Giubileo del Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino - Messa d'Oro del Successore di D. Bosco
Promotore dell'Esposizione di Arredi Sacri a favore della Basilica di Maria Ausiliatrice e di altre Chiese Salesiane, e dell'Obolo delle Cooperatrici Salesiane per la "Messa d'Oro„ di Don Paolo Albera.
PRESIDENTE D'ONORE S. A. I. R. la Principessa Laetitia di Savoia-Napoleone, Duchessa d'Aosta.
PRESIDENTE
S. E. Nicolis di Robilant-Clary contessa Edmea.
VICE-PRESIDENTI
S. E. Capello-Canonica contessa Amalia, contessa Maria Figarolo di Groppello-De Bray, contessa Emilia Gromis di Trana-Balbo Bertone di Sambuy, contessa Marianna Incisa di Santo StefanoDel Mayno, baronessa Eleonora Manno-Cordero di Vonzo e contessa Teresa Rebaudengo-Ceriana.
SEGRETARIE Contessina Maria Teresa Camerana e Signorina Costanza Cantù. PATRONESSE
Nobil Donna Luigia Alfazio-Camerana, Marianna Allisiardi-Garino, cont.na Gabriella Arnaldi, contessa Antonia Avogadro di Collobiano e Della Motta-Scarampi del Cairo, cont.na Luisa Avogadro di Valdengo, Maria Bairati-Gennari, cont. Maria Cecilia Balbo di Vinadio-Solaro del Borgo, cont. Amalia Barbaroux-Sciolla, cont.na Francesca Barel di S. Albano, Marianna Bettazzi-BondiLaetìtia Battistini-Bongioanni, cont. Margherita Belli di Carpenea, prof. Sophia Berutti-Stampini, Bianca Bongioanni-Gianolio, bar. Olga Borsarelli di Riffredo-Gianotti, march. Silvia Boyl di Putifigari-Avogadro di Casanova, cont. Violantina Brunenghi-Salvago, Angiolina CameranaCollino, cont. Virginia Capris di Cigliè-Cuttica di Cassine, Adele Carle-Abrate, Sofia Carmagnola-Garelli, Luisa Ceriana-Brocchi, nobildonna Maria Ceriana-Ceriana Majneri, prof. Maria Vittoria Chiora, march. Albertina Compans di Brichanteau, march. Irene Corsi-Beccaria Incisa di Santo Stefano, cont. Adele Costa di Polonghera-di S. Germano, march. Crispolti-Cornero, Cont.na Bianca della Croce di Dojola, cont. Anna De Rege di Donato-Parodi, Antonietta Ducco-Occhetti, Olga Durio-Marchese, inarch. Vittoria Fassati di Balzola-Luserna di Rorà, Teresa FerranteVegezzi, donna Adelaide Frassati-Ametis, cont. Melania Galleani D'Agliano-Rovasenda di Rovasenda, march. Lina Gavotti-Ceriana, Maria Teresa Geisser-Celesia di Ve,-liasco, nobil dainigella Tecla Gianotti, Adele Giordano-Sciolla, march. Teresa Guasco di Bisio-Arborio di Gattinara, Eleonisa Guglielminetti-Santero, bar. Virginia Jocteau-Bosco di Raffino, donna Amalia LeumannCerutti, cont.na Maria Luda di Cortemiglia, donna Carlotta Martinelli-Testa, Franceschina Mazza Laura, Coppa Molinari, Carolina Moris-Carmagnola, cont.na Lorenzina Mazé de La Roche, Maria _ Musso-Croce, cont. Teresa Olivieri di Vernier-Salino, march. Irene Pallavicino Mossi-Avogadro di Collobiano, cont. Maria Passerin d'Entreves-Gamba, Maria Perardì-Fiorina, Caterina Peronino-Micono, Luigia Pianazza, cont. Felicita Piossasco d'Airasca-Gay di Quarti, donna Giuseppina PorazziBosio, march. Lidia Raggi-di Biandrate e S. Giorgio, Giulia Revelli-Poma, bar. Clotilde Ricci des Ferres-Della Rovere, bar. Azelia Ricci des Ferres-Fassati, donna Giuseppina Richelmy-Pesce, cont. Maria Rignon-Nicolis di Robilant, donna Albina Rondolino-Gianolio, cont. Rosa di San Marco, coni. Clotilde Rossi-Bosso, donna Lydia Rossi-Leumann, donna Nina Rossi-Pelazza, cont. Maria Rovasenda di Rovasenda di Biandrate e S. Giorgio, march. Maria Rovasenda di Rovasenda-Trivulzio, march. Lavinia Scati Grimaldi di Casaleggio-Cattaneo Adorno, Irene Sola-Garelli, coni. Polissena Solaro del Borgo-Morra di Lavriano, sig.a Anna Maria Succio-Pasquina, cont. Elena Galleani d'Agliano-Ripa di Meana, cont. Maria Gazzeili di Rossana-Rignon, march. Giuseppina Del Carretto-Gazzelli.
A cura del Comitato:
NELL'ORATORIO SALESIANO:
Giovedì 25 aprile. - « Il duplice Giubileo Salesiano»: Conferenza del sig. Marchese Filippo Crispolti.
Sabato 8 giugno. - ore 15.30. - Presentazione dell'Obolo per la «Messa d'Oro » del Rev.mo Don Albera.
Il 9 giugno 1868 la maestosa Basilica di Maria SS. Ausiliatrice veniva consacrata da Monsignor Alessandro Ricardi di Netro, Arcivescovo di Torino; ed io ricordo, come fosse ora, il momento solenne in cuì Don Bosco, tutto raggiante di gioia e insieme con gli occhi velati dal pianto per la profonda commozione, saliva per il primo all'altar maggiore a celebrare, sotto i pietosi sguardi della sua grande Ausiliatrice, il Santo Sacrificìo della Messa. A quelli tra noi ch'erano già più innanzi negli anni, non ìsfuggiva come ìl volto del Venerabile Padre apparisse quasi trasfigurato, e com'egli fosse ìnstancabile nel parlare della sua Madonna; e serbammo geloso ricordo di quanto Egli, leggendo nel futuro, ci disse in tale circostanza intorno alle meraviglie che Maria Ausiliatrice avrebbe operato in favore de' suoi devoti. Quanto ci consola 'adesso il vedere avverate le sue predizioni !
Presto saranno compiuti i cinquant'anni dacchè fummo testimoni di quel memorando avvenimento, e ci gode l'animo di poter dire che tutto questo periodo di tempo non fu altro che una serie non mai interrotta di prodigi operati da Maria Ausiliatrice, come aveva preannunziato il Venerabile.
Subito dopo la consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice si videro nella Società Salesiana moltiplicarsi prodigiosamente le vocazioni, e sorgere a brevi intervalli, come per incanto, numerosi Collegi, Oratorii festivi e Scuole professionali, vere arche di salute per moltissimi giovinetti, sottratti così al pericolo della corruzione e dell'empietà. Scomparvero d'un subito la gravi difficoltà ritardanti l'approvazione della nostra umile Società, che valicò i monti e i marì, estendendosi quasi su tutta la terra. Si avverò la predizione di Maria SS.ma, che dal Tempio suo sarebbe venuta la sua gloria: Inde gloria mea! Con ragione possiamo affermare che la consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice fece epoca nella storia delle Opere di Don Bosco; e che la nostra dolcissima Madre volle pur in tal modo ricompensare il suo Servo fedele dei sacrifici che aveva fatto per procurarle una dimora meno indegna di Lei.
Che cosa faremo noi per dimostrare a così tenera Madre la nostra gratitudine?
Il vivo desiderio che abbìamo di far noto, se fosse possibile, al mondo intero che tutte le Opere Salesiane debbono la loro origine e il loro sviluppo unicamente alla protezìone di Maria, e insìeme la speranza nostra ch'Ella continui a sostenerci, guidarci e difenderci per l'avvenire, ci hanno suggerito l'ardito disegno dì porre nella piano della nostra potentissima Ausiliatrice un ricco scettro d'oro, adorno di pietre preziose, intendendo con quest'atto di proclamarla, con la maggior solennità possibile, nostra Augusta Regina.
Tornerà a tutti di conforto il sapere che questa semplice ma significacatissima funzione, la quale avrà luogo nel Cinquantenario della consacrazione della nostra Basilica, verrà compiuta da colui che tutti meritamente siamo soliti chiamare il figlio prediletto del Ven. D. Bosco: da quel medesimo D. Cagliero che con la sua musica e con l'ammirevole sua attivìtà fu magna ars nelle feste della consacrazione cinquant'anni or sono. Egli non solo verrà a dare splendore ai nostri festeggiamenti colla Sacra Porpora di cui ora è rìvestito, ma li presiederà quale rappresentante del Vicario di Gesù Cristo in terra, del nostro amatissimo Papa Benedetto XV.
Tale cerimonia esteriore, è facile indovinarlo, sarà accompagnata dalla solenne consacrazione della Pia Società Salesiana alla Celeste Regina. Il Rettor Maggiore pronunzierà dinanzi alla taumaturga immagine di Lei una preghiera, in cui Le presenterà tutti e singoli i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, la Pia Unione dei Cooperatori, e tutti i nostri Istituti, supplicandola di gradire quest'offerta, di considerare ognora come cosa tutta sua le Opere di Don Bosco, e di conservarle sempre degne della sua protezione e del suo affetto. Se, come ci attesta la storia, nel secolo XVII ben venticinque regni si consacrarono a Maria; se quasi ogni Ordìne e Congregazione religiosa la volle scegliere a Protettrice, quanto più è giusto che ciò si faccia dall'umile Società, che deve la sua fondazione e il suo mirabile fiorìre alla Vergine Benedetta, come Don Bosco non si stancava mai di ripeterci !
A compiere con' fervore questa consacrazione ci sia di sprone il pensiero che coli essa noi onoriamo la Madre nostra, assai meglio che con qualsiasi altra pratica di pietà. Con le altre divozioni noi non offriamo a Maria che una parte del nostro tempo, una parte delle nostre buone opere, del nostro affetto, qualche soddisfazione o qualche mortificazione. Con quest'offerta invece noi Le doniamo tutto in una volta: i meriti e il lavoro, le preghiere e le sofferenze; non qualche fiore o qualche frutto soltanto del nostro giardino, ma il giardino stesso.
Oh! io sono certo che, al pari d'ogni figlio, anche ognì ammiratore di Don Bosco affretta col desiderio quel giorno solenne, in cui gli sarà dato di rendere le più sentite grazie a Maria Ausiliatrice, con una generosa e intiera offerta di sè stesso a Lei che fu e sarà sempre per noi tutti una inesausta sorgente di grazie e di benedizioni.
Solo quando saremo giunti alla gloria del Paradiso, e potremo prostrarci ai piedi dell'eccelsa Regina, solo allora ci verrà fatto di conoscere il cumulo di favori che da Lei ci furono largiti, e di ringraziarla come Ella si merita.
Con la consacrazione dell'Opera di Don Bosco e l'offerta d'uno scettro d'oro a Maria Ausiliatrice un'altra particolarità renderà più solenne il Giubileo del suo tempio in Valdocco: la « Messa d'Oro di Don Paolo Albera.
Don Bosco e Don Rua non arrivarono a celebrare la « Messa d'oro ».
Il Ven. Don Bosco, sentendosi mancare e leggendo la trepidazione sul volto e nel cuore dei figli, cominciò a parlare volentieri della sua « Messa d'oro » unicamente per non affrettare a loro l'amarezza del distacco. L'11 agosto 1887, ricevendo nel Collegio di Lanzo Torinese una rappresentanza a lui inviata dagli ex-allievi raccolti all'Oratorio per l'annuale dimostrazione di affetto e riconoscenza filiale, all'udir uno dei delegati che gli diceva di voler per la sua « Messa d'oro » un coro di mille cantori: - Due mila, rispose sorridendo, ma un coro sia tutto di Patagoni!... Egli però fin dalla primavera di quell'anno, essendo andato a visitare un'insigne benefattrice, la contessa Gabriella Corsi, che si trovava agli estremi: - Oh! signora contessa, aveva detto, Lei manca di parola... mi aveva promesso di regalare i giovani dell'Oratorio di due vitelli perchè potessero avere lauta pietanza nel giorno del mio Giubileo Sacerdotale... Lei manca di parola e mancherò ancor io! - E mancò due anni prima.
Don Rua vide più vicino che Don Bosco il giorno della sua « Messa d'Oro », anzi ne prelibò l'esultanza, quando al sorgere dell'anno giubilare, il 29 luglio 1909 si vide affettuosamente circondato da tutti i suoi figli dell'Oratorio ai piedi di Marìa Ausiliatrice in devota preghiera, e a mezzodì li rivide tutti seduti alla sua parca mensa. Ma egli pure doveva presentire che non avrebbe veduto il giorno tanto desiderato dai figli! Diligentissimo imitatore di Don Bosco, il 22 novembre di quell'anno medesimo, quando compì gli anni, i mesi e i giorni del Padre Venerabile, amabilmente si compiacque di quella parità di vita, ma fece comprendere che appunto per questo era alla fine. La riconoscenza e l'amore illusero i figli, anche quando lo videro costretto, prima a non uscir più di camera, poi a rimanere coricato e ad accettare un letto - perchè da 22 anni Don Rua dormiva sopra un divano nell'unica sua stanza di lavoro e di ricevimento. - Ma i figli speravano sempre e continuarono i preparativi per la data solenne, vagheggiando anche una medaglia commemorativa, che da un lato avrebbe recato il suo ritratto con una scritta allusiva al religioso avvenimento: dall'altro, attorno a un trofeo eucaristico, queste semplici parole : Quod Patri negatum, Filio divinitus concessum. Don Rua però non s'illudeva. Se fosse piaciuto al Signore, certo avrebbe ancor lavorato volentieri per la salvezza delle anime; ma il pensiero di avere raggiunto gli anni, i mesi e i giorni di Don Bosco eragli alto ammonimento dell'imminenza del suo ultimo giorno. Era sempre l'umile discepolo che segue scrupolosamente la via del maestro! Don Bosco non aveva avuto il conforto della «Messa d'Oro » e Don Rua, anche in questo, sentiva di doverlo imitate.
Ciò che non fu concesso, nè a Don Bosco, nè a Don Rua, sarà concesso a Don Albera per bontà del Signore, e ne sia Egli benedetto! Chi meglio di Don Albera potrebbe dire alla Celeste Patrona delle Opere di Don Bosco il « grazie » sentito, che sale dall'anima della Pia Società Salesiani al compiersi de' cinquant'anni dacchè fu aperto al divin culto il suo Tempio in Valdocco? chi meglio di Lui, testimonio autentico di tutte le meraviglie operate da Maria Ausiliatrice a favore di Don Bosco e dei suoi figli?
Don Bosco e i suoi Successori.
Quando Paolo Albera entrò nell'Oratorio Salesiano - l'8 ottobre 1858 - il Santuario di Maria Ausiliatrice era ancora nella mente di Don Bosco: e forse nessuno conosceva il proposito suo di edificarlo.
Nella primavera del 1858 il Venerabile era stato a Roma - la prima volta - per esporre a Pio IX il disegno della Pia Società che voleva fondare, e aveva preso a compagno il ch. Michele Rua. Col medesimo chierico nell'autunno di quell'anno si trovava a None, ove il priore Teol. Abrate, sacerdote dotto e pio e pastore zelante, gli diceva di aver un piccolo parrocchiano di tredici anni che desiderava di avviarsi al sacerdozio. Don Bosco volle vedere il raccomandato e si vide innanzi un ragazzetto dalle fattezze delicate, dall'aria mite e serena, dallo sguardo vivo e penetrante; dovendo continuare un discorso col Priore, si volse al ch. Rua, e: «Prenditi questo mio caro amico, gli disse, e dàgli tu un po' di esame ».
Michele Rua che, sebbene ancor semplice suddiacono, aveva già quella singolare discrezione e quello spirito ecclesiastico, che fece così largamente risplendere in tutta la vita, esaminato con cura il giovinetto, tornò a Don Bosco dicendo con vera soddisfazione: «Don Bosco volentieri può accettarlo all'Oratorio! »
Quello fu il primo incontro di Don Bosco e Don Rua col loro immediato Successore.
Paolo Albera all'Oratorio.
L'Oratorio era ancor pieno del profumo di santità che vi aveva diffuso il quindicenne Servo di Dio Domenico Savio, del quale è in corso la Causa di Beatificazione. Savio era volato al paradiso l'anno prima, ma l'Oratorio accoglieva anche allora non pochi giovanetti, generosi imitatori delle virtù dell'angelo di Mondonio, come Michele Magone e Francesco Cerruti, con cui il nuovo convittore entrò presto in amicizia.
Il primo, Magone, dell'alpestre paese di Argentera, era proprio tutt'argento vivo; e Don Bosco l'aveva lavorato così diligentemente da farne un angelo. La morte di questo giovanetto quattordicenne, avvenuta quasi improvvisamente il 21 gennaio 1859, predetta da Don Bosco e da lui dettagliatamente descritta agli alunni nel consueto sermoncino della sera, fu la prima forte impressione che ebbe Paolo Albera nell'Oratorio. Vicino di letto a Magone, lo colpì fortemente l'avverarsi della profezia di Don Bosco, e gli fecero la più viva impressione le parole del pio messaggio dal morente affidato a Don Bosco per i compagni: - « La cosa che più d'ogni altra , mi consola in questo momento si è quel poco che ho fatto ad onore di Maria. Sì, questa è la più grande consolazione (1) ».
Con questo ricordo nel cuore e col porgere l'attenzione più devota agli avvisi di Don Bosco, Paolo Albera cominciò a primeggiare tra i primi, con grande consolazione di Don Bosco e di Don Rua.
Questi il 29 luglio 186o saliva per la prima volta all'altare e colle sante parole, proferite la sera della sua prima messa, infervorava al sacerdozio molti dell'Oratorio.
Don Bosco nel 1861, cedendo alle preghiere dei figli che temendo di perderlo volevano almeno possederne il ritratto - la sua salute destava apprensioni davvero - acconsentiva a posare innanzi all'obbiettivo. Non è cosi facile comprendere quanto quella lieta arrendevolezza paterna, che egli mostrò di poi nel permettere che si divulgassero i suoi ritratti, fosse allora avviluppata in tal delicato riserbo, da parere impenetrabile. - Se prendermi il ritratto, cominciò poi a dire, fosse utile per la salvezza delle anime, allora sì, del resto non ce n'è bisogno. - E questo pensiero prevalse; la fiducia di cattivarsi vieppiù l'animo dei figli allo scopo di trarli meglio a Dio, vinse la sua ripugnanza; e il 21 marzo 1861 posava fra un gruppo di chierici e semplici alunni, lui in atto di confessare, questi inginocchiati in divoto apparecchio Doveva sceglierne uno che prendesse posto nel genuflessorio in atto di fare l'accusa e scelse Paolo Albera: - Vieni qui, gli disse, mettiti in ginocchio ed appoggia la tua fronte alla mia, così non ci moveremo! -
E si ebbe il graziosissimo gruppo, che è una singolare conferma dello zelo sacerdotale di Don Bosco, e del quale ci resta un fine ingrandimento a matita, lavoro del pittore Bellisio, allievo dell'Oratorio. Si trova nell'anticamera di Don Bosco. La fiorente giovinezza di Paolo Albera e la delicata, virilità di Don Bosco spirano, in chiunque lo guardi, una dolce nostalgia di quei tempi.
(1) Il Ven. Don Bosco chiese a Magone quando cadde malato: - Se il
Signore ti offrisse la scelta o di guarire o di andare in paradiso, che
sceglieresti? - Magone rispose: - Chi sarebbe tanto matto da non scegliere il
paradiso?
Vedendolo prossimo a spirare, Don Bosco gli disse: - Prima di lasciarti partire
per il paradiso vorrei incaricarti d'una commissione. - Magone rispose: - Dica
pure, io farò quanto potrò per obbedirla. - E Don Bosco: - Quando sarai in
paradiso e avrai veduto la grande Vergine Maria, falle un umile e rispettoso
saluto da parte mia e da parte di quelli che sono in questa casa. Prègala che
si degni di darci la sua santa benedizione; che ci accolga lutti sotto la
potente sua protezione, e ci aiuti in modo che niuno di quelli che sono, o che
la Divina Provvidenza manderà in questa casa, abbia a perdersi.
Parole sufficienti a comprendere il grande ideale di Don Bosco.
Di quell'anno - il 27 ottobre 1861 -- Paolo Albera vestì l'abito chiericale, per mano del suo priore Teologo Abrate, nella stessa chiesa parrocchiale dove era stato battezzato: - e l'anno dopo -- il 14 maggio 1862 - diede, insieme con i primissimi, il nome alla Pia Società Salesiana. Che giorno memorando!
«Quella sera - così narra Don Bonetti - dopo molti desideri si emisero la prima volta formalmente i voti di povertà, di castità, di obbedienza dai vari membri della Pia Società novellamente costituita, che... a ciò si sentivano chiamati. Oh come bello sarebbe il descrivere in quali umili modi si compiva questo atto memorando! Ci trovammo stretti stretti in una angusta cameretta, ove non avevamo scanni per sederci. La maggior parte dei membri si trovava nell fior degli anni, chi nella rettorica, chi nei primo e secondo anno di filosofia, alcuni nei primi corsi di teologia e pochi nei sacri ordini...
» Facemmo dunque in numero di 22, non compreso Don Bosco, che in mezzo a noi stava inginocchiato presso il tavolino su cui era il Crocifisso, i nostri voti secondo il regolamento. Essendo in molti, ripetemmo insieme la formola a mano a mano che Don Rua la leggeva.
» Dópo ciò Don Bosco, alzatosi in piedi, si volse verso di noi che eravamo ancora inginocchiati e ci indirizzò alcune parole per nostra tranquillità e per infonderci maggiormente coraggio per l'avvenire. Fra le altre cose disse:
* - Questi voti che ora avete fatto, io intendo che non vi imponga altra obbligazione che quella di osservare ciò che fin adesso avete osservato, cioè le regole della Casa... Qualcuno mi dirà: - Don Bosco ha egli pure fatti questi voti? Ecco: mentre voi facevate a me questi voti, io li facevo pure a questo Crocifisso per tutta la mia vita, offerendomi in sacrificio al Signore, pronto ad ogni cosa, affine di procurare la sua maggior gloria e la salute delle anime, specialmente pel bene della gioventù. Ci aiuti il Signore a mantenere fedelmente le nostre promesse.
» Pronunciate che ebbe queste memorabili parole, ci siamo tutti alzati in piedi ed egli riprese:
» - Miei cari, viviamo in tempi torbidi e pare quasi una presunzione in questi malaugurati momenti cercare di metterci in una nuova comunità religiosa, mentre il mondo e. l'inferno a tutto potere si adoperano per schiantase dalla terra quelle già che esistono. Ma non importa; io ho non solo probabili, ma sicuri argomenti, essere volontà di Dio che la nostra Società incominci e prosegua. Molti già sono gli sforzi che si fecero per impedirla, ma tutti riuscirono vani.... Ma non sono ancor questi gli argomenti che mi fanno sperar bene di questa Società: altri maggiori ve ne. sono, fra i quali è l'unico scopo che ci siamo proposti, che è la maggior gloria di Dio e la salute delle anime. Chi sa che il Signore non voglia servirsi di questa nostra Società per fare molto bene nella sua Chiesa! Da qui a venticinque o trent'anni se il Signore continua ad aiutarci, come fece finora, la nostra Società sparsa per diverse parti del inondo potrà ascendere al numero di mille soci... Quanto bene si farà!... »
Dopo 56 anni i Figli di Don Bosco sommano a circa cinquemila, e dei 22 presenti a quella prima adunanza restano tre soli: Don Giovanni Cagliero, oggi Cardinale di S. R. Chiesa, Don Giovanni Battista Francesia, e Paolo Albera.
