonia dura quattro ore, nel raccoglimento e nella maestà del solennissimo rito pontificale. Alla tribuna s'alternano tre scuole di canto. Sono quelle dei piccoli novizi dei Padri di Betharram, dei fanciulli nazareni guidati dai Salesiani e dei pellegrini giunti per la circostanza. Alla funzione memoranda vivamente desiderava d'assistere anche il rev.mo nostro Rettor Maggiore; impossibilitato, vi mandò un suo rappresentante nella persona del Dott. D. Dante Munerati, Procuratore Generale della Pia Società, il quale recò al Vescovo celebrante la facoltà d'impartire solennemente la Benedizione Apostolica, a nome del Santo Padre, a tutti i presenti; e il breve di nomina del Can. Caron a prelato domestico di Sua Santità.
Questo secondo favore venne annunziato in un'adunanza composta quasi interamente di ecclesiastici, nella quale, presentato dal Direttore dell'Orfanotrofio, prese per il primo la parola il nostro Procuratore Generale rilevando, a nome del sig. Don Rinaldi, la gioia dei Salesiani nel veder affidato alla Pia Società di Don Bosco, particolarmente dedita all'educazione della gioventù, quasi il mandato provvidenziale di divulgare in tutto il mondo la divozione a Gesù Adolescente. Chiuse quell'intima adunanza la parola di Mons. Baudrillart, che inneggiò entusiasticamente all'Opera Salesiana.
Una grandiosa manifestazione coronava il giorno memorando. Le nuove campane diffondono per l'aria melodiosi concenti, richiamando al nuovo Tempio i fedeli. Una lunga onda di popolo sale tra il verde degli oliveti, preceduta da 6o sacerdoti, cui fanno seguito i rappresentanti della gioventù mondiale, e le pie donne e le rappresentanze più tipiche dell'Oriente e dell'Occidente.
In un batter d'occhio il Tempio è gremito. Davanti al folto uditorio, Mons. Caron prende la parola per ricordare la storia e l'origine del santuario, e per elevare un affettuoso pensiero a quanti concorsero alla sua erezione, specie ad un'insigne benefattrice, presente.
A lui succede Mons. Baudrillart. Dopo aver reso omaggio al banditore dell'idea, Mons Caron, all'architetto M. L. Gautier, artista di gran cuore e di fede profonda, ed ai ,Salesiani, che collaborarono alla costruzione del sacro monumento e ne saranno i custodi, il dotto Prelato tiene, un magnifico discorso.
«Tre lezioni, egli osserva, scaturiscono dall'adolescenza di Gesù, e tutte opportune. La gioventù d'oggi, ch'io non umilio perchè ne conosce le risorse, la gioventù d'oggi è travagliata da tre mali: scuote ogni giogo, abborrisce la preparazione lenta, corre con frenesia al denaro. L'Adolescente di Nazareth, per la sua docilità agli ordini dei parenti, per i suoi 3o anni di silenzio e di calma preparazione, per la sua passione di povertà, condanna tutte queste tendenze della gioventù del dopo guerra. Accettiamo queste lezioni che ci vengono dall'alto, esse trasformeranno le nostre vite e le renderanno benefiche ai nostri fratelli. Due vie s'offrono a noi in faccia a N. S. Gesù Cristo: e bisogna scegliere »...
Dal grande portale aperto del tempio, nel crepuscolo della sera, lo sguardo si posa sulla sommità, da cui gli antichi Nazareni volevano precipitare Gesù per sbarazzarsi di Lui. « Imiterete voi quel gesto? domanda l'eloquente Rettore dell'Istituto Cattolico di Parigi. Ah! no. Ma voi rassomiglierete tutti, o giovani, a quell'adolescente che, a qualche chilometro di qui, a Naim, Gesù restituiva alla vita e alla madre. È là ch'Egli pronunciò le parole:
« Giovane, àlzati ». Alzati per riprendere contatto con me nella vita della grazia, lèvati per le opere grandi, sorgi per compiere tra i fratelli la missione oscura e gloriosa ch'Io ti affiderò ».
E dal grande portale aperto, laggiù, sulle prime pendici dei Piccolo Hermon, Naim, che s'addormenta agli ultimi bagliori del giorno, offre a questo eloquente appello la potenza suggestiva d'un'evocazione.
Al termine del discorso si forma una processione per deporre ai piedi di Gesù lo scrigno contenente i nomi di migliaia e migliaia di cuori consacranti a Dio la loro giovinezza. Il prezioso pegno è portato da quattro nazareni, seguiti da 24 giovani, dodici dell'Oriente e dodici dell'Occidente. Stretti attorno al Vescovo, essi recitano ad alta voce la formola della consacrazione; poi sulle fronti curvate dei giovani e su tutta la folla piamente prostrata Mons. Baudrillart imparte la benedizione col SS.mo.
Il nuovo Tempio Salesiano di Terrasanta iniziava, così, la sua storia di bene e di propiziazione. Ad esso converranno in ispirito tutti i giovani cattolici, specialmente quelli educati nel nome di Don Bosco, e lassù rivolgeranno le loro anime quanti, nelle lotte della vita, sentono il bisogno di un ideale divino, quanti vedono in Gesù Adolescente l'incomparabile esemplare di umiltà, di ubbidienza e di lavoro, conoscono in Lui un cuore sempre palpitante di amore, cui accostarsi nelle ore della lotta.
Noi siam convinti che d'ora innanzi la devozione a Gesù Adolescente si andrà davvero diffondendo tra le falangi giovanili che in ogni parte del mondo militano oggi sotto la bandiera della Croce, in un magnifico risveglio di azione, di preghiera e di sacrifizio.
Due proposte.
Torneremo presto sul caro argomento di Gesù Adolescente, anche nell'intento di proporre un pio sodalizio, che da lui s'intitoli e ne zeli l'imitazione e la diffusione del culto, e nel pensiero di bandire un concorso a premio per una concezione e riproduzione artistica della sua immagine, da venerarsi nel nuovo santuario in costruzione a Torino.
Intanto raccomandiamo due cose:
I) Di zelare la raccolta di offerte per il nuovo Tempio di Gesù Adolescente in Torino, che vorremmo poter inaugurare al sorgere dell'anno santo.
L'inaugurazione del nuovo Santuario di Nazareth è d'ottimo auspicio per quest'altro tempio grandioso, che la Pia Società. Salesiana sta erigendo in un popolatissimo borgo, eminentemente operaio.
Il Tempio di Nazareth, futura mèta di ogni grande pellegrinaggio in Terrasanta, diverrà il Santuario della gioventù cattolica di tutto il mondo: il Tempio di Torino sarà un affermazione duratura delle idealità che ebbe il Ven. Don Bosco nell'educazione della gioventù, e diverrà l'intimo Santuario di tutti i giovani educati nelle case Salesiane e dai nostri Cooperatori. E nell'uno e nell'altro, ogni giorno, si eleveranno al cielo ardenti preghiere perchè il dolce Adolescente di Nazareth brilli alla mente delle nuove generazioni in tutto il suo incanto divino, per orientarle a quell'intima formazione religioso-morale, che è l'unica base su cui i secoli futuri potranno vedere l'umana società felicemente instaurarsi in Cristo.
II) Di diffondere la conoscenza della vita di Gesù in mezzo ai giovani e al popolo cristiano.
A questo proposito raccomandiamo caldamente tre opere: - la prima ai giovani: la Vita di Gesù, scritta appositamente per loro, dal Sac. GIOVANNI CASSANO: - la seconda alle persone colte : la Vita di N. S. Gesù Cristo del FouARD, in due volumi; - la terza al popolo ed a tutte le famiglie cristiane: N. S. Gesù Cristo del FILLION (1).
Diffondiamo la conoscenza di N. S. G. Cristo, e avremo assicurate le benedizioni divine alle anime nostre e la vita cristiana, cioè intimamente felice e luminosamente esemplare, di altre ed altre anime.
(1) Sac. Giov. CASSANO: La Vita di Gesù narrata ai giovani, con
illustrazioni: L. 8.
G. FOUARD: Vita di N. S. Gesù Cristo, due volumi illustrati: L. 20.
L. C. FILLION: N. S. Gesù Cristo secondo i Vangeli, traduzione del Sac. Prof.
Cristoforo Sala: L. 8.
Presso la S. E. I. di ToRINO (9) Corso Regina Margherita, 174, o le Filiali di
Milano, Parma e Catania.
Delle virtù della Religione.
Possedeva questa virtù in grado eminente. Aveva un gran rispetto per tutto ciò che riguardava il culto divino, e ne compiva gli atti con profonda riverenza, con gravità e con devozione, tenendo innanzi agli occhi la grandezza di Colui ch'egli serviva... Celebrava i sacri uffici, pontificalmente, con così profonda attenzione, con sì grande raccoglimento e con dignità così umile, da rapire i presenti... Quando portava il SS. Sacramento nelle processioni, se lo teneva contro il petto, senza batter ciglio, con un viso così assorto e calmo, da mostrare chiaramente, come il suo cuore fosse unito e stretto fortemente a quello del suo Salvatore... Un giorno che aveva portato il SS. Sacramento in processione attraverso tutta la città, con un caldo eccezionale e con immensa fatica, noi tememmo davvero che la sua salute ne fosse rimasta compromessa, e mandammo a chiedere sue notizie. Egli ci rispose: « E vero che sono rimasto un po' stanco, fisicamente, ma di cuore e di spirito come potrei esserlo, dopo aver tenuto sul petto e proprio stretto al cuore un così divino rimedio, come ho fatto stamattina, per tutta la durata della processione? Ahimè! Se avessi avuto il cuore ben scavato dall'umiltà e completamente abbassato per abbiezione, senza dubbio avrei potuto attirare quel sacro pegno in me, e in me Esso si sarebbe nascosto, perche è tanto amante di tali virtù, che si slancia con impeto là ove le trova... Quella parola della Sposa: « Il mio diletto è mio, ed io son tutta sua » m'ha assai commosso - ed anche l'altra dello Sposo: « Mettimi come un suggello sul tuo cuore ». - Oh, sì! ma purtroppo, tolto il Suggello, io non vedo restare alcuna impronta dei lineamenti di Lui nel mio cuore ».
Altra volta (in circostanze consimili) mi scrisse:
« Come avrei voluto che il cuore mi si fosse aperto per ricevere quel prezioso Salvatore! Ma, purtroppo, mi mancava il coltello necessario per aprirlo, poiche non si apre che per amore. Nondimeno, ho sentito un gran desiderio di quest'amore ».
Questi erano i santi pensieri del nostro Beato, quando portava il Salvatore del inondo tra le braccia...
Onorava tutti, secondo il grado loro, ma specialmente gli ecclesiastici... « Non approvo - scriveva - che alcuno si serva dei preti come di servitori, pel solo traffico delle cose temporali... Ciò non posso sopportare, senza sentirne male al cuore ».
Un giorno, perchè una persona, parlandogli di un prete, disse: « il pretino », egli la riprese, sembrandogli quel diminutivo una mancanza di rispetto...
Conformità alla volontà di Dio.
Posso assicurare che era interamente rassegnato al Divino beneplacito; diceva che qualunque cosa potesse succedergli non gli toglierebbe la ferma risoluzione di aderire pienamente a tutto ciò che Dio volesse fare di lui e di tutte le cose sue.
Circa cinque settimane dopo la fondazione dei nostro Istituto della Visitazione, io caddi ammalata gravemente, così che si temette per la mia vita. Egli venne a visitarmi, e mi disse: « Forse Dio si accontenta della nostra prova e della buona volontà che abbiamo avuto di erigere questa piccola congregazione, come si accontentò della volontà di Abramo nel sacrificargli il figlio. Se piace dunque a Lui che noi ce ne ritorniamo indietro a mezza strada, sia fatta la sua volontà ». Ed io posso affermare che questo, da parte sua, era, un atto di rassegnazione eroica, poichè grandi frutti egli s'era ripromesso per le anime da, quel gene e di vita religiosa.
La morte e la vita gli erario indifferenti e v'era sempre preparato, come ebbe a dire a Monsignor di Calcedonia, suo fratello, il quale, trovatalo un giorno pensieroso e triste, gliene chiedeva il perchè: « No, non sono affatto triste, rispose, ma sono in ascolto per sentire quando suonerà l'ora della partenza ».
Vide morire il padre, due fratelli, una sorella e una cognata. Nel più forte delle sue afflizioni diceva:
Io taccio, Signore, e non apro bocca, perchè siete Voi che l'avete voluto ». Alla sporte della, madre, che amava come se stesso, mi scrisse che, dopo averle chiuso gli occhi e averle dato « l'ultimo bacio di pace, il cuore gli si gonfiò tanto ed egli pianse su quella madre buona, più che non avesse fatto da che era ecclesiastico, ma senza amarezza alcuna; giacchè, diceva, è stata una pena tranquilla, per quanto viva »... « Nel bel mezzo del mio cuore di carne, mi disse altra volta (1), che ha tanto risentito di quella morte, provo, in modo sensibilissimo, una certa soave tranquillità, e un certo dolce riposo dello spirito nella Provvidenza Divina, che diffonde nell'anima mia una grande contentezza in mezzo ai dispiaceri... »
Prediligeva quella parola di S. Paolo: « Signore, che cosa volete ch'io faccia? »... Era perfettamente indifferente alla malattia o alla salute, alla vita e ella morte, al disprezzo o alle lodi, all'uso del tempo e della vita, alla povertà ed alla ricchezza, alla privazione delle persone che gli erano care come alla loro conservazione; insomma, il suo cuore era indifferente in tutto e a tutto, e amava unicamente il beneplacito di Dio...
Discernimento degli spiriti.
Fra tutti i doni compartitigli da Dio, quello del discernimento degli spiriti fu uno dei principali. E perchè tal cosa era a tutti nota, la gente accorreva a lui da ogni parte, per essere illuminata nei dubbi di coscienza. So che molti prelati, abati, religiosi, uomini di Chiesa, gentiluomini e poveri di molte provincie, l'hanno ricercato a tale scopo. Il numero di anime che egli ha condotto nella via della perfezione è quasi illimitato. Ed io non ho mai sentito dire che alcuna di esse sia caduta in inganno, nè si sia allontanata dal timor di Dio, eccetto una, sola che viveva, del resto, molto lontana da lui.
Il rev. Padre Suffren, Gesuita, confessore del Re, uomo di profonda umiltà e grande saggezza nella condotta delle anime, ebbe a dire che aveva imparato di più in tal materia in nove ore circa, in cui si era intrattenuto di ciò col nostro Beato, che non in lutto il rimanente della sua vita...
Più d'una volta, a persone che gli confidavano le loro necessità spirituali, disse di vedere chiaramente il loro cuore, come attraverso a un cristallo. Ad altre disse: « Voi non vi confessate bene », ed era vero; ad una: « Voi nascondete ciò che un giorno vorreste avermi detto», e così fu. Altre m'assicurarono d'essere state costrette, spinte dagli scrupoli a ritornar da lui per manifestare interamente il loro stato, - e, difatti, non era possibile, solitamente nascondergli alcunchè, cosicché si diceva ch'egli conoscesse chiaramente tutti i cuori e tutti i pensieri.
