ANNO XXXVIII - N. 6 PERIODICO MENSILE 1 GIUGNO 1914
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Carlo Magno e la divozione al Cuore di Gesù
Salviamo la gioventù 162 Per il monumento a D. Bosco: I) L'OMAGGIO DELLA CITTA Di TORINO - II) L'offerta della Gioventù Cattolica Italiana . . 163 + Per la memoria di D. Rua: Una pagina di MONS. CAGLIERO . .
Tesoro spirituale 167 Il Successore di Don Bosco in Sicilia . 168 DALLE MISSIONI: Matto Grosso (Brasile): Un'epidemia fra gli indi - Cina: Prodigi della carità cristiana 176
IL CuLTo DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Una preghiera - La solennità titolare nel Santuario di Torino - Pel 24 corrente - Grazie e graziati . 180
Il Cinquantenario del Collegio di Lanzo Torinese . 185
NOTE E CORRISPONDENZE: D. Albera, cittadino onorario di Castelnuovo d'Asti - Un altro exallievo eletto vescovo - La Causa di Beatificazione di D. Beltrami - Tra i figli del popolo - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Notizie varie .
Necrologio e Cooperatori defunti 191
IL 28 gennaio 814 spirava in Aquisgrana (Aix la Chapelle), illustre città della Prussia Renana, l'imperatore Carlo I, comunemente Carlo Magno. Guerriero, legislatore, protettore degli studi, egli fu soprattutto grande per la sua fede profondamente cristiana e pel suo zelo veramente apostolico. La serenità che brillava sul suo volto negli ultimi istanti della vita, quel gran segno di croce, pieno di tanto sentimento che caratterizzò la dipartita di lui morente da questo mondo, quelle parole del salmista: In manus tuas, Domine, commendo Spritum meum (Ps. XXX, 6) da lui cantate nell'atto di esalare l'ultimo respiro, rimarranno monumento immortale della fede e della pietà che animò il grande fondatore del sacro romano impero.
Ma donde egli attinse quello spirito così vivo e così profondo di fede e di pietà? Dalla meditazione che per lui era quotìdiana della passione del Divin Salvatore; dal Cuore sacratissimo di Gesù, di cui egli fu divotissimo. Qui sta il segreto, l'origine, la ragione della sua grandezza nel campo civile, militare, cristiano. Orbene noi vogliamo oggi, oggi che dura tuttora l'eco delle onoranze tributate al grande monarca nell' 11° centenario dalla sua morte, vogliamo, dico, rievocar la figura di Carlo Magno in sull'aprirsi del mese del Sacro Cuore; vogliamo questo modello di sovrano e di cristiano presentarlo ai grandi ed ai piccoli, agli imperanti e ai sudditi e da lui imparare come possano, come debbano conciliarsi, fondersi insieme le virtù naturali e le virtù cristiane, l'altezza del genio e l'ardore della fede, il credente e il cittadino.
E poichè la carità è per sua natura diffusiva e la divozione al Cuore di Gesù è di quelle che dovrebbe penetrare dappertutto e tutti abbracciare senza distinzione, noi ve la raccomandiamo caldamente, cari Cooperatori e benemerite Cooperatrici. soprattutto in questo mese. Questa che insieme con la divozione a Maria Ausiliatrice fu la divozione del nostro Venerabile Don Bosco, sia pure la divozione nostra; la Madonna di Don Bosco, come suol chiamarsi Maria Ausiliatrice, di cui abbiamo or ora terminato il bel mese, c'insegni, ci guidi ad onorare, a trascorrere santamente ne' nostri pensieri, ne' nostri affetti, nelle nostre parole, nelle nostre azioni il mese dedicato al Cuore del Suo Divin Figlio.
Entri questa divozione negli orfanotrofi, ospizi, ospedali, negli Istituti di sofferenze e allevii le pene, santifichi i dolori di que' che gemono. Penetri nelle scuole, negli istituti di educazione ed indirizzi sanamente gli studi, stimoli all'operosità, fortifichi gl'ingegni, educhi nell'umiltà e nel timor di Dio la gioventù, renda eminentemente salutare, fruttuosa l'opera del maestro. Lueger, quest'uomo di fede e di operosità, in soli tre anni
(1907-1910) che governò come Borgomastro (Sindaco) la città di Vienna, aperse oltre 6o scuole. Ma esigeva sempre che prima di essere adibite ad aule di studio , a palestra educativo-didattica, fossero consacrate al Cuore di Gesù mediante la Messa e la benedizione col SS. Sacramento. Si diffonda, si propaghi la divozione al Cuore di Gesù nelle famiglie e vi faccia regnare lo spirito di giustìzia e di pace con l'olezzo delle soavità della carità. E come famiglia, grande famiglia è la società umana, così la divozione al Cuore di Gesù la infiammi, la avvivi tutta quanta di sè questa povera società, ne spenga gli odii che la dilaniano, cessi le lotte che la turbano, allontani gli orrori che la minacciano. Viviamo in tempi difficili, paurosi. Guai se la fede non ci sorregge! Orbene raccomandiamo, affidiamo al Cuore di Gesù questa povera inferma che è la società attuale. Possa essa sentir da Gesù le consolanti parole che Egli diresse un giorno nella grandezza del suo Cuore alla malata del Vangelo: Filia, fides tua salvam te fecit: vade in pace (Luca, VIII, 48).
L'Em.mo Francesco di Paola Card. Cassetta, Vescovo di Frascati, in una lettera ai suoi diocesani scrive apostolicamente:
« Se considero che a lato del Santuario, a voi tanto caro, detto della Madonna di Capocroce, sorge la Casa, che, per munificenza del Santo Padre, è destinata ad essere la domus iuventutis, dove si uniscono, sotto la direzione degl'infaticabili figli del Venerabile don Bosco, molti giovani per istruirsi nella vera dottrina e per sollevarsi onestamente, mi sento vieppiù confortare, perchè penso che l'esempio dato dagli ottimi Salesiani sia di stimolo maggiore al Clero secolare, per condurre una vita di sempre maggiore sacrificio a prò delle anime.
» Sì, o sacerdoti e nostri carissimi fratelli in Gesù Cristo, raddoppiate le cure vostre affinché i giovani siano diretti nelle vie della virtù; aiutate in ciò efficacemente i genitori; insegnate loro a raffrenare le proprie passioni secondo i precetti evangelici; istruiteli nella dottrina cristiana, e difendeteli da' sofismi dei maestri dell'errore, aprendo a tal fine scuole di religione nelle singole parrocchie; ricreateli con onesti divertimenti, perchè si tengano lungi dai mondani piaceri che avvelenano il cuore; e promovete per i giovani più maturi, circoli cattolici, dove, se ben diretti, tanto vantaggio si può ricavare.
» E voi che con tanto zelo accogliete i giovani nelle scuole serali, istruiteli nelle lettere e nelle arti; fate loro conoscere i principii d'igiene, che devono seguire, per mantener loro forze e dimostrare ai medesimi che l'osservanza dei comandamenti di Dio e dei precetti della Chiesa è il mezzo più efficace per conservarsi sani di mente e di corpo.
» Ecco, o venerandi fratelli e figli carissimi, una delle mie maggiori sollecitudini e preoccupazioni: l'educazione e l'istruzione veramente cristiana della cara gioventù!... »
L'OMAGGIO DELLA CITTÀ DI TORINO.
L'offerta della Gioventù Cattolica Italiana
I.
L'omaggio di Torino.
MENTRE lo scultore Gaetano Cellini lavora indefessamente a modellare il gruppo principale del Monumento, cioè
« Don Bosco fra i fanciulli » il Consiglio Comunale della Città di Torino nella seduta del 13 maggio u. s. approvava entusiasticamente la deliberazione della Giunta di contribuire con la somma di L. 20,000 all'erezione del Monumento medesimo.
La domanda di concorso.
La domanda di concorso fu indirizzata al Sindaco Senatore Conte Teofilo Rossi, dal Presidente del Comitato Promotore del Monumento, senatore Barone Antonio Manno.
« Tra gli ex-allievi di Don Bosco e degli Istituti Salesiani da Lui fondati, sparsi per tutto il mondo - così la domanda - sorse, come ben sa V. S. Ill.ma, un Comitato promotore, inteso all'erezione di un monumento in Torino alla memoria venerata di Don Giovanni Bosco nella ricorrenza del centenario della sua nascita, come solenne manifestazione di riconoscenza universale alla più grande opera di civiltà cristiana, di qui si onori il secolo XIX.
» Nato dal popolo, Don Bosco dedicò ai figli del popolo la Sua vita semplice, operosa, apostolica, ispirata dalla fede che illumina il cammino e vince tutti gli ostacoli, e infervorata dalla carità ardente, che non risparmia sofferenze e triboli per il bene dell'umanità.
» L'apostolato, che Don Bosco iniziava con l'istruzione d'un povero muratore l'8 dicembre 1841, affermava pochi anni dopo con la fondazione di tre oratori festivi, in tre eccentriche regioni della Città, e consolidava coll'erezione della prima casa ospitale in Valdocco, per accogliervi poveri giovanetti, educarli con amorevolezza e prepararli alla vita, raggiunse per opera Sua diretta e per quella dei figli spirituali da Lui formati tale grandezza di risultati da meravigliare il mondo civile ».
E delineata con cifre e dati statistici tutta l'azione multiforme dei Salesiani in Italia e al l'Estero, la domanda terminava così:
« Nessun nome forse del secolo XIX sintetizza, nell'amore e nella pace, tanta azione popolare, sì meravigliosa messe di risultati, quanto quello di D. Bosco, in cui la fede cristiana e l'amore dell'umanità si fusero così perfettamente, da sviluppare l'energia ammirata e benedetta da tutte le genti.
» Non reca quindi meraviglia, che in tutto il mondo civile centinaia di migliaia di beneficati siansi uniti nel vivo desiderio di esternare la venerazione e riconoscenza al gran Padre, erigendogli un monumento qui a Torino, in faccia al Santuario di Maria Ausiliatrice che fu Sua creazione, in quella regione di Valdocco donde mosse l'ispirazione e move tuttora la Direzione della grande attività salesiana.
» Come è noto a S. V. Ill.ma, il Comitato Esecutivo, in omaggio al voto del Comitato Promotore, bandì un concorso per il monumento da erigersi nel 1915 sulla base del contributo di L. 200 mila, oltre le spese di fondazione e le accessorie, e ne affidò l'esecuzione allo scultore Gaetano Cellini. Piacque all'Amministrazione civica, con tanta saviezza da V. S. presieduta, previo il parere favorevole della Commissione d'ornato, approvare il progetto e confermare la concessione dello spazio occorrente al monumento nella Piazza Maria Ausiliatrice; ed il Comitato, interprete del sentimento di tutti gli ammiratori dell'opera di D. Bosco, rende a V. S. sentite grazie di tanta benemerenza.
» Ora il Comitato sente il dovere di rivolgere invito all'alta Amministrazione della Città, che più d'ogni altra sperimentò e sente il beneficio del genio cristiano, che s'immedesimò colla vita di D. Bosco e si perpetua nella Pia Società Salesiana, di voler contribuire all'erezione del monumento, interpretando il plebiscito di compianto di tutta Torino, manifestatosi ai funerali di D. Bosco e di D. Rua e il sentimento di universale, devota ammirazione alla memoria di Colui, che visse per la gioventù, gli umili e i sofferenti. »
La deliberazione della Giunta.
Il Sindaco comunicò la domanda alla Giunta e questa nella seduta del 22 aprile così deliberava:
« La Giunta, avuto riguardo all'opera eminentemente filantropica, umanitaria ed educativa svolta dal Sacerdote Giovanni Bosco, rassegna al Consiglio Comunale la proposta di concorrere col contributo di L. 20000 nella spesa per il monumento da erigersi in Torino alla sua memoria... ».
L'approvazione del Consiglio.
Il Consiglio discusse la proposta nella seduta del 13 maggio, e questa assurse ad un'unanime, affettuosa, imponente dimostrazione di stima e di riverenza per la memoria di Don Bosco e per l'Opera sua.
La stessa minoranza (alcuni socialisti) confessò di « ammirare in Don Bosco l'opera di un grande uomo di cuore, di un grande filantropo, di un grande lavoratore ».
Il Sindaco Sen. Conte Teofilo Rossi chiamò D. Bosco « una delle più grandi figure d'italiano del secolo XIX », «un uomo di cuore, che ha beneficato l'umanità », e rilevò la grande utilità dell'Opera Salesiana. « Basta - diceva - gettare uno sguardo su quanto fanno i Salesiani all'estero per i nostri emigranti, per sentirsi ammirati dell'Opera organizzatrice di questo grande piemontese. »
Il Consigliere Comm. Costanzo Rinaudo, dopo aver detto, con nobile orgoglio, di aver avuto « la fortuna di essere stato da Don Bosco beneficato » essendo vissuto « per otto anni accanto a lui ed in intima confidenza » e di conservarne, nella sua avanzata età, viva gratitudine, calorosamente aggiungeva:
« I promotori del Monumento sono gli ex-Allievi di D. Bosco e degli Istituti Salesiani da lui fondati, sparsi per tutto il mondo, eccitati da un sentimento che ogni uomo di cuore deve ammirare, cioè dal sentimento della riconoscenza. Alle centinaia di migliaia di ex-Allievi si uniscono i 350.000 figli del popolo ospitati negli 870 istituti consacrati alla gioventù, che in ogni terra recano pure la nostra lingua e i tesori della civiltà italiana (1).
» Sebbene si tratti di un monumento assai costoso, che onorerà certo Torino, per l'alta concezione d'arte che ispira il fervido scultore romagnolo Gaetano Cellini, tuttavia i poveri figli di D. Bosco potrebbero erigerlo senza alcun concorso estraneo: basterebbe un giorno di digiuno universale, a cui sarebbero felicissimi di sottoporsi, per raccogliere le 200.000 lire necessarie al monumento. Ma al Comitato parve un dovere di invitare l'Amministrazione della Città, che più d'ogni altra esperimentò e sente il beneficio dell'Opera Salesiana, a contribuire all'erezione del Monumento, come tangibile testimonianza dell'ammirazione del popolo di Torino per il suo grande figlio di adozione.
» Se si è ricorso al Municipio è perchè sarebbe stato indelicato non invitare la rappresentanza della città di Torino a quest'opera iniziata dai Salesiani... Io credo di interpretare il sentimento di tutti gli ammiratori di D. Bosco, porgendo vive grazie al sig. Sindaco e alla Giunta per il benevolo accoglimento della domanda, e all'Onorevole Consiglio per il consenso di adesione che vorrà dare alla proposta dell'Amministrazione. Una voce più potente si unirà alla mia per ringraziare degnamente la città di Torino, il coro internazionale della Federazione degli exAllievi, e dei 350 mila giovanetti ospitati nelle istituzioni salesiane. Sarà un inno poliglotta di riconoscenza a Torino che accolse il figlio di modesti contadini di Castelnuovo di Asti, ne secondò l'azione meravigliosamente feconda, a Torino che ne custodisce la salma venerata ed ora concorre a perpetuare nel bronzo la memoria di colui che visse per la gioventù, gli umili e i sofferenti ».
Applausi prolungati accolsero le splendide parole del Cons. Rinaudo, e la proposta di conconcorrere con la somma di 20000 lire all'erezione del Monumento a D. Bosco fu approvata.
Noi, profondamente grati per questa solenne dimostrazione di affetto data a Don Bosco, fermamente ci ripromettiamo di trarne lena sempre maggiore a calcare generosamente le orme di un tanto Maestro, il cui nome, per la sua ardente carità è benedetto nel mondo intero.
II.
L'offerta dalla Gioventù Cattolica Italiana.
Anche il Consiglio Superiore della Gioventù Cattolica Italiana, nell'ultima adunanza trimestrale tenutasi in Roma con l'intervento dei Presidenti regionali che fanno parte del Consiglio stesso, deliberava di concorrere con un'offerta a nome dell'intera Società della Gioventù Cattolica Italiana, all'erezione del monumento al Ven. Don Bosco, « quale attestato di doveroso ossequio a chi ebbe tanta cura per l'educazione cristiana della gioventù » col « voto e l'augurio che da ogni classe di persone e di Associazioni, specialmente giovanili, copiose siano le oblazioni per onorare degnamente una schietta gloria italiana ».
(1) Sono riuniti in un sol numero gl'Istituti dei Salesiani e quelli delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Si vuole allestita una conveniente biografia del compianto Don Rua ed è desiderio di tutti che la cara memoria del 1° Successore di D. Bosco possa giungere ai posteri, quale è ancora in noi, viva e parlante. Gli ammiratori dell'indimenticabile estinto sono quindi nuovamente pregati di annotare quanto stimano degno di memoria, e d'inviare con sollecitudine al nostro venerato Rettor Maggiore i loro appunti, redatti in qualsiasi lingua, in fogli liberi da corrispondenza, e debitamente firmati, con l'intestazione per la memoria di D. Rua.
A facilitare il ricordo dei fatti, diamo l'indice seguente.
DON MICHELE RUA. I) Dati biografici.
I) Sua infanzia. - Sue prime relazioni con Don Bosco. -Suo ingresso nell'Oratorio di Valdocco. - Durante il chiericato. (Fatti o ricordi, veduti o uditi personalmente, ovvero uditi raccontare da lui stesso o da persone degne di fede, di cui si dirà nome, cognome, ecc.).
2) Sua preparazione e promozione al sacerdozio (29 luglio 1860).
3) Dal 186o al 1885: Suo regime di vita nell'Oratorio di Valdocco e a Mirabello Monferrato, ove fu direttore del Collegio o Piccolo Seminario di S. Carlo dal 1863 al 1865. - Sua cultura. -- Suo special carattere. - Suo ascendente sui giovani e sui confratelli. - Sua attività. - Suo amore a D. Bosco. - Efficace aiuto da lui prestato a D. Bosco nella Fondazione delle Opere Salesiane. - Sua corrispondenza e relazione con estranei.
4) Dal 1885 al 1888: Il Vicario di D. Bosco: come adempì il nuovo ufficio.