Fondata effettivamente la Pia Società, Don Bosco credette giunto il giorno di por mano all'erezione del Tempio di Maria Ausiliatrice, affinchè la celeste Signora avesse la sua reggia fra i figli prediletti e stendesse su di essi a protezione il manto di madre. E il ch. Albera ebbe, tra i primi, le confidenze di Don Bosco. Nel dicembre di quell'anno medesimo, il Venerabile gli diceva: - La nostra Chiesa è troppo piccola: non contiene tutti i giovani, o pure vi stanno addossati l'uno all'altro. Quindi ne fabbricheremo un'altra più bella, più grande, magnifica: e le daremo il titolo: Chiesa di Maria Ausiliatrice. - E nel febbraio del 1863 pubblicava all'uopo il primo appello.
Col proposito di erigere il nuovo tempio, cessarono le preoccupazioni che si avevano per la salute di Don Bosco, che pareva non dovesse giungere ai cinquant'anni; e cominciò, quasi pegno del gra dimento del cielo, l'espansione dell'Opera Salesiana.
Insegnante a Mirabello.
Infatti, nello stesso anno, il 1863, sciama il primo gruppo di Salesiani dall'Oratorio di Valdocco e si reca a fondare il primo collegio a Mirabello Monferrato. Don Bosco ne affidò la direzione a Don Rua e gli dava a collaboratori vari chierici e insieme alcuni aspiranti alla Pia Società, che dovevano levare così bella fama di sè: come Giovanni Bonetti, Domenico Belmonte, Francesco Cerruti, e Paolo Albera. A quel tempo i chierici di Don Bosco dovevano attendere contemporaneamente all'istruzione degli allievi e a compiere ì propri studi: e, coll'aiuto di Dio, facevano miracoli. Don Albera nei cinque anni che insegnò a Mirabello nelle classi ginnasiali, compì anche gli studi teologici, e fece qualche cosa di più. Nel settembre del 1865, ventenne appena, presentavasi ad una sessione straordinaria di esami alla R. Università di Torino, e vi conseguiva il diploma di professore di belle lettere. Era la prodigiosa attività di Don Bosco che si comunicava ai figli e da questi, con mirabile fecondità, si trasfondeva negli alunni destandovi propositi generosi.
Nell'anno scolastico 1865-1866 il prof. Albera aveva nella classe di quinta ginnasiale Luigi Lasagna di Montemagno. Ricco d'ingegno e pieno di non comuni energie, il futuro Missionario e 2° Vescovo Salesiano ancor non sapeva per qual via si sarebbe incamminato alla fine del corso : ma con cure ed affetto di fratello vegliava su lui il professore. Ed ecco improvvisamente fiorire il buon seme deposto in quel cuore nobilissimo.
Si era alla fine di giugno e nel collegio, presente Don Bosco, celebravasi la festa di S. Luigi Gonzaga. Dopo le funzioni religiose vi fu un po' di teatrino, e si rappresentò la Vittoria di San Luigi Gonzaga, cioè la vittoria ottenuta dal santo per seguire la sua vocazione. Re citava anche Lasagna e, facendo la parte dell'aio di Luigi, doveva esaminare la vocazione di lui. Fu tanta l'anima che mise nel fare le obiezioni e l'attenzione con cui ascoltò le risposte che, com'ebbe finita la parte, corse dal professore e, stringendogli con slancio la mano, esclamò in aria di trionfo: « Capisco ora perchè mi assegnava questa parte: Dio ha vinto; sarò anch'io figlio di Don Bosco, sarò anch'io sacerdote (1). »
(1) Mons. Lasagna perì improvvisamente nel fiore degli anni, in uno scontro ferroviario, il 6 novembre 1895, presso Juiz de Fora in Brasile. Don Albera ne pubblicò un'interessante biografia in un bel volume di 46o pagine, intitolato: Mons. Luigi Lasagna: memorie biografiche.
In tre anni il Santuario di Maria Ausiliatrice sorgeva dalle fondamenta ed era ultimato. Alle solennissime feste della consacrazione - giugno 1868 - il Ven. Don Bosco volle presenti, con i suoi figli di Torino, anche quelli di Mirabello e di Lanzo. Fu una presentazione ufficiale di tutte le anime, in allora particolarmente protette, alla celeste Ispiratrice e Patrona dell'Istituto.
Don Albera compiva in quei giorni 23 anni ed aveva da Don Bosco l'invito di prepararsi all'ordinazione sacerdotale, che gli fu conferita il 2 agosto di quell'anno, da Mons. Pietro Maria Ferrè, a Casalmonferrato.
La missione sua a Mirabello era compiuta.
Don Bosco aveva bisogno di chi facesse le sue veci nel trattare le pratiche di accettazione dei giovani nell'Oratorio: delicatissimo ufficio, che richiede molto buon senso e molto buon. cuore: e sul principio del nuovo anno scolastico l'affidò a D. Albera. Nei due anni che questi fu in tal carica - nella quale imparò a conoscere tanta parte delle miserie umane - fece anche parte del Consiglio della nuova Società.
Fu in quel tempo, e precisamente nel 1871 che il Ven. Don Bosco, benchè negli anni anteriori - fin dal 1865 per lo meno - avesse specificatamente annunziato più volte la fondazione di un Istituto religioso femminile che si occupasse delle figlie del popolo, con programma eguale a quello seguito dai Salesiani a prò dei fanciulli, trattandosi di un'impresa di tanta importanza e di estrema delicatezza per il fatto che lo avrebbe cinto d'una nuova aureola di fondatore di istituti religiosi, mentre influenti personaggi mal soffrivano tuttora che egli avesse fondato la Pia Società Salesiana, radunò i membri del suo Consiglio ed accentuando con grande umiltà l'esitazione sua, non tanto per l'opera in sè quanto per la sua opportunità a quel tempo, li invitò a pregare, anzi ad offrire tutte le preghiere e buone opere che avrebbero fatto durante il mese di maggio, per avere dal cielo i lumi necessari. Tra gli adunatì era pure Don Albera, che, nell'adunanza successiva, contribuì egli pure col suo voto ad assicurare Don Bosco della opportunità del nuovo Istituto, al quale si cominciò a dar vita nel 1872 in Mornese Monferrato.
"Sempre con Don Bosco!"
L'accenno alle gravi difficoltà che incontrò, nel suo primo fiorire, la Pia Società Salesiana, va rilevato. Incredibili furono le lotte che ebbero a sostenere alcuni chierici e sacerdoti che le avevano dato il nome. E Don Albera fu tra questi. Che cosa non gli disse il buon parroco, che cosa non fece il suo vescovo, che lo amavano e stimavano tanto, perchè lasciasse Don Bosco e l'Oratorio e si ascrivesse al Clero diocesano ! L'Opera di Dio, anche nei suoi inizi, si svolgeva così ardita e gigante che a primo sguardo la faceva sembrare temeraria ! Un giorno, presente una larga accolta di parroci e di altri sacerdoti, l'Ordinario chiamò a sè Don Albera e serrandoselo affettuosamente al petto, ove lo tenne stretto per dieci minuti, cominciò a dirgli: Ecco qui colui che non ama il suo vescovo! Come mai vi siete così infatuato di Don Bosco! Perchè vi ostinate a restare in questa, che voi dite, società salesiana? Sono sicuro che di qui a dieci anni nessuno. saprà più che un tempo esistesse!
Don Albera ruppe in pianto, cercò di difendere Don Bosco e di addurre le ragioni del suo affetto per lui: ma fu messo in tacere. La lotta fu dura; ma la fedeltà di chi soffriva la violenza fu maggiore: e Don Bosco non lo dimenticò mai.
Il 22 novembre 1877, il Venerabile, sedendo a mensa con Mons. Ferrè, Vescovo di Casalmonferrato, insieme con pochi altri nei Collegio S. Carlo di Borgo S. Martino, ricordava le lotte che aveva dovuto sostener Don Albera per la sua vocazione. Mons. Ferrè interrogò Don Bosco, se quel suo alunno fosse rimasto vittorioso in mezzo a tali, opposizioni. Don Bosco rispose:
- Don Albera non solo ha superate, quelle difficoltà, ma ne supererà tante altre, e sarà il mio secondo
E non compì a chiara voce la frase, ma passandosi una mano sulla fronte stette come assorto in una visione lontana, indi proseguì
- Oh! si, Don Albera ci sarà di grande aiuto!
Presente alla conversazione era un giovane sui 2o anni, che fattosi salesiano e sacerdote ed eletto Prefetto Generale della Pia Società
- Don Filippo Rinaldi - ancor prima che volasse al paradiso Don Rua, scrisse relazione di quanto aveva udito e l'affidava al compianto Don Lemoyne, per poterne dare più autorevole lettura il 16 agosto 191o, quando D. Albera fu eletto secondo... Successore di Don Bosco !
Il Venerabile adunque, fra tante cose future che gli erano note, conosceva anche chi avrebbe raccolto la eredità sua dopo Don Rua, e con quello zelo preventivo che fu sua dote mirabile, continuò a vegliare su di lui, non con particolare affetto, perchè l'amor suo era eguale per tutti, ma con quelle cure speciali che dovevano meglio disporre il giovane sacerdote all'alta carica futura.
Direttore a San Pier d'Arena,
Conveniva quindi che D. Albera cominciasse per tempo a rinnovare con iniziativa propria ciò che aveva veduto fare all'Oratorio: e nell'ottobre del 1871 Don Bosco l'inviò ad aprire una nuova casa a Genova, nel sobborgo di Marassi.
Il giovane prete contava appena 26 anni, e siccome trattavasi di porlo alla testa di un ospizio di beneficenza, era conveniente ammaestrarlo ad una fiducia illimitata nella Provvidenza Divina. Che fece Don Bosco? Il nuovo direttore aveva pensato di dover portare con sè qualche centinaio di franchi per far fronte alle prime spese indispensabili e, nel congedarsi, ne chiedeva l'autorizzazione a Don Bosco. Il Venerabile lo guardò sorridendo, e fattosi consegnare quel po' di denaro, gli restituì quel tanto che gli era necessario per pagare il viaggio a sè e ai suoi compagni, dicendogli: - Va' tranquillo ! per domani ci penserà il Signore !
E il Signore per mezzo di molte caritatevoli persone venne talmente in soccorso al nuovo Istituto, che l'anno appresso potè essere trasportato in più ampia e comoda sede a S. Pier d'Arena; poi continuò annualmente a prendere sempre nuovo sviluppo; ebbe un nuovo corpo di fabbrica, innalzato dalle fondamenta; e divenne anche la sede di un'altra opera fondata dal Venerabile per dare alla Chiesa presto e molti e buoni preti, intitolata: Opera di Maria Ausiliatrice per le Vocazioni degli adulti allo Stato Ecclesiastico.
Del primo Direttore di S. Pier d'Arena è vivo il ricordo in una falange di sacerdoti ex-allievi, i quali, memori dei benefici da lui ricevuti, hanno ideato di offrirgli l'altare marmoreo per il nuovo Santuario che si sta ultimando in onore di Maria Ausiliatrice a Castelnuovo d'Asti, presso la casetta ove naque Don Bosco; il piccolo ma artistico tempio votivo, che sarà inaugurato ai primi del prossimo agosto.
E vivo, abbiamo detto, il ricordo di Don Albera fra i suoi ex-allievi di S. Pier d'Arena, ed è un coro unanime di lode al suo cuore buono e paterno, alla sua mente còlta ed aperta ad ogni nobile iniziativa, alla sua viva ed illuminata pietà. Quel zelante propagatore della divozione al S. Cuore di Gesù che fu il compianto Don Francesco Cerruti, già compagno a Don Albera e poi per più d'un trentennio Direttore Generale degli studi e delle scuole della Pia Società Salesiana, essendo complimentato un giorno per lo zelo che spiegava nel far conoscere ed amare il S. Cuore di Gesù, anzi essendo salutato come il primo propagatore di questa divozione fra i figli di Don Bosco: « Non a me, rispose con quell'accento franco e sonoro che gli era abituale, non a me va data questa lode, avendo io imparato da altri ad onorare il S. Cuore di Gesù. Prima ancora che si cominciasse a festeggiare solennemente questo Cuore Divino nel nostro Collegio di Alassio, giungendo io una notte a Sampierdarena, trovai il nuovo fabbricato dell'Ospizio tutto in silenzio, ma ancor illuminato da cento e cento fiammelle. Naturalmente ne restai meravigliato non sapendo qual fosse la cagione dell'insolita gioia; ma seppi di poi che in quel giorno Don Albera aveva solennemente festeggiato con i suoi alunni il Sacro Cuore di Gesù. E poichè è da Don Albera che io appresi ad amare e a zelare questa divozione, a lui, e non a me, spetta il vanto di averla promossa».
Ispettore in Francia.
Ma l'Ospizio S. Vincenzo de' Paoli di San Pier d'Arena era divenuto un campo troppo angusto per il futuro successore di D. Bosco: e la Divina Provvidenza dispose che egli, dopo avere celebrato per più anni le lodi del gran Santo della Carità, si recasse a contemplare i prodigi di carità che i connazionali di S. Vincenzo de' Paoli avrebbero rinnovato nel nome di Don Bosco. Ed eccolo, nell'ottobre del 1881, inviato Ispettore delle Case Salesiane in Francia.
Erano quelli gli anni in cui Maria Ausiliatrice operava le più strepitose meraviglie al passaggio dell'Apostolo del secolo XIX, del nuovo S. Vincenzo de' Paoli, e Don Albera doveva esserne testimonio, perchè comprendesse appieno quali vincoli di bontà e di divozione correvano reciprocamente fra Maria Ausiliatrice e Don Bosco.
Compagno al Venerabile in ripetuti viaggi lungo il Mediterraneo, nel 1883 fu con lui anche a Parigi, dove Maria Ausiliatrice si compiacque di esaltare maggiormente il suo umilissimo Servo (1).
Da questa intima convivenza col Ven. Don Bosco - il quale ordinariamente passava in Francia i primi mesi dell'anno - Don Albera godette dal 1882 al 1886; poi non più. Don Bosco era talmente stremato e cadente, che non potè più resistere alle fatiche di lunghi viaggi. L'ultimo viaggio che fece fu nel maggio del 1887 a Roma, per la consacrazione del tempio del Sacro Cuore di Gesù. Accanto a lui c'era - sempre - Don Rua, che fin dall'8 dicembre 1885, nominato suo Vicario, disbrigava in modo ammirabile gli affari della Pia Società; ma il buon Padre pensava che dopo Don Rua, quell'incarico sarebbe passato a Don Albera, e sentiva una forte nostalgia di lui.
Sta il fatto che durante l'anno 1887, in cui Don Bosco non uscì d'Italia, egli volle che Don Albera si recasse lui a Torino ogni due mesi per parlargli. Diceva che aveva molte cose da dirgli e gli pagava il viaggio egli stesso. L'ultima volta che Don Albera lo visitò, nel congedarlo si mise a piangere dirottamente, lamentando che avesse ancor tante cose da dirgli e gli mancassero il tempo e le forze ; e la separazione fu quanto mai dolorosa.
E venne la fine del Venerabile. Il 29 gennaio 1888 entrava in un assopimento preagonico, dal quale non si scosse più che a brevi intervalli; ma il 28 gennaio, cioè l'ultimo giorno in cui potè ancora intrattenersi alquanto coi suoi figli, chiamò ripetutamente Don Albera e si lagnò paternamente di non vederlo accanto al suo letto.
Trattenuto da urgenti affari, l'Ispettore delle Case Salesiane di Francia, giunse tuttavia a tempo per baciar la fredda spoglia del Padre amatissimo, già composta nella cassa in quella posa medesima, nella quale ebbe il conforto di rivederla, immutata e ancor intatta, nell'ottobre u. s. quando se ne fece la ricognizione canonica.
(1) Il corrispondente di un giornale anticlericale scriveva a proposito del viaggio di Don Bosco a Parigi .... « Se non è ancora partito, il taumaturgo Don Giovanni Bosco partirà fra pochi giorni. Egli potrà scrivere come Cesare: Veni, vidi, vici. Le maggiori chiese di Parigi, la Maddalena, S. Sulpizio, S. Clotilde, furono insufficienti a contenere i fedeli che vollero vedere Don Bosco, pregare Don Bosco, ricevere la benedizione di Don Bosco. Che forza di volontà possiede questo prete! Egli custodi le pecore sino all'età di quindici anni; ordinato a 26 anni ed incaricato di visitare le prigioni torinesi, gli venne il pensiero di raccogliere i fanciulli abbandonati e pervertiti: senza un quattrino, deriso, perseguitato, trionfò di tutto e di tutti. Sapete? Egli dirige attualmente centosessanta stabilimenti ad un bel circa, sparsi in Italia, in Francia, in Spagna, in America; nutrisce ed istruisce più o meno centocinquantamila giovanetti. Che socialista d'un prete!»
Morto il fondatore, l'Opera Salesiana non morì perchè opera di Dio, anzi prese tale sviluppo, che è una delle prove più convincenti della potenza d'intercessione di Lui presso il trono di Maria Ausiliatrice. Anche le Case di Francia presero a moltiplicarsi; e questa benedizione, mirabilmente assecondata dall'attività e della prudenza del Superiore dei Salesiani di Francia, era nota a tutta la Pia Società che sentì il bisogno di giovarsi del suo esperimentato consiglio, più direttamente.
Per questo nell'elezione del Consiglio Superiore compiutasi nel 1892, essendo vacante per la morte di Don Giovanni Bonetti la carica di Direttore Spirituale Generale, venne subito nominato a tal ufficio - e in seguito confermato due volte - Don Paolo Albera, il quale lo tenne, con mirabili frutti di benedizione, per diciotto anni. In Francia egli aveva avuto agio, .prima e dopo la morte di Don Bosco, d'avvicinare dotti e zelanti Vescovi e superiori di grandi Seminari e di fiorenti comunità religiose; e col fine discernimento e con quello spirito di osservazione che non sono le ultime delle sue doti, erasi formato il prezioso corredo di una poderosa cultura ascetica, religiosa e sacerdotale, che potè mettere con tutto l'ardore del suo zelo a profitto dell'Opera Salesiana.
Durante i diciotto anni, in cui fu Direttore Spirituale della Pia Società, egli visitò quasi tutte le Case Salesiane d'Europa; si recò nell'Algeria e nella Tunisia e nella Palestina; e nell'agosto del 1900 intraprese la visita delle Case Salesiane d'America che si protrasse fino all'aprile del 1903. In questo viaggio, in compagnia del suo segretario Don Calogero Gusmano, percorse la Repubblica Argentina, l'Uruguay, il Paraguay e il Brasile fino al centro del Matto Grosso, internandosi nelle Colonie indigene dei Bororos; la Patagonia e le terre Magellaniche, compresa l'Isola Dawson; il Chilì, la Bolivia, il Perù e l'Equatòre, scendendo anche nell'oriente, fino alla Missione Salesiana fra i Jivaros; il Venezuela e la Colombia, pietosamente soffermandosi a dar missioni e a distribuir soccorsi ai lebbrosi dei Lazzaretti di Agua de Dios e di Contratación; e finalmente il Messico e gli Stati Uniti del Nord America, dimostrando ovunque il tatto più squisito e tale carità, prudenza e abnegazione, da cattivarsi l'affetto e l'ammirazione, non solo dei Salesiani, ma di eminenti personaggi del Clero e del Laicato e di tutti i Cooperatori.
Di ritorno da così lungo e faticoso viaggio - proprio nei giorni in cui si stavano preparando i festeggiamenti per la Pontificia Incoronazione di Maria Ausiliatrice - per volere di Don Rua Don Albera prese la parola nella seduta inaugurale del Congresso Salesiano che precedette l'augusta cerimonia, e
« In tre anni - egli diceva - trascorsi ora sulle agitate onde dell'Atlantico e del Pacifico, ora rimontando le rapide correnti del Plata, del Paranà e del Maddalena, ora valicando le altissime vette delle Ande, non dovevano certo mancarci contrattempi, disagi, e persino privazioni e pericoli. Ma dappertutto ne soccorse la mano pietosamente materna della Provvidenza, in ogni passo difficile ci sostenne la nostra dolcissima Ausiliatrice, e ne ricondusse sani e salvi fra le braccia paterne di D. Rua. Se avemmo alcun che a soffrire, ce ne compensarono largamente tante soavissime impressioni...
» Giovinetto, io avevo udito spesse volte da Don Bosco, che molte e molte anime sarebbero salve per mezzo dei suoi figli, i quali perciò sarebbero un giorno oltre modo numerosi, che i loro istituti coprirebbero la faccia del globo. Tali parole aveva interpretate qual pio, ardente desiderio d'un cuore vasto quanto il mondo, qual manifestazione d'uno zelo senza confine. Or qual giubilo per me, indegno suo figlio, nel vedere avverata la fatidica parola del padre, non solo nella vecchia Europa, ma eziandio fra i lontani giovani popoli delle terre di Colombo! Per quanto grande, sublime, si fosse il concetto che mi era formato di D. Bosco e delle Opere sue, visitando poscia i duecento Istituti Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice in America, si dilatarono oltre misura i miei orizzonti, gigantesca si fece nella mia mente la figura di Don Bosco, immensamente più maestoso m'apparve quell'albero che fino oltre i mari aveva dispiegati i suoi benefici rami, e dava colà frutti così abbondanti e deliziosi. L'attività dei Salesiani avrà pur contribuito in gran parte, ma si fu il nome di D. Bosco che spianò le vie, vinse gli ostacoli, guadagnò i cuori, creò simpatie, e perchè non dirlo? slegò le borse, e ne trasse i mezzi con cui fondar case, laboratorii, scuole, oratorii festivi, chiese, ospedali e quanto occorreva alla salvezza di innumerevoli anime. Nè fu questo effimero entusiasmo, nè col tempo venne meno la dolce attrattiva e la salutare impressione che esercita sui cuori il nome di D. Bosco, che continua ad essere pronunziato in America con venerazione e riconoscenza da Prelati, da Presidenti e Ministri di Governo, da ogni ceto di persone, da popoli intieri... »;
Don Albera ha il più grato ricordo del suo viaggio attraverso l'America; non cessa mai di ripetere: - Quanto è amato Don Bosco! quanto ci ama Maria Ausiliatrice!
Rettor Maggiore.
