astro . Tutta la natura pareva come addormen-
tata in placido sonno, e soli, noi, taciti e
pieni di sonno, camminavamo con rapidi
passi verso all'antico nido . Ma a Don Bosco
nacque una stupendissima idea, di fare cioè
una suonata, per risvegliare i m. erli Che poi
con quella musica insolita siansi svegliati
anche i passeri ed i cuculi, non l'abbiamo
mai potuto sapere . Si diede la voce ai mu-
sici che . . . via, si dica tutta la verità, aspet-
tavano ben altra proposta . . . e giù un po'
di sinfonia . Si misero in giro là sur un poco
di spianata che fu trovata, e con quel maggior
ordine possibile, con gli occhi quasi ad-
dormentati, e la gola asciutta, suonarono
senza potervi dire come ; ma suonarono .
D . Bosco li volle aiutare con l'esempio, bat-
tendo lui la gran cassa, con nostra mera-
viglia, ma anche con suo danno ; perchè,
senza badare più che tanto, non essendosi
trovato subito chi ne aveva il battente, in
tanta fretta e novità, diede giù alcuni colpi
col pugno . Egli non ne potè dare molti,
perchè le dita si spelarono tosto, e dovette
desistere . Ma la musica dei merli fu ricor-
data, e si ricorda da tutti, ed anche per molto
tempo da Don Bosco . Ma uno dei nostri, e
musico per di più, impaziente di arrivar presto
a casa, di cui sentiva indicibile bisogno, non
si degnò di udire la famosa musica, ma con-
tinuò tranquillamente il suo viaggio, conso-
landosi di godere qualche minuto di più di
riposo . « Oh! sì, diceva tra sé e sè, statevene
pur lì a suonare ai merli ! Io non sono così
merlo da lasciarmi cogliere . lo voglio dormire,
io sono stanco e me la batto . Si diverta chi
vuole! Baie ! Questa che è marchiana ! Suo-
nare in un bosco, verso le dieci di sera, ad
onore e gloria dei merli! Il mio strumento l'ho
qui, e non sarà tanto necessario, nessuno se ne
accorgerà . Io fortunato che me la posso così
battere ! » Così pensando e discorrendo fra
sè, si mise in cammino, e andava, andava
avanti lieto nell'animo suo di averla indo-
vinata veramente . E di là ascoltando, diceva
« Senti, senti, che sinfonia ! senti che ac-
cordi, misericordia ! Fuggiamo . » E vera-
mente di buon passo se ne andava ., e per-
dendosi ormai la musica per l'aria, egli si
accorgeva d'aver già fatto molto cammino .
Anzi si immaginava di essere da un mo-
mento all'altro sull'uscio di casa e dire che
tutti erano prossimi ad arrivare . Ma con sua
meraviglia nulla ancora vedeva, anzi nulla gli
poteva dare a presumere di essersi avvicinato .
Ilsilenzioerasifatocompletod'atornoalui ;
la musica taceva intieramente, la collina era
tornata tranquilla, e non si sentiva omai che
il rumore dei suoi medesimi passi . Allora gli
venne in animo il dubbio di avere sbagliata
la via, e che perciò invece di giungere prima,
sarebbe forse arrivato molto dopo di noi . Si
pentiva in cuor suo, di essersi avventurato
così per quelle colline, dove era niente pra-
tico, e di andar forse a male . Anzi un mo-
mento era già lì lì per tornare indietro, nella
speranza di incontrarsi in noi, quando vide
a qualche distanza un lume . « Oh! ecco,
disse, ci siamo! Si sa che dobbiamo arrivare,
e ci aspettano ! Benone ! Coraggio, gambe
mie, ancora un poco... Ma, disse, fermandosì
e girando gli occhi d'attorno con meraviglia,
come tutto è già cambiato ! Non riconosco
più i luoghi lasciati pochi giorni fa . Ma come
va questo ? » Come andasse il poverino se
ne accorse un po' tardi, quando cioè si vide
davanti ad un forno, dove i contadini, a
risparmio di legna, continuavano a far cuo-
cere il loro pane anche di notte . Al chia-
rore della fiamma, distinse qualche persona,
che stava togliendo il pane, sentì il loro
vario discorrere, il raccontarsi a vicenda fa-
cezie .. . « Dunque ho sbagliato ! » disse fer-
mandosi sulla via quel poveretto . « Dove
sono mai capitato? » Stette due o tre minuti
consigliandosi che cosa avrebbe dovuto fare,
e poi disse : « Tornerò indietro ; ma e poi?
Sarebbe peggio : Mi fermerò? Ma come ? »
In questo discorrere fra sé, egli non si ac-
corse che si era accostato di troppo, e che
era già stato veduto da qualcuno . Uno di
quegli uomini, che stavano alla veglia del
forno, vedendo un'ombra, a muoversi, e quel
po' di bagliore, che mandava lo strumento
musicale ch'ei si portava sotto il braccio, so-
spettò che ci fosse qualche ladro e macchi-
nasse non so che male, e si volesse rubare
od assassinare . Dà di piglio ad una di quelle
pale che si adoperano appunto per infornare
la pasta, e sbucando fuori dalla porta, urla
gridando
« Chi va là? Fermi, o vi uccido! » Quel
poveretto fu lì lì per cadere tramortito a quella
mala parata . « Sono un galantuomo, non
affannatevi ! - Un galantuomo? Un galan-
tuomo di dietro alle piante ! Un assassino!
E come vi chiamate? Dove andate così di
notte? - Io non sono di questo paese . .. ma
di Torino . - Dunque un commetti-male, un
vagabondo ! Giù quelle armi! » E, dicendo
queste parole, faceva le viste di avvicinarsi,
ed agitava quell'arnese in aria, disegnando
in terra una di quelle figure così minacciose,
che fecero gelare di spavento quel nostro
povero compagno . Il quale, non sapendo più
a qual santo raccomandarsi, disse : « Io ho
un corno, e non armi . Io suono un corno !
Io sono un figlio di Don Bosco ! Questa
parola produsse un effetto magico, che tolse
il poveretto da ben serio pericolo . Al rumore
erano accorsi già molti, che sicuramente
avrebbero fatto un'accoglienza, tutt'altro che
onorevole, al povero nostro amico . Ma chi,
prima l' aveva assalito, gli disse pronta-
mente : « Don Bosco, hai detto? Oh dunque
sei nostro amico, vieni avanti, » e senza più
depose quell'arnese, ed avvicinandosi corte--
semente a quel nostro poveretto, lo prese per
mano, lo riconfortò con dolci parole, facen
dolo quasi passare dall'inferno ai paradiso .