Spesso calmava le anime con una sola parola. So di molte anime (ed io sono tra esse) che, assai imbarazzate ed inquiete per turbamenti di spirito, vennero pacificate, per grazia di Dio, da lui. Così avvenne ad un'anima assai tormentata da scrupoli e paure d'essere dannata, alla quale egli, sentita la narrazione delle sue angoscie di spirito, rispose: « Bisogna che voi perdiate l'anima vostra per salvarla » e, siccome essa chiedeva maggiori schiarimenti, replicò: « No! basta così, voi avete più bisogno di sommissione, che di ragione ». Ed essa s'allontanò da lui, tranquillizzata e consolata... Molti rimasero pacificati dal solo suo sguardo, altri dalle sue lettere; insomma infinite pene di tal genere furono guarite per mezzo sito.
Ho notato anche che, di preferenza, lasciava agire lo spirito di Dio nelle anime, con grande libertà...
Suor FRANCESCA-GIOVANNA FREMIOT.
(1) Ved. Boll. di ottobre u. s.
(1) Quando gli mori la giovane sorella.
Il 28 dicembre p. v. segna la fine delle celebrazioni commemorative indette dal S. Padre in tutto il mondo cattolico, con l'Enciclica Rerum omnium perturbationem, in data 26 gennaio u. s., per il III Centenario dalla morte di S. Francesco di Sales.
In detto giorno - il quale cade di venerdì - nella Basilica di Maria SS. Ausiliatrice in Torino avranno luogo speciali funzioni, che si ripeteranno, a comodità dei fedeli, il sabato e la domenica (29 e 30 dicembre), dedicando, così, ancor un triduo solennissimo ad onore del nostro Patrono.
Altri particolari al prossimo numero.
Valga, intanto, il presente comunicato a ricordare ai nostri Confratelli, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, e ai Sacerdoti Cooperatori, le disposizioni del Santo Padre, perchè se in qualche luogo fossero ancora da attuarsi, si adoperino perchè si faccia con buon esito una novena o almeno un triduo di predicazione, ad onore di San Francesco di Sales.
Il simpatico periodico giovanile, iniziato quest'anno nello scorso febbraio e già diffuso a più migliaia di copie in molti istituti ed oratori nostri e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e in molte famiglie di Cooperatori, già dal prossimo anno, se potrà triplicare il numero degli abbonamenti, invece di continuare ad essere semplicemente mensile diverrà bimensile, conservando lo stesso numero di pagine e lo stesso minimo prezzo di abbonamento annuo di Lire cinque.
Quindi diffondiamolo.
È un'opera buona che noi affidiamo a tutti non solo ai nostri direttori e alle direttrici delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e ai benemeriti direttori diocesani e decurioni e ai singoli Cooperatori - ma anche alle Unioni dei nostri Ex-Allievi e delle Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai direttori e presidenti di Oratori e Circoli giovanili,, e a quanti amano sostenere e diffondere l'apostolato cattolico, sia col pregare per i Missionari e col suscitare nuove vocazioni missionarie, sia coll'adoperarsi per assicurare ad esse un, avvenire sempre più lusinghiero, instillando, per tempo, nel cuore della gioventù, ammirazione operosa e generosa per i banditori del Santo Vangelo in ogni barbaro lembo della terra.
Chiedere numeri di saggio alla SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE, CORSO REGINA MARGHERITA, 174, ToRINo (9).
La prossima Esposizione Vaticana.
A Roma, sotto l'alta e sapiente direzione dell'E.mo Card. Van Rossum, ferve il lavoro di preparazione per la grande Esposizione Missionaria Mondiale, indetta per il prossimo Anno Santo. Alle circolari inviate ai singoli Istituti Missionari, ai Vicarii e Prefetti Apostolici, ai Superiori delle Missioni e a tutti i Vescovi del mondo, si risponde già d'ogni parte con vivo entusiasmo, ed è proprio consolante lo slancio col quale tutti si dispongono a fare del loro meglio perchè l'esito corrisponda e all'importanza della dimostrazione e ai desiderii del S. Padre.
Del programma, già predisposto nelle sue linee generali, dava queste notizie l'Osservatore Romano:
« La Mostra avrà una parte scientifica, centrale, dove carte geografiche, diagrammi, stampe, pubblicazioni, riviste, ecc. potranno formare oggetto di studio ai dotti ed agli specializzati in Missionologia. Saranno disposti locali appositi per le consultazioni e gli studi, e quelli che li frequenteranno saranno assistiti nelle loro ricerche da scienziati competenti.
» Una sottocommissione scientifica è incaricata di questo ranno importante della Mostra, che sarà forse il meno appariscente ed attraente per la maggior parte dei visitatori; ma sarà il più importante e verrà apprezzato e ricercato amorosamente dagli studiosi, e lascierà di se traccia imperitura nella Biblioteca Missionaria che s'intende fondare e che rimarrà a perenne ricordo della Mostra.
» Solo una parte, e la minore, della Mostra potrà trovare posto nel pur vasto cortile della Pigna; il resto sarà collocato nei giardini vaticani, che il Santo Padre generosamente ha messo a disposizione del Comitato. Qui sorgeranno i vari padiglioni, distribuiti secondo le varie parti del mondo e suddivisi a seconda degli Istituti, che in esse attendono alla evangelizzazione. Tutti questi padiglioni, molteplici, di numero e vari nell'aspetto, si dispiegheranno all'ombra della maestosa cupola michelangiolesca della vicina Basilica Vaticana, che domina i locali scelti per la Mostra, dimostrando quasi, in modo sensibile, che la vita missionaria si svolge nelle varie parti del mondo sotto il patrocinio di S. Pietro e sotto l'amorosa direzione del suo Successore, il Papa, e che essa è l'eloquente risposta della Fede al suo ardente desiderio di condurre a Cristo tutti i popoli e tutte le nazioni.
» Il Santo Padre, al quale la Mostra sta immensamente a cuore, di tutto vuol essere minutamente informato, ed egli stesso suggerisce e dà norme preziosissime. Egli desidera che l'Anno Santo abbia, tra gli altri vantaggi, anche questo: di porre sott'occhio quanto si è fatto e si fa dalla Chiesa per l'evangelizzazione del mondo e di raddoppiare in questo modo l'interessamento e il contributo di tutti i Fedeli per la dilatazione del regno di Cristo ».
Un convegno cattolico a Nongbah.
Il nostro Missionario D. Giovanni Deponti ci dà relazione di un convegno cattolico tra i Synteng, tenutosi il 2 luglio u. s.:
« Fu una proposta lanciata da qualche cristiano nel fervore della festa del Corpus Domini, celebrata nel novembre u. s. qui a Raliang: e siccome il primo Convegno, fatto a Sakhain in febbraio, aveva dato frutti consolanti, si pensò subito a tenerne un secondo.
Nongbah, come dice l'etimologia del nome composta dai monosillabi « Nong » (villaggio) e « Bah » (grande), è uno dei più grandi villaggi della regione dei Jaintia Hills. Consta di circa 400 capanne, rappresentanti altrettante famiglie, delle quali una quarantina di cattolici, una trentina di metodisti, un centinaio di presbiteriani, il resto di pagani.
Un tempo erano cattolici ferventi; ma la partenza del sacerdote, che risiedeva tra loro, e lo scandalo di un catechista, che, dopo aver naufragato nei costumi, apostatò dalla fede, spinsero il villaggio cristiano alla rovina, e divenne il villaggio dei « nongklim » (degli adulteri). Alla rovina morale si aggiunse, l'anno scorso, l'incendio, probabilmente doloso, della scuola e di un gran deposito di legnami per costrurre una nuova chiesa; e la demoralizzazione dei cattolici fu completa.
Era quindi necessario portare un po' di vita in quel villaggio: e sebbene il tempo e il luogo del Convegno provenissero dalla libera scelta dei cristiani, questa rispondeva tuttavia perfettamente a un mio piano prefisso.
Preceduto da un triduo di preparazione, con predica seguita dalla Benedizione col Santissimo, riuscì pieno di tante consolazioni, quante non ne avrei mai osato sperare.
Il terreno era stato preparato dal nostro caro D. Mazzetti, il quale, non perdonandola ai venti chilometri circa, che ci separano dal villaggio, nè alle pioggie, proprie di questa stagione, aveva preso, da qualche tempo, a recarvisi ogni domenica a celebrare la S. Messa, predicare e dar ogni comodità ai cristiani di accostarsi ai SS. Sacramenti. Me ne avvidi subito all'arrivo, osservando i viottoli puliti, tagliate le erbaccie cresciute qua e là nei dintorni della nostra capanna, e adornata la cadente chiesetta. Me ne accorsi ancor meglio dopo la prima predica, quando, come ebbi detto ch'era tempo di finirla coll'adulterio e l'apostasia, e che il sacerdote era venuto per liberarli dal peccato, mi vidi, un dopo l'altro, quasi tutti questi poveretti comparirmi innanzi per discutere sul modo di aggiustare le loro cose. Tutto questo mi tenne occupatissimo nei giorni precedenti il Convegno; ma grazie a Dio, fatta eccezione di una poveretta, legata alla mala vita da interessi materiali e da umani riguardi, tutti fecero il santo proposito di romperla col demonio e d'incominciare una vita novella.
Mi convinsi, così, che anche in queste anime la buona volontà non manca. Sono i costumi pagani, da cui sono appena usciti, la loro più grande tentazione. Mi convinsi ancora elle noi, cresciuti in un ambiente tutto cristiano, e per lunga tradizione, difficilmente sappiamo valutare quanto costi a questa povera gente la pratica della Morale Cristiana.
Ma veniamo al Convegno. Gli accorsi avevano tutti in faccia la stessa gioia serena degli ex-allievi dei nostri istituti, forse anche più profondamente sentita, a causa del caro prezzo che devono pagarla. Qui, non si tratta, infatti, di una passeggiata di pochi chilometri o di poche ore in comodo treno; ma di viaggiare a piedi uno, due, tre giorni, per sentieri dirupati per colline e per valli, sotto l'alternarsi di una pioggia sottile, che penetra fin al midollo delle ossa, o di un sole, che, di tanto in tanto, non lascia di dardeggiare i suoi raggi infuocati. Per molti si tratta di una settimana di disagi, tra andata e ritorno.
La sera del 1° luglio me li vidi tutti accorrere in chiesa. S'intona un canto, segue la predica, la benedizione; in fine le confessioni che si prolungano fino a tarda notte. Ritiratomi nella mia capanna, cerco di dormire; ma i cristiani, ospitati nelle capanne circostanti, in numero di quindici, venti per capanna, discorrono allegramente e cantano lodi sacre fino al mattino.
Ma ecco il resoconto del Convegno.
Alle 8, vi fu Messa cantata con spiegazione del Vangelo « infra Missam », fervorino prima della Comunione, e Comunione a circa 16o fedeli.
Alle 10, adunanza, in cui parlarono i Rangbah o capi dei cristiani, che si prolungò per quasi tre ore.
Alle 14: adunanza, con predica del Missionario, su ricordi inviati da Monsignore; poi mezz'ora di adorazione, benedizione col Venerabile e processione al cimitero.
Alle 17: adunanza, in cui parlarono altri Rangbah.
Alle 19: adunanza riservata ai Rangbah, e ai catechisti, in cui si diè conto dei lavori fatti e si fecero proposte sui mezzi più opportuni a propagare la fede: e questa adunanza si prolungò fino alle undici.
Si è stabilito di ripetere tre o quattro volte all'anno questi convegni per propagare la N. S. Religione, e grande, in vero, è il frutto che se ne spera.
« Sono miracoli !... » .
Stralciamo da una lettera del carissimo D. Bonardi, in data 4 settembre u. s., da Shillong:
Tutto il Borgo di Laitumkrah (Shillong) è ancor sotto l'impressione della dimostrazione tributata all'opera di D. Bosco nell'onomastico di Mons. Mathias, nostro amatissimo Prefetto Apostolico, il 26 agosto u. s. con solenni funzioni religiose e un'imponente adunanza. Tutta la popolazione, malgrado la pioggia, accompagnò Monsignore all'Orfanotrofio S. Antonio.
Qui un arco trionfale all'ingresso: un tappeto di fiori fino all'aula maggiore, decorata dei vessilli di tutte le nazìoni in cui si svolge l'opera salesiana: e una statuetta di Maria Ausiliatrice e i grandi quadri di D. Bosco, D. Rua, e Domenico Savio, tra i più bei fiori della jungla.
La banda dell'Orfanotrofio inaugurò i nuovi strumenti intonando l'inno « Cantiam di D. Bosco » che tutta la massa giovanile proseguì con grande entusiasmo.
Il trattenimento si svolse in più lingue; e prose, poesie e canti formarono come l'intermezzo di un'azione drammatico-mimico-musicale, riferentesi ai tempi primitivi della Chiesa. Le rappresentanze delle varie sezioni dell'Orfanotrofio, del « Don Bosco's Club », fiorente di circa 8o membri - di cui molti protestanti e maomettani - della Scuola Professionale, e del « Collegium » dei maestri, ecc.. ebbero, tutte, spontanei elogi all'Opera Salesiana e al suo Fondatore.
Eminenti personalità inglesi ed indiane circondavano Monsignore, e tanto popolo stipava l'aula, le verande ed i cortili adiacenti che per accontentare il desiderio di molti si dovette ripetere il trattenimento un altro giorno; e si sarebbe dovuto, per accontentar tutti, ripeterlo ancora.
« Sono miracoli! sono miracoli! », dicevano commossi fino alle lacrime un principe indiano e un vecchio missionario di Dacca, all'uscire dalla manifestazione. E tale era il pensiero di molti altri, anche non cattolici, che assistettero alla festa.
Sì, sono miracoli di Maria Ausiliatrice, la nostra Regina, e del sistema educativo di D. Bosco, che piega soavemente ogni popolo ed ogni tribù, anche la più selvaggia ».
Nuovi Missionari Salesiani.
Della cerimonia di addio al numeroso drappello di nuovi Missionari, compiutasi ai piedi dell'altare di Maria Ausiliatrice la domenica 21 ottobre u. s., diremo nel prossimo numero. Di gran cuore, intanto, li raccomandiamo alle comuni preghiere.
Commovente appello dall'Assam.
(Lettera del Pref. Apost. Mons. Mathias al Sig. Don Rinaldi).
Amatissimo Padre,
Non posso più tacere. Il lavoro cresce, i bisogni aumentano quotidianamente, e i risultati sicuri si delineano, ogni giorno più, dinanzi ai nostri occhi. La messe è grande, grandissima, stragrande... ma le nostre forze deboli, gli operai pochi, pochissimi. Vorrei trovarmi sul più alto monte e farmi sentire da tutti i figli di Don Bosco e ripetere ad essi, sino a stancarmi, il bisogno di operai, la certezza di riuscita, e il gran bene che potremo fare, se anime generose... e non ne mancano... si decidessero a raggiungerci per raddoppiare il nostro numero.
ho dica loro, amatissimo Padre, lo scriva, lo predichi, l'Assam ha bisogno di Salesiani, l'Assam ha urgente bisogno di operai. Il terreno è buono, e promettente. Presto dunque all'opera, in gran numero, per aggiungere gloria al nome di Don Bosco e dare alla Chiesa nuovi figli, molti figli.