Morto Don Rua, la scelta del nuovo Rettore, come aveva predetto Don Bosco e come è noto a tutti, cadde su Don Paolo Albera. Ma parlar di lui come degno erede dello spirito e dell'apostolato di Don Bosco e di Don Rua è compito arduo e delicato. Bisognerebbe dire tante cose, che mentre sarebbero care ai suoi figli e ai suoi ammiratori, forse suonerebbero offesa alla sua modestia. A chi non è nota la sua bontà, la sua carità, la sua pietà, la sua amabilità, e sopratutto il suo zelo sacerdotale? Basta dare uno sguardo al continuo e progressivo incremento dell'Opera Salesiana; basta dare uno sguardo alle molteplici opere di assistenza e di carità, suscitate in questi anni così critici, per asserire che l'augurio fatto dal Cardinal Rampolla prima che si procedesse all'elezione di Don Albera - che Don Bosco e Don Rua avessero un successore, il quale sapesse sapientemente conservare l'Opera loro, anzi accrescerla con nuovi incrementi - si è pienamente avverato.
Si è pur avverato il voto paterno di Pio X, il quale, dopo l'elezione di Don Albera - avvenuta il 16 agosto 1910, 95° anniversario della nascita di Don Bosco - nell'inviargli le sue anguste congratulazioni per sì alto e delicato ufficio, gli invocava da Dio ogni grazia ed aiuto onde potesse degnamente corrispondere all'ardua missione seguendo le orme gloriose dei grandi Predecessori Don Bosco e Don Rua, che con ammirabile zelo e santità diedero alla benemerita Società Salesiana vita e incremento, a gloria di Dio e a vantaggio civile, religioso, morale della gioventù.
A conferma di quanto diciamo sta la parola del regnante Pontefice il quale, or è un anno, così si degnava scrivere a Don Albera.
« La Pia Società Salesiana, sorta, come suol accadere, da umili principi, coll'aiuto di Dio, crebbe tanto in breve tempo per numero di operai, che, trapiantatasi nelle terre lontane delle due Americhe, abbracciò felicemente, insieme coll'antico anche il nuovo Continente, e in tanta ampiezza di lavoro è meraviglioso il vedere quanta utilità abbia già apportato alla Chiesa Cattolica, colla costanza nelle fatiche, con lo splendore delle virtù. È vostra lode il conoscere d'esigenze dei tempi, il conoscere con quali armi, data l'indole dell'età presente, sia particolarmente da combattere. Poichè, come i nemici della religione, o meglio dell'umanità, si radunano in ogni dove e, stretta la peggiore delle alleanze, cospirano per distruggere, se fosse possibile, anche la Chiesa, così voi avete giudicato essere assolutamente necessario tener frequenti Congressi Generali dei Cooperatori, comunicare idee, associare energie, opporre armi ad armi. Cosi, coll'aiuto di Dio, voi poteste raccogliere frutti copiosissimi... Per questo Noi ci congratuliamo vivamente con te e con i Cooperatori tuoi e con tutta la Società alla quale presiedi... Noi infatti nutriamo, per le Opere del Venerabile Don Bosco quella stessa benevolenza che ebbero i Nostri Predecessori, ed essendo esse attaccatissime al Vicario di Gesù Cristo, Noi
FORTEMENTE BRAMIAMO CHE ABBIANO OGNI Di AD ALLIETARSI DI NUOVI SOCI E AD AUMENTARE DI COOPERATORI IN MODO CHE POSSANO COLL'AIUTO DI MARIA AUSILIATRICE PROVVEDERE CON RISULTATI OGNOR MAGGIORI AI BISOGNI DEI TEMPI ».
La "Messa d'Oro"
Il voto di Benedetto XV il 9 giugno 1918 salirà al cielo dall'intimo del cuore di tutti quelli che appartengono alla Famiglia Salesiana, che l'ammirano e la sorreggono, che ne godono i frutti.
Cinquant'anni del Santuario di Maria Ausiliatrice sono cinquant'anni di benedizioni senza numero concesse al Ven. Don Bosco, a Don Rua, a Don Albera, a tutta l'Opera Salesiana; onde il miglior voto che si possa sciogliere in cosi solenne ricorrenza è che queste benedizioni si moltiplichino in avvenire! Come non si può scrivere la storia dell'Opera Salesiana senza ascriverne l'ispirazione e i progressi a Maria Ausiliatrice, non si può dir « grazie ! » a Maria Ausiliatrice, senza chiamare a raccolta ai suoi piedi tutta quanta la Pia Società Salesiana. E ciò avverrà nella data imminente.
Don Bosco e Don Rua, con gli altri Salesiani defunti e le anime da loro salvate, festeggeranno la Vergine Ausiliatrice ai piedi del suo Trono celeste. Chi con tanta vivezza di fede già quaggiù dava incarichi per la Madonna ai suoi cari figliuoli nell'atto che partivano per l'eternità, no! non mancherà il 9 giugno p. v. di presentarsi ai piedi di Maria Ausiliatrice per imprimere sulla sua mano benefica un bacio a nome suo e dei figli, e ringraziarla per tutti.
Un altro spettacolo avrà luogo nello stesso giorno quaggiù. Quando Don Albera, nel giubilo della sua « Messa d'Oro » e nel suo ufficio di Successore di Don Bosco e di Don Rua, alzerà in ringraziamento all'altare di Maria Ausiliatrice l'Ostia divina e il Calice prezioso del Sangue di Gesù - quando al figlio prediletto di Don Bosco, l'Em.mo Card. Giovanni Cagliero, testimonio di mille battaglie combattute per Cristo e di mille vittorie, porgerà l'aureo scettro gemmato perchè Egli nello splendore della Porpora ne adorni la destra della Sacra Immagine - quando finalmente, a corona della solenne cerimonia, consacrerà alla gran Madre quelle opere che Ella stessa suscitò e potentemente sorregge, non sarà spontaneo il pensare che la Vergine Santa abbia a scendere nuovamente - quale la vide Don Bosco - nel luogo che Ella elesse a trono delle sue misericordie?
Il voto !
In quel giorno tutta la Famiglia Salesiana sarà raccolta in ispirito nel Santuario per invocare sul capo del Padre le benedizioni della Madre Celeste ! I voti saliranno vari, innumerevoli, riboccanti tutti d'affetto ; ma uno, perfettamente identico, salirà da cento terre in cento lingue diverse: - Che Don Paolo Albera, com'ebbe il conforto, negato a Don Bosco e a Don Rua, di giungere alla sua « Messa d'Oro », così possa un'altra volta, circondato da tutta la Famiglia Salesiana, alzare all'altare di Maria Ausiliatrice l'Ostia Santa e il Calice Benedetto, quando nell'esultanza per i raddoppiati manipoli dei figli nell'attesa tranquillità dei popoli, si tributeranno a D. Bosco gli onori dei beati!
In quel giorno saranno pieni di silenzio i cortili chiassosi degli Oratori, immobili le macchine delle officine, deserte le aule scolastiche, ma rigurgitanti le cappelle e le chiese, donde concorde un'altra volta salirà a Maria Ausiliatrice l'inno del ringraziamento. Sarà una « apoteosi - come disse l'Em.mo Card. Maffi - che nessuno può descrivere, e, nella quale tutti piangeranno di gioia, non soltanto nelle case salesiane, ma su tutta la terra ».
In quel giorno tutti ricorderanno il sogno di Giovanni Bosco all'età di nove anni, e ripeteranno con più intimo senso le parole da lui proferite il 10 giugno 1841, quando, ordinato allora sacerdote, rivide l'umile tetto paterno, l'aia e i prati dove aveva trascorso i primi anni
- Quanto mai sono meravigliosi i disegni della Divina Provvidenza! Dio ha veramente tolto dalla terra un povero fanciullo per collocarlo coi primari del suo popolo.
Allora, a chi la gloria maggiore?
Il nome del pastorello di Castelnuovo d'Asti eccheggerà sul labbro di tutti; ma la gloria sua, come già ogni atto, ogni parola, ogni pensiero della sua vita, richiamerà i popoli ad un culto più profondo per Maria Ausiliatrice!
A Lei quindi, come allora ridonderà gloria maggiore, salga oggi - per ministero di Don Albera e nel giorno due volte solenne - la preghiera che è nel cuore di tutti
O MARIA AUSILIATRICE, glorificate Chi a Voi edificò il Tempio e a noi insegnò a professarvi il più tenero amore!
Auguste congratulazioni
SEGRETERIA Dl STATO DI SUA SANTITÀ N. 63280
Dal Vaticano, li 8 Maggio 1918.
Rev.mo Signore,
Un grande avvenimento sta per compiersi nella storia e nella vita della Congregazione Salesiana affidata, per divina Provvidenza, alla vostra zelante e saggia direzione. Il giorno 9 del prossimo Giugno segnerà infatti il giubileo semisecolare della solenne dedicazione del Santuario di Maria SS.ma Ausiliatrice; e quanti sono legati per qualche vincolo alla Società del Ven. Don Giovanni Bosco, posta sotto il manto della celeste Regina che si compiace di essere invocata col dolce titolo di « Auxilium Christianorum », esultando di legittima gioia, si preparano a celebrare con religioso entusiasmo una data così bella, così cara, così memoranda.
A voi pertanto, capo di questa Famiglia, la quale, a somiglianza del granellino evangelico, dalle più umili origini è cresciuta rapidamente in albero gigantesco, i cui benefici rami si protendono in tutte le parti del mondo, volgonsi in questa fausta circostanza i sospiri dei cuori commossi e devoti, onde vogliate deporli con autorevole mediazione al Trono della celeste Patrona. A questo coro inneggiante a Maria Ausiliatrice ben volentieri si aggiunge la mia voce, poichè oltre ad essere sincero ammiratore del bene immenso che ha fatto e che la la provvidenziale e benemerita Istituzione di D. Bosco, mi sento ad essa vincolato da quella particolare affezione che Iddio mi infonde verso la medesima, come Cardinale Protettore.
Se non che a raddoppiare il giubilo della suddetta fausta circostanza che lascierà impresso nei cuori un indelebile ricordo, concorre un altro religioso e lietissimo evento, voglio dire il vostro giubileo sacerdotale.
Sono dieci lustri che voi foste iniziato alla celebrazione dei divini misteri, e questo spazio, lungo per ogni umana esistenza, è sfato da voi speso unicamente ed interamente per fa gloria di Dio e per il bene delle anime. E mentre voi, dando uno sguardo al cammino percorso, avete giusto motivo di consolarvi nel vederlo abbondantemente seminato di tesori di vita eterna, i figli di Don Bosco, che sono oggi figli vostri, hanno ben ragione di rallegrarsi per la celebrazione della vostra Messa d'Oro e di unirsi a voi nell'innalzare, in spirito d'umiltà, ringraziamenti e lodi al Trono di Dio, insieme ai più ardenti voti per la longeva e prospera vostra conservazione.
Al loro plauso pertanto ed ai loro auguri unisco anch'io le più cordiali felicitazioni; e per intercessione della Vergine SS.ma Ausiliatrice, impetro per voi e per la cara Congregazione Salesiana, nella imminente duplice solennità, ogni larghezza di grazie e di benedizioni celesti.
Con sensi della più sincera e distinta stima passo al piacere di raffermarmi Della S. V. Rev.ma
Aff.mo nel Signore P. Card. Gasparri.
Rev.mo Don Paolo Albera Rettore generale della Congregazione Salesiana di Don Bosco
Il Sacerdote che compie l'anno cinquantesimo dalla sua Sacra Ordinazione, pure provando nel suo cuore una commozione santa di gioia e di viva gratitudine all'Altissimo, difficilmente può difendersi da un doppio senso di mestizia; per una parte lo rattrista il ricordo dei molti, che o preparandolo al sacro ministero o accompagnandolo nell'esercizio del medesimo gli furono benefattori consiglieri ed amici, ed ora ei li ricerca invano e non li ritrova in terra; per altra parte egli tenne dinanzi al cumulo di grazie a lui largite e forse non corrisposte con pienezza di docilità e di zelo.
Ma nell'animo piissimo di Don Paolo Albera la celebrazione del Giubileo Sacerdotale riveste tale carattere, che ogni sentimento personale viene a scomparire o almeno ad oscurarsi innanzi alla luce di un avvenimento troppo importante per la Società Salesiana, di cui Egli è oggi il figlio prediletto e insieme il veneratissimo Capo.
Il primo cinquantenario della Consecrazione dei Santuario di Maria Ausiliatrice per Torino, per il Piemonte, per il mondo intiero è quasi faro eminente, che sovrasta alle umane vicende e richiama le menti ed i cuori a pensieri ed affetti forti e solenni. La dolce figura dell'umile Don Bosco, la profondità delle sue vedute, lo slancio del suo amore alla Vergine, i primordii della sua Congregazione, le lotte, le vittorie, le persecuzioni, le riproduzioni mirabili delle sue virtù e delle sue gesta ne' suoi figli e nelle sue fondazioni, il moltiplicarsi delle case e dei templi e dei trionfi e delle grazie dell'Ausiliatrice: tutto, tutto ci si para dinanzi; e per ogni dove risuona un grido santo: Gloria e riconoscenza alla Divina Madre, plauso ed onore alla memoria del suo figliuolo devotissimo, il Ven. Giovanni Bosco.
E fra i molti sacerdoti e Chierici e Laici che nell'uno e nell'altro emisfero appartengono alla Congregazione Salesiana, fra le schiere innumerevoli dei Cooperatori non erompe forse pure spontanea un'altra esclamazione. Avventurata l'ora presente che dopo cinquant'anni ne fa quasi testimoni della prima esaltazione di un giovane Sacerdote a noi troppo caro? Scendano, oh! scendano copiose le celesti benedizioni sopra il degno Successore del primo nostro Padre!
Nella celebrazione del Giubileo del Rettor Maggiore ei par che ritorni l'età aurea della Famiglia, Salesiana; e per un istante si dimenticano i mali che ne circondano; la mente si solleva sopra le umane miserie: e troppo volentieri con pia meditazione si contemplano i frutti delle grazie divine in quelli che sanno essere docili strumenti nelle mani di Lui, che è mirabile ne' suoi Santi.
12 maggio 1918.
Agostino Card. Arcivescovo di Torino.
«Qui sorgerà un gran tempio in onore della Madonna, e turbe sitibonde e fameliche della Divina Eucaristia si affolleranno alle sue soglie! » Queste parole le udii sul labbro del Ven. Don Bosco nel 186o, e dopo otto anni assisteva alla consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice.
Sia benedetto il Signore. Egli, con l'associare la Messa Giubilare di Don Albera al Giubileo del Santuario di Maria Ausiliatrice, vuole illustrare e additare la più fulgida prerogativa dell'augustissimo Tempio, dove ogni giorno per la frequenza e pietà dei fedeli è una festa mariana, ed ogni festa mariana un trionfo eucaristico.
L'età nostra ha sete e fame di felicità, ma non pensa di accostarsi a Dio. La Messa Giubilare di Don Albera nel caro Santuario di Valdocco ricordi alla gioventù educata alla scuola di Don Bosco - e a tutta la generazione crescente - che Maria Ausiliatrice è la migliore delle madri, perchè non lascia mancare a nessuno dei suoi figli il Pane della Vita!
Roma, 8 maggio 1918.
Giov. Card. Cagliero.
Accade di frequente a chi prende a narrare la storia di qualche celebre Santuario di dover lamentare che sieno troppe scarse le memorie pervenuteci intorno le sue origini, e anche di dichiarare che la mancanza di ogni memoria sia essa stessa la miglior prova di veneranda antichità. Per il Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino non è così. Esso non conta, è vero, più di mezzo secolo; ma possiede una storia dettagliata e così meravigliosa, che l'ha già collocato fra i Santuari più celebri. Non intendiamo prevenire i giudizi di Santa Chiesa; ma è edificante il conoscere come il Ven. Don Bosco, assai prima di accingersi alla costruzione del Santuario, ne ebbe la prima idea, o meglio il comando, dalla stessa Beatissima Vergine (1).
Come il Ven. Don Bosco ebbe la prima Idea d'innalzare un tempio In onore della Madonna.
Il Ven. Fondatore dei Salesiani negli ultimi anni della sua operosissima vita non poteva indugiare lo sguardo sul Santuario di Valdocco senza commoversi sino alle lacrime. Il suo biografo, Don Giov. Battista Lemoyne (1), ci narrava d'averlo sorpreso più volte, appoggiato alla ringhiera che protegge il passaggio alle sue camerette, con lo sguardo rivolto al Santuario di Maria Ausiliatrice, immobile, com'assorto in una visione celeste. Interrogato che facesse, Don Bosco rispondeva che ogni volta che guardava il Santuario, gli tornavano alla mente, sempre più suggestive, certe visioni antiche.
È ormai largamente noto - e lo lasciò scritto egli stesso per ordine del S. Padre Pio IX: -che Don Bosco in ripetuti sogni (i quali con termine più esatto si dovrebbero chiamare visioni o illustrazioni celesti) previde, nei più minuti dettagli, tanto la sua vocazione, come il suo futuro apostolato.
La prima di queste illustrazioni gli brillò alla avente, quando non aveva ancor dieci anni,
Gli parve di essere in un cortile assai spazioso, pieno di fanciulli, alcuni dei quali ridevano, altri giuocavano, non pochi bestemmiavano. All'udire quelle bestemmie egli si slanciò in mezzo a loro, usando pugni e parole per farli tacere. « In quel momento - narra egli stesso - apparve un Uomo venerando, in età virile, nobilmente vestito. Un manto bianco gli copriva tutta la persona: ma la sua faccia era così luminosa, ch'io non poteva rimirarlo. Egli mi chiamò e mi ordinò di pormi alla testa di quei fanciulli, aggiungendo queste parole: - Non colle percosse, ma colla mansuetudine e colla carità, dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mèttiti dunque immediatamente a far loro un'istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù...»
Chi era quell'Uomo?
Al fanciullo che nel sogno, o visione, glie ne fece domanda, diede egli stesso questa risposta:
- Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti ammastrò di salutare tre volte àl giorno!
« In quel momento - prosegue Don Bosco - vidi accanto a lui una Donna di maestoso aspetto, vestita di un manto che risplendeva da tutte parti. Scorgendomi, mi accennò di avvicinarmi a Lei, che presomi con bontà per mano: - Guarda! - mi disse. Guardando mi accorsi che quei fanciulli eran tutti fuggiti, e, in loro vece, vidi una moltitudine di capretti, di cani, di gatti, di orsi, e di parecchi altri animali. Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare! continuò a dire quella Signora. Renditi umile, forte, robusto; e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo pei figli miei ».
Scomparvero quegli animali feroci, e al loro posto apparvero altrettanti agnelli «che, saltellando e belando, facevano festa a quell'Uomo e a quella signora ».
Questo primo sogno, o visione, non predisse chiaramente la vocazione e il futuro apostolato di Don Bosco?
Ebbene, in altre illustrazioni successive, egli vide anche, quali sorsero poi, almeno otto anni prima la Chiesa di S. Francesco di Sales e l'Oratorio, e ventiquattro anni prima il Santuario di Maria ausiliatrice.
Nelle sue Memorie Don Bosco racconta uno di questi sogni, avuto nel 1844, quando non sapeva ove trovare stabile sede all'Oratorio. Gli sem brò di trovarsi « in mezzo ad una moltitudine di lupi, di capre e capretti, di agnelli, pecore, montoni, cani ed uccelli... » Voleva fuggire, quando una Signora gli fe' cenno di seguire e accompagnare quello strano gregge. Dopo alcune tappe, « mi sono trovato - egli scrive - in un vasto cortile con porticato attorno, alla cui estremità eravi una chiesa (la chiesa di S. Francesco di Sales). Qui mi accorsi che quattro quinti di questi animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo... »
- Guarda un'altra volta! - gli disse l'augusta Signora.
« Guardai di nuovo - prosegue Don Bosco -e vidi una stupenda ed alta chiesa. Un'orchestra, una musica strumentale e vocale mi esortavano a cantar messa. Nell'interno di quella chiesa era una fascia bianca, in cui, a caratteri cubitali, stava scritto: Hic DOMUS MEA, INDE GLORIA MEA! » Qui sorgerà la mia casa; da essa si diffonderà in tutto il mondo la mia gloria.
Era la Basilica di Maria Ausiliatrice, che realmente doveva elevarsi e torreggiare sopra gli umili fabbricati dell'Oratorio (1).
E non fu questo l'unico accenno al grande Santuario, ma le indicazioni si succedettero sempre più determinate e precise.
Un'altra volta gli parve di essere in mezzo ad una moltitudine di monelli, irrequieti e cattivi; ed ecco la stessa Signora che gli dice:
« Avànzati tra quei giovani e lavora! » Don Bosco vi si dispone; ma dove raccoglierli? La Signora gli addita un prato. Il giovane sacerdote v'entra e comincia a lavorare. Ma quello è appena un luogo provvisorio: e la Signora gli mostra una piccola chiesa; poi quando questa è diventata a sua volta insufficiente, gli addita l'altra chiesa assai grande, anzi lo conduce ella stessa nel luogo preciso ove altra volta glie l'aveva mostrata, e gli dice:
« In questo luogo dove i gloriosi Martiri di Torino, Solutore, Avventore, ed Ottavio, soffrirono il loro martirio, su queste zolle che furono bagnate e santificate dal loro sangue,
Sulla chiesa di S. Francesco di Sales egli vide scritte queste parole : Haec est domus mea: inde gloria mea (questa è la casa mia; di qui la mia gloria).
Sul primo fabbricato dell'Oratorio, edificato sull'area di casa Pinardi, vide quest'altra iscrizione: Hic nomen meum! Hinc inde exibit gloria mea (Qui è il mio Nome! da tutt'intorno si diffonderà la mia gloria)
Le une e le altre parole, diceva Don Bosco, sono del Signore.
Quando l' 11 novembre 1875 parti dal Santuario il primo drappello di Missionari per l'Argentina, al vedere l'entusiasmo e la commozione dei giovani e della moltitudine accorsa alla cerimonia, Don Lemoyne disse a Domi Bosco sulla soglia della Basilica: - Ah ! Don Bosco, si comincia dunque ad avverare l'Inde exíbit gloria mea! - Don Bosco gli rispose profondamente commosso : - È vero! io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo ».
Così dicendo, segnò col piede il luogo del martirio. Don Bosco ricordò l'indicazione esattamente. Essa corrisponde all'angolo interno della Cappella dei SS. Martiri, prima detta di S. Anna, al lato del Vangelo (1)
Altra volta parve a Don Bosco di trovarsi sul limite della vecchia Torino, e precisamente nello spiazzale formato dal termine di Corso Valdocco e di Corso Principe Eugenio a livello di Corso Regina Margherita. Di là spingendo lo sguardo verso la Dora, poco oltre la Via Cottolengo, in un campo coltivato ad ortaglie, vide tre bellissimi giovani, splendenti di luce, che stavano fermi proprio nel punto che nel sogno precedente gli era stato indicato come teatro del glorioso martirio dei tre soldati della legione tebea. Invitato a scendere da questa parte, si affrettò a raggiungerli, e fu da essi accompagnato con la più grande amorevolezza all'estremità del terreno, ove sorse di poi la Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. Qui percorso breve tratto, passando di meraviglia in meraviglia, si trovò dinanzi ad una Matrona magnificamente vestita, d indicibile avvenenza, maestà e splendore, presso la quale, distinse un senato di vegliardi in aspetto di principi. A lei, come a regina, facevano splendido corteggio innumerevoli personaggi ornati di una grazia e ricchezza abbagliante: mentre, intorno intorno, si stendevano altre schiere, fin dove poteva giungere lo sguardo.
