ANNO XXXVIII - N. I PERIODICO MENSILE I GENNAIO 1914
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Il Sac Paolo Albera ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane 1
Il nostro « Supplemento » di Dicembre 7 L'Em.mo Card. Rampolla . . . 8 Don Bosco al letto del Conte di Chambord . 10 Il Cinquantenario dell'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme 12 Don Bosco nelle Indie .
L'Opera di Don Bosco nell'Argentina, nell'Uruguay, nel Chili e nel Brasile (Lettere di D. Trione): v 16
Tesoro spirituale .
DALLE MISSIONI: Cina: La vita dei nostri Missionari: scene di dolore, di pietà e di fede . 18 IL CULTO Di MARIA SS. AusiliATrice: Pel 24 corrente - Grazie e graziati . 23 NOTE a CORRISPONDENZE: Per la festa di S. Francesco di Sales -- A Valsalice - A Valdocco - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Tra i figli del popolo - Notizie varie . . , . 26 Necrologio e Cooperatori defunti . . . . 30
Torino, I gennaio 1914.
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
NEL prendere in mano la penna per darvi una breve notizia delle opere che col divino aiuto abbiamo potuto compiere nell'anno decorso, e di quelle cui vorremmo attendere mediante la protezione di Dio e la vostra carità nell'anno incominciato, un cumulo di pensieri si affaccia alla mia mente. Vedo innanzi a me tutti i miei cari Confratelli, che in punti così lontani e diversi lavorano indefessamente per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, e ovunque li scorgo circondati, assistiti e sorretti da numerose schiere di zelanti Cooperatori e di buone e gentili Cooperatrici, cui dopo l'aiuto di Dio conosciamo di andar debitori di tutto il bene che possiam fare. Pertanto la prima parola che sale in questo giorno dal mio cuore è una parola di ringraziamento a Dio e a Voi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici. Noi abbiamo sempre pregato per Voi e continueremo a pregare perchè Iddio in compenso della Vostra carità Vi benedica largamente insieme con le Vostre famiglie, Vi prosperi in ogni interesse spirituale e temporale conforme i Vostri desideri, e se a Lui così piace Vi doni anche in questa vita il premio che Vi meritate.
Benediciamo il Signore!
Un pegno di questa benedizione divina io lo ravviso nel fatto di veder prolungata la Vostra vita fino a oggi, mentre, insieme con parecchie decine di cari Confratelli, più di 50o Cooperatori e Cooperatrici, di cui non pochi insigni per dignità e per alta benevolenza verso l'Opera Salesiana, sono scomparsi dalla scena di questo mondo. Che Iddio, ricco in bontà e in misericordia, per le preghiere delle anime da essi beneficate, doni loro quella preziosa corona di gloria che si andarono intrecciando in vita colle opere buone. Voi intanto abbiatevi, coi miei rallegramenti, l'assicurazione della più sentita riconoscenza e l'augurio di ogni celeste benedizione.
Nè sol per questa e per molte altre ragioni personali Voi avete a benedire il Signore, ma dovete benedirlo dal più profondo del cuore anche come membri di quella famiglia, che a Lui piacque suscitare attorno a Don Bosco. I Salesiani e i Cooperatori, uniti negli stessi ideali, anelano di comun accordo ad affrettare il trionfo di Gesù Cristo in mezzo alla società, seguendo lo stesso programma di azione, cioè il programma tracciato da Don Bosco. Ne avviene che le difficoltà e le prove che si frappongono all'attuazione di questi desideri, son prove e ansietà comuni, e comuni son anche i conforti che Iddio benedetto ci manda sulla stessa via.
Or bene anche il 1913, come non andò esente da spine e da preoccupazioni, fu anche, per grazia di Dio, cosparso di rose e di consolazioni.
La maggiore di queste ci venne dallo slancio con cui si celebrò in ogni parte l'anno XXV° dalla morte di Don Bosco. Il Bollettino vi ha dati ampi resoconti delle solenni Commemorazioni celebratesi, dei discorsi detti da eminenti personaggi del Clero e del Laicato, e dell'ampio coro di lodi che la stampa di ogni colore levò in tale circostanza alla memoria di Don Bosco. Eppure si può dire che tali descrizioni furono molto inferiori alla realtà. Bisognava vedere, come ho veduto io, città ìntere commoversi e, direi, esaltarsi all'eco del suo nome quasi si trattasse dell'uomo più illustre e più benemerito del loro paese; e bisognava udire gli oratori più eloquenti dichiararsi inetti a tesserne le lodi, e contemplare strettamente unite in questi omaggi imponenti tutte le Autorità, ecclesiastiche, civili e militari, e i Rettori e i professori dei primi Istituti d'istruzione, e le famiglie più nobili per lignaggio, per posizione sociale e per censo, con numerosissime popolazioni che nel suo nome formano quasi una sola famiglia! Durerà eterno nel mio cuore il ricordo del lungo viaggio compiuto nei primi mesi del 1913 attraverso la Cattolica Spagna, ma fra' le mille prove di benevolenza prodigate all'umile mia persona, una che vorrei chiamare « causa e fine di tutte le altre » rimarrà indelebile e confortante nella mia memoria, e questa fu la stima, l'amore, e la venerazione unanime per Don Bosco.
In questa meravigliosa dimostrazione mondiale, che a parer mio è una parte del premio che dà il Signore all'eroica umiltà dei suoi Servi, meritamente primeggiano i nostri Ex-Allievi. Non appena il Consiglio direttivo della loro Federazione Internazionale lanciò l'idea di erigere al comun Educatore nel 1° Centenario della sua nascita un Monumento stilla piazza di Maria Ausiliatrice in Torino, e bandì l'appello per la raccolta delle offerte necessarie per attuare la nobile idea, si destò tale una gara nelle singole Associazioni, che non dubito punto di veder facilmente radunata dai nostri Ex-Allievi la somma richiesta pel Monumento.
Benediciamone di cuore il Signore, il quale sembra voglia accrescere Egli stesso la fama di santità del suo Servo anche col moltiplicare le grazie più strepitose merce la sua intercessione; e mostriamogli la nostra riconoscenza colla preghiera del ringraziamento e con opere sante, memori che il miglior modo di attestargli la nostra gratitudine è quello di renderci sempre più degni di un tanto Padre.
Un altro motivo di particolar conforto, che piacque alla Divina Bontà di dare alla Famiglia Salesiana, io lo vedo nella crescente diffusione del soavissimo culto di Maria Ausiliatrice. Convien dire che il Venerabile D. Bosco sia stato veramente inspirato a proporre ai suoi figli spirituali la divozione alla Madonna sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani, se questo titolo ha conseguito in così breve tempo il più ricco splendore di fervente ed operosa pietà. Basta, o cari Cooperatori, dare uno sguardo alle numerose chiese e cappelle innalzate in ogni parte del mondo a questa celeste ed amorosa Protettrice e a quelle che sono attualmente in costruzione; o contare gli altari su cui troneggia la sua cara Immagine, enumerando i cuori d'oro e d'argento e le tabelle votive che li adornano in pegno d'implorati favori; o percorrere gli elenchi delle cento e cento Associazioni dei suoi divoti, stabilite canonicamente ed aggregate all'Arciconfraternita che ha sede nel Santuario di Valdocco, mercè le quali si contano a più milioni i cristiani d'ogni età, sesso e condizione che si fanno un vanto di zelare il suo culto, per essere costretti a ripetere: «A Domino factum est istud, et est mirabile in oculis nostris! È il Signore che in un'età così piena di materialismo, d'indifferenza religiosa e di miscredenza, come la nostra, ha suscitato tanto fervore; Egli solo poteva compiere un prodigio così meraviglioso ai nostri occhi ».
Quest'accenno, che torna senza dubbio carissimo per se stesso a chiunque ama ed ammira l'Opera di Don Bosco, nell'imminenza del Centenario della Nascita di questo buon Padre e del Centenario della Festa di Maria Ausiliatrice non può non assumere un'espressione speciale, piena di santa allegrezza e di soavi speranze.
Sotto tali auspici l'Opera di Don Bosco compì felicemente anche nell'anno teste decorso un bene rilevante.
In primo luogo essa proseguì indefessamente l'apostolato intrapreso gli anni precedenti; e questo fu, come sempre, il maggior prodigio della Vostra carità. Per Voi infatti, o benemeriti Cooperatori, i nostri Oratorii festivi e i nostri Ospizi e Istituti e Collegi di educazione, proseguirono ad essere il porto di salute per tanti giovanetti; e mentre nelle varie Missioni continuarono ad avere assistenza materiale e spirituale numerose schiere di neofiti, per mezzo di altre opere migliaia di altre anime godettero anch'esse dei benefizi del Vostro zelo mirabilmente operoso.
Oltre ciò, che ho detto a ragione « il maggior prodigio della vostra carità », si ebbero varie opere nuove, cui non posso far a meno di accennare.
Prima, se non in ordine di tempo certo per rilevanza di spese, fu la spedizione di 6o nuovi Missionaria, attesi quasi angeli del cielo in molte nostre Case, incredibilmente stremate di personale e impossibilitate a fornirsene da se. Essi presero congedo da noi il 4 ottobre u. s. ai piedi dell'altare di Maria Ausiliatrice; e Voi non potete credere le angustie che prova già il mio cuore di padre nel leggere le commoventi suppliche che mi continuano a giungere da tutte le parti, essendo stato troppo scarso il numero dei nuovi operai evangelici di fronte ai troppo urgenti bisogni. Eppure non ci fu possibile fare di più, anche perchè si dovettero aprire nuove Case nel Vecchio Continente.
In Italia abbiamo assunto stabilmente la direzione dell'Oratorio Festivo con annessa Chiesa pubblica a Finale Emilia, dove si recavano da due anni alcuni nostri confratelli da Parma; - mercè l'istituzione di un dopo-scuola abbiam reso quotidiano il fiorente Oratorio Festivo di Borgo S. Donnino, -si è inaugurato un Oratorio Festivo a Varazze ; - e abbiamo stabilito una nuova casa a Torre Annunziata, nel Golfo di Napoli, per l'istruzione morale e religiosa della gioventù di quella numerosa popolazione.
Una fondazione di alta importanza si è compiuta in Ungheria. Per le insistenti preghiere di molti Cooperatori ungheresi avevamo aperto da più anni un Collegio per giovanetti di quella nazione a Cavaglià nel Biellese. Molti di questi diedero il nome alla nostra Pia Società, ed ora avendo alcuni compiuti gli studi e raggiunta la dignità sacerdotale, fin dallo scorso ottobre ci siam trovati in grado di fondare un Istituto Salesiano nel cuore stesso dell'Ungheria, cioè a Szentkereszt, presso Bajóth, mentre c'è tutto a sperare, che, con l'aiuto di Dio, ad esso potranno seguire altre fondazioni.
Contemporaneamente, memori dello scopo primario della nostra Pia Società, abbiam assunta la direzione dell'Oratorio festivo d'Isola nel Golfo di Trieste - aperto un Oratorio a Rovigno al sudovest della penisola d'Istria - e stabilita una nuova residenza ad Adalia nel Golfo omonimo, nella Turchia Asiatica.
Due altre fondazioni si ebbero nella Spagna. La prima è quella di Alicante, ove per lo zelo intraprendente di quei Cooperatori e specialmente del rev.mo Abate Can. Nàjera, a niuno secondo nel più intenso affetto a Don Bosco e all'Opera Salesiana, son sorti come per incanto un nuovo Collegio e una splendida Chiesa, dedicata a Maria Ausiliatrice. L'altra fondazione fu quella di Triana presso Siviglia, che si esplicherà sopratutto nell'Oratorio Festivo.
Altre opere, non meno rilevanti delle accennate, si son compiute o proseguite o iniziate nell'anno decorso: alludo alle molte fabbriche in costruzione presso i nostri istituti, imperiosamente richieste dal bisogno di locale; e sopratutto alle molte Chiese che per la loro mole ed ampiezza basterebbero da sole, o cari Cooperatori, a testimoniare la costanza della vostra generosità e la vitalità dell'Opera di Don Bosco.
Alcune di esse furono condotte a compimento nel 1913, ad es. la chiesa di Maria Ausiliatrice a Concezione nel Chilì e quella dedicata al Sacro Cuore di Gesù a Bahia Blanca nella Repubblica Argentina; ma numerosissime sono quelle tuttora in costruzione. - Oltre le già note, come quella di S. Agostino a Milano (di cui è tanto indispensabile il compimento quanto grave è la spesa), il Santuario della S. Famiglia a Firenze e quello del S. Cuore di Gesù sul Tibi Dabo a Barcellona - ricorderò il Santuario del S. Cuore di Gesù al Valentino a Casalmonferrato, le belle chiese intitolate a S. Giuseppe, una a Przemysl nella Galizia e un'altra a Barcellona, il Tempio dell'Immacolata a Punta Arenas, le chiese di Maria Ausiliatrice a Talca e Linares nel Chilì, e, per tacere di moltissime altre, i monumentali Santuari che verranno dedicati a Maria Ausiliatrice a Lima nel Perù, a Montevideo nell'Uruguay, a Nictheroy nel Brasile, e nella città di Messico capitale, i quali formeranno altrettanti ricordi permanenti del 1° Centenario della Festa di quest'amorosissima Madre.
Con tante imprese fra mano, io non posso e non voglio, o cari Cooperatori, proporvi nuove opere che vengano ad accrescerci gli impegni già troppi e troppo gravi; quindi mi terrò pago ad accennarvene una sola, facendomi un dovere di proporvi in antecedenza la pratica di alcuni mezzi, che non solo ci faciliterebbero la possibilità di far fronte agli impegni cui dobbiamo necessariamente provvedere, ma assicurerebbero anche un progressivo sviluppo alle Opere nostre.
Il primo mezzo che vi propongo è quello di trovarci nuovi Cooperatori. Se per un occhio profano è meravigliosa la rapidità con la quale l'Opera Salesiana si è sparsa in tutto il mondo, la meraviglia cessa per chi ricorda e ammira quel gran numero di anime generose che consacrarono ogni loro appoggio morale e materiale al Venerabile Fondatore. Le nobili famiglie Cays, Passati, De Maistre, Callori, Uguccioni, Colle e tante altre, furono esse che, per disposizione ammirabile della Divina Provvidenza, resero possibile a Don Bosco lo svolgimento del suo Oratorio. Lo stesso, fatte le dovute proporzioni, accadde ed accade nella fondazione di ogni Casa Salesiana.
Ma il tempo vola e col tempo scompaiono dal nostro fianco anche i più cari Benefattori e le più generose Benefattrici, mentre continuano e talvolta aumentano i bisogni di aiuto e di soccorso. Com'è possibile rimediare a queste dolorosissime perdite? Col trovare altre anime generose che prendano il posto di quelle chiamate da Dio a raccogliere il premio della loro carità, e a ciò debbono mirare anche le Vostre industriose sollecitudini, o cari Cooperatori e pie e zelanti Cooperatrici. A quella guisa che noi rendiamo il miglior servizio all'Opera nostra se ci facciamo una cura speciale di procurarle nuove vocazioni, Voi eziandio darete ad essa il massimo degli aiuti se vi studierete di affezionarle altri cuori, che possano continuare dopo Voi la Vostra missione generosa. A tal fine procurate d'educare al vostro spirito i vostri figliuoli; e parlando di Don Bosco e delle sue Opere, della loro indole, del loro scopo e sopratutto del bisogno che ne ha l'odierna società, sforzatevi con ogni industria a suscitare in ogni ceto nuovi Cooperatori. Rammentate che Voi farete sempre cosa egualmente per noi provvidenziale, sia che ci rimettiate l'obolo della Vostra carità, sia che ci facciate avere il nome di un nuovo Cooperatore o di una nuova Cooperatrice!
Il secondo mezzo che intendo additarvi per venirci pili efficacemente in aiuto è quello di diffondere l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni dei giovani adulti allo Stato Ecclesiastico. Non è necessario che io Vi dimostri come oggidì torni purtroppo a farsi gravemente sentire la deficienza di vocazioni al sacerdozio e perciò come sia a proposito il diffondere e sostenere una tal opera istituita da Don Bosco. e Essa - scriveva il buon Padre - è posta sotto agli auspizi della S. Vergine Ausiliatrice, perchè Maria essendo dalla Chiesa proclamata Magnum et singulare in Ecclesia praesidium, si degnerà certamente proteggere un'Opera che mira a procacciare buoni ministri alla Chiesa. Di fatto Iddio in questi tempi concede innumerevoli grazie a chi invoca l'augusta sua Madre sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani ». Ma per questo e non ci sono mezzi stabili, l'Opera è totalmente affidata alla pietà dei fedeli e specialmente dei nostri Cooperatori Salesiani. Ognuno può concorrere come Oblatore, Corrispondente, Bene fattore
» 1° Gli Oblatori si obbligano per due soldi al mese, oppure per un franco all'anno. Pei Sacerdoti basta che celebrino una Santa Messa, cedendone la limosina a beneficio dell'Opera.