Basta dirle, amato Padre, che dal nostro arrivo in qua contiamo già al nostro attivo più di mille Battesimi, trenta mila confessioni, cento mila Comunioni; e se il nostro numero fosse maggiore, i risultati sarebbero doppi e tripli.
Ma l'evangelizzazione di questi popoli, se richiede uomini, esige anche danaro, e faccio appello ai cari Cooperatori ed alle zelanti Cooperatrici, perchè ci vengano, prontamente ed abbondantemente, in aiuto. Condivideranno il merito del missionario, e ne avranno la parte migliore.
Vorrei suggerire qualche mezzo. Quanto merito si acquisterebbero quei buoni benefattori che si proponessero il mantenimento di un orfano, di un maestro, di un catechista, o di un missionario: o l'erezione di una scuola e di una cappelletta in un villaggio!
Ci fu di gran conforto il vedere come molti risposero subito all'appello dell'instancabile Don Deponti per mantenere il suo U Jiri. A tutti vada il nostro ringraziamento sincero, l'assicurazione del nostro affetto e della nostra riconoscenza. Il Bollettino darà, fra breve, la fotografia del beneficato.
Ma U Jiri ha dei fratellini. Non è il solo povero giovane nei nostri orfanotrofi. Abbiamo sessantaquattro orfani nell'Orfanotrofio Sant'Antonio: altrettante orfane in Santa Maria a Shillong: una ventina a Raliang, vicino a U Jiri; il che dà circa cento cinquanta bocche da mantenere. Fra non molto ne avremo un bel numero anche a Gauhati. E allora?...
Un orfano ci costa, all'anno, circa sei lire sterline. Chi volesse versare 120 lire sterline, assicurerebbe il mantenimento di uno di questi poveri orfani in perpetuo.
Un maestro richiede in media una lira sterlina al mese, ossia 12 lire sterline all'anno. Chi volesse far proprio il bene che può compiere uno di questi maestri nei piccoli villaggi, per anni ed anni, potrebbe assicurarselo, versando lire sterline 250, i cui interessi basterebbero anche al mantenimento di un catechista.
Similmente l'erezione di una scoletta, o di una cappelletta, richiede da cinque a otto lire sterline.
Ma quanto più profittevole sarebbe il mantenimento di un missionario, o di una religiosa missionaria. Questo richiede mensilmente tre lire sterline, cioè 36 all'anno. Un'offerta di 700 lire sterline assicurerebbe, per sempre, l'esistenza di un missionario in questa missione.
Se queste cifre possono sembrare troppo forti, a causa del cambio così sfavorevole, e si volesse far la carità lo stesso, suggerirei alle anime buone di pensare, ad esempio, al mantenimento di un missionario, di un catechista., di un maestro, di un orfano ecc., per un mese, una settimana, un giorno.
Ecco un prospetto che potrebbe giovare a tante anime buone e generose, desiderose di far del bene:
L'erezione di una nuova Chiesa, o scoletta, costa da lire 500 a 8oo lire.
Ecco, amato Padre, quanto mi suggerisce di scrivere il bisogno in cui ci troviamo e la certezza che un buon numero di amici ed ammiratori di Don Bosco risponderà alla mia povera supplica.
Voglia intanto benedire tutti i suoi figli Assamesi, ed in particolare chi vuol esserle più affezionato di ogni altro,
il suo ubb.mo in C. J. Sac. L. MATHIAS
Prefetto Apostolico.
Stato della Prefettura Apostolica.
Il carissimo Mons. Mathias ci manda questo prospetto del lavoro compiuto nella Prefettura Apostolica dell'Assam dall'agosto del 1921 all'agosto del 1923. È una constatazione assai consolante. - NB. I nostri giunsero all'Assam il 13-1-1922.
Dall'agosto 1921 Dall'agosto 1922
all'agosto 1922. all'agosto 1923.
Totale della popolazione 7.500.000 7.990.246 Numero dei cattolici 5.844 6.229 Catecumeni 212 1.479
Battesimi 4.48 752
Cresime 1,54 143 Confessioni 13.584 23.295 Comunioni 60.237 75.071 Prime Comunioni 52 238 Matrimoni 47 87 Estreme Unzioni 41 44 Viatici 41 44 Funerali 39 86 Catechismi ai fanciulli 429 837
» agli adulti 25 245
» fatti dai catechisti 3.734 Prediche 462 721 Esercizi spir. a religiosi 1 10
» » a laici 3 24 Tridui e novene' 13 Visite ad ospedali 55 Visite ad infermi 208 435 Cristianità 103 167 Sacerdoti Salesiani 11 Coadiutori salesiani 7 Irish Christian Brothers 9 9 Suore Loretine e di N. D.
des Missions 28 29 Catechisti 48 62 Maestri laici 40 32 maestre laiche 7 - 12 Scuole maschili europee 1 1
» femminili europee 2 2
» maschili per indig. 2 2
» femmin. per indig. i i
» miste 24 34 Orfanotrofi 4 4 Farmacie 2 2 Chiese 8 8 Cappelle 26 27 Cimiteri 7 34 Ragazzi in collegi 150 347
» in scuole 314 721 Ragazze in collegi 90 219
» in scuole 189 292 Laboratori 3 6 Sodalizi 2 7 Soci 165
N.B. -Questi numeri parlano sufficientemente.
Dal giorno in cui la Missione di Assam ci fu affidata sino ad oggi agosto 1923, si ebbero Battesimi 1200, per effetto del caso un numero rotondo; Confessioni: 41.979; Comunioni 135.308.
Speriamo l'anno prossimo di poter dare, con e attivo del 1923-1924, il numero complessivo di questi due anni precedenti.
I lettori ricordano la domanda del nostro Missionario don Giovanni Deponti: « Chi vuol adottare un orfanello? », pubblicata nel numero di febbraio?
Il commovente appello toccò il cuore di parecchi benefattori, che misero in grado don Deponti ad estendere l'opera di carità ad altri orfanelli; e la loro pronta carità toccò il cuore del Missionario, che ripete a tutti pubblicamente il suo grazie, con una lettera autografa di U Jiri.
Eccola, tale quale fu scritta dall'orfanello:
Raliang ka sngi bitrozn jong ha jingshimnoh ia ha Mare Theisotit 1923.
Ko Nong leh bha ba ieit.
Nga dei U Jivi a khun suet uba duh bad mynta uba don boh. Ki Phadar hiba phi la phah shane hi la stimar ia nga bad nga ai nguh ia phi mynta nga tip ban pale tang ban thoh tang kydit hynsoit hynrei ngan Fai hai bha.
Kumta, ruh ngan hikai bha ia ha nim bad nga hyrnien ban pdang ia ka ha sa Kra men jing baptisma ha ha ha por hhnisnat hadin ngan ia r ap ia wei pat ban hylla bha nga duwai ia u Blei va ha bynta jong phi to koit khiah bha. Tang humta. Khublei shi bun.
U ba snguh ia phi
U JIRI.
Eccola, ora, in retta ortografia e con la traduzione:
Raliang, ha sngi burom ha jingshimnoh ia ka Raliang, festa dell'Assunzione di
Mari Theisotti 1923.
Maria Vergine 1923.
Ido Nongleh bha baieit, Cari Benefattori,
nga dei u Iini, u khun swet uba duk bad mynta
io sono u Jiri, un povero orfano, ma ora ha sngi uba don bok. Ki Phadar ia kiba phi la phali fortunato. I Padri che voi inviaste shane ki la sumav ia nga, bad nga ainguh ia phi. qui hanno avuto cura di me, ed io vi ringrazio. Mynta nga tip ban pule ban thoh tang khyndiatOra so leggere e scrivere poco; khynsoit; hynrei ngan sa hikai bha. Kumta ruh
ma imparerò bene. Così pure ngan sa hikai bha ia ha niam, bad nga kyrmen imparerò bene la religione, e spero di ban pdiang ia ha Sakramen ha jingbaptisma ha ka ricevere il Sacramento del battesimo a por Khnistmas. Hadien ngan iarap ia kiwei pat ban Natale. In seguito aiuterò gli altri a kylla blaa. Nga duwai ia u Blei na ha bynta jong phi. convertirsi. Io prego il Signore per voi. To koit-khiah bha. Tang kumta. Khublei shibun. State bene. Non ho altro. Tanti salutil
Uba sngewn.guh ia phi Vostro riconoscente
U JIRI.
U Jiri riceverà il S. Battesimo, in forma solenne, a Natale.
Le meraviglie naturali dell'Equatore.
(Note di viaggio del Missionario Don Carlo Crespi).
Amatissimo Padre,
Mentre il Condor volteggia maestoso sulle pendici dei giganteschi vulcani innalzantisi verso il cielo in una candidissima veste di neve, mentre il vorace Coccodrillo sulle rive del Guayas nella putrida melma, sonnecchiando, si bea degli ultimi raggi solari ed il Giaguaro nell'immensa foresta emette il terribile grido vespertino, ammonitore dell'insaziabile sua fame, e tutta l'innumerevole schiera dei serpenti, dal boa colossale alla vipera insidiosa, s'apprestano alla giornaliera opera distruggitrice ed avvelenatrice, il mio saluto commosso, cordiale. Non può immaginare quante cose avrei a dirle del lungo viaggio attraverso l'Atlantico ed il Pacifico, e soprattutto sulla traversata di quasi tutto l'Equatore, dalla tropicale Guayaquil alla temperata Quito, e come tante, tantissime volte, rapito nella sublime contemplazione della natura mi sono sentito schiacciato dall'Onnipotenza creatrice di un Dio, umiliato innanzi alla vista di un mondo nuovo, ancora quasi completamente dalla scienza inesplorato. Veramente l'Ecuador offre al diligente osservatore meraviglie sopra meraviglie, bellezze sopra bellezze. L'alpinista qui trova un campo vastissimo d'escursioni, lo scienziato materiale inesplorato, il missionario un lavoro fecondo.
Mi limiterò ad alcune osservazioni su ciò che di più caratteristico colpisce lo straniero in questa piccola Repubblica, grande di eroismo.
Dal Guayas a Guayaquil.
Lasciando il Pacifico e risalendo in alta marea il maestoso Guayas, subito lo sguardo rimane colpito dalla prodigiosa vegetazione delle sponde: platani colossali, manghi sviluppati, aranci, grande varietà di palme. Fissate l'occhio nella torbida onda e subito rimarrete colpiti dalle numerose schiere di delfini, assai più sviluppati di quelli dell'Atlantico e del Mediterraneo, e sfidanti la velocità del piroscafo con ritmiche capriole, come squadre di sottomarini. Non mirate gli orribili pescecani e neppure i pesce-spada, assai rari, invece l'esercito immenso di pellicani solcanti l'onda e con velocità sorprendente caccianti l'incauto pesce che appare alla superficie.
La perla del Pacifico.
Il piroscafo intanto lentamente vi ha condotti innanzi a Guayaquil, la perla del Pacifico, la città delle belle chiese, del lavoro febbrile, del commercio del cacao, zucchero, banano, e dei famosi cappelli Panama. A pochi metri dalla spiaggia il Collegio Salesiano Cristobal Colon con una magnifica chiesa in costruzione, all'altro lato della città l'Orfanotrofio Santistevan. Siamo in pieno clima tropicale: il termometro non discende mai sotto i 19 gradi e non sale mai sopra i 35 gradi: due stagioni solamente. L'estate secco, arido e senza una goccia di pioggia, ma con una ristorante brezza marina da maggio a dicembre; l'inverno con un caldo soffocante, con piogge periodiche e con un imperversare di zanzare ed altri piccoli insetti, delizia e meraviglia dello scienziato e del collezionista, tormento certo poco gustoso del passeggero, che molto volentieri farebbe a meno di tanti animaletti, uno più curioso ed interessante dell'altro. Volete pigliarvi la soddisfazione di vedere in America dei colossali coccodrilli di più di sei metri? risalite per poco gli affluenti del Guayas e vedrete dei magnifici esemplari del Crocodilus Occidentalis, accoccolati nella melma. Mirate attentamente tra il folto fogliame della sponda e vi colpiranno pure delle meravigliose Iguane di circa un metro di lunghezza. Se siete curiosi di vedere il famoso Basilisco, abbiate pazienza; fate due passi nella foresta, naturalmente colla massima precauzione per non pestare la coda di una delle tanti serpi velenose, e ne vedrete dei leggiadrissimi, di un vivissimo color verde, tranquilli, pacifici, assolutamente inoffensivi. Se siete fortunati nelle vostre ricerche, non vi sfuggirà la vista di una graziosissima lucertolina l'Ameiva vulgaris, di un nero lucente, con punti azzurri e gialli. Per carità non datevi conto delle centinaia di migliaia di farfalle, che con ritmi e movimenti bizzarri vi circolano intorno: le migliori irradiazioni dell'iride dal supremo Artefice magnificamente intrecciate dànno al vostro occhio un'impressione gradevolissima: bianchi leggiadrissimi con punti neri, verdi smeraldo, azzurri, rossi scarlatto, ed un'infinità di gradazioni dal giallo dorato al violetto lucente. Il piumaggio degli uccelli è meraviglioso: dal rosso del comunissimo Cardinale, al nero cupo del Gallinazo o catarstes atratus, rapace, fornito di un odorato finissimo, vero spazzino della città, chiamato foeteus, perchè ha una predilezione grandissima per i cavalli e i cani putrescenti. Nella notte poi in un trionfo magnifico di stelle dell'uno e dell'altro emisfero colla brillantissìma Croce del Sud un fenomeno curiosissimo che facilmente potrà trarvi in inganno. Nell'Ecuador tutto è colossale, e le lucciole, dall'addome fosforescente, non solo timidamente volano rasente terra, ma s'innalzano tra il vigoroso palmizio di cocco e con movimenti rettilinei vi dànno la bellissima impressione di stelle cadenti: moltissimi stranieri restano veramente ingannati. Persino le blatte sono esageratamente sviluppate. Aprite un armadio con un po' di farina, e le vedrete correre in tutte le direzioni, vivaci, grosse il triplo di quelle europee.
Verso la capitale.
Ma è ormai tempo di abbandonare la città: se avrete la sfortuna di arrivarvi d'inverno, è assolutamente necessario muovervi.
Il magnifico Cimborazo vi invita: il mostro gigante, che s'innalza a ben 61oo metri e che supera di ben 3000 metri le più alte cime della sierra, vi si profila nell'immenso orizzonte in un copioso ammanto di neve: se riuscite a scorgerlo dal mare ditevi fortunati, perchè è bello, è grandioso, è sublime, ma raro, prezioso. Le nubi, gelose molte volte, troppe volte, lo nascondono nella loro veste cinerea. Via quindi da Guayaquil e subito ai monti. Una ferrovia, una delle più alte del mondo, vi trasporta fino alla capitale, a Quito.
