ANNO XXXVIII - N. 8 PERIODICO MENSILE I AGOSTO 1914
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Una scelta importante .220 IL CENTENARIO DI DON BOSCO: I festeggiamenti - L'omaggio dell'Argentina - Il nostro omaggio . 221 Pel Centenario di Maria Ausiliatrice . 225 VITA DEL VENERABILE DON BOSCO: Capo I. Prima infanzia - Capo II. Scuola materna 226 La perdita di un eroe . 232 A proposito del Centenario del ritorno di Pio VII in Roma 232
Tesoro spirituale 232
Cuore di Pastore e di Padre! 233
La festa della riconoscenza 235
DALLE MISSIONI: Il nuovo Vescovo Salesiano Mons. Antonio Malan - Rep Argentina:.I bisogni della Patagonia . . . . . 236
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Nel Santuario - Echi della Festa Titolare. In Italia - Grazie e graziati . . . . 239
NOTE E CoRRISPONDENZE: Vivi ringraziarnenti La nuova Provincia Ecclesiastica del Salvador - Cooperatori zelanti - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Tra gli Emigrati - Notizie varie
Necrologio e Cooperatori defunti 251
La prima educazione dev'essere la domestica; è il babbo, è la mamma che hanno da natura la parola più dolce e penetrante per insinuarsi nel cuore dei figli e compierne, a lato della scuola, l'educazione cristiana.
Quando il babbo o la mamma non ci son più, o sono lontani, o preoccupati in mille cose non possono pensare seriamente all'educazione dei loro figliuoli, chi può fare le loro veci?
Il Collegio, ma il Collegio veramente cristiano! Vedete, o cari Cooperatori, quanto sia importante la scelta di una buona casa di educazione.
R voi dunque, che sapete quali sono i Collegi e gli Istituti Salesiani e conoscete anche con qual materna premura , vigilanza i giovani vi siano educati ed istruiti, a voi spetta il compito, specie in questi mesi di vacanza, di dire la buona parola, di dar il buon suggerimento, di far la buona proposta , in breve di coadiuvare comecchessia tutti quelli, che o vanno in cerca o dovrebbero andare in cerca di un Collegio cristiano.
Quanto farete a questo proposito, in nessun caso sarà senza frutto ; sarà sempre un'opera buona, della quale avrete gran merito dinanzi alla Civile Società e dinanzi al Signore.
IL 16 del mese corrente segna il sorgere dell'anno centenario della nascita di Don Bosco ! Chi l'avrebbe detto che quella povera e cadente casetta dei Becchi, sperduta in mezzo ai campi ad un'ora di cammino da Castelnuovo d'Asti, sarebbe rimasta in piedi ancor cent'anni e divenuta affettuosa mèta di tante anime, piene di ammirazione per colui che il 16 agosto 1815 in essa vide la luce nuovamente rallegrando col suo sorriso la vita coniugale di due poveri contadini?
O Francesco Bosco, modello dei genitori cristiani, che morendo in giovane età ed affidando alla dolente tua sposa la parte che dovevi compiere tu nell'educazione dei tuoi figliuoli, le raccomandavi con special interesse Giovannino che non aveva ancor compiuto i due anni, oh ! sapevi che egli - dal pensìero ognor vivo della tua perdìta immatura - avrebbe attinto quell'esuberante affetto e quello spirito di carità per gli orfanellì, da essere acclamato nei due emisferi qual loro tenerissimo padre?!
O Mamma Margherita, sposa e madre incomparabile, che raccoglìendo dal labbro del tuo figliuolo il desiderio di fare il giocoliere per tener lontani da cattive compagnie e da profani divertimenti i suoi compagni, serenamente e crìstianamente ve lo incoraggìasti, avevi tu intuìto che la sua missione gìovanile si sarebbe sviluppata tanto da rapire pur te alla pace della tranquilla casetta dei Becchi e che, divenuta sua cooperatrice, avresti col tuo esempio spronate le più nobili matrone della Capitale del Piemonte, e d'Italia e del mondo, a coadiuvare il figlio tuo e i figli dei suoi figli nella nuova opera di redenzione sociale?
No ! nulla di grande, nulla di straordinario poterono antìvedere i genitori nella nascita e neì primi anni di Giovanni Bosco.
Il primo raggio di luce fu quella meravigliosa visione che il fanciullo ebbe dai nove ai dieci anni, e narrò alla madre, alla nonna, ai fratelli, e lo tenne per più giorni come rapito nella scena che gli era passata dinnanzi e gli aveva svelato, anzi imposto, la sua sublime missìone.
Ebbene: non sono ancor passati novanta anni da quel giorno e son trascorsi più di cinque lustri dacchè Don Giovanni Bosco è disceso nel sepolcro, ma quanto bene ha già fatto e quanto bene continua a fare il suo spirito e il suo nome
Nè son più soltanto i fancìulli di Murialdo o di Castelnuovo, nè i giovani studenti o i chìerici del Seminario di Chieri, nè i monellì di Torino che si stringono con gioia attorno a lui ; lo sguardo suo, buono e paterno, oggi suscita mille sorrisi fra le schiere giovanili di ogni parte della terra, e da cento terre in cento lingue diverse lo si acclama colla stessa dolce parola: Padre!
Poichè non soli più i soli dìvertimenti, che chiamano attorno a lui le turbe dei giovani: accanto il cortile è sorto l'Oratorio, è sorta la Chiesa, è sorto l'Ospizio, è sorta l'Officìna, è sorto il Collegio ; mentre alle aure pure dei campi e lungo ogni lido, non esclusi i barbari e gli inesplorati, altre schiere di fanciulli, di uomini, di donne, e intere tribù selvagge, chiamate a civìltà, benedicono il suo nome
Quanto bene, in men di cent'anni, per opera di un semplice pastorello ! Oh ! come qui appar manifesta la protezione del cielo !
Cooperatori carissimi, riandando gli umili inìzi dell'Opera nostra due pensieri apparentemente opposti, ma intimamente uniti, ci si affacciano con insistenza.
Noi siamo di ieri!... ma prima di noi quante famiglie la Divina Provvidenza ha suscitate nella Chiesa, che tante benemerenze hanno accumulato nel corso dei secoli ! Ad esse noi c'inchiniamo con reverenza, e come operai dell'ultim'ora protestiamo di sentire tutta l'umìîtà e la pochezza nostra, pari alla stima ed all'ammirazione per loro.
Eppure un po' di bene anche da noi s'è fatto, e in mezzo a mille difficoltà che talvolta parevano insormontabili ! Come Don Bosco ebbe a lottar duramente per lo stabilimento della Pia Società Salesiana, così questa continuò la sua vita fra mille difficoltà. Ma il bene che si è fatto e si fa, nonostante la individuale pochezza, sta a dimostrare chiaramente che è Dio che ci ha suscitati, che è la Vergine Ausiliatrice che ci ha assegnato il campo da coltivare! Or noi come abbiamo comuni, con tutte le opere del Signore, l'origine e le prove, abbiamo comune con esse anche la certezza della continuata assistenza e protezione celeste se non sapremo demeritarla. nonchè quel natural sentimento di schietta fratellanza che strettamente ci unisce a quanti ci hanno preceduto nel campo del Signore, dolce sentimento che c'incoraggia a ripetere ad essi con semplicità
« Noi ci apparecchiamo a festeggiare il 1° Centenario della nascita del nostro Fondatore ; aiutateci anche voi a ringraziare degnamente il Signore ! »
Poichè questo, o benemeriti Cooperatori, dev'essere il nostro desiderio, ìl nostro ideale, il primo punto del programma dei nostri festeggiamenti : rendere umilmente a Dio l'omaggio della più profonda gratitudine !
I Festeggiamenti.
I. - Ciò che faranno i salesiani e i loro allievi.
Collettivamente i figli di Don Bosco, obbedienti alla voce del loro Rettor Maggiore Don Paolo Albera, allestiranno nell'Oratorio Salesiano di Torino in unione ai loro allievi e sotto l'alto patronato di un eletto Comitato d'Onore:
1) un'Esposizione delle loro Missioni;
2) un'Esposizione delle Scuole Professionali e delle Colonie Agricole;
3) un'Esposizione educativo-didattica dei Collegi e degli Istituti Salesiani; fiduciosi di trarre da ognuna di queste esposizioni non poco profitto, specialmente didattico, e di rendere in pari tempo il miglior omaggio alla cara memoria di Don Bosco.
Partitamente - in più luoghi - promuovono speciali ricordi permanenti, suggeriti o richiesti da esigenze locali.
II. - Le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice terranno pur esse, parallele alle dette esposizioni dei Salesiani, e in distinti reparti, congeneri esposizioni del loro Istituto.
III. - Gli Ex-allievi.
Collettivamente
1) inaugureranno l'8 agosto 1915 sulla piazza di Maria Ausiliatrice in Torino il decretato Monumento al Venerabile;
2) in pari tempo terranno in Torino il loro II° Congresso Internazionale (5-7 agosto 1915).
Partitamente attendono anch'essi a svariati omaggi.
IV. - I Cooperatori.
Collettivamente : i benemeriti Cooperatori, conforme la circolare del rev.mo sig. D. Albera in data 29 gennaio u. s.
1) Restaureranno il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice in Torino.
2) Erigeranno - se affluiranno i mezzi - una Cappella-ricordo ai Becchi, presso la casa natale di Don Bosco; cappella che verrà dedicata a Maria Ausiliatrice.
Partitamente attendono anch'essi ad altri importanti omaggi, fra i quali ci auguriamo che abbiano ad abbondare nuovi Oratori o ricreatori festivi, nuovi Circoli giovanili, ed altre opere a favore della gioventù, che si potrebbero intitolare dal nostro Ven. Fondatore.
L'Omaggio dell'Argentina.
La Domenica 7 giugno l'Ispettore Don Giuseppe Vespignani lanciò, in una conferenza ai Cooperatori dell'Argentina, la geniale proposta di erigere in Almagro (Via Belgrano e Yapeyú) un Oratorio-modello, dotato di saloni, di portici, e di ogni moderna esigenza. L'idea fu accolta con entusiasmo e, costituitosi all'uopo un apposito Comitato, il 5 luglio u. s. si pose la prima pietra del grande edifizio, che verrà inaugurato l'anno prossimo, come grandioso omaggio dell'Argentina a Don Bosco nel I° Centenario della sua nascita. Gli Ex-allievi alla lor volta si propongono di erigere accanto la Chiesa degli Italiani, detta di Mater Misericordiae, in via Moreno, un edificio come sede del Consiglio Generale degli Ex-allievi di quella Repubblica, con pensionato per giovani studenti.
In preparazione alla stessa data si terrà a Buenos Aires un Congresso Nazionale di ex-Allievi e verrà pure indetto un Congresso Internazionale Americano di Ginnastica e Sport.
È semplicemente ammirabile lo slancio di quei Cooperatori ed ex-Allievi in preparazione alle nostre feste del 1915.
Il nostro Omaggio.
Volendo noi pure concorrere in qualche guisa a rendere più solenne la commemorazione del
I° Centenario della nascita di Don Bosco, col beneplacito del rev mo sig. Don Giovanni Battista Lemoyne abbiamo deciso di offrir ai nostri lettori, in compendio, la sua mirabile Vita del nostro amato Fondatore, fiduciosi che il nostro omaggio riuscirà ad innamorare nuove anime a quegli stessi ideali che infiammarono ogni pensiero, ogni parola ed ogni opera del nostro buon Padre, cioè la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime.
E siamo lieti di poter cominciare fin da questo mese.
I Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice e i Cooperatori, a festeggiare il 1° Centenario dell'istituzione della Festa di Maria SS. Ausiliatrice, loro amorosissima Madre:
1) terranno in Torino, dal 2o al 22 maggio 1915, un Congresso su Maria Ausiliatrice nell'Opera del Ven. Don Bosco;
2) il 23 maggio 1915 faranno solennemente apporre un aureo scettro tempestato di diamanti alla sacra Immagine di Lei, venerata nel Santuario di Torino;
3) Le dedicheranno in più luoghi nuovi Santuari e Cappelle, a promuoverne sempre più il Culto dolcissimo;
4) celebreranno per la prima volta in tutte le loro Chiese con rito doppio di 1a Classe con Ottava la sua solennità del 24 maggio, per benigna concessione della Santa Sede, da cui Maria SS. Ausiliatrice venne riconosciuta qual Patrona Principale di tutte le Opere Salesiane.
5) pubblicheranno - durante l'anno 1915 - un apposito Bollettino, illustrante il Culto di Maria Ausiliatrice in tutto il mondo e i Festeggiamenti Centenari.
Ciò che debbono fare in quest'anno tutti i Cooperatori.
Oltre gli accennati omaggi collettivi, durante l'anno giubilare 1914-1915 tutti i nostri benevoli Cooperatori e le pie e zelanti Cooperatrici debbono fervidamente pregare:
1) per ringraziare il Signore di aver suscitato nella Chiesa il Ven. Don Bosco e compiuto per mezzo di lui tante meraviglie;
2) per affrettare, coi voti più ardenti, il giorno in cui siano decretati al Venerabile Fondatore gli onori degli altari;
3) perchè i suoi Figli e Cooperatori seguano tutti fedelmente la via che Egli ha loro tracciata;
4) perchè le sue Opere si diffondano maggiormente, a vantaggio soprattutto della gioventù bisognosa di assistenza e di educazione cristiana;
5) perchè la divozione a Maria SS. Ausiliatrice, secondo lo spirito di Don Bosco, abbia anch'essa ad estendersi sempre più in tutto il mondo cattolico.
PARTE PRIMA
DALLA NASCITA AL SACERDOZIO
CAPO I (1).
Prima infanzia.
A quindici chilometri da Chieri e ventinove da Torino, fra ridenti colline coperte di ubertosi vigneti e a ridosso di una di queste si stende Castelnuovo d'Asti, il cui fertilissimo territorio abbraccia le popolose frazioni di Bardella, Nevissano e Murialdo. A cinque chilometri da Castelnuovo e due da Murialdo, sorgono su d'una piccola altura quasi nascoste quindici o venti casette, chiamate i Becchi, una delle quali, che se non aveva l'aspetto di assoluta povertà era però davvero delle più meschine, apparteneva ad un esemplare contadino, Francesco Luigi Bosco, nato il 4 febbraio 1784.
Pio e laborioso, d'indole egregia e di molto buon senso, il poveretto aveva non poco da sudare per mantenere la famigliuola. La sua scarsa fortuna si riduceva ad alcuni campicelli che possedeva là presso; e siccome questi non gli rendevano quanto gli bastasse, aveva preso a coltivare come massaro anche altre terre attigue, appartenenti ad un certo Biglione. Ed aveva tuttavia con sè la madre infermiccia, che trattava con ogni riguardo imposto da una tenera pietà, oltre un figliuoletto di nome Antonio, quando gli morì la moglie.
A questa perdita il buon Francesco si vide sommamente imbarazzato, non potendo, per l'urgenza lei lavori, assistere la madre e vegliare sull'unico figlio, che omai toccava i nove anni: perciò si risolse a passare a seconde nozze, ed avendo conosciute le rare e casalinghe virtù di una giovane di un vicino paesello, pose il pensiero su di lei. Era questa Margherita Occhiena, nata e battezzata in Capriglio il 1° aprile 1788.
Ancor fanciulletta, Margherita aveva imparato a dividere il tempo fra la preghiera e il lavoro. La chiesa, ove si recava a compiere i doveri religiosi, era il luogo delle sue delizie, il centro delle sue affezioni; mentre fornita di una risolutezza di volontà non comune, coadiuvata da uno squisito buon senso e dalla grazia divina, regolava ogni azione secondo la legge del Signore, ponendo limite solo con questa alla sua libertà. Il desiderio suo era di rimaner sempre in casa per assistere il padre e la madre nella vecchiaia.
Francesco Bosco la chiese per moglie: e Margherita manifestò la ripugnanza che provava al pensiero di lasciar la casa paterna. Ma il padre, essendo contento di quell'unione, benchè di età alquanto avanzata diceva di sentirsi ancor tanto robusto da non aver bisogno di assistenza (1); d'altra parte gli rimanevano in casa altri figli, tra cui una giovane di nome Marianna, la quale gli prometteva di aver cura della sua persona. Margherita si rimise quindi alla volontà paterna, e, sempre pronta ad obbedire, il 6 giugno 1812 andò sposa a Francesco Bosco.
Entrata nell'umile casetta dei Becchi, prese subito ad amar il piccolo Antonio come figlio e a trattare con tanta carità la suocera, che costei, la quale sotto vesti contadinesche, per nobiltà di sentimenti, fermezza di volontà e slancio nell'amare e fare il bene, era una vera matrona, l'accolse con festa indicibile e non cessava di colmarla di benedizioni.
Anche il Signore benedisse la nuova unione, poichè l'8 aprile 1813 venne rallegrata dalla nascita di un bimbo, cui fu imposto il nome di Giuseppe.
Due anni dopo, e precisamente un mese prima che il Sommo Pontefice Pio VII istituisse la festa di Maria SS. Ausiliatrice a ricordo della sua liberazione dalla prigionia di Savona, la sera del 16 agosto 1815, nell'ottava consacrata a Maria Assunta in Cielo, nasceva il secondogenito di Margherita, che fu solennemente battezzato a Castelnuovo nella Chiesa parrocchiale di S. Andrea Apostolo, la sera del dì seguente, da Don Giuseppe Festa, essendo padrini Melchiorre Occhiena e Maddalena Bosco, vedova del fu Secondo. Al neonato furono imposti i nomi di Giovanni e Melchiorre. Egli era il nostro Venerabile.
Nei momenti delle più gravi turbolenze, allorchè la società corre qualche rischio ed è come scossa dalle fondamenta, la Provvidenza suscita uomini che vuole istrumenti della sua misericordia, sostegni e difensori della sua Chiesa, organizzatori della ristorazione sociale. Tali erano i tempi d'allora e tale doveva essere Giovanni Bosco.