» 2° Corrispondenti sono quelli che in onore dei dodici Apostoli si fanno
capi di una o più dozzine di Oblatori, ne raccolgono le offerte, indirizzandole al Direttore dell'Opera. I corrispondenti ricevono con riconoscenza qualunque piccola offerta, fosse anche di un soldo all'anno.
» 3° Benefattori si appellano quelli, che a piacimento fanno qualche offerta in danaro od in natura per es.: in commestibili, in biancheria, in libri e simili. Quelli che offrono 300 franchi all'anno possono a loro scelta inviar gratuitamente un allievo all'Istituto ».
Fin qui Don Bosco.
Oh! se tutti i Cooperatori Sacerdoti, ascoltando il suo invito paterno, si facessero oblatori e Corrispondenti, e i benemeriti nostri Zelatori e le nostre benemerite Zelatrici li imitassero!
Oh! se vi fossero numerose famiglie che volessero ascriversi fra i Benefattori, per aver tutto il merito innanzi a Dio di uno o più sacerdoti procurati alla Chiesa, i quali pregherebbero quotidianamente secondo le loro intenzioni e le metterebbero a parte di tutto il bene che essi verrebbero a fare coll'esercizio del loro ministero !
Ma ora, io non posso trattenermi dall'additarvi anche un'opera la quale ci costringerà a nuovi sacrifizi di mezzi materiali e di personale, e tuttavia è di una necessità estrema, e questa è l'assistenza spirituale della nuova Patagonia. La Patagonia d'oggi non è più quella di trent'anni or sono. In quella immensa regione le sponde dei fiumi e i piedi delle Cordigliere si van popolando di paesi di cinquecento, mille e duemila abitanti, per lo più emigrati dall'Italia e della Spagna, la maggior parte dei quali, come vi diceva l'anno scorso, son privi di ogni assistenza religiosa, perchè i pochi Missionari destinati a ciò non possono visitarli che brevemente e appena ogni due o più anni. È quindi necessario lo stabilire, almeno nei luoghi più centrali, nuovi gruppi di Missionari, cui sia facile visitare quelle popolazioni, tenere ad esse congrui corsi d'istruzione religiosa, e dar loro comodità di battezzare i figliuoli, di confessarsi, di comunicarsi e di celebrare religiosamente i loro matrimoni, finchè la Provvidenza non ci mandi i mezzi di edificar anche le chiese che debbono loro servire di parrocchie. A tal uopo io vorrei destinare, se pur sarà possibile, un po' di personale e parte delle vostre elemosine, nel decorso del nuovo anno.
Io termino, ma prima di deporre la penna sento il bisogno, o cari Cooperatori e pie e buone Cooperatrici, di rinnovarvi l'assicurazione della nostra viva riconoscenza. Noi Vi ricordiamo e Vi ricorderemo sempre nelle nostre preghiere. Ogni giorno nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino e in tutte le altre Chiese e Case Salesiane, mattino e sera verranno innalzate al Cielo preghiere speciali per Voi, affinchè « Dio come pregava Don Bosco Vi conceda sanità stabile e vita felice, dia la concordia e la pace alle Vostre famiglie, la prosperità ai Vostri interessi, la fertilità alle Vostre campagne. Insomma le nostre preghiere sono indirizzate ad invocare le divine benedizioni sopra di Voi, affinché dopo aver passati giorni contenti e tranquilli su questa terra, abbiate a godere tutti il frutto della Vostra carità nel più alto dei cieli ».
Vogliate Voi pure raccomandare al Signore tutti i figli di Don Bosco e specialmente chi sarà sempre in G. C.,
Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Obbl.mo Servitore
Lo scorso mese - attesa l'urgenza della spedizione - oltre il Numero solito di dicembre era inviato separatamente a tutti i benemeriti Cooperatori e a tutte le zelanti Cooperatrici un Supplemento del Bollettino, contenente una lettera del Rev.mo sig. D. Albera, che ripetiamo qui quasi integralmente, augurandole - ove occorra - di essere un nuovo e caloroso ma riverente appello alla carità e al buon cuore dei nostri egregi lettori.
Torino, 8 dicembre 1913.
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
.......
.... Non so nascondervi l'esitazione e la tre pietanza che provo nel lanciarvi quest'appello, perchè esperimento ed ammiro continuamente la vostra generosità, e mi son noti anche i vostri sacrifizi per venirci in soccorso; ma le nostre strettezze son tali che debbo farmi violenza e, chiamandovi quasi a raccolta, stendere a tutti la mano in atto supplichevole.
Voi non ignorate l'espansione prodigiosa che ha preso e va tuttodì assumendo l'Opera di D. Bosco ma è possibile dare uno sguardo ai nostri Ospizi ed Istituti di Beneficenza rigurgitanti di alunni, ai numerosi Oratori festivi con tante opere religioso-morali a prò di migliaia di figli del popolo, alle estese Missioni fiorenti in mezzo a popoli selvaggi, all'ampio apostolato di bene che esercitano i nostri confratelli fra gli Emigrati, e non restare stupiti pensando all'ingente soma quotidiana indispensabile pel mantenimento di tali opere? Non è dunque da fare le meraviglie, se tardando alcuni di voi ad inviare la loro offerta ed altri non essendo più in grado di soccorrerci come una volta, l'umile scrivente si trova a quando a quando, come ora, oppresso da tante obbligazioni che lo costringono a chiamare aiuto. Ciò, io penso, è nelle vie ordinarie della Provvidenza, la quale vuol così ravvivare la nostra fede e rendere in pari tempo più opportuna e più meritoria la vostra generosità. Il fatto stesso che le passività vanno annualmente aumentando non dev'esserci motivo di spavento e di angustia, ma piuttosto d'incoraggiamento e di conforto; perchè, se aumentano le spese per lo sviluppo che prendono le Opere della Pia Società Salesiana, tale sviluppo è una prova di più che questa continua ad essere benedetta da Dio.
Noi infatti. o Benemeriti Cooperatori, ci guardiamo ben bene dal gettarci ad occhi chiusi in nuove imprese, anzi, umanamente parlando, aggravati dal cumulo delle obbligazioni e degli impegni già assunti, vorremmo porre un freno ad ogni nuova attività, per restringerci, nel già fin troppo vasto campo di azione; ma quando, di fronte al male che dilaga e al bene che urge compiere, ci vien chiaro dall'alto l'invito a nuove opere per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, non dubitiamo, sull'esempio di Don Bosco, di essere anche un po' santamente audaci. Per questo i nostri Ospizi, benchè sprovvisti di qualunque reddito, vanno sempre affollandosi di giovanetti, molti dei quali totalmente poveri ed abbandonati; e ciò perchè anche, se occorre, - come quando si trattò di dare un asilo e un pezzo di pane a centinaia di fanciulli espulsi dall'Oriente durante la guerra italo-turca - noi non dubitiamo di aprire a due battenti le porte dei nostri Istituti.
Tuttavia di quanti infelici orfanelli non ci è dato di asciugare le lagrime per mancanza di mezzi! Ad esempio qui nell'Oratorio di Torino son più di 200 gli alunni mantenuti gratuitamente e molti altri corrispondono una retta così esigua che non basta neppure alla spesa del pane; eppure solo di questi mesi abbiamo dovuto respingere più di 1200 richieste di poveri fanciulli che ci supplicano, per carità, di ricoverarli all'ombra del Santuario di Maria Ausiliatrice.
Un altro dei fini primari dell'opera di D. Bosco è quello di promuovere le vocazioni ecclesiastiche : e presentemente son circa 1ooo i giovani che mercè il vostro aiuto possiamo mantenere, interamente a nostro carico, sulla via del Sacerdozio. Ma essi non sono ancora sufficienti a fornirci quegli aiuti di personale che sono indispensabili. Avete letto nel Bollettino come, pur con sacrifizi così gravi di cui forse non potete farvi un'idea, noi abbiamo allestito anche quest'anno una spedizione di 6o nuovi Missionari; ma che cosa sono 6o Missionari, divisi fra le molte Case in cui erano richiesti con le istanze più commoventi? Sei appena si poterono assegnare alle Case e Colonie indigene del Matto Grosso, ove la messe è quanto mai copiosa e matura.
Quindi non ci è possibile dare indietro, nè fermarci sulla via nella quale ci ha chiamati il Signore, e perciò proseguiremo ad inoltrarci in essa raddoppiando i nostri sudori e le nostre fatiche, fedeli alla nostra vocazione fino alla morte. Ma Voi, o Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, pur continuandoci i sussidi ordinari della vostra carità, deh! non negateci in circostanze speciali, come questa, il soccorso straordinario della vostra cooperazione. Esso mentre sarà per noi una prova di più del vostro buon cuore, per Voi sarà ascritto a gran merito presso Dio.
Dev.mo Servitore
SAC. PAOLO ALBERA.
NB. - Si riceverà con riconoscenza qualsiasi offerta non solo in denaro, ma anche in generi : come alimenti, capi di biancheria o vestiario o calzatura, arredi e indumenti sacri, suppellettili per scuole letterarie e professionali, ecc.
Le offerte sieno indirizzate al Rev.mo Don Paolo Albera, Via Cottolengo, 32, Torino.
LA mattina del 17 dello scorso dicembre, quando il telegrafo ci recò la notizia della morte repentina dell'Eminentissimo Card. Protettore della nostra Pia Società, restammo costernati e non potemmo trattenere le lacrime, e i nostri alunni, unendosi al nostro dolore, fecero subito speciali suffragi per l'anima con noi così buona dell'Eminente Porporato, applicando per essa le loro Sante Comunioni e le preghiere devotamente recitate innanzi all'altare di Maria Ausiliatrice. Per più giorni ancora, in attesa delle esequie solenni, noi abbiamo continuato a suffragare l'anima elettissima di questo Principe della Chiesa, la cui memoria avrà una pagina d'oro anche nella storia della Pia Società Salesiana.
L'Em.mo Card. Mariano dei Conti Rampolla del Tindaro, del titolo di Santa Cecilia, Segretario della Congregazione del S. Ufficìo, Arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana, Prefetto della Rev. Fabbrica di S. Pietro, Gran Priore Commendatario in Roma del Sacro e Sovrano Ordine Militare Gerosolimitano di Malta, nacque il 17 agosto 1843 a Polizzi, diocesi di Cefalù, in Sicilia. Fatti i primi studi nel Real Collegio Capizzi di Bronte, li compì nell'Almo Collegio Capranica e all'Accademia dei Nobili Ecclesiastici in Roma. Nel 1875 andò Consigliere di Nunziatura in Spagna. Nel 1877 tornò in Roma e fu successivamente Segretario di Propaganda per gli affari di Rito Orientale e Segretario degli affari ecclesiastici straordinari. Nel 1882, consacrato arcivescovo titolare di Eraclea, era inviato Nunzio Apostolico a Madrid, finchè Papa Leone XIII nel Concistoro del 14 marzo 1887 lo creò e pubblicò Cardinale di S. Chiesa.
La benevolenza e l'affetto che l'esimio Porporato nutriva per Don Bosco e per l'Opera Salesiana erano già vivissimi a quel tempo. Fin dall'11 aprile del 1887, egli scriveva da Madrid a Don Bosco:
« Ricevetti a suo tempo e col più vivo gradimento le cortesi congratulazioni che Ella volle dirigermi in occasione della mia elevazione alla sacra porpora e gliene rendo sincere azioni di grazie, benchè l'alto onore che Ella suppone come ricompensa a meriti che io non posso in me riconoscere, sia dovuto unicamente alla sovrana degnazione e bontà del S. Padre verso di me.
» Mi è grato in questa occasione confermarle il mio speciale affetto alla Congregazione Salesiana, rallegrandomi con Lei pel molto bene che fanno i suoi figli nelle diocesi della Spagna dove sono stabiliti; non è guari ne ho inteso fare ampi elogi da distinti prelati. Piacesse al Signore che potessero moltiplicarsi anche più in questa Nazione, oggi tanto bisognosa di chi la preservi dagli inganni dei tristi. »
Poco dopo, dal medesimo Pontefice che l'aveva insignito della Sacra Porpora scelto a Segretario di Stato, il pio, dotto e sagace consigliere di Leone XIII prese ad estendere senza restrizioni la sua autorevole ed inalterata benevolenza a tutta la Pia Società Salesiana, cosicché quando il 1° febbraio 1903 egli venne, in sostituzione all'Em.mo Card. Parocchi passato all'eternità, nominato Protettore dei Figli di Don Bosco, poteva dichiarare che accettava con gioia e ben volentieri avrebbe continuato a favorirci come in passato, ma non sapeva qual cosa di più avrebbe potuto fare per noi: anzi, a parer suo, sarebbe stato meglio che un tale ufficio fosse stato demandato a un altro Cardinale che non ci conoscesse, perchè venendoci a conoscere noi avremmo acquistato realmente un nuovo Protettore. Tanto era l'affetto che ci portava l'Em.mo Card. Rampolla!
In vero se volessimo enumerare le infinite prove di continua protezione e di squisita bontà paterna da lui ricevute, dovremmo ripetere tutt'intera, nei suoi punti più importanti, la storia della nostra Pia Società dal 1888 in poi. Se l'Opera Salesiana valicò nuovi confini e si estese a nuove nazioni, lo dovette quasi sempre al consiglio, all'intervento e alla protezione del Card. Rampolla, la cui parola non mancò mai di recarci cogli accenti più soavi la benedizione del Vicario di Gesù Cristo e i voti proprii più sentiti in ogni occasione per noi cara e solenne, ovvero conforto, incoraggiamento e difesa nei momenti di tribolazione e di prova.
Ah! non Ti dimenticheremo mai, Anima generosa, grande, incomparabile! Dicano altri degli innumerevoli meriti da Te acquistati presso la Chiesa Universale; noi pure li conosciamo, li ammiriamo e non sappiamo come degnamente esaltarli! Ma ciò che vogliamo e sappiamo ripetere, è il bene che Tu costantemente hai voluto ed hai fatto all'Opera nostra; questo è, per noi, un dovere e un conforto, e a questo titolo invochiamo per Te i più ferventi e copiosi suffragi.
Nella Basilica di Maria SS. Ausiliatrice in Torino si celebrerà un solenne funerale di trigesima il giorno 22 di questo mese. Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici associarsi affettuosamente al mesto tributo, coll'accostarsi ai SS. Sacramenti o coll'applicare speciali preghiere in suffragio del compianto Card. Protettore.
Passate le agitazioni della partenza, la tranquillità ritornò presto nel nostro scompartimento. Lo stato di stanchezza di Don Bosco mi aveva spinto a procurargli il piccolo benessere di uno scompartimento a letto. Ci intrattenemmo di ciò che unicamente mi preoccupava. Cercava di far intendere a quel buon Padre l'importanza dell'esistenza di Monsignore pel bene della Chiesa e per la rigenerazione dell'Europa; ma mi pareva che egli non ne avesse che una nozione incompleta. Egli considerava certamente i nostri principi come buoni cristiani; ma si era egli mai domandato che cosa sarebbe accaduto se Enrico fosse salito al trono? Poteva egli anzi saperlo? Tuttavia bisognava che le sue preghiere, le sue intercessioni fossero proporzionate alla grandezza degli interessi in questione.
In capo a qualche tempo io era sì affranto dalla fatica che mi congedai dai miei due compagni di viaggio e mi addormentai. Avevo grande bisogno di riposo, e non riposo mai davvero se non quando mi distendo in posizione orizzontale. E non so troppo come riuscii, dormendo, a trovare tale posizione nello stretto spazio che mi concedeva la mia poltrona; ma ciò che so bene si è che in capo ad un certo tempo che non posso apprezzare, mi sentii svegliare tutto ad un tratto da D. Rua, che mi disse con sincera serietà ed un interessamento comico: - Signor Conte, la sveglio, perchè ella russa sì forte che mi pare debba trovarsi ben male ed in una posizione penosa. - In fatti la mia testa era scivolata sotto il bracciale della poltrona; non monta, io dormiva bene. Sorrisi dell'incidente, presentai le mie scuse, e constatando con pena che i due sacerdoti non dormivano, ricaddi addormentato. Ho io continuato a russare? Fu il mio capo nuovamente trascinato sotto il perfido bracciale della poltrona? Non lo posso dire; ciò che so si è che io non mi accorsi più della mia esistenza e più non tornai a pensare alle cose di questo mondo fin verso le tre o le quattro del mattino. Don Bosco non aveva dormito; era sempre nella stessa posizione, lasciando che l'anima sua s'innalzasse verso Dio in un'orazione che la sua mente ed il suo cuore sapevano bene alimentare.
Don Bosco mi indizizzò la parola:
- Perchè Ella non si cura? La sua salute è scossa, ella ha bisogno di occuparsene e di risparmiarsi.