Se non vi viene il male della montagna, se l'ardente calore non vi ammazza, gustate tutta la natura nel suo magnifico splendore. Nella zona palustre nidi grossi di formiconi tra i rami degli alberi, eserciti immensi di uccelli acquatici, farfalle dai più variopinti colori, ninfee magnifiche, salvinie, ecc. Poco per volta si profilano le caratteristiche coltivazioni tropicali: banani giganteschi, aranci frondosissimi, canna da zucchero, juca, ananasso e, nel bosco, bianchi fiocchi che vi indicano lo sviluppo dei cotone selvatico; più in alto il cacao, la pianta principe, il vero oro dell'Ecuador nei secoli passati, ed ora purtroppo deprezzato da una concorrenza fenomenale all'estero.
Nel cuore della foresta.
Il treno cammina, cammina; e, senza accorgervi, v'interna nelle gole dell'alta montagna, nella zona delle foreste vergini. Lo scrosciare spaventoso dei torrenti dalle curve più bizzarre, le ripide cascate di centinaia e centinaia di ruscelli che s'abbassano a valle, picchi inaccessibili, magnifiche palme che preziosissime sarebbero nei migliori giardini europei, anturium, dalle foglie larghe un metro, centinaia di bromegliacee fiorenti sugli alti alberi, splendidi liane come lunghi cordoni di navi innalzantisi dall'umida terra all'alta cima, passiflore e tasconie dai fiori vivissimi, e migliaia e migliaia di piante sparse nell'impenetrabile foresta ed ognuna in lotta gigantesca coll'altra per innalzarsi e far brillare nel libero cielo il magnifico fogliame e la caratteristica fioritura: ecco la natura nel suo massimo splendore.
Benedetto sia Iddio che tante cose ha create!
La " Nariz " del diavolo.
Saliamo, saliamo ancora: la magnifica vegetazione si fa meno lussureggiante; agli alberi succedono gli arbusti.
Il ricino, da cui si estrae un olio già famoso in Italia, nell'Ecuador cresce spontaneo ed è un bell'alberetto legnoso di alcuni metri di altezza.
Osservate per terra: il colore dei fiori incomincia a divenire più uniforme, predomina un giallo vivace, segno di stanchezza. La macchina del treno, pure, dà segni di stanchezza, si prepara a fare una pericolosa salita, la famosa Nariz (il naso) del diavolo, monte a picco in forma di naso.
Il treno sale lentamente, lentamente, e questa lentezza vi riempie di uno spavento, di una suggestione glaciale. Non osservate fuori del finestrino: un orribile abisso vi si para dinanzi. Non pensate che il freno potrebbe rompersi, che un carrozzone potrebbe staccarsi dalla locomotiva e, nella corsa vertiginosa lungo le rotaie, trascinarvi e massacrarvi nella valle...
La regione del Cimborazo.
L'aspra salita è compiuta: l'aria si fa più fresca, la vegetazione sempre più scarsa. Siamo vicini al magnifico Cimborazo a quota 3000 metri, ed il colosso s'innalza ancora, ed è alto, altissimo. Appuntate un binoccolo e vedrete qualche Condor che volteggia sulle pendici, vedrete un ghiacciaio colossale con un'orrenda spaccatura e nascondente chissà quale precipizio.
Il treno cammina ancora rimanendo ad una quota di circa 3000 metri e percorre il grande altipiano andino: lasciate la gentile città di Riobamba con una bella chiesa salesiana in costruzione, ed osservate la nuova vegetazione: il terreno è coltivato. Oh non cercate quassù il mais dalle pannocchie da terra promessa, l'erba medica sviluppata, il lupino, il frumento, l'orzo in produzione rigogliosa! Li troverete certo in qualche azienda, o fattoria, più lontana dalla ferrovia.
Discendete dal treno, pigliate una manata di terra: è nerastra; è la cenere che le imponenti e relativamente recenti eruzioni vulcaniche hanno rovesciata a tonnellate, rendendo impossibile una pronta coltivazione.
(Continua)
Sac. Dott. CARLO CRESPI Missionario Salesiano.
Nuova residenza missionaria nel Rio Negro (Brasile).
Nel giugno u. s. il Prefetto Apostolico Monsignor Massa si spingeva in mezzo ai Tucanos, insieme col venerando Don Balzola e due altri missionari per stabilirvi una residenza. La prima messa celebrata sul luogo fu quella di San Luigi. Voglia l'angelico Patrono della gioventù attirare alla nuova cappella di missione, ove già si conserva il SS. Sacramento, molti e molti piccoli indii e facilitarne la piena evangelizzazione. Sarà il primo nucleo intimamente cristiano in quelle terre quasi inesplorate.
Daremo, nei prossimi numeri, le prime relazioni, che ci son pervenute.
Dai confini del "Ciaco Paraguayo"
Cose che fanno piangere.
(Relazione dell'Ispettore don Riccardo Pittini al sig. don Rinaldi).
Fuerte « Olimpo » (Alto Paraguay),
30 agosto 1923.
Carissimo e venerato Padre,
Seguendo il suo desiderio approfitto della visita ispettoriale alle Case del Paraguay per studiare sul posto la possibilità di una prima evangelizzazione dei selvaggi del Ciaco.
Dico la possibilità, perchè solo il fatto di quattro secoli trascorsi senza che lo zelo dei missionari, massime Gesuiti, vi abbia potuto fissare una sola Missione stabile, mentre tante ne fissavano sulla sponda opposta del fiume Paraguay, fa presumere l'esistenza di difficoltà locali, superiori al buon volere degli uomini.
Ed è così. L'eccesso ed il difetto d'acqua vi creano, alternativamente, un formidabile ostacolo alla vita. Agli straripamenti periodici che spingono il fiume a grandi distanze dalle rive ed alle innondazioni di acque piovane che si spandono come un mare, internamente, sul suolo piano ed impermeabile, seguono siccità capaci di ridurre ad un arido deserto ciò che ieri era un'immensa distesa di esuberante vegetazione. Non un fiume, non un ruscello, non una fonte. Le stesse acque raccoglitrici evaporano rapidamente, e son quasi sempre sature di sale quelle che nascono da scavi artificiali.
Boscaglie interminabili, dove non si dà un passo se non precede la scure, oppongono una serie di fitte barriere all'avanzare dell'uomo. E se a questo si aggiunge la frequenza d'animali pericolosi, dalla tigre al serpente a sonagli, e di molestissimi insetti, ed un sole cocente, ed il facile incontro di tribù selvagge poco propizie all'ingresso della civiltà, si ha la spiegazione del lungo e folto mistero che avvolge quest'immensa estensione di territorio.
In questi ultimi lustri la possibilità di lauti guadagni nello sfruttamento dei boschi, massime del quebracho (chebracio) per l'elaborazione del tannino e di altri legnami da costruzione, attrasse grandi capitali dall'estero e sorsero come per incanto in riva al fiume alcune grandi fabbriche ed imprese da taglio (obrajes), che nell'affannosa ricerca del legname spinsero i lavoratori alla distanza di varie decine di Km. dalla riva, aprendo così i primi spiragli verso l'interno. Tra queste imprese commerciali annoverasi anche una Missione anglicana, fondata una trentina d'anni or sono nel cuore del Ciaco, di fronte a Concepción, con qualche profitto religioso, ma con un maggior esito economico.
L'opera religiosa dei Salesiani, nei tre anni dacchè assunsero la cura religiosa del Ciaco, si è svolta appunto in questi centri d'industria, a cui confluiscono migliaia di lavoratori, colle rispettive famiglie, assolutamente bisognosi di frequenti visite del missionario. Ma per gli indi che spesso vi arrivano, o spinti dalla siccità o attratti da un modesto guadagno nei lavori da taglio o nel trasporto del legname, nulla, proprio nulla si è potuto fare fino ad ora. E, molto meno per quelli assai più numerosi che vivono all'interno e di cui si hanno notizie vaghe, raccolte da qualche ardito esploratore.
Un raggio di speranza.
Sarebbe giunta l'ora di pensare un poco a queste povere anime? Le supreme autorità religiose e politiche del paese me ne esprimevano, giorni addietro, il più vivo desiderio; e lo desideravano pure intensamente i nostri confratelli missionari che assistono con angoscia al deperire delle tribù, senza che un tenue raggio di fede sia giunto ad illuminarle.
Io stesso che coll'aiuto del sig. Nicolò Salsa, un forte impresario di legnami da Montanaro (Piemonte), potei recarmi in questi giorni fino ad una tolderia di indi « Ciamacoco », ad un cinquanta Km. verso l'interno, e toccar con mano il loro stato miserando, ne ho l'anima piena di amarezza.
In quanto al potersi fondare una Missione, nonostante le gravi difficoltà suindicate, quasi non ne dubito.
Queste diminuiscono a misura che si penetra all'interno, finora inesplorato.
Coll'elevarsi, sia pure lento, del livello del suolo, svanisce il pericolo delle innondazioni del fiume Paraguay, non essendo così grave quello delle innondazioni d'acque piovane che si formano all'interno. Buone praterie non mancano per l'allevamento del bestiame che si moltiplica in un modo sorprendente, come potei constatare nei campi della famiglia Salsa.
Il terreno è di una grande fertilità, non solo per i prodotti locali, ma probabilmente anche importati; per esempio la vite, il melo, il riso, il cotone, gli ortaggi, e forse, tra i cereali, lo stesso frumento.
Alla scarsezza d'acqua possono sopperire depositi artificiali, scavati nella terra ad una profondità non superiore a due metri, per non provocare il sorgere d'acqua salata; benchè anche di questa si abbeverano gli animali. E non sarebbe raro trovar acqua dolce, come avvenne ai Salsa poco fa.
Quanto alle abitazioni, il costrurle non richiede troppa spesa, per l'impiego quasi esclusivo dei fusti di palma nelle pareti, che poi si intonacano di fango. Gli stessi fusti, divisi per metà e combinati a maniera di tegole, dànno tetti eccellenti; e se passa un po' d'aria, tanto meglio per rinfrescare l'ambiente.
La tribù prescelta.
Per la prima evangelizzazione si sarebbe pensato ai Ciamacoco, una delle tre grandi tribù che popolano il Ciaco da Sud a Nord sulla sponda del Paraguay. Essi ne occupano la parte settentrionale, tra i gradi 2o e 22 di latitudine australe.
Col tratto frequente dei « cristiani » che invadono un po' alla volta il loro territorio, una parte di essi ha smesso alquanto dell'anteriore selvatichezza e spirito bellicoso, inasprito dalle lotte continue e micidiali colla tribù dei « Caduvei », che irrompevano su di essi dal prossimo Matto Grosso, o con altre tribù dimoranti all'interno del Ciaco.
Ma se i civilizzati hanno dato loro delle armi da fuoco, delle vesti e ad alcuni un po' di lingua spagnuola, vi hanno pure introdotto i germi di malattie, che ne hanno decimato il numero e costituiscono una seria minaccia all'esistenza della tribù. Cori raccapriccio penso a quanto mi diceva l'altro giorno la guida sul sentiero che mena alla tolderia dei Ciamacoco: « In questo piccolo spazio daccanto alla foresta, abbiamo sotterrato poco fa una trentina di indi, morti di malattie polmonari ed abbandonati qua dai loro compagni in pasto agli animali ed agli uccelli di rapina! » Ed il fatto si ripete con troppa frequenza.
Ho passato con essi varie ore nella tolderia, nell'interno della foresta, a qualche centinaio di metri da uno stagno, che offre loro un resto d'acqua limacciosa, uccellame ed abbondanza di enormi anguille, che cuociono sulla brace.
Tra i Ciamacoco.
Dio mio! Che strano spettacolo di uomini e donne ammucchiati in breve spazio, mal coperti di cenci e di sudiciume, assediati da zanzare, mosche e mille altri insetti molestissimi, confusi con una moltitudine di cani, compagni inseparabili dell'indio!
Vi andai anche di notte, una chiara notte lunare. Tutto intorno risuonavano le grida strazianti delle donne che ancora lamentavano in quell'ora la morte del cacico, avvenuta due mesi fa. La vedova e le parenti prossime han pur tagliati i capelli, e d'allora in poi non si lavarono il volto che si è venuto coprendo di uno strato di sudiciume, il cui spessore è indice dell'intensità e durata del lutto.
Solo quando finirono i lamenti, Patrizio, uno dei vecchi della tribù, impugnò la sua zucchetta, accompagnando, con scosse ritmiche delle pietruzze racchiuse, una strana ed interminabile cantilena, dalle grida più alte e sguaiate a certi lugubri mugolamenti, che fanno pensare a tutto, tranne che a un'apparenza di melodia.
Ho procurato, invano, di sorprendere in essi un pensiero solo, un sentimento religioso, od una qualunque manifestazione di culto. Tutto si riduce ad una stupida superstizione di fantasmi notturni e ad una fede incerta nella sopravvivenza delle anime.
Tuttavia appare, nella loro vita, un riflesso di moralità che sorprende e può servire persino di esempio a non pochi civilizzati. Vi è rispettato, ordinariamente, il matrimonio monogamico e permanente; intenso l'amore ai figli ed agli orfani dei parenti, rispettata la proprietà, rare le risse sanguinose e l'omicidio.
Guardano con diffidenza al « cristiano » che invade il loro territorio, e non dànno informazioni sicure di quello che ancora rimane da esplorare. In un modo speciale occultano i sentieri battuti nelle escursioni frequenti e le acque stagnanti che ne sono la mèta. Quando io feci comprendere ad essi il progetto d'una scuola per i loro figli, ne restarono contenti in generale: ma quando li pregai di volermi condurre verso l'interno ad un posto conveniente, corse subito di bocca in bocca una parola di disapprovazione.
Un'escursione nell'interno.
E non mi fu possibile ottenere una guida, nè con promesse, nè con ricompense.
Ma la ricerca del luogo opportuno per la Missione si farà lo stesso, in una spedizione che partirà tra qualche giorno da Fuerte « Olimpo » (grado 21° lat. Sud), coll'aiuto specialmente del signor Gregorio Segovia, vecchio ed eccellente Cooperatore Salesiano.
Sarà diretta dal nostro Don Emilio Sosa Gaona, da tre anni incaricato della missione. Avrei voluto partecipare con lui alle fatiche e ai pericoli del viaggio: ma una serie di contrattempi imprevisti ha prolungato troppo la mia permanenza qui ed il dovere mi richiama con urgenza all'Uruguay. Temo, però, che la tremenda siccità che dallo scorso aprile ha privato d'acqua queste regioni, possa creare un ostacolo insormontabile all'esito della spedizione.
In altra mia, carissimo Padre, potrò dirle il risultato definitivo di questi primi passi, che forse riservano ai poveri figli di Don Bosco la gloria della prima Missione Cattolica stabile fra gli indi del Ciaco.
Suo aff.mo figlio Sac. RICCARDO PITTINI.
« Ho un solo desiderio: - Quello di andare in cielo ».
Quante volte il vecchio Yeun Po aveva visto il missionario di Shekki, di passaggio a Ma Kok, diretto alla volta della terra dei pirati, l'isola di Tau Mun!
In quella piccola stazione, formata di poche semplici capanne, i passeggeri discendono per attendere, alle volte per ore ed ore, la barca che li deve portare al di là del mare, ai loro paesi.
Il missionario, accompagnato dal catechista, si approfitta naturalmente di tali circostanze per parlar di religione a quei del luogo e a chi incontra.
