BS 1910s|1910|Bollettino Salesiano Dicembre 1910

ANNO XXXIV - N. 12.   Torino, Via Cottolengo 32.   DICEMBRE 1910.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Ad multos annos!    351

La voce della riconoscenza    362

Il giorno di Natale a Betlemme    364 Il Sac. Dott. Giuseppe Bertello 367 LETTERE DI FAMIGLIA: Dal Guatemala: L'elezione del Successore di D. Rua - Dalla Sicilia: Inaugurazione di padiglioni a Messina - Dal SudAfrica: IV) La costruzione del nuovo Istituto . 369 Tesoro spirituale . . 372 DALLE MISSIONI: Matto Grosso: Un appello commovente - Patagonia Merid.: Visite illustri a Punta Arenas   . . . .   373

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Grazie e graziati   .   . 380

NOTE E CORRISPONDENZE: Riverente omaggio -

Tra gli emigrati - Tra i figli del popolo - Notizie varie: Italia, all'Estero    384

Necrologio    388

Cooperatori defunti    389

Indice dell'annata    390

Ad multos annos!

Il 28 ottobre l'Archidiocesi di Torino salutava con voci di giubilo il sorgere dell'anno XXV° della Consacrazione Episcopale del venerato suo Pastore, l'Eminentissimo Signor Cardinale AGOSTINO RICHELMY.

Prostrati ai piedi di Maria Ausiliatrice noi abbiam promesso di pregare con particolare affetto filiale secondo le sue intenzioni ogni giorno dell'anno Giubilare - ed ora, dando ai Cooperatori il lieto annunzio, caldamente li invitiamo ad udirsi alle nostre preghiere.

Il Cielo serbi lunghi anni al nostro amore l'Eminentissimo Principe, e noi - facendo nostre le Sue parole - Gli promettiamo di adoperarci cori zelo perché « quei soavi vincoli, che negli anni Suoi giovanili avvicinarono al Ven. Don Bosco il Suo cuore, e che fatti più forti dopo la Sua Episcopale Consacrazione Lo unirono maggiormente alla nostra Società, abbiano ad allacciare sempre nella santa carità di Gesù Cristo l'Em.mo Card. Arcivescovo di Torino con vantaggio grande della stessa gloria divina e del bene delle anime ».

La voce della riconoscenza

OGNi virtù ha il suo incanto e parla eloquentemente ai cuori ben fatti ; ma nessun'altra è così generalmente cara, quanto la riconoscenza. Essa è quel fior gentile che nobilìta il cuore che lo germoglia commuove a tenerezza chi ne raccoglie il profumo.

Nelle vicine solennità di Natale e di Capo d'Anno un'onda dei soavi effluvi di questo fiore avvolgerà la terra; il ricordo del Presepio di Betlemme presso cui sbocciò e crebbe per la prima volta in tutto il suo incanto questo vaghissimo fiore, infonde negli uomini soavissimi sensi, e non v'ha persona beneficata che non si affretti a ripetere al suo benefattore il linguaggio della riconoscenza.

Anche i Figli di Don Bosco con a capo il venerato Rettor Maggiore Don ALBERA, unitamente ai loro cari allievi, più fervida che mai innalzeranno al cielo la preghiera della riconoscenza. Nelle Comunioni che per benigno indulto della Santa Sede si faranno alla Messa di mezzanotte in tutte le Case Salesiane dell'uno e dell'altro Continente, una sarà l'ardente preghiera, quantunque ripetuta in tante lingue diverse:.

« O Signore!... l'amato nostro Don Bosco c'insegnò a ricordare in quest'ora sfavillante di arcana letizia i buoni Cooperatori e le nostre zelanti Cooperatrici; e noi, fedeli agli insegnamenti del buon Padre, vi diciamo in un sol coro: - Benedite, o Signore, tutti i nostri caritatevoli Benefattori con l' abbondanza delle pìù elette benedizioni!...».

Ma non tutti, forse, comprendono il valore di queste parole, se non conoscono quanto sia in onore presso noi il culto e il sentimento della riconoscenza. È una cara tradizione di famiglia, questa; è la più affettuosa imitazione degli esempi di Don Bosco.

È noto quale e quanta gratitudine D. Bosco ebbe e dimostrò in tutta la vita per chi lo aiutò in qualsiasi maniera ; ma noi potremmo addurre mille e mille prove della sua riconoscenza.

Ci si consenta un ricordo.

Negli anni in cui, giovane ancora, egli attendeva agli studi ginnasiali nella città di Chieri, più volte per le strettezze della famiglia ebbe a patire la fame: ma l'occhio dei compagni, ai quali fu sempre carissimo, se ne avvide: ed uno tra gli altri, un tal Giuseppe Blanchard, più volte gli reco in dono frutta e pane.

« Ebbene, narrava il buon Blanchard già vecchio, D. Bosco non si dimentìcò di me, nè arrossì di confessare quel poco che io aveva fatto per lui, quando era giovane e stava così a disagio. Io l'aveva perduto di vista, e se l'avessi incontrato, forse non avrei più osato nè salutarlo, nè avvicinarmi, tenendo per certo che non mi avrebbe più riconosciuto. Quanto m'ingannava! Un dì, mentre io portava in una mano un po' di pietanza e dall'altra una bottiglia di vino, lo incontrai in Chieri, in mezzo a molti preti, venuti per riverirlo, sulla porta della casa Bertinetti, dove era alloggiato. Appena mi vide, lasciò la compagnia e mi venne a salutare: - Oh, Blanchard, e come va?

» - Bene, bene, signor cavaliere; io risposi.

» - E perchè tu ora mi chiami cavaliere? Perchè non mi dài del tu? Io sono il povero D. Bosco senza titoli e niente altro!

» - Perdono... credeva che a quest'ora... - E intanto cercava di sbrigarmi, perchè, male in arnese e col mio pranzo sulle braccia, non osava discorrere così alla domestica con D. Bosco, che mi pareva diventato un gran personaggio. Ma D. Bosco mi disse

» - Non vuoi più bene ai preti?

» - Oh sì, che voglio sempre bene ai religiosi, ma in questo arnese non oso fermarmi qui.

» Allora D. Bosco mi soggiunse: - Mio caro, mi ricordo che, quando io era studente, mi hai tolta tante volte la fame, e sei stato nelle mani della divina Provvidenza uno dei primi benefattori del povero D. Bosco. - E qui rivolto a tutti quei preti che lo accompagnavano esclamò additandomi: - Signori! ecco uno dei miei primi benefattori! - E dopo che ebbe narrato il fatto, mi disse: - Ci tengo assai che tu lo sappia, come io ricordi sempre il bene che mi hai fatto. - E stringendomi la mano mi soggiunse - Ogni qual volta dovrai venire a Torino, recati a pranzo da me ».

Dieci anni dopo all'incirca, nel 1886, Blanchard udite notizie poco liete della sanità di D. Bosco, venne finalmente a Torino e all'Oratorio. Il portinaio, vedendolo entrare, lo fermò e chiestogli il motivo che lo conduceva, gli rispose: - Oggi non si può parlare con Don Bosco.

- Oh!... soggiunse Blanchard : Don Bosco è o non è in casa?

- E in casa, ma non dà udienza, perchè infermiccio...

- Ciò non importa ; egli mi ha da ricevere, perchè me lo disse mille volte che venissi

- Sarà, osservò il portinaio; ma oggi non posso lasciar entrare alcuno: l'ordine è per tutti.

-- Sì, per tutti, ma ad eccezione di me, che sono amico suo dall'infanzia. Oh non mi dia questo dispiacere! Tanto

più che non istà guari bene: motivo speciale perchè io lo abbia a vedere.

A tanta ingenua insistenza, il portinaio avvisò col filo elettrico che un forestiero desiderava vedere D. Bosco, e la risposta fu che entrasse pure. Il buon vecchio, arrivato in anticamera, ebbe una nuova difficoltà nel segretàrio che intendeva presentarlo a D. Rua; quand'ecco si apre una porta e compare Don Bosco, il quale, avendo riconosciuto alla voce il suo amico, veniva trascinandosi a stento per toglierlo d'imbarazzo. Presolo per mano, lo fece entrare e sedere presso di se, lo interrogò della sua salute, della sua famiglia, de' suoi affari, e quindi gli disse coll'accento della più viva gratitudine

- Sono tanti anni che ci siamo conosciuti, sono vecchio e malaticcio, ma non dimentico mai quel che facesti per me nel tempo della nostra fanciullezza. Pregherò per te e tu non dimenticare il tuo povero D. Bosco.

Dopo mezz'ora, vedendolo affaticato, Blanchard si ritirò; ma D. Bosco raccomandò che fosse accompagnato a pranzo, e, non potendo egli in quel giorno discendere in refettorio, volle che Blanchard occupasse il suo posto in mezzo ai superiori. Quivi il bravo uomo narrò quanto gli era occorso per giungere fino a D. Bosco e le parole di riconoscenza che questi gli aveva ripetute.

Con siffatti esempli e con quelli pur commoventi del compianto D. Rua - che di Don Bosco unitamente con le altre virtù seppe in modo mirabile ricopiare quella della riconoscenza - noi non possiamo fare a meno di benedire ogni giorno, e con tutto il cuore, la carità dei nostri Cooperatori e delle esimie Cooperatrici e d'implorare quotidianamente su loro le più copiose benedizioni.

È questa la Strenna Natalizia che offriamo ai nostri lettori.

Il giorno di Natale a Betlemme

I nostri orfanelli al S. Presepio

Come si passa il giorno di Natale a Betlemme? E una domanda naturale che in questi giorni si ripete da tanti, e che ci piace soddisfare (1).

Tre sono le solennità di Natale a Betlemme. La prima è quella dei latini (cattolici), il 25 di dicembre; tredici giorni dopo, vien quella dei greci scismatici; e nella domenica in cui i cattolici festeggiano il SS. Nome di Gesù, quella degli Armeni. La diversità di data nei diversi riti dipende da questo, che i greci, come tutti sanno, non hanno voluto adottare la riforma del calendario gregoriano; e gli armeni scismatici non usano festeggiare il Natale, ma piuttosto l'Epifania.

Questi ultimi sono pochi e quindi non possono far altro che illuminare il loro campanile, una baracca di legno posta sopra un terrazzo del loro convento, e rompere le orecchie per delle .ore con le loro campanelle sonate a martello. Per i greci ed i latini è parte integrante della festa il ricevimento e le funzioni del rispettivo Patriarca.

Il ricevimento solenne nella Basilica viene eseguito sempre col medesimo cerimoniale dagli uni e dagli altri ; il medesimo numero di cavalieri scorta da Gerusalemme il Patriarca latino ed a suo tempo il Patriarca scismatico; al medesimo luogo l'uno e l'altro scendono dalla carrozza, entrano nella basilica e ne escono dalla medesima porta; ed i greci stanno attentissimi e disposti sempre, è la parola, ad impedire colla violenza qualunque novità si volesse introdurre.

I Padri Francescani alla lor volta vegliano continuamente nel giorno del Natale greco, perchè i scismatici tentano sempre d'acquistare nuovi dirìtti sopra i luoghi santi, a danno degli altri.

Pertanto intervengono sempre i rispettivi consoli alle rispettive cerimonie per esser pronti a decidere le questioni che sorgessero, mentre un distaccamento di truppa, appositamente venuto da Gerusalemme, è nella stessa Basilica sempre in pie' d'armi. A perdere il diritto, ad un palmo di terreno basta un nulla ; basterebbe lasciarlo scopare da un monaco di altro rito, mentre per acquistarne il dominio sarebbe sufficiente il riuscire a scoparlo.

A questo proposito è anche a sapersi che in questa occasione, e sempre nello stesso giorno dell'anno, i diversi riti sono obbligati di pulire ciascuno il tratto che gli spetta della Basilica: e per quel giorno viene appositamente la truppa da Gerusalemme, che la maggior parte delle volte non riesce a far nulla, perchè i greci e gli armeni non potendosi accapigliare in basso, si accapigliano sulla travatura del soffitto, la quale, secondo lo stile, è a nudo.

(1) Dal Betlemme, il caro periodico che si pubblica dai nostri Confratelli di Terra Santa.

* *

Veniamo senz'altro alla solenne entrata dei latini. Si è assolutamente obbligati a farla, perchè se non si facesse anche una volta sola, se ne perderebbe il diritto per sempre. Perciò se non può intervenirvi il Patriarca, v'interviene il Vescovo ausiliare, ed in mancanza di essi, come nel tempo in cui era tolta la residenza patriarcale di Gerusalemme, il Reverendissimo P. Custode di Terra Santa.

Quantunque, come si è detto, sia tutti gli anni eguale il ricevimento del Patriarca, o di chi per esso, tuttavia in Betlemme è uno di quegli avvenimenti, che piaciono sempre grandemente ; la religione non perde mai il suo fascino.

Non si vedono nè berline, nè ricche bardature, non pennacchi o dorate divise, molto meno addobbi o festoni, che mutino l'aspetto delle costruzioni così semplici, uniformi e senza colore. Ma i cavalieri, che fin da Gerusalemme scortano la carrozza di Sua Eccellenza, ed i giannizzeri che in costume precedono con le loro mazze dal pomo d'argento, ad un europeo ricordano lo sfarzo medioevale.

La gran piazza, che si estende davanti alla Basilica, è zeppa di gente. I terrazzi e fino il minareto turco, sono coronati di persone, fra le quali molti fotografi. Alle 11,30 il campanile dell'Orfanotrofio nostro, il più alto, quasi vedetta sulla strada di Gerusalemme, saluta il primo e col suono a festa delle sue campane annunzia a Betlemme l'arrivo del Patriarca. Sugli edifizi delle comunità religiose si issano le bandiere nazionali, la solennità è incominciata: è Natale.

La folla si agita; irrompono i cavalieri di scorta che fanno maestrevolmente caracollare i cavalli; la tromba delle truppe preparate a far ala al corteo, che si svolgerà solenne dal principio della piazza, squilla l'attenti; tutti gli occhi son rivolti allo sbocco della viuzza da cui già s'ode il rumore delle carrozze, mentre il clero numeroso, colle rappresentanze di tutte le comunità religiose, esce dalla basilica incontro a Monsignore. Ed ecco spunta il crocifero patriarcale a cavallo; la banda, quella dell'Orfanotrofio, attacca vigorosamente e i soldati presentano le armi, mentre la prima carrozza, tirata da una superba pariglia di razza, si ferma di botto ove è steso un ricco tappeto.

Discende il Patriarca, ossequiato dal Mudir (sindaco governativo), dai capi del paese e dal superiore del locale convento dei francescani. Colla massima calma si ordina il corteo, aperto dai giannizzeri, cui seguono le notabilità locali; il Clero canta il Benedictus ed il Patriarca, circondato dai Canonici, si avanza in gran pompa benedicendo il popolo, a stento trattenuto dal cordone di soldati, che si muove insieme col corteo.

In questo momento il colpo d'occhio che offre, la piazza è stupendo. I cavalieri, fieri in arcioni, sono fermi da una parte con la destra sull'archibugio, che tengono diritto avanti a sè; le carrozze sono rimaste in fondo e la distesa dei turbanti, mescolati ai fez, ondeggia come biade al vento. È un'intera gamma di tinte, che si mescolano, si variano e scompongono per nuovamente ricomporsi e variarsi sì che vi sembra di essere avanti ad un giuoco di fantasmagoria.

Alla porta della Basilica Monsignore si ferma e fa una prima adorazione all'aperto, poi discende alla santa Grotta, e sempre processionalmente entra nella chiesa parrocchiale di Santa Caterina. Qui, salito sul trono, veste gli abiti pontificali: il suo piviale è ricamato a lamine d'oro e porta gli stemmi di Casa d'Austria. I latini, che l'hanno seguito, hanno invaso la Basilica, e mentre si canta il Magnificat, i rappresentanti degli ordini religiosi e le notabilità laiche prestano omaggio inginocchiandosi davanti al trono per baciare l'anello al Patriarca.

Fuori intanto la folla aspetta ancora per un po' di tempo, perchè si sa che il console arriva generalmente una mezz'ora dopo. Nel giorno di Natale è il Console francese, l'autorità protettrice, che assiste ufficialmente: nel giorno dell'Epifania, in cui pure v'è solenne entrata con funzioni solenni, celebrate però dal Reverendissimo P. Custode di Terra Santa, assiste il Console italiano. Ma l'arrivo del console non ha nulla di particolare, il picchetto di guardia presenta le armi e nulla più : e la gente, fermatasi per curiosità, si disperde.

Ma nelle case? nell'intimità della famiglia?... ci sono usanze particolari?

Nulla di nulla, e questo perchè il popolo vive proprio di fede e concentra tutta la festa nelle cerimonie religiose. Tanto più poi che facendosi tre solennità in tempi diversi, mentre gli uni fanno festa, gli altri hanno aperte le loro botteghe facendo i loro interessi tranquillamente.