La Signora - apparsa nel punto ove sorge adesso l'altar maggiore del Santuario - invitò Don Bosco ad avvicinarsi; e come l'ebbe dappresso, gli disse che i tre giovani che lo avevano condotto a lei, erano i Martiri Solutore, Avventore ed Ottavio, quasi volesse indicargli come essi sarebbero stati i patroni speciali di quel luogo. Quindi con un incantevole sorriso sulle labbra e con affettuose parole, lo incoraggiò a non abbandonare i suoi figli, ma a proseguire con sempre maggior ardore l'opera intrapresa. Aggiunse che incontrebbe ostacoli gravissimi, ma tutti sarebbero stati vinti e superati dalla confidenza nella Madre di Dio e nel suo Divin Figlio. In fine gli mostrò poco distante una casa, che esisteva realmente (proprietà di un certo Pinardi) ed una chiesuola, nel sito preciso dove sorse la chiesa di S. Francesco di Sales, coll'annesso fabbricato; ed alzando la destra con voce ineffabilmente armoniosa esclamò: - HAEC EST DOMUS MEA! INDE GLORIA MEA! - Al suono di queste parole Don Bosco, rimase talmente commosso, che si riscosse; e la figura dell'Augusta Signora con tutta la visione lentamente svanì, come nebbia al levar del sole.
Poteva la Madonna indicar meglio al suo Servo che essa avrebbe preso sotto il suo manto l'Opera appena iniziata? Poteva Don Bosco tralasciare di erigere il Tempio, richiesto dalla sua celeste Ispiratrice? E il buon popolo, sempre schietto nei suoi entusiasmi religiosi e felice nei suoi giudizi e nelle sue espressioni, poteva dare a Maria Ausiliatrice un altro nome più appropriato di quello che poi le diede di o Madonna di Don Bosco? »
Come Don Bosco, ancor prima di erigere il nuovo Tempio, stabilì di dedicarlo a Maria Ausiliatrice.
Dopo aver gettato le basi della Pia Società Salesiana, il Venerabile Don Bosco, ossequente alle accennate illustrazioni e bramoso, nell'intimo del cuore, di dar un pubblico pegno del suo amore e della sua devozione alla benedetta Madre di Dio, si determinò di metter mano alla costruzione della stupenda ed alta Chiesa, che aveva già contemplata.
Nel dicembre del 1862 diceva al chierico Paolo Albera, che doveva essere il suo secondo successore:
« La nostra chiesa è troppo piccola; non contiene tutti i giovani, o pure vi stanno addossati l'uno all'altro. Quindi ne fabbricheremo un'altra più bella, e più grande, che sia magnifica: e le daremo il titolo: Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice... »
Fece le sue confidenze anche a Don Giovanni Cagliero, il futuro Apostolo della Patagonia, poi Cardinale di S. Romana Chiesa, il quale attesta:
« Nel 1862 Don Bosco mi disse che meditava l'erezione di una chiesa grandiosa e degna della Vergine SS.ma. - Sinora, soggiungeva, abbiamo celebrato con solennità e pompa la festa dell'Immacolata, ed in questo giorno si sono incominciate le nostre prime opere cogli Oratorii festivi. Ma la Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo proprio bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana. E sai tu un altro perchè?
» - Credo, risposi io, che sarà la Chiesa Madre della nostra futura Società, ed il centro dal quale emaneranno tutte le altre nostre opere a favore della gioventù.
» - Hai indovinato, mi disse: Maria SS. è la fondatrice e sarà la sostenitrice delle nostre opere! »
Non appena si sparse nell'Oratorio la voce che si voleva costrurre il nuovo tempio, Don Bosco domandò a uno stuolo di giovani:
- E con qual titolo invocheremo la Madonna nella nuova chiesa?
Chi propose il titolo dell'Immacolata, altri quello del Carmine, altri del Santo Rosario. Il Venerabile lasciò dire, poi manifestò l'idea d'invocarla sotto il titolo di Auxilium Cristianorum: e dalle sue parole i presenti si fecero la persuasione, che in tal modo voleva ravvivare in mezzo al popolo cristiano la fede nel trionfo della Chiesa, nella lotta che deve sostenere in questi tempi.
Anche quando presentò in Municipio un primo disegno del nuovo tempio colla denominazione « Chiesa di Maria SS.ma Ausilitrice » e uno degli architetti credette d'osservargli che quel titolo gli pareva impopolare, inopportuno e che sapeva troppo di bigottismo, Don Bosco tranquillamente rispose:
- Signor architetto, nelle tante sue occupazioni Ella forse non ha avuto tempo di studiare l'origine di questo nome, ma esso rammenta la vittoria riportata dagli Italiani e dagli Spagnuoli a Lepanto contro i Turchi; e ricorda anche la liberazione di Vienna e il nome del principe Eugenio di Savoia.
- Sarà, ma non pare adatto ai tempi.
- Ebbene, me ne suggerisca uno migliore.
- E non potrebbe chiamarla del Carmine, o del Rosario, o che so io?... Sì, sì, muti, muti il titolo! Quell'Ausiliatrice sembra che non suoni troppo bene... È un titolo nuovo in Torino... e potrebbe supporre... E poi la Madonna ne ha tanti titoli!
- Certo qualunque titolo glorioso si dia alla Madonna, tutti a Lei convengono; e per quanto si dica, non si dice mai abbastanza...
Il titolo di Maria « Aiuto dei Cristiani » suonava adunque a certe orecchie come una specie di sfida, come un non so che di opposizione alle massime della rivoluzione e a' suoi trionfi; pareva una nuova bandiera che si levasse nel campo della Chiesa.
Don Bosco lasciò passare qualche settimana e, fatto stendere il disegno definitivo, lo presentò in Municipio. Non si parlava di Maria Ausiliatrice, ma solamente di una Chiesa in Valdocco. Gli edili stabiliarono nel veder la grandiosità del disegno e, complimentando Don Bosco, esclamavano:
- Ma qui ci vuole un milione! Come farà a portare a compimento una tal mole?
- Ne lascino a me il pensiero. Io non domando danari, ma l'approvazione.
- E qual titolo avrà questa chiesa?
- Il titolo penserò io a trovarlo. A loro spetta solo approvare il disegno.
Il disegno fu approvato. Don Bosco si recò a ringraziare quel tale architetto, e lasciò capire la sua ferma risoluzione di voler intitolare la nuova chiesa a Maria Ausiliatrice.
Egli non volle cambiar questo titolo a nessun costo, anche perchè « il Sommo Pontefice Pio IX - così narra Don Bosco - mandò la sua prima graziosa offerta di franchi 5oo, facendo sentire che Maria Ausiliatrice sarebbe stato un titolo certamente gradito all'Augusta Regina del Cielo. » Ma crediamo che il Venerabile deve aver preferito questo titolo per un'altra ragione. Forse, insieme con altri dettagli del nuovo Tempio, anche questo gli venne dall'alto. Questo è certo che il titolo di Maria Ausiliatrice, o Aiuto dei Cristiani, per l'opportunità e la profondità del significato, cioè per l'intimo senso cristiano e per quell'attività di bene che inculca ai devoti, parve a Don Bosco il più conveniente per i tempi nuovi.
(1) Protestiamo formalmente, che parlando del Ven. Don Bosco non vogliamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che meriti una semplice testimonianza umana, nè prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Lui -ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.
(2) Quanto segue è basato o sulle testimonianze di questo caro sacerdote, o sulle Memorie autografe di Don Bosco.
(1) L'iscrizione accennata ed altre consimili apparvero al Venerabile anche sopra altri edifizi.
(1) La cappella dei SS. Martiri è a destra di chi entra nel Santuario di Maria Ausiliatrice.
« Sono circa dieci anni - scriveva Don Bosco in un primo appello alla carità dei fedeli, in data 1° febbraio 1863, dall'Oratorio - sono circa dieci anni, da che gettavamo le fondamenta di una chiesa a lato di questa casa; coll'aiuto di caritatevoli persone prestamente compievasi e consacravasi al divin culto (1). Quell'edifizio peraltro, che allora sembrava bastasse, ora non può contenere che una piccola parte dei giovanetti che sono disposti ad intervenire; il maggior numero non vi può più entrare. Di più havvi qui attorno una popolazione di oltre a ventimila abitanti, nel cui mezzo non esiste nè chiesa, nè cappella, nemmanco pubblica scuola, in cui, ad eccezione della nostra si facciano sacre funzioni o si impartisca l'insegnamento religioso. In vista di questo morale e religioso bisogno, vennemi in pensiero di tentare un novello edifizio da consacrarsi al divin culto, in onore della B. V. Immacolata, sotto il titolo di Maria Auxilium Christianorum...
I lavori incominciarono nel maggio del 1863 con la compera di tutta l'area necessaria alla costruzione e la provvista delle tavole occorrenti per cingerla di uno steccato. Poi si pose mano agli scavi. Questi si protrassero fino all'inverno, senza essere ultimati. Trattavasi di uno scasso assai profondo: non meno di cinque metri su tutta una superficie di 1200 metri quadrati, per il sotterraneo; e quindi un fosso più profondo per le fondamenta, in un terreno acquitrinoso, che richiese una fitta palificazione.
Sulla fine dell'aprile 1864, compiuti gli scavi, si cominciarono le fondazioni. Il Ven. Don Bosco, in compagnia dell'impresario e di alcuni preti e chierici dell'Oratorio, scese nelle fondamenta per collocarvi egli stesso il primo sasso. Ciò fatto, si volse all'impresario e gli disse:
- Ti voglio dar subito un acconto per i grandi lavori! - e proseguì sorridendo: - Non so se sarà molto, ma sarà TUTTO QUELLO CHE Ho!
E, cavato fuori il borsellino, lo capovolse nelle mani aperte dell'impresario, il quale s'immaginava di ricevere un bel gruzzolo di monete d'oro, e invece non vide cadere più d'otto soldi!
Sempre sorridendo, Don Bosco continuò:
- Sta' tranquillo, la MADONNA PENSERÀ ELLA STESSA a provvedere il danaro .necessario per la sua Chiesa.
E fu veramente così.
«Male di capo cessato -- sono parole di Don Bosco - febbri vinte, piaghe ed ulceri cancrenose sanate, reumatismi cessati, convulsioni risanate, male d'occhi, di orecchi, di denti, di reni istantaneamente guariti; tali sono i mezzi di cui servissi la misericordia del Signore per somministrarci quanto era necessario a condurre a termine questa chiesa.
»Torino, Genova, Bologna, Napoli, ma più d'ogni altra città, Milano, Firenze, Roma, avendo in modo speciale provata la benefica influenza della Madre delle Grazie, invocata sotto il nome di Aiuto dei cristiani, dimostrarono eziandio la loro gratitudine colle oblazioni. Anche più remoti paesi, come Palermo, Vienna, Parigi, Londra e Berlino ricorsero colla solita preghiera e colla solita promessa a Maria Ausiliatrice (la Promessa di un'offerta per il Santuario in costruzione). NON MI CONSTA CHE ALCUNO SIA RICORSO INVANO! Un favore spirituale o temporale, più o meno segnalato, fu sempre il frutto della dimanda e del ricorso fatto alla pietosa Madre, al potente Aiuto dei cristiani. Ricorsero, ottennero il celeste favore, fecero la loro offerta, senza esserne in alcun modo richiesti ».
Colmate le fondamenta, il 27 aprile 1865 si fece la posa della pietra angolare. La cerimonia fu solennissima. Vi convennero, insieme con una gran moltitudine di cittadini e dense schiere di giovani (tra cui tutti gli alunni del Collegio di Mirabello Monferrato, il primo Collegio aperto da Don Bosco fuori di Torino), il Sindaco ed altri membri del Municipio, il Prefetto, e, col suo nobile seguito, Sua Altezza Reale il Principe Amedeo di Savoia, Duca d'Aosta. Il sacro rito, essendo vacante la sede arcivescovile per la morte di Mons. Luigi dei Marchesi Fransoni, fu compito da Mons. Giov. Antonio Oddone, Vescovo di Susa: e il giovane Principe, che aveva allora vent'anni, fece da padrino e gettò sulla pietra angolare la prima calce.
Il verbale dell'atto solenne terminava cosi: « L'Augusta Regina del cielo assicuri un posto nella eterna beatitudine a tutti quelli che hanno data o daranno opera a condurre a termine questo sacro edifizio, o in qualche modo contribuiranno ad accrescere il culto e la gloria di Lei sopra la terra.» E realmente Maria Ausiliatrice prese a largheggiare di favori, anche nel tempo, con quelli che mandavano o promettevano offerte per il nuovo Santuario.
Con esse nel corso del 1865 la fabbrica fu condotta al tetto e coperta, ad eccezione della cupola.
Questa sorse nel 1866. Nel 1867 si collocò sopra la cupola la statua della Madonna in rame battuto, alta circa quattro metri; e si compì ogni lavoro esterno. L'interno fu ultimato nei primi mesi del 1868.
E non si creda che le offerte fossero rilevanti: la maggior parte erano minime, e venivano dal popolo. Un povero, che guadagnava da vivere rivendendo un po' di frutta, essendo capitato innanzi la fabbrica in costruzione e sentendo che si trattava di una chiesa che veniva sorgendo col privato concorso dei fedeli, volle anch'egli concorrervi come meglio poteva. Chiamò il direttore dei lavori, con generoso sacrifizio gli consegnò tutta la frutta perchè la dividesse fra i muratori, poi, volendo compiere, com' egli diceva, l'opera incominciata, si fe' aiutare a caricarsi sulle spalle una grossa pietra e s'incamminò su per i ponti. Tremava tutto il buon vecchio sotto il grave peso, ma gli parve leggero pel fine religioso da cui era animato. Giunto in alto, depose il sasso esclamando allegramente:
- Ora muoio contento, poichè spero di poter partecipare in qualche modo a tutto il bene che si farà in questa chiesa!
Non commove il pensare che questo Santuario, eretto in nome di Colei che si volle costituir patrona e provveditrice dei poveri figli del popolo, sia sorto quasi per intero con le offerte del povero popolo, pieno di fede nella potenza e nella bontà della Madonna?
La cerimonia della dedicazione ebbe luogo l'anno 1868. Il 21 maggio furono benedette le campane da Mons. Balma, Vescovo titolare di Tolemaide; e il 9 giugno l'Arcivescovo di Torino Mons. Alessandro dei Conti Ricardi di Netro consacrò il Santuario.
In quel giorno il Ven. Don Bosco, cogli occhi velati da molte lacrime di commozione, salì all'altare della sua celeste Ispiratrice e Protettrice, subito dopo l'Arcivescovo, e celebrò secondo l'intenzione di tutti i suoi figli e benefattori. Com'ebbe finito, fu circondato per lunga ora da una moltitudine di persone di ogni ceto, continuamente rinnovantesi, venuta a ringraziare o a chieder grazie a Maria Ausiliatrice. « Alla sera pure, narra Don Lemoyne, venne assediato da una gran folla sulla gradinata della porta che dà alla sagrestia e alla cappella di S. Pietro. La moltitudine si stendeva per lungo tratto in cortile. Vi erano malati che domandavano la guarigione, divoti che volevano baciargli la mano, curiosi che ammiravano lo spettacolo di un uomo tanto desiderato. Ed egli ascolta tutti con grande carità e a tutti dà la benedizione. Uno gli dice di esser venuto per ottenere sollievo da un gran male di denti Don Bosco gli suggerisce la recita di un'Ave Maria; quegli ubbidisce ed è libero all'istante. Un altro, che non vedeva più da anni, riacquista istantaneamente la vista! Era un fremito di commozione e di gioia universale; era il preludio delle meraviglie che quind'innanzi Maria Ausiliatrice avrebbe operato per mezzo di Don Bosco!
» Giunge una paralitica, portata sopra un carretto, tirato da un povero giumento. Il conducente ha un bel gridare alla folla, volendo avvicinarsi a Don Bosco. Non gli è più possibile dare un passo. L'inferma, che non poteva muoversi da tanto tempo, impaziente di quell'indugio, senz'avvedersene salta giù dal carro per farsi avanti e aprendosi un varco arriva al Venerabile, e solo quando è al suo cospetto si accorge di essere guarita! Il suo grido di maraviglia è ripetuto dagli altri; i parenti piangono per la commozione e vogliono subito sottrarla agli sguardi della moltitudine.
» - Sono guarita! sono guarita! - ella continua a ripetere.
» - Lo vediamo, vieni a casa!
» - No, prima voglio andare a ringraziare la Madonna! »
Queste scene, ripetutesi durante l'ottavario. divennero poi frequenti attorno l'Apostolo della divozione a Maria Ausiliatrice, specialmente nei suoi viaggi in Francia e in Spagna.
Imponenti furono le funzioni dell'ottavario, rese più solenni dalla predicazione e dai riti pontificali celebrati da altri Vescovi, da Mons Lorenzo Gastaldi di Saluzzo, Mons. Ghilardi di Mondovì, Mons. Ferrè di Casalmonferrato e Mons. Galletti di Alba. Immensa la moltitudine di fedeli, accorsi non solo dal Piemonte, ma anche da Milano, da Venezia, da Bologna, da Firenze, da Roma, da Napoli e da altre parti, per ringraziare Maria SS. di grazie ottenute, o per invocarne delle nuove con la più viva fiducia d'essere esauditi. È questa la data di cui si celebra il Cinquantenario
(1) Allude alla chiesa di S. Francesco di Sales. Se ne pose la prima pietra nel maggio del 1851 e se ne fece l'inaugurazione il giorno della Consolata (2o giugno) 1852.
Il Santuario di Maria Ausiliatrice è un tempio di stile composito, a croce latina, sopra una superficie di 1200 mq. Il disegno è del cav. ing. Spezia di Torino.
Due campanili ed un'alta cupola, coronata da una statua della Madonna, in rame dorato, fanno splendida corona alla facciata.
Questa ha un aspetto maestoso e leggiadro. Quattro grosse colonne binate ne sorreggono il frontone triangolare. Sopra questo, agli angoli, sorgono le statue dei SS. Martiri Torinesi Solutore, Avventore, ed Ottavio; nel centro è lo stemma della Società Salesiana. Nel fregio del cornicione, a caratteri in bronzo, si legge l'invocazione «Maria Auxilium Cristianorum ora pro nobis »; ai lati, le date della inagurazione e della decorazione del sacro edifizio: 1868 e 1891. Sotto l'ampia finestra a rosone è una scritta « Maria aedificavit sibi domum »; sotto ancora, nella nicchia sopra la porta, un gruppo marmoreo : Gesù in mezzo ai fanciulli.
Altre statue, due sopra l'alzata degli sfondi laterali (S. Francesco di Sales, titolare della Pia Società fondata dal Ven. Don Bosco, e S. Massimo, I° Vescovo di Torino) e due in nicchie sottostanti, negli stessi sfondi laterali, (S. Giuseppe e S. Luigi, compatroni dell'Oratorio) accrescono la ricchezza delle decorazioni.
Negli intercolonnii, ossia nei vani delle quattro grosse colonne binate, due bassorilievi rappresentano due fatti solenni relativi al culto di Maria Ausiliatrice: S. Pio V che annunzia ai famigliari la vittoria di Lepanto, e Pio VII che in rendimento di grazie incorona il simulacro della Madonna della Misericordia a Savona e decreta l'istituzione della festa di Maria Ausiliatrice. Due altri bassorilievi nelle basi delle colonne binate recano due scene del Vangelo, (la risurrezione del figlio unico della vedova di Naim e la guarigione del sordomuto) adombrando la missione affidata dalla Vergine al Ven. Don Bosco a prò della gioventù o l'azione di Maria Ausiliatrice mercè l'Opera Salesiana.
Nell'interno ciò che attrae lo sguardo è l'altar maggiore col gran quadro di Maria Ausiliatrice, che sorge nel punto ove la Vergine fu vista in gloria dal Ven. Don Bosco.
Questi, cominciati i lavori del Santuario, chiamò il pittore Tommaso Lorenzone e gli delineò minutamente il vagheggiato dipinto. Il Lorenzone ascoltò attentamente il Venerabile e s'attenne fedelmente alle norme fissate.
Artista non solo di pregio ma anche religioso, vi riuscì stupendamente ; e confessò più volte che nel dipingere il volto di Maria Ausiliatrice, gli parve che una mano invisibile gli guidasse il pennello. Certo, chiunque contempla quella sacra immagine, resta colpito dalla dolcezza del viso regalmente materno della Vergine e si sente inondare il cuore di devozione e fiducia.
Maria SS.ma Ausiliatrice, qual celeste visione, campeggia in un mare di luce che le piovono dall'alto il Divin Padre e lo Spirito Santo, a simboleggiare la dignità e le grazie ond'Ella è stata arrichita. Due gruppi di angeli, dolcemente librati sulle ali, la contemplano con amore. L'eccelsa Regina ha nella destra lo scettro e col braccio sinistro stringe dolcemente al petto il pargoletto Gesù, il quale sorridendo allarga le braccia e par che dica: Pregate, pregate mia madre; Io ho tutto rimesso a lei! Gli apostoli e gli evangelisti fanno ossequiosa corona alla Vergine, e collo sguardo fisso in Lei o vólto con ansia a chi si accosta all'altare, par che dicano anch'essi : Venite, accorrete, o Cristiani: ecco la vostra Ausiliatrice ! A basso, nello sfondo, in lontananza si delineano le colline di Torino e da presso scorgi l'Oratorio ed il Santuario di Valdocco, ossia il luogo scelto per i suoi trionfi dall'Ausiliatrice.
La gran pala d'altare, tutta in marmo, che sorregge la sacra immagine, è lavoro dell'architetto ing. Crescentino Caselli ; venne eretta nel 1891.
Nell'anno 1868, allorchè venne inaugurato, il Santuario aveva solo cinque altari. Quattro di essi, compreso anche il maggiore (ad eccezione del tabernacolo che fu reso più elegante) rimasero immutati sino al presente. Nel 1891, insieme con le belle decorazioni di tutto l'esterno e dell'interno, quali si vedono al presente, vennero inaugurati tre nuovi altari: quello di S. Francesco di Sales, e i due in fondo alla chiesa. Tre nuovi altari vennero eretti nel coro posteriormente.
Gli altari sono intitolati così: l'altar maggiore, che è privilegiato gregoriano perpetuo, a Maria SS. Ausiliatrice; quelli della crociera a S. Giuseppe e a S. Pietro; quelli delle cappelle laterali a S. Francesco di Sales e ai SS. Martiri Torinesi; i due collocati nelle piccole cappelle prossime alla porta maggiore, al S. Cuore di Gesù e alla B. Vergine Addolorata; i tre del coro ai Patroni della gioventù, S. Luigi Gonzaga, S. Giovanni Berkmans, e S. Stanislao Koska.
Le decorazioni, come si è detto, si compirono nel 1891. Lo stesso Ven. Don Bosco pensava di dare al Santuario una veste meno indegna di Colei, in cui onore l'aveva edificato, ma non potè soddisfare il suo voto, perchè la Madonna lo chiamò in paradiso.