Ma una pace soave, che non venne turbata neppur un istante, regnava nella famigliuola dei Becchi. Margherita, amante dell'ordine e del silenzio, molto accorta, prudente, badava alla parsimonia; mentre il buon Francesco, quasi unicamente col suo sudore, lavorando i campi, procacciava sostentamento alla madre settuagenaria, travagliata da vari acciacchi, a' suoi tre fanciulli ed a due servitori di campagna. Ai virtuosi genitori nulla stava più a cuore che conservare a Dio i cari tesori che avevano ricevuto da Lui e perciò vigilavano perchè nulla potesse offuscare la loro innocenza, acquistandosi presso le popolazioni dei dintorni tanta stima di onestà intemerata e di vita veramente cristiana, che dura ancora.
Senonchè ogni gaudio ha fine quaggiù ! Dio visitò quella casetta con una grave sciagura. Francesco, sul fior dell'età, pieno di robustezza e del desiderio di educare cristianamente la figliuolanza, tornando un giorno a casa tutto molle di sudore, andò incautamente nella fredda cantina. Bastò; per la traspirazione soppressa, in sulla sera sentì un attacco di febbre violenta foriera di non leggera polmonite, la quale fu ribelle a ogni cura, e in pochi giorni lo portò agli estremi. Munito di tutti conforti della Religione, egli esortava la desolata consorte a riporre la sua confidenza in Dio, e negli ultimi istanti chiamatala a sè:
- Vedi, le disse, la bella grazia che mi fa il Signore. Mi chiama a se oggi, venerdì, giorno che ricorda la morte del nostro divin Redentore, e proprio la stess'ora in cui Egli morì sulla croce, e mentre io mi trovo nella sua stessa età di vita mortale!
E pregatala a non volersi affliggere troppo per la sua morte, ma a rassegnarsi interamente alla volontà di Dio, soggiunse:
- Ti raccomando i nostri figli, ma in modo speciale Giovannino!
Francesco cessava di vivere nella verde età di 34 anni non ancora compiuti, l'11 maggio 1817. Di questo giorno di lutto il Venerabile faceva sovente parola agli alunni dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, inculcando loro il rispetto e l'amore ai proprii genitori.
« Io non toccava ancora due anni, egli narrava, quando mi morì il padre, e non mi sovvengo più della sua fisionomia. Non so che sia stato di me in quella luttuosa occorrenza; soltanto mi ricordo, ed è il primo fatto della vita di cui tengo memoria, che mia madre mi disse: - Eccoti senza padre! - Tutti uscivano della camera del defunto ed io voleva assolutamente rimanere. Mia madre, che aveva tolto un recipiente, nel quale stavano delle uova nella crusca: - Vieni, Giovanni, vieni meco! - ripeteva dolorosamente. - Se non viene papà, non ci voglio venire neppur io! - risposi. - Povero figlio, ripigliò mia madre, vieni meco; tu non hai più padre! - Ciò detto, ruppe in forte pianto, mi prese per mano e mi trasse altrove, mentre io piangeva perchè ella piangeva, giacchè in quell'età non poteva certamente comprendere quanto grande infortunio sia perdere il padre. Però mi ricordai sempre di quelle parole : - Eccoti senza padre! - Parimente mi sovvengo di quello che si fece in casa in quell'occasione con mio fratello Antonio, che smaniava pel dolore. Dopo quel giorno, fino all'età di quattro o cinque anni, non mi sovvengo più di cosa alcuna ».
Così il futuro Apostolo della gioventù, colui che doveva essere il padre di tanti orfanelli, restava orfano di padre nella più tenera età; ma su luì vegliava con mirabile cura e saggezza la madre, chiamata a buon diritto da quanti la conobbero « il modello e la regina delle madri cristiane ».
(1) Nell'intraprendere questa narrazione, dobbiamo protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun modo alle Disposizioni Pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita qualsiasi testimonianza umana, nè prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Don Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.
(1) Una vigorosa sanità era l'invidiato retaggio della sua famiglia; egli visse fino all'età di 99 anni e 8 mesi, e il fratello Michele morì vicino a compiere i 9o anni.
A morte di Francesco piombò la famiglia nella costernazione. Erano sei persone che Margherita doveva mantenere, poichè non aveva cuore da congedare i due garzoni di campagna, e la carestia fin dal 1816 aveva ridotto a miserevole stato il Piemonte. Ma la brava donna non si perdè di coraggio e mercè un lavoro indefesso, con una economia costante e con aiuti provvidenziali, riuscì ad attraversare la crisi pericolosa.
Tornate le condizioni economiche in migliore stato, le venne fatta proposta di un secondo convenientissimo matrimonio, ma ella ricusò. Dopo la morte di Francesco i figli formavano l'unico suo pensiero, e la loro buona educazione l'unica sua aspirazione.
La formazione di Giovanni fu quindi in gran parte opera saggia della madre, la quale con sante industrie e con meravigliosa oculatezza, andò sviluppando e perfezionando le buone inclinazioni e i doni naturali, dei quali il suo secondogenito era arricchito.
Margherita Bosco conosceva la forza di un'educazione cristiana; perciò assai per tempo e con grande amore insegnava ai figliuoli le preghiere e il catechismo. Ciò fece pur con Giovanni, il quale, sebbene fosse il più piccolo di tutti, tuttavia dacchè venne associato agli altri nella recita delle preghiere del mattino e della sera, non solo divenne il più fervente nel compiere questo dovere, ma il primo a ricordarlo allorché ne giungeva l'ora. Ogni domenica e festa di precetto andava egli pure coi fratelli ad ascoltare la S. Messa a S. Pietro, la chiesa della borgata di Murialdo. Colà il cappellano predicava e faceva un po' di catechismo, e Margherita non mancava di continuarlo per suo conto tutte le sere. Anche il piccolo Giovanni amava tanto ripeterlo alla mamma, alla nonna, ai fratelli e ai compagni. Non appena egli ebbe raggiunta l'età del discernimento, la pia genitrice lo preparò con grande diligenza alla prima confessione.
Margherita, donna di gran fede, in cima ad ogni pensiero, come sulle labbra, aveva Dio; e, d'ingegno svegliato e facile parola, in ogni occasione sapeva servirsi del suo Santo Nome per padroneggiare il cuore dei suoi fanciulli. « Dio ti vede » era il motto, col quale con mirabile continuità ed efficacia rammentava ad essi come fossero sotto gli occhi di Colui che un giorno li avrebbe giudicati.
Oltre la pietà ella aveva un altro mezzo di educazione nel lavoro. Non soffriva che i figli stessero oziosi, ma per tempo li addestrava al disbrigo di qualche faccenda. Giovannino, valicati appena i quattro anni, si occupava a sfilacciare le verghe di canapa, che la madre gli assegnava in certa quantità; e solo dopo terminato questo lavoro si dava ad innocenti passatempi. Un giuoco che egli preferiva era quello della galla; ed era già capace ad arrotondare pezzi di legno per farne pallottole e bastoncini per questo divertimento (1). Più di una volta però la palla, tratta da mano inesperta od imprudente, lo colpiva nel capo o nella faccia, cagionandogli un po' di dolore. Allora correva in cerca della madre e la buona Margherita, non appena l'aveva innanzi in quello stato:
- Possibile! gli diceva; tutti i giorni ne fai qualcuna. Perchè vai con quei compagni? Non vedi che sono cattivi?
- Apposta per questo io vado con loro; se ci sono io, stan più quieti, più buoni, e non dicono certe parole!
È sorprendente un tal riflesso sopra un labbro che ancor balbettava ; ma è certo che fin da quel tempo Giovanni Bosco presentì la missione che doveva compiere coi giovanetti. « Radunarli per far loro del catechismo mi era brillato nella mente - così lasciò scritto in una preziosa memoria - fin da quando aveva solo cinque anni; ciò formava il mio più vivo desiderio; ciò sembravami l'unica cosa che dovessi far sulla terra! »
Con l'ordine e la bellezza dell'anima e la docile e costante allegrezza, dalla quale voleva sempre accompagnate le azioni dei figli, la premurosa genitrice esigeva l'ordine e la pulizia nelle loro persone. Fino agli otto o dieci anni non solo procurava di mandarli puliti, ma si compiaceva anche di una certa eleganza nei loro abbigliamenti. Alla domenica specialmente adattava alla loro persona un vestitino più bello, ravviava loro i capelli, che, naturalmente ricciuti, lasciava crescere alquanto, stringendoli per vezzo con un piccolo nastro.
- Sapete, diceva ad essi, perchè vi metto questi bei vestiti? Perchè essendo domenica, è giusto che mostriate anche all'esterno la gioia che ogni cristiano deve provar in questo giorno. Ma che importerebbe aver bei vestiti, se l'anima fosse brutta per il peccato? Attendete dunque a meritarvi le lodi di Dio e non quelle degli uomini, le quali non valgono ad altro, che a farci ambiziosi e superbi. Dio non può soffrire gli ambiziosi e i superbi e li castiga
Margherita non ebbe mai coi suoi figli alcuna di quelle debolezze che per un malinteso affetto sono comuni a tante madri; contuttociò non die' mai ad alcun di loro neppur uno scapellotto! Aveva degli artificii tutti particolari, i quali, usati prudentemente, riuscivano di mirabile effetto su cuori avvezzi ad obbedire.
Giovannino aveva appena quattro anni, quando un giorno d'estate rientrò a casa col fratello Giuseppe, riarso come questi dalla sete. La mamma andò ad attingere acqua e diede a berne pel primo a Giuseppe, Giovanni, vista quella specie di preferenza, allorché la mamma fu a lui coll'acqua, un po' permalosetto fece segno di non volerne. Margherita, senza dir parola, portò via l'acqua e la ripose. Il piccino stette un momento in silenzio, poi timidamente esclamò:
- Mamma!
- Ebbene?
- Date dell'acqua anche a me?
- Credeva che non avessi sete!
- Mamma, perdono!
- Ah, così va bene! - e andò a prendere l'acqua e sorridendo glie la porse.
Altra volta egli erasi lasciato andare a qualche vivacità, propria dell'età e del suo naturale tutto fuoco. Margherita lo chiamò a sè. Il bimbo corse, ed ella: - Giovanni, vedi tu quella verga? - e gli accennava una verga appoggiata al muro nell'angolo della stanza.
- Sì, che la vedo - rispose indietreggiando peritoso di alcuni passi.
- Prèndila e pòrtamela.
- Che cosa volete farne?
- Pòrtamela e vedrai.
Giovanni andò a pigliare la verga e gliela porse dicendo:
- Ah! voi volete adoperarla sulle mie spalle... - E perchè no, se tu mi fai di tali scappate?!
- Ebbene, mamma, non le farò più! - e sorrideva al sorriso inalterabile della madre.
Chi può dire il bene che fa ad un fanciullo il sorriso materno? infonde gioia ed amore, è uno sprone efficace all'adempimento dei proprii doveri, è uno dei ricordi più soavi negli anni dell'età matura!
Era pur cura di Margherita di avvezzare figli ad una vita sobria, faticosa e dura: così crebbero robusti.
A colazione non voleva che si assuefacessero a mangiare companatico: non frutta, benchè fossero in campagna: non caffè e latte. Preparava loro un pezzo di pane e voleva che lo mangiassero asciutto. Li avvezzò in modo che loro non importava nulla di mancare di companatico a colazione.
Anche nella durata del sonno voleva che si assuefacessero a qualche mortificazione: - perchè diceva, uomo che dorme non piglia pesci. - La sera, di frequente, per varie faccenduole che avevano per fine l'ospitalità cristiana chiesta da qualche poverello che invano aveva cercato ricovero altrove, li facea stare alzati fino ad ora alquanto tarda; al mattino, prima della levata del sole, li destava e voleva che senza indugio fossero in piedi.
Ma sebbene vigilasse attentamente sulla condotta dei figli, tuttavia la sorveglianza di Margherita non era uggiosa, sospettosa, recriminatrice, ma quale la vuole il Signore, continua, prudente, amorevole.
Non s'infastidiva pei loro clamorosi sollazzi, anzi vi prendeva parte ella stessa e ne suggeriva dei nuovi; rispondeva con pazienza alle loro infantili ed insistenti domande; e non solo li udiva volentieri ma li faceva parlar molto, per venire a conoscere tutti i pensieri che si svolgevano nelle loro tenere menti e tutti gli affetti che cominciavano a destarsi nei loro cuori. E i figli, innamorati di tanta bontà, non avevano segreti per lei che sapeva trovare mille industrie amorose per adempiere tanto degnamente il suo uffizio.
Giovanni aveva appena otto anni, quando un giorno, mentre la mamma era andata ad un vicino paese per alcune faccende, ebbe l'idea di togliersi alcun che riposto in alto. Non giungendovi, prese la sedia e, salito su di essa, urtò in un vaso pieno d'olio. Il vaso cadendo per terra si ruppe. Confuso il piccino, cercò di rimediare a quella disgrazia collo spazzar via l'olio sparso; ma vedendo che non avrebbe potuto tener nascosta la cosa alla mamma, pensò di diminuirle almeno il dispiacere. Tolta una lunga verga da una siepe, la ripulì per bene, e, qua e là incidendone a disegno le verde corteccia, l'adornò di fregi meglio che seppe; e venuta l'ora nella quale sapeva che la madre sarebbe di ritorno, le corse incontro in fondo alla valle e appena le fu dappresso:
- Ebbene, mamma, come state? avete fatto buona pasesggiata?
- Sì, mio caro Giovanni, e tu stai bene? sei allegro? sei buono?
- Oh! mamma! guardate! - e le porgeva la verga.
- Ah! me ne hai fatta qualcuna?
- Sì, questa volta merito proprio che mi castighiate.
- E che cosa ti è successo?
- Per disgrazia ho rotto il vaso dell'olio!
e dopo averle narrato come fosse andata la faccenda: - Sapendo - aggiunse che merito il castigo, vi ho portato la verga, perchè la usiate sulle mie spalle, senza prendervi il fastidio di andarla a cercare. - E le porgeva la verga, tutta fregiata, guardando la madre con un fare furbo, peritoso, scherzevole.
Margherita osservò attentamente il figlio e la verga, e in fine, ridendo di quell'astuzia infantile, gli disse: -Mi rincresce molto della disgrazia che ti è occorsa, ma siccome il tuo modo d'agire mi fa conoscere la tua innocenza, ti perdono. Tuttavia ricòrdati sempre di questo consiglio: « Prima di fare una cosa, pensa alle sue conseguenze! » Se avessi guardato se v'era qualcosa che potevi rompere, saresti salito più adagio e non ti sarebbe accaduto nulla di male. Non sai che chi si abitua da giovanetto alla sventatezza, fatto uomo continua ad essere irriflessivo e si attira molti dispiaceri e forse va incontro anche all'offesa di Dio? Abbi dunque giudizio!
Simili ammaestramenti li soleva ripetere ogni qual volta facea d'uopo e con tanta efficacia di parola, da rendere i figli sempre più guardinghi per l'avvenire.
Ma se riusciva con tanta facilità a piegarli a un'esatta obbedienza, non era frutto solamente delle sue parole.
Il marito Francesco, morendo, avevale lasciato in custodia la propria madre, vecchia, infermiccia, costretta da vari acciacchi ed incomodi a stare anche molte ore del giorno a letto o seduta sopra una sedia. Tuttavia questa buona e santa creatura, assuefatta fin dalla fanciullezza ad una grande attività, si prestava sempre per la famiglia a tutto quel poco che le forze le permettevano. Faceva calze, rammendava, cuciva, preparava il mangiare, scopava; e per lei quell'umile e piccola casetta era sempre pulita e in buon ordine. Se non riusciva a terminare quelle faccende, rientrando in casa la nuora, questa aiutavala a dar l'ultima mano, essendo anch'essa amante della pulizia e del decoro domestico. Essa però teneva la suocera come la regina di casa; la venerava come se fosse la propria madre, la obbediva in ogni circostanza, la consultava in ogni affare; e questo rispetto lo pretendeva anche dai figli, e lo voleva senza limiti ed in ogni circostanza.
Un giorno la nonna si accorse che erano scomparse alcune frutta da lei messe in serbo e il, suo sospetto cadde sul più piccolo dei nipoti, cioè su Giovannino, e lo chiamò. Questi, innocente, corse giulivo alla nonna! la quale, seria seria, gli disse:
- Vammi a prendere quella verga che vedi là in quel canto.
Il fanciullo, sapendo come stesse la cosa:
- Nonna, disse, obbedisco, ma sappiate che non sono io che ho preso la frutta!
- Ebbene, ripigliò essa, dimmi chi ha fatto la mancanza, ed io ti risparmio le vergate.
- Io ve lo dirò, ma a patto che perdoniate al colpevole!
- Conducimi qui il cattivello; se egli mi chiederà perdono e mi recherà la verga, riconoscendosi meritevole di castigo, io lo perdonerò.
Il piccino corse al fratellastro Antonio, che allora aveva circa 15 anni, e pel quale egli non conservava alcuna malevolenza sebbene fosse guardato da lui molto di mal occhio, e gli raccontò l'accaduto.
Antonio, che lavorava già in campagna, trovò un po' ridicolo il volere della nonna. Essere punito come un bambino gli sembrava un'umiliazione un po' strana. Alzò quindi leggermente le spalle con un gesto che voleva dire: « Sciocchezze! ». Giovannino insistè:
- Vieni, caro mio, non contrastare alla volontà della nonna. La nonna è gelosa della sua autorità, e ne avrebbe troppo dispiacere. La mamma pure ne sarebbe disgustata. E vero che sei grande, ma non sia detto che la nonna si veda da te poco rispettata.
Il fratello cedette dicendo: - Andiamo! -e presa la verga, la porse alla nonna, brontolando: « Non lo farò più » con un viso che non ricopiava davvero l'umiltà di un novizio certosino. Nondimeno la nonna si mostrò soddisfatta di quell'atto, lo prese con amorevolezza per un braccio e gli disse:
- Figliuol mio, ritieni che se è vero che la gola ne uccide più che la spada, è pur vero che, colle sue conseguenze, essa ne manda all'inferno più di qualunque altro peccato!