E non appena incominciano i primi vespri, il popolo accorre alla chiesa parrocchiale; e gli uomini da una parte, le donne dall'altra, seduti per terra, seguono la liturgia con preghiere particolari. Verso le otto comincia il suono delle campane che chiamano alla funzione di mezzanotte ed allora la chiesa si riempie di nuovo. Ai latini si mescolano i greci, gli armeni, i siriani, i cofti

Le tre navate, tutti i corridoi, tutti i passaggi rigurgitano di gente. I confessionali sono assiepati; i latini li distingui facilmente dagli altri perchè pregano divoti. Non mancano i pellegrini e si vedono vescovi, sacerdoti, signori e signore vestiti all'europea aggirarsi per i corridoi e per i passaggi ad osservare commossi lo spettacolo di fede, che si para loro dinnanzi, mentre s'accorgono di essere trasportati da un sentimento, che molti non sanno definire e tuttavia li signoreggia: è la religione che compenetra con i suoi misteri.

Alle 10.30 Monsignore discende di nuovo nella chiesa parrocchiale e dopo il canto del Mattutino incomincia la messa solenne pontificale. Veramente nulla di particolare offre questa funzione fuorchè la musica scelta e la luce di cento e cento candele portate da splendidi lampadari di Murano, e lo scoprimento del Santo Bambino. Nello stesso tempo però, giù nella S. Grotta, è una ressa di gente, che coi gomiti si fa strada per le due scalette tra quelli che già dalle prime ore della notte sono là dentro, in piedi, pigiati, ma fortunatissimi d'essersi impadroniti di un posto, dal quale potranno assistere alla prima messa letta che incomincia alle 12 meno un quarto.

Per i soliti diritti confessionali il luogo non, può essere ornato diversamente di quello che lo è tutti i giorni: vengono solo cambiati i damaschi che coprono i tratti di parete o di vólta che sono proprietà dei latini, mentre i greci alla lor volta cambiano i loro al loro Natale. Anche il numero delle lampade è sempre lo stesso ; non si può aggiungerne una; si sostituiscono con delle più preziose, ma non si aumentano; e sempre alla medesima ora un francescano, un greco ed un armeno si trovano là ad accudirle, ed un soldato è continuamente di guardia; come pure nelle occasioni di affluenza sono sempre là di stazione un greco ed un armeno. Come fa male il vedere un simile stato di cose, sul posto ove nacque Colui che venne a portare la pace!

Ma il sentimento di disgusto che se ne prova forse accresce la pietà. Là dentro si prega. Il defunto Don Carlos dei Borboni scendendo cinque anni fa in quel luogo uscì in queste precise parole: « Si sente che qui fu un Dio ».

In questa notte è un bisbigliar di preghiere e la divozione di cui tutti sono compresi, la santità del luogo ed il ricordo del grande avvenimento che si festeggia, tutto, rievoca quella vita che vivevano i primi cristiani nelle notti delle catacombe. Si medita e si adora, mentre moltissimi hanno le lagrime agli occhi.

E scende il padre Curato per celebrare all'altarino dei latini. Le preghiere crescono di fervore e aumentano d'intensità man mano che s'avvicina la consecrazione; a un tratto si sentono venir di lontano le note dell'organo parrocchiale, che accompagna solenne il Gloria della messa pontificale, e un fremito scuote tutti gli animi.

E la fede più che mai sentita, la quale produce commozioni incancellabili. Giunge il momento della Santa Comunione, ed il chierico che serve all'altare è obbligato ad usare la sua forza per trattenere i fedeli perchè, dimentichi del luogo e del tempo così sacro, è uno spingersi, un urtarsi per giungere presto al sacerdote, che distribuisce le specie sacrosante; il cuore teme che esse vengan meno nella pisside consacrata e l'occhio, l'occhio è sempre immobile su l'Ostia Santa. E impossibile descrivere il momento! Il sacerdote stesso è obbligato a fermarsi per mettere un po' di tranquillità e non correre rischio di essere egli stesso trasportato dalla calca o di lasciar cadere le specie sacramentali.

Le messe si succedono alle messe fino alle 3 e magari alle 4 pomeridiane. Però vengono sospese al tocco, perchè Monsignore discende dopo la messa pontificale, portandovi processionalmente il S. Bambino. Un cordone di soldati divide la folla dalla parrocchiale alla porticina d'entrata della Grotta: precedono i giannizzeri, poi il Clero salmodiante, i canonici, Monsignore colla sacra effigie, il Console ed il suo seguito in divisa e con torcia in mano, i notabili del paese ed infine il popolo.

Giunti nella Grotta, il diacono prende dalle mani di Sua Eccellenza il Santo Bambino e lo depone nel luogo stesso, ove la tradizione dice fosse stato deposto da Maria SS. appena nato. Quindi si canta il vangelo del giorno, ma arrivato al pannis eum involvit (lo avvolse in semplici panni) il prezioso simulacro viene involto in alcune fasce, ed alle altre parole reclinavit eum in praesepio (lo adagiò nel presepio) dal diacono medesimo vien deposto nel luogo ove Gesù fu adorato dai Magi, che è proprietà dei latini. Quivi viene incensato un'ultima volta da Monsignore e lasciato all'adorazione dei fedeli fino all'Epifania, quando un nuovo corteo accompagnerà il rev.mo P. Custode a riprenderlo.

I fedeli, appena partito il Clero, si affollano a baciare il S. Bambino, ma debbono sgombrare per lasciar libera la celebrazione delle messe.

Durante la giornata del 25 dicembre non v'è più nulla di particolare, fuorchè l'affluenza straordinaria di popolo e la messa solenne nella parrocchia, cui assiste nuovamente il Console con tutte le comunità religiose ed i loro alunni.

Dal principio della Novena del S. Natale fino all'Epifania, tutte le sere, i nostri 1oo orfanelli di Betlemmne, accompagnati dai loro Superiori, si recano a visitare il Santo Presepio, su cui depongono il libro nel quale sono scritti i nonni dei loro benefattori e pregano secondo le loro intenzioni. Siamo lieti di annunziare che nell'Album della carità dell' « Orfanotrofio Cattolico di Gesù Bambino di Betlemme » quest'anno si legge anche la scritta : Tutti i Cooperatori e tutte le Cooperatrici Salesiane; e perciò, anche per ognuno dei nostri lettori dal 15 dicembre al 6 gennaio si faranno ogni giorno ferventi preghiere nella stessa S. Grotta, ove nacque il nostro Divin Salvatore!

Sac. Dott. Giuseppe Bertello

IL 2o novembre - alle ore 10,10 - l'Angelo della Morte scendeva un'altra volta nell'Oratorio di Valdocco e ci rapiva il dott. Don GIUSEPPE BERTELLO, Economo Generale della Pia Società Salesiana. La sua perdita inaspettata ed improvvisa gettò la costernazione nei nostri cuori, che non trovarono conforto se non nello splendore luminoso delle sue virtù e nella certezza del premio riservato ad una vita intessuta di opere buone.

GIUSEPPE BERTELLO nacque a Castagnole Piemonte il 2o aprile 1848. Rimasto dolorosamente orfano in tenera età, il 9 agosto 1862 era affidato a D. Bosco nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino. Qui si distinse subito fra i compagni per ingegno, bontà e rara fermezza di carattere. Compiuto il ginnasio in tre anni riportando ad ogni esame i primi premi e la pienezza assoluta dei voti, il 28 ottobre 1865 vesti l'abito chiericale in patria, per mano del parroco Teol. Borel, fratello del primo e più zelante fra i Coopetori di Don Bosco negli anni difficili della fondazione dell'Oratorio. Chierico, benchè giovanissimo, prese a coadiuvare il Venerabile, come istitutore e conte insegnante, mentre attendeva brillantemente agli studi di filosofia e di teologia nel Seminario Arcivescovile di Torino.

Due anni nel frattempo furono per lui memorandi: il 1868, l'anno storico dell'apertura del Santuario di Maria Ausiliatrice, in cui promise a Don Bosco di lavorare sotto la sua bandiera per tutta la vita, ed il 1871, in cui ricevette tutti gli ordini minori e maggiori compreso il sacerdozio, del quale fu insignito da Mons. Balma, Arcivescovo tit. di Tolemaide, il 23 ottobre.

Ascrittosi, per volere di Don Bosco, alla Regia Università di Torino, vi conseguiva con gran lode nel 1873 la laurea in Teologia e nel 1879 quella in Filosofia, nonchè il Diploma di Lettere.

Il grande Apostolo della gioventù aveva una stima altissima delle doti di questo suo giovane sacerdote, perciò dal 1873 al 188o lo volle direttore degli studi all'Oratorio, dove, insieme con i corsi ginnasiali, erano allora pur quelli filosofici e teologici; poi inviavalo per un anno qual professore di filosofia al Liceo di Alassio; e nell'autunno del 1881 lo mandava Direttore del Collegio S. Carlo di Borgo S. Martino, ed egli per tredici anni resse quell'Istituto con tanta saggezza, con tanto zelo e con tanto amore, da renderlo favorevolmente noto e preferito presso molte famiglie del Piemonte e della Lombardia.

Tuttavia era quello un campo troppo ristretto alla sua mente così aperta, cólta e sagace; ed il compianto D. Rua, che al pari di Don Bosco ebbe sempre Don Bertello in grande considerazione, lo nominò nel 1894 ispettore delle Case Salesiane della Sicilia, ove egli profuse tali tesori di esperienza e di bontà, che circondarono il suo nome di più gloriosa aureola.

Venne infatti l'agosto del 1898, e i suffragi dei Superiori e dei Confratelli lo eleggevano a far parte del Consiglio Superiore della Pia Società, ove rimase fino alla morte. Per dodici anni egli tenne la direzione generale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole, e con lo studio e colla sua singolare praticità riusci a dare ad esse quegli ammirati programmi teorico-pratici e quel giusto indirizzo conforme alle odierne esigenze, che hanno assicurato ad una delle più belle creazioni della carità di Don Bosco i frutti più copiosi e consolanti. Compagno a D. Rua in parecchi viaggi attraverso l'Europa, visitò più volte anche da solo parecchie nazioni, accrescendo i tesori della propria dottrina ed esperienza e rendendo all'Opera nostra importantissimi servizi.

Dall'agosto u. s. egli era stato innalzato alla carica di Economo Generale, del quale ufficio lo aveva già precariamente incaricato Don Rua dopo la morte dell'indimenticato Don Rocca, dicendo: « Don Bertello ha buone spalle e pel momento può disimpegnare egregiamente l'una e l'altra cosa!

Ed aveva ragione. Ma anche le spalle del caro Don Bertello dovevano curvarsi sotto il peso della fatica. Sul finir d'ottobre, poco dopo le feste di chiusura della IIIa Esposizione Generale delle Scuole Professionali Salesiane, da lui felicemente preparata, tranquillamente egli era partito per un viaggio in Sardegna, ed era da poche ore tornato fra noi dopo aver disseminato in molte Case Salesiane incontrate sul cammino la sua parola, calma, buona ed assennata, quando soccombeva improvvisamente per sincope cardiaca, causata da una pleuro-polmonite, contro cui aveva coraggiosamente lottato pur di giungere a Torino.

Tornato la sera del 19 novembre si mise subito a letto, e la mattina del 20 si levò. Si lusingava di potere dir messa, e sentì che non aveva forze bastanti. Si assise allora al tavolo, sbrigò qualche faccenda, ma verso le 9,40 tutt'a un tratto si piegò sul fianco in un abbandono mortale. Sebbene venisse prontamente soccorso, subito si conobbe vano qualunque rimedio e mezz'ora dopo, munito dell'Assoluzione e dell'Olio Santo, fra lo strazio del sig. Don Albera, di D. Rinaldi, di D. Barberis e di altri Superiori, mandava l'ultimo respiro.

I suoi funerali, celebratisi la mattina del 22, furono la più bella prova dell'immensa stima che godeva presso ogni ceto di persone. Ai parenti e ad un numero stragrande di Salesiani, accorsi anche di lontano, si unirono collo schianto in cuore ampie rappresentanze di Castagnole e di Borgo S. Martino, e numerosissimi industriali, professionisti, ex-allievi, amici ed ammiratori.

L'imponente corteo, nel quale spiccavano varie bandiere abbrunate, si sciolse solamente al campo santo; ma dal cuore e dalla mente di quanti conobbero l'illustre Figlio di Don Bosco non si partiranno mai e poi mai le sue sembianze paterne e il ricordo delle sue rare virtù e dei suoi mirabili esempi. Don GIUSEPPE BERTELLO, terminiamo questi brevissimi cenni necrologici col giudizio di un eminente Arcivescovo che lo conobbe e trattò per più anni quand'era direttore a Borgo S. Martino, fu «uno di quegli uomini singolari, che il Signore dona alle grandi Istituzioni nascenti ! » Doni Iddio misericordioso all'anima grande e singolarmente retta di lui anche il premio dei santi

Lettere di famiglia.

DAL GUATEMALA

L'elezione del Successore di Don Rua. (Lettera di S. E. R. Mons. Gio. Cagliero).

È Proprio una lettera di famiglia. L'abbiamo avuta un momento fra le mani e forse commettiamo un'indiscrezione nel pubblicarla... Eppure non siamo capaci di astenercene, perchè sarà letta con gran piacere da tutti i nostri amici, e rimarrà una prova di più dell'affetto che nutre per l'Opera di D. Bosco il primo Vescovo Salesiano.

Al nostro carissimo e rev.mo sig. DON PAOLO ALBERA, nuovo Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana. - Torino.

IL mio voto, unito a quello del ven. Senato Ispettoriale e Capitolare ha fatto manifesta la Divina Volontà, la quale ci ha dato il nuovo Rettor Maggiore nella persona del nostro carissimo Don Albera, e fu solennemente pronunziato l'hunc elegit Dominus!

Il nostro ven. D. Bosco e l'immediato suo Successore, il compianto D. Rua, si trovarono presenti al solenne consesso, ispirando nel cuore dei figli il voto raccolto ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice, nostra buona Madre ed Augusta Protettrice della Salesiana Milizia, che sparsa per tutto l'orbe combatte e vince le battaglie del Signore.

Conviene adesso pregare e pregheremo, in fide, in spe et in charitate, affinché la « Croce del Rettorato » non gli sia pesante e l'amore del' Padre e l'affetto dei Figli la renda ognor più dolce e soave, se, come ci assicura S. Agostino, ubi amatur non laboratur; aut si laboratur, labor ipse amatur.

Le opere che la Pia Società ha in ogni parte dell'Orbe, anche nelle Terre Australi, sono conosciute dal nuovo Rettor Maggiore ; così anche lo spirito, la virtù e la coltura dei Salesiani sono a lui note, per cui non gli sarà difficile dirigerne l'azione, il lavoro e l'osservanza delle nostre Costituzioni e la pratica fedele della vita religiosa.

Accompagnato poi e sorretto dall'opera, dall'affetto e dall'esperienza dei Superiori che formano il suo Consiglio, non v'ha a dubitare che la Pia Società, opera del Signore, continuerà da Lui protetta il suo cammino, la sua ascensione e la sua dilatazione nel campo evangelico, pel bene della Chiesa e della civile società, per la cristiana educazione della gioventù e per la salvezza eterna delle anime.

Gratias agimus Deo pro omnibus vobis, memoriam vestri facientes in orationibus nostris.

Pax Christi exultet in cordibus vestris!

Obsecro vos... ut adiuvetis me in orationibus vestris.

Guatemala, 6 settembre 1910.

Aff.mo

Gio. Arcivescovo.

N. d. R. - Quasi contemporaneamente abbiam appreso dai giornali altre entusiastiche notizie circa la visita di Mons. Cagliero al Guatemala, ove si è fermato quattro mesi, visitando le città ed i paesi più importanti della Repubblica, accompagnato dal suo segretario, quattro predicatori e parecchi confessori, scelti fra i parroci più vicini. I frutti spirituali raccolti sono stati copiosissimi. Il Signore continui a benedire le apostoliche fatiche di Mons. Cagliero.

DALLA SICILIA.

Inaugurazione dei padiglioni scolastici all'Oratorio S. Luigi in Messina.

(Lettera del Sac. Livio Farina al sig. D. Albera).

Messina, 1 ottobre 191o. REVERENDISSIMO ED AMATISSIMO PADRE, giusto che rompa il silenzio e sprigioni dal più profondo dell'animo un inno di ringraziamento al S. Cuore di Gesù ed a Maria SS. Ausiliatrice, che ci fanno toccar con mano il loro aiuto nel risorgere dell'Opera Salesiana in Messina. Alla consolante notizia dell'incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice nella parrocchia di S. Giuliano farà caro riscontro nel suo cuore l'eco della solennissima festa celebratasi al Torrente Boccetta nel nostro Oratorio il 25 ultimo scorso per la solenne inaugurazione dei padiglioni, sorti per la munificenza del S. Padre.