Fu il suo primo Successore, l'indimenticabile Don Rua, che si affrettò ad eseguire il disegno di Don Bosco per una grazia della Madonna. « Le belle decorazioni - scriveva Don Rua ai Salesiani nel 1891 -- si compirono come monumento alla venerata memoria del nostro Fondatore, e in pari tempo come atto di riconoscenza a Maria Ausiliatrice e scioglimento di una promessa per insigne grazia, ottenuta da questa nostra Celeste Patrona. Ricorderete come alla morte del nostro caro Don Bosco, eravamo sommamente ansiosi di poterne sconservare la venerata salma in questo Oratorio, od almeno in qualche nostra casa presso Torino, ed avrete pur conosciuto le gravi difficoltà che s'incontravano. Fu allora che il Capitolo Superiore (cioè il Consiglio Superiore della Pia Società Salesiana) di comune accordo, promise alla Vergine Ausiliatrice di por mano, di quell'anno stesso, ai restauri e decorazioni del suo Santuario, se ci otteneva la tanto sospirata grazia. I nostri voti furono esauditi con grande gaudio di tutta la Pia Società, avendo potuto conservare la salma di Don Bosco nel nostro Seminario delle Missioni in Valsalice (1). »
Nel 1891 ricorreva il Cinquantenario della fondazione dell'Opera degli Oratori Salesiani, e il miglior modo di solennizzare la data memoranda, fu proprio l'inaugurare i restauri del Santuario di Maria Ausiliatrice, cioè della tenera Madre che li aveva ispirati e costantemente tenuti sotto il suo manto benedetto.
Dopo l'8 dicembre 1891, la data più cara per il Santuario di Maria Ausiliatrice fu quella della domenica 17 maggio 1903, quando la S. Immagine, per decreto di Papa Leone XIII e in suo nome ed autorità, dall'Eminentissimo Cardinale Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino, assistito da ventisei Arcivescovi e Vescovi, accorsi da ogni parte d'Italia e dall'Estero - con splendore sovrano - venne fregiata di auree corone. Enorme la quantità dei forestieri che si riversò a Torino per la memoranda cerimonia! N'eran gremiti la piazza e il corso di fronte al Santuario e le stesse vie adiacenti. Quando dall'alto della cupola squillarono le trombe che annunziavano il compiersi del sacro rito, e le campane del Santuario
- cui risposero con giubilo cento e cento altre della città - suonarono a gloria, un grido immenso di gioia scoppiò da molte migliaia di cuori, pieni d'ineffabile esultanza pel sommo trionfo della « Madonna di D. Bosco! »; e alcuni colombi viaggiatori, lanciati dall'alto della cupola del Santuario, portavano la lieta novella al Vicario di Gesù Cristo. Quel dì, accanto all'altare di Maria Ausiliatrice, era il 1° Successore di Don Bosco, il caro Don Rua, commosso fino alle lacrime. Al suo fianco era Don Albera, tornato allora da un viaggio prolungatosi per tre anni da un capo all'altro dell'America; e alla messa solenne pontificò il primo Vescovo Salesiano, Mons. Giovanni Cagliero.
Un'altra data memoranda - che non può aver riscontro se non nelle feste della Consacrazione del Santuario e dell'Incoronazione della Sacra Immagine, è quella del 9 giugno 1918, per la cerimonia dell'apposizione di un aureo scettro gemmato, dono di un'augusta principessa, alla destra di Maria Ausiliatrice
O Maria Ausiliatrice, Madre e Regina nostra amatissima, conservate tutti i figli di Don Bosco nel vostro santo servizio!
(1) E il Signore dispose che anche la salma del primo Successore di Don Bosco, morto in concetto di alta santità il 6 aprile 1910, riposasse accanto a quella del Fondatore nello stesso mausoleo. Si erano compiuti allora allora i restauri alla tomba di Don Bosco e parve quasi che lo stesso Venerabile avesse voluto decorarla per accogliere a festa il suo lo Successore.
9 Giugno 1918.
O bella Signora,
che, cinta di rose, qual fulgida aurora ritorni fra noi,
di lieti concenti con voci festose ripeton le genti i meriti Tuoi.
Quest'umil vallea
di sterpi e di dumi, già già si ricrea a vita per Te !
Oh quanti favori
di grazie e di lungi, riversi sui cuori ricolmi di fè!
Germoglian le aiuole
ai rai di Tua fronte !
fai crescer le viole, olezzano i fior !
Tal forse d'aspetto scendevi sul monte al buon fanciulletto sì caro al tuo cor !
chè, quando vedea compita Tua voglia, che l'umil vallea di Te risuonò,
commosso, divoto, prostrato alla soglia, scioglieva il gran voto che il core formò !
Gli par tra le nubi veder a legioni discender cherubi di Te messagger...
per dire alle genti Tuoi splendidi doni, Tue grazie, portenti, Tuo divo poter.
Ripieno di vita
al Padre dappresso un giovin Levita saliva all'altar.
al cielo tien fiso
il fronte dimesso, e un dolce sorriso dall'occhio traspar.
E al Padre fidente tornavi, o Maria, scoprendo alla mente un lieto avvenir ;
con raggio giocondo per mistica via Lui dici Secondo gradito all'empir!
Volgendosi al Figlio sorrise il buon Padre, con placido ciglio l'augurio segnò...
ed or dalle squadre gloriose del cielo applaude quel zelo che a noi dispiegò.
A Te de' Cristiani aiuto e difesa,
dai monti, dai piani s'inalzi il desir...
Proteggi, difendi l'affitta tua Chiesa., benigna sospendi
de' mesti il languir.
G. B. FRANCESIA,
Grazie e favori spirituali concessi dai Sommi Pontefici Pio IX, Leone XIII, Pio X e Benedetto XV, al Santuario dl Maria Ausiliatrice, dall'anno 1868 all'anno 1918.
Il Venerabile Don Bosco, sempre pieno di riconoscenza per i suoi benefattori, in un libretto che scrisse a ricordo delle solennità della Dedicazione del Santuario di Maria Ausiliatrice (1), ha questa cara testimonianza:
« Diciamolo ad onore della verità ed a gloria del regnante Pio IX: se questa chiesa potè compiersi in tanto breve spazio di tempo, ne siamo a lui debitori. Egli ne incoraggì la costruzione, fece la prima oblazione, mandò la sua apostolica benedizione sopra tutti gli oblatori.
» Non mancò di concorrere coli altre oblazioni e con doni da porsi in lotteria; di più nel 12 gennaio 1867 concedette a tutti quelli che avevano concorso per questa Chiesa:
» 1° L'apostolica benedizione con Indulgenza Plenaria in articolo di morte;
» 2° Indulgenza plenaria tutte le volte che eglino si fossero accostati degnamente alla santa Comunione...
» Avvicinandosi poi il tempo della Consacrazione la medesima Santità Sua donava uno stupendo cereo con molta maestria lavorato, offerto al S. Padre dalla Basilica Lateranense con queste parole scritte nel cereo stesso: Basilica Lateranensis, caput et mater omnium Ecclesiarum... Così in certo modo avevamo il Vicario di Gesù Cristo che teneva davanti all'altare maggiore una fiaccola accesa per ricordare che la nostra fede per esser viva e fruttuosa deve sempre essere illuminata e guidata dal Vicario di Gesù Cristo.
» Per animare poi tutti a prender parte a questa solenne consacrazione aprì i tesori della Chiesa concedendo grandi favori spirituali... »
Infatti il S. Padre Pio IX con Breve del 22 maggio 1868 concedeva indulgenza plenaria a tutti i fedeli cristiani che avrebbero visitato a la chiesa eretta a Torino in onore della Vergine Immacolata, sotto il titolo di MARIA AUSILIATRICE » o nel giorno della consacrazione, o in un giorno dell'ottavario, a libera scelta.
Sulla traccia di Don Bosco segue l'elenco delle principali grazie e favori spirituali concessi dai Sommi Pontefici al Santuario e ai devoti di Maria Ausiliatrice, dall'anno 1868 all'anno 1918.
Papa Pio IX.
1868. - Il Ven. Don Bosco, compiuta la concrazione del Santuario, ne dava notizia al S. Padre Pio IX come ad insigne benefattore, e insieme gli inviava con alcune medaglie-ricordo dell'avvenimento. L'augusto Pontefice, di sempre cara memoria, in data 13 settembre 1868, rispondeva paternamente a Don Bosco:
« Noi abbiamo provato quasi la medesima gioia che inondò te e gli imitatori del tuo zelo, quando per mezzo della tua lettera siamo venuti a conoscere che era stato condotto a termine in cotesta nobilissima città, e che era già stato a Dio consacrato il nuovo tempio dedicato al nome della B. Vergine AIUTO DEI CRISTIANI. Imperocchè sebbene non abbiamo Noi potuto trovarci presenti a quel giocondo spettacolo, tuttavia l'industria tua Ci fece quasi avere sotto gli occhi la fronte esterna della chiesa, per le medaglie che ci mandasti egregiamente cesellate, e contemplare la stessa immagine della Madre di Dio. Gioverà poi moltissimo ad accrescere la Nostra fiducia la vista di cotesta sacra immagine, imperocchè Noi siamo di avviso che non avvenne senza un divino consiglio, che mentre si rinnovava dagli empi terribile guerra contro la Chiesa Cattolica, si celebrasse con nuovi onori la celeste Patrona col titolo di AIUTO DEI CRISTIANI. Di fatto Noi, sotto alla sua protezione. nutriamo fiducia che protetti dalla Divina Provvidenza, saremo liberati dai mali soprastanti, e che incolumi riusciremo da' Nostri nemici. »
Dopo aver approvato il titolo, l'angelico Pio IX si degnava commendare in certa guisa anche la sacra immagine di Maria Ausiliatrice e la diffusione del suo culto.
1869. - Con Breve 16 marzo 1869 lo stesso Pontefice Pio IX, commendando le salutari e proficue cure del Ven. Don Bosco, il quale « per eccitare ed accrescere la divozione dei fedeli verso la Santa Madre di Dio e l'Augusto Sacramento dell'Eucarestia » aveva stabilito d'istituire con licenza dell'Ordinario la Pia Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice « i cui soci hanno per iscopo principale di promuovere il culto della Immacolata Madre di Dio e dell'augusto Sacramento », affinchè detta Associazione prendesse «col divino aiuto di giorno in giono maggior incremento » l'arricchiva di copiose indulgenze plenarie e parziali per un decennio.
L'Arcivescovo di Torino, Mons. Alessandro Ottaviano Ricardi dei Conti di Netro, in base al memoriale e agli statuti presentatigli da don Bosco nei quali erano già elencate le indulgenze concesse dal Sommo Pontefice, « per alimentare ed accrescere la divozione dei fedeli verso la Santa Madre di Dio e l'augusto Sacramento dell'Eucaristia » erigeva e, con apposito decreto del 18 aprile 1869, dichiarava canonicamente eretta all'altar maggiore del Santuario l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice.
1870.- Ad istanza del Ven. Don Bosco, il Sommo Pontefice Pio IX, con Breve dell'11 marzo 1870, dava una novella prova della sua benevolenza all'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, confermando in perpetuo le sopraddette Indulgenze e concedendo « a tutti e singoli i fedeli dell'uno e dell'altro sesso, che in avvenire sarebbero entrati nella suddetta Associazione » un'altra Indulgenza plenaria per il giorno dell'ascrizione.
1870. - Lo stesso Sommo Pontefice Pio IX, addì 5 aprile 1870, seguendo le consuetudini de' suoi Predecessori « di arricchire di particolari onori e privilegi le società dei fedeli, dirette all'esercizio di opere di cristiana pietà e carità » con la sua Apostolica Autorità innalzava l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, in poco tempo divenuta fiorente, al grado di Arciconfraternita « con tutti e singoli gli onori, le preminenze, le prerogative, i diritti e i privilegi soliti » e con la facoltà di aggregarsi altre associazioni dello stesso titolo e dello stesso scopo, canonicamente erette nell'Archidiocesi di Torino.
1874. - Ad istanza del Ven. D. Bosco, con Decreto della S. Congregazione dei Riti in data 16 aprile 1874, il S. Padre Pio IX concedeva « per comodità dei fedeli » d'anticipare o trasferire la festa di Maria Ausiliatrice « ritenuto l'ufficio e la messa del 24 maggio » a qualunque giorno dell'anno, « non però oltre il mese di luglio », purchè non occorra alcuna festa della B. Vergine, nè doppio di 1a o 2a classe, o vigilia od ottava privilegiata.
1875. - Con Breve del 29 gennaio 1875, il S. Padre Pio IX concedeva indulgenza plenaria quotidiana perpetua ( cioè da potersi lucrare in un giorno dell'anno, a libera scelta di ciascuno) applicabile anche ai defunti, a tutti i fedeli che, confessati e comunicati, facciano una visita al Santuario.
1877. - Ad istanza del Ven. D. Bosco, il Santo Padre Pro IX, con Breve del 2 marzo 1877, concedeva in perpetuo all'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice la facoltà di aggregarsi altre Associazioni dello stesso titolo e dello stesso intento, canonicamente erette in tutto il Piemonte: «ad accrescimento di pietà, dice il Breve, verso la potentissima Nostra Patrona ed a bene spirituale dei fedeli».
Papa Leone XIII.
1878. - Il S. Padre LEONE XIII con Decreto della S. Congregazione dei Riti in data 18 maggio 1878 approvava la formola della Benedizione in onore e coll'invocazione di Maria SS.ma Ausiliatrice, presentata dal Ven. Don Bosco, quale è ora inserita nell'appendice dell'edizione tipica del Rituale Romano.
In vero una delle particolarità più commoventi delle feste di Maria Ausiliatrice nel Santuario, è lo spettacolo di fede che dànno numerose schiere di divoti che incessantemente riempiono le varie sale della sacrestia, chiedendo per sè, per le loro famiglie e pei loro interessi spirituali e temporali la Benedizione di Maria SS. Ausiliatrice. Raccomandasi vivamente ai zelanti sacerdoti cooperatori di rendere sempre diffuso tra il popolo cristiani questo devoto omaggio a Maria SS. Ausiliatrice.
1888. - Il S. Padre LEONE XIII, con rescritto della S. C. dei Riti, 15 settembre 1888 concedeva agli ascritti alla Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice l'indulgenza plenaria in articulo mortis, se nell'estremo della vita, veramente pentiti, confessati e comunicati, o ciò non potendo fare, contriti, invocheranno almeno col cuore il Nome SS. di Gesù; - e l'indulgenza di 1oo giorni, una volta al giorno, se reciteranno divotamente la giaculatoria « Auxilium Christianorum, ora pro nobis. »
1889. - Il S. Padre LEONE XIII, con Breve del 25 giugno 1889, concedeva all'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice la facoltà di aggregarsi altre associazioni dello stesso titolo e dello stesso intento, canonicamente erette in qualunque chiesa o pubblico oratorio appartenente alla Pia Società Salesiana.
1892. - Il Sommo Pontefice LEONE XIII con rescritto della S. Congregazione de' Vescovi e Regolari, in data 23 dicembre 1892, concedeva l'indulto di far celebrare, occorrendo, le messe designate dalla pietà dei fedeli per l'altar maggiore, anche agli altari laterali, estendendo in questo caso ai medesimi gli stessi vantaggi spirituali annessi all'altar maggiore del Santuario.
1893. - Il Sommo Pontefice LEONE XIII, con rescritto della S. Congregazione dei Riti, in data 13 gennaio 1893 concedeva benignamente ai Sacerdoti Forestieri, che si recano per divozione al Santuario, l'indulto di poter celebrare all'altar maggiore la messa votiva della B. V. de tempore in ogni giorno dell'anno, tranne i doppi di 1a e 2a Classe, le feste della B. Vergine o quelle da osservarsi di precetto, nonchè le Feste, Vigilie ed Ottave privilegiate.
1894. - Il Sommo Pontefice LEONE XIII, con uno splendido Breve, passato alla storia come un prezioso documento della sua sovrana benevolenza per la Pia Società Salesiana, concedeva « al diletto figlio don Michele Rua, attuale Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana, e ai suoi successori » la facoltà di erigere, in tutte le chiese e pubblici oratori salesiani, le Associazioni dei devoti di Maria Ausiliatrice e di aggregarle all'Arciconfraternita eretta nel Santuario di Torino. Nel Breve, che ha la data del 18 gennaio 1894, si leggono queste parole
Il Sac. Giovanni Bosco, di felice memoria, dopo aver fondato in più luoghi molti istituti di pietà, di carità e di studi per procurare la salvezza dei prossimi, rivolse pur l'animo a pie Associazioni e grandemente s'adoperò perchè esse sorgessero e fiorissero tanto per numero de' soci, quanto per virtù. Quell'uomo religiosissimo e zelantissimo della salute delle anime, conosceva appieno che la maggior parte degli uomini, mentre non si sentono d'abbracciare la disciplina della vita religiosa, possono facilmente osservare le regole di pie Associazioni e così perseverare nella virtù. I Figli poi della sua Istituzione, che egli lasciava alla sua morte quasi rinascente propagine nella vigna del Signore, seguendo fedelmente gli esempi del Padre, promuovono codeste pie Associazioni e con alacrità si studiano di propagarle. »
1896. - Con altro splendido Breve del 25 febbraio 1896, il Sommo Pontefice LEONE XIII con cedeva al Superiore dei Salesiani la facoltà di aggregare all'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, esistente nel Santuario di Valdocco altre Associazioni del medesimo titolo e scopo, erette in qualsivoglia chiesa e diocesi del mondo.
1896. - Con Rescritto della S. Congregazione delle Indulgenze, in data 17 dicembre 1896, lo stesso Sommo Pontefice LEONE XIII concedeva agli ascritti alla Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice l'indulgenza di 300 giorni da lucrarsi una volta al giorno, per la recita devota della giaculatoria: «Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis. »
1898. - Il Santo Padre LEONE XIII, con venerato Breve del 22 marzo 1898, a tutti quelli che con cuore almeno contrito visiteranno il Santuario e quivi pregheranno secondo la mente del Sommo Pontefice nei giorni delle Stazioni di Roma, notati nel Messale Romano, concedeva l'insigne favore di lucrare le stesse indulgenze che si possono guadagnare in Roma, visitando le Chiese Stazionali.
1902. - Con rescritto della S. Congregazione delle Indulgenze, in data 29 luglio 1902, il Sommo Pontefice LEONE XIII concedeva agli ascritti all'Arcíconfraternita di Maria SS. Ausiliàtrice - se dimoranti nei luoghi dove non esiste chiesa salesiana o dell'Associazione - l'indulto di lucrare con la visita della rispettiva chiesa parrocchiale (e a quelli che dimorano in comunità colla visita della propria cappella privata) quelle particolari indulgenze, per l'accquisto delle quali è prescritta la visita di una chiesa salesiana o dell'Associazione.
1903. - Con un altro storico Breve in data 13 febbraio 1903, l'augusto Pontefice LEONE XIII, annuendo alle istanze di Don Rua, a ricordo dell'anno XXV del suo Pontificato decretava l'incoronazione « della celeberrima Immagine di Maria Ausiliatrice, « la venerazione della quale, dopo aver oltrepassato i confini dell'Italia e dell'Europa, oggi si è mirabilmente diffusa per singolare disposizione divina a quasi tutte le Nazioni del mondo cristiano»; delegava a compiere il rito solenne, in nome suo e con autorità papale, l'Eminentissimo Card. Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino; - e concedeva, in perpetuo, indulgenza plenaria a quelli che, alle consuete condizioni, avrebbero visitato il Santuario nell'anniversario dell'Incoronazione, la quale ebbe luogo il 17 maggio 1903.
1903.- Finalmente lo stesso Sommo Pontefice LEONE XIII, con Breve del 2 marzo 1903, concedeva ancora che tutte le messe pei defunti ascritti all'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice celebrate a qualunque altare di qualsivoglia chiesa o pubblico oratorio, valgano a suffragare le anime dei medesimi, come se fossero celebrate ad un altare privilegiato.
Papa Pio X.
1906- Il 24 gennaio 1904 nel Santuario si cominciò a consacrare il 24 del mese a Maria SS. Ausiliatrice. Don Michele Rua esponendo al S. Padre Pio X, come da qualche tempo si fosse introdotta la pia pratica di onorare nelle pubbliche chiese salesiane la Vergine SS.ma Ausiliatrice il 24 di ogni mese in memoria dell'annua festa patronale occorrente il 24 maggio, con particolari preghiere e divoti esercizi di pietà, a fine di ottenere più facilmente la speciale di Lei assistenza e protezione, nei presenti bisogni di S. Chiesa e del Sommo Pontefice, supplicava Sua Santità e a concedere a tutti quelli, che in detto giorno di ciascun mese, confessati e comunicati, prenderanno parte al predetto esercizio, » Indulgenza plenaria applicabile eziandio ai fedeli defunti.
Il S. Padre Pio X, nell'udienza concessa il 24 gennaio 1906 all'Eminentissimo Card. Prefetto della S. Congregazione dell'Indulgenze benignamente accordava la grazia, come da rescritto in data dello stesso giorno.
1906. - Il S. Padre Pio X, con rescritto della S. Congregazione delle Indulgenze in data 8 maggio 19o6, concedeva indulgenza di 300 giorni una volta al giorno a tutti i fedeli, e indulgenza di 300 giorni ogni volta, ai Salesiani e ai loro alunni e cooperatori e a tutti quelli che quómodocumque loro appartengono e per tutti gli ascritti alla Arciconraternita di Maria Ausiliatrice, i quali reciteranno divotamente la giaculatoria: « Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis ».
1906.- Ad istanza del Sac. Michele Rua, il Rev.mo Capitolo Vaticano nell'adunanza del 9 dicembre 1906 aggregava alla Patriarcale Basilica di S. Pietro in Roma «il tempio di Maria SS.ma Ausiliatrice, eretto in Torino dal Servo di Dio Don Giovanni Bosco »; cosicchè tutti i fedeli che visitano il Santuario colle dovute disposizioni, possono partecipare, acquistare e godere delle stesse Indulgenze, Privilegi, e Grazie Spirituali, come se personalmente visitassero la Basilica Vaticana.
Fra queste indulgenze vi è quella dei sette altari della Basilica Vaticana in dodici giorni dell'anno, che si può lucrare da quanti visitano i sette altari del Santuario nei giorni seguenti: il 1° dell'anno, il 20 gennaio (festa dei Santi Martiri Torinesi) ; il 30 gennaio (commemorazione dei Salesiani e dei Cooperatori Salesiani defunti; il 19 marzo (festa di S. Giuseppe »; la 3a domenica dopo Pasqua ( idem); il 23 maggio (vigilia di Maria Ausiliatrice ); il 25 maggio (commemorazione di tutti i Devoti di Maria Ausiliatrice defunti); il 1° giugno (festa della Madonna delle Grazie); il 26 luglio (festa di S. Anna); il 1° novembre (festa di tutti i Santi); il 2 novembre (commemorazione di tutti i fedeli defunti); l'ultimo giorno dell'anno.
1907. - Il S. Padre Pio X, con Breve in data 16 marzo 1907, dichiarava privilegiati ad septennium gli altari di S. Giuseppe, di S. Pietro e di S. Francesco di Sales, esistenti nel Santuario. - (NB. Il privilegio venne rinnovato ad septennium in data 13 maggio 1914).
