non di più, almeno altrettanto alla sera . Era ap-
punto quel tempo, il più pericoloso, ed allora che
si doveva combattere la gran battaglia . Impe-
rocchè alle due dopo mezzodì, mentre le cam-
pane della parrocchia suonavano per l'ultima
volta a distesa per le funzioni religiose, colà
a basso, tre o quattro violini, una tromba ed
un clarinetto facevano un po' di preludio, per
di.reSchavinomcarelbo
vide in sulle prime arrivare la gente, ma
pochetta, e con aria di non volersi fermare .
Si sperò tuttavia, e si credette che quel po'
di rumore poteva chiamare i soliti amici, al-
meno gli spiriti forti che si trovano sempre
in ogni paese . Dunque un'altra volta e zunne,
zunne, tà tà, zunne, zunne con il contrabasso,
con i violini e trombe con maggior fracasso di
prima, per fare un po' di popolo e togliersi
la vergogna . Ma la fu speranza vana, perchè
la gente non solo non crebbe, andò anzi via
via diminuendo, quando, tacendo le campane,
si supponeva che le funzioni di chiesa fos-
sero incominciate . Che magnifico spettacolo!
La chiesa, che raramente era piena, e che
ogni anno, in quell'epoca aveva da piangere,
perchè nessuno la frequentava, era adesso
al completo assoluto . Tra la musica, tra la
speranza di sentire Don Bosco a predicare ;
ed infine tra le raccomandazioni delle madri,
acuilbonprcsieandrzto,il
fatto sta che tutti vennero alla chiesa, e vi
si fermarono quanto tempo durarono le fun-
zioni . La predica che ci fece Don Bosco durò
più di tre quarti d'ora, e parve un istante .
Tutti erano come appesi dal suo labbro, e ne
erano santamente meravigliati . Lo intende-
vano, ecco tutto! Questo fu sempre il gran
segreto di Don Bosco, e c he cercò di racco-
mandare ai suoi sacerdoti, parlare popolar-
mente ed in modo che il popolo capisca . A
lui questo studio costò non poca fatica, ma
ebbe la consolazione di sapere d'essere riu-
s.citoamervgl
La nostra banda, lo dissi già, convertita
a piccola orchestra, faceva la sua bella prova
anche nei Vespri e nel canto del Tantum
erego, piacque anche all'udito più di qua-
lunque altra musica .
Al teatro! Dopo le funzioni della chiesa,
doveva esservi il teatro ; perchè , si sa ,
dopo l'utile il divertimento ; dopo l'occupa-
zione di spirito, un po' di svago, un po' di
allegria al corpo . Ecco come D . Bosco prov-
vide, e come si fece . In un cortile di costa
alla chiesa, appartenente ad un nostro buon
amico, si era, con l'opera anche di qualche
artigiano del paese, fatto su un po' di palco .
Si erano uniti insieme due carri di campa-
gna, verso la fonte della casa, lasciando
solo in disparte libera la porta . Con alcune
corde e con qualche chiodo, si erano fermati
insieme ai quattro lati alcuni pali, innalzati
per attaccarvi il senario, le quinte ed il telone .
La sera, con un apparato da disgradare qua-
lunque compagnia comica, i nostri giovanetti ,
vollero divertire con un po' di teatro quei
buoni contadini . Si era pensato alla lu-
minaria, provveduto al colto pubblico, senza
l'inclita guarnigione, accendendo per l'ampio
cortile varii fanali, disponendo banchi e sedie
da tutte le parti ; e poi verso le sei di sera . . .
cioè quando appena si poteva supporre, che
dopo le funzioni avevano fatto un po' di
cena, si diè principio al teatrino . Cosa più
gioconda non si aspettavano, e, se noi do-
vevamo giudicare dagli applausi, dalle ap-
provazioni, e più ancora dal concorso, fu
una serata indovinata . Immaginatevi un cor-
tile quadrato, che avesse per ogni lato una
ventina di metri, tutto rigurgitante di popolo
seduto su panche, sedie, scranne, assi posti
sopra ceppi di legno . C'era gente, special-
mente fanciulli, sopra tutto il recinto, e fin
sulle tegole della casetta, dove i contadini, in
fondo al cortile, sogliono tenere i loro uten-
sili per le campagne . Per un poco si tenne
ordine, per alcuni pochi invitati di Cossom-
brato, signori di quel castello, ma poi tutto
fu occupato, e quasi venne a mettersi di
contro e sopra al palco . - Ed il ballo ? erasi
tentato di ballare dopo le funzioni, si era
dato fiato alle trombe e polvere ai violini,
ma la gente non ne voleva proprio sapere .
Pareva che avessero tutt'altro per la mente .
Si fe' un po' di violenza, si suonarono an-
cora due o tre correnti, come dicevano, ma
poi ai musici cadevano le mani dalle corde,
e gli strumenti dalla bocca, vedendo che as-
solutamente nessuno accorreva, e chi era
accorso se ne andava pentito e mortificato .
Che fare? Per non essere maggiormente scor-
nati e confusi, credettero miglior partito ve-
nire anche loro al teatro, e divertirsi e di-
menticare, tra le facezie ed arguzie, che fa-
ceva sentire il nostro simpatico Gianduia, la
noia passata per la solitudine, in cui erano
stati condannati . Si dovette recitare anche
la dimane, e sempre con il medesimo con-
corso, con la medesima soddisfazione e con
il medesimo effetto pel ballo, che a tutti i
costi aveva voluto rinnovarsi . Si narra di
una querela . L'impresario del ballo non po-
teva darsi vinto e tirar giù quella pillola
proprio amarissima, e ciò che più lo angu-
stiava era il danno e le rispettive beffe . In-
somma, gli dicevano : « Voi siete venuti a
suonare, e siete stati suonati . » Una parte
di noi andava a dormire in una casetta,
proprio davanti al luogo fatale, e vedeva
anche al lunedì quei poveri musici, con lo
strumento al braccio, aspettare inutilmente
chi non arrivava mai . Qualcuno di noi di-
ceva, ma sotto voce, per non compromet-
tersi, la nota canzone popolare : Bisogna,
bisogna, bisogna aver pazienza! terminando
Lasciarci riposar!Al martedì mattino si di-
sfece la baracca, e si deciso proprio di andar-
sene via . Volle però tentare un colpo maestro,
che tuttavia non riuscì, nè certamente per
sua colpa . Mentre noi ci preparavamo per an-