PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XLII - N. 3 I MARZO 1918
SOMMARIO
In preparazione al „9 giugno 1918": Per il Tabernacolo della Basilica di Maria Ausiliatrice - L'omaggio dei Salesiani militari - Per l'Esposizione degli arredi sacri - Conferenze Salesiane - Una calda preghiera.
Al Rev. Clero e per le adunanze mensili: - La "Festa del Papa!"
Guerra e pace.
Fatti e detti di Don Bosco: VII) Due previsioni, cioè la la fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e la beatificazione del can. Cottolengo.
Una via di Siviglia intitolata a Maria Ausiliatrice. Lettere dei Missionari: Brasile: Un'escursione sull'alto Rio Negro e sul Tiquié: i bisogni della Missione. - Tre mesi di Missione nel Basso Rio Negro.
Il Culto di Maria Ausiliatrice: Pel 24 corrente - Grazie e graziati.
Pel tempio votivo in onore di Maria Ausiliatrice a Castelnuovo d'Asti.
Commemorando il Ven. D. Bosco.
Note e Corrispondenza: Due disgrazie: un Collegio distrutto da un incendio; Altre case diroccate dal terremoto. - Tra gli orfani di guerra: Il cuore dei nostri soldati; Una visita alla Colonia Agricola di Roma. -
Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Necrologio e Cooperatori defunti.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO
Per il Tabernacolo della Basilica di Maria Ausiliatrice.
La nobile e veneranda signorina Lorenzina Mazè de la Roche di Torino ci fa questa cara proposta
« Per cotesta faustissima circostanza si preparano varii generi di ricchi doni, arredi sacri, biancherie, un tappeto pel presbitero della Basilica ecc. ecc. Tutte cose bellissime ed utili, ma che purtroppo si consumeranno col tempo, nè potranno perciò durare come ricordo ai più lontani di questo primo e interessante Cinquantenario. Eppure sarebbe consolante e desiderabile pei divoti di Maria SS.ma Ausiliatrice, che nel Tempio a Lei consecrato si pensasse di fare un'opera duratura, alla quale tutti potessero contribuire secondo i loro mezzi, e che dicesse alle future generazioni la loro fede e devozione verso la Madre Celeste.
» Tale opera che mi permetto proporre è la rivestitura interna del Tabernacolo della Basilica di Maria Ausiliatrice in lamina d'oro e gemme, mediante l'offerta di gioielli fuori uso o di care persone estinte, come già si praticò per qualche altra chiesa, che allestì in questo modo una dimora meno indegna dell'Ospite Divino.
» Si onora la Madre di Dio col procurare arredi sacri pel suo Tempio, ma il decorare l'augusta dimora del suo Divin Figlio Gesù sarebbe a parer mio il maggior omaggio che Le si renderebbe dai suoi divoti e nel tempo stesso un monumento ricco e duraturo, a ricordo di questo caro e divoto duplice Cinquantenario. Invitando col Bollellino Salesiano le anime amanti dell'Eucarestia di offrire gioielli fuori uso, e anche spezzati d'oro, d'argento, gemme, parmi non ci vorrà tanto tempo per riunire il materiale allo scopo. I nomi degli oblatori verranno rinchiusi nel Tabernacolo, quale omaggio di perpetua adorazione all'Ospite Divino ed in riparazione perenne delle offese che di continuo riceve da ingrati suoi figli.
» Per conto mio sarò felice di offrire quanto ho di più caro e prezioso, cioè due gioielli-ricordo, avuti in dono da Sua Santità Pio IX e dal Santo Padre Leone XIII, di santa memoria, e quel poco che ancora conservo della mia mamma carissima e del sempre compianto mio Zio, Monsignor Lorenzo Gastaldi. Oh! se l'umile mio pensiero potrà tradursi in opera!.... »
Noi applaudiamo di cuore alla nobile idea, la quale mentre onora Maria Ausiliatrice, è particolarmente rivolta a rendere omaggio a Gesù Sacramentato, secondo gli insegnamenti di D. Bosco. Tocca però ai ferventi Cooperatori e alle pie Cooperatrici il tradurla in atto.
Le offerte sieno inviate al Rev.mo Sig. Don Paolo Albera - Via Cottolengo, 32 - Torino.
L'OMAGGIO DEI SALESIANI MILITARI.
L'Ispettore delle Case Salesiane del Piemonte, Sac. Prof. D. Alessandro Luchelli, ha invitato ad una dimostrazione simpatica e speciale tutti i Salesiani militari appartenenti all'ispettoria, con apposita circolare.
Dopo aver ricordato l'avvicinarsi del Cinquantenario del Tempio di Maria Ausiliatrice e della Messa d'oro del Successore di D. Bosco, la circolare continua:
« ... Le attestazioni di stima e di riconoscenza, che verranno tribuite in quella occasione al secondo successore del Venerabile Don Bosco, allieteranno certo d'un gaudio indicibile il suo cuore paterno; ma l'attestazione che più d'ogni altra riuscirà a lui gradita io penso sia quella che può venire da voi, o amatissimi confratelli militari, da voi che, per la eccezionalissima condizione di vita in cui vi trovate, siete diventati la pupilla degli occhi suoi, vorrei dire il cuore del suo cuore.
» A proposito adunque di tale attestazione, e perchè riesca veramente solenne e degna della circostanza, consentitemi che vi dica in qual forma desidererei fosse fatta. - Parecchi mesi ci dividono ancora dalla data memoranda: se ciascuno di voi, imponendosi le maggiori economie, cercasse di mettere in serbo qualche poco di denaro, io credo che per il 9 giugno, giorno in cui si celebrerà la festa, si potrebbe raccogliere ed offrire al veneratissimo sig. Don Albera una somma abbastanza rilevante, la quale, appunto perchè rappresenterebbe il frutto di tutta una serie di risparmi, di sacrifizi e forse anche di privazioni a cui vi siete spontaneamente assoggettati, assumerebbe un valore altissimo come omaggio di devoto attaccamento alla Pia Società e al suo Rettor Maggiore. Una parte poi della somma così raccolta si spenderebbe in un calice portante incisa un'appropriata dedica ; l'altra sarebbe offerta in denaro, ed esprimerebbe il desiderio di venire in soccorso al Buon Padre nelle tante opere in cui ora più che mai si affatica il suo zelo e specialmente in quella che svolge a pro' dei poveri giovani resi orfani dalla guerra.
» Ma non dovrebbe finir qui tutto. Verrà il momento - Dio lo affretti nella sua infinita misericordia! - in cui avrà termine la guerra; e voi, con una gioia resa ancor più viva dal sentimento di un altissimo dovere fortemente compiuto, farete ritorno alle Case donde siete partiti e dove con ansiosa brama vi attendono i vostri compagni di lavoro. Si stabilirà allora un giorno in cui potrete trovarvi tutti radunati qui all'Oratorio dove canteremo insieme l'inno della riconoscenza e del ringraziamento al Signore per gli innumerevoli benefizi che vi ha concessi nel tempo del vostro servizio militare. L'immaginate voi la letizia che proverete in quel giorno benedetto nel rivedervi, nel raccontarvi a vicenda le peripezie passate e il bene fatto ai vostri compagni d'armi, e sopratutto nel presentarvi ai vostri Superiori per dir loro che la terribile prova a cui foste sottoposti non che infrangere o allentare ha meravigliosamente rinsaldati i vincoli che vi legano alla nostra Pia Società? Ah! io credo che sarà quello uno dei giorni più belli e più memorandi della vostra vita.
» Ma purtroppo non tutti i partiti saranno di ritorno a quel convegno di esultanza. Per specialissima grazia della nostra Ausiliatrice, non sono molti, ma alcuni vi sono che hanno dovuto offrirsi in olocausto alla Patria. Ora noi non dimenticheremo in quella circostanza i generosi che hanno suggellata la vita dell'apostolo colla morte del soldato cristiano. Ci porteremo adunque in devoto pellegrinaggio a Valsalice e là, accanto a due tombe che per noi sono due altari, celebreremo una Messa di suffragio con discorso commemorativo dei Caduti ».
Noi applaudiamo a così bella proposta e ci auguriamo che ad essa aderiscano concordi tutti i nostri cari fratelli soldati delle altre Ispettorie.
Per l'Esposizione di Arredi Sacri.
Fin dall'ottobre u. s., come è noto ai lettori, il benemerito Comitato Torinese « Patronesse Opere Ven. Don Bosco » dirigeva a tutte le Patronesse, Zelatrici e Cooperatrici Salesiane in preparazione ai prossimi nostri Giubilei un nobile appello; e parecchie Comunità religiose e Cooperatrici Salesiane ci hanno notificato che aderiranno con gioia all'invito.
Le stesse Patronesse, di Torino, oltre vari doni personali, offriranno come omaggio collettivo un nuovo tappeto per il presbiterio dell'altar maggiore della Basilica.
Il benemerito istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice sta preparando come omaggio collettivo un servizio di trenta pianete; dieci di color bianco, dieci di color rosso e dieci di color nero, pei dieci altari della Basilica.
Ci auguriamo che tutte le Cooperatrici che si occupano di arredi sacri, abbiano ad allestire qualche oggetto per la nostra Esposizione. Noi ripetiamo a tutte l'invito delle nobili Patronesse Torinesi:
« In omaggio ai cari Giubilei (Consacrazione del Santuario e Messa d'Oro di D. Albera) adoperiamoci a preparare paramenta e sacri lini per la Basilica di Maria Ausiliatrice e per le altre chiese Salesiane, specie per quelle delle Missioni. Fra tutte le Cooperatrici Salesiane del mondo sorga la gara edificante di preparare e inviare a Torino siffatti doni, coi quali organizzare apposita Esposizione. Sarà una manifestazione solenne della nostra fervente pietà a Gesù in Sacramento, a cui c'invita il Sacerdozio Cristiano che noi celebreremo nella Messa d'oro del veneratissimo sig. D. Albera. »
Per norma comune l'Esposizione dovrà essere inaugurata non più tardi dei primi di giugno.
Conferenze salesiane.
Varie conferenze tenutesi in occasione della festa di S. Francesco di Sales, come ci consta dalle relazioni pervenuteci, trattarono, con molta praticità, del prossimo Cinquantenario delle Basilica di Maria Ausiliatrice.
Così parlarono: a Torino nel teatrino dell'Oratorio il prof. D. Antonio Fasulo, che tenne la stessa conferenza con proiezioni a Vercelli,
presente S. E. Rev.ma l'arcivescovo Mons. Gamberoni; - a Novara il Sac. D. Paolo Valle alla presenza di S. E. R. Mons. Gamba ; a Torino, nella chiesa di S. Giovanni Evangelista, il Sac. prof. D. Pietro Gallo.
Crediamo quindi di far cosa gradita ai lettori col pubblicare un breve riassunto della conferenza tenuta da quest'ultimo conferenziere ai cooperatori di Torino.
Il conferenziere esordì col ricordo della funzione della posa e benedizione della prima pietra del Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice; funzione resa più solenne dall'intervento di S. A. R. il Principe Amedeo di Savoia, del Prefetto, del Sindaco e delle principali famiglie nobili di Torino. Accennato poscia come quest'anno sia l'Anno Giubilare di questa chiesa, essendo stata consacrata al culto nel 1868, svolse il tema seguente:
L'azione soprannaturale e materna di Maria Ausiliatrice sopra D. Gio. Bosco, e le sue Opere prima del Santuario e dopo di esso.
Riportate le parole di Mons. Marcello Spinola Arcivescovo di Siviglia, che disse la nascita di Giov. Bosco una benedizione speciale di Maria al mondo intero, dimostrò come D. Bosco fu mai sempre tutto dell'Ausiliatrice, e che questa Celeste Madre fu in ogni tempo tutta per lui: vale a dire che, dopo Dio, fu l'inspiratrice delle sue opere, il suo aiuto, la sua difesa. Ne sono una prova i sogni singolari e molteplici, che possiamo chiamare visioni, nei quali campeggia sempre Maria che gli addita la via che deve percorrere, il campo del suo lavoro per la salvezza di tanta gioventù, e il futuro sviluppo dell'opera sua.
Accennate le gravissime difficoltà che il Ven. dovette superare per la fondazione degli Oratori festivi, ed i pericoli, anche della vita, dai quali uscì sempre incolume per la visibile protezione della Vergine Ausiliatrice, passò ad enumerare le opere da lui istituite prima della consacrazione del tempio.
Invitò poi i Cooperatori e le Cooperatrici presenti a dare uno sguardo al rapido e meraviglioso progresso dell'Opera Salesiana. Come si disse dell'imperatore Carlo V che il sole non tramontava mai sopra i suoi dominii, così il Ven. D. Gio. Bosco in pochi anni popolò l'Italia non solo, ma quasi tutta Europa de' suoi Istituti, nei quali si educano migliaia di giovanetti alla religione, alla scienza ed alle arti, all'amor di Dio ed all'amor di Patria. Rammentò le Missioni Salesiane ma specialmente l'evangelizzazione della Patagonia, che stava tanto amore al Ven.le. Là, dove altro non s'udiva che il fischio barbaro del barbaro Cacico, e si praticavano le orgie nefande di corruzione, di superstizione e di morte, seguì ben presto l'adorazione, l'amore al vero Dio, e la divozione alla Vergine Ausiliatrice, cui. s'innalzano i sovi profumi della preghiera.
Disse finalmente che, per graziosa e provvidenziale coincidenza, ricorre altresì in quest'anno la Messa d'oro dell'amatissimo nostro superiore generale don Paolo Albera; e che perciò doveva sorgere in tutti i Cooperatori desiderio e brama reciproca di prepararsi santamente al Giubileo del Santuario di Maria Ausiliatrice, aiutando efficacemente in tutti i modi il secondo Successore del Ven. D. Gio. Bosco, affinchè possa sopperire alle spese ingenti che incontra nelle opere molteplici - di carità, tanto necessarie in questi tempi.
Una calda preghiera ai Rev.mi Sig. Parroci o Rettori di Chiese, o altri benemeriti Cooperatori Salesiani.