Confesso che fui stupefatto di tale apostrofe che si riferiva in modo esatto alla mia persona, senza che nulla avesse potuto rivelare al buon sacerdote le miserie della mia salute, neppure la mia bottiglia di vino al rabarbaro, tuttora espolta in fondo della mia borsetta. Risposi che una sola salute era importante, quella di Monsignore; e che se egli fosse morto, la mia non era più buona a nulla. La mia dichiarazione non parve assolutamente convincente a Don Bosco, che rientrò nella calma della sua meditazione, mescolandovi, penso, il pensiero che mi aveva allora allora comunicato. Infatti mi trovai interamente ristorato. Malgrado le ventiquattr'ore di viaggio che seguirono con un caldo tropicale, non sentii più ombra di stanchezza. Questa constatazione mi sorprese; non ne feci parola, ma non vi pensai perciò meno, benedicendo Iddio delle misericordie che egli accordava per mezzo del pio suo Servo.
Giunti a Mestre presso Venezia apprendemmo con costernazione che l'espresso di Vienna, col quale dovevamo essere in coincidenza, era partito da una'ora. Eravamo orribilmente in ritardo. Non ci restava, per proseguire il viaggio, che prendere un treno omnibus che sarebbe partito fra un'altra ora, ed impiegar così ventiquattr'ore, invece di dodici, per giungere a Wiener-Neustadt. Conseguenza di ciò era che invece di giungere a Frohsdorf per dormirvi, non saremmo giunti alla mèta del nostro viaggio che la domenica mattina. Ancora un giorno ed una notte di ferrovia! Don Bosco, sebbene affaticatissimo prima ancor di partire e quantunque non avesse chiuso occhio durante la notte, non ebbe che una esclamazione col sorriso sul labbro:
- Pazienza! La Provvidenza vuole così!
Inviai un dispaccio a Frohsdorf per accertar l'ora del nostro arrivo. Quella giornata fece un caldo soffocante. In tutte le fermate della Carinzia si ornavano le stazioni con bandiere e rami di pino in onore dell'Imperatore, il cui treno speciale doveva attraversare quella provincia nel dopo mezzodì. Quella brava gente era già tutta vestita a festa, e trincavano allegramente enormi tazze di birra. Si vedeva chiaro che attendevano l'avvenimento del giorno, cui annettevano una grande importanza. Malgrado gli sforzi della rivoluzione, i vincoli che in Austria legano l'Imperatore e la sua famiglia al popolo, sono forti, vivaci e commoventi; ogni giorno si cerca di spezzarli, ma finora resistono a tutte le male arti.
Il tempo passò abbastanza presto, grazie alle interessanti conversazioni de' miei due compagni di viaggio. Durante le lunghe fermate del nostro treno feci sforzi inutili per indurli a prendere un po' di cibo: D. Rua verso le due pomeridiane se la scialò con due uova al tegame ed un benedicite come frutta. Nel frattempo Don Bosco esercitava le sue gambe di gomma elastica, il povero caro uomo! passeggiando su e giù sotto l'atrio della stazione, le braccia conserte dietro la schiena. La sua sottana attirava l'attenzione di quella buona gente, perchè in tutta l'Austria i preti portano fuori di casa una lunga redingotta e il cappello a tuba. Non mi maraviglio che, con un tale regime quei due venerabili religiosi siano magri come chiodi, ma sono santi, il che compensa tutto! In quanto a me, le preghiere di Don Bosco mi avevano del tutto rimesso; mangiai per quattro.
Ci tengo a notar qui alcune particolarità della mia lunga conversazione con Don Bosco. Egli ritornava dalla Francia, ed era ancora tutto pieno delle impressioni che ne aveva riportate. La questua per la Chiesa del S. Cuore a Roma, di cui aveva intrapresa la costruzione per desiderio del Papa, era stata fruttuosa: la generosità è una virtù che i francesi hanno saputo conservare. Aveva questuato solo a Parigi, e ne aveva riportati 120 mila franchi. Come mai la moda, tanto umana e superficiale, aveva potuto impadronirsi di quel povero pretino, così modesto nell'aspetto e nel portamento, che parlava una specie di francese tutto suo e quasi incomprensibile, senza neppure la foga e l'enfasi solita degli italiani? E tuttavia è un fatto innegabile, sebbene l'interessàto non ne parli. E non intendo mica parlare della categoria delle persone più o meno divote che correva dietro lui a precipizio; l'entusiasmo di cui era l'oggetto si stendeva a tutti. I giornali più mondani, il Figaro stesso, raccontavano meraviglie riguardo le sue opere, i suoi miracoli. Fra le prove molteplici del suo fascino inesplicabile presso parecchi ceti di persone, Don Bosco mi raccontò la storia di due pranzi offerti dalla colonia russa e polacca dimorante a Parigi, e da lui accettati per raggiungere lo scopo che si era prefisso. In uno di essi l'anfitrione, un principe russo, in seguito a scommessa, offriva ai convitati, nel cuore dell'inverno, tutto ciò che produce l'estate in fatto di frutti: meloni, pesche, ciliege, uva, pere, fragole, ecc.: tutta roba fresca, niente di conservato. Il pranzo era costato l'inezia di una quindicina di migliaia di franchi, e Don Bosco era rimasto intontito di quello sfoggio e di quell'assurda prodigalità; ma in una busta aveva ricevuto, come ricordo della serata, la bella somma di 10mila franchi. Nel secondo pranzo straordinario, un altro principe russo aveva scommesso di far servire pezzi freschi di tutte le selvaggine russe: vi era della renna, dell'orso de la Mouche (cioè della mosca) come diceva Don Bosco, confondendo nella sua traduzione la città di Mosca o la Moscovia col noto insetto.
Uno degli aneddoti che mi son rimasti in mente si riferisce alla visita fatta da Don Bosco ai grandi orleanisti, come egli chiamava nel suo gergo italofrancese i Principi d'Orléans. Il vento della moda soffiava verso il santo sacerdote; i principi d'Orléans lo vollero vedere. La principessa Bianca lo fece invitare a celebrare la Messa nell'intimità della loro famiglia. Aveva egli il tempo così limitato che non poteva aderire all'invito. Dopo pochi giorni un nuovo invito, ed un secondo rifiuto per il medesimo motivo: egli non era libero il giorno proposto. Senza scoraggiarsi la principessa Bianca lo fa pregare di fissar egli stesso il giorno in cui potrebbe aderire, il mandatario insiste sulla sconvenienza che ci sarebbe stata nel rifiutare ancora, e sul cattivo effetto che avrebbe prodotto. Don Bosco mi soggiunse: « Io accettai per carità; ho celebrato presso di loro la santa Messa, che mi fu servita da un principe chiamato Czartoriski e da uno dei figli di lui. Dopo Messa trovai una trentina di persone riunite in una sala. Il principe Czartoriski mi prese in disparte e di mi disse: - Mi preme che Ella sappia « che sono un buon cristiano ». - Risposi felicitandolo, e che del resto me ne aveva date due prove: aveva risposto per bene alla S. Messa ed aveva ricevuto la Santa Comunione. Egli infatti ed il Duca d'Alençon si erano comunicati ».
Mi raccontò ancora dei tratti mirabili della protezione della Provvidenza, che gli veniva in aiuto e gli faceva talora avere del danaro in modo veramente miracoloso. Del resto, gli occorrono delle somme considerevoli. Le spese della sola casa di Torino raggiungono i 500 mila franchi, di cui neppure un centesimo è precedentemente assicurato; tutto viene dalla carità pubblica e dalle elemosine raccolte ogni giorno. La Pia Società Salesiana ha preso un'estensione grandissima: essa abbraccia, a titolo diverso, oltre centomila persone. Pel segretariato del Superiore Generale, le spese di posta, telegrafo ecc. sono di 25,000 franchi. Tale cifra mi parve fantastica, e me la feci ripetere. Se essa non mi fosse stata accertata dai miei venerandi interlocutori, avrei fatica a crederci.
(Continua).
(1) Cfr. Les entrevues des princes à Frohsdorf del Conte JosEph du Bourg. - Ved. Boll. di dicembre u. s.
(Lettera del Sac. Mario Rosin).
Betlemme (Palestina), 8 dicembre 1913. REV.MO SIG. DON ALBERA,
FIn da tempo sperava di poterle inviare una breve relazione delle solenni feste da noi celebrate e per le quali Ella ebbe la bontà d'inviarci la sua piena adesione e la sua paterna benedizione, ma le occupazioni, anzi le preoccupazioni per le nostre necessità quotidiane, non me l'hanno permesso prima d'oggi: parlo dei solenni festeggiamenti cinquantenari per commemorare la fondazione dell'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme, sorto per lo zelo di quell'uomo di Dio e di quell'apostolo di carità e di amore per gli orfani, che fu il Can. Don Antonio Belloni, chiamato giustamente il padre degli orfani, il D. Bosco della Palestina. Queste feste ebbero principio il 3 agosto.
L'idea vagheggiata e tante volte espressa da vari ex-Allievi dell'istituto, di fare anche in Betlemme, ciò che si fa in Italia, nell'Europa e nelle Americhe, trovò felice compimento nel giorno suddetto, che resterà indelebile nell'animo di quanti presero parte alla riunione.
All'appello affettuoso del Comitato Provvisorio risposero entusiasti gli antichi allievi.
Alle 9 la nostra chiesa del S. Cuore, la quale, com'Ella sa, è anche chiesa pubblica, era completamente gremita. Oltre un centinaio di orfanelli dell'Istituto, mantenuti totalmente con gli aiuti che ci invia la Divina Provvidenza, oltre un centinaio di ex-Allievi di ogni età e condizione sociale, era presente un popolo immenso chiamato dall'eco giuliva delle nostre campane che suonavano a festa.
Alle 10,30 seguì l'apertura dell'Esposizione dei lavori eseguiti nelle nostre Scuole Professionali. In varie sale ornate di piante e di fiori erano stati collocati i saggi dei giovani dei diversi laboratori, cioè dei calzolai, legatori, sarti, fabbri e falegnami; e in una sala a parte i saggi di disegno.
La piccola mostra non poteva essere più ammirata; ma ciò che maggiormente si rilevò da tutti e colmò di santa soddisfazione i nostri cuori, fu la viva e schietta cordialità e l'allegria tutta propria degli anni giovanili, che regnò sovrana fra i 93 ex-allievi, accorsi all'invito. Molti, che oggi occupano un posto distinto in società e godono alte cariche governative, si fecero interpreti dei sentimenti dei loro compagni ed amici, chi in Arabo, chi in Italiano, altri in Francese, protestando tutti apertamente la riconoscenza e l'amore inconcusso che sempre e poi sempre nutriranno all'indimenticabile D. Belloni, a D. Bosco, ai Salesiani.
Lo scrivente tra un subbisso di applausi portò il saluto suo, amatissimo Padre, e quello di tutti i Superiori di Torino, e ringraziò con brevi parole adatte alla solenne circostanza.
Parlarono in seguito l'amatissimo sig. Don Bianchi ed il sig. Ispettore, senza rettorica ma con la lirica che è propria dei cuori commossi; e perchè la riunione apportasse un frutto duraturo proposero di venire alla fondazione dell'Associazione Ex-allievi; a cui tutti i presenti aderirono con unanìme applauso.
Alle 15.30 seguì un trattenimento drammaticomusicale in onore degli Ex-allievi: si produsse il « Colpa e Perdono » di Don Lemoyne, e la vera abilità degli attori, tutti allievi dell'Orfanotrofio, e lo sfarzo dei nuovi vestiti inaugurati per l'occasione, fecero sì che il dramma fosse più volte interrotto da nutriti applausi. Fu pur notata con alta soddisfazione e grande meraviglia la bella e buona pronunzia della lingua italiana in bocca a giovani di questi paesi.
Il 6 agosto un'apposita Giuria visitava l'Esposizione per la classificazione di merito e l'assegnamento dei premi. Come esaminatori erano stati invitati i più valenti maestri e capi d'arte di Betlemme, di Gerusalemme, di Giaffa; e le varie Commissioni ebbero parole di encomio e di congratulazione sia pel metodo d'insegnamento, sia pel profitto dei nostri giovanetti.
Il giorno 9 agosto, decimo anniversario della morte del Can. Belloni si celebrò una messa solenne di requiem in suffragio di lui, nonchè de' nostri benefattori, superiori ed ex-allievi defunti. La messa fu cantata dal salesiano Don Gatti, che fu immediato successore a D. Belloni nella direzione dell'Orfanotrofio e continuò l'opera iniziata dal fondatore, guadagnandosi la simpatia di tutta la cittadinanza di Betlemme. Alla mesta cerimonia presero parte le Autorità religiose e civili ed erano rappresentate tutte le Comunità religiose.
La domenica 10 agosto fu il giorno dei grandi festeggiamenti. Alle 7 ci fu Messa con comunione generale, celebrata da Mons. Luigi Piccardo, Vescovo titolare di Cafarnao, in luogo del Patriarca Mons. Filippo Camassei; e alle 9,30 vi fu Messa solenne con assistenza pontificale, seguita dal canto del Te Deum e dalla trina benedizione col SS. Sacramento, impartita da Mons. Vescovo. Erano presenti non solo i Salesiani dell'Orfanotrofio di Betlemme, ma quasi tutti i salesiani di Gerusalemme, di Giaffa, di Cremisan, di Beitgemal e di Nazaret.
Nel pomeriggio vi fu grande Accademia commemorativa. Al comparire del Console Generale d'Italia il sig. Conte Carlo Senni, la banda intonò la Marcia Reale e la numerosa adunanza, nella quale erano presenti tutte le autorità locali, sorse in piedi come un sol uomo.
Dopo un inno di occasione alla pia memoria del Canonico Belloni, composto dal nostro Don Francesia e genialmente musicato dal Cav. Dogliani, prese la parola il R. Console Generale d'Italia. Con parole improntate a vera e sentita eloquenza rievocò la memoria dell'indefesso D. Belloni, lodò i Salesiani interpreti fedeli del pensiero del grande fondatore, encomiò ed incoraggiò la nuova Associazione degli Antichi Allievi, accennò alle grandezze d'Italia e alle sue benemerenze su questi paesi del Levante, formulando l'augurio che nuovi e più cordiali vincoli possano sempre unire l'Italia e il popolo Arabo.
Il M. R. sig. D. Pietro Curi, infaticabile e zelante Parroco dei Greci Cattolici, con accenti che partivano da un cuore riconoscente e grato, parlò del compianto Canonico, facendone risaltare lo zelo e l'amore per le anime, e la cura ch'egli aveva dei Greci Cattolici.
Fra uno scoppio di applausi prese quindi la parola il carissimo Fratel Evagre, provinciale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, il quale con voce flebile per la cadente età di 83 anni ma con frasi delicatissime e commoventi rievocò la memoria del suo indimenticabile amico D. Belloni; disse che ogni pietra del grandioso Orfanotrofio è una testimonianza eloquente della laboriosità del compianto Canonico e dei tratti amorosi della Divina Provvidenza, e felicitò con paterno affetto i numerosi ex-allievi.
A nome di questi parlò il sig. Sciucri Talliami che mostrò in Don Belloni l'apostolo della preghiera, della carità, dello zelo, e lo disse con frase felice il « Don Bosco della Palestina ».
Lo scrivente fece un rapido resoconto dell'opera, del suo inizio, del suo sviluppo e delle spese sostenute fin qui, che oltrepassano i tre milioni, a favore di circa 15oo giovani già usciti dall'Orfanotrofio e che ora si guadagnano un pane onorato in varie condizioni sociali.
Il Direttore della nostra Colonia di Cremisan parlò di Don Bosco, cui era doveroso un pubblico omaggio nel XXV° Anniversario della morte, e si fermò a dimostrare come la fede fu il faro luminoso che lo guidò in tutte le sue opere.
Parlò anche Don Gatti, rilevando l'amore grandissimo di D. Belloni per la gioventù; e chiuse il solenne trattenimento il nostro Ispettore ringraziando quanti avevano inneggiato a Don Belloni, a Don Bosco, e ai Salesiani: « Don Bosco e Don Belloni - egli disse - sono due dolci e cari nomi che non si possono separare, perchè ricordano due uomini grandi nella carità, che hanno moltissimi punti di somiglianza nell'inizio delle loro imprese e nelle difficoltà e sviluppo delle medesime. »
Il 15 agosto, festa di Maria SS. Assunta in Cielo, si ebbero altre solenni funzioni religiose e alle 11 si fece pubblica estrazione di una Lotteria di beneficenza a favore dell'Orfanotrofio, presenti il Rappresentante del R. Console Generale d'Italia, il Sindaco della città, il sig. Parroco dei Greci Cattolici e molti illustri signori di Betlemme.