5) Dal 1888 al 1910: Il Successore di D. Bosco: suo spirito. - Sue relazioni coi confratelli, coi giovani, coi Cooperatori, colle Autorità ecclesiastiche e civili, con ogni genere di persone. - Suoi viaggi (data, mèta, scopo e durata del viaggio ed altri particolari degni di nota). - Dello sviluppo dato all'Opera Salesiana, secondo lo spirito di D. Bosco e i nuovi bisogni. - Sua venerazione per la memoria e per le tradizioni di Dori Bosco. - Sua ultima infermità e ultime raccomandazioni.
II) - La figura morale.
1) Impressione che si riportava dall'avvicinarlo. - Sua maniera di trattare. - Giudizio di chi l'ha frequentato ed esaminato.
2) Suoi doni naturali: ingegno, memoria bontà di cuore, energia, amore al lavoro, ecc.
3) Fatti, detti e scritti suoi d'ogni genere (comprese le lettere private) riferentisi alla pratica delle virtù teologali e morali, dei voti religiosi, dell'umiltà, e di ogni altra virtù.
III) - In quale stima era tenuto.
1) Opinione in cui era tenuto da fanciullo - da giovane - da chierico - da sacerdote - da direttore - da Prefetto della Pia Società Salesiana - da Vicario e Successore di D. Bosco.
2) Giudizi di lui vivo dati da eminenti personaggi ecclesiastici e laici (si notino con particolare diligenza quelli uditi dal labbro medesimo di D. Bosco) - da compagni, confratelli e dipendenti - da amici ed avversari.
3) Rimpianto destato dalla stia morte. - Memorie e pubblicazioni di circostanza, e giornali e periodici che ne parlarono. - Funerali, commemorazioni, ecc. (Delle commemorazioni dette da persone costituite in ecclesiastica dignità si mandi copia manoscritta o stampata, od un largo riassunto).
Qualunque memoria, anche non accennata in quest'indice (fosse anche una data o un sol motto ritenuto importante) venga redatta ed inviata con sollecitudine al rev.mo sig. D. PAolo ALBERA,
Via Cottolengo, 32 - Torino. UNA PAGINA DI MONS. CAGLIERO.
Volendo sottolineare la suesposta raccomandazione - e nel desiderio di far meglio comprendere a tutti i cari Confratelli e ai benemeriti Cooperatori quanto sia profondamente desiderata la cooperazione di tutti allo scopo indicato - rendiamo di pubblica ragione quanto inviava in proposito al sig. D. Albera Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, d'in mezzo le sue occupazioni.
Mementote praepositorum vestrorum qui vobis loculi sunt verbum Dei. (Hebr. XIII, 7).
Homines magni virtute. (Eccli. XLV, 3).
Di ritorno dalla prima spedizione dei nostri Missionari dell'America del Sud, e poco dopo la fondazione della Casa di S. Benigno nel 1879, in una delle prime visite che D. Bosco faceva ai suoi carissimi figliuoli della nuova Casa, lo accompagnai quale Catechista della nostra Pia Società; e prima di far ritorno a Torino volle che lo accompagnassi anche a fare una visita ad un suo antico condiscepolo ed amico, che risiedeva in Foglizzo. Il nostro biroccino di campagna a due posti e ad un cavallo, in mancanza del ponte, discese la ripida sponda dell'Orco e passammo a guado le sue acque poco quiete, con non poco pericolo. Strada facendo, Don Bosco secondo il solito si intratteneva sui progressi della nostra Pia Società, sulle difficoltà passate e sulle speranze future, e si rallegrava di quel poco di bene che i suoi figliuoli facevano nel vecchio e nel nuovo mondo.
A un tratto, quasi per esplorare il mio pensiero mi fece questa domanda:
- Nel caso che morisse D. Bosco, chi credi possa succedergli?
- Amatissimo D. Bosco, non è ancor tempo di parlare di morte! Noi non siamo consolidati nè nella virtù, nè nel sapere; neppure siamo al corrente del conoscimento e della pratica delle nostre Costituzioni; ed il Signore non ci toglierà D. Bosco così immaturamente e fuor di tempo!
- Va bene; speriamo nel Signore e nella nostra buona Madre Maria Ausiliatrice!... ma facciamo un'ipotesi....
- In questo caso, risposi, chi possa in verità succedere a D. Bosco, a mio giudizio, sarebbe un solo!
- Un solo! oh no! io credo che ve ne possono essere più di uno, e due ed anche tre!
- Più tardi sì, replicai io, ma per adesso ve ne ha un solo!
- E chi è adunque, secondo il tuo parere, questo solo!
-Mi dica prima, D. Bosco, i suoi due ed anche i suoi tre?
- Te li dirò, ma prima dimmi tu il tuo uno?
- E Don Rua, risposi, il solo Don Rua!
Don Bosco, mi disse il nome degli altri due, che a suo parere avrebbero potuto succedergli: - Tuttavia, soggiunse, credo che hai indovinato, abbiamo un solo D. Rua! Egli è sempre stato ed è il braccio destro di D. Bosco !
- E non soltanto braccio, replicai io, ma testa, occhio, mente e cuore, per supplire, a suo tempo, alla vecchiaia ed alla morte di D. Bosco! E sia il più tardi possibile questo bisogno!...
E spiegai i miei perchè, intrattenendomi con l'amato Padre sulle eminenti ed eccezionali qualità morali intellettuali e religiose del nostro DON RUA !
*
Lo conobbi la prima volta in Castelnuovo d'Asti nell'ottobre del 185o, in una delle prime gite che Don. Bosco faceva con pochi giovani buoni e virtuosi, alla borgata dei Becchi, in occasione della novena e della festa della Madonna del Rosario. Il Vicario D. Antonio Cinzano, il giorno dopo la solennità, aveva secondo il solito invitato Don Bosco a Castelnuovo a mangiare la famosa polenta insieme coi suoi giovani. Io quella mattina mi trovava nella casa parrocchiale, perchè desideroso di seguire la carriera ecclesiastica; il Vice Curato m'insegnava i primi rudimenti della lingua latina, ed il Parroco mi addestrava nelle melodie del Canto Gregoriano. E ben mi ricordo di aver subito rimarcato l'indole piacevole, l'ingenuità e il candore giovanile di uno della comitiva ! Egli era il giovane Michele Rua: e seppi dai compagni della passeggiata che era considerato da Don Bosco tra i migliori dell'Oratorio, e che da lui era in modo speciale ben voluto: discipulus quem diligebat... pater! Ci siamo avvicinati, ci parlammo e conversammo per tutto quel giorno, come amici di antica data. Eravamo pressocchè coetanei: io aveva incominciato i dodici anni ed egli i tredici.
L'anno seguente io entrava quale alunno interno tra i primi studenti dell'Oratorio, e l'ebbi subito amico e compagno di scuola nel privato ginnasio del Prof. Bonzanino.
Don Bosco conoscitore delle sue belle doti e delle sue particolari virtù, in mancanza di assistente, ce lo aveva assegnato guida e capo sia nell'andata che nel ritorno dalle scuole in città. La nostra vivacità giovanile, il nostro carattere libero, e la infantile nostra spensieratezza, facevano non poco contrasto con la serenità calma e la fermezza nel dovere del nostro Michele; per cui succedeva che non sempre era da noi considerato e meno ascoltato... Ma la sua esemplare condotta nella scuola, nello studio e nella ricreazione stessa, la sua amabile conversazione e la sua non comune pietà nelle funzioni di chiesa erano per noi motivo di riflessione e potente attrattiva per avvicinarlo, amarlo ed anche obbedirlo.
La mattina delle domeniche egli si trovava in mezzo a noi nel cortile ove si giuocava e si scorazzava, finchè D. Bosco, terminato di confessare, dava principio alla S. Messa. Ed era allora che il nostro Michele con un senso spirituale, raro alla sua età, si metteva in guardia accanto alla cannetta della pompa, perchè coloro che dovevano fare la S. Comunione non bevessero per isbaglio e non potessero più riceverla, perchè non più digiuni.
Durante la S. Messa, egli col suo devoto contegno ci edificava ed animava a pregare, e caritatevolmente ci avvertiva perchè stessimo raccolti e facessimo il dovuto ringraziamento.
Conversando con noi, ci parlava di D. Bosco e del grande amore che aveva per i giovani dell'Oratorio, specialmente per quelli che erano dedicati allo studio, e ci raccomandava che perciò l'amassimo noi pure, lo venerassimo e ne ascoltassimo gli insegnamenti.
Delicatissimo nella virtù della modestia, non consentiva che si facessero discorsi liberi e pericolosi tra gli artigiani interni e gli apprendisti esterni; e meno poi che si facessero conversazioni non convenienti tra noi che eravamo i primi studenti della Casa, e pressoché tutti con la risoluzione di abbracciare lo Stato Ecclesiastico.
E come il piccolo Samuele che nel Santuario, vestito di bianco lino, simbolo della sua bell'anima e celeste candore, proficiebat actate, sapientia et gratia apud Deum et apud homines; così il piccolo Michele nell'Oratorio cresceva in età, in prudenza e in grazia presso Dio, merce la direzione e la guida di D. Bosco, e presso noi suoi condiscepoli di studio e di vocazione.
Gli fui compagno nella giovinezza, nel chiericato, nel Sacerdozio, e da Direttore e Membro del Capitolo Superiore della nostra Pia Società, e posso assicurare che in tutti questi stadii della sua vita, fu sempre primus inter pares, primo nella virtù, primo nel lavoro, primo nello studio e nel sacrificio, come fu sempre primo nell'amore forte e santo verso D. Bosco e verso i giovani; pel bene e sviluppo dei quali era tutto zelo, sollecitudine e fraterna e paterna carità.
Per parecchi lustri ci siamo trovati insieme al lato di D. Bosco; egli alla destra, io alla sinistra, circondati da molti confratelli, tutti zelanti e operosi. Pieni di giovanile ardore ci avviavamo e correvamo solleciti nelle vie del Signore, guidati dalla sua Divina Provvidenza, desiderosi di sollevare Don Bosco nella direzione, nel maneggio e nell'amministrazione dell'Oratorio, dei Collegi e delle Case Filiali, ma specialmente di coadiuvarlo nella formazione della nostra Pia Società, assai contrariata nei suoi inizii, seriamente combattuta nei suoi progressi e non poco contrastata nella sua definitiva approvazione; sì, tutti correvamo, omnes quidem currebamus, ma il bravìum di S. Paolo, il premio era di D. Rua, sempre incomparabile nello zelo, nel sacrificio e nel lavoro.
Nella Storia dell'Oratorio noi ricordiamo con gloriosa e santa compiacenza e quale un mazzo di bellissimi fiori di virtù, la vita pura e innocente di Savio Domenico e la invidiabile semplicità di Don Raffino; ammiriamo la robusta operosità di Don Alasonatti e la costante laboriosità di Don Provera; nonchè la intima unione con Dio e le eroiche sofferenze, sopportate per suo amore, di Don Beltrami; eppure non temo di errare se dico che Don Rua tutti li emulò e superò col procacciarsi doni e grazie e rivestirsi ogni dì più dei carismi, che San Paolo inculcava ai santi di Corinto: aemulamini carismata meliora.
Ripieno dello Spirito di Dio e forte nella divozione a Maria SS. Ausiliatrice, egli fu l'aiuto, l'appoggio ed il braccio destro di Don Bosco. Retto di spirito ed umile di cuore, ne seguiva i precetti non solo, ma ne indovinava il pensiero, ne intuiva i disegni, ne secondava i desideri, siccchè da noi era tenuto e predicato qual modello del vero Salesiano, del pio Sacerdote e del santo Religioso.
* *
Quindi nulla di più giusto che noi lo considerassimo per l'unico degno e l'unico meritevole di succedere a Don Bosco nella direzione della nostra Pia Società, perchè quale esperto timoniere dirigesse la Nave Salesiana attraverso i Butti del mare burrascoso di questo mondo, e qual valente capitano conducesse l'esercito del nostro pio Sodalizio alla conquista di nuove terre, nuovi mari e nuovi popoli, per Gesù Cristo, per la Chiesa e pel vantaggio stesso del Civile Consorzio.
Niuna meraviglia pertanto, se egli fu scelto da D. Bosco per suo a latere, se fu eletto nella sua vecchiaia a suo Vicario, e se alla sua morte gli fu successore ad unanime voto dei Salesiani e sovrana sanzione del Pontefice Leone XIII.
Fu così che ricevette il doppio spirito del nostro Santo Fondatore; fu così che meritò si moltiplicassero e triplicassero durante la sua amministrazione, i Salesiani, le vocazioni, le Missioni e le Case della nostra Pia Società, fatta spectaculum mundo, angelis et homini bus!
Finalmente come l'Apostolo S. Giovanni nella corsa al Sepolcro del Calvario praecucurrit ; anche D. Rua praecucurrit citius al glorioso e sacro avello di Valsalice; nè vi stette per riverenza al di fuori, ma vi entrò e meritò dormire accanto alle spoglie del Venerato Padre il sonno dei giusti e partecipare della pace, del riposo e del loro gaudio eterno!
S. José de Costarica, 24 luglio 1913.
GIOVANNI, Arcivescovo.
Indulgenza plenaria dal 10 giugno al 10 luglio:
I) il 28 giugno, Natività di S. Giovanni Battista; 2) il 30 giugno, Commemorazione di S. Paolo Ap.; 3) il 2 luglio, Visitazione della B. V. M. a Santa Elisabetta;
4) il 5 luglio, Preziosissimo Sangue di N. S. G. C.
A Randazzo.
Catania, 5 marzo 1914.
Partiti da Taormina il 2 marzo, giungemmo a Giarre verso il mezzodì e, grazie le squisite attenzioni dell'egregia famiglia del sig. Isidoro Bonaccorsi, nostro affezionatissimo Cooperatore, e dello stesso Capostazione, potemmo prendere un po' di brodo nella breve fermata che ci fu, prima di ripartire con la Circumetnea alla volta di Randazzo.
A Nunziata di Mascali trovammo la piccola stazione invasa di gente che attendeva il sig. D. Albera: v'era tutto il Clero di Mascali e di Nunziata con molti Cooperatori e tutto il Collegio Immacolata delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Don Albera dal treno salutò e benedisse cordialmente a tutti; e ripartì in compagnia del Sac. Francesco Barbagallo, nostro zelante Cooperatore. Alla stazione di Passopisciaro, lo attendevano il cav. avv. Gualtiero Fisauli, Deputato provinciale, il Barone Gregorio Fisauli, Presidente della Congregazione di Carità, il cav. Giuseppe Vagliasindi Presidente dell'Asilo infantile, ed altre distinte personalità di Randazzo che salirono in treno con noi. Quando questo entrò in stazione la banda cittadina intonò una marcia e tra salve di bombe e mortaretti e lo sventolio festante di bandiere e bianchi fazzoletti un fragoroso scoppio di ripetuti evviva si sprigionò da tutti i cuori dell'immensa moltitudine, che aveva invaso tutto lo spiazzale e i dintorni della stazione, impaziente di dare il benvenuto al Successore di Don Bosco. Primo ad ossequiarlo fu il direttore del Collegio S. Basilio, dott. D. Giuseppe Angeleri, il quale fece la presentazione delle Autorità, tra cui erano i membri dell'Onorevole Giunta Comunale al completo, il rev.mo sig. Arciprete, i Rev.di Capitoli delle tre Collegiate, e i PP. Cappuccini. Tutti volevano vederlo, tutti volevano ossequiarlo, tutti volevano baciargli la mano, e ci volle parecchio tempo per uscire dalla stazione e formare il corteo aperto dalla banda cittadina, dalla Società Sportiva « Vigor » preceduta dal fiammante suo vessillo e dal Collegio Municipale S. Basilio nell'elegante sua divisa.
Arrivati al Collegio, in un ampio salone parato a festa, dinanzi alla moltitudine degli intervenuti e dopo il canto di un inno d'occasione con accompagnamento di banda, Don Albera ebbe il cordiale saluto dal Cav. Fisauli, a nome della città; dall'avv. Francesco Vagliasindi per il Comitato degli ex-Allievi; dal rev.mo Arciprete per il Clero; dal M. R. Can. Tripoli, a nome dei Cooperatori; dal Direttore del Collegio, dal Can. Basilio Finocchiaro, e dai giovani collegiali e delle scuole municipali dell'Oratorio Festivo, cui egli ringraziò commosso dell'entusiastica dimostrazione.
Martedì (3 marzo) celebrò la S. Messa con comunione generale e canto di sacri mottetti, per i giovani del Collegio, delle scuole, e dell'Oratorio Festivo, poi fu a far visita al Municipio e al rev.mo Arciprete, che lo attendeva con tutto il Clero della città. Sulla sera presiedette un'intima riunione di numerosi ex-Allievi, i quali si strinsero intorno a lui con famigliare cordialità, offerendogli per l'erigendo monumento a D. Bosco la loro offerta.
Nel pomeriggio compì altre visite e non dimenticò l'Oratorio festivo, ove i giovanetti, malgrado il maltempo, erano accorsi numerosissimi.
Il mercoledì mattino celebrò la S. Messa per gli ex-Allievi, i Cooperatori e le Cooperatrici delle Opere Salesiane; e alla sera circondato dal rev.mo Arciprete e dai RR. Canonici della città, presiedette la conferenza salesiana, tenuta dal Salesiano dott. D. Vincenzo Allegra, nella Chiesa Matrice di S. Maria.
Stamane, partì per Giarre alla volta di Catania, dovendo in giornata imbarcarsi per Malta. Il corteo d'accompagnamento, preceduto dalla « Vigor » e dai giovani del Collegio S. Basilio e dal Collegetto Serafico, passò per le vie principali, fra continui evviva. Alla stazione si trovarono nuovamente a ossequiarlo le Autorità cittadine e alla partenza dei treno fu indescrivibile l'entusiasmo con cui dagli intervenuti gli fu dato l'addio.
A Malta.
Malta, 10 marzo 1914.
Il piroscafo che doveva restituirci alla Sicilia ieri sera non s'è fatto vedere in porto, quindi siamo sequestrati fino a mercoledì. Ma la cordialità e le delicate attenzioni degli amici e dei nostri confratelli non ci lasciano rimpiangere la forzata permanenza; le visite si succedono; la gara degl'inviti continua e penso che se il sig. D. Albera si fermasse a Malta un mese non riuscirebbe ancora ad appagare i desiderii dei buoni Maltesi.