Il buon vecchio Yeun Po, insieme con due suoi nipoti, ha lì una piccola bottega, dove i forestieri possono trovare qualche scanno per sedersi e una povera cucina per prepararsi qualche cosa da mangiare.
Coll'andare del tempo, il vecchio era divemito l'amico del missionario, ed ogni qual volta questi venisse, egli, in segno di rispetto, gli offriva subito una tazza di tee e la propria pipa. Del buon Dio il Missionario gli aveva parlato sempre; l'aveva pure ammonito di farsi battezzare. Ma egli, sempre sorridendo, rispondeva che oramai era troppo vecchio, e che, non sapendo leggere, non poteva istruirsi nel Catechismo. Eran passati, così, degli anni: e non c'era più alcuna speranza di vederlo entrare nella Santa Religione.
Volle il buon Dio che nel giugno s. u. il missionario fosse di nuovo di passaggio per quella stazione. Il bravo Yeun Po, come sempre, lo ricevette con cortesia, offrendogli una sedia e una tazza di tee: e l'ospite gli domandò qual idea avesse riguardo a farsi cristiano. Rispose che il « Signor del Cielo » è buono; ma che egli, vecchio e senza forze, non vedeva alcuna convenienza o utilità di convertirsi. La solita risposta data tant'altre volte.
Finita la visita a Tau Mun, dove la festa del S. Cuore riuscì divotissima, per la stessa via di Ma Kok, il missionario era di ritorno a Shekki: e di buon piattino, alle 7 circa, dopo un viaggio di 5 ore in barca, arrivava a Ma Kok.
Insieme cogli altri passeggeri discende per attendere il barcone Macau-Shekki: e sapendo che c'era da aspettare almeno quattro ore, torna alla capanna del vecchio Yeun Po, per riposar un pochino e rifarsi dal sonno perduto. Entrando nel povero tugurio, dove i nipoti già stavano vendendo commestibili, vede il vecchio Yeun Po ancor sdraiato sulla misera stuoia, che dormiva. Non vorrebbe disturbarlo, ma il vecchio apre gli occhi e, visto il missionario, senza premettere alcuna delle solite frasi di cerimonia, gli domanda:
- Padre, posso io ancora sperare di essere accettato tra i tuoi cristiani?
Pieno di stupore al sentire questa domanda, col cuore pieno di gioia, il missionario gli risponde:
- Ma certo, senza dubbio, mio caro Yeun Po: e se lo desideri, ancor oggi.
- Son deciso di adorare il solo Grande Signore del Cielo, insiste il vecchio; degli idoli e delle tavolette degli avi defunti, non ne voglio più sapere, ho un solo desiderio: quella di andare in Cielo!
Vedendo tanta sincerità e tanta grazia di Dio, il missionario lo vien subito disponendo al grande atto per un'ora e più; il catechista anche lui aggiunge le sue istruzioni, e poi in presenza di gran numero di persone, strette tutt'intorno, il buon Yeun Po, accoccolato sulla lacera stuoia, riceve il santo Battesimo e il nome di Giovanni Battista.
Subito dopo, nonostante i suoi 83 anni, e sebbene più debole del solito, il buon vecchio aveva negli occhi un'immensa letizia, segno e frutto della grazia santificante, che gli era scesa in cuore, per la prima volta, col S. Battesimo. Era il 4° venerdì del mese, dedicato al Sacro Cuore.
Sono passati, omai, due mesi. Il Missionario non ebbe ancor occasione di passare per Ma Kok e di rivedere il vecchio neofita Giovanni... ma, ripensando a quel cambiamento così improvviso ed inaspettato, non può a meno di riconoscervi una grazia speciale del S. Cuore di Gesù, al quale migliaia di cristiani cinesi, tre volte al giorno, ripetono la supplica:
« S. Cuore di Gesù, venga il Tuo Regno in Cina! »
Heung Shan, 16 agosto 1923.
Sac. IGNAZIO CANAZEI Miss. Salesiano.
Nel Santuario di Torino
il 24 del mese, si compiono speciali funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata; e sono particolarmente i divoti di Valdocco, che con vivissima fede accorrono alle devote funzioni. Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.
GRAZIE E FAVORI (*)
La Patrona dei Missionari.
La grande, potente, la buona Ausiliatrice, protettrice insigne dei missionari, volle in questi giorni dimostrare la sua paterna miracolosa assistenza, infrangendo le diaboliche arti di Satana, re e padrone assoluto dei Kivari.
S'andava cautamente per un strettissimo sentiero inciso nella roccia, con un abisso orribile ad un lato, quando dal monte s'abbassa un indio con due cavalli e ci viene incontro.
Passa per primo l'instancabile e pratico missionario Ernesto Tettamanzi, ritirandosi un poco in disparte. Viene seconda l'intrepida ispettrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Suor Carolina Mioletti; ma il suo cavallo si spaventa, si rizza in piedi, e durante questa manovra, il terreno cade.
Vedere la povera bestia cadere nel vuoto coll'intrepida suora che manda gemiti di soccorso, vederla rotolare per la rapidissima scarpata conducente a un spaventevolissimo abisso, fu un istante. Con fede intrepida s'invoca il nome dolcissimo della Madonna di Don Bosco: e il cavallo si libera dalla suora, e trova una grossa pietra d'appoggio e quivi tranquillamente s'arresta. La suora fa sforzi disperati per aggrapparsi ai cespugli; nella violenza della discesa ne sradica alcuni; ma, finalmente, s'ode la voce della vittoria del trionfo: « Mi sono aggrappata! mi sono aggrappata! » Sull'orlo dell'abisso, colle mani insanguinate, pallida, sorridente, sta afferrata a due robusti e pungenti rami. Si corre al difficile e pericoloso salvataggio, e poi, con uno sforzo sovrumano si riesce a risalire il sentiero della salvezza. Senz'indugio s'innalza una fervida prece di ringraziamento alla grande Ausiliatrice. Poteva essere una catastrofe: tutti i cavalli potevano spaventarsi e massacrarsi nella terribile gola: ma la Madonna vegliò e volle risparmiare le giovani energie, incamminate alla povera Missione dei Kivari.
Ausiliatrice potente, la vita che prodigiosamente ci conservasti possa essere tutta spesa nel far trionfare il tuo nome nelle foreste Amazzoniche.
Cuenca, 8 agosto 1923.
Sac. Dott. CARLO CRESPI, Missionario Salesiano.
Viva Maria Ausiliatrice! - La nostra figlia Chiara, d'anni 9, or son due anni fu colpita da alopecia che le causò la quasi totale caduta dei capelli. Inutili riuscirono le cure tentate anche per opera di valenti sanitari. Si fece ricorso a Maria SS. Ausiliatrice, promettendo un'offerta, e da circa 4 mesi i capelli si riprodussero come per incanto, senza lasciare alcuna traccia del male.
Grati alla Madonna SS. per la grazia ottenuta, mandiamo un'offerta e vogliamo pubblicata la grazia ottenuta. Viva Maria Ausiliatrice!
Nurri (Sardegna), 21-IX-1923.
Coniugi FELICE BATTISTINA PERRA MAMELI.
Sia ringraziata in eterno Maria Ausiliatrice. -
Il sac. Giovanni Bernabè, Direttore del collegio « Ven. Giovanni Bosco » di Punta Arenas, nei primi giorni di giugno cadde gravissimamente infermo. I medici, chiamati a consulto, diedero pochissima speranza di guarigione. In tale angoscioso frangente, l'Ispettore locale, parlando a tutta la casa riunita, raccomandò, specialmente ai giovani convittori, uno sforzo particolare per diportarsi bene, col fine di obbligare Maria Ausiliatrice a strappare dalla morte il caro ammalato, e promise una messa solenne ad onore della Vergine di D. Bosco, se si otteneva la sospirata guarigione. Questa venne; ed oggi, 24 luglio, lí medesimo Don Bernabè cantò la messa, mentre tutta la comunità fece la santa comunione. Siane ringraziata in aeternum Maria Ausiliatrice.
Punta Arenas, 24-VII-1923.
Sac. DOMENICO CERRATO.
Maria, guariteci la nostra figliuola! - La nostra Benedetta, di 12 anni, da lungo tempo era travagliata da una malattia, che, senza obbligarla a tenere il letto, l'andava lentamente consumando. Le medicine a nulla giovavano. Quest'anno il male si aggravò a tal segno, che nel mese di maggio il caso apparve disperato. La giovane passava le notti insonni, travagliata da tosse insistente; il cuore, alquanto spostato, pulsava irregolarmente, e pareva dovesse da un momento all'altro arrestarsi. Il valente dottore curante crollava il capo, dando a vedere che la catastrofe si avvicinava a grandi passi. Oltremodo angosciati, si pensava a quel che si sarebbe potuto fare per cercar di salvare il nostro tesoro, allorchè ci ricordammo di Maria Ausiliatrice, che già tante volte ci aveva aiutati.
- Maria, guarisci la nostra figliuola, e noi faremo un'offerta e pubblicheremo la grazia - le dicemmo con ferma fiducia di essere esauditi. Incominciammo la novena di D. Bosco e all'ottavo giorno la nostra inferma migliorava. Facemmo una seconda novena e prima del termine era fuori di pericolo ed ora giuoca allegra e sana come prima.
Fedeli alla promessa, pubblichiamo la grazia, promettendo imperitura riconoscenza alla nostra buona Madre Celeste.
Torino, 20 agosto 1923.
LUIGIA SIFFREDI.
Volli ricevere la benedizione di Maria Ausiliatrice e sono guarita. - Durante l'epidemia della febbre spagnuola, anch'io ne fui colpita e me ne rimase il fastidioso ricordo di una febbre quasi quotidiana. Nei primi anni erano piccole temperature, che duravano poche ore del giorno, ma in seguito andarono facendosi sempre più alte e di più lunga durata. Negli ultimi sei mesi poi, che precedettero la guarigione, la febbre non mi lasciava più un istante, nè di giorno nè di notte, e la temperatura, mai più bassa di 37 e 5, saliva anche di giorno a 38 gradi. Letto un libriccino in cui si narrano tante grazie da Maria SS. Ausiliatrice mediante la benedizione impartita da D. Bosco ebbi uno slancio di fede devota e volli recarmi a Torino per essere benedetta dal terzo Successore del Venerabile; e vi andai per il 24 maggio u. s. Assistei al triduo ed alla bella festa della Vergine Santa, e la mattina del 25 fui benedetta dal rev.mo Dori Rinaldi. Dopo la benedizione, constatai che la febbre era istantaneamente scomparsa e non mi è più tornata.
Profondamente grata alla Madre Celeste, invio un'offerta per le Opere Salesiane, quale attestato d'infinita riconoscenza.
Sarteano, 17-IX-1923.
MATILDE BOLOGNA Ved. BERNARDINI.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. G. L., A. M. Conte Nasalli Rocca, Adami Marcella, Airoldi Giovannina in Bellotti, Alnigi Caterina, Annovazzi Nino, Antonini Maria, Aprile Celestina, Armo Maddalena in Carlino, Armarmi Zaira, Arnaz Letizia, Arrighetti Giulio, Assolco Miss Kate, Atzeni Anna Maria, Avanzino Margherita in Lusnardi, Armar-Aime Vittorio.
B) - B. Rosina, Baudino Antonietta, Balia Caterina, Balia Rosina, Ballerini Lazzaro, Baraldi Teresa, Baravelli Adele, Barberini Maria, Barbieri Carolit a, Bargagii Margherita, Barone Can.co D. Francesco, Batzella Marietta, Banso Francesco, Bedussio Michele, Belli Maria, Bellini Maria in Pietrogrande, Belpietro Cecilia, Benedetti Maria, Benzi Caute, Beobi Pietro, Berretta Maria, Berretta Rosa, Bernardi Giuseppe, Bertelli Ernesta, Bertoli Ercole, Bertone Maddalena, Bigolin Maria, Billotti Filippa, Binello Maria, Biroli Maria in Scevola, Biscottini Bianca, Bisoffi Catterina, Bitetto Agala, Bollano Domenica, Bologna Matilde Ved. Bernardini, Bonassi Elena, Borettaz Domitilla, Borgarello Matteo, Botti Anna, Bovo Giuseppe, Brenne Maria, Bricalli Teresa in Bruseghinì, Brovelli Fiaminia, Bucell Can. Antonio, Buffa Agostino, Burrini Margherita.
C) - C. M. N., Calabro Francesco, Campigotto Bartolomeo, Canali Rosa, Cantoni Francesca in Albini, Cape la Anna, Caprioglio Candido, Carazza Silvia, Carenzi Rosa, Casetta Anna, Castelletto Giuseppina, Castelli Cario, Castiglia, tatto Tommaso, Cavallini Maria, Cera Francesca in Prandino, Celada Maria, Chiabrando Teresa, Chiabrera Filomena, Chiari Elisa, Chiotti Suor Maria, Giabatti ch. Antonio, Cigna Giuseppe, Cimino Angelina, Cipolla cav. Not. Nicolò, Coccanari Anna, Co, golato Antonietta, Colonibero Caterina, Colombo Maria, Conibi Giuseppina, Congiri Caterina, Coni Arrù Gio. Batt., Conti Rosa, Contu Maria, Corbellini Maria, Cordova Elisa in Tita, Corfù Anna, Corna Maria in Vavassori, Corrà suor Enrica, Cossu ch. Giuseppe, Cossu Giovanna, Crippa Eugenio, Cristiani Virginia, Cugnasca Ida in Canboni.
D) - Dal Clero Claudio, Dalla Villa Maria in Facchini, D A Pozzo Ferdinando, Damiani Caterina, Darbesio Maria, Dati D. Giulio, David Giuseppina in Invidiata, D'Ottavi Ruggero, Debernardi Carlo, Debernardi Felicina in Ticozzi, Dejana Mariantonia, Del Forno Mario, Dellani Nina, De Marchi Adelana, De Marco Antonietto, De Martin Candido, De Medici Martino, De Piccoli Maria, Dispensa Rosaria, Donà Giovanna Dorigo Regina.
E) - Enderle Marcellina.
F) - F. F., Facchini Maria, Falco Maria, Famiglie Beltramo, Burzio, Ferrari, Padrini, Farinetti Teresa, Fasoli Rosa, Favre Martino, Ferrari Can.co Giovanni, Figuccio Caterina, Finocchiaro Anna, Fioretti Rina, Fontana Vittoria, Formenti Bruno, Fornaser Giovanna, Fraccaroli Maria, Furioni Livia in Adami.
G) - G. A., G. Cristina, G. S. Gagliano Vincenzo, Galli Mario, Gallina Delfina, Callina di Giovanni, Galaniero Teresa, Gamba Angiolino, Gambino Bossa, Garavaglios Benedetto, Garelli Sebastiano, Garello Angelica in Vacchetto, Gatto Caterina, Gatto Luigia, Gazzola Virginia, Genevraro Angiolina, Genta Esterina, Germania Maria, Ghiggia Michele, Ghio Andrea, Giachero Dina, Giachino prof. Alberto, Giacometto Giuseppa, Giannini Guido, Gianolio Veronica in Sabini, Giarola Speranza, Giordano Emilio, Giovannini Giacomo, Giràrdi Giuseppe, Giraudi Teresa, Giuliano Clara, Guissi Giuseppina, Gnavi Luigi, Gnecchi Isolina, Gobbo d. Giovanni, Gota Angelina, Gozzi Maria, Grappioli Paolina, Greppi Antonio, Grimani Contessa Enrica in Du Bois, Guarini Concetta, Guendelina Marchesa Litta.