I quattromila biglietti furono stampati in 4 lingue diverse dalla benemerita Tipografia dei PP. Francescani di Gerusalemme. Il lavoro accurato ed elegante fu gratuitamente eseguito per benigna concessione del Rev. P. Graniccia, Presidente custodiale di Terrasanta, che anche così volle dare all'Orfanotrofio un attestato di stima e benevolenza.
Alle 16 dello stesso giorno vi fu trattenimento musico-letterario per la proclamazione del risultato finale delle Scuole Professionali e la solenne Distribuzione dei premi. La banda dell'istituto eseguì scelti pezzi de' più celebri musici italiani; vari alunni dissero con maestria un monologo in italiano, un altro in francese un dialogo in Arabo e alcune belle poesie; ma ciò che contribuì a rendere più attraente, simpatico ed indimenticabile quel trattenimento fu la Squadra Ginnastica « Belloni », costituitasi all'arrivo degli attrezzi ginnastici per una completa palestra, generosamente inviati dal Governo Italiano, in occasione delle Feste Cinquantenarie. La giovane Squadra, sorta quasi per incanto appena da due mesi, diede bella prova di sè con un saggio applauditissimo.
Così finì la serie dei nostri riusciti festeggiamenti, che lasciarono la più profonda e cara impressione in quanti vi presero parte. Dopo d'all'ora si è notato un risveglio di operosa attività nel bene in molti degli ex-allievi ed un singolar aumento di diligenza e di pietà nei nostri alunni attuali, i quali, pur oggi ad esempio, coronarono la divota Novena celebrata in onore di Maria SS.ma Immacolata con una festa superlativamente devota, entusiastica e solenne.
Piaccia a Dio che quest'Opera la quale compì tanto bene in mezzo secolo di vita tra la gioventù povera ed abbandonata della Palestina, continui ad aver sempre nuovo impulso ed aumento e possa attuare quanto prima quegli ampliamenti e quelle migliorie che dopo tanti anni s'impongono.
A ciò è indispensabile il suo aiuto, veneratissimo Padre, e quello di tutti i nostri Benefattori. La Novena del S. Natale è vicina e noi pregustiamo la dolce soddisfazione di poter andare in corpo al S. Presepio per raccomandare alla bontà del nostro misericordiosissimo Salvatore tutte le intenzioni sue e quelle degli altri nostri amati Superiori e Benefattori. Ella però ed essi non si dimentichino di noi.
Di Lei, rev.mo sig. D. Albera,
Umilissimo figlio in G. C. Sac. MARIO M. RosIN.
Il confratello D. Francesco Carpenè partito per l'India lo scorso ottobre, scrive da Tanjore al sig. D. Albera in data 26 novembre:
« Il viaggio fu sotto ogni aspetto felicissimo. La costante tranquillità del mare, ci permise di celebrare quotidianamente la S. Messa; e fu questo per noi il conforto più grande. Assistevano ogni giorno al Santo Sacrifizio quattro Suore Canossiane e un signore inglese, che si accostarono sempre alla S. Comunione. Alla domenica si celebrava sul ponte di comando addobbato elegantemente ed assistevano alcuni signori di 1a e 2a classe (che la maggior parte dei viaggiatori era protestante) e tutti gli ufficiali in corpo, i quali furono sempre verso di noi di una gentilezza squisita.
» Quanto ai compagni di viaggio non potevamo essere più fortunati; pochi, tranquilli e rispettosissimi verso il sacerdote. A Port-Said dove ci rifornimmo di candele nel Convento dei Cappuccini e di ostie nel Convento delle Suore del Buon Pastore, in Aden dove presentammo i nostri ossequi al Vescovo italiano, e a Colombo, trovammo dappertutto grande deferenza pel nome salesiano.
» A Colombo abbiamo pranzato nel Seminario degli Oblati, e là abbiamo fatto conoscenza con S. E. Mons. Matthew akil, Vescovo di Kottayan nel Malabar, e col suo Segretario il rev. Jos. Chandy, i quali dimostrarono un grande affetto pei figli di Don Bosco. Con essi c'intrattenemmo a lungo a parlare dell'Opera nostra, che conoscono e apprezzano grandemente. Ci dissero che nella loro diocesi la divozione a Maria Ausiliatrice è molto diffusa e per sua intercessione si son già ottenute segnalatissime grazie. Anche D. Bosco vi è molto conosciuto, perchè la sua vita già da dieci anni fu tradotta in lingua malabarica. Essi però desiderano che i Salesiani vadano a compiere l'opera, e a questo scopo lavorano per prepararci il locale; Scuole Professionali, Parrocchia e Missione. Fra due anni sperano di aver tutto pronto, nella certezza che per allora siano pronti anche gli operai. Oh! se tanti giovani potessero constatare coi loro occhi come qui è desiderato ed apprezzato il Sacerdote, e vedessero quanto sia grande il bisogno di evangelici operai, lascierebbero volentieri la patria per spendere le loto energie a beneficio dei poveri Indiani.
« Mons. Makil ci disse che la costa malabarica è la più bella dell'India e la più opportuna per aprire una casa di formazione di personale, poichè le vocazioni sono copiose e costanti e fra pochi anni si potrebbe avere un numeroso noviziato. Il Malabar è il Tirolo, l'Irlanda dell'India. Monsignore insistè molto, affinche cogli ossequi che m'incaricò d'inviarle, io le ricordassi questa cosa importantissima, che egli ebbe già il piacere di accennarle due anni or sono passando costì a Valdocco.
» A Colombo lasciai con dispiacere i miei tre compagni che proseguirono per la Cina e feci il restante del viaggio con un confratello venuto a incontrarmi a Tanjore. A compagno nella traversata del mare ebbi anche S. E. Mons. Vescovo, il quale a Tuticorim ci presentò al Parroco e ai Gesuiti, dai quali avemmo fraterna accoglienza.
» ... Qui a Tanjore si sta eccellentemente come nelle più care delle nostre case: la stessa vita, le stesse consolazioni, le stesse fatiche! Se sapesse il conforto che provo nel distribuire la S. Comunione a tutti questi piccoli indiani, nostri alunni! Il viaggio mi pare un sogno e mi vedo dinanzi una consolante realtà. L'istituto gode le più grandi simpatie. La banda musicale dei nostri indianetti, che è l'unica della provincia, fece in questi giorni servizio d'onore nella visita del Vice-Re di tutte le Indie a questa città, mietendo applausi...»
NELL'URUGUAY, NEL CHILÌ E NEL BRASILE
(Lattere dal Sac. Stefano Trione )
VI (1). Nel Chilì.
Santiago, 29 settembre 1913.
REVERENDISSIMO SIG. D. ALBERA,
Le scrivo da Santiago, ove giunsi la seconda metà di settembre, nei lietissimi giorni in cui tutto il Chilì celebra annualmente con entusiasmo le sue feste patrie, cioè l'anniversario dell'indipendenza gloriosamente ottenuta 103 anni or sono.
Il primo giorno assistetti a un gran saggio ginnastico nel Collegio Salesiano del Patrocinio di San Giuseppe, in questa stessa città, dato dai bravi convittori, con accompagnamento della banda musicale del Collegio Salesiano della Gratitudine Nazionale. Il saggio ebbe luogo nel vasto cortile centrale del Collegio, un quadrato perfetto con un doppio ordine di portici e gallerie sovrastanti in tutti i lati, riccamente pavesati a festa e affollatissimi d'invitati. Aveva l'aspetto d'un bellissimo stadium. Non appena giunse l'Ispettore D. Nai con le rappresentanze più autorevoli, s'intonò l'Inno Nazionale ed ebbe principio il trattenimento. Le diverse compagnie si succedettero le une alle altre con gran varietà d'esercizi, individuali, di squadra, e collettivi, coronati dalla solenne cerimonia del giuramento della bandiera e dalla sfilata d'onore. Al saggio seguì la premiazione dei ginnasti che ricevettero medaglie a profusione, ed io, povero pellegrino, dovetti chiudere con brevi ma entusiastiche parole.
Il giovedì 18, culmine delle feste patrie, assistetti in Duomo al solenne Te Deum, dove era accorso il Presidente della Repubblica coi Ministri e le altre Autorità, Militari, Politiche e Amministrative, gli Ambasciatori e i Rappresentanti delle Nazioni estere, e gran folla di popolo. La sacra funzione fu compiuta dal venerando Arcivescovo, ornai ottuagenario. Distinti cantori eseguirono l'Inno Ambrosiano, alternandone i versetti liturgici con scelta musica, e in fine intonarono una Salve Regina con coro e a soli di molto effetto. Nella gran piazza del Duomo e nelle vie per cui passò il Presidente colle Autorità vidi gran sfoggio di milizie in gran gala.
Alla sera vi fu l'imponente sfilata del corteo di varie rappresentanze, fra cui le Colonie estere con grandi carri allegorici. Il carro della Colonia Italiana, che era fra i più belli, era preceduto dalla banda musicale e dai cantori del nostro primo Istituto, che eseguivano con varietà e brio pezzi d'occasione.
Giunsi a Santiago direttamente da Mendoza dell'Argentina in meno di 18 ore di treno. Le ore più belle furono quelle che impiegai nella ferrovia Transandina che attraversa con vertiginosa salita la Cordigliera fino all'altezza di 3200 metri sul livello del mare, fra un'ammirabile varietà di splendidi e incantevoli panorami. All'altezza di oltre 4000 metri sorge maestoso il colossale Monumento al Divin Redentore, sulla vetta delle Ande fra il Chilì e l'Argentina, qual simbolo di fede e di pace.
Santiago è un'elegante capitale con tutte le migliorie moderne delle più celebri città del mondo. Sorge nel centro della Repubblica, all'altezza di 560 metri, con un clima temperato e conta ormai 350000 abitanti.
I Salesiani vi hanno la loro Casa e Chiesa principale lungo il più gran Corso, detto delle Delizie. La Chiesa, di stile gotico, in tre ampie navate e con matronei, è dedicata al Sacro Cuore di Gesù e a Maria Ausiliatrice. L'icona o quadro dell'Ausiliatrice, che sorge in fondo all'abside, è una copia fedele e ineguali grandi dimensioni di quello che si venera nel Santuario-Basilica di Torino. È una chiesa frequentatissima, uffiziata sontuosamente come un santuario, ed ha un proprio periodico settimanale illustrato, di gran formato, dal titolo: « Il Messaggero di Maria Ausiliatrice » con ampio programma d'azione religiosa e sociale.
L'Istituto Salesiano annesso è uno dei migliori istituti della città ed è dedicato alle scuole commerciali e professionali. Fornito di ampi locali igienici e copioso macchinario, accoglie al presente 200 convittori, e con le nuove costruzioni in corso, nel 1915 potrà contarne 400.
La seconda Casa Salesiana di questa città è intitolata al Patrocinio di San Giuseppe, e conta 250 convittori oltre un buon numero di esterni. È un fiorente istituto scolastico con classi ginnasiali e liceali, dette qui Humanidades, pareggiate a quelle dello Stato, fornite in tutto punto di copioso e ricco materiale scolastico, e in piena conformità a tutte le odierne esigenze pedagogiche e didattiche.
Tanto nell'una che nell'altra Casa vi ha un numeroso e scelto personale e non può essere altrimenti, perchè anche nel Chilì son tenuti in alto pregio gli studi e si ricorda quanto il Ven. D. Bosco desiderasse che i suoi figli fossero bene istruiti. A ciò provvede la Casa di Studentato o Seminario Salesiano che sorge in ridente campagna, poco lungi dalla capitale ed è una vera oasi di paradiso.
La terza Casa di Santiago è un popolatissimo Oratorio Festivo.
Le altre numerose Case Salesiane sono sparse in quasi tutte le parti della Repubblica, chè da quella di Iquique all'estremo Nord si va a quella di Valdivia, cui seguono in altra ispettoria le case di Puntarenas all'estremo lembo australe.
Quella di Concepción, qualche anno fa quasi distrutta da grave incendio, adesso è quasi tutta rifatta con proporzioni maggiori di prima e fra breve sarà una delle più belle tra le nostre fondazioni. Accanto ad essa va ultimandosi un ampio e bellissimo santuario di Maria Ausiliatrice, in tre lunghe navate, con cupola e gran torre campanaria, sulla quale s'innalzerà una gran statua dorata della Virgen de D. Bosco, come qui si dice.
La casa di Talca, che è la prima Casa Salesiana aperta nel Chilì, ha pure annessa, in via di essere ultimata, una bellissima chiesa.
Taccio per amore di brevità di quanto di analogo si va facendo in La Serena, coll'appoggio dell'Ecc.mo Mons. Jara, Direttore Generale dei Cooperatori del Chilì, in Linares, in Iquique ecc. ecc.
Tutte queste costruzioni formarono in buona parte l'argomento delle mie Conferenze ai Cooperatori Salesiani dei vari centri, che ringraziai dei miracoli di carità che essi van facendo, e li animai a compiere le opere che si hanno fra mano pei due grandiosi Centenari che da noi saranno celebrati nel 1915.
Non è a dire come anche in questa fiorente Repubblica, in cui la Fede Cattolica ha profonde radici e splendide tradizioni, siasi largamente diffusa e si mantenga in ottimo spirito la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani. Benemeriti signori e nobilissime signore amano e proteggono l'Opera di Don Bosco con un affetto quasi di famiglia e l'aiutano con generosità edificante. Nelle visite che nel breve tempo concessomi potei fare a nome di Lei, amatissimo Padre, a parecchi di loro, non sapevo come degnamente ringraziare così benemerite persone di tanta e così fiorita carità. Vi provvedano dal Cielo Maria SS. Ausiliatrice e il Ven. D. Bosco.
Qui pure ogni Istituto ha il proprio Circolo di Ex-allievi con programma d'azione molto pratico. I più fiorenti svolgono un'azione assai complessa; hanno le loro sezioni di drammatica, di musica, e di studi sociali; scuole serali di disegno professionale, di contabilità e di lingue straniere per operai ; e di più offrono all'azione cattolica locale i migliori elementi. È tutto un lavoro quotidiano, paziente, costante che si compie con zelo altamente commendevole. In Valparaiso un'insigne benefattrice, piena di entusiasmo per questa opera, fece erigere a sue spese eleganti sale presso il Collegio Salesiano locale, le arredò con munificenza e le offerse ai bravi Ex-allievi. E questi, in massima parte usciti dalla Scuola Commerciale del Collegio Salesiano locale, occupano importanti impieghi, mentre la loro influenza, irradiandosi ampiamente, dà al Circolo maggior prestigio e più efficace azione.
Altrettanto dovrei dire di tutti i Circoli di Exallievi di questa Ispettoria, la quale oltre all'avere varie bellissime e molto progredite Scuole Professionali, ha due istituti con Ginnasio e Liceo e parecchi altri con Scuole Commerciali.
Per gl'Immigrati il lavoro è minore, perchè questi non abbondano e per lo più son già ben collocati. Tuttavia i Segretariati a ciò istituiti presso le nostre Case non restano inoperosi. Per gl'Italiani il lavoro procede in armonia coll'Italica Gens, e, pei tedeschi e spagnuoli è in vigore il nostro opportunissimo regolamento analogo.
Ammirando tanto e sì ben ordinato lavoro, mi parve ben lieve la fatica di questi giorni, in cui fra le Conferenze ai Confratelli, ai Cooperatori, agli Ex-allievi, ai Comitati di Patroni e Patronesse, alle Figlie di Maria Ausiliatrice che hanno pure dei fiorentissimi Istituti, e le visite alle autorità e ai benefattori, non ebbi un istante di riposo.
L'ultimo mio passo fu a Valparaiso, incantevole città sul mare, chiamata universalmente la gemma del Pacifico. Il locale Collegio Don Bosco, che sorge in uno dei punti più belli della città, è dono di una insigne benefattrice, e oltre la Scuola Commerciale suaccennata, ha buone Scuole Professionali e un affollatissimo Oratorio Festivo. Qui nell'udire gli alunni cantare l'inno a D. Bosco e declamare gli esultanti loro saluti, non potei fare a meno di rievocare la cara visione avuta dal Venerabile il 1886 a Barcellona quando apparvero allo sguardo del buon Padre i fanciulli di Santiago e di Valparaiso osannanti! È inutile che le dica che ne fui fortemente commosso.
Perdoni, rev.mo sig. D. Albera, questa reminiscenza di famiglia, mi benedica e mi abbia sempre
Suo um.mo figlio
Sac. STEFANO TRIONE.
I Cooperatori Salesiani, i qnali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'iutenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgeuze, 2 ottobre 1904):
ogni mese:
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte ;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;
dal 10 gennaio al 10 febbraio:
1) il 18 gennaio, Cattedra di S. Pietro in Roma, e festa del SS. Nome di Gesù;
2) il 23 gennaio, Sposalizio di Maria Vergine; 3) il 25 gennaio, Conversione di S. Paolo apost.;. 4) il 27 gennaio, festa della S. Famiglia; 5) il 29 gennaio, festa di S. Francesco di Sales.
Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio. (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Somaro Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella..