D'altra parte questa ritardata partenza ci ricorda un po' la legge del compenso, perche fu pure ritardato l'arrivo. Eravamo partiti giovedì mattina da Randazzo con l'intenzione di poterci imbarcare la sera, ma anche allora il piroscafo brillò per la sua assenza e ci rassegnammo ad arrivare a Malta sabato 7 marzo, con un giorno di ritardo.
Quando nella fredda mattinata, alle 6, il piroscafo gettò l'ancora nel porto di Malta, dopo averci fatto passare una notte disagiata, una lancia a vapore gentimente messa a disposizione del signor D. Albera dal benemerito Collettore della Dogana ci venne a prendere per portarci a riva in compagnia del Direttore dell'Istituto San Patrizio, venuto ad incontrarci.
Si entra in Dogana disposti a sottoporre i nostri bagagli alla visita, ma gentilmente un ufficiale ci invita a passare senz'altro. Fuori ci attendeva una vettura automobile, messa a nostra disposizione da un'ottima cooperatrice; così si giunse alla Sliema in poco più di un quarto d'ora e sfiorando le due vie che si fregiano dei cari nomi di Don Bosco e D. Rua fummo all'Istituto San Patrizio.
Le vie imbandierate, la casa ornata di festoni e palloncini e banderuole ci indicano l'attesa: appena poniamo piede a terra è uno scroscio di battimani e i giovani dell'Istituto vanno a gara per circondare il venerato Superiore. Alle sette ci recammo a celebrare la Santa Messa nella chiesina dell'Istituto.
Alle 11 incominciarono le visite alle autorità. Dapprima ci recammo da S. E. il Governatore, il quale accordò una lunga udienza al signor D. Albera e si dichiarò soddisfatto dell'opera dei Salesiani nell'isola.
Il Governo inglese ha a Malta la sua residenza nel Palazzo del Gran Maestro dei Cavalieri ed ha mostrato sempre un gran rispetto per le memorie di queste sentinelle avanzate della civiltà in Oriente. Le spaziose sale del palazzo son tuttora fregiate dei grandi quadri dei Pontefici più benemeriti delle crociate, degli episodii più salienti della secolare lotta contro i turchi; le ferree armature dei cavalieri, gravanti su mannequins, son schierate immobili e lucenti come guardie d'onore nei corridoi. Tutto ricorda l'eroismo grandioso, i sacrifizi, i trionfi dei Cavalieri crociati.
In seguito, lasciato il biglietto di visita in casa dell'Ecc.mo Vescovo temporaneamente assente da Valletta, e ossequiato S. E. Mons. Portelli dell'Ordine dei Predicatori, Vescovo Ausiliare, e Mons. Vicario Generale, ritornammo all'Istituto, ammirando nel lungo percorso gli splendidi panorami, la bellezza delle vie e la loro nettezza.
La giornata finì con un trattenimento accademico musicale dato dai giovani dell'Istituto di San Patrizio e dell'Oratorio Festivo e dagli amici. Fu una gentile manifestazione di riconoscenza al Successore di D. Bosco per la sua visita. Il magnifico salone della Juventutis Domus era gremito. Dissero un affettuoso saluto il Direttore dell'Istituto di San Patrizio il Direttore dell'Oratorio, e il signor Comm. Alfonso Galea, fondatore e insigne benefattore delle Opere Salesiane alla Sliema. «Malta - questi diceva - se da molti è appellata il fiore del mondo, non lo è per magnificenza di monumenti, ma perchè sulle nostre dolci sponde, il grande Apostolo, di cui tu porti il nome, piantò un fiore che egli coltivò poi sempre dal Cielo e rese più cristianamente odoroso del buon odore di Cristo. Questo bel fiore che noi Maltesi non possiamo non amare fino all'entusiasmo e del quale non possiamo non andare santamente alteri in ogni lido ove approdiamo, è stato benedetto dal Cielo attraverso i secoli della nostra storia. Tentarono gli eretici di rapirgli il suo olezzo, ma invano; cercò inutilmente, con la sua barbarie, la mezzaluna di offuscarne lo splendore; nell'epoca famosa dei Cavalieri di San Giovanni il nostro fiore si abbellì di nuovi fregi e sparse attorno più gradite fragranze e progredì tanto da meritare le più belle lodi di tanta nobil parte del cristianesimo qui convenuto, or son pochi mesi, a celebrare solennemente le glorie di Gesù Sacramentato. Sulle foglie bianco-rosate di questo fiore io leggo scritti molti nomi che resero celebre la nostra isola dopo il naufragio di San Paolo; ed oggi vorrei sopra una di quelle foglioline aggiungere un nome e scirvervi queste sentite parole: Al Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco, D. Paolo Albera, il saluto di Malta riconoscente e grata!...»
Dopo il Comm. Galea parlò eloquentemente il sig. Camilleri, recando il saluto dei giovani della Domus ; e i giovani dell'Istituto eseguirono un'operetta in inglese, e quelli dell'Oratorio un bozzetto in italiano. Chiuse la serata il sig. D. Albera con la sua parola riconoscente.
Alla Sliema i nostri confratelli hanno la direzione dell'Istituto di San Patrizio, con varie Scuole di Arti e Mestieri pei giovani ricoverati a conto del Governo che ne ha l'alta sorveglianza, e tengono un'opera propria, quella dell'Oratorio Festivo, frequentatissimo dai giovani Maltesi, nel quale sono coadiuvati da benemeriti sacerdoti secolari, pieni dello spirito di D. Bosco.
Domenica, 8 marzo, il signor D. Albera amministrò la prima Comunione ad una cinquantina di giovani dell'Oratorio e comunicò pure molti loro compagni. Mons. Vicario Gen. onorando la festa di S. Francesco di Sales che i nostri celebravano a San Patrizio, cantò la messa solenne: infra missam Monsignor Faruggia, direttore diocesano dei Cooperatori, disse il panegirico.
Per tutta la giornata numerosissimi ed autorevoli amici dell'Opera Salesiana convennero all'Istituto ad ossequiare il signor Don Albera; tra essi il Console Generale d'Italia, Giudici, Professori di Università, impiegati del Governo, Ufficiali, ecc. Anche Monsignor Vescovo volle restituirgli la visita accompagnato dal suo segretario. Il bel giorno finì col saggio ginnastico dato dai giovani della Boys-Brigade, una specie di società ginnastica militarmente organizzata fra i giovani dell'Oratorio, la quale durante tutta la permanenza del signor D. Albera fu in servizio d'onore attorno a lui.
Ieri, 9 marzo, vi fu la Messa per le Associate di Maria Ausiliatrice nella Chiesina del Collegio e nel pomeriggio la Conferenza Salesiana, alla quale presero parte con numeroso pubblico i cooperatori e le cooperatrici. La tenne il signor D. Albera stesso.
Oggi fu una giornata spesa in famiglia. L'amatissimo Superiore fu a disposizione di tutti i confratelli, ai quali parlò individualmente e collettivamente con loro giubilo immenso.
In questi giorni molti cooperatori e amici diedero una bella prova della loro stima e del loro affetto all'Opera Salesiana, ricolmandone d'ogni gentilezza il Superiore. Parecchi lo vollero per qualche ora, in casa loro, e Don Albera non si potè sottrarre alle dolci insistenze delle famiglie Galea, del Marchese Mattei, di Monsignor Faruggia e del Console Generale d'Italia, che gli usarono le più delicate attenzioni.
A Modica.
Modica, 14 maggio 1914.
La mattina del 12 eravamo di nuovo a Catania e verso mezzodì partivamo alla volta di questa città. Alla stazione di Siracusa erano ad attenderci Monsignor Bignami, arcivescovo di Siracusa, e i rappresentanti di Modica col Direttore dell'Oratorio, tutto in ansia e affaccendato per il ritardo.
A Modica trovammo un Comitato d'onore composto di quaranta spiccate personalità fra cui tre Commendatori e sette consiglieri comunali, con a capo l'ill.mo prof. Emanuele Modica; i rappresentanti di numerosi sodalizi con le loro bandiere; una larga rappresentanza del Clero secolare e regolare ed una vera fiumana di popolo. Appena giunse il treno, si alzò fino alle stelle il grido di « Viva Don Albera, Viva Don Bosco, Viva D. Rua! » e come Don Albera mise piede a terra, il popolo si riversò con tale impeto verso di lui, che a stento si potè far argine perchè non venisse travolto da quelle onde umane.
Il giorno era sull'imbrunire e le popolane del quartiere Milano-Palermo, che a proprie spese avevano fatto erigere un arco trionfale, improvvisarono un'illuminazione. Anche la Casa Salesiana era riccamente imbandierata e illuminata e adorna di fiori. Qui il prof. Modica, non ostante i suoi settant'anni, con calda parola rivolse al signor D. Albera il saluto riverente dell'intera cittadinanza, e con frasi schiettamente cristiane inculcò l'educazione e l'istruzione dei giovani secondo le norme tracciate dal Ven. Don Bosco.
L'indomani il signor D. Albera distribuì il pane degli Angeli a circa sessanta giovinetti della Compagnia di San Luigi ed a tutti i fedeli che gremivano la chiesa: quindi si recò alla Chiesa Matrice di San Pietro, ove alle ore 9.30 il quaresimalista P. Luigi Salvo dei Minori, tenne la Conferenza Salesiana. Don Albera in fine ringraziò e la sua parola fu ascoltata con religioso silenzio.
In seguito ricevette il Comitato d'onore delle Dame, composto di trenta nobili donne dell'aristocrazia modicana, presieduto dalla Marchesa Rosalia Tedeschi; e continuò tutta la giornata nel lavoro più intenso parlando ripetutamente ai giovani e al buon popolo di Modica, che ovunque si assiepava al suo passaggio.
La mattina del 14 si partì per Catania, dove era stato indetto il 1° Convegno Regionale degli ExAllievi di Don Bosco in Sicilia.
li Convegno regionale degli ex-Allievi.
Sabato 14 e domenica 15 marzo, nell'Istituto S. Francesco di Sales di via Cibali, in Catania, s'è svolto il primo Convegno regionale degli exAllievi di D. Bosco della Sicilia e Calabria. La simpatica iniziativa dell'Unione di Catania e lo strenuo lavoro dell'infaticabile Comitato Esecutivo non potevano sortire un esito più lieto. Per il numero di ex-Allievi intervenuti o rappresentati, per l'interesse dei temi svolti, per la presenza di spiccate personalità, il Convegno riuscì superiore alle aspettative.
Eccone in breve un cenno esauriente, tolto dal « Bollettino Ecclesiastico dell'Archidiocesi di Catania ».
« Il Congresso Regionale degli ex-Allievi Salesiani ebbe una riuscita splendida come si desiderava. Si iniziò il sabato 14 marzo. Intervennero numerosi ex-Allievi, che ora occupano posti importanti nell'insegnamento, nelle professioni. nella magistratura e nella Chiesa. Le adunanze si fecero nel gran salone dell'Istituto di S. Francesco di Sales. Esso era riccamente adorno con festoni e iscrizioni inueggianti all'Opera di D. Bosco, all'Em.mo Cardinale Nava, all'Ec.mo Mons. Ferrais, a D. Albera e agli altri superiori.
All'apertura erano presenti l'Em.mo Cardinale, Mons. Ferrais, il Rev.mo D. Paolo Albera Rettore Maggiore dei Salesiani, l'avv. Pericoli e molte altre spiccate persone del laicato e del Clero. La presidenza fu data all'avv. Saverio Fino, ex-Allievo, venuto da Torino per rappresentare la Federazione internazionale degli stessi ex-Allievi.
» Parlarono applauditissimi l'avv. Santacroce, presidente degli ex-Allievi di Catania, l'avv. Fino, l'avv. Pericoli, qualche altro, e in fine la prima seduta fu chiusa con un breve discorso del nostro Em.mo Cardinale, acclamato da tutta l'adunanza.
» Continuarono le sedute il domani, in cui tra gli altri parlò applauditissimo il nostro Ecc.mo Vescovo Ausiliare Mons. Ferrais. Vennero largamente discussi i temi proposti e approvati i relativi ordini del giorno.
» Chiuse il Convegno il Rev.mo D. Albera, il quale con semplici e poche parole ricordò il desi-
derio di D. Rua di raccogliere gli antichi allievi, perchè la vera grande gloria di Don Bosco sono appunto gli ex-Allievi. Disse che si sentiva il cuore soddisfatto nel vedere già cominciata l'attuazione di quella santa idea. Affermò che avrebbe avuto un ricordo indelebile della bella Sicilia e portato nel cuore l'affetto per tutti gli ex-Allievi siciliani.
» Appena terminato il breve discorso scoppiò un applauso entusiastico, interminabile, e si gridò ripetutamente: Viva D. Albera!... Viva D. Bosco! »
I deliberati del Convegno.
Furono così pratici che meritano di essere integralmente conosciuti e qui li trascriviamo.
I.
Il 1° Convegno regionale degli ex-Allievi di Don Bosco in Sicilia
Considerando che a dar completamento e sussidio ai voti del Primo Congresso Internazionale degli ex-Allievi di Don Bosco, celebrato a Torino nel settembre 1911, bisogna por mano alla organizzazione delle Unioni degli ex-Allievi dappertutto ove sian penetrati lo spirito e le opere di D. Bosco;
Considerando che il moltiplicarsi delle forme associative delle classi sociali secondo lo spirito animatore del grande Apostolo e patriotta risponde alla opportunità e necessità dei tempi nostri;
Considerando che alla follia irreligiosa e sociale, follia di scienza e di coscienza tralignate, fra i mezzi più potenti è da opporre con la carità evangelica e la pedagogia dell'amore di Don Bosco, la resistenza persuasiva e fattiva dei cuori e delle menti educate alla scuola di lui;
Ritenuto che gli ex-Allievi del Primo Convegno internazionale convenuti da venti stati diversi, degli altri Convegni minori celebrati in Italia e all'estero e provenienti dalle vie più varie del lavoro, delle scienze, delle lettere, delle magistrature, del Sacerdozio, tutti con affetto di figli, con gratitudine di beneficati parlarono e testimoniarono dell'amore a D. Bosco e segnarono l'apoteosi del suo sistema educativo e del suo apostolato;
Ritenuto che coloro che come noi si dicono orgogliosi di averlo avuto a maestro e padre sono tratti con entusiasmo a diffonderne la conoscenza della vita e dello spirito e di svilupparne le opere restauratrici della famiglia e della società;
Considerando che mentre le unioni degli ex-Allievi sono assai efficaci a continuare e mantenere i vincoli di fratellanza stretti nella rosea età nella vita di collegio o di oratorio, riescono nell'età avvenire ad affermare tra essi il vicendevole aiuto morale e materiale di cui si possa aver bisogno;
Ritenuto che per le ragioni anzidette le Unioni degli ex-Allievi, qualunque ne sia la forza costitutiva, hanno una funzione di difesa e di sviluppo delle opere di Don Bosco; e che l'Istituto della Cooperazione Salesiana si alimenta e rinsalda per le virtù della esperienza e della omogenea tradizione educativa;
Ritenuto altresì che le Unioni degli Ex-Allievi hanno una funzione specifica nei riguardi di essi, poiche, agevolandone la conoscenza, stringendone i rapporti fra le città e le nazioni diverse meglio si raggiungono gli scopi di una fraterna cooperazione e mutualità individuale e sociale;
FA VOTI:
1°) che in omaggio ai deliberati del 1° Congresso internazionale e ad imitazione di quanto vanno facendo gli ex-Allievi di tutto il mondo sorga presso ogni Istituto Salesiano di Sicilia e Calabria la sezione degli ex-Allievi;
2°) che da questo convegno venga a costituirsi l'unione regionale degli Ex-Allievi di Sicilia e Calabria;
3°) che presso ogni Istituto Salesiano, con l'aiuto dei singoli Direttori, s'intraprenda un lavoro di raccoglimento degli Ex-Allievi, si indicano adunanze speciali, si raccolgano indirizzi per dare vita alla nostra Unione Regionale, in preparazione alle feste centenarie di D. Bosco che avranno luogo a Torino nel 1915;
4°) che gli ex-allievi sparsi riannodino le loro relazioni coi loro superiori e partecipino della vita e dello spirito di D. Bosco, pronti a difendere e a far conoscere ognor più le benemerenze delle opere di Don Bosco.
II.
Il 1° Convegno Regionale degli ex-Allievi Salesiani di Sicilia e Calabria
Ricordando il plauso unanime e caloroso con cui nel Primo Congresso Internazionale fu accolta la proposta di erigere in Torino sulla Piazza Maria Ausiliatrice un monumento a Don Bosco;
Tenuto conto dello slancio veramente munifico col quale gli ex-Allievi hanno mostrato di volere che sorga a proprie spese il monumento all'Educatore della gioventù;
Interpretando l'unanime sentimento di gratitudine e di riconoscenza che a ciò li guida;
Considerando il monumento a Don Bosco come il simbolo, il vessillo attorno a cui si riuniscano tutti quanti al mondo sanno comprendere, ricordare, esaltare la virtù ed il potere dei sacrifizi fatti pel bene degli uomini nel nome di Dio; e quasi l'espressione perenne come il marmo della riconoscente gioventù educata;
FA VOTI:
1 ° che gli ex-Allievi di Sicilia e Calabria, a nessuno secondi nell'affetto e nella gratitudine a
Don Bosco, si uniscano con animo generoso ai fratelli d'Italia per concorrere all'erezione del monumento che dirà al mondo il miracolo pedagogico di Don Bosco;
2 ° che all'offerta personale si unisca, presso ciascuna associazione, l'iniziativa di promuovere feste, accademie, recite, serate di beneficenza;
3 ° che il Consiglio Regionale di Sicilia e Calabria aiuti ed incoraggi le singole sezioni per l'opera del Monumento invitando gli ex-Allievi scrittori, oratori, a tenere nei Comitati locali conferenze, presiedere adunanze, redigere articoli, opuscoli e numeri unici che servano a mettere sempre più in luce la radiosa figura di D. Bosco.