Per compire un lavoro statistico-dichiarativo sulla Divozione a Maria Ausiliatrice il Sac. Teol. Giulio Barberis (Via Cottolengo, 32 - Torino), attende con cortese sollecitudine, dalla bontà dei Rev.mi Parroci, Rettori di chiese, o di qualche altro Cooperatore Salesiano, la risposta ai seguenti quesiti:
1) Nella propria PARROCCHIA è introdotta la divozione a Maria Ausiliatrice?.
2) Vi è nella città o paese qualche chiesetta dedicata a Lei?
3) Vi è qualche altare dedicato a Maria Ausiliatrice?
4) Vi è qualche statua o quadro di Maria Ausiliatrice, o in chiesa o fuori, che attiri la divozione pubblica?
5) Vi è eretta l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice?
6) Si compie qualche pratica speciale al 24 d'ogni mese?
7) Si festeggia Maria Ausiliatrice al 24 maggio o alla domenica susseguente? si fa anche la processione?
8) Vi sono Dame Patronesse, Paggi d'onore,
o consimili gruppi o associazioni, intitolati a Maria Ausilitrice, che accrescano la solennità della processione?
9) È esposto in molte famiglie il quadretto di Maria Ausiliatrice?
Domandiamo scusa dell'insistenza con cui fatta questa domanda. A quanti l'ascolteranno . non mancherà di esser larga di sue grazie Maria SS. Ausiliatricel
Nel parlare del Ven. D. Bosco, torniamo a protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli
Indulgenza plenaria dal 10 marzo al 10 aprile:
1) il 22 marzo, Comm, dei 7 dolori di Maria SSma.; 2) il 24 marzo, Domenica delle Palme ; 3) il 25 marzo, Annunciazione di Maria SSma. ; 4) il 28 marzo, Giovedì Santo; 5) il 31 marzo, Pasqua di Risurrezione.
La "Festa del Papa,,.
Sarebbe conveniente che i Cooperatori Salesiani assecondassero o promovessero con tutte le loro forze la bella iniziativa di celebrare annualmente in giorno festivo e nelle singole chiese parrocchiali la così detta « Festa del Papa. »
E una proposta che vogliam fare ai zelanti cooperatori Sacerdoti, mentre è un tema opportuno per le adunanze mensili dei Cooperatori.
Da poco tempo - e precisamente a Genova e a Bologna, quella la patria, questa già sede arcivescovile dell'attuale Sommo Pontefice - è sorta l'iniziativa dì celebrare in tutte le chiese parrocchiali e in giorno festivo, la così detta Festa del Papa. In occasione dell'anniversario dell'Elezione o Incoronazione del sommo Pontefice, si suole cantar messa in tutte le Chiese Cattedrali e Collegiate; ma chi non vede la covenienza e l'utilità di celebrare la Festa del Papa in modo più largo e popolare, cioè che possa tornar comodo, pratico ed utile a tutto il popolo cristiano, fissandola in un giorno festivo, e celebrandola contemporaneamente in tutte le Parrocchie della diocesi? L'opportunità è indiscutibile e le modalità potrebbero fissarsi in base a queste linee generali:
1) Al mattino Comunione generale secondo l'intenzione del S. Padre;
2) Durante il giorno funzioni solenni con apposito discorso sulla dignità e sulle prerogative del Papa.
Perchè i nostri Cooperatori sappiano far buon viso a questa proposta li preghiamo a riflettere chi è il Papa.
Chi è il Papa?
«Ogni cattolico, risponde Mons. Pasquale Morganti (1). sa che il Papa è il Successore di San Pietro, il Vicario di Cristo, il Padre della grande Famiglia Cristiana, il Re dell'immenso regno di Cristo, il Pastore di questa greggia che copre tutto l'orbe, il Giudice supremo d'ogni controversia, che ha soggetti alla sua giurisdizione anche i più alti Monarchi di ogni plaga e per tutti i secoli. Sa il cristiano che queste denominazioni non sono vani appellativi retorici, ma che vi corrisponde la più esatta realtà, poichè Gesù Cristo a Pietro ed a tutti i suoi Successori ha detto e ripete categoricamente: Tu sei Pietro, ed io su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inférno non prevarranno mai contro di lei. Ed a te darò le chiavi del Regno dei Cieli, e quanto assolverai tu sulla terra o condannerai assolverò e condannerò io pure dall'alto dei Cieli. E chi ascolta te, ascolta me, e chi disprezza te, disprezza me.
» A qual uomo fu mai tenuto, da che esiste il mondo, un linguaggio simile? A chi mai fu comunicata tanta potenza? Chi mai fu levato più in alto?
» Il cattolico che conosce e crede con fermezza questa verità fondamentale del Cristianesimo, comprende quasi per istinto il dovere di venerare, esaltare, ascoltare ed ubbidire questo personaggio, che rappresenta al vivo e integralmente Gesù Cristo. Il che spiega la devozione al Papa già fervidissima nei primi fedeli, tanto interessati delle vicende di Pietro, che fu il primo Papa, quando specialmente Erode per una malvagia politica lo chiuse in carcere, follemente credendo di spegnere in lui la vita della Chiesa appena nata, come aveva sognato stolidamente il suo predecessore tentando di uccidere Gesù nelle fasce.
» Tale devozione nei secoli seguenti si dilatò per tutto ìl mondo cristiano, assumendo forme più ampie e maestose e riscaldandosi con un meraviglioso fervore, specie dietro gli insegnamenti dei più grandi Dottori e l'esempio dei Santi. Tale devozione della Cristianità intera rifulse specialmente in mille occasioni quando o la forza brutale della politica e del], armi, o l'astuzia ed ostinazione delle eresie si levarono or qua or là contro l'autorità del Sommo Gerarca della Chiesa.
» Orbene i Cattolici odierni devono anch'essi per tutti questi motivi commoversi, risvegliarsi e serrarsi dattorno al loro gran Padre con fervore straodinario, proprio in questi tempi, nei quali quanto più aumentano le benemerenze del Sommo Pontefice, tanto più s'accaniscono contro di lui i suoi avversari.
Taccio per brevità delle benemerenze passate ed abituali della Santa Sede, non solo in rapporto della vita spirituale della Chiesa ma anche in faccia alla società civile, benemerenze tanto vere e reali che perfino storici avversi alla fede cristiana, hanno onestamente riconosciuto ed altamente lodate.
» Mi restringo invece, alle insigni benemerenze dell'attuale Pontefice Benedetto XV durante questo turbinoso tempo di guerra. Persino un giornale protestante dovette scrivere : - Chi fa la più splendida figura in questo tempo di guerra, bisogna confessarlo, è il Papa - Quel foglio alludeva con questo a tutti i tentativi fatti da Benedetto XV per la pace, pel sollievo dei prigionieri e feriti di guerra, per mitigare gli eccessi dei nemici, per soccorrere gli orfani ed ogni altra vittima della guerra. Il Vaticano è divenuto il centro, a cui ricorrono i bisognosi di ogni naziione, sicuri di trovare nel cuore del Gran Padre comune un aiuto pronto ed efficace per la sua influenza nei Gabinetti degli Stati Europei, che ripetutamente accolsero con ogni riverenza e favore le paterne sue proposte. »
E dunque un sacro dovere quello che incombe ai cattolici di amare, onorare e sostenere la suprema dignità del Papa ! Ma se questo è dovere comune a tutti i cattolici, attesi gli esempi e gli insegnamenti di Don Bosco è un dovere specìale per i Cooperatori Salesiani. Ricordiamo quelle parole da lui preferite il 15 luglio 1886 innanzi ad un'accolta di ex-allievi sacerdoti:
« Voi avete detto che l'opera dei Cooperatori Salesiani è amata da molti!. Ed io vi dico che questa si dilaterà in tutti i paesi, si dìffonderà in tutta la cristianità! Verrà un tempo in cui il nome di Cooperatore vorrà dire vero cristiano ! La mano di Dio la sostiene! I Cooperatori Salesiani saranno quelli che aiuteranno a promuovere lo spirito cattolico. Sarà una mia utopia ma pure io la tengo. Più la S. Sede sarà bersagliato, più dai cooperatori sarà esaltata; più la miscredenza in ogni lato va crescendo, più i Cooperatori alzeranno luminosa la fiaccola della loro fede operativa.... »
Su dunque all'opera, o zelanti Cooperatori ! Dove la Festa del Papa non è ancor stata introdotta, si promuova alacremente, fissandola a quel giorno che pare più opportuno. Dove è già stata introdotta, si assecondi con tutto il fervore.
E perchè la proposta abbia subito il suo lato pratico, vogliamo invitare tutti i benemeriti Cooperatori a fare anche privatamente una particolare preghiera pel S. Padre, in giorni determinati, ad esempio il 21 corrente, sacro a S. Benedetto.
In tutti quei giorni, in cui da molte parti giungono al Vicario di Gesù Cristo auguri e felicitazioni, come sarebbe bello che salisse dal cuore di ogni Cooperatore una preghiera a Dio secondo le intenzioni del S. Padre ! Questo nostro plebiscito di affettuoso ricordo e di fervente preghiera pel gran Padre di tutta la cristianità, gioverebbe anch'esso a spianare la via all'introduzione universale della festa popolare del Papa !
Ecco una formola di preghiera pel S. Padre adatta ai Cooperatori Salesiani.
Spinti, o Gesù, sommo Pastore, dagli esempi e dalle esortazioni del caro nostro Patrono il Salesio, noi Cooperatori non possiamo non sentir viva, piena ed incondizionata devozione al vostro Vicario in terra, il Romano Pontefice. Come lui, anche noi staremo ai suoi cenni; e tentati dall'orgoglio a pensare ad agire diversamente da quanto in vostro nome ci comandasse, ripeteremo con lui: « Perchè disputare dove conviene ubbidire?. Il S. Pontefice comanda; tanto basta ». Con lui diremo: « Sottometto sempre con tutto il mio cuore i miei scritti, le mie parole e le mie azioni alla correzione della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana, sapendo che essa è la colonna e la fermezza della verità, onde non può nè fallire, nè mancare, e che nessuno può avere Iddio per Padre se non ha la chiesa per Madre. » (Pref. al Teotimo).
Così saremo nel tempo stesso imitatori del venerando nostro Fondatore Don Bosco, che ai Sommi Pontefici dimostrò a voce, negli atti, nei scritti, una profondissima riverenza, un'eroica obbedienza ed un affetto tenerissimo, che seppe trasmettere nel cuore anche de' suoi figli, volendo che la devozione al Pontefice fosse un carattere distintivo d'ogni buon Salesiano.
Perciò, eccoci, o Signore, ai vostri piedi, per raccomandarvi i bisogni del nostro S. Padre con non minor fervore che i primi fedeli, quando tutti unanimi vi pregavano per S. Pietro prigioniero. Et Petrus quidem servabatur in carcere. Oratio antem fiebat sine intermissione ab Ecclesia ad Deum pro eo (Act. 12. 5).
Vi preghiamo quindi, o buon Gesù, ad. esser largo col S. Pontefice dei vostri conforti ed aiuti perchè non l'opprima il peso della doverosa sua sollecitudine per tutte le Chiese: Instantia mea quotidiana sollecitudo omnium ecclesiarum (2. Cor. 11, 28), nè quello della forrmidabile responsabilità: Quasi rationem pro animabus vestris reddituri (Hebr. 13-17.)
Rendete docili, pronti e generosi in obbedirlo, sin nei desiderii tutti i fedeli, i religiosi ed i Sacerdoti.
Illuminate tanti traviati e riottosi, che non contenti di disubbidirlo, per di più lo osteggiane per mezzo di leggi inique ed empie, di una stampa irriverente e bugiarda, con tanto suo dolore e dano delle anime, e piegateli sotto il nobilissimo e dolcissimo giogo della divina sua Autorità.
Fate che, come in antico, la società agitata dai marosi ed acciecata dalle tenebre di tanti errori, si diriga ancora a questo gran faro, che è la Sede di Pietro, e che solo qui s'induca a cercare e trovare la pace, che invano domanda a una scienza umana e miscredente e a una libertà licenziosa, negazione della libertà dei figli di Dio. Così sia. (1).
(1) « La festa del Papa » è stata recentemente accolta dall'Episcopato delle provincie ecclesiastiche di Bologna e Ravenna. (Ved. Lett. Past. di Mons. Morganti).
(1) Dal Manuale di pietà dei Cooperatori Salesiani di Mons. Morganti.
Lo stato di guerra deve animarci ad affrettare il nostro miglioramento secondo i principi cristiani. Vogliamo che Dio guidi gli avvenimenti in modo che presto abbiamo, nel trionfo del diritto, quella pace giusta e duratura, che, auspicata dalla parola del Vicario di Gesù Cristo, è nel voto di tutti, governanti e governati? Meritiamolo con una vita cristiana.
Finchè l'anima occuperà l'ultimo posto nei pensieri di molti, finchè si connetteranno tanti peccati, e la parola di Dio sarà messa in bon cale, e Gesù lasciato solo a gemere nei Tabernacoli, non avremo alcun diritto all'abbondanza delle benedizioni di Dio.
A un illustre porporato fu rivolta alcuni mesi or sono questa domanda: « Eminenza, quando il Signore volgerà lo sguardo a noi? » -Rispose: « E quando gli uomini volgeranno lo sguardo a Lui! ».
E il Sommo Pontefice, il grande Benedetto XV, che tanto ha fatto e fa per alleviare i danni della guerra e per affrettare la pace nel diritto e nella giustizia, rispondendo agli auguri natalizi del Sacro Collegio dei Cardinali, pronunciò quelle gravi parole: Torni dunque in grembo al Signore chi brama che la ultrice mano di. Lui si arresti: faccia senno la infelice umanità: torni, torni al Signore! Come la sfrenatezza dei sensi piombò un: giorno città celebri in un mare di fuoco, così ai dì nostri l'empietà delle pubbliche cose, l'ateismo eretto a sistema di pretesa civiltà, ha piombato il mondo in un mare di sangue. Ma sulle tenebre che avvolgono la terra, splende ancora, alto e tranquillo, il lume della fede. Si levi dunque verso il benefico raggio l'ostinata palpebra dell'occhio mortale. Noi memori del Sacro Nostro dovere, ai figli dell'età Nostra gridiamo con la voce degli antichi veggenti: - Tornate, tornate al Signore
Ciò non significa che le preghiere innalzate a Dio e quelle che continueremo ad innalzare con crescente intensità e fiducia siano inutili, - e neppure che non ci resti altro da fare!