CINA
La vita dei nostri Missionari.
Scene di dolore, di pietà e di fede. Vari battesimi. (Lettera di D. Luigi Versiglia al sig. D. Albera).
REV.MO ED AMATISSIMO PADRE,
VoRREI tenerla del continuo informata sull'andamento delle nostre apostoliche fatiche, ma non sempre si ha lena, nè comodità di farlo. Tuttavia non volendo maggiormente prolungare il mio silenzio, vengo a raccontarle qualche cosa di una serie di escursioni compiute ultimamente.
Non le ho mai detto che fra le piccole cristianità alle quali prestiamo il nostro ministero, ne abbiamo una nell'isola di Mong-Ciau, composta di venticinque o trenta poveri lebbrosi che vivono in misere capanne di paglia. Prima di noi aveva cura di loro uno zelante sacerdote, il rev. D. Antonio Gomez, che visitandoli una volta al mese recava ad essi i conforti della Religione, insieme con qualche conforto materiale. Ora ce ne occupiamo noi direttamente, quantunque il sullodato sacerdote non abbia lasciato l'opera sua pietosa, fornendo sempre i soliti soccorsi materiali, e continuando a far loro qualche visita.
La condizione di quegli esseri disgraziati è tale da far pietà a chiunque. Vivono in una povertà estrema: eppure chi lo crederebbe? molte volte essi pure sono vittima dei pirati.
Mi trovava nella residenza di Ngan-Hang, quando una mattina mi sento chiamare assai per tempo ad alta voce; erano tre di quei lebbrosi, stremati di forze per la fame e per la fatica. A gran pena, sopra una piccola barca, trattando i remi coi loro moncherini, erano riusciti a passare il mare e si erano trascinati là ove erano certi d'incontrare il missionario. I poveretti mi raccontarono che nella notte precedente i pirati li avevano spogliati di tutto, sicchè non avevano più nulla da mangiare già da un giorno, nè speravano di aver così presto i soliti aiuti del Governo, avendoli ricevuti solo il dì avanti la barbara rapina.
Impietosito, diedi loro quel po' di provvigioni che avevamo, comperai quel che potei sul posto, ed i cristiani stessi aggiunsero qualche po' di riso e qualche pesce salato, tanto da permettere loro di tirar innanzi quel giorno, e intanto mandai ad avvertire le Autorità affinchè anticipassero i soliti aiuti, e così fa fatto.
Noi ci rechiamo a visitarli ogni mese per dar loro comodità di accostarsi ai Santi Sacramenti. Sotto un albero frondoso, il sacerdote, ritto in in piedi, ascolta le confessioni di quei poveri figli del dolore, che, non ostante i loro incomodi, vogliono tuttavia inginocchiarsi per terra, e col più devoto contegno ricevono l'assoluzione sacramentale; mentre sotto un altro albero le buone Suore Canossiane Cinesi, che non ci lasciano mai soli in queste visite di carità, stanno disponendo i penitenti ed una delle medesime sotto una specie di viale, impenetrabile ai raggi del sole, prepara l'altare per la Santa Messa. Tutto ricorda i tempi primitivi della Chiesa; ed il fervore dei poveri sofferenti non ne è certo molto lontano. Uno poi degli stessi lebbrosi, più anziano e più istruito, fa da catechista agli altri ed istruisce i nuovi che vengono, sicchè quasi ogni volta che andiamo fra loro, abbiamo sempre la consolazione di amministrare qualche battesimo.
La mia escursione cominciò con una visita a questi miserabili. Vi andai con i confratelli D. Bernardini e D. Pedrazzini, ed avemmo la sorte di battezzarne sei, sufficientemente preparati.
Compiuto il nostro dovere tra i cari lebbrosi, tornai con Don Bernardini alla residenza di NangHang; ove, siccome era sabato, ci fermammo per le funzioni della domenica, mentre Don Pedrazzini fece ritorno alla sua missione.
La comunità di Nang-Hang, piccola ma sempre fervorosa, colse l'occasione per accostarsi in corpo ai SS. Sacramenti. Alla sera tutti si confessarono ed il mattino seguente fecero la S. Comunione. Aveva appena finita la messa quando giunge un uomo tutto trafelato e
- Padre, mi dice, tu hai buon cuore, vieni in fretta; uno sta morendo nel vicino boschetto.
Don Bernardini, che era libero, accorre lui e trova un disgraziato, giacente su poche foglie, coperto da una vecchia stuoia, sotto un albero che malamente lo difende da una pioggerella che cade fitta fitta.... Vedendo che ha una febbre cocente e che a stento riesce ad articolare qualche parola, coll'aiuto di qualche cristiano lo fa trasportare senza indugio alla casa della missione e, postolo su alcune tavole, lo ristora con un po' di cibo, e subito prende ad istruirlo sulle verità fondamentali della nostra Santa Religione. L'infelice acconsente a farsi cristiano, ed il caro confratello ha la consolazione di poterlo battezzare.
Io partii quasi subito per l'interno dell'isola, lasciando Don Bernardini a Nang-Hang; e visitai diverse cristianità incipienti e le rispettive scuole, d'una delle quali le mando una fotografia. In un'altra di esse battezzai un buon vecchio gravemente ammalato, già disposto al battesimo da una brava giovane cristiana, ed un bambino moribondo.
Al ritorno seppi che il ricoverato da D. Bernardini era volato al cielo, e che il buon confratello non badando nè a incomodi, nè a spese, gli aveva fatto un funerale solenne per imporsi ai pagani che ordinariamente ci accusano di trascurare i morti. Conobbi infatti che ciò aveva fatto molto buona impressione.
Messomi nuovamente in giro, visitai diversi villaggi sulla via e giunsi a San Fau, dove mi fermai una diecina di giorni per visitar continuamente altri villaggi all'intorno.
In San Fan abbiamo un discreto numero di catecumeni, i quali non mancano di venire ogni sera ad ascoltare la dottrina e fare la preghiera in comune. Tra essi v'era pure un ex-ufficiale chinese con la moglie.
Io aveva avuto occasione di conoscerli un giorno, in cui, passando davanti la loro casetta verso sera, era stato da essi invitato con tanta cortesia ad entrare, che non potei rifiutarmi.
Era con me il catechista ed essi, dopo aver discorso di diverse cose, spontaneamente mi raccontavano le loro dolorose vicende e la presente necessità, dimostrandosi in pari tempo tanto rassegnati che mi destarono compassione e ammirazione nel tempo stesso. Non mancai di esortarli a far ricorso a Dio e a studiare la religione cristiana, l'unica che pure in questi casi può dare un po' di consolazione. Accortomi che le mie parole cadevano in buon terreno, li invitai a venire alla nostra residenza almeno la domenica e sempre che ne avessero il tempo, per imparare la dottrina cristiana; il che accettarono volentieri.
Da quel giorno non mancarono più una domenica alla Messa ed all'istruzione del Missionario, o alla lezione fatta dal catechista in assenza del Missionario. E poichè conobbi che la donna era di ingegno molto svegliato, amante dello studio e della pietà, presi a farle qualche piccola elemosina, affinchè, lasciando le altre occupazioni, si recasse ogni giorno alla scuola del catechismo per studiare più profondamente la religione e divenire possibilmente una buona maestra cristiana. Con quanta gratitudine ella accettasse, non è a dirsi.
Nelle diverse escursioni fatte di quei giorni a San Fau, m'imbattei quasi quotidianamente in qualche cristiano disgraziatamente apostata, o quasi. Di solito sono individui tornati dall'America o dalle Filippine, ove si fecero cristiani ma poco convinti, per cui fatta un po' di fortuna tornarono ai loro paesi e insieme ai loro idoli.
Non mancano però alcune preziose eccezioni. Un giorno, dopo quattro ore di cammino giungo ad un villaggio, e, stanco, mi fermo ad una casa ove si vende il thè pei passeggieri. Un vecchio sui settant'anni mi guarda fisso e:
- Tu sei un prete cattolico; mi dice in cattivo castigliano.
Sorpreso:
- E come mi conosci? gli domando.
Ed egli senz'aggiunger parola, mi prende per mano, mi conduce ad una stanzetta e, là, mi fa vedere in fondo ad essa un altarino con sopra un'immagine della Madonna, cui ardeva una lampada.
- Comprendo, dico io, tu sei stato nelle Filippine?
- Sì, Padre.
- Ma come va che tutto qui intorno, anche in questa casa, è pieno di idoli, e di superstizioni?
- Essi non sono miei, ma della gente di casa, che non vuol saper di cristianesimo. Ma io ho serbato questa stanzetta per me: qui ho sempre onorato la Vergine: e qui, come vedi, non c'è superstizione alcuna... Purtroppo da quindici anni, dacchè ritornai da Manila, non ho praticato più la religione, ma non ho lasciato passar giorno senza fare una preghiera alla Benedetta!
- Quanto tempo è che non vedi più nè un sacerdote, nè una chiesa?
- Son già quindici anni, come ti ho detto. - Hai figli?
- Sì; ed anch'essi sono cristiani, ma sono nelle Filippine e credo che non si ricordano più del loro vecchio padre; - e si asciugò una lagrima.
- Ebbene, vuoi mettere a posto le partite dell'anima tua?
- Volentieri, perchè son già vecchio e potrei morir presto.
E il brav'uomo si preparò e si confessò con molta pietà; quindi piangendo per la commozione:
- Padre, mi disse, io ti ringrazio ; è il Signore che ha guidato i tuoi passi: vieni di quando in quando a vedermi perchè possa almeno ogni tanto compiere i miei doveri; ciò mi farà men triste l'abbandono in cui mi trovo.
Glielo promisi e partii. Rifacendo il cammino per una via più diretta, dopo circa tre ore arrivammo alla residenza dove ci attendeva una sorpresa poco gradita: i ladri, approfittando della nostra assenza, avevano rotto la serratura ed erano entrati in casa. Fortunatamente non poterono entrare nella cappella, e si accontentarono di portar via alcune cose mie e del catechista. Pazienza!... e Deo gratias che non fecero peggio!...
Rimasto a San Fau ancora per qualche giorno, partii per un altro punto più lontano, dove pensava fermarmi egualmente qualche poco. Non era ancora arrivato quando un uomo in gran fretta mi raggiunge, e
- Padre, mi dice: torna senz'indugio; la giovane Sam-Ku (la moglie dell'ex-ufficiale) sta per morire.
- Come?
- Sì, ebbe un attacco al cuore.
Avevo già fatto più di 2o chilometri; e tornai indietro, non perchè vi fosse assoluto bisogno essendovi sul posto un buon catechista, ma più per riguardo ai pagani. Questi difatti rimasero stupefatti al vedermi di ritorno in men di otto ore dalla partenza e tutto trafelato e grondante di sudore.
- Vedi, quale attenzione ha pei suoi correligionari! andavano dicendo.
- Quanto lo pagherai? domandavano altri al marito dell'inferma.
- Nulla! rispose questi; proprio nulla! anzi, sapendomi povero, mi dà di quando in quando qualche elemosina...
- Possibile?
Nel loro egoismo, soliti a non muovere un dito senza compenso, non volevano credere alla generosità di uno straniero.
Entrato nella stanza dell'ammalata, la trovai in uno stato convulsivo per attacchi al cuore che si erano ripetuti ad intervallo ; l'ultimo l'aveva gettata fuori dei sensi, sicchè pareva non intendesse più nulla. Invece, chiamatala ad alta voce, come scossa da un profondo letargo:
- Ah! San Fu, disse sensibilmente; KauNgoo (Padre! salvami).
- Sì, sta' tranquilla; son qui apposta per aiutarti. Vuoi dunque essere battezzata?
- Sì, Padre.
Sapendola istruita da molto tempo, anzi già innanzi nello studio della religione, non ebbi alcuna difficoltà a battezzarla: l'esortai all'atto di contrizione, e la battezzai.
Com'ebbe ricevuto il Santo Battesimo mi ringraziò e stette alcun tempo in devoto raccoglimento, dopo di che, presa da un nuovo assalto, cadde in deliquio e nell'eccitazione che poi seguì si faceva ogni tanto il segno di croce, o mormorava qualche preghiera... Ci fu un momento, in cui volta al marito, con risolutezza e senza quasi scomporsi:
- A-Yin, gli disse, prendi la spada e caccia quel mostro che sta ai piedi del letto!
E come se parlasse a qualcuno:
- No, continuò, non vengo, io sono cristiana! Poi battendo palma a palma:
- Oh! un giovane luminoso e colle ali che batte i mostri... esclamò... Eccoli sono fuggiti.
Dopo d'essere stata un po' calma, si scosse di nuovo all'improvviso, gridando:
- Ecco! ecco! tornano di nuovo i mostri! Via di qua, via! sono cristiana, - e così dicendo ripetè più volte il segno della croce.
Di lì a un istante:
- Oh! ecco che una donna straniera li caccia via... Sono scomparsi!... Datemi il mio libro, voglio pregare...
Che vi fosse qualche cosa di straordinario in queste visioni? Non farebbe meraviglia; poichè fra i pagani il demonio ha molta influenza, ed anche la mano del Signore si mostra talvolta assai evidente. E il fatto sta che la scena era così viva, che n'erano compresi gli stessi pagani presenti, i quali, unendosi al catechista ed ai catecumeni nelle preghiere non facevano che ripetere:
- T'inciu poiau, Jesú poiau, Seng mou poiau... Dio ti aiuti; Gesù ti aiuti; la Madonna ti aiuti...
Quell'ora passò e la paziente tornò completamente in istato normale. Nel vedermi mi ringraziò, e:
- Padre, mi disse, aiutami a pregare.
Sì, ti aiuterò; ma non ti stancare; invoca di cuore Gesù e la Madonna, e procura di prendere riposo.
Ubbidì; poco dopo si addormentò, e anch'io tornai alla residenza.
Al mattino andai nuovamente a vederla, e la trovai abbastanza bene.
- Padre, mi disse, ringrazio Iddio di avermi mandato questo male: se non era di esso, tu non mi avresti battezzata così presto; stando alla regola ordinaria mi avresti fatto aspettare ancora un anno; ma il Signore mi ha voluto prima ed ora sono sua figlia, e perciò non temo più nulla; avvenga quel che vuole.
Esortatala a corrispondere alla grazia del S. Battesimo, partii di là per arrivare in tempo in un altro punto dove si stava preparando una bella festicciuola, ed il tempo stringeva. Vi erano alcuni catecumeni, tra cui una famiglia di barcaiuoli, che almeno da due anni stavano preparandosi per farsi cristiani. La loro costanza era stata sufficientemente provata, quindi aveva deciso di battezzarli, e fissato il giorno per la festa, e dato gli ordini per l'apparecchio.
La Cristianità non è lungi da Macao, da cui vi si può andare in men di due ore di barca. Quindi per dar maggior risalto alla festa si era disposto che vi si trovassero anche gli alunni del nostro Orfanotrofio di Macao.
Io giunsi colà la sera precedente per ascoltare le confessioni e dare un'ultima mano ai preparativi. Tutta la Cristianità era in moto. Chi ripuliva la Cappella e le scuole adiacenti: chi portava fiori e verzure: chi attaccava ornamenti, ecc. Si finì di lavorare alla mezzanotte, e solo allora, recitate come di solito le orazioni in comune, si andò a riposo aspettando il mattino.
Non era ancora spuntato il giorno e già la maggior parte dei cristiani, nonchè dei pagani, era sulla spiaggia aspettando l'arrivo dei collegiali. Dopo qualche attesa, si vede dapprima qualche punto nero in lontananza... sono le barche... e dopo qualche tempo ecco, portate sulle ali del vento favorevole, prima confuse, poi sempre più distinte le note della fanfara.
- Ci sono! ci sono! si grida da tutti.
Arrivati alla spiaggia, in un attimo, come tanti marinaretti gli alunni saltano a terra e si dispongono in ordine di marcia. Si dà fiato alle trombe e si muove verso la Cappella. Rinunzio a descrivere l'entusiasmo di quei momenti.
- Oh kasai! (oh bello)!
- Oh ciot kei! (oh meraviglioso)!
Alcuni, non contenti di vedere, vogliono toccare e vanno a misurare col palmo il gran basso sulle spalle del confratello Viola, che ci dà dentro a due polmoni. Altri vorrebbero pur vedere che cosa c'è dcntro gli strumenti.
- Pare impossibile, dicono alcuni, che soffiando in un buco così piccolo, esca un vocione così grosso !
E qualche pagano con occhio sospettoso:
- Questi Europei son veramente diavoli!
Altri al vedere Don Lucas che si sbraccia a far la battuta in testa al suo battaglione:
- Ah!... quello deve avere dell'ingegno (yau pun zi)... per saper mettere insieme tanto rumore... Quello deve avere almeno dieci diavoli!...