La casetta di Margherita era anche una scuola di zelo e di carità. La sua fermezza di carattere non si può comprendere nè degnamente descrivere, se non da chi la conobbe da vicino. Ella aveva dichiarato guerra implacabile al peccato, e non solo abborriva ciò che era male, ma studiavasi d'impedire l'offesa del Signore anche presso coloro che non le appartenevano. Quindi, sempre all'erta contro lo scandalo, prendevasi gran cura specialmente delle ragazze, da parere n'avesse fatto generoso proposito. Incontrando per via certe poverelle colle vesti a brani e non sufficienti, si avvicinava loro, e: - Non arrossite del vostro Angelo Custode che vi sta al fianco?
- Siam povere, e nessuno si prende cura di noi.
- Venite con me! - e le conduceva a casa, ne allungava o rappezzava le vesticciuole, e le rimandava con Dio.
Testimonio di questa e di altre prove di accesissimo zelo, il nostro Venerabile le narrava più volte anche nella sua tarda età, dichiarando che alla scuola di sua madre egli aveva imparato ad aver altissima stima e vivissimo amore per la virtù della purezza, e, custodendola gelosamente, a fare ogni sforzo perchè anche gli altri la praticassero.
Pari allo zelo, nel cuore di Margherita era la carità. Era sua massima costante: far sempre del bene a chi si può e guardarsi dal far del male ad alcuno, fosse pure con una parola men riverente o poco amorevole! Per questo il suo animo era sempre tranquillo, nè mai fu che nutrisse risentimento di sorta. Non ebbe mai occasione di perdonare, perchè non si reputò mai offesa. Eppure era di carattere sensibilissimo; ma la sensibilità sua si era talmente trasnaturata in carità, che a buon diritto potevasi chiamare la mamma di' quanti si trovassero nel bisogno. Non sapeva dare un rifiuto, e mai nulla negava di quanto gli altri la richiedessero, quasi avesse posseduto ricchezze sfondolate.
La sua casa era tra i boschi, e più d'una volta dopo cena o a notte inoltrata bussavano d'improvviso alla porta poverelli, o viaggiatori smarriti, e talvolta giovani renitenti alla leva che vivevano vaganti alla campagna, o gli stessi reali carabinieri, ed ella aveva per tutti un po' di cena e alla meglio preparava un giaciglio.
Ma dove spiccava maggiormente la sua carità era al letto degli infermi. La pia donna era l'angelo consolatore di tutti i moribondi della borgata, ed ai suoi fianchi stava sempre il pic colo Giovanni, pronto a qualunque servizio, specialmente a correre ove il comando della madre lo mandava, o per chiamare qualche vicino o parente, o in cerca di erbe medicinali. Poichè ella visitava i malati, li soccorreva, li assisteva, li serviva, passava accanto a loro le notti intere, li preparava a ricevere i Santi Sacramenti, e, avvicinandosi l'agonia, più non li abbandonava finchè fossero spirati. Essendo la parrocchia lontana e perciò riuscendo talor difficile che giungesse a tempo il sacerdote per leggere le preghiere degli agonizzanti, ella stessa ne raccomandava l'anima al Signore e suggeriva loro sentimenti così cristiani e così opportuni, che le sue parole facevano impressione su tutti gli astanti.
Educati a questa scuola e a questi esempi, anche i figli crescevano caritatevoli, morigerati, zelanti, arrendevoli, riflessivi, amanti della proprietà, e sopratutto laboriosi e pii. Giovanni specialmente, che meditava in cuor suo ogni parola della madre e stampava in mente la memoria di ogni sua azione, faceva suo, quasi senza accorgersene, questo sistema di buon esempio, di amorevolezza, di sacrifizio e di continua vigilanza nell'educare. In lui infatti noi vedremo eroicamente trasfuso quello stesso spirito di fede, quello zelo, quell'amore alla fatica, e soprattutto quella carità, quella continua vigilanza, quel bisogno di stare quanto più poteva in mezzo ai giovani, quella pazienza di dar ascolto a tutte le loro parole, e quel premuroso e prudente interrogare col, quale li invitava a riflettere sulla propria condotta, di che gli era stata maestra incomparabile la diletta sua madre!
(1) È un giuoco semplicissimo: uno getta al compagno una pallottola con una paletta di legno e questi glie la ricaccia con un piccolo bastone.
Ad Agua de Dios in Colombia è passato a miglior vita uno dei primi allievi del Collegio Leone XIII di Bogotà, il Sac. Emilio Baena salesiano.
Giovane d'ingegno e di gran cuore, egli era vicino al sacerdozio, quando venne colto dal morbo tremendo ed incurabile che doveva consumare lentamente, ma inesorabilmente, il suo robustissimo organismo. Allorché il medico gli confermò la triste sorte che gli era toccata: «Dio mio! - esclamò con fermezza, come chi si assoggetta generosamente ad un gran dovere - Dio mio! sia fatta la tua volontà! » e dopo alcune ore diceva confidenzialmente ad un amico che cercava di consolarlo:
« Iddio mi ha ascoltato: sia benedetto! Sappi che uno della mia famiglia era moribondo e non voleva riconciliarsi con la Chiesa. Era un primo venerdì del mese, e nella S. Comunione dissi al S. Cuore di Gesù che palpitava sopra il mio: - Mandami la più terribile delle infermità, ma fa', che egli muoia da cristiano e si salvi! -Quel giorno stesso, sul far della notte, il morente si confessò, ricevette il Santo Viatico e l'Estrema Unzione. Quindi, mio caro, questa infermità è la prova che mi dà il Sacro Cuore per dirmi che egli si è salvato. Aiutami a ringraziarlo! »
Così quel magnanimo!
Per non vederlo senza il conforto della Santa Messa, gli si ottenne la dispensa e D. Emilio, nonostante il terribile morbo contratto, venne ordinato sacerdote. Dal 1901 egli viveva nel Lazzaretto, lavorando instancabilmente nella stampa, nella predicazione, al tribunale di penitenza e nell'educazione deglla gioventù, malgrado le acerbe sofferenze!
Un plauso ed una prece per questo figlio di D. Bosco, vero eroe della carità cristiana!
A proposito dei Centenario del ritorno di Pio VII in Roma.
Il signor conte Ludovico Pecci, a. proposito d'un articolo comparso sul Corriere d'Italia su Pio VII, scrisse a quel giornale:
« Nel suo magnifico e interessantissimo articolo sul ritorno di Pio VII in Roma apparso nel Corriere d'Italia, leggo: « ...sui gradini della chiesa di S. Maria del Popolo, un nobile giovane sui 22 anni piegava le ginocchia, e, segnandosi colla croce alla benedizione del Papa, piangeva di tenerezza. Era il conte Giov. Maria Mastai Ferretti, che dopo 31 anno sarebbe succeduto a Pio VII col nome di Pio IX ».
» Ora io vi aggiungo: Contemporaneamente in via, Papale, vicino al Gesù, in un palchetto eretto per la circostanza, si vedeva una fervorosa ed entusiasmata Signora, la quale aveva con se due ragazzi, che assistevano al passaggio di Pio VII e colle mani distese toccavano la carrozza del Papa, che per tenerezza piangeva: Quella Signora era Anna Pecci, e quei ragazzi, il più grande di 8 anni si chiamava Peppino, poi Cardinale Giuseppe Pecci, ed il più piccolo di 5 anni Nino, Gioachino, che dopo 64 anni doveva succedere a Pio VII col nome di Leone XIII ».
Indulgenza plenaria dal 10 agosto al 10 settembre:
1) il 15 agosto, Assunzione di Maria SS.; 2) il i6 agosto, S. Rocco confessore ;
3) il 23 agosto, festa del S. Cuor di Maria; 4) l'8 settembre, Natività di Naria SS.
IL 4 corrente ricorre il XI anniversario dell'elezione di Sua Santità Papa Pio X e i nostro pensiero torna affettuosamente a Lui, desideroso di condurre nuovamente ai suoi piedi i nostri lettori (1).
Ammiriamo, o cari Cooperatori, la bontà, la previdenza, lo zelo, l'operosità instancabile del cuore del Santo Padre! Non è facile rievocare in breve sintesi i mille atti da lui sanciti a gloria della Chiesa e a benefizio del Popolo Cristiano. Il suo zelo per conservare intatto il deposito della Dottrina Cristiana e fiorente l'ecclesiastica disciplina, l'opera grande della codificazione delle Leggi Canoniche, le sue sollecitudini per rimettere in fiore gli studi nei seminari e l'arte cristiana e il canto liturgico, sono tali benemerenze che basterebbero ad immortalare il più lungo Pontificato.
Ma ciò che a noi piace più di tutto rilevare è l'ampiezza della sua carità, che in mille guise e di continuo splendidamente si manifesta.
Chi può dire delle sue sollecitudini paterne a prò di quella segnalatissima parte di cristiani, bisognosi di ogni assistenza, il più delle volte interamente abbandonati, quali sono gli emigranti? Chi non si è commosso all'udire le infelici condizioni di quei nostri fratelli costretti a partirsene dalla terra natia in cerca di un'altra patria per campare la vita?
Ebbene, ecco nuovamente in campo la paterna provvidenza del Papa! Con Motu proprio del 19 marzo u. s. l'Augusto Pontefice, dopo di aver additato quali siano i pericoli cui vanno esposti quelli che emigrano tanto al di là delle Alpi, come oltre l'Oceano; dopo aver ricordato quello che ha già fatto la Santa Sede in loro favore ed elogiato la corrispondenza dell'Episcopato a tali premure; dopo essersi rallegrato che siano sorti in Italia « numerosi Comitati e Patronati a favore degli emigranti ed altre opere congeneri per merito di Vescovi e d'altri Membri del clero, nonchè di laici veramente munifici, ispirantisi alla sapienza cristiana», ha un ricordo di « lode tutta speciale » per quegli Istituti Religiosi, maschili e femminili, « che allo scopo di soccorrere con ogni opera di carità coloro che emigrano, destinarono in loro prò buon numero dei loro membri e non poche delle loro Case », e viene a questo provvedimento.
« ...L'esperienza ha dimostrato che tutto il sin qui fatto è spesso impari al bisogno a cagione del continuo aumento dell'emigrazione e della sua mobilità. Pertanto volendo, per quanto sta in Noi, provvedere a questo stato di cose con un rimedio radicale, dopo di avere diligentemente ponderata e studiata la questione, sentito pure il parere della Congregazione Concistoriale, abbiamo decretato di istituire - e col presente Motu Proprio istituiamo --in questa
Alma Città un Collegio di sacerdoti per l'assistenza degli Italiani nei paesi di immigrazione. In questo Collegio, non si ammetteranno se non giovani sacerdoti italiani del clero secolare, che si presentino col consenso e per ordine del proprio Vescovo; e quivi rimarranno per lo spazio di uno o due anni, finchè non abbiano appreso le lingue, i costumi e le leggi di qualcuno dei paesi esteri, nei quali sono stabilite colonie d'Italiani; onde potere, completata così la propria istruzione, prestar più proficua ai connazionali l'opera loro.
» Frattanto preghiamo i Vescovi d'Italia, quelli principalmente che contano numerosi gli emigranti dalle rispettive diocesi, di voler destinate a questo Istituto i loro sacerdoti o chierici da essi giudicati idonei.
Quelli poi, sotto la cui giurisdizione si trovano colonie d'Italiani non abbastanza provviste di assistenza religiosa, vedranno compiersi con questo Istituto il voto espresso più volte alla Santa Sede dai Vescovi specialmente di America, , di sapere cioè dove rivolgersi per ottenere sacerdoti degni, espressamente formati all'esercizio del sacro ministero a prò degli Italiani ivi dimoranti....
Sin d'ora però, ad assicurare il Collegio ed a provvedere per un'equa distribuzione di sussidi per tutte quelle opere, che coll'approvazione della Santa Sede furono istituite per gli emigranti, invitiamo gli Ordinari d'Italia a voler ordinare che la colletta solita a farsi pei cosidetti « Missionari di Emigrazione», da Noi anche recentemente raccomandata; si faccia d'ora innanzi a favore delle varie opere ed anzitutto per la Costituzione di questo Collegio; e che le somme raccolte per mezzo di tale colletta siano inviate all'apposito Ufficio dell'Emigrazione, istituito presso la Sacra Congregazione Concistoriale. Ma oltre questa colletta, chiunque mosso dalla grande utilità dell'istituzione, manderà a quello stesso ufficio qualche contributo di denaro, Ci farà cosa gratissima »
« Noi preghiamo Dio - così termina il mirabile Documento Papale - che voglia colla Sua Grazia secondare la Nostra iniziativa sicchè abbondanti produca i frutti che ce ne ripromettiamo, così in Patria come all'Estero ».
Un'altra prova dell'illuminata sapienza, dell'acceso zelo e del magnanimo cuore di Papa Pio X, è il nuovo Pontificio Seminario Lateranense, eretto dalla Sua sovrana munificenza e recentemente inaugurato nell'Eterna Città.
« Era naturale - esclamava l'Em.mo Card. De Lai, in quel giorno solenne, che fu il 3 maggio u. s. festa di S. Giuseppe - era naturale, poichè la costruzione di questo Seminario, siccome spostava un intero stato di cose, antiche consuetudini ed interessi antichi, aspettarsi qualche rimostranza e qualche opposizione. Invece di fronte alla volontà del Pontefice, e al grande ideale che s'era proposto, tutti, i più alti come i più umili, si inchinarono rispettosi ed ossequenti. E così è stato consolante il vedere questa generale devozione alla volontà del Santo Padre, questa concordia anche nel sacrificio per un fine sì alto e nobile ». Il nuovo Seminario sorge ad ovest della Basilica, madre e capo di tutte le chiese di Roma e del Mondo, e succede all'antico Patriarchìo Lateranse, tanto celebre negli annali ecclesiastici. Così tutti i chierici che andranno nell'eterna città per ragion di studi percorreranno i corsi filosofici e teologici nel nuovo Seminario Maggiore Lateranense, eretto dalle fondamenta da Papa Pio X, in mezzo a vaste zone di terreno, coltivate a giardino.
« Gettate uno sguardo - diceva il sullodato Eminentissimo Principe ai giovani alunni già raccolti nel nuovo Seminario - gettate uno sguardo sull'ampia campagna che vi si apre alla vista! Per di qua passavano le invitte legioni onuste delle spoglie del mondo: per di qua i trofei della distrutta Gerusalemme; per di qua i Cesari dominatori dell'Orbe, fieri di un impero che pareva dovesse essere eterno. Ma contemplate ancora quel povero pellegrino, umile pescatore di Galilea, privo della scienza del mondo, che si avanza per questa via Appia che vi sta dinanzi, curvo sul suo bordone e pensieroso, e viene per intimarle - cosa mai? - ciò che sembrava la più stolta delle follie, la più irrealizzabile delle umane pretese: di abbandonare gli Dei e venire ad adorare il Crocefisso e piegarsi ad adottarne le leggi di abnegazione e di umiltà. Eppure, forte della forza di Dio, egli vinse! »
Possa anche il cuore del mite e santo Pontefice trionfare di tutte le menti e di tutti i cuori, massime d'Italia nostra! Quali nuove grandezze, quali nuovi trionfi, Ella - che ebbe da Dio il mandato sublime di essere maestra a tutte le genti - potrebbe scrivere in questi tempi nuovi!
CARAMENTE attesa da mille e mille cuori, gioconda e soave passò la festa della riconoscenza verso il veneratissimo nostro Superiore.
Con inalterato affetto si strinsero attorno a lui - come un tempo attorno a Don Bosco e Don Rua - gli ex-allievi dell'Oratorio, dei quali fu eloquente interprete il rev.mo Teol. D. Carlo Milano della Curia Arcivescovile di Torino; e tanto la sera del sabato precedente, quanto la sera della domenica 28 giugno - nella quale si volle commemorare Don Bosco - salirono al buon Padre, insieme colle armoniose note di scelti pezzi di musica e col candido omaggio di graziosi componimenti, i fervidi voti augurali, espressi in altissimi evviva, dei giovanetti dell'Oratorio, ai quali eransi associati i rappresentanti degli alunni di parecchie case più vicine.
Sempre cara, sempre imponente, sempre educativa questa dolce festa del cuore!
Anche il Santo Padre ebbe la bontà di unirsi al alla nostra esultanza con un affettuosissimo telegramma; e molti esimi personaggi - primo tra tutti l'On. sig. Sindaco di Torino, Conte Teofilo Rossi - mandarono anch'essi al festeggiato i loro voti, pieni di ammirazione e di entusiasmo.
Per la circostanza vennero offerti al Successore di D. Bosco da generosi benefattori ed ammiratori molti doni opportuni, e il venerando Don Giov. Battista Lemoyne - dalla vena sempre facile e fluente - lesse un graziosissimo inno di circostanza, il quale, per essere intimamente collegato ad una pura gioia di famiglia - l'introduzione della Causa di Beatificazione di Domenico Savio - piacque tanto da commuovere molti, e piacerà, crediamo anche ai nostri lettori, quantunque spoglio delle note musicali con cui ce lo fe' dolcemente gustare nelle sere accennate il Maestro Cav. G. Dogliani.
Eccolo per intero:
INNO.
Non chieggo alle aurore - incanti novelli,
Ai monti e alle valli - profumi di fiori, Non chieggo alle cetre - i suoni più belli, Ai figli non chieggo - l'omaggio dei cuori
Nel giorno a Te sacro, - o caro Don ALBERA, Che atteso con ansia - alfine spuntò.
t al Ciel che abbian chiesto-coi voti più ardenti Un dono, un trionfo - di gloria immortale, Modello di eccelse - virtudi alle genti Del mistico Agnello - a mensa regale: Un dono che solo - coll'inno di un angelo Sovr'arpa divina - cantare si può.
Arcana una nube - si avanza e m'investe, Ogni atomo vibra - diversa armonia; Si svela al mio sguardo - la Reggia celeste E assisa tra' gigli - appare MARIA:
Oh! come quell'aura - che è pregna di balsami Ravviva nell'alma - la gioia e l'amor.