H) - Hophins Maria.
J) - Jacopino d. Giuseppe, Parroco, Josedh Filomena... I) - Incutti Francesco, Indelicato Angiolino.
L) - L. I., Laboranti Maria, Lazzarini Cesira, Lesca Maria, Liberti Maria in Guidi, Lunongi Brigida, Lisa Giuseppe, Longa Giuditta, Losano Vincenza, Lozza Rina, Luca Virginia, Lumini Carmelita, riconoscentissima per l'esito ottenuto negli esami dai suoi figliuoli, Luzi Teresa.
M) - M. Maria, Maculotti Pierina, Maestroni Maria in Ravasio, Maffei Delfina, Maffei Teresa, Maggi Romano, Maiorino d. Agnello. Malacchimi Elisabetta, Malaguti Teresa, Mambretti Eugenio, Mandelli Alfonsa, Mangola Cecilia in Negri, Manno G., Manzo Ester, Marchino Serafina, Marchis Vittoria, Marengo Antonia, Mariani Virginia, Marini Cecilia, Martinelli Martina, Martinengo Maria, Martinoni Angelo, Masalchi Giuseppe, Massasso Anna Maria, Mazzeo Carmela, Mazzoleni Caterina, Medda Effisía Gina, Mello d. Guido, Meola cav. Ten. Colonello Francesco, Meren Ciuseppina in Marini, Mesiano Caterina in Viola, Megnet Francesco, Micanzi Elisa, Milesi Caterina Ehsa, Milesi Caterina, Mina Andrea, Mò Cesare, Moiso Carolina in Carbonero, Molinengo d. Antonio, Mondino Elisabetta, Montanari Carolina, Monti Agostino, Morandi Lina, Moreno Bianca, Moscheni Angelina, Mularoni Vincenzo.
N) - N. C., F. M. d. A. Parroco, Nè Laura in Zu, Negro Maria in Migazzo, Nicola Annetta, Nicolosi Giuseppe, Nodari Colomba.
O) - O. S., O. Umberto, Odarda Spirito Orlandi Eugenio, Orlando Benedetto, Oriando Vincenza.
P) - P. F., P. F. F. A., P. T., Pagnucco Angelina, Panato Federico, Parini Maria, Pasino Laura, Passi Luisa, in Fassati, Pastorelli Maria, Pataccia Delfina, Patuzzi Angela, Paviato Egilda, Peirone Francesca, Pellegrini Anna, Pelliccioni Elena, Pellosio Matilde, Perricone Antonio, Peruzzotti Nicolina, Petterle Giuseppe, Piano Bartolomeo e famiglia, Piantanida Ciovannini, Pibiri Maria, Picco Rosina in Invernizzi, Piccioli Enrico, Piccione Corradina in C rasa, Piccione Michele, Piergiovanni Domenico, Piffer Ottilia, Pintavalli d. Francesco, Piscitello Marianna, Pittan d. Giovanni Poggia Bernardo, Poggio Vincenza in Gavegno, Polletto Carlo, Policante Francesco, Pollono Pierina, Ponte Domenico, Ponzone Albina in Morino, Povero Irene in Marengo, Prandi Caterina, Pujatti Maria in Cavalieri.
Q) - Quadri Giuseppina.
R) - R. B. G., R. L., Rab no Guglielmo, Racli Nina, Ragusa Filippa, Rastelli Leandro, Ravera E., Ravetto Angelo, Reforgiato Cristina, Ressa Mary, Righetti Melania, Rusoldi Rosina in Riboldone, Rivetti Giustino, Robbiano Valentina, Rollone Francesco, Romano Battista, Ronchetti Fiuseppe, Rosa Angelina, Rosset Vittorina, Rossi Adilia in Corbetta, Rossin Luigia.
S) -- S. G. E., S. L. Bellotti, Saba Francesco, Sabatini Armida, Sacchi Alma in Guggt, Sanneris Giuseppe, Santero Mariuccia, Sanvito Costanzo, Sarteur Francesca, Sasso Concetta, Scalerandi Maria, Scarpi tecla in Gaburro, Scavino Giovanna, Schicchi Giovannina, Scotti d. Antonio, Scotti Pierino, Segliezzi Angela, Seghezzi Margherita, Sio Giovanni, Sist Lucia e Giuseppe, Solunghi Luigia, Sorbello Annetta in Grassi, Sorelle Ungaro, Spagnoli Anna, Spairani Adele, Squarotti Costanzo, SI, -fatti Giuseppe, Stella Florinda, Stratta Luisa, Stuardi Marianna e Felicina, Suberras Rosalia in Giorgio, Superiora Suore Santa Chiara in Roves.
T) - Tabbo Ersilia in Fossati, Tagliabue PaolinaTelent Domenica, Teso Gisella, Ticozzi Felicina in De, bernardi, Todeschini Pierina, Tosca Rosa, Tognocchi Jolanda, Tommasi Liberina, Tommasoni Bartolomeo, Tonghini Giovannina in Saldi, Torri Amelia, Tortorella Giovina, Tosi Giovanni, Trespidi Angelo, Tricerri Giuseppe, Truffi Carla.
V) - V. C., Valleise Giovanni, Valleri Alessandra, Vandini Amelia, Vannini Giuseppe, Vannini Irene, Varzi Francesca, Vassermann Giulia, Venzo Veronica, Verga Amnos, Verra Giaseppa, Viero suor Luigia, Viganò Cesare, Viganò Emilio, Viganò Maria in Coffetti, Vignale Teresa, Vigo Angela, Viotti Carlo.
Z) - Zaccarelli Manno, Zago Cecilia, Zambelli Maria, Zanetti Dorina, Zanni Dica, Zanotti Annetta, Zanotti Vitalino, Zappalù Lorenzo, Zenucchini Maria, Zerutan Elisa.
Nell'Oratorio Salesiano di Torino e nelle altre Case Salesiane del Piemonte, la domenica 11 novembre, 48° anniversario dalla partenza dei primi Missionari Salesiani, sarà
Giornata missionaria.
Le Sante Comunioni che si faranno nelle varie Chiese e Cappelle, saranno indirizzate al Cuore dolcissimo di Gesù e a Maria SS. Ausiliatrice per i bisogni delle Missioni Salesiane.
La Messa solenne, previa intelligenza con i RR. Ordinari, sarà quella della Propagazione della Fede: « pro fidei propagatione ».
Nelle chiese pubbliche verrà più volte ricordata ai fedeli la particolare intenzione del giorno, per invitarli ad offrire al santissimo scopo le loro preghiere e le loro elemosine.
Nel pomeriggio, dopo i Vespri, il discorso verserà sul tema delle Missioni in generale, o delle Missioni Salesiane in particolare, e sui mezzi più atti a promuoverne e sostenerne l'incremento.
Nell'ora poi, più opportuna, si terrà anche un trattenimento « pro Missioni Salesiane », il quale, a seconda delle possibilità e convenienze locali, consisterà, o in una conferenza con proiezioni luminose, o in un trattenimento drammatico o letterario, con largo invito ai Cooperatori.
I vantaggi, che si avranno da queste giornate missionarie, sono grandi. Esse infatti, pur provvedendo al bene di un Istituto Missionario particolare, poichè ragioni di origine e di ambiente lo consigliano, dànno anche vigoroso impulso alle grandi Opere Pontificie (Propagazione della Fede - S. Infanzia -- Opera di S. Pietro Ap. per il Clero indigeno) che è dovere di ogni cattolico sostenere nel miglior modo. Inoltre, illustrando e valorizzando l'idea missionaria tra i giovani e tra le popolazioni, vengono a rafforzarne il carattere cristiano, poichè non è possibile muoverle allo spirito di sacrifizio e di beneficenza a pro' di popoli ancor sepolti nell'idolatria o nella barbarie, senza spronarle efficacemente alla pratica di tutte le virtù cristiane.
Il signor Don Rinaldi confida che questa santa iniziativa, mercè lo zelo dei singoli direttori, verrà imitata in tutte le Case Salesiane d'Italia e dell'Estero, possibilmente fin da quest'anno, e che con eguale o più ampio programma verrà, regolarmente, ripetuta dappertutto ogni anno in avvenire.
Nel parlar del Ven. D. Bosco, e di qualunque altro nostro Servo di Dio, intendiamo sempre di protestare, come protestiamo solennemente, di non voler contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Don Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.
L'invocazione di Don Bosco e del suo pio allievo Domenico Savio.
Accludo vaglia di L. 500 per la causa di Beatificazione di D. Bosco e per quella di Domenico Savio, perchè abbiamo ricevuto un gran favore dalla loro intercessione.
Il 21 giugno io partiva da Valparaiso per la Capitale, per ossequiare il nostro Ispettore, D. Luigi Nai. Lasciai la casa senza ammalati. Al ritorno, 23 giugno, ebbi la dolorosa sorpresa di trovar tre salesiani e più di 25 alunni ammalati di grippe. Anche in città la malattia si estendeva in forma allarmante. I giornali dicevano che vi erano 75.000 ammalati, sopra una popolazione che si aggira sui 250.000 abitanti.
Invocammo con fede l'intercessione del Ven. Don Bosco per i Salesiani e quella di Savio Domenico per i giovani, e nessuno più si ammalò. La maggior parte degli Istituti (tutti i fiscali ed anche i particolari) per l'epidemia regnante si videro ripetutamente obbligati a licenziare i giovani per dieci o quindici giorni; e noi, colla visibile protezione del Cielo, continuammo regolarmente il nostro lavoro nei laboratori e nelle scuole, tra i nostri 220 alunni interni e 18o esterni, dei quali, ripeto, più nessuno si ammalò; e ciò che avvenne degli alunni, avvenne anche dei Salesiani. Visibile protezione del Cielo!
Compio, quindi, con immensa riconoscenza, la promessa, ringraziando il buon Dio della speciale benevolenza che ci ha dimostrato, ad intercessione dei Ven. Don Bosco e di Domenico Savio.
Valparaiso, 8 agosto 1923.
Sac. GIULIo DATI.
Fiducioso ricorso al Ven. Don Bosco.
Ammiratore del Ven. Don Bosco e delle sue opere a prò della gioventù, ed amico dei figli di tanto Padre, sciolgo una promessa, fatta nella malattia di un mio nipote, studente di quarta ginnasiale, il quale, insieme con me, rende vive grazie per l'ottenuta guarigione.
Recatosi in famiglia a passare le vacanze, mentre io era alle Terme Luigiane, in quel di
Cosenza, fu colto da disturbi viscerali, da non poter più tollerare cibo di sorta. Trattavasi di tifo all'ennesima potenza, con doppia otite, da mettere in allarme la famiglia e i medici curanti, che temevano una catastrofe.
Rientrato in casa dopo venti giorni, mi accorsi del caso disperato, e siccome aveva sott'occhio il Bollettino Salesiano, insinuai all'ammalato di pregare con me il Ven. Don Bosco. Oh! potenza della Divina Bontà! il male cambiò subito piega, e il mio caro nipote può già dirsi guarito, più che dalla scienza, dalla virtù del Ven. Padre, per cui, grato e riconoscente, invio un'offerta per la sua Causa di Beatificazione, coll'augurio di presto vederlo elevato agli onori degli altari e di celebrarne la S. Messa.
S. Lorenzo (Reggio Calabria) 23 - IX - 1923. Parroco GIUSEPPE JACOPINO.
* *
La mia piccina, convalescente di tifo, si ammalò nuovamente. Chiamai il dottore, che disse essere una ricaduta. La bimba aveva sempre una febbre assai alta, e, debole com'era per la passata malattia, dava ben poca speranza di scampo.
Per fortuna ci arrivò il Bollettino Salesiano di agosto, con l'effigie del Ven. Don Bosco in copertina, dove lessi le grazie che concede ai suoi devoti. Piena di fede, mi rivolsi senza indugio al Venerabile, pregandolo a volermi guarire la mia figliuola. Pregava e pregava molto, ma la bimba invece di migliorare peggiorava sempre; continuai a pregare, e proprio quando era perduta ogni speranza, Don Bosco compì il prodigio, salvandomi la bimba e ridonandola guarita al mio affetto.
Castelrosso, 23 settembre 1923.
GIUSEPPA VERRA.
NB. - Chi desidera efficacemente promuovere la Causa di Beatificazione e Canonizzazione di qualche Servo di Dio - ottimo mezzo, anche questo, ad implorare le più elette benedizioni celesti - deve largamente propagare il più fiducioso ricorso alla sua intercessione nei casi anche più difficili. e umanamente disperati, avvertendo però, ogni volta, di escludere il ricorso contemporaneo ad altri Servi di Dio, o ad altri Venerabili e Beati e Santi, già canonizzati, affinchè il favore; ottenuto, possa essere ascritto unicamente all'intercessione del Servo di Dio invocato.
Per le Opere e Missioni Salesiane.
Una parola in confidenza.
Le spese, cui, quotidianamente, deve far fronte il Successore di Don Bosco, sono stragrandi. A Lui, oltre tutte le nuove iniziative -- come la recentissima spedizione di nuovi Missionari -e il mantenimento di tante opere e missioni intraprese, fa capo, quotidianamente, il mantenimento di molti alunni dell'Oratorio di Torino e di altre Case Salesiane, di numerosi aspiranti e chierici studenti della Pia Società, e, presentemente, l'erezione del Tempio di Gesù Adolescente e la sistemazione dell'Istituto Cardinal Cagliero. A tante spese si devono aggiungere quelle della pubblicazione del BOLLETTINO, le quali per la sola edizione in lingua italiana, sommano a circa mille lire al giorno. È proprio una somma ingente quella di cui abbisogna, ogni giorno, il Centro dell'Opera Salesiana, e cui il buon Dio provvede per mezzo dei Cooperatori.
Grati della visibile assistenza del Signore e del buon cuore di coloro di cui Egli si serve per venirci in aiuto, noi sentiamo, tuttavia, il dovere di ricordare a quando a quando celesti gravi bisogni, per invocar da tutti il sostenimento necessario ed assicurarli della benedizione di Dio e delle nostre quotidiane preghiere.
Le offerte siano inviate direttamente al Successore del Venerabile Don Bosco, rev.mo sIG. DON FILIPPO RINALDI, VIA COTTOLENGO 32, TORINO (9), che si darà premura di far pervenire a ciascuno una parola di ringraziamento.
In Italia.
* Castelnuovo d'Asti, la prima domenica di ottobre, commemorò solennemente l'anno venticinquesimo dell'inaugurazione del monumento al Ven. Don. Bosco, suo glorioso concittadino, e dell'Istituto Salesiano locale.
Il monumento marmoreo, opera del cav. Stuardi di Poirino, presenta sulla piazza centrale del paese, il ven. D. Bosco, fiancheggiato da due giovani, civile l'uno, l'altro selvaggio, sintesi dell'opera sua educativa.