Gesù ci ha assicurato dell'efficacia della preghiera. Per le preghiere nostre forse meno gravi furono e sono le conseguenze della guerra; - forse più vicino e più glorioso per noi e per la patria sarà l'esito definitivo; - le nostre preghiere ottennero forse od otterranno energie e lumi a coloro che, investiti di legittima autorità, rappresentano Dio in mezzo a noi, ai nostri bravi soldati, ai cari fratelli profughi: certo ebbero preziosi effetti, benchè non tutti e non completamente ci sia dato per ora di conoscerli.
- Intanto quante vite rigogliose spezzate ! --Sì, prendiamo parte vivissima, sincera, al dolore di tante famiglie; però facciamo un passo innanzi, preghiamo! Per i prodi caduti, onde, se ancor rimanesse loro qualche poco di Purgatorio, volino subito al gaudio eterno; - per le loro famiglie, onde nei pensieri della fede trovino quel conforto che li sostenga e renda meritorio il loro dolore.
-- Conforto? Genitori rimasti senza appoggio, spose vedovale, bambini lagrimanti senza padre... Qual conforto può bastare? -- Quello della fede. Li rivedremo i nostri cari, quando noi pure saliremo al cielo. La loro bontà, la causa per cui hanno data la vita, l'assistenza di quell'angelo visibile che è il Cappellano militare, le nostre preghiere fatte prima per loro, tutto questo ci è valido pegno della loro salvezza eterna. La natura sensibile rimane scossa, pel distacco; ma la luce maestosa della fiaccola accesa nei nostri cuori da Gesù Cristo, ha presto il. sopravvento, e noi adoriamo i disegni di Dio che ci è sempre Padre, anche quando permette i dolori.
Il mondo è pieno di inganni e di peccati; forse alcuno dei nostri cari, nello svolgere degli anni, avrebbe perduto il candore di sua virtù; Dio l'ha preso con sè, come il giovane di cui parla lo Spirito Santo: « Raptus est ne malitia mutaret intellectum eius; - fu rapito perchè la malizia non mutasse il suo cuore » (Sap. IV, II).
- E le grandi privazioni a cui dobbiamo sottoporci ? - Non temiamo che ci manchi il necessario: ricordiamo le parole di Gesù: - Respicite volatilia coeli, quoniam non serunt, acque metunt, neque congregant in horrea: et Poter vester pascit illa. Nonne vos magis pluris estis illis? - Osservate gli uccelli: non seminano, riè raccolgono in granai : e il Padre vostro li pasce. Non siete voi dappiù di loro? » (Matth. VI, 26).
- Sappiamo quanto hanno fatto e vanno facendo le competenti Autorità, rappresentanti di Dio e strumenti della Sua Provvidenza nel campo delle loro attribuzioni: noi dobbiamo rendere facile il loro còmpito colla calma, colla fiducia, coll'ossequio dell'ubbidienza, colla pratica dei loro consigli, in particolare colla limitazione dei consumi e coll'aumento della produzione per quanto dipende da noi, ed anche, da buoni cristiani, colla preghiera.
Da una Lettera Pastorale di Mons. L. OLIVARES della Pia Soc. Sales., Vescovo di Sutri e Nepi.
Memorie inedite.
VII.
Due previsioni: - cioè la fondazione dell'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e la beatificazione de! Can. Cottolengo.
Era l'autunno del 1865, io aveva compiuto 8 anni e Don Bosco, con una squadra dei suoi birichini, preceduti dalla banda musicale, attraversava Chieri, diretto ai Becchi per la festa del S. Rosario di Maria. Giunto col suo piccolo esercito in Via Moreto 10, ora via Garibaldi, ordinò un alt ed entrò in casa mia. Io stava su di una panchettina, occupato nello scrivere i compiti di scuola sopra una sedia. S'immagini che festa pe' miei genitori nel vedersi in casa il caro Don Bosco, e qual gioia provasse il mio fratello Domenico, allora Chierico del 2° anno di Teologia, che era stato nell'Oratorio e che Don Bosco aveva sempre guardato con predilezione! Non appena ebbe salutati tutti con quel suo fare gioviale e dignitoso, fissò ne' miei occhi stralunati i suoi occhi scrutatori, e:
- Come ti chiami? mi chiese.
- Agostino!, gli risposi.
-- Oh! che bel nome! E che scuola fai? Terza elementare!
- Bene, bene! continua a studiare, e appena avrai la promozione alla 4a, verrai con me a Torino, là nell'Oratorio, dove ti troverai con tanti amici, che ti vorranno bene... Tu potrai continuare i tuoi studi e poi vedremo che cosa vuole da te il Signore!
Quelle parole le ricordo io e le ricorda la mia sorella maggiore, tuttora vivente, la quale dimandò a Don Bosco se non avrebbe aperto anche una casa per ragazze, per fare (come diceva essa) un reggimento di Suore; e Don Bosco a sorridere ed a risponderle:
- Sì, si, a suo tempo, ma non per te!
E aveva ragione. Nel 1868 mia sorella andava a marito, benchè prima non avesse mai avuto alcuna inclinazione per lo stato coniugale, e lo fece unicamente per assecondare il consiglio de' genitori e del suo direttore spirituale.
Terminata la 3a elementare e promosso alla 4a, nell'agosto del 1866 a nove anni d'età io entrai nell'Oratorio, dove feci gli studi ginnasiali, e donde uscii dell'agosto del 1872, per vestir l'abito chiericale.
Quando feci il mio ingresso all'Oratorio, la mamma, che aveva personalmente conosciuto il Fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza, il Can. Giuseppe Benedetto Cottolengo, ne aveva ammiratole virtù e lo invocava qual santo, poichè avvenutane la preziosa morte a Chieri ne aveva accompagnato il cadavere alla sepoltura più per meritarne la protezione che per pregare pace e requie all'anima del defunto, mi affidò l'incarico, del quale allora non conobbi punto l'importanza, di dimandare a Don Bosco se sarebbe avvenuta, e presto, la beatificazione del Can. Cottolengo.
Beatificazione! Parola ebraica per un fanciullo di nove anni; quindi si può immaginare come la ripetei cento volte per stamparmela bene nella mente e non dimenticarla !
Arrivato all'Oratorio e presentandomi per la prima volta a Don Bosco, temeva che mi avessi a imbrogliare nell'esporre la mia dimanda; ma Don Bosco con quella dolce bontà, che gli si leggeva abitualmente negli occhi e che manifestava nel tratto e nelle parole, mi liberò da da ogni preoccupazione, sicchè con tutta semplicità gli dissi:
- La mamma m'incarica di chiederle se la beatificheranno, e presto, il Can. Cottolengo!
- Sì, sì, mi rispose subito Don Bosco, cha lo beatificheranno; ma nè la tua mamma, nè io lo vedremo: tu lo vedrai!....
Quante predizioni in queste poche parole! Quando la mamma venne a trovarmi, le notificai la risposta avuta da Don Bosco, e poi - non so spiegarmene il motivo - la dimenticai quasi e non la ricordai più che nel gennaio del 1892, e in modo singolare, in occasione di una grave malattia che mancò poco mi portasse alla morte. Neppure quando morì mia mamma, il 30 settembre 1870, nè quando mancò Don Bosco, il 31 gennaio 1888, mi ritornarono in mente le profetiche parole! Ma le ricordai in appresso ed ecco come.
Trovandomi a Giaveno, mentre predicavo le SS. Quarantore nella Confraternita del Gesù, (era il mese di gennaio del 1892) fui colpito da risipola facciale. Predicai la domenica, predicai ancora il lunedì, quantunque già tormentato dalla febbre, ma dopo quella seconda predica fui costretto a mettermi a letto e a mandare pel medico.
In pochi giorni, sempre con febbre altissima, la malattia mi ridusse in fin di vita. Il Dottor Boffa che mi curava con affetto di padre, visto il pericolo, dopo avermi visitato per ben quattro volte nella sola mattinata del 22 gennaio, temendo vicinissima la catastrofe ne die' avviso al buon Prevosto, Teol. D. Giorgio Bernero, il quale subito incominciò a prepararmi al gran gran passo. E per dispormi a ricevere i SS. Sacreamenti, mi parlò della festa dello Sposalizio della Madonna che si celebrava l'indomani, mi visse del buon esempio che avrebbero avuto i Parrocchiani dalla mia confessione e Comunione, e mi assicurò la protezione della Vergine, nelle cui mani mi esortava a riporre tutta la mia volontà per uniformarla a quella di Dio. Nel tempo stesso telegrafò ai miei parenti, notificando il pericolo in cui mi trovava.
Alle pie esortazioni del buon Prevosto, io non ebbi che una risposta: -- Sì! volentieri: e poi, senza comprendere quello che mi dicessi, ebbi a soggiungere:
- Ma l'hanno già beatificato il Cottolengo?
A cosi inaspettata ed incomprensibile mia risposta, il Prevosto rimase ancor più persuaso dell'imminente mio pericolo, e in fretta fui confessato e viaticato.
Erano le 11,45 quando terminò la pietosa funzione. Non appena ricevuto Gesù in Sacramento, mi addormentai per non risvegliarmi che alle 15 circa, senza febbre e con tuttì i segni visibili di una incominciata convalescenza. La predizione di Don Bosco si avverava. Il medico e quanti erano in casa parrocchiale, compresa la mia sorella giunta allora da Chieri, ne furono meravigliati!
E fu nel tempo della convalescenza che il buon Prevosto mi parlò dei vaneggiamenti avuti durante la malattia, e della mia domanda: - Ma l'hanno già beatificato il Cottolengo
A tale dichiarazione, come se da vento vien diradata una fitta nebbia, mi tornarono alla mente le parole udite da Don Bosco nel 1866: che anzi mi parve riudirne allora la voce: Si. sì, che lo beatificheranno... che lo beatificheranno; ma nè la tua mamma, nè io lo vedremo; tu lo vedrai! e raccontai al caro Prevosto il fatto, ed egli capì che quanto avevo detto nel delirio della febbre, non era che un ricordo singolare della predizione del Venerabile Don Bosco!
Guarii perfettamente, tanto che pochi giorni dopo potei riprendere le ordinarie occupazioni in parrocchia e all'Ospedale, di cui ero cappellano; ma da quel momento non aveva più pace. Mi sentiva di continuo all'orecchio la voce di Don Bosco e l'invito a portarmi dal compianto Don Lemoyne per raccontargli quanto era avvenuto fra il Venerabile e me nel 1866, e quanto era accaduto nella mia malattia del 1892. E lo feci. Appena compiuto questo, mi tornò la pace nell'anima, e lieto d'aver dato' gloria a Dio e di aver portato allora il mio contributo alla documentazione della santa vita di Don Bosco - la cui glorificazione a mio avviso non può tardare - oggi 30° anniversario del suo beato transito, godo di estenderne anche questa relazione, a conferma dì quanto pubblicò il Bollettino Salesiano nel marzo 1917.
Moncalieri, 31 gennaio 1918.
Can. AGOSTINO PARIGI.
La Giunta Municipale di Siviglia, nella seduta del 21 dicembre u. s. appprovava con votazione unanime la domanda del Consiglio, Femminile dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice di sostituir il nome di via Arrebolera con quello di «VIA MARIA AUSILIATRICE ».
E questo un nuovo omaggio che, la nobile città Mariana dedica alla Regina del cielo! Un dì la esaltò Immacolata; oggi riconosce più che mai la necessità del suo aiuto. E perchè il popolo impari a volgersi a Lei come a mediatrice potente, perchè esso rivolga gli occhi a Lei in tutte le necessità, le prove, e le angustie della vita, ha decretato che restasse ripetutamente e permanentemente sotto gli occhi del popolo il nuovo titolo di « Maria Ausiliatrice ».
Cotesta invocazione benedetta è già popolare in Siviglia, per il gran numero di grazie straordinarie con essa ottenute. Quindi, più che sulla dura pietra, essa si andrà scrivendo nei cuori di tutti i Sivigliani, specialmente degli operai che a migliaia mattino e sera percorrono via Maria Ausiliatrice!
L'inaugurazione del nuovo nome, già solennemente compiuta, fu una splendida dimostrazione di fede.
L'omaggio reso alla Madonna di Don Bosco è un atto di riconoscenza, perchè nel 1892, quando i figli di Don Bosco piantavano le loro tende presso via Arrebolera, le pietre dei monelli abbandonati volavano furiose da ogni parte; e fu Maria Ausiliatrice che rendendo assidui all'Oratorio Festivo i giovani, potè in breve vederli intimamente mutati, compiacersene, ed uscir essa stessa trionfalmente ogni anno, nella festa del 24 maggio, per quelle stesse vie, acclamata e benedetta da tutto il quartiere.
Via Maria Ausiliatrice è appunto la via che vede sfilare da molti anni l'imponente processione di Maria Ausiliatrice.
Onore alla città e al popolo di Siviglia!
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BRASILE Un'escursione sull'Alto Rio Negro e sul Tiquié. - I bisogni della Missione. (Lettera del Pref. Ap. Don R. Giordano) (1).
Scendendo il Tiquié. - L'ampiezza della messe. - Due... spettacoli. --- L'ultima messa nelle maloche. --- Alle cascate.