Accanto a quel soglio - qual raggio d'aurora Di SAVIO DOMENICO - risplende il sembiante: Ei l'atrio ed il tempio - vicino alla Dora Contempla commosso - saluta festante: E vòlto alla Vergine - invoca con giubilo Su Te e su' tuoi figli - di grazie i tesor.
Ed a Te un chirografo - la Madre di Dio Protende, o Don PAOLO, - qual pegno di affetto; Sta scritto su quello - il nome di PIO, Annunzio di aureola - pel suo prediletto: Avrà dei suoi santi - la Chiesa nel numero Chi in cielo beato - al fianco Le sta.
È questo » proclama - la dolce Regina,
« L'evento che un giorno - predisse GIOVANNI: » È questo l'Allievo - cui luce divina » E gloria è serbata - nel corso degli anni: » Ei guida ad immensa - falange di giovani » Sarà verso il Regno - che fine non ha...».
Ed ecco una turba - vestita di luce Discende in trionfo - dai troni di gloria: Don BOSCO precede - lor padre, lor duce Nell'aspra sul mondo - sudata vittoria... È selva le palme - che stringon le destre! Sorride il gran Padre... - sorride il Discepolo... E un canto ineffabile - allieta l'Empir!
Amato DON ALBERA, - quel cantico dice Che già del Tuo nome - risonan le sfere... L'Ausilio Materno - ti arride felice; T'avanza! Ti seguano - a mille le schiere, Gli amori di SAVIO - in esse rivivano: E sotto tal egida - nessun dei discepoli, Nessun dei tuoi figli - potrà mai perir!
Seguendo la cara tradizione introdotta da Don Bosco medesimo, anche quest'anno il sig. D. Albera invitò gli ex-allievi a scendere nuovamente all'Oratorio per sedete famigliarmente alla sua mensa. Il 16 luglio fu il giorno dei sacerdoti, il 19 quello dei secolari. Ambedue i convegni riuscirono quanto mai solenni per numero di accorsi e per dolci rimembranze.
Il nuovo Vescovo Salesiano Mons. ANTONIO MALAN.
NEL 1882 un giovane italiano, che dimorava a Parigi, richiamato in patria per presentarsi al Consiglio di Revisione di Leva, fu consigliato di passare a Torino per consultare Don Bosco circa la sua vocazione. Così fece. Giunto a Torino sul far del giorno 29 ottobre, si recò subito a Maria Ausiliatrice.
Don Bosco aveva finito allora allora di celebrare all'altare di S. Pietro, e nello scendere i gradini vedeva avanzarsi una fiammella dall'altare di Maria Ausiliatrice e fermarsi sul capo di quel giovane che stava ritto in piedi presso la balaustra.
Meravigliato, il Venerabile si fermò un istante ad osservare quello spettacolo e devotamente tornò in sagrestia. Dopo una mezz'ora egli uscì in cortile e fra la folta corona di giovani che al solito lo circondarono, ecco che si avanza anche quel giovane e gli bacia la mano. Don Bosco lo guarda e, come se lo conoscesse da lunga pezza, parlandogli in francese, lo invita a seguirlo in camera, e con poche parole il giovane è deciso a farsi sacerdote e salesiano.
Era il giovane Antonio Malan.
* *
ANTONIO MALAN nacque a S. Pietro, nella diocesi e provincia di Cuneo, il 16 dicembre 1862.
A Marsiglia, sotto la guida del rev.mo Don Paolo Albera, iniziò la sua formazione salesiana. Nel gennaio del 1889 partiva da Torino, diretto all'Uruguay, per prepararsi all'apostolato delle Missioni. Mons. Cagliero lo ordinava sacerdote il 25 ottobre 1889 a Montevideo, dove si fermò fino al 1894, quando la prima spedizione di missionari organizzata dal compianto Mons. Luigi Lasagna pel Matto Grosso giungeva a Cuyabà. Dopo la tragica morte di Mons. Lasagna, avvenuta il 6 novembre 1895, a Juiz de Jora, in uno scontro ferroviario, i salesiani Don Malan, Don Solari e Don Balzola si proposero di attuare essi tutto il grandioso disegno ideato da Mons. Lasagna per la civilizzazione del Matto Grosso, regione di 1.379.651 chilometri quadrati, cinque volte cioè la superficie dell'Italia. Per esplorarne i confini, dal Governo e da commercianti furono fatte, fino al 19o6, 14 grandi spedizioni; quasi tutte fallite; solo cinque di esse diedero qualche risultato.
Il nuovo Vescovo, insieme con Don Balzola, si spinse felicemente fino all'Araguaya, da Cuyabà alla incipiente popolazione di Registro. Il viaggio delle esplorazioni delle foreste dell'Oriente di Cuyabà, iniziato il 28 agosto 1901, durò quattro mesi per un percorso di 2500 chilometri, di cui 50o a cavallo e 70o su canoe. Grandi furono i risultati dell'esplorazione, principale quello della scelta del luogo, centro di tutta la missione, cui si diede poi il nome di Colonia del Sacre Cuore; nella quale nel giugno 1902 entravano stabilmente i primi 140 indi Bororos-Coroados.
Questi indi occupano la parte centrale delle foreste e furono sempre assai temuti dagli esploratori pel loro numero e la loro ferocia.
Intorno ad essi si volse l'attività dei missionari salesiani, che ne riportarono risultati sorprendenti. Sono ormai costituite cinque colonie, organizzate in modo da destare la più viva ammirazione degli esploratori.
D. Malan venne più volte in Europa per raccogliere offerte e per l'acquisto di macchine e strumenti d'ogni genere, per avviare quelle popolazioni alla coltura razionale della terra e alle industrie specialmente casalinghe.
Osservatorio astronomico e meteorologico, macchine agrarie, dinamo elettriche, tipografia, scuole di banda, formazione di grammatiche e di piccoli dizionari, testimoniano il lavoro febbrile per guadagnare alla civiltà cristiana quei popoli.
Lo scorso mese di ottobre, la bella conferenza che fece Don Malan a Parigi nella sala della « Società d'incoraggiamento » sulla civilizzazione dei Bororos, destò una profonda impressione non solo per i risultati della organiz zazione economica della missione, ma più e specialmente per i sapienti criteri di libertà, di igiene, di razionale avviamento al lavoro e di educazione con cui si preparano i giovani Bororos alla formazione delle nuove famiglie e alla costituzione del bene o possesso di famiglia.
Per facilitare lo sviluppo della missione, la Santa Sede, di pieno accordo col Governo federale del Brasile, stralciò dall'immensa archidiocesi di Cuyabà e dalla diocesi di Corumbà, tutta la regione affidata ai Salesiani, istituendo la nuova Prelatura di Registro do Araguaya, così denominata dal centro più importante, sede degli uffici governativi, costituendone Prelato Mons. Malan.
* *
La nuova Prelatura - come dice il relativo decreto della S. Congregazione Concistoriale del 12 maggio u. s., cui accenna l'Acta Apostolicae Sedis del 6 luglio - confina al nord collo Stato del Parà per il tratto compreso fra i fiumi Kingú ed Araguaya; ad est col fiume Araguaya fino ai Monti Cajapós; a sud coi Monti Cajapós e i fiumi Coximn, Piguiri e S. Loarenço ; ad ovest col fiume S. Lourenço fino al suo sbocco nel Kingú.
Mons. Antonio Malan è tuttora ispettore della sua missione ; ed aveva fra i suoi aiutanti più valorosi oltre Don Balzola e Don Solari, il sacerdote Francesco d'Aquino Corréa, eletto nel passato aprile vescovo ausiliare dell'arcivescovo di Cuyabà, forse il vescovo più giovane del mondo, che riceverà la consacrazione episcopale in questo mese di agosto a Cuyabà, per mano di quell'Ecc.mo Arcivescovo Metropolitano.
La consacrazione episcopale di Mons. Antonio Malan si compì il 26 luglio u. S. a S. Paulo, nella nostra chiesa monumentale del S. Cuore di Gesù, per mano dello stesso Nunzio Apostolico del Brasile, S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe Aversa, Arcivescovo tit. di Sardi.
Ne daremo i particolari.
REP. ARGENTINA I bisogni della Patagonia.
(Lettera del Sac. Luigi Marchiori *).
Viedma, 12 giugno 1914. REV.MO SIG. D. ALBERA,
SON trascorsi nove mesi dacchè son partito col carissimo confratello Giuseppe Caranta per una missione alle Cordigliere. In questo tempo non potei scriverle per trovarmi molto lungi dalle poste: e, le pochissime volte che ebbi l'opportunità di passare presso qualcuna di esse, m'impedirono di farlo il molto lavoro e l'urgenza di recarmi ad altri luoghi di missione. Essendoci prefissi fin dal principio di voler compiere il nostro giro prima del termine di aprile, in cui lassù comincia l'inverno, che suol essere molto crudo per le nevi abbondanti, non era impossibile alcuna deviazione. Oggi però che, grazie a Dio, mi trovo al sicuro di quel pericolo, vengo a farle una breve rassegna delle nostre apostoliche fatiche.
Non mi fermo a raccontare le peripezie e i disagi cui va incontro il povero missionario della Patagonia durante una missione prolungata per nove mesi : non i viaggi per le pampe immense, senza sentieri e senz'acqua, o per le montagne altissime i cui scabrosi sentieri soprastano a neri precipizi: non le cadute da cavallo, nè i molteplici rovesci del calesse, né le notti trascorse in mezzo al campo, dopo aver divagato tutto il giorno qua e là cercando inutilmente il cammino che doveva condurci a qualche abitazione.
Tutto questo è noto ai lettori del Bollettino che narrò per tanti anni ciò che occorreva anche a quegli indimenticabili missionari che ci precedettero, voglio dire l'amatissimo nostro Mons. Cagliero, Mons. Fagnano, D. Milanesio, D. Boido, D. Pestarino, D. Genghini, ed altri molti che lasciarono in questi luoghi orme sì profonde di abnegazione e di zelo.
Passo quindi senz'altro ad uno specchio del bene che s'è potuto fare mediante la grazia divina e il potente aiuto della nostra buona Madre Celeste.
Battesimi amministrati N. 1167; di questi 613 a figli d'indigeni, gli altri 554 a figli di argentini ed europei. Dei 1167 battesimi ne registrai appena 346 di figli legittimati e 12 di matrimoni puramente civili ; tutti gli altri, cioè 809, furono di matrimoni non legittimati. (1).
Matrimoni sistemati N. 53.
Cresime N. 930.
Comunioni distribuite a uomini N. 70, a donne N. 254, poche in verità, troppo poche! Prime Comunioni N. 293.
Insegnamento della Dottrina Cristiana: tutti
i giorni e molte volte al giorno.
Buona propaganda: Immagini e scapolari distribuiti stribuiti 2500 - Crocifissi 500 Catechismi piccoli 2500 - Catechismi grandi 1500 - Buone letture 250 - Libri di divozione 350 - Sillabari 450 - Abbonati al nostro « Flores del Campo » 35.
Cimiteri benedetti N. 5.
La distanza percorsa in biroccino, fu di leghe 650 pari a 3500 chilometri; - a cavallo di muli, fu di 384 leghe, ossia 1920 chilometri; - in treno, fu di 90 leghe, cioè 450 chilometri.
I luoghi visitati - dei quali le invio il lungo elenco -furono più di 8o: esso le farà meglio comprendere come si vadano largamente popolando queste terre.
Mi permetta ora due osservazioni.
La prima : S. Carlo di Bariloche è forse il paese più bello della Repubblica Argentina (2), il più popolato di quanti luoghi potei visitare durante questa missione, e ciò che è più, il più adatto e più comodo come centro di missione nelle Cordigliere. Un Collegio per le fanciulle e un paio di sacerdoti, dei quali uno avesse cura della popolazione del paese e dell'insegnamento religioso nella scuola del Governo, e l'altro la missione durante i mesi ch'è possibile per le Cordigliere, farebbero un bene immenso, risparmiando viaggi interminabili di mesi e mesi al Missionario, che da Viedma, Pringles o Conesa, deve recarsi fino alle Cordigliere e che appena arrivato sul campo del lavoro è costretto a lasciarlo e a ripartire perchè l'estate che lassù si riduce a due mesi è già passata e sopravvengono i freddi, le brine, le nevi e... bisogna scappar via.
La 2a osservazione: Perchè vi son tante unioni non legittimate? Perchè molti vivono assai distanti dal Giudice di Pace che li deve unire civilmente, essendone lontani alcuni 100 ed altri anche 200 chilometri. Come possono questi percorrere a cavallo distanze così enormi, essendo alcuni già vecchi, altri carichi di figli tutti piccoli, e se quasi tutti, allontanandosi dalle case per varii giorni, corrono pericolo di perdere le centinaia di pecore che pascolano in campi tutti aperti e che si frammischiano con quelle dei vicini? Ecco, sig. Don Albera, una delle cause principali, perchè moltissimi sono nella impossibilità di poter adempiere la legge del matrimonio civile, che in questa Repubblica è obbligatorio, epperciò, loro malgrado, anche l'ecclesiastico. Almeno si potesse mettere in pratica il decreto Ne tèmere: ma anche qui si trova la difficoltà che quasi tutti sono analfabeti e non sanno scrivere, nè si può facilmente trovare chi possa farlo per essi.
Prima di partire per la prossima Missione si esporrà l'assunto al Consiglio Ispettoriale, che studierà il mezzo più facile per vincere la grave difficoltà. Intanto noi pregheremo anche il sig. Governatore che voglia concedere al Missionario di far anche i matrimoni civili, recandosi fra gl'indigeni. Dato che si ottenga, il che non pare improbabile, resterebbero quasi interamente ovviate le difficoltà che ora s'incontrano.
Finisco, amato Padre, questa mia povera relazione, inviandole l'umile omaggio di alcuni Missionari della Patagonia che domandano la sua benedizione. Benedica in particolare a questo
Suo obbl.mo Figlio
Sac. LUIGI MARCHIORI.
(1) I 613 battesimi amministrati a figli d'indigeni vanno così distribuiti: ad indigeni inferiori a 2o anni, 508 - dai 2o ai 4o anni, 58 - dai 4o ai 6o anni, 27 - dai 6o agli 8o anni, 12 - dagli 8o ai 1oo anni, 5 - dai 1oo ai 1o5 anni, 3.
(2) Ha più di 1ooo abitanti, e 17o giovani frequentano le pubbliche scuole.
Rinnoviamo ai benemeriti Cooperatori la preghiera di darci mano in un'opera così grave ed urgente, quale è quella dei restauri del Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino. Abbiano essi la bontà di riempire in tutto o in parte la scheda che univamo al numero di luglio (Ved. pag. 206 e segg.). e rinviarla insieme colla somma raccolta al nostro veneratissimo Rettor Maggiore, D. PAOLO ALBERA, via Cottolengo 32. Torino. Alcuni l'hanno già fatto : a questi rinnoviamo l'espressione del grazie più cordiale e l'augurio di ogni più cara benedizione.
NEL SANTUARIO I Restauri.
Procedono alacremente sotto la diligente direzione dell'egregio sig. Ingegnere Nob. Leone Roero di Monticello. Si è già restaurata una delle due torri campanarie, compresa la nuova doratura dell'angelo di rame che la sovrasta e si è riparata gran parte del tetto. Ora si sta ultimando la nuova doratura della statua della Madonna che torreggia sulla cupola, e si viene diligentemente ripassando tutto il cornicione.
Pellegrinaggio Messicano.
Accompagnati da Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Giovanni Giuseppe di Gesù Herrera y Pina, Vescovo di Tulancingo, il 7 luglio u. s. giungeva a Torino un bel nucleo di pellegrini messicani, per visitare il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice e la Tomba di Don Bosco. Accompagnati da vari nostri Confratelli, quegli affezionati Cooperatori pregarono con fervore ai piedi dell'altare di Maria Ausiliatrice, salirono con ansia devota alle camerette di Don Bosco e si aggirarono per le singole scuole professionali con loro grande soddisfazione, e a gruppi salirono anche la collina di Valsalice per prostrarsi sulla tomba di Don Bosco. Ad essi rinnoviamo l'espressione cordiale dei più vivi rallegramenti.
S. E. il Card. Maffi.
L'Em.mo sig. Card. Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa, il giorno 18 luglio giungeva a Torino e con affettuosa benevolenza recavasi a visitare il sig. D. Albera. In sua compagnia scendeva quindi nel Santuario, e pregava a lungo Maria SS. Ausiliatrice, in cui onore S. E. spera di presto inaugurar il nuovo artistico tempio che a Lei sta innalzando in Marina di Pisa.
Pellegrinaggio Sloveno.
La domenica 19 luglio giungevano al Santuario numerosi pellegrini sloveni, capitanati dal rev.mo P. Provinciale dei Cappuccini di Fiume e da S. E. Rev.ma Mons. Antonio Bonaventura Jeglic, Vescovo e Principe di Lubiana. Dopo aver pregato divotamente ai piedi dell'altare di Maria Ausiliatrice, salivano anch'essi a visitare le camerette di Don Bosco ; quindi ossequiavano in corpo il rev.mo sig. Don Albera, che fu lieto di poter loro esprimere tutta la riconoscenza che egli sente per il forte appoggio che essi dànno all'Opera Salesiana nella loro patria.
Pellegrinaggio spirituale.
Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni, che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale
Memori che il giorno 16 di questo mese segna il sorgere dell'Anno Centenario della nascila di D. Bosco, ringraziamo fervidamente Iddio e la Vergine Ausiliatrice di averci dato un tanto fondatore e maestro e un sì tenero padre!
Echi della festa titolare.
In Italia.
Diamo una rapida rassegna delle relazioni che ci pervennero intorno le feste celebratesi in onore di Maria SS. Ausiliatrice. Lo spazio non ci permette d'indugiarci in molti particolari, ma quel poco che diremo è già di per sè una bella testimonianza dell'unanime slancio con cui si celebrò in ogni parte la solennità della augusta Patrona.