Alle feste giubilari intervennero, col Sindaco e il Municipio al completo e tutte le autorità locali, l'E.mo Card. Cagliero, il Successore di D. Bosco D. Rinaldi e il prof. D. G. B. Francesia, che 7o anni or sono vestiva a Castelnuovo l'abito chiericale, ed altri Superiori Salesiani con la banda musicale di Valdocco, diretta dal Cav. Dogliani.
Dalla base del monumento parlarono entusiasticamente al numeroso popolo accorso, il Sindaco sig. Marchisio, il Presidente del Comitato Promotore del monumento stesso, cav. uff. Geometra Avventino Musso, il sig. Don Rinaldi, Don Francesia, il presidente degli ex-allievi dell'Istituto Paterno, e Don Trione.
Nel medesimo giorno si celebrò solennemente l'annuale festa della Madonna del Rosario, presso la casa ove nacque Don Bosco, nel graziosissimo Santuario votivo, eretto ad onore di Maria Ausiliatrice.
La solennità riuscì cara e imponente per la pietà dei numerosi divoti, che si accostarono ai SS. Sacramenti, e per la grande affluenza di popolo da tutti i paesi vicini, attirato dalla particolare ricorrenza dell'anno 75°, dacchè il Ven. D. Bosco cominciò a celebrare l'accennata festa mariana.
* A Firenze, la prima domenica d'ottobre, nell'oratorio della Sacra Famiglia s'inaugurò il nuovo corpo musicale « Don Bosco », con solenni funzioni nel nuovo tempio, agape sociale, e un'imponente adunata nel piazzale dell'Oratorio. Questa fu presieduta dal rev.mo Mons. G. Faraoni, rappresentante di Sua Eminenza il Card. Arcivescovo, avente ai lati il cav. Mulinacci, presidente della nuova filarmonica, e l'on. Felice Bacci, ed altri illustri e benemeriti personaggi. Il corpo musicale fece gustare la sua prima esecuzione e cioè l'inno a Don Bosco del M. Tebaldini, in unione a un coro di fanciulli. Il sig. Valfrè Franchini, ascoltatissimo, tenne il discorso d'occasione sul bene che compiono tra i figli del popolo gli Oratori di Don Bosco. A sera venne data ai giovani una bella esecuzione cinematografica.
* A Verona, fervono i lavori di costruzione delle nuove Scuole Professionali Salesiane, iniziatisi il 24 maggio u. s. Il maestoso edifizio è già al tetto, e così si potranno continuare i lavori nell'interno, anche durante le intemperie autunnali e invernali. Cordiali rallegramenti a quei buoni Cooperatori, con la preghiera di sostenere l'opera provvidenziale, fino al suo pieno compimento!
* Nella chiesa del Patronato « Leone XIII » a Venezia, con solennissima festa, i bravi giovani del Circolo « Salesio » si son consacrati al Sacro Cuore di Gesù. La bella funzione, iniziatasi con la distribuzione di oltre 50o sante comunioni, fu suggellata da una processione eucaristica, a cui presero parte anche gli Uomini Cattolici della parrocchia e i tre reparti Esploratori Don Bosco coi loro vessilli.
* La Giuria di premiazione della prima mostra internazionale di arti decorative, tenutasi nella Villa Reale di Monza, ha assegnato alle scuole professionali dell'Istituto Salesiano di Milano (Via Copernico, 9) il diploma di medaglia d'argento e la medaglia d'argento del comune di Monza. E la direzione generale della Mostra comunicava il verdetto della Giuria, aggiungendo parole di vivo compiacimento.
* A Teglio in Valtellina, il 30 settembre, ad iniziativa del locale Comitato salesiano, si solennizzò la festa di Maria Ausiliatrice con grande concorso di popolo. Numerose le comunioni, non di sole donne, ma di uomini e fanciulli, alla messa celebrata dal rev.do Can. D. Francesco Canclini, anima della festa. Disse il panegirico un sacerdote salesiano, illustrando la protezione accordata da Maria Ausiliatrice alla cristianità intera e in particolare alle opere di D. Bosco. Nel pomeriggio ebbe luogo anche la conferenza ai Cooperatori, che raccolsero un grazioso obolo per le Missioni Salesiane.
* A S. Cataldo (Sicilia), il sig. Don Rinaldi nella visita che vi compì il marzo scorso, restò commosso dalle festose accoglienze, e a tutto il popolo che per bocca di un innocente fanciullo gli ricordava le vive aspirazioni e le promesse avute per la fondazione di un oratorio festivo, rispondeva commosso: « Avrete i Salesiani... e al più presto ».
Da quell'epoca la benemerita Cassa Operaia si mise volonterosamente all'opera per apprestare il terreno e i locali necessari, e la domenica, 5 agosto u. s., ebbe luogo la posa della prima pietra del nuovo oratorio, in forma solennissima. Sul posto venne già eretta una statua di Maria Ausiliatrice, come augurio e protezione all'opera nascente. La benedizione fu impartita dall'Arcivescovo Mons. Alberto Vassallo, assistito dal Clero, dai PP. Mercedari, e dalle autorità civili e militari.
All'estero.
* Al'Istituto Salesiano di Alessandria d'Egitto, in occasione della premiazione degli alunni interni ed esterni, studenti ed artigiani, si tenne una commemorazione manzoniana. Vi convennero tutte le principali autorità civili e religiose della colonia. Uno dei nostri illustrò il grande scrittore, come modello di cattolico, di letterato e di cittadino. Agli alunni riuscirono particolarmente cari i premi offerti da S. M. Fuad I°, Re d'Egitto, dal Console Generale d'Italia, dalla Dante Alighieri e da altre istituzioni e illustri personaggi.
I convenuti ebbero parole di lode per l'esposizione didattico - professionale, solita a tenersi ogni anno; e manifestarono il loro sincero compiacimento pel bene che l'istituto va compiendo tra la gioventù.
* Il 24 maggio u. s. a Bagé (Brasile) fu collocata la pietra fondamentale di un nuovo Santuario in onore di Maria Ausiliatrice. La cerimonia, allietata dalla locale banda militare, fu compiuta dal Vescovo diocesano, che rivolse agli intervenuti vibranti parole di fede e d'entusiasmo. A provvedere all'erezione della nuova opera, si è costituito un Comitato di zelanti Cooperatori e Cooperatrici.
* L'Arcivescovo di Marianna. (Brasile), Mons. Elvezio Gomes de Oliveira, salesiano, ci annunzia la creazione della diocesi di Juiz de Fora, smembrata dalla sua archidiocesi. La sede della nuova circoscrizione ecclesiastica ricorda uno dei più gravi lutti della nostra Pia Società, il disastro, cioè, che causò la sporte dell'intrepido Mons. Lasagna, 28 anni or sono, il 6 novembre 1895.
* Splendide manifestazioni di fede cominciano a ripetersi in Patagonia. A Conesa si festeggiava nell'agosto u. s. San Lorenzo, patrono del luogo. Da Viedma vi accorsero la banda del collegio salesiano, la compagnia filodrammatica e la squadra di foot-ball degli ex-allievi, che portarono una nota di vivace giocondità al programma dei festeggiamenti. Alle singole funzioni religiose prese parte una straordinaria affluenza di fedeli, che la chiesa non riusciva a contenere. Alla prima messa varie decine di fanciulli e di fanciulle ricevettero la prima comunione, distribuita dal Direttore del Collegio di Viedma. La messa solenne, accompagnata con scelta musica dal coro delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fu celebrata dal venerando missionario don Zaccaria Genghini, che rivolse al popolo ferventi parole. Subito dopo si organizzò una bella processione, con l'effigie del Santo Patrono.
* Come preparazione alla grande Esposizione Missionaria Vaticana e alla celebrazione del 50° delle Missioni Salesiane, a Puntarenas è stata indetta un'Esposizione Missionaria Salesiana regionale, divisa in tre sezioni: storica, scientifica, e illustrativa. La sezione storica comprenderà una monografia di ogni casa e missione, documentata con statistiche dei dati più importanti. La sezione scientifica illustrerà le razze, gli idiomi e i costumi (folklore), la fauna, la flora, e la mineralogia di quelle terre. La parte illustrativa raccoglierà le fotografie delle varie case e residenze, delle località, dei paesaggi, e di quanto può dare un maggior risalto illustrativo all'evoluzione e al perfezionamento delle singole opere di Missione.
* A Quito, a ricordo delle Feste Cinquantenarie per la consacrazione dell'Equatore al Sacro Cuor di Gesù, venne aperto dai nostri, un oratorio festivo, in un sobborgo eminentemente popolare. Iniziandosi l'opera si lanciò, per mezzo della stampa, un appello ai padri di famiglia; e quattro fanciulli, rispondendo all'invito, si presentarono la mattina del 24 dicembre u. s. al nascente oratorio. Un mese dopo, erano 450, ed oggi sono 8oo, pieni di salito entusiasmo.
Le feste di S. Francesco di Sales, di S. Giuseppe, di Pasqua, di Maria Ausiliatrice, del Sacro Cuore, vennero celebrate con grande solennità, accendendo un'animazione salutare. Commoventissima, tra tutte, la festa delle Prime Comunioni. Iddio continui a prosperare la giovane fondazione.
* Per le mani di S. E. Mons. José Da Costa Nunes, il 26 maggio nella cappella dell'orfanotrofio salesiano di Macao (Cina), ricevevano l'ordinazione sacerdotale due nostri confratelli, i primi consacrati in quella lontana missione, per cui l'augusta cerimonia riuscì per i nostri particolarmente solenne. I trecento orfanelli vi assistettero commossi, e andarono a gara per ricevere dai nuovi sacerdoti la S. Comunione.
* Abbiam già accennato, lo scorso numero, al prolungato soggiorno di Mons. Coppo negli Stati Uniti. Anche la « Civiltà Cattolica » recava, in proposito, questa corrispondenza:
« Mons. Ernesto Coppo, dei Salesiani di D. Bosco, nuovo Vicario Apostolico di Kimberly in Australia, sostando fra noi nel suo lungo viaggio che lo dovrà condurre alla sua nuova residenza, ha rivisitate tutte le scuole e le numerose chiese Italiane che egli aveva fondate negli Stati Uniti. Ebbe la soddisfazione di porre la prima pietra per la scuola parrocchiale della Trasfigurazione; ed, il 15 aprile nella Cattedrale di S. Patrizio, messa a sua disposizione dall'Arcivescovo di New York, pontificò solennizzando il terzo centenario della morte di S. Francesco di Sales, patrono dei Salesiani e della stampa cattolica. Il sontuoso tempio era per l'occasione gremito dalle società italiane, che si erano là recate in massa in segno di omaggio al modesto missionario che per tanti anni lavorò in pro' dei nostri connazionali, riuscendo con le parole e con l'esempio a trarli alla religione e mantenerli affezionati alla patria lontana. Le numerose chiese italiane da lui fondate e le scuole ed i collegi da lui istituiti sono testimoni indiscutibili della operosità, dello zelo e del patriottismo del P. Coppo, come si soleva famigliarmente ed affettuosamente chiamarlo. La sua, elevazione all'episcopato riesce un ben meritato tributo alla intelligenza ed energia di lui ed al tempo stesso è degno riconoscimento dei suoi servizi in pro' della religione e della patria. Se gli Italiani degli Stati Uniti sono dolenti di vedersi privati del P. Coppo, si congratulano con le popolazioni dell'Australia, scelte dal Santo Padre per essere dirette da un uomo tanto ricco di virtù ecclesiastiche e civili ».
Mons. Coppo giungeva felicemente a Sidney, in Australia, il 23 agosto u. s.
* Il sig. Manuel Garcia Fernandez, insigne benefattore salesiano di Tucuman (Argentina), è stato nominato Commendatore della Corona d'Italia. L'insigne onorificenza viene a premiare la generosità e la carità dell'illustre signore, che offerse la somma necessaria per la costruzione di un vasto collegio salesiano d'arti e mestieri a Tucuman, in memoria del figlio Tullio.
L'E.mo Card. Nicolo Marini.
Spirò il 23 luglio u. s. a 79 anni, in Roma, dove nel canapo degli studi e dell'azione giovanile aveva avuto iniziative ed operosità egregie.
Quando Leone XIII concepì l'idea di una riunione delle Chiese Orientali dissidenti, Mons. Marini, secondando le idee del Pontefice, iniziò la pubblicazione del Bessarione, rivista di studi orientali. Fondò anche una scuola serale per giovani ed un'altra per giovanette di civile condizione, dove, agli studi letterari e sociali, univano lo studio della religione e le pratiche della medesima. Fondò pure il Crisostomo, rivista di sacra eloquenza, e la Donna Italiana; e pubblicò molti e pregevoli scritti.
L'Eminentissimo anche per le Opere Salesiane nutrì una grande benevolenza, per la quale gli saremo perpetuamente riconoscenti.
S. Ecc. Mons. Domenico Pasi.
Faentino di nascita, fin da giovane mostrò natural inclinazione al sacerdozio, e nel patrio seminario spiccò subito per ingegno vivace e versatile, accoppiato a ferma e tenace volontà.
Zelantissimo del bene delle anime, fin da semplice prete, poi da parroco, infine da Vescovo, diede fulgide prove di feconda e illuminata attività.
Ogni opera buona lo ebbe infaticabile sostenitore. Primo nel lavoro, al lavoro spronava tutti, sacerdoti e laici, colla parola e coll'esempio, incoraggiando, aiutando, consigliando.
Grande ammiratore di don Bosco, sotto la guida di Mons. Taroni ne aveva assorbito intimamente lo spirito, da saperlo trasfondere in ogni ramo del sacro ministero. Per questo predilesse i giovani, col più industrioso amore. Molti, sbalestrati nelle più grandi città per compiervi gli studi superiori, erano da lui paternamente assistiti con la più affettuosa e saggia corrispondenza. Felice, quando poteva passare qualche giorno nelle nostre case - e frequenti erano gli inviti -, dall'altare, dal pulpito e in ricreazione effondeva agli alunni i tesori del suo gran cuore con sovrana larghezza, e s'intratteneva con noi come il più entusiasta dei salesiani.
Al cooperatore zelante, al Pastore instancabile, noi preghiamo la gloria dei Santi, intimamente addolorati per la sua improvvisa scomparsa. Non aveva ancora compiuti 53 anni!
N. D. GINA SIMoNETTI ved. BoLLINi. - Si spense in Varallo Pombia (Novara) il 29 agosto dopo aver ricevuto con edificante pietà tutti i conforti di Nostra Santa Religione. Di elettissimi sensi cristiani, dignitosa senza orgoglio, caritatevole senza ostentazione, sapeva giungere a tante miserie della vita colla cordialità di chi soffre coi sofferenti e non umilia mai. Aveva una predilezione per le opere di don Bosco e curava con speciale sollecitudine le vocazioni di mezzo ai figli del popolo. Il Signore la ricompensi nel regno della sua gloria. Alla figlia Teresa vedova Mocenigo Soranzo de' Soresina Vidoni, le più vive condoglianze e l'assicurazione delle nostre preghiere.