1908.- Il S. Padre Pio X, in data 7 ottobre 1908, ad istanza dell'indimenticabile don Rua, per commemorare l'anno quarantesimo della dedicazione del Santuario e quale « preziosa memoria » del proprio faustissimo Giubileo Sacerdotale si degnava di concedere al Santuario due segnalati favori
1° Il privilegio dell'ALTARE GREGORIANO all'altar maggiore, di modo che tutte le messe che vengono celebrate in detto altare da qualsiasi sacerdote secolare o regolare, se sono applicate alle anime del Purgatorio, godono e godranno in perpetuo delle medesime indulgenze e favori, come se fossero celebrate all'altare di S. Gregorio al Monte Celio in Roma;
II° INDULGENZA PLENARIA OGNI GIORNO, Cioè tutti e singoli i giorni dell'anno, a chiunque, confessato e comunicato, visita il Santuario pregando per l'esaltazione della Chiesa, l'estirpazione delle eresie, la conversione dei peccatori, la concordia dei Principi cristiani e secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.
Per lucrare questa indulgenza non è necessario comunicarsi nel Santuario. Similmente, per chi fa la comunione quotidiana o quasi quotidiana (cinque volte la settimana) non è necessaria la confessione settimanale.
1911. -Il Sommo Pontefice Pio X, con uno splendido Breve in data 13 luglio 1911, accogliendo l'istanza dei Superiori Maggiori della Pia Società Salesiana, amplissimamente commendata dall'Em. Card. Richelmy, Arcivescovo di Torino, innalzava « il Sacro Tempio dedicato in Torino a Dio in onore della Vergine sua Madre, Ausiliatrice dei Cristiani, alla dignità di BASILICA MINORE, con tutti e singoli i privilegi e le onorificenze, che spettano di diritto alle Basiliche Minori dell'alma città», adducendone, tra le altre, queste ragioni:
« ...Ivi, ogni anno, non solo dal Piemonte, ma da quasi tutte le regioni d'Italia, nonchè da estere nazioni, sogliono accorrere molti fedeli, spesse volte a schiere, per pregare innanzi l'Augusta Immagine della Madre di Dio Ausiliatrice venerata nel medesimo tempio. Poichè, siccome è luminosamente provato dal Bollettino che ivi pure viene mensilmente alla luce in nove lingue, la Beatissima Vergine Ausiliatrice dei Cristiani, da detto Santuario, quasi dal trono della sua maestà, comparte munifica grazie abbondanti. Nel medesimo Tempio, fornito di copiosa e ricchissima suppellettile, si compiono le sacre funzioni, con una pietà degna di esser proposta ad esempio, dai Sacerdoti della Pia Società Salesiana, la cui casa madre è annessa allo stesso Santuario. Giova anche ricordare come ivi sia eretta un'Arciconfraternita sotto il titolo e gli auspicii della Beata Vergine Ausiliatrice, e che a questo Arcisodalizio sono canonicamente aggregate più di duecento Associazioni dello stesso titolo e dello stesso scopo, disseminate in tutto quanto il mondo, e che si contano fino a cinque milioni i soci ascritti alle medesime. Neppure crediamo che sia da passarsi sotto silenzio come quattrocento chiese, esse pure innalzate in tutto quanto il mondo in onore della stessa Vergine Ausiliatrice, presentino la sua Immagine, eguale a quella che con somma venerazione dei fedeli si venera all'altar maggiore di detto Tempio in Torino. Anche quest'Apostolica Sede arrichì un così insigne Santuario di privilegii e favori spirituali e speciali indulgenze ; e lo stesso nostro Predecessore Papa Leone XIII, di felice memoria, dava facoltà al Card. Arcivescovo di Torino d'imporre, in suo nome e con sua autorità, l'aureo diadema alla Taumaturga Immagine della stessa Vergine Ausiliatrice, il che avvenne il 17 maggio 1903, alla presenza di molti Vescovi e di una moltitudine immensa... »
1912. - Finalmente il S. Padre Pio X, che ebbe sempre tanta benevolenza per il Santuario, con rescritto 22 novembre 1912 concedeva che « all'altar maggiore della Basilica consacrata a Dio in onore della B. Vergine Maria sotto il titolo di Auxilium Christianorum, il 24 di ogni mese si possa celebrare una Messa letta o cantata, propria di Maria Ausiliatrice, come nel giorno della sua festa (24 maggio), con Gloria e Credo. »
Papa Benedetto XV.
1916. - Il Santo Padre BENEDETTO XV, ad istanza di Don Albera, con rescritto delle S. Congregazione del S. Officio in data 24 marzo 1916, estendeva a tutte le Chiese ed Oratori pubblici in cui trovisi eretta l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, l'indulgenza plenaria, che il S. Padre Pio X con rescritto del 24 gennaio I9I6 aveva concesso a tutti i fedeli che prendono parte al pio Esercizio solito a praticarsi il 24 d'ogni mese in onore di Maria Ausiliatrice nelle Chiese ed Oratori pubblici della Pia Società Salesiana.
1916. - Ad istanza di Don Albera, il S. Padre BENEDETTO XV munificamente concesse, con venerato autografo in data 13 maggio 19 16, il prezioso favore dell'indulgenza plenaria « toties quoties a chi visita il Santuario nella festa titolare del 24 maggio. Ecco il tenore del memorando Autografo Pontificio:
Ad esprimere la viva fiducia che abbiamo nella intercessione di Maria Ausiliatrice, siamo ben lieti di accogliere la istanza del Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana di Don Bosco, e concediamo che tutti i fedeli i quali visitino la Basilica di Valdocco in Torino il 24 di maggio possano lucrare toties quoties la indulgenza plenaria nella forma consueta, e che la indulgenza stessa sia applicabile ai defunti. Contrariis quibuscumque minime obstantibus. - Dal Vaticano, 13 maggio I916.
BENEDICTUS PP. XV.
1918.-Il S. Padre BENEDETTO XV, ad istanza di D. Paolo Albera,, con rescritto della S. Congregazione dei Riti in data 13 marzo 1918, ha benignamente concesso, in occasione dell'anno 50° della consacrazione del Santuario (oltre un triduo privilegiato per l'anno giubilare) l'indulto di poter celebrare all'altar maggiore ogni giorno dell'anno e da ogni Sacerdote la messa propria della Festa titolare di Maria Ausiliatrice, more festivo; esclusi i doppi di prima Classe, le domeniche maggiori, le ottave di 1° e 2° ordine (cioè di Pasqua, Pentecoste, Epifania e Corpus Domini), le ferie delle Ceneri e dellà Settimana Santa, le vigilie di Natale e Pentecoste, nonchè le feste ed ottave della B. Vergine, quanto alle messe cantate; - alle stesse condizioni, esclusi inoltre i doppi di 2a Classe, le domeniche minori, le ottave di 3° ordine (cioè di Natale e dell'Ascensione) e le vigilie della Beata Vergine quanto alle messe lette.
Il Sommo Pontefice Benedetto XV, in un'udienza concessa a un gruppo di signorine insegnanti che avevano atteso ai SS. Spirituali Esercizi in preparazione alla S. Pasqua presso l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Roma, pronunziava queste parole
« ... Non a caso la Chiesa pone l'invocazione di Maria Ausiliatrice, o Auxilium Christianorum in fine delle Litanie, perchè, dopo d'aver invocata Maria con tanti altri appellativi, vuole con questo ripeterli e compendiarli tutti. Dopo averla proclamata Salute degli infermi, invocata a sollievo delle miserie dell'anima col titolo confortante di Rifugio dei peccatori, salutata Consolatrice degli afflitti riempiendo di dolcezza il nostro cuore, dopo averla invocata nei bisogni temporali, nelle afflizioni del corpo e dello spirito, la Chiesa, quasi a compendiare tutte queste dolci prerogative, la invoca Auxilium Christianorum. Pare dunque a Noi che questo titolo apra ancor più il nostro cuore alla confidenza e racchiuda in sè la forza e l'espressione di tutti gli altri (1). »
Questa è, in vero, una prima caratteristica dell'invocazione di Maria Ausiliatrice; ma « il bisogno oggi universalmente sentito di invocare Maria - nota il Ven. Don Bosco - non è particolare, ma generale; non sono più tiepidi da infervorare (cioè non sono più soltanto tiepidi da infervorare) peccatori da convertire... Ma è la stessa Chiesa Cattolica che è assalita nelle sue funzioni, nelle sacre sue istituzioni, nel suo Capo, nella sua dottrina, nella sua disciplina, come centro della verità, come maestra di tutti i fedeli. Ed è appunto per meritarsi una speciale benedizione del Cielo, che si ricorre a Maria come Madre comune, come speciale Ausiliatrice dei Re e dei popoli cattolici, come cattolici di tutto il mondo ».
E nell'invocazione « Maria Auxilium Christianorum» c'è proprio questo significato, che non hanno le altre invocazioni accennate. Quando diciamo che la Beata Vergine è la salute degli infermi, il rifugio dei peccatori, la consolatrice degli afflitti, ordinariamente ci si presenta al pensiero una parte del popolo cristiano, cioè gli ammalati, o i peccatori, o gli afflitti per qualunque causa. E. vero che si potrebbe allargare il significato di queste invocazioni fino ad abbracciare tutti i cristiani, in quanto che siamo tutti peccatori e nessuno di noi è felice su questa terra: ma - in realtà - esse non indicano direttamente il popolo cristiano, e quindi non sono dirette a implorare per tutti i cristiani quelle grazie e quegli aiuti di cui abbisognano, collettivamente e individualmente, come membri del corpo mistico di Gesù Cristo.
Invece ripetendo a Maria la dolce invocazione Auxilium Cristianorum, ecco che additiamo a Lei tutta quanta la Chiesa, coll'augusto suo Capo, coi suoi legittimi Pastori, con le Nazioni cristiane e con tutti i popoli cristiani, ricordando, a maggior confidenza nell'implorare l'aiuto suo nei bisogni presenti, le meraviglie da Lei largite alla Chiesa, ai Romani Pontefici e al popolo cristiano nel corso di venti secoli.
Cosi intesa, l'invocazione a Maria .Santissima Ausiliatrice ci anima a quello spirito che è la miglior condizione per veder esaudite le nostre preghiere. Gesù Cristo assicura l'aiuto della Divina Provvidenza a coloro che Prima d'ogni altra cosa cercano il regno di Dio e la sua giustizia.
Quindi spogliamoci delle preoccupazioni personali e dei nostri particolari bisogni, i quali ordinariamente sono rivolti a cose passeggere. e caduche, e son sempre piccini a confronto dei bisogni sociali; ed invochiamo l'aiuto di Maria, da veri cristiani, cogli ideali del Pater poster compresi e vissuti; preghiamo cioè perchè sia santificato il S. Nome di Dio, perchè venga il suo Regno sulla terra, perchè sia fatta anche quaggiù, come in cielo, la sua Volontà; ed, otterremo più facilmente ogni sorta di grazie, anche temporali, e assicureremo la nostra salute eterna: - Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose (il vitto, il vestito, e quanto è necessario alla vita) vi saranno date per giunta (Matth. VI, 33.).
Per questo il Ven. Don Bosco a tutti quelli che gli domandavano in qual modo potessero ottener grazie da Maria Ausiliatrice, non si contentava di consigliare delle preghiere, ma prescriveva anche che nel corso della novena si accostassero ai SS. Sacramenti, cioè che rinnovassero intimamente la professione di una vita cristiana.
Un'altra cosa ripeteva pure Don Bosco. In ossequio alla parola di Gesù: Date e vi sarà dato: « DATE ET DABITUR VOBis », egli diceva: « Se volete ottenere più facilmente qualche grazia, fate voi la grazia, ossia la limosina agli altri, prima che Dio e la Vergine la facciano a voi ». Per questo inculcava di fare un'elemosina o al Santuario o per le Opere Salesiane. E qui giova riflettere sopra un'altra grande parola di Don Bosco: « In questi tempi, facendosi molto sentire la mancanza dei mezzi materiali per educare e fare educare nella fede e nel buon costume i giovanetti più poveri ed abbandonati, la Vergine Santa si costituì essa medesima loro Protettrice: e perciò ottiene ai loro Benefattori e alle loro Benefattrici molte grazie spirituali e anche temporali straordinarie ».
Quindi la divozione a Maria Ausiliatrice, quale fu inculcata dal Ven Don Bosco, deve deve animarci a tre santi propositi:
I) ad unire nelle nostre pratiche divote Maria SS.ma e Gesù Sacramentato;
II) a non contentarci di pregare, ma a congiungere alla preghiera tutte le opere proprie del buon cristiano;
III) a sostenere, con particolare interessamento, le opere promesse della Pia Società Salesiana, specialmente la cristiana educazione della gioventù.
Che fosse questo il pensiero del Venerabile Fondatore dei Salesiani, appare chiaramente dal programma che egli tracciò per l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice.
(1) Cfr. Bollettino Salesiano, maggio 1915.
Non appena si aperse al divin culto il Santuario di Maria Ausiliatrice, Don Bosco pensò di raccogliere in una Associazione tutti coloro che si sentivano mossi a riguardare il nuovo tempio come il focolare della propria divozione alla Madonna.
A questo fine sul principio del 1869, non appena ebbe ottenuto dal S. Padre Pia IX l'approvazione della Pia Società Salesiana, espose al Papa il disegno dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, e il S. Padre, commendandone il pensiero, fu largo ad essa di indulgenze e favori spirituali, mentre l'Arcivescovo di Torino Mons. Ricardi le dava canonica erezione.
Il programma tracciato dal Venerabile all'AsSOCIAZIONE DEI DI VOTI DI MARIA AUSILIATRICE è, nè più nè meno, il seguente. Lo riferiamo schematicamente colle parole stesse di Don Bosco.
Lo SCOPO è « PROMOVERE le glorie della divina Madre per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte. »
I MEZZI proposti per raggiungere questo scopo sono due: « DILATARE la divozione alla Beata Vergine - e la venerazione a Gesù Sacramentato. »
Queste le linee generali del programma. Basterebbero le due parole « PROMOVERE » e «DILATARE» per far comprendere che non si tratta di un programma di semplice divozione individuale, ma di un programma di vera propaganda o di azione. Ciò appare ancor meglio dalle linee direttive, che lo determinano.
Difatti, riferiamo sempre le parole di D. BoSCO, I DEVOTI DI MARIA AUSILIATRICE:
I) Si ADOPERERANNO COLLE PAROLE, COL CONSIGLIO E COLL'AUTORITÀ DI PROMOVERE il decoro e la divozione nelle novene, feste e solennità che nel corso dell'anno si compiono ad onore della B. V. Maria e del SS. Sacramento.
2) Si studieranno di promovere, CON TUTTI I MEZZI COMPATIBILI AL LORO STATO, la diffusione di buoni libri, immagini, medaglie, pagelle; la frequente Comunione, l'assistenza alla Santa Messa, l'accompagnamento al Santo Viatico; e d'intervenire e raccomandare l'intervento alle processioni in onore di Maria SS. e del SS. Sacramento.
3) SI DARANNO MASSIMA CURA, PER SÈ E PRESSO LE PERSONE DA LORO DIPENDENTI d'impedire la bestemmia e, qualunque discorso contrario alla religione, e per quanto sta in loro, di togliere qualunque ostacolo che possa impedire la santificazione dei giorni festivi.
Di obbligazioni pecunarie nessuna: « Ciascuno, se vuole, può fare ogni anno qualche oblazione per sostenere le spese che occorrono nella Novena e Festa di Maria Ausiliatrice e per tutte le altre sacre funzioni che si compiono nelle varie ricorrenze dell'anno nella chiesa dell'Associazione ».
Di preghiere speciali appena due giaculatorie: « In onore di Gesù Sacramentato gli Associati ogni giorno dopo le ordinarie preghiere del mattino e della sera reciteranno la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS. e Divinissimo Sacramento. Ed in onore della B. V.: Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis. Pei sacerdoti basta che nella santa Messa mettano l'intenzione di pregare per tutti gli Aggregati a questa pia Associazione. Queste preghiere serviranno come di vincolo ad unire tutti gli Associati in un cuor solo e un'anima sola per rendere il dovuto onore a Gesù nascosto nella Santa Eucarestia ed all'augusta Genitrice, ed a partecipare di tutte le opere di pietà che si compiranno da ogni Associato. »
Questo il programma dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice.
Chi non vi ravvisa quello stesso fuoco sacro che il Venerabile fece poi avvampare nella Pia Unione di Cooperatori Salesiani?
C'è realmente in così semplice e meraviglioso programma la più bella traccia che si possa additare ad ogni cristiano, che voglia vivere cristianamente in questi tempi, nei quali - per resistere al male e promovere il bene - è indispensabile questo spirito di propaganda cristiana.
Oh! la Vergine benedetta, come si compiacque di essere proposta alla devozione dei fedeli sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani (e non dei miscredenti, nè degli idolatri) moltiplichi in ogni parte del mondo le schiere di tali devoti. Ecco un'opera santissima che devono proporsi tutti i seguaci e i Cooperatori del Ven. Don Bosco.
Meraviglioso sviluppo della divozione a Maria Ausiliatrice.
Il Ven. Don G. Bosco, in una delle sue care operette intorno a Maria Ausiliatrice, nella Nuvoletta del Carmelo, ha questo splendido paragone.
« Da tre anni più non cadeva rugiada nè pioggia sulla terra d'Israele. Ogni filo d'erba, ogni virgulto e pianta era interamente bruciata dai roventi raggi del sole; la campagna presentava l'aspetto di un vasto deserto. Era questo un giusto castigo contro il popolo infedele, che aveva abbandonato il culto del vero Dio per darsi all'adorazione di false divinità.
» Un flagello così grande e così prolungato fece finalmente aprire gli occhi ai peccatori, che rientrati in se stessi cercarono di riconciliarsi col cielo. Fu allora che il profeta Elia a nome di Dio si presentò ad Acabbo promettendo pioggia in abbondanza ed ogni bene, se egli e il suo popolo ritornavano ad amare e servire il Signore, rovesciando gli altari de' falsi Dei. Accettata la proposta, Elia sale sul Monte Carmelo, e prega Dio che apra le cateratte del Cielo e versi la benefica pioggia sull'arsa e desolata terra d'Israello. Ed ecco farsi tosto vedere dalla parte del mare una leggera nuvoletta, che alzandosi gradatamente, e distendendosi ad ogni istante, in breve ora viene a coprire tutto il firmamento. Comincia a cadere acqua dirotta; ne beve la terra assetata, si riempiono i ruscelli, i fiumi e le fonti. In seguito a pochi giorni tutta la campagna fiorisce a novella vita, e dà in tempo opportuno una raccolta abbondante. (III Reg. XVIII).
» Alla nuvoletta veduta dal profeta Elia è giustamente paragonata in questi ultimi tempi la divozione a Maria Ausiliatrice. Di fatto, non sono che pochi anni dacchè in Torino fu dedicata una Chiesa all'Augusta Madre del Salvatore sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, e che incominciossi ad onorarvela e farvi ricorso invocandola con questo grazioso nome; eppure siffatta divozione si è già tanto divulgata, che ormai non vi è più paese d'Italia, in cui non sia conosciuta. A Maria Ausiliatrice venerata in ispecial modo nella sua Chiesa di Torino si ricorre da ogni classe di persone, dai grandi e dai piccoli, dai ricchi e dai poveri, dai sani e sopratutto dai malati e dagli afflitti; s'invoca dagli individui, dalle famiglie, dalle comunità, dalle parrocchie e dalle intere città, non solo nei nostri paesi, ma nelle più remote contrade della terra. Giorno non passa che non arrivino o persone, o lettere e Suppliche dai divoti per domandare grazie nel detto Santuario, come al trono della celeste e misericordiosa Regina. Siffatta divozione, vale a dire, questo amore, questa fiducia, questo trasporto e ricorso a Maria Auxilium Christianorum va aumentando ogni ogni dì più tra il popolo fedele, e porge motivo a pronunziare che tempo verrà in cui ogni buon cristiano insieme colla divozione tenerissima al SS. Sacramento e al S. Cuore di Gesù farassi un vanto di professare una divozione tenerissima a Maria Ausiliatrice.
» Ci spronano poi a pensare così le grazie di ogni genere anche più strepitose, che il buon Dio comparte ogni giorno a coloro, che invocano Maria col bel titolo di Ausiliatrice, quasi che Ei voglia con ciò dimostrare tornargli questo graditissimo; grazie così numerose, che, se si pubblicassero tutte quelle di cui si fa la relazione, se ne potrebbe comporre tutti gli anni un bel volume ».
Quattordici in vero furono i fascicoli che nei primi lustri del Santuario si pubblicarono a questo scopo (1). In seguito siffatta pubblicazione, essendo divenuta sempre più copiosa, prese a farsi in nove lingue, nelle varie edizioni del Bollettino Salesiano. Soltanto il Bollettino in lingua italiana pubblica o accenna annualmente a parecchie migliaia di relazioni di graziati da Maria Ausiliatrice. Un numero più grande è quello di relazioni pervenute dall'Estero. Questo plebiscito, che ha del prodigioso, deve ascriversi alla fama del Santuario di Valdocco e alla divozione verso là. S. Immagine qui esposta alla pubblica venerazione.
«Già fin d'oggi - scriveva Papa Leone XIII il 13 febbraio 1903 nel Breve per la Pontificia Incoronazione già fin d'oggi la venerazione di questa Sacra Immagine della Madre di Dio, dopo aver oltrepassato i confini dell'Italia e dell'Europa, per singolar disposizione divina si è mirabilmente diffusa in quasi tutte le Nazioni del mondo cristiano».
Chieri, Nizza Monferrato, Novara, Faenza, Bordighera, Marina di Pisa, Mogliano Veneto, ed altre città e paesi d'Italia vantano chiese innalzate à Maria Ausiliatrice. Le cappelle erette in suo onore sono numerosissime.
Anche la Francia, la Spagna, il Portogallo, il Belgio, la Svizzera, l'Austria e l'Inghilterra hanno chiese e cappelle dedicate a Maria Ausiliatrice.
In tutte le Repubbliche sud-americane la divozione a Maria SS. Ausiliatrice compie prodigi; ovunque sorgono chiese e monumenti dedicati a sì gloriosa Regina.
Nel 1910 a Buenos-Aires venne consacrato a Lei, in unione col S. Cuor di Gesù, un artistico tempio in Almagro. Un altro divotissimo Santuario nell'Argentina è quello di Rodeo del Medio, in provincia di Mendoza.
Un altro se ne inaugurò nel 1902 a Villa Colon presso Montevideo, che dall'Arcivescovo Mons. Soler fu dichiarato Santuario Nazionale.
Anche a Jaboatão (Pernambuco) nel Brasile, a Santiago nel Chilì, Arequipa nel Perù, Caracas nel Venezuela, S. Tecla nel Salvador, Morelia nel Messico, e recentemente a New York negli Stati Uniti, le si eressero splendidi santuari.
Una bella statua di Maria Ausiliatrice torreggia sublime presso Nictheroy, su di un grandioso monumento, che domina tutta la gran baia di Rio Janeiro ed è mèta di frequenti pelegrinaggi.
Un altro artistico monumento sorge sulla maggiore piazza di Puntarenas, a ricordo del XXV anniversario dalla fondazione delle Missioni Salesiane della Terra del Fuoco e della Patagonia Meridionale.
Nell'Equatore e nel Messico l'immagine di Maria Ausiliatrice è venerata in quasi tutte le chiese.