Al primo albeggiare le squille della cappella ruppero il silenzio mattutino ed un vociare allegro di giovanetti scosse dal sonno gli abitanti del rione. Era un fremito di vita che si sprigionava, era la festa del S. Cuore di Gesù. Verso le 6 S. E. Rev.ma Mons. Letterio d'Arrigo, nostro venerato Arcivescovo, entrò nell'ampio cortile, ricevuto dai giovanetti che col sorriso sulle lab bra e coll'innocenza nel cuore si affollarono a baciargli l'anello.

Com'ebbe principio il Santo Sacrifizio, celebrato da Sua Eccellenza, la chiesa si gremì di gente, che commossa non finiva di bearsi nella bella statua del S. Cuore, che campeggiava sull'altar maggiore colle mani tese verso il popolo, quasi per invitarlo a lanciarsi in quell'oceano di pace.

Dopo l'elevazione, S. E. Mons. Arcivescovo ebbe la bontà di rivolgere brevi parole ai 30 giovanetti che ricevevano per la prima volta il Pane degli angeli, invitandoli ad amare Dio con un affetto generoso e costante; e dopo messa si fermò a lungo fra noi, mostrandosi assai contento e meravigliato dello sviluppo che va pigliando l'Opera nostra nella sventurata Messina. Una folla di popolo e di giovani lo salutò alla partenza.

In quella mattina numerose messe si succedettero all'altare del S. Cuore; alle 10 cominciò la Messa solenne. I giovanetti cantori eseguirono con garbo la messa Te Deum del Perosi ed alcuni mottetti del bulli e del Palestrina. Al Vangelo il prof. D. Angelo Piscitello intrattenne l'uditorio sui trionfi di Gesù Cristo attraverso i secoli, e chiuse l'infuocato discorso esortando i Messinesi a confidare nel Cuore di Colui che ha detto: « Io sono la risurrezione e vita : Ego sum resurrectio et vita! ».

Impartita la benedizione col Divinissimo, i numerosi accorsi sfollarono al canto dell'inno al S. Cuore, eseguito dai giovanetti dell'Oratorio, tra i più lieti battimani ed evviva che si ripercotevano nei colli vicini, sempre verdi, sempre poetici nell'azzurro del cielo.

Alle 15 nuovamente si riversavano nel cortile centinaia di giovanetti, accompagnati dai loro parenti per assistere al saggio ginnastico della nuova Società sportiva Messana Nova, sorta nell'Oratorio, quand'ecco che si sparge una voce « Arriva S. E. Rev.ma, Mons. Arcivescovo! ». Tutti si affollarono presso il cancello. Infatti S. E. Rev.ma tornava fra noi ad onorare di sua presenza la cara festa. Contemporaneamente giungeva l' ill.mo sig. Comm. Sanna, Consigliere Prefettizio, inviato speciale del sig. Prefetto della città, comm. Gino Buganza. I due insigni personaggi si assisero contro l'elegante banchina elle abbellisce il padiglione delle scuole e della cappella, circondati dai PP. Cappuccini e Minori Osservanti, dal rev. D. Alberto Bielli, Direttore e Parroco della Chiesa di S. Giuliano, dall'ill.mo sig. Cav. Freni, Presidente della Società sportiva «Zancla», dalla rappresentanza dell'«Ardor» e da molte gentili signore, accorse a constatare i progressi dell'opera dei figli di D. Bosco.

Ed ecco comparire la Messana Nova, bellamente vestita in bianca divisa con fascia azzurra. Salutata da frenetici battimani, cominciò subito ad eseguire varie e rapide evoluzioni a corpo libero, svolgendo un programma assai complesso data la recente fondazione. Dopo un discorso detto dal vice-presidente, Sua Eccellenza legge un commovente telegramma del S. Padre, con cui Sua Santità benedice l'opera dei figli di Don Bosco in Messina, augurando vita piena: al Circolo « Giovanni Bosco », alla Società Sportiva « Messana Nova » ed alla Filodrammatica « Pio X ».

Un fragoroso evviva ruppe il riverente silenzio col quale furono accolte le parole del S. Padre, mentre la Messana presentava il saluto, abbassando la bandiera.

Erano stati inviati telegrammi anche alle loro Maestà il Re e la Regina, che per mezzo del-. l'ill.mo sig. Prefetto della città risposero ringraziando « i figli di D. Bosco, che col loro lavoro sacrificato cooperano a far veramente risorgere la cara Messina ». Sua Maestà la Regina Madre, salutando i nuovi Circoli giovanili, volle avere chiara cognizione del loro scopo, promettendo il suo valido appoggio per il loro sviluppo. Anche l'on. Pecoraro, deputato di Palermo, dopo d'essersi scusato di non poter presenziare, causa impegni, la festa inaugurale, spediva un secondo telegramma dicendo: « Mentre Messina risorge novella fenice dalle ceneri sue, raccolga cotesta balda gioventù alta eredità di doveri, legatale dalla storia, dalla sventura, ed attinga dai radiosi ideali cristiani intimo vigore per rinnovarsi a preparare una generazione di valenti e di forti ».

Finita la lettura dei telegrammi, fra i quali primeggiavano quelli di S. A. R. ed I. la Principessa Maria Laetitia Savoia-Bonaparte, del Conte di Carpegna, Presidente della Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane, dell'on. Peppino Micheli, del Conte Zileri, della Principessa Anna di Castellacci, dama d'onore di S. M. la Regina Madre, e del nobile Conte Marullo, Sua Eccellenza Rev.ma benedisse la bandiera della nuova Società, sulla quale brillava la splendida corona d'alloro d'argento dorato, che i piccoli ginnasti avevano guadagnata nella corsa podistica del mattino.

Intanto il cortile si andò affollando sempre più. Le tre scalinate che a guisa di anfiteatro lo fiancheggiano erano zeppe di giovanetti.. Prevedendo l'assoluta impossibilità di pigiare tanta gente nel teatrino, s'improvvisò un'accademia in pubblico cortile. Declamata magistralmente da un giovane una poesia « Fatalis hora » che strappò le lacrime alla rievocazione del triste 28 dicembre, la Schola Cantorum eseguì il Cara Patria, scena e cavatina con assolo nell'opera « Attila » del Verdi, un pezzo ripieno di tanta mestizia che ebbe applausi prolungati dal pubblico commosso. Quindi prese la parola il prof. D. Fasce, Ispettore delle Case Salesiane della Sicilia, ritigraziando tutte le autorità che gentilmente onorarono la festa, rivolgendo i più affettuosi pensieri al Santo Padre, munifico donatore dei padiglioni, ed un « grazie » cordiale a Mons. Arcivescovo, chiudendo il suo dire coll'esporre il pratico programma d'azione che svolgeranno i Figli di D. Bosco in Messina.

Anche il Presidente del « Circolo Don Bosco » lesse con enfasi un applaudito discorso, ed un chierico declamò una bella poesia sulle memorie di Messina passata e sulle speranze della sua risurrezione.

Coronò la festa Sua Eccellenza con parole di ammirazione verso i Salesiani e d'incoraggiamento ai genitori ad avere piena fiducia in un'opera tanto utile ai loro figliuoli. Anche il Comm. Sanna, interpretando i sentimenti del sig. Prefetto, fece auguri perchè la nuova iniziativa dei Figli di D. Bosco prosperasse nella desolata città, ove urge il bisogno di salvare tanta gioventù, abbandonata forzatamente a se stessa.

Al loro partire le autorità furono accompagnate dalla squadra ginnastica fra gli evviva dei giovanetti, che rincorrevano la carrozza battendo le mani dalla gioia.

Amatissimo Padre, ora che la vita è rinata, il cuore si allarga alle più belle e fiorite speranze. Continui il nostro Ven. D. Bosco a proteggerci, e noi speriamo di non venir mai meno al suo santo programma.

Ci benedica Ella pure, amatissimo Padre, e con noi benedica i numerosi giovanetti ed i vari Circoli giovanili di questo risorgente oratorio; e mi creda

Suo Umil.mo Figlio in G. C.

Sac. Livio FARINA.

DAL SUD AFRICA

IV(*)

La costruzione del nuovo Istituto Salesiano. (Lettera del Direttore D. Enea Tozzi).

Cape Town, 12 ottobre 191o.

AMATISSIMO E REv.MO SIG. D. ALBERA,

notizia della sua elezione a Rettor Maggiore rallegrò tutta la nostra comunità; la banda ad esprimere la nostra gioia riempì l'aria di liete armonie e le nostre preghiere si levarono al Signore deponendo avanti al suo trono la nostra gratitudine e l'espressione dei voti più sinceri per la sua conservazione. Sotto di lei che per tanti anni fu così caro al nostro Ven. Don Bosco e fu il confidente dell'amato Don Rua, ci sembra di godere del medesimo regime paterno, ricco di luce e di zelo!

I lavori del nuovo Istituto in Somersed Rd. furono iniziati il 28 marzo. La fabbrica era stata messa a concorso e, dei ventitre costruttori che presentarono il loro preventivo, riuscì ad ottenere il contratto il sig. Giuseppe Rubbi, veneto, che colla diligenza ed attività ha ottenuto un nome rispettato in questi paesi. L'impresa progredì alacremente, sicchè quando il 13 luglio si fece la posa di una pietra commemorativa del nuovo Istituto nella futura sala d'entrata, le muraglie intorno erano oltre il primo piano.

La pietra venne benedetta da Sua Eccellenza Mons. Giovanni Rooney, Vicario Apostolico al Capo, il quale ha sempre avuto un vivo interesse per l'Opera salesiana, fin dal giorno in cui i figli di Don Bosco sbarcarono su queste terre, quando egli era vescovo coadiutore.

Numeroso e scelto pubblico era presente alla funzione: l'Amministratore della Provincia del Capo l'onorevole Nicola De Vaal, il Sindaco Sir Frederick Smith, il Senatore Edmund Powel ed un numero considerevole di candidati al nuovo Parlamento, il Comitato dei Signori e quello delle Signore Cooperatrici, con un numero grande di benefattori.

Una pergamena rinchiusa nella pietra reca le notizie della fabbrica, colle varie circostanze che la determinano; venne firmata da Mons. Vescovo, dall'Amministratore e dal Sindaco, dopo di che il Teologo Sidney R. Welch salì una tribuna improvvisata.

« Dando uno sguardo a questa pietra - egli disse - pensiamo al nobile edifizio che la racchiuderà, alla grand'Opera che qui avrà il suo centro, alla salutare influenza che verrà portata in ogni parte da coloro che fra queste mura verranno educati. Poichè, Signori, non deve a voi sfuggire di mente che l'opera caratteristica dell'Istituto Salesiano è una delle più importanti per ogni nazione. I giovani son quelli che maggiormente contribuiscono a costrurre una nazione, e se noi trascuriamo di salvare questa classe dai pericoli che la minaccia, noi avremo sulle spalle la responsabilità dei mali futuri che saranno ben gravi.

» Qual maggior fonte di danni può immaginarsi di una generazione di giovani che raggiungono la virilità senza un'intelligente visione nella vita, perchè mancò loro l'opportunità di un tirocinio che in loro sviluppasse l'abilità, il piacere, la dignità del lavoro? Anche fra noi, vi son giovani senza la guida o la provvida mano del padre e della madre; abbandonati a se stessi non possono innalzarsi ad un utile stato nella vita, ma divengono facilmente un pesante fardello per la società e un pericolo continuo a sè medesimi. Più popolosa e trafficante è una città, più sinistri sono i colori che questo pericolo getta sull'orizzonte ».

L'oratore si fe' quindi ad analizzare i bisogni della povera gioventù di questi paesi, e brevemente ma con forte eloquenza delineò la storia dell'opera umanitaria del nostro Ven. Don Bosco, perorando in modo efficace un'elemosina a pro' dei Salesiani. Al valente oratore, ai gentili oblatori siamo debitori della più viva gratitudine.

Allo scopo di ottener soccorsi e d'accrescere il numero dei cooperatori, Sua Eccellenza Mons. Vescovo ci ha concesso di tener conferenze anche nelle diverse parrocchie della città e dei sobborghi. Questi buoni cattolici non sono ricchi, dovendo vivere dei loro sudori, fatte poche eccezioni; ma ogni conferenza fu ascoltata da una numerosa accolta di gente pia e caritatevole, che colla sollecitudine della vedova del Vangelo diede quel che poteva. Al Clero pure si devono i più sinceri ringraziamenti, a questo Clero che, quasi esclusivamente irlandese, è tutto consacrato a bene del popolo ed è sempre generoso nella carità, sebbene esso pure non abbia altra sussistenza che le oblazioni dei fedeli.

I mezzi che son necessari a condurre al termine la fabbrica sono ingenti e la necessità ci rende importuni, quindi per mezzo suo ci volgiamo con fiducia, sig. D. Albera, ai nostri Cooperatori. Non manchi di raccomandar loro l'opera nostra ed Ella pure ci aiuti colle sue preghiere.

Mi creda, quale ho il bene di raffermarmi,

Suo umilissimo Figlio

Sac. ENEA M. Tozzi.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza Plenaria:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona morte ;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza; Dal 10 dicembre al 10 gennaio:

1) il 25 dicembre, solennità del Natale di Nostro Signor Gesù Cristo;

2) il 1 gennaio, Circoncisione di Nostro Signor Gesù Cristo;

3) il 6 gennaio, Epifania del Signore.

DALLE MISSIONI

MATTO GROSSO

Un appello commovente.

Ciò che fanno i Missionari fra i Bororos e ciò che non possono fare. - S'implorano nuove braccia e molte preghiere!

(Relazione dell'Ispettore D. Antonio Malan). REV.MO SIG. D. ALBERA,

IN procinto di tornare alla cara Missione del Matto Grosso, lascio nelle sue mani queste poche pagine a ricordo delle ultime istanze che le ho presentate.

Ella sa i nostri bisogni, i bisogni cioè di tante migliaia di selvaggi che aspettano che suoni l'ora della Redenzione, e il loro vivo desiderio di accorrere alle nostre Colonie. Ma come è possibile a noi, pochi di numero come siamo, allargare le braccia ed accogliere tanti altri figli della foresta che insistono di venire con noi?

Se dicessimo loro una sola parola : Venite!... essi non tarderebbero un istante a comparire alle Colonie, ma noi non possiamo estendere a così gran numero di nuovi ospiti, gradatamente e senza interruzioni, le nostre cure.

Tremila Bororos attendono l'invito dei Missionari per correre alle Colonie !

A Coxipò sulla via delle vergini foreste dello Stato di Matto Grosso, noi abbiamo quattro case. La più vicina al mondo civilizzato è quella di Palmeiras, destinata per ora alla preparazione del personale di Missione; la seconda è quella del Sangradouro, ove si trovano già una ventina di indii civilizzati e si stan facendo i preparativi necessari per accogliervi l'anno venturo le prime famiglie cristiane; la terza è la Colonia del S. Cuore, abitata da più di 30o Bororos, e la quarta è quella dell'Immacolata con altri 26o indii.

Ma nei dintorni delle ultime tre Colonie girano non meno di 8ooo od anche 1o.ooo selvaggi (anzi secondo il tenente colonnello Duarte, ex-comandante della Colonia Teresa Cristina, essi devono essere da 12 a 15 mila) tutti della stessa tribù; dei quali 30oo hanno già visitato le Colonie o furono visitati dai Missionari, e son pronti a ridursi in qualunque momento presso di noi, sol che siano invitati. Ma come arrischiarci a farlo? Per ora, anche col piccolo rinforzo di personale che mi accompagna alla Missione, non ci è assolutamente possibile. Non può credere, amato Padre, le fatiche che già abbiamo da sostenere presentemente.

Il lavoro dei Missionari. - Scuole elementari. - Scuole d'arti e mestieri. - L'istruzione quotidiana. - Come si passa il giorno festivo.

Nelle Colonie del S. Cuore e dell'Immacolata, l'istruzione religiosa, le scuole, l'insegnamento delle arti, la coltura dei campi, e il pensiero del vitto, del vestito, e di una proporzionata rimunerazione (che noi diamo non solo per spronarli a combattere la naturale indolenza, ma anche per educarne interamente il carattere), sono totalmente a nostro carico.

E noti che tanto nell'una quanto nell'altra Colonia, le scuole abbracciano due classi maschili e due classi femminili; queste tenute dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Nell'ultima mia visita ebbi la consolazione di constatare in ciascuna delle Colonie il profitto di oltre quaranta alunni e di oltre trenta alunne, che vengono istruiti in conformità dei programmi scolastici governativi. La classe superiore abbraccia la terza e quarta elementare.

I giovanotti poi e tutti gli adulti, fatta eccezione degli inabili, sono ammaestrati in vari mestieri, nei mestieri cioè del falegname, del fabbro, del calzolaio, e del conciatore di pelli; e mentre una squadra speciale attende, all'allevamento del bestiame, ed un'altra fa servizio di trasporti da Cuyabà alle Colonie per ogni bisogno, tutti indistintamente, almeno per qualche tempo, attendono all'agricoltura.