All'Oratorio S. Filippo.
Catania, 17 marzo 1914.
Il signor D. Albera nella sua permanenza a Catania visitò più volte il vecchio Oratorio di Catania; ma rimarrano incancellabili nella memoria, e nel cuore di molti il giorno 5 e quello d'oggi, I7 marzo.
Il 15 domenica fu festa dell'Oratorio. Circa mille giovani ossequiarono il buon Padre col più schietto entusiasmo. Questi dopo messa volle con sè i 60 giovani che avevano ricevuto la 1a Comunione e li regalò di dolci e caramelle.
Oggi uno stuolo numeroso, di carissimi amici gli fece di nuovo corona in un'allegria tutta intima e schietta di famiglia. A sera poi, nel teatrino, gli dedicarono un breve ma riuscitissimo trattenimento. La ristrettezza del locale non consentì un largo invito, ma nel salone elegantemente disposto era rappresentata tutta la grande famiglia dell'Oratorio, i Cooperatori, gli ex-Allievi e le molte e varie associazioni giovanili, dagli studenti Universitari della fiorente Scuola di Religione ai più piccoli.
Negli intermezzi si eseguì musica classica; e un bozzetto artisticamente interpretato dalla filodrammatica dell'Oratorio chiuse il trattenimento.
Nè mancarono gli omaggi di molti benefattori: ricordo, fra i molti che avvicinarono il sig. Don Albera, il Barone Nava, fratello dell'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, il Duca Carcaci, il Barone Torrisi ed altri che vollero a sua disposizione le loro carrozze ed automobili.
A Caltagirone.
Messina, 24 marzo 1914.
Caltagirone nei giorni 18, 19 e 2o marzo ebbe per la visita del nostro Superiore un'esplosione di viva esultanza e di gioia ineffabile. Al suo arrivo il piazzale della stazione era rigurgitante di cittadini, con a capo l'Ecc.mo Vescovo Mons. Damaso Pio De Bono, l'On. Sotto-Prefetto, il Sindaco, la Giunta, il Capitolo della Cattedrale e quello della Collegiata, i Parroci, il Seminario, il Comitato per i festeggiamenti, il Direttore della R. Scuola Pratica e molti laici.
Ossequiato dalle varie rappresentanze, a stento Don Albera potè uscire dalla stazione e salito insieme col Vescovo e col Sindaco in una carrozza,.; seguito dalla lunghissima fila di altre 6o carrozze, fra continui applausi attraversò la spaziosa e lunghissima via del Rettifilo ed altre vie principali e giunse sull'alto del colle, dove sorge maestoso l'Istituto Gerbino.
Nel cortile interno di questo grande edifizio, seguì l'inaugurazione dei busti di Mons. Gerbino, di D. Bosco e di D. Rua, e lo scoprimento di una lapide commemorativa, a ricordo del 1° Centenario della nascita di Mons. Gerbino, fondatore dell'Istituto, e della visita di D. Albera. Il pro-Sindaco Cav. Don Sturzo a nome della cittadinanza gli dà il saluto; Sua Ecc. Mons. Vescovo legge un forbitissimo discorso; seguono poesie in italiano e in dialetto, anch'esse applaudite, mentre la banda cittadina, spontaneamente accorsa, accresce colle sue note festose la gioia di tutti.
Il 19 marzo, alle 8.30, nella chiesa di San Nicola, stipata di fedeli, il sig. D. Albera celebra la Santa Messa all'altare di Maria Ausiliatrice, e alle 10 riceve le Autorità, il Sotto-prefetto, i Capi d'Istituto, e tutte le rappresentanze cittadine che vogliono rendere omaggio al Successore di D. Bosco.
Nel pomeriggio vi fu Conferenza salesiana nella cattedrale, tenuta dal ricordato Don Allegra, e a sera un trattenimento nel Teatrino a cura dei giovani del « Circolo Giovanni Bosco».
Il 2o marzo, D. Albera partiva accompagnato alla stazione da tutto il Clero, dalle Autorità e da una larga rappresentanza del Laicato Cattolico, che gli rinnovavano la più cordiale, affettuosa dimostrazione.
A Messina.
Il 21, prima di lasciar a Sicilia, sostammo una seconda volta a Messina. L'Istituto S. Luigi era tutto un trionfo di decorazioni e diceva egregiamente la gioia della folla simpatica e gaia che si raccoglie in quel centro di educazione giovanile. E non solo l'esteriore apparato, ma l'interna gioia dei cuori era in perfetta armonia con la festa gioconda. Lo si vide al mattino della domenica, nella Comunione generale che Don Albera amministrò durante la S. Messa a centinaia di giovani, fra cui una bella schiera di fanciulli che per la prima volta si accostavano all'Altare. Alla cerimonia presero parte i giovanetti interni dell'Istituto, quelli dell'Oratorio, i Soci del Circolo Don Bosco, della Messana Nova, della Compagnia di S. Luigi e molti ex-Allievi.
Dopo messa, D. Albera si degnò benedire una nuova Giostra che si inaugurò quel giorno fra la viva gioia dei giovani; quindi si recò a far visita ai due Istituti che le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno in Messina.
La folla dei giovani e degli ex-Allievi nel pomeriggio fu davvero straordinaria, e tutti presero parte alle funzioni religiose, svoltesi nella Cappella dell'Oratorio, incapace di contenerli.
Sul tardi ebbe luogo un trattenimento di onore, seguito da un'illuminazione generale della casa ed allietato dalla Filarmonica dell'Orfanotrofio Lombardo, gentilmente concessa.
Quando D. Albera lasciò il teatro e comparve nell'atrio per recarsi a benedire i nuovi locali del Circolo D. Bosco, illuminati a luce elettrica e decorati con gusto, fu uno scoppio irrefrenabile di applausi.
Ieri, lunedì mattino (23) celebrò Messa nella Cappella del Seminario, quindi passò ad ossequiare Mons. Arcivescovo. Alle 17,30 vi fu Adunanza dei Cooperatori ed amici dell'Opera Salesiana, onorata dall'intervento di S. E. Mons. Arcivescovo L. Arrigo. Esordì Mons. G. Scarcella, direttore diocesano dei Cooperatori, che disse un commovente discorso di saluto a D. Albera e presentò al pubblico il Conferenziere, l'illustre P. Gerardi dei Conventuali, il quale con volo lirico e con forma smagliante delineò la figura di Don Bosco e l'opera sua. Seguì il Bozzetto: Tarcisio, eseguito inappuntabilmente dai giovani dell'Oratorio.
Fra poco partiremo per le Calabrie; è già in attesa un largo stuolo di amici e di sacerdoti, che ci vogliono accompagnare al Ferry-boat, e vari fino a Reggio.
In Calabria.
Soverato, 31 marzo 1914.
Siamo alla fine del viaggio. Tra breve riprenderemo il cammino del ritorno dopo due mesi precisi; partimmo da Roma il 2 febbraio e il 2 aprile speriamo di esservi nuovamente.
Martedì sera, lasciata Messina, entrammo in Calabria, la terra tanto provata dalla sventura, eppure tanto bella e forte. Lungo la spiaggia restano ancora rovine e ricordi dolorosi della terribile catastrofe del 19o8. Reggio però risorge a nuova vita; risorgono le case, spariscono le ruine, s'aprono larghe e nuove vie, e in questo supera Messina ove le baracche abbondano ancora.
Noi ci dirigiamo verso il mar Jonio aggirando la punta dello stivale d'Italia; e ci avviciniamo alla Marina di Bova.
Bova è sopra un alto monte come un nido d'aquila, distante dal mare oltre tre ore; alla spiaggia un forte nucleo di case costituisce Bova inferiore o Marina. Tutti i paesi della Calabria sono distanti dalla spiaggia e posano su alture in posizioni strategiche di difesa. Ma i nostri tempi resero le vie sicure, e il mare libero dai corsari quindi si van formando piccoli centri anche alla spiaggia, che portano il nome del paese alpestre più vicino.
I Salesiani hanno in Bova Marina la direzione del Seminario e prestano la loro opera per la cura d'anime. È per questo che all'arrivo in stazione trovammo una settantina di chierici che accompagnati dai loro professori e assistenti attendevano il signor D. Albera. Vi erario alcuni amici, il Dottor Pugliatti, il rev.mo Arciprete, con i rappresentanti di Mons. Vescovo, il rev.mo Mons. Vicario Generale ed il rev.mo Can. Teol. Carmelo Nicolò. Scambiai i saluti, c'incamminammo verso il Seminario che dista un quarto d'ora dalla stazione. Il palazzo rimasto tetragono ai replicati assalti del terremoto, circondato da siepi di gerani in fiore e da ulivi, ha l'aspetto d'una villa. Della sua solidità non sono però ancora persuasi gli alunni, i quali, sotto l'impressione delle scosse, preferiscono dormire nel grandioso padiglione-baracca, offerto dalla munificenza di Sua Santità Pio X e passano nel palazzo solo le ore diurne. Noi però vi prendemmo alloggio e vi restammo tranquilli.
Mercoledì, festa della SS. Annunziata, il signor Don Albera benedisse nella Chiesa Parrocchiale la nuova bandiera dell'Oratorio maschile, fungendo da madrina la signorina Pugliatti; e dopo cantò Messa solenne, alla quale parecchi giovanetti fecero la loro prima Comunione. La chiesa era stipata: la parte musicale fu sostenuta dai giovani dei Seminario.
Nel pomeriggio vi fu un'accademia musico-letteraria. Il Teol. Can. D. Carmelo Nicolò con un discorso di forma smagliante fece una rassegna delle Opere Salesiane, terminando con un saluto commovente al signor D. Albera, il quale, in fine, si disse a tutti riconoscente e grato, ed animò i cooperatori a stringersi ognor più attorno ai Salesiani e sostenerli nelle loro fatiche.
Il giovedì fu consacrato tutto ai giovani e ai confratelli,
Venerdì mattina nonostante che infuriasse un vento spaventevole il signor D. Albera volle discendere alla marina per celebrare nella Cappella dell'Oratorio festivo e visitarne i locali; restituì la visita alla famiglia del Dottor Pugliatti tanto benemerita di quell'istituzione e si preparò a partire per Soverato.
Dopo tre ore di treno giungemmo nella splendida marina di Catanzaro, dove l'occhio abbraccia il più bel panorama. Qui i Salesiani hanno una cara chiesina, dovuta all'ing. Sciuto Patti di Catania, nostro buon amico ed ex-Allievo, più l'Oratorio festivo e le Scuole Elementari. Vive solo da tre anni questa casetta, ma io credo potrà in un prossimo avvenire avere largo sviluppo. Ci fermammo in quella soavissima quiete due giorni.
Ieri ci siamo internati in piena Calabria. Sopra i contrafforti dell'Appenino tra il Jonio e il Tirreno, ed un altezza di 400 metri sul livello del mare, in mezzo ad oliveti, praterie e fertili campagne si trova la cittadina di Borgia.
I giovani dell'Oratorio festivo con bandiere, fiori e palme corsero incontro al signor Don Albera e gli fecero scorta d'onore fino alla casa, dove i nostri hanno l'Oratorio festivo e le Scuole serali. Poco dopo si ebbe la visita delle autorità locali, e quella di S. E. Monsignor Tosi, Vescovo di Squillace, il quale trovandosi a S. Floro in sacra visita volle, passando per Gorgia, ossequiare il nostro Superiore.
Stamattina il signor D. Albera celebrò la Messa nella Chiesina di quell'Oratorio distribuendo numerose Comunioni; e nel pomeriggio siam tornati qui a Soverato per cominciare domattina la via del ritorno. Domani saremo a Reggio per far visita a Monsignore Arcivescovo e alla sera prenderemo il treno per Roma, ove il sig. D. Albera desidera arrivar presto per ossequiare il S. Padre e ripartire subito alla volta di Torino per le funzioni della Settimana Santa.
Egli ha compiuto la visita alle Case, ai Salesiani e ai loro amici e giovanetti di Sicilia, in mezzo ad una dimostrazione viva, sincera e cordiale per l'Opera di D. Bosco e il suo Superiore. Il suo passaggio fu di grande utilità alle opere nostre e son sicuro lascierà un'impronta salutare.
Sac. MICHELE BORGHINO.
Fortunatamente possiamo assicurare i lettori che le nostre case di Sicilia non ebbero a patire alcun danno nell'ultimo disastro tellurico che il mese scorso colpì una larga zona della Sicilia fra Messina e Catania. Neppure le Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Acireale ebbero a lamentare gravi danni.
Ne sia ringraziato il Signore, al quale innalziamo le più fervide Preghiere, perchè, per l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, voglia sempre liberare dal terribile flagello tutte le nostre Case al Pari di quelle dei benemeriti e zelantissimi nostri Cooperatori.
Non possiamo poi trattenerci dall'implorare le preghiere e la carità delle anime buone e generose per i periti nel disastro e per i bisognosi superstiti. Si legga questa lettera del Vescovo di Acireale.
Acireale, 12 maggio 1914.
Rev.mo D. Albera,
Il suo telegramma mi è riuscito di grande conforto. Sì, preghino il buon Dio e Maria Ausiliatrice pei nostri poveri morti, pei feriti, pei superstiti e pel Vescovo. Io avrei grande ardore di compire tutto il mio dovere in questa prova nella quale mi ha messo il Signore; ma sento la mia debolezza, e supplico le anime buone di sorreggermi colle loro preghiere.
Baciandole con affetto riconoscente le mani, me le dichiaro
Aff.mo
+ Giov. BATT. Vescovo.
D. ANTONIO MALAN Vescovo tit. di Amiso e Prelato di Registro di Araguaya-Brasile.
Nel Concistoro segreto del 25 maggio u. s. il Santo Padre creava e pubblicava Vescovo tit. di Amiso o Samsun, e Prelato della nuova Prelatura di Registro di Araguaya, il carissimo nostro confratello Don Antonio Malan, Ispettore delle Case Salesiane del Matto Grosso e provvido Apostolo della Tribù dei Bororos.
Benediciamo altamente il Signore per questa nomina, che non solo è premio allo zelo dell' instancabile Missionario, ma è anche certissimo pegno di un avvenire sempre più lieto per gl'indii dello Stato di Matto Grosso.
MATTO GROSSO (Brasile)
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Un'epidemia fra gli indi.
(Lettera del Sac. Giovanni Balzola). Colonia S. Giuseppe (Sangradouro) 1 gennaio 1914.
VEN.MO SIG. DON ALBERA,
NELL'ultima mia in data 1 novembre u. S. le davo la consolante notizia dell'arrivo di altri 88 indii che c'inviava la Divina Provvidenza e le diceva le mie preoccupazioni vedendoci pel momento impossibilitati a incamminarli regolarmente per la via della civilizzazione.
I poveretti eran giunti in uno stato compassionevole e dopo due mesi, furori colpiti da una specie d'influenza, poi si manifestò la rosolia la quale, sebbene non sia di carattere micidiale, tuttavia facilmente si propaga e difatti quasi tutti ne furono presi, compresi anche gli adulti. Si figuri la nostra critica posizione! Per di più un buon numero di loro, non appena scoppiata l'epidemia, risolsero di far visita ai loro parenti ed amici della Colonia del Sacro Cuore e dell'Immacolata, e senza badare al pericolo di essere colti dal male per via, il che, come dissi loro, sarebbe stato molto peggio, vollero ad ogni costo partire. Infatti, dopo una trentina di chilometri, dovettero fermarsi perchè fortemente attaccati dal male, mentre noi eravamo nell'impossibilità di accorrere in loro soccorso, perchè occupati tuttodì nell'assistenza dei malati nella Colonia, cui raccomandavamo continuamente che non si bagnassero mentre avevano la febbre, e provvedevamo un po' di cibo conveniente con qualche decotto per facilitare lo sfogo. Il primo dicembre, mentre andava per le capanne a distribuire le medicine, mi si avvicina l'indio Stefano Trione, e quasi piangente m'invita a recarmi a visitare la sua figlia Amelia ed una tenera sua creaturina forse già morta.
Mi affrettai e vidi la neonata che respirava ancora: corsi al fiume e con la tazza che serviva a distribuire il rimedio ai malati versai l'acqua su quella tenera testina e la battezzai. Deo gratias! dopo un quarto d'ora ella se ne volava in cielo accompagnata da un coro di angeli. Anima felice! nacque, ricevette il battesimo e morì! Ecco, tra tante spine, una rosa per il povero Missionario. Nel medesimo luogo dove era nata, la vecchia levatrice, suocera della sofferente, le aveva già scavato la piccola fossa.
Men felice fu la vecchia Silvina, nonna del giovane Thiago, che ultimamente accompagnò D. Malan in Italia. Essa era vecchia, forte, ma soffriva d'asma e in quei giorni, attaccata anche essa dalla rosolia, morì repentinamente durante la notte, senza che nessuno se ne accorgesse. Io faceva conto di battezzarla in articulo mortis come facciamo con tutti gli adulti; e la morte mi prevenne! Ne fui dolente e pensava fra me: Un'anima compare appena e si salva; e l'altra arriva alla vecchiaia e muore senza la felicità del Santo Battesimo.
Il giorno dopo, 6 dicembre, appena si seppe di quella morte, entrò in tutti tanta paura di morire, che risolvettero di abbandonare l'aldea e fuggire nella vicina foresta finchè non cessasse l'epidemia. Non ci fu verso di trattenerli, e partirono tutti, tranne una quindicina.
Sul principio della novena della Vergine Immacolata, raccomandai (come sempre) al personale della Missione di celebrarla con fervore come si procura di fare in tutte le nostre Case, perchè Maria SS. Immacolata suole tutti gli anni concederci grazie e favori speciali.
Quest'anno, fra noi pareva che succedesse al contrario, quantunque le persone di Fede considerino come grazie e favori speciali anche le croci e le contrarietà che il Signore ci manda, riservandosi di concederci grazie maggiori passata la prova.