Nel discendere il fiume avevo un senso di mestizia. Pensavo che al di là di Pary-cachoeira vi erano altre maloche ed altri Tucani e che non solo in alto, lungo il Tiquiè, ma anche ai lati, negli affluenti e nei confluenti ! Ma quando avessi potuto visitare anche tutte le tribù tucane, mi restava sempre da vedere i Macus, completamente selvaggi, che per fuggire ogni umano consorzio, si allontanano dal corso dei fiumi e vivono nell'interno delle campagne e delle foreste. Questi si nutrono quasi esclusivamente di frutta, e per rifugio, di notte e contro le intemperie, hanno un semplice tetto sempre improvvisato di pali e frasche. I Macus sono ì più raminghi, i più derelitti e disprezzati degli indigeni... Inoltre quest'immensa zona del Tiquiè non è che una piccola patte dell'immenso campo della nostra Missione.... Veda, rev.mo sig. Don Albera, con quanta ragione le diceva che il visto da me non era che una minima parte, di quello che doveva vedere... E il da farsi? Il vici?
Se, risalendo il fiume, aveva potuto notare in qualche tuchaua, o capo o capitano, una certa diffidenza, e molta timidezza e quasi paura in quasi tutti gli indii, nel ritorno vidi che ogni preocupazione era diminuita e quasi scomparsa, e visibili, colla maggior ilarità, erano i segni di rispettoso affetto. Se il Pahy è il rappresentante di Dio, è pur un uomo popolare ed amico specialmente dei ragazzi, che gli correvano incontro pei primi per condurlo alla maloca.
Discendendo il fiume, incontrammo tratto tratto canoe di indii di ritorno da Pary-cachoeiva, e si ripetevano le scene dei replicati saluti fino a perderci di vista, malgrado gli sforzi dei piccoli rematori per restare a fianco dal vaporino. Salutammo il tuchaua e i Tucani di Santarem e, recatici visitare la maloca di Maracajá, una buona vecchietta mi salutò percorrendo colla voce la scala cromatica con molti gesti e parole. Che poteva io rispondere? La ringraziai e le promisi che non avrei detto a nessuno quanto mi aveva confidato! E mantengo la parola, perchè non capii nulla! Nè fu quella l'unica volta che udii dalla bocca di povere indie, nel linguaggio più indecifrabile, l'espressione della viva gratitudine con cui mi ringraziavano per la visita fatta e ne chiedevan delle altre.
Visitammo pure i buoni Tucani di Este io. Alcuni erano stati a Pary-cachoeira e altri dovevano recarsi a Floresta, dove noi andammo di buon'ora per amministrare un buon numero di battesimi. Il capitano Gaetano mi presentò tre Macus, marito e moglie con un figliuolino, tutti e tre bassi, sparuti, coi capelli lunghi e l'aspetto spaventato. Ili disse che ne aveva una ventina come servi, e che eran tutti fuggiti per paura del Pahy che doveva passare, e che per allora erano tornati appena quei tre. Diedi una medaglia a ciascuno, pregando il buon Gaetano a parlar loro della buona volontà del Missionario di far loro del bene.
Qui pure vollero fare la loro festicciuola e all'indomani celebrai la Messa nella maloca in mezzo agli Indii con momenti di forte emozione. Non appena giunsi a Uira-Poço i miei piccoli amici che mi aspettavano mi condussero alla maloca ed amministrai 26 battesimi. Non vi fu festa, e a sera potei godere di due spettacoli, uno della natura, una splendida notte lunare sul declivio di una collina sotto il bel cielo equatoriale: l'altro di un gruppo numerosissimo di indii, raccolti sotto lo stesso tetto, e molto probabilmente uniti in pensieri ed affetti verso il loro ospite Missionario. Come mi dispiacque di non poter comunicare loro le mie idee, parlando della Chiesa, del Sommo Pontefice, dei Superiori, delle case nostre... e del cielo! Sarà per un'altra volta!
La Messa fu di nuovo celebrata nella maloca con una bella corona di Tucani e con emozione invincibile nel cuore.
Giunti a Parahyba-poço, essendo il tempo piovoso e le strade difficilissime, il sig. Manduca mandò uno dei suoi a dare un segnale ed un'ora dopo comparvero tre famiglie, presentando diversi bambini da battezzare ed offrendomi un arco ed alcune frecce.
A Tucano-Cachoeira il primo che si presentò fu il nostro Gioachino, poi il tuchaua, il capo, e dopo il capo, un bel numero di indii che andò crescendo a misura che ci avvicinavamo alla maloca, dove amministrai il santo Battesimo. Il giorno seguente dopo la messa (l'ultima celebrata in maloche e precisamente nella maloca dove avevo celebrato la prima), partimmo. Commovente fu l'addio dell'ultimo gruppo di indigeni, coll'erè ripetuto fino a perderci di vista!
Dopo dieci minuti eravamo alle cascate più pericolose del Tiquiè. Fu giocoforza fermarci. Da uno scoglio contemplai le manovre per la calata del battello fra enormi macigni. Lo legarono con funi fortissime, che fermarono lungo la spiaggia in solidi punti di appoggio formati da tronchi d'alberi appoggiati contro enormi macigni, e lo lasciarono discendere lentamente e non secondo l'impeto dell'acqua, per non sfracellarlo contro i macigni. Calato il battello, si fece altrettanto col vaporino. Fu un lavoro di sei lunghe ore, ma riuscì a maraviglia.
Nel Cayary e nel Rio Negro. - Tappe e battesimi. - Una nidiata... di indii. - Il « Jurupary ! »
Viaggiammo tutta la notte. Al mattino celebro a bordo, così pure il giorno 16 prima di arrivare a Uayani-igarapé, dove amministrai diversi battesimi. Poco dopo lasciavamo le acque del Tiquiè per rientrare nel Cayary.
Era desideroso di conoscere il luogo del villaggio Taraquà, che fu il centro delle Missioni così ben incominciate nel 188o e così presto troncate nel 1889 da quei zelantissimi Cappuccini che furono Fra Venanzio e Fra Matteo. Rimontammo il Cayary, e vi arrivammo in mezz'ora. Mi pianse il cuore vedendo come tutto è scomparso. V'è solo la cappella ricostrutta dal signor Manduca nell'intento di formare un nuovo nucleo d'indigeni di buona volontà, intento non ancor riuscito, ma non abbandonato.
Discendendo toccammo vari punti e tra essi Tatapuia, Umbaubà, Bella Vista, S. Pietro, la casa del sig. Giovanni Alves, e Jtapinin per amministrare alcuni battesimi. A Umbaubà trovai un tucano con la barba; noto il caso perchè i Tucani sono tutti sbarbati. A Bella Vista ebbi la consolazione di amministrare anche alcune prime comunioni, grazie alla pietà e allo zelo della sig. Atalia, figlia del sig. Manduca.
Entrati poi nel Rio Negro, toccammo S. Anna, S. Filippo, N. S. delle Grazie, ecc, ecc. A Uanadona ebbi il piacere di fare un catechismo in Nheengatú a un bel numero di bambini. Il 29 gennaio celebrai la festa di S. Francesco di Sales in casa del sig. Alcides Rocha, fervente cooperatore, di cui la divina Provvidenza si è servita per rendermi facile questo viaggio.
In Uanadona stavano per cominciare un triduo alla festa della Purificazione, sul genere delle feste di Marabitana, cioè con preghiere e adunanze religiose e con tre notti di danze al suono del batuque. Io dovetti proseguire il viaggio il primo giorno, e meno male! Quella sera pernottai presso una buona famiglia venezuelana, dove preparai a un ammalato alcune capsule di chinino.
Accolti a S. Marcellino a suono di campane e e da spari a salve, vi celebrai la festa della Purificazione, amministrando molti battesimi, come feci nei giorni seguenti a Moke, Mabé, Macahà, Camixá, e Coé-Coé.
Partiti da Coé-Coé, nel pomeriggio del 4 febbraio, dopo una mezz'oretta scorgemmo sulla sponda sinistra una piccola baracca, che pareva disabitata; ma, poichè avevo stabilito di non lasciare senza visita néssun tugurio, ove credessi esservi un'anima viva, volli discendere e trovai un'accolta, o quasi diceva una nidiata di indii, venuti dall'Issana pei lavori della gomma elastica. Poveretti! come furono contenti quando misi videro! Vestiti alla moda di nessuno, mi circondarono, specialmente i ragazzi; e con qualche parola in Nheengatú fummo subito intesi. Quando dissi loro che facilmente mi sarei recato quest'anno stesso (come spero) a visitarli nel loro fiume, gongolavano di gioia. Diedi a tutti una medaglia, e non so cosa non avrei dato! Non mi lasciarono partire senza un bel cesto di frutta selvatica, e il loro gruppo sulla spiaggia per l'addio, mi ricordo al vivo lo scoglio di Pary-Cachoeira.... Confermi il Signore la benedizione che diedi loro di cuore!
Giunti ad Amium la sera del 5, trovai un antíco alunno di Bogotà, il signor Giulio Neira, col quale pasammo la notte. Il dì seguente fummo a Tipè per visitare una malata e amministrare il Santo Battesimo a diversi ragazzi; fra gli altri a due figliuolini del signor Pompeo Numa Peinado, Ispettore della regione.
Di passaggio, salutammo il sig. Feliciano Prado, discendemmo alla Guida, passammo per Cerrinha, salutammo la signora Romana Aragao, e discendemmo a Carayurù presso una buona famiglia di indii civilizzati, poi ci dirigemmo a Colombo, sito ameno sulla riva sinistra, di fronte a San Filippo, dove ha la sua casa di campagna il nostro ottimo benefattore, sig. Salvatore Garrido. Alle 16 eravamo di nuovo ospiti del signor Germano, e passammo con lui tre giorni in aspettativa di diversi che dovevano venire per Battesimi e Cresime, impiegando il tempo in utilissime conversazioni su temi di Lingua, Storia e Geografia di questi paesi. Il 6, celebrata la S. Messa in Colombo e dato l'addio coi più cordiali ringraziamenti ai nostri benefattori di San Filippo, partimmo per Bautà, toccando successivamente molti altri punti, per giungere a Umiry a notte avanzata. Non trovando luogo per dormire in casa, armai la mia rete in aperta campagna, e il domani, dopo aver amministrato il santo Battesimo a vari bambini condotti anche di lontano, partimmo per Yapuna-capoamo, e per l'isola Ituin. Si ebbero due giorni di calore equatoriale, e nelle ore più calde un giorno sostammo sulla spiaggia del Rio e il seguente nella foresta.
A Caragueio celebrai davanti un bel numero di persone essendo giorno di domenica, e amministrai in seguito il santo Battesimo a molti bambini e a un'india già adulta.
Arrivato sul far della notte a Paranary in casa del signor-Giuseppe Tavares Figueiredo, mi aspettava una sorpresa. Udii il suono capo di una tromba con suoni di altri strumenti... dubitai e rimasi certo della cosa. Io dal Rio Negro ed il Jurupary dalla opposta foresta convergevamo verso il medesimo centro, la casa del signor Figueiredo. Dopo averlo evitato in due maloche e in Cabary dove l'avevano fatto la notte precedente, veniva a incontrarlo alle porte di S. Gabriel, coll'aggravante di non potermi allontanare, non permettendo la notte di proseguire il viaggio senza pericolo; di naufragio. Seppi, per fortuna, che la rappresentazione era di persone di famiglia, impiegati e lavoratori della casa, fatta con tutta la decenza. Ebbi appena tempo a salutare il padrone di casa e le signore, che quote si ritirarono precipitosamente, chiudendo porte e finestre. Arriva finalmente il Jurupary a notte scura e a lumi spenti, di modo che neppure io potei vedere (anche senza minaccia di morte!) la fatal tromba. Ne udii però la voce rauca e cavernosa, e scorsi fra le ombre alcune persone che posarono non so che cosa sul piazzale della casa: indi vi ballarono intorno una buona pezza, poi tutti si allontanarono. Le porte e le finestre si riapersero, i lumi si riaccesero e tutte le persone tornarono alla certezza di non esser condannate a morte. Portarono in casa i presenti di frutta che avevan depositati di fuori, e si cominciò la funzione (qui all'amichevole) dandosi e ricevendo vergate. Cominciò quindi la danza. Ogni uomo aveva nella destra uno strumento musicale di bambù, abbastanza lungo ed incomodo, e stendeva il braccio sinistro sulla spalla destra del vicino. Il suono di poche note e la danza di pochi passi avanti e di fianco ma con tal precipitazione da non permettere un momento di tregua nè al sonatore, nè al danzante, forma una cosa noiosa e molesta anche per chi solo vi assista! Che sarà per coloro che vi han parte attiva?... Eppure vi provano un gran piacere, e son capaci di passarvi tutta la notte!
Non mancò il solito rinfresco, che forma non solo la parte integrante, ma necessaria per qualunque festa in questi paesi caldi.
Io mi ritirai per riposare, e, non essendovi il batuque, dormii saporitamente, accorgendomi dopo mezzanotte che la danza era cessata.
Il 12 mattino, dopo la S. Messa, amministrai alcuni battesimi, e poco dopo rivedeva i carissimi confratelli di S. Gabriel in ottima salute, e già ansiosi pel mio ritorno.
Alla domenica cantammo, con accompagnamento dell'armonium arrivatoci in quei giorni, un Magnificat di ringraziamento a Maria Ausiliatrice, sotto la cui protezione aveva cominciato e finito felicemente la mia prima Missione.
I bisogni della Missione. - Scuole e catechismi. - Lo studio del Nheengatú. - La necessità di un vaporino.
Ecco, Ven.mo e Amat.mo Padre, la narrazione liti poco prolissa, ma fedele, dei miei due mesi di viaggio fra i civilizzati ed i selvaggi. Di qui Ella potrà farsi un'idea della situazione nostra in questa incipiente Prefettura Apostolica; situazione buona, relativamente allo stato sanitario, all'armonia colle Autorità ed alla simpatia del popolo: situazione difficile per guadagnare a palmo a palmo il terreno, combattendo contro i mali prodotti dall'ignoranza e dall'abbandono in che giacque fino ad ora questo paese: situazione difficilissima fra i selvaggi, per la povertà di personale e la scarsità di mezzi pecuniari.
