ponendola a base, a fondamento della nuova re-
ligione .
L'umiltà come virtù era assolutamente scono-
sciuta al gentilesimo ; tutta quanta la letteratura
di Grecia e di Roma pagana non ha pur una
parola che la significhi .
d è naturale, perché
mancava l'idea ; quei due popoli assorti nella vita
clamorosa esterna erano incapaci di comprendere
le grandezze e le soavità della vita interiore, che
si fonda sull'umiltà . Gli esempi, che si adducono
di Socrate e di
iogene, son ben lungi dal cor
rispondere al concetto cristiano e solo vero del--
l'umiltà, giacché l'umilissimo Socrate, al dir dello
stesso Rousseau, si mostrava e si fingeva umile
per accattar lode nella gente con falsa modestia,
peccando per tal modo di finissima superbia, e il
cencioso
iogene, in quella che si atteggiava a
sprezzatore della fastosa grandezza di Platone,
piacevasi con sottilissimo orgoglio della sua cinica
impudenza . Non vi è maggior superbia, esclama a
questo proposito quell'altissimo ingegno di S . Ago-
stino, che la simulazione dell'umiltà . Simulatio hu-
militatis major superbia est (1) . L'umiltà dunque,
non sarà mai troppo ripeterlo , è una gemma
preziosa, ma una gemma della nostra santa reli-
gione ; è un fiore, ma fiore trapiantato dalla
mano di
io nel giardino della Chiesa e inaffiato
dal sangue di G . C . ; è un frutto, ma frutto cre-
sciuto al grand'albero del Cristianesimo .
la pratica dell'umiltà è appunto il fine che
subito dopo la fede e l'amore all'
ucaristia si
propose quell'ardente e illuminato promotore della
divozione al S . Cuore, che fu il nostro S . Fran-
cesco di Sales .
gli infatti collocò l'umiltà a base
e fondamento dell' Ordine da lui istituito e le
Figlie della Visitazione volle che vivessero dello
spirito di abnegazione e di annichilimento di
Gesù, il cui nascondimento non pur agli occhi,
ma agl' intelletti stessi, durò ben 28 anni, inter-
rotto una volta sola da un lampo, quello cioè
della sua conversazione co' dottori del Tempio e
della divina risposta alla Madre Maria (2) . Voi
siete morte, diceva e scriveva colle parole di S .
Paolo alle Figlie della Visitazione il Santo Ve-
scovo di Ginevra, voi siete morte e la vostra
vita é nascosta con Cristo in
io . Mortui
enim estis, et vita vestra est abscondita cum
Christo in
eo (3) . Vale a dire, voi siete morte
alle cose della terra, al mondo, alla carne, agli
affetti terreni, e la vita spirituale soprannaturale,
di cui ora vivete, nascosta in
io con G . Cristo,
che è principio e fonte di essa vita, non è intel-
ligibile fuorché alla fede ed all'amor di
io ,
perché appunto nella cognizione e nell'amor di
io essa consiste .
d affinché queste parole rima-
nessero insieme col senso, che racchiudono, pro-
fondamente scolpite nella mente e nel cuore,
volle che fossero loro pronunziate e come lasciate
a perenne ricordo nel momento più solenne della
vita, quello cioè della professione religiosa .
Né si dica che queste parole, queste massime,
che S . Francesco rivolgeva alle Figlie della Vi-
sitazione, valgono solo pe' religiosi e per le re-
ligiose. No mai ; S . Paolo, da cui egli le toglie,
le indirizzava indistintamente a tutti i cristiani di
Colossi e per essi a tutti i cristiani del mondo,
come quelli che risorti con G . C . debbono spo-
gliarsi dell'uomo vecchio co' suoi vizi e le sue
concupiscenze, e rivestirsi del nuovo, creato da
io
nella giustizia e nella santità della verità . No ,
non vi ha Cristianesimo senza umiltà, né vero
divoto del Cuor di Gesù senza lo spirito di ab-
negazione, di nascondimento e come annienta-
mento di se medesimo, che ne costituisce il prin-
cipal carattere .
Ma come ed in qual maniera deve effettuarsi
questo annientamento? La risposta non è difficile .
ue infatti sono le parti, di cui si compone il Cristia-
nesimo e che richiedono quindi l'assenso nostro,
cioè il dogma e la morale .
ue perciò devono
essere gli atti corrispondenti dell'umiltà, l'atto
cioè dell'intelletto e l'atto della volontà . Quanto
al primo non dovrebbe presentar gran difficoltà,
sol che diamo uno sguardo a quel che siamo e
a quello che ci circonda . La vita e la morte ,
l'amore e il dolore, la cognizion naturale e la
cognizione per fede, l'intelligibile e il sovraintel-
ligibile , tutto è involto nella oscurità e nelle
tenebre ; il mistero è il centro d' ogni cosa, d'o-
gni esistenza, di ogni evidenza . Quando Gesù,
sapienza del Padre, disse che senza di lui nulla
possiamo noi fare, sine me nihil potestis facere (1),
alluse non solo agli atti della volontà, ma a
quelli ancora dell'intelletto, e dicendo nulla, volle
escludere, come osserva S . Agostino, il molto e
il poco , il facile e il difficile , il piccolo ed il
grande ; nulla assolutamente. Comprender ben ad-
dentro questo è la scienza delle scienze e ad un
tempo la via più sicura alla salvezza . Imperoc-
chè, come osserva un profondo ingegno, Iddio
avendo fatto centro all'universo e fonte della
nostra salute un mistero, ha pietosamente ordi-
nato le cose in modo che tutte ci dimostrino
la via di andar là, e quasi ci facciano forza
a volerci salvare (2) . Benediciamo adunque anche
in questo il Cuore di Gesù, e con la sottomissione
dell'intelletto e la docilità della mente, fiore e
frutto l'una e l'altra dell'umiltà, manteniamo viva
la nostra fede e rendiamo meritorie le nostre
opere.
Ma l'umiltà dell'intelletto non basta ; ci vuol an-
che quella della volontà, perché la religione no-
stra non è solo un insieme di verità da credere, ma
ancora di virtù da operare, non ha solo il dogma,
rna la morale .
certamente questo secondo atto
dell'umiltà presenta maggiori difficoltà del primo ;
lo proviamo in noi stessi tuttodì . Quante lotte ,
quante contraddizioni fra l'intelletto che impone
le sue cognizioni e la volontà che si ribella a
metterle in pratica! Quanta ripugnanza a far
quello che pur conosciamo doveroso! Quale sfre-
nata tendenza a ciò che fede e ragione ci atte-
stano concordemente come vietato, peccaminoso,
(1)
e sancta Virqinitate, 43 .
(2) Luca II . 46 e segg .
(3) Coloss. III, 3.
(1) Giov. XV, 5.
(2) V. Fornari, Vita di G. C., lib. II, Vol. 1.