L'omaggio di Eminenti Pastori.
Degno di rilievo ci sembra in primo luogo l'omaggio affettuoso di Eminenti Pastori.
A Bologna, il 17 giugno, dopo una, bella conferenza di Mons. Giulio Belvederi sullo spirito salesiano, cui dev'essere informata tutta l'opera dei Cooperatori, Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Giacomo della Chiesa si disse lieto di trovarsi in prezzo ai Salesiani, di cui apprezzava tanto l'opera a beneficio dei suoi figliuoli spirituali, dichiarò che avrebbe preso parte ben volentieri alle riunioni annuali dei Cooperatori, la cui opera darà sempre ottimi frutti se sarà fedele alle massime del ven. Fondatore, e terminò invitando i presenti a seguirlo in Chiesa ove impartì la Trina Benedizione con l'Augustissimo Sacramento.
A Comacchio, il 31 maggio S. E. Rev.ma Mons. Pasi celebrò la messa della Comunione Generale, e tanto il mattino come la sera, dopo la bella processione alla quale presero parte le figlie di Maria, la Confraternita del Mese di maggio, il Circolo « Savio Domenico », il Consiglio Direttivo del Circolo « Silvio Pellico », il concerto bandistico dell'Oratorio, l'Orfanotrofio Virgili, l'Educandato Virgili e larga rappresentanza dei Laboratori femminili Virgili e Masironi, (nonché dopo la solenne premiazione degli alunni che frequentarono la Scuola di Religione) fe' sentire ai presenti la sua parola affascinante.
Lo stesso zelantissimo Prelato ebbe la bontà di recarsi a Varazze a predicarvi il triduo in preparazione alla festa di Maria SS. Ausiliatrice, celebratasi la domenica 7 giugno. Il sabato precedente l'ottimo Monsignore, che per la sua squisita benevolenza per l'Opera nostra fu da molti cooperatori chiamato un Vescovo Salesiano, tenne per la prima volta le sacre ordinazioni conferendo gli ordini minori, il suddiaconato e il diaconato a vari nostri confratelli; la sera dello stesso giorno, salì il pulpito della Chiesa Prepositurale di S. Ambrogio per la Conferenza ai Cooperatori; e le singole funzioni della grande solennità furono tutte rese più imponenti dalla sua presenza e dalla sua parola.
Il lunedì seguente, 8 giugno, Mons. Pasi si recò ad Arenzano, per tenere anche a quei Cooperatori la prescritta conferenza. L'uditorio era imponente, sebbene fosse giorno di lavoro. « La fama del dottissimo e valentissimo oratore - ci scrivono - aveva attratto anche i più restii. Si notavano molte facce nuove. Alle prime parole Sua Eccellenza si impadronì dei cuori. La dicitura eletta, lo slancio oratorio e più la convinzione profonda si rivelarono subito all'altezza dell'argomento. La grande figura di Don Bosco, il pastorello ignoto, che per ispirazione di Maria Ausiliatrice e per intuizione mirabile dei bisogni dei tempi diventò l'Apostolo mondiale della gioventù, balzò viva, luminosa, affascinante corre la figura d'un santo, dal dire dell'illustre Presule, il quale terminò auspicando che in ogni villaggio, in ogni paese mandi Iddio dei piccoli Don Bosco che, seguendo il suo spirito, si votino all'opera redentrice dell'educazione dei giovani.
A Nizza Monferrato il 24 maggio S. E. Rev.ma Mons. Disma Marchese, Vescovo di Acqui, celebrò la S. Messa nella chiesa dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, amministrò il Sacramento della Cresima a varie educande, e circondato dai RR. Parroci della città assistè pontificalmente alla messa solenne. La festa si chiuse con una divotissima, imponente processione nel pomeriggio, alla quale presero parte anche trecento ex-allieve dell'Istituto.
A Biella S. E. Rev.ma Mons. Natale Serafino assistè pontificalmente alla messa solenne nella chiesa di S. Cassiano, predicò nel pomeriggio l'ora di adorazione e a notte prese parte alla processione, che si svolse pomposamente per le vie del Rione Riva.
A Cannara il Vescovo di Assisi Mons. Ambrogio Luddi celebrò la messa della Comunione e la sera prese parte alla devota processione che percorse per la prima volta le vie del paese, festosamente pavesate.
Pel Centenario di Maria Ausiliatrice e del suo Servo Don Bosco.
A Verona il rev.mo Mons. A. Caldana, Arciprete di Lonigo, illustrò i rapporti fra l'Ausiliatrice e Don Bosco, nato nello stesso anno che Pio VII istituiva la festa di Maria onorata con questo titolo, e mise in rilievo la romanità dell'Opera del Venerabile, il quale ebbe l'anima profondamente romana. « Con quest'anima - rileva il Verona Fedele - l'asceta venerando assorgeva alla meditazione intima sulle condizioni dell'età sua; gigante che non pensa a sè, grande immensamente perchè umile, egli volge il pensiero non ai figli delle classi privilegiate, ma ai figli dei poveri, provvedere all'educazione dei quali era difficile còmpito. E così il nome di questo eroe, che cercava l'azione efficacemente operosa, di quest'eroe il cardine della cui pedagogia era andare al cuore del giovanetto, si diffuse per tutta l'Europa, oltre i mari, nelle lontane Americhe, perchè ovunque si diffuse l'opera sua, coli tutte le varie forme del progresso e del lavoro, dalle scuole alle officine, da queste alle colonie agricole. In tal modo la figura del Grande basta a smentire tutti i denigratori del sacerdozio ».
A Mondovì, nella chiesa di S. Teresa, il distinto oratore Prof. Can. Francesco Tonelli delineò magistralmente i principali tratti della vita del Ven. Don Bosco, dimostrandolo l'uomo provvidenziale dei suoi tempi per il suo fecondo apostolato nell'iniziare la gioventù alla scienza del dovere e della virtù; parlò del bene immenso operato dai missionari salesiani in ogni parte del mondo, tratteggiando ammirabilmente i mezzi adoperati per salvare la gioventù pericolante e gli emigranti italiani all'Estero e per la conversione degli infedeli. E volgendo ai Cooperatori calde parole di esortazione a secondare, con le preghiere e le offerte, le opere di carità iniziate dal: Ven. Fondatore dei Salesiani, aggiungeva con nobili accenti, come la Madonna fosse l'ispiratrice del bene operato, e come grande sia la potenza di Maria, perenne aiuto dei cristiani.
A Ferrara, dopo le funzioni solenni coronate da un discorso commemorativo del Rev.mo Mons. Luigi Ferretti, il giovane avv. G. Plenario parlò ad un pubblico affollato, in un intermezzo del trattenimento musico-drammatico, delle benemerenze di Don Bosco, dimostrando come tutte le sue opere di redenzione della gioventù si riassumano in due parole fatidiche: fede e carità, i due grandi principi che hanno trasformato il mondo.
A Gorizia (ci sia qui permesso anche quest'accenno) il prof. D. Annibale Giordani di Portogruaro presentò Don Bosco come educatore cristiano, e provò come solo chi basa l'opera sua sul cristianesimo può riuscire ad essere il vero pedagogo delle anime. Don Bosco, continuò l'oratore, insegnò ad amare la patria e a dimostrarle il suo affetto non con chiassate piazzaiolesche, ma con le virtù e con la santità e bontà della propria condotta. Così l'apostolo di Torino, dell'Italia, del mondo, riuscì ad essere l'uomo, fra quanti altri mai, benemerito della società. Ricordò come a quest'uomo si vuole dai suoi beneficati erigere un grandioso monumento che ne eterni nel marmo l'amabile effige. Egli, plaudendo alla nobile iniziativa, invitò quanti hanno a cuore la salvezza dell'umanità, di prestar soccorso perchè l'opera ristoratrice dell'educazione sociale abbia a prendere sempre maggiore sviluppo. « Soccorrete gli istituti di D. Bosco, esclamò l'oratore, nei quali per la ristorazione cristiana della società si combatte e si lavora indefessamente. »
La commemorazione del Centenario del ritorno di Pio VII a Roma.
In altri luoghi la ricorrenza del I° Centenario del ritorno di Pio VII a Roma, costituì, come a Roma e nel nostro maggior Santuario di Torino, la nota più solenne della festa, dandole singolare splendore.
Così avvenne a Frascati, nel veneratissimo Santuario di Capocroce, affidato ai figli di Don Bosco. La popolazione tuscolana rievocò in quel giorno memorie assai care al suo cuore. Quando infatti Pio VII gemeva ancora esule e prigione, nel 1813, dinanzi alla prodigiosa immagine di Maria SS. di Capocroce convennero divoti e fiduciosi, a migliaia, i fedeli di Roma e dintorni, a pregare insieme con i Tuscolani la potente Regina per la liberazione del Papa. E un anno dopo, dinanzi alla stessa effigie, s'innalzava da mille e mille petti l'inno del trionfo e della gratitudine per l'insperato ritorno del mite Pontefice a-Roma. Memori di quell'avvenimento, i Tuscolani corrisposero con slancio all'invito di commemorare il glorioso centenario. La Comunione generale fu distribuita a un buon centinaio di giovanetti e a numerosi fedeli dal rev.mo Mons. Alessandro Lupi, Vicario Generale. S. E. Mons. Tommaso Brennau, Vescovo tit. di Cesarea, celebrò solenne Pontificale, in cui fu eseguita sceltissima musica dalla Schola Cantorum del Convitto Villa Sora. Nel pomeriggio alla presenza dell'Em.mo Card. Cassetta si fece l'inaugurazione del teatrino dell'annesso Oratorio, eretto dalla munificenza dell'Em.mo Porporato, col generoso concorso del principe Aldobrandini. Al venerando Principe di S. Chiesa facevano corona distinti e illustri personaggi.
Anche Saluggia, che da due anni possiede un Oratorio festivo maschile, diretto dai Salesiani, il 24 maggio u. s. diede un attestato di particolare divozione a chi ricondusse Pio VII in Roma. Grande fu l'affluenza alla S. Comunione; più di 20o furono i soli fanciulli che si accostarono alla S. Mensa. Il rev.mo Prevosto Don Antonio Carando, prima della messa solenne, benedisse un quadro di Maria Ausiliatrice inviato in dono dal sig. D. Albera all'Oratorio maschile, e prendendo le mosse dalle parole scritturali « benedictio Patris firmat domum » ricordò la speciale benedizione inviata a Saluggia - a mezzo del nobile Conte
Mazzetti - da Papa Pio VII nel tempo che era prigioniero in Savona, e a questa benedizione ascrisse la fede ognor fiorente nella Parrocchia, che si allieta oggidì di due Oratori festivi, l'uno maschile e l'altro femminile, tenuto dalle rev.de Figlie della Carità. Il rev. Don Grato Tapperi cantò quindi messa solenne; e la sera, dopo i vespri e il panegirico detto con unzione e dottrina dal rev.mo Don Giovanni Massara, seguirono svariati divertimenti, coronati da fuochi artificiali e slancio di globi aereostatici, grazie alla munificenza del rev.mo sig. Prevosto e l'attività del sig. Giacomo Dellamula.
A Fossano, alla presenza del ven.mo Vescovo Mons. Signori e di un larghissimo stuolo di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, il prof. D. Vin cenzo Cimatti svolse il tenia: « La gloria di Maria Ausiliatrice nel trionfo del Somaro Pontefice Pio VII «.
Altresì a Sciacca , appositamente per commemorare detta data centenaria, tutte le figlie di Maria bianco-vestite e dodici fanciullette vestite da angeli presero parte alla comunione generale e a tutte le solenni funzioni celebratesi nella chiesa parrocchiale - e a Vizzini si ebbe gran concorso di fedeli alle funzioni ed alla Mensa Eucaristica.
Un'infiorata a Genzano.
L'Oratorio di Genzano, la città delle celebri infiorate (ossia delle vie artisticamente coperte con fiori, in occasione della solenne processione del Corpus Domini) il dì 7 giugno con intervento di Mons. Marazzi, Vicario Generale di Sua Em. il Card. Agliardi, e di Mons. Grassi, Abate di Marino, festeggiò coli gran pompa la nostra Augusta Patrona e nel pomeriggio ne recò in trionfo la statua, preceduta dalla società ginnastica Cinthyanum e dalle varie bandiere e stendardi dell'Oratorio, accompagnata da circa quattrocento giovani, e portata a spalle dai Signori del Comitato costituitosi per la festa, facendo il giro dell'istituto su di una artistica infiorata, preparata con vero entusiasmo dai ragazzi stessi dell'Oratorio.
Solenne incoronazione a Randazzo.
A Randazzo venne solennemente incoronata la statua di Maria Ausiliatrice. Grande, per tutto il mese, fu l'affluenza dei divoti: durante la novena si dovettero fare due funzioni, una al mattino, l'altra alla sera ; l'ampia e bella Chiesa del Collegio S. Basilio era sempre gremita. La sera della vigilia il rev.mo P. Luigi Salvo, Definitore dei Minori, tenne la conferenza e Sua Ecc. Reverendissima Mons. Gio. Batt. Arista, Vescovo di Acireale, assistito dal Capitolo della Cattedrale, impartì la benedizione.
Terminata la funzione, fu tanta la folla di uomini e di giovani che desideravano confessarsi
in preparazione alla S. Comunione dell'indomani, che, oltre i molti confessori salesiani ordinari e straordinari che avevan già confessato quasi tutta la giornata, fu d'uopo improvvisare confessionali in tutti gli angoli della chiesa, e dovettero prestarsi ad ascoltare le confessioni anche tutti i RR. Canonici, nonchè lo stesso Mons. Vescovo, che con zelo ammirevole la durarono sino a notte molto tarda, per ripigliare il giorno dopo di buon mattino.
Il mattino del 24 maggio, a cominciare dalle q4 si celebrarono venti e più Messe, che continuarono successivamente fili dopo mezzogiorno con sempre crescente calca di popolo devoto e con distribuzione quasi ininterrotta della S. Comunione. Anzi dovettero intervenire contemporaneamente anche tre sacerdoti a distribuire la SS. Eucaristia alla numerosa folla di fedeli che assiepava continuamente il sacro altare, avida di comunicarsi. Le SS. Comunioni si contarono in quel giorno a migliaia nella sola chiesa del Collegio, e, quello che è più, in gran parte di uomini.
Alle dieci una moltitudine immensa di fedeli, molti de' quali avevan preso posto parecchie ore prima, gremivano letteralmente la chiesa, le sue tribune, il presbitero, il coro, la vasta piazza e adiacenze, impaziente di assistere alla cerimonia dell'incoronazione. Le due splendide corone d'argento dorato, tempestate di perle, furon offerte da due pie signore randazzesi, in ringraziamento di grazie specialissime, che riconoscono di avere ricevute da Maria SS. Ausiliatrice; e l'elegante stellario, che ambedue le sovrasta, venne donato dagli alunni della quinta ginnasiale di quel Collegio Municipale.
Quando Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo, in abiti pontificali, assistito dal suo degnissimo Capitolo della Cattedrale, dal Direttore del Collegio, e dal Rev.mo Arciprete, nonchè dai Rev.mi Canonici delle tre Collegiate e dai PP. Cappuccini di Randazzo, e da altro numeroso Clero regolare e secolare, sali sull'altar maggiore e depose le due fulgide corone, l'una sul capo dell'artistica statua della gran Madre di Dio, e l'altra sul capo del S. Bambino che Ella sorregge, squillarono a festa le trombe, suonarono a gloria le campane, e la banda municipale, che faceva servizio in piazza intonò l'inno reale, fra lo scroscio poderoso di una prolungata salve di bombe e di mortaretti che ne diede il lieto annunzio alla città; mentre il popolo frenetico scoppiava in un delirio di applausi e di Evviva Maria SS. Ausiliatrice!
Compita la cerimonia, Mons. Arista tenne solenne pontificale ed al Vangelo pronunziò una dotta, appropriata e bellissima omelia d'occasione, sulle parole: Corona aurea super caput ejus.
Nel pomeriggio, preceduta da tutte le compagnie religiose e dal ven. Clero locale, il venerato simulacro venne recato in trionfo per le vie principali della città, seguito da una divota folla interminabile di popolo plaudente. Tutto il percorso era parato a festa : tutte le strade, tutte le finestre, le porte e i balconi erano letteralmente gremiti di gente che, cogli occhi umidi per la commozione, gettava fiori e cartellini con sacre laudi, e mandava grida di evviva e baci e preghiere, fra un continuo e fragoroso scoppiare di prolungate salve di mortaretti e di bombe. Quando si fu presso la bella e artistica chiesa matrice di S. Maria, nella Via Umberto I, si univa al sacro corteo, in sontuosi plaludamenti pontificali, Sua Ecc. Mons. Vescovo, col reverendissimo Capitolo della Cattedrale in fulgide mitre, e si procedette così fino al collegio, ove dall'alto della imponente gradinata della Chiesa S. Basilio illuminata con gran sfarzo, dopo un eloquente fervorino d'occasione, fu impartita da Mons. Vescovo la Benedizione col SS.mo all'immensa folla che stipava tutta la piazza e le adiacenze, comprese le terrazze, le finestre, le porte ed i tetti stessi delle case.
Una nuova Cappella.
A Ferrero Trivero, nel Biellese, la domenica 14 giugno si fece la solenne benedizione e inaugurazione della nuova Chiesetta, sorta per iniziativa del rev.mo D. Silvio Lesna, Rettore del Collegio Sella di Valle Sup. Mosso, nella sua borgata nativa, a ricordo del 1° Centenario della nascita di Don Bosco e dell'istituzione della festa di Maria Ausiliatrice. Il Tempietto è di un'unica navata ; la volta elegante e svelta è divisa ai due terzi da una lesena che la circonda a fascia; il cornicione imita il rilievo; l'altare è di legno dorato e argentato, con sfondo marmorizzato; nel centro una bella statua di Maria Ausiliatrice inviata in dono dal sig. Doli Albera.