Infatti pareva che tutto andasse al rovescio; persino la pioggia ornai era tanto in ritardo che ci faceva continuamente temere di veder tutte le piantagioni in pericolo di perdersi; quando il giorno io cominciò a piovere e cadde tant'acqua che dopo venti giorni vediamo le piantagioni non solo salve, ma promettenti più che gli anni scorsi.
Ma la pioggia, se fece del bene alle nostre campagne, fu un aggravio per i poveri Boróros che erano ammalati e privi d'ogni soccorso nel bosco. Andai tosto a vederli, e li trovai che facevano pietà. Gli uni mi domandarono subito dei rimedii, altri qualche cosa da mangiare, tutti soffrivano in diverse maniere. Procurai di soddisfarli tutti, ma aveva il cuore rattristato per trovarmi nell'impossibilità di poter lenire le loro pene. Tutti si erano fatto un piccolo riparo con delle foglie di palma, ai piedi di un grande albero; ma se ciò serviva pel tempo buono, era inutile o quasi durante la pioggia che entrava da tutte le parti. Si figuri, amatissimo sig. Don Albera, che scena! proprio nell'ora che stava là a visitarli, la pioggia cadeva fortissima, e vidi quanto soffrivano! Approfittai dell'occasione per rimproverare la loro imprudenza nel lasciare le loro buone capanne, dove potevano anche essere più aiutati che nella foresta. Mi davano ragione, e dicevano che appena stessero un po' meglio sarebbero ritornati.
Tra gli altri vidi una giovane di circa ventitrè anni, chiamata Giulia, col marito di circa venticinque, tutti e due gravi. Diedi loro qualche rimedio con qualche cosa da mangiare e poi li lasciai con una vera spina al cuore, specialmente vedendo una loro bambinella di circa due anni che piangeva anche per la fame. La bambina è figlioccia della mia vecchia e cara madre e di mio fratello, e ciò era per me un motivo di più di tenerezza. Prima di partire mi avvicinai di nuovo a quella donna sofferente, come spinto per amministrarle il batesimo, ma poi risolvetti di tramandarlo al giorno seguente, e l'indomani mi diedero la notizia che la poveretta era morta durante la notte. Montai subito a cavallo e andai a vedere s'era vero! Pur troppo arrivai là e la trovai già seppellita a pochi passi dal luogo ove la lasciai. La mia pena principale fu che morì senza battesimo. D'altronde il battezzare questi adulti con facilità non conviene neppure, perchè vivrebbero poi chi sa per quanto tempo ancora la loro vita selvaggia.
Questa volta li trovai tutti disanimati; vari erano diventati più gravi; e pochi giorni dopo morì un'altra bambina, che se ne volò al cielo perchè già battezzata solennemente. Visto così, risolvettero di far ritorno alla Colonia; mi mandarono a dire che conducessi un cavallo per caricare Pio, il povero vedovo, perchè stava molto male, e qualche giovanotto per portare una povera vecchia che non poteva camminare. Accompagnato da un ragazzo Indio, li accontentai. Era il 19 dicembre. A pochi chilometri di distanza, trovai alcune famiglie che stavano riposando, essendo senza forze.
Dopo altri due chilometri trovammo il povero Pio, che appoggiato su due bastoni camminava stentatamente e non poteva neppur parlare. Lo mettemmo a cavallo di un piccolo mulo, e sapendolo molto pratico lo lasciammo andar da solo, e noi arrivammo all'accampamento per vedere la vecchia. La poveretta era rimasta sola con una nipotina di circa 12 anni, aspettando che andassimo a prenderla. Quando le dissi che avevamo condotto un mulo per menarla a casa, mandò subito un grido di terrore ben prolungato, dicendo: Inni butto! Mio Dio, io cado!
Le facemmo coraggio dicendole che la bestia era mansueta, che si andrebbe adagio e che noi l'avremmo aiutata. Si rassegnò ad accettare. Riunimmo i loro stracci ed arnesi che la ragazza ed il giovane caricarono, e presi qualche cosa anche con me. Quindi involsi la poveretta in una coperta e la caricai sul mulo, come fece il Samaritano, di cui narra il Vangelo. Felicemente si accomodò subito, senza tanta paura. Giunti ad un torrente per fortuna asciutto, ma molto profondo, dovetti far l'ufficio del buon Pastore; toglierla dalla cavalcatura, perchè a cavallo non si poteva discendere, mettermela sulla schiena, pregandola ad incrocicchiarmi le sue scarne mani sulla testa; e disceso cautamente fino al fondo, aiutandomi e con le mani e coi piedi, toccai felicemente l'altra sponda. Poveretta!... Appena mise piede nella sua povera capanna si lasciò cadere in terra per la stanchezza. Il vedovo Pio lo prendemmo in casa nostra per poterlo trattar meglio, perché pareva proprio agli estremi: difatti dopo pochi giorni l'indio che lo assisteva venne ad avvertirmi: - Padre, Pio muore! - Andai a vederlo e lo trovai proprio a mal partito, perciò lo battezzai e lo raccomandai al nostro buon Dio. Ora pare che la grazia del battesimo lo faccia guarire; speriamo. La sua bambina ed una cognata di dieci anni sono state ricoverate dalle Suore. Presentemente il forte dell'epidemia è già passato e tutti sono in convalescenza! Che il nuovo anno ci sia apportatore di maggiori consolazioni.
Voglia, veneratissimo sig. D. Albera, gradire queste notizie, che le invio per tenerla sempre al corrente delle cose nostre e voglia trasmetterle con i nostri più cordiali saluti ai veneratissimi Superiori, e raccomandare questa povera Missione alla carità dei Benemeriti Cooperatori.
Ci benedica tutti, ma specialmente chi si professa di
V. S. Rev.ma
Obbl.mo figlio in Corde Jesu
SaC. GIOVANNI BALZOLA, Missionario Salesiano.
CINA.
PRODIGI DELLA CARITA CRISTIANA.
Quattro fanciulle cinesi poste in salvo e fatte cristiane.
IL zelantissimo nostro Missionario Don Luigi Versiglia, Superiore della Missione Salesiana in Cina, c'invia la seguente relazione.
Agli animi gentili cui toccò il cuore la sventura delle povere fanciulle Cinesi.
IL Bollettino Salesiano del Novembre 1912 recava un breve appello ai nostri benefattori pel riscatto di certe fanciulle cinesi, spietatamente vendute a mal fine dagli stessi loro genitori.
Era toccante l'episodio pietoso di due tra queste povere vittime, le quali presentavansi al Missionario, disposte a qualunque cosa, pur di essere liberate e tratte fuori dal luogo d'infamia.
Pochi giorni dopo la spedizione di quel numero del Bollettino, ricevo dall'ill.mo sig. Sindaco di Orwault (Loira inferiore), per vaglia telegrafico, l'importo pel riscatto delle due bambine. Si trattò subito l'affare che non fu così facile, ma in fine si riuscì. Le due bambine, di cui invio la fotografia, sono state collocate nell'Istituto delle buone Religiose Canossiane, ove ricevono la più accurata educazione conforme la loro condizione e sono già state battezzate col nome di Gertrurde A -Cheong Wardy l' una, Rosa Lò Wardy l'altra.
Non erano ancor finite le trattative per queste due figliuole che ricevetti un secondo vaglia, poi un terzo, l'uno da un caritatevole canonico di Macerata; l'altro da un bravo ingegnere di Torino. Ambedue inviavano l'equivalente pel riscatto di una bambina, sicchè il benefizio si potè estendere a due altre infelici compagne delle prime. Ed anche queste si trovano ora nel medesimo Istituto, ove si comportano con piena soddisfazione delle medesime religiose loro istitutrici. Esse pure sono state battezzate: l'una col nome di Maria Hung Monachesi ; l'altra di Santina Tái-Chui Ferrante. Anche di queste invio la fotografia.
Tutte quattro le fortunate fanciulle ringraziano di cuore il Signore per la sorte loro toccata e Lo pregano a voler benedire copiosamente le mani generose che furono strumento della loro presente felicità.
Anch'io sento il dovere di unirmi alle beneficate per attestare la nostra riconoscenza a tutte le anime gentili che sanno compatire e venire efficacemente in aiuto a chi si trova nella sventura e si adoperano a dar valida mano ai Missionari per estendere l'opera loro benefica verso i poveri infelici.
Non mancano pur troppo molte altre povere vittime che aspettano l'ora del riscatto e non si mancherà di provvedere anche alla loro emancipazione, man mano che saremo in grado di poterlo fare.
(China) Heung Shan, 27 marzo 1914.
Sac. LUIGI VERSIGLIA, Superiore della Missione Salesiana.
Non vi è cosa che il demonio tema di più che queste due pratiche:
1° La Comunione ben fatta.
2° Le visite frequenti al SS. .Sacramento.
Volete che il Signore vi faccia molte grazie ! visitatelo sovente. Volete che, ve ne faccia poche? visitatelo di rado.
VEN. G. Bosco.
I restauri del Santuario di Valdocco sono già stati intrapresi. Preghiamo vivamente quelli che hanno ricevuto o vogliono ottenere grazie da Maria SS. Ausiliatrice a concorrere al loro compimento in segno di riconoscenza o di fiduciosa domanda. Le offerte siano dirette al Rev.mo sig. D. Paolo Albera, Rettor Maggiore dei Salesiani, Via Cottolengo, 32, Torino.
LA FESTA TITOLARE del Santuario di Torino-Valdocco NON si poteva desiderare più devota e solenne. Concorso immenso di popolo, mirabile frequenza ai Sacramenti, imponentissimo splendore di sacri riti, tutto contribuì a renderla memoranda fra le annuali feste titolari, e degno preludio alle prossime Feste Centenarie.
Il mese di preparazione, inauguratosi il 23 aprile, cominciò ad attirare quotidianamente un gran numero di divoti tanto alla funzione del mattino, predicata da un nostro confratello sulla vita e sui culto di Maria Santissima, quanto alla funzione della sera in cui con elegante chiarezza di stile, ardente affetto e soda dottrina, trattò dei punti principali della fede e della vita cristiana il rev.mo Canonico Don Augusto Ghisi della Primaziale di Pisa.
Nelle singole feste, rese più solenni da egregie esecuzioni musicali della Schola Cantorum dell'Oratorio Salesiano di Torino - alla quale si associarono quelle delle Scuole Professionali del Martinetto la domenica 10 maggio - del Seminario delle Missioni Estere di Valsalice il giorno anniversario dell'Incoronazione - e del Collegio Giusto Morgando di Cuorgnè, che pellegrinò in corpo al Santuario la solennità dell'Ascensione, il 21 maggio - l'affluenza dei fedeli fu oltre ogni dire straordinaria.
E la gran folla stipata sotto le vòlte del sacro tempio e la quasi ininterrotta distribuzione di Sante Comunioni lungo la mattinata crebbero la mattina del 15 maggio, primo giorno della solenne Novena, in cui alle 5.30 sali all'altare di Maria SS. Ausiliatrice Sua Eminenza Rev.ma il CARD. AGOSTINO RicHELMY, Arcivescovo di Torino, che dopo aver celebrato la S. Messa tenne un infuocato discorso sulla divozione alla Madonna e impartì la Benedizione Eucaristica. Da quel giorno tutte le funzioni del mattino e della sera assunsero l'imponente splendore di una prolungata serie di grandi solennità. Gli ultimi giorni, dal mattino alla sera, il Santuario fu costantemente gremito.
La mattina della vigilia celebrarono all'altar maggiore le LL. EE. RR. MONS. COSTANZO CASTRALE, Vescovo di Gaza e MoNs. Giosuè CATTArossi, Vescovo di Albenga, che alle 15.30 pontificò i primi vespri, dopo i quali il nostro Don Trione tenne la prescritta conferenza ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane, parlando di Maria SS., Fondatrice e Regina del Santuario di Valdocco, Ispiratrice e Madre delle Opere di Don Bosco, Ausiliatrice potente della Chiesa e del Romano Pontificato. Il rev.mo Don Albera non potè fare a meno di aggiungere una parola per soddisfare il desiderio di tutti i presenti ed inneggiò egli pure con voce profondamente commossa alla materna bontà, con cui Maria Ausiliatrice veglia tuttodì sulle Opere Salesiane.
Anche dopo la consueta funzione serale celebratasi alle 19.30, il Santuario continuò ad essere interamente affollato dalla straordinaria moltitudine dei fedeli, accorsi a visitare la Madonna e a vedere l'illuminazione della facciata e della cupola del tempio, mentre sulla piazza dava concerto la musica dell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales. E fu un devoto alternarsi di preghiere e sacri cantici a voce di popolo fino alle 23.15, quando si compì la visita ai sette altari, cui seguì un vibrato fervorino e a mezzanotte la Supplica a Maria Ausiliatrice, poi il canto solenne del Magnificat, la recita dell'intero Rosario, quindi la prima messa, alla quale cominciò la distribuzione delle SS. Comunioni, che si protrasse fin dopo il mezzodì e fe' salire a 50.000 il numero delle Sante Particole dispensate nel mese, di cui 1o.ooo nella sola festa! Chi non ha visto quanto splendore di fervente pietà abbia assunto in questi ultimi anni la cara festa di Maria Ausiliatrice, non può farsene adeguata idea da qualsiasi particolareggiata descrizione.
Dalla vigilia fino a tarda sera del giorno 24 l'altare di Maria Ausiliatrice, splendidamente messo a festa al pari di tutto il santuario, fu senza interruzione la dolce mèta degli sguardi e degli affetti di migliaia e migliaia di devoti, accorsi dal Piemonte, dalla Lombardia, dal Veneto, dalla Liguria e dalla inedia e bassa Italia, gran parte dei quali andò a gara per assistere alla messa celebrata dal sig. D. ALBERA e a quella di Sua Eminenza Rev.ma il sig. CARD. ANDREA CARLO FERRARI Arcivescovo di Milano, giunto la sera innanzi, ossequiato alla stazione di Porta Susa e nell'Oratorio da una larga schiera di eminenti personaggi del Clero e del laicato cattolico torinese.
Nè dobbiamo tacere come lo splendido tempo durato nella novena, cessò il giorno della festa, ma benchè fin dalle prime ore del mattino il cielo si fosse annuvolato e presto cominciasse un diluvio di pioggia che continuò fin verso le tre pomeridiane, tuttavia il sacro tempio fu sempre così rigurgitante di fedeli, che più volte era impossibile qualsiasi passaggio. Le stesse adiacenze e le cappelle, le tribune e persino il presbiterio eran gremiti. A stento questo si potè sgombrare in parte per il solenne pontificale di Sua Ecc. Rev.ma MoNS. Giosuè CATTAROSSI; quando la Schola Cantorum dell'Oratorio, che ebbe a suo carico l'intero programma musicale dei giorni 23 e 24 maggio, dava una bella esecuzione della Missa Solemnis « Benedicamus Domino » del M° Perosi (1).
Al Vangelo Sua Em. Rev.ma il sig. CARD. FERRARI, che assisteva dal trono in cappa magna, salì in pulpito e, prese le mosse dalle ispirate parole della Vergine « Fecit mihi magna qui potens est», magnificò l'imponenza che rivestiva la solennità, passò a dire delle glorie dell'aiuto di Maria prefigurate e preannunziate nei libri santi, delle loro più solenni manifestazioni registrate nella storia, e scendendo dal passato al presente ebbe le più care espressioni per il nuovo Apostolo della divozione alla Madonna, il Ven. Don Giov. Bosco, le cui opere, egli disse, sono un'arra splendidissima che la benedetta Madre di Dio continua a proteggere la Chiesa, specie nella sua porzione più eletta, la gioventù, oggi insidiata a morte nella fede e nella morale. In fine tornando a rilevare lo splendore della festa, dalla veglia santa che lo aveva fortemente commosso, al meraviglioso spettacolo che tutto il dì presentava la Sacra Basilica, bene auspicò alle nostre prossime Solennità Centenarie, illustrò la data secolare del glorioso ritorno di Pio VII a Roma, ed eloquentemente e teneramente conchiuse coll'esortar tutti a ricorrere con preghiera confidente all'intercessione di Maria Ausiliatrice.
Le sante Messe si protrassero fin oltre le ore tredici; e mentre continue schiere di pellegrini salivano con religiosa pietà a visitare le camerette di Don Bosco ed altre si affollavano senza posa in sagrestia, ove, genuflesse, imploravano la benedizione di Maria Ausiliatrice, il Santuario, tolto il tempo della prima funzione vespertina che ebbe luogo alla 15.30 per comodità dei molti pellegrini, e quello dei secondi vespri, pontificati da Mores. Cattarossi, tutto il giorno echeggiò di preghiere, cantici e lodi sacre, quasi lode perenne all'eccelsa Regina, cui si temeva non poter rendere il solennissimo omaggio dell'annuale processione.
Ma alle 15 il tempo prese a rischiararsi, apparve qualche raggio di sole e in tutti essendosi ridestata la fiducia di veder recato in trionfo il simulacro della Vergine Ausiliatrice, da ogni punto della città e dei dintorni cominciò ad affluire al Santuario una folla così grande che in breve ne andarono gremiti e la piazza e per lungo tratto tutti gli sbocchi delle vie adiacenti, sicchè alle 18,45 non senza difficoltà si potè avviare il sacro corteo.
Lo aprivano le ragazze dell'Oratorio S. Angela e venivano in seguito, in lunghe e dense schiere, le Divote di Maria Ausiliatrice e le Cooperatrici Salesiane, gli alunni degli Oratori Salesiani di Torino con i loro numerosi stendardi e vessilli, le Scuole Apostoliche del Martinetto, le Operaie della Consolata del Cotonificio Poma, le Figlie dell'Addolorata di S. Giovanni Evangelista, le Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le Figlie di Maria e le Dame di Maria Ausiliatrice, le Madri Cristiane, e in fine gli alunni interni dell'Oratorio di Valdocco e numerosissimo Clero, con a capo il rev.mo sig. D. Albera e le LL. EE. Reverendissime Mons. Ermanno Montagnini dei Conti di Mirabello, e tra i ministri parati, Mons. Cattarossi, Vescovo di Albenga.