Sono più che mai intimamente persuaso che:
1. la salvezza tanto per i civilizzati, quanto pei gli abitanti delle selve deve venire dalla gioventù istruita ed educata per mezzo di Scuole di ogni genere e di Catechismi permanenti ed ambulanti:
2. Per compiere questa nostra Missione educativa dobbiamo conoscere e parlare la Lingua Generale.
3. Per cento motivi di ordine fisico, spirituale, personale e sociale per la Missione, vi è bisogno urgente di un vaporino, al quale, dovendo portare il nome di Nostro Signore Gesù Cristo sulle acque degli affluenti e confluenti del Rio Negro, darei il nome di « Cristoforo» (1).
Per cominciare a provvedere al primo punto, per quanto sta in nostro potere, abbiamo cominciato un Oratorio Festivo, un piccolo esternato e un principio di Scuola Agricola, qui in San Gabriele, centro della Missione.
Quanto al secondo punto, stiamo pensando a preparare una piccola Grammatica Portoghese-Nheengatú, per uso nostro e dei nostri alunni.
Per portare la fede in mezzo agli infedeli col mezzo dignitoso, pronto ed efficace che le ho accennato, che le debbo dire se non che vivamente speriamo nell'aiuto dei nostri Benefattori?
Amat.mo Padre, nel baciarle la mano permetta che Le domandi una speciale benedizione pei suoi figli del Rio Negro, lontani di corpo ma più che mai vicini di cuore, e una specialissima per chi gode professarsi in corde Jesu
Suo Aff.mo ed Um.mo Figlio
Don LORENZO GIORDANO.
(1) O anche di « Don Bosco perchè anche Don Bosco non ebbe che un desiderio : dilatare il regno di Gesù Cristo, e accenderne l'amore in tutti i cuori (N. d. R.).
(Lettera del Missionario D. Giovanni Balzola)
S. Gabrìel, 15 agosto 1917.
Ven.mo e Amat.mo Signor D. Albera,
Deo gratias ! Sì, diciamo con viva riconoscenza : Sieno grazie a Dio per averci tanto visibilmente protetti in questo primo anno della nostra cara Missione! - Oggi è il primo anniversario della presa di possesso della Prefettura apostolica,, benignamente affidataci da Pio X di s. m.; e quante grazie ci ha fatto il Signore e quanto bene si è degnato di operare per mezzo dei suoi figli indegni servi!.... Siano a Lui grazie!
La sua protezione visibilissima noi l'avemmo non solo qui nella residenza, ma anche, e specialmente, nei due viaggi di missione, voglio dire in quello che fece il nostro zelantissimo Prefetto Apostolico, D. Lorenzo Giordano, nell'alto Rio Negro in mezzo ai Tucani, fra i quali s'intrattenne due mesi, e in quello che fece l'umile sottoscritto nel Basso Rio Negro.
Alto e Basso Rio Negro. - Disposizioni per la Missione.
In aprile l'amatissimo Superiore D. Giordano stabili che io visitassi il Basso Rio Negro fino a Carvoeiro, ultima popolazione della nostra Prefettura, vicino alla foce del Rio Bianco, e fossi di ritorno non più tardi del 20 luglio per facilitare a lui la seconda andata nell'alto Rio Negro, durante la quale intendeva evangelizzare le popolazioni del Rio Uaupés e del Rio Issana. Il Rio
Negro geograficamente parlando ha il nome di Alto dalla sua formazione fino a S. Isabel (Santa Elisabetta), e di Basso da S. Isabel al suo sbocco nell'Amazzoni; ma noi, per la nostra Missione, prendendo per punto di partenza S. Gabriel, chiamiamo Basso Rio Negro tutto il percorso da questa importante località sino al varco dei confini della nostra Prefettura. Fatti i preparativi stavo aspettando l'occasione propizia per mettermi in viaggio, e oh benedizione del buon Dio! ecco arrivare col suo vaporino il sigr. Raimondo Pietro Lopez Gonsales, il quale lui disse che dopo due giorni soli di fermata egli avrebbe fatto ritorno, e si metteva interamente a mia disposizione. Ringraziai subito e vivamente il Signore d'avermi offerto così pronta l'occasione di intrapprendere il mio viaggio apostolico in compagnia d'un sì caro e buon amico, e feci tosto gli ultimi preparativi.
Principio del viaggio e prima tappa. - A Trinidade, Jucabé e Fonte Buona. - Un matrimonio e un battesimo.
Il 2o aprile, in compagnia del nostro aurico e benefattore, e fidato nell'amabile Provvidenza divina che sempre lui protesse in tantissimi anni di missione, e confidando nelle preghiere dei miei amatissimi superiori e carissimi confratelli, lasciai S. Gabriel.
In meno di due ore arrivai a Camanãos, anticamente luogo di grande popolazione ed ora ridotto a poche famiglie, ove fummo ospiti graditi presso il nostro gentilissimo amico Emmanuele Antonio Diaz dos Santos, presso il quale pernottammo. Il mattino, per tempo, preparai il mio altare per la Santa Messa, conforto e forza del missionario. Il Vangelo dice che il Divin Maestre, nel mandare i suoi apostoli a prédicare, li mando a due a due; così avevano aiuto vicendevole. lo invece partii solo per la mia missione per mancanza di personale, e quindi mi toccò fare tutto da me e anche la Santa Messa fui costretto a celebrarla per la prima volta senza l'inserviente.. Ah che il Signore ci mandi molte vocazioni!
Dopo la S. Messa amministrai il primo Battesimo, fungendo da padrino il signor Ferreira do Silva, consigliere municipale di S. Gabriel.
All'8 riprendemmo il nostro viaggio e dopo mezz'ora eravamo a Trinitade, sulla destra del fiume. Ivi sorge una bella cappella e il padrone del luogo era un tempo l'anima di un gran movimento; ma morto lui, la povera vedova co' figli tira avanti come può. Al mio arrivo non era in casa, nè sapendo quando sarebbe ritornata, ripresi il mio viaggio e dopo un'ora arrivai a Icabè; ma anche qui il capo, sig. Virginio Cardozo, era fuori col suo personale, e allora discesi più giù alla casa del sig. Torquato Brazan, la quale sorge in amenissimo luogo chiamato Fonte Buona, alla confluenza del Rio Cury-cuyary. Il sig. Torquato era incaricato di quei giorni con tutto il suo personale dall'estrazione della gomma e perciò mi fermai per dar principio alla mia missione e lasciai che il sig. Raimondo Lopez e compagni proseguissero il loro viaggio.
La sera volli fare un'escursione in canova sul Rio Cury-cuyary. Cosa in vero maravigliosa! appena inoltrati, il fiume ci apparve subito così grande che ebbi l'illusione di trovarmi ancora sul Rio Negro! Tanto è grande e maestoso questo affluente! Ma la stessa cosa si può dire di quasi tutti gli altri, che a destra e a sinistra portano il loro tributo di acque al Rio maggiore.
Al mio ritorno si radunò la gente vicina per il santo Rosario, e dopo un po' d'istruzione augurai loro la buona notte non senza invitarli tutti per la Messa del dimani. E vennero e dopo Messa amministrai quattro battesimi.
Dopo pranzo presi commiato da questa buona famiglia, e il sig. Torquato mi fece condurre in canoa a Cayutins, ove arrivammo dopo due due ore di navigazione e presi stanza presso il il sig. Gioachino Pinenta, che mi ricevette come vecchio aurico. La dimani stavo per celebrare, quando arriva una canoa e mi si dice: « C'è un bambino da battezzare: »
-- Bene; lo battezzerò dopo messa.
Ma una vedova che il giorno prima si era trovata in casa del sig. Torquato, si avanza e dice:
- Questo bambino è di mio fratello, che non ha ancora celebrato il matrimonio davanti al sacerdote. Egli arriva questa notte ed io l'invitai a venire qui con la sposa, affinchè lei benedicesse il loro matrimonio.
Giunti, presi i nomi dei due sposi, feci loro qualche istruzione e li invitai a confessarsì. Non se lo fecero dire due volte; ma che vuole? Di religione non sanno niente, non sanno neppure fare il segno di Croce. Ecco le belle condizioni in cui si si trova il povero missionario! E allora? Si accetta la buona volontà e si fa quel poco che si può, lasciando a Dio di fare il resto. Li confesso, benedico il loro matrimonio, celebro per loro, e dopo Messa battezzo il loro bambino, contento d'aver visto tanta buona volontà. Non li comuninicai perchè troppo ignoranti, nè io avevo tempo d'istruirli; ho fatto il più necessario, e il resto, se la Provvidenza vorrà, in altra occasione.
Di passaggio a S. Pietro. - Battesimi in S. Vincenzo. - Arrivo a Umarituba.
Verso le 10 mi disposi a partire e il sig. Pinenta col suo figlio Guglielmo gentilmente si offrono di accompagnarmi col loro vaporino. In breve fummo alla bella casa del sig. Vincenzo Pereira de Souza, vicino alla popolazione di San Pietro. Il mio desiderio era di passarvi qualche tempo. S. Pietro è un luogo molto ameno. Ivi anticamente sorgeva una bella chiesa artistica e la popolazione era numerosa; ora non vi sono che poche famiglie, le quali pensano di ricostruire la chiesa e dare nuovo impulso al commercio del luogo. Al mio arrivo erano ancora tutte alla foresta, ove vanno sei mesi dell'anno per l'estrazione della gomma, quando la campagna non è allagata. Quindi proseguii il mio viaggio per S. Vincenzo, ove arrivai alle undici e mezzo e fui accolto con molta festa. Dissi brevi parole e poi amministrai sei battesimi.
Dopo il viaggio e il lavoro, il corpo reclamava qualcosa e alle due andai a pranzo; e non appena ebbi finito, ripartii per un luogo detto Umarituba, che è la grande casa commerciale e industriale del sig. Antonio Cartanheira Fontes, portoghese, il quale, col suo lavoro, la sua onestà e il suo risparmio, si creò una delle principali posizioni industriali del Rio Negro. Dopo mezz'ora di cammino ero là e venivo accolto con la più grande cortesia e trattato con viva cordialità.
La moglie del sig. Fontes, sig.a Francesca das Chagas, è nativa del Rio Negro, ma andò a passare alcuni anni co' suoi figliuoli in Portogallo ed è dotata di qualità non comuni. Ha spirito religioso, fine educazione ed un'attività straordinaria, quale ci vuole, specialmente in certe circostanze, per dirigere e tenere a freno centinaia di persone. Ha molta carità e sa difendere con forza e zelo i suoi conterranei.
Una data memoranda. - Il mese di Maria Ausiliatrice. - Il canto della lode in italiano. - Frutti del ministero.
Il mio arrivo a Umarituba fu il dopo pranzo del 23 aprile. Come non ricordare questa data così cara a ogni salesiano? Come la potrebbe dimenticare il povero missionario, solo in terre così lontane? Il suo pensiero si porta naturalmente a Torino, al devoto Santuario di Maria Ausiliatrice, ove quella sera fra canti e suoni e luci si dà principio al mese della Regina del Cielo. Il missionario rievoca i giorni felici passati a' piedi della cara immagine, vede in ispirito la turba dei giovanetti, sente le loro voci argentine elevarsi al cielo, si commuove, e alla voce potente dei giovani, dei confratelli, dei Superiori unisce la sua, la quale senza il filo telegrafico o telefonico troverà pur modo di unirsi alla loro per salire insieme ai piedi dell'immacolata Vergine Madre. Sì, anch'io volli incominciare il mese di Maria Ausiliatrice. Preparai un piccolo altare, attorno al quale collocai alcune statuette di santi, che la famiglia Fontes possiede e nel centro dell'altare, su in alto, il quadro di Maria Ausiliatrice che portava con me. Dopo cena radunai tutta la famiglia e la gente del dintorno e incominciai il canto dell'Ave Maris stella, che devo proseguire da solo perchè nessuno sa accompagnarmi. E così mi capitò in tutto il tempo della missione. Dopo l'Ave Maris stella, recitai il S. Rosario, e fortunatamente molti rispondevano: non così poi in altri luoghi, ove dovetti dire la prima e seconda parte dell'Ave Maria sempre solo, perchè nessuno sapeva rispondere. Finito il S. Rosario, cantai le Litanie Lauretane e consigliai una pia pratica per la circostanza. In fine terminai col canto d'una lode in italiano, una di quelle che si cantano nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, una di quelle che cantava D. Bosco. E così ho fatto in tutta la missione, dovunque mi trovai, parendomi più adatta per attirare le benedizioni della nostra cara Madonna su queste immense regioni.
Il giorno dopo celebrai alle sette e tutta la famiglia e le persone libere furono presenti. Dopo la S. Messa consigliai un ossequio da farsi in onore della Madonna nella giornata e dissi che mi sarei fermato fino al primo di maggio. E tosto incominciai il catechismo per quelli che dovevo anunettere alla prima comunione e per alcune giovinette che desideravano il Battesimo. Fra le consolazioni di quei giorni ebbi pur questa di poter comunicare due figlie del signor Fontes e la loro mamma, la quale per la prima volta si accostava al banchetto eucaristico; di più amministrai venti battesimi. Avrei anche dovuto ammettere alla prima comunione due altre figlie del sig. Fontes, di 12 anni, due gemelle, e un loro fratello di nove; ma per disposizione della figlia maggiore educata in Portogallo, si accosteranno alla comunione al rnio ritorno, in cui spero che tutto il personale sia tornato dall'estrazione della gomma.
Vista Allegra. - Battesimi e Cresime. - Un matrimonio.
Il sig. Fontes non si contentò di gentilmente ospitarmi per otto giorni, ma mise anche a mia disposizione il suo vaporino: Con esso il primo maggio partii per Vista Allegra e alle 12 arrivai alla casa del sig. Raimondo Pietro Lopes Gonsaves, che stava pranzando e si disse quanto mai fortunato di poter dividere con me la sua mensa. Dopo pranzo incominciai subito la mia missione. Nella giornata amministrai nove battesimi, alcuni altri il giorno dopo, e il sig. Tenente Oliveira, che si trovava a Vista Allegra, godette un inondo nell'assistermi in queste funzioni. Amministrai pure a non pochi il sacramento della Cresima, e benedissi un matrimonio dopo avere confessato i due sposi i quali assistettero devotamente la S. Messa e fecero anche la SS. Comunione.