Don GIOVANNI PERONA. - Sacerdote pio, pieno di zelo e di carità, di semplice ma efficace parola, di carattere mite e sommamente buono, nei 36 mini che fu parroco di Occhieppo Inferiore, non solo non ebbe nemici, nè avversari, ma fu sinceramente amato da tutti. Cooperatore convinto, godeva quando poteva dire una buona parola a vantaggio delle opere nostre.
CATERINA REDAELIi. - Madre esemplare, condusse una vita piena di fede e di carità, fino al sacrifizio dell'unico figlio, che diede il nome alla nostra Pia Società. I funerali, semplici, ma imponenti per il numero degli intervenuti, furono la prova più bella dell'affetto e della stima che si era guadagnata, e dell'ardente religiosità che le albergava nell'anima.
GIOVANNI MARIA FABRICIO. - Morì a Clauzetto (Udine) il 2o agosto u. s. Aveva conosciuto don Bosco a Mogliano Veneto, e ne riportò tale impressione che ne fu ammiratore entusiasta per tutta la vita. Devotissimo di Maria Ausliiatrice, ricorreva a Lei con fiducia, e si studiava i diffonderne la divozione. Caritatevole e generoso, lasciò ai suoi, neri beni terreni, una un grande retaggio di opere buone.
FERNANDO BOURDIEN. - Dei primi e più cari Cooperatori di Buenos Aires, ammiratore entusiasta del Ven. Don Bosco ricordava con gioia l'intimità sua col Card. Cagliero, con Mons. Costamagna e D. Albera. Segretario e presidente delle conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, stabilì vari posti gratuiti nei collegi salesiani per giovinetti orfani o poveri. Zelatore dell'organizzazione della Gioventù Cattolica, ebbe sinceramente a cuore anche l'educazione e la formazione dei giovani, e nel secondo Congresso Internazionale dei Cooperatori pronunciò un eloquente discorso a pro' delle scuole d'arti e mestieri, rendendosi benemerito anche dell'istruzione popolare. Spirò santamente, il 1° agosto, nella capitale argentina,
MONS. GIOVANNI PEROTTI. - Parroco di Moncrivello, per 5o anni, col suo carattere buono e conciliante, seppe accaparrarsi la confidenza e la stima di tutto il paese. Pieno di zelo fabbricò un salone per l'Oratorio, sostenne la costituzione di un circolo, e per le fanciulle chiamò le Figlie di Maria Ausiliatrice. Il Signore lo chiamò a sè il 23 agosto u. s., carico di anni e di meriti, quando vedeva già fruttificare le sue sante iniziative.
PALMIRA RINALDI nata FUMASONI. - Spirava piamente a 63 anni, in Sambuci (Roma), l'8 settembre u. s., confortata da una benedizione speciale del S. Padre. Donna forte e religiosa, consacrò la sua esistenza all'educazione cristiana di dodici figliuoli, sei dei quali consacrò al Signore.
Bus Ch. Antonio, nato a Nienadowo (Polonia), + a Cracovia il 10 - v - 1923, a 2o anni.
Fra un'anima bella che, già nella prima età, si distingueva tra i compagni. Amava di soffrire per il Signore, e sopportò, senza un lamento, la malattia che gli spezzò l'ardente giovinezza.
BRESSAN Sac. Sebastiano, nato a Ranzano (Udine), † a Lanzo Torinese, il 4 - VIII - 1923, a 56 anni.
Venne tra noi come figlio di Maria e, ordinato sacerdote, visse lungamente nelle case di Alessandria d'Egitto e di Costantinopoli, dando prove di operosità, di grande bontà d'animo e di tenacia nel voler essere un degno figlio di don Bosco.
FANZOLATO Ch. Giacinto, nato a Buenos Aires, a Córdoba il 29 - IV - 1923, a 20 anni.
Piissimo, sul letto di morte, baciando teneramente il Crocifisso, ripeteva: « Se ti avessi, Gesù, nel cuore, come ti ho sulle labbra e ti stringo al petto! ». Fatta l'offerta della sua vita al Signore, morì col più dolce sorriso.
FERRERO Sac. Giacomo, nato a Dogliani, † a Torino il 29 - VI - 1923, a 56 anni.
Dedicò la miglior parte della vita al sacro ministero. Si deve al suo zelo, se il bel tempio di Maria Ausiliatrice in Novara sali ad invidiabile splendore di culto, in una fioritura di associazioni, tra cui due sommamente benefiche, il Circolo militare e la Casa del soldato. A diffondere la bell'usanza di dire una buona parola ai fedeli la domenica, ad ogni messa, pubblicò i Vangeli e le Istruzioni di cinque minuti, che ebbero una prefazione del Card. Mercier e larga diffusione anche all'estero. Morì, mentre anelava di ridonare nuovo splendore all'antico Santuario della Madonna dei Laghi in Avigliana, al quale era stato preposto.
FLESIA Giovanni, nato a Riffredo (Cuneo), † a Gerusalemme il 25 - VI - 1922, a 46 anni.
Umile, pio e laborioso, fu ben lieto di recarsi a lavorare nel paese di Gesù, ripetendo che la sua vocazione era, con ciò, premiata anche in questa vita.
JOURDAN Sac. Edoardo, nato a Champ (Francia) † a Pressin-Bonnand (Lione) il 10 - VIII - 1923, a 6o anni.
Di tempra resistente al lavoro, addetto da pochi anni alla fondazione di una colonia agricola, seppe darle vigoroso impulso e guadagnarsi l'ammirazione di tutti. Morì, veramente, sulla breccia.
JURKIEWISZ Ch. Zbignevo, nato a Babice (Polonia), † a Cracovia il 4 - IV - 1923, a 18 anni.
Vivacissimo, ma schietto e di pietà profonda, si era dato alla sua formazione spirituale, sognando un lavoro intenso e proficuo. E il Signore lo chiamò a sè, perchè il mondo non offuscasse affatto la bellezza dell'anima sua.
NATALE Sac. Carlo M., nato a Gassino, † alla Spezia, il 15 settembre 1923, a 67 anni.
Visse quasi tutta la vita salesiana a Borgo S. Martino, a Lanzo ed a Spezia, insegnando continuamente nelle classi elementari ed esercitando il sacro ministero presso comunità religiose e negli Oratori. Semplice come un fanciullo, ebbe l'affetto di quanti lo conobbero.
PERETTO Sac. Carlo nato a Carignano, † a Cachoeira do Campo (Brasile), nell'ottobre 1923, a 63 anni.
Partì per l'Uruguay nel 1878, e nel 1883 passò al Brasile, dove fondò varie case, e fu ispettore per lunghi anni, ed ultimamente era direttore. Ardente Salesiano, ebbe sempre a cuore l'incremento della nostra Pia Società; e zelantissimo della salute delle anime, non risparmiò fatiche per suscitare in ogni parte nuove opere buone, assoggettandosi più volte a lunghe escursioni apostoliche, incoraggiato dai Vescovi ed accolto a festa dalle popolazioni.
PISTAMIGLIO Sac. Celestino, nato a Torino, † ivi il 5 - IX - 1923, a 6o anni.
Mite e serena figura di sacerdote e di salesiano, morì, quasi improvvisamente, per una ritardata operazione chirurgica. Don Bosco gli aveva detto, quand'era studente di ginnasio all'Oratorio: « Ho bisogno di te »; ed egli ascoltò generosamente la voce che lo chiamava al servizio di Dio, calcando con fedeltà la via tracciata dai Venerabile ai suoi figli, sempre allegro e ubbidiente, ed assiduo al lavoro.
PORTIGLIATTI Raimondo, nato a Giaveno (Torino), † a Palermo il 24 - v - 1923, a 46 anni.
Affabile con tutti, modello di docilità e di accondiscendenza ad ogni desiderio dei Superiori, poneva ogni studio per ammaestrare nell'arte tipografica gli allievi affidati alle sue cure, da cui era sinceramente amato.
PORTILLO Ch. Mario, nato ad Asunción (Paraguay), + a Montevideo il 24 - II - 1923, a 17 anni.
Nel breve tempo che visse nella Pia Società, aveva fatto concepire le migliori speranze per la dolce bontà dell'animo e l'ardente desiderio di mettersi al lavoro in mezzo alla gioventù. Ci ottenga il caro giovane, per il sacrifizio che fece della vita, altre sante vocazioni.
PuPPO Sac. Giuseppe, nato a Mele (Genova), † a Piova-Cintano (Ivrea), il 17 - VIII - 1923, a 61 anno.
Anima semplice e buona, visse continuamente nella scuola e per la scuola, che riguardava come un tempio. Aveva fatte sue, in mirabile sintesi, le più belle doti di insegnante e di educatore, che gli facevan trovare le vie del cuore degli allievi, per i quali la sua figura di sacerdote pio, integro, laborioso, era, di per sè, un'apologia e un ideale.
Quando il caro don Puppo si laureò alla R. Università di Genova, discusse, nella sottotesi, dei castighi nell'educazione, delineando vivacemente i vantaggi di una preveniente, vigilante e longanime carità, che mirando ad impadronirsi della volontà e del cuore dei giovani, rende possibile all'educatore di escludere i castighi dolorosi ed umilianti che rendono intimamente peggiori, e di sostituirli con semplici segni di disapprovazione e di disgusto.
Il professore, che lo ascoltava con interesse, ad un tratto lo interruppe dicendo francamente che non aveva mai insegnate nè accennate siffatte teorie, nuove e rivoluzionarie nel campo dell'educazione, che tuttavia gli arridevano, e gli domandò da quali riviste od autori le avesse attinte:
- Dal regolamento delle nostre case, professore: e precisamente dalle poche pagine che lo precedono, scritte da Don Bosco stesso sul Sistema Preventivo nell'educazione della gioventù, ove sono elencate le varie norme che le ho espresso intorno ai castighi.
Un altro particolare.
Il caro don Puppo, quando insegnava in quarta e quinta ginnasiale a Lanzo Torinese, chiamava ogni giorno attorno a sè i più piccini delle classi elementari e li conduceva in cappella, a pregare brevemente dinanzi a Gesù Sacramentato per i propri alunni che avevano bisogno di particolar aiuto per mantenersi buoni e virtuosi.
Anche questo era frutto di una costante raccomandazione di Don Bosco, il quale a coloro che si lamentavano con lui della poca corrispondenza dei propri allievi chieder a sempre: - E tu preghi per loro?!
RoMERO Sac. Bernardo, nato a Bogotà (Colombia), † ivi il 4 - III - 1923, a 47 anni.
Umile e volenteroso, pieno di zelo per la salute delle anime e di spirito di sacrifizio, lavorò indefessamente, come missionario, in climi malsani e nei lazzaretti di Agua de Dios e di Contrataciòn, logorando, così, insensibilmente, la sua robusta salute. Il Signore mandi alla nostra Pia Società altri missionari dello spirito e della tempra del caro defunto.
SQuASSONI Faustino, nato a Borgo Pile (Brescia), † a Chieri il 20 - XII - 1923, a 51 anno.
Mite, pio, fu uno dei nostri primi Missionari nel Nord America, dove infine cadde malato. Tornato in Italia, nella speranza di riacquistar la salute, visse lunghi anni nella rassegnazione più edificante, lasciando cara memoria di sè.
ZANZOTTERA Sac. Paolo, nato a Busto Garolfo (Milano), † a Viedma (Patagonia) il 5 - Iv - 1923, a 37 anni.
Ordinato sacerdote, partì per le Missioni della Patagonia, dove spiegò tutta la sua energia giovanile. « E mio fermo proposito fare il bene per il bene »; scriveva nelle sue memorie del primo anno di missione: e si mantenne fedele al santo proposito, di nulla preoccupandosi, fuorchè della gloria di Dio e del bene delle anime.
AIROLDI Celesta, † a Vanzaghello (Milano). ALESSIO-VOGLIOTTI Angela, † a Torino. ANDREIS Dionigia, † a Vezzano (Trento). ANTONINI Giuseppe, † a Verona. BALESTRA Giov. Battista, Villa Talla. BERTELLI Cav. Vincenzo, † a Genova. BoTTELLI Maria, † a Caidate (Milano). CATANI D. Ubaldo, † a Rio Faggeto. CEI Ing. David, † a Calci (Pisa). CHIALvo Giuseppe, † a Envie (Cuneo). COMPIANO Virginia, † a Valenza (Alessandria). DEL PIETRO Filomena, † a S. Rocco di Premia. DOLCE Italo, † Montebello di Bertona. DONNAGEMMA D. Vinc., † a S. Bonifacio (Verona). FASCIOLO Assunta, † a Pasturana (Alessandria). FEDERICI Ettore, + a Forlì. FERRERO Felice, † a Lu (Alessandria). FiLEPPo D. Maurizio, † a Cavoretto (Torino). FIORETTA Margherita, † a Caprino Veronese (Ver.). FONTANA D. Carlo, † a Bignasco (Svizzera). FORNI Marcello, † a Torino. FRUTTERo Annetta, † a Savigliano (Cuneo). FUZZI Roberto, † a Samprugnano (Grosseto). GAMBINO D. Antonino Arciprete, † a Viale (Aless.). GIOVANETTONI-PERSENICO Marianna, † a Sondrio. GOBBO Ch. Silvio, † a Badoere (Treviso). GORIA Dott. Francesco, † a Chieri (Torino). GRASSI D. Michele, † a Gravesano (Svizzera). JURIA D. Carlo, † a Banengo, † a Alessandria. LEONE Antonino, † a Entraque (Cuneo). LINARI Chiarina, t a Frassinoro (Modna). LoRENZI Maria, † a Bagnatica (Bergamo). MAI Giovanna Maria, † a Schilpario (Bergamo). MAININI Angelo, † a Vanzaghello. MARIZZONI Bianca, † a Mairano (Brescia.). MERANO RAMELLA Vittoria, † a Chiusavecchia. MERCANDINO Can. D. Stef., † a Cavallermaggiore. MERLA Paola, † a Vanzaghello. MILANI Carolina, † a Vanzaghello. MILANI Giuseppina, † a Vanzaghello. MIONI Isabella, † a Comacchio. PARIANI Angela, † a Vanzaghello. PENOTTI Comm. Giovanni, † a Torino. PIAZZANO Corinna, † a Fubine (Alessandria). Picco Cesarina, † a Zeme Lomellina (Pavia). PISARELLo Rosa, † a Oneglia. POGGIO Virginia, † a Lequio Berria (Cuneo). QUAGLIA Marcella, † a Crescentino (Novara). REGAZZON Eugenio, † a Jaguary (Brasile). ROSA Clotilde, † a Torino. Rossi Cav. Alessandro, † a Vicenza. RUGGERI Elvira, .r a Pieve Delmona (Cremona). SACCARDO Ing. Pietro, † a Venezia. SANNITU Felice, † a Cagliari. SANTI Borra, † a Azzorre (Bergamo). SCHMID Mons. Luigi, † a Borgo Val Sugana. STERLE Domenico, † a Malo (Vicenza). TACCHINI Costante, † a Scaldasole (Pavia). VEGGI ved. Emilia, † a Torino. VENDRAMIN Angela, † a Mosmigo (Treviso).