La festa si svolse solenne per imponenza di riti, concorso di popolo, festosità di fiori e luci: presenti parecchi sacerdoti e molte persone di Trivero, Castagnea, Portula, Masseranza, Cereie, Mosso e Sella. Mons. Rey, delegato dal Vescovo, benedisse la cappella e la statua della Vergine ; celebrò la messa il rev. Don Silvio Lesna ; al Vangelo il Vicario di Mosso disse un nobile discorso sulle origini dell'Oratorio e su Maria SS.ma Ausiliatrice. Nel pomeriggio, una grata sorpresa : il corpo musicale di Trivero al completo recò un bel contributo di gioconda festività con belle e scelte armonie.
Altre feste, commemorazioni e conferenze.
Ad Alessandria Maria SS. Ausiliatrice venne festeggiata nella chiesa di S. Lorenzo, sede dell'Associazione dei Cooperatori e delle Cooperatrici della città, con solenni funzioni e conferenza di Don Fasulo.
Il 24 maggio l'augusta nostra Patrona fu per la seconda volta solennemente festeggiata in Pinerolo, nella chiesa di S. Giuseppe, a cura del Direttore Diocesano Don Callisto Cesareo. Le funzioni si svolsero imponenti, e tenne il discorso il rev.mo sig. Teol. Cesare Matta di Torino.
A Milano, nella chiesa di S. Agostino, ove aveva predicato con gran frutto l'intero mese mariano il rev.mo Prof. D. Pietro Gallo, tenne la conferenza il nostro Don Trione.
A Bordighera-Torrione, la cui chiesa parrocchiale eretta dal Ven. Don Bosco è dedicata a Maria Ausiliatrice, numerosissimi i giovani e gli adulti che si accostarono alla S. Mensa, tra essi 35 bambini per la prima volta. S. E. Rev.ma Mons. Ambrogio Daffra, Vescovo di Ventimiglia, assistette pontificalmente alla messa solenne e disse il panegirico il can. prof. Allavena. Mons. Vescovo presiedette anche la processione alla quale si unirono due bande musicali e molta gente accorsa fin dai paesi vicini. Rientrato in chiesa il sacro corteo, Monsignore tenne ai cooperatori la conferenza regolamentare e impartì la benedizione col SS. Sacramento. La banda dei Fratelli delle Scuole Cristiane diè un bel concerto dopo le funzioni; quella del Torrione lo diè più tardi, mentre i devoti si succedevano senz'interruzione davanti la statua della Madonna col più devoto contegno. Grande fu l'entusiasmo che suscitò questa festa. La Società Elettrica di Bordighera-Ventimiglia regalò gentilmente la forza occorrente per l'illuminazione: e la casa Scarpari preparò le ghirlande con lampadine variopinte per ornare il campanile, il timpano e le lesene della facciata della chiesa, nonchè la piazza che le sta innanzi.
Figline (Val d'Arno) si preparò con un mese entero, predicato dal Teol. Don Vincenzo del Turco, alla festa solenne. Il 18 maggio le numerose ascritte all'Arciconfraternita si raccolsero a conferenza, e il giorno 21, con memoranda cerimonia, il florido Circolo Ven. D. Bosco volle benedire il suo nuovo vessillo. La funzione venne celebrata dal rev.mo Mons. Marcacci, arciprete del Duomo di Pisa. La consegna venne fatta nel piazzale dell'Oratorio ornato riccamente di festoni, drappi e bandiere, presente un pubblico grande e molte cospicue persone e società con bandiera. Con brio e forte sentimento religioso parlò il laureando sig. Mariano Pierucci, del Circolo D. Bosco di Pisa. Il giorno poi della solennità i Circoli D. Bosco e S. Luigi con molti giovanetti dell'Oratorio e numerosi devoti si accostarono alla S. Comunione. La messa, accompagnata da musica liturgica, fu cantata dal Can. Camillo Peruzzi della Collegiata di Figline.
A Napoli si ebbero solenni funzioni nella chiesa del S. Cuore di Gesù al Vomero. La pietà dei giovani dell'Oratorio festivo, che a sera diedero anche un bel saggio ginnico alla presenza del rev.mo Mons. Laviano, Vicario Generale, costituì la nota più bella della festa.
Cammarata di Sicilia volle, anche quest'anno, solennizzare la festa di Maria Ausiliatrice chiamando un salesiano a predicarvi la novena di preparazione: ed è un fatto che la divozione a Maria Ausiliatrice colà va crescendo di anno in anno. Ornai la chiesetta della Badia, in cui trovasi la bella statua della Vergine Ausiliatrice, è divenuta un vero santuario, dove ogni 24 del mese accorrono a gruppi, sia i divoti di Cammarata, sia quelli del vicino paesello di S. Giovanni Gemini, recitando per via il Santo Rosario. E Maria SS. premia la fede di tutti col concedere grazie in grande abbondanza. Anima di questo culto fiorente è il rev. Sac. La Corte, che la domenica 17 maggio provvide perchè si tenesse anche la conferenza ai Cooperatori.
A Caltagirone vi fu triduo e conferenza del rev. Don Piscitello, direttore dell'Oratorio Salesiano di Modica.
A Bargomasino si ebbero funzioni solennissime per pietà e frequenza di devoti, coronate da una devota accademia.
A Castellamare del Golfo (Sicilia), grazie lo zelo del decurione Don Gaetano Picciurro, vi fu triduo nella Chiesa della Madonna delle Grazie, predicato dal sullodato sacerdote e panegirico del rev. D. Andrea Colomba Coscio.
Anche le Cooperatrici di Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) vollero celebrare la ricorrenza solenne del giorno dedicato al culto di Maria Ausiliatrice con una devota e cara funzione. Non sfarzo di pompe esteriori, ma tutte vollero fare la festa delle anime; numerose infatti si accostarono alla Sacra Mensa Eucaristica. La sera poi si commemorò la Vergine Ausiliatrice con una conferenza del Sac. Paolino Malavenda, e dopo il canto delle litanie si lesse la supplica all'augusta Patrona, cui seguì la sua benedizione.
GRAZIE E FAVORI
Grazie a Te, o Maria (*).
Colpita da lunga e penosa malattia, la Mia vita sembrava in continuo pecicolo. I periti dell'arte medica avevano esperimentato invano i più 'potenti soccorsi che la scienza potea loro suggerire ; il male cresceva vieppiù e per salvarmi si decisero di tentare ancora un'operazione. Io però non mi ci poteva rassegnare con fiducia illimitata invocai l'Ausiliatrice nostra.
Mentre nel Suo Santuario si inneggiava a lei, dal letto delle mie dolorose apprensioni udiva i suoni , le lodi , e nel cuor mio La scongiurava a volermi guarire. La supplicava ad accettare in compenso tutti quei tributi di lode e di gloria che Le rendevano i Figli Suoi prediletti, ed a volermi esimere da una così dura prova. Oh ! bontà della nostra cara Madre Celeste ! Era domenica, e al lunedì, quando i professori vennero per compiere l'operazione, io ero guarita.
Accetta dunque, o Maria, l'inno della mia sentita riconoscenza, e sii sempre per tutti il potente Ausilio, la dolce speranza!
Torino, 24 maggio 1914.
Sr. C. Ronco.
Belluno. - Dovendomi sottoporre ad una gravissima operazione' chirurgica alla testa e vedendo in serio pericolo la mia esistenza, feci ricorso, con ferma fiducia, alla Vergine eli D. Bosco ed Ella mi salvò. L'operazione, che a detta degli stessi medici, riesce fatale in novantanove casi sii cento, sortì per me esito felicissimo, grazie al benigno intervento di Maria Ausiliatrice che continuamente e con fiducia ho invocato.
28 febbraio 1914.
DOMENICO CoLlovINI.
Ottennero pure razie da diaria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o peì le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i se venti:
A*) - Abbiategrasso : G. A., 3 . - Acireale Alfio Pennisi, io - id.: C. E., r.5o - Acqui: Carolina Bisio - Africo : Filomena Pannuli, 5 - Agliano d'Asti : P. G. - Alba: D. S. - Albenga. C. R. - Alcamo : M. B. - Alessandria : Chiarina Colla, 15 - id. : I). L. - Alghero : D. P. - Altessano : Rosa Bellezza - Ampezzo : D. N. - Aosta . O. A. - A quila : P. M. - Archi : Maria Tucci in Torelli, 5 - Avrai : Gaudenzio Landi, 6 - Ascoli Piceno : D. R. Asiago : E. A. - Asola : G. H. - Asolo: D. O. - Asti : D. M. - Auronzo : D. F. - Avellino: Z. N. - Avezzano: N. A.
B) - Bagnacavallo D. Lodovico Tallandini, 5 - Bardolino : A. R. - Bari : C. U., 2 - Barletta M. R., 5 - Bassano Vicentino : R. 0., 4 - Beduzzo : Maria Venturini, 5 - Bellinzago Novarese Giuseppe Miglio, 20 - Belluno: E.- M. - Benevento : D. V. - Bergamo : G. A. -- Bernal (Argentina): Giuseppe Rossel, 57,60 - Bessolo Maria Bessolo, 5 -Biella : D. T. - Borgotaro : N. H., 5 - id.>: S. A. - Borgovercelli: Luigia Guida - Bosa : N. N., 6 - Bozzolo : T. S., io - Bovino: F. P., 3 - Bra : Antonia F., io - Breno F. T., io - Brescia : D. Z. - Brindisi: D. U.
C) - Caltanisetta : Aldegonda . Menozzi, 2 - id.: Lorenzo Giammusso di Calogero, 5 - Camagna : N. N. - Campomolino : Virginia Santuz, 2 - Camposampiero : T. C. - Canicatti : Calogero Zucchetto: 2 - Canneto sull'Oglio : O. S. - Cantavenna Monferrato : Maria Priasea, i - Caprino Veronese : D. H. - Caramagna : Annetta Fergero Caravaggio : U. M. - Carmagnola : B. B. - id.: Anna Candelero - Carpasio : Gio. Battista Ozenda fu Giacomo, 2 - Carugo : Bonalli Maria, 5 - Casalborgone : Anna Roggero, io -
Casale Monferrato: Maria Luisa Cerutti, 5 Caserta: R. T. - Casola di Caserta : Antonio Rosselli, 5 - Casorzo Monferrato : Angela Scofoni, 2 - Castellamonte : Angiolina Borgatelli - Castelnuovo d'Asti: Matilde Musso - Castelrosso : Fra telli Lusso, 9 - id.: Antonio Lusso fu Lorenzo, 20 - Castelsangiovanni : Maria Montemartini, io - Castelsampietro : O. V. - Castiglione di Garfagnana : Raffaello Pedrini, 5 - Castrovillari N. T. - Cavaglià: Domenica Barbero, 5 - id.: E. R., 5 - Cavallerleone : B. O. - Cefalù : N. N. - Ceglie Mezzafrico: Concetta Argentiero, 50 - Cento : D. G. - Cerca : Luigi Lucchini, 3 - Chambave : Giuseppina Darbelley, 8 - Champorcher : Virginia Costabloz, 2 - Chiari : Gisella Pastorio, 3 - Chiavenna : Teresina Buzzelli, 5 - Chioggia : Maria Penzo, 20 - Cividale del Friuli F. B., io - Civitavecchia : H. A. - Clusone : N. B. - Codigoro : Giovanni Piazza, 20 - Codroipo N. N., io - Collegno : Caterina Ballesio, 2 - Cologna Veneta : A. N. - Comacchio D. F. - Corio Canavese : Ernesto Corgiatti - Costigliole : T. T., 5 - Cremona : P. C. - Crosa : D. Giovanni Pozzo, 5 - Cuneo : N. N. 2.
D) - Dogliani : N. G. - Dolo: B. G. - Domodossola : M. L. - Doveva : Andrea Righini, 5 - Dronero : V. A. - Druent : U. N.
E) - Edolo : R. Q., 5 - Empoli : M. G., i - Esine : A. D., 5 - Este : B. T., io - Etroubles N. A. - Exilles : D. A.
F) - Faenza : P. M., 2 - Feltre : G. S., i - Fermo : M. G. - Ferrara : S. R., 5 - Fiorenzuola d'Adda : T. A. - Firenze : R. U., I - Floridia D. Carmelo Impelluso - Foggia : A. M., 3 - Forlì : B. L. - Franchini : Matilde Bo, 5 - id. Francesco Cavigliolo, 2 - Frascati : T. M., 5 -
G) - Gaeta : Z. V. T. - Gallarate : R. B_ - Gallipoli : A. 0., 2 - Garessio : Giuseppina Ghiglione - Gemona : B. B. - Genova : S. C. Genazzano : M. B., 2 - Genzano : Q. A., i - Gerace : T. B. - Giaveno : R. C. - Girgenti : A. N. - Giuliano di Campania : Chiara Bonadio, i - Gonzaga : B. T. C. - Grosseto : S. U., 4 - Guastalla : 0. S. - Gubbio: A. M. R.
I) - Iglesias: O. R., 5 - Imola: A. S., io - Intra : Giuseppina Tosi in Caccia, 5 - id.: N. N. - Intragna : C. H. - Isernia : D. R., 2 - Isola d'Asti : B. Z. - Isola della Scala : C. R., i - Isola S. Giulio : C. C. -- Issime : B. T. - Ivrea : C. D.
L) - Latisana : C. U. - Lecce : Q. O. - Lecco O. T. - Legnago : C. N. - Legnano : T. I. - Lendinara : C. V. - Livorno Piemonte : M. E. - Lusernetta : Giovanni Bonetto.
M) - Macugnano : Teresa Mosso - Massa Marittima : B. D. - Matera : B. B. - Mazzara del Vallo : A. Z., i - Melfi : B. E., 2 -Mercato Saraceno : Sabina Angeli, riconoscentissima. -Milano A. C., 50 - id.: S. P. V., 5 - Minerbio : Giuditta Forlani, 2 - Mocchie : B. C. - Modica : N. N. - Monreale : B. H. G. - Montagnana : S. B. A. - Montanaro : N. N. - Montepulciano : N. B. F. - Monza : O. B. G. - Morano Po : Bernardo Vanni, 7 - Morano di Valpolicella : Rosa Fasoli, 4 -Mornese : Felicina Arecco, 25 - id.: Bisio di BoSiO, 20 - Mulhouse (Alsazia): C. K., io.
N) - Nicosia : Salvatore Vinci, 2 - id.: Michele Amorugo, io - Nirasca : Maria Forno in Bonanato, 2 - Nizza Monferrato : E. B. S., 5 - Nocera dei Pagani : A. I. - Novalesa : A. M., 5 - Novara : E. A. L., 2 -Novazzano : (Canton Ticino): Matilde Dones, io -Navi Ligure : A. P. -Nuoro B. R. O. - Nus : M. N.
O) - Occimiano Monferrato : A. T. - Orta Novarese : B. Q. - Osogna : C. R. - Oulx : G. 0., 5 - Ovada : Giacinta Piana, 5 - Ozieri : A. U.
P) - Padova : Fausto Paviato 30 - Palmi B. P. - Panchià (Austria): Lucia Delugan, 1,5 - Paola : C. B. -Parma : A. D. -Patti: O. A., i o - Pavarolo : Maria Varetto - Pavia : Paolo . Marocco, 9 - Pegli : Maria Roccatagliata, 25 - Peveragno : Lucia Luchino, 5 - Piedimonte d'Alife: B. S. - Pieve di Cadore: P. N. - Pinerolo Luigi Ostrazione - id.: C. B. - Piove di Sacco A. E., i - Ponte Stura : Edvige Scrinzo, 5 - Portogruaro : B. V. - Portomaurizio : O. Q. - Potenza : A. I. - Pozzuoli : D. C., 5.
Q) - Quart-Ville franche: A. G., io - Quartirolo : B. S., 2 - Quarto d'Asti: C. V., 14 - Quinto Vercellese: F. P., i,5o - Quinzano G. M., io.
R) - Rhème N. Dame : B. O. - Rhème St. George : R. M. - Rieti : D. C., 5 - Rimini O. E., 3 - id.: Remigio Fantino, 20 - id N. N., 5 - Rio Marina: Battistina Viale, io - Rivalta : P. M., 5 - Rivara : D.D. - Roccagorga Zeffira Ghiretti, 2.50 - Rocca S. Casciano : B. D. - Rochemolles : Luigi Vallory, 5 - id.: N. N. - Roddino : D. Giuseppe Rivetti, io - Roma D. B. - id.: Candida Lanza V. Molin, 1oo - Rossano Calabro : B. L. - Rovella : Oliva Pedrotti, 5 - Rovigo : R. V. - Rubiana : B. I.
S) - S. Ambrogio Torinese: B. U. - S. Angelo de' Lombardi : D. A. - S. Antonino di Susa I. B., 2 - S. Benedetto Belbo : Luigia Chiavarino, 50 - id.: N. N., 5 - S. Benigno Canavese: Antonio Bestonzo - S. Colombano al Lambro : Rosa Cremonesi, io - San Daniele del Friuli : A. D. R., 2 - Sandrigo : N. B. - S. Genesio : G. R., i - S. Pietro Incariano : F. A. 1.5o - S. Pietro al Natisone : O. B., 2 - S. Regno : O. N., 5 - S. Severo delle Puglie : C. S. - Santhià : Serafina Ardizzone - S. Vito al Tagliamento : C. A. - Saluggia : Rosa Busca, 5 - Sanze di Cesana : C. A. - Sauze d'Oulx : G. 0., 5 - Schio : Lucia Cortinovis, 4 - Settimo Torinese : Domenico Arduino, 5 - Spina d'Adda : G. Z. D., 5 - Strambino : Marta Villa - id.: Maddalena Villa.