Le indie hanno anch'esse parecchie scuole, quelle cioè di cucito, di ricamo e di tessitura, mentre alcune attendono a fabbricare il sapone necessario per le Colonie, ed altre a macinar la farina di mandioca, ed altre ad estrarre dalla canna di zucchero la rapadura.

Nè creda che il giorno passi tutto in lavori manuali. Oltre gli ammonimenti che i missionari, data opportunitate, dànno a tutti ad ogni occorrenza, fermi sempre al nostro programma di non voler nulla imporre con qualsiasi pressione morale, tuttavia ogni mattina, gli uomini avanti la chiesa della Missione, le donne avanti la cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ritti in piedi, recitano tutti indistintamente le preghiere del mattino e quindi ascoltano una breve istruzione, ora di catechismo, ora di lavoro, ora di civiltà e di galateo.

Il nostro lavoro cresce poi nei giorni festivi, riservati ad impartire un'istruzione religiosa più ampia e più specificata.

Al piattino gli uomini le donne ed i ragazzi si raccolgono nella cappella della Missione, per assistere alla S. Messa ed ascoltare la spiegazione del Vangelo, adattata alla loro capacità e nella loro lingua; ed alla sera tornano nuovamente in chiesa per udire in lingua portoghese un'istruzione sul catechismo, che viene spiegato con il sussidio di quadri illustrativi.

Contemporaneamente si tengono analoghe funzioni nella cappella delle suore, alle quali intervengono tutte le ragazze.

Inoltre, ad ore distinte, si tiene un'istruzione speciale per tutti gli adulti che si preparano al battesimo, ed un'altra per i padri e le madri cristiane. Anche i ragazzi e le ragazze hanno un'istruzione particolare nelle scuole.

La giornata si chiude colla benedizione del SS. Sacramento, la quale a risparmio di cera, che costa 15 lire il chilo sulla piazza di Cuyabà, è impartita con intervento di tutta la Colonia nei soli giorni festivi e soltanto nella cappella principale.

La corrispondenza degli indii. - Amore alla buona educazione. - Loro contegno in chiesa. - Commoventi episodi di pietà cristiana. - Sulla via dell'incivilimento.

Ma se il lavoro è grande, dobbiamo confessare che anche i frutti che si raccolgono sono preziosi. Chi passa per le nostre Colonie, resta meravigliato della prodigiosa trasformazione di questi poveri figli delle selve. Non c'è più pericolo, entro una Colonia, di vederne in giro alcuno che non sia vestito almeno di camicia, mentre i Capi, anche quando vanno alla caccia, vestono decentemente. Questi hanno già ricevuto il Battesimo; e noi abbiam cercato di conservar loro tutto il prestigio che avevano sulla tribù, facendone dei capi in senso cristiano, capi cioè per operosità e per costumi, che siano di buon esempio agli altri.

Anche quelli che si sono uniti in matrimonio cristiano - e son già sette famiglie - dopo che hanno ricevuto in dono un vestito completo il giorno delle nozze, continuano a dar esempio di buona creanza. Tutti, come ho accennato, ricevono una retribuzione in proporzione dell'abilità e del lavoro, consistente in buoni valevoli pel magazzino delle forniture della Colonia, o in provviste di commestibili o in oggetti di lavoro, oltre il vitto che si dà a tutti, cotto o crudo, come meglio lo desiderano. Da questi risparmi e dai proventi che cominciano a raccogliere dal loro campicello e dal bestiame ricevuto in proprietà il giorno del matrimonio, le famiglie cristiane cominciano a trarre anche i mezzi per vestirsi, e lo fanno esemplarmente.

Tutti poi, battezzati e non battezzati, quando vanno a Cuyabà, vi si recano sempre vestiti, e la cittadinanza osserva con compiacenza la loro buona educazione.

Anche il loro contegno durante le sacre cerimonie è degno di popolazioni intimamente cristiane ed alcuni dei battezzati sono veramente esemplari, non mancando di ascoltare la S. Messa nemmeno nei giorni feriali.

Il padre del compianto Miguel (il buon giovanetto che nel 19o6 mi accompagnò in Europa facendo stupire per la gentilezza dei modi e pel suo ingegno quanti lo conobbero e volò al Cielo nel 19o8 da S. Paolo), alle 4 del mattino, allorché si apre la chiesa, è sempre alla porta in attesa di entrare. È raro che manchi Il brav'uomo ha più di settant'anni ed è cieco d'un occhio; ma pieno ancor oggi di robustezza, un tempo incuteva spavento per la ferocia ed era chiamato per l'appunto il Bari-Migera! E la grazia del Signore ha talmente raddolcito quell'anima che quando alcuno gli fa osservare che non è d'obbligo l'ascoltar la S. Messa tutti i giorni, egli ha sempre la stessa risposta:

- Oh! ma io sono così contento di pregare!... pregando Iddio, mi unisco a Miguel!

Anche questo buon giovane era stato dolcemente soggiogato dalla grazia del Signore. Ricordo che il penultimo giorno di sua vita volle che gli parlassi del paradiso, e com'ebbe udito quanto mi limitai a dirgli per non stancarlo:

- Oh! ancora, ancora, insistè; mi parli, mi parli del Cielo; io quando sarò là, pregherò sempre per lei, perchè mi ha salvato e perchè l'amo come mio padre!

Commoventissima, mi permetta un'altra rimembranza, fu pure la morte di Giorgio, fratello di Miguel, morto egli pure nell'andata a Rio Janeiro. Il caro giovane si preparava alla prima Comunione. Caduto malato, non valsero nè le febbri nè i dolori della malattia a fargli dimenticare il giorno che aveva tanto sospirato, ed io non tardai a consolarlo.

- Giorgio, ascolta! gli dissi, se il Signore ti vuole con sè in paradiso, noi ti porteremo oggi la prima Comunione!

- Come? a letto? - rispose meravigliato - e posso, anche stando a letto, ricevere Gesù? Assicurato che sì:

- Oh! subito allora - mi fe' con un'espressione commovente - mi porti subito la Santa Comunione!

La ricevette infatti con tali trasporti di pietà da commuovere teneramente tutti i presenti, quindi incrociò le mani sul petto, e a quanti andavano a vederlo prima che morisse, a tutti diceva sotto voce e col più dolce sorriso: - E qui! è qui! - e morì alcune ore dopo, calmo e sereno, senza aggiungere più altre parole e senza togliere le mani da quella posizione commovente che ad esse aveva dato, dopo essersi unito in terra al suo Gesù che nel medesimo giorno l'abbracciava nuovamente in cielo.

Anche una ragazza della Colonia del S. Cuore fece una morte simigliante, edificando o meglio meravigliando tutti gli indii, che della morte hanno grande paura. Basta ricordare i lugubri riti che accompagnano e seguono l'agonia e la morte di uno di loro. Noi siamo già arrivati ad ottener molto anche in questo ; ma volendo che la verità si faccia strada da sè, lasciamo che gli adulti non battezzati continuino ancora parte delle loro cerimonie, e intanto per meglio impressionarli celebriamo con la maggior pompa possibile ogni funerale cristiano, con canti, cerei ed accompagnamento solenne. Il piccolo camposanto, che si estende benedetto presso ciascuna delle Colonie, desta già in tutti un misterioso sentimento di fede e li aiuta, assai più che il loro bacururú, a tener vivo nel cuore il ricordo e il culto dei trapassati.

Anche il viaggio trionfale che la banda musicale, sorta allora allora nella Colonia del S. Cuore, compì nel 19o8 fino a Rio Janeiro ove fece la sua comparsa all'Esposizione Internazionale, servì efficacemente a confermare i buoni propositi dei giovanetti componenti la scuola, e mercè i loro racconti, a conciliare anche negli adulti maggior stima pei civilizzati. Si sono finalmente persuasi che i civilizzati non sono loro nemici. E quale spinta non ne ebbe in genere l'opera nostra di civilizzazione!

- Andiamo, andiamo alle nostre selve, gridavano i piccoli musici nel viaggio di ritorno; vogliamo anche noi far delle case, alte come a Rio!

Dei componenti la scuola d'allora uno ha già contratto matrimonio cristiano ed altri vi si preparano come è dovere ; cinque poi si sono avviati allo studio del latino!

Loro amore pel canto e per la musica. - Lo sport. - Ottima riuscita nelle arti.

Nè posso tacerle, amato Padre, l'amore che hanno per il canto e per la musica.

Nelle feste principali vi è messa solenne ed i cantori sono i nostri ragazzi, abili ormai ad eseguire più che correttamente una messa in canto gregoriano.

La banda poi rende più liete tutte le feste. Il mattino di ogni giorno festivo, quando alziamo la bandiera nazionale sull'antenna che domina la piazza, la banda suona l'inno brasiliano; così anche al tramonto del sole, quando si abbassa la bandiera. All'atto son presenti tutti gli indii, che per tal modo cominciano a comprendere meglio il concetto di nazionalità, onorando quella stessa bandiera che per bocca nostra e dei figli sanno che sventola rispettata in ogni città della Confederazione, e che abbraccia anche le loro Colonie nel medesimo vincolo di solidarietà e di protezione.

Oltre le scuole di canto e di musica, a contribuire al loro fisico sviluppo i ragazzi hanno pure regolari lezioni di ginnastica militare e scolastica, e so dirle che lo sport interessa grandemente anche gli indii, mentre è per i giovani una vera necessità, sentendo questi nel sangue l'amore alla vita libera del campo e il bisogno di muovere i muscoli. E quindi nostra premura col concedere ad essi frequenti escursioni insieme coi maestri per lavori al campo ed anche soltanto per diporto, che non abbiano a patire. La loro costituzione è sana e robusta. Le malattie sono rare e il vizio è combattuto ; sono morali per non indebolire la loro fibra fortissima.

Pari alla buona riuscita nelle arti liberali è il loro successo nei mestieri. Tre cari giovani mandati a studiare nel nostro Collegio di San Gonzalo a Cuyabà son già tornati a coadiuvare i maestri dei loro compagni alle Colonie; anzi la scuola dei calzolai della Colonia del S. Cuore è diretta da un caro indio civilizzato.

Presentemente altri quattro giovani sono alle scuole professionali di Cuyabà e sei altri attendono allo studio dell'agricoltura nella Colonia di Coxipò. Questi - voglio ricordarlo a loro lode - già due anni or sono ottennero coi loro saggi una bella sovvenzione alla Colonia, in un'Esposizione promossa dal Governo.

Come vede, amatissimo Padre, si lavora e si raccoglie; ma nel numero che siamo, non possiamo fare di più; ci dia quindi, altri Missionari, e noi almeno ad alcuni dei tremila che l'attendono, manderemo l'invito di venire con noi, per apprendere con le verità della fede i principii della civiltà.

Ardito proposito di un'esplorazione ad una tribù più numerosa e più feroce. - Ultima supplica : « Personale e preghiere! »

Termino con una importante notizia. A dieci leghe dalle terre dei nostri, vive e scorazza sull'opposta sponda del fiume, un'altra tribù detta dei Cayapós o dei Chavantes: e non appena sarà giunto il tempo delle secche, cioè il prossimo giugno, noi pensiamo di compiere fra essi un'esplorazione. Secondo i calcoli dei nostri Bororos, quella tribù è composta di non meno di 30.000 indii, più alti, più forti, e più terribili di loro. Pensi che sono i nostri che lo dicono, e quindi dev'essere realmente così, se essi tanto orgogliosi sono costretti a confessare che quella tribù è superiore in tutto alla loro.

Ci dicono anche che , bellicosi e scaltri di natura, i Cayapós tendono sempre agguati; compaiono all'improvviso, come le fiere, perchè sogliono strisciare per terra e visto il nemico spiccano un salto per assalirlo. Nessuno è mai penetrato fra loro, o per lo meno nessuno ne ha fatto ritorno. Neppure i Bororos vi sono riusciti e quindi essi non hanno nemmeno coraggio di accompagnarci : hanno troppe prove della terribile superiorità dei loro vicini.

Ma noi tenteremo ugualmente l'impresa: è questo un nostro fermo proposito, se al Signore piacerà aiutarci. Se riusciremo a stringere le prime relazioni con quella tribù, quale trionfo per la civiltà e per la Religione !

Ella quindi, amato Padre, preghi e faccia pregare a questo fine. Io parto commosso per le tante prove di affettuoso interesse date alle nostre Colonie dai nostri Superiori e dai buoni Cooperatori e dalle buone Cooperatrici, specialmente di Francia; e porto con me 8ooo metri di stoffa, 3000 camicie, 500 vestiti completi da ragazzi, 200 da uomini, 400 per donne, 1500 coperte, 375 dozzine di fazzoletti, e filo, aghi, pettini ed altri oggetti da regalare agli indii che vengono sempre a visitarci, ed anche una discreta provvista di coltelli e di ferramenta; ho con me anche due dinamo, sicchè presto avremo anche la luce. Dica ai nostri benefattori che, giunti alle Colonie, celebreremo insieme coi nostri neofiti una solenne funzione religiosa secondo le loro intenzioni!

Ma la luce del Vangelo, questa luce divina che sola può ricondurre a civili sentimenti le tribù più barbare, quando brillerà alle numerose schiere selvagge, che già l'invocano come un benefizio? Ecco perchè rammento a Lei, amato

Padre, le mie suppliche : « Nuovo personale e molte preghiere ».

Mi benedica ancora una volta con tutti i Missionàri!

Torino, 7 novembre 191o.

Suo dev.mo figlio in Corde Jesu Sac. ANTONIO MALAN.

PATAGONIA MERID.

Visite illustri a Punta Arenas. L'opera civilizzatrice di Mons. Fagnano. (Lettera del Sac. Maggiorino Borgatello).

Punta Arenas, 12 ottobre 191o. REV.MO ED AMAT.MO SIG. D. ALBERA,

In occasione del 1° Centenario dell'Indipendenza del Chilì la nostra casa di Punta Arenas ebbe molte visite illustri. Quasi tutti i Comandanti, ufficiali e soldati delle varie navi da guerra appartenenti a nazioni straniere, che furono di passaggio per lo Stretto di Magellano, ebbero la bontà di fare una visita alla nostra casa, ammirando l'opera civilizzatrice, iniziata e felicemente compiuta da Mons. Fagnano in queste remote parti della terra.

Cominciò la serie delle visite la R. Nave Italiana « Etruria » dal 14 al 2o di agosto. Venne dapprima l'ottimo Comandante sig. Adolfo Repetto, che conobbe la S. V. Rev.ma a Sampierdarena e ne serba il più caro ricordo. Da lui ci venne confermata l'elezione della S. V. Rev.ma a Rettor Maggiore della nostra Pia Società. Era accompagnato dal Console Italiano in questa città, sig. Contardi, e da molti ufficiali della stessa nave. In seguito vennero quasi tutti gli altri ufficiali e soldati a vedere il nostro piccolo museo territoriale.

Passarono in seguito due navi da guerra della Repubblica Argentina il San Martin ed il Belgrano ; ed il Comandante Comedore Quiroga venne anch'egli a visitare il nostro Collegio e Museo con molti altri capitani, ufficiali e soldati.

Quindi fu la volta della nave Montevideo della Repubblica Orientale, ed anche il Comandante di questa e gli ufficiali e marinai vennero a farci visita.

Passarono quindi tre navi della Repubblica del Brasile: il Bahia, il Tamayo ed il Tymbirá, la cui ufficialità insieme con tutto l'equipaggio non solo ci venne a visitare ripetutamente dimostrandosi entusiastica dell'Opera nostra, ma riconoscente a Dio per scampato naufragio, lasciava in Punta Arenas un bellissimo esempio di fede e di pietà. Molti di quegli ufficiali e di quei marinai furono istruiti nei nostri collegi del Brasile e conservano molta gratitudine verso i loro educatori. Uno ci disse che la mamma sua fu una delle fondatrici del Collegio di Nictheroy, un altro che era stato colà otto anni e ne parlava con infinito piacere. Il Signore li conservi sempre ottimi cittadini e ferventi cristiani.

Finalmente, il 7 del corrente, chiuse la serie delle visite illustri il Principe Franz von und zu Windischgraetz, parente della Casa Imperiale di Austria, il quale è incaricato dal suo Governo di fare studi commerciali nei paesi del Centro e del Sud America. Venne col Console Austriaco e col sig. Governatore civile del Territorio. Alto della persona e di nobile presenza, è affabile con tutti e gentilissimo nel tratto da rendersi simpatico a quanti lo trattano da vicino. Visitò il Museo, l'Osservatorio Meteorologico, i laboratorii dei falegnami, dei tipografi, ecc. Ebbe belle parole d'encomio pei Salesiani, rallegrandosi di averli anche nella sua patria. Stette solo due giorni in Puntarenas e proseguì il viaggio verso l'Argentina col piroscafo tedesco Lisak.