In tutte le Missioni Salesiane della Patagonia, del Brasile e dell'Equatore l'immagine di Maria Ausiliatrice è venerata ed amata: e molti Indii della Patagonia e della Terra del Fuoco muoiono esclamando di esser consolati dalla visione di questa dolcissima Madre!
Così si dica delle Missioni Salesiane dell'India e della Cina, ove Maria Ausiliatrice ha uno splendido Santuario.
Chi volesse indagare le ragioni del rapido e meraviglioso diffondersi di questa divozione, ne troverebbe tre principali.
La prima - è la visibile predilezione che dimostra Maria Santissima di essere invocata in questi tempi col titolo di Ausiliatrice.
La seconda - è l'impulso che le hanno dato i SS. Pontefici Pio IX, Leone XIII, Pio X, e Benedetto XV.
Una terza ragione è la viva riconoscenza, che i Figli di Don Bosco professano a Maria Ausiliatrice. Essi non possono dimenticare gli esempi e le parole del Maestro, che lasciò loro questo ricordo:
« La Santa Vergine Maria continuerà certamente a proteggere la nostra Congregazione e le Opere Salesiane, se noi continueremo la nostra fiducia in Lei e continueremo a promovere il suo culto. Le sue feste e più ancora le sue solennità, le sue novene, i suoi tridui, il mese a Lei consacrato, siano sempre inculcati in pubblico e in privato, con foglietti, con libri, colle medaglie, colle immagini, col pubblicare o semplicemente raccontare le grazie e le benedizioni che questa nostra celeste Benefattrice ad ogni momento concede 'alla sofferente umanità.
» Due fonti di grazie per noi sono: Raccomandare preventivamente, in tutte le occasioni di cui possiamo servirci per inculcarle ai nostri giovani allievi, che in onore di Maria si accostino ai Santi Sacramenti, od esercitino almeno qualche opera di pietà. L'ascoltare con divozione la Santa Messa, la visita a Gesù Sacramentato, la frequente comunione sacramentale o almeno spirituale, sono di sommo gradimento a Maria e un mezzo potente per ottenere grazie speciali.»
(1) Eccone il titolo: Meraviglie della Madre di Dio, invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, - Maria Ausiliatrice con il racconto di alcune grazie; - la Nuvoletta del Carmelo; - La città di rifugio; - La Madre delle Grazie; - La nostra Speranza; - L'Arca della Alleanza; - La stella del Mattino, - La Vergine potente; - La causa della nostra consolazione; - L'invocammo e ci esaudì; - Virgo Potens; - La Madonna di Don Bosco; - Nuova corona di grazie di Maria Ausiliatrice.
Fedeli agli esempi e agli insegnamenti di Don Bosco, i Salesiani nulla hanno più caro che condividere col Venerabile Fondatore la più viva riconoscenza per Maria Ausiliatrice.
« Per noi (diceva il compianto Don Rua, di sempre cara memoria) Maria Ausiliatrice è tutto. E dessa che ispirò e guidò prodigiosamente il nostro D. Bosco in tutte le sue grandi imprese: è dessa che continuò e continua tuttodì tale materna assistenza sulle nostre opere, per cui possiamo ripetere con Don Bosco, che tutto ciò che abbiamo lo dobbiamo a Maria Ausiliatrice » (1).
Non fa quindi meraviglia che i figli di Don Bosco, ovunque vadano, alzino chiese e cappelle, altari e monumenti all'augusta Patrona; e con libri, opuscoli, foglietti, immagini e medaglie, diffusi a piene mani, si studino di farla conoscere ad amare anche da altri.
Chi non conosce le meraviglie delle Medaglie di Maria Ausiliatrice?
Portate devotamente al collo o nel taccuino, furono la miglior garanzia per andare illesi da gravi disgrazie e pericoli: messe sotto il cappezzale dei moribondi, li hanno spontaneamente richiamati ad aggiustare le partite della propria coscienza prima di presentarsi al divin tribunale, e molte volte prodigiosamente hanno ridonato loro la salute ; collocate sulle porte delle case, le hanno preservate da morbi micidiali; gettate nei vortici minacciosi del mare, hanno sedato d'incanto le più orribili tempeste.
Più volte le medaglie di Maria Ausiliatrice sono state un antidoto infallibile contro il colera. Ciò avvenne nel 1866 e si ripetè anche nel 1884, quando il Ven. Don Bosco promise che la Madonna avrebbe preso sotto la sua protezione tutti quelli che portando addosso la sua medaglia, avessero pronunciato ogni giorno la giaculatoria Maria Auxilium Christianorum ora Pro nobis, e frequentato i SS. Sacramenti. Don Albera nell'estate del 1884 scriveva a Don Bosco da Marsiglia, ove la mortalità era grave:
Nella nostra casa, in grazia della protezione della Madonna Ausiliatrice, che V. S. ci ha promesso, in grazie delle precauzioni che si presero, non abbiamo ancor avuto neppur un caso. Dirò meglio: quattro volte vedemmo in qualche povero giovane tutti i sintomi del colera, ma poi abbiamo avuto la consolazione di vederli in poche ore intieramente spariti. È un miracolo della Madonna!
» In casa abbiamo ancora oltre a 15o giovani, che da quanto pare non saranno ritirati nemmeno se il cholera infierisse maggiormente, sia perchè sono della città stessa di Marsiglia, sia perchè i parenti non possono ritirarli. Anche di quelli che partirono per le case loro, lo stato di sanità è ottimo e nessuno fu ancora coito dal terribile morbo. Ciascun giovane ha la medaglia di Maria Ausiliatrice al collo e fa quanto può per mettere in pratica il rimedio che lei ha suggerito...
» Debbo darle un'altra consolante notizia. Nessuno dei nostri amici e benefattori finora cadde ammalato ».
E realmente nessuno - nè dei Salesiani, nè dei giovani, nè dei benefattori - fu quell'anno colpito dal colera! Così udimmo raccontare più volte Don Albera, pieno di ammirazione per la promessa di Don Bosco, mantenuta prodigiosamente dalla Madonna.
Un altro mezzo col quale la Vergine Ausiliatrice moltiplica i suoi favori, è quello della sua benedizione. É certo una gloria non piccola di questo Santuario e di questa Sacra immagine, che, delle tante benedizioni registrate nelle edizioni autentiche del rituale romano, quell'unica approvata esplicitamente e totalmente ad onore della Madonna, sia appunto in onore e coll'invocazione della nostra Ausiliatrice. Don Bosco con tale ossequiosa e divota formola, anche prima che la facesse approvare dalla Sacra Congregazione dei Riti, ottenne prodigi.
E le meraviglie della benedizione di Maria Ausiliatrice si moltiplicarono in ogni parte del mondo, prima e dopo la morte del Venerabile. Anche Don Rua di s. m. ottenne con essa grazie segnalate, come dirà dettagliatamente la sua vita.
Ma le grazie più preziose concesse da Maria Ausiliatrice - è un dovere il proclamarlo - furono per l'Opera di Don Bosco.
Con la costruzione del Santuario di Valdocco il nome dell'umile Servo di Dio e la fama della sua santità cominciarono a divulgarsi in ogni parte; e la Madonna, supplicata per incarico di Don Bosco da una schiera di angeli, emuli di Domenico Savio, come Michele Magone e Francesco Besucco, fin dal '64, quando si lavorava ancor attorno le. fondamenta del nuovo tempio, concedeva alla Pia Società Salesiana, il Decreto di lode.
Nel '69, vincendo difficoltà che umanamente parevano insuperabili, Ella otteneva alla stessa - quando numerava appena 93 soci - l'approvazione Apostolica.
Nel '72 allargava il campo dell'apostolato di D. Bosco e dei suoi primi seguaci colla fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Nel '74 dava agli Statuti della Pia Società Salesiana - quando i soci erano ancor solo 300 - l'approvazione definitiva.
Nel '75 guidava maternamente i primi Missionari Salesiani nella Repubblica Argentina, e nel 1879 li introduceva nella Patagonia e poi nella Terra del Fuoco.
Nel '76, colla fondazione dell'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo Stato Ecclesiastico, assicurava a Don Bosco numerose e temprate vocazioni sacerdotali, che lo misero in grado di sviluppare l'opera delle Missioni Estere, felicemente iniziata.
Nello stesso anno raccoglieva attorno a lui, in un'unione piena di fede e di operosità, falangi di zelanti Cooperatori da ogni parte della terra ché ebbero nel 1877 il loro periodico, il Bollettino Salesiano.
Dal '78 all'87 commoveva colle più strepitose meraviglie la Francia e la Spagna, l'Alta e la Media Italia, al passaggio del suo Servo fedele.
E nel 1888, chiamandolo al premio dei santi, trasmetteva a Don Rua, insieme coll'eredità del suo apostolato, anche quella del suo spirito finchè il 9 giugno 1918... dava al II° Successore di Don Bosco, il venerando Don Albera - celebrante la Messa d'oro al suo altare benedetto - il sovrano conforto di apporre alla sua Immagine, per mano del I° Missionario e Cardinale Salesiano, un aureo scettro di oro e gemme, in pegno della più alta riconoscenza per le innumerevoli benedizioni concesse all'Opera Salesiana nei Cinquant'anni trascorsi dalla Consacrazione del Santuario, e sicuro auspicio d'indefettibili benedizioni future.
(1) Bollettine Salesiano, marzo 1903.
A Torino ad iniziativa del Comitato « Dame Patronesse Opere Don Bosco», alla presenza di S. A. R. la principessa Isabella, Duchessa di Genova, e di tutte le Autorità Cittadine, il Marchese Filippo Crispolti tenne il 25 aprile una conferenza inaugurale delle varie manifestazioni indette per commemorare il duplice giubileo salesiano.
Il Momento scriveva:
« Il vasto salone-teatro dei Salesiani, in Valdocco, ha veduto ieri una di quelle giornate che si posson ben dire storiche; storica pel significato, poichè ieri, con la parola smagliante di Filippo Crispolti, si è iniziata la serie di quelle manifestazioni commemorative con le quali i benemeriti figli di Don Bosco intendono ridare uno sguardo ad un cinquantenario di vita vissuta per riattingere quella lena alla crescente attività loro, così feconda di bene per la patria e per l'umanità; storica pel concorso veramente straordinario di tutte le autorità e personalità cittadine, per cui l'immensa platea presentava lo spettacolo grandioso d'una folla elegante, raccolta in religiosa attenzione dinanzi all'illustre oratore, mentre le schiere giovanili dei collegi salesiani e dei nostri circoli con i soci delle sezioni operaie ed i rappresentanti delle varie altre organizzazioni, stipavano le tre lunghe gallerie (1)... «
Sul palco si notavano, fra le dame patronesse quasi al completo: la contessa Frola-Balbis consorte al Sindaco di Torino conte senatore Frola, la marchesa Crispolti, la marchesa Scatì-Grimaldi dama di palazzo di S. M. la Regina, la marchesa di Bisio-Gattinara, la marchesa Compans di Brichanteau, la marchesa Pallavicino MossiDi Lucinge, la contessa Incisa-Dei Mayno, la contessa di Gropello, la baronessa Casana-Borromeo, la contessina Mazè de la Roche, la contessina Govone, la contessa Rebaudengo, la contessa di Rovasenda-Andreis, la contessa e contessine Avogadro di Vaidengo, la marchesa di Rovasenda Trivulzio, la marchesa Corsi, la contessa Ceriana-jacini, la contessina Luda di Cortemiglia, la contessa Belli di Garpenea, la contessina Spingardi, donna Franco-Spada, la signora Battistini, la contessa D'AglianoDi Meana, la contessina di Meana, la contessa Barbaroux-Sciolla, la baronessa Manno-Laugier, la contessa Della Motta, la contessina di Marmorito, la sig.a PorazziBosio, le contessine Richetta, la signora Cappa-Legora, la signora Bettazzi-Bondi, la contessa Ferraris di Celle, la signora Musso-Croce, la contessa di Portula, la contessa Marenco-Di Portula, la contessa di Piossasco, la marchesina di Villanova, la contessa d'Orsara, la contessina Della Chiesa di Cervignasco, la signora Sola-Garelli, la contessa di Polonghera, la baronessa e le signorine Ricci des Ferres, la signorina Astesana, la signora Filippi, consorte del console di Francia, e l'infaticabile segretaria contessina Maria Camerana.
In posti speciali si notavano anche il cav. O. Macciotta, presidente della Giunta Diocesana; il conte Della Motta; il barone Cavalchini-Garofoli; il cav. Enrico Balbo; il conte Nuvoli; il marchese Scarampi; il cav. Alessandro Arborio Mella; l'avv. Torriàni, presidente del Consiglio regionale della G. C. I.; il prof. cav. Piero Gribaudi; l'avv. Saverio Fino; il conte Olivieri; il conte Ripa di Meana; l'ingegnere Maurizio Musso; l'avvocato Vincenzo Battù; il conte Schiari; il conte di Piossasco; ìl prof. cav. Ferrua; mons. Muriana, curato di Santa Teresa; il P. Tosini, barnabita; il teol. Pola, parroco di S. Francesco da Paola; il canonico Garelli; il canonico Bues; il signor D. Rinaldi, prefetto generale, con i componenti il Consiglio superiore dei Salesiani; il Consiglio superiore delle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice, ecc., ecc.
(1) Erano presenti Sua Altezza Reale la Principessa Isabella Duchessa di Genova, con l'augusta figlia principessa Maria Adelaide; S. E. Mons. Pinardi, vescovo ausiliare, in rappresentanza di S. Em. il Cardinale Arcivescovo; il prefetto grand'uff. Taddei; l'assessore dott. Molinarj rappresentante il Sindaco; il rettore maggiore della Pia Società Salesiana signor D. Albera; il sost. proc. gen. di Cassazione comm. Regazzoni; l'avvocato generale di Corte d'Appello G. A. Campus; il barone Daviso di Charvensod, presidente di sezione di Corte d'Appello; il cav. Colonnetti, procuratore del Re; il conte Messea, consigliere d'Appello; il comm. Martinengo, presidente del Tribunale, il generale Corfini, comandante il Presidio, anche in rappresentanza del gen. Chiarla, comandante della Divisione; un colonnello rappresentante S. E il comandante del Corpo d'Armata; i Senatori del Regno Rizzetti, conte Rebaudengo e conte di Rovasenda; il comm. Usseglio ex Sindaco di Torino; l'avv. Calcagno, consigliere di Prefettura; il comm. E. Ballerini, economo generale dei benefici vacanti; il cav. Tabusso, rappresentante il questore cav. uff. Mori; il cav. Barbosa, direttore locale delle Poste; il generale conte Cravosio-Anfossi; il generale Trabucchi; il marchese Corsi, consigliere comunale; l'avv. Molinari per la Presidenza della « Croce Rossa .; i consoli degli Stati Uniti, di Francia, Inghilterra, del Perù, di Spagna, del Brasile, del Chilì.
L'oratore incominciò col dire che il giubileo sacerdotale di Don Paolo Albera non deve essere festeggiato come un'accidentale e piccola coincidenza del cinquantenario del Tempio dell'Ausiliatrice, ma come un provvido e spirituale compimento della festa mariana. Ecco le sue parole:
Il proposito d'unire la celebrazione cinquantenaria della vostra prima Messa, o rev. Don Albera, a quella della contemporanea Consacrazione del tempio di Maria Ausiliatrice e all'inaugurazione del Museo destinato a raccogliere i cimeli del culto di Lei, a me sembra un'industria vostra per nascondere dietro altri festeggiamenti quelli che riguardano la vostra persona; cosicchè si possano applicare a Voi le parole con cui un oscuro poeta tradusse i sentimenti d'un porporato nella pari imminenza del suo giubileo sacerdotale:
Non esulti per te questo accorrente Popolo tuo, se a te canuto il sole rinnova il giorno che salisti all'ara giovinetto. Dal capo tuo tu stesso allontani ogni onor, teco temendo che al Ciel diventi frode qualunque umana lode che non si volga al Ciel. Più alta mèta additi ai tuoi...
Ma noi non consentiamo a questo umile artificio. Noi, celebrando l'Ausiliatrice nel tempio, che a dire di Don Bosco essa stessa si edificò, e col museo, che sarà l'epifania mondiale e perenne della divozione verso di Lei, noi non consideriamo il giubileo vostro come una accidentale e piccola coincidenza, ma come un provvido e spirituale compimento di questo giubileo mariano. Poichè se Don Bosco da trent'anni lasciò la terra e noi vorremmo ancora vederlo presiedere queste feste da vivo, egli che fu il termine in cui tutto il culto antico dell'Ausiliatrice si racccolse, e fu il tramite per cui il culto nuovo se ne diffuse pel mondo, chi ci dà l'immagine di lui vivente, meglio di voi, suo successore e suo continuatore?
E non aveva egli legato in perpetuo il vostro nome all'evento che noi, festeggiamo? Di questo tempio voi foste testimonio quando ancora non era; voi lo vedeste sorgere e prender corpo nei voti del Venerabile quando parevano un sogno; perchè a voi chierico, forse prima che a ogni altro, sul finire del 1862 egli disse: « La nostra chiesa (quella primitiva di San Francesco di Sales) è troppo piccola; non contiene tutti i giovani, oppure vi stanno addossati l'uno all'altro. Quindi ne fabbricheremo un'altra più bella, più grande, magnifica ». E vi confidò il titolo che le avrebbe dato.
Poi nel maggio del 1871, quando eravate sacerdote ancora novello, voi sedeste in quel consiglio superiore della Società Salesiana a cui D. Bosco annunciò di dover fare una comunicazione di molta importanza, e disse:
« Molte persone ripetutamente m'hanno esortato a fare, anche per le giovanette, quel po' di bene, che, con la grazia di Dio, noi andiamo facendo per i giovani. Se dovessi badare alla mia inclinazione, non mi sobbarcherei a questo genere di apostolato ma, siccome le istanze mi furono tante volte ripetute, e da persone degne d'ogni stima, temerei di contrariare un disegno della Provvidenza, se non prendessi la cosa in seria considerazione. La propongo quindi a voi, invitandovi a riflettere dinanzi al Signore, e pesare il prò e il contro, per poi. prendere quella deliberazione che sarà di maggior gloria di Dio e di maggior vantaggio alle anime. Perciò, durante questo mese, tutte le nostre preghiere, comuni e private siano indirizzate a questo fine, di ottenere dal Signore i lumi necessari in questo importante affare ».
Un mese dopo riconvocò tutti, ed anche il voto vostro contribuì a persuaderlo della favorevole volontà divina. Così nacque in lui il proposito di fondare anche una Congregazione di Suore, alle quali, accogliendone nel 1872 i primo nucleo, dette il nome di Figlie di Maria Ausiliatrice, perchè son sue parole - « il loro istituto fosse un monumento di perpetua riconoscenza a sì tenera Madre pei grandi e molteplici favori da Lei ottenuti; » perchè - aggiungiamo noi che le vediamo operare a migliaia e in ogni terra - esse fossero presso la società cristiana le soavi dispensatrici dell'aiuto di Maria; cooperassero a propagarne per ogni dove il culto; ne rispecchiassero l'efficacia e le virtù colla santità degli esempi.
Così congiunto il vostro nome - e m'è forza, contentarmi di questi due soli episodi fra tanti - all'immedesimazione di Don Bosco coll'Ausiliatrice, non è cosa forse d'alto significato, che la festa vostra, come è unita per ragione di tempo con quella di Lei, così lo sia nei nostri cuori? Gradirà Maria d'esser festeggiata anche nel servo suo, e che gli osanna a Lei ne prendano quella commozione, che è suscitata dalla serena canizie umana, quand'essa è giustamente riverita come il segno parlante d'una cara e sacra paternità.
L'oratore prese poi le mosse dall'Opera di Don Bosco per quella diffusione del culto dell'Ausiliatrice, che nell'erezione dei Tempio di Valdocco ebbe la prima manifestazione solenne. L'invocazione di Maria sotto il titolo d'Auxilium Christianorum rilevò doversi tradurre nella lingua nostra piuttosto come Ausilio della Cristianità, che dei semplici cristiani, perchè la prima volta che essa fu adottata ufficialmente dalla Chiesa, con l'inserirla per ordine di S. Pio V nelle Litanie Lauretane, ciò fu per ringraziare la Vergine di quella vittoria di Lepanto, in cui Essa aveva salvato l'intera civiltà cristiana. E più tardi, quando Pio VII istituì la festa annuale dell'Ausiliatrice pel 24 maggio « a perpetuo monumento fra i popoli cristiani » dell'aiuto datogli da Maria col liberarlo dalla lunga deportazione, anche allora tutta la Cristianità era stata salvata, poichè si era restituita la libertà del Pontificato. Gli storici del resto per cercare tracce più antiche di un tal culto speciale, le cercano sopratutto nel ricorso fatto dai popoli alla Vergine durante le calamità che investivano la società cristiana come corpo. L'oratore pone tra questi podromi posteriori a Pio V, ma anteriori a Pio VII, anche il voto di Vittorio Amedeo II per la liberazione di Torino, sciolto coll'erezione della Basilica di Soperga. È ben vero che le sue e le imperiali milizie cristiane non combattevano contro infedeli ma contro altri cristiani; che era in giuoco la patria e non pareva esserlo il Cristianesimo; ma dovunque si lotta per l'indipendenza e la giustizia, anche ivi, sebbene indirettamente, il Cristianesimo è in causa.
Tuttavia nel 1815, quando venne il decreto di Pio VII e nacque Don Bosco, un tal culto non era diffuso nè popolare. E questi; che doveva diventarne l'apostolo, lo ebbe fin da bambino nel cuore. E in verità la missione, che arcanamente e a gradi egli ricevette dalla Vergine in visioni tante volte rinnovateglisi in sogno, missione di educare la gioventù, per rinnovare i fondamenti della vita cristiana e civile, era essenzialmente sociale, e l'aiuto, che Essa gli prometteva e ad esuberanza gli mantenne, riguardava perciò non solo i singoli cristiani ma la Cristianità.
Senonchè il proprio dovere di render pubblica la sua devozione all'Ausiliatrice e di propagarla nel mondo egli lo concepì e lo annunziò solo negli anni, in cui avendo già compiuto i suoi disegni sull'educazione giovanile sentì d'aver ricevuto da Maria il comandamento d'erigerle sotto quel titolo un gran tempio. Fin allora pareva aver voluto accumulare le prove dell'assistenza di Lei, perchè la gratitudine sua e della società beneficata divenisse imperiosa; pareva davanti al mondo aver voluto assumere a sè e non addossarla a Lei la responsabilità delle proprie imprese. A vittoria ottenuta volle celebrare la vera vincitrice.
L'erezione del tempio compito in soli tre anni, quanti ne corsero dalla prima pietra posta dal Principe Amedeo il 27 aprile 1865, alla consacrazione avvenuta il 9 giugno 1868, fu non solo una glorificazione della Vergine ma una testimonianza dell'averlo essa voluto. La spesa era inumane, e Don Bosco non aveva neppur un centesimo e non volle far nessuna questua. Essa fu interamente coperta, per un sesto da obliazioni pie, per il resto da persone che avevano ricevute grazie. E queste grazie, e i modi con cui i beneficati si sdebitarono, ebbero forme e varietà prodigiose.