La statua di Maria Ausiliatrice incedeva maestosa, in mezzo a un trionfo di luci e fiori, circondata dai Soci del Circolo « Giovanni Bosco » e dai Cooperatori Salesiani con torcie, e seguita da una lunga fila di rappresentanze cattoliche con bandiera, tra cui quelle del Consiglio Centrale dell'Unione Operaia Cattolica e delle Sezioni di S. Massimo, S. Gioachino, SS. Pietro e Paolo, Cuor di Gesù, Madonna della Salute, Santa Teresa, B. V. del Carmine, SS. Annunziata, Gran Madre di Dio, S. Bernardino, S. Donato, S. Alfonso, S. Filippo, SS. Angeli Custodi, S. Giovanni, Crocetta, S. Maria di Piazza, S. Gaetano, S. Secondo, S. Barbara, S. Agostino; dei Circoli Michele Rua dell'Oratorio S. Luigi, XV Maggio dell'Oratorio S. Giuseppe, Auxilium dell'Oratorio di Valdocco, Card. Massaia della Madonna di Cam pagna, della Casa del Popolo di Borgo S. Donato, dell'Unione del Coraggio Cattolico, ecc.
L'interminabile e devota processione che, serrata e compatta, impiega più di mezz'ora ad uscire dalla Basilica, ammirata e salutata col devoto bisbiglio di frequenti invocazioni e preghiere dalla doppia fitta ala di popolo che gremisce tutto il percorso, al suono dei sacri bronzi, fra le note religiose delle bande musicali del Collegio degli Artigianelli e delle Scuole Don Bosco al Martinetto, della banda e della fanfara dell'Oratorio festivo di Valdocco e della banda dell'Oratorio Salesiano, si svolge ordinatissima per ampio giro e alle 20.15 rientra nel Santuario.
Il religioso entusiasmo dell'immensa moltitudine è al colmo ed un applauso vigoroso saluta la statua della Vergine Ausiliatrice che è lasciata sul sagrato per soddisfare la pietà dei fedeli che con devotissimo slancio cantano le litanie e il Magnificat. Nel Santuario intanto, stipato dalle associazioni che avevan preso parte al sacro corteo, è impartita la benedizione col SS. Sacramento, e subito è rinnovata sulla soglia del tempio. Uno squillo di tromba ne dà l'avviso, tutte le fronti si curvano, molti piangono, e quando il Vescovo benedicente ha compiuto il triplice segno di croce coll'Ostensorio, squilla una marcia trionfale e un altissimo applauso saluta Gesù in Sacramento!
La solennità ebbe una degna corona nella continuata affluenza dei pellegrini fino a tarda notte sotto le vòlte della Basilica, quella sera imponente e suggestiva più che mai nel suo splendido aspetto, nonche nella illuminazione generale e nello splendido concerto dato dalla Scuola Musicale dei nostri alunni artigiani.
(1) Ecco il programma musicale del 23 e 24 maggio: - Ecce Sacerdos magnus del M° G. Pagella - Domine ad adjuvandum e Salmi del M° G. Dogliani - Inno del M° Pagella - Magnificat solenne del M° C. Lotti - Litanie e Tantum ergo del M° Pagella - Missa solemnis « Benedicamus Domino » del M° L. Perosi - Ave Maria (Offertorio) di P. L. da Palestrina - Parti variabili in Canto Gregoriano.
Il Pellegrinaggio nazionale Spagnuoio,
All'indomani, 25 maggio, giunse a Torino il Pellegrinaggio Nazionale Spagnolo, come avevamo annunziato. Salutati alla stazione da alcuni nostri Confratelli, i 200 pellegrini fecero una visita alla tomba di Don Bosco in Valsalice e alle ore 16 fra lo squillo festoso delle campane e le armoniose note dell'organo, entravano in corpo nel Santuario di Maria Ausiliatrice. Il sig. D. Albera rivolse loro un affettuoso saluto in castigliano, ricordando le alte prove di benevolenza ricevute nello scorso anno dai Cooperatori Spagnoli, e invocando a tutti ogni più eletto favore celeste impartì loro solennemente la benedizione col SS. Sacramento: Usciti di chiesa la nostra Scuola di musica li accolse colle note dell'inno spagnuolo e, fra gli applausi di tutti gli alunni, li accompagnò alla sala del teatro, dove il rev.mo sig. D. Pietro Ricaldone, Direttore generale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane, che avendo trascorso più di quattro lustri nella cattolica Spagna, conosce appieno tutti i titoli che essa ha alla nostra riconoscenza, se ne rese entusiastico interprete a nome di tutta la Famiglia Salesiana. Il sig. Don Albera volle dare ad ogni pellegrino qualche ricordo e quindi li accompagnò a visitare l'Oratorio e le camerette di Don Bosco, dalle quali partirono con cuore commosso, protestando che dopo la Benedizione del S. Padre, il più bel ricordo che portavano coli sè dal Pellegrinaggio fatto in Italia era quello di Maria Ausiliatrice e - com'essi dissero - della Santa Casa di Don Bosco!
A Roma.
Il 24 maggio, mentre nella Basilica di S. Maria sopra Minerva si svolgevano sacri riti solenni a festeggiare il 1° Centenario del felice ritorno di Pio VII in Roma, anche nella nostra chiesa parrocchiale del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio si commemorava con entusiasmo la faustissima data. Alle 7.30 l'Em.mo e Rev.mo sig. Cardinale Vico celebrava la Messa della Comunione generale, dispensando il Pane Eucaristico a molte centinaia di fedeli. Alle 10 l'Ill.mo Mons. Pardini, Vescovo di Zama, pontificava la Messa solenne.
Alle 18, dopo i secondi Vespri e il Panegirico, l'Em.mo e Rev.rno sig. Card. Granito di Belmonte impartiva la Benedizione.
Le funzioni sono state accompagnate da scelta musica eseguita dalla Schola Cantorum dell'Ospizio del S. Cuore.
Per tutto il giorno avanti la Santa Immagine di Maria Ausiliatrice, posta sull'altar maggiore tra una miriade di lumi e una corona di fiori, una folla di fedeli stette inginocchiata, reverente ed orante. Nella sera la facciata del tempio fu artisticamente illuminata.
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.
Memori che il 24 corr. era il giorno della più pura esultanza attorno il Venerabile Don Bosco, noi pregheremo Maria SS. Ausiliatrice, concedere ai suoi Figli la grazia di poterne i i re i luminosi esempi e praticare i santi ammaestramenti.
GRAZIE E FAVORI
Prodigioso ravvedimento (1).
Confidavo solo nella Madonna di Don Bosco, la pregava, sicura della grazia, ma pareva che la Madonna volesse prolungate le mie suppliche. Volevo il ravvedimento di un fratello, male incamminato nei suoi anni giovanili, trascinato da tristi compagni, per cui riuscivano vane le più sollecite cure; e nella famiglia regnava lo sconforto. Ma quando tutto pareva perduto, perchè l'infelice, odioso anche a sè stesso, s'era allontanato da casa, deliberato ad una tragica fine, mentre la nostra fede s'ingagliardisce, eccolo quasi condotto da mano invisibile, ritornare ai suoi cari salutarmente mutato.
Solo oggi adempio la mia promessa dopo parecchi anni che egli persevera nel bene, ma valga a magnificare vieppiù la tua bontà, o Madre Ausiliatrice.
Acqui, 31 gennaio 1914.
S. M. P.
Civitavecchia. - Grazie, Maria Ausiliatrice, di aver esaudito le mie suppliche ed ottenuta la perfetta guarigione ai miei due figlioletti. Uno di essi colpito or fa due mesi da febbri tifoidee, versava in pessime condizioni; t'invocai cori immensa fiducia ed il male con meraviglia dei dottori retrocesse. Non appena seguito tal miglioramento, la mia bambina di soli sei anni venne colta da tifo. Tre dottori consultati dichiararono grave il caso e sentenziarono, prima della 4a settimana la febbre non avrebbe cessato. Spaventata a tal responso, ti supplicai, o Maria Ausiliatrice, di ottener che la febbre cessasse durante la 2a settima e se ciò seguisse l'avrei attribuito alla tua materna intercessione. Difatti la febbre cessò proprio durante la 2a settima con immenso stupore dei medici. In pochi giorni la bambina fu in grado di alzarsi e venire in persona a ringraziare Maria Ausiliatrice nella piccola chiesina ove è qui onorata.
12 marzo 1914.
C. F.
Cellarengo d'Asti. - L'anno 1912 al 27 novembre mia madre fu assalita da una paralisi agitante. I dolori in ogni parte della sua persona erano così acuti ch'essa gridava continuamente e così forte da disturbare gli altri ammalati dell'ospedale in cui si trovava. Feci voto di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano se la Madonna avesse calmati i dolori della povera paziente. Maria SS. fu pronta nell'esaudirmi, ed io ora, benchè in ritardo, adempio alla mia promessa pubblicando il favore.
Marzo 1914.
SETA ANNA nata BARAVALLE.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A*) - Accadia : M. O., 1 - Acicatena : Agatina Soldano-Arena, 12 -Acqui : Genoveffa Bosso, 2 - Aidone: Caterina Cordova ved. Profeta, 5 - id.: Beatrice Ingria n. Mazzola, 5 - Alba : N. N., 10o - Albano Vercellese : Teresa Fontana, 2 - Alfrano Natta: Giuseppina Bocchino, 5 - Alghero N. P. - Altamura: N. N., io - Altavilla Monferrato : Lino Rosengo - Anagni : E. B., 2 - Ancona: B. M., 3 - Antognano : D. Antonio Balestrazzí, 5 -Aquila: C. 0., 2 - Arcola : Luisa Ugolini, io - Ariano di Puglia : A. A. e G. F., 5 - Arezzo : Albergolli Ondula, io - Arona : N. G. - Ascoli Piceno : B. N., i - id. : A. N., 2 - Asti Lucia Eterno, 2.
B) - Bairo Canavese : Antonino Pistono - Bardolino : O. C., 3 - Barletta : M. B., 5 - Bassano Vicentino : N. N., io - Bellaggio : Alessandro Aureggio, 15 - Bellano : Carolina Galli - id.: Famiglia Della Mano - id.: Angela Busi in. Denti - Belvedere di San Martino : B. R., 2 - Benevagienna : N. N., 4 - Benevento : T. R., 5 - Bisacquino : N. N. - Bitti : H. A., i - Bivona : Z. B., 5. - Bobbio Lomellino : O. L. 2 - Bonorva : C. A., 2 - Borgosesia : Marianna Braziano, 2 - Bosconero : Domenica Beltramo, 5 - Breno : Giovanna Albuzzoni, 2 - Brescia : Lucia Corbolan, io - id. Nob. Giuseppina Smancini-Cadolino, 15 - id.: Nob. Paolina Soncini, 5 - Brianza : Maria Cerioli, 17 - Fronte : Giulia Zappà ved. Cimbali, 5 - Bubbio : Candida Albage, 5 - Busto Arsizio : Crocifissa ved. Molla, io - i.d : Francesco Formenti,. lo - Busto Garolfo : Luigia Restelli in Guzzi, 20.
C) - Cagliari : C. T. - Cairo Montenotte : C. I. - Calliano Monferrato : Adele Buonvicino, io - Catalnisetta : Carolina Menozzi, 2 - id.: Enrico La Pera, 8 --Camerino : B. B. - Campana : C. G. - Campagna : B. T. - Campagnano : C- R. - Campagnola : Cecilia Attolini„ 3 - id. : N. N., 3 - Campobasso : B. L. - Campo bello di Licata : Lumi Cammarata per N. N., 2,50 - Campomolino Teresa Zandegiacomi, 5 - Caprile : Eleonora Faravello in Morero - Cardè : Augusto Ardusso, 5 - - Carmagnola : Domenico Chiattone, 2 - id. Ottavia Novella, 5 - Casalmaggiore : C. P. - Casale Monferrato: B. S. - Cassano Spinola: Quirino Caviglione, 5 - Cassina Grande : Giovannina Arrigoni, 5 - Castelbuono : B. H. - Castelnuovo del Friuli : Pietro Colautti fu G. B., 5 - Castelnuovo ne' Monti: C. E. - Castiglione delle Stiviere : C. O. - Catania : N. N. io - Cavallerleone : 7 - Cavour : Catterina Bosso, 2 - Cedegolo : S. C., 5 - Cento : Una pia signora, 7 - Cerreto Langhe : Almerinda Gallo, io -Cerreto Sannita: Olimpia Carbone - Cervatto Sesia : Anna Marchesa fu Giacomo, io - Chiari : Pietro Scandola, 5 - Cocco nato Alessandro Foglia, 7 - Collegno : Sorelle Dughera - id. : Teresa Dughera - Comacchio : Giuseppina Finazzer, 5 - Conio : Angela Bai Rossi, 3 - Cornigliano Ligure : Rina Sturla, 5 - Corsaglia Giovanni Revelli, 5 - Costigliole d'Asti: Margherita Borio, 5 - Croce freschi : Zeffirina Croceo, 2.
D) - Domodossola : B. G. - Dorgali : C. H.
E) - Este : C. C.
F) - Fabriano Marche : A. F., 2 - Faenza : Secondo Guadagnini, 5 - id.: A. E., io - Fava Sabina : A. D., 5 - Fontanile : Catterina Ghiglia, io - Formia : C. Q. - Frascati : C. F. - Frosinone : B. I.
G) - Gardone Riviera: Teresa Mazzoleni, io - Gattinara : Rosa Guazzotti, 5 - Genova : A. C., 5 - id.: Famiglia Attanasio, 2 - Gerace : B. F. - Ghilarza : A. B., i - id.: Floris Giovannina, 5 -Gordola (Ticino): Geltrude De Carli, 5 - id.. Maria Trevosti, 2 - Gorno : Davide Marengoni, 1o.
I) -Imola : B. E. -Intra : N. N., 5 -Isernia C. S. - Isili : Teresa Atzori, 5 - Issim : N. N., 20 - Ivrea : C. D.
L) - Lagonegro : B. H. - La Maddalena : C. B. - Lanciano : C. M. - Lanusei : B. O. - Larino B. A. - Lucca Toscana : Rachele Giorgetti, 5 - Lugano-Paradiso (Ticino): Giuseppina Scala in Adamini, io - Lusiana Vicentino : D. Cristino Parroco, 5.
M) - Macerata : B. M. - Manduria : B. N. - Mantova : A. Z. - Marsala : B. D. - Masserada Giuseppina Caseatto, i - Massa Marittima : A. A., so - Medicina : A. V., 2 - Meldola : A. U., i - Moltedo Superiore : Francesco Gazzano, 5 - Mombello Torinese : Lucia Giannasso - Mondovì Piazza : B. R., 5 - Montecchio Maggiore : Terenzia Balestro in Faedo - Morozzo di Cuneo: Una madre di famiglia - Mosso S.ta Maria : G. C., io - Mottalciata : D. A., r.
N) - Napoli : Sebastiano Piccione, 5 - id. B. X. - id. : N. N. - id.: B. M. -Nebbiuno : M. G., 5 - New York : Giovanni Molinelli, 25 - Nibbiola : Margherita Grazioli ved. Colli, 5 - Nicastro : B. R. -Nichelino : Rina Pasquali in Cravero, i o - Noto : B. Z. - Noto : Carmelina Blandini, i o -Nuoro : A. X. - id.: Giuliano Mannu, 5.
O) - Orbassano : V. G. E. F. - Oriolo : Maria Minoli, 8 - Ormea : Catterina Merlino, 2 - Orsaga : Angela Zanin ved. Licini, 5 - Ortona a Mare Can. D. Rocco Basti, 3.
P) - Padova : Cornelia Alberti, i - Palermo Illuminato Franco, 5 -Pallanza : A. T., 2 -Palmi O. S. - Paola : D. R. C., 5 - Parma : Bice Nesco in Grossi, 5 - Pavia : Carlo Zucchini, 6 - id.: S. B., 1,50 - Piatto : Enrichetta Pasquina, 2 - Piedimonte Etneo : Marietta Patanè di Sebastiano, 5 - Pontevico : Erminia Cerioli in Smancini - Portoferraio : A. R., 5 - Portomaurizio : Cristina Riccardi, 20 - Primariacco : D. Pietro Vanone, io - Punta Arenas (America): Maria ved. Trivino, 50.
Q) - Quincinetto : Agnese Volpi, 5.
R) - Revello : Clara Boasso, 5 - Rimini : B. O. - id.: Ernesta Branca, i - Riolo : B. V. - Riva di Chieri : Luigia Vittone - Riva del lago di Garda : Giuseppina Costa - Rivalta : Giuseppe Gallo - id.: Secondina Suita - Rivarolo Canavese : B. A., 2 - Roccaverano : O. P., 5 - Roccavignale : Domenico Bertone, io - Roma : A. G., 15 - id.: N. N., 50 - id.: A. O., io - Romano Canavese : Giuseppina Grossi - Romentino : F. G. 5 - Rosignano Monferrato : Ernestina Capriolio, 5.
S) - Saliceto : Giuseppina Grignolo, 2 - Saluggia : Catterina Vallino, 3 San Basilio : N. N., io - San Dalmazzo : A. M., i - San Damiano d'Asti: Giovanni Robba, 5 - San Demetrio ne' Vestini : D. Bernardino Santucci, 5 - id.: Giuseppina Santucci, i - San Germano Vercellese Carolina Cesano ved. Turro, 5 - San Lorenzo di Ivrea : Una Famiglia, 5 - San Miniato : A. N. 2 - San Salvatore Monferrato : B. U. - Sansevero : B. C. - San Zeno : C. L. - Sant'Ambrogio Torinese P. E., i - Sant'Antonino di Susa : Ermelínda Massola - Santa Caterina Vellarmosa : Maria Nunzia Di Martino, io - Santo Stefano d'Anelo: Maria Tassi, io - Santulussurgiu : Maria Francesca Massida, 5 - Sapri Signorina Abramo, 5 - Sarmiento (Argentina): Giovanni Cristaudo e Famiglia - Smirne (Asia): D. Olivero Feliciano, io - Serramanna : Giulia Carboni, 2 - Settime d'Asti Famiglia Grassi, 5 - Siena : A. O. - Soave : N. N., io - Sondrio : N. 1`T., 200 - id.: Dott. Attilio Toccalli - Sonza Quieroz (Brasile): Francesca Farozzi n. Cavazana - Spezia : Elvira P. - Stilo Francesco Inculli, 55.