Dopo Messa feci una gita sull'altra sponda del fiume, in un luogo denominato Tapereira, e in casa del sig. Giov. Ferreira do Silva amministrai dieci battesimi e alcune cresime. La sera stessa ritornai in casa del sig. Raimondo e prima della funzione in onore di Maria Ausiliatrice ebbi il conforto di amministrare ancora undici battesimi. In tutto il giorno 21 battesimo, alcune cresime e un matrimonio.
La giornata non era male spesa e avevo davvero di che ringraziare il Signore e la Madonna, quand'ecco presentarsi ancora altre persone per tre matrimonii. Presi i nomi; e stavo facendo le dovute istruzioni ed interrogazioni, quando uno mi dice:
- Padre, mi lasci partire, perchè devo andare a Umarituba e capirà che tra l'andata e il ritorno mi ci vuole tutta la notte e, se non parto subito, non arriverò più a tempo domani mattina.
- Ma che bisogno hai di andare a Umarituba?
- Voglio sapere quanto deve la fidanzata al sig. Fontes; se gli deve poco, la sposo; se no, no.
Ha da sapere, amatissimo Padre, che questi indigeni, tanto gli uomini quanto le donne, vivono ingolfati nei debiti; e il bello si è che quando non ne hanno, noti vogliono lavorare.
Tornando al caso accennato, le dirò che il pretendente partì, e non tornò più.
(Continua).
NEL SANTUARIO Il 24 di ogni mese, si ripetono, mattino e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione Generale, seguita dalla Benedizione col SS. Sacramento. Alla sera poi, memori del grande insegnamento di. Don Bosco, di unire sempre nelle nostre preghiere l'invocazione a Gesù Sacramentato e alla Beata Vergine, ha luogo in forma solenne, all'altare stesso di Maria Ausiliatrice, l'adorazione pubblica al SS. Sacramento.
È il buon popolo di Valdocco, con tutte le associazioni della Parrocchia, che con fede vivissima accorre alla devota funzione, che anche in questo mese è alle 16,30; come alle 15,30 sono i Cooperatori e le Cooperatrici Torinesi che s'adunano a conferenza ai piedi di Maria Ausiliatrice per l'Esercizio della Buona Morte.
Vogliano tutti i nostri Cooperatori e tutte le pie Cooperatrici unirsi in ispirito a queste sacre funzioni mensili, le quali hanno due fini principali: pregare secondo le intenzioni del Santo Padre e affrettare il ristabilimento della pace fra le nazioni.
Ogni sera alla benedizione col SS. Sacramento si continua sempre a far pubbliche preghiere per la pace. Il Signore nella sua infinita clemenza, per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice le esaudisca a sollievo di tutti i popoli della terra.
GRAZIE E FAVORI (*)
Grazie, o Maria Ausiliatrice!
Sabato mattina 29 dicembre 1917, verso le ore 5, il mio unico bambino di 6 mesi, fu colto da un grave imbarazzo cerebrale, non dava più segno alcun di vita, e soltanto a tempo indeterminato respirava affannosamente. Continuava a deperire e già lo si vedeva in fin di vita. Corsi macchinalmente per il medico, ma il mio primo pensiero si rivolse alla SS. Ausiliatrice che già diverse volte mi aiutò grandemente. Glielo offersi se ella vedeva che col crescere si sarebbe fatto un uomo cattivo e antireligioso. La pregai di vero cuore a lasciarmelo, se Ella lo aiuterà a divenire un uomo buono, caritatevole e cristiano modello. Promisi una piccola elemosina. Il medico non potè venire. Ritornato a casa, in un batter d'occhio, trovai la mia cara creatura in uno stato compassionevole. Mi dissero i famigliari che aveva passato un momento di crisi massima e lo consideravano proprio spirato. Poi si assopì quietamente.
Venne il medico, e visitatolo, constatò, che prodigiosamente oltre alla evitata possibilità di morire, non gli era rimasta paralizzata alcuna parte del corpo. Io mi trovo addirittura incapace di ringraziare la SS. Vergine.
Ranica (Bergamo), 14 gennaio 1918.
PIETRO TACCHINI.
GRANAROLO DI FAENZA. - 15-1-1918. - Nella notte del 24 dicembre ultimo passato fui preso da un'artrite in un piede, con dolore così acuto, che m'impediva affatto di fare un sol passo. La mia afflizione era grande, perchè sapeva per prova che per guarire, o almeno lenire simili mali, si richiede una lunga cura: e il mio male s'accresceva vie più, perché era la vigilia della solennità del S. Natale, e nel giorno 27 dicembre, festa solenne di S. Giovanni Ev., Titolare della mia chiesa, doveva venire a funzionare Mons. Vescovo, e la mia presenza era assolutamente necessaria. Nella solennità del S. Natale fui costretto a privarmi del piacere di celebrare le tre messe. Intanto una mia sorella devota di Maria SS. Ausiliatrice, afflitta essa pure, perchè conosceva la necessità di sospendere ogni festa, ebbe la felice ispirazione di appendere al piede ammalato una piccola medaglia, che aveva toccato la salma del Ven. Don Bosco; e nel medesimo tempo supplicò Maria SS. affinchè, per i voti e intercessione del Venerabile, volesse concedere una pronta guarigione. Ed oh! quanto è grande e squisita la bontà di questa divina Madre! quanto è efficace la mediazione di D. Bosco! Nel giorno di S. Giovanni ero totalmente guarito: sicchè potei assistere alla cara festa, che si svolse colla massima solennità, con concorso straordinario di popolo, con piena soddisfazione di Mons. Vescovo.
La mia gratitudine verso Maria SS. e il Venerabile per sì insigne favore è pari alla gioia e desi dero che duri quanto durerà la mia vita, molto più che questa non è la sola grazia ricevuta, ma bensì la corona di una serie infinita di altre grazie.
DON SEBASTIANO PENATI, Arciprete.
TORINO. - 24-vI-1917. - Era giunta la primavera, colle sue armonie ineffabili, ma per me la primavera non aveva un sorriso... Un crudele morbo mi costringeva a rimaner a letto, e mi faceva dubitare della guarigione. - Che fare? - In quei terribili momenti, ricorsi a Maria Ausiliatrice, fiducioso che mi avrebbe esaudito. E no, non pregai invano. - Pochi giorni dopo ero perfettamente guarito da bronco-polmonite. Non contenta di questo, l'Ausiliatrice mi volle esaudire un'altra volta. Grazie infinite alla Madonna di Don Bosco.
Un ex-allievo dell'Oratorio di Valdocco.
MORTARA. - 7-VIII-I9I7. - In un momento di agitazione per l'esito di una causa, da cui dipendeva l'onore della mia famiglia, mi rivolsi con fede alla Madonna di Don Bosco, affidandone a Lei la riuscita. Promisi di far pubblicare la grazia, che avevo tanta fiducia d'ottenere, e d'inviare una tenue offerta per l'erigendo tempio dei Becchi.
Riconoscente, per la grazia ricevuta, adempio alla mia promessa, pregando la Vergine SS. di continuare la sua protezione su di me e sulla mia cara famiglia.
LUIGINA PAGANI.
BIELLA. - 22-VIII-I917. - Era il 18 giugno quando una pia persona mi pregò di celebrare un triduo di sante Messe ad onore di Maria SS. Ausiliatrice per ottenere una grazia specialissima, con promessa di un'offerta al suo Santuario e di far nota la grazia ottenuta. Si celebrarono le sante Messe e le persone interessate fecero ogni giorno la santa Comunione e pregarono a lungo la Madonna di Don Bosco. Il giorno 21 di detto mese era l'ultimo del triduo, e la grazia era un fatto compiuto. Quindi compiono la promessa offrendo L. 50 e pregando di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, affinche i divoti di Maria SS. Ausiliatrice si persuadano sempre più che a Lei non si ricorre invano. In fede
DON C. T.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per l'erigendo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
A) A. D. R. di Pallanza, A. L. C. di Moncrivello, Abrate C., Accornero M., Agostini A., Albuti R. in Velardìta, Aletto S. ed M., Alfieri A., Andreis A., Angoletto L., Annoni C., Arditi C. in Courtois, Arienti d. G., Arri R., Arrigoni M.
B) B. M. di Lusigliè, Babini L., Baffigi C., Bagini d. A., Baldo G., Barale A., Baratelli P., Barbero V., Barili sr. G., Barizzi C., Battezzati E., Battistini G., Baudana coniugi, Bellati M. in Fasolis, Bendinelli A., Beretta M., Bergese A. in Demichelis, Berti A., Bertino M., Bertone A., Béssi M., Bianchi E., Bianchi G., Bianco G., Binaghi M., Blaise A., Bo M. in Gatti, Boccalatte P., Bodini Z., Bolla E., Bolla d. S., Bollo M in Braccio, Boltri C., Bolzoni d. G., Bondini Z., Bondini d. M., Bonfante C., Bonfante V., Bosisio M. in Maccari, Bosisio G. v. Angele, Bossi I., Bredo F., Briguglio M., Brizzolara E., Brunelli Nob. N., Brusasca M., Brusco S. in Consetti. Bucca V., Bucci M. in Del Duomo, Budini A., Burzio V.
C) C. A. di Poschiavo (C. T.), C. B., C. B. di Ponzone Biellese, C. C. e P. di Vignale Monferrato, Caffaro P., Caldi C., Calandra A., Calderoni A., Callegari C., Calvi F., Calvi G., Calzana C., Canepa A., Capellano T , Cappa C., Cardona L., Carpegna A., Cavagliere M., Cascio M., Castelli M., Cattaneo avv. A., Cavalli d. V., Chiantor A., Chiarle C., Chougner R , Ciotti E., Ciresa R., Clusello E., Coggiola C., Cogi F., Colasanti G., Colombo C. C., Concina M., Consiglio S., Cooperatrice Salesiana di Ronco Scrivia, Cordara F., Corrado G., Corselli A. in Dalia, Corvaia E. in Tita, Cosseta C., Cosseta P. in Ferrarla, Cristiani A. e T., Cristofori R. in Taroni, Crozza A., Cruciani G., Curioni T. in Cerutti.
D) D. C. di Rivalta Torinese, Dalla Gossa I., Dalle kive T., Da Pozzo R. v. Ruffini, De Ambrosi A., De Luca A. v. Lucifero, De Luca A., Delzani S., De Marchi F., De Paola M. G., De Pascalis A., Derossl L. in Martinolo, De Simone T., Devota M. Aus., Di Pietro S., Divizia A., Domenico S., Donati C., Dondero A., Donagemma d. V.
F) F. V. di Troja, Falti d. P., Famiglia Gasca, Famiglia Palanca, Fea C., Federico F., Ferrati A., Ferrati d. S,, Ferrari A., Ferrari E., Ferrari G., Ferrazzi G , Filia d. F.. Finetto D., Fiorentino Mons. G., Fiori M., Fornasati B., Framenti I., Francescato V., Fubini L., Fugazza G., Funiagalli D.
G) Gabrieli L., Gaffuri N., Gaggino T., Gallo E., Gallone G. in Barbagallo, Gallucci C., Gamalerito M., Carino G., Gasperini L., Gatti F., Gatti M., Gatti R., Gaudesi G., Gay contessa G. di Montariolo, Gazza O., Ghiara E., Ghiglione G., Ghione B., Ghiretti Z., Giannoni R., Gigli A., Giovannini M., Granne C., Grisaldi C., Guaddarone D., Gugole M., Guigtia M.
I) Invernizzi F., Ivaldi G.
J) Jaccod M.
L) Lafleur G., Lanfranchini R., Lanfranco V., La Valva R., Lazzarini d. P., Lazzati G., Leoncini d. B., Limonta O. in Grandiglia, Lojacono A., Lurgo S.
M) M. C., M. M. di Vigevano, M. M. F. di Torino, Maccarone d. R., Madeddu G., Madruzesa M. in Costa, Maggioni L., Malaspina A., Manfredini C., Maniero P., Mannino G., Mansi d. L., Marchesi G., Marchesi O., Marcolini R., Marizzoni B., Martino T., Martino V., Massidda B., Mattei sr. S. V. Domenicana, Maugeri 'G., Mazza M., Meda V. in Sironi, Merlo E., Michelis I., Muller M., Muller R. v. Schneider, Millauro C., Morselli A., Mortero M., Modica R., Montabone I., Monti I., Morano E., Motta L., Mussano M. A., Musso T. in Rebagliati, Masumeci Cap. P.
N) Natalina R., Nigro S., Noussan d. F.
O) Oldano A., Orrù F.
P) Paganini d. R., Paparo B., Paroli R., Pasini C., Pedemonte sr. E., Pedemonte P., 'Pedrini-M., Penna T. in Carozzi, Pensa G., Pernigotti G., Pesaresi G., Pescali M, in Mazza, Petitti A., Petotetti F., Piccione d. V., Pie per. sone di Manerbio, Milano, Pratavecchia, Rivalta Torinese, Roma, Saluzzo, Santulussurgiu e Torino; Piemontesi A., Piffari S., Pirrera G. in Valenti, Pisano R., Piscitello M., l'istarino A., Piva T. in Mattei, Pizzinalì R., Pizzinali V., Pizzotto G., Plizzo E., Poldi O. in Artoni, Porazzini G., Pozzo M., Prandi M., Pretto C.
R) Rabino G., Ragni A., Randi O., Rattaro D. in Vegni, Ravizza L., Re A., Recagni L., Riccardi M., Riolfi M., Riolo A., Riva R.. Roncagli d. L. G., Rossi d. LI., Rossi V., Rossini G., Ruffinelli M., Ruffini G., Ruggeri L., Ruschena A.