Ma ciò che più di ogni altra cosa attira l'ammirazione universale è la gran cassa che pende dal collo del confratello Fantini..., chè la gran cassa e i piatti sono il non plus ultra nella musica cinese... Infatti la guardano, la misurano in diametro, in circonferenza ed in spessore, e con tale impertinenza, che talora la mazza va a battere sul petto di qualcuno di quegli indiscreti.
La cappella è ristretta per tutta la gente accorsa, ma i cristiani hanno già rimediato all'inconveniente collo stendere larghi tendoni, davanti alla porta principale, di modo che tutti possono assistere alla funzione stando al riparo dai raggi del sole. La funzione del battesimo fu commovente, come sempre, lasciando nei neofiti e in tutti presenti le più soavi impressioni.
Dopo il battesimo vi fu la S. Messa colla Comunione generale, e fu davvero un problema il trovar modo di farsi strada fino all'altare.
Alla funzione seguirono gli indispensabili spari. Chi li aveva preparati? La famiglia del barcaiuolo; la quale fin dal mattino aveva per tempo imbandierata ed infiorata la sua barca, che per essa è anche casa, e dopo aver disposte tutte le sue altre piccole faccende, compresa la cura degli spari di prammatica che aveva affidati ad alcuni arsici, si era ritirata in chiesa in gran raccoglimento.
Compiuta la cerimonia essi furono i primi, tra l'allegria degli spari, a presentarsi al Padre con qualche piccolo presente.
Ad essi e alle altre due famiglie regalai una bella cromolitografia di Maria SS. Ausiliatrice, che i barcaiuoli portarono in trionfo alla loro barca, ove la collocarono in vista, in posto di onore, in faccia al mare.
Non mancò neppure l' agape fraterna per tutti i cristiani, gli uomini nella scuola dei ragazzi, le donne in quella delle ragazze.
Al ritorno non c'imbarcammo subito in quel villaggio, ma attraversammo vari altri villaggi, ove la banda rinnovò presso a poco la stessa scena di meraviglia e di entusiasmo su descritto, finchè salpammo per Macao.
Perdoni, amatissimo Padre, se ho forse abusato della sua pazienza. Ciò che le ho scritto son cose di poca importanza, ma ritraggono sostanzialmente le nostre continue occupazioni nella missione.
Per farle a dovere bisognerebbe talora aver gambe di ferro e stomaco di bronzo! Quante volte, stanchi dopo lungo viaggio di parecchie ore, ci viene in mente il pensiero: « Oh se avessimo un cavallo... o una motocicletta... o un canotto a motore! ... questo viaggio di cinque o sei ore l'avremmo potuto fare in mezz'ora! » Ma queste sono fantasie; noi non possiamo nemmen sognare talì spese, avendone mille altre più urgenti, alle quali non possiamo sempre arrivare. Contuttociò sta il fatto che in questi luoghi un Missionario è tanto più buon missionario quanto più può facilitare le sue comunicazioni.
Preghi per noi, amatissimo padre, che essendo dei più lontani tra i suoi figli, sentiamo più vivo il bisogno delle preghiere e dei consigli dei nostri venerati Superiori e mi creda sempre
Suo Obbl.mo in C. J.
Sac. LUIGI VERSIGLIA.
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,
Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale:
Imploreremo le benedizioni piú elette su quanti nel corso del nuovo anno faranno fiducioso ricorso alla materna bontà di Maria SS.ma Ausiliatrice.
GRAZIE E FAVORI
Grazie, o Maria! *)
Tre anni or sono fui colpito alla gamba sinistra da una sciatica cosi terribile, che a soli ventisei anni mi costrinse a stare in letto novantacinque giorni senza potermi muovere e in mezzo agli spasimi più atroci, perchè anche nel letto non potevo trovare una posizione che valesse a calmare un po' i miei continui acutissimi dolori. Tutti gli specifici che Sono a cognizione dell'arte medica furono da me infruttuosamente usati. Credevo già e quasi mi rassegnavo a passare in quel miserabile stato tutta la vita, quando a un tratto insperato venne dall'alto un soccorso che mi ridonò la salute e. la vita. Era l'aiuto di Maria!
In mezzo alle pratiche di pietà che con fervore ed animo fidente io seguiva, il mio confessore mi suggerì una novena a Maria Ausiliatrice, terminata la quale potei alzarmi di letto., non ancora pienamente guarito, perchè dovevo camminare curvo a terra e colle grucce, ma continuando a raccomandarmi a questa cara Madre ed Essa ad esaudirmi benignamente, a poco a poco potei rimettermi in piena salute. E perciò che da Lei unicamente riconoscendo la mia guarigione, piena l'anima di riconoscenza, invio una tenue offerta, dolente non poter mandare di più, ma col vivo desiderio che la grazia venga inserita nel Bollettino a sempre maggior gloria di Maria e a persuasione delle anime afflitte, che in Lei sola va riposta ogni nostra speranza.
Fivizzano (Massa), 14 novembre 1913.
Don LINO BELLI.
S. Daniele del Friuli. - Dobbiamo a Maria. SS. Ausiliatrice la guarigione della nostra cara, mamma ammalatasi nello scorso febbraio di cancrena polmonare, Data anche l'età e le complicazioni del male, i medici disperarono pienamente di salvarla. Fu fatto voto che la mamma ottenendo la grazia si recherebbe ad un Santuario a ringraziare la Madonna: e quella malattia fu superata e sembrava che l'ora fatale che gravava su lei fosse scougiurata quando, dopo quindici giorni di convalescenza, le si spiegò il male di fegato con coliche epatiche e biliari che per cinque mesi si alternarono e nell'ultimo gravissimo assalto erasi quasi deciso l'intervento chirurgico, che è quanto dire tutto era perduto. Noi, disperati, con vivissimo slancio, con più ardente fede, dopo rinnovato il voto primiero, invocamelo la Madonna Ausiliatrice di Torino inviando un'offerta per un triduo, promettendo di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. E con grande trepidazione vedemmo subita scongiurarsi il pericolo, e con immensa gioia la grazia si ottenne perfetta; perciò gridiamo festosamente alla Vergine Ausiliatrice i nostri ringraziamenti.
29 ottobre 1913.
MIKA BIANCHI.
Torino. - Il figlio di una pia signora, per causa di un disgraziato incidente di vita studentesca, aveva dovuto peregrinare per varie Università del Regno seuza potere nè regolare la sua posizione nè dare i suoi esami con affidamento di riuscita; cosicchè disperando dei tentativi fatti, stava per troncare gli studi con grave danno della famiglia e suo. La madre desolata ricorse a Maria SS.ma Ausiliatrice, promettendo di fare un'offerta al Santuario e di pubblicare la grazia, se ottenesse una felice soluzione in così dolorosa contingenza. La SS.ma Vergine la esaudì: risolte le difficoltà di indole legale, il figlio si animò a superare una serie di non agevoli esami arretrati, con buone speranze per l'avvenire. La divota signora, riconoscente a Maria per la grazia ottenuta, adempie ora per mezzo mio alla sna promessa, inviando una graziosa offerta.
22 settembre 1913.
Un Sacerdote Salesiano.
Cerano. - Coi sentimenti della più viva riconoscenza ti ringrazio, o Maria, per una bella grazia concessa. Già da sei mesi fui colpita da una tosse secca e debolezza polmonare. Ero in uno stato di deperimento crescente, quasi disperata di riacquistare la primiera salute. Ricorsi all'arte medica, ma non si vide il minimo miglioramento. Dietro consiglio di una pia persona, incominciai una novena a Maria SS. Ausiliatrice, invocata sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, pregandola pure per una mia sorella che da tanto tempo era gravemente ammalata, col voto che ottenuta la sospirata guarigione avrei pubblicato la grazia sul Bollettino Salesiano e fatta una offerta al Santuario di Valdocco. Appena terminata la novena io fui completamente guarito e mia sorella finiva di soffrire passando a miglior vita ; adempio quiudi la promessa. Non cesserò mai d'invocare la SS. Vergine nei casi più disperati. Grazie, o potente Ausiliatrice!
3 novembre 1913.
FRANCESCA BossINi.
Acqui. - Mia figlia da vari mesi godeva poca salute. Desolata ed afflitta al vedere la poverina tanto giovane sempre triste, mi rivolsi con fiducia a Maria Ausiliatrice, e Le promisi, che se avessi ottenuto la guarigione di mia figlia, avrei fatto pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, e inviato L. 5o. Dopo poco tempo, la figlia cominciò a migliorare gradatamente, per cui adesso si può dire completamente guarita.
Accetta, o gran Vergine, le mie più vive grazie e quelle della mia famiglia.
10 settembre 1913.
ANGELA IVALDI BRUZZONE.
Celle di Condove. - Da circa sei mesi soffriva di dolori vaganti ad una gamba che lui condannavano alla immobilità. Tentai parecchi rimedii, ma a nulla valsero. Non è a dire quanto mi accorassi nel trovarmi incapace a recarmi alla chiesa per le mie pratiche di religione; pure m'arrideva ancora la speranza di guarigione. In quel frattempo mi passò per le mani un Bollettino Salesiano, e al leggere di tante guarigioni ottenute da Maria Ausiliatrice, peusai pur io di raccomandarmi a sì buona madre, promettendo un'offerta al suo Sautuario e di far pubblicare la grazia se la riceveva. Ciò fatto, pochi giorni dopo, cominciai a dare qualche passo coll'aiuto d'un bastone, e la mia guarigione proseguì così rapidamente senza rimedii, che in breve tempo scomparve ogni senso di dolore, cosicchè da circa un mese cammino di bel nuovo liberamente senza bastone malgrado i miei ottantun'anno. Rendo grazie a Maria Ausiliatrice ed offro lire cinque pel suo Santuario di Valdocco.
Novembre 1913.
GIUSEPPE PAGLIARELLO.
Rimini-Croce. - Ripiena di giubilo e riconoscente, iutendo adempiere ad una promessa. Da vario tempo la mia salute andava declinaudo; un malessere continuo e progressivo si era impossessato di me, quando sopraggiunge una terribile peritonite tubercolare che mi gettò nell'angoscia e nello sconforto. Invano tentai tutti i rimedi che la scienza può suggerire, mi sottoposi a dure prove, e il male pareva ribelle ad ogni cura. Commiserando il mio stato, una pia persona m'incoraggia e mi suggerisce di ricorrere con fede alla Vergine Ausiliatrice con promessa di un'offerta e di pubblicare sul Bollettino Salesiano la grazia, qualora l'avessi ricevuta. Intraprendo con gran fervore la novena a Maria Ausiliatrice, prego e faccio pregare, ed oh degnazione di Maria! in breve mi sento guarita dal terribile male, comincio a migliorare anche dal malessere, ed ora posso accudire alle faccende di casa, ed alla cura dei miei piccoli figliuoli. Ho ferma fiducia che Maria SS. Ausiliatrice mi abbia salvata, e fin tanto che avrò vita non cesserò mai di esaltare questa gloriosa e potente Benefattrice.
Settembre 1913.
ANNETTA ToMMASINI in GENGHINI.
Castelboglione. - Sii benedetta e ringraziata, o buona Madre Maria SS. Ausiliatrice! Da molti anni la mia mamma soffriva un male nello stomaco; la consigliai a fare una novena a Maria Ausiliatrice con promessa di pubblicare la grazia sul Bollettino. Appena finita la novena, la cara mamma ebbe un efficace miglioramento ed in seguito guarì. Compio quindi la promessa di pubblicare la grazia unendo un'offerta per le Missioui di Don Bosco.
2o settembre 1913.
C. G. ved. L.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti.
A*) -Alassio : Pietro Gariglio, io- Alba : Giovanna Ciravegna, 5 - Alfiano Natta : Leonilda Meda, 5 - Alice Castello : Giuseppina Bacchio, 8 - Alice Belcolle : Orsolina Monticelli in Guglia, 3 - Archi (Chieti): Maria Tucci in Torelli, 5 - Attaliva (Repubblica Argentina): Lorenzo Bergese, 20.
B) - Balestrino : Carlotta Panizza - Benevagienna : Agnese Ramolfo, 5 - Biancavilla : Santo Costa, 5 - Biella : Teresa Modestini, 3 - Bologna Beppina Bianconi, 1,5o - Bosa : N. N., 5 - Bova Carmelo Merioni, 5 - Bra : Margherita Fissore, io - Brescia : Angela Gottardi V. Dusi, 20 - Brisighella: B. A., 5 - Brissogne (Aosta): S. I., io - Brusasco : Luigia Carrera, 5 - Busto Arsizio: N. N., 5 - Busto Garolfo: Marina Caglio, io.
C) - Calciavacca : Luigi Gallardo, 2 - Caltanisetta : Federico Salvatore, io - Caluso : Margherita Portonaro, 2 - Camino Monferrato : Maria Vellano, 1o - Cantavenna: Giovanni Sciotto - Capo di Ponte : Faustino Sgabussi, 7 - Carate Brianza : Maria Bontez V.va Mazza, 2 - Carignano : Antonio Canavesio, 8 - Castellino Monferrato: Giuseppina Degiovanni, 2 - Cavaglià Orsolina Piana, 5 - Cesena : Assunta Angustoni, 5 - Chambave : Francesca Ottin, 5 - Chatillon M. O. - Chieri : Maria Casalegno - Chioggia Maria Penzo, i5 - Cinquefrondi: Amalia Della Scala, io --Civitavecchia: Giuditta Corbi, io - Como: Ferrari in Pizzali, 5 - Conzano Monferrato : Lucia Noelli, 3,50 - Cuneo : Teol. D. Antonio Oggero, 2.
F) - Faenza : Maria Valentini, 3 - Finalmarina : Dott. P., 5.
G) - Gavirate : Teresa De Tornasi, 2 - Genova : D. C., 25 - Ghilarza : M. S.
I) - Igliano : Cesare Acchino, io - Intra Lena Tosi, 5.
L) - La Loggia : Giuseppina Settimo - La Morra : Felice Ferrero, 5 - Lucca : C. Pretozemolo, 5 - Lugano (Trentino): Una Cooperatrice - id.: Bice Gaggini, 20 - id.: Giacomina Tarabola, 5 - Lusernette : Giovanni Bonetto.
M) - Magenta : Giuseppe Benedetto, 2 - Milano : Carolina Zaretti, 5 - id. : Giuseppe Gilardi, 5 - Modena: Tubin Maria in De Besi, io - Mogoro : Giovanni Pasci-Loddi, 3 - Mombaruzzo Antonio Calvi, 5 - Montaldo Roero : Pietro Ochetti, 5 - Montjovet : Francesco Cretier, i - id. : Carolina Peaquin, 2 - Mornese : Teresa Bisio in Borio, 20.
N) - Negrar : Olga Rigulli, 2 - Nunziata Mascali : Stefana Del Campo.
O) - Orgiano : D. Antonio Gasperini, 5 - Orsara Bormida : Giacomo Ragazzo, 35 - id.: N. N. - Ovada : Bice Pizzorni.
P) - Palermo : Teofilo Amato - Parigi : M. R. B., 5 - Pavia : Soffrivo moltissimo; posi ogni mia speranza in Maria Ausiliatrice e la invocai con fervore: e a poco poco le mie sofferenze ebbero fine ed ora vivo ancora felice. Che Maria Ausiliatrice sia mille volte benedetta! O. T., io - Pieve Albignola : Angelo Nava, 2 - Pinasca : Luisa Giordano - Poggio di Romagna : Domenico Cora, 5 - Pollenzo (Bra): Enrico Parato, io - Polonghera Maria Chiattone in Bernocco, 2 - Pozzengo : Camilla Guazzotto, 7 - Pralormo : Caterina Torassa, 3 - Premolo : Sorelle Re, s.
Q) - Quadroni : N. C. M., 5
R) - Riesi: Francesca Ragusa, i - id.: Gaetana Rigatuso, i - Rocchetta Palafea: Carolina Gandolfo - Regno : Angela Fiorini, 2 Roma Ida Magni, io - id. : Amalia Zacchi, 5 - Romallo (Trentino): Maria Albertini, 15 - Roncaglie : Ermenegilda Negri, 7.50 - Roveto : Francesca Lamberto, 10.
S) - Sampeyre : Rina Garzino, io - Sampierdarena : G. C. - S. Cataldo : Maria Calà, i o - id.:: N. N. - S. Damiano d'Asti : Damiano Marinetti - S. Giorgio Lori, Teresa Casorati - S. Michele Extra : Anna Castellon, 5 - id.: Clotilde Bianchi in Sterzi, io - S. Salvatore Monferrato Guido Spriano, 6 -id.: N. N. - S. Vittoria d'Alba Andrea Valsiga, 3 - Sarnano : Carlo Calcagnoli, 3 - Scaldasole : Marianna Capettini, 7 - Seneghe Vincenza Pischedda, 1,50 - Somma Lombardo : Natalina Cova, 5 - Stroppiana : Cristina Gurgo, 2.