T) - Tenna (Austria): Orsola Valentini, 5 - Termini Imerese : Giuseppina Turona, io - id. Concettina Giuffrè fu Agostino, 5 - Torino : C. A., 5 - id.: Pavia Luigi Renato, 5 - id.: Luisa Bosco in Boccaccio, 5 - id.: R. D., 30 - id.: N. B., 5 - id.: Maria Daverio - id.: Carolina Buffa di Perero - id.: Signorina Melerio - id.: Z. F., 2 - id.: Giuseppe Rastello - id.: Cristina Dellasette, 2 - id.: N. N., 5 - id. : N. N., io - id.: Giovanna Aprile id.: M. G., io - id.: Angelo Benzoni e consorte, 2 - id.: Maria Garione, io - id.: Un antico allievo - id.: Pedraita - id.: Domenica Gariglio - id.: Angliolina Perone -- id.: C. P. - id.: Una Cooperatrice - Tortona : Lavinia Baraldi - Trapani : Giuseppe Impicciché, 5 - Treviso : Ch. Guglielmo Cagnin, 5 - - Troina : Alfonso Di Giunta, 5.
V) - Valbona : Regina Dovigo, 5 - Valfenera d'Asti: Secondo Moreno di Francesco - Valletta (Malta): Antonio Attard, io -- Valpolicella : A. H. 2 - Valtournanche : A. L., io Varallo Sesia : T. P. - Varzi : Elisa Tornari, Venaus : C. A. - Vercelli : Giovanni Capriolo -- Verolengo : E. M., i - Verona : B. P. - Verrucchio : N. N., 5 - Vesime : H. A., i - Viarigi : Adele Bussa - Vicenza N. N., 11,70 - id.: A. I. - Viganella : Enrichetta Franzi, 2 - Vigevano : E. Basso, 5 - Vinovo : Domenico Griff a.
X) -Maria Valente, 3,30-N. N., 6-N. N., io - Annunziata Filiberto, 5.
Z) - Zerboraglia : Luigi Cannonero, 7.
Santuario di Maria Ausiliatrice TORINO-VALDOCCO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi direttamente al Rettore dei Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 giugno al 10 luglio
24 giugno - Commemorazione solenne di Maria SS. Ausiliatrice. - Funzioni speciali alle 6, 7,30 e alle 19,40.
29 giugno - SS. Apostoli Pietro e Paolo - Festa di precetto.
3 luglio. - Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.
Si festeggiò la domenica 17 maggio e fu una grandiosa testimonianza di filiale affetto al Ven. Don Bosco e di schietta riconoscenza a molti suoi figli, che durante lo spazio di cinquant'anni nel caro Collegio S. Filippo educarono alla bontà ed al sapere numerose schiere di alunni.
Alla splendidissima festa, organizzata con sapiente affetto da un apposito Comitato Generale, presieduto dall'avv. Vincenzo Battù, e da un sottoComitato locale con a capo il cav. avv. Domenico Cabodi, presero parte anche il nostro Superiore Don Albera con la banda musicale dell'Oratorio di Torino, il venerando Don Giov. Batt. Lemoyne con tre altri ex-Direttori e numerosi insegnanti.
Gli ex-allievi accorsi anche di lontano furono più di zoo; ed altri 500, tra cui S. E. Rev.ma Mons. Gamberoni Vescovo di Chiavari, che del Collegio di Lanzo « ha conservato e conserva il ricordo più caro e soave », inviarono le più cordiali adesioni.
Come Don Albera ebbe celebrata la S. Messa, s'inaugurò con solennissima pompa sulla facciata del collegio un busto a Don Bosco, opera dello scultore Cerini, con questa iscrizione : - Nel conforto di dolci, sante memorie, con entusiasmo di fede e di amore, riannodando i vincoli della giovanile amicizia, il nome del Maestro, nel cinquantenario glorioso per l'opera dei discepoli, ricordano esultanti gli antichi allievi del Collegio di Lanzo, 1914.
Il discorso di circostanza fu detto dall'avv. cav. Attilio Fontana.
« Le vicissitudini della vita - esordì l'oratore - possono aver fatto di noi degli entusiasti o degli scettici, possono averci sospinto in alto e mantenuto nel circolo di un'ombra modesta e discreta, averci dischiuso le gioie più vive o i dolori più amari, tutto esse possono aver capricciosamente fatto di noi, fuorchè degli uomini misconoscenti o ingrati. E lo prova lo slancio spontaneo e pieno con cui siamo accorsi a celebrare il cinquantenario di questo collegio.
» Rintracciare le origini del sentimento di riconoscenza e, diciamo pure, dell'amorosa simpatia con cui l'ex-Allievo salesiano ripensa e ritorna all'istituto che lo ebbe tra le sue mura fanciullo ed adolescente, potrebbe essere, nonchè interessante, utile per stabilire l'eccellenza del sistema educativo che prende nome da Don Giovanni Bosco sopra ogni altro ».
Ci duole di non poter seguire neppur per sommi capi l'eloquente discorso. L'oratore trae dall'operato di Don Bosco due conclusioni convincenti ricordando il sistema suo della confidenza e della persuasione: la confidenza che genera rapporti affettuosi da figli a padre, la persuasione che trova le vie del cuore, inutilizzando il vecchio sistema dei castighi corporali. Sul sistema educativo di Don Bosco si sono pronunciati, con parole di lode incondizionata, competenti pedagoghi e scienziati stranieri ed italiani, fra i quali Cesare Lombroso. L'avv. Fontana ricorda che Don Bosco fu uno dei primi che vollero un razionale sistema di emenda e di redenzione ed esclama: « Cinquant'anni di vita, cinquant'anni di bene! Don Bosco, senza avere studiato sociologia, intuì che occorreva provvedere alla grande massa del popolo e della piccola borghesia onde armonizzare fra loro tutte le classi sociali. Onore adunque a Don Bosco, sacerdote filantropo, maestro, cuore di apostolo pio che rende, con il sacro fuoco della Fede, inestinguibili le lampade della vita spirituale.
» Sono le semplici idee morali intuitive - conclude l'avv. Fontana - che resistono a tutte le deviazioni, a tutte le insidie, a tutti gli assalti che trionfano sulle aberrazioni individuali e collettive che gridano da secoli dal fondo della coscienza umana. Sono infine quegli stessi principi morali su cui Don Bosco ha fondato la sua istituzione, principi per cui essa vive e vivrà sempre più prospera, nei tempi, faro portentoso di luce, istrumento ma. gnifico di rinnovazione e progresso sociale ».
Il discorso fu accolto da un applauso prolungato Don Albera, con felicissime parole, complimenti, l'oratore e tutti gli accorsi alla festa.
Questa si svolse nel suo vario programma, animatissima e cordiale fino a sera, quando una splendida illuminazione generale del Collegio salutava ancor di lontano i cari amici partenti.
Affetti e rimembranze.
Per la circostanza - a cura dell'avv. Vincenzo Battù - fu pubblicato un numero unico, nel quale abbonda, tra i cari ricordi, il più vivo entusiasmo.
Splendido l'articolo rievocante l'adolescenza dell'ex-allievo Andrea Beltrami, morto Sacerdote Salesiano, di cui, come diciamo altrove, è stato. terminato il Processo diocesano in ordine alla Causa. di Beatificazione: « Abbiamo tra i nostri compagni di Collegio chi si avvia alla gloria degli altari!...»
« È caro, è sacro - scrive Carlo Bianchi - rivedere cotesti luoghi e riannodare tante amicizie di giovinezza... Non mi dimenticherò mai di quelle sante parole di Don Bosco! Queste erano le sue più frequenti: « Figliuoli, figliuoli miei, studiate, state buoni, interrogate sempre in ogni atto ed ascoltate la voce del dovere! ». Ed io queste salite parole secondo le mie forze, le ho seguite come figlio, come marito, come padre, come cittadino, come patriota ed ora mi trovo contento. E per sacra memoria di Don Bosco, conservo delicatamente la cinta della mia divisa che portavo in collegio; e mi sento orgoglioso di aver baciato più e più volte le mani a quel S. Uomo ».
Un altro, il dott. Giovanni Possetto, direttore del Laboratorio Chimico Municipale di Torino, ha questa bella pagina dal titolo:
ha prime pietre.
Eravamo all'inizio dell'estate del 1870: l'antico collegio di Lanzo, da circa sei anni dato in esercizio ai Salesiani, aveva veduto crescere in modo più che meraviglioso, colla fiducia dei rispettivi genitori e parenti, il numero dei suoi allievi convittori, i quali, se non vado errato, superavano di gran tratto sin d'allora il centinaio. Tutto era in mirabile aumento, allievi, disciplina, studio profitto, affiatamento, appetito, tutto, insomma, meno una cosa... lo spazio!
Pur troppo sin da quell'anno lo spazio cominciava a difettare; camerate, refettorii, studio, aule scolastiche, elle coi convittori ospitavano anche gli studenti esterni Lanzesi, lo stesso cortile di ricreazione erano impari agli accresciuti bisogni, e nonostante tutti i ripieghi, ai quali colla maggiore buona volontà si era fatto ricorso, il disagio era evidente.
Questa era la spina che maggiormente crucciava il buon Direttore Don Lemoyne non meno del Prefetto Don Fagnano, i quali oramai si vedevano costretti, con quanto rammarico lo si può ben immaginare, a ricusare l'ammissione di nuovi allievi.
La necessità di un nuovo e più ampio Istituto veramente adatto allo scopo ed ai bisogni si rendeva sempre più urgente e D. Bosco, resone edotto dai predetti Superiori ed incoraggiato sia da alcune benemerite personalità, cui stava a cuore l'incremento del Collegio, sia dalla fiducia del successo che mai l'abbandonava, dopo una minuta visita all'area già prescelta per il nuovo fabbricato, generosamente offerta dal benemerito Vicario Federico Albert, non aveva esitato un solo istante a pronunciare il suo memorabile fiat.
Gli è ben vero che quando egli pronunciava tale famoso monoverbo una sia per sommaria ispezione della sua cassa l'avrebbe reso conscio che la medesima era, come di consueto... affatto vuota; ma quell'Uomo portentoso aveva sempre seco e pagava ognuno con una speciale moneta che egli chiamava Divina Provvidenza. Io ignoro se tale moneta in quel tempo avesse corso legale nello Stato: fatto sta ed è che, con quella sola risorsa, egli manteneva in piedi, sin d'allora, i non pochi collegi già aperti, ne apriva de' nuovi e non mi consta affatto ch'egli abbia dovuto subire nè processi penali per spendita di falsa moneta, nè cause civili per debiti non saldati...
Ma veniamo al fatto. Una sera, nel darci, come di consueto, la buona notte, il buon Direttore con parola commossa, cogli occhi scintillanti di gioia, ci annunciava la deliberazione presa da Don Bosco di costruire al più presto un nuovo Collegio più ampio, più bello e più adatto di quello che occupavamo e ci esortava ad aggiungere alle già molte recitate una nuova preghiera, perchè quella cotal moneta non venisse mai meno nel forziere del comun Padre D. Bosco.
Una preghiera di più una di meno, non era il caso di lesinare ed il desiderio del Direttore venne seduta stante esaudito, direi anzi superato, poichè ricordo benissimo che alla preghiera tenne dietro il canto del Te Deum.
Al domani, dopo la lezione del pomeriggio, tutti i convittori, divisi per squadre, scendevano per l'aprico e scosceso sentiero che dal Convitto conduce al Ponte del Diavolo ed alla Stura, per la lavanda dei piedi. Tuttociò che fuoriusciva dalla vita metodica, quotidiana del convitto, era per noi una festa: il poter guazzare per una mezz'ora a nostro piacimento in quelle limpide acque era per noi un divertimento senza pari; quel giorno però, oltre al divertimento, segnò nella nostra esistenza un avvenimento indimenticabile.
Ci stavamo calzando, qua e là sparpagliati sulla sponda sinistra del fiume, quando vediamo ad un tratto D. Fagnano scegliere sul greto un grosso macigno, sollevarlo, caricarselo sulle spalle e via dirigersi sollecito verso il Collegio.
Per comprendere il significato della mossa ve n'era anco di troppo; in un baleno tutti indistintamente carichi di una pietra più o meno consona alle nostre forze e per i più ravvolta, per comodità di trasporto, nell'asciugamani, prendevamo la via del ritorno.
Quale sudata in quel ritorno! Nè vi potevano essere dei Cirenei, poichè ripeto, tutti indistintamente allievi e superiori avevamo la nostra soma; ma che bel mucchio di pietrame (nel quale ognuno di noi, contemplandolo, ritrovava il suo contributo per confrontarlo con quello degli altri e farne risaltare il maggior volume) avevamo fatto quella sera!
E come aumentava a vista d'occhio quel mucchio a misura che si succedevano i giorni della lavanda! Senonchè, quasi a dar ragione al detto che suona: Cosa bella e mortal passa e non dura, proprio quando il nostro mucchio del materiale da costruzione cominciava ad assumere proporzioni ciclopiche, quando appunto, prendendo diletto all'esercizio, stavamo invocando che le gite alla Stura si succedessero più rapide e non fossero limitate al solo pomeriggio del mercoledì, eccoti un ukase emanato incredibile dictu! proprio dallo stesso D.Fagnano che viene a guastare ogni cosa, proibendo in modo assoluto ogni ulteriore trasporto di pietrame dalla Stura.
Che mai era successo? Forse un divieto delle Autorità locali? La protesta di qualche valligiano proprietario del greto e conseguentemente delle pietre sovr'esso giacenti?... Ma che?!... era stato quel vecchio brontolone di guardarobiere, il quale si era semplicemente permesso di osservare che, per poco che fosse ancora durato l'esercizio del trasporto, tutti i nostri asciugamani sarebbero diventati altrettanti... crivelli!
L'ukase era stato emanato e non v'era da ripetere, il nostro trasporto di materiali cessò il giorno stesso, con tutto ciò la mole mastodontica del nuovo imponente edificio solidamente costrutto e pagato con quella certa moneta, apriva già sin dal 1873 i suoi battenti ai numerosi allievi accorrenti e continua tutt'ora a contare fra i più fiorenti collegi della nostra Provincia.
Torino, 6 maggio 1914.
Dott. GIOVANNI POSSETTO.
Il nostro Rettor Maggiore cittadino onorario di Ccstelnuovo d'Asti.
Castelnuovo d'Asti, la fortunata patria di Don Bosco, che ravvisa nel nome e nella gloria crescente di lui un continuo aumento di propria grandezza, a stringere vieppiù i vincoli di affettuosa simpatia che la legano con i figli di Don Bosco e con le Opere Salesiane - come aveva fatto con Don Rua nell'autunno del 1902 in occasione del Cinquantenario della vestizione clericale di lui, festeggiata ai Becchi, ove l'umil cerimonia erasi compiuta - ha testè unanimemente proclamato suo Cittadino onorario l'attuale Successore di D. Bosco, D. Paolo Albera. Ecco la lettera con la quale l'egregio Sindaco di Castelnuovo, Dott. Avventino Musso, comunicava la deliberazione:
Castelnuovo d'Asti, 4 aprile 1914.
Molto Rev.do D. Paolo Albera,
Direttore Generale della Pia Società Salesiana, Torino.
Castelnuovo d'Asti che ha l'alto ed ambito onore di aver dato i natali a Don Bosco e di contare fra i suoi figli più illustri il Rev.do Don Michele Rua, non poteva dimenticare chi dei due grandi è degnissimo e venerato Successore; ond'è che questo Consiglio Comunale in seduta del 22 p. p. marzo, unanime, per acclamazione, concedeva a V. S. Rev.ma la cittadinanza onoraria di Castelnuovo d'Asti.
Arreco ad onore di comunicare a V. S. Rev.ma il deliberato del Consiglio Comunale, e nella fiducia che la dimostrazione di profonda e sentita venerazione per parte dei compaesani di Don Bosco tornerà ben accetta a V. S. Rev.ma, mi professo coi sensi del più profondo ossequio
Il Sindaco Musso.
Un nostro Ex-allievo elevato alla dignità vescovile.
Insieme col diletto confratello Mons. Francesco de Aquino Corréa, venne elevato alla dignità vescovile un altro nostro ex-allievo di America. Egli è il rev.mo Don Gioacchino Domingues De Oliveira, Canonico della Metropolitana di S. Paolo nel Brasile, ex-Allievo del Licey
Salesiano di quella città. L'Ecc.mo Prelato è stato eletto vescovo della Diocesi di Florianopolis, nella Stato di S. Caterina nel Brasile. Egli è il terzo ex-allievo nostro di America che viene elevato alla dignità vescovile. Il primo fu Mons. Francesco Alberti, Vescovo tit. di Siunia ed Ausiliare del Vescovo di La Plata, che fu alunno del Colegio Pio IX di Almagro a Buenos Aires.
Al nuovo Eletto i voti augurali di un lungo e felice apostolato.
La Causa di Beatificazione del Servo di Dio D. Andrea Beltrami.
Il Processo Ordinario, istituito presso la Rev.ma Curia Vescovile di Novara intorno la vita, virtù, prodigi e fama di santità del Servo di Dio Don Andrea Beltrami, Sacerdote Salesiano, è stato felicemente condotto al termine e il 21 aprile u. s. ne furono inoltrati gli Atti alla S. Congregazione dei Riti. Preghiamo perchè il Signore non tardi a glorificare questo nostro indimenticabile confratello, che nonostante la brevità della sua esistenza e la lunga e dolorosa malattia che dovette sopportare, seppe compiere un largo apostolato di bene sociale e raggiungere le vette più sublimi della perfezione cristiana.
Tra i figli del popolo.
COMACCHIO. -- I giovani dell'Oratorio Salesiano vogliono tributato pubblicamente un grazie a S. E. Rev.ma Mons. Domenico Pasi, Ausiliare dell'Em.mo Card. Boschi per la Diocesi di Comacchio, per la bontà affettuosa con la quale l'esimio Prelato s'interessa di loro, spezza ad essi il pane della divina parola e famigliarizza paternamente con loro nell'Oratorio.