T) - Tempio Pausania: C. G.. - Termini Imerese : P. M. - Terni di Perugia : C. Z. -Terranova, di Sicilia : O. P. - id. : Rosaria Nocera Giurato, 15 - Thiene: C. R. - Torino: A. G. - id.: G. M. - id.: F. E., 25 - id.: N. N., 3 - id.: B. C. F. - id.: Giuseppa Giolitto - id.: Maria Angioj, 5 - id.: Maria Torto V. Cagliero - id.: Paola Carpignano - id.: Virginia Giovenale - id.: Anna Chiado - id.: Lorenzo Serra - id.: Maddalena Fresia in Rossi - id.: Giuseppina Bandi - id. Giuseppe Prelli - id.: P. C., 25 - id.: Paolo Menso, i - id.: Maria Coriasso - id.: Carolina Garrone - id.: Eugenia Bosco - id.: Signora Gandolfi - id.: Baronessa Maria Manno - id.: Irene Rossi n. Morelli, 5 - id.: F. C., 40 - id. Orsola Cirino - id.: B. G., io - ics.: P. A. - id: Germano Zandonella, i.
VIVI RINGRAZIAMENTI.
Nei mesi scorsi - secondo il consueto tutti gli alunni dei nostri Istituti e degli Oratori festivi vennero condotti a questa o a quella meta in desideratissima gita annuale, fatti segno in molti luoghi a squisite gentilezze da parte di eminenti Autorità Ecclesiastiche e Civili.
Rinunziamo malvolentieri a tessere l'elenco di celeste gentili e benemerite persone, nel timore di qualche incresciosa ommissione; ma vogliamo che ciò non tolga nulla alla vivizza della nostra gratitudine profonda ed imperitura.
A tutti in ricambio sia largo di elettissime grazie il Signore, come ne Lo pregheranno, affettuosamente memori, i nostri allievi con i loro Superiori.
La nuova Provincia Ecclesiastica del Salvador.
Con venerato decreto dell'11 febbraio 1913 il S. Padre ha staccato lo Stato del Salvador dall'antica Provincia Ecclesiastica del Guatemala, e n'ha formato una nuova Provincia Ecclesiastica, dandole a suffraganee le due nuove diocesi di San Miguel e Santa Ana, ed elevando la chiesa di San Salvador a Chiesa Metropolitana.
A Vescovo di S. Miguel è stato eletto il rev.mo dott. D. Giovanni Antonio Duenas y Ayumedo, Direttore Generale dei Cooperatori Salesiani della Repubblica del Salvador, che venne testè consacrato dall'Arcivescovo Metropolita, al pari del Rev.mo Mons. D. Giacomo R. Vilanova, Vicario Generale dell'Archidiocesi, eletto Vicario tit. di Mopsuestia e deputato Ausiliare dell'Arcivescovo stesso consacrante.
Ai nuovi Pastori, legati da forti vincoli di affetto verso la nostra Pia Società, e al venerando Delegato Apostolico del Centro America, il nostro amatissimo Mons. Cagliero, che così vide benedetto da Dio uno dei suoi più fervidi voti, mandiamo dall'intimo dell'animo i più vivi rallegramenti.
Cooperatori zelanti.
MONTEMARCIANO (Ancona). - Circolo Giovanni Bosco. - Fondato nel maggio 1913, per opera di un buon cooperatore salesiano, l'arciprete D. Cesare Tinti, esso abbraccia un bel nucleo di giovani dai 16 anni in su « allo scopo di dare alla chiesa veri cristiani e alla patria buoni cittadini nell'odierno dilagare di tanta miscredenza e di vero odio sociale ». Così ci scrive il presidente, sig. Guido Moretti.
Oltre l'istruzione religiosa, il Circolo offre ai soci una palestra educativa in acconcio teatrino, ove, massime nella stagione invernale, si succedono frequenti rappresentazioni, piacevoli e nello stesso tempo oneste, alle quali si affolla gran parte del paese.
Così si ottiene un duplice bene: direttamente l'educazione religiosa e civile della gioventù, indirettamente un monito forte e soave a molti che altrove forse non l'ascolterebbero, o non l'accoglierebbero con tanta facilità come nel teatrino.
L'opera è intitolata al nostro Ven. Fondatore, la cui vita attraente forma a quando a quando il tema di gradite conferenze dell'Arciprete sullodato, o dell'Assistente Ecclesiastico D. Giovanni Bianchi.
TREVISO. - Per Domenico Savio. - A compimento del cenno da noi fatto di un Circolo intitolato a Domenico Savio in un paesello presso Treviso (di cui pubblicammo anche il gruppo nello scorso numero) un bravo ex-allievo, ora chierico in quel Seminario, ci scrive:
« A Monigo (a 2 Km. da Treviso) nel 1912 un seminarista fondò un Circolo giovanile cattolico allo scopo di fare un po' di bene ai giovani; e per meglio incoraggiarli alla virtù pensò di dar loro per nodello da imitare il giovine Domenico Savio. Perciò parlò ai giovani di Lui, delle sue virtù, della sua santa morte, e i giovani ne furono tosto presi d'ammirazione e di entusiasmo, e lo scelsero a loro modello. Vollero comperarsi anche la bandiera (per cui spesero L. 5oo), sulla quale fecero dipingere le sembianze del santo giovinetto. La bandiera fu benedetta nel settembre del 1913 dal nostro Vescovo Mons. Longhin, che fece un meraviglioso discorso invitando i giovani a imitare Domenico Savio. Quindi il ragioniere Sanson, presidente del Circolo, aggiunse belle parole invitando i suoi giovani amici a mostrarsi degni del Savio, e il Vescovo si congratulò con il bravo presidente. La festa della benedizione della bandiera del Circolo « Domenico Savio » rimarrà incancellabile.
» Lo stesso mio compagno che or si trova in famiglia mi scrive: Posso dirti che i nostri giovani conoscono bene Domenico Savio, a Lui si raccomandano e pregano il Signore perchè presto venga dichiarato beato. Il Savio è pei nostri giovani la falsariga di tutte le loro azioni, e ti dico francamente che non avrei mai creduto che un giovane, non ancora beatificato, potesse esercitare tanto fascino e tanto entusiasmo...
» Qui in seminario tutti conoscono Domenico Savio, poichè la sua vita fu letta in pubblico refettorio e presentemente molti alunni ne hanno la biografia e altri l'immagine.
» Nel mio paese e in altri anch'io ho parlato ai giovani del Savio e tutti furon presi d'ammirazione. A molti giovanetti ne ho dispensato la vita, scritta da D. Bosco, ad altri immagini, e posso dire che son già parecchi che ne seguono l'esempio. Tutti gli ex-allievi salesiani, ora chierici s'interessano per far conoscere il Savio qua e là in diocesi. Io ed altri abbiamo intenzione di intitolare i circoli dei nostri paesi a Domenico Savio! »
Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice
NIZZA MONFERRATO. - Esercizi spirituali per Signore e Convegno ex-Allieve. - Gli esercizi spirituali, soliti a tenersi in Nizza in fili di luglio o ai primi di agosto, quest'anno furon trasferiti alla seconda metà di settembre. « Sono passati 4o anni - dice una Circolare della Rev.ma Superiora Generale - dacchè il Ven. D. G. Bosco, il più grande devoto di Maria Ausiliatrice, istituiva in Mornese, culla dell'umile nostro Istituto, un Corso di Esercizi Spirituali per dar comodità alle Cooperatrici Salesiane, e specialmente alle Maestre, di raccogliersi dopo le fatiche dell'anno scolastico, a riposare lo spirito ed il corpo per continuare con nuove energie il loro Apostolato di bene nella scuola e nella Società. D'allora in poi, abbiamo fedelmente ripetuto l'invito e fummo sempre corrisposte, in modo veramente consolante, da molte Signore e Signorine affezionate all'Opera Salesiana. Ma la circostanza straordinaria , felicissima, dei due Centenari di Maria Ausiliatrice e di D. Bosco, ci hanno consigliate di chiamare a roccolta le nostre care Ex-Allieve, mediante un Convegno Regionale, quì nella Casa Madre dell'Istituto, convegno in preparazione di quello Internazionale che si sta progettando pel prossimo 1915 ».
Gli Esercizi, dettati da due sacerdoti salesiani, « cominceranno la sera del 19 settembre e finiranno la mattina del 26, giorno fissato per il Convegno. La pensione è di L. 20 ».
Le domande sieno rivolte alla Rev.ma Suor Caterina Daghero, Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato.
Tra gli Emigrati.
CAPE TOWN (Africa Sud). - Per gli Emigrati Italiani. - Il direttore D. Enea Tozzi scrive al sig. D. Albera:
- Dal sig. Ispettore Don Scaloni, che fu tra noi nel prese di febbraio, Ella avrà appreso lo sviluppo interno raggiunto dall'istituto dopo l'inaugurazione della nuova casa... Io voglio farle un cenno dell'opera nostra fra gl'Italiani.
L'anno scorso mercè l'appoggio del Cav. Oreste Nannucci, nostro bravo benefattore, si potè orgaganizzare un Comitato d'Italiani che si occupano degl'interessi materiali, morali e nazionali della nostra numerosa Colonia, che si compone specialmente di arditi ed industriosi pescatori. L'idea del Comitato venne dal nostro Segretariato dell'Italica Gens. Son dodici membri che durano in carica due anni, sei dei quali vengono eletti ogni anno in luglio, quando si eleggono il Presidente, il Segretario e il Tesoriere per il periodo di dodici mesi. Il Comitato si raduna nel nostro Istituto il primo lunedì di ogni mese e, in via eccezionale, anche più spesso.
Per prezzo del Comitato si poterono organizzare varie festicciuole fra gl'Italiani ed un breve corso di predicazione che portò buoni frutti. Alcuni dei membri hanno ideato e dato vita ad una Cooperativa con apposito statuto, a pro' dei nostri pescatori, che promette molto bene.
In seno al Comitato si è pur formato « Un fondo di beneficenza » per soccorrere i più acuti casi di indigenza fra i nostri connazionali. I soccorsi vengono somministrati secondo la pratica delle Conferenze di San Vincenzo de' Paoli.
Per molto tempo siamo stati senza Console ed il nostro Comitato e Segretariato provvide nel frattempo a tutti i bisogni della Colonia. Basti un esempio. Il Consiglio Provinciale aveva emanato un Regolamento che proteggeva la piccola pesca degli africani, e proibiva la grossa pesca colle grandi reti americane, che i nostri Italiani usano nelle acque profonde e ricche di pesce nella baia. L'azione pronta ed insistente del nostro Presidente, il Cav. Oreste Nannucci, ottenne la revoca di quel Regolamento, che avrebbe rovinato più di trecento dei nostri pescatori.
Nel rivedere le date per riannodare l'azione del nostro Comitato, vedo tornarmi dinanzi avvenimenti carissimi: come la nostra bella festa di Maria SS. Ausiliatrice; la radunanza annuale, tutta cordialità, dei nostri antichi allievi; la prima Messa del nostro caro Don Dunne; l'abiura e la 1a Comunione di vari nostri allievi protestanti.
Il 29 maggio approdò a questo porto di Cape Town, il piccolo incrociatore Italiano, la « Ca labria », in viaggio per missione speciale alle Antille con un equipaggio di oltre 20o marinai e dodici ufficiali sotto il coniando del sig. Carlo Spagna, Capitano di Vascello. La notizia volò in un baleno fra la nostra Colonia ed i brevi giorni di fermata furono una festa per tutti gl'italiani. Un buon numero di marinai ed ufficiali, nelle due domeniche, marciarono dal porto al nostro Istituto, dove udirono la Santa Messa ed ebbero una breve spiegazione del Santo Vangelo, mentre non pochi si valsero dell'occasione per compiere il precetto pasquale.
In questa occasione, come nella visita della R. Nave « Piemonte », ho trovato la massima cordialità e pronta cooperazione dei signori Ufficiali; vorrei specialmente ringraziare il sig. Carlo Spagna ed il suo Comandante in seconda sig. Arturo Fadiga, Capitano di Corvetta. Come ci rallegrò trovare a bordo antichi allievi di varie nostre case che conservano il frutto e grata memoria dell'educazione ricevuta ! Ricordo per tutti il bravo sott'ufficiale sig. Antonio Cabutto.
Colla valida cooperazione dell'accennato Comitato si raccolsero i mezzi sufficienti per offrire a tutti i marinai e sotto ufficiali, in due gruppi e giorni distinti, una passeggiata sul tranvia attorno al monte con ritorno lungo la via del mare all'Istituto, dove il Comitato aveva imbandito alcuni rinfreschi e la nostra banda eseguiva musica d'occasione.
La domenica 7 giugno, il giorno precedente la partenza della « Calabria » i signori ufficiali ricevettero a bordo la Colonia Italiana; e la nostra Banda si prestò a rallegrare la comitiva. Il Console sig. Carlo Spilhouse complimentò gl'italiani e gli ufficiali della « Calabria » per ciò che l'Italia ha fatto pel Sud-Africa non solo col dare a questa terra uomini come il sig. Molteno che formò il primo Governo di queste Colonie, e il deputato Chiappini, ma anche col provvederla delle due migliori qualità di grano che crescono in questi paesi e di varie specie di buone viti.
Parlarono pure il sig. Cav. O. Nannucci e il sottoscritto. Il Comandante in 2a sig. Arturo Fadiga rispose gentilmente a nome degli Ufficiali. In quei momenti ci parve a tutti di essere sul suolo nativo, fra i nostri cari!
REP. ARGENTINA. - I nostri confratelli dell'Argentina e dell'Uruguay per meglio avvicinare salutarmente molti dei nostri connazionali hanno fondato per loro circoli od associazioni di carattere patriottico, come quelle che tornano più facilmente accette e gradite. E poichè da altre associazioni si promuovono festività d'indole più o meno apertamente settaria e con spirito marcatamente anticristiano, essi si dànno premura di promuovere in seno alle buone associazioni altre feste che giovano mirabilmente a conservare nel cuore dell'emigrato, vivo ed unito, l'amore della fede all'amore della patria. Così avviene da qualche anno la prima domenica di giugno, festa dello Statuto. Ecco ad esempio, quanto ci scrivono da Cordoba.
« Con lodevole slancio d'entusiasmo tutti gli Italiani si erano apprestati a festeggiare la gloriosa ricorrenza e vari programmi si erano confezionati dalle diverse Società. Ma quello che attirava l'attenzione era la Società Cattolica Italiana per motivi facili a supporsi. Che atteggiamento prendeva?
» Prese l'atteggiamento che conveniva ad italiani cattolici, che all'amore alla Chiesa cattolica congiungono bellamente l'amore alla patria.
» Ebbe luogo anzitutto una funzione religiosa con Messa e « Te Deum » nella cappella dei Salesiani, a cui intervenne il fiore della Colonia: il signor R. Vice Console, i rappresentanti della Società « Unione e Benevolenza », il Consiglio Direttivo al completo della Società « Regina Elena »» il cav. Edoardo Berruti e signora, il cav. uff. Francesco Sala e signora, il signor C. Senestrari, l'ing. Cortinovis, ecc. ecc.
» Quindi in colonna serrata si andò al R. Consolato in visita ufficiale al Rappresentante della Nazione. Là si trovarono tutti i Presidenti delle diverse Società Italiane riunite per un comune omaggio. Dissero belle parole il cav. Edoardo Berruti, e il sig. Giovanni Merciadri, presidente della Società Cattolica Italiana. Le sue franche parole schiettamente italiane, di adesione franca e sincera alle nostre autorità, gli valsero grandi applausi e vivissime congratulazioni. Rispose ringraziando il sig. Vice Console.
» Alla sera, col solito banchetto a cui intervennero i rappresentanti di tutte le Società Italiane e in cui si brindò alla prosperità d'Italia e della Colonia e con qualche trattenimento d'occasione, come quello promosso dalla Società Cattolica nel Collegio Salesiano, si pose fine alla bella giornata ».
- A Buenos Aires la Società Cattolica Popolare Italiana di M. S. unì alla festa un'opera i beneficenza. Togliamo dalla Patria degli Italiani:
« Una vera folla di povere donne e bambine, con canestri e pezzuole di tutte le dimensioni, stipava da parecchie ore l'atrio della Chiesa degli Italiani, Moreno 1669, in attesa dell'annunciata distribuzione di viveri. Grazie alla bravura dell'ufficiale signor Riccardo Muñoz, della 6a sezione, coadiuvato da buon numero di vigili, ed alla pazienza inesauribile delle gentili signore e signorine e del Comitato della Società, si potè procedere con ordine soddisfacente. Mille e più furono le famiglie beneficate. In mezzo alle scene pietose ed alle geremiadi interminabili di donne cariche di bimbi, non mancava la nota umoristica: in un angolo, fuori del pigia pigia, un ragazzo misurava a palmi un bel pezzo di salsiccia e contava: « Dieci!.. dodici!.. che ricca cena stasera!... Vicino una bambina sudicetta anzichenò sgranava coi dentini un bel pezzo di dolce... Non solo i signori del Circolo stasera avranno i dolci fini, anche la bimba ignota: anch'essa era italiana, anche per lei era festa! »
La Chiesa degli Italiani Mater Misericordiae è un vero focolare di virtù religiose e civili!
- Anche da Viedma, dalla lontana Patagonia, ci è giunto lui ampio ragguaglio di simili festività. Spigoliamo dall'Italia di Buenos Aires. Alle 9 gli Italiani si riunirono nel Círculo de Obreros, e quindi, in corpo, preceduti dalla banda del Collegio Salesiano, si recarono nella chiesa parrocchiale a pregare Iddio per la prosperità della loro Nazione. Cantò la messa solenne e disse in lingua italiana opportune parole di circostanza il rev. Don Luigi Vasta. Dopo messa, sempre in corpo, si recarono a presentare i loro ossequi al sig. Governatore, Pedro Antonio Serrano, che li accolse gentilissimamente circondato da tutte le autorità del Territorio, ebbe pei lavoratori italiani parole di grande encomio e vivo affetto, e fece servire un vermouth d'onore.
Nel salone del Circolo ebbe luogo l'agape fraterna ad applauditissimi e pieni di fede e amor patrio furono i brindisi numerosi. Quei bravi italiani, verso sera, si riunirono ancora una volta al teatrino dei Salesiani ove assistettero ad una morale rappresentazione. La banda del Collegio, che prestò servizio per tutto il giorno, all'uscita del teatro salutò per l'ultima volta colle note della marcia reale i buoni e forti lavoratori d'Italia, mentre la bandiera argentina ed il tricolore continuavano a sventolare sulla torre parrocchiale illuminata a luce elettrica.