S) S. G. B. di Desana, Sacchetto P., Sacchi M. di Borgomanero, Sacchi M. di Lacchiarella, Sale G., Salerno F., Salvi O., Sanna T., Sannazzaro A. in Giorcelli, Sarteur M., Sartorio sr. V., Sartoris AI., Scagliola M., Scalarandis E., Scarica C., Scarpa V. in Dini, Sciutto L., Scolaro S., Sereno F., Serra C., Simili M., Sinelli M., due Sorelle ed una figlia di Calestano, Sorice C., Stefani d. C., Stefanini C., Stellnti contessa Scala, Sterli M., Strada G. in Rovida, Sturla R., Suor Vittoria F. M. Aus.,,
T) Tacchini P., Tagliabue I.. Tagliapietra M. v. Bortolussi, Targhetta M., Tavallini M., Testa L., Tomasi M., Tonelli G., Torchio D., Torchio L., Torino M., Turchetti G., Turco C., Turinetto C.
U) Urbano O.
V) Vagnoni d. P., Vaira M., Valente M., Valentina M. in Sorbello, Valerio B., Vei L., Venticinque d. D., Vettori E., Vezzoni P., Vialardi P. in Alliso, Vialardi A, v Cascavella, Viale D., Vinai D., Viola C., Vuillermin M. G,
A CASTELNUOVO D'ASTI
Rose e Gigli.
Leoncini Bernardo di Campo Ligure manda la seconda offerta di L. 2 per la nuova Chiesa dei Becchi, affinchè Maria SS. Ausiliatrice protegga sempre il suo caro papà combattente al fronte.
Elena Gallo di Acqui invia L.2 al Santuario dei Becchi, perchè Maria SS. Ausiliatrice la disponga a ricevere presto la prima Comunione e benedica il fratellino.
Pierina Baratelli di Tronzano Vercellese, riconoscente alla SS. Vergine Ausiliatrice per la protezione prestata finora al suo caro babbo, offre L. 2 per l'erigendo Santuario dei Becchi.
I bambini Antonio, Lidia e Cesarino di Moncrivello, fiduciosi nella bontà di Maria SS. Ausiliatrice, invocando la sua protezione sul, caro babbo combattente per la patria offrono L. 3 all'erigendo Santuario dei Becchi.
Beppe Buzzetti, in ringraziamento per la migliorata salute e fidente di ottenerla completa, invia L. 5 pel Santuario dei Becchi.
N. N. di Guspini, con affetto, L. 5.
Nuccia Nicosia dell'Asilo Principessa Clotilde di Torino offre L. 10, perchè la Madonna di D. Bosco la faccia crescere sempre più buona a consolazione e conforto dei cari genitori.
Piccoli amici di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice.
I bimbi Mario e Francesco fratelli Bianco Muscas di Santulussurgiu, offrono L. 5 per due mattoni all'erigenda chiesa dei Becchi, affinchè il Venerabile Don Bosco, ottenga la perfetta guarigione della loro cara zia Maria, preservi l'amato babbo nella guerra, e scampi, da ogni pericolo, il cugino sottotenente che trovasi al fronte.
I bimbi dell'Asilo di Santulussurgiu offrono la tenue offerta di L.,5 per la chiesa dei Becchi, perchè il Venerabile Don Bosco li protegga e salvi da ogni pericolo i loro padri soldati.
Proteggi, o Maria Ausiliatrice, il mio babbo al fronte, consola la mia cara mamma e fa crescere buona me, Veglio Maria, che da Buttigliera d'Asti mando L. 2 alla nuova chiesa dei Becchi.
Adelaide e Carlo Rosso inviano L. 5, implorando speciale protezione per l'avvenire anche per la piccola sorellina Matilde.
Luigi e Maria Pollini di Trebecco offrono L. 2 perchè la Vergine SS. Ausiliatrice protegga il babbo loro, da più anni sotto le armi.
Mamme e insegnanti devote.
Una madre cristiana di Bellano invia la tenue offerta di L. 2 pel Santuario di Maria Ausiliatrice ai Becchi, raccomandando i suoi due figli, perchè crescano buoni cristiani e onesti cittadini.
Una pia persona di Ozzano Monferrato, offre L. 5, fiduciosa di ottenere l'implorata grazia su tutta la sua famiglia e specialmente sui suoi fratelli che trovansi al fronte.
Giuseppina Bionda ved. Pinaglia di Torino, offre un paio di orecchini d'oro per la chiesa di Maria Ausiliatrice ai Becchi in suffragio dell'anima del marito.
Emma Necchi in Ferrari di Roma invia L. 10 in ringraziamento alla Vergine SS. Ausiliatrice ed al Ven. Don Bosco per l'ottenuta guarigione della sua cara bimba Anna.
Preci e ringraziamenti.
Una pia persona di Borgomasino offre L. 5 alla Vergine Ausiliatrice in ringraziamento di favori celesti ottenuti.
N. N. L. 5 ; N. N. di Bessolo L. 2 ; da Guspini p. g. r. L. 2.
Una pia persona di Perosa Argentina offre L. 10 pel Santuario dei Becchi, per ottenere la guarigione, di una nipote.
Una persona di Mathi Torinese, riconoscente, invia L. 10 a Maria SS. Ausiliatrice pel Santuario dei Becchi.
Maria Damiani ín Roveglia di Nizza Monferrato, riconoscente a Maria SS. Ausiliatrice ed al Ven. Don Bosco, invia -L. 5. per l'esito felice di un affare che le stava molto a cuore.
Lina Morano in Cassina di Roma rende pubbliche grazie a Maria SS. Ausiliatrice per un favore singolarissimo.
Il Cav. Mellica D. Giuseppe, Beneficiato in Buttigliera d'Asti, invia la sua terza offerta di L. 25 pel nuovo Santuario dei Becchi in ringraziamento di grazia ricevuta da Maria SS. Ausiliatrice per intercessione del Ven. D. Bosco supplicandola di continuargli la sua materna protezione.
Il Sac. Pietro Cerruti, Arciprete di Borgomasino, riconoscente alla Vergine Ausiliatrice manda pel nuovo Santuario dei Becchi L. 10.
A Maria SS. Ausiliatrice, per grazie ricevute, e al Ven. Don Bosco chiedendo la loro santa benedizione. -- L. 1., P. M.
A Maria Ausiliatrice, un suo protetto, ex-allievo dell'Oratorio, compiendo la promessa, pel miglioramento del suo impiego nell'anno decorso, offre riconoscente L. 10, pregando Don Bosco a fargli da padre, ora specialmente che gli è morto il babbo amatissimo. - F. Beccarla.
Dagli Oratori.
I soci della Compagnia « Domenico Savio » del primo Oratorio Festivo di Don Bosco in Valdocco invocando la benedizione, l'assistenza e la costante protezione dell'Ausiliatrice offrono per la Chiesa dei Becchi la piccola somma di L. 16,50.
Il 31 gennaio, XXX° Anniversario della morte del Ven. don Bosco, molti cooperatori pellegrinarono alla sua tomba in Valsalice, e nella capelletta attigua alla camera ove morì si succedettero molte messe, una delle quali fu celebrata dal rev. sig. don. Albera per una squadra di artigianelli dell'Oratorio. A sera, come abbiam detto, vi fu una conferenza nel teatrino.
Anche altrove si tennero commemorazioni di circostanza. A Verona, nell'Istituto Don Bosco, presente un bel nucleo di distinti personaggi parlò il rev. don Pietro Fritz, e il Verona Fedele dava questo sunto della commemorazione.
Esordi « dicendo che si compivano trent'anni dalla morte del Ven. don Bosco. Elogiandolo, non è facile ridurre il suo aspetto morale ad una sintesi unica: troppo molteplici e troppo interessanti sono gli aspetti, sotto i quali egli si presenta. Inoltre un antico alunno dei salesiani non può sintetizzare in questa commemorazione del Padre, ma deve dar adito al cuore di dire tutto ciò che esso gli suggerisce. Se tuttavia un concetto deve dominare la conferenza, sia questo: Il soprannaturale in D. Bosco.
» S'addentra così nell'argomento : Pio IX, in un'udienza, per le vive preghiere di don Bosco rinuncia al proposito di conferirgli una dignità ecclesiastica, indotto probabilmente da questo pensiero: Don Bosco è da sè tanto grande che niente gli potrebbero aggiungere nemmeno le onorificenze ecclesiastiche. La grandezza di don Bosco, oltrecchè sulle svariatissime doti naturali, poggiava sulla sua santità. Ai santi più illustri don Bosco può stare dappresso anche per quello ehe nel soprannaturale è più meraviglioso, come sarebbe il dono delle visioni, della profezia, del miracolo.
» Le visioni di Don Bosco, così frequenti e laboriose, che gli occupavano la mente le notti intere, sono l'esplicazione minuta e particolareggiata d'una visione che a soli nove anni gli manifestò la matura e l'indole del suo apostolato. i contemporanei, alcuni anche deridendolo, diventarono gli assertori dell'autenticità di esse.
« Le profezie sono svariate. Per esse egli diventò rapidamente celebre. Quelle che sono più conformi al mandato suo di apostolo dei giovani si riferiscono ad essi, e in particolare al loro stato di coscienza, alle loro professioni future, alla loro età, alla loro morte.
» I miracoli di don Bosco sono pure molteplici, più frequenti quelli diretti a ridonare la sanità. Sono tali e tanti che farebbero dubitare, se non fossero minutissimamente documentati; sono a bene di personaggi illustri e di poveri popolani. Occasioni precipue per i suoi miracoli sono i suoi viaggi a Roma, in Francia ed in Ispagna. Episodi singolari del suo dominio sulla natura fanno stupire Parigi e Marsiglia.
» Il soprannaturale presenta il meraviglioso in ordine a Don Bosco, negli educatori e negli incoraggiatori di lui : Mamma Margherita, il Teologo Borel, il Ven. don Cafasso, il Beato Cottolengo. Si diffonde e si protrae nei suoi più cari figliuoli. Al proposito della santità del suo del suo primo sucessore, Don Rua, il Venerabile dice tali meraviglie che solo si credono perchè da lui asserite.
» Il soprannaturale è nello sviluppo della Società Salesiana, e nei discepoli, tra cui emerge Savio. Domenico, per non dire di moltissimi altri, imitatori in questo della santità dei loro precettori, tra i quali è nobile figura il salesiano don Beltrami, di cui si è pur iniziato il processo canonico sulle virtù e suoi miracoli.
» Ragione di questo proseguimento di santità è il dominio che ha ancora D. Bosco sull'opera. sua. La carità evangelica si effettua dai Salesiani a nome del Padre che morendo disse: Si sarebbe potuto fare di più, ma lo faranno i miei figli.
» Come i primi benefattori di D. Bosco offrirono alla sua povertà personale - nella sua vestizione clericale - il necessario corredo per la. mutata divisa gareggiando fra essi in larghezza, così i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane diano al Padre che opera per mezzo dei figli quello che ad essi necessita per lo sviluppo della loro missione.
A Napoli commemorò don Bosco il P. Egidio Bertolozzi, francescano, additandolo « modello degli educatori ». Disse del suo sistema educativo, informato a continua sorveglianza e a illimitata carità, all'importanza data alla pietà e agli onesti divertimenti, e sopratutto alle buone maniere, con le quali chi vuol imitate D. Bosco deve assolutamente farsi piccolo tra i piccoli.
Nell'Anniversario della morte di Domenico Savio.
Pietro Ribeiro Gaimaràes, colpito da infezione fisica, di carattere gravissimo, era all'ospedale di Lorena in camera separata. Era giunto agli estremi. Nè le buone Figlie di Maria Ausiliatrice, addette all'ospedale, nè il padre venuto in fretta per assisterlo, nè il medico curante, avevano speranza di salvarlo. Si fece una promessa a Domenico Savio e si pregò molto, specialmente il giorno 9 marzo u. s., 60° anniversario della morte del pio giovanetto. quando tutti si aspettavano la morte dell'ammalato, cominciò a migliorare. Adesso è sano e salvo a casa sua.
Lorena, 24 dicembre 1917.
D. LUIGI MARCIGAGLIA.
DUE DISGRAZIE.
Un collegio distrutto da un incendio. - Varie Case diroccate dal terremoto.
Il Direttore di Hawthorne negli Stati Niti, il 16 dicembre u. s. scriveva al sig. D. Albera:
« Le ho scritto pochi giorni fa augurandole buone feste natalizie e dandole tante consolanti notizie del nostro Collegio. Oggi le scrivo col cuore pieno di tristezza, annunziandole che il nostro Collegio fu distrutto dalle fondamenta da uno spaventevole incendio. Il fuoco si sprigionò alle 5.3o ant. dalla fornace per il riscaldamento ed in due ore, essendo l'edificio di legno, tutto era distrutto. Fu una vera grazia di Maria Ausiliatrice che fummo tutti salvi senza lamentare la più piccola lesione. Abbiamo salvato a stento la vita; tutto il resto perì. I ragazzi furono subito mandati a casa ed ora stiamo cercando un posto per radunarli, finchè non si potrà rifabbricare. Speriamo di rimetterci da questo colpo così terribile; Maria Ausiliatrice ci aiuti! I chierici per ora sono nel Collegio di Ramsey, ove continueranno i loro studi teologici e filosofici; i sacerdoti si sono sparsi nelle diverse nostre parrocchie. Con questo freddo e questa neve sarà un po' difficile trovar subito qualche posto adatto, sia pure affittato, per proseguire l'anno scolastico; tuttavia cercheremo di fare il possibile per tenerci uniti i ragazzi ».
Le case diroccate dal terremoto sono quelle che i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno in S. Salvador e S. Tecla, nelle Repubblica del Salvador (Centro America). Il terremoto avvenne la sera del 7 giugno, festa del Corpus Domini, su larga zona, abbattendo o rendendo inabitabili interi quartieri e paesi e città, e facendo molte vittime. Noi tardammo a pubblicare la notizia, in attesa di particolari, e questi ci hanno confermato che sono state in parte abbattute e in parte assai rovinate quattro nostre case, due dei Salesiani e due delle Figlie di Maria Ausiliatrice, a S. Tecla e a S. Salvador. Ma però non si ebbe a lamentare in esse una vittima. A dimostrare come siamo debitori di tanta grazia ad una speciale protezione di Maria SS. Ausiliatrice, ci pace riferire alcuni periodi di una lettera scritta dal Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice di S. Tecla, in data 6 dicembre u. s.