Noi, accogliendo con slancio la gentile domanda, presentiamo a Sua Eccellenza i loro più vivi ringraziamenti insieme con quelli dei giovani di altre nostre Case ed Oratori ai quali Mons. Pasi ha voluto, nel suo zelo, tener conferenze e corsi di acconcia predicazione, come a Trieste e a Roma. Ex-allievo dell'Oratorio di Faenza, il zelantissimo Presule conosce appieno il bene che in questi ri trovi giovanili si fa, e si chiama felice di dedicare ad essi tutto quel tempo elle gli lascia libero l'esercizio del suo ministero.
FINALE EMILIA. - I giovani dell'Oratorio, grazie al Cielo, vanno alimentando sempre. Per la festa di S. Giuseppe la Messa della Comunità Generale fu celebrata dal sig. Arciprete e più di cento furono i giovanetti che si accostarono ai SS. Sacramenti.
La domenica 3 maggio i filodrammatici vincevano il premio al Concorso di Bologna indetto dal Circolo Bolognese « D. Giovanni Bosco ». Il dramma da loro eseguito, scritto con tecnica moderna, si svolse in una dizione perfetta e con un affiatanrento e disinvoltura sorprendente. Sua Ecc.za Rev. Mons. Domenico Pasi, il Conte Carlo e la la Contessa Giulia Cays, e il pubblico colto e signorile ebbero per gli attori i più cordiali applausi.
TRIESTE. - All'Oratoria Salesiano. - Dettati con schietta facondia da Mons. Dott. Ugo Mioni, gli esercizi spirituali ai giovani adulti di quell'Oratorio riuscirono santamente proficui. Ai discorsi, che si potevano chiamare prediche catechetiche, circa centocinquanta giovani studenti delle classi superiori, impiegati o lavoratori, prestarono assidua attenzione. Nell'assistere a quelle tranquille e religiose adunanze terminate colla benedizione col Venerabile, invadeva l'anima un profondo senso di commozione, perchè toccavasi quasi con mano come il buon seme della divina parola non resta infecondo nel cuore della gioventù che nella vita ha già sentito l'impeto della bufera antireligiosa, quando essa nei primi anni sia stata amorevolmente avviata e sorretta nella pratica dei doveri religiosi. E, la domenica delle Palme tutta quella cara gioventù, s'accostava con edificante divozione alla
Comunione pasquale. Celebrava lo stesso Monsignore, che infra Missam tenne un efficace fervorino, onde s'accostassero tutti con le migliori disposizioni a Gesù Sacramentato.
Così l'Oratorio di Trieste prosegue con slancio la sua ampia missione di bene.
La Domenica di Pasqua la sezione filodrammatica Adulti andò a Mogliano Veneto a tenere una rappresentazione nell'istituto salesiano; la domenica in Albis, la banda ed i cantori si recavano a Gorizia per dare un'operetta nel Collegio Salesiano di S. Luigi; la domenica io maggio una solennissima festa rallegrava i mille e più oratoriani, con intervento di S. E, ce. Rev.ma Mons. Pasi. Perla circostanza venne privatamente inaugurato il nuovo teatrino.
TORINO-VALSALICE. - Presso la tomba di D. Bosco continua a radunarsi nei giorni festivi un largo sciame di giovanetti che vi accorrono dalle nuove vie di Torino oltre il Po e dalle vicine colline. La domenica io maggio eran quasi duecento e si accostarono tutti alla santa Comunione, uniti nel pensiero di festeggiar S. Giuseppe in un'intima festa di famiglia. Il divoto raccoglimento che quello stuolo giovanile esuberante di vita mostrò alle sacre funzioni, ebbe per tutto il giorno quel caratteristico riscontro, che desiderava Don Bosco, in una allegria intensa, festosa, continuata. Come non deve esultare il buon Padre nel trovarsi settimanalmente in mezzo a quei giovanetti! Chi sa quali parole egli dirà loro nell'atto in cui, a piccoli drappelli, vanno a fermarsi dinanzi la sua tomba, mormorando una preghiera!... Pregatelo, cari, fortunati fanciulli, pregatelo spesso che benedica a tutti i vostri compagni che affollano gli altri Oratori Salesiani!
Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice
ROMA. - Nei tre primi giorni della Settimana Santa ebbe luogo per signorine maestre e studentesse all'Università l'annuale Corso di Conferenze in preparazione al precetto Pasquale. Il predicatore seppe scegliere argomenti d'attualità, trattandoli altresì con parola calda, dilettevole e persuasiva, e le intervenute in numero di circa 15o affermarono l'efficacia di questo breve corso e le buone disposizioni con cui lo frequentarono, partecipando, con edificante pietà, alla Comunione veramente generale che si compì la mattina del Giovedì Santo.
Dopo breve intervallo seguì la predica di chiusa, in cui furono lasciati alcuni ricordi pratici, che - stampati su relativa immagine - furono poscia distribuiti a tutte le signorine presenti.
La bella ed efficace funzione si chiuse fissando un appuntamento pel prossimo lunedì di Pasqua alle Catacombe di San Callisto. Quivi, fra la commozione più ineffabile, preparata da ardente fervorino, si ripetè la Comunione generale e si rinnovarono, fra le tombe di tanti martiri e precisamente su quella gloriosa di S. Cecilia, i santi propositi formati negli Esercizi.
- Le Ex-Allieve. - Il giorno 19 aprile le ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Roma si costituirono definitivamente in amichevole associazione. Fu scelto detto giorno perchè la Casa di Via Marghera, 65, aveva la fortuna di ospitare la Rev.ma Superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, alla cui presenza la nascente « Unione Margherita Bosco » potè incominciare fiduciosa il suo lavoro. Le convenute furono numerosissime.
NIZZA MONFERRATO.-Sante parole. - La domenica 10 maggio le Ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice radunavansi in adunanza plenaria presieduta dalla rev.ma Suor Elisa Roncallo, la quale, dopo d'essersi congratulata col vecchio e col nuovo Consiglio direttivo dell'Associazione per il gran bene compiuto, esortò - come leggiamo nel periodico « La Torre di S. Stefano Belbo » - « a rispondere compatte e generose a due sentiti bisogni del cuore: 1° Prestare la propria assistenza morale alle compagne ammalate, recando loro il conforto dell'affetto, il ricordo delle amate Superiore e la efficace parola della fede cristiana; 2° Promuovere nella sezione e fuori una nobilissima e fruttuosa battaglia contro la moda indecente, a salvezza delle anime dei nostri figli, a redenzione della dignità personale e della virtù ».
Possa così santo voto trovare compimento in ogni ex-allieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice!
FIRENZE.- La Esposizione-vendita, solita a tenersi a vantaggio del Santuario della Sacra Famiglia, ebbe anche quest'anno un consolante risultato; la somma raccolta fu di L. 3800. Mentre ci rallegriamo colla Nobil Donna Contessa Concetta Giuntivi, colla sua famiglia, coll'intero Comitato « Ars et Charitas » che concorsero al felice esito dell'Esposizione-vendita, non possiamo far a meno di nuovamente ricordare a tutti i Cooperatori i bisogni del Tempio in costruzione. Quando ci sarà dato di poterne annunziare la consacrazione? Non vi sarà nessuna famiglia cristiana, nessun cuore pieno di ancore per la S. Famiglia di Nazareth, che con qualche vistosa elargizione voglia permettere al sig. Don Albera di raddoppiare e moltiplicare la mano d'opera in modo da veder in breve tempo quella splendida chiesa compiuta?
PENANGO MONFERRATO. ---Per le vocazioni alle Missioni e allo Stato Ecclesiastico. Sono più anni che si va lamentando la diminuzione delle vocazioni allo stato ecclesiastico. Questa deficienza di vocazioni è sentita in ogni diocesi d'Italia e in tutta Europa ; è sentita nelle corporazioni religiose che mancano di postulanti; nelle Missioni estere, che ripetono incessantemente con S. Francesco Saverio: Inviateci degli Operai Evangelici. Già in Germania, in Francia, in Inghilterra ed in molti paesi d'Italia si fondarono opere di beneficenza a questo fine e se ne ottennero buoni effetti, ma insufficienti ai molti e urgenti bisogni. Don Bosco istituì egli pure l'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice, la quale consiste in un corso speciale di studi per giovani adulti che intendono consacrarsi a Dio nello Stato Ecclesiastico.
L'anno scorso venne dedicato interamente a questo fine il nostro Istituto di Penango Monferrato, il quale, anche per la sua posizione climatica, è assai confacente a giovani che in età un po' avanzata intraprendono lo studio classico, trovandosi in aperta campagna su ridente collina; e ben ventidue furono quelli che poterono già vestire l'abito chiericale.
Quest'anno l'Istituto conta cento alunni con una sezione di 15 a Cavaglià, nella casa che servì per parecchi anni a coltivare l'Opera dei figli di Maria, provenienti dall'Ungheria; e un altr'anno il signor Don Albera spera di riempire anche questo istituto se lo zelo dei cooperatori gli verrà in aiuto con generose offerte e con procurargli buoni giovani (dai 15 ai 25 anni) che, compiute le elementari, diano speranza di riuscire degni ministri del Signore.
Noi rivolgiamo quindi una calda preghiera a tutti i Cooperatori Salesiani ed in modo speciale ai Parroci e ai Direttori di Oratori festivi, perchè, trovato un giovane che meriti di essere avviato per questa via, lo aiutino a superare le difficoltà di famiglia e gli altri impedimenti, e procurino di indirizzarlo al Direttore dell'Istituto S. Pio V in Penango Monferrato (Alessandria). A coloro che hanno ferma volontà di recarsi nelle nostre Missioni Estere saranno fatte grandi facilitazioni.
La pensione regolare per ciascun giovane è di L. 360. Quei cooperatori che invieranno tale somma riceveranno il nome di un alunno che si considererà come loro figlio adottivo e si farà un dovere di corrispondere alla loro generosità col tenerli informati dei suoi studi, e, soprattutto, pregherà in particolare per essi. Nell'Istituto ogni giorno si invocano dal Signore le più elette benedizioni per tutti i benefattori.
Penango Monferrato si trova sulla linea AstiCasale-Mortara. Il nome della Casa è Istituto San Pio V. Si domandi a quella Direzione o al sig. D. Paolo Albera, Via Cottolengo, 32, Torino, copia del programma per più ampie spiegazioni.
VENEZIA. - La domenica 3 maggio s'inaugurava, coli memoranda cerimonia, la bandiera offerta dal fior fiore dell'aristocrazia veneziana all'Istituto-Patronato di Castello.
Alle 10,3o quei giovinetti, vestiti della loro nuova divisa e con la banda in testa, che per la prima volta faceva udire in pubblico le sue note, uscirono dall'istituto e percorsero la Riva degli Schiavoni al suono di liete marcie, recandosi fino al Palazzo Patriarcale ove il vessillo doveva venir benedetto. Là, nella sala del Trono, erano convenuti moltissimi signori e signore, tra cui il conte Paganuzzi, che aveva accettato l'invito di essere padrino del vessillo, e la madrina contessa Matilde De Mori. L'Em.mo Card. Patriarca benedisse la bandiera e pronunciò un breve discorso nel quale, dopo aver ringraziato le signore che vollero regalarla, si rivolse ai giovanetti esortandoli all'amore ed alla riconoscenza verso i loro superiori.
Con la benedizione impartita dall'Em.mo Principe finì la solenne cerimonia, dopo la quale i piccoli bandisti suonando una marcia, in corteo e a bandiera spiegata, fecero ritorno all'Istituto.
Qui nel pomeriggio, nella sala del Teatro, ebbe luogo un'accademia musico-letteraria. La sala era imbandierata; sul palcoscenico era disposta la banda, che, sotto la direzione del bravo Maestro Chiappini, svolse un bellissimo programma. L'avv. Agostino Viali pronunciò uno applauditissimo discorso, inneggiando alla cara memoria di Don Bosco; quindi si svolse il resto del programma con suoni, canti e recitazioni, fra vivo entusiasmo e meritati applausi ai cari giovanetti.
Sedeva al piano il M.° Thermignon della Cappella di S. Marco, e dirigeva i cori l'infaticabile P. Sisto delle Scuole Cristiane.
Don Secondo Marchisio.
Conterraneo di Don Bosco, attinse dal nostro Venerabile Fondatore un amore ardentissimo per Maria Ausiliatrice: e questa fu l'impronta caratteristica della sua vita. In tutti i luoghi, nei quali trascorse, amato da tutti per il suo gran cuore, trentacinque anni di zelantissimo sacerdozio, egli costantemente propagò il culto di Maria Ausiliatrice ; ma dove maggiormente esplicò quest'accesissimo zelo fu a Torino, ove promosse la memoranda Incoronazione della Sacra Immagine della nostra Celeste Regina, e in mille guise seppe dare al Santuario di Valdocco meraviglioso splendore.
Còlto da male improvviso a Bologna, dove si era recato per disporre l'annuale passeggiata dei suoi cari alunni del Collegio Manfredini di Este ov'era attualmente direttore, spirò la notte dal 20 al 21 maggio, precedente la festa dell'Ascensione di Gesù, recandosi, come speriamo, a celebrare in cielo il triduo e la festa di Maria Ausiliatrice. Nessuno dei divoti di questa gran Madre dimentichi una prece per l'anima sua desideratissima!
Mons. Pietro Canetoli.
A tutti i bolognesi era nota la nobile figura di Monsignor Pietro Canetoli. La gentile bontà dell'animo che gli fioriva sul labbro nei motti arguti, il tratto signorilmente composto, la carità effusa, lo zelo prudente gli aveano a buon diritto cattivate le simpatie, la stima e la venerazione di tutti.
Aveva 78 anni, ma nulla faceva prevedere così prossima la fine, perchè dalla sua nobile persona traspariva ancora tanto vigore di forze e d'animo. Il male lo colse quasi improvviso e solo la mattina del giorno, che doveva essere l'ultimo per lui, non aveva potuto celebrare la S. Messa. Era la sera del giorno 16 aprile, sacro alle glorie del B. Arcangelo Canetoli, cui il venerando prelato compiacevasi legare le origini della propria famiglia, quando rese l'anima al Signore.
Con lui scomparve un'altra nobile figura di sacerdote esemplare ed instancabile apostolo. Fu parroco per molti anni a S. Leo del Sasso, poi Vicario Arcivescovile a S. Luca. Al bene della gioventù di Bologna egli consacrò la maggior parte delle sue sostanze facendo erigere la superba palestra della « Fortitudo ». L'artistico edifizio sorse magnifico dalle fondamenta come monito perenne ai giovani a crescer forti cristiani e saggi cittadini e porta il nome dell'insigne benefattore. Una prece per lui !
Giacinta Ved. Massarotti.
Spirò serenamente la vigilia della Commemorazione di S. Giuseppe in Rivoli Torinese, in età di anni 71. Pia e caritatevole, ebbe sempre il cuore aperto alla beneficenza. Dal compianto D. Rua apprese a conoscere le opere di D. Bosco e fu nostra zelante cooperatrice. Vogliano i buoni lettori applicare un fervente suffragio per l'anima sua! Ai parenti, specie alla sorella, damigella Ernesta Bandioli, nostra insigne benefattrice, le più sentite condoglianze.
Francesco Bonardi fu Beniamino.
Questo buon Cooperatore volò al cielo da Iseo il 3 marzo u. s. Uomo di grandi virtù e profondamente cristiano coperse importanti pubbliche cariche, da tutti stimato e benedetto. Tutto a tutti, egli visse e morì benedicendo Dio, amando, beneficando. Che il Signore doni alla Pia Unione molti che somiglino al caro estinto, al quale imploriamo con affettuosa riconoscenza il premio dei santi!
Riva Marino - Cambrogo.
Sardo V. Tuccari Francesca - Castiglione di Sicilia. Suetta Giov. Batt. - Stella S. Martino. Scapino Giovanni - Caluso. Scarpa Luigi Tonolo - Pellestrina. Scotti Giuseppe - Castiglione d'Asti. Soleri D. Arcangelo - Pisogne. Sorasio Antonio - Torino.
Scarpis Giulia - Conegliano. Scalco Giovanni - Breganze. Soave Luigia V. Brosio - Vicenza. Schillo Luigi - Vittorio. Suor Zoè Girod - Bruxelles.
Savelli Mezzolani Ermelinda - Cagli. Stretti Giuseppe - Spezia.
Tinetti D. Giuseppe - S. Martino Canav. Troni Federico - Slienta.
Tattanelli Elisena - Montanara (Cortona). Taruio Mandelli Teresa - Biella. Topran Domenico - Padola. Torretta D. Romualdo - Ladriano. Testa Bartolomeo - Varazze. Teardo Antonio - Venezia. Turola D. Domenico - Villa Capella. Tantardini Giulio - Introbbio. Toscani Luigia - Palassone di Sssa. Vianello Domenico - Venezia. Viscardi Marianna - Milano. Varsi Emma - S. Antioco. Zanchi Domenico - Selvazzano. Zanfrini Giovanni - Breccua.
Albrizzi Regina V. - Lugano.
Airoldi Luigi - Lugano. Andreoni Virginia - Chironico. Babbini Suor Anna Maria - Marradi. Badengo D. Felice - Ticineto.
Bertello Margherita - Castagnole Piem. Bernardi Maria Va Marc. - Melle. Beraud Maria Va Gèrard - Bardonecchia. Biassoli Giuseppe - Amelia. Biasson Giov. Batt. - Cinte (Trento). Bocchini Maria - Alvito. Bonapace Giovanni - Pinzoto.
Brielli Mons. Can. Prof. Francesco - Torino. Brunazzo Adele Va Rizzi - Carrara S. Giorgio. Colosso Alessandrina n. Lavagno - Castagnole M. Cantone Carlo - Mombarcaro. Cagli Maria Cotta - Genova. Carta Eugenia - Senorbi. Chelto Cecilia - Ivrea.
Condemi D. Antonio - Soverato.
Cordero di Vonzo n. Ceva contessa Adelasia - Torino. De Carolis Maria - Roma.
Dufur Giuseppina Va Rossi - Torino. Dunghi Angelo - Pussiano.