Prima di lui era stato pure a visitarci il ministro plenipotenziario d'Austria nel Chilì.

Nel terminar questa mia le dirò che in questi giorni ebbi la consolazione di ricevere l'abiura dell'eresia e di battezzare sotto condizione due giovani ed un adulto, protestanti inglesi, che passarono al Cattolicismo, entrando così nel grembo della Chiesa Cattolica. Frammezzo alle spine sbocciano di quando in quando anche delle rose.

Abbia la bontà di comunicare questa lettera all'amatissimo nostro Prefetto Apostolico Mons. Fagnano, affinchè egli, che insieme con Mons. Cagliero coi sudori spesi per la civilizzazione della Patagonia e specialmente di queste Terre Australi ha reso venerato e benedetto il nome salesiano in tutto il mondo, ne tragga argomento di consolazione.

Ella ci ricordi al Signore nelle sue sante orazioni e voglia benedire queste Missioni e confortare Monsignore col dargli un buon rinforzo di personale pieno di zelo, di carità e di abnegazione, capace insomma di proseguire l'immortale opera sua.

Della S. V. Rev.ma

Um.mo figlio in C. e M.

Sac. MAGGIORINO BORGATELLO, Missionario salesiano.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel santuario avremo quest'intenzione generale

Ricorrendo in questo mese il 69° Anniversario del principio dell'Opera Salesiana, imploreremo da Maria SS. Ausiliatrice una speciale benedizione su tutti gli Oratori festivi, che continuano la prima iniziativa del Venerabile Don Bosco.

GRAZIE E FAVORI

Tre navi brasiliane salve per miracolo (*).

Ritornando da Valparaiso tre navi della Repubblica del Brasile, il Bahia, il Tantayo e il Tymnbirì, furono sorprese da una così terribile burrasca tra il Golfo Trinidad e il Capo Pilar che tutti gli equipaggi credettero di essere da un momento all'altro travolti sotto le onde. Un marinaio del Tymrabirà fu spazzato dalla coperta della nave e gettato in mare, e più non apparve. E la burrasca cresceva. Che fecero ? Ricorsero a Dio per mezzo dell'intercessione della nostra buona Madre Maria SS.ma Ausiliatrice, facendo voto di offrire al Santuario di Maria Ausiliatrice in Nictheroy una navicella di cera e di celebrare ai piedì del monumento una bella funzione in suo onore. Contro ogni aspettazione ecco che cessa la burrasca, sicchè appena giunsero a Punta Arenas si affrettarono a far celebrare due messe solenni, l'una nella domenica 2 corr. e l'altra il lunedì 3, con intervento di tutta la ufficialità e di tutti i marinai, edificando tutta questa popolazione pel loro religiosissimo contegno, essendo stati in ginocchio dal principio alla fine della messa. Il Comandante del Tymbirà, sig. Gentil A. de Paiva Meira, aggiunse alla manifestazione religiosa anche un'offerta pei poveri ; e tutti andarono a gara per avere una medaglia di Maria Ausiliatrice. Vollero anche tre belle immagini di questa nostra tenera Madre, per ornarne le navi, in pegno di fiducia nella sua protezione e insieme di riconoscenza per la segnalatissima grazia ricevuta.

Punta Arenas, 12 ottobre 191o.

SaC. MAGGIORINO BORGATELLO,

Missionario Salesiano. L'Ausiliatrice dei moribondi !

Ne' giorni passati di questo corrente mese, una giovane sui 19 anni, per la ormai troppo avanzata tisi, da cui era affetta, si trovava agli estremi, ma, assolutamente, in nessun modo, voleva adattarsi a ricevere i conforti religiosi, persuasa sempre di poter guarire. Riuscendo vano ogni tentativo, le offersi una medaglia dì Maria Ausiliatrice, e per tre sere consecutive, prima di prender riposo, recitai tre Ave perchè s'inducesse a prepararsi ad una morte cristiana aggiungendo, se avessi ottenuto la grazia, che l'avrei pubblicata nel Bollettino Salesiano.

Oh! potente Ausiliatrice! La grazia non si fece aspettare. Infatti l'ultima sera del breve triduo alle 23.45 mi vennero a chiamare, perchè mi portassi al capezzale della sopra detta inferma. Ne ascoltai la confessione, ma la S. Comunione si disse di portargliela nel mattino seguente. Giunto a casa, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice esclamando : « O Beata Vergine, voi avete cominciata l'opera, deh! compitela» e mi coricai. Era l'una e mezzo dopo mezza notte, allorchè fui nuovamente chiamato per recare sull'istante il SS. Viatico alla povera moribonda, avendolo chiesto ella stessa. Difatti lo ricevette con edificante divozione, e circa mezz'ora dopo, appena ricevuta l'Estrema Unzione con la Benedizione Papale, rendeva l'anima a Dio!

La grazia non poteva essere più evidente. Pieno perciò di riconoscenza e d'amore verso una sì tenera Madre, soddisfo alla mia promessa. Evviva Maria Ausiliatrice!

Villa S. Caterina (Modena), 12 ottobre i9io.

D. CLEMENTE FERRAGUTI.

Ricorrete a Maria Ausiliatrice.

Aspettava con ansia le vacanze pasquali per recarmi a Valdocco a ringraziare la Madonna di un favore ottenuto, quando, proprio il venerdì santo, il mio bambino cadde ammalato di scarlattina, e quindi di un grave tumore al naso, che gl'impediva la respirazione, e poteva essergli fatale, se non subiva subito l'operazione. Fuori di me dal dolore, dopo essere stata alquanto perplessa finalmente mi decisi, ed il due maggio accompagnai il bambino a Torino alla clinica del professore Gradenigo. L'operazione fu fissata pel giorno 5 ed al mattino per tempo io mi recai al Santuario di Valdocco e là inginocchiata ai piedi della SS. Vergine Ausiliatrice pregai tanto con fervore per il buon esito dell'operazione ed incominciai la novena consigliata da D. Bosco. La Vergine esaudì le mie preghiere, poichè l'operazione riuscì benissimo, sì che dopo due giorni il bambino potè alzarsi di letto. Ma Iddio voleva provare ancor una volta la mia fede, permettendo che il bambino fosse assalito da un nuovo malore. Un'otite acuta lo fece divenire completamente sordo, mentre gravi febbri maligne in pochi giorni lo ridussero in fin di vita. La mattina del 12 maggio, più che mai addolorata, mi recai un'altra volta al Santuario e ai piedi della Vergine piansi e pregai per lungo tempo implorando la guarigione del mio bambino, promettendo di pubblicare la grazia sul Bollettino, se l'avessi ottenuta. Quindi passai in sacrestia, ordinai un triduo e nello stesso tempo incominciai una novena. Oh potenza di Maria Ausiliatrice! finito il triduo la febbre diminuì e giorno per giorno la salute del piccolo ammalato migliorò sempre. Tant'è vero che il 26 maggio potè uscire dall'ospedale e recarsi in mia compagnia al Santuario di Valdocco.

Ma, guarito dalle febbri, il bambino era ancora completamente sordo, e Maria fu così buona che in capo a pochi giorni gli ridonò l'udito.

Ora sta così bene che nessuno conosce che abbia fatto una malattia così lunga e così grave.

Oh! imparino tutti, quanto sia generosa la beata Vergine nel dispensare grazie e favori a chi ripone in Lei la sua fiducia !

S. Damiano d'Asti, 11 luglio 191o.

LUCIA TORTA.

Sia benedetta in tutto il mondo!

Da 21 mesi tenevo - come deposito d'una seria malattia fatta - una piaga nella gamba sinistra che di quando in quando, al minimo strapazzo mi doleva assai, e la piaga aveva un largo cerchio paonazzo nel cui centro era un foro purulento. Praticai tutte le cure prescrittemi dal medico, ma invano. « Il male, diceva questi, è interno e dipende da una vena varicosa, perciò sarà molto difficile che guarisca, ed è più probabile invece che diventi cronico e incurabile. » Tali erano anche i miei timori, allorchè una buona persona mi suggerì di affidarmi a Maria Ausiliatrice facendo con fede una novena. Chi lo crederebbe? L'ottavo giorno vidi chiusa la ferita e scomparso il paonazzo, senza enfiagione e senza male. Solo una cicatrice era rimasta, testimonio della grazia ricevuta. Vorrei che la bontà di Maria SS.ma Ausiliatrice fosse conosciuta nel mondo intero!

Barcone (Lecco), 5 settembre 191o.

POMI CATERINA in TANTARDINI.

Molare. - Due anni or sono, cadendo malamente, mi ruppi un braccio. Il medico non avendo potuto accorrere subito, non giunse più in tempo a curarlo come si doveva, essendo assai gonfiato. Passata, con alcuni giorni di aspettazione, la gonfiezza, mi operò ma senza sicura speranza di riuscita. Infatti, quando dopo 17 giorni di letto e di sofferenze, alzandomi, provai a muoverlo, lo trovai rigidissimo ; e mi sentii la dolorosa condanna: « Bisogna romperlo, nuovamente romperlo per unir meglio le parti rotte ! »

Ricorsi fervidamente a Maria Ausiliatrice, promettendole, se mi evitava la penosissima operazione, un'offerta e la pubblicazione della grazia. E intanto mi recai all'ospedale della vicina città. Qui, coi raggi, fu verificato che le due parti erano mal connesse; ma con mia grande esultanza, dopo alcun tempo di aspettazione, mi si assicurò la piena guarigione senz'altro. Difatti da due anni adopero il mio braccio per qualunque lavoro e fatica, senza alcun male, tanto è agile, forte e flessibile.

Riconoscentissima compio il mio voto, supplicando la potente Ausiliatrice ad assistermi e proteggermi sempre insieme con la mia famiglia.

5 settembre 191o.

MADDALENA FERRARIS.

West-Stchbridge. - Era circa la metà di ottobre dello scorso anno 19o9, quando un nostro piccolo bambino di 3o mesi, per nome Giuseppe, cadeva ammalato di laringite, e il male si aggravò tanto che ridusse il bambino agli estremi. Chiamato il medico, gli porse tutte le cure che la scienza gli additava, ma senza speranze. In simile angustia, la mia sposa si rivolse alla gran Madre Ausiliatrice con una novena e colla promessa di un'offerta per una Santa Messa e della pubblicazione della grazia. L'ultimo giorno della novena era anche il giorno fissato dal medico per una nuova operazione. Mia moglie, appena alzatasi, recitò le brevi preghiere della novena, e mise al collo del bambino una medaglia di Maria Ausiliatrice, affidandolo alle sue mani.

Quanto è buona Maria, nostra Madre ! Pochi istanti dopo il bambino era sano e vispo come prima, tanto che giunto il medico poco tempo dopo, disse : - È guarito ed è un miracolo!

Sciolgo le nostre promesse inviando una piccola offerta.

11 ottobre 1910.

SILVIO NEGRINI.

Berceto. - L'inno della mia riconoscenza salirà perenne a te ogni giorno della mia vita!... Tu mi fosti Madre in ogni tempo, in ogni luogo; mi liberasti da vari pericoli dell'anima, mi ridonasti colla salute la pace del cuore e mi liberasti anche dalla morte. Grazie, o cara Ausiliatrice! In segno della più sentita riconoscenza, mando una tenue offerta per le Missioni Salesiane.

31 agosto 1910.

Suor Lucchi METILDE.

Sestri Ponente. - Era il 2 di aprile 1910, quando la mia cara consorte, colta da forti febbri, fu costretta a porsi a letto. Chiamato il dottore, dopo parecchi giorni ci disse che trattavasi di una grave infezione intestinale. Nella probabilità di un'imminente sciagura ricorsi con gran fiducia a Maria SS. Ausiliatrice; e dopo pochi giorni, con meraviglia del dottore curante, la mia cara consorte si trovò perfettamente guarita. Siero rese le più fervide grazie alla potente Regina di Valdocco.

12 settembre 1910.

REPETTO Giov. BATTISTA.

Volvera. - Con viva riconoscenza rendo infinite grazie a Maria SS. Ausiliatrice per avermi ottenuto un favore segnalato. Mia figlia, dopo 20 giorni di febbri tifoidee, fu colpita da un accidente che la rese immobile dalla parte sinistra. Non avendo più alcuna speranza di guarigione mi rivolsi alla Vergine Ausiliatrice, promettendo un'offerta se mi otteneva la grazia, e la SS. Vergine mi ha esaudita.

Ottobre 191o.

B. MARGHERITA.

Alessandria. - Il giorno 14 ottobre 19o9 mi presentai a D. Rua, di felice memoria, chiedendo la sua benedizione e le sue preghiere per ottenere tre grazie molto importanti. La nostra buona Mamma già me ne concesse una; perciò mi sono recata al suo santuario per ringraziarla ed ho fatto la mia offerta. Dalla tua infinita bontà, o Maria Ausiliatrice, m'aspetto che anche le altre due grazie mi siano concesse, essendo certa che la fiducia in te non può essere delusa.

Ottobre 1910.

E. R.

Poirino. - Il 19 dicembre dello scorso anno il nostro piccolo Stefano inavvertitamente si bruciò alla faccia. La parte ustionata ben presto assunse carattere pericoloso, minacciando di deturpare gravemente la guancia sinistra. In quei momenti angosciosi ci raccomandammo alla Madonna di Don Bosco, facendo promessa di far pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Non mancò la misericordiosa e potente Regina a venirci in aiuto; si notò tosto nelle condizioni del piccolo infermo un miglioramento che andò sempre progredendo sino a completa guarigione. Riconoscenti a Maria SS. Ausiliatrice adempiamo la promessa.

16 ottobre 1910.

Famiglia BROSSA.

Busto Arsizio. - Il giorno 2o giugno raia madre si ammalava gravemente per congestione cerebrale, ed aveva già ricevuto gli ultimi conforti religiosi quando ricorsi a Maria Ausiliatrice, cominciando uua novena. Al termine di questa cominciò a migliorare, e adesso è perfettamente guarita. Evviva Maria Ausiliatrice!

Settembre 191o.

GIUSEPPINA TERCONI.

Bosa. - Nell'aprile u. s. la mia bambina Franceschina, di anni 7, venne colta da bronchite in forma grave. Impossibile ci sembrava la guarigione. Colle lagrime agli occhi ci raccomandammo a Maria SS. Ausiliatrice, promettendo di render pubblica la grazia, e implorammo le preghiere dei giovani dell'Oratorio. Dopo qualche giorno la bambina cominciò il desiderato miglioramento, così rapido e decisivo, che in breve le ridonò perfetta salute.

Coll'animo riconoscente invio una tenue offerta in ringraziamento.

6 agosto 1910.

TERESINA MOCCI SOLINAS.

Mendoza (Repubblica Argentina). - Quanto sei buona, o potente Ausiliatrice dei Cristiani. Erano otto anni che veniva lavorando per porre termine ad un affare di somma importanza. Inutili erano tutte le mie fatiche ed industrie , poichè le cose si complicavano ogni dì più. Perduta ogni speranza umana, ricorsi alla potente Ausiliatrice dei Cristiani con promessa di offrire lire venti per la sua chiesa, se nel termine di otto giorni avessi veduta la fine della faccenda. Oh bontà di Maria! Il medesimo giorno in cui feci la promessa, senza altri impegni da parte mia, tutto si aggiustò, in modo pacifico e favorevole. Riconoscente a Maria Ausiliatrice per il favore concessomi, sciolgo la promessa.

Agosto 1910.

G. A.

Torino. - Sia lode eterna a Maria SS. Ausiliatrice, vera Madre di grazie, salute degli infermi.

Il 14 dicembre scorso, durante la mia lezione di scuola, fui colpita da sincope: perdetti immantinenti l'uso della parola e di tutta la parte destra del corpo e mi vidi ridotta in condizioni gravissime, anzi disperate. Ma su di me vegliava provvida la Madre celeste. Ella fece ch'io avessi pronti i soccorsi dell'arte medica e mi rimettessi rapidamente con piena meraviglia di quanti circondavano il mio letto. Dalle consuete occupazioni sentirsi repentinamente sbalzati sulla soglia dell'eternità , e dopo alcune ore d'angoscia e di trepida sospensione fra la vita e la morte, trovarsi in modo altrettanto rapido restituiti alla vita nelle pristine condizioni, oh! non è forse un fatto meraviglioso?

6 luglio 1910.

E. ALLASIA.

Ivrea. - L'anno scorso caddi seriamente malato, in modo che dovetti sospendere i miei studi e rinunziare alla via intrapresa. In sì doloroso frangente ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice e in poco tempo mi trovai completamente ristabilito. Rendo pubbliche grazie a chi mi ha soccorso con materna bontà.

3o ottobre 191o.

HARTMUELLER CARLO GIUSEPPE.