In Italia.
MILANO. - Una preziosa visita. - L'11 giugno, festa del Corpus Domini l'Istituto S. Ambrogio ebbe una carissima visita, quella cioè di Sua Eminenza Rev.ma il Card. Giovanni Farley, Arcivescovo di New York. Lo accompagnavano il Vescovo eletto, suo Ausiliare, il Vicario generale ed il suo segretario particolare. Appena la banda musicale ebbe cessato di suonare, un alunno esprimeva a Sua Eminenza la gioia di tutti per la sua visita e la riconoscenza per l'affetto di cui egli circonda i Salesiani che lavorano nella sua vasta Archidiocesi. Sua Eminenza, dopo avere ammessi tutti i presenti al bacio del sacro anello, con affettuose espressioni ricordava d'avere tanti anni or sono conosciuto in Roma il Venerabile nostro Padre, parlava del bene grande che i nostri Confratelli compiono negli Stati Uniti e terminava coll'impartire, a nome del Santo Padre, l'Apostolica Benedizione. Dopo una rapida visita alla Chiesa, lasciava l'Istituto fra le universali acclamazioni.
ROMA. - Nella Chiesa del S. Cuore. - Togliamo dal l'Osservatore Romano del 22 giugno:
Belle, oltre ogni dire, si sono svolte, in questi giorni le feste al S. Cuore. Nè è meraviglia, quando si consideri con quale intelligenza d'amore si curi il sacro culto in questa venerabile Chiesa, e come i fedeli corrispondano vivamente ai Salesiani che l'officiano!
» La Chiesa, artisticamente bella, era stata per la circostanza splendidamente illuminata da più migliaia di lampadine elettriche, sì da dare ai devoti l'illusione di una vera e grande gloria. Il sacro oratore del mese di giugno - il Can. Mario Pistocchi - attirò, fin da principio, numerosi i fedeli al culto del Divin Cuore; tanto che può dirsi lieto del come essi accorsero alle funzioni religiose e ai SS. Sacramenti.
» S. Quarantore. - Nei giorni 14, 15 e 16 fu solennemente esposto il SS. Sacramento per le Quarantore. E non è a dire della pietà del popolo; esso si univa ai giovanetti dell'Ospizio per onorare Gesù...
» Festa del Sacro Cuore (18-19).- Al Castro Pretorio il S. Cuore di Gesù è sovrano assoluto e la buona popolazione fa a gara per onorarlo e venerarlo con tutto lo slancio della vera fede operativa. L'apertura del Perdono del S. Cuore fu seguita con vero slancio; e centinaia di fedeli si successero per lucrare le indulgenze con una vera pietà in un pellegrinaggio infinito. Ai primi vespri pontificati dall'Ill.mo e Rev.mo Mons. Torio, la chiesa era gremita come nei giorni festivi. La parte musicale fu ottimamente e Seguita dalla Schola Cantorum dell'Ospizio, diretta dal M.° Antolisei. La benedizione Eucaristica fu impartita dall'Em.mo Cardinale Billot.
» Venerdì poi fu il vero trionfo del Cuore SS. di Gesù. L'Em.mo Cardinale Gasparri distribuì a centinaia di fedeli la SS. Eucaristia, e si può dire che la frequenza ai SS. Sacramenti non fu per nulla inferiore alla S. Pasqua e per divozione e per numero. Cantò la Messa solenne il Rev.mo Sac. prof. F. Cerruti, direttore generale delle Scuole Salesiane. Fu eseguita la Messa poderosa a quattro voci del M.° Renzi, che riuscì egregiamente. »
A mezzogiorno convennero al S. Cuore moltissimi amici e cooperatori salesiani, tra i quali vanno ricordati: « Mons. Pisani; il Can. Ignazi; Mons. Zumaglini, Cancelliere della curia di Ravenna; gli onorevoli deputati al Parlamento Nava Cesare, Tovin, Vinai, Bovetti, Ciriani; i commendatori Calata, Borzoni, Castelli, Pericoli, Fornari; i cav. uff. Corelli, Zanetti, Poesio, Gorini; gli avv. Grilli, Melandri, Catelli, Batù per gli antichi allievi del Piemonte; l'ing. Lenti e moltissimi altri, tutti felicissimi, come si esprimevano in vari brindisi, di constatare il contrasto enorme della vita che si vive in certi ambienti, da quella che vive e palpita là dove - come ben diceva il Direttore dell'Istituto Don Tomasetti - vive e regna la carità e l'umiltà di Cristo.
» I secondi Vespri furono pontificati dall'Ill.mo e Rev.mo Mons. Lazzareschi e la trina benedizione dall'Em.mo Cardinale Falconio. Dopo le sacre funzioni si passò al cortile dell'Ospizio, ove ai buoni e ottimi parrocchiani era riservata e l'illuminazione e il concerto....
» Processione del Corpus Domini. -Una festa segue l'altra sempre più bella e commovente. Il giorno 21 Gesù fu portato in forma solenne Eucaristica dall'Ill.mo e Rev.mo Monsignor Kojunian per le vie della vasta parrocchia per la proces sione del Corpus Domini. Fu un vero spettacolo di fede...
» Convegno degli Ex-A allievi. - Nello stesso giorno gli antichi allievi di D. Bosco ebbero un convegno generale famigliare per l'inizio del 1° centenario della istituzione della festa della Vergine SS. Ausiliatrice e della nascita del Ven. Don Bosco.
» Il cav. Poesio aperse l'adunanza con belle parole piene di affetto e di ardore per l'opera Salesiana... Il rev.mo D. Cerruti dopo aver rivolto un affettuoso omaggio al Saremo Pontefice, che tra le altre glorie avrà sempre quella di aver ricondotti i bambini a Gesù con la S. Comunione, parlò del centenario del Ven. Don Bosco, il quale fu grande educatore perche amò la Vergine Ausiliatrice, il Papa, e visse di fede e di carità. Chiuse la bella festa un riuscitissimo trattenimento drammatico.
» Una vera lode ai figli di Don Bosco, che sempre, ma oggi più che mai, si fanno tutti a tutti per il bene della Religione e del popolo. »
TORINO. - L'Eminentissimo Card. Richelmy, sempre pieno di alta benevolenza per i figli di Don Bosco e di grande affetto per la gioventù, la mattina del 21 giugno si recava a celebrare la S. Messa nella cappella dell'Oratorio di S. Agostino al Martinetto, distribuendo la S. Comunione a numerosi giovani, ed ammettendone un bel numero alla S. Cresima. Le belle parole con le quali l'Eminentissimo compì le auguste cerimonie rimarranno dolcemente impresse nel cuore di tutti i presenti.
- La domenica 12 luglio Sua Eminenza aveva la bontà di recarsi anche all'Oratorio di S. Giuseppe che festeggiava il glorioso Cinquantenario di vita salesiana. Entusiastiche ed affollate riuscirono tutte le manifestazioni collettive di quel giorno solenne, ma l'ora più bella fu quella della visita di Sua Eminenza, che qui pure fu largo a tutti delle sue paterne congratulazioni e di augusti eccitamenti ad avanzare sempre nel bene.
Umili ringraziamenti all'Em.mo Principe.
All'Estero.
GERUSALEMME (Palestina). - In omaggio a Gesù Sacramentato. - Un zelante Cooperatore ci manda queste linee: - E con vivo piacere che, festeggiandosi a Betlemme dai RR. Salesiani la festa del S. Cuore di Gesù, lascio ogni anno le arie occupazioni per godermi lo spettacolo, unico in Palestina di una processione col SS. Sacramento lungo le vie della città.
Fin dal giorno precedente le vie per cui deve passare il SS.mo sono oggetto delle cure più assidue dei cittadini. Le umili case dei popolani e le palazzine dei ricchi vanno a gara per adornarsi di drappi, di bandiere e di fiori.
Alle 16 1/2 la processione, a cui pigliano parte tutte le Comunità religiose di Betlemme e dei paesi vicini, esce in bell'ordine fra il lieto suono delle campane, avanzandosi tra due fitte ale di popolo.
I notabili della città fanno devota corona al SS. Sacramento, dinanzi a cui alcuni bimbi vestiti da angioletti spargono fiori.
La banda dell'Orfanotrofio eseguendo con vera maestria belle marcie religiose fa il servizio d'onore e dietro ad essa s'accalca la turba devota, che, lasciata la chiesa, segue Gesù che passa benedicendo fra le vie della sua città natale.
La processione al termine del suo giro, salendo per la scalinata che dalla via principale fa capo all'Orfanotrofio, rientra nella Chiesa addobbata con gusto veramente artistico, dove tra una miriade di fiamme troneggia la bella statua del S. Cuore, che pare sorrida paternamente commosso a questo spettacolo di amore e di fede.
Prima di far ritorno a Gerusalemme, volli prender congedo dal Direttore dell'Orfanotrofio.
Lo trovai in mezzo ad un nugolo di giovani che lavoravano alacremente per la illuminazione della sera. Mi accolse con modi gioviali, scevri da ogni ricercatezza, mi fece ammirare i nuovi lavori d'ampliamento compiuti in quest'anno nell'Orfanotrofio con la bella spesa di un ventimila franchi; e terminò dicendomi: « Abbiamo proprio bisogno di un aiuto straordinario, che Dio non potrà negare a questi bravi figliuoli ».
Tornando a Gerusalemme ripensavo alla processione così imponente che per qualche ora mi aveva fatto credere di trovarmi in una delle nostre città più ricche di fede; ripensavo ai giovani pieni di brio, che la mano amica dei figli di D. Bosco aveva raccolti, ripensavo all'accento di fede con cui il loro direttore aveva pronunziato le sue ultime parole e faceva l'augurio che sorgano davvero anime generose ad alimentare colle loro limosine quest'opera di carità squisita.
TRIESTE - Funebri solenni. -- Il giorno 16 luglio si celebrò un solenne ufficio funebre nella chiesa del'Oratorio Salesiano per le Vittime auguste del misfatto di Seraievo. Alla mesta cerimonia volle prender parte anche S. A. Imperiale la Madre del futuro Imperatore, l'Arciduchessa Maria Gioseffa, che villeggia al castello di Miramar. S. Altezza Imperiale fu ricevuta alla porta dal Conte Attenis, in rappresentanza di Sua Altezza il Luogotenente, dalla nobildonna Baronessa Emma de Seppi, dal Direttore D. Rubino e dalle Dame del comitato Salesiano.
Fra le altre illustri persone che prese o parte alla cerimonia si notavano il consigliere intono di Corte d'appello Cacopich, il Commendatore Iasbitz, il procuratore di Stato Minio, la baronessa Caterina Ralli, la contessa Marenzi e figlio, la sig.ra Sebatopulo bar. Ralli, la contessa Sanfermo, la sig.ra Engelmann, la contessa Sordina.
Celebrò il Direttore dell'Oratorio e la Schola Cantorum, sotto la direzione del maestro Eugenio Toffolo, eseguì a perfezione una Messa di Requiem del M. Bono. Lungo il passaggio centrale della chiesa faceva servizio d'onore una squadra di giovani cantori nella loro elegante montura marinaresca, e accanto al feretro uno dì loro teneva la bandiera abbrunata dell'Oratorio. Fungeva da cerimoniere d'onore il cav. Carlo Schnorr. Sua Altezza Imperiale, che aveva per dama d'onore la contessa Thunn, al termine della funzione esternò il suo alto gradimento per lo svolgimento dalla cerimonia, ed in modo particolare per la rara perizia con la quale i giovani cantori avevano eseguito una messa strettamente liturgica.
UNTER-WALTERSDORF. - ,Missionshaus Maria-Hilf." - Il 26 aprile u. s. in Unter-Waltersdorf, presso Vienna. il rev.mo Mons. Wimmer collocò solennemente la prima pietra di un nuovo Istituto Salesiano, destinato ad accogliere un corso di studi per giovani adulti aspiranti alle Missioni e allo Stato Ecclesiastico. Si spera di poterlo inaugurare in parte fin dal prossimo anno scolastico. È un altro splendido omaggio a Maria SS. Ausiliatrice nell'anno suo centenario.
NEW YORK. - In onore di Domenico Savio. - Nell'aula scolastica della Trasfigurazione, al n.° 1o5 Park Street New-York, fu solennemente commemorato, la domenica 14 giugno, l'angelico giovane Domenico Savio. La commemorazione fu fatta sotto gli auspici degli ex-allievi salesiani, con un trattenimento artistico ed imponente, dato dagli alunni del Collegio Colombo di Hawthorne N. Y. - E lo spettacolo di quella serata commemorativa fu veramente degno della circostanza; vi accorsero, fra un'eletta schiera di amici, molti antichi allievi dei salesiani, che risposero di cuore all'appello per onorare colui che fu uno dei più santi discepoli del Ven. D. Bosco.
Dopo un egregio bozzetto eseguito con gusto dai bravi alunni del Collegio di Hawthorne, e vari bellissimi saggi del a Scuola S.ta Cecilia della Trasfigurazione, il nostro confratello sig. Eugenio Tedeschi, segretario della Italica Gens, parlò con eloquente affetto dell'eroico giovanetto, caro modello della Gioventù Cattolica. Alla fine l'Ispettore D. Coppo esortò gli ex-allievi a dar il loro nome all'Unione che si intendeva stabilire a NewYork quella sera stessa. L'Unione è ora un fatto compiuto e si spera che non sarà da meno delle altre nel promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime.
Comm. Prof. Don A. I. Argiolas.
Morì a Cagliari la sera del 29 giugno u. s. Sacerdote dotto e zelante, fu tutto a tutti, amico impareggiabile per lunghi anni di tanti infelici e derelitti. Per l'Istituto dei Sordomuti fu più che un padre. Visse in esso, di esso e per esso; e alla sua generosa munificenza si deve in gran parte l'ampliamento e il nuovo ordinamento di quell'ammirabile istituto. Al sacerdote esemplare, che ci gloriamo di aver avuto fra i più ferventi Cooperatori, doni il Signore la meritata corona.
Clementina Ferraci Ved. Misieri.
Modello delle madri di famiglia, educò cristianamente e fu lieta di consacrare al Signore quasi tutta la sua figliuolanza. Zelante cooperatrice ebbe un affetto tenerissimo al Ven. D. Bosco e per le Opere Salesiane. Spirò serenamente in Commessaggio, prov. di Mantova, più che ottuagenaria. Sia pace all'anima sua.
Albertetti Delfina Cardan - Fobello.
Andreani Erminia - Cunardo. Andreazzi Antonietta - Dongio. Ausola Maddalena - Cogoleto. Baroarossa Maria Ved. - Acquasanta. Barotto Domenico - Cavour. Becher Pepina - Torino. Bellia Cav. Alberto - Torino. Bernardetta Carlo - S. Rocco al Porto. Biancardi Bonaginda - Certaldo. Bini Sarti Neb. Luigia - Novara. Bisol Fortunata - Caxias (Brasile) Borgialli D. Pietro - Corto Can.
Botto Giuseppe Doni. - Cornegliano d'Alba. Brunazzo Adele V. Rizzi - Carrara S. Giorgio. Brunelli D. Giuseppe - S. Pietro Infine. Cagnassi Michele - Asti. Cantù Giovanni - Torino. Carbone Pansa Suranna - Torino. Cavalieri D. Callisto - Roverbella. Civalleri Matteo - Peveragno. Colombo Ninetta - Carugo. Condemi D. Antonio - Soverato. Corvini Giovanni - Selci Sab. Dalla Vecchia Giuseppe - Novaglie. Dernorra Comm. Domenico - Torino. Dona Grabriele - Malgrate. Dongo Maddalena - Pagnacco. Durando Maddalena - Farigliano. Fabbiani V. Squadrilli - Andrià. Falco Cav. D. Chiaffredo - Frossasco. Faudella Agostino - Parignano. Ferrando Antonia - Lusigliè. Ferrario Ercole - Parabiago. Forrietani D. Remo - Staggiano. Gays D. Giov. Batt. - Frassinetto. Gluselli Marietta V. Camporesi - Ravenna. Ghissoli Rachele - Calasca Giusti Gerolamo - Cogoleto. Gottardo Maria - Vervò (Trentino). Lunati Sandalio - Alessandria. Marcucci Pannas - Selci Sab Mariani Antonio - Caxias (Brasile). Marinelli Pasquale - Selci Sab. Maritano Giustina - Chiusa S. Michele. Marsicano Giovanni - Acqua fredda. Martelli Antonio - Romentiuo. Milanesio Luigi - Torino. Monzeglio Luigi - Casorzo Monf.
Mons. Antonio Padovani Vescovo Ausil. - Cremona. Paganoni Assunta - Lenna. Paladino Avv. Emilio - Voltri. Parodi Benedetto - Varazze. Paulon V. Recla - Caxias (Brasile). Pazzi Francesco - Garlasco. Peiretti Caterina - Castagnole Piem. Perazzo Domenica - Amborsasco. Pessini Antonio - Moncrivello. Porro Giovanna Ved. - Mondovi. Raimondo Marianna - Roddi. Ricci Maddalena - Livelli-Bagnina. Rigazzi Marianna Celona - Sortino. Romanello Gherardi Teresa - Bergamo. Rossi Rosa - Casorzo.
Saccol D. Vincenzo - Treviso. Sammartini Angelina - Corredo.
Sanguinetti Comm. Sebastiano - Cairo Montenotte. Sardi Cherubina - Gambatti. Succelli Giovanni - Savogno. Tamburino Lucia Curti - Mineo. Torre Giuseppe - Casalborgone. Vinini Giovanni - Caron . Varvello Maddalena - Casorzo. Vergottini Giovanni - Bellagio. Vidoz Amalia - Gorizia.
Vitolmi Cav. Giuseppe - Firenze.
Vivalda di Castellino e Igliano March. Filippo - Torino. Zago Giovanni di Giovanni - Mazzorno.