cui ricorsero gli Ariani, vinti dalla sua pa-
rola e dalla sua santità . Voi vedrete questa
eroica confessione del glorioso fondatore del
santuario di Crea nella prima cappella che
fu eretta dalla riconoscente sua città di Ver-
celli, sulle falde del sacro monte . Esso è
rappresentato da belle statue dello scultore
fiammingo Tabachetto, con pitture magnifi-
che del celebre Guglielmo Caccia, detto il
Moncalvo , il cui nome basta a stabilire la
fama artistica del santo luogo . Ed è appunto
di qui che comincia il viaggio il pellegrino,
come da visibile segno di quella fede che
l'ha ispirato .
I marchesi di Monferrato, divoti di quel
Santuario, chiamarono ad uffiziarvi nel 1156
i Canonici regolari di S . Agostino, ed i Pa-
dri Serviti nel 1522. La venerazione che da
sì lungo tempo si aveva pel santuario di Crea
fece che nel 1600 alcuni divoti gentiluomini,
e varii comuni, i quali attribuivano alla po-
tente protezione della Madonna diversi be-
nefizi ricevuti da Dio, edificarono intorno
alla Chiesa e sul monte parecchie cappelle,
le quali crebbero allora fino al numero di
quaranta, simili a quelle che si veggono al
sacro monte di Varallo . Quando nel 1861 ar-
rivavamo noi, la chiesa era uffiziata dai
Minori Osservanti .
Là sopra dunque ora la nostra meta, e
senza deviare nè a sinistra nè a destra, spin-
gevamo cogli occhi i nostri passi, perchè
D . Bosco ci diceva che colà ci aspettava un
buon sacerdote per fare il pranzo . Era dunque
importante il filar diritto, e portarci abba-
stanza per tempo, perché della giornata si
doveva prendere la via di Casale .
Quando giungemmo colà il tempo era ab-
bastanza buono : non faceva gran caldo, e
non tirava vento ; il sole però era coperto
per nostro vantaggio . Entrammo nella spia-
nata da veri conquistatori, suonando la no-
stra marcia trionfale, e poi aspettammo Don
Bosco, che veniva su su con qualche solle-
citudine con un bello squadrone de' suoi pre-
diletti . Finito appena di suonare, arrivò Don
Bosco, che , poveretto, non fo per dire, ma
sudato abbastanza, e sebbene sempre sorri-
dendo, aveva un' aria che diceva soffrisse e
cnhoen
poco . Chiamò
ci riposassimo
qualcuno
alquanto,
e poi ci disse
mentre egli sa-
rebbe andato dal nostro benefattore .. . - Anzi,
ci diceva, mi fa stupire che non si lasci ve
dere ancora. Si era combinato per l'una ed
invece sono le due e mezzo passate . . . . Basta ;
ci aggiusteremo . - Disse e poi andò con qual--
che prete verso la dimora di chi ci doveva
ospitare. Trovò quasi sulla porta una persona
qualunque che gli disse che D . Crova era
in fretta andato a Casale, perchè aspettava
D . Bosco con i suoi figli che venivano fin da
Torino . Immaginatevi la sorpresa, lo smar
rimento, che dico io? Oh! D . Bosco non si
smarrisce per nulla ; ma, facendo forza a se
stesso, cón calma sì volge all'abitazione dei
religiosi . - Colà, diceva fra sè, raccoglierò
per un istante i miei ragazzi, e farò preparare
quanto ci sarà necessario per il momento . Il
nostro buon Angelo non ci mancherà . - Va
alla porta dei frati, ma la trova proprio di
ferro . Quei buoni religiosi quando sentirono
là sopra la nostra musica e videro i nostri
aspetti polverosi, presero forse di noi sì strano
concetto, che si ritirarono nelle loro celle ,
dubitando non so che cosa . Quello è certo
che, forse non sentendo il suono del campa-
nello, non aprirono a Don Bosco, nè poterono
sentir una parola .
Allora D . Bosco ne fece una delle sue .
Disse : - Ad estremi bisogni valgano mezzi
estremi . - Ci raccolse in chiesa, ai piedi
della Madonna, di quella effigie, che la pia
tradizione vuole che S. Eusebio abbia por-
tato dall'Oriente, come quella che sta sui
monti di Oropa, e ci disse di cantare il so-
lito inno Vivo amante di quella Signora, sul-
l'aria del lamento degli Ebrei sulle rive di
Babilonia . Mi par ancora di vedere il buon
padre là più vicino alla Madre di Dio, per
farle meglio sentire le sue pene, raccolto in
divota preghiera . Da noi si cantava contenti,
beati : ma lui, poverino, come ci diceva poi
dopo, con l'anima commossa quasi al pianto :
- Come provvederò, esclamava, all'appetito
de'miei figli? Pensateci voi, o buona Mamma,
io ve li consegno senz'altro, e toglietemi da
quest'imbarazzo . - Intanto si cantava : e la
nostra lode mesta e divota, e con quel tono
magistrale e solenne, echeggiando per le na-
vate della chiesa e risuonando nei coretti del
convento, penetrò nelle orecchie di quei po-
verini, che forse non ci osavano prima sen-
tire . In sul principio si videro comparire
qua e là per aria, mettendo fuori la loro
testa rasa da qualche finestrino ; poi vi fu
persino uno coraggioso più degli altri, che
passando dalla sacrestia entrò nel presbi-
terio, per meglio godersi la nostra musica,
che pareva più bella del solito, ristretta in
quella sonorissima chiesuola . Non ci volle
altro . D . Bosco si alza , gli si avvicina e
gli dice che potendo si sarebbe data ben
volentieri anche la benedizione col Vene-
rabile : che anzi per l'occasione di quel san-
tuario si poteva cantare il Tantum ergo
in musica : che noi eravamo di Torino , i
figli di D . Bosco, se mai l' avessero sen-
tito a nominare . . . Voleva più dire , ma non
ne ebbe tempo, perchè il superiore si fece
avanti, e conosciutolo lo caricò proprio di
gentilezze , domandando scusa di quella
nuova e quasi inurbana maniera , come po-
teva sembrare, con cui l'avevano accolto .
- Siamo in certi tempi . Vengono a' san-
tuarii delle persone . . . Che dicesse in che
cosa lo potessero servire . . . - Allora Don
Bosco, detto ad uno de' suoi che concertasse
per la benedizione, raccontò al Padre il suo
imbroglio ed il bisogno urgente di provve-
dere pane almeno e cacio ., con la speranza,