Ottennero pure grazie da Maria S.S. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A) - Acqui : Moreno Carolina 2 - Agliano Pavia Angela, 5 - Agliè Canavese : Tappero Francesca, 10 -id.: Gallinati Alessandrina, i -Alassio : G. T., io -Alcamo : Mistretta Suor V., 5 - Alessandria; Lunati Sandalio, 5 -A vola: Ch. Piccione Sebastiano, 15.

B) - Bagnalica: Brena Luigi, 5 - Biassono Eufemia Lomazzi, 5 -Bologna: M. B., 5 - Bormio Bellotti Giuseppe, 2 -- Brescia : Cuizzetti Giovanni, 2.

C) - Cadiroggio : Severi S., zoo - id. : N. N., 5 - Cagliari : N. N., i - Canale d'Alba : Capelletto Giovanna, 5 - Carmagnola : Coniugi Castello, i - Casal fiumanese : Biffi Angelina, 25 - Castellano (Trentino): Baroni Adele, 2.40 - id.: Manica Alceste, 1.05 - id.: N. N. 0.42 - Castello di Codego : N. N., 5 - Cavallerleone : Pausa Bartolomeo, 15 - Ceresole d'Alba: Boretti Margherita, 3 - Champorcher : Box G. B., 5 - Chivasso : Torasso Antonio, 2.50 - id.: Tonengo Angela, 2 - Civitanova : Fioravanti Carolina, 5 - Colognola ai Colli N. N., 5 - Como : Noli Ch. Pietro, 5 - Cornedo Trettenero Scolastica, 5 - Corte dei Cortesi Aglio Carolina, 9 - Curnasco : Sonzogni Fedele, i.

F) - Fego di Varzi : Albertazzi G., 2 - Foglizzo L. M., 20 - Frazzano : Piscitello Maria Anna, io.

G) - Gambellara: Ziri-Vignato Domitilla, io - Grana Monf .: Arrobbio Silvio, 5

I) - Ivrea : N. N.

L) - Lanusei : Gina L. 5 - La Santa di Monza Fumagalli Maria, 4 - Leones (Rep. Argentina): Filippo Garrone, 50 per il felice viaggio dei suoi genitori - id.: per guarigione di un nipotino - Lindenstr (Insbruek): Panizza Giuseppe, 12 - Locana Giacometto-Vernetti Marianna, io - Lu Monf.: N. N. io.

M) - Maniago: Rosa Veroier di Noè, io - Mason Vicentino : Lunardini Virginia, i - Mede Lomellina : Sartori Francesca, 2 - Milano : Malingher Rosa io - id.: N. N., io- Montalenghe Guglielmino Antonio, 2 - Mornese : N. N., 14.

N) - Napoli : Fossa Emilia, 2 - Nizza Mon/. Brema Elisabetta, 5 - id.: Decri T. - Novara Peroni Antonietta.

O) - Osasio : Ferrero Domenico.

P) - Padova : Andreetta Elisa, 5 - Palermo Cannello Rosa, i - id.: N. N., 2 - Pezzaze : Gabrieli Angela, 5 - Piazza Armerina : La Pegola Enrichetta Ved. Monastra, 5 - Piovani (Possano): Abrate Carlo, 2 - Pont S. Martin : Ferraris Clotilde, 5 - Pozzo di Fassa (Trentino): Costazza Maddalena, 12.

R) - Ramona (S. Fé-Rep. Argentina): Baudino Catalina, 24- Riva di Chieri : Finello Francesca - Rivarolo Canavese : Mosetto G. B., io - Roana Fabris Maria Frigo, io - Roletto di Pinerolo Losano Michele, 3.

S) Salussola A rro : Biasetti Falcetto Olimpia -S. Damiano d'Asti : Franco Anna, 2.50 - S. Elpidio a Mare : S. P., 30 - S. Vittoria d'Alba : Badeliino Angela, 6-id.: Bongiovanni Giuseppe, 2 - Sapri : Carolina Peluso e sorelle, 7 - Savigliano Borello Caterina, 5 - Scalenghe : Parietti Margherita, 3 - Schio: L. P. L. - Serrenti: Francesca Carta, 5 - Sesta Godano : Taramaschi D. Lorenzo, 5.

T) - Torino : L. M. P., 5 - id.: Giuseppa Pianezza, 5 - id.: Torelli Albina - id.: Gamma Carolina, 2-id.: S. M.-id.: P. G., z., o - id. : Anfossi - id.: R. T., 5 - id.: Chiereghino Faustina, 2 - id.: Piazza Giuseppa, per segnalatissima grazia, 5 - Tortona : Testore De Maria 2.

U) - Udine : Ch. Cerutti Giuseppe 5.

V) - Varazze : R. A., 2 - id.: Comotto Stefano - Veneria : Gemma Giuseppe B., io - Venezia : Cucito Giovanni, 5 - Vezza d'Alba: Alloi Ludovica, 2 - Vinchio d'Asti : Battaglia Caterina, 2 - Vittorio : Due persone, 8.

Santuarìo di Marìa Ausìlìatrìce

TORINO-VALDOCCO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, ed anche per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.,

Dal 10 dicembre al 10 gennaio.

16 dicembre - Novena del Santo Natale - Ore 6, messa, canto delle profezie, predica e benedizione solenne - Ore 19, canto delle profezie, predica e benedizione solenne.

24 dicembre - Solenne commemorazione mensile di diaria Ausiliatrice.

25 dicembre - Solennità dei SS. Natale di N. S. - Ore 9,30, messa solenne - Ore 15, Vespro, predica e benedizione.

26 dicembre - Festa di S. Stefano - Discorso dopo la messa delle 6 e benedizione; discorso prima della benedizìone della sera.

31 dicembre - Benedizione dopo la messa delle 6 ed alla sera.

I gennaio - Capo d'Anno - Esposizione del SS.mo Sacramento dalla messa delle 6 fino alla sera - Ore io, messa solenne - Ore 16, vespro, discorso, rinnovazione dei voti battesimali, Te Deum e benedizione solenne.

6 gennaio - Epifania di N. S. G. C. e primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, Esposizione del SS.mo Sacramento dalle 6 alla sera - Alle ore 9.30 messa solenne - Alle ore 15, vespro, discorso e benedizione.

NOTE E CORRISPONDENZE

Riverente omaggio.

Il Santo Padre ha innalzato alla Sede Vescovile tit. di Derbe e dato in Ausiliare all'Em.mo Arcivescovo di Torino il rev.mo.,

MONS. ANGELO BARTOLOMASI, dottore in

S. Teologia, Professore di Filosofia nel Seminario Arcivescovile di Chieri e Canonico di quell'insigne Collegiata.

Al giovane Prelato, che siamo lieti di annoverare fra i più zelanti nostri Cooperatori e che tante prove ci ha già dato della Sua affettuosissima benevolenza, umìliamo i più cordiali rallegramenti e i più fervidi voti.

I Cooperatori Salesiani, a norma del Regolamento, non hanno determinata obbligazione pecuniaria a vantaggio delle opere di D. Bosco, ma fanno mensilmente o annualmente quell'oblazione che detta la carità del loro cuore. Trovandoci in fin d'anno, ci permettiamo di ricordare

quest'articolo del Regolamento, anticipando l'espressione della più viva riconoscenza a quanti ci faranno avere la loro offerta in questa circostanza, inviandoci almeno Lire 3 per sopperire alle spese di stampa e spedizione del Bollettino.

Tra gli Emigrati.

NEW YORK. - Il 16 ottobre inauguravasi una fiera di beneficenza a favore dell'erigenda Chiesa di Maria Ausiliatrice. Il Dr. Ferrante, tratteggiò dal punto storico l'origine e le fasi delle fiere, e disse cose peregrine, per cui ripetuti applausi accolsero il suo dire. Fragorosi battimani sottolinearono anche le sue ultime parole, quando si augurò che gli Italiani di quel quartiere avessero tanta ambizione da favorire il progetto di una nuova Chiesa e intanto l'aiutassero materialmente quant'era loro possibile con la felice riuscita della Fiera. Aggiunse che la nuova Chiesa avrebbe dovuto essere bella, graziosa « quale si addice al genio artistico italiano, perchè è privilegio degli Italiani essere artisti, e questo privilegio finora nessuna nazione ce l'ha tolto ».

La fiera si chiuse il 24 dello stesso mese con un grande « ricevimento ». - I banchi degli oggetti provveduti a cura delle società parrocchiali di S. Luigi, S. Giuseppe, Don Bosco, Immacolata, S. Anna, Maria Ausiliatrice, erano frequentatissimi. La festa fu abbellita dalle suonate della Filarmonica S. Luigi.

Il banco della Compagnia dell'Immacolata risaltò primo per merito ed ebbe due premi: un Rosario di ametiste legate in oro con un crocefisso d'oro, ed una penna d'oro e avorio graziosissima.

HAWTHORNE (New York). - L'Em.mo Card. Vincenzo Vannutelli al « Columbus College >.

L'Em.mo Card. Vincenzo Vannutelli, Legato pontificio al Congresso Eucaristico di Montreal e alla Consacrazione della Cattedrale di New York, la domenica 16 ottobre, prima di partire per l'Italia, volle onorare d'una sua visita il Collegio Italo - Americano che i nostri confratelli hanno in Hawthorne.

Sua Eminenza vi giunse in elegante automobile alle 4 pom., insieme con S. E. l'Arcivescovo di New York, Mr. McGrane, donatore del Collegio, e alcuni prelati. Gran numero di sacerdoti del clero regolare e secolare, di suore, e signori e signore, erano già accorsi all'Istituto per partecipare alla festa.

I collegiali accolsero l'Em.mo Principe al canto dell'inno « Figli d'Italia, un cantico ecc. » e quando il Cardinale si assise sotto il maestoso arco d'entrata, gli diedero il benvenuto con due bellissimi componimenti, uno in italiano, l'altro in inglese.

Sua Eminenza si alzò e parlò paternamente. Disse che era felice di essersi recato a visitare l'Istituto e che sarebbe partito dall'America col dolce ricordo dell'accoglienza avuta dagli alunni; questi studiassero, fossero buoni e corrispondessero alle cure dei loro Superiori, per cui pure ebbe belle espressioni di incoraggiamento.

Gli hurrahs più festosi accolsero le sue parole; hurrahs che si ripeterono all'indirizzo del Papa, dell'Arcivescovo e di Mr. McGrane.

- Pochi giorni prima, gli alunni dello stesso Collegio, festeggiavano solennemente il « Columbus Day » il giorno di Cristoforo Colombo.

La bandiera tricolore che sventolava da una delle guglie dell'istituto richiamò l'attenzione di tutta la popolazione americana circostante, che accorse numerosa a rendere più bella la festa. I giovani, lietissimi, dopo la preghiera di ringraziamento, ebbero un grande match a « foot ba!l » ed alle tre pomeridiane, in ordine di parata, seguiti dagli alunni delle scuole pubbliche del paese e del « Dominican Institute » di Sherman Park, capitanati dal gran maresciallo sig. Pietro Rizzo, sfilarono dinanzi i loro superiori. Quindi si recarono nella vasta sala del « Gymnasium » per un solenne trattenimento musico letterario.

Questo si aperse colla nostra marcia reale, e poi prese la parola il rev. D. Focacci, genovese, per commemorare l' immortale suo concittadino. Al discorso seguirono prose e poesie, canti ed inni, coronati dalla parola del Direttore ; e belle proiezioni cinematografiche resero più vario il trattenimento.

Trai figli del popolo.

PUEBLA DE LOS ANGELES (Messico). - I principi di un Oratorio. -- Ci scrivono in data 15 settembre: - « Omai si compiono due anni, dacchè potentino dare principio, in piccolo, ad una grande idea: un oratorio in tutta forma in questa simpatica cittadina. Le difficoltà non erano poche e la pricipale veniva costituita dalla mancanza di un luogo adatto. Un cortile di pochi metri fu e continua ad essere, finchè la Provvidenza non ci darà meglio, il nostro campo d'azione.

» Cominciammo l'opera con sette monelli, proprio di quelli che a Napoli chiamano del basso porto e che da lontano sembrano vestiti. Poverini! ci credevano metodisti e da prima c'insultarono: però quando si avvidero che la cosa era diversa e che veramente li amavamo, si fecero docili, amorevoli, e furono degna base del poco di bene che potemmo qui ottenere fra i figli del popolo. Oh sì! che era al tutto interessante e commovente il vedere, dopo due mesi dall'apertura, quei pochi metri di terreno duro ed arido, privo di qualsiasi giuoco ed attrattiva infantile, brulicare ciononostante di birichini, vispi e contenti, proprio di quelli che piacevano a Don Bosco!

» Ma la scena più commovente forse avveniva la sera di certi sabati, quando, ritornando stanchi dall'officina, si fermavano alla porta dell'oratorio, ed in piccoli capannelli, al vento, alla pioggia, raccolti sotto una povera cobija, ripassavano il loro catechismo aspettando il momento che l'Oratorio si aprisse. E che venivano a fare? Solo per confessarsi ed essere alla mattina seguente i primi ad accostarsi alla mensa degli angeli. E noi? Con un piatto di buon viso e con la visuale di un Oratorio immenso con circoli religiosi, sportivi e sociali, tirammo avanti la baracca per qualche mese, finchè si passò al solido con dar principio alle prime comunioni: e ci consola il poter constatare il progresso reale della gioventù, stabilita nelle vicinanze del nostro microscopico Oratorio. Già da 15 à 25 sono le comunioni settimanali costanti, e la frequenza al catechismo domenicale oscilla sempre fra i 110 e 13o; il qual numero nelle feste di prima classe si va mutando in 200 e 250 ed anche 270, come successe la festa di Maria Ausiliatrice dell'anno scorso.

» Già abbiamo posto mano alla Compagnia di San Luigi, e le ascrizioni di giovani volonterosi sono in continuo aumento. Ciò, se da un lato ci riempie il cuore di consolazione, dall'altro ci preoccupa: quando potremo avere un locale conveniente ? Questa necessità andò accentuandosi la festa di Maria Ausiliatrice che celebrammo il 29 dello scorso maggi con un tempo splendidissimo. Più di 70 giovani si accostarono alla sacra mensa; e il piccolo cortile, adornato con semplicità, continuò tutto il giorno ad accogliere ragazzi. Alla processione, che fu un vero trionfo,. seguita da un piccolo trattenimento ginnastico e da una illuminazione che voleva essere alla veneziana, potemmo contare fino a 500 intervenuti, escluso, il contributo proporzionato dall'intervento del fiorente collegio degli interni, che vennero a rallegrarci con la loro banda.

» Cinquecento fanciulli in un cortile, dove, quando arrivano a 350 uno già stenta a muoversi, credo che diano l'idea del bene che potrebbe fare un oratorio spazioso in questa cittadina, che non a torto è chiamata degli Angeli. Davvero che la docilità e l'educazione connaturale nei figli del volgo è qualche cosa di straordinario, e direi degna di uno studio speciale. t perciò una spina ben dolorosa, il vedere che le scuole governative, laiche per legge, si mutano in antireligiose, senza contare che l'elemento protestante va ognor più infiltrandosi. Oh se questo considerassero i nostri Superiori, riflettendo che questo giardino scherzante fra due oceani deve essere come il ponte di unione fra l'America latina e l'America sassone, certamente alla prossima spedizione di missionaria non mancherebbe un buon drappello diretto alle remote spiaggie messicane...»

TRIESTE. - S. A. I. l'Arciduchessa Maria Giuseppina, vedova del principe Ottone (fratello dell'Arciduca Ereditario) e sorella del Re di Sassonia, il 23 settembre onorava di una sua visita l'Oratorio Salesiano di Trieste ed in tale occasione esponeva il desiderio, che era un invito, di assistere ad un concerto della scuola di musica istrumentale.

L'augusto desiderio non poteva esser espresso in un momento più propizio, poichè la banda doveva inaugurare di quei giorni la sua nuova uniforme e i nuovi strumenti. Pertanto la domenica 25 settembre, accompagnati dal loro direttore Don Rubino, quei bravi ragazzi si recarono con il vaporino allo storico castello di Miramar, dove furono accolti affabilmente da S. A. I. l'Arciduchessa e dall'Arciduca Carlo Francesco Giuseppe, suo figlio, cui spetterebbe il trono qualora non venga modificata la legge di famiglia degli Asburgo.

Sotto la direzione del maestro Toffolo, la brava scuola suonò con valentia nello splendido parco producendosi in uno scelto programma. A concerto finito, Sua Altezza I. espresse a tutti il suo pieno gradimento, e si degnò posare innanzi l'obbiettivo insieme col figlio, tra i giovani suonatori, nei quali resterà indimenticabile la grata impressione della casa visita, che l'affabilità degli augusti ospiti aveva reso altamente piacevole.