T) - Tigliole d'Asti: Carlotta Amasio, 5 - Tirano : Carolina Tognolini, i - Torino : T. M. ringrazia infinitamente Maria Santissima Ausiliatrice ed il Ven. D. Gio. Bosco per l'ottenuta grazia colla fervida speranza che Maria Vergine e il Ven. D. Bosco la proteggeranno sempre in avvenire - id.: N. N., 2 - id. : Angela Peracchio, 2 - id. Maria Domenica Gagna, 4 - id.: Paola Gualdi, 4 - id.: Giovannina Gallo, 5 - id.: Vittoria Caldera, 2 - id.: Anna Botto, 5 - id. : Giovanni Bosco, 5-id.: A. F. S., 1oo-Toulouse (Francia): Cleofe Cristiano, 20 - Tours : A. N., 50 - Torre Ratti : Manetta Brintassi, 5 - Tronzano Vercellese : Pietro Robiano, 3.
V) - Valgrana : Benedetto Giovanni - Venezia Giovannina Guerini, 8.50 - Verona : S. T. - Vicenza: Maria Borgo, 6 - Vignale Monferrato: Vittoria Ruschiena, io - Villata : Giuseppe Garda, io - Vinzaglio : Maira Gallo Vissone di Pian
Camuno : Sorelle Fontana, 4.75.
X) - Carlo Menetti - Famiglia Roncarolo.
Santuario di Maria Ausiliatrice
TORINO-VALDOCCO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogui corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore dei Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 1° gennaio ai 10 febbraio
24 gennaio - Solenne Commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice.
26-27.28 gennaio - Triduo in preparazione alla festa di S. Francesco di Sales - Dopo la messa delle 6, predica, Benedizione - Alle 17, lode, predica e benedizione.
29 gennaio - Festa di S. Francesco di Sales. - Messe dalle 4,30 alle 11,30 - Ore io Messa Pontificale - Ore 15,30 Vespri pontificali, panegirico e benedizione.
30 gennaio - Tutte le preghiere fatte nel Santuario sono applicate in suffragio dei Salesiani, Cooperatori e Benefattori defunti.
2 febbraio - Purificazione di Maria SS. - Orario delle feste soppresse.
6 febbraio - Primo venerdì del mese. - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.
Per la Festa di S. Francesco di Sales.
Facciamo umile preghiera ai sigg. Direttori, Condirettori e Decurioni, perchè nella Festa di S. Francesco di Sales vogliano raccogliere a Conferenza i cooperatori e le Cooperatrici a norma del regolamento, per lucrare l'indulgenza plenaria e per trattare di quegli argomenti che giudicheranno più alti a promuovere la gloria di Dio secondo lo spirito della Pia Unione. Il Valsalice.
La domenica 7 dicembre il Circolo Giovanni Bosco si recava a celebrare la parte religiosa della sua festa sociale nella Chiesa di S. Francesco di Sales in Valsalice dove, alla presenza del rev.mo sig. D. Albera, veniva scoperta presso la tomba di D. Bosco una lapide commemorativa, deliberata dal 1° Congresso Internazionale degli Ex-allievi degli Istituti Salesiani, a ricordo del Congresso medesimo. L'iscrizione, artisticamente scolpita dall'egregia ditta Fratelli Catella su di una ricca tavola di marmo donata dal sac. Ugo Barbieri di Carrara, dice così:
Dal tempio - della tua celeste Ausiliatrice -quassù Pellegrinando - o Venerabile - Giovanni Bosco - indimenticabile soavissimo Padre - con rintemprato ardore - rinnoviamo sacra promessa - esserti gaudio corona.
Gli antichi allievi - convenuti - al 1° Congresso Internazionale - Torino VIII - X settembre MCMXI.
Per l'inaugurazione dissero brevi parole l'avv. Prospero Battù, il cav. prof. Piero Gribaudi il Direttore del Seminario di Valsalice, e il sig. D. Albera, riaffermando tutti l'affetto perenne degli ex-allievi al Venerabile D. Bosco e la memoria ognor più viva del comun Padre venerato.
A Valdocco.
La domenica 23 novembre si compì la distribuzione dei premi agli alunni delle scuole professionali d'arti e mestieri.
La festa ebbe largo e scelto concorso di invitati, e fu coronata da quel lieto successo
di entusiasmo fra gli allievi e di soddisfazione fra il pubblico, che annualmente l'accompagna. Fra le autorità si notavano il cav. Palomba per il Prefetto, il prof. Gribaudi per il Sindaco, il cav. Aluffi ex prefetto di Sondrio, il prof. Bettazzi, il cav. Vigliardi-Paravia, il cav. Pezza, il cav. De Maria, il cav. Raffignone, il sig. Minoglio direttore delle Scuole professionali degli Artigianelli, l'avv. Scala, il sig. Cappa, molti industriali e capi d'arte della città, ecc. Era anche presente il dott. Innocenzo Himenez, prof. di diritto penale all'Università di Saragozza.
Il programma, nei suoi vari saggi di musica, canto e recitazione, fu applauditissimo.
Il cav. Dalmazzo Gianolio, direttore della R. Scuola Tipografica di Torino, tenne una dotta e brillante conferenza su Giambattista Bodoni, che presentò come modello di lavoratore e di virtù civili e cristiane.
Il Prefetto-economo dell'Oratorio lesse una minuta relazione sull'andamento delle Scuole stesse; e in fine la parola buona e paterna del Successore di Don Bosco ringraziò le Autorità presenti e fu larga di lodi e consigli ai carissimi allievi.
MILANO - La benedizione della Cappella del nuovo Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Il 2 dicembre Sua Em. il Cardinale Arcivescovo si recava al nuovo Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Via Bonvesin (Porta Vittoria) per la benedizione della Cappella.
Vi giungeva alle ore 7 del mattino e veniva subito ossequiato dal Direttore dei Salesiani, dal Prevosto e dai Coadiutori della parrocchia del Suffragio, dalla Rev. Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dall'Economa Generale, dalla Superiora dell'Ispettoria Lombardo-Veneto-Emiliana, dal signor Antonio Crugnola, da vari Signori e da una rappresentanza delle giovani Pensionanti e delle Oratoriane.
Impartita la Benedizione, S. Em. celebrò la S. Messa e con quell'accento paternamente persuasivo, che gli è tutto proprie, rivolse alla comunità calde parole di congratulazione e di esortazione che esprimevano tutta la contentezza per la nuova opera iniziata a bene della gioventù femminile di quel popoloso rione.
All'uscire di chiesa Sua Em. si degnava ascoltare benevolmente un breve indirizzo rivoltole a nome di tutta la comunità, e congratulatosi una seconda volta colla Superiora Generale del bene che, coll'aiuto di Dio, le Figlie di Maria Ausiliatrice vanno compiendo in diocesi, nonche dei frutti che egli spera dal nuovo istituto, specie coll'Oratorio festivo e coi Catechismi parrocchiali, benedisse con effusione di cuore ai presenti.
FRASCATI- L'Oratorio Pio X, sorto per iniziativa del S. Padre, sotto gli auspici di S. Em.za il Card. Francesco di Paola Cassetta, Vescovo Tuscolano, ha dato nel suo primo anno di vita i frutti più consolanti. Ne fu prova la simpatica, indimenticabile festa dei premi, svoltasi il 3o novembre. Edificante riuscì al mattino la funzione religiosa in cui una cinquantina dei giovani più adulti si accostarono ai Santi Sacramenti: fu la festa della riconoscenza, nella quale le innocenti preghiere di centocinquanta fanciulli invocarono le più elette benedizioni su gl'insigni benefattori dell'Oratorio.
Alle io giunse S. Eminenza il Card. Cassetta, che si degnava presiedere alla distribuzione dei premi. Gli facevano nobile corona S. Ecc.za Mons. Brennan, e larga rappresentanza della Curia e del Clero cittadino, con vari signori e signore. Breve e brillantemente svolto il programma. Circa cento giovanetti ricevettero il premio, consistente in libretti di risparmio con un primo deposito, in vestiti, in libri. Ciò che più consola si è che tutti i premiati avevano almeno la metà delle presenze nel loro libretto d'intervento all'Oratorio.
PISA - Premiazione all'Oratorio di S. Marco. - La domenica 16 novembre fu per gli oratoriani di S. Marco una festa di gioia e di gaudio, poichè si compì la distribuzione dei premi ai giovani che si distinsero per la frequenza dell'Oratorio, per lo studio del catechismo e per la buona condotta. Presiedeva la solenne cerimonia S. E, il Card. Pietro Maffi, circondato da varie rappresentanze di circoli cattolici della città, fra i quali quello di S. Eufrasia, di S. Ranieri, di S. Antonio ecc. nonchè da uno stuolo d'irrequieti giovanetti e da una folla di parenti dei premiati, lieti dell'intensa gioia di questi. S. E. il sig. Cardinale stesso, sempre umile e famigliare, volle degnarsi di consegnare a ciascheduno dei tanti premiati, unitamente ad un ricordo paterno, il premio consistente in un mezzo taglio o un taglio intiero di vestito, o libri od altri oggetti con relativo attestato, a seconda del merito; e in fine chiuse la solennità con uno splendido discorso di elogio e d'incoraggiamento ai giovani, perchè schivando i pericoli frequentino con assiduità l'Oratorio, e di esortazione ai genitori, perchè vi facciano intervenire i propri figliuoli, cooperando così all'educazione civile e religiosa della propria prole.
BORGO S. MARTINO (Casalmonferrato). - Il Circolo giovanile S. Giuseppe e tutto l'Oratorio maschile di Borgo S. Martino la domenica 12 ottobre facevano una gita a Mirabello, in premio di frequenza all'Oratorio, di buona condotta e di diligenza nello studio del catechismo. La passeggiata, parte a piedi e parte in tram, riuscì splendida per ogni riguardo. Alla stazione di Occimiano furono a salutarli i giovani dell'Oratorio locale: a Mirabello erano a riceverli i giovani del Circolo e dell'Oratorio coi loro superiori i PP. Giuseppini d'Asti. Le poche ore che fu dato fermarsi passarono troppo rapide per quei vispi giovani, fra chiassosi giuochi, abbondante refezione e trattenimenti vari, prodotti dai dilettanti dei due Oratori.
CALUSO. - Nel 1913 l'Oratorio Salesiano di Caluso si allietò di ampia messe di bene, tanto fra i giovanetti che lo frequentano assiduamente, quanto tra gli stessi ex-allievi, che tornano regolarmente a quando a quando a dar prova di fruttuosa perseveranza. Indice poi della vita fiorente dell'Oratorio fu in modo speciale la premiazione che si svolse il r9 ottobre quasi a corona dell'anno scolastico. Numeroso stuolo di signori e signore della città facevano corona ai 1oo giovanetti che irrequieti attendevano il premio. In posti di onore sedevano il rev.mo signor Arciprete Teol. Germano Ravetti, l'ill.mo sig. Sindaco, il sig. Pretore, il colonnello Bettoja, l'avv. Bianco e tutto i Clero locale. Il programma, svariato per canti e poesie, piacque grandemente. Il Direttore, dopo alcune parole di occasione, lesse la lista dei premiati e si venne alla distribuzione dei premi.
Dopo la premiazione il rev.mo signor Arciprete disse parole di elogio e di incoraggiamento ai giovani perchè frequentino sempre con assiduità l'oratorio, e il Direttore chiuse ringraziando tutti i presenti per l'efficace cooperazione prestatagli.
MESSINA- Col nuovo anno scolastico mentre l'antico nostro Istituto S. Luigi di Messina cominciava a ricevere i primi convittori in adatti locali antisismici, l'Oratorio Salesiano iniziava una vita di promettente attività.
Mercè le premure di vari Benefattori, esso è stato fornito di nuove attrattive di giuochi e di svaghi che richiamano i giovanetti anche dai lontani centri della nuova città in numero così consolante, da rendere l'attuale Cappella incapace di accoglierli tutti, sicchè si pensa a cercare aiuti per ampliarla.
Una bella affermazione di fede fu poi data da (luci giovanetti la domenica 30 novembre, in cui compirono con edificante pietà le divote pratiche per l'acquisto del S. Giubileo. Ordinati in lunga fila, in numero di oltre 300, traversarono le vie della città pregando e cantando lodi sacre, e visitando le chiese stabilite da Mons. Arcivescovo. Lo spettacolo commovente ebbe degna corona nella Parrocchia di S. Giuliano, ufficiata dai Salesiani, dove il devoto pellegrinaggio si chiuse con la solenne Benedizione Eucaristica e col canto della lode: « Noi vogliam Dio » sgorgante dai cuori commossi di quelle centinaia di giovanetti.
ROVIGNO (Istria).-« L'inaugurazione dell'Oratorio Salesiano - così l'Unione di Trieste - fu una festa cittadina nel senso più vero e più proprio della parola. Fu un'esplosione di gioia, di plauso, di entusiasmo, in cui si trovarono come per incanta uniti gli animi di tutti. Rovigno intera ebbe... per l'Opera Salesiana un sol palpito grande, possente, concorde. Era l'effetto del fascino irresistibile ch'esercitano dovunque i Figli di D. Bosco? Fra l'anima del grande Apostolo della gioventù, che, libratasi per un istante nell'azzurro del nostro bel cielo, diffondeva sulla nostra città un alito di paradiso? Era l'adempimento di un bisogno sentito da tutti i cuori ben fatti, che trepidano per laa sorte di tanti fanciulli pericolanti tra le insidie dei trivii e delle piazze? Era forse tutto questo inisieme: sta il fatto che mai come ieri (il 12 ottobre) Rovigno si trovò tutta compatta e concorde ».
I Figli di D. Bosco, destinati al nuovo Oratorio,, trovarono le vie pavesate a festa, e videro convenire all'istituto tutte le Autorità Ecclesiastiche, Civili e Militari. Il rev.mo sig. Prevosto, assistito da tutto il Clero e da una rappresentanza dei PP. Minori, procedette alla benedizione dei locali; mentre la banda dell'Oratorio di Trieste fece per tutto il giorno servizio di onore. Una delle sezioni drammatiche del medesimo Oratorio di Trieste diè un elegante trattenimento musicale-drammatico, applaudito freneticamente dal fior fiore della cittadinanza. I giovani di Rovigno accorsi all'Oratorio fili da quel giorno salirono a 13o; ed ora si vanno sempre moltiplicando. Daremo presto di questa nuova casa altre notizie.
In Italia.
ROMA. - Il S. Padre e il Monumento a Don Bosco. - La domenica 14 dicembre a cura dell'Unione ex-allievi Don Bosco di Roma fu data una rappresentazione drammatica a beneficio dell'erigendo Monumento al nostro Venerabile Padre e Maestro. Dando conto della riuscita dell'affettuosa iniziativa, così esordiva l'Osservatore Romano del 15 dicembre: « La rappresentazione data ieri dalla Unione ex-allievi D. Bosco nel teatro dell'Ospizio del S. Cuore, pro monumento D. Bosco, ha ottenuto un successo veramente splendido e lusinghiero. L'elemento più prezioso e più particolarmente notevole di tale successo è costituito da un atto di singolare benevolenza del Sommo Pontefice, il quale ha voluto che intervenissero allo spettacoloo gli orfani del terremoto, dalla sua munifica bontà mantenuti nell'Istituto Salesiano, raccomandando espressamente a mezzo del sig. prof. cav. Giuseppe Fornari, suo incaricato speciale per gli orfani medesimi, che ad essi fosse preventivamente spiegato il significato altamente educativo della festa, quale manifestazione dell'affetto e della riconoscenza degli ex-allievi verso il più grande educatore cristiano del secolo XIX ».
All'Estero.
VIENNA. - La « Reichspost » annunzia che la domenica 23 novembre presso l'Istituto Salesiano di quella città si costituiva l'Associazione Viennese Don Bosco per la salvezza della gioventù (Wiener Jugend-Rettungsverein Don Bosco) col duplice scopo di venire preventivamente in aiuto alla gioventù pericolante e d'impedire il peggioramento dei piccoli vagabondi, i quali nei platten (crocchi) che deturpano qua e là la città, non possono non cresctre delinquenti. A presidente dell'Associazione venne eletto l'Amministratore I. R. sig. Eduardo Hock. L'adunanza fu rallegrata da un trattenimento drammatico-musicale, dato dai nostri alunni.
ALESSANDRIA D'EGITTO. - La squadra della R. Marina, al comando del Duca degli Abruzzi, sul finir di novembre ancorava nel porto di Alestandria, accolta con entusiasmo da quella cittadinanza. La banda dell'Istituto Salesiano l'ultima domenica del mese si recò al porto ad attendere i 50o e più marinai, sottoufficiali ed ufficiali, e li accompagnò alla Chiesa Parrocchiale, ove si recavano ad ascoltare la S. Messa. Il Circolo « Michele Rua », composto di ex-allievi dell'Istituto, die' per gli stessi marinai un gradito trattenimento drammatico. Questi atti di cordiale saluto ebbero gentile ricambio. L'intero Istituto D. Bosco fu invitato a visitare le varie corazzate fra le più squisite gentilezze di tutto lo Stato Maggiore, e S. A. R. il Duca degli Abruzzi volle onorare a sua volta l'Istituto di una visita, percorrendone le singole scuole professionali e tutte le aule col più grande interesse, manifestando ripetutamente la sua ammirazione.