« Una delle nostre convittrici. di nome Teresa Angulo, di ritorno dalla processione del Corpus Domini, sentì un po' di mal di capo, ma lo dissimulò fino all'ora della cena, quando, non sentendosi di cenare, domandò di andare a riposo. L'assistente ve l'accompagnò, si assicurò che non avesse bisogno di nulla, quindi uscì socchiudendo la porta. Ed ecco una forte scossa di terremoto! Noi suore corriamo subito nel cortile ove tutte le educande, più leste di noi, ci avevano felicemente precedute. Nessuno si ricordò della poveretta che era in dormitorio! e mentre le sue grida e le sue invocazioni salgono al cielo, guizzi di luce elettrica, lunghi circa tre metri, si battono sul soffitto; e la porta che era solo socchiusa, si chiude ermeticamente. Più volte tentò la poverina d'uscire, ma le fu inutile. Senonchè Maria Ausiliatrice non voleva tra noi nessuna vittima! Ed ecco una seconda scossa di terremoto che le spalanca la porta e la poveretta, dando mille grazie alla Madonna, corre fra noi incolume !
Un altro fatto che ci tocca più da vicino e ci commuove è quello di Suor Anita Frola. Convalescente da una risipola, da pochi giorni lasciava il letto per alcune ore, per tornarvi verso sera. Quel giorno, certo per ispirazione della Vergine, domandò alla Direttrice che si era recata in infermeria, che la lasciasse in piedi fin dopo cena. La Direttrice esitò un poco, temendo che ne potesse aver danno nella salute; ma vedendo che ella aveva più un tono di supplica che di domanda e che c'era nella sua insistenza un non so che di insolito, acconsentì.
Povera Suor Anita, se non avesse ascoltato l'ispirazione! non avrebbe avuto tempo di salvarsi, perchè l'infermeria fu la prima a cadere. Quando, dopo la prima scossa, fummo là per salvare Suor Anita - che orrore ! - il suo letto era coperto di macerie, sicchè con l'angoscia nel cuore e la disperazione, dipinta nel volto, la chiamammo per nome! Non risponde!.... Dio mio! che pena! ma ecco una suora che ci grida: Suor Anita è salva nell'altro cortile ! Precipitammo a vederla... era pallida, contraffatta, quasi senza vita, ma incolume! Senza proferir parola la conducemmo nell'altro cortile con la comunità per dar grazie alla Madonna.
Altro piccolo caso avvenuto durante la terza scossa di terremoto è anche degno da contarsi! Venne un sacerdote per impartire l'assoluzione a qualcuna ove occorresse, e per condursi seco la la sorella educanda. Dataci l'assoluzione a tutte quante, usciva in gran fretta in compagnia di una suora e di una coadiutrice. Avevano appena avuto il tempo di togliere il palo con cui stava assicurata la porta, che una forte scossa di terremoto atterra la cupola della cappella e insieme tutta la portieria; le suore con un salto furono salve. E il sacerdote? Eravamo in pena per lui; e fu salvo egli pure, grazie a Maria Ausiliatrice! »
TRA GLI ORFANI DI GUERRA
Il cuore dei nostri soldati.
Chi non ricorda l'orfanella raccolta nel febbraio 1917 in Albania, coi piedi congelati e quasi morente sopra il corpo della mamma morta di fame? La piccina, con autorizzazione del Segretariato per gli Affari civili d'Albania fu condotta in Italia e ricoverata nell'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Torino, dove le è giunta una lettera di chi le prestò le prime cure dopo che fu tolta d'in mezzo alla via di Trek a Tepeleni. Chi le scrive è il suo caporale, il quale, avendo letto sul Bollettino Salesiano la storia della piccola Albanese, e saputo dal cappellano militare che la piccina farà la prima comunione a Pasqua, le ha voluto manifestare la sua soddisfazione e accludere nella lettera anche una piccola offerta
Zona di guerra, 1 febbraio 1918. Cara Maria,
Leggendo un Bollettino Salesiano trovai il tuo nome stampato, lessi con ansia fino alla fine e provai piacere a sapere che ti trovi in una buona casa salesiana. La Madonna ti protegge, ti ha salvata la vita in un momento terribile, che ora tu non ricorderai più, ma io fui testimone delle tue sofferenze: per più d'un mese fosti ricoverata sotto la mia tenda.
Quel buon Capitano che ti portò al suo accampamento, ti ha sanata la vita che pericolava; ma un'altra cosa più importante ha fatto a. te, mettendoti con le suore; ti ha fatta cristiana. Io sono stato la tua compagnia in quel frattempo per te di dolore, e non ho potuto fare a meno di volerti bene.
Oggi poi ho saputo un'altra cosa, che fra pochi giorni farai la prima Comunione. Questo giorno è il più bello della vita. Tu sei già cristiana come tutti noi; ma con questo Sacramento imparerai a conoscere e ad amare meglio il nostro Dio. Io ne gioisco con te, perchè se ti ammettono alla la Comunione, questo vuol dire che hai imparato bene le orazioni, e conosci chi andrai a ricevere, il Dio dei cristiani. Ricordo che io tentai insegnarti le prime parole dell'Ave Maria, ma dopo tante prove non riuscii nemmeno a farti far bene il segno della croce, che sempre mi sbagliavi! La Madonna ha vegliato su di te, e l'abilità e la pazienza delle tue buone suore ti fanno portato in pochi mesi alla conoscenza della Religione cristiana.
Ti faccio avere questo piccolo ricordo (un biglietto da cinque lire), segno della mia consolazione provata a tante buone notizie. Sia un ricordo affettoso di tua prima Comunione; te lo manda il tuo caporale; così mi sapevi chiamare in Albania.
Maria! Nel giorno santo di tua prima unione con Dio, ricordati dei poveri soldati che combattono: prega per tutti. Raccomanda a Dio specialmente il tuo benefattore che ora è Maggiore, e quelli che ebbero per te le prime cure, compreso il tuo caporale.
Addio Maria! Sii buona cristiana oggi e sempre. Dio ti benedica.
Cap. Magg. CARIMBERTI GIUSEPPE.
ROMA. - UN ISPETTORE DEL MINISTERO D'AGRICOLTURA VISITA LA NOSTRA SCUOLA PRATICA D'AGRICOLTURA.
Più volte avevamo avuto prove del benevole interessamento del R. Governo per la nostra Scuola Pratica d'Agricoltura a favore dei figli dei contadini morti in guerra, annessa all'Ospizio del S. Cuore in Roma. Oggi ne abbiamo, a così dire, documentazione ufficiale; poichè il 24 dello scorso gennaio il Ministero d'Agricoltura inviava ad ispezionarla l'egregio funzionario comm. prof. dott. Vincenzo Flores, Ispettore dell'Agricoltura e dell'Insegnamento Agrario.
La graditissima visita si protrasse per tutto il pomeriggio, avendo voluto il chiaro Professore visitare minutamente i lavori della campagna, gli attrezzi rurali, le singole stalle, l'edificio in costruzione, e sopratutto gli orfani contadinellí, prima intenti ai diversi lavori sui campi e poi riuniti nelle aule scolastiche. E noi, grati a lui degli incoraggiamenti e delle lodi, faremo tesoro dei suggerimenti che egli, cogliendone occasione da quanto vedeva e sentiva, ci veniva cortesemente impartendo, come ad esempio di mantenere sempre con ogni cura la rudimentale semplicità nell'insegnamento, escludendo le teorie per rimanere all'abbiccì del contadino.
Quello però che in questa visita fu cagione per noi di particolare soddisfazione e conforto, si è l'amplissima lode che egli volle dare a quei criteri speciali coi quali venne fondata questa Scuola Pratica d'Agricoltura; del che tutto il merito deve farsi risalire a coloro che nel fondarla intuirono l'opportunità di seguire tali criteri.
Egli infatti chiamò ottima l'idea di avere felicemente disposto che questa Scuola Agraria fosse annessa ad un grandioso Istituto, anzichè sussistere a sè indipendente. Poichè, anche a prescindere dal vantaggio scambievole nei rapporti economici, la preocupazione giornaliera di poter provvedere e nulla lasciar mancare alle cinquecento persone ricoverate nell'Ospizio del S. Cuore, mentre imprime a tutto l'indirizzo della scuola una preziosa praticità, impegna giornalmente dirigenti ed alunni della scuola stessa a trarre dalla terra tutto quello che essa può dare, e ne acuisce l'intelligenza e l'industriosa operosità. Sprone questo che troppo sovente suol mancare in quelle Scuole di Agricoltura, il cui terreno non serve che ad esperienze o dilettantismo agrario, e che rinviano. poi dalla scuola ai campi non già contadini intelligenti e laboriosi, ma orecchianti d'agricoltura..
Parimenti ebbe una lode specialissima per un altro criterio addottato stabilmente in questa Scuola, quello cioè di accogliere gli alunni contadinelli con quel. grado qualsiasi d'istruzione con cui si presentano per l'ammissione, senza esigere che essi abbiano compiuto almeno la quarta classe elementare. Pretendere questo, come troppe Scuole Agrarie sogliono fare, ci ripeteva, è assolutamente un grave non senso, sia che si consideri la reale condizione delle famiglie dei contadini, e sia che si consideri lo stato della legislazione scolastica in Italia, che nei paeselli non ha scuole superiori alla terza elementare. Per la qual cosa, proseguiva accalorandosi, mostrerebbe di vivere al di fuori della realtà e come suol dirsi nel mondo della luna quella Scuola Pratica di Agricoltura, che nel suo programma richiedesse per l'ammissione degli alunni una istruzione superiore a quella, che i nostri contadini possano avere, anche quando abbiano ottemperato colla massima diligenza alle disposizioni governative sull'istruzione. E conchiudeva saggiamente: Forse in questo, oltrechè nella mancanza di praticità, sta la causa del fallimento di tante scuole agrarie; si cercò di fare non dei contadini ma dei direttori d'azienda con relativo accrescimento del numero degli spostati; anzi si resero le scuole agrarie inaccessibili proprio a coloro per cui dovrebbero servire, quando si richiese nell'ammissione degli alunni un grado d'istruzione che non possono avere.
La singolare competenza poi colla quale l'illustre visitatore esponeva i suoi rilievi sull'indirizzo delle scuole agrarie in Italia, e annoverava questa nostra, per essere al suo primo anno di vita, fra le meglio promettenti, non gli distrasse l'animo nobilissimo dal rendere pieno omaggio alle più alte finalità di questa fondazione, che vuol essere sopratutto Opera di Beneficenza pei figli di contadini morti in guerra.
Che anzi verso tale Opera, che riconosceva arditissima e intrapresa dai Salesiani con spirito eminentemente patriottico, manifestava la sua ammirazione illimitata, proclamandola meritevole d'ogni appoggio dalle Superiori Autorità Governative, e da tutti coloro che intendono quanta parte della futura grandezza d'Italia dovrà basarsi sulla coltivazione della terra e sull'amore ai campi.
NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
Nuove fondazioni.
Centro America. A motivo del disastrosissimo terremoto del giugno u. p. che ridusse pressochè a macerie le due fiorentissime Case di S. Salvador e di S. Tecla, si potè avere una nuova Fondazione in Costa Rica. Le pratiche non durarono che pochi giorni e le Figlie di Maria Ausiliatrice giungendo nel porto di quella Republica ebbero le più splendide prove della specialissima protezione che la Madre Celeste ha pel suo Istituto, e della particolare simpatia che il Ven. Don Bosco gode ampiamente anche sotto il cielo di Costa Rica.
Le cinque suore che vi furono inviate, in due distinti Istituti di educazione, distanti mezz'ora di treno l'uno dall'altro, attendono a due Giardini d'Infanzia, uno dei quali intitolato a Benedetto XV, a scuole di lavoro, e a un fiorente Oratorio festivo; si prestano per i Catechismi Parrocchiali e van preparando forze materiali e morali per assumere tra non molto un Ospizio di orfanelle che è offerto loro con insistenza.
Recenti notizie confermano che tanta benevolenza è dovuta alla fama di don Bosco e all'opera spiegata con alto zelo apostolico a S. Josè di Costa Rica dall'Eminentissimo Card. Cagliero, già Degnissimo Internunzio Apostolico nel Centro America, e dall'attuale Internunzio, Mons. G. Marenco.
Giovanni Rolla.
Buon cristiano ed ottimo padre di famiglia, era entusiasta di don Bosco e dell'opera sua. Di don Bosco aveva letto con trasporto la vita e or ora aveva cominciato a dipingere affettuosamente un ritratto, per farne dono a un amato fratello, questi pure fervente cooperatore. Leggeva ultimamente la vita di S. Francesco di Sales, finita la quale voleva darsi alla lettura della S. Scrittura. In queste disposizioni d'animo lo colse la morte, alla quale era preparato. Beato lui che era pronto alla chiamata, del Signore!.
Ai figli, al fratello, e ai congiunti le più vive condoglianze.
Preghiamo anche per i seguenti Cooperatori defunti
Actis Teresa - Montegione.
Bettoni Michele, maestro - Azzone.
Buseta Vincenzo di Giuseppe - Panteleria. Codeleoncini Enrico - Melegnano. Cremaschi Gino - Tortona. Flora Carlo - Isola d'Asti. Fiora Giuseppe - Isola d'Asti. Galetti Antonio - Corniglia. Marocco Gio. Batta - Poirino. Milesi Caterina - Roncobello. Morra Can. D. Domenico - Pinerolo. Ponte Antonio, maestro - Apparizione. Raffaldi Ernesta - Conzano. Rivetti D. Giacomo - Mattie. Samuel Can. D. Giuseppe - Pinerolo. Spingardi cav. Carlo - Spigno Monferrato. Tadini-Verzaldi Francesca - Torino. Taglietta Giuseppina, maestra - Vigevano. Tappi Clemente, libraio - Torino. Vielmi Antonio fu Domenico - Esine. Zeano Anna fu Giorgio - Bairo Canavese.