TORINO-VALDOCCO. - Circolo Sportivo Valdocco. - Il 23 ottobre u. s. il Circolo Valdocco, che nel Concorso Nazionale di Padova, aveva l'onore di vincere la « Coppa Padova » nella gara Allievi, festeggiò solennemente, con una riuscitissima accademia, la conseguita vittoria e la distribuzione degli altri premi, sommanti a 26, nelle gare individuali. Sedeva alla presidenza il nostro rev.mo Rettor Maggiore Don Albera, e rappresentavano il Consiglio Regionale Sportivo il Cons. Zaccone oratore ufficiale, ed il Cons. Bosisio, in rappresentanza del presidente rag. Milanesio.

Parlò pel primo il direttore dell'Oratorio Don Pavia, il quale ringraziò il Rettor Maggiore del gentile intervento e si congratulò vivamente coi suoi giovani per i meritati allori.

Alternati da pezzi musicali eseguiti dalla scuola di musica locale e da due quartetti ad archi, seguirono i discorsi. Il signor Franco, presidente onorario del Circolo, con parole vibranti di schietto entusiasmo giovanile encomiò i premiati e porse un caldo saluto al Consiglio Regionale esprimendo i sensi d'una irremovibile devozione e disciplina.

Il sig. Zaccone parlò della Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane, dell'avvenire che le si prepara e del notevole sviluppo di questi ultimi tempi, per incitare i giovani a sentimenti di fede, di azione e di disciplina.

Dopo la presentazione delle due squadre, ed un saggio musicale della nuova fanfara, salì il palco il rev.mo D. Albera che parlò, tutto affetto e bontà, esortando i giovani a perseverare nella via del bene. Fu salutato alla fine da uno scroscio d'applausi, e per la sala cominciò a serpeggiare una rumorosa irrequietezza giovanile. mentre sul palco si attendeva alla preparazione delle proiezioni cinematografiche, tutte di soggetti sportivi, le quali coronarono egregiamente la festa.

- Il Circolo « Auxilium », il veterano dei Circoli dell'Oratorio, invitava di quella medesima sera un bel nucleo di benefattori ed amici ad un deliziosissimo saggio musicale, dato dalla sua brava sezione mandolinistica, sotto la direzione del M° Ceretti. Agli applausi raccolti in gran copia dal pubblico cólto e gentile uniamo i nostri rallegramenti.

IVREA. - Un nuovo Oratorio festivo. - A ricordo permanente delle solennissime feste centenarie celebrate in Ivrea ad onore del Beato Veremondo, grazie alla generosità, allo zelo apostolico ed alle premure dell'Ecc.Mo Vescovo Monsignor Matteo Filipello, la città ha potuto arricchirsi di un Oratorio festivo « destinato - come disse il

Pensiero del Popolo - a salvare dalla strada e dal vizio, i fanciulli del popolo, coltivandone il cuore e la mente, per farne tanti buoni cittadini, utili a sè ed alla Patria». L'Oratorio, posto sotto la protezione di S. Giuseppe, venne affidato ai nostri confratelli; fu iniziato il 3 ottobre ed inaugurato il 10, con intervento dell'Em.mo Card. Richelmy e dei Vescovi presenti alle feste accennate.

Alle 15, il vasto piazzale era pieno di cittadini e di signore, che al giungere del Cardinale e dei Vescovi scoppiarono in fragorosi applausi.

Il Direttore del nuovo Oratorio lesse un applaudito discorso; ed a lui seguì il rev.mo teol. Don Giulio Barberis, direttore spirituale della nostra Pia Società, il quale con parola commossa disse delle benemerenze e dei vantaggi degli oratori festivi.

Come intermezzo, la banda delle Scuole Professionali di S. Benigno Canavese suonò una bella marcia e i giovani della « Re Arduino », che il dì precedente già avevano dato un pubblico saggio ginnico, eseguirono altri esercizi ginnastici assai applauditi.

Infine il sig. Silvio Celata, portò il saluto della stampa e della locale Direzione Diocesana.

In poche settimane gli ascritti al nuovo Oratorio son giunti al numero di 18o e tutti promossi alla Prima Comunione. Si è già fatta la divisione delle classi e dal 3 novembre cominciarono le istruzioni catechistiche. Mentre si attende alla costruzione del palco del piccolo teatrino, si è già fondata una sezione bocciofila, un concertino mandolinistico, e presto cominceranno le lezioni di ginnastica e di canto. I giovani vi accorrono molto volontieri e ne sono entusiasmati; sicchè se ne concepiscono le più belle speranze.

Iddio ricompensi il degno Prelato, che in una Lettera Pastorale annunziò e raccomandò quest'opera a tutta la diocesi, e con lui benedica il rev.mo teol. Giuseppe Marchisio, che contribuì efficacemente all'attuazione dei vivi desideri del zelante Pastore.

SCHIO. - Giovani riconoscenti. - Il 6 novembre i giovani della Società « Concordia » riconoscenti a quell'uomo pio e generoso che fu il « D. Bosco scledense », Monsignor Francesco Panciera, accorsero numerosi a suffragarne l'anima con una generale e fervorosa comunione. Non meno numerosi e ferventi furono i giovani che fecero la loro comunione il 13 dello stesso mese in suffragio delle anime dei loro compagni defunti. La bandiera abbrunata, esposta durante la funzione accanto l'altare del S. Cuore, non solo attestava la loro concordia di idee, ma li affratellava nella stessa carità e nella stessa fede.

- Il 22 ottobre i soci dell'accennato Circolo fecero atto di omaggio al nuovo Superiore dei Salesiani col seguente telegramma:

« Don Paolo Albera, Torino. - Soci Società Concordia, riuniti in assemblea col nuovo Direttore oratorio prima volta dopo sua nomina Rettor Maggiore, protestano loro figliale devozione, pregano accettare Presidenza onorevole già tenuta don Rua, domandano benedizione Maria Ausiliatrice. - Dal Pollolo Presidente.

Ebberò questa risposta

« Società Concordia » Schio. - Commosso affettuoso ricordo mia povera persona, esultante unione cuori, accetto con riconoscenza presidenza onoraria, imploro più elette benedizioni. - Albera.

In Italia.

CASTELNUOVO D'ASTI. - Onoranze a Domenico Savio. - La prima domenica di ottobre, coll'intervento di larga rappresentanza dell'Oratorio salesiano di Torino si celebrò una solenne commemorazione della prima comunione che circa sessant'anni fa faceva in quella chiesa parrocchiale l'angelico allievo del Ven. D. Bosco, il servo di Dio Domenico Savio, nell'età di appena sette anni. Il mattino s'inaugurò una lapide commemorativa sulla casa ove questo caro giovanetto passò parte della sua fanciullezza, e si telegrafarono omaggi al Papa dell'Eucaristia che sprona tutti al banchetto eucaristico. L'ossequente telegramma ebbe la risposta seguente:

« Santo Padre, grato filiale omaggio Salesiani e popolazione Castelnuovo, ringrazia e benedice tutti di cuore ed augura bambini Prima Comunione le sante disposizioni dell'angelico Savio costì commemorato. - Card. Merry del Val ».

- Il dì seguente, oltre la festa del S. Rosario presso la casa del ven. Don Bosco ai Becchi e la solita annuale commemorazione civile di Domenico Savio al vicino Mondonio, quest'anno con intervento di gran folla di popolo, si tenne in Castelnuovo presso il monumento di D. Bosco un ben riuscito concerto dalla banda musicale dell'Oratorio di Torino. Tenne un breve discorso di circostanza il nostro confratello D. Trione alla presenza di Mons. Giacomo Costamagna, Vescovo Titolare di Colonia, dell'on. Gazzelli e di tutte le autorità locali; e a sera si svolse un grandioso trattenimento di beneficenza a vantaggio del locale Istituto Salesiano.

ROMA. - La musica istrumentale degli alunni delle Scuole Professionali dell'Ospizio del S. Cuore al Castro Pretorio prese parte al Congresso Cattolico Laziale, che ebbe luogo ad Anzio-Nettuno l' 11 dello scorso settembre. Insieme col numero imponente di giovani delle istituzioni cattoliche convenute da ogni parte del Lazio, si trovarono ben otto concerti, adunati a concorso nelle ridenti città marine. La palma della vittoria arrise ai nostri bravi giovanotti, i quali nel considerevole numero di 65, sotto l'abile direzione del giovane loro Maestro, eseguirono con mirabile sicurezza la sinfonia Ione di Petrella, riportando il 1° premio con medaglia d'oro, diploma d'onore e lire cento.

Notizie varie.

- L' « Ardens » la simpatica società ginnastica, sorta fra gli alunni studenti, si slanciò dopo le vittorie del Concorso Ginnastico di Frascati al Concorso nazionale di Padova con la squadra allievi ginnasti, riportando una lusinghiera classifica per cui veniva fregiata d'una grande medaglia d'argento di 2 ° grado.

- Compagna di viaggio e trionfi dell' «Ardens » fu l' « Ignis » dell'Oratorio festivo, la quale portava la propria bandiera al Concorso di Padova con 14 inscritti, entrando in gara colla categoria ginnasti sotto la direzione del prof. Baldassarri. La squadra fece onore al caro Oratorio, venendo classificata fra le prime d'Italia coll'assegnazione d'una corona d'alloro ed una grande medaglia vermeille.

All'Estero.

MADRID. - S. M. la Regina Vittoria, accompagnata dalla Dama d'onore De Heredia e dall'Aiutante del Re conte De Aybar, il 7 novembre faceva una visita alle Scuole Salesiane situate sul Corso de Atocha. Accolta dall'ispettore D. Zabalo e dal Direttore D. Castilla in unione con tutto il corpo insegnante, passò nella sala di ricevimento, dove s'informò minutamente dello scopo e dell'andamento dell'istituto ed espresse il vivo desiderio di veder fondata in Madrid una Scuola di Arti e Mestieri per fanciulli poveri ed abbandonati. Quindi l'Agusta Signora passò a visitare le singole classi, intrattenendosi lungamente in ciascuna, interessandosi del profitto degli alunni, rivolgendo loro varie domande ed ammirando i loro semplici lavori manuali, fra cui una graziosa riproduzione in cartone della Chiesa di Maria Ausiliatrice, annessa all'Istituto. Non si può dire la gioia e la sorpresa degli alunni che si vedevano onorati dalla presenza dell'amata Regina.

Com'ebbe finito di visitare le classi, Sua Maestà aveva la degnazione di sedersi sotto il porticato, e di ascoltare un indirizzo di omaggio, letto a nonne di tutti i Superiori e degli alunni, che ben allineati e composti assistevano alla cerimonia. L'ossequioso saluto fu coronato dal canto di una squisita barcarola su parole italiane, eseguita dalla Schola Cantorum. Quindi proseguì la visita al salone dei trattenimenti, che fu assai ammirato dall'Augusta Visitatrice, la quale per ultimo passò in chiesa, ove, in devotissimo contegno, ricevette la benedizione solenne col SS. Sacramento ed assistè alla Salve cantata da tutti gli alunni.

In fine Sua Maestà ammirò gli altari e gli altri lavori sculturati ivi esistenti, eseguiti nelle Scuole Professionali di Sarrià, e ripetè il desiderio già espresso di veder presto istituito un Corso di Scuole Professionali anche nella Capitale. Nell'uscir di chiesa disse nuovamente tutta la sua soddisfazione per la visita compiuta, ed in pegno del suo compiacimento e della sua sovrana bontà lasciò una graziosa offerta allo scopo di procurar un intero giorno di svago agli alunni.

BUENOS AIRES. - Il 12 ottobre, festa nazionale, più di duemila alunni dei nostri collegi di Buenos Aires, compivano la gita consueta al Santuario di

N. S. di Lujàn, e davano uno splendido esempio• della loro pietà accostandosi numerosi alla S. Comunione. Pietà e gioia purissima furono le note dominanti del giorno. Dopo varie partite al football che coronarono il lietissimo desinare, si raccolsero di nuovo sotto le vòlte del Santuario pel saluto di congedo alla Vergine, e fecero ritorno alla capitale facendo risuonare tutti i carrozzoni dei loro treni speciali di canti scolastici e patriottici, vibrati ed armoniosi.

SANTIAGO (Chili). - S. E. il March. Borsarelli di Rifreddo, Ambasciatore straordinario d'Italia, il 9 ottobre visitava le Scuole Professionali della « Gratitud Nacional ». Accolto dal Direttore dell'istituto e salutato dalle note della musica, ascoltò le ossequiose parole di due alunni, e rispose manifestando la più schietta esultanza nel trovarsi in una casa salesiana, all'ombra della bandiera d'Italia, accolto al suono dell'inno reale e salutato in lingua italiana. « Il vostro saluto, disse, mi farà ricordare quando sarò tornato in Italia, che nel Chili vi sono dei giovani educati dai figli di D. Bosco all'amore della Religione e dell'Italia, ed io m'impegnerò perchè anche l'Italia ami ed apprezzi il Chili, come il Chili ama ed apprezza l'Italia ».

Quindi visitò con gran piacere tutta la casa, la quale - come è noto - è in certa guisa un caro monumento nazionale, essendo stata fondata da Mons. Jara per accogliervi gli orfani delle gloriose guerre cilene. Visitò anche la chiesa, ed alla vista del gran quadro di Maria Ausiliatrice, ricordò quello del Santuario di Valdocco, soggiungendo che egli in tenera età, in compagnia di due fratelli, era stato condotto dalla mamma a visitare D. Bosco, la cui immagine paterna gli era rimasta impressa nella memoria.

L'Ecc.mo sig. Marchese si recò di quella stessa sera a visitare anche il nostro Collegio S. Giuseppe, ricevendo le stesse festose accoglienze e provandone egualmente la più cara soddisfazione.

NECROLOGIO

Mons. Pietro Missaglia.

Per oltre 3o anni Parroco di S. Felice, esaminatore sinodale, decano patriarcale e canonico onorario di S. Marco a Venezia, volava al cielo il giorno del 61° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, in età di oltre 83 anni.

Cooperatore salesiano, aiutò le Opere di D. Bosco quanto potè, guadagnandosi da noi tutti la più profonda ammirazione. La lunga infermità sopportata con pazienza ed i meriti accumulati nella lunga e santa vita gli affrettino, con i nostri suffragi, il premio celeste.

Conte Deodato Olivieri di Vernier.

Moriva, sereno come un patriarca, assistito pietosamente dai figli e dai nipoti la sera del 14 novembre, benedetto dal Santo Padre, fiducioso in Dio e nella sua indulgenza. Dopo lunghi atroci dolori la sua malattia parve entrare in un periodo benigno: e furono concesse al morente giornate di pace e di calma, durante le quali, assistito spesso dal suo illustre congiunto Mons. Valfrè di Bonzo, Arcivescovo di Vercelli, e da Mons. Vescovo di Biella, conversava di Dio e si preparava, nella consapevolezza coraggiosa e umile, al gran passo, e l'ora venne.

All'alba del giorno 15, nella campagna di Cavaglià, nella bella campagna tanto cara al defunto, la notizia della sua morte si diffuse in pochissimo tempo gettando nella costernazione quelle buone popolazioni alle quali da trent'anni aveva dedicato tutte le sue cure di saggio, prudente amministratore. Questo patrizio dalle abitudini semplici, tutto dedito alle cure e agli affetti della famiglia, d'indole pensosa e di costume solitario, - ma cattolico nel sangue e pieno di alacre zelo per ogni opera buona, fin dalla prima giovinezza fu un assertore fervidissimo e consapevole dei diritti dei cattolici ed alle salde convinzioni unì mirabilmente l'esempio.

Creato da Leone XIII Cameriere Segreto di Cappa e Spada, ogni anno prima che fosse colpito da un dolore acutissimo - la morte della sua consorte la Contessa Gabriella della Veneria - si recava a Roma a prestare regolare servizio d'anticamera. Era pur insignito della Commenda di S. Gregorio Magno.

L'esistenza semplice e pia di questo virtuoso patrizio sarà ricordata con riverenza e amore. Noi che abbiamo goduto più volte della sua preziosa cooperazione, come nel III Congresso dei Cooperatori salesiani tenutosi a Torino nel 19o3, di cui fu segretario infaticabile, più forte sentiamo il dolore della sua scomparsa, tornandoci vivi alla memoria i suoi molteplici pegni di operosa benevolenza per l'Opera di D. Bosco e di D. Rua, di cui fu cordiale ammiratore.

Mentre presentiamo alla famiglia, e specialmente al suo primogenito conte Carlo, i sensi della nostra profonda condoglianza, preghiamo affettuosamente i lettori ad innalzare una fervida prece sulla sua tomba!

FACCIAMo anche particolari suffragi pei seguenti defunti dal 1° gennaio al lo aprile.

Pedussia Francesco - Carmagnola. Pegorari Lorenzo - Caspoggio. Pernet Angelina - Arnaz.

Perotti Domenico - Sale Castelnuovo. Petronio Maria - Pirano. Piccini Ercole - Poggio Mirteto. Picco Cesira - Sacile. Pittatore Cristina - Fossano. Pit:matti Giulio - Torino.