VERVIERS (Belgio). - Nell'Istituto Salesiano si è stabilita da due anni una scuola di preparazione al servizio militare, che ha chiuso il suo secondo anno di vita fiorente con mia messa cantata in occasione della coscrizione delle reclute del 1913. Questa festa religiosa ebbe luogo il 14 settembre nella Chiesa matrice. Sessantacinque coscritti risposero all'appello del Comitato e scortarono militarmente il nuovo vessillo tricolore, offerto graziosamente alla Scuola. Le squadre ginnastiche della città coi loro tamburi e colle loro fanfare accorsero tutte ad onorare i futuri soldati. Il vasto tempio rigurgitava di fedeli. Al Vangelo il Curato-Decano proferì un'allocuzione di circostanza fra la commozione universale: « In ogni vicenda, egli disse ai partenti, mostratevi uomini di carattere, senza rispetto umano. Siate fieri di essere soldati del Belgio e soldati di Cristo ».
La Scuola di preparazione militare, colle varie conferenze mensili, serve mirabilmente ad abituare le reclute alla disciplina e a farle abbracciare la vita della caserma senza preconcetti; ma, più che tutto, è rivolta a dare ai futuri soldati una cosciente educazione morale e religiosa, per cui sappiano mantenersi onesti, intemerati e fedeli ai loro doveri cristiani.
Il 3° anno della Scuola s'inaugurò il 15 ottobre, con una conferenza del Luogotenente Ecckoute, della guarnigione di Namur.
BAHIA (Brasile).- Un plauso cordiale va dato al Comitato delle Darne di Maria Ausiliatrice di Bahia, che fra le associazioni congeneri occupa senza discussione uno dei primissimi posti. Sorto in aiuto all'Opera Salesiana locale, esso è riuscito a dare all'Istituto un edifizio ampio e rispondente ad ogni nuova esigenza, e presentemente sta cercando i mezzi per erigere un altro braccio eguale a quello già costrutto, tra i quali innalzerà in seguito un Santuario di Maria Ausiliatrice. Fra le mille inidustrie di cui si servono le attivissime Dame per riuscire nel loro intento, merita di essere segnalata quella dei solenni trattenimenti musico-letterari e drammatici, a cui prestano generosamente l'opera loro interi istituti, come l'Escola Modelo, e artisti e letterati di grido, fra cui va registrato con gratitudine il nome di Donna Amelia Rodrigues.
LORENA (Brasile). - Un busto a D. Bosco. - Scrivono al sig. D. Albera dalla nostra casa di Lorena: - « Abbiamo inaugurato il busto del nostro Venerabile nel cortile del Collegio. Grazie al Signore tutto andò bene, e la festa riuscì degna di un tanto Padre. Il Vescovo di Campinas venne a presiederla e il Governatore della nostra Diocesi vi prese parte. Le Autorità, ecclesiastica, civile e militare di Lorena, v'intervennero ufficialmente e il popolo vi accorse numeroso. Anche molti magistrati delle vicine città corrisposero al nostro invito. Vescovi, alte personalità governative, personaggi di nome, il Nunzio Apostolico, ci inviarono lettere e telegrammi di adesione, inneggiando alla santità di Don Bosco e all'opportunità dell'Opera sua e.
S. PAOLO (Brasile). - Le Letture Cattoliche, la geniale pubblicazione mensile fondato da Don Bosco in Torino nel 1853 e imitata dai Salesiani del Brasile fin dal 1888, ha compiuto nella Repubblica Brasiliana con la Benedizione del S. Padre il suo XXV° anno di vita. Ecco una lettera del Card. Segretario di Stato al nostro Confratello presentemente incaricato di quella pubblicazione:
Dal Vaticano, 9 novembre 1913.
È tornato gradito al Santo Padre l'omaggio devoto dei volumetti delle Letture Cattoliche in lingua portoghese, che V. S. Gli ha offerto in occasione del XXV° anno della loro pubblicazione.
Opera veramente lodevole quella di diffondere in mezzo ad ogni celo di persone copiosi opuscoli, che, congiungendo l'utile al dilettevole, sappiano educare l'animo dei lettori ai più nobili sentimenti di religione e di civiltà : e l'Augusto Pontefice, facendo voti che tale opera, conservandosi sempre imperniata alla sana dottrina della Chiesa ed ossequente alla disciplina ecclesiastica ed alla autorità superiore, prosegua fedelmente nel fecondo apostolato, imparte di cuore l'implorata Benedizione apostolica.
Aggiungendo i miei personali ringraziamenti per gli esemplari delle medesime letture, che mi ha cortesemente destinati, volentieri approfitto dell'incontro per rafermarmi,
Di Lei,
Aff.mo nel Signore R. Card. MERRY DEL VAL.
BUENOS AIRES (Rep. Argentina). - Tremila alunni dei nostri collegi di Buenos Aires, in uniforme di ginnasti, in occasione delle feste commemorative pel Centenario dell'Inno Nazionale, si raccoglievano sulla piazza Rodriguez Peña, di fronte al Consiglio Nazionale di Educazione, dove, presenti il dott. Pietro Arata col dott. Moreno e il dott. Meyer dai balconi del palazzo, eseguirono dapprima il canto alla bandiera, e dopo il discorso di un alunno del Collegio Pio IX cantarono in coro l'Inno Nazionale. I,a squadra ginnastica del citato Collegio diè un elegantissimo saggio, vivamente applaudito dalla moltitudine che gremiva la piazza.
Di là i tremila alunni sfilarono in corteo dinanzi il palazzo del Senato, il cui Presidente dott. Vittorino de la Plaza ebbe parole di vivo elogio per l'opera di Don Bosco, specie quando due Senatori, i sigg. Echague e Guemes, gli fecero osservare che molti di quei giovani eran poveri artigianelli che nelle Scuole Professionali Salesiane imparavano un mestiere per essere un giorno onorati cittadini.
- Gli stessi alunni il 17 ottobre pellegrinavano in corpo al Santuario di N. S. di Lujàn, in due lunghi treni speciali. Nel tragitto recitarono il Santo Rosario, frammezzato da inni sacri. Nella Basilica ascoltarono la S. Messa celebrata dall'Ispettore D. Giuseppe Vespignani, e tutti si accostarono alla S. Comunione. Nel pomeriggio tornarono nel Santuario, e infervorati da un breve discorso di D. Valentino Bonetti, sciolsero un ultimo canto alla Vergine. Ammiratissimo questo spettacolo di fede, dato da un così gran numero di giovani.
BOGOTA (Colombia). - Il Primo Congresso Eucaristico Colombiano è stato un trionfo così solenne di Gesù Cristo vivente nell'Eucaristia, che superò ogni aspettazione. Il vedere infatti adunarsi in Bogotà, in quel mirabile ma altissimo « nido di aquile » a 2640 m. sul livello del mare, migliaia e migliaia di Congressisti da ogni punto della N azione, con a capo tutti i Vescovi, vari dei quali già inoltrati negli anni e costretti a far lunghi viaggi, anche di un mese, parte in treno, parte in battelli, parte a cavallo, attraverso fiumi immensi e piani ardenti e densissimi boschi e scoscese montagne, fu tale un avvenimento che non poteva aspettarsi nessun altro uomo, fuori di Gesù Cristo. Il suo none e l'invito di rendergli un omaggio nazionale conmosse tutti i cuori, ché tutte le Autorità, dal Presidente della Repubblica agli altri primi magistrati, dall'Arcivescovo Metropolita all'ultimo dei Sacerdoti, con una spontaneità entusiastica e meravigliosa, si unirono a un'onda immensa di fedeli per rendere onore a Gesù Sacramentato.
Anche i nostri confratelli ebbero parte attiva in questa religiosa manifestazione. Essi dall'8 al 14 settembre, cioè durante il Congresso, fecero l'esposizione quotidiana del SS. Sacramento nella loro Chiesa del Carmen. Gli alunni, insieme con le educande delle Figlie di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori e le Cooperatrici, e i signori e le signore dell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, si accostarono in corpo alla S. Comunione nella Cattedrale-Basilica, in una funzione speciale. La nostra schola cantorum fu lieta d'incaricarsi dell'esecuzione della parte musicale in tutte le funzioni ufficiali del Congresso; e l'intero Collegio Leone XIII diede in onore dei Congressisti un trattenimento musicodrammatico-letterario, nel quale il poeta nazionale signor Enrique Alvarez Bonilla declamò un'alata poesia su « il Sac. Giovanni Bosco e i fanciulli » ricordando con quanta sollecitudine il Venerabile li abbia avviati alla frequenza del Sacramento Eucaristico.
Il Card. Luigi Oreglia.
Decano del S. Collegio e Camerlengo di S. Romana Chiesa, si addormentò placidamente nel Signore il 7 dicembre.
Di lui scriveva D. Bosco in una sua operetta nel 1878 (1). Nato « in Benevagienna nella diocesi di Mondovì il 9 luglio 1828, fece i suoi stud Teologici in Torino sotto il magistero dei nostri valenti professori, che ne ammiravano la mente perspicace e l'amore indefesso al lavoro. Passò quindi a Roma nell'Accademia Ecclesiastica, dove compì lodevolmente la sua educazione religiosa, ed attese allo studio delle lingue; principalmente della tedesca... Entrato nella prelatura, fu nel 1858 al 15 aprile nominato refendario di segnatura, quindi mandato Internunzio all'Aia in Olanda, donde poi passò in Portogallo, dopo di essere stato preconizzato Arcivescovo di Diamata, succedendo in quell'importante uffizio diplomatico all'Eminentissimo Cardinal Ferrieri. Trovò in Portogallo vive ancora certe tradizioni di Pombal, che con somma intelligenza e coraggio combattè. Per la qual cosa non riuscì troppo gradito a coloro .che allora comandavano, ed egli tornossene in Roma ed il Santo Padre (Pio IX) per dimostrare che se egli cessava di rappresentare la Santa Sede in Portogallo, non era per nessun demerito, lo creò e pubblicò Cardinale nel Concistoro dei 22 dicembre 1873, dandogli il titolo di Santa Anastasia, e nominandolo Prefetto della S. Congregazione delle Indulgenze e SS. Reliquie. Il Cardinale Oreglia alle nobili maniere del gentiluomo aggiunge le virtù del sacerdote esemplare. Pio IX l'ebbe sempre carissimo, ed amava la sua conversazione piena di riserbo e di grazia. Egli va adagio ad impegnarsi in qualche affare, ma quando spende una parola, non bada più a fatiche e disturbi, purchè riesca bene. E molto limosiniero. Il novello Pontefice lo tiene in molta considerazione e lo confermò nella carica di Prefetto della Sacra Congregazione delle Indulgenze e Sacre Reliquie ».
Così Don Bosco, il cui giudizio veniva confermato ancora dalla pratica costante di oltre 35 anni!
Noi, legati da vincoli di riconoscenza all'Eminentissimo Principe, chiediamo un devoto suffragio per lui a tutti i Cooperatori.
(1) Cfr. Il più bel fiore del Collegio Apostolico, ossia l'elezione di Leone XIII con breve biografia dei suoi elettori.
Il Ministro Teobaldo Calissano.
Uomo di principi religiosi, amò e praticò la religione cattolica e spirò cristianamente come visse. Curava perchè i figli crescessero pii e religiosi; e pieno di compassione e generoso verso i poveri, aveva un'ammirazione profonda per l'Opera di Don Bosco, alla quale fu lieto di dare il suo appoggio costante. In ogni occasione esaltava lo spirito di carità del nostro Venerabile Fondatore e parlava con entusiasmo dei nostri Missionari, specialmente di Mons. Cagliero.
Riconoscenti, imploriamo una prece per l'anima sua e mandiamo alla famiglia le più sincere condoglianze.
Don Ciriaco Santinelli.
Giovane sacerdote, pieno di operosità e di zelo si ascrisse alla Pia Società Salesiana ancor vivente Doti Bosco, dal quale venne aggregato alla piccola schiera dei Missionari che la sera del 6 dicembre 1887 partirono per l'Equatore. A Quito egli lasciò il più santo ricordo di sè, facendo sua delizia il visitare quotidianamente i carcerati, ai quali procurava ogni sollievo spirituale ed anche materiale. Nel 1896, espulsi i Salesiani dall'Equatore, riparò con altri compagni nel Perù, dove fondò e diresse varie case, finchè dalla fiducia del compianto Don Rua venne nominato Ispettore. Tutto a tutti e dimentico di ogni riguardo a sè sempre per usare maggior carità agli altri, contrasse il terribile morbo della lebbra, che lo indusse a chiedere in grazia di essere trasferito ad Agua de Dios in Colombia, dove continuò a spiegare fino alla morte una meravigliosa operosità, sia coll'attendere al confessionale, sia col bandire la divina parola, sia coll'interessarsi dei poveri giovani più infelici. Per suo impulso, quel paese del dolore vide sorgere la Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli e la Società del Mutuo Soccorso; e debbono a lui la loro esistenza anche i due piccoli periodici locali: « La Beneficiencia » e « La Hoijta ». Di lui ci restano pure varie opere in lingua spagnuola, tutte apprezzate e diffuse.
Fra tanto lavoro egli guardava in faccia alla morte con una serenità eroica, noli curandosi affatto delle miserie del suo povero corpo che si andavano moltiplicando. Solo il 13 settembre u. s. scriveva ai Superiori: « La mia salute va deperendo. In quest'anno sono stato assalito varie volte da febbri palustri, eredità di Lima e dei viaggi. Anche adesso non sto bene. Una debolezza generale e un grande spossamento m'impediscono di lavorare come vorrei. Il medico dice che io sono una macchina consumata. Ho infatti un po' di dispepsia e di mal di fegato e anche i polmoni non vogliono funzionar bene. In questi climi così caldi la tisi avanza. Meglio così. Io non posso essere più contento e felice. La mia preghiera è conosciuta: - Morire nel lavoro, breve malattia e una buona morte!-Non è bella questa preghiera? Omai non è questione di anni, ma di mesi. Così va bene: Deo gratias! Alla notizia della mia morte non ritardino - i suffragi, perchè il Purgatorio, oh questo sì, sarà proprio lungo per me... ».
Il Signore accolga nell'eterno tripudio dei santi l'anima di questo generoso Missionario Salesiano, morto a soli 56 anni. Era nato a S. Gregorio di Ostra, nella diocesi di Senigallia.
Francesca Orto Lo Vecchio.
Donna di fede e di squisita carità, fu zelantissima cooperatrice salesiana, e adottò colpe figli i giovanetti dell'Oratorio S. Filippo Neri in Catania, dopo d'aver dato alla nostra Pia Società un cara suo figlio. La sua morte fu pianta da quanti la conobbero. Doni il Signore alla sua anima eletta una condegna mercede!
Aluffi Carlo fu Giuseppe - Montegrosso. Bava Conti Can. Dott. Bartol. - Termini I. Branca Caterina Va. Marchiori - Brissago. Bruca Domenico - Moncalieri. Cagnazzi D. Vittorio - Alba. Capitolo D. Luigi - Castagnole Monf. Capra Caterina n. Ferrero - Torino.
Castagnero Luigia Va. Ziggiotti - Arcella.
Cismondi Teresina Va. Demichelis - Breno. De Brìncat D. Frane. Zaverio - Gozo (Malta). Della Giusta D. Paolo - Tarcento. Dosi Filomena V-. Barelli - Lugo. Elia Virginia - Torino. Fissore G. Battista - Bra. Fornasio Can. G. B. - Giaveno.
Gallo Marianna n. Pagliassi - Torino.
Gugot-Bourg D. G. B. - Castel Bosco di Roure. La Corte Antonino - Cammarata. Longo D. Antonio - Cammarata. Lumini Mons. Emidio - Prato. Maffei Rachele - Verolanuova. Maroccolo Carlotta - Veronella. Moruzzi Sac. Giuseppe - Castel di Casio. Nordio Mons. Luigi - Chioggia. Orto Francesca Lo Vecchio - Catania. Pagliano Comm. Paolo - Roma. Pastore Giovanni - Torino. Pinzala Mons. Cherubino - Corno. Quarelli Erminia Va. Rossi - Torino. Ripa di Meana Cont. Leonilda - Torino. Rosso Giuseppe - Calciavacca. Ruvida Caterina - Briona. Squeri D. Domenico - Settima di Grossolengo. Trotti Belgioioso March. Maria - Milano. Vagai D. Angelo - Ripalta Vecchia. Veneroni Giovanni - Scaldasole. Zuccalà Cav. Pasquale - Domodossola.