Da quel tempio muove la seconda parte dell'Opera di Don Bosco, opera di consolidazione e di diffusione universale, in cui tutto il suo apostolato educativo si fa veicolo del culto dell'Auxilium Christianorum. Qundi la fondazione della Pia Società Salesiana, delle figlie di Maria Ausiliatrice, dei Cooperatori. Quindi le missioni all'estero e la cura degli emigranti italiani, ossia quel mirabile congiungimento dello spirito dell'universallità e di quello dell'italianità, che avrà nuova manifestazione fra giorni, sia coll'invio d'una missione salesiana in Cina, sia con un'Opera di assistenza Salesiana nel Borgo di San Paolo in Torino, la quale ultima prenderà appunto occasione e data dalle nozze d'oro di Don Albera.
Oggi trecento e più chiese e cappelle salesiane, parecchie migliaia di sacerdoti e suore di Don Bosco, centinaia di migliaia d'alunni, di cooperatori, di ex-allievi, di selvaggi convertiti, di emigranti assistiti, di profughi, d'orfani di guerra, di vittime di altre calamità soccorsi, sono le sedi e le voci con cui il rinnovato culto dell'Ausiliatrice si espande rapidamente su tutta la terra.
E qui l'oratore passò ad illustrare il disegno di un Museo del Culto di Maria Ausiliatrice.
...Tutta questa storia primitiva, tutto questo sviluppo d'un tal culto sotto un tal titolo, sàranno raccolti, per mezzo di diorami, di planisferi, di fotografie, di dipinti, di plastici, di disegni, di piani statistici, di autografi, d'arredi, di medaglie, di pubblicazioni, nel Museo Salesiano, che per ora avrà proporzioni modeste, e dopo la guerra acquisterà una sede propria, e avrà la pur debita ampiezza.
Musei sacri già esistono in gran copia. L'ultimo in tempo e il più insigne per tesori, è quello eretto testè a Roma dalla munificenza di Benedetto XV per raccogliervi tutti i cimeli e i documenti che ricordano la Basilica di S. Pietro in Vaticano, quale fu dai tempi di Costantino fino a Nicolò V, e quale è stata poi interamente trasformata e rifatta. Collezione stupenda, che schiera sotto gli occhi nostri ciò che l'arte, la pietà, la magnificenza hanno accumulato nella successione dei tempi intorno alla tomba degli apostoli.
Ma di Musei che adunino le testimonianze, non d'un solo tempio, bensì d'un intero culto non ne esistono ancora nel mondo. Questo sarà il primo. E confermerà quel carattere che distingue l'Opera Salesiana, così ferma nel radicarsi sulle perpetue tradizioni ecclesiastiche, così alacre, così piena d'argento vivo, nel gettarsi arditamente alle buone innovazioni.
Dirà tuttavia alcuno: perchè aggiungere alle chiese, dove il culto è cosa viva, un museo dove ogni raccolta è un allineamento morto? Rispondo che si affratelleranno così due forme che sembrano quasi opposte di storia religiosa.
Nelle chiese c'è tanta storia; eppure senza date, in una commistione per cui la varietà dei tempi si unifica e sparisce. Vi si celebrano riti che si andavano componendo e fissando in un lungo volgere d'anni, e portano per chi li scruti dottamente, i segni di essi, ma oramai sono fermi e coerenti, come d'un tempo solo: vi si canta col Tedeum del IV° secolo, lo Stabat Mater e il Dies irae del XIII°; ma come canti che siano nati in un giorno solo, o recente, lontano. Vi si schierano santi, che trascorsero la vita terrena in età diversissima, ma la venerazione li contempla tutti come contemporanei nella vita immortale; non si dice di essi: «furono santi » ma si dice: « sono santi ». E una pari mescolanza e soppressione di tempi si fa nella decorazione delle chiese. Quadri, statue, monumenti sepolcrali, suppellettili ed arredi, dovuti ad artefici d'epoche svariate e recanti in sè quegli svariati segni di stile, che ogni epoca impronta nei prodotti suoi, qualunque sia l'arbitrio e l'originalità dell'artefice, stanno uno accanto all'altro, e vengono usati promiscuamente, come avessero avuto origine insieme. Che dico? Perfino nella struttura delle chiese, per poco che siano antìche, seppure ogni variazione archittettonica è una stonatura, si vedono, per esempio, a navate gotiche addossarsi cappelle gotiche, e fregi barocchi sovrapporsi alla linea classica, e risultarne tuttavia un complesso, che vien distinto e deplorato bensi dalla giusta critica d'arte, ma che all'animo dei preganti e dei celebranti, il quale è finalmente, in un colla presenza divina, ciò che dà vita all'edificio, altrimenti materiale e freddo, a quell'animo apparisce unico e concorde. E forse, nonostante i diritti della bellezza e della coerenza nell'architettura e nell'ornamento delle chiese, nonostante la guerra che deve farsi agli anacronismi stridenti, la preghiera dei fedeli che non se ne accorge ed è contenta di salire al cielo anche di mezzo a quel garbuglio d'elementi storici, ha una profonda intuizione, poichè la storia non si aggroviglia, nelle rappresentazioni di là dentro, se non per attestar l'eterna ora di Dio sovra tutto che passa.
E invero la storia, questo registro del prima e del poi, del sorgere, dello svilupparsi, del perire nelle cose di quaggiù, ha una parte, che quanto a sè il Cristianesimo ha soppresso. Poichè dal giorno della Redenzione, come le le somme verità e i sommi precetti divennero immutabili, così le vie della salute e della santità furono piene. Nessun progresso di civiltà fu più necessario per formar pian piano attraverso alle generazioni i rappresentanti delle virtù eccelse. Essi poterono comparire in ogni tempo e star quasi fuori dei tempi; partecipare a quel privilegio per cui Iddio, a dirla con Lamartine, non separa il passato dall'avvenire; rende ineguali le età per le creature ma le serba uguali nella sua mano; non pronunzia mai le tre parole dell'uomo, ieri, oggi, domani. Le chiese, che simboleggiano questa parte della storia, bene dunque accolgono in sè senza distinzione di date, e come in un oggi sempre vivo, i loro riti, i segni del loro decoro, le immagini e le reliquie dei loro Santi.
Ma v'è un'altra parte della storia cristiana, in cui il succedersi dei tempi ha la sua necessità e il registrarli la sua ragione, perchè in essi, l'evoluzione, per dirla coi positivisti, il divenire, per dirla con Hegel, è realmente e confessatamente un progresso. E questa parte è quella che riguarda l'espandersi delle dottrine e delle pratiche cristiane nel mondo.
Quando la parola divina assomigliò le fortune dell'apostolato al granello di senapa che da seme impercettibile diviene pianta maestosa, assoggettò l'allargarsi della Chiesa alle leggi dello svolgimento: quando profetò che alla fine dei tempi si sarebbe giunti ad un solo ovile e ad un solo pastore, segnò anche ad ogni ora che si succede il destino d'andare man mano apparecchiando quella compiuta ora finale. Qui dunque la storia religiosa riprende il passo colla storia umana; non è perfetta in un giorno solo, e in qualunque giorno; ma va dal meno al più, dal bene al meglio di giorno in giorno. Ha le sue date. E chi le segna e le imprime nelle memorie con documenti palpabili ed eloquenti, pone delle pietre miliari, che stimolano i riguardanti ad andare, come si deve, più oltre.
Ecco il valore e le speranze della classificazione storica che questo Museo conterrà. Quando vi si toccheranno con mano le origini del culto dell'Ausiliatrice, gloriose bensì, ma d'avviamento sparso ed incerto; poi si vedrà come, dopo un lento sviluppo, si giunge al giorno in cui Don Bosco lo fece quasi suo, e da quel giorno ne fu rapidissimo il progresso e l'espansione, allora le oscillazioni della prim'ora, le fortunate fatiche delle ore successive, saranno incitamento ad adoprarsi ciascuno perchè le promesse contenute nello stesso accrescimento mirabile, siano adempiute con sempre nuovi sforzi; e tanto s'estenda il culto, quanto è e sarà estesa quella Cristianità, a cui è stato offerto da Dio l'ausilio di Maria.
Così il tempio, in cui quel culto ha il centro della propria vita, non avrà vicino a sè una collezione morta, ma un diverso e concorrente stimolo di vita; una sede, in cui la registrazione dell'ieri, dell'oggi e del domani, che nel tempio non si fa, sarà fatta bensi dalla mano dell'uomo, ma consentendovi Iddio.
E ciò accade in una specie di pienezza di tempi. La festa del Tempio cinquant'anni fa consacrato, la festa del Museo, in cui s'inaugura la testimonianza storica di questa devozione a Maria, la festa giubilare di chi regge le sorti dei salesiani, la prima festa di tal genere che sia fatta ad un Rettor maggiore - poichè mancavano due anni e mezzo a D. Bosco, e quattro mesi a Don Rua - avvengono nell'ora, in cui all'umanità urge quanto forse non mai, d'invocare sopra di sè l'Auxilium Christianorum.
Poichè non solo viviamo nella maggior calamità che gli uomini abbiano patito dall'opera dell'uomo, ma, di mezzo a tanti lutti e rovine, in tanto apparente oblio delle norme morali più sacre, una purificazione degli animi si annunzia. Coloro che lottano per la difesa e la libertà non si contentano di sapersi nella giustizia, ma aspirano a lottare per la giustizia, così che questa emerge come un'idealità compiuta e universale: coloro fra essi che aspirano ad una pace, non la vogliono nè qualsiasi, nè vacillante, ma tale che porti nel mondo lo spirito della pace.
Benedetto XV ha augurato per primo questi termini della guerra. Non la sola cessazione materiale dell'immane flagello, quale in tante guerre fu invocato; ma l'avvento della giustizia piena e dello spirito pacificatore sicuro, questo premio e castigo di tanto dolore patito ed inflitto, questo l'umanità invoca oggi. Qual preghiera di più vasta esigenza è stata mai levata nel mondo? Nè è la temerità che l'ispira; è la confidenza che la dètta. Nell'Ausiliatrice -
canta l'inno delle Lodi -- «risiede la forza stessa di Dio » - ed Essa, che vide dal Sangue del Figlio germinar la vittoria sulla morte; essa, che piange su lui, ma colla certezza del trionfo, tutto il pianto di tutte le madri, faccia ora, da tanto sangue di figli sorgere la nuova gloria, ossia il potere dei soli giusti nel mondo; faccia da tante lacrime materne spuntare la nuova fortezza degli animi, che anche attristata confida. E accolga da noi, accolga da una moltitudine immensa, la sicura invocazione di Lepanto:
Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
9 Giugno 1918.
Si canti, si canti
ne l'ora gioconda e l'eco diffonda
per terra e per mar,
che un popol s'accalca d'un tempio a le soglie, perchè vi s'accoglie un forte a l'altar.
Nel capo d'argento,
nel volto raggiante, scorgete un sembiante che pare di ciel,
che i sacri pensieri palesa, e l'amore di chi del Signore è il Messo fedel.
O dolce Vegliardo,
le nozze tue d'oro fra d'angeli un coro si compiono alfin;
rispezza quel pane
ch'è il pan de la vita; ribevi, o Levita, quel sangue divin.
Celesti voi belli, dagli alti pendete e in l'ali chiudete l'amico, il fratel;
versate gli incensi, versate le rose, -
e frondi gloriose ridate al suo stel.
Tu, Vergine d'oro,
che da cinquant'anni per man di Giovanni riluccichi al sol,
e ognor da Valdocco
bell'Ausiliatrice
l'ausonia pendice
fai lieta e ogni suol,
discendi; ed al figlio che ti sorridea
ventenne, e ti fea sua madre immortal,
ristampa sul fronte,
col labbro tuo stesso, più dolce, più impresso il bacio eternal.
Si canti, si canti quest'ora gioconda; e l'eco diffonda
per terra e per mar,
che sotto lo scettro regal di Maria più santa armonia non ebbe l'altar.
Avv. CARLO BIANCHETTI.
Lo studio della sacra liturgia è il modo migliore per comprendere quali ragioni ha mosso la Chiesa nello stabilire una festa: e il modo migliore di celebrar una festa è quello di penetrare nello spirito della sacra liturgia. E quindi utile e doveroso per ogni divoto di Maria Ausiliatrice il conoscere - almeno nelle linee principali - lo spirito della liturgia nella festa del 24 maggio.
La Messa e l'Ufficiatura della festa di Maria Ausiliatrice hanno una parte propria e una parte comune. La parte comune è desunta dalla Messa e dall'Ufficio, comuni alle feste della Madonna che non hanno messa propria e ufficio proprio. Il concetto generale che informa questa parte è fondato sul dogma della Divina Maternità della Vergine: di qui la dignità sua e il dover nostro di onorarla, le nostre suppliche a Lei e i pegni continui del suo aiuto.
La parte propria della liturgia della festa di Maria Ausiliatrice abbraccia le tre orazioni della Messa, gli inni dei Vespri e delle Lodi, le antifone del Magnificat e del Benedictus e le lezioni del secondo e del terzo notturno.
Le Orazioni sono eloquenti ed espressive. Nella prima è detto solennemente che la Vergine fu costituita da Dio - in modo maraviglioso - l'aiuto del popolo cristiano in ogni età; e si prega perchè i cristiani, sostenuti dal suo aiuto nei combattimenti della vita, possano trionfare dalle insidie del demonio in punto di morte.
Nella « Secreta » si offre il S. Sacrificio in riconoscenza del trionfo accordato alla Religione cristiana dalla Beatissima Vergine ; e perchè l'obblazione torni proficua, s'implora l'intercessione dell'Ausiliatrice, già usa a siffatte vittorie.
Nel « Postcommunio » si domanda al Signore che tutti i popoli che si nutrono del Sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù C., mercè l'aiuto della sua Madre Santissima, sieno liberati da ogni male e da ogni pericolo, e perseverino in ogni opera buona.
Gli Inni sono ambedue rivolti a celebrare la potenza di Maria e la prontezza del suo aiuto alla Chiesa e al popolo cristiano. L'inno dei Vespri è totalmente consecrato a celebrare il trionfo papale del 24 maggio 1814:
Spesso, mentre il popolo cristiano era oppresso dalle armi cruente di terribile nemico, pietosa scese Ausiliatrice dal cielo tranquillo la Vergine: - così narrano gli antichi monumenti patrii; con ricche spoglie così attestano i templi ; così le feste solenni, ripetute per voto ogni anno...
L'inno delle Lodi canta l'aiuto di Maria a favore dei singoli e della Chiesa, in tema generale:
Se una Patrona, così potente, si schiera dalla nostra parte, cessa il tumulto delle guerra, e a mille a mille cadono o fuggono gli squadroni e le coorti nemiche.
Come la turrita rocca della città di David, saldamente fabbricata, si aderge maestosa sopra il santo monte di Sion, munita di armi e di presidio agguerrito:
Così la Vergine, forte del braccio di Dio e ricca di doni celesti, respinge dai suoi devoti i colpi del demonio!...
L'antifona del Magnificat ai primi vespri e quella del Benedictus sono l'espressione della fiducia e della riconoscenza alla gran Madre di Dio
«Ecco! Maria era la nostra speranza!... e per questo ricorremmo a Lei perchè ci soccorresse ed Ella venne in nostro aiuto!»
« A Te, ricorremmo, o Santa Madre di Dio, e per mezzo tuo a noi venne l'aiuto dal Signore! »
L'antifona del Magnificat ai secondi vespri è l'antica invocazione « Sancta Maria, succurre miseris » colla finale: che sentano tutti le tenerezze della bontà di Maria, quanti implorano il suo aiuto.
La Ia e la IIa lezione del secondo notturno sono tratte da uno dei più cari discorsi di S: Bernardo: - Un uomo e una donna - scrive il S. Dottore - recarono gravissimo danno al genere umano; ma, per divina bontà, un altro Uomo ed un'altra Donna riparavano la nostra rovina, e non senza nostro guadagno. Gesù Cristo avrebbe potuto compiere un tal riscatto da sè; ma, come nella nostra rovina, così nella nostra redenzione la Divina Bontà volle che fosse rappresentato l'uno e l'altro sesso, anche perchè noi avremmo sentito il bisogno di chi intercedesse per noi presso Gesù Cristo. Ed ecco che ci fu data a mediatrice Maria!... Quindi, se gemiamo sotto le conseguenze dell'umana fragilità, tergiamo le lacrime e appressiamoci senza timore a Maria; in Lei non v'ha nulla d'austero, nulla di terribile, tutto è soavità ed amore... E perchè è piena davvero di clemenza, di dolcezza, di grazia, e di misericordia, rendiamone tutti grazie a Dio, che nella pietosa sua provvidenza ci ha dato un tal mediatrice, che attira a sè tutti i cuori. A tutti infatti Ella apre i tesori della sua pietà con generosità sovrana, donando allo schiavo la redenzione, all'infermo la sanità, a chi piange il conforto, al peccatore il perdono, al giusto la grazia, all'angelo la pienezza dell'esultanza nei cieli. Buona, Ella non guarda al nostro passato, ma ascolta tutti, accoglie tutti con clemenza; e di tutti, con una compassione quasi infinita, ascolta e solleva ogni dolore... Gettiamoci adunque con devotissime preci ai suoi piedi, abbracciamoci a Lei, e non lasciamola finchè non ci abbia benedetto, perchè Ella è potente!...
La terza lezione del secondo notturno narra la storia compendiosa della vittoria di Lepanto, della liberazione di Pio VII e dell'istituzione della festa del 24 maggio, colla quale la Chiesa venne a dichiarare di riconoscere dalla Vergine le sue più strepitose vittorie.
Le lezioni del terzo notturno sono anch'esse di S. Bernardo. Questo gran divoto della Madonna c'invita ad ammirare la sapienza e la bontà di Dio nella sua condotta verso di noi, perchè, volendo Egli consolarci colla sua grazia, ne depositò in Maria la sorgente, animandoci con ciò stesso a renderle speciali onori. In vero, se abbiamo la speranza dei gaudi celesti, e la grazia, e la perseveranza nel bene, lo dobbiamo a Maria. Amandola quindi questa creatura privilegiata; onoriamola, invochiamola con tutta l'anima, con tutto il cuore. Tale è la volontà di Dio, avendo Egli disposto che ogni grazia ci venga per mano di Maria! Ella provvede a tutte le nostre necessità, e con quale amorevolezza! Se temiamo la maestà del Padre, ricorriamo a Gesù; ma se per caso ci sentiamo confusi anche dinanzi a Gesù pensando alla sua maestà divina, noi ricorriamo a Maria che è una creatura al par di noi e insieme è Madre di Dio.
In breve, la liturgia della Festa di Maria Ausiliatrice rammenta ed inculca
I) la riconoscenza che tutto il popolo cristiano deve alla Vergine per l'aiuto da Lei accordato alla Chiesa in speciali strettezze
II) la riconoscenza che le dobbiamo ciascuno in. particolare, essendo l'Ausiliatrice di tutti i cristiani;
III) la fiducia con la quale dobbiamo ricorrere a Lei in ogni pubblica e privata neccessità;
IV) il dovere di renderle il culto che Le spetta per queste ragioni e, sopratutto, per la sua dignità di Madre di Dio.
Giovedì 23 maggio: Vigilia di Maria SS. Ausiliatrice: ore 7.15 Messa di S. E. R. Mons. Castrale, Vescovo tit. di Gaza. - Ore 17 Primi Vespri Pontificali, Predica e Benedizione Pontificale. - Ore 2o Rosario, Predica e Benedizione Pontificale. - Il Santuario rimane aperto per la veglia santa.
Programma musicale: Sacerdos et Pontifex e Domine ad adiuvandum (nuove composizionì) del M. D. G. Pagella - Salmi del M. G. Doglìani - Inno Saepe dum Christi del Card. G. Cagliero - Magnificat del M. D. G. Pagella - Sancta Maria succorre miseris: grande antifona a 7 voci con due cori del Card. G. Cagliero - Tantum ergo, detto di Santa Cecilia, del Card. G. Cagliero.
Venerdì 24 maggio: Solennità di Maria SS. Ausiliatrice: ore 6 Messa del rev.mo D. Albera. - Ore 7.15 Messa di S. E. R. Mons, G. B. Pinardi, Vescovo tit. di Eudossiade. - Ore 10 Messa Pontificale dell'Em.mo Card. Giov. Cagliero, della Pia Società Salesiana. -- Ore 16 Benedizione eucaristica a comodìtà dei pellegrini. - Ore 18.30 Vespri pontificali; Panegirico detto dal rev.mo Don G. B. Zerollo: Benedizione impartita dall'Em.mo Card. Richelmy.
Programma musicale - Mattino: Sacerdos et Pontifex del M. D. G. Pagella - Missa Solennis « Auxilium Christianorum » (olim Messa di S. Cecilia) ad liturgicas normas recentiores accomodata dell'Em.mo Card. G Cagliero - Parti variabili in gregoriano - Grande antifona: Sancta Maria succurre miseris del Card. G. Cagliero - Sera: Tantum ergo solenne del
Card. G. Cagliero: - il resto come il 23.
Sabato 25 maggio: Dalle ore 21 al mattino Adorazione solenne.
Domenica 26 maggio: ore 8 Pellegrinaggio degli Oratori maschili e delle rappresentanze della Gìoventù Cattolica del Piemonte, e Comunione generale alla Messa del rev.mo Don Albera. - Ore 9.30 Messa solenne. -- Ore 17 Vespri solenni; Conferenza ai Cooperatori Salesiani, detta dal rev.mo Don Zerollo; Benedizione impartita da S. E. R. Mons. Natale Serafino.
Domenica 2 giugno: Ore 8 Pellegrinaggio degli Oratorî femminili e delle rappresentanze delle Figlie di Maria di Torino, e Comunione generale alla Messa del rev.mo Don Albera. - Ore 9.30 Messa solenne. - Ore 17 Vespri; Introduzione al settenario di preparazione al duplice Giubileo; Benedizione.
Dal 3 all'8 giugno: ore 9 Messa, Predica di S. E. R. Mons. L. Olivares - Ore 17, Predica di Mons. L. Olivares - Ore 20, Rosario, Predica di S. E. R. Mons. D. Pasi.
Giovedì 6 giugno: Alla funzione delle ore 17 Cerimonia di addio al drappello di nuovi Missionari Salesiani per la Cina.
7 - 8 - 9 giugno - Triduo privilegiato per concessione della S. Congregazione dei Riti.
Venerdì 7 giugno: Festa del S. Cuore di Gesù. - Ore 7.15 Messa dell'Em.mo Card. Cagliero. - Ore 10essa Pontificale; Esposizione del SS. Sacramento.
Sabato 8 giugno: Giornata Mariana. - (Tutte le Messe sono della festa di Maria Ausiliatrice). - Ore 10essa solenne.
Domenica 9 giugno: Giubileo del Santuario. - Nel mattino Messe di Ecc.mi Vescovi - Ore 10 Messa d'Oro di Don Paolo Albera; Allocuzione dell'Em.mo Card. Cagliero ; Offerta dell'aureo Scettro alla Sacra Immagine e Consacrazione a Maria Ausiliatrice. - Ore 17 Vespri Pontificali; Discorso dell'Em.mo Card. Richelmy; Benedizione impartita dall'Em.mo Card. Cagliero. Programma musicale: Come il giorno 24 maggio: - Te Deum del Card. G. Cagliero.
Lunedì 10 giugno: ore 10 Messa Pontificale per i Benefattori defunti.