Policietti Dott. Alessandro - Pordenone. Polleri Stefano - Genova. Pollo Tiziano - Spiazzo Rendeva. Ponte Maddalena - Martina Alba. Porporato Luigia ved. Papone - Cumiana. Preisvalk Teresa - Milano. Punita Maria Domenica - Spilinga.

Rastelli Maria ved. Bosco - Torino.

Razzini Pietro - Cenusco. Riberi Avv. G. B. - Valgrana. Riberi Domenica - Caraglio. Riberi Lucia - Caraglio. Reolfi Carlo- Vesine.

Riccardi Coni. Adalgisa - Vercelli. Rigazio Mons. Emiliano Arc. - Vercelli. Righetti Augusta - Pescantina. Rittatore Filippo - Savigliano. Roffredo Felicita - Alice Belcolle. Rossi Cremona - Cremona. Ruspini Rita n. Brambilia - Como. Scanzi D. Giacinto - Lovere.

Serravalle Costanza n. Francia - Omegna. Signori Volante - Crescia. Silvano Luigi - Cherasco. Simioni Giustina - Cittadella. Simonetti Faustina ved. Pozzè - Lesa. Sommariva Scurazzini Giuseppina - Genova. Stocchino Angela -- Lanusei. Suor Caramelli Catterina - Roma. Surtini Giuseppe - Chiesanuova. Tassarolo D. Giovanni - Munite. Tosi Matilde - Rignano sull'Arno. Triacca Alfonso - Bento Gonçalves, Brasile. Valinotti D. Giuseppe, Prevosto - Bricherasio. Valpondi Cleonice Bapetti - Bologna. Varri D. Guglielmo, Rettore - Bassinghesio. Vaschetti D.r Avv. Frane. Giuseppe - Vignale. Vermiglia Giuseppe - S. Pier Niceto, Messina. Zamburlini Mons. Pietro, Arciv. - Udine. Zeni Antonio - Garda.

Zunino Alessio di Pietro - Sassello.

Dal 1° aprile al 1° novembre.

Aiello D. Francesco - S. Giovanni Galdino. Alberito Lucia - Conegliano d'Alba. Alessio Carlotta - Brusasco. Algeri Rosa - Rosciate Cornolto.

Allasia Maria ved. Borda Bossana - Cavour. Antola Giuseppe - Cogoleto. Archetti Carlo - Iseo.

Arduini D. Pietro - Caprino ver. Baldi Rodolfo - Roma. Barelli Teresa n. Picca - Santhià. Bandini suor Agostina Luisa - Marradi. Bandivo Saverio - Dolianova.   - Barale Matteo - Falicetto. Barale Michele - Roccaforte. Barbugli Paolo - Bettola. Baritti Venin Teresa - Bellano. Basso Giuseppe - Longare.

Battisti D. Antonino - Moretta.

Bedeschi Lorenzo - Granarolo di Faenza. Bedogne Margherita - Bormio. Belli Luigia - Arzignano. Bel lucci prof. Cesare - Scutari d'Albania. Bernardino Angela - Sequals. Pennoni Giulio -.Roma. Berti Ercole - Granarolo di Faenza. Bertizzolo D. Angelo - Arsego. Bertol Caterina - Fondo Trentino, Bessone Bartolomeo - Fossano. Bioglio Barbara - Carmagnola. Bolego Aurelia - Cagnò Trentino. Bonetti Carlo - Genova. Borgogno Francesco - Alba. Boria Giovanni - Trino Vere. Bosio Felicita n. Bagnarano - Chieri. Bosio Albertina ved. Nicola - Torino. Bossolasco D. Carlo - Mombarcaro.

Bozzini Diomira ved. Munerati - Mozzecane. Brizzolari Emilia - Civate. Bressan Emilia in Battistella - Povolaro. Bressan D. Luigi - S. Zeno.

Bruno Catterina n. Vaena - Villanova Solare. Burdese teol. Paolo - Bra. Puzzi Reschini Artemisia - Viggiù. Cagnoni Masio Teresa - Castellanza. Calloni Pietro - Buscate.

Cultori Felicita ved. Grignolio - Varengo Monf. Calosso Carlo - Moncalieri. Cammarata Giuseppe di Clemente - Bufera. Campostrini D. Andrea - S. Anna d'Alfaedo. Fapitanio D. Carlo - Chiuduno. Cappelletti Delfino - Gazzano. Carli Ponzati Chiara - Comacchio. Carossini Caterina ved. Ambrosini - Torino. Carrel Maria Brigida - Aosta. Casalini Antonio - Bologna. Casanova ved. Isabella - Pinerolo. Castageris Giorgio - Calciavacca. Cattori Maria u. Fratessa - Gordola. Cecci Chiara - Orvieto.

INDICE

Articoli e documenti.

Una circolare di D. Rua, pag. 1.

LETTERA del rev.mo D. Michele Rua (1° gennaio 1909), 2.

L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1909, 9.

Norme per i giovani catechisti, 13. Orizzonti nuovi di vita sociale, 14. I Cooperatori Salesiani, 33.

Nozze d'oro sacerdotali: 1) Dignità del sacerdote, 66

- II) L'opera del sacerdozio cattolico, 98.

I tre grandi doni del S. Cuore di Gesù, 169. Cuore di Padre e di Pastore (dall'Enciclica pel 3° Centenario della canonizzazione di S. Carlo Borromeo), 201.

A Sua Santità Papa Pio X, 233.

IL II SUCCESSORE DI D. Bosco, 265 - L'elezione, z66. - L'eletto, 268 - La voce della stampa, 270 - Le congratulazioni, 270 - Il Consiglio Superiore, 271 - Chi sono e che cosa fanno i Salesiani, 283.

LETTERA del nuovo Successore di D. Bosco ai Cooperatori, 297.

Il nuovo decreto per l'età della Prima Comunione, 300.

Il sistema educativo di D. Bosco, 307. Ai lettori, 329.

All'Em.mo Card. Richelmy, 361. La voce della riconoscenza, 362.

Malattia e morte di D. Rua.

I-II) CHI È D. RuA? Cenni biografici, 67, 99III) CHI ERA D. RUA ? id., 171.

La malattia, 65, 97, 119.

In morte di D. Rua, 131.

Gli ultimi giorni, 133 - Verso la fine, 145 - La morte, 150 - I funerali, 152 - La tumulazione, 155 - Le condoglianze, 156 - La solenne commemorazione al Consiglio Comunale di Torino, 16o - Il plebiscito della stampa, 162 - Parole di Mons. Salotti, 167.

Onoranze funebri: I) a Torino, 177 - II) a Roma, 209 - III) a Nizza Monferrato, 213 - IV) nel Piemonte, 214 e 240 - V) in Lombardia, 242 - VI) nel Veneto, 244 - VII) in Liguria, 245 - VIII) Emilia e Romagna, 247 - IX) nell'Italia Centrale, 272 - X) Italia Meridionale, 274 - XI) in Sicilia, 275 - XII in Sardegna, 278 - XIII) all'Estero, 279 e 321.

Commemorazioni civili, 181, 240, 282.

Echi della stampa, 184.

Una preghiera, 249.

Relazioni varie.

Le decorazioni della Tomba di D. Bosco in Valsalice, 38.

La prima adunanza dei Direttori diocesani di Sicilia, 118.

Care e tristi notizie, 205 (Ved. Lettere di famiglia). Il giorno di Natale a Betlemme, 364.

La 3a Esposizione delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane.

Il perchè dell'Esposizione, 234.

L'inaugurazione, 236 - Visite illustri, 239 -

Cenno descrittivo, 303.

Il convegno degli ex-allievi, 330 - La festa di chiusura, 331 - Albo d'onore, 334 - Elenco dei premi, 335.

L'educazione estetica dell'operaio :discorso di Emilio Zanzi, 328.

II VI° Congresso dei Cooperatori (al Chilì).

I) Resoconto generale, 36 - II) Alcuni particolari, 71 - III) Le solennità religiose, 105 - IV) Voti e raccomandazioni, 105 - V) Il ricordo del Congresso, 1o6.

Unioni ex=allievi.

Il Circolo « Giovanni Bosco » di Torino; l'Associazione « Risparmio e Previdenza », 10. Regolamenti : i) Associazione ex-allievi di Bologna, 284 - II) di Parma, 306.

Lettere di famiglia.

Dal Sud-Africa : L'Istituto Salesiano di Cape Town (D. E. Tozzi): I) Rimembranze, 73 - II) Il presente, 107 - III) Necessità e vantaggi della nuova fabbrica, 310. - IV) La costruzione del nuovo istituto, 371.

Da Mozambico : Terribile innondazione ed uragano (D. M. Recalcati), 205.

Dal Chubut : L'incendio della Missione di Rawson (D. B. Vacchina), 206.

Da Costa Rica : Il Collegio di Cartago distrutto (D. F. Guerra) I e II, 207 - Tra le rovine di Cartago ( D. G. Misieri), 252.

Dal Chilì : L'incendio del Collegio di Concepción (D. B. Gentilini), 342.

Dal Guatemala : L'elezione del Successore di D. Rua (Mons. G. Cagliero), 369,

Dalla Sicilia : Inaugurazione dei padiglioni all'oratorio di S. Luigi (D.. L. Farina), 369.

Dalle Missioni.

BRASILE-MATTO GROSSO: La tribù dei Bororos: Studi del Sac. A. Malan : V, 312 - I trionfi della fede (D. A. Colbacchini), 344 - Un appello commovente (D. A. Malan), 373.

CHUBUT (Rep. Argentina): Quattro mesi di missione nel Chubut (D. F. Vidal), 285 - Uno sguardo al Chubut (D. B. Vacchina), 286 - (Ved. Lettere di famiglia).

CINA: Nell'isola di Sam-tciou: Lettera 1° (D. Giovanni Fergnani), 44 - id. : Lettera 2°, 76.

CINA E GIAPPONE: Quanto son pochi i Cattolici (D. P. Cogliolo), 186.

INDIE ORIENTALI: Le Missioni Cattoliche nell'India (D. P. Cogliolo), 112.

EQUATORE: Un prezioso contributo per l'etnografia dei Jivaros (Dott. E. Festa), 15 - Un episodio della vita jivara (D. Michele Allioni), 43 - Una escursione ad Indanza (D. M. Allioni), 347.

MOZAMBICO: Quattro battesimi e la missione della Moscellia (D. G. Barilari), 186 (Ved. Lettere di famiglia).

PATAGONIA SETTENTRIONALE: Una missione di dieci

mesi (D. A. Peslarino), 109 - Alle sorgenti del Neuquen (D. M. Gavotto), 2,50 - La Colonia Agricola di Fortin Mercedes (D. P. Bonacina), 351.

PATAGONIA MERID : Visite illustri a Punta Arenas (D. M. Borgatello), 378.

TERRE MAGELLANICHE: Una missione fino ad ultima Speranza (D. P. Renzi), 218.

In lascio : Mattogrosso, 48, 79. - Territorio del Chubut, 79 - Macao, 222 - Viedma, 222 - Rawson, 252 - Junin be los Andes, 2J3 - S. Cruz, 288.

II Culto di Maria SS. Ausiliatrice.

Invito ed avvisi per la festa titolare nel Santuario di Valdocco, 168.

La solennità titolare nel Santuario di Valdocco, 191. Echi della festa titolare, 258.

Nuove chiese e cappelle. -S. Maria de Casapúa, 22. La consacrazione del nuovo tempio di Almagro a Buenos Aires, 254.

Feste e date memorande. -Messina, 352.

Grazie di Maria Ausiliatrice e graziati - pag. 22, 49,81,1'4,193,223,255,289,317,353,380

Tra gli Emigrati.

Paterson, 28 - Gli Italiani nell'Argentina, 41 - Cuzco, 55 - New York, 55, 294. 380 - Buenos Aires, 87 - Colonia Piaguy, 88 - Mendoza, 89

Barbacena, 195 - Costantinopoli, 197 - Hawthorne, 380.

Tra i figli del popolo.

Trieste, Modica, Riva di Chieri, S. Ambrogio Torinese, 28.

Livorno, Roma, Trieste, Torino-Valdocco, Perosa

Argentina, Savona, Betlemme, 56.

Sliema-Malta, Trieste, Roma-Testaccio, Macerata,

Lima, 91.

Roma, Schio, Trieste, Cordoba, Novara, Spezia, 12 1. Ferrara, Casalmonferrato, Torino, Firenze, 230. Caluso, Chioggia, Napoli, Pisa, Cagliari, S. Benigno Canavese, Trino Vercellese, 258.

Trieste, Sliema-Malta, Birchircara, Roma, 292. Roma, Napoli, Savona, New York, Mercedes, 323. Roma, Treviglio, Malta-Sliema, Birchircara, 356. Puebla de los Angeles, Torino, Ivrea, Schio, 385.

Gli ex-allievi.

Torino, 28, 323 - Bologna, 28o - Sarrià-Barcellona, 91, 325-Buenos Aires, 90, 122, 260, 323 - S. Tecla, 123 - Cordoba, 260 - S. Benigno Canavese, 325 - La Paz, 358 - Novara, 358 - Maroggia, 358 - Cavaglià, 358 (Ved.: Unioni Ex-Allievi).

Notizie varie.

Pel giubileo di D. Rua, 27, 53, 84.

Nozze d'Argento Episcopali, 54 - Un autografo del S. Padre a Mons. Cagliero, 87. Feste e conferenze salesiane, 85.

Congresso Mariano, 1o8.

Omaggi, 27, 195. 385.

Mons. Cagliero in Guatemala, 258, 321.

Gli orfanelli Siri, 321.   - I nuovi Missionari, 329, 356.

A Valdocco:

L'8 dicembre, 26 Il V I Congresso Piemontese della Gioventù Cattolica, 27 - Avviso; Il i ° dell'anno; in onore di S. Francesco di Sales, 55 - La festa di S. Luigi, 228 - Arrivo di orfani siri, 259.

Italia:

Caltagirone, 230 - Casale, 124 - Castelnuovo 387 - Chieri, 124 - Chioggia, 124 - Este, 295 - Ferrara, 260 -Firenze, 92, 198 - Lanusei, 295 -Marina di Beva, 198-Milano, 58, 92-Mogliano Veneto, 58 - Napoli, 29 - Nizza Monferrato, 29, 125 - Novara, 59, 230 - Parma, 124, 230, 261 -Roma, 30, 59, 198, 230, 261, 387 - S. Benigno Canavese, 30 - Torino, 6o.

Estero:

Alessandria d'Egitto, 326 - Arequipa, 62 - Betlemme, 61, 125,261 - Barcellona, 95 - Bernal, 3,58 - Bogotà, 126- Buenos Aires, 31, 62, 326, 388 - Cartago, 199 - Gerusalemme, 125 - La Serena, 261 - Londra, 126 - Madrid, 388 - Paysandú, 31, 358 - Pernambuco, 359 - Punta Arenas, 93 - Nictheroy, 326 - Santander, 94 - Santiago, 388 - Smirne, 261 - Tanjore, 6o , Viedma, 31 -Vienna, 198.

Necrologio.

D. Michele Rua (Ved. sopra).

D. Giuseppe Lazzero, Salesiano, 103.

D. Carlo M. Baratta, Salesiano, 191.

D. Giuseppe Bertello, Salesiano, 367.

Albera Giovanni, 263 - Baracchi Luigi, 199 Barbagallo D. Alfio, 63 - Belmonte Catterina Cussino, 359 - Bertoldi Mons. Giacomo, 359 - Bonelli Donna Gina, 127 - Bosco Conte Ottavio di Ruffino, 31 - Cherubin Mons. Francesco, 326 - Chistino D. Giuseppe, 63 - Cogliolo cav. Matteo, 327 - Cottinelli P. Antonio, 95 - Cucchietti Teresa Oddenino, 359 - Frattini D. Paolo, 63 - Giordano Maria Maddalena ved. Cambiaso, 3,59 - Guidobono Cavalchini Garofoli Marianna, 31 - Inverardi D. Marco, 63 - Lantieri Can. Ferdinando, 295 - Lueger dott. Carlo, 126 - Marozio Mons. Carlo, 326 - Marti D. Francesco, 63 - Merizzi D. Giuseppe, 63 - Micanzi D. Paolo, 63 - Missiaglia Mons. Pietro, 388 - Montaldo Lorenzo, 127 - Nai Giuseppe, 263 - Panciera Mons. Francesco, 295 - Pariani D. Oreste, 231 - Pifferi Mons. Guglielmo, 263 - Olivieri de Vernier Conte Deodato, 388 - Raimondo Caterina, 327 - Rampon Santacatterina Maria, 31 - Rizzardi contessa Orsolina, 327 - Rossato Pia ved. Bianchi, 327 - Rossi Margherita, 31 - Satolli Card. Francesco, 62 - Scoppa Baronessa M. Enrichetta, 126 - Scotton Mons. Jacopo, 231 - Terreno Mons. Gio. Antonio, 63.

Cooperatori defunti. Pag. 127, 